XVII Legislatura

Commissioni Riunite (II e XII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 26 maggio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Marazziti Mario , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA IN MERITO ALL'ESAME DELLE PROPOSTE DI LEGGE C. 971  GOZI, C. 972  GOZI, C. 1203  DANIELE FARINA, C. 2015  CIVATI, C. 2022  ERMINI, C. 2611  FERRARESI, C. 2982  DANIELE FARINA, C. 3048  TURCO, C. 3229  NICCHI, C. 3235  GIACHETTI, C. 3328  TURCO E C. 3447  BRUNO BOSSIO, RECANTI DISPOSIZIONI IN MATERIA DI LEGALIZZAZIONE DELLA COLTIVAZIONE, DELLA LAVORAZIONE E DELLA VENDITA DELLA CANNABIS E DEI SUOI DERIVATI

Audizione di Patrizio Gonnella, presidente dell'Associazione Antigone e della Coalizione italiana per i diritti e le libertà civili, di Riccardo De Facci, vice presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA), di Ferdinando Ofrìa, professore di politica economica presso l'Università degli studi di Messina, di FARINA Alberto Zaina, avvocato, di Andrea Trisciuoglio, rappresentante dell'Associazione «La-pianTiamo», di Elisabetta Bertol, professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze, di Pietro Paolo Crocetta, presidente del gruppo IKHEMP, di rappresentanti della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (Federserd), di rappresentanti della Federazione italiana comunità terapeutiche (FICT), di rappresentanti dell'Associazione italiana per la cura dipendenze patologiche (ACuDiPa) e di rappresentanti della Comunità incontro Amelia.
Marazziti Mario , Presidente ... 3 ,
Gonnella Patrizio , presidente dell'Associazione Antigone e della Coalizione italiana per i diritti e le libertà civili ... 4 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 4 ,
Gonnella Patrizio , presidente dell'Associazione Antigone e della Coalizione italiana per i diritti e le libertà civili ... 4 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 5 ,
De Facci Riccardo , vice presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA) ... 5 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 6 ,
De Facci Riccardo , vice presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA) ... 6 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 7 ,
Zaina Carlo Alberto , avvocato ... 7 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 10 ,
Ofrìa Ferdinando , professore di politica economica presso l'università degli studi di Messina ... 10 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 10 ,
Ofrìa Ferdinando  ... 11 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 11 ,
Ofrìa Ferdinando  ... 11 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 11 ,
Trisciuoglio Andrea , segretario dell'associazione «La-pianTiamo» ... 11 ,
Verardi William , rappresentante dell'associazione «La-pianTiamo» ... 12 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 13 ,
Verardi William , rappresentante dell'associazione «La-pianTiamo» ... 13 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 14 ,
Bertol Elisabetta , professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze ... 14 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 14 ,
Bertol Elisabetta , professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze ... 14 ,
Rondini Marco , Presidente ... 16 ,
D'Egidio Pietro Fausto , Presidente nazionale della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (FEDERSERD) ... 16 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 18 ,
D'Egidio Pietro Fausto , Presidente nazionale della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (FEDERSERD) ... 18 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 18 ,
D'Egidio Pietro Fausto , Presidente nazionale della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (FEDERSERD) ... 18 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 19 ,
Cafiero Marco , Consigliere della Federazione italiana comunità terapeutiche (FICT) ... 19 ,
Di Lauro Giorgio , Vicepresidente e direttore dipartimento delle dipendenze patologiche Asl Napoli 2 nord, e rappresentante dell'Associazione italiana per la cura dipendenze patologiche (ACUDIPA) ... 20 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 21 ,
Di Lauro Giorgio , Vicepresidente e direttore dipartimento delle dipendenze patologiche Asl Napoli 2 nord, e rappresentante dell'Associazione italiana per la cura dipendenze patologiche (ACUDIPA) ... 21 ,
Nicolasi Giampaolo , Responsabile struttura e rappresentante della Comunità Incontro Amelia ... 22 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 22 ,
Nicolasi Giampaolo , Responsabile struttura e rappresentante della Comunità Incontro Amelia ... 22 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 23 ,
Pini Giuditta (PD)  ... 23 ,
Ferraresi Vittorio (M5S)  ... 23 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 24 ,
Ferraresi Vittorio (M5S)  ... 24 ,
Zaccagnini Adriano (SI-SEL)  ... 25 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 25 ,
De Facci Riccardo , Vice presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA) ... 26 ,
D'Egidio Pietro Fausto , Presidente nazionale della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze ... 27 ,
Tummeaccio Elena , Rappresentante dell'associazione «La-pianTiamo» ... 27 ,
Di Lauro Giorgio , Vicepresidente e direttore dipartimento delle dipendenze patologiche Asl Napoli 2 nord, e rappresentante dell'Associazione italiana per la cura dipendenze patologiche (ACUDIPA) ... 28 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 28 ,
Bertol Elisabetta , Professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze ... 28 ,
Farina Daniele (SI-SEL)  ... 28 ,
Bertol Elisabetta , Professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze ... 28 ,
Farina Daniele (SI-SEL)  ... 28 ,
Bertol Elisabetta , Professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze ... 28 ,
Pini Giuditta (PD)  ... 28 ,
Bertol Elisabetta , Professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze ... 28 ,
Ferraresi Vittorio (M5S)  ... 29 ,
Bertol Elisabetta , Professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze ... 29 ,
D'Egidio Pietro Fausto , Presidente nazionale della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (FEDERSERD) ... 29 ,
Bertol Elisabetta , Professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze ... 29 ,
Trisciuoglio Andrea , Segretario dell'Associazione «La-pianTiamo» ... 29 ,
Tummeaccio Elena , Rappresentante dell'associazione «La-pianTiamo» ... 29 ,
Marazziti Mario , Presidente ... 29

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XII COMMISSIONE MARIO MARAZZITI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Patrizio Gonnella, presidente dell'Associazione Antigone e della Coalizione italiana per i diritti e le libertà civili, di Riccardo De Facci, vice presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA), di Ferdinando Ofrìa, professore di politica economica presso l'Università degli studi di Messina, di FARINA Alberto Zaina, avvocato, di Andrea Trisciuoglio, rappresentante dell'Associazione «La-pianTiamo», di Elisabetta Bertol, professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze, di Pietro Paolo Crocetta, presidente del gruppo IKHEMP, di rappresentanti della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (Federserd), di rappresentanti della Federazione italiana comunità terapeutiche (FICT), di rappresentanti dell'Associazione italiana per la cura dipendenze patologiche (ACuDiPa) e di rappresentanti della Comunità incontro Amelia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in merito all'esame delle proposte di legge C. 971 Gozi, C. 972 Gozi, C. 1203 Daniele Farina, C. 2015 Civati, C. 2022 Ermini, C. 2611 Ferraresi, C. 2982 Daniele Farina, C. 3048 Turco, C. 3229 Nicchi, C. 3235 Giachetti, C. 3328 Turco e C. 3447 Bruno Bossio, recanti disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati, di Patrizio Gonnella, presidente dell'Associazione Antigone e della Coalizione italiana per i diritti e le libertà civili, accompagnato da Gennaro Santoro, di Riccardo De Facci, vice presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA), di Ferdinando Ofrìa, professore di politica economica presso l'università degli studi di Messina, di FARINA Alberto Zaina, avvocato, di Andrea Trisciuoglio, segretario dell'associazione «La-pianTiamo», accompagnato da Lucia Spiri, presidente dell'associazione, da William Verardi, da Davide Scrano e da Elena Tummeaccio, di Elisabetta Bertol, professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze, di Pietro Fausto D'Egidio, Presidente nazionale della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (FEDERSERD), di Marco Cafiero, consigliere della Federazione italiana comunità terapeutiche (FICT), di Giorgio Di Lauro, vicepresidente e direttore dipartimento delle dipendenze patologiche Asl Napoli 2 nord, rappresentante dell'Associazione italiana per la cura dipendenze patologiche (ACUDIPA) e di Giampaolo Nicolasi, responsabile struttura della Comunità Incontro Amelia, accompagnato da Tania Fontanella.
  Noi abbiamo un'ora per la prima parte espositiva, quindi, darei la parola a una persona per associazione per cinque minuti Pag. 4per la presentazione della loro posizione e delle questioni più importanti. Qualunque associazione o esperto avesse materiali aggiuntivi scritti li può consegnare in versione integrale alla segreteria o può far pervenire in seguito materiale più corposo, che possa essere utile per le valutazioni delle Commissioni congiunte.
  Darei quindi la parola a Patrizio Gonnella, presidente dell'Associazione Antigone e della Coalizione italiana per i diritti e le libertà civili, che ha già lasciato agli atti la relazione.

  PATRIZIO GONNELLA, presidente dell'Associazione Antigone e della Coalizione italiana per i diritti e le libertà civili. Buongiorno e grazie per questa occasione, ovviamente noi valutiamo con estremo favore che si apra la discussione su queste proposte di legge, di cui adesso esporrò in quattro minuti e trenta secondi gli argomenti a sostegno. Non entrerò nel merito delle singole proposte, perché si muovono tutte, più o meno, in una direzione unitaria.
  Dividiamo gli argomenti a favore in quattro ambiti, argomenti giuridici, etici, di salute ed economici a sostegno di questo trend normativo, che ormai è su scala europea e globale in quanto, come abbiamo visto, in seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite finalmente c'è stata una forte inversione di tendenza e, quindi, l'abbandono delle politiche fortemente improntate alla repressione su scala globale che nel tempo non hanno prodotto i risultati ambiti, cioè riduzione dei consumi, riduzione del narcotraffico e più salute per tutti.
  Questo non è avvenuto negli ultimi vent'anni e, quindi, finalmente le Nazioni Unite, trainate dagli Stati Uniti d'America, stanno andando in una diversa direzione.
  Gli argomenti giuridici: la stessa Commissione giustizia ha affrontato due grandi temi di procedura penale, grandi temi di tipo penitenziario. Abbiamo vissuto, e voi avete avuto un ruolo nel superamento – seppur parziale – della stagione del sovraffollamento penitenziario.
  Se, però, vogliamo affrontare il tema in modo sistematico e non affidarci alle sentenze della Corte Costituzionale che avvengono per motivi non di merito, ma per un difetto di procedura nell'impianto originario della legge Fini-Giovanardi, c'è necessità di rivedere il modello. Questo avrebbe grandi effetti, e sono certo che proposte di questo genere verso la via della legalizzazione della cannabis, della depenalizzazione del consumo su scala generale e di un diverso approccio di tipo non punitivo sulla questione delle droghe sarebbero ben viste anche dalla magistratura nel suo complesso, perché ridurrebbe il carico giudiziario di tantissimi procedimenti privi di offensività penale, che ingolfano i nostri tribunali fino poi a richiedere, per altra via, aumenti dei tempi di prescrizione.
  Se partissimo da questo punto, probabilmente avrebbe un effetto benefico per tutto il sistema, tanto più che si tratta di condotte molte volte inoffensive, e consideriamo che il 35 per cento della popolazione detenuta è reclusa per aver violato la legge sulle droghe, casi di narcotraffico e non solo quelli che producono questo 35 per cento (adesso non abbiamo il tempo, ma abbiamo lasciato la relazione per meglio affrontare il tema).

  PRESIDENTE. Qualcosa di meno perché abbiamo fatto...

  PATRIZIO GONNELLA, presidente dell'Associazione Antigone e della Coalizione italiana per i diritti e le libertà civili. Trentaquattro. Argomenti etici: ovviamente non entro nel merito, abbiamo tutti ricordato il nostro amico Marco Pannella e le sue battaglie, gli argomenti etici sono quelli che poneva lui, legati alla libertà, all'autodeterminazione.
  Da genitore, ne aggiungerei anche un altro, e cioè lo stigma, per evitare che il consumatore soprattutto di giovane età, in quella fascia a rischio fra i 14 e i 25 anni venga gettato nelle mani delle Forze dell'ordine, che fortunatamente hanno tanta ragionevolezza nel trattare queste questioni, perché, se dovessero affidarsi alle norme, avremmo non 54.000 detenuti come oggi, ma molte decine di migliaia di più, mentre fortunatamente abbiamo la ragionevolezza Pag. 5 delle nostre Forze dell'ordine e della magistratura nella repressione.
  Noi diciamo che questo stigma deve essere tolto, perché roviniamo le vite a ragazzi che conosco personalmente perché si rivolgono a noi per la tutela legale (solo nelle ultime due settimane ci stiamo occupando di tre ragazzi che stanno combattendo con un procedimento penale per il possesso di cannabis). Questi ragazzi poi mettono a rischio la loro attività e il loro futuro.
  Gli argomenti di salute: i consumi sicuri, di cui tante volte abbiamo parlato con i nostri amici del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA) a della Federserd. Dobbiamo puntare sui consumi sicuri, perché solo la legalizzazione consente i consumi sicuri, tutto il resto è consumo nelle mani dei pusher, della criminalità, quindi dobbiamo togliere questo mercato dalle mani assolutamente prive di scrupolo della criminalità. Se andate a parlare con le ASL e con i SERT, vi diranno quanta roba terribile esce in giro, per cui i ragazzi vanno a comprare della roba che fa male, ma non farebbe così male come quella che sono costretti a comprare nel mercato di strada.
  C'è poi il consumo terapeutico, ma non entro su questo terreno, ovviamente c'è ampia letteratura scientifica sulla finalità terapeutica del consumo e quindi sulla necessità che anche la coltivazione a tal fine sia sostenuta, e dall'altro un dato: di tutte le segnalazioni alla prefettura, sanzioni amministrative per possesso di cannabis, solo nello 0,3 per cento dei casi le prefetture richiedono un trattamento di tipo terapeutico e, laddove si è sperimentata la legalizzazione della cannabis, il trend non è all'aumento dei consumi.
  Infine, argomenti di tipo economico: ci sono qui illustri professori che li spiegheranno meglio di me, ma sono stati abbastanza dimostrati e sono facilmente intuibili i vantaggi di tipo economico, non c'è bisogno di ribadirli. È importante, ovviamente, la possibilità, come hanno fatto per esempio alcuni Stati americani, di reinvestire nella prevenzione, nei servizi di accoglienza, nei servizi di politiche di riduzione del danno.
  Aggiungo un dato in più: oggi, alla luce dei «x mila» detenuti che si sono dichiarati tossicodipendenti e sono nelle carceri italiane, visto il costo della detenzione in Italia, spendiamo per la loro presenza in carcere qualcosa di meno di 1 miliardo di euro all'anno, che però potrebbe essere molto più saggiamente investito per affrontare realmente i problemi di tossicodipendenza di questi ragazzi.
  Spero che questo tema sia affrontato non in modo ideologico, ma in modo assolutamente pragmatico, come la cultura pragmatica anglosassone ha deciso di rivedere vecchie posizioni. Grazie di questa occasione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Inviterei Riccardo De Facci, vice presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA).

