XVII Legislatura

II Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Martedì 22 ottobre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 

Audizione del prefetto Angelo Sinesio, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie, sulle tematiche oggetto del messaggio del Presidente della Repubblica trasmesso alle Camere il 7 ottobre 2013 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 
Bonafede Alfonso (M5S)  ... 3 
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 4 
Bonafede Alfonso (M5S)  ... 4 
Ferranti Donatella , Presidente ... 4 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 4 
Ferranti Donatella , Presidente ... 8 
Molteni Nicola (LNA)  ... 8 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 8 
Molteni Nicola (LNA)  ... 8 
Ferranti Donatella , Presidente ... 9 
Businarolo Francesca (M5S)  ... 9 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 9 
Businarolo Francesca (M5S)  ... 9 
Ferranti Donatella , Presidente ... 9 
Businarolo Francesca (M5S)  ... 9 
Piepoli Gaetano (SCpI)  ... 9 
Colletti Andrea (M5S)  ... 9 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 9 
Colletti Andrea (M5S)  ... 10 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 10 
Colletti Andrea (M5S)  ... 10 
Ferranti Donatella , Presidente ... 10 
Colletti Andrea (M5S)  ... 10 
Bazoli Alfredo (PD)  ... 10 
Morani Alessia (PD)  ... 10 
Amoddio Sofia (PD)  ... 11 
Ferranti Donatella , Presidente ... 11 
Bonafede Alfonso (M5S)  ... 11 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 11 
Ferranti Donatella , Presidente ... 11 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 11 
Molteni Nicola (LNA)  ... 12 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 12 
Molteni Nicola (LNA)  ... 12 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 12 
Ferranti Donatella , Presidente ... 12 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 12 
Colletti Andrea (M5S)  ... 14 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 14 
Colletti Andrea (M5S)  ... 14 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 14 
Ferranti Donatella , Presidente ... 14 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 14 
Ferranti Donatella , Presidente ... 14 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 14 
Molteni Nicola (LNA)  ... 14 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 14 
Molteni Nicola (LNA)  ... 14 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 14 
Ferranti Donatella , Presidente ... 15 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 15 
Vazio Franco (PD)  ... 15 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 15 
Colletti Andrea (M5S)  ... 17 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 17 
Businarolo Francesca (M5S)  ... 17 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 17 
Ferranti Donatella , Presidente ... 17 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 18 
Ferranti Donatella , Presidente ... 18 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 18 
Ferranti Donatella , Presidente ... 18 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 18 
Colletti Andrea (M5S)  ... 18 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 18 
Colletti Andrea (M5S)  ... 18 
Sinesio Angelo , Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ... 18 
Ferranti Donatella , Presidente ... 19

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DONATELLA FERRANTI

  La seduta comincia alle 13.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del prefetto Angelo Sinesio, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie, sulle tematiche oggetto del messaggio del Presidente della Repubblica trasmesso alle Camere il 7 ottobre 2013.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del prefetto Angelo Sinesio, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie, sulle tematiche oggetto del messaggio del Presidente della Repubblica trasmesso alle Camere il 7 ottobre 2013.
  Scusate il piccolo ritardo, non dovuto a dimenticanza, ma abbiamo ricevuto la visita della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa in merito alla proposta di legge sulla diffamazione a mezzo stampa.
  Ringrazio il prefetto Sinesio per la sua presenza. L'audizione odierna si colloca nell'ambito dell'indagine conoscitiva in relazione all'approfondimento delle tematiche oggetto del messaggio del Presidente della Repubblica del 7 ottobre 2013. In particolar modo, tra le tematiche ivi segnalate come meritevoli di approfondimento in relazione al problema del sovraffollamento carcerario, vi è quella strettamente attinente alle competenze del prefetto e concernente l'edilizia carceraria.
  Siamo qui per avere notizie certe e proiezioni reali sulla situazione. La ringraziamo dunque per la disponibilità, anche a breve, che ci ha dato.
  Do la parola all'onorevole Bonafede che ha chiesto d'intervenire sull'ordine dei lavori.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie presidente, dal momento che il prefetto è già stato audìto presso la Commissione giustizia del Senato, per una volta cerchiamo di rendere il bicameralismo un istituto utile. Ci eravamo anche informati per sapere se fosse già stata depositata la relazione, ma fino a pochi minuti fa abbiamo ricevuto una risposta negativa. Se la relazione fosse identica a quella illustrata al Senato – come probabilmente sarà, visto che in cinque giorni non è successo molto, o quasi – chiederei, se possibile, di riassumerla per brevi punti sintetici, dando per scontato che l'abbiamo letta, onde concedere poi spazio alle domande.
  Avanzo questa richiesta perché ci è stato riferito che al Senato sono state poste delle domande alle quali il prefetto non ha però avuto la possibilità di rispondere, dal momento che era rimasto pochissimo tempo a disposizione. Ritengo che potremmo quindi sfruttare l'odierna audizione nel modo che ho suggerito.

  PRESIDENTE. Vi comunico che la nostra segreteria ha già preparato le copie Pag. 4della relazione, che è dunque disponibile e verrà adesso distribuita, offrendo così una traccia più facile da seguire. Se non vi sono obiezioni rispetto alla proposta da lei avanzata, non ho alcun problema ad accogliere la sua richiesta.
  Signor prefetto, siccome i nostri tempi sono compressi dai lavori dell'Assemblea, che prevedono votazioni a partire dalle ore 14.30, vorremmo approfittare al meglio della sua disponibilità rimettendo alla sua valutazione le modalità in base alle quali impostare l'audizione, fermo restando che saranno successivamente poste dai colleghi alcune domande.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Ringrazio per questa opportunità che mi date, in quanto corrisponde esattamente a ciò che intendevo proporvi. Atteso che la relazione è molto simile, seppure aggiornata con i dati relativi a due contratti che abbiamo stipulato in questa settimana, assumendola come dato rispetto ai posti previsti e a tutta l'attività svolta, che tra l'altro è compendiata in un sito costantemente aggiornato, era mia intenzione proporvi di procedere direttamente con le domande per non ripetere l'esperienza del Senato.
  Potrei fare una sintesi iniziale, ma dopo dovremo entrare nel merito dei singoli interventi. Il dato più interessante è comunque il numero dei posti consegnati l'anno scorso e quest'anno.

  ALFONSO BONAFEDE. Chiedo scusa, stiamo concordando le modalità di lavoro e credo che siamo tutti d'accordo.

