XVII Legislatura

Commissioni Riunite (I-III Camera e 3a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 18 maggio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 

Audizione della Segretaria generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Elisabetta Belloni, nell'ambito dello schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento di riorganizzazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, a norma dell'articolo 20 della legge 11 agosto 2014, n. 125 (Atto n. 289) (Ai sensi dell'articolo 143, comma 2 del Regolamento):
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 ,
Belloni Elisabetta , Segretaria generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 7 ,
Bueno Renata (Misto-USEI-IDEA)  ... 7 ,
Di Stefano Manlio (M5S)  ... 7 ,
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 8 ,
Monaco Francesco (PD)  ... 8 ,
Garavini Laura (PD)  ... 8 ,
Bertorotta Ornella  ... 9 ,
Manciulli Andrea (PD)  ... 9 ,
Gigli Gian Luigi (DeS-CD)  ... 9 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 9 ,
Belloni Elisabetta , Segretaria generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 9 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA III COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FABRIZIO CICCHITTO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Segretaria generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ambasciatrice Elisabetta Belloni, nell'ambito dello schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento di riorganizzazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, a norma dell'articolo 20 della legge 11 agosto 2014, n. 125 (Atto n. 289).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, della Segretaria generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ambasciatrice Elisabetta Belloni, nell'ambito dello schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento di riorganizzazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, a norma dell'articolo 20 della legge 11 agosto 2014, n. 125.
  Saluto l'Ambasciatrice. È la sua prima occasione di confronto alla Camera dei deputati, ma in questa materia può darci lezioni, vista l'esperienza che ha accumulato nel corso degli anni in cui ha svolto la sua attività in ruoli sempre di grande responsabilità.
  Se il presidente Casini e il presidente Mazziotti non desiderano intervenire, do subito la parola all'Ambasciatrice Belloni per lo svolgimento della relazione.

  ELISABETTA BELLONI, Segretaria generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Ringrazio per l'invito, che interpreto come un segno di buona fortuna per l'inizio del mio mandato, cominciato soltanto pochi giorni fa. In realtà, non è la prima volta che vengo in Commissione o Commissioni riunite, come nel caso odierno. Sapete bene, quanto io, come amministrazione degli Esteri, ritenga importante il dialogo con il Parlamento. Non solo abbiamo imparato moltissimo nel corso degli anni da questo dialogo, ma ho anche la presunzione di dire che forse siamo riusciti a meglio comprenderci reciprocamente.
  Le attività del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale sono particolari, perché devono esplicarsi nel globo, in un territorio molto ampio, e soprattutto hanno caratteristiche che richiedono riflessione sui possibili impatti normativi nel momento dell'attuazione delle attività stesse del Ministero. Non posso, in questo momento, che rinnovare la mia disponibilità, presidenti, nelle modalità che riterrete più opportune e sugli argomenti che vorrete affrontare, a venire qui in qualsiasi momento.
  Il passaggio di oggi nelle Commissioni è prescritto dalla legge. Sono chiamata a condividere con voi alcune riflessioni sul DPR relativo al regolamento di riorganizzazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Ho letto Pag. 4i resoconti delle audizioni dei colleghi che mi hanno preceduto e quindi ho capito che, in realtà, ne sapete più di me sull'impatto della legge n. 125 del 2014, la cosiddetta riforma della cooperazione allo sviluppo. Vorrei, quindi, limitarmi ad alcune osservazioni di carattere generale e a condividere con voi alcune riflessioni.
  La legge dell'agosto 2014, n. 125, di riforma della cooperazione, semplificando al massimo, crea un'Agenzia con compiti di esecuzione e di gestione delle attività di cooperazione e modifica profondamente, in senso riduttivo, il ruolo della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (DGCS), assegnando però a questa Direzione generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale attività di programmazione, controllo, valutazione, nonché attività nel settore dell'emergenza. Al tempo stesso, la legge esplicitamente chiede una riduzione degli uffici di livello dirigenziale non generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale da un numero complessivo di 96 a 90.
  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, nel dare attuazione al dispositivo della legge, ha colto l'occasione per aggiornare e adattare il DPR relativo all'organizzazione del Ministero e apportare alcuni aggiornamenti e adattamenti resisi necessari dall'evoluzione del tempo e dai fatti che si sono succeduti a seguito delle diverse riforme che il Ministero aveva attuato. Mi riferisco alle riforme del 2000, del 2007 e del 2010.