  RICCARDO DE FACCI, vice presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA). Al di là del saluto di don Armando Zappolini, il presidente, per chi non conosce il CNCA preciso che si tratta di 10.000 operatori e 300 gruppi, quindi potete comprendere come questo sia un dibattito anche molto aperto da parte nostra.
  Un primo dubbio, che poniamo subito: a noi piacerebbe discutere del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, nella sua complessità, accettiamo anche questa parziale, prima riflessione, però l'obiettivo sul quale vi inviteremmo a continuare il percorso è un ragionamento legato al testo unico n. 309 del 1990 in quanto tale, su cui speriamo di poter incidere in maniera molto forte, ma immediatamente – permettetemi – ereditiamo delle contraddizioni, perché inseriamo la revisione di una legge importantissima in un impianto legislativo che prima dice che non è lecito consumare e poi che non dovrebbe essere punibile, quindi capite che andrebbe addirittura Pag. 6cambiato l'articolo 1 e l'impostazione, perché altrimenti siamo in contraddizione.
  C'è anche tutto un meccanismo sanzionatorio per cui, tra interventi della Corte, consumo di gruppo, piuttosto che acquisto di gruppo, rischiamo di ritrovarci purtroppo in una certa discrezionalità territoriale, per cui, se uno viene preso con la stessa quantità di sostanza magari non piccolissima in un territorio piuttosto che in un altro rischia di avere trattamenti profondamente diversi, come accennava Patrizio Gonnella, per cui 10 grammi possono rappresentare quasi lo spaccio, per altri è possesso personale. Ci sono situazioni estremamente emblematiche già nella legge.
  Quello che proponiamo parte anche da alcuni presupposti che mi sembra siano già stati assunti dal Governo italiano tramite il Ministro Orlando ad UN General Assembly Special Sessions (UNGASS): la non punibilità del consumo, la netta separazione dei percorsi...

  PRESIDENTE. Vada lento su questi punti...

  RICCARDO DE FACCI, vice presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA). Sì, la non punibilità del consumatore dal punto di vista penale e il potenziamento di tutta una serie di percorsi sociali o di presa in carico e di cura, se necessari e l'assoluta separazione dei percorsi tra una sostanza come la cannabis ed altre sostanze, laddove però – lo diciamo subito – al di là della cannabis terapeutica sulla quale non riuscirò a entrare, ma a cui do per scontato che debbano essere applicate tutte le norme e facilitato l'uso, come l'Istituto farmacologico di Firenze addirittura dice di essere pronto (lo dico perché è dichiarato) a fare. Se andiamo verso una separazione dei percorsi, occorre dare come elemento di principio all'approccio alla cannabis un approccio neanche lontanamente penale, ma sicuramente di tipo culturale, sociale ed eventualmente di cura.
  Va nettamente separato, non può bastarci, per ora va bene il grosso lavoro che voi avete fatto sulla lieve entità, ma ci piacerebbe che non si rischiasse che per un possesso di 6-7 grammi una Forza dell'ordine segnali per possesso, perché le dosi presentate, i 5 grammi nel possesso esterno e i 15 nel possesso interno, rischiano ancora una volta di essere utilizzate in maniera rigida, se si ha voglia.
  La quantità fissa ci lascia molto dubbiosi, è stata un problema prima, le Forze dell'ordine la chiedono, io chiederei più oneri della prova che quantità della sostanza, ma questo è un altro problema su cui ragionare.
  Sostengo che vada separato in maniera molto forte con un rischio: che anche le tabelle delle altre sostanze, la n. 1 e la n. 3, in questo momento sono tabelle pseudo-scientifica, assolutamente false da un punto di vista scientifico, nel senso che all'interno di quelle tabelle sono inserite sostanze profondamente diverse per fattori di rischio, per problematiche, per gestione, per contesti, per target. Per questo diciamo che va rivisto il testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, perché il rischio è che tabelle pseudo-scientifiche vengano usate per aspetti penali.
  Io non giustifico (immaginate se una realtà come la nostra possa giustificare!), ma una pastiglia non può essere paragonata, seppur con tutta la sua pericolosità, ad altre sostanze molto più pericolose, e questo è un ragionamento da fare.
  Entriamo nella cannabis in maniera molto precisa: non punibilità assoluta del consumo, un'attenzione alla valenza sociale e culturale e quindi un impegno preciso a un investimento di risorse, poiché dal 2000 noi non abbiamo più fondi territoriali per la prevenzione.
  Se si va verso forme di depenalizzazione, legalizzazione, su cui abbiamo dei dubbi, evidentemente si può portare a un eventuale consumo più consapevole, più attento, più controllato (ci potrà essere come qualsiasi altra sostanza, non siamo spaventati), però allora vuol dire che lo Stato si assume anche una responsabilità su un piano di prevenzione, il ripristino di un Fondo nazionale sulla prevenzione e – Pag. 7permettetemi una battuta – riportare un sistema di allerta rapido, che è collocato in un palazzo a Verona, sotto il controllo dello Stato.
  Noi abbiamo un sistema rapido d'allerta di controllo delle sostanze ancora fermo a Verona, che non riesce a tornare qui dopo un anno e mezzo!
  Due ultime cose. Siamo anche per una sperimentazione da monitorare (questa è la differenza da rete di chi cura) della possibile coltivazione personale di tre o quattro piante, registrata, se questo è vincolato a un ragionamento che, però, con queste situazioni, come il gruppo aggregato di persone, può avere interventi di prevenzione e di attenzione.
  Abbiamo molti dubbi sulle licenze ai grossi produttori, ne discutiamo apertamente, perché abbiamo in mente il gioco, e il rischio è troppo vicino come elemento. Ci piacerebbe tanto la libertà di una serie di situazioni, ma sappiamo anche che le multinazionali sono multinazionali.
  Va, quindi, assolutamente disincentivato il consumo, anche se reso responsabile e quindi legalmente non punibile. Il, consumo però deve avere servizi che vanno rivisti e potenziati, pubblici e privati, perché una persona con una problematica di cannabis attualmente si rivolge raramente a un servizio che sia pubblico o privato, probabilmente perché non è per lui. Va potenziato il ripristino del Fondo nazionale sulle droghe che non esiste più dall'approvazione della legge n. 328 del 2000.
  Un elemento importante è infine il monitoraggio e lo sviluppo di progetti attualmente solo enunciati nelle scuole, un piano nazionale di prevenzione nelle scuole, monitorato negli investimenti, negli sviluppi e nei percorsi, che vuol dire life skills, peer education, interventi di un certo tipo. Questa è l'unica modalità che ci potrebbe portare a dire: sperimentiamo, ragioniamo.
  C'è una relazione al Parlamento in cui ci piacerebbe avere queste riflessioni – le ultime relazioni al Parlamento non ci hanno parlato di questo – ci piacerebbe che anche voi spingeste per avere una Conferenza nazionale vera, dove discutere anche di questi temi, e una consulta e una delega politica. Sarebbe il minimo, perché non abbiamo una delega politica su questi temi e ancora non è stata costituita una consulta sulle droghe.
  Scusate se ho sforato con i tempi.

  PRESIDENTE. La ringrazio e lascio la parola all'avvocato Carlo Alberto Zaina.

  CARLO ALBERTO ZAINA, avvocato. Grazie, presidente, buongiorno a tutti. Io ho lasciato agli atti una relazione (non so se sia già stata sottoposta alla vostra attenzione) e intervengo, soprattutto, sui profili di natura giuridica e specificatamente in materia penale.
  Credo che sia necessario pensare a una nuova legge nella sua complessità, e aveva ragione il dottor De Facci a parlare di un ripensamento globale della legge n. 309 del 1990, perché è necessario ripensare a una legge che ha oltre 25 anni di anzianità, che è stata superata da un'evoluzione culturale e da un'evoluzione giurisprudenziale.
  Oggi nei tribunali c'è un'assoluta incertezza, situazioni analoghe vengono trattate costantemente in maniera diversa, e mi si permetta di dissentire da chi ha detto che c'è ragionevolezza delle Forze dell'ordine e della magistratura, perché, senza nulla togliere né alle Forze dell'ordine, né alla magistratura, io di questa ragionevolezza, essendo tutti i giorni nei tribunali italiani, ne trovo veramente poca, soprattutto perché c'è una ricerca della criminalizzazione di certe condotte.
  Non voglio ripercorrere quanto ho scritto, ma mi permetto di dare alcuni flash. Intanto il problema principale non è quello di regolamentare le sostanze, ma è quello di regolamentare le condotte, penalmente sono le condotte che vengono punite in funzione delle sostanze, quindi ci possono essere trattamenti diversi a seconda delle sostanze, ma dobbiamo metterci d'accordo sulle condotte.
  Per questo credo che la proposta di legge C. 3235 sia un'ottima base di partenza, ma si deve tenere conto di una cosa: se facciamo una legge sulla cannabis, corriamo il rischio di fare una legge che può avere anche delle ricadute di costituzionalità. Pag. 8 Mi sta anche bene legare all'uso personale dei limiti quantitativi, che però andrebbero meglio valutati.
  Faccio un esempio: il limite dei 5 grammi per la detenzione esterna e dei 15 grammi per detenzione interna riguarda il peso lordo e non tiene conto che usualmente il THC, che è il principio attivo contenuto nelle sostanze, può aggirarsi in torno al 6-7 per cento. Se facciamo un calcolo, in casa troveremmo 900 milligrammi di principio attivo, fuori ne troveremmo circa 300. Ci troveremmo, quindi, in situazioni inferiori e forse più penalizzanti di adesso, perché attualmente la quantità massima detenibile di principio attivo è 500 milligrammi.
  Stabiliamo, intanto, come linea guida, come stella polare l'uso personale, poi discutiamo di quali possano essere i parametri. Anche a me non piace molto un parametro prefissato, ma non posso pensare che si possa prescindere da questo.
  Credo che, partendo dall'uso personale, riguardo alla detenzione non terapeutica (per la detenzione terapeutica va benissimo la previsione di nessun limite, purché supportata da un certificato) sia importante porsi una serie di problemi. Faccio degli esempi molto semplici: se una persona in nome e per conto di vari soggetti si è recata ad effettuare il famoso «acquisto di gruppo», che non è punibile, e viene trovata con un quantitativo che eccede i 15 grammi ma deve soddisfare più persone, cosa succede?
  Si tratta dell'acquisto di gruppo, non del consumo di gruppo, non facciamoci trarre in inganno: è il momento dell'acquisto che determina la non punibilità, poi dopo ognuno la consuma dove vuole, ma è la fusione delle volontà quella che conta. Se c'è un acquisto di gruppo, ci troveremo in una situazione abbastanza anomica, quindi è necessario avere una legge chiara anche su profili che possano creare dubbi e interpretazioni.
  Io non voglio togliere la discrezionalità ai giudici, anche se devo dire (lo dico con la massima umiltà possibile) che da parte della magistratura c'è una resistenza spaventosa, salvo rare eccezioni che diventano sempre meno rare.
  L'ultima sentenza della Corte Costituzionale, quella che ha respinto la questione di costituzionalità dell'articolo 75 del testo unico delle leggi in materia di stupefacenti, le cui motivazioni sono apparse qualche giorno fa, mi sembra un passo nel Medioevo, laddove in relazione a chi fa uso di sostanze e anche di cannabis si parla di persone che manifestano un «disadattamento sociale», che mi sembra una frase veramente fuori da ogni contesto, si è tornati al 1995 ma forse addirittura si cita della giurisprudenza del 1991!
  Per la detenzione, quindi, bisogna essere molto chiari, e d'altronde oggi, quando non c'è la prova dello spaccio (e la prova dello spaccio è a carico del pubblico ministero, non del detentore) non è punita. La giurisprudenza su questo fortunatamente ha dato dei chiarimenti, cioè non c'è un'inversione dell'onere della prova, non sono io che devo dimostrare che detengo per uso personale, è l'accusa che deve fare il suo lavoro e, se non ce la fa, significa che non c'erano gli elementi. Sulla detenzione però non guasta cercare di migliorare un po’ le cose.
  La coltivazione è un passaggio fondamentale e, leggendo tutte le interessantissime proposte di legge, ho pensato che ci fosse un passaggio molto interessante nella proposta di legge a prima firma dell'onorevole Turco, laddove si diceva che fino a 3 piante (può essere 4 o 5, ma prendiamo 3 perché è stato usato questo termine) c'è una presunzione assoluta di non punibilità, perché c'è un uso personale, da 4 a 10 applichiamo una sanzione amministrativa. Io vado oltre e dico: «no, da 4 a 10, se usiamo dei parametri che mi sono permesso di indicare per iscritto, potremmo ancora stabilire che la coltivazione non è punibile penalmente».
  Oltre le 10 piante non si deve applicare la pena da 5 a 10 anni suggerita nella proposta di legge dell'onorevole Turco, pena che mi sembra assolutamente spropositata, ma la normale previsione del comma 4 dell'articolo 73 del testo unico delle leggi in materia di stupefacenti, che Pag. 9prevede una pena da 2 a 6 anni e, in caso di lieve entità, il comma 5 del medesimo articolo 73, che prevede una pena da 6 mesi a 4 anni.
  La coltivazione è, quindi, un argomento estremamente delicato, e sono perfettamente d'accordo sul fatto che si dia una sorta di inizio attività. Dissento però dalla previsione di comunicazione ai Monopoli di Stato in quanto, poiché coloro che coltivano non saranno mai messi in condizione di essere esenti da controlli, perché ci sarà sempre chi vuol fare i controlli di polizia giudiziaria. Cerchiamo almeno di limitarli.
  Se la comunicazione viene fatta alla prefettura una volta che si decide di avere questo inizio di attività, la prefettura dovrà trasmettere a tutti gli organismi di polizia chi è perfettamente in regola nell'ambito coltivativo, che, quindi, non deve essere soggetto a un controllo. I Monopoli di Stato determinerebbero un passaggio che nell'ambito della burocratizzazione della pubblica amministrazione può non essere utile.
  Ci sono dei problemi di costituzionalità nel momento in cui diamo dei limiti di peso per la detenzione, perché potrebbe succedere che una persona che detiene la cannabis non venga punita perché è entro un certo limite e magari una persona che detiene della cocaina o dell'eroina e ha una capacità economica per permettersi certi quantitativi ottenga, paradossalmente, un trattamento non punitivo ancora più favorevole.
  Come diceva giustamente il dottor De Facci, detenere un certo quantitativo di cocaina o eroina è di gran lunga più grave che detenere un pari quantitativo di cannabis, però, se a un certo momento non c'è la prova che spaccio, che sto violando la legge, per paradosso una persona che detiene un quantitativo molto più pericoloso di sostanza stupefacente si trova nella stessa condizione di chi con la cannabis deve attenersi a limiti molto rigorosi. Vi invito a valutare attentamente questo punto.
  Vado velocemente agli ultimi due argomenti. L'articolo 3-bis: sono contrarissimo alla previsione della non punibilità per la cessione di piccoli quantitativi, non è un fatto ideologico, è un fatto concreto, la legge n. 309 del 1990 è una legge che tutela il bene giuridico della salute di tutti i cittadini e si pone in contrasto alla diffusione delle sostanze stupefacenti.
  Se, quindi, dopo non puniamo chi la cede anche in un contesto amichevole, dove è pur sempre una cessione anche se gratuita, abbiamo una contraddizione intrinseca alla legge, a parte che la mia esperienza professionale quotidiana è che le piccole e le grandi organizzazioni criminose come i singoli pusher si organizzerebbero subito e darebbero il quantitativo nei limiti stabiliti. Di conseguenza ci sarebbero tante cessioni, che magari avrebbero un ritardato pagamento (tanto i criminali hanno sempre idee su come risolvere i problemi prima delle persone perbene) e quindi alimenteremmo un mercato sempre più florido degli stupefacenti.
  Ultimo aspetto che mi permetto di osservare: sono per l'abolizione totale del sistema delle sanzioni amministrative, che hanno fallito completamente. Lo dicevo nel 2009 alla Conferenza di Trieste e gli stessi funzionari delle prefetture ne convenivano. È vero che la Corte Costituzionale ha abrogato l'articolo 75-bis del testo unico delle leggi in materia di stupefacenti per un vizio formale, ma intanto il citato articolo 75-bis non c'è più.
  Sarà anche lo 0,3 per cento e quindi li ho beccati tutti io, ma spesso mi trovo con persone che vengono convocate in prefettura per colloqui di un'inutilità più unica che rara, perché fatti con interlocutori assolutamente impreparati, persone alle quali viene raccomandato di non farlo più oppure di seguire per la cannabis corsi che durano un giorno in cui dicono loro che fumare fa male e rilasciano un attestato di partecipazione.
  Anche l'idea di diversificare il sistema delle sanzioni amministrative fra le droghe pesanti e le droghe leggere è giusto, ma io sarei radicalmente per abrogarlo, perché non mi sembra giusto che un giovane, che magari è stato assolto perché deteneva qualche grammo di sostanza derivata dalla cannabis, poi debba pagare una sanzione Pag. 10che può andare da 100 a 1.000 euro. È un sistema che ha punito oltremodo le persone e che non mi sembra possa essere utile.
  La proposta di legge dell'onorevole Nicchi è molto interessante e chiedo che la valutiate attentamente. Scusate se mi sono dilungato.