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, non è che possiamo concordare in questa maniera. Alcuni deputati magari si sono già preparati sul testo del Senato, altri invece vorrebbero ascoltare la relazione. Propongo pertanto di seguire una via di mezzo, nel senso di individuare i punti essenziali della relazione, per poi dare spazio al dibattito. Essendo le 13.50, inviterei il prefetto a procedere per circa 10 minuti con l'illustrazione, per poi passare alle domande.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Partiamo da un dato: nel 2010 fu nominato un Commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, a fronte di una dichiarazione di emergenza relativa ad una situazione di sovraffollamento, che tuttora esiste, negli istituti penitenziari italiani.
  All'atto del commissariamento, la competenza a realizzare istituti penitenziari era frazionata tra diversi ministeri, segnatamente il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero della giustizia. Mediamente, la realizzazione di un istituto penitenziario – non mi riferisco qui a quella di un nuovo padiglione – richiedeva dai sette ai dieci anni, con ipotesi anche di abbandono di istituti non completati.
  Nel 2010 è stato nominato come Commissario delegato e straordinario per l'edilizia penitenziaria il presidente Ionta. Fino al gennaio 2012 la figura del Commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, quella del Commissario delegato per l'edilizia penitenziaria e quella del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) coincidevano.
  Sostanzialmente ciò ha portato a far confluire nella figura del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria una cassa e una competenza. È stato varato un piano di interventi – il cosiddetto «piano carceri» – finanziato originariamente con oltre 600 milioni di euro e successivamente sottoposto a tagli in riduzione che, in definitiva, hanno portato la cassa attuale a circa 468 milioni di euro.
  I vari interventi previsti dal «piano carceri» si strutturavano in nuovi istituti penitenziari, nuovi padiglioni penitenziari, recupero di istituti esistenti attraverso interventi di ristrutturazione e completamento di padiglioni già avviati dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
  Questo era il panorama degli interventi quando mi sono insediato come Commissario. Devo ora spendere due minuti perché mi interessa trasmettervi il seguente concetto: personalmente non mi piacciono Pag. 5le situazioni straordinarie, dunque per cercare di rendere proficua quest'esperienza ho cercato di capire quali erano le criticità che hanno portato all'emergenza già nel 2010. Fino al 2011 tutto era gestito dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per quanto riguardava il «piano carceri», e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per quanto riguardava, in generale, i nuovi istituti programmati dallo Stato.
  Fino al 2004 era in funzione un comitato paritetico tra il Ministero della giustizia e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che doveva decidere la distribuzione degli istituti penitenziari sul territorio. Il comitato, pur non essendo venuto meno, non è stato più riunito dal 2004, quindi tutta l'attività di programmazione che è stata proposta dal 2004 in poi è risultata sostanzialmente slegata rispetto a un'ipotesi di dislocazione e di realizzazione degli istituti sul territorio.
  In sostanza la realizzazione degli istituti penitenziari era svincolata da decisioni congiunte, per cui abbiamo assistito a un'iperproduzione di istituti in regioni dove la «produzione» degli istituti stessi è minima. Il caso più significativo è quello della Sardegna, dove abbiamo un numero di detenuti sardi di molto inferiore rispetto al numero di posti detentivi realizzati. Ciò nasceva proprio dalla mancata comunicazione rispetto a una programmazione che non esisteva.
  Tornando a noi, per rendere utile questo tipo di esperienza abbiamo cercato di valutare quali fossero, oltre alla divisione di competenze, le criticità in ordine alla realizzazione dei posti. Mi riallaccio alla sentenza «Torreggiani» della Corte europea dei diritti dell'uomo, con la quale la CEDU ci ha condannato, sospendendo la condanna in attesa degli interventi strutturali che l'amministrazione sta realizzando, perché abbiamo un numero x di persone – che in questo momento non è quantificabile con certezza, ma è comunque superiore alle 20 mila unità – in condizioni di trattamento definite dalla stessa Corte europea dei diritti dell'uomo «inumane».
  Nella medesima sentenza la Corte, oltre a considerare «tortura» lo spazio angusto al di sotto dei tre metri quadrati, detta una serie di parametri ulteriori, da tre a quattro metri quadrati che, se non soddisfatti, integrerebbero ugualmente il trattamento inumano. Se un detenuto sta in uno spazio da tre a quattro metri quadrati pro capite, ma non ha l'aria adeguata, non ha la possibilità di uscire dalla cella un numero x di ore, non dispone di un servizio igienico che possa essere igienicamente individuabile come tale, oppure non ha una sala colloqui senza le barriere, possiamo essere sanzionati definitivamente.
  Tutto ciò comporta per noi la necessità di attuare una serie di integrazioni e di miglioramenti all'interno degli istituti penitenziari esistenti, che possano mettere al centro la figura del detenuto e quella della polizia penitenziaria. Infatti, il front office del detenuto è la polizia penitenziaria.
  Gli interventi nell'ambito del «piano carceri» dovevano essere necessariamente indirizzati verso questa tipologia progettuale, perché l'edilizia penitenziaria è strategica in funzione della possibilità di realizzare quello che ci impone la Costituzione, ossia finalizzare la pena alla rieducazione, ai sensi dell'articolo 27, terzo comma, della stessa.
  A questo proposito c’è un'altra criticità. Nel momento in cui ho assunto questo tipo di responsabilità, la criticità stava nella realizzazione, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di istituti indistintamente consegnati come carceri, mentre noi sappiamo che la tipologia dei detenuti varia in base alla macrocategoria (donne o uomini), al regime a cui è sottoposto il detenuto (articolo 41-bis, alta sicurezza, media sicurezza, codice verde, ossia bassa sicurezza) e al suo stato (detenuti definitivi o in attesa di giudizio).
  La situazione che abbiamo trovato – tranne alcune eccezioni, perchè è chiaro che in Italia abbiamo delle isole felici, che non costituiscono però la generalità – era quella di contenitori che abbiamo definito «opifici industriali di delinquenza». Infatti, laddove c’è la promiscuità – mettendo assieme tossicodipendenti e detenuti Pag. 6ad alta pericolosità, giovani adulti e soggetti «incalliti» – si creano i presupposti per la recidiva.
  Il dato sulla recidiva mostra esattamente questo: il detenuto «trattato», che possa essere utilizzato dentro o fuori l'istituto, ha una recidiva del 13 per cento, mentre il detenuto «non trattato» ha una recidiva che si colloca oltre l'80 per cento.
  Tenendo conto che un detenuto costa allo Stato circa 130 euro al giorno e che, se non è recidivo, ha un impatto sulla società in termini di pericolosità assolutamente diverso, è chiaro che l'edilizia penitenziaria diventa strategica in ordine alla possibilità di attuare un modello che, pensato e strategicamente distribuito sul territorio in ordine alla tipologia di detenuti, può determinare, di ritorno, un risultato positivo in termini di recupero del detenuto, di attività della polizia penitenziaria, di sicurezza e di risparmio. Se l'edilizia penitenziaria non è pensata in questi termini, abbiamo fallito la nostra missione.
  Come può essere utile il Commissario ? Il Commissario può essere utile laddove può attuare delle procedure e quindi, da un lato, avviare dei percorsi trasparenti e visibili a tutti e, dall'altro, indirizzare una progettualità degli spazi e degli istituti che sia confacente a questi canoni.
  Torniamo alle procedure. Vi prometto che tra tre minuti ho concluso, ma credo che sia un presupposto necessario per la discussione. Abbiamo detto che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti progettava in maniera avulsa dal Ministero della giustizia, perché la commissione paritetica non si riuniva. Abbiamo dunque istituti che vengono consegnati in blocco, così come sono.
  Chiaramente, nel momento in cui si progettano gli istituti, si immagina di utilizzarli per la peggiore detenzione, ossia con la migliore sicurezza possibile. Questo comporta dei costi. Abbiamo istituti che sono sostanzialmente delle fortezze, dove deteniamo detenuti a bassa pericolosità, perché sono quelli disponibili.
  Abbiamo fatto uno studio su questo. Il risparmio in termini economici di un istituto aperto rispetto a un istituto ad alta sicurezza, che ordinariamente viene consegnato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, solo per quanto riguarda quelle che chiamo le «ferraglie», cioè blindature, sbarre, serrature di sicurezza, telecomandi e automatismi, è del 30 per cento.
  L'ultimo istituto che è stato completato e che consegneremo è finito dentro il «piano carceri», anche se non l'abbiamo fatto noi, lo abbiamo solo completato – è quello di Cagliari, che credo sia costato circa 160 milioni di euro. Il 30 per cento di questa cifra sono tanti soldi, anche in relazione ai costi sostenibili rispetto all'attività dell'edilizia penitenziaria. Mediamente, gli istituti realizzati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti durano dieci anni quando va bene, ed hanno un costo per singolo detenuto, e quindi per singolo posto cella, di circa 235 mila euro.
  Questo è un paradosso per tre ordini di ragioni. Innanzitutto, quando si opera per competenza e non per cassa purtroppo i lavori si dilatano. I tempi si allungano perché spesso il finanziamento non arriva per tempo, le ditte vanno in crisi e c’è una sospensione dei lavori, che poi magari riprendono. Nel frattempo, però, gli impianti possono andare in malora. C’è dunque tutta una serie di criticità legate alla competenza e non alla cassa che costringe spesso le imprese a fermarsi o la direzione dei lavori a bloccare i lavori e quindi a dilatare nel tempo la loro realizzazione.
  La seconda criticità concerne il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in ordine alle realizzazioni. Il DAP dal 2001 al 2011 ha avuto 1 miliardo e 100 mila euro di finanziamenti per ristrutturazione e realizzazione di nuovi padiglioni.
  Il Dipartimento non aveva la competenza per costruire nuovi istituti, ma solo quella di realizzare in emergenza interventi all'interno di nuove strutture penitenziarie che potessero aumentarne la capienza. Questo comportava due criticità.
  La prima criticità è data dalla diminuzione dello spazio interno degli istituti esistenti. Infatti, collocando dentro un istituto già esistente un nuovo padiglione, si Pag. 7sottraeva sia lo spazio esterno per eventuali attività dei detenuti sia lo spazio interno. Su 22 istituti progettati, almeno 18 non avevano al loro interno spazi per il trattamento. Si realizzava quindi un ennesimo contenitore da calare all'interno di un istituto.
  In merito a queste procedure l'attività del Dipartimento non prevedeva l'evidenza pubblica, ma esclusivamente una rotazione con gare ad inviti nei confronti di aziende abilitate, che se servivano in relazione a una tipologia d'urgenza alla quale si doveva provvedere, non facevano crescere la concorrenza e quindi non permettevano di migliorare il prodotto.
  Infatti, tra le cose che sto facendo come Commissario straordinario, c’è anche uno studio sui costi. In ordine alla possibilità di fare gare, blocchiamo il costo del lavoro come costo non soggetto a ribasso, esattamente come gli oneri per la sicurezza. Ciò significa che se un istituto costa 10 milioni di euro, avendo 40 gare in corso e avendo la possibilità di censire – poi, se volete, vi illustrerò il sistema di censimento, che è anch'esso un prodotto che abbiamo realizzato sostanzialmente in house –, siamo in condizione di determinare, per tipologia di lavoro e per singolo lavoratore, quanto una persona ha lavorato là dentro.
  Questo ci serve innanzitutto per fare il censimento e quindi per bandire delle gare dove non si va a ribasso sul costo del lavoro. In secondo luogo, ci serve come protocollo «antimafia». Infatti, censire i mezzi all'interno di un cantiere ci serve non solo per operare le verifiche su chi ci entra e chi ne esce, e quindi capire se quelle aziende sono correlate ad ambienti malavitosi, ma anche per prevenire certe ipotesi estortive che, pur non essendo molto pubblicizzate, di fatto sono comuni.
  Se io voglio fare un'estorsione a un imprenditore che sta lavorando dentro un padiglione, anziché chiedergli soldi prendo un escavatore, lo piazzo dentro il cantiere e lo tengo lì per tutta la durata dei lavori. La presenza di un mezzo di movimentazione terra all'interno di un cantiere non dà nell'occhio, ma censendo il tipo di lavorazione per processo, e sapendo che gli scavi devono durare un certo periodo ben determinato, se vedo l'escavatore ancora dentro capirò che è in atto un'estorsione. È il pagamento di un'estorsione, sebbene con regolare fattura.
  Su tutti questi fenomeni noi cerchiamo di intervenire attraverso un protocollo che abbiamo stipulato e varato insieme al Ministero dell'interno, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, che prevede un controllo del tipo Telepass, senza alcun costo aggiuntivo. È un controllo che facciamo sulle tessere sanitarie dei dipendenti e sulle targhe dei mezzi. Quindi, per l'azienda che opera e per l'amministrazione non c’è nessun costo aggiuntivo, in quanto tutto rientra nei costi per la sicurezza del quadro economico degli appalti.
  Tornando a noi, il sistema che prevedeva una tipologia di realizzazione e quindi di aggiudicazione ristretta non dava quelle garanzie di apertura del mercato necessarie ad ottenere una maggiore trasparenza; se cercate un atto di aggiudicazione fatto dal Dipartimento, non ne troverete neanche uno.
  L'altro giorno si rimproverava al Ministro che sul sito non era pubblicato il nostro rendiconto, che viene impropriamente chiamato «bilancio». Infatti, noi abbiamo solo partite in uscita e un'unica partita in entrata, che è il finanziamento di cassa come Commissario straordinario, in regime di contabilità speciale. Noi abbiamo quindi un obbligo di rendicontazione, per cui entro il 28 febbraio dell'esercizio successivo dobbiamo presentare al Tesoro, per la sua approvazione, il rendiconto, che è una cosa diversa dalla relazione che presentiamo alla Corte dei conti, che dovevamo già presentare al Ministero della giustizia e a quello delle infrastrutture e dei trasporti, e che da agosto dovremmo presentare anche alle Commissioni.
  Il nostro rendiconto fino al 31 dicembre 2012 era vistato preventivamente dalla Corte dei Conti. Tutti gli atti, compreso l'acquisto di una penna, erano preventivamente vistati dalla Corte dei conti. Abbiamo trasmesso il nostro rendiconto del Pag. 82012 il 7 febbraio del 2013, tenuto conto che era nostro obbligo presentarlo entro il 28 febbraio. Chi avesse avuto la pazienza di farlo avrebbe in ogni caso trovato ogni singolo atto in copia PDF all'interno del sito, con indicazione delle spese. Vi lascio comunque copia di questo documento, dove nella parte relativa ai grafici e alle sintesi troverete tutti gli atti adottati; per ogni atto che vedete nel documento, troverete un PDF sul sito.
  Tornando al rendiconto, sul quale è stato chiesto al Ministro di dare risposte, noi lo abbiamo presentato il 7 febbraio 2012. Vi lascio anche una copia del provvedimento, perché mi piace parlare carte alla mano. Il provvedimento è tornato il 21 ottobre, cioè ieri, vidimato in data 7 ottobre 2013 dal Tesoro. Ce lo hanno dato solo perché siamo andati noi a ritirarlo, e già da ieri è stato pubblicato sul sito. Il timbro del Tesoro è qui. Lo lascio agli atti della Commissione. Questo è il numero di protocollo. Il visto era stato apposto il 7 ottobre 2013, quindi mancava solo perché non era tornato. Ripeto che, in ogni caso, gli atti erano tutti soggetti al controllo preventivo della Corte dei conti. È tutto pubblicato. Troverete tutti gli atti all'interno.
  In linea di principio vi posso dire che il «piano carceri», in base alle previsioni di consegna, ha consentito di consegnare 750 posti nel 2012. Al 31 dicembre 2013 saranno 3.962 posti, nel 2014 saranno 2.060, nel 2015 saranno 2.452 e nel 2016 saranno consegnati gli ultimi 3.100, che attengono agli interventi inseriti nel piano rimodulato nel luglio di quest'anno.
  Questi sono tutti interventi in programmazione, alcuni dei quali sono già stati avviati a livello di accordi con le regioni e a livello di progettazione di massima. Addirittura, per un intervento abbiamo già siglato l'intesa con un sindaco.
  Questi sono gli step del «piano carceri» che – tengo a ripeterlo – è stato varato su un piano di esigenzialità fatto dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e su un piano già avviato dal DAP medesimo relativo a 22 padiglioni, di cui 17 sono finiti dentro il «piano carceri». Questo è il quadro.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Oltre a questi ulteriori chiarimenti che ha voluto dare, vedo che anche la relazione è molto dettagliata e sufficientemente chiara.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, presidente. Ho due domande generiche e due specifiche. Il «piano carceri» del 2010 era di 675 milioni di euro; oggi ci viene detto che è di 478 milioni di euro. Ho una domanda stupida e banale: perché si è passati da quest'importo all'altro ? La domanda consequenziale è: dove sono finiti i 200 milioni di euro di differenza e perché ? È un terzo in meno rispetto allo stanziamento iniziale. Per noi è una cifra assolutamente consistente anche perché, se non ho letto male, con i 478 milioni di euro garantite gli stessi posti inizialmente previsti.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Ne garantiamo di più.