  Come potete immaginare e vedere, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha cercato di adeguarsi alle proprie diverse esigenze sulla scena internazionale con ben tre riforme, a partire dal 2000. Tuttavia, l'occasione è stata colta per apportare quegli ulteriori aggiornamenti e adeguamenti che abbiamo ritenuto necessari.
  Sulla cooperazione, come dicevo prima, avete avuto modo di conoscere, nei vari aspetti, ciò che è stato fatto finora. Da parte mia, vorrei soffermarmi su alcuni elementi di carattere politico e generale. Io stessa, quando ero direttore generale della cooperazione allo sviluppo, venni in Commissione e affermai, senza alcuna remora, che una riforma della cooperazione allo sviluppo, in Italia, era assolutamente necessaria e che già eravamo in ritardo rispetto alla domanda di cooperazione che proveniva da più parti.
  Non posso, dunque, che complimentarmi per il lavoro che è stato fatto in materia di riforma della cooperazione allo sviluppo e constatare che il valore aggiunto di questa riforma, da un mio punto di vista come amministrazione, risiede nel fatto che si è raggiunto un ampio consenso nell'approvazione della legge, una legge che, a mio parere, delinea in maniera precisa e inequivoca i diversi ruoli: quello dell'Agenzia, quello della Direzione generale, quello del Viceministro e quello del Ministro. Al di là degli inevitabili – e quasi strutturali – affinamenti necessari nel momento in cui si comincia a lavorare, si tratta semplicemente di mettere in atto, in maniera ordinata, quello che la legge descrive.
  Vi è però un'osservazione che vorrei condividere con voi e nella quale credo moltissimo. Come dicevo prima, io stessa ho parlato diverse volte di esigenza di riforma della cooperazione e della legge n. 49 del 1987, che ha regolato la cooperazione fino all'approvazione della legge n. 125 del 2014. Le ragioni erano molteplici, ma ve ne era una in particolare, cioè dotare la cooperazione allo sviluppo di professionalità tecniche specializzate che ci consentissero di garantire la qualità dei progetti e l'identificazione dei progetti che devono far parte della programmazione delle attività di cooperazione allo sviluppo.
  Il legislatore, nel momento in cui è stata formulata la legge n. 125 del 2014, aveva due alternative. La scelta che è stata effettuata è nitida e condivisibile da molti punti di vista, ma, in ogni caso, siamo ora tenuti a dare coerente esecuzione alla scelta compiuta dal legislatore. In sintesi, l'alternativa era fra la creazione di un'agenzia – si poteva chiamare nei modi che volevamo – di gestione e di esecuzione delle attività e una prassi che qualcuno – non molti – ha seguito, cioè affidare all'esterno, a soggetti Pag. 5terzi e a volte non statuali, l'esecuzione e la gestione dei progetti di cooperazione.
  Avere scelto di dotarsi di un'agenzia gestionale ed esecutrice comporta inevitabilmente il doversi dotare anche delle qualifiche professionali e delle professioni idonee a consentire l'esecuzione dei progetti. Lo dico per appoggiare la richiesta avanzata, in maniera piuttosto velata e non troppo assertiva, dalla direttrice dell'Agenzia, che ha perfettamente ragione quando chiede un concorso per potersi avvalere di ingegneri, medici, agronomi e quant'altro. Altrimenti, il concetto stesso sul quale si è basato il legislatore nel creare l'Agenzia viene meno.
  Un'altra osservazione che vorrei fare riguarda l'atteggiamento dell'amministrazione che io rappresento nei confronti di questa nuova struttura, con la quale dialoghiamo e dobbiamo cooperare. Vi posso assicurare che, in questo momento, l'amministrazione che è maggiormente interessata alla buona applicazione della legge e alla piena funzionalità dell'Agenzia è proprio il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Non lo dico per pura forma. Ve lo dimostro con un'argomentazione che credo sia ineccepibile. Se è vero che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, come dice la legge, deve mantenere un'autonomia e una capacità di programmazione e identificazione delle priorità di cooperazione allo sviluppo, in linea con gli interessi di sicurezza, stabilità e politica estera del nostro Paese, è altrettanto vero che deve garantirsi la capacità di dare attuazione alla programmazione che è chiamato a fare.