  PRESIDENTE. La ringrazio, su questo non deve avere dubbi: valutiamo attentamente tutti i progetti di legge. Darei la parola a Ferdinando Ofrìa, professore di politica economica presso l'Università degli studi di Messina.

  FERDINANDO OFRÌA, professore di politica economica presso l'università degli studi di Messina. Buonasera a tutti, grazie per l'invito. Come è noto, da anni ci interessiamo, fra i vari studi in particolare sul tema della criminalità, anche delle problematiche riguardanti la legalizzazione delle droghe presso l'Università di Messina, insieme al compianto professore Centorrino e allo studioso Piero David.
  In questa occasione riporterò alcuni dei risultati sui costi e i benefici della legalizzazione delle droghe. Come avrete modo di vedere dalla documentazione depositata, abbiamo evidenziato un modello di stima, in cui si considerano sia i costi sia i benefici di un'operazione di liberalizzazione delle droghe.
  Entrando nei particolari, per rimanere nei cinque minuti, tenterò di considerare i punti principali, rinviando eventuali approfondimenti alla fase successiva. Per quanto riguarda i costi, nell'ipotesi che ci sia una liberalizzazione e legalizzazione delle droghe, qualcuno potrebbe presumere un aumento dei costi sanitari, perché con la liberalizzazione potrebbe esserci un aumento delle droghe stesse.
  Questa ipotesi viene però confutata prendendo ad esempio il Colorado, che ha liberalizzato le droghe seguendo un modello simile a quello proposto dall'intergruppo italiano, modello che non ha causato alcun aumento dei costi sanitari, anzi addirittura si è ridotto il numero dei furti all'interno del Colorado e paradossalmente c'è una riduzione dei costi.
  Abbiamo due tipi di benefici, una riduzione della spesa pubblica, cioè una riduzione delle spese di repressione, e un aumento del gettito fiscale, oltre a una migliore qualità del prodotto venduto, in quanto nell'ipotesi che sia monopolizzato dallo Stato quest'ultimo esercita un controllo, e ovviamente a un rilevante contrasto alla criminalità organizzata.
  Andiamo invece ad analizzare i costi diretti in quantità. Riportiamo le singole voci, che sono le spese di repressione e il gettito fiscale. In riferimento alle spese di repressione, vediamo che con la legalizzazione delle droghe si potrebbe notevolmente ridurre il costo dei detenuti, che in Italia ammonta a 541 milioni di euro, quasi mezzo miliardo di euro annualmente solo per le droghe leggere.
  Se dovesse essere applicato questo modello, potremmo ridurre le spese annue per servizi carcerari di mezzo miliardo di euro per le spese riguardanti detenuti solo per droghe leggere, perché le spese per detenuti per droghe nella loro complessità ammonta a circa 1 miliardo di euro.
  Facendo un'analisi particolare e considerando che il 50 per cento fa parte dei detenuti per droghe leggere, abbiamo una somma di questo genere. Riusciamo a ricavare una somma pari quasi a 250 milioni di euro di riduzione di spese per l'ordine pubblico, cioè spese di polizia, concernenti la spesa pubblica che riguarda il contrasto allo spaccio, tutte risorse che potrebbero essere utilizzate in altre attività di contrasto al crimine.
  Per quanto riguarda, invece, il maggiore gettito fiscale, utilizzando in Italia il modello similare a quello dei tabacchi, vediamo che nel monopolio dei tabacchi il 75 per cento del prezzo di vendita non è altro che imposta dello Stato, quindi, stimando il prezzo della dose e la quantità consumata, facendo un range, riusciamo a calcolare che di imposte annue in Italia, se dovessimo liberalizzare le droghe, potremmo ottenere una somma che va dai 7-8 ai 5 miliardi di euro.

  PRESIDENTE. Attualmente qual è il prezzo medio di una dose?

Pag. 11

  FERDINANDO OFRÌA, professore di politica economica presso l'università degli studi di Messina. Noi abbiamo fatto un calcolo tenendo conto del consumo, secondo uno studio di Acqua Drugs, che è uno studio di ricerca, abbiamo evidenziato un consumo di 36,62 dosi per 1.000 abitanti (parliamo sempre di droghe leggere, quindi cannabis).
  Abbiamo fatto un calcolo tra gli 8 e i 12 euro, abbiamo ipotizzato i tre casi...

  PRESIDENTE. No, ipotizzato, essendo ignoranti in materia, nel corso delle audizioni ci avvicineremo a dati più certi: 8, 10, 12 è l'ipotesi di un prezzo successivo o è quello...

  FERDINANDO OFRÌA, professore di politica economica presso l'università degli studi di Messina. No, è il prezzo che c'è attualmente. Alla luce di tutto questo ragionamento otteniamo una somma che potrebbe oscillare tra i 5 e i 7 miliardi di euro di gettito fiscale che, sommandosi a quanto già detto prima in termini di riduzione di spese di repressione, porterebbe a un beneficio del sistema che oscilla tra 8 e 6 miliardi di euro.
  In conclusione, quindi, la stima dei benefici fiscali della legalizzazione delle droghe leggere in Italia, calcolata considerando l'anno 2011, che è l'ultimo in cui possiamo fare questo calcolo, varia dagli 8,7 miliardi ai 6 miliardi di euro.
  Il calcolo può variare se si considera la possibilità di coltivare in proprio la cannabis e se si tiene in considerazione il possibile indotto di questo nuovo mercato, cioè produzioni agricole, dolciarie, tessili e altro, l'ipotesi che lo Stato si renda garante della genuinità del prodotto, con significativi effetti sulla salute e sui costi sanitari, nonché i benefici indiretti segnalati anche dalla relazione annuale della Direzione investigativa antimafia 2014, nella quale si dichiara che «se si dovesse reprimere più efficacemente il traffico di droghe pesanti (eroina o cocaina) o impiegare più risorse in altri reati e ridurre contemporaneamente la liquidità delle organizzazioni criminali, andrebbe ipotizzata una regolamentazione delle droghe leggere».
  In particolare, la Direzione investigativa antimafia dice: «davanti a questo quadro, che evidenzia le oggettive inadeguatezze di ogni sforzo repressivo, spetterà al legislatore valutare se in un contesto di più ampio respiro sia opportuna una depenalizzazione della materia, tenendo conto del fatto che nel bilanciamento dei contrapposti interessi si dovranno tenere presenti da una parte le modalità e le misure concretamente e non astrattamente più idonee a garantire anche in questo ambito il diritto alla salute dei cittadini, e dall'altra le ricadute che la depenalizzazione avrebbe in termini di deflazione del carico giudiziario e di liberazione di risorse disponibili delle Forze dell'ordine e della magistratura, per il contrasto di altri fenomeni criminali, e, infine, il prosciugamento di un mercato che almeno in parte è appannaggio di associazioni criminali agguerrite».

  PRESIDENTE. Grazie. Vorrei invitare a parlare il segretario dell'associazione «La-pianTiamo», Andrea Trisciuoglio.

  ANDREA TRISCIUOGLIO, segretario dell'associazione «La-pianTiamo». Innanzitutto grazie per l'invito, presidente, abbiamo portato alcuni documenti che lasciamo agli atti.
  Dico sempre che i tempi dei malati sono molto diversi dai tempi della politica e di tante altre cose, ho letto attentamente tutte queste proposte di legge e ho ben chiara una cosa: nella nostra regione, la Puglia, abbiamo le idee molto chiare, abbiamo presentato una legge molto interessante che vorrei fosse di esempio per le modifiche presenti nella proposta di legge, su cui cederò la parola a William Verardi.
  Da attento osservatore di tutti i diritti civili, ho visto che tutte le battaglie vinte nel mondo hanno una caratteristica comune: quando scendono in campo i malati si vincono sempre, e sul tema sono scesi in campo i malati e, visto che in Italia non si riconosce la cannabis e la importiamo dall'estero, mi rendo conto che questa cosa è importante non solo per l'Italia, ma per il mondo. Pag. 12
  Quel barattolino giallo è il contenitore del farmaco che utilizziamo mensilmente che ci viene consegnato dalla farmacia.