  NICOLA MOLTENI. Di conseguenza, con altri 200 milioni di euro si potrebbero garantire altri posti.
  Per una forza politica come la nostra, assolutamente contraria a qualunque forma di provvedimento di clemenza, costruire nuove carceri o ristrutturare quelle già esistenti sarebbe fondamentale.
  Si dice che ci sono quaranta carceri fantasma. Mi riferisco a carceri fatiscenti e in disuso, che sono state create, costruite, inaugurate ma mai utilizzate o utilizzate solo parzialmente. Le chiedo se queste quaranta carceri rientrano o meno nel «piano carceri» e per quale ragione, qualora non vi rientrino, è stato stimato quanto servirebbe per rimetterle a norma e per poterle utilizzare. Sono quaranta carceri in più che potrebbero essere utili alla causa.Pag. 9
  Proprio oggi ho ricevuto della documentazione dal consiglio regionale della Liguria con riferimento al carcere di Marassi. Qualche settimana fa il Ministro Cancellieri si era impegnata con il presidente Burlando a trovare una soluzione alternativa rispetto al carcere nelle città. È una questione che riguarda Marassi ma anche tante altre carceri. Vorrei chiederle di dirci cortesemente cosa è possibile fare.
  L'altra domanda specifica riguarda il carcere di Como, città da cui provengo. Negli anni Novanta è stata costruita accanto al carcere di Como un'aula bunker per celebrare un processo denominato «I fiori della notte di San Vito». L'aula bunker, adibita con delle carceri e delle celle, è stata utilizzata esclusivamente per quel processo ed il suo costo complessivo è stato di 10 miliardi di euro. Sono vent'anni che quella struttura è totalmente abbandonata e in disuso, mentre il carcere di Como soffre di sovraffollamento. Più volte è stato chiesto al Ministero di poter intervenire per recuperare quella struttura, anche ai fini di una detenzione attenuata. Colgo dunque l'occasione per sottoporle il caso per un'eventuale verifica utile alla causa.