  Questo è ancora più vero nel momento in cui, in maniera molto positiva, da un mio punto di vista, il Governo ha deciso di aumentare gli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo, in un'ottica di riallineamento agli impegni, a suo tempo presi, di conseguimento dello 0,7 per cento del PIL. Se è vero che abbiamo più fondi e un atteggiamento molto assertivo nel volere utilizzare la cooperazione come strumento di stabilità, sicurezza e politica estera, è ugualmente e proporzionalmente vero che dobbiamo essere sicuri che l'Agenzia sia in grado di eseguire e gestire le nostre attività. Questo spiega anche l'impegno che l'amministrazione degli Esteri ha profuso per mettere in condizione l'Agenzia di essere operativa fin da gennaio. Molti scommettevano che non ci saremmo riusciti. Non siamo perfetti e vi sono ancora degli aggiustamenti da apportare, ma, come ripeto, si tratta di normali esercizi di assestamento. Confermo la piena disponibilità e l'impegno dell'amministrazione a fare di tutto per mettere l'Agenzia in condizioni di essere efficace ed efficiente il prima possibile.
  Nell'ambito di questo esercizio di adattamento delle norme ai regolamenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, abbiamo apportato piccoli aggiustamenti anche alle competenze della DGCS, facendole assorbire alcune competenze che nel precedente regolamento venivano invece attribuite ad altre direzioni generali.
  Come sapete, sono state sottratte alla Direzione generale per l'Unione europea la trattazione degli strumenti finanziari di cooperazione allo sviluppo e di politica di vicinato dell'Unione europea, così come sono state sottratte alla Direzione generale per la mondializzazione e le questioni globali le competenze in materia di banche e fondi multilaterali di sviluppo e di finanziamento allo sviluppo, ivi comprese le cosiddette risorse innovative per lo sviluppo. Il motivo è la coerenza. Se puntiamo ad avere una sempre maggiore capacità di programmazione, in sintonia con le linee politiche di cooperazione allo sviluppo, è del tutto evidente che dobbiamo riassorbire nella stessa struttura, cioè nella Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, tutte le materie di programmazione che hanno attinenza con la cooperazione allo sviluppo.
  Passando, invece, alle altre materie che abbiamo voluto toccare nel DPR di riorganizzazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, abbiamo innanzitutto risolto una questione che trattavamo da tempo e che derivava parzialmente da una legge istitutiva non eccessivamente chiara sul punto. Mi riferisco Pag. 6 all'Unità per le autorizzazioni di materiali d'armamento (UAMA). Inizialmente, dopo l'approvazione della legge istitutiva, l'UAMA era stata posta alle dirette dipendenze della Direzione generale per il sistema Paese. Con il nuovo DPR sarà sotto la responsabilità della Segreteria generale. Il punto non totalmente chiaro della legge si riferisce al fatto che, da un lato, si parla di un'autorità autonoma, tant'è vero che la nomina del capo della UAMA spetta al Ministro. Dall'altro, però, la si deve collocare nell'ambito di una struttura. Non vi sto a tediare sulla motivazione. Non essendo possibile aumentare il numero delle strutture interne alle amministrazioni, per i noti motivi di spending review e quant'altro, è stato del tutto evidente cercare di porla sotto la dipendenza dell'organo più autonomo nell'ambito del Ministero degli affari esteri. Per coerenza – su questo punto chiedo l'aiuto delle Commissioni, perché non possiamo più farlo noi autonomamente – vorremmo che la UAMA assumesse anche le funzioni di controllo sull'esportazione dei materiali e delle tecnologie dual use. Ce lo siamo dimenticati, detto molto banalmente. Avremmo potuto farlo nel momento in cui abbiamo redatto il DPR. Crediamo che, per coerenza e onde evitare di accumulare le funzioni di controllo e di autorizzazione, anche le materie che riguardano le tecnologie dual use debbano essere poste sotto la responsabilità della UAMA. Vi lancio questo appello.
  Abbiamo sottratto ulteriori competenze alla Direzione generale per la mondializzazione e le questioni globali. Se si deve fare una lieve critica alla precedente organizzazione, la Direzione generale per la mondializzazione aveva competenze amplissime. Abbiamo cercato di ridurle anche per rendere più gestibile la trattazione delle materie. Le materie che riguardano la proprietà intellettuale e gli organismi multilaterali specializzati in ambito economico passano dalla Direzione generale per la mondializzazione alla Direzione generale per il sistema Paese, che per definizione è la più idonea a trattare tali questioni.
  Sono stati apportati anche altri correttivi. Il Consiglio di Stato, come sapete, ci chiede di fare riferimento alla Scuola nazionale dell'amministrazione per quanto riguarda la collaborazione che la Direzione generale per l'Unione europea deve ricercare in termini di formazione sulle materie comunitarie. Nella nostra proposta si faceva riferimento alla Direzione generale per le risorse e l'innovazione, ma l'osservazione del Consiglio di Stato è ineccepibile. Da parte nostra, dopo la soppressione dell'Istituto diplomatico, sentiamo forte l'esigenza di mantenere un raccordo con la Direzione che ha la responsabilità del personale per poter individuare le esigenze specifiche di formazione dei dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Mi riferisco non solo ai diplomatici, ai dirigenti, ai contrattisti e alle aree funzionali.