  WILLIAM VERARDI, rappresentante dell'associazione «La-pianTiamo». Sono molto felice di essere qui in qualità anche di tesoriere dell'associazione La-pianTiamo, che in realtà è un Cannabis social club a tutti gli effetti nato tre anni fa, è un Cannabis social club che tratta l'uso terapeutico, perché in Puglia abbiamo una delibera che permette di avere gratuitamente la cannabis importata dall'Olanda per patologie come la sclerosi multipla, che hanno sia mia moglie, sia Andrea Triscuoglio, per la SLA, per i tumori, per l'epilessia farmaco-resistente e per altre patologie che siamo riusciti ad inserire il 19 aprile scorso come associazione in collaborazione con la regione Puglia, con Ares Puglia.
  Con i nostri medici, i ragazzi malati, i farmacisti e i ricercatori siamo riusciti ad inserire, in barba anche al decreto del Ministro Lorenzin del novembre scorso, altre patologie, perché in quattro anni la nostra associazione ha ricevuto oltre 400.000 contatti.
  I ragazzi sono stati tra i primi a metterci la faccia, facendo disobbedienze civili proprio qui, in questi palazzi (eventualmente andate su internet e cercate), quattro anni fa eravamo qui a piantare per la prima volta al mondo in un palazzo governativo piante di cannabis con Rita Bernardini, con Marco Pannella, che salutiamo con affetto (spero tutti si siano resi conto di aver perso veramente tanto).
  I ragazzi hanno pianto davanti alle telecamere quando i media sono venuti a raccontare le nostre storie, perché non erano abituati a fumare una canna, che loro chiamano terapia, davanti a una telecamera, tanto meno a far conoscere ai propri genitori e ai propri familiari la loro situazione, perché ognuno di loro viene da una storia, non ha cominciato solo cinque anni fa a prendere la cannabis dall'ospedale gratuitamente, ma ha una storia prima.
  Mia moglie Lucia è malata da sedici anni, anche Andrea ha decenni di patologia, ma con internet siamo riusciti a capire come potevamo senza l'aiuto dei medici iniziare a fare determinati tipi di terapie.
  Oggi la cannabis arriva a costare in farmacia dalle 18 alle 70 euro al grammo, ancora ci sono persone che pagano 70 euro per un grammo di cannabis. È bruttissimo parlare di dose, la dose se la fa un tossico che ha bisogno di eroina, loro usano una «posologia». Non sono un tecnico in grado di entrare nello specifico, però posso dire che da quando come associazione abbiamo affiancato i malati con questi 400.000 contatti che ci sono arrivati tramite mail, telefono e visite personali, nessuno ci ha preparato a fungere da psicologi o da ricercatori, ma abbiamo condiviso semplicemente le nostre esperienze, facendo in modo che un bambino con autismo così come dieci bambini con autismo, così come cento bambini con l'epilessia farmaco resistente oggi, all'oscuro di tutti voi, si stiano già curando con prodotti di cannabis prodotti dalla nostra associazione in collaborazione con i nostri farmacisti.
  Abbiamo medici che prescrivono macerati glicerici, pillole, capsule attivate, bedroca, bedica, bediol, bedrobinol, tutto quello che occorre, e non bastano nemmeno le cinque genetiche che arrivano dall'Olanda, perché la cannabis, signori, è una pianta che ha migliaia di anni ed esistono altre 5.000 genetiche. Perché allora l'Olanda in questi cinque anni sta tenendo mia moglie seduta su una sedia quando poi vado in Spagna, provo altre genetiche e lei riesce addirittura a camminare?
  Non vogliamo dire che la cannabis sia una cura, ma lo dimostra la risonanza magnetica di mia moglie che da cinque anni non ha nuove lesioni. Lei utilizza 10 grammi di cannabis al giorno, per un totale di 70 euro al giorno, quindi calcolate cosa mi costerebbe doverla curare!
  Non consigliare quindi a tutte le persone che si rivolgono a noi dei dosaggi del genere per noi è un martirio, e nessuno ci ha preparati in psicologia, perché io ero musicista, lui è un padre di famiglia, lei voleva fare la cantante, e ci ritroviamo ognuno con la sua storia biografica spezzata, perché ognuno di noi aveva dei sogni e voleva fare delle cose, mentre oggi ci Pag. 13accomuna proprio la cannabis, qualcosa che ci ha sempre ghettizzato sin da quando eravamo giovani e abbiamo scoperto che c'erano i cannabinoidi.
  Quanti di voi sanno su quali recettori agiscono i cannabinoidi, in che modo la cannabis viene assunta e veicolata all'interno di tutti i recettori? Una persona può assumerla e curare magari anche un tumore. Quanti di voi credono che si possa curare un tumore o la sclerosi con la cannabis?
  Se qui dentro stiamo parlando di legalizzazione o di chi ha diritto di piantarsi una pianta pur non avendo una patologia come la loro, noi ce ne possiamo già andare, perché veniamo dalla Puglia, ieri notte ci siamo fatti 600 chilometri e ce ne faremo altri 600 oggi pomeriggio, e vogliamo che al primo posto venga messo l'uso terapeutico, è l'ariete che, come diceva Andrea, con i malati sfonderà la legalizzazione, la depenalizzazione, la liberalizzazione, il maledetto italiano, perché abbiamo troppi verbi, troppi vocaboli, troppi congiuntivi, troppe cose che ci mettono sempre uno contro l'altro.
  Mi scuso per l'animo con cui parlo, perché ormai siamo abituati a lottare giorno dopo giorno. A Gallipoli abbiamo attivato un centro di terapia del dolore, dove un terapista del dolore fa due visite al mese e riesce a seguire 40 pazienti, e questi 40 pazienti oggi prendono la cannabis. Abbiamo Claudia che ha un tumore, abbiamo Leda che ne ha un altro, abbiamo centinaia di pazienti che oggi non riescono ad averla gratuitamente in Puglia, perché la Bedrocan non riesce a produrre quello che dovrebbe essere l'approvvigionamento per tutti i pazienti.
  Lucia lo prende da cinque anni e anche questo mese non gliel'hanno dato tutto, quindi, se non danno tutto il farmaco a mia moglie che lo prende da cinque anni, immaginiamo cosa faranno con i pazienti che si stanno avvicinando ora! Ci sono metastasi che intanto vanno avanti.
  Obietterete che mi sto concentrando troppo sul tumore, ma nell'ultimo periodo le richieste si sono incrementate veramente tanto. Oggi oltre al cartaceo vorrei consegnare il mio computer, vorrei consegnare le mie ore di vita negli ultimi quattro anni, da quando ho deciso di seguire due persone, mia moglie ed Andrea, che si sono aiutati a vicenda. Il motto dell'associazione infatti è questo, un aiuto reciproco tra ammalati, e stiamo vincendo la battaglia, loro riescono a utilizzare la cannabis in tutta Italia e in tutta Europa senza nemmeno farsi vedere come un delinquente. Cosa sono queste «dosi»? Vergogniamoci a parlare ancora in questo modo di cannabis!
  Se voi siete gli esperti, ce ne possiamo andare, è finita qua, la liberalizzazione a noi non interessa: prima il malato, poi, se c'è una persona sana in grado di coltivare, un breeder, mettiamola all'interno di un'associazione, che coltivi per l'associazione, mettiamo dei codici a barre sui vasi, facciamo un collegamento internet con l'associazione per sapere quanto si produce, cosa si produce, perché la cannabis non è tutta uguale, questa arriva sterilizzata, dal 1 gennaio al 31 dicembre arriva sempre allo stesso modo, è continuità terapeutica, sono anni che loro assumono lo stesso prodotto.
  Le risonanze magnetiche dimostrano che la patologia è ferma, quindi, se volete credere che questa è una pianta terapeutica, noi torneremo come associazione a portare il nostro know how, perché abbiamo collaborazioni con università, medici, specialisti e la cosa più forte sono i malati.
  Se ci volete credere, torneremo con facilità e con fervore con quello che possiamo darvi, altrimenti non verrò mai più, perché credo poco nelle istituzioni, ma, se voi oggi mi date atto che possiamo tornare, torneremo ancora più forti e con tante altre ragioni in più.
  Perdonatemi se parlo in questo modo.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo della vostra esposizione, ovviamente non siamo noi gli esperti...

  WILLIAM VERARDI, rappresentante dell'associazione «La-pianTiamo». Mi riferivo a chi ha parlato, presidente, perché ho sentito parlare di «dosi» ma mia moglie non è una tossicodipendente, quindi andiamo Pag. 14 a vedere su internet cosa significano «dose», «posologia» e «dosaggio».

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo, però nelle modalità delle nostre audizioni ognuno ascolta gli altri, ma le audizioni sono tra i membri del Parlamento e gli esperti, che siete voi, quindi non è fra di voi. Grazie della vostra testimonianza e dei vostri contributi.
  Darei la parola a Elisabetta Bertol, professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze, che è stata preceduta da una relazione.

  ELISABETTA BERTOL, professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze. Buongiorno, ringrazio di questo invito anche se peraltro non so da dove iniziare e chi abbia fatto il mio nome.
  Sono docente di tossicologia forense all'Università di Firenze, e forse il motivo di questa convocazione è la mia anzianità, perché da anni sono sul campo come persona che studia la droga dal punto di vista della sua esatta composizione, di quello che c'è dentro le dosi, quindi in tema di cannabis il tetraidrocannabinolo e gli altri cannabinoidi, specialmente il CBD, un cannabinoide molto importante per l'uso medico, in quanto contrasta gli effetti più deleteri del THC.
  Questo però è un discorso completamente diverso, la cannabis per uso medico, e dobbiamo imparare a non demonizzare questo complesso di discorsi in Italia, stiamo cominciando piano piano, io vengo da Firenze dove l'Istituto chimico-farmaceutico militare è impegnato in questo, anche se non ha ancora fatto grandi cose.
  Non so da dove venga il prodotto che lei ha, ma comunque ho avuto l'occasione fuori sacco di poter esaminare un prodotto di quelli ancora in via sperimentale dell'Istituto e vi assicuro (vi prego di non metterlo in dubbio) che il contenuto di tetraidrocannabinolo non corrispondeva affatto a quello indicato, era molto più basso, perché, se non si mette uno stabilizzante particolare, il tetraidrocannabinolo decade con una velocità del 5 per cento al mese e quindi, se non c'è uno stabilizzante idoneo, la posologia e, quindi, la continuità terapeutica potrebbe non essere stabile e quindi efficace.
  Sono perfettamente d'accordo sugli impieghi terapeutici della cannabis ma credo di essere stata invitata anche per problemi...

  PRESIDENTE. Comunque lei è stata invitata su indicazione del Gruppo della Lega della Commissione affari sociali.

  ELISABETTA BERTOL, professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze. Grazie mille. Questo era per rispondere alla accorata e molto toccante presentazione dei malati (posso permettermi di dire così perché lei stesso lo ha detto). Ricordiamo però che il nostro ordinamento allo stato attuale considera condotta penalmente perseguibile solo la cessione a terzi, la detenzione ai fini di cessione e la coltivazione, quel famoso articolo 26 del testo unico delle leggi in materia di stupefacenti che è indipendente dalla quantità coltivata (questo è forse uno degli sbagli), per cui si accomunano la piantina sul davanzale e gli ettari per cui in Toscana un mio stimatissimo beniamino, cantante, ha fatto cannabis road nella campagna del Chianti con ettari ed ettari coltivati a cannabis. Ma quella è una coltivazione, due pianticelle o un orticello non sono una coltivazione.
  Per questo è sufficiente il buonsenso, perché io che da più di trentacinque anni calco le aule dei tribunali, parlo con avvocati, in genere non amo fare consulenze di parte per la mia deontologia perché, se faccio le consulenze d'ufficio, non faccio quelle di parte, mi sono resa conto in più di un'occasione che queste condotte perseguite penalmente in tutti i tribunali e in tutte le nostre procure sono sempre legate alla cessione a terzi a qualsiasi titolo. Io non ho mai visto un processo finire con una condanna se non è dimostrata una cessione a terzi, e ne ho visti tanti e ho fatto anche ricerche in tal senso, andando con amici esperti a cercare tutta una giurisprudenza di anni e anni. Pag. 15
  Non demonizziamo, quindi, così tanto il discorso del tossicodipendente in carcere: il tossicodipendente (purtroppo un 30 per cento dei detenuti) è in carcere perché, forse per approvvigionarsi del proprio fabbisogno, commette reati, e questo è uno dei problemi che ci costringerebbero a una revisione della legge n. 309 del 1990.
  La famigerata legge n. 49 del 2006, la cosiddetta «Fini-Giovanardi», riunendo in una sola tabella le quattro tabelle della precedente non è che poi non abbia permesso e non permetta al giudice di buonsenso di discriminare le sanzioni, perché le sanzioni vanno da 6 mesi a 29 anni per l'associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti!
  Io ho i miei anni in questo campo e sono stata in America chiamata dalla Drug Enforcement Administration (DEA) la settimana in cui fu freddato Badalamenti, il narcotrafficante della Fiction mandata in onda dalla televisione due giorni fa, quindi il primo traffico di narcotraffico. Io ero perito del giudice, sono stata in America come testimone di questo. Qui non stiamo parlando di grosso traffico di eroina, ma era solo per dire la mia esperienza nel campo degli stupefacenti.
  Qualcuno che mi ha preceduto ha detto di voler assolutamente levare le sanzioni amministrative, ma non ho capito bene a quali sanzioni amministrative si riferisca, perché, se si tratta di una detenzione a fini di uso personale non è affatto penalizzata, ma può essere soggetta a sanzioni amministrative, ha una sua logica che però può avere anche delle eccezioni.
  Consideriamo, infatti, che il giudice decide anche per proprio convincimento, non solo perché la legge gli dà un numero sopra o sotto, quindi licenza di guida, licenza di detenere porto d'armi, mansioni a rischio per la salute, l'incolumità e la sicurezza di se stessi e di terzi sono il famoso accordo Stato-regioni sui lavoratori che tutti qui conoscono, e l'abolizione delle sanzioni amministrative è un rischio maggiore perché incide sulla sicurezza, sulla salute e sull'incolumità di se stessi e di terzi, e non per chi usa la cannabis per uso medico.
  Le ricadute non sono solo sull'articolo 119 del codice della strada, in materia di rilascio o rinnovo patenti di guida, ma, secondo alcune proposte che ho letto, le dodici che mi sono state date quattro giorni fa peraltro, anche sull'articolo 75 del testo unico delle leggi in materia di stupefacenti e perfino sull'articolo 73 del medesimo testo unico, in materia di cessione, perché ho letto che anche quando si parla di spaccio, di cessione a terzi anche di poche foglioline o infiorescenze, in alcune proposte di legge è non sanzionabile penalmente il famoso, cosiddetto «uso sociale», di gruppo dei social club.
  Sono, invece, d'accordo, come ho già detto, per uso medico, purché con prescrizione standardizzata della cura. Per la coltivazione, articolo 26 del testo unico delle leggi in materia di stupefacenti, considererei non opportuno prescindere dall'entità della coltivazione, come ho già accennato, e, più che cambiare il citato articolo 26, darei la definizione di una coltivazione, che non sono i tre vasetti su una finestra, in un giardinetto o su un balcone, ma sono ettari di coltivazione, quindi eviterei l'abrogazione dell'articolo 26, perché con buon senso già si fa, perché poco tempo fa un giudice mi ha detto di non fare imputazioni a uno che la coltiva che, anche se senza prescrizione medica, aveva la documentazione certificata di una patologia per cui trovava sollievo nell'uso dei cannabinoidi.
  Per la SLA e anche per i tumori la cannabis – mi permetta – non cura il tumore, cura i sintomi, il dolore, induce più appetito durante la chemioterapia, ma che un tumore regredisca completamente... sono situazioni che possono alleviare la sintomatologia più che curare la malattia, ma comunque non mi sembra affatto poco, infatti per uso medico non ho avuto mai alcun dubbio.
  Sono invece molto preoccupata per una liberalizzazione eticamente improponibile, ma anche per una legalizzazione come predellino di lancio per ottenere prima una cosa e poi un'altra, e arrivare poi alla cessione, purché poche.
  Punto fondamentale la concentrazione di THC, ma chi parla di dosi, quali dosi? Pag. 16Oggi c'è quella che in gergo hanno chiamato la super cannabis, che viene coltivata in ambienti particolari, in serra. Dagli anni Novanta ad oggi, abbiamo potuto assistere a un incremento del contenuto di tetraidrocannabinolo perché, essendo esso una semplice risposta fenotipica, cioè risposta all'ambiente e non geneticamente differenziato dalle 25-30 specie di cannabis che ci sono, le cannabis varie ora possono essere (OGM è sbagliato perché non sono geneticamente modificate) geneticamente selezionate.
  Come con la viticoltura si fanno i cloni del Trebbiano piuttosto del Traminer, dei cloni selezionati delle piante che rendono meglio e faranno un vino migliore, così si fa con la cannabis. In Veneto (ho lavori di colleghi di Venezia come Frison, sono stata per otto anni presidente dell'Associazione italiana tossicologi forensi e quindi conosco anche gli studi dei colleghi) hanno visto che con una bella cura della piantagione, con serre e il clima e l'umidità giusti, si ottengono piante che possono contenere fino al 28 per cento di tetraidrocannabinolo.
  Quando mi dice 15 grammi, 5 grammi, in casa, fuori, sono tutte cose che non vanno bene, chiedo un po’ di scientificità, si parli di tetraidrocannabinolo, di dosaggio per uso terapeutico, che sia ben stabilizzato dentro il preparato perché, se non c'è uno stabilizzante, decade (ho avuto modo di analizzarlo).
  Per quanto riguarda, invece, la legalizzazione, bisogna che adesso mi si permetta di fare un discorso sulla pericolosità per la salute e l'incolumità di terzi, che dipende sempre e soltanto dalla potenza del THC, cioè dalla potenza della preparazione. Da una semplice sensazione di benessere, di piacevolezza, si passa a episodi psicotici, che sono descritti. Lascio una letteratura che arriva fino al 2012, data del mio ultimo lavoro pubblicato, ce ne sarà sicuramente anche di successiva, ma ho saputo soltanto quattro giorni fa di essere audita.
  Sono descritti episodi psicotici, disorganizzazione del pensiero, depersonalizzazione e allucinazioni, dipende dalla dose. Sono convinta che i signori non saranno mai stati allucinati.
  Il tetraidrocannabinolo per struttura molecolare è rapportabile agli effetti allucinatori dell'LSD, a determinate condizioni. Oggi possiamo fotografare i recettori su cui agisce il tetraidrocannabinolo, mentre venti anni parlavamo solo in relazione agli effetti che ne conseguivano, ora con queste tecniche è stato visto nei laboratori miei e dei colleghi neuroscienziati di Firenze che c'è... ma non in chi ne fa un uso terapeutico da dieci anni. Sapete che la tolleranza esiste anche per l'alcol, è ben diverso per una persona che, invece, la usa quotidianamente sotto controllo medico.
  Vi è quindi un'errata percezione del tempo e dello spazio, infatti il 35 per cento delle persone coinvolte in incidenti stradali mortali o con ferite gravi (adesso abbiamo anche l'omicidio stradale) faceva uso di cannabis. Oggi possiamo, quindi, misurare la compromissione dei neuroni data dai cannabinoidi, e su questo sono molto più sensibili i neuroni in evoluzione, quelli dell'età adolescenziale, dei ragazzi tra i 14 e i 17-18 anni. Sappiamo tutti che i neuroni del nostro cervello completano la loro maturazione a 25 anni di vita, prima siamo in evoluzione, e sono molto sensibili, specialmente quelli del lobo frontale, cioè degli aspetti cognitivi, agli effetti del tetraidrocannabinolo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DELLA XII
COMMISSIONE MARCO RONDINI