  PRESIDENTE. Invito i colleghi a rivolgere domande sintetiche, senza commenti.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Sarò molto veloce. Innanzitutto ringrazio il prefetto per essere venuto. Il prefetto dice che c’è un rendiconto sul sito. Noi lo stiamo guardando ma è un po’ troppo sommario: chiediamo quindi che venga pubblicato e ci venga consegnato al più presto un bilancio più dettagliato.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. A questo le rispondo subito. Ho già detto che sul sito troverà ogni singolo atto. Il rendiconto è quello. Ogni singolo atto, con la spesa e il PDF del contratto, è già nel sito.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Sì, lo vedo, però non è dettagliato. Sarebbe meglio che fosse più dettagliato. Non voglio entrare in polemica, sto facendo solo una richiesta.

  PRESIDENTE. Magari i chiarimenti su come si utilizza il sito li diamo dopo. Adesso facciamo le domande.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Non ho parlato del sito, ho detto solo che il rendiconto è poco dettagliato.
  Siccome non abbiamo trovato tante informazioni, quella odierna è un'occasione buona anche per conoscerla e sapere quali sono le sue esperienze nel settore dell'amministrazione penitenziaria. Ci interesserebbe conoscere le sue competenze e la sua esperienza lavorativa.
  Ho inoltre una domanda un po’ particolare. Abbiamo letto le relazioni che lei aveva già reso in passato al Parlamento, in cui dichiarava che c’è un padiglione a Livorno che risultava già consegnato. Abbiamo fatto delle verifiche e non risulta consegnato. Vorrei dei chiarimenti su tale punto.

  GAETANO PIEPOLI. Io vorrei avere qualche dettaglio sui programmi per quanto riguarda l'emergenza carceraria in Puglia.

  ANDREA COLLETTI. Noi abbiamo parlato anche con l'ex Commissario Ionta, che ci ha spiegato che lui effettuava gare con procedure ad evidenza pubblica con bandi europei. Per caso lei ha effettuato delle gare diverse da quelle con procedure ad evidenza pubblica, ad esempio secretate, in determinati settori ? Se le ha effettuate, quali sono ?
  Abbiamo visto che era già stato nominato a suo tempo l'ingegner Trainiti come soggetto attuatore responsabile unico del procedimento (RUP). In realtà l'ingegnere già lavorava per il Consorzio autostrade siciliane (CAS). Lui proveniva da Catania, dove era direttore generale, ed è stato tolto da Crocetta.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Non è assolutamente vero.

Pag. 10

  ANDREA COLLETTI. A noi risulta così, ma non è un problema. Comunque il fatto è che è stato dato un incarico a tempo praticamente indeterminato come responsabile unico del procedimento, secondo noi in dispregio della normativa sugli incarichi extraistituzionali. Ciò è particolarmente rilevante perché parliamo del responsabile unico del procedimento, che è praticamente un doppio incarico.
  In una sua intervista a Il fatto quotidiano lei ha dichiarato che era suo intendimento riaprire eventualmente il carcere di Pianosa.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Non è mio intendimento. È scritto nel «piano carceri».

  ANDREA COLLETTI. Parlava anche di riaprire le carceri più antiche, quelle borboniche o site nel centro delle città. Per poter riaprire il carcere di Pianosa bisognerebbe prima modificare la legge, stante la sussistenza di notevoli problemi per la sua riapertura, tra vincoli regionali e vincoli disposti dall'ente parco.
  Soprattutto, lei ha espresso l'intendimento di vendere le vecchie carceri, come San Vittore, Piazza Lanza a Catania e Regina Coeli.

  PRESIDENTE. Onorevole, la prego di fare domande e non commenti, perché non abbiamo tempo.

  ANDREA COLLETTI. Io posso anche sbagliare, ma questo è un fatto. Siccome abbiamo approvato un ordine del giorno alla Camera relativamente a queste carceri, come mai ha fatto affermazioni contrarie all'orientamento del Parlamento in merito ad intendimenti in materia di vendite ?

  ALFREDO BAZOLI. Vengo dalla città di Brescia, che credo si collochi in cima alla classifica delle carceri più sovraffollate e in condizioni disastrate. Purtroppo Brescia non è tra le città che hanno a breve la possibilità di usufruire di questo «piano carceri», le quali saranno pertanto destinatarie delle relative risorse. Tuttavia Brescia, come tante altre città, ha molte caserme dismesse.
  Siccome si è ventilata l'ipotesi di utilizzare anche le caserme – non so se come soluzione definitiva o temporanea – per cercare di tamponare l'emergenza, mi chiedo se è un'ipotesi percorribile che avete preso in considerazione e che può garantire risultati in tempi più brevi rispetto alla costruzione di un nuovo carcere. Le chiedo cioè se si può fare affidamento anche su questa prospettiva.

  ALESSIA MORANI. Io ho delle domande che attengono agli spazi di socializzazione nel carcere e al lavoro dei detenuti. In quanti e quali istituti penitenziari si pratica il lavoro esterno ? Quale risultato produce il lavoro esterno in termini di riabilitazione e di risocializzazione del detenuto ?
  Vorrei inoltre avere un report sull'effettività degli spazi di socializzazione all'interno delle carceri. Ci risulta infatti che spesso gli spazi di socializzazione chiusi, non quelli aperti, purtroppo sono occupati da altre attività: questo è un problema molto rilevante. Per chi come noi è convinto che il carcere non debba essere semplicemente un'afflizione, ma soprattutto una riabilitazione, quelli sono spazi importanti.
  Tra l'altro, io vengo da una settimana molto difficile perché purtroppo nel carcere di Villa Fastiggi di Pesaro si è suicidato un detenuto anche la scorsa settimana. Ci sono stati disordini dentro al carcere, con scioperi della fame ed incendi di coperte e lenzuola, e venerdì incontrerò la direttrice. Vedo tuttavia che per le Marche è previsto solamente il carcere di Montacuto: vorrei capire, magari anche con un'interlocuzione personale, che tipo di piano c’è per la mia regione.
  Infine vorrei sapere se quest'incomunicabilità di cui ha parlato prima tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, amministrazione penitenziaria e Ministero della giustizia perdura o si è risolta.