  Pensate al settore dei visti e della contabilità estera. Sono materie nelle quali la Scuola nazionale dell'amministrazione ha meno expertise di quanta ne avremmo potuta trovare nell'ambito dell'Istituto diplomatico. Senza eccepire, faremo comunque questo adeguamento.
  Vi sono stati fatti finalmente – mi permetto di aggiungere, avendo fatto anche il direttore generale delle risorse – anche gli aggiornamenti al DPR n. 368 del 2000, che riguarda i posti-funzione di livello dirigenziale generale e non generale del Ministero degli affari esteri. Le motivazioni di carattere politico che ci hanno indotto a mettere mano a questo provvedimento, non senza qualche difficoltà all'interno, soprattutto per quanto riguarda la carriera diplomatica, si sono basate su considerazioni di diversa natura.
  Innanzitutto c'era l'esigenza di aumentare la trasparenza, rendendo pubblici i posti che possono essere ricoperti e resi disponibili per i dirigenti. La seconda considerazione era dotare l'amministrazione di maggiore flessibilità nell'assegnazione dei posti. Avendo anche dovuto ridurre il numero del personale complessivo a disposizione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, riteniamo che una certa flessibilità nell'assegnazione dei posti possa andare a vantaggio di una buona amministrazione. Pag. 7
  Il terzo criterio al quale ci siamo ispirati è in linea con quanto il Parlamento e la Funzione pubblica ci chiedono di fare. Abbiamo cercato di sollecitare l'assunzione di maggiori responsabilità da parte dei dirigenti. Non voglio tediarvi, perché ho visto che avete già esaminato a fondo anche questo aspetto, ma, come sapete, abbiamo definito i posti di prima fascia, così come quelli di seconda fascia, e abbiamo ampliato il numero di sedi e di posti che possono essere assegnati, anche all'estero, sia a dirigenti amministrativi sia a dirigenti per la promozione culturale.
  Accenno ad altri due brevi passaggi. Abbiamo ampliato le competenze dell'Ispettorato in materia di anticorruzione e di sicurezza. È del tutto evidente che negli ultimi anni l'anticorruzione e le questioni di sicurezza hanno subito una notevole evoluzione. Vi è molta più attenzione. Abbiamo quindi cercato di attribuire delle competenze specifiche al nostro Ispettorato generale.
  Infine, un'importante modifica – so che vi è molta attenzione da parte delle Commissioni su questo punto – è il passaggio degli enti gestori della lingua italiana dalla Direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie alla Direzione generale per il sistema Paese. Vengono, cioè, trasferite le competenze sulla promozione linguistica e scolastica per la collettività italiana all'estero dalla Direzione generale per gli italiani all'estero, che rimane tuttavia responsabile per la promozione sociale, alla Direzione generale per il sistema Paese.
  È una proposta che abbiamo fatto per rendere innanzitutto più omogenea la trattazione della promozione linguistica, avendo la Direzione generale per il sistema Paese già competenza e fondi per la promozione linguistica in generale e non necessariamente per gli italiani all'estero. Abbiamo anche cercato, con questa disposizione, di aggiornare i destinatari dei capitoli relativi alla promozione della lingua, che non sono soltanto le collettività italiane.
  Cerchiamo, quindi, di creare maggiore sinergia e integrazione fra questi programmi, avendo anche come obiettivo, da un lato, quello di utilizzare gli enti gestori per attività che non riguardino solamente gli italiani all'estero; dall'altro, quello di trovare uno strumento per mantenere l'autonomia e la visibilità dell'insegnamento della lingua per la collettività italiana. Cerchiamo pertanto di razionalizzare la gestione dei capitoli, precedentemente frammentati, che riguardano la promozione della lingua e della cultura all'estero.
  Vi sono poi piccolissimi altri aggiustamenti, sui quali non ritengo di dovervi tediare ulteriormente.