  PRESIDENTE. Lascio la parola al Presidente nazionale della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (FEDERSERD), Pietro Fausto D'Egidio.

  PIETRO FAUSTO D'EGIDIO, Presidente nazionale della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (FEDERSERD). Grazie, presidente, grazie a tutti, io sono un medico, sono il Presidente di FEDERSERD, spero di onorare quest'aula rimanendo fedele al mandato della presidenza di attenersi ai cinque minuti. Per questo motivo rimando, Pag. 17ove le mie considerazioni fossero troppo tacitiane, alla documentazione che ho lasciato agli atti.
  Innanzitutto vorrei dire che la legge n. 79 del 2014, di conversione del decreto-legge n. 36, ha modificato in maniera sostanziale la qualificazione della cannabis. Nella tabella n. 2 confluiscono tutte le cannabis con tutte le varietà (questa è stata una modifica rispetto al decreto-legge), mentre tutte le droghe sintetiche riconducibili alla cannabis sono rimaste nella tabella n. 1. Questo è un dato che è importante sottolineare.
  Altro elemento di riferimento per noi di FEDERSERD è la posizione italiana di UNGASS 2016. Abbiamo lavorato molto in preparazione di questo evento, ci ha lavorato molto il Dipartimento politiche antidroga, e il Ministro Orlando ha chiaramente posto l'accento sulla necessità di un riequilibrio dai pilastri repressivi a quelli socio-sanitari.
  Da molti anni come società scientifica ci interroghiamo sul contributo che possiamo dare ai politici e di una cosa siamo assolutamente convinti: non c'è una serie di verità scientifiche che messe insieme obblighino ad una legge, il decisore politico fa qualcosa di molto più complesso e tiene conto non solo delle evidenze scientifiche, ma di tanti altri aspetti etici, morali, di prospettiva legati all'argomento.
  Oggi, quindi, dirò solo qualcosa rispetto alle evidenze scientifiche. L'uso disinvolto e talora improprio dei dati e delle ricerche scientifiche spesso è il supporto a giustificazioni di approcci ideologici, quando non di politiche repressive, che forzano una visione etica dello Stato.
  Comincerei dicendo che i dati presenti in letteratura confermano che ci sono dei criteri per definire la pericolosità di una sostanza che sono multifattoriali, non corrispondono solamente alla chimica di questa sostanza, e che la cannabis e altre sostanze d'abuso sono tossiche e hanno effetti tossici per gli organi e per l'individuo nella sua complessità.
  In farmacologia il profilo tossicologico di una sostanza viene definito da due concetti: la dose tossica letale, la dose letale 50, cioè la quantità di sostanza che uccide il 50 per cento degli animali come anche degli esseri umani, e l'analisi di casi, di survey di intossicazioni, overdose, decessi.
  In Italia muoiono 80.000 persone l'anno per tabacco, 30.000 persone l'anno per l'alcol e veramente non muoiono persone per cannabis. La dose letale 50 è moltiplicata dieci per l'alcol, cioè la dose che provoca effetto è 33 grammi, dieci volte di più può essere una dose letale, per l'eroina va da dieci a venti volte, per la mescalina e il flunitrazepam da venti a ottanta volte, non si conosce la dose tossica letale per la cannabis.
  Questa è una prima differenza fondamentale e sostanziale, e lo dobbiamo dire, perché ci sono i dati in letteratura e posso citare un autore che si chiama Gabel.
  Avevo molti altri dati presentati su The Lancet che sono nel materiale che ho lasciato e non mi attardo a sottolineare, però è vero che soprattutto in casi particolarmente vulnerabili dal punto di vista genetico, la cannabis ha una possibilità di produrre psicosi e disturbi comportamentali nel nascituro. Tutte le volte che si fanno affermazioni di questo tipo, in campo scientifico, si parlerà di piccoli aspetti, ma da questi non si deve trarre una considerazione di ordine generale.
  Abbiamo detto, quindi, dipendenza e tossicità di organo e di sistema. Sono stati fatti degli studi per vedere quanto è il danno sociale e sulla salute dell'individuo rispetto alle policy sulle droghe leggere e sulla cannabis.
  Allora, i danni sono molto alti se c'è un mercato criminale non regolato; sono ugualmente molto alti se c'è un mercato legale non regolato, ma si minimizzano se il lavoro di quest'aula e del Parlamento sarà tale da costruire la possibilità di una legalizzazione o liberalizzazione della cannabis che preveda un controllo utile per evitare abusi. Qualcosa su questo è già stato detto.
  Concluderei, dunque, qui la mia presentazione, con due blocchi di argomenti o presupposti di cornice per la legalizzazione della cannabis. Pag. 18
  Innanzitutto, auspico l'impegno di tutti voi per una revisione normativa dalla legge n. 309, non più rinviabile. Sono contento che nell'impianto di presentazione di questa legge si mettano tra virgolette i concetti di «droga pesante» e «droga leggera» perché per me sono sbagliati.
  La revisione complessiva della legge n. 309 è fondamentale perché in 25 anni è cambiata la struttura sociale del nostro territorio, il mercato delle droghe e quello che possiamo e dobbiamo fare per accogliere i bisogni dei territori.
  Dobbiamo poi compiere qualche altro sforzo per adottare politiche attive di prevenzione al consumo di sostanze, soprattutto per i giovani, nonché rivedere i criteri normativi che regolano le misure alternative per i consumatori di sostanze autori di reato.
  A questo proposito, c'è tutto il lavoro fatto dagli Stati generali dell'esecuzione penale che dobbiamo cercare di non dimenticare. Dobbiamo anche tentare di non fare leggi come la finanziaria del 28 dicembre di quest'anno che al comma 946 prevede lo stanziamento di 50 milioni di euro per garantire possibilità di cura ai pazienti malati di GAP (gioco d'azzardo patologico) e per la prevenzione, ma non dice niente sulle opportunità che le aziende possono avere per mettere in pratica tutto questo.
  Infatti, per curare un malato di GAP c'è bisogno di due sedie, un tavolino e uno psicologo, ma se non possiamo assumere uno psicologo, non riusciamo a spendere quei 50 milioni di euro per la cura. In sostanza, si è scritto che quella somma è per garantire la cura, ma poi non si può usare. Allora, vi chiedo di fare attenzione a questo anche quando scrivete questa legge.
  Il primo punto è stato già toccato da qualcuno. All'articolo 2 della proposta C. 3235 si parla di cannabis e dei prodotti da essa derivati in misura non superiore a 5 grammi lordi. Ora, dire cannabis superiore a 5 grammi lordi è un concetto sbagliato che può produrre solo confusione; 5 grammi di cannabis non sono 5 grammi di marijuana o hashish. Il contenuto è diverso. Tuttavia, trovo molto difficile far riferimento al contenuto di principio attivo, sia esso il cannabidiolo o il tetraidrocannabinolo, perché non possiamo pensare di sottoporre tutte le sostanze a una gas massa per misurarne le quantità.
  Bisogna trovare una soluzione perché come è scritto è sbagliato e produrrà molte difficoltà nell'azione quotidiana, quindi nella coltivazione, nella consumazione e nella detenzione. Per questo, sono convinto che la questione debba essere riflettuta in maniera diversa e con più attenzione. Di conseguenza, bisogna rivedere anche i dosaggi in termini di equivalenza.
  Avete parlato con molta attenzione delle patologie. Ebbene, sottolineerei di riferirsi alla medicina basata sulle evidenze per definire qual è l'efficacia terapeutica della cannabis. Viviamo in un contesto in cui, per fortuna, abbiamo avuto molti passaggi che sono sempre stati superati brillantemente da questo Governo, come la cura Di Bella, quindi dovremmo cercare di non ricaderci.
  Insomma, dobbiamo cercare di fare le cose ricordandoci che le evidenze scientifiche sono quelle che salvano il 50 per cento dei malati di tumore.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XII COMMISSIONE MARIO MARAZZITI

  PRESIDENTE. Si riferiva a Stamina?

  PIETRO FAUSTO D'EGIDIO, Presidente nazionale della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (FEDERSERD). No, a una cura che ci fu molto tempo fa, ancora prima. L'onorevole Rosy Bindi era Ministro della salute.

  PRESIDENTE. Ha parlato di questo Governo...

  PIETRO FAUSTO D'EGIDIO, Presidente nazionale della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (FEDERSERD). Chiedo scusa. Volevo dire che questo Governo dovrà lavorare su questa legge, quindi il mio suggerimento Pag. 19 era di definire le patologie per le quali la medicina basata sulle evidenze suggerisce l'efficacia terapeutica della cannabis. Non posso usare la cannabis per curare una cheratosi attinica. Se uno ci crede, non me ne importa nulla. Il credo è un'altra cosa. Il mio mestiere è un altro e si basa sulle evidenze scientifiche.
  Inoltre, in fondo a questo disegno di legge prevedete di stanziare un 5 per cento dei proventi per la prevenzione. Ecco, questo è il piatto che piange oggi in Italia. Il 5 per cento è veramente poco. Dobbiamo stare attenti a non pensare alle leggi per fare cassa. A me non piace la possibilità di fare cassa con il gioco d'azzardo (ma questo è un altro argomento). Comunque, bisognerebbe prevedere almeno il 25 per cento.
  Faccio un'ultima considerazione su un punto su cui spesso c'è confusione. Occorre, infatti, definire nel dettaglio il comitato di esperti e le metodologie utilizzate per realizzare un report annuale, altrimenti ognuno ci metterà qualcosa e diventerà una torre di Babele che non sarà utile a nessuno.

  PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola a Marco Cafiero, consigliere della Federazione italiana comunità terapeutiche (FICT).