Pag. 11

  SOFIA AMODDIO. Innanzitutto, ringrazio il prefetto. Farò una domanda brevissima, proprio perché abbiamo la possibilità di attingere alla fonte diretta: vorrei avere notizie sul padiglione da aprire nel carcere di Cavadonna a Siracusa, che è già ultimato. Cortesemente, vorrei avere altresì notizie in ordine a un carcere che funziona molto bene, grazie alla presenza attiva di un direttore che si spende molto per iniziative in favore dei detenuti: il carcere di Brucoli ad Augusta, che si trova veramente in condizioni molto fatiscenti e di grande difficoltà per i detenuti.

  PRESIDENTE. Do la parola al prefetto per la replica.

  ALFONSO BONAFEDE. Le chiedo, se è possibile, di dare priorità alle domande a carattere nazionale.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Il taglio da 675 a 478 milioni di euro è dovuto a una delibera CIPE: dovevano tagliare da qualche parte e hanno tagliato sulle carceri. Io non c'ero, il taglio è stato fatto due anni prima che io arrivassi, alla fine del 2010, mentre io sono arrivato nel gennaio del 2012.
  Per quanto riguarda le quaranta carceri, che in realtà sono trentotto, si tratta di istituti mandamentali dismessi. Le carcere mandamentali erano degli istituti che, per loro concezione, dovevano ospitare all'interno detenuti in attesa di giudizio oppure detenuti che avevano una sentenza di condanna non superiore ad un anno. Con una legge dello Stato del 1998 questi istituti sono stati tutti chiusi. Non esistono più nello Stato italiano carceri mandamentali.
  Quegli istituti che erano attivi sono stati sostanzialmente consegnati ai comuni o utilizzati dal Ministero della giustizia, poiché c'era un carcere mandamentale per ogni comune. Il problema di questi «ruderi» è che molti di quelli che sono stati consegnati ai comuni e non sono stati utilizzati sono andati distrutti.
  Tuttavia, c’è un «però», che nasce da quella criticità che vi segnalavo: in costanza di una modifica normativa, per cui doveva essere realizzato un carcere mandamentale a Bassano del Grappa, mentre questo carcere era in corso di realizzazione è cambiata la normativa e il carcere dunque non serviva più. Ma l'amministrazione della giustizia in questo caso non c'entra nulla: è il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che aveva bandito una gara e aveva realizzato un appalto. Quest'istituto – chiamiamolo così, anche se non era un vero e proprio istituto – non servirà più ed è stato semplicemente abbandonato. Questo è uno scandalo, che attiene alla mancanza di comunicazione tra ministeri.
  Comunque, tenete conto che questi istituti non sono tantissimi: quelli veramente abbandonati sono tre o quattro.

  PRESIDENTE. Di chi è la proprietà di questi edifici ?

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Sostanzialmente non appartengono a nessuno, nel senso che il provveditorato alle opere pubbliche che ha indetto l'appalto, ha poi disposto un esproprio, ha espletato una gara e ha infine aggiudicato l'appalto. Quelli non consegnati non appartengono a nessuno.
  Tenete conto che nessuno degli istituti è del Ministero della giustizia; il Ministero della giustizia è un ente utilizzatore di un istituto demaniale, che gli viene consegnato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Il Ministero della giustizia diventa utilizzatore solo quando c’è una consegna: ciò avveniva in passato.
  Di queste ventilate quaranta carceri mandamentali, molte sono state utilizzate, alcune non sono state completate e altre sono inutilizzate, ma bisogna chiedere, comune per comune, laddove sono state riconsegnate ai comuni, il motivo per cui sono rimaste chiuse o abbandonate. Possiamo anche immaginare il motivo: spesso i comuni non hanno i soldi per gestire questo tipo di interventi. Comunque il Ministero della giustizia non c'entra nulla.Pag. 12
  Questo si ricollega alla criticità che segnalavo prima: non c’è un unico ente che gestisce questo panorama indistinto di beni.

  NICOLA MOLTENI. In un momento come questo ci si potrebbe porre il problema di recuperare queste strutture. Capisco di chi è la competenza ma, per esempio, il carcere di Arghillà, che è uno di quei trentotto...

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Non è così. Sul carcere di Arghillà le dico come stanno le cose, così rispondo anche all'onorevole Colletti.

  NICOLA MOLTENI. Volevo semplicemente dire che in un momento di difficoltà e di necessità, a mio avviso anche quelle strutture, molte delle quali potrebbero già essere pronte e adibite a svolgere una funzione di carcere, potrebbero essere utilizzate.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Lei ha ragione, ma tenga conto che sono tutte utilizzate, tranne tre o quattro abbandonate, ma sono tutte di proprietà comunale. Il Ministero della giustizia non ha più niente a che fare con quelle strutture. Non c’è un pronto utilizzo da parte nostra, non è possibile utilizzarle. Non so se mi spiego. Quelle strutture ce le dovrebbero regalare i comuni, non sono patrimonio dell'amministrazione della giustizia. Ad ogni modo, bisognerebbe farne un censimento, chiedendo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e ai comuni ai quali sono state consegnate.
  Vengo ora al carcere di Arghillà, così rispondo anche all'onorevole Colletti, e poi torno all'onorevole Businarolo. Il carcere di Arghillà è una struttura che abbiamo trovato dentro il «piano carceri», originariamente finanziato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con 27 milioni di euro, che poi, a seguito dei tagli, sono diventati 21,5. Questa struttura era una di quelle carceri fatte dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e poi abbandonate. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti aveva fatto una programmazione per cui questo carcere doveva essere recuperato con un appalto da 21,5 milioni di euro, per realizzare 150 posti detentivi nell'arco di due anni.
  All'epoca io non avevo la cassa per la realizzazione di quest'istituto, perché erano disponibili da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti solo 10 milioni di euro. Questo è stato pensato nel mese di giugno. Abbiamo chiesto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti se, qualora fossimo stati in grado di realizzare l'istituto con 10 milioni di euro, avrebbero accettato il trasferimento; ci hanno risposto che potevano trasferirci la cassa di 10 milioni di euro e che avremmo visto noi cosa si sarebbe potuto fare poi con tale somma.
  Tenete conto che il provvedimento di nomina a Commissario delegato e straordinario scadeva il 31 dicembre 2012 e questo intervento, per cui ci eravamo impegnati, doveva necessariamente concludersi entro la predetta data. È così per due ordini di ragioni. In primo luogo, noi abbiamo riprogettato, in relazione a quello che vi dicevo, quello spazio di Arghillà sottraendo alla stazione appaltante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la loro potestà e realizzando non 150 ma 300 posti, non in 240 giorni ma in 90 giorni, e non con 21,5 milioni di euro ma con 10 milioni di euro.