  PRESIDENTE. Ringraziamo l'Ambasciatrice per la sua esposizione, insieme sintetica e approfondita.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RENATA BUENO. È un piacere, Ambasciatrice, averla come nuova Segretaria generale del Ministero. Vorrei un solo chiarimento. L'anno scorso abbiamo approvato, come emendamento alla legge di stabilità, una somma aggiuntiva di 2 milioni di euro per la rete consolare all'estero. Abbiamo un'attenzione speciale per il Sud America, visto che lì sono oltre 50 milioni i discendenti degli italiani. Le chiedo come venga gestita questa risorsa, se sia già stata distribuita e quale sarà l'indicazione di utilizzo di questi soldi nei consolati.

  MANLIO DI STEFANO. La settimana scorsa abbiamo audito Giampaolo Cantini, della DGCS e Laura Frigenti, dell'Agenzia italiana per la cooperazione internazionale. A parte il fatto che abbiamo notato un clima particolare, visto che non si sono nemmeno salutati, Cantini, che la sera stessa veniva promosso Ambasciatore, ha parlato qui in audizione, come direttore generale della DGCS, di prospettive future e via dicendo. Sembra che i due organi all'interno del Ministero non si siano ancora integrati e che l'atmosfera non sia positiva.
  Le chiedo quale sia il reale rapporto e quali le prospettive, visto che all'interno del Pag. 8Ministero si parla di un clima non positivo anche per quanto riguarda, ad esempio, alcuni ruoli usati politicamente. Per la stabilità del Ministero, mi piacerebbe che fosse solo gossip. Chiedo a Lei, che sicuramente ha una visione dall'alto, maggiori delucidazioni.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Vorrei ringraziare l'Ambasciatrice Belloni e darle il benvenuto nella sua nuova veste.
  Mi pare che i tre provvedimenti di riorganizzazione del Ministero a cui si fa riferimento, e che fanno parte della discussione delle Commissioni, abbiano reso più incisiva l'azione della politica estera italiana. Oggi è una giornata particolare. Eravamo, con i due presidenti di Commissione, alla Conferenza Italia-Africa, che è una delle tante iniziative di presenza politica del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale rese possibili, a mio parere, anche da una diversa organizzazione del lavoro.
  Faccio precedere la mia domanda da una precisazione. Gli spunti che Lei ci ha dato, in particolare quelli relativi alla riforma della cooperazione, che sono i più necessari, sono sufficienti per procedere con il parere. Un tema che non è mai stato toccato e non verrà toccato oggi, ma che potrebbe essere oggetto di riflessioni future, è l'articolazione geografica.
  Il decreto cosiddetto Massolo ha in parte disarticolato la geografia del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Vorrei, da parte sua, un feedback, da lasciare più agli atti parlamentari che alla discussione specifica di oggi, sull'efficacia di quel provvedimento. Lo dico in particolare guardando all'Africa, che in materia di cooperazione è al centro della discussione e forse ha visto, in questa articolazione geografica, una disarticolazione delle aree di priorità di intervento del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale nel continente. Il riferimento è anche all'Asia e all'America Latina, che forse hanno avuto meno priorità di quella che avrebbero ottenuto con un'articolazione diversa.

  FRANCESCO MONACO. In apertura del suo intervento, Ambasciatrice, lei ha accennato all'opzione tra due modelli alternativi di riforma. Se non ho capito male, il legislatore ha sposato, e voi state cercando di implementare, una scelta che si ispira a un beninteso primato della politica anche nella gestione dei progetti. Io credo sia giusto che ci sia un protagonismo nell'attività di indirizzo e che la gestione sia in capo al Ministero e alla sua Agenzia.
  Mi domando come recuperare l'anima di verità del modello alternativo, che valorizza nella gestione dei progetti i soggetti del privato sociale, del volontariato internazionale e così via. Questo è il senso di una domanda sull'impianto e sull'ispirazione complessiva dello schema di riforma.

  LAURA GARAVINI. Dato che abbiamo tempo, ci permettiamo di porre un ulteriore quesito in materia di italiani all'estero. Vorrei fare mie le considerazioni dei colleghi Quartapelle e Monaco, aggiungendo anche il mio benvenuto e sottolineando il nuovo ruolo politico esercitato dal nostro Paese attraverso una politica estera nella quale chiaramente la Farnesina gioca un ruolo importante.