  MARCO CAFIERO, Consigliere della Federazione italiana comunità terapeutiche (FICT). Grazie, presidente. Porto i saluti del presidente della Federazione italiana delle comunità terapeutiche, avvocato Luciano Squillace, che mi prega di ringraziarvi per l'invito a cui siamo onorati di partecipare.
  Mi fa piacere essere qui per manifestare alcune perplessità che emergono da un lavoro più educativo e meno scientifico. Ho sentito dei dati scientifici, alcuni condivisibili e altri meno. Tuttavia, credo di poter parlare per quelle che sono le mie competenze professionali. Mi ispiro, in particolare, a quanto espresso dal collega Zaina, i cui scritti, che ho letto sempre con molta attenzione, mi hanno guidato in questi anni di professione.
  In questa proposta di legge – mi riferisco a quella Giachetti, che ho approfondito – noto tante contraddizioni perché è una proposta di legalizzazione che, però, va verso la liberalizzazione. A volte c'è confusione anche sulla terminologia, per cui mi piacerebbe capire meglio qual è l'orientamento che la anima.
  Quella che mi ha lasciato più perplesso è la relazione che accompagna il testo così proposto, là dove dice che assistiamo a un totale fallimento dell'azione repressiva e alla letterale impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi.
  Ecco, questa affermazione mi ha lasciato perplesso perché sembra che, invece di andare verso una valutazione dei problemi legati all'uso di cannabis, siamo di fronte a una resa. Noi ci arriviamo perché non ce l'abbiamo fatta. Spendiamo troppi soldi, il che è vero perché la magistratura è impegnatissima.
  Sui dati delle presenze in carcere per consumo personale sono molto più scettico perché sono più legate alla cessione degli stupefacenti che non al consumo personale. Forse sono anche più ottimista del collega Zaina per quanto riguarda la rigidità della magistratura. Sarò stato più fortunato, ma ho trovato giudici che hanno compreso quando superare il limite poteva essere appannaggio di un consumo piuttosto che di uno spaccio.
  Tuttavia, è vero che spendiamo un sacco di soldi in processi e in carcere, ma spendiamo poco per le comunità terapeutiche in cui mandare quelli che dovrebbero andarci dal carcere e così via. Non è questo, però, che ci dovrebbe animare. Un ragionamento sulla cannabis non parte da quanto costa o dal fatto che non siamo riusciti a reprimerla, quindi tanto vale liberalizzarla. Qui è di questo che si parla.
  Per esempio, la creazione dei social club va più sulla strada della liberalizzazione che della legalizzazione. Sono perfettamente d'accordo con quello che dicono questi signori sull'uso terapeutico della cannabis. Sono contento che loro ne possano beneficiare. Posso anche valutare un certo tipo di tolleranza e di non punibilità. In fondo, un consumatore di cannabis non è mai andato in carcere per aver fumato Pag. 20uno spinello, ma perché l'ha ceduto, anche gratuitamente.
  Allora – l'avvocato Zaina mi è stato maestro e mi ha preceduto su questo – anche la cessione gratuita non mi piace perché va sulla strada della diffusione, non perché sia chissà quale illecito penale. Ecco, in questa proposta di legge non trovo nulla su questo; non c'è nessuna indicazione su come bloccare la diffusione.
  Possiamo anche tollerare, educare e non punire. Va tutto benissimo, ma dobbiamo trovare uno spazio che ci dica come educare perché, se vogliamo educare e non punire, dovete darci il modo di farlo. Non si parla di prevenzione, se non, in parte residuale, rispetto a quello che, come diceva qualcuno, fa cassa, ma non dobbiamo lucrare su questo. Dobbiamo investire sulla riduzione della diffusione.
  Qui mi richiamo all'inizio del mio intervento quando dicevo che ci arrendiamo perché non riusciamo a reprimere. Invece, dobbiamo provare a educare e a non diffondere. Certo, la creazione dei social club fa venire voglia di fumare uno spinello anche a me che non l'ho mai fatto nella mia vita perché sembra che vada bene in una situazione ricreativa.
  Ecco, ho trovato la parola «ricreativa» nella proposta di legge. Allora mi sono detto che non parliamo di legalizzazione, ma di ricreazione. Il messaggio che passa è ricreazione, magari in luoghi controllati. In questo modo, però, diamo strumenti ai nostri giovani perché – state bene attenti – nella proposta di legge ho trovato che non è punibile il passaggio di sostanze stupefacenti leggere in modica quantità tra minori.
  Stiamo parlando di persone a cui non attribuiamo una capacità giuridica, che autorizziamo, però, a passarsi gli spinelli fra di loro. Va bene autorizzare i maggiorenni, ma non i minorenni. Peraltro, diciamo che i maggiorenni non li possono passare ai minorenni, ma i minorenni possono farlo fra di loro. Ecco, questo è un incoraggiamento. Non possiamo essere d'accordo.
  Ho due ultime osservazioni. Sono d'accordo con FEDERSERD e con CNCA per quanto riguarda una revisione della legge n. 309 perché daremmo coerenza a questo intervento. Va benissimo una revisione totale, andando incontro ai nuovi fenomeni sociali. Ecco, possiamo discutere di questo, ma un provvedimento spot non cambia molto e non risponde alla cultura.
  Soprattutto, riguardo alle sanzioni amministrative, a Trieste ho condiviso con il collega Zaina un pensiero, ovvero che sono totalmente inefficaci, dunque possono essere eliminate per non creare maggiore confusione, senza – ripeto – alcuna efficacia dissuasiva.
  Dobbiamo, allora, interrogarci in modo più ampio per rivedere la legge n. 309. Dobbiamo discutere di tutto, dopodiché va bene anche andare incontro ai nuovi fenomeni europei.

  GIORGIO DI LAURO, Vicepresidente e direttore dipartimento delle dipendenze patologiche Asl Napoli 2 nord, e rappresentante dell'Associazione italiana per la cura dipendenze patologiche (ACUDIPA). Da medico tossicologo posso citare Paracelso, quando diceva che tutti i farmaci sono veleno, quindi è una questione di dosaggio. In questo caso, dobbiamo stare attenti quando si parla di farmaci. Avendo letto tutte le proposte, posso dire che dobbiamo stare attenti a quello che proponiamo perché tutte si basano sull'idea che la cannabis sia una sostanza terapeutica.
  Questo va benissimo, anzi io dico di più: non dobbiamo costringere i malati che ne hanno bisogno per alcune patologie a coltivarsela o fare spaccio delle sostanze. Lo Stato deve garantire loro un farmaco. Non si tratta, però, di prendere la fogliolina di marijuana o la stecca di hashish perché sarebbe come usare il papavero da oppio per dare la morfina.
  Bisogna studiare quali sono i principi attivi – quelli della cannabis li conosciamo bene e sappiamo che funzionano – e darli gratis ai nostri pazienti perché devono, appunto, curare le loro patologie. Noi diciamo questo con forza. Anche se è legalizzata, non dobbiamo costringerli a coltivarsi la piantina perché, da farmatossicologo, vi posso dire che a seconda di come si concima il principio attivo è diverso, quindi non sempre ha un effetto terapeutico. Pag. 21
  Allora, dobbiamo parlare di dose terapeutica della sostanza, che si deve distribuire gratis. Vi dico questo perché – mi autoaccuso – sono stato tra i primi che, negli anni Ottanta, ha dato il metadone ai pazienti terminali di cancro per alleviare il dolore. Ovviamente, non li curava, ma serviva per alleviare il dolore. Alcuni familiari dei pazienti, dopo tre o quattro giorni di trattamento, mi chiedevano se il tumore si stesse togliendo. Io rispondevo che il tumore non si toglieva, ma almeno il paziente si alzava dal letto, passeggiava e camminava, trascorrendo gli ultimi anni della sua vita senza dolore.
  Allo stesso modo, la cannabis per alcune patologie è terapeutica; per altre è solamente sintomatica, ma funziona, quindi va bene, per cui dobbiamo andare avanti. Tuttavia, dobbiamo stare attenti quando la legalizziamo.
  Quando si dice che, siccome la usano tutti, dobbiamo legalizzarla per fare in modo che i ragazzi non vadano a comprarla dalla camorra – dico la camorra perché vengo da un luogo di camorra – non è assolutamente vero. Lo spaccio illegale non si riduce affatto, come non si è ridotto lo spaccio illegale per il tabacco. Infatti, se venite dalle mie parti, nell’hinterland napoletano, c'è ancora chi vende le sigarette sulla cassettina fuori al vicolo.
  Allora, la strada non è assolutamente questa, come non lo è la legalizzazione, e dire che lo facciamo perché le carceri sono piene. Potete attuare altri procedimenti per liberare le carceri. Non dovere prendere a pretesto la legalizzazione di una sostanza che è un farmaco a tutti gli effetti. Non possiamo legalizzarla perché la usano tutti. I danni che fa sul cervello di un adolescente non ve li devo dire io perché sono tanti e forti. I sintomi che produce in un ragazzino che deve crescere arrivano persino a bloccare la crescita, nonché la produzione di sostanza grigia nel cervello.
  Bisogna tenere conto di questo e considerare i costi e benefici. Non possiamo farlo perché aumenta di un punto il PIL nazionale. Sapete che cosa è successo con la legalizzazione del gioco d'azzardo? Da tre anni, abbiamo aperto un servizio. Ebbene, i soggetti che afferiscono al nostro servizio dedicato al solo gioco d'azzardo sono talmente aumentati che siamo arrivati da zero a 350 pazienti e non sappiamo più dove metterli, con tutti i guai che abbiamo e con tutto l'indotto.
  Da un lato, è vero che ricaviamo, ma chi ricava? Come si diceva in un convegno presso la prefettura...

  PRESIDENTE. Chiedo a tutti i presenti e ai commissari di non intervenire nel corso dell'esposizione.

  GIORGIO DI LAURO, Vicepresidente e direttore dipartimento delle dipendenze patologiche Asl Napoli 2 nord, e rappresentante dell'Associazione italiana per la cura dipendenze patologiche (ACUDIPA). In un convegno in prefettura, a Napoli, un giudice diceva che il 90 per cento delle case da gioco che si stanno aprendo sono in mano alla camorra. Diceva anche che per chi ha intenzione di aprire una casa per slot machine non sono importanti i permessi del comune, ma bisogna chiederli alle cosche criminali della zona. Se vogliamo dire che con la legalizzazione riusciamo a ridurre o a togliere questi affari dalle mani dalla camorra, non è assolutamente vero.
  Allora, dobbiamo pensare che è un farmaco. Come dico sempre, esistono dei farmaci palliativi e dei farmaci importanti. I derivati della cannabis sono dei farmaci importanti, come la morfina e il metadone. Sono sostanze stupefacenti, come pure la cocaina, che è una sostanza importante perché produce degli effetti, anche se quelli dannosi sono maggiori di quelli benefici.
  A ogni modo, con la legalizzazione della cannabis dobbiamo stare attenti a proteggere i nostri ragazzi e i nostri minori. Dopodiché, spetta ai legislatori vedere il come, il quando e il perché.
  Io devo fare il medico, quindi – come diceva chi mi ha preceduto – insisto sul fatto che bisogna rivedere la legge n. 309. Noi che lavoriamo nei servizi per le dipendenze periferici vediamo che è una legge obsoleta, dunque va rivista.
  Per esempio, nella legge n. 309 non esistono le dipendenze comportamentali; oggi, Pag. 22invece, sono tutte dipendenze comportamentali. L'approccio del ragazzo alla sostanza non è più quello di 30 anni fa, quando si legava all'eroina. Oggi sono tutte dipendenze comportamentali. Allora, come faccio a curare una persona affetta da gioco d'azzardo senza poterlo ricoverare in comunità? Lo posso tenere nel mio servizio, ma non posso intervenire se ha bisogno di un altro tipo di intervento di riabilitazione perché non ho la possibilità di poterlo ricoverare.
  Abbiamo detto che in America è stato fatto, benissimo. Allora, bisogna cercare di capire cosa ha fatto questa commissione di controllo. Dobbiamo creare un gruppo di studio che ci permetta di esaminare e di comprendere quali sono i risultati che ha avuto. Altrimenti, facciamo come quando si diceva che in Olanda le sostanze sono libere, cosa che non è assolutamente vera perché se uno si fa in strada, lo portano dentro. Dovremmo fare informazione e capire cosa è successo in quella commissione. Propongo, quindi, di istituire una commissione nazionale che studi queste iniziative.

  GIAMPAOLO NICOLASI, Responsabile struttura e rappresentante della Comunità Incontro Amelia. Io rappresento la Comunità Incontro di Amelia, fondata da don Gelmini. La nostra comunità è residenziale, quindi ospitiamo i ragazzi e li teniamo tutto il giorno per il periodo necessario al recupero. Rispetto in pieno la legalizzazione della cannabis per uso terapeutico, se ben regolamentata, perché tutti i cittadini devono avere il diritto alla salute.
  Vivendo, però, da tanti anni all'interno di questa struttura, ho visto passare tantissime persone. Negli anni sono passate, infatti, circa 300.000 persone all'interno della comunità per varie dipendenze. Alcuni sono arrivati in comunità perché usavano marijuana; alcuni eroina; altri ancora cocaina. Ultimamente ci sono dipendenze diverse, come il gioco d'azzardo, come ha appena detto il dottor Di Lauro. Condivido appieno il suo intervento, anche perché facciamo parte della stessa associazione.
  Posso affermare che non tutte le persone che usano marijuana arrivano all'uso di eroina e di cocaina, ma tutti quelli che usano cocaina ed eroina sono passati attraverso la marijuana. Questo è un dato che, secondo me, va tenuto in conto.

  PRESIDENTE. Vi ricordo che non si può interrompere chi sta parlando. Ognuno dei presenti ha opinioni diverse, con sottolineature differenti. Questo è del tutto normale. Facciamo le audizioni proprio per avere un panorama completo anche dal punto di vista scientifico, della vita quotidiana, legale e così via. Quindi, chi non vuole ascoltare, può uscire. Non è tenuto a rimanere.
  La prego di continuare, dottor Nicolasi.

  GIAMPAOLO NICOLASI, Responsabile struttura e rappresentante della Comunità Incontro Amelia. La legge n. 309 va rivisitata perché ci sono tante cose che non vanno bene. Oggi tante persone finiscono in carcere, mentre potrebbero avere una diversa «punizione», ovvero un diverso trattamento rispetto a quello carcerario. Questo lo condivido appieno.
  Tuttavia, non voglio scendere nei particolari tecnici e scientifici che sono già stati elencati, ma anche noi abbiamo presentato una relazione in cui ricordiamo tutti i danni che può causare l'uso di cannabis. Peraltro, li hanno elencati sia la professoressa Bertol, sia il dottor Di Lauro.
  Vorrei, però, portare l'attenzione su un fatto. Non so quanti di voi hanno avuto, nell'ambito familiare, una persona che ha fatto uso di sostanze stupefacenti e che è arrivata al tracollo. Ecco, forse bisognerebbe vedere anche che tipo di vita fanno queste persone e le loro famiglie. Liberalizzare e legalizzare la droga, secondo me, non farebbe altro che un grosso danno alla società. Quando arrivano a casa sballati la sera o quando un giorno possono provocare un incidente perché sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, i nostri figli ci potrebbero rispondere che la legge lo permette.
  Allora, credo che con la buona volontà di tutti, tenendo conto di tutti questi aspetti che sono stati elencati, potremmo arrivare a delle conclusioni, fermo restando un principio, ovvero che la droga fa male e drogarsi è illecito.