  PRESIDENTE. C’è una specifica, al riguardo, alle pagine 6 e 7 della relazione.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Tra l'altro, tutti gli atti sono pubblicati. La procedura utilizzata per quest'affidamento è stata la procedura ristretta ai sensi dell'articolo 17-ter della legge n. 26 del 2010, esattamente identica a quella utilizzata per circa un miliardo di euro negli ultimi dieci anni dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Le dirò di più: per gli inviti si è presa la lista del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.Pag. 13
  Questa è stata l'unica eccezione nel campo delle gare che il Commissario straordinario ha praticato rispetto all'evidenza pubblica con gare aperte. Le dirò di più: nel 2012, quando mi sono insediato, siccome giustamente il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria reclamava 59 milioni di euro per il completamento degli istituti da loro già progettati, è stato nominato soggetto attuatore il direttore generale della direzione generale delle risorse materiali, dei beni e dei servizi dell'amministrazione penitenziaria, il consigliere Alfonso Sabella, al quale è stato delegato il completamento di quegli istituti per cui loro avevano già progettato la spesa.
  Sono stati quindi trasferiti i poteri relativi a questo tipo di interventi. Il consigliere Sabella ha fatto tutte le sue gare con procedure ristrette. Le dirò di più: lui doveva fare 17 gare per interventi di ristrutturazione e sette per i completamenti. Ne ha fatte solo cinque su diciassette per le ristrutturazioni e una su sette per i completamenti, tutte quante a trattativa privata. Quelle che ci sono ritornate al 31 dicembre 2012 sono andate tutte in gara, tutte espletate con evidenza pubblica. L'unica eccezione è quella di Reggio Calabria, e le ho spiegato anche perché abbiamo utilizzato una procedura ristretta.
  Apro una piccola parentesi: tenga conto che il Commissario delegato – secondo la vecchia ordinanza – aveva la possibilità di affidare i lavori direttamente alle ditte, addirittura senza nessuna formalità, esattamente come fu fatto per altri tipi di intervento in materia di protezione civile. La scelta che ho fatto rispetto a quest'attività è stata di natura diversa: creare i presupposti, un know how all'interno di una struttura che potesse poi rimanere. Oggi noi siamo la prima stazione appaltante ad evidenza pubblica in Italia, ed in ciò mi ricollego anche alla domanda sull'esperienza nel settore penitenziario. Quando sono stato nominato, mi sono trovato di fronte a una scelta: il Commissario straordinario poteva prendere il pacchetto, e stiamo parlando di una responsabilità di 468 milioni di euro, prendere il compenso previsto dalla legge, oltre 200 mila euro ai quali ho rinunciato, prendere la stazione appaltante e affidarla in house ad un altro ministero, facendo una richiesta di preventivo ad altri ministeri. Tenete conto che di questo ho conservato gli atti: un ministero mi ha chiesto 12 milioni di euro e un altro 14 milioni di euro per fare quello che stiamo facendo noi con 15, ma la scelta è stata fatta non perché mi piacesse sacrificarmi, ma perché mi piace impostare un'idea di amministrazione che vada nella direzione della corretta gestione delle cose.
  L'esperienza del Commissario è sicuramente un'esperienza che avrà una sua fine, perché non si può rimanere commissari o commissariati. La gestione dell'amministrazione, nel momento in cui deve andare in una certa direzione, deve poter contare su un know how, su delle risorse che sappiano fare le cose. Sapere fare le cose significa gestire una stazione appaltante. Il dato sull'imparare a fare una stazione appaltante a evidenza pubblica lei lo può trovare in tutti gli atti che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria non ha mai pubblicato. Ma dei 17 atti che il Dipartimento doveva fare su delega nostra ne sono passati solo cinque alla Corte dei conti, e questi cinque sono tornati indietro tre volte. Questa è la realtà, tutta documentata.
  Quello che mi premeva era realizzare un qualcosa che restasse all'amministrazione, e non un centro di distribuzione di lavori. Non mi interessava distribuire in dieci anni 1 miliardo e 100 mila euro alle ditte abilitate. Purtroppo chi ha reagito rispetto a questa situazione, non ha reagito a una sottrazione di competenza, ma ad un modo di fare. Si è trattato di una resistenza all'innovazione rispetto a un qualcosa che può essere valutato, se non come un modello, di certo come un percorso da avviare. Questo deve rimanere all'interno dell'amministrazione come modo di operare. I risparmi si ottengono attraverso il sapere fare.
  Il cosiddetto «piano alternativo», che io ho visto prima che voi l'aveste pubblicizzato, Pag. 14che riguardava l'ampliamento di questi «camerotti» fatti da due celle unite, va esattamente in direzione opposta rispetto a quello che ci chiede la CEDU: è così. Il progetto è stato analizzato in Commissione, e quello prodotto non è un documento del DAP.

  ANDREA COLLETTI. La mia domanda era diversa.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Le stavo rispondendo, su Reggio Calabria credo di averle già risposto.

  ANDREA COLLETTI. Mi scusi se la interrompo. Io le chiedevo se c'erano state delle procedure secretate.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Sono quelle utilizzate dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ai sensi dell'articolo 17-ter della legge n. 26 del 2010: è scritto nella relazione. È esattamente la procedura con la quale il DAP ha affidato in dieci anni un miliardo e 108 mila euro di lavori. Le regalerò la relazione alla Corte dei conti, la mia non è polemica.

  PRESIDENTE. Qui nessuno è sotto esame. La prego di andare oltre anche nelle risposte, altrimenti rispondiamo solo ad alcuni. Andiamo avanti, ognuno potrà poi fare deduzioni o porre quesiti. Intanto lei proceda con le risposte.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. L'esperienza che io avevo non era effettivamente un'esperienza nell'amministrazione penitenziaria, ma era un'esperienza dovuta a diversi anni impiegati nella prevenzione delle infiltrazioni e soprattutto nella gestione degli appalti. La criticità infatti non sta nel modo in cui vengono trattati i detenuti ma negli spazi da assegnare loro, e quindi nella progettazione di questi spazi e nell'affidamento dei lavori relativi alla realizzazione degli istituti penitenziari.

  PRESIDENTE. Io ho seguito questa situazione dal 2010 con la questione del «piano carceri». Noi ereditiamo una situazione disastrosa ed abbiamo visto anche consegne di immobili lasciati a metà, per esempio in Sardegna (commenti).
  Scusi, onorevole, facciamo proseguire il prefetto ma il presidente intende fare questa precisazione. Credo di avere diritto anch'io che una mia considerazione rimanga agli atti. La prego di tacere. Se il presidente le dà la parola, lei potrà fare domande. In questo momento non le ho dato la parola. Prosegua pure, prefetto.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Onorevole Molteni, per completare la risposta sul fatto che voi siete contrari all'amnistia, io non mi esprimo sull'amnistia perché non è compito mio. Le dico semplicemente che in Italia abbiamo 114 detenuti ogni 100 mila abitanti; la media europea è di 127 detenuti ogni 100 mila abitanti. Noi siamo in sofferenza e il resto dell'Europa non lo è.
  Io non ho mai governato, però le chiedo di ragionare su questo dato: la criticità dal 2001 al 2010 chi l'ha creata ? Le rispondo con un'altra domanda.

  NICOLA MOLTENI. Chi l'ha creata ?

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Se c’è una gestione, come le ho detto prima... Io avevo già risposto.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, non può fare la domanda a me su cosa è successo dal 2001 al 2010.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Era una domanda retorica, nel senso che ho già risposto dicendo che Pag. 15la criticità risiede nel fatto che abbiamo diversi Ministeri competenti. Non era una provocazione.