  Vorrei focalizzare il mio quesito sul passaggio delle competenze, a cui Lei faceva cenno, dalla Direzione generale per gli italiani all'estero alla Direzione generale per il sistema Paese riguardo alla promozione della lingua e cultura italiana all'estero. Noi eletti all'estero sottolineiamo con favore questo trasferimento e siamo convinti che inserire all'interno della Direzione per il sistema Paese l'insegnamento di lingua e cultura italiane all'estero possa rappresentare un rilancio della promozione della lingua italiana stessa. Ciò nonostante, ci preme capire quali saranno le nuove funzioni e quali contenuti resteranno nella competenza della Direzione generale per gli italiani all'estero. In questo senso, mi preme sottolineare il fatto che precedentemente erano di competenza di tale Direzione le questioni migratorie in senso lato, ivi comprese quelle legate alla immigrazione, aspetto che in questo nuovo impianto strutturale può forse trovare maggiore Pag. 9 riscontro e un approccio sinergico tra le nuove migrazioni in uscita e in entrata.
  Su questo aspetto le chiederei dettagli ulteriori.

  ORNELLA BERTOROTTA. Approfitto dell'occasione per porre due domande. Vorrei sapere se è stato stabilito chi verificherà le nomine dei rappresentanti degli enti sia con scopo di lucro sia senza scopo di lucro. Ho qui il decreto dove sono elencate varie associazioni e fondazioni che fanno parte dell'organizzazione. Mi spiego meglio. Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha emesso un decreto sui rappresentanti delle organizzazioni della società civile e altri soggetti con scopo di lucro e senza scopo di lucro. È una sorta di albo. Si fanno i nomi di Associazione di fondazioni e casse di risparmio (ACRI), Associazione italiana fondazioni ed enti di erogazione (Assifero), Associazione volontari per il servizio internazionale (AVSI), Comunità di Sant'Egidio, ed altro. L'altra sezione è invece dedicata ai rappresentanti di soggetti con finalità di lucro. Visto che parlava di anticorruzione, vorrei sapere se viene fatta una verifica sui soggetti che fanno parte di questo albo.
  In merito ai progetti e alla programmazione della DGCS, vorrei sapere cosa succede se un ente non raggiunge lo scopo del progetto. In Parlamento non riceviamo tutte le relazioni dei progetti portati avanti. Le chiedo se sia possibile avere queste relazioni, semestrali o annuali, e che cosa succede se un progetto non viene portato a termine.

  ANDREA MANCIULLI. Vorrei ringraziare in maniera non formale l'Ambasciatrice Belloni per la relazione che ha svolto e perché trovo, in questa relazione, grande coerenza con la stagione riformatrice che anche il Parlamento ha intrapreso.
  Io non starei dietro al gossip, anche se mi rendo conto che è sempre accattivante. A me sembra che le scelte fatte vadano nella direzione giusta per dare al nostro Paese uno strumento in più di politica estera. La riforma della cooperazione è stata – ed è – accompagnata da altre importanti riforme. Per esempio, questa Commissione, insieme alle Commissioni difesa di Camera e Senato, ha lavorato alla riforma della legge quadro sulle missioni internazionali, che è importante per una politica estera nella quale la cooperazione ha cercato di declinare un modello che condivide l'idea di missioni all'estero che abbiamo. Trovo ci sia grande coerenza anche sul piano operativo.
  Nella sua relazione, Ambasciatrice Belloni, Lei dice una cosa che mi sembra accattivante, cioè affidare all'UAMA anche le competenze che riguardano le tecnologie dual use. È un tema molto dibattuto anche in altri Paesi, perché si tratta di tecnologie sensibili, che hanno una dimensione bivalente. Siamo in un campo nel quale le componenti Esteri e Difesa devono trovare una sintesi.
  Vorrei proporre un tema di lavoro anche per il futuro. Vista la stagione che stiamo vivendo, nella quale purtroppo la politica estera torna a essere spesso affiancata dai temi di difesa e sicurezza, vorrei si potesse immaginare, essendo d'accordo con la sua proposta, una sempre maggiore collaborazione su questo aspetto. Purtroppo, la direzione verso la quale stiamo andando rende sempre più necessario un rapporto stretto e stringente. Da questo punto di vista, penso che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con questo primo segnale, abbia preso la strada giusta. La mia era solo una piccola chiosa, considerando che la relazione è stata molto positiva e coerente con la stagione che è cominciata.

  GIAN LUIGI GIGLI. Vorrei un chiarimento di natura meramente tecnica.
  Volevo capire come mai, avendo la legge previsto che non vi fossero più di sei uffici a permanere presso la Direzione o, meglio, che dovessero essere abolite non meno di sei strutture e, indirettamente, rimanerne sei per sottrazione, ne sono invece rimaste sette.

  PRESIDENTE. Do la parola alla nostra ospite per la replica

  ELISABETTA BELLONI, Segretaria generale del Ministero degli affari esteri e della Pag. 10cooperazione internazionale. Rispondo all'ultima domanda perché è la più facile. Le strutture erano dodici più una unità: tredici in tutto, quindi. Tredici meno sei fa sette. Essendo stata direttore generale, lo so bene. Avevo dodici uffici, più l'unità tecnica centrale.