Pag. 23

  PRESIDENTE. Abbiamo concluso il primo giro di interventi. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre dei quesiti.

  GIUDITTA PINI. Vorrei porre due domande. In particolare, vorrei rivolgere la prima a FEDERSERD, ma anche agli avvocati e a tutti gli auditi. Ho pensato a FEDERSERD perché credo siano più adatti a rispondere, ma vale per tutti.
  Oggi il Dipartimento delle politiche antidroga fa capo alla Presidenza del Consiglio. Credete che potrebbe essere più utile se facesse capo al Ministero della salute? Una volta abbiamo tentato di spostarlo, ma abbiamo avuto poco successo. Ecco, non sarebbe meglio spostarlo sotto il Ministero della salute o quello della giustizia o entrambi?
  La seconda domanda è per la professoressa Bertol. Da poco abbiamo la legge sull'omicidio stradale. In realtà, un buon numero di incidenti sono causati dall'abuso di alcol, non di altre sostanze. Tuttavia, l'alcol è una sostanza legale, quindi non ho ben chiaro se alcune proposte sono rivolte alla proibizione anche dell'uso dell'alcol o alla prevenzione. Per esempio, il DSM-III (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ha inserito i cannabinoidi tra le sostanze che possano portare ad alcuni casi di crisi psicotiche. Ora, nel suo intervento lei ricordava che esistono alcuni tipi di sostanza che possano contenere fino a 60 volte il THC o di tetracannabinolo e così via, quindi è come se facessimo la differenza tra bere un bicchiere di mezzo litro di birra e uno di mezzo litro di alcol etilico puro.
  Ciò detto, parto dal presupposto che sono in favore del monopolio di Stato. Non crede anche lei che sarebbe meglio avere un'istituzione che controlla il tipo, la quantità e la concentrazione in microgrammi di sostanza attiva all'interno di quella che viene venduta?
  Dico questo perché il pusher è un piccolo imprenditore quindi deve fidelizzare i clienti. Di conseguenza, anche per far passare i clienti ad altre sostanze è incentivato ad avere sostanze sempre più potenti che possono in alcuni casi, come quelli segnalati dal DSM-III, avere effetti psicotici. Tuttavia, stiamo parlando di una cosa molto particolare. Quindi, forse, uno dei motivi per essere a favore di un controllo da parte delle istituzioni potrebbe essere proprio quello di avere appunto, un controllo più stringente sui quantitativi di sostanza.

  VITTORIO FERRARESI. Da primo firmatario di una delle proposte di legge e secondo firmatario dell'altra, credo che occorra fare un po’ di chiarezza su quello che gli auditi sono stati chiamati a discutere con noi. Il discorso non è solo di scendere nel particolare della proposta, vedendo il piccolo punto che va o non va. Qui il problema è capire se una proposta storica, che va in una direzione, possa essere sostenuta o meno dal legislatore.
  Infatti, sul particolare possiamo dire tutti che qualcosa non va. Io stesso ho delle perplessità rispetto a temi, come la cessione di piccoli quantitativi o tra minorenni, in cui la proposta a mia prima firma diverge dalla proposta dell'Intergruppo. Tuttavia, non per questo mi focalizzo solo su questi aspetti. Vorrei che tutti ci pronunciassimo su un'esigenza che viene espressa dalla magistratura, dalla polizia, dalla Direzione nazionale antimafia, nonché dai coltivatori (perché non si è puniti solo per cessione, ma anche per coltivazione) e dai malati, che hanno l'esigenza di vedere i loro diritti acquisiti una volta per tutte, per quanto riguarda soprattutto i costi, la burocrazia e l'accesso a questo farmaco e a queste preparazioni.
  Non è solo un problema di affermare che è un farmaco, ma anche di sburocratizzare queste procedure e rendere i costi accessibili ai malati, come se fossimo davanti ad altri farmaci che costano molto meno e sono più accessibili, con i dovuti controlli.
  Inoltre, dovremmo guardare i dati. Per quanto riguarda, però, le constatazioni mediche sulle patologie, quindi sui benefici o i danni che può creare, non mi sono stati portati dati.
  Invece, abbiamo i dati degli Stati che hanno fatto procedure di questo tipo, diverse le une dalle altre, in cui, appunto, si dice che una regolamentazione o una legalizzazione Pag. 24 hanno fatto subito aumentare tutti i consumi di sostanze stupefacenti, che però poi sono diminuiti progressivamente, soprattutto tra i giovani.
  Bisognerebbe, inoltre, guardare le leggi perché nessuna di quelle che proponiamo intacca i minorenni. Ci sono, infatti, proposte che riguardano i maggiori di anni 21. Insomma, bisogna leggere le proposte di legge. Le coltivazioni sono punite; la grammatura va benissimo. Ho proposto 5 grammi lordi, ma se qualcuno ha qualche altra proposta, lo preghiamo di farcela pervenire.
  Dobbiamo ascoltare le esigenze del Paese su tutti i vari aspetti. Se c'è qualcosa che non va, sono il primo fare un passo indietro per modificare i dati che ho inserito. Vorrei, però, che arrivassero proposte concrete, con il supporto di dati.
  È inutile dire che 5 grammi non va bene. Certo, il THC sarebbe la cosa migliore, ma mi dovete spiegare anche come i magistrati, la polizia e i cittadini possano attuare una misura del genere. Il problema attuale è che magistrati, poliziotti e cittadini non sanno che cos'è punibile e cosa non lo è.
  C'è una sorta di cappa di disinformazione, soprattutto sulla norme penali, che fa male al Paese. La gente non sa come muoversi soprattutto perché certi tribunali interpretano in un modo e altri in un altro. Allora, bisogna fare chiarezza.
  Inoltre, per quanto riguarda i deceduti, vorrei dire che non c'è un morto accertato per cannabis. Se avete altri dati, ce li dovete fornire. I dati sugli incidenti non riguardano la cannabis, ma il consumo di stupefacenti in generale, quindi sono inseriti tra dati relativi ad altre droghe «pesanti» (mi dispiace esprimermi in questo modo, ma è per farmi capire) e con sostanze alcoliche. Non ci sono dati ufficiali che parlano di morti in incidenti stradali esclusivamente per cannabis.
  Insomma, possiamo prendere qualunque altra sostanza, compresa la Nutella e dire che chi assume Nutella compie incidenti stradali, anche se poi era sotto effetto di altre sostanze stupefacenti...

  PRESIDENTE. Onorevole, se ha delle domande, la prego di farle. Concluda, per favore.

  VITTORIO FERRARESI. La mia è una richiesta di dati. Sono uno dei primi firmatari, quindi ci tengo. Chiedo, pertanto, che vengano portati dei dati seri sia sulle patologie che vengono allegate in questa sede sia sugli incidenti perché in tutti gli Stati dove è stata legalizzata, regolamentata o liberalizzata ci sono state diminuzioni dei consumi e dei furti e un aumento delle entrate e dei benefici per i malati.
  Voglio che mi si spieghi tutto questo puntualmente, con dati scientifici, altrimenti possiamo tranquillamente affermare che anche l'alcol dovrebbe essere messo al bando. La proporzionalità è la misura su cui vogliamo intervenire. Non diciamo che va tutto bene, per cui bisogna liberalizzare senza se e senza ma. Noi sosteniamo, invece, che è necessario regolamentare e prevedere normative precise per fare in modo che l'intervento, anche a livello penale, sia proporzionato rispetto alle sostanze.
  Del resto, l'alcol, che dal punto di vista dei pregiudizi, è molto più negativo, tossico e addirittura mortale della cannabis ha una normativa totalmente diversa rispetto a quella che abbiamo e che stiamo trattando.
  Detto questo, i dati sono molto importanti. Tuttavia, chi ritiene – come tutti gli interlocutori che abbiamo avuto – che, a livello di giustizia, forze dell'ordine, coltivatori, privati cittadini maggiorenni e malati, ci sia una necessità di un cambiamento di direzione per quanto riguarda questa sostanza, deve dire anche gli appunti che farebbe.
  Noi siamo ben lieti di recepire questi suggerimenti per modificare tutta la legge. Non c'è nessuna preclusione, a patto che se si vada avanti in questa direzione. Tutti gli interlocutori istituzionali, dai magistrati, ai poliziotti, ai cittadini privati e ai malati, chiedono – ripeto – un cambio di passo sulla legge in generale.
  Anch'io sono convinto che bisogna riformare il tutto, ma purtroppo dall'opposizione non possiamo fare miracoli. Già c'è un parapiglia riguardo alla cannabis, figuriamoci cosa potrebbe accadere se si vanno Pag. 25a toccare anche altre sostanze e dunque l'intera normativa. Ci vorrebbe un intervento del governo, ma ne abbiamo molta paura in questo senso. Speriamo, pertanto, che si intervenga almeno su questa materia.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Vorrei chiedere dei dati comparati, cioè che riguardano altri Paesi che hanno avviato un percorso di legalizzazione o liberalizzazione, in particolare per quanto riguarda i riscontri sulla popolazione, ovvero se il consumo è diminuito o aumentato, quindi se la politica di riduzione del danno è stata efficace o meno.
  Sono arrivato in ritardo, ma mi sembra che questi dati non siano stati portati durante le audizioni (mi corregga se sbaglio).
  Passo a un'altra questione. Dovremmo – almeno qui in Commissione – fare un lavoro molto importante non solo sulle evidenze scientifiche, ma anche sulle strade percorribili e praticabili. Mi spiego. Credo che la soluzione sia nel mezzo, quindi che una mediazione possibile si possa trovare a partire dall'approfondimento del contesto italiano, che è differente da quello spagnolo, anche se molto simile, come anche da quello statunitense, svizzero o olandese per culture profondamente differenti, ma a volte anche similari.
  Allora, mi interesserebbe molto che il dibattito venga direzionato su questo, possibilmente anche con l'influenza della presidenza, in maniera che si possano vagliare le strade percorse in altri contesti e valutare come potrebbero essere applicate da noi, considerando sia le evidenze scientifiche – per questo chiedevo dati comparati – sia un approfondimento per quanto riguarda gli aspetti economici e finanziari, quindi, sempre a seconda dei differenti contesti, che tipo di benefici e di ricadute socio-economiche ha portato la regolamentazione.
  Inoltre, vorrei dati chiari anche riguardo alla riduzione o all'aumento dei consumi, nonché alla criminalità. Nel contesto italiano abbiamo, infatti, un problema grave, in particolare nel Mezzogiorno, ma ormai diffuso in tutta Italia: lo spaccio della droga è in mano alla criminalità organizzata.
  In alcuni interventi, si è detto che con la legalizzazione o la liberalizzazione non si riduce il traffico nelle mani della criminalità, ma non credo che sia corretto, soprattutto se non supportato da dati che io e i miei colleghi possiamo leggere e approfondire.
  Per esempio, quello che è successo nell'Oregon ci può indirizzare, anche se lì non c'è la mafia. Il mercato illegale è sopravvissuto per un certo periodo, fino a che il pezzo è rimasto troppo alto rispetto al prezzo comune del mercato nero, quindi i distributori legali in Oregon hanno dovuto abbassare il prezzo per arrivare al prezzo del mercato nero, sottraendogli ulteriori porzioni.
  Ecco, vorrei questo tipo di approfondimenti, altrimenti il dibattito ventennale rimane del tutto ideologico e non diretto alla ricerca di una soluzione e di una mediazione di buonsenso che ci possa tirar fuori da una situazione insostenibile dal punto di vista economico, ma anche sociale, il che sarebbe veramente un peccato.

  PRESIDENTE. Abbiamo tempo fino alle 16.30 per portare a termine la nostra audizione, quindi avremo anche un certo spazio per le risposte.
  Se con ci sono altre domande da parte dei commissari, vorrei comunicare, raccogliendo alcune esigenze, la decisione, che attueremo insieme alla presidenza della Commissione giustizia, di chiedere agli uffici dei dati comparati sulla situazione in diversi Paesi, non solo sui processi, nonché al Ministero della salute. Infatti, esistono molte fonti, ma riteniamo sia opportuno che sia una fonte istituzionale a darci i dati di cui è stata fatta richiesta; questo perché si sente l'esigenza di capire, effettivamente, se i consumi sono aumentati o diminuiti, qual è la tossicità, come funziona il mercato illegale e così via.
  Inoltre, chiederemo per via scritta all'Associazione nazionale magistrati, alle Camere penali, alla procura antimafia e al primo presidente della Cassazione materiali tecnici, valutazioni e dati sull'applicazione delle norme esistenti e sulle conseguenze Pag. 26 e quindi le loro valutazioni sulle azioni che riterrebbero utili e opportune.
  Tutto questo sarà il materiale che ci arriverà in forma scritta e che sarà parte delle nostre valutazioni, proprio perché cerchiamo un approccio fattuale. Abbiamo ascoltato di possibili danni al cervello di bambini o di natura diversa, indipendentemente da quelli letali e così via. Abbiano sentito valutazioni legate a problemi di comportamenti e dipendenze culturali, quindi non in senso tecnico, ma comunque reali dal punto di vista, appunto, del comportamento. Dunque, vogliamo capire quali conseguenze si hanno sui comportamenti, sui numeri, ma anche sui mercati.
  Per questi motivi raccoglieremo questi materiali anche scritti da parte di autorità certe.
  Do ora la parola ai nostri auditi per una brevissima replica.