  PRESIDENTE. La prego di mantenersi ai dati oggettivi. Il dato oggettivo che lei ha rilevato è quindi che l'Italia ha una popolazione carceraria inferiore a quella europea. C’è però il problema del sovraffollamento carcerario. Poi ognuno trarrà le proprie conseguenze. Prosegua, per cortesia.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Quanto al dato relativo alla città di Livorno, sostanzialmente il padiglione di Livorno è stato consegnato dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ed è una progettazione tutta del DAP, cui sicuramente potrete chiedere maggiori delucidazioni. Quello che è finito dentro il «piano carceri» non è il padiglione di Livorno, che è stato già consegnato proprio dal DAP, ma sono dei lavori di adeguamento di due padiglioni già esistenti. Attenzione: sono due lavori diversi.
  Se avessi tempo, vi potrei spiegare bene qual è la criticità rispetto ai padiglioni progettati. Ve lo dico in due parole: se io sono un distributore di lavori e non una stazione appaltante, nel momento in cui affido i lavori a rotazione a venti ditte abilitate, evito il ricorso. Infatti, un'evidenza pubblica è esposta ai ricorsi; un affidamento a trattativa privata ordinariamente lo è molto meno, soprattutto se non è completata tutta la procedura canonica anche per quello.
  Il ricorso in primo luogo può nascere dalla gara, in secondo luogo può nascere sulle riserve che una ditta che si è aggiudicata i lavori può presentare. Se c’è un affidamento e le riserve le faccio attraverso un ricorso, mi pregiudico la possibilità di essere invitato un'altra volta. Se invece queste riserve vengono attuate attraverso un'interlocuzione tra la direzione dei lavori e l'azienda che sta realizzando i lavori, queste sono considerate come dei lavori aggiuntivi o delle varianti. Su questo si innestano tutti gli interventi che sono finiti dentro al «piano carceri» rispetto a padiglioni progettati e affidati dal DAP. Sono cioè stati affidati dei lavori che avevano un importo, il cui completamento, esaurito quell'importo di progetto, è finito dentro il «piano carceri». Questo s'intende quando si parla di completamento dei lavori, anche nel caso di Livorno.
  Il carcere di Marassi sostanzialmente è un carcere che va deflazionato, perché versa assolutamente in condizioni da attenzionare sotto tutti i punti di vista. Stiamo studiando degli interventi per recuperare degli spazi a Cairo Montenotte. È in corso una valutazione, non per sostituire il carcere di Marassi, ma per deflazionarlo. A Cairo Montenotte c’è una scuola dell'amministrazione penitenziaria e abbiamo in programma di portare i detenuti meno pericolosi da Marassi a Cairo Montenotte, proprio per un discorso di deflazione.

  FRANCO VAZIO. Su Cairo Montenotte quindi non costruiscono ?

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Assolutamente no, non si tratta di nuova edilizia su Cairo Montenotte. Ne parliamo dopo, perché, essendo una questione molto tecnica, magari non interessa a tutti.
  Passo ora alle vendite degli istituti, un argomento che è stato più volte richiamato. La legge che è passata dice che si possono valorizzare gli istituti penitenziari esistenti e che con il ricavato si possono costruire nuovi istituti. Faccio una premessa: gli istituti penitenziari esistenti, detti anche «carceri borboniche», in Italia sono circa trenta.
  L'esempio che è stato sempre fatto per rendere più eclatante e più evidente il contrasto che esiste tra istituti quali Regina Coeli, San Vittore, Poggioreale e l'Ucciardone è che in quegli istituti è impossibile immaginare una tipologia di trattamento che possa trattenere lì dentro dei detenuti che abbiano una chance di uscire in maniera diversa.
  Quella che ho appena illustrato è una criticità strutturale, a cui si sommano dei Pag. 16costi di gestione – solo a livello di manutenzioni – che variano. Ad esempio, ultimamente si è speso circa 5 milioni di euro per San Vittore. Le bollette energetiche di questi istituti sono mediamente ventuno volte più alte di quelle degli istituti moderni. Secondo lei, questa è una criticità oppure no ? A mio avviso, lo è.
  La legge dice che è possibile valorizzare, ma la valorizzazione non la fa il Commissario. Legga bene la norma: la valorizzazione la fa l'Agenzia del demanio e la cassa va all'Agenzia del demanio. È una procedura esterna all'amministrazione penitenziaria ed è in linea con la vendita dei beni dello Stato che è stata varata.
  Quando si suicida un detenuto o un agente di polizia penitenziaria non ne parla nessuno; se invece un detenuto scappa, rimane sui giornali per una settimana. Dobbiamo modificare questo tipo di approccio. La criticità non è se ne scappa uno, bensì se un agente di polizia penitenziaria oppure un detenuto si ammazzano, ed in quegli istituti abbiamo il più alto numero di suicidi.
  Detto questo, non c’è una procedura che prevede che il Commissario venda qualcosa; c’è una procedura che ha sede presso altre strutture, i cui proventi possono essere utilizzati per realizzare nuovi istituti. Non c’è nessun tipo di vendita diretta da parte di un Commissario.
  Lei dice che io voglio vendere, ma io non potrei vendere, anche volendo. Io ho sempre fatto degli esempi, come li sto facendo adesso. Io non sto dicendo che sto vendendo San Vittore, perché non lo potrei dire. Quello che ho detto a Il Fatto quotidiano è esattamente lo stesso genere di esempio: lì non c’è scritto che si vuole vendere San Vittore. È comunque un'intervista giornalistica e ha le traduzioni. Adesso spero di essere stato chiaro.
  Per quanto riguarda il lavoro dei detenuti e la possibilità del recupero, il «piano carceri» – come è scritto sul sito e testimoniato dai contratti – ha destinato da marzo 2012 ad oggi un budget di 5 milioni di euro e ha già dato 4,1 milioni di euro ai detenuti per realizzare gli arredi, le lenzuola e i cuscini. Tutto quello che riguarda nuovi istituti e nuovi padiglioni, compresi i mobili, è stato realizzato con il lavoro dei detenuti. Abbiamo già erogato 4,1 milioni di euro per fare questo. I mobili che loro hanno realizzato, li hanno anche montati.
  Se avete la pazienza, la bontà e la voglia di guardare sul sito ci sono anche le riprese dei detenuti che lavorano negli istituti, naturalmente senza inquadrare i loro volti.
  Avevo dimenticato di dire che nei 10 milioni di euro di Arghillà sono compresi anche tutti i mobili, i contratti, gli allacci e il pagamento delle utenze, cosa che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non fa e non fa ordinariamente neanche il DAP.
  Su Siracusa, onorevole Amoddio, mi posso riservare di darle una risposta per iscritto circa Brucoli e Caradonna. Tenga conto che io non faccio manutenzioni. Siccome su queste strutture vi sono interventi di manutenzione ordinaria, mi posso informare e darle una risposta anche per le vie brevi.
  Su Brescia, se guardate il documento che ho consegnato vedrete che abbiamo previsto circa 1.000 posti in Lombardia attraverso caserme da recuperare. Questa settimana andiamo a vedere una caserma a Brescia che potrebbe consentire di realizzare almeno 400 posti detentivi, a costi sicuramente inferiori a quelli già programmati per l'intervento sulla vecchia struttura di Canton Mombello, l'ennesimo padiglione da calare all'interno di una struttura che è già sofferente. Con la stessa spesa, anzi leggermente superiore, anziché 200 realizzeremo 400 posti all'interno di una caserma.
  Per quanto riguarda gli spazi ricreativi, proprio per fare fronte alle criticità dovute sia ai vecchi istituti sia ai padiglioni progettati a contenitore, che sono 22, siccome la Corte europea dei diritti dell'uomo ha dichiarato che questo tipo di detenzione non va bene, abbiamo immaginato di utilizzare degli spazi esterni per realizzare Pag. 17dei moduli da 150 fino a 600 metri quadrati coperti, che consentano la socialità ai detenuti.
  Per tutti questi padiglioni, laddove non era previsto – mi pare che siano 17 su 22 – stiamo immaginando di coprire degli spazi che non vengono sottratti all'aria, ma sono esterni agli istituti, realizzando, a seconda della dimensione dell'istituto, dei moduli che vanno da 150 metri a 600 metri quadrati. Tale intervento dovrebbe vedere la luce molto presto.
  Su questo stiamo intervenendo, come stiamo intervenendo sulle sale colloquio. Nel 75 per cento degli istituti sono state abbattute le barriere delle sale colloquio. Prima, come alla posta o in banca, c'era un vetro e i detenuti non potevano avere il contatto fisico. Mentre il regolamento prevede addirittura degli spazi per l'affettività, noi stiamo arrivando adesso ad avere l'abbattimento dei muri nelle sale colloquio. Su questo siamo intervenuti e già siamo al 75 per cento. Speriamo di completare anche quest'intervento nei due o tre mesi che ci separano dalla fine dell'anno.
  L'onorevole Colletti affermava che, a quanto gli risulta, il presidente Ionta aveva già affidato ad evidenza pubblica sei gare.

  ANDREA COLLETTI. Mi riferivo ai bandi secretati. A questo ha già risposto. Le ho fatto poi una domanda sul carcere di Pianosa.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. I bandi secretati sono esattamente uguali, nella procedura, al miliardo che ha dato il DAP.
  Pianosa non è un istituto detentivo. Questa settimana firmeremo una convenzione, già redatta, con la regione Sardegna, con l'ente parco e con il sindaco di Pianosa che non riapre l'istituto, ma utilizza l'isola di Pianosa per il lavoro dei detenuti. È diverso: recuperiamo attraverso un intervento sia il patrimonio edilizio penitenziario sia il patrimonio edilizio in atto dello Stato, come l'isola di Pianosa, per consentire ai detenuti in regime di articolo 21 o ai tossicodipendenti di andare a lavorare lì.
  Su Gorgona, che invece è un istituto detentivo, abbiamo stipulato una convenzione per la produzione di vino con una delle principali aziende vinicole italiane. La stessa cosa vorremmo fare, a regime, a Pianosa. Non vogliamo la riapertura di un luogo soggetto all'articolo 41-bis o di un istituto detentivo, per la quale sarebbe necessaria una modifica normativa, ma vogliamo recuperare posti dall'ex istituto detentivo per fare lavorare i detenuti. Questo è il concetto.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Mi scusi, ma se ha appena parlato di affettività e di buttare giù le barriere, chi sono i detenuti che vogliono andare a Pianosa a lavorare ?

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Non è una risposta che mi compete. Se noi avessimo la possibilità di far lavorare quei circa 20 mila detenuti per i quali al momento non è possibile alcun tipo di trattamento, stia tranquilla che ce ne sarebbero. Il problema è creare l'opportunità: manca l'opportunità, non il detenuto.
  Vada a Gorgona e chieda ai detenuti se sono contenti di stare lì. Se non vuole andare, può vedere un bellissimo servizio fatto su RAI Uno circa due mesi fa con interviste a tutti i detenuti di Gorgona. Lo guardi e poi mi dirà cosa ne pensa. Quella è un'esperienza già in atto.
  Quanto all'ingegnere Trainiti, innanzitutto egli continua ad essere al CAS. L'anno scorso aveva un contratto per il quale ha rinunciato a 726 mila euro di emolumenti previsti dalla legge per i lavori, per i quali era stato incaricato. Quei famosi 14 milioni di euro che chiedevano le strutture statali per gestire le figure di RUP e di supporto al RUP, li sta coprendo l'ingegnere Trainiti a quel prezzo. Se io avessi frazionato quell'intervento a prezzi dello Stato...

  PRESIDENTE. C’è stata evidentemente una domanda che mi era sfuggita. Di chi sta parlando ?

Pag. 18

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Sto parlando dell'ingegnere Trainiti, il responsabile unico del procedimento. Credo che il responsabile unico del procedimento debba avere la fiducia della stazione appaltante...

  PRESIDENTE. Di quale procedimento parla ?

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Di quello degli appalti, delle gare. Non vale per tutti gli interventi, ma solo per i nuovi.

  PRESIDENTE. Dato che stiamo parlando di una persona fisica, è bene che si sappia chi è e che ruolo ha.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Tenga conto che il RUP risponde col suo patrimonio, così come rispondo io con il mio patrimonio di 426 milioni di euro. Nel momento in cui l'ingegner Trainiti ha accettato sulla base della riduzione al predetto importo, se io avessi invece voluto frazionare gli importi, dandoli singolarmente a venti RUP dei quali non conosco la storia, stia tranquillo che ciò sarebbe costato allo Stato oltre 700 mila euro.
  Questa è la logica rispetto alla quale per i nuovi appalti è stata affidata all'ingegnere Trainiti la figura di RUP. Il RUP del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è uno solo, per un miliardo di euro. Riflettiamo su queste cose: è stato sempre uno solo. Su queste cose, per favore, dobbiamo cercare di documentarci per identificare quali sono le criticità di un sistema.
  La personalizzazione su tale argomento significherebbe banalizzare un problema che esiste, e lo dico sinceramente. Se infatti lei si fosse chiesto quali sono stati i risparmi del «piano carceri» rispetto a un sistema di gestione che ha visto 8 milioni e 260 mila euro in dieci anni di incentivi ai tecnici, avrebbe molto più chiaro che l'atteggiamento rispetto al quale ci stiamo proponendo non è né repressivo né censorio. È un atteggiamento rispetto al quale cerchiamo, come le dicevo, di razionalizzare un discorso che resterà all'amministrazione della giustizia e che non ci portiamo appresso. Io faccio il prefetto e non sono in alcun modo incardinato nella giustizia.
  Purtroppo c’è stata una chiave di lettura per cui, rispetto a quello che stiamo facendo, è come se si reagisse sulla base di un eccesso colposo in stato di legittima difesa putativa. Vi ricordate Re Cecconi ? Era un giocatore della Lazio che è entrato in una gioielleria e ha puntato la mano a mo’ di pistola e il gioielliere gli ha sparato, perché in quel momento, preso dall'emozione, ha pensato che quella fosse effettivamente una rapina.
  In questo caso, quello che trasferiremo il 31 dicembre 2014 è una cassa e una competenza alla giustizia e quindi ci saranno un background ed un lavoro che potranno essere proseguiti. Questo è quello che speriamo.

  ANDREA COLLETTI. In realtà avevo solo dei dubbi sul fatto che un soggetto possa essere direttore generale del Consorzio autostrade siciliane e nello stesso momento RUP, che è un lavoro gravoso. Mi domandavo come possa ricoprire tutti e due i ruoli in maniera congrua e, soprattutto, se ciò non costituisca una deroga all'articolo 10, commi 5 e 6, del codice dei contratti.

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. Innanzitutto, lui era RUP prima di essere nominato al CAS; inoltre non esiste alcuna incompatibilità tra le due figure.

  ANDREA COLLETTI. E la gravosità del lavoro ?

  ANGELO SINESIO, Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie. La gravosità del lavoro nasce dalle eventuali criticità che si verifichino Pag. 19in relazione all'attività di RUP. Se io non ho criticità, non posso avere alcun tipo di lamentela. È una valutazione soggettiva che, in ogni caso, emerge solo laddove sussistano criticità.
  Riguardo alle gare ad evidenza pubblica che aveva bandito Ionta e di cui lei parlava, che prevedevano altri tipi di RUP, ho trovato sei commissioni su otto che erano state insediate otto mesi prima e che erano ferme alla verifica documentale delle partecipazioni. Intendo dire che, se il RUP sa fare il suo lavoro, impartisce indicazioni scritte, e non verbali, a delle commissioni che erano sedute.
  La capacità di un professionista di indirizzare una commissione rispetto a dei lavori per i quali risponde personalmente con la sua tasca per me ha una priorità, laddove non mi presenta criticità né incompatibilità. Per questo per me quella figura è strategica, cosa che non avveniva prima con quelli che gestivano quel famoso miliardo di euro di cui parlavamo.

  PRESIDENTE. La ringraziamo. Dato che i lavori dell'Assemblea ce lo hanno consentito, abbiamo avuto la possibilità di utilizzare anche un tempo ulteriore rispetto a quello previsto.
  Diamo atto che il prefetto era accompagnato dalla dottoressa Silvia Grassi della comunicazione esterna del Commissariato.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.05.