CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 30 marzo 2017
794.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-10509 Menorello: Rilascio del documento unico di regolarità contributiva (DURC) nei casi di definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione ai sensi dell'articolo 6 del decreto-legge n. 193 del 2016, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 225 del 2016.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con il documento in esame, l'onorevole interrogante fa riferimento all'istituto della definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione dal 2000 al 2016, previsto dall'articolo 6 del decreto-legge n. 193 del 2016 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 225 del 2016.
  In particolare, l'onorevole interrogante rappresenta che la presentazione della dichiarazione di adesione non consente al dichiarante, fino al pagamento della prima rata delle somme dovute per la definizione (in scadenza nel prossimo mese di luglio), di ottenere dall'INPS e dall'INAIL il documento unico di regolarità contributiva (DURC), indispensabile per concorrere alle procedure di evidenza pubblica per la fornitura di beni e servizi alle Pubbliche amministrazioni.
  A causa del mancato raccordo tra la normativa fiscale e previdenziale, pertanto, l'onorevole interrogante evidenzia che molte imprese, che hanno debiti previdenziali anche di modesta entità, potrebbero decidere di non aderire, non trovandolo conveniente, all'istituto della cosiddetta rottamazione delle cartelle recentemente introdotto.
  Inoltre, l'onorevole chiede chiarimenti sulle somme eventualmente da corrispondere a titolo di interessi per ottenere la definizione agevolata dei carichi di natura previdenziale e chiede quali iniziative intendano adottare per risolvere le problematiche esposte e assicurare così la realizzazione del gettito atteso dalla definizione in parola.
  Al riguardo, sentiti gli Uffici dell'Amministrazione finanziaria e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, si rappresenta quanto segue.
  Giova, preliminarmente, osservare che la regolarità contributiva ai fini del rilascio del DURC sussiste anche in caso di rateizzazioni concesse dall'INPS, dall'INAIL o dalle Casse edili ovvero dagli Agenti della riscossione sulla base delle disposizioni di legge e dei rispettivi regolamenti.
  Infatti, in base alla vigente prassi applicativa, il presupposto per il rilascio del DURC al soggetto che ha presentato istanza di rateizzazione, si realizza al momento del pagamento della prima rata del piano di ammortamento trasmesso dall'agente della riscossione, cioè allorché tale soggetto manifesti l'effettiva volontà di adempiere allo stesso piano e saldare, seppure in forma dilazionata, il suo debito.
  Del resto, nel procedimento di dilazione di cui all'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, la scadenza della prima rata è, di regola, fissata entro un breve termine dall'emanazione del provvedimento di accoglimento che, a sua volta, viene emanato in un ristretto arco temporale dalla data di presentazione dell'istanza.
  In base alle nuove disposizioni di cui all'articolo 6 del decreto-legge 193 del 2016, il termine del primo o unico versamento dovuto per la definizione agevolata deve necessariamente ricadere, per espressa indicazione del legislatore, nel Pag. 95mese di luglio 2017, indipendentemente dal momento in cui la dichiarazione di adesione viene prodotta.
  Ciò, evidentemente, in funzione della complessità degli interventi procedurali e organizzativi necessari alla gestione della definizione, tenendo conto anche della platea molto ampia dei debitori potenzialmente interessati e della numerosità dei carichi definibili.
  Deve segnalarsi che, nella seduta di venerdì 24 marzo 2017 il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che, allo scopo di favorire ulteriormente l'adesione dei cittadini interessati all'istituto definitorio in argomento, ha prorogato, dal 31 marzo al 21 aprile 2017, il termine entro il quale i debitori potranno presentare la dichiarazione di adesione alla procedura di definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione dal 2000 al 2016, di cui al citato articolo 6 del decreto-legge n. 193 del 2016.
  Inoltre, si rappresenta che, d'intesa con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, è in corso di definizione un'apposita disposizione, da inserire nel primo veicolo normativo utile, che si propone di risolvere le criticità evidenziate dall'onorevole interrogante in merito ai rapporti tra la procedura di definizione agevolata delle cartelle emesse dall'Agente di riscossione e la normativa attualmente vigente che regola i presupposti per il rilascio del Documento unico di regolarità contributiva.
  L'onorevole interrogante, poi, chiede chiarimenti circa l'individuazione delle somme da pagare a titolo di interessi per definire i carichi di natura previdenziale, ed, in particolare, chiede che venga precisato il trattamento da riservare alle sanzioni civili accessorie per omesso o ritardato versamento contributivo.
  Al riguardo, la lettera della norma che introduce il nuovo istituto della definizione agevolata prevede che ai fini dell'estinzione del debito non vadano corrisposte «sanzioni» senza distinguere tra sanzioni amministrative, tributarie o civili quali sono quelli in argomento che integrano una quota risarcitoria prevista dalla legge per il mancato pagamento dei debiti contributivi.
  Tenuto conto della diversa struttura degli obblighi tributari e previdenziali con particolare riferimento agli accessori del debito, deve precisarsi che, ai fini della definizione agevolata di cui si discute, non sembra debbano ritenersi incluse nel novero delle somme dovute le somme aggiuntive irrogate al contribuente per l'omesso o ritardato versamento dei contributi o premi previdenziali ai sensi dell'articolo 116, comma 8, lettere a) e b) della legge 23 dicembre 2000, n. 388, che, come ribadito dalle Sezioni unite della Cassazione nella sentenza n. 5076 del 11 marzo 2015, sono da qualificarsi alla stregua di «sanzioni civili».

Pag. 96

ALLEGATO 2

5-09967 Grande: Limitazione dell'accesso ai benefici previdenziali di cui agli articoli 19 e 25 del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Onorevole interrogante, con il presente atto parlamentare, richiama l'attenzione del Governo sulla opportunità di rimuovere gli ostacoli – posti in essere dalla circolare n. 16749 del 14 marzo 2016 – che impediscono al personale civile delle Forze armate non appartenente alla categoria, operaia di poter usufruire dei benefici pensionistici previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973. L'articolo 25 del predetto decreto, in particolare, stabilisce una supervalutazione dei periodi di servizio prestati dagli operai addetti ai lavori insalubri o ai polverifici con conseguente anticipo dei tempi previsti dalla normativa pensionistica.
  Al riguardo, occorre precisare, in via preliminare, che l'INPS, vigilato dal Ministero che rappresento, valuta il rapporto intercorso tra le amministrazioni di appartenenza ed i loro dipendenti soltanto in relazione agli effetti giuridici conseguenti ed influenti sul trattamento di quiescenza; la materia in esame – concernente in via diretta e immediata l'attività di servizio – rientra invece nella competenza del Ministero della difesa. Pertanto, illustrerò gli elementi informativi forniti da tale Ministero.
  Tanto premesso, occorre precisare che sulla questione oggetto dell'interrogazione si è consolidata una copiosa giurisprudenza (amministrativa, ordinaria e soprattutto contabile) univocamente concorde:
   sulla imprescindibilità dell'appartenenza alla qualifica ex operaia ai fini dell'attribuzione del beneficio in parola;
   sull'esclusione di interpretazioni estensive, stante il carattere speciale della norma di riferimento;
   sull'infondatezza delle questioni relative a una disparità di trattamento tra dipendenti con mansioni operaie e dipendenti con mansioni impiegatizie.

  Tale giurisprudenza ha reso necessaria una razionalizzazione della materia sulla base della quale, il 5 giugno del 2015, la direzione generale del personale civile del Ministero della difesa ha emanato una apposita circolare con la quale è stata effettuata una ricognizione dei siti classificabili come «polverici».
  Successivamente, il 14 marzo 2016, la predetta direzione ha emanato la circolare n. 16749 che, rifacendosi alla citata giurisprudenza, ha riepilogato i requisiti per accedere al beneficio in parola, fornendo altresì chiarimenti applicativi e stabilendo per il futuro nuove disposizioni procedurali.
  Ciò posto, con riferimento a quanto evidenziato dall'interrogante, il Ministero della difesa ha precisato che i riconoscimenti pregressi avvenuti in particolari situazioni – come ad esempio quelle caratterizzate dalla mancanza del presupposto di legittimità (qualifica operaia o ad essa equipollente) – non possono comunque configurare «diritti acquisiti» in quanto trattasi di situazioni consolidatesi sulla base di prassi amministrative prive del fondamento di legge. È, pertanto, conseguente il comportamento del Ministero finalizzato all'adozione di opportune Pag. 97azioni volte ad assicurare la legittimità anche in considerazione di eventuali profili di responsabilità amministrativa.
  Da ultime, il Ministero della difesa ha reso noto che sulla questione sollevata dall'interrogante ha effettuato e sta tutt'ora svolgendo ulteriori approfondimenti tecnici anche al fine di verificare la possibilità di un'ipotesi di proposta normativa volta a modificare il decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973, ferma restando la circolare n. 16749 del 2016.

Pag. 98

ALLEGATO 3

5-10652 Crivellari: Organizzazione della sede territoriale dell'Ispettorato nazionale del lavoro nelle province di Ferrara e Rovigo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Ispettorato nazionale del lavoro (INL), istituito con il decreto legislativo 149 del 2015, è articolato, sulla base del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 febbraio 2016:
   in un ufficio centrale;
   in quattro uffici interregionali denominati Ispettorati interregionali del lavoro (IIL);
   in 74 uffici territoriali denominati ispettorati territoriali del lavoro.

  L'ufficio centrale ha sede a Roma ed è ripartito in due direzioni centrali di livello generale e in 10 uffici dirigenziali di livello non generale.
  Gli Ispettorati interregionali del lavoro hanno sede a Milano, Venezia, Roma e Napoli e svolgono funzioni di coordinamento degli Ispettorati territoriali ricadenti negli ambiti regionali indicati nell'articolo 3 del predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
  Gli uffici territoriali hanno sede presso gli ambiti provinciali indicati nell'articolo 4 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 marzo 2016.
  Le articolazioni territoriali dell'INL subentrano nelle competenze delle Direzioni interregionali e territoriali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  Nel delineare l'organizzazione degli uffici territoriali dell'INL ed al fine di rispettare i vincoli di spesa previsti dal decreto legislativo n. 149 del 2015, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 febbraio 2016 ha proseguito nell'opera di razionalizzazione, mediante accorpamento, di taluni uffici territoriali già avviata – con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 febbraio 2014 n. 121 e con il decreto ministeriale novembre 2014 – nell'ambito degli uffici territoriali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  Al fine di assicurare una maggiore incisività ed efficienza dell'azione di vigilanza, gli accorpamenti previsti dal citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sono stati effettuati seguendo il criterio della prossimità territoriale degli uffici interessati che – anche in ragione di questa vicinanza – sono caratterizzati da un tessuto economico e sociale significativamente analogo e da altrettanto simili fenomeni di irregolarità.
  Voglio comunque evidenziare che gli uffici territoriali interessati da accorpamenti, quali quelli di Ferrara e di Rovigo citati nel presente atto parlamentare, ricadono nell'ambito territoriale del medesimo Ispettorato interregionale che, come detto, esercita nei loro confronti funzioni di coordinamento.
  Voglio, infine, sottolineare che gli uffici accorpati conservano la precedente articolazione in due distinte sedi provinciali, in questo caso quella di Ferrara e quella di Rovigo, con conseguente espletamento da parte delle singole sedi e del personale ad esse rispettivamente assegnato delle funzioni istituzionali e dei servizi destinati all'utenza del territorio di riferimento.

Pag. 99

ALLEGATO 4

Sulla partecipazione alla quinta edizione della «Settimana europea», organizzata dal Parlamento europeo, nell'ambito del Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche (Bruxelles 30 gennaio-1o febbraio 2017).

RELAZIONE

  Dal 30 gennaio al 1o febbraio 2017 si è svolta a Bruxelles, la quinta edizione della «Settimana europea», organizzata dal Parlamento europeo, nell'ambito del Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche. La settimana sì è articolata in due parti:
  la Conferenza sul Semestre europeo, iniziativa avviata dal Parlamento europeo nel 2013 nel quadro del dialogo con i Parlamenti nazionali sul Semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche; nell'ambito della riunione, si sono svolte due sessioni plenarie dedicate, rispettivamente, alle priorità del Semestre europeo 2017 e al futuro dell'Unione economica e monetaria, e tre distinte riunioni interparlamentari organizzate dalle Commissioni del Parlamento europeo competenti, rispettivamente, per gli affari economici e monetari (ECON), per l'occupazione e gli affari sociali (EMPL) e per i bilanci (BUDG);
  la riunione della Conferenza sulla stabilità, il coordinamento economico e la governance nell'Unione europea, istituita sulla base dell'articolo 13 del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'unione economica e monetaria (cosiddetto Fiscal Compact) per consentire il dialogo tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali in materia di politiche di bilancio e altre questioni rientranti nell'ambito di applicazione del medesimo Trattato. La Conferenza si è articolata in quattro sessioni incentrate sul Fiscal compact, la dimensione sociale dell'Unione economica e monetaria, il benchmarking delle riforme nazionali a sostegno della crescita e dell'occupazione e il ruolo dei programmi di assistenza e del Meccanismo europeo di stabilità nel salvaguardare la stabilità dell'euro.
  Alla Settimana europea hanno preso parte 109 parlamentari nazionali provenienti da ventiquattro Stati membri, da due Paesi candidati e dalla Norvegia. La Camera dei deputati era rappresentata dai deputati Antonio Misiani, componente della V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione) e Chiara Gribaudo, componente della XI Commissione (Lavoro pubblico e privato), mentre per il Senato della Repubblica hanno preso parte i senatori Remigio Ceroni e Paolo Guerrieri Paleotti, componenti della 5a Commissione (Programmazione economica, bilancio) e le senatrici Nunzia Catalfo e Nicoletta Favero, rispettivamente vicepresidente e componente della 11a Commissione (Lavoro, previdenza sociale).
  Nella prima sessione della Conferenza sul Semestre europeo, relativa alle priorità politiche 2017, sono intervenuti il Vicepresidente della Commissione europea per l'euro e il dialogo sociale Valdis Dombrovskis e il Commissario europeo per gli affari economici e finanziari Pierre Moscovici. In particolare, il Vicepresidente Dombrovskis ha preso atto degli aggiustamenti e dei progressi compiuti dagli Stati membri nel correggere i conti pubblici nell'area dell'euro e nell'Unione europea, ma ha, al contempo, sottolineato che la moderata ripresa e la bassa inflazione continuano a pesare sulla riduzione dei Pag. 100rischi macroeconomici, lasciando di fatto invariati gli alti livelli di indebitamento, il calo della produzione e l'elevata disoccupazione. Ha quindi richiamato la necessità di offrire assistenza tecnica agli Stati membri e di prevedere riunioni di alto livello presso i medesimi. Ha inoltre ricordato che la Commissione europea, nell'Analisi annuale della crescita, si era espressa a favore di un'espansione di bilancio fino allo 0,5 per cento del Prodotto interno lordo nel 2017 a sostegno della ripresa, posizione che non è stata in seguito condivisa dal Consiglio, che ha propeso per una posizione di bilancio neutrale. Il Commissario Moscovici ha preso atto della moderata ripresa negli ultimi cinque anni, che a suo avviso va imputata principalmente al basso prezzo del petrolio, all'indebolimento dell'euro e alle politiche della Banca centrale europea, tuttavia ha sottolineato che i risultati non sono ancora sufficienti: il tasso di disoccupazione non migliora abbastanza, l'inflazione è ancora sotto il 2 per cento, la redditività delle banche è debole e la disuguaglianza è crescente. In tale contesto, ha richiamato anche le incertezze legate alla politica economica americana e agli sviluppi del processo di uscita del Regno Unito dall'Unione europea. Ha quindi invitato gli Stati membri a raddoppiare gli sforzi e a creare una triangolazione virtuosa che assicuri, al contempo, di incrementare gli investimenti, perseguire le riforme strutturali e garantire politiche fiscali responsabili. In tale contesto, Moscovici ha evidenziato altresì la necessità di realizzare politiche di sostegno alla crescita, che non possono essere affidate soltanto a interventi della Banca centrale europea, i quali potrebbero comportare rischi di squilibri finanziari. Ha inoltre affermato che occorre evitare gli effetti aggregati di politiche fiscali restrittive e che gli Stati che hanno margini di bilancio dovrebbero utilizzarli. In tale contesto, la fiscalità dovrebbe sostenere l'occupazione e gli investimenti, la ricerca e lo sviluppo, ed essere al contempo equa ed efficace. Infine, a suo avviso, occorre agire per migliorare la trasparenza fiscale e intensificare la lotta all'evasione. Entrambi i rappresentanti della Commissione europea hanno annunciato la presentazione del Libro bianco sul futuro dell'Europa, in occasione del sessantesimo anniversario dai Trattati di Roma, celebratosi nei giorni scorsi, nel quale un ampio capitolo è dedicato al futuro dell'Unione economica e monetaria in preparazione della fase 2 dell'approfondimento dell'Unione economica e monetaria nel nuovo contesto politico e democratico.
  L'europarlamentare svedese Hökmark (PPE), relatore sul Semestre europeo nella Commissione ECON, ha sottolineato la necessità di ridurre la tassazione sul lavoro e di calcolare i rischi di politiche protezionistiche, evidenziando che l'andamento delle esportazioni non può prescindere da un mercato aperto dal lato delle importazioni. La relatrice nella Commissione EMPL del Parlamento europeo, la portoghese Maria João Rodrigues, Vicepresidente del gruppo S&D, ha invocato l'adozione di una adeguata combinazione tra le diverse politiche, che preveda, accanto al risanamento dei conti pubblici, misure a sostegno degli investimenti e della domanda interna. Ha poi segnalato l'opportunità che i Paesi che hanno margini di bilancio, in quanto registrano un elevato surplus delle partite correnti (nel caso della Germania, il surplus ha raggiunto nel 2015 l'8,2 per cento del Prodotto interno lordo), adottino adeguate politiche di investimento. Tale tema è stato ripreso da diversi parlamentari nel corso del dibattito. In proposito, il rappresentante del Parlamento tedesco ha segnalato l'opportunità di aiutare gli Stati che ne hanno la possibilità ad aumentare gli investimenti, sottolineando tuttavia la necessità di non indebolire gli Stati più forti, ma di rafforzare quelli più deboli, affinché lo sviluppo sia sostenibile per tutti.
  Nel corso del dibattito, i rappresentanti dei Parlamenti nazionali hanno espresso apprezzamento per il superamento di una logica ispirata unicamente all'austerità e al rigore di bilancio, pur sottolineando che le risorse messe a disposizione dal cosiddetto Piano Juncker risultano insufficienti, a Pag. 101fronte del crollo degli investimenti e della grave crisi sociale che ha colpito alcuni Paesi, in particolare quelli dell'Europa meridionale. In tale contesto, il rappresentante del Parlamento portoghese ha avanzato la proposta di costituire un Fondo monetario europeo per far fronte agli shock economici e dotato di un bilancio proprio. Il Comitato delle regioni ha poi fatto riferimento alla mancanza di coordinamento tra i vari livelli di Governo e all'opportunità di considerare il contributo delle città e delle regioni alla crescita, introducendo una dimensione territoriale nel Semestre europeo.
  Il deputato Misiani, nel suo intervento, ha evidenziato come la politica monetaria della Banca centrale europea possa arrivare solo fino ad un certo punto, richiamando la necessità di una politica espansiva di bilancio promossa e controllata a livello europeo. Tale politica deve andare oltre il piano Juncker ed eventualmente mettere in gioco risorse, oggi congelate, quali quelle del Meccanismo europeo di stabilità. Con riferimento a temi che incidono sulle materie di competenza della XI Commissione, il deputato Misiani ha anche fatto riferimento alla necessità di una rete di protezione sociale a livello europeo, in proposito richiamando il progetto presentato lo scorso anno dal Ministro dell'economia e delle finanze Padoan per l'istituzione di un fondo europeo di assicurazione contro la disoccupazione (European unemployment insurance scheme).
  La seconda sessione della Conferenza sul Semestre europeo, è stata aperta dal neo-eletto Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, il quale ha richiamato le proposte del Parlamento europeo in materia di governance economica, confluite, rispettivamente, nelle relazioni degli onorevoli Mercedes Bresso (S&D) e Elmar Brok (PPE) e dell'on. Verhofstadt (ALDE), successivamente approvate dal Parlamento europeo alla metà dello scorso mese di febbraio. Il Presidente ha auspicato che si proceda su un percorso di maggiore integrazione e di responsabilità democratica, migliorando la dimensione sociale del Semestre. Il Vice Presidente della Commissione europea, Dombrovskis, e il Commissario per gli affari economici e monetari, Moscovici, hanno entrambi ribadito la necessità di rafforzare il Semestre europeo e la coesione e di procedere al completamento dell'unione bancaria, anche attraverso l'istituzione di un sistema comune di assicurazione dei depositi bancari, e dell'unione dei mercati di capitali, nell'ottica di realizzare parallelamente misure di riduzione e di condivisione del rischio. Completare l'unione economica e monetaria richiede, a loro avviso, la fissazione di obiettivi a medio e lungo termine, come prospettato dalla cosiddetta relazione dei cinque Presidenti, relativa al completamento dell'Unione economica e monetaria. Hanno inoltre fatto riferimento al rafforzamento dell'architettura dell'Unione economica e monetaria sul versante delle procedure di monitoraggio e controllo, con l'istituzione dell’European Fiscal Board, che coadiuva la Commissione europea nella valutazione dei bilanci pubblici degli Stati membri, e la raccomandazione del Consiglio aventi ad oggetto l'istituzione o l'individuazione di comitati nazionali per la produttività volti ad analizzare gli sviluppi e le politiche nel campo della produttività e della competitività, contribuendo in tal modo a promuovere la titolarità e l'attuazione delle riforme necessarie a livello nazionale, e, di conseguenza, a promuovere una crescita e una convergenza economica duratura.
  Nel corso del dibattito i rappresentanti dei Parlamenti nazionali hanno concordato sulla necessità di una maggiore convergenza delle politiche economiche rilevando, tuttavia, che occorre adottare un giusto mix di politiche: il consolidamento di bilancio va accompagnato con riforme strutturali incisive (soprattutto nel mercato del lavoro e dei servizi) e con una robusta strategia di investimenti. Alcuni parlamentari, in particolare i rappresentanti del parlamento greco e di quello portoghese, hanno messo in discussione l'efficacia del meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie. È, inoltre, stata segnalata la necessità di completare Pag. 102l'architettura dell'eurozona e di adottare politiche efficaci che contrastino l'emergere di tendenze populiste ed estremiste che vogliono destabilizzare l'Europa. In particolare, è stata sollevata la necessità di una capacità fiscale europea e sono state avanzate proposte specifiche, quali la previsione di una base imponibile centralizzata e di un rafforzamento del controllo parlamentare, attraverso l'istituzione di un'assise democratica che associ il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali.
  Il workshop organizzato dalla Commissione lavoro e affari sociali del Parlamento europeo (EMPL) si è articolato in due sessioni relative, rispettivamente, alla mobilità dei lavoratori e migrazione economica e al seguito della consultazione sul nuovo Pilastro europeo dei diritti sociali. Su tale ultimo tema si ricorda che la Commissione dovrebbe presentare una proposta nei primi mesi del 2017.
  Nella prima sessione è intervenuta la Commissaria europea per l'occupazione, gli affari sociali e l'inclusione, Marianne Thyssen, che, ribadendo l'impegno della Commissione nell'ambito del Semestre europeo per ridurre ulteriormente il tasso di disoccupazione, ha sottolineato che, per garantire la sicurezza sul posto di lavoro, non sempre è necessario il ricorso a strumenti legislativi, ma è sufficiente la corretta applicazione della legge. La Commissaria si è quindi soffermata sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro, nonché sulla necessità di evitare il rischio di una concorrenza al ribasso delle condizioni di lavoro. Dopo avere affrontato il tema della cosiddetta «fuga dei cervelli», ha evidenziato i vantaggi della mobilità dei lavoratori, richiamando la necessità di un coordinamento delle norme in materia sociale a livello europeo. Interrogata sull'opportunità di istituire un salario minimo a livello europeo, proposta alla quale ha in diverse occasioni fatto riferimento il Presidente Juncker, ha affermato che la Commissione non ha competenze in merito, ma ha invitato gli Stati membri ad adottare misure attive per l'inclusione. Ha, inoltre, ricordato che la Commissione sta lavorando alla revisione delle raccomandazione sull'inclusione attiva al fine di potenziare la lotta contro la povertà e la disoccupazione.
  È poi intervenuta la parlamentare slovacca Silvia Shahzad, che si è soffermata sulle difficoltà che incontrano i disabili nel trovare lavoro all'estero, invocando a tal fine la necessità della previsione di un aiuto speciale per un periodo di transizione. La relatrice ha quindi rilevato l'opportunità di una maggiore mobilità nel settore pubblico e si è soffermata sulle criticità della proposta di direttiva sul distacco dei lavoratori e sulla necessità di contrastare il dumping sociale. Tale ultimo tema è stato ripreso dal parlamentare belga Frederic Daerden, il quale ha anche evidenziato gli effetti negativi della mobilità dei lavoratori in Belgio, che ha prodotto la perdita di molti posti di lavoro per i cittadini belgi e ha espresso forti riserve nei confronti della carta europea dei servizi.
  Durante il dibattito è intervenuta tra gli altri la senatrice Favero, che ha richiamato talune criticità espresse nella risoluzione approvata dalla Commissione Lavoro del Senato sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 96/71/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 1996, relativa al distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi (COM(2016)128 final). Come è noto, tale proposta, esaminata anche dalla XI Commissione della Camera dei deputati, che su di essa ha approvato, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, un documento finale (Doc. XVIII, n. 41), è al centro di una vivace disputa tra gli Stati membri. In particolare, i governi di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria hanno sostenuto con una lettera comune l'esigenza di rinviare il riesame della normativa vigente esprimendo, in particolare, la preoccupazione che il principio di parità di retribuzione a parità di Pag. 103lavoro possa essere incompatibile con il mercato unico. Quattordici parlamenti nazionali in rappresentanza di undici Stati membri (Bulgaria, Croazia, Danimarca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria) hanno quindi attivato la cosiddetta procedura del «cartellino giallo», chiedendo un riesame della proposta lamentando il mancato rispetto del principio di sussidiarietà. La Commissione europea ha tuttavia manifestato l'intendimento di mantenere inalterata la proposta.
  Nella seconda parte della sessione dedicata alla consultazione sul Pilastro europeo dei diritti sociali, sono intervenuti Regina Bastos, presidente della Commissione affari europei del parlamento portoghese, e Wolfgang Strengmann-Kuhn, membro del Bundestag tedesco. La prima ha sottolineato la necessità di un accordo tra gli Stati per l'istituzione di un vero e proprio pilastro europeo dei diritti sociali, mentre il parlamentare tedesco ha invocato un new deal verde che favorisca lo sviluppo delle energie rinnovabili e si basi sul pilastro sociale per attuare politiche di redistribuzione. Occorre, a suo avviso, assicurare sistemi di sicurezza di base per ridurre i livelli di povertà, soprattutto dei minori, e standard comuni a livello europeo per superare le divergenze tra Stati e le disuguaglianze sociali. A tal fine, occorrerebbe solidarietà tra Paesi più ricchi e meno ricchi con un effetto stabilizzatore nei periodi di crisi. La previsione, infine, di prestazioni sociali uniche a carico del bilancio dell'Unione europea a favore dei minori favorirebbe anche una migliore percezione dell'Unione presso i cittadini europei.
  È, quindi, intervenuta l'europarlamentare Maria Joao Rodrigues, relatrice sul Pilastro europeo dei diritti sociali, che ha richiamato la risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 19 gennaio 2017, rilevando in particolare che: i diritti sociali devono essere rafforzati mediante strumenti concreti e specifici; le norme che saranno sancite dal pilastro europeo dei diritti sociali dovrebbero essere applicate a tutti i Paesi che partecipano al mercato unico allo scopo di mantenere condizioni di parità; i vincoli specifici dell'appartenenza alla zona euro richiedono obiettivi, norme e strumenti finanziari specifici supplementari, pur restando aperti su base volontaria agli Stati membri che non appartengono alla zona euro; le parti sociali e la Commissione sono invitate a collaborare al fine di presentare una proposta di direttiva quadro sulle condizioni di lavoro dignitose in tutte le forme di occupazione; si raccomanda l'istituzione di soglie retributive sotto forma di salari minimi nazionali, nel dovuto rispetto delle prassi di ciascuno Stato membro e previa consultazione delle parti sociali; si raccomanda l'introduzione di un'assicurazione contro la disoccupazione, abbinata all'assistenza nella ricerca di un lavoro e a investimenti nel perfezionamento e nell'aggiornamento professionale.
  Nel dibattito è intervenuta la deputata Chiara Gribaudo, che richiamando il documento finale sul pilastro dei diritti sociali approvato dalle Commissioni riunite XI e XII della Camera dei deputati, ha rilevato che i principi affermati nel pilastro dovrebbero essere configurati, a seconda dei casi, come obiettivi da raggiungere o standard da garantire, introducendo meccanismi correttivi in caso di scostamenti significativi da parte degli Stati membri. In tale contesto, ha osservato che taluni parametri e indicatori sociali, quali la riduzione della percentuale di popolazione a rischio di povertà e del tasso di disoccupazione, ovvero il miglioramento delle competenze e lo sviluppo della formazione e dell'istruzione, dovrebbero acquisire, nell'ambito della procedura del Semestre europeo, valore vincolante al pari degli obiettivi di finanza pubblica. Ha, inoltre, ribadito l'esigenza di individuare un'adeguata cornice finanziaria per la tutela dei diritti sociali, osservando che il raggiungimento degli obiettivi prospettati nell'ambito del Pilastro non può prescindere da un adeguato supporto agli sforzi che gli Stati membri saranno chiamati a compiere attraverso necessarie misure normative e opportuni sostegni finanziari da parte dell'Unione europea. In particolare, Pag. 104ha richiamato l'esigenza di rendere permanente, con conseguente rifinanziamento da parte dell'Unione europea, l'Iniziativa per l'occupazione dei giovani e di rafforzare gli strumenti a disposizione per politiche anticicliche e per fronteggiare gli aumenti del tasso di disoccupazione in caso di shock asimmetrici, ricordando la proposta del Governo italiano di istituzione di un fondo europeo di assicurazione contro la disoccupazione.
  Tra gli interventi che hanno avuto luogo nel corso del dibattito, si evidenzia, in particolare, la posizione ungherese, contraria all'ampliamento del Semestre europeo ai nuovi obiettivi previsti dal pilastro sociale. Nel corso del dibattito con i parlamentari europei e nazionali sono emersi anche i seguenti altri temi: l'omogeneizzazione degli indicatori di povertà utilizzati dagli Stati membri; la garanzia del rapporto tra flessibilità e lavoro sicuro; la revisione delle politiche per la famiglia e l'occupazione femminile; la riduzione delle divergenze salariali e di protezione tra gli Stati membri.
  Le tematiche affrontate nel corso del workshop sono state riprese nella sessione plenaria pomeridiana relativa alla dimensione sociale dell'Unione economica e monetaria. Sono intervenute come relatrici Katja Lehto, vicesegretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (CES), Thérèse de Liedekerke, vicedirettrice generale di Business Europe e Gabriele Bischoff, presidente del Gruppo dei lavoratori del Comitato economico e sociale.
  La prima relatrice ha indicato le cinque priorità della CES affinché siano rafforzati i diritti sociali e il ruolo delle parti sociali: aumento quantitativo e qualitativo dei posti di lavoro; interventi per favorire gli investimenti pubblici e privati; aumento dei livelli salariali; transizione equa verso la digitalizzazione e l'economia verde; ripristino della fiducia nel modello sociale europeo e nel ruolo delle parti sociali.
  Con specifico riferimento al tema degli investimenti, la relatrice, da un lato, ha evidenziato che occorre modificare il Patto di stabilità e crescita per prevedere nuove forme di flessibilità e, dall'altro, ha sottolineato l'esigenza di orientare i fondi europei, a partire dal Fondo per gli investimenti strategici, verso i settori e i Paesi che ne hanno maggiormente bisogno. Con riferimento al tema dei salari, la relatrice ha osservato la necessità di garantire una redistribuzione attraverso una tassazione equa e ha ribadito l'importanza a tal fine degli strumenti della contrattazione collettiva.
  La seconda relatrice, richiamando l'impegno di Business Europe per il rafforzamento della dimensione sociale, si è in particolare soffermata sulle seguenti priorità: necessità di creare le condizioni per maggiori investimenti privati suscettibili di produrre risultati in termini di crescita e occupazione; eliminazione delle barriere regolamentari, soprattutto a livello nazionale, per avere accesso all'occupazione; attuazione delle riforme nazionali del mercato del lavoro, al fine di assicurare coerenza e coesione tra gli Stati membri; inclusione dei parametri e degli indicatori del pilastro sociale nell'ambito del Semestre europeo; rispetto, da parte dei meccanismi di benchmarking, dell'autonomia delle parti sociali e dei meccanismi di contrattazione ai fini della definizione dei livelli salariali; adozione da parte della Commissione di una strategia per l'occupazione, fondata anche sull'innovazione, sperimentazione e digitalizzazione.
  La rappresentante del Comitato economico e sociale, infine, ha richiamato i pareri del Comitato sul futuro dell'Unione economica e monetaria e sul pilastro sociale, soffermandosi in particolare su alcune delle raccomandazioni contenute in questi documenti: maggiore interdipendenza tra politiche economiche e sociali; sostegno agli investimenti pubblici; attuazione del Piano Juncker più equilibrata dal punto di vista territoriale e del collegamento con gli investimenti sociali; armonizzazione dei sistemi previdenziali; reddito minimo europeo, da realizzare attraverso una convergenza verso l'alto in materia salariale.
  Nel corso del dibattito è intervenuta anche l'onorevole Gribaudo che ha Pag. 105espresso l'auspicio della prosecuzione del dialogo interparlamentare anche dopo la pubblicazione della proposta della Commissione sul pilastro sociale.
  La sessione della Conferenza sulla stabilità, il coordinamento economico e la governance nell'Unione europea, dedicata all'attuazione del Fiscal compact, è stata aperta dall'intervento del Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, che ha sottolineato la necessità di porre al centro delle politiche europee la situazione occupazionale, di completare l'unione bancaria, l'unione dei mercati dei capitali, il mercato unico digitale e dell'energia e di supportare l'economia reale delle piccole e medie imprese, attraverso investimenti produttivi e riforme al mercato dei servizi. Dopo aver osservato come le regole del cosiddetto Fiscal compact debbano tener conto delle diverse situazioni presenti negli Stati membri, il neopresidente del Parlamento europeo ha sottolineato come occorra stimolare la crescita con finanze solide, rispettando le regole di democrazia e coinvolgendo il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali.
  Ha fatto seguito l'intervento del Presidente della Camera dei deputati maltese, Angelo Farrugia, che, indicando le priorità della Presidenza maltese (migrazioni, mercato unico, politica di vicinato, inclusione sociale, settore marittimo), ha ribadito che la dimensione parlamentare servirà a promuovere l'unità e il dialogo necessari a livello europeo e regionale. Il Presidente Farrugia ha, inoltre, richiamato la necessità di una maggiore solidarietà nei confronti degli Stati in difficoltà e delle persone al di sotto della soglia di povertà.
  È quindi intervenuto il Vicepresidente della Commissione europea per l'euro e il dialogo sociale, Valdis Dombrovskis, il quale ha inquadrato il Fiscal compact in una più vasta risposta alla crisi europea e dell'eurozona, ricordandone l'obiettivo di rafforzare i quadri nazionali di bilancio per garantire l'ottemperanza alle regole e di rendere così coerente il rapporto tra Unione europea e Stati membri. Ha, poi, affermato che l'approccio intergovernativo non era la scelta preferita e che comunque il rafforzamento dei quadri nazionali non è avvenuto in un vuoto istituzionale; a tal fine il rappresentante della Commissione ha citato il patto di stabilità e crescita e l'accresciuto coordinamento di bilancio ex ante grazie al cosiddetto two pack. Il Vicepresidente si è quindi soffermato sul ruolo dei Fiscal Council nazionali, dei quali andrebbe assicurata l'indipendenza, e sulla recente istituzione dell’European fiscal board. Ha, infine, preannunciato una relazione della Commissione nelle prossime settimane sull'applicazione del Fiscal compact, che costituirà la base del dibattito per l'incorporazione del Trattato nell'ordinamento giuridico dell'UE.
  Successivamente, José Luis Escrivà, presidente dell’Autoridad independiente de responsabilidad fiscal spagnola e presidente della rete delle Indipendent Fiscal Institutions (IFI), si è soffermato sulla maggiore attenzione alla vigilanza preventiva sul bilancio da parte degli IFI nazionali e sulla capacità di adattare le regole europee alle specificità nazionali. Il relatore ha osservato che un modello basato su regole di bilancio rigide e sulla vigilanza stretta dell'ottemperanza alle regole stesse si è rivelato inadeguato e insufficiente per evitare e risolvere la crisi e per promuovere delle buone finanze pubbliche. Ha, quindi, ribadito che i Parlamenti nazionali possono svolgere un ruolo importante, anche al fine di indebolire la percezione delle regole di bilancio come un'imposizione dal centro. Accanto alle regole, finanze pubbliche sane richiederebbero anche un quadro di bilancio omnicomprensivo a livello nazionale con un approccio a medio e lungo termine, in cui rientrino anche i vari livelli di amministrazione. In proposito, negli Stati membri sono stati fatti dei passi avanti, ma non omogenei. Il relatore ha quindi richiamato il contributo che i Fiscal Council possono fornire alla sostenibilità di bilancio, osservando tuttavia la necessità di garantire loro l'indipendenza funzionale ed effettive e adeguate risorse finanziarie e umane. Il relatore si è infine soffermato sulla complessità del monitoraggio delle regole da parte degli IFI: pur dichiarandosi consapevole del Pag. 106fatto che ogni Stato ha un relativo margine di manovra, grazie ai meccanismi di correzione per le specificità nazionali, ha osservato che le regole restano complesse (strumenti analitici, procedure e accordi di interpretazione). Conclusivamente, ha rappresentato che la rete degli IFI è disponibile a collaborare con i Parlamenti nazionali attraverso audizioni regolari.
  È quindi intervenuto il senatore Guerrieri Paleotti, che, ripercorrendo l'esperienza italiana, ha prima richiamato la legge costituzionale n. 1 del 2012, volta a introdurre in Costituzione il principio del pareggio di bilancio, e ha, quindi, osservato che, tra la fine del 2011 e il 2012, è stata promossa una trasformazione a due livelli: da una parte, sono state avviate riforme radicali, come quella del sistema pensionistico, dall'altra, vi è stato un progressivo consolidamento delle finanze pubbliche con riduzione del deficit. Ha aggiunto che la politica di bilancio responsabile ha dato buoni risultati in termini di crescita economica e aumento dell'occupazione. Ha poi ricordato che, per quanto attiene all'attuazione del cosiddetto Fiscal compact, l'Italia, come altri Stati membri, ha rinviato l'obiettivo di raggiungere l'equilibrio di bilancio, che solo la Germania è riuscita a conseguire per tre anni consecutivi. Ha ricordato che l'Italia ha utilizzato la flessibilità consentita dalle regole di bilancio dell'Unione europea per riforme strutturali, spese straordinarie dovute al terremoto e all'emergenza immigrazione, osservando che sarebbe erroneo interpretare la flessibilità insita nelle regole con un loro aggiramento. Ha affermato, poi, che prima dell'inclusione del Fiscal compact nell'ordinamento europeo, sarebbero necessarie alcune riforme: in particolare, come più volte emerso nei dibattiti svolti a livello nazionale e sovranazionale, la metodologia per calcolare gli squilibri strutturali andrebbe rivista (una soluzione potrebbe essere introdurre la regola della spesa, che è più trasparente e facile da capire rispetto agli squilibri strutturali ed è sotto il controllo diretto del Governo); i tempi per il calcolo della crescita potenziale e degli squilibri di bilancio dovrebbero essere di almeno tre o quattro anni, anziché due, per dare tempo agli Stati di attuare e migliorare i piani d'investimento e le riforme; i limiti derivanti dal patto di stabilità e crescita e dal Fiscal compact sono troppo rigidi e occorrerebbe introdurre una maggiore discrezionalità a livello politico pur rispettando i limiti nominali; la flessibilità delle regole dovrebbe essere ampliata soprattutto escludendo il cofinanziamento nazionale delle riforme strutturali dal calcolo dei deficit; occorrerebbe un maggior coinvolgimento dei Parlamenti nazionali. In conclusione, ritiene che l'inclusione del Fiscal Compact nell'ordinamento dell'Unione debba essere accompagnata da un migliore coordinamento economico e da un chiaro impegno a favore di riforme strutturali che favoriscano anche la crescita e l'occupazione.
  Il successivo relatore, Norbert Brackmann, membro della Commissione bilancio del Bundestag tedesco, dopo aver ribadito che la Germania ha conseguito la parità di bilancio per tre anni consecutivi, ha affermato che le regole vanno recepite per rafforzare la fiducia dei mercati ma anche dei consumatori. Ha aggiunto che la Commissione europea deve vigilare e che i trattati non possono essere applicati politicamente, altrimenti si corre il rischio di sgretolare l'Unione economica e monetaria. Con riferimento quindi alle politiche espansive della Banca centrale europea, ha riconosciuto che, grazie ad esse, gli Stati pagano meno interessi sul debito, ma ha anche osservato che esse non potranno continuare a lungo termine.
  Nel dibattito, il deputato Antonio Misiani ha osservato che il bilancio di questi anni presenta luci e ombre, che rendono necessaria una profonda revisione del Fiscal compact prima di procedere alla sua inclusione nell'ordinamento dell'Unione. Ha citato poi il recente working paper del Fondo monetario internazionale sulle politiche fiscali della zona euro, che ha evidenziato i molti limiti dell'implementazione degli strumenti di coordinamento delle politiche fiscali a livello europeo e la Pag. 107loro inefficacia in relazione al raggiungimento degli obiettivi macroeconomici della crescita e dell'occupazione.
  Per quanto attiene all'impostazione complessiva del cosiddetto Fiscal compact, evidenzia che esso si fonda sul dogma dell'obiettivo del pareggio di bilancio strutturale, peraltro costruito su una variabile non osservata e quantificata diversamente dalla Commissione europea, dal Fondo monetario internazionale e dall'OCSE. Ha poi fatto riferimento alle seguenti criticità: l'eccessivo affidamento sulle politiche strutturali, che sono necessarie, ma non si possono considerare da sole sufficienti per il rilancio della crescita; la forte asimmetria del Fiscal compact, che si concentra sui Paesi con deficit di bilancio, ma è meno attento ai Paesi con squilibri di segno opposto, egualmente pericolosi per la stabilità dell'area dell'euro.
  In conclusione, il deputato ha osservato che, anche se il deficit e il debito si sono ridotti, la crescita rimane modesta: ci sono ancora 20 milioni di disoccupati e 119 milioni di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale. I divari sociali e macroeconomici, a suo avviso, vanno superati; la stabilità è un valore, ma lo sono ancora di più la sostenibilità ambientale e sociale dello sviluppo europeo.
  Nel corso del dibattito sono emersi altri temi, manifestandosi in molti casi riserve sull'impostazione delle regole di bilancio nell'ambito dell'Unione economica e monetaria e sui loro effetti positivi sulla situazione economica degli Stati membri.
  Considerazioni conclusive sono state svolte da Roberto Gualtieri, presidente della Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo (ECON), che ha ricordato che l'articolo 2 del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'unione economica e monetaria prevede che esso sia applicabile nella misura in cui è compatibile con il diritto dell'Unione e, pertanto, il diritto dell'Unione è di rango superiore al cosiddetto Fiscal compact. Ha poi aggiunto che, se l'obiettivo del Fiscal compact era quello di ridurre il deficit (calato dal 6 per cento all'1,5 per cento), esso sta funzionando, atteso che l'Unione economica e monetaria è l'area economica al mondo con il più basso livello di deficit (rispetto a Cina e Giappone); la riduzione del deficit è risultata però pro-ciclica ed è rimasta sganciata da una sana gestione del ciclo economico. In conclusione, ha affermato che, anche se c’è una componente di fiducia da considerare, occorre dare prova di apertura mentale per valutare l'adeguatezza delle regole, verificando in particolare la sostenibilità degli obiettivi di bilancio da realizzare ed evitando che le regole finiscano per rafforzare eventuali andamenti negativi del ciclo economico.
  La successiva sessione plenaria, dal titolo «Verso il benchmarking delle riforme nazionali volte a promuovere la crescita sostenibile e l'occupazione», è stata introdotta dal Vicesegretario generale dell'OCSE, Mari Kiviniemi, che, preannunciando per il mese di marzo uno studio sull'impatto delle politiche pubbliche sulle divergenze sul piano economico, ha preliminarmente rilevato che, sebbene il tasso di crescita nell'Unione europea si stia stabilizzando, esso risulta ancora deludente. La sfida per tutti gli Stati è il rallentamento della produttività, peraltro presente anche prima della crisi e legato a diversi fattori strutturali. Tra questi, si è fatto riferimento, in particolare, al rallentamento degli investimenti nel capitale basato sulla conoscenza e alla riduzione del dinamismo delle imprese, fattori che ostacolano il ricambio tra imprese tradizionali e imprese innovative, per natura dotate di una produttività più elevata. A suo avviso, per aumentare la produttività, dovrebbe essere accelerato il ritmo delle riforme strutturali, che invece rallentano in quasi tutti gli Stati membri, soprattutto nei settori della pubblica istruzione e dell'innovazione. Secondo l'OCSE, le priorità per la crescita sono le seguenti: libera circolazione dei lavoratori, con un riconoscimento più semplice e rapido delle qualifiche professionali, anche tramite procedimenti elettronici; portabilità delle prestazioni sociali e dei diritti pensionistici; procedure paneuropee per evitare la doppia imposizione. Occorre inoltre semplificare Pag. 108gli oneri regolamentari per sbloccare gli investimenti, armonizzare le normative e le specifiche tecniche nazionali in settori come i trasporti, l'energia e il mercato digitale, aumentare la mobilità dei capitali, migliorando la cartolarizzazione e armonizzando i regimi di insolvenza.
  È quindi intervenuto il presidente della Commissione economica e finanziaria e del gruppo di lavoro dell'Eurogruppo, Thomas Wieser, che ha sottolineato l'importanza del benchmarking, ricordando come, oltre all'Eurogruppo, anche l'OCSE e la BEI utilizzino indicatori che consentono il confronto tra gli Stati membri. Ha poi ricordato che le discussioni tematiche sulle riforme strutturali nell'Eurogruppo sono cominciate nel luglio 2014 e che, nell'ambito del Semestre europeo, è scaturita una raccomandazione agli Stati membri dell'eurozona volta a mantenere la regolarità di tali discussioni, le quali possono estendersi anche a temi non strettamente di competenza dei Ministri delle finanze e concentrarsi anche sugli effetti di contagio delle politiche dell'eurozona.
  Il relatore ha quindi sottolineato l'importanza delle raccomandazioni specifiche per Paese formulate dalla Commissione europea nell'ambito del Semestre europeo, ai fini dell'individuazione di parametri di riferimento e della necessaria coerenza e convergenza nelle politiche degli Stati membri dell'eurozona. A suo avviso, occorre aumentare la consapevolezza dei Ministri sulla necessità di potenziare la peer pressure per trasmettere un messaggio sulla necessità di una buona politica a livello nazionale, riconoscendo in questo ambito un ruolo significativo ai Parlamenti nazionali. A suo giudizio, lo strumento del benchmarking, che spesso incontra resistenze da parte di alcuni Ministri, deve essere visto come un processo incentivante per gli Stati e non come uno strumento di vigilanza. Il relatore ha inoltre rilevato che finora il benchmarking ha avuto una dimensione prevalentemente quantitativa, osservando in particolare che, se per il cuneo fiscale risulta facile individuare indicatori per il confronto, sulla qualità dei quadri di insolvenza ciò è pressoché impossibile, in mancanza di sufficienti informazioni.
  Nel corso del dibattito è intervenuto il senatore Guerrieri Paleotti che, ai fini dell'individuazione di corretti parametri di riferimento, ha sottolineato la differenza tra riforme del mercato dei beni e dei servizi, da una parte, e riforme del mercato del lavoro, dall'altra. Mentre le prime possono avere effetti positivi già nel breve periodo, le seconde hanno un impatto negativo nel breve termine e necessitano, quindi, nel medesimo periodo, di interventi compensativi. In Italia, ad esempio, non è stato possibile sostenere la riforma del mercato del lavoro con un'adeguata politica fiscale.
  L'ultima sessione, infine, ha affrontato il tema del ruolo dei programmi di assistenza finanziaria e del meccanismo europeo di stabilità nella salvaguardia dell'euro.
  In apertura, è intervenuto l'amministratore delegato del Meccanismo europeo di stabilità (ESM), Klaus Regling, che ha ricordato che, in occasione delle crisi del debito sudamericano degli anni ’80 e della crisi valutaria asiatica degli anni ’90, meccanismi della tipologia del Fondo monetario internazionale e dell'ESM si sono confermati fondamentali per superare la crisi. A suo giudizio, le origini della crisi risalgono a politiche pre-crisi di sviluppo sbagliate e insostenibili, legate in particolare ai seguenti fattori: non tutti i Paesi avevano accettato le limitazioni imposte dall'unione economica e monetaria; in alcuni casi, assenza di un'adeguata disciplina fiscale; aumento dei salari a livelli superiori all'aumento di produttività; tassi di interesse bassi non compensati da una sufficiente disciplina di bilancio. In passato questi fattori avrebbero portato a una svalutazione delle valute nazionali, operazione non più possibile in un'unione economica e monetaria.
  Con riferimento ai programmi di riforma, che vanno di pari passo con i programmi di assistenza finanziaria dell'ESM, il relatore ha sottolineato che un'importante misura da adottare per ripristinare Pag. 109la competitività è la svalutazione interna, ossia la riduzione dei costi di produzione, che spesso implica tagli nominali ai salari. Dopo avere ricordato i casi in cui finora è stato attivato il meccanismo (Grecia, Irlanda, Spagna, Cipro), ha osservato, con specifico riferimento alla Grecia, che le condizioni favorevoli del prestito dell'ESM stanno permettendo alle casse dello Stato di risparmiare 8 miliardi di euro l'anno, pari al 4,5 per cento del PIL. Ha, inoltre, affermato di non condividere il giudizio sulla natura meramente politica del programma di aiuti, in quanto questi hanno portato a vantaggi economici reali (le imprese risparmiano dai 22 ai 25 miliardi di euro l'anno in meccanismi di cambio e la trasparenza dei prezzi è aumentata) e hanno consentito di superare le turbolenze valutarie intracomunitarie cui abbiamo assistito dagli anni ’70 agli anni ’90. Infine, il relatore ha preannunciato che a giugno saranno disponibili i risultati del processo di valutazione dell'ESM.
  Successivamente il presidente del Consiglio per gli affari economici e finanziari (ECOFIN), Edward Scicluna, pur condividendo l'osservazione secondo cui i programmi di aiuto non hanno un carattere esclusivamente politico, ha, al contempo, sottolineato, con riferimento all'euro, la mancanza di quegli elementi economici, giuridici e istituzionali normalmente associati ad una valuta di un'entità federale, come il dollaro. Se, da un lato, sono condivisibili le valutazioni economiche secondo cui l'eurozona non è perfetta ed è soggetta a crisi, occorre, dall'altro lato, considerare che il progetto europeo ha una forte valenza politica, in quanto c’è una forte volontà politica di garantire la sostenibilità e la stabilità dell'euro, da cui scaturiscono strumenti come il benchmarking, lo studio sulla stabilità e la crescita, il coordinamento dei progetti di bilancio e i firewall fiscali. Ad ogni modo, il relatore ha sottolineato che l'eurozona cresce ad un ritmo accettabile dell'1,8 per cento, con un livello d'inflazione anch'esso accettabile. Il relatore ha quindi concluso il suo intervento elencando i vantaggi e gli effetti positivi prodotti dall'ESM: a fronte di una capacità di prestito di 700 miliardi di euro, ha erogato finora 275 miliardi di euro nell'ambito dei suoi programmi, pari a tre volte il volume di prestiti dell'FMI nello stesso periodo; ha protetto l'euro come prestatore di ultima istanza; i costi di finanziamento sono calati al di sotto dell'1 per cento con vantaggi diretti per gli Stati beneficiari e con tempi di maturità molto lunghi; è espressione del principio di solidarietà tra Stati, con un impatto notevole anche sui cittadini.

Pag. 110

ALLEGATO 5

Sulla partecipazione all'incontro interparlamentare «Il rafforzamento delle donne in campo economico: agiamo insieme», organizzata dalla Commissione per i diritti della donna e la parità di genere (FEMM) del Parlamento europeo (Bruxelles 8-9 marzo 2017).

RELAZIONE

  In occasione della Giornata internazionale della donna, l'8 e il 9 marzo 2017 si è svolto a Bruxelles un incontro interparlamentare dal titolo «Il rafforzamento delle donne in campo economico: agiamo insieme», organizzato dalla Commissione per i diritti della donna e la parità di genere (FEMM) del Parlamento europeo. All'incontro hanno partecipato venticinque parlamentari provenienti da quindici Stati membri.
  Per il Parlamento italiano, in rappresentanza della Camera dei deputati, la delegazione era composta dalle deputate Elena Centemero, componente della I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni), e Antonella Incerti, componente della XI Commissione (Lavoro pubblico e privato).
  L'incontro si è articolato in due sessioni plenarie e cinque workshop paralleli incentrati su temi specifici.
  La sessione introduttiva è stata aperta dal Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, il quale ha in primo luogo sollecitato la ratifica da parte degli Stati membri della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (la cosiddetta Convenzione di Istanbul), ratificata dall'Italia con la legge n. 77 del 2013. Il Presidente Tajani ha quindi ricordato l'impegno del Parlamento europeo sui temi di genere, a partire dal sostegno alla proposta di direttiva relativa ad un migliore equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate e alla riforma della disciplina dei congedi parentali. Riferendosi quindi a un episodio accaduto nel corso della discussione in plenaria sul «divario retributivo di genere», il Presidente ha inoltre preannunciato sanzioni di una gravità senza precedenti nei confronti del deputato polacco Korwin-Mikke per le sue inaccettabili osservazioni contro le donne. Il Presidente Tajani ha infine evidenziato l'attenzione per il tema dell'uguaglianza di genere nell'azione esterna e nel processo di allargamento dell'Unione europea.
  Successivamente, la Commissaria europea per la giustizia, i consumatori e l'uguaglianza di genere, Vera Jourová, ha richiamato la nuova relazione della Commissione europea sulla parità tra uomini e donne, la quale mostra taluni progressi nel mercato del lavoro in termini di occupazione e riduzione del divario retributivo. Tale divario tuttavia rimane ancora troppo elevato, assestandosi al 16,3 per cento e, in materia di pensioni, al 38 per cento, un dato, quest'ultimo, oggetto di specifiche analisi da parte della XI Commissione della Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne. La Commissaria ha quindi preannunciato nuove iniziative in materia di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, che saranno pubblicate alla fine del prossimo mese di aprile, e le proposte di modifica al sistema di asilo per proteggere le donne migranti e migliorare l'accesso all'educazione.Pag. 111
  È, quindi, intervenuta Michaelle Jean, Segretaria generale dell'Organizzazione internazionale della francofonia, organizzazione che riunisce ottantaquattro Stati, accomunati dalla lingua francese. La relatrice ha richiamato il partenariato dell'Organizzazione con il Parlamento europeo e le iniziative poste in essere a favore delle donne, in particolare in Africa, a sostegno dell'istruzione, dell'imprenditoria femminile, dello sviluppo equo e sostenibile, nonché delle diversità culturali e linguistiche. La relatrice ha quindi sollecitato i parlamentari europei a puntare su tali priorità nell'ambito del bilancio dell'Unione europea, attraverso, in particolare, gli strumenti di finanziamento della cooperazione allo sviluppo.
  Successivamente, la scrittrice ed attivista indiana Vandana Shiva si è soffermata sul legame, a partire dalla radice linguistica, tra economia ed ecologia e ha evidenziato come i disastri ambientali e la sopraffazione della donna siano frutto di una stessa cultura, fondata su modelli di economia di mercato improntati sulla produttività e ciechi rispetto al ruolo della donna e all'ambiente. A suo avviso, occorre, quindi, agire insieme per rivendicare i beni comuni – dall'ambiente alla salute, all'istruzione, alla stessa democrazia – e difenderli dallo sfruttamento di gruppi privati. A tal fine, è necessario riconoscere la produttività, la conoscenza e le capacità di leadership delle donne.
  La sessione plenaria si è chiusa con l'intervento di Alia El-Yassir, rappresentante dell'Ufficio regionale per l'Europa e l'Asia centrale dell'UN Women, l'ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l’empowerment femminile, la quale si è soffermata sui temi della sessantunesima sessione della Commissione ONU sullo status delle donne, in programma la settimana successiva a New YorK, e, in particolare, sul ruolo delle donne nella realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Con riguardo al tema della partecipazione femminile alla vita economica, la relatrice ha evidenziato la necessità di iniziative a favore delle donne in materia di formazione imprenditoriale, accesso al credito, appalti pubblici ed energia verde, oltre che di una politica fiscale più sensibile al genere. La relatrice ha quindi concluso il suo intervento osservando la presenza di norme discriminatorie in oltre 150 Paesi, in materia, ad esempio, di diritto di famiglia e di proprietà, che i Parlamenti dovrebbero impegnarsi a rimuovere.
  La delegazione italiana ha quindi partecipato al workshop relativo alla presenza delle donne nei settori STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), presieduto dalla parlamentare europea Julie Girling, del gruppo Conservatori e riformisti europei. Il dibattito è stato introdotto da Jolante Reingarde, ricercatrice presso l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere di Vilnius (EIGE), la quale ha preliminarmente evidenziato il legame tra la crescita di un Paese e lo sviluppo, nel medesimo, dei settori STEM e ha osservato come, da qui al 2025, la richiesta di professionisti in questi settori aumenterà dell'8 per cento (a fronte del 3 per cento nelle altre professioni) e si creeranno 3,4 milioni di posti di lavoro (1 milione di nuovi posti e 2,4 milioni di posti in sostituzione di lavoratori che andranno in pensione). Negli STEM si registrano tre tendenze: la mancanza di professionisti; il mancato aumento del numero degli studenti che sceglie questi settori; la sottorappresentazione delle donne. In particolare, solo il 13 per cento delle donne sceglie i settori STEM (a fronte del 38 per cento degli uomini) e si registrano forti differenze tra Stati (Spagna, Italia e Francia registrano i tassi più bassi) e tra settori (nell'informatica e nell'ingegneria le donne sono particolarmente sottorappresentate). Inoltre esiste un problema di divario pubblico-privato, nel senso che le donne impegnate nei settori STEM lavorano principalmente nel settore pubblico, con conseguenze sul piano delle differenze retributive. La relatrice ha tentato, quindi, di individuare i fattori della sotto rappresentazione delle donne in tali ambiti, indicando, in particolare, il ruolo delle famiglie nella trasmissione degli stereotipi di genere, la limitata presenza di modelli Pag. 112femminili e le soft skills richieste, e ha osservato tali settori andrebbero resi più allettanti attraverso l'introduzione di componenti artistiche e creative. La relatrice ha infine inquadrato il tema dell'occupazione nei settori STEM nell'ambito di un più generale studio dell'EIGE relativo ai benefici economici che deriverebbero dalla parità di genere. In particolare, secondo tale studio, colmare il divario di genere nel 2030 comporterebbe un aumento del PIL del 3 per cento e la creazione di 1,2 milioni di posti di lavoro.
  Durante il dibattito, l'onorevole Centemero, anche nella sua qualità di Presidente della Commissione sull'uguaglianza e non discriminazione del Consiglio d'Europa, ha evidenziato come la situazione nei quarantasette Paesi del Consiglio d'Europa è simile a quella illustrata per l'Unione europea. La parlamentare ha posto la questione dell'individuazione delle politiche da mettere in atto per orientare i lavoratori, indipendentemente dal loro genere, verso i settori STEM. Ha, in proposito, richiamato una sua recente visita in Francia presso la sede di talune aziende multinazionali operanti prevalentemente nel campo scientifico e tecnologico, nelle quali, su iniziativa dei vertici aziendali (rappresentati da uomini), in risposta all'impulso di specifiche azioni politiche, sono state adottate misure di promozione dell'uguaglianza di genere. Dopo avere segnalato l'importanza del coinvolgimento culturale degli uomini nell'adozione di tali misure, ha evidenziato che, a tal fine, è fondamentale rendere misurabile la presenza femminile all'interno dei settori STEM, assicurando anche una quantificazione del suo impatto economico e sociale.
  È quindi intervenuta l'onorevole Incerti, che ha richiamato i risultati di un'indagine svolta in Italia su ottomila professioniste, la quale conferma i dati sul divario di genere nei settori STEM. Tali dati sono paradossali, essendo dimostrato che le aziende che impiegano più donne lavorano meglio. La parlamentare si è quindi soffermata sulle cause di tale situazione, a partire dalla formazione scolastica. In proposito, ha ricordato talune iniziative poste in essere in Italia già nella scuola primaria (come Pink cloud e Ragazze digitali) e sottolineato come una rigida separazione tra discipline umanistiche e scientifiche accentui il divario di genere. La parlamentare ha quindi ribadito l'influenza della famiglia nelle scelte accademiche e professionali delle donne, la necessità di rafforzare le soft skills e di accentuare il ruolo creativo delle scienze, oltre che l'importanza dell'ambiente aziendale.
  In sede di replica, l'esperta ha evidenziato la necessità di misure in tema di formazione degli insegnanti e orientamento alla carriera nonché l'esigenza di migliorare i partenariati tra scuole e sistema produttivo. La relatrice ha, inoltre, ribadito l'esigenza di attuare politiche attive nel mercato del lavoro, attraverso iniziative di formazione orientate ai settori STEM, e di promuovere l'immagine positiva della scienza in particolare presso i bambini.
  Successivamente, la delegazione italiana ha preso parte al workshop in materia di equilibrio tra vita professionale e vita privata, presieduto dalla parlamentare socialista spagnola Iratxe García Pérez e introdotto da una funzionaria della Direzione generale giustizia e consumatori (DG JUST) della Commissione europea, competente anche sui temi relativi all'uguaglianza di genere. La relatrice ha richiamato l'ultima relazione della Commissione europea sulla parità tra uomini e donne, che mostra forti differenze tra Stati membri nei progressi in materia di uguaglianza di genere, e ha preannunciato per fine aprile alcune iniziative della Commissione in materia di conciliazione vita-lavoro. Verrà, in particolare, ripresentata una proposta normativa in materia di congedi parentali, che avrà una portata più ampia rispetto alla precedente proposta ritirata dalla Commissione. La relatrice ha quindi osservato che, al fine di ridurre i divari salariali, occorre intervenire in materia di flessibilità degli orari di lavoro e investire nei servizi per l'infanzia e, con riferimento agli strumenti finanziari disponibili, ha Pag. 113infine sottolineato il ruolo svolto dai fondi strutturali a supporto delle politiche di genere degli Stati membri.
  L'economista francese Hélène Pèrivier, intervenuta in qualità di esperta, ha richiamato taluni studi economici sulla segregazione professionale e sulla discriminazione delle donne nel mondo del lavoro, fenomeni legati anche allo squilibrio nella ripartizione dei compiti domestici e familiari tra uomo e donna. La relatrice ha osservato come politiche che mirino all'esternalizzazione di tali compiti per sostenere la donna (ad esempio, attraverso il potenziamento dei servizi per l'infanzia) in realtà non modificano la specializzazione del ruolo della donna all'interno della famiglia. Occorre piuttosto un maggiore coinvolgimento degli uomini, anche attraverso la previsione dell'obbligatorietà del congedo di paternità, ipotesi generalmente condivisa dalle parlamentari presenti.
  Si tratta, in particolare, di un argomento sul quale la XI Commissione si è sempre molto impegnata, collegialmente e attraverso l'iniziativa dei singoli deputati, mediante proposte volte a sintetizzare le diverse posizioni dei gruppi. Ad esempio, nel corso dell'esame della legge di bilancio per il 2017, recependo un emendamento approvato dalla Commissione, proposto dalla deputata Di Salvo, il congedo obbligatorio di due giorni introdotto, in via sperimentale, dalla legge n. 92 del 2012, è stato incrementato a quattro giorni a decorrere dal 2018. Ad essi si aggiunge inoltre un quinto giorno di permesso facoltativo, da usufruire in alternativa alla madre.
  Nel dibattito ha preso la parola l'onorevole Incerti, che ha posto la questione della possibilità di utilizzare il Fondo europeo per gli investimenti strategici previsto dal cosiddetto Piano Juncker per investimenti sociali, di natura infrastrutturale e sul capitale umano. Il potenziamento e l'estensione di tale Piano è attualmente in corso di negoziato.
  Con riferimento a tale questione, l'onorevole García Pérez ha ricordato l'impegno della Commissione FEMM per l'introduzione di una prospettiva di genere nell'attuazione del Piano Juncker.
  Nella successiva sessione plenaria, presieduta dal parlamentare italiano Antonio Panzeri, presidente della Sottocommissione diritti dell'uomo del Parlamento europeo, sono innanzitutto intervenute Hauwa Ibrahim e Lamya Haji Bashar, vincitrici, rispettivamente, nel 2005 e 2016 del premio Sakharov per la libertà di pensiero, assegnato annualmente dal Parlamento europeo. La prima, avvocato per i diritti umani in Nigeria, ha posto con forza i temi dell'istruzione e della determinazione e resilienza delle donne. La seconda, attivista yazida sopravvissuta alla schiavitù dello stato islamico, si è soffermata sulla difficile condizione della donna in Iraq, in tempi sia di pace sia di guerra. Lamya Haji Bashar ha lanciato un appello ai parlamentari affinché, da un lato, si prevedano fondi speciali a favore dell'emancipazione delle donne, anche attraverso il supporto all'imprenditoria femminile e, dall'altro, si intervenga sul diritto penale in materia di tratta di esseri umani e stupri e si istituisca un Tribunale internazionale speciale competente su questi reati.
  La successiva relatrice Mara Marinaki, consigliere del Servizio azione esterna dell'Unione europea sull'attuazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU n. 1325 su donne, pace e sicurezza, ha osservato che, se, da un lato, esiste un quadro giuridico ONU piuttosto completo a tutela della donna e per l'uguaglianza di genere, composto dalla risoluzione n. 1325 e da otto altre risoluzioni su temi specifici, dall'altro lato, gli Stati dovrebbero impegnarsi per la sua attuazione pratica.
  Nel corso della medesima sessione, sono stati, infine, presentati alcuni elementi emersi negli altri workshop svolti il giorno precedente, alle quali non ha preso parte la delegazione italiana.
  In particolare, nel workshop dal titolo «Prospettiva globale: libertà dalla violenza e presa di coscienza delle donne», nel quale è intervenuta la Vicepresidente del Parlamento serbo, si è discusso del tema Pag. 114della violenza domestica e della necessità di contrastare tale fenomeno agendo proattivamente per cambiare gli stereotipi culturali e introducendo un quadro normativo e specifiche politiche attive, che coinvolgano anche gli uomini. È stata inoltre