  RICCARDO DE FACCI, Vice presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA). Credo che si sia posto un problema che è anche un segnale. Infatti, avremmo uno strumento assolutamente adeguato a questo tipo di risposte, che è la relazione al Parlamento e che negli ultimi dieci anni ha, però, perso totalmente questo tipo di valore. Questi dati, che giustamente voi chiederete, dovrebbero far parte della relazione del Ministero della giustizia, del Ministero della salute e così via, al Parlamento, che era, appunto, a questo dedicata.
  Mi assumo, dunque, la responsabilità di dire che negli ultimi dieci anni è stata usata in maniera diversa. L'anno scorso era di 700 pagine che nessuno riuscirà a leggere perché è la raccolta di tutta la comunicazione che è arrivata al Parlamento, il che la rende eccessiva, visto che raccoglie tutti i dati di tutti i ministeri.
  Allora, in occasione di questa riflessione, credo che vada ricordata a un Dipartimento per le dipendenze, che dovrebbe curare la relazione al Parlamento, l'importanza di questi dati, dal momento che la relazione dovrebbe, appunto, contenere le tendenze italiane, i cambiamenti rispetto agli anni precedenti e anche il rapporto con l'Europa, che produce una relazione europea di 100 pagine proprio sulle tendenze.
  Dunque, alcuni di questi dati ci sono. Per quello che riguarda gli ultimi anni – rispondo all'onorevole Zaccagnini – in Paesi dove ci sono queste forme, come l'Olanda, non si registrano percentuali di consumo maggiore. Le percentuali di consumo nella popolazione giovanile e in quella adulta sono abbastanza simili in diversi Paesi dell'Europa.
  Il problema è il tipo di approccio vogliamo avere rispetto a sostanze diverse. Sono d'accordo sul ragionamento che va nella direzione di chiarire al meglio per chi si occupa di cura. Noi pensiamo che la cannabis vada trattata in maniera sempre più simile a sostanze potenzialmente pericolose come l'alcol, con un approccio di regolazione legale e non penale, se non rispetto a reati che sono il grande spaccio e altre situazioni di un certo tipo.
  Dico – altrimenti lo faremo per altri vent'anni – che vanno attivati percorsi di finanziamento di ricerca neutri e terzi in cui ragionare in maniera seria sui dati. Molto, infatti, dipende come li leggiamo. Non abbiamo nessun dato italiano, se non qualche pezzo (Perugia, Firenze e forse Verona). Non abbiamo da nessuna parte dei dati che riguardano l'incidentalità nella sua totalità.
  Si tratta di ricerche locali, ma non abbiamo – ripeto – nessun dato ufficiale, quindi ognuno può interpretarli come vuole. Posso dire, per esempio, che può essere l'alcol il dato maggiore, ma qualcuno mi può dire che, però, c'è anche la cannabis. Il ragionamento è che in questo modo si fa un uso strumentale di dati non uniformi e non terzi.
  Da ultimo, credo che vada trattato separatamente – questa è una responsabilità che diamo a voi perché noi abbiamo un approccio più da sistema – il ragionamento sulla cannabis terapeutica. È un ragionamento diverso, come abbiamo detto in tutti i modi.
  Un altro ragionamento ancora è che tipo di rapporto vogliamo avere con un fenomeno che ormai riguarda almeno un terzo dei giovani delle superiori e circa la Pag. 27metà dei giovani sotto i 25 anni – questi sono i dati europei; non li ha inventati nessuno; in Italia li dà regolarmente il CNR – e che non è più di salute, altrimenti avremmo i morti, ma potenzialmente di rischio. È, però, un fenomeno di natura soprattutto culturale e sociale, che per qualcuno può diventare di dannosità grave. Ecco, se si fa questo ragionamento rispetto alla legge, non si può pensare che l'attuale sistema dei servizi tratti queste tematiche nello stesso modo con cui ha trattato questioni profondamente diverse.
  Come membro della rete delle più grosse comunità terapeutiche italiane, adesso come adesso, mi rifiuto di accogliere persone che hanno solo un problema di cannabis. La dipendenza è un'altra cosa. È un ragionamento diverso, come anche la residenzialità. Per quello che noi riteniamo, la cannabis ha bisogno di un intervento ambulatoriale, moto contenuto e specifico.

  PIETRO FAUSTO D'EGIDIO, Presidente nazionale della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze. Per rispondere all'onorevole Pini, il Dipartimento delle politiche antidroga sta lavorando bene. Sotto la guida della dottoressa De Rose, in preparazione dell'Assemblea generale delle Nazioni unite, ha fatto sì che l'Italia sia stata l'unica nazione che, in un evento specificamente dedicato, abbia ascoltato tutte le organizzazioni non governative e tutti coloro che sono impegnati su questo tema nel nostro Paese.
  Tuttavia, il Dipartimento politiche antidroga, per funzionare bene, deve avere un referente politico, che non è stato ancora pienamente indicato dal governo, per cui è necessario farlo.
  Rispetto alla necessità di dati che è complessivamente emersa, l'articolo 131 della legge n. 309 indica espressamente un impegno del Governo, che si manifesta con una relazione al Parlamento da consegnare ogni anno intorno al mese di giugno. Negli ultimi due anni, però, si sono allungati i tempi.
  Quest'anno FEDERSERD ha proposto al Dipartimento politiche antidroga (come, peraltro, aveva fatto anche l'anno scorso) la costruzione all'interno dell'indice di un focus sulla cannabis, che verrà formalizzato entro l'8 giugno, quindi penso che avrete tutti gli elementi per intervenire, sollecitare o audire la dottoressa De Rose.
  Sarà, quindi, quello l'organo istituzionale per fornire i dati che dovranno essere certificati ed essere punto di riferimento per l'azione legislativa.

  ELENA TUMMEACCIO, Rappresentante dell'associazione «La-pianTiamo». Sono una guida turistica. Siamo, però, in un Paese in cui la mia generazione – nonostante io abbia 37 anni – è chiamata a fare cose diverse. Sono, quindi, anche responsabile di un ufficio amministrativo e mi occupo di diversi progetti di agricoltura.
  Questa premessa è per dire che le ricerche ci dicono che è una pianta millenaria, a cui sono stati dedicati anche regi decreti. Eravamo, infatti, obbligati a coltivarla. Peraltro, la regina Elisabetta ci si curava. L'obelisco nel centro della piazza di San Pietro è testimonianza che, proprio grazie alle corde di canapa, si siano potuti sollevare pesi importanti.
  Ora, intorno agli anni Trenta, l'uomo ha distinto quella pianta, a cui dobbiamo ritornare. Infatti, in Italia abbiamo perso le varietà. Eravamo i primi produttori. Ecco, allora, per me, è un discorso molto più ampio. C'è una divaricazione di leggi tra i livelli industriale, terapeutico, ludico e così via.
  Bisognerebbe evitare ipocrisie perché è chiaro che se bevo 10 bicchieri di vino a fine serata rischio di fare un incidente, provocando del male a qualcuno. Lo stesso è per la cannabis. Allora, dobbiamo superare queste ipocrisie ancora molto vive in questo secolo in cui abbiamo dimenticato una pianta millenaria.
  Se abbiamo viaggiato è stato grazie al lino, alla canapa e al legno; Leonardo dipingeva su tele di canapa, per non dire della Bibbia. Credo, allora, che ci sia un'ipocrisia e un bisogno di fare ricerca per capire fino a che punto la presenza di THC è dannosa.
  Invece, dagli anni Trenta in poi si è permesso grazie alla chimica di inquinare. Pag. 28Siamo quasi all'autodistruzione, allora forse è il caso di fare qualche passo indietro. Visto, dunque, che state legiferando sull'una e sull'altra, vi chiederei di essere più seri perché vedo ancora molta ipocrisia. Ecco, questa è la cosa che mi dispiace.
  In conclusione, vorrei aggiungere che per i malati è un'urgenza. È passato troppo tempo.

  GIORGIO DI LAURO, Vicepresidente e direttore dipartimento delle dipendenze patologiche Asl Napoli 2 nord, e rappresentante dell'Associazione italiana per la cura dipendenze patologiche (ACUDIPA). Vorrei chiarire un punto. Quella di cui parla la signora è una cosa diversa. La canapa comune non è la cannabis indica. La differenza è legata non solo alla concentrazione del THC all'interno, ma anche al modo di crescere della pianta.
  Io ho vissuto gli anni di cui diceva – sono più anzianotto – e ho giocato sui covoni di canapa comune. È una pianta diversa, che cresce e si alza oltre i 3,5 metri. Non c'entra con la cannabis indica da cui si possono estrarre i farmaci. Quella serve a fare le corde, ma la concentrazione di THC è davvero minima.

  PRESIDENTE. Ci siamo già occupati di questo. Abbiamo legiferato, chiarendo questa materia, alcuni mesi fa.

  ELISABETTA BERTOL, Professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze. Per quanto riguarda l'onorevole, l'articolo 186, di pari passo con l'articolo 187, ci dice che è vietato, quindi è reato, guidare sotto l'effetto dell'uno o dell'altra delle sostanze.

  DANIELE FARINA. Abbiamo cambiato. È «stato di alterazione», che è diverso. Si dice anche che deve essere attuale.

  ELISABETTA BERTOL, Professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze. Infatti, io che ho tutti articoli 186 e 187 nella mia zona, se non lo trovo nel sangue o al massimo nella saliva, finestra di osservazione, dopo 6-7 ore (attualità d'uso), dico che non è passibile del reato di cui all'articolo 187.

  DANIELE FARINA. È un omicidio stradale...

  ELISABETTA BERTOL, Professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze. Lo stato di alterazione si misura nel sangue o nella saliva. Lo stesso vale per l'alcol.
  La domanda precisa era per quale motivo altre sostanze non sono nell'articolo 187?

  GIUDITTA PINI. Lei ha riportato dei dati in cui la concentrazione della sostanza era fino a 60 volte quella usuale, come potrebbe essere per l'alcol puro. Tra l'altro, mi risulta che questo tipo di concentrazione si possa assumere tramite olio. Ciò detto, proprio perché c'è la criminalità organizzata e ci sono questi nuovi tipi di sostanza, non sarebbe meglio avere un controllo dello Stato sulla sostanza stessa? Dico questo anche perché i dati sulla tipologia normale di sostanza mostrano che non ha tutte quelle implicazioni.

  ELISABETTA BERTOL, Professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze. Ancora non mi è chiaro quello che vuole dire. Comunque, non ho detto che adesso abbiamo cannabis coltivate che arrivano fino al 60 per cento; ho detto 28-30 per cento. L'olio di hashish, invece, può contenere fino al 60 per cento.
  Questo, però, esula dal fatto di pensare che la cannabis non possa essere considerata una sostanza che – assieme ad altre anche legali come le benzodiazepine, per parlare dell'articolo 187, e l'alcol, per l'articolo 186 – provoca un'alterazione momentanea della performance alla guida (se vogliamo considerare la guida, ma vale anche per il porto d'armi o per i comportamenti in generale; la chiamo, infatti, «tossicità comportamentale»).
  Su questo sono perfettamente d'accordo. Lo Stato deve produrre, se la deve produrre legalmente, una cannabis con un tenore di tetraidrocannabinolo che sia costante, Pag. 29 ai limiti della non tossicità e che consenta, dal punto vista comportamentale, una buona performance in attitudini quotidiane, altrimenti è passibile di articoli 186, 187, ma anche di violazione dell'accordo Stato-regioni sui lavoratori a rischio di mansioni.
  Tuttavia, il controllo del principio attivo è difficilissimo. Ha ragione chi ha chiesto come fa il poliziotto quando sequestra a sapere quanto è il contenuto di principio attivo della cannabis. Per questo, è impossibile pensare a una legge che ponga un quantitativo perché dire 5 o 15 grammi non ha alcun senso. D'altra parte capisco la difficoltà di considerare un certo numero di milligrammi di tetraidrocannabinolo. È un problema, però, che ci dobbiamo porre.
  Riguardo ai dati degli incidenti, l'omicidio stradale è stato istituito da poco, ma il resto no. Ho i dati dal 1997 di tutte le sospensioni di patente per incidente e ribadisco che ho una 30-35 per cento di positività per cannabis.

  VITTORIO FERRARESI. Solo cannabis?

  ELISABETTA BERTOL, Professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze. No. In alcuni casi, cannabis e alcol; in altri solo cannabis; in altri ancora altre sostanze. Sono rarissime, ma solitamente si tratta di cocaina, quando c'è un'altra sostanza.

  PIETRO FAUSTO D'EGIDIO, Presidente nazionale della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (FEDERSERD). Positività dove?

  ELISABETTA BERTOL, Professoressa di tossicologia forense presso l'Università di Firenze. Per la sospensione patente di cui all'articolo 119 c'è solo da considerare il fatto di non usare la sostanza. Invece, per incriminare – si tratta di reato, quindi articolo 186 per l'alcol e articolo 187 per le sostanze – vale soltanto sangue e saliva. Peraltro, non sono neanche d'accordo su questo perché l'attualità d'uso si vede soprattutto nel sangue.
  A ogni modo, i dati poi dopo devono andare in commissione patenti, dove si fa urina, capelli e così via. Io ho persone che vengono anche per dieci anni.

  ANDREA TRISCIUOGLIO, Segretario dell'Associazione «La-pianTiamo». Sentivo parlare del Dipartimento politiche antidroga, quindi concludo con una battuta. Quando eravamo bambini facevamo il gioco della battaglia navale, dicendo «colpito», «colpito», «colpito» e infine «affondato». Ebbene, è quello che abbiamo fatto con le precedenti esperienze di Serpelloni o Giovanardi. Oggi, per fortuna, i protezionisti possono andare a casa. Ho sentito veramente troppe eresie, anche in quest'aula.

  ELENA TUMMEACCIO, Rappresentante dell'associazione «La-pianTiamo». Come hanno fatto a banalizzare le varietà? Una risposta andava data...

  PRESIDENTE. Io non tolgo mai la parola a nessuno. Ci sono delle modalità che accompagnano questo tipo di incontri in Parlamento. In Aula noi non possiamo prendere la parola, se non ci viene data dalla Presidenza; se interloquiamo tra di noi, la Presidenza ci invita a non farlo. Lo stesso vale in questa occasione.
  Abbiamo avuto tutti la possibilità di esporre la nostra opinione e di replicare. Sicuramente resta in ciascuno di noi il desiderio di chiarire o di riaffermare qualcosa a qualcun altro. Adesso, a livello privato, può restare a parlare con chi vuole.
  Nel ringraziare nuovamente i nostri auditi, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.35.

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