  L'onorevole Manciulli giustamente sottolinea il fatto che, in materia di dual use, è fondamentale il raccordo con il Ministero della difesa. Uno dei motivi che ci induce a proporre l'assorbimento della competenza nella UAMA è che, come sapete, essa ha una forte componente militare al suo interno.
  Con riferimento alla domanda della senatrice Bertorotta sugli albi e sull'elenco dei soggetti aventi diritto, sia nella precedente legge sia, mutatis mutandis, nella nuova legge, la selezione è fatta sulla base di alcuni criteri. Le farò avere anche i criteri che vengono applicati con la nuova legge dall'Agenzia e dalla DGCS. A memoria, si tratta dei bilanci, delle rendicontazioni, di un minimo di disponibilità finanziaria autonoma, dell'aver operato nel settore della cooperazione per un certo numero di anni – all'epoca mia erano tre – e così via. Le farò avere nel dettaglio i criteri, che immagino siano stati replicati anche in questo caso. Se un progetto non viene attuato, intervengono gli organi di controllo. Quando si spendono fondi pubblici, ci sono i controlli. Se non vengono attuati i progetti o non vengono fatte adeguatamente le rendicontazioni, scatta il meccanismo previsto dalla contabilità di Stato. Gli organi di controllo richiedono la restituzione dei fondi o riconoscono solo le spese che effettivamente sono riscontrabili. È normale amministrazione dello Stato.
  Vi è anche un controllo di merito sulla qualità del progetto, mirante a verificare che esso corrisponda a quanto l'amministrazione ha chiesto di eseguire. Come sapete, la legge prevede che la responsabilità della valutazione dei progetti competa alla Direzione generale. Come vi ha detto, nella sua audizione, l'Ambasciatore Cantini, la DGCS si sta strutturando, anche attraverso gare pubbliche, per potersi avvalere di soggetti specializzati nella valutazione d'impatto dei progetti, come accade ormai in tutti i Paesi che fanno cooperazione in maniera consistente.
  L'onorevole Garavini faceva riferimento al trasferimento alla Direzione generale per il sistema Paese di competenze in materia di lingua italiana per le collettività all'estero, auspicando un rilancio. Uno dei motivi che ci ha ispirato a proporre questo passaggio di competenze è stato quello di fare massa critica, anche in termini di capitolo, sia per ottenere un rilancio delle attività che riguardano l'insegnamento scolastico della lingua italiana anche per gli italiani all'estero sia per essere più coerenti nel chiedere maggiori finanziamenti.
  Lo stanziamento attuale per l'insegnamento della lingua italiana non è assolutamente comparabile con quanto spendono altri Paesi con i quali amiamo confrontarci. Siamo lontani dalle cifre di cui avremmo bisogno. Mi rendo conto perfettamente delle esigenze di contenimento della spesa pubblica, ma è indiscutibile che le risorse a disposizione per l'insegnamento della lingua italiana alla nostra collettività, e più in generale, sono inadeguate.
  Onorevole Quartapelle, io non posso che condividere le sue osservazioni quando dice che l'intero progetto di riforma della cooperazione allo sviluppo, con tutte le difficoltà che nel passato ci sono state per conseguire questo risultato, porta certamente a una maggiore incisività dell'azione italiana in tema di cooperazione allo sviluppo. Non si sa mai se sia nato prima l'uovo o la gallina, ma è certamente vero che il combinato disposto della riforma, della maggiore attenzione che il Governo pone alle tematiche di cooperazione allo sviluppo e della decisione di stanziare maggiori fondi ha reso molto più incisiva l'attività in politica estera del nostro Paese, soprattutto nelle tematiche che oggi sono sul tavolo di tutti i ministri degli affari esteri e che vanno dallo sviluppo sostenibile all'ambiente, all'energia, allo sviluppo inteso anche come partenariato con i Paesi meno sviluppati di noi.
  L'articolazione geografica è un tema che non è stato sollevato nemmeno nelle precedenti audizioni, ma è certamente di primaria Pag. 11 rilevanza. Sarà compito del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, come sapete, approvare un decreto ministeriale che articoli la suddivisione delle competenze tra gli uffici del Ministero. Questo decreto sulle articolazioni interne del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale avrà come oggetto, in particolare, i nuovi uffici della cooperazione allo sviluppo, che dovranno essere completamente rivisitati alla luce delle diverse competenze attribuite alla Direzione generale.
  Posso anticipare che la mia proposta al Ministro – ci riserviamo di conoscere quale sarà la sua decisione finale – sarà senz'altro quella di puntare su una maggiore articolazione geografica. È un punto politico sostanziale. Torniamo alla volontà del legislatore. Se è stata attribuita alla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo una competenza specifica in materia di programmazione, che deve essere coerente con le linee di politica e soprattutto soddisfare gli interessi nazionali prioritari, è del tutto evidente che diventa fondamentale l'interlocuzione bilaterale con il Paese ricevente. Perdere la «geograficità» di questo rapporto, a mio avviso, sarebbe un errore. Dovremo lavorare in modo da riuscire a dare rilievo adeguato al continente africano. La Conferenza di oggi ne è testimonianza. Dovremo altresì cercare di articolare questi uffici con il dovuto equilibrio anche per quanto riguarda le altre regioni del mondo.
  Vengo alla domanda sui modelli a cui si è ispirato il legislatore. I modelli a disposizione sono tantissimi. Non sono solo i due a cui ho fatto riferimento. Ho semplificato, partendo da un passaggio già effettuato in precedenza dal Parlamento. Ci sono modelli in cui vi è il ministero per la cooperazione. In altri modelli vi è solo il ministero degli affari esteri. Ci sono quelli con un'agenzia totalmente autonoma e quelli con un'agenzia inglobata nel ministero degli affari esteri. Sono tantissimi.
  Quello che volevo dire è che nelle concezioni moderne della cooperazione allo sviluppo si discute molto se abbia ancora senso lasciare agli Stati la responsabilità dell'esecuzione dei progetti o se non sia invece più coerente o addirittura più efficace utilizzare solo, ad esempio, lo strumento multilaterale, che, avendo una visione collettiva, può raccogliere le contribuzioni dei diversi Stati. Ci si domanda anche se non si debbano avere strutture snelle di programmazione e fare gare varie per l'assegnazione dei progetti.
  Io prendo atto del fatto che il legislatore ha voluto mantenere una capacità di gestione propria, la quale sarà «diretta» nella misura in cui ci saranno anche le capacità professionali per farlo, ma sarà anche una gestione che coinvolge la società civile. Questo è previsto dalla legge e, anzi, direi che questa legge fa un passo in avanti, da tempo auspicato. Raccoglie, infatti, la società civile in senso ampio e non soltanto alcune parti, com'era nella precedente legge n. 49 del 1987. Vi è un grande progresso. Ad esempio, c'è un enorme progresso nel rapporto tra pubblico e privato. La precedente legge non solo non lo prevedeva, ma lo rendeva addirittura inammissibile. Con la nuova legge, invece, vi sono più possibilità di coinvolgimento del settore privato, in sinergia con il pubblico, nelle attività di cooperazione allo sviluppo.
  Quanto ai rapporti personali tra l'Ambasciatore Cantini e la direttrice Frigenti, francamente io non li conosco. Rispondo personalmente delle disposizioni che sono state date all'interno del Ministero e che, come ripeto, sono di massima collaborazione e di aiuto, nel nostro interesse, così come nell'interesse dell'Agenzia. Personalmente ho visto la direttrice anche ieri, perché l'ho invitata a un mio colloquio con il Commissario generale della United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA). Ritenevo utile che l'interlocutore vedesse che abbiamo anche il braccio operativo e gestionale. Ritengo che i pettegolezzi, che spesso caratterizzano l'attività del mio Ministero, siano controproducenti per l'interesse comune di far funzionare bene questa riforma, una riforma che ci deve aiutare a essere sempre più attivi e incisivi nella nostra politica estera. Pag. 12
  Dico due parole sui fondi per la rete e per i connazionali all'estero. Non posso che ripetere quello che ho appena detto. La cifra di 2 milioni non è tutto, perché saremmo veramente ridotti male. Posso fare avere un dettaglio di come sono spesi questi fondi. Il punto politico che emerge è che, di fronte a una comunità italiana molto consistente e soprattutto di fronte a una nuova generazione di italiani che vanno all'estero, il nostro Ministero dovrebbe essere dotato di maggiori risorse per fare vere politiche di valorizzazione di questa comunità. Sono politiche che vanno oltre i pur necessari servizi logistici quotidiani di produzione di documenti e quant'altro e che dovrebbero permetterci di valorizzare questa comunità e, con essa, i ritorni.
  Non posso che concludere con un appello alle Commissioni ad aiutarci a trovare queste risorse.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti i presenti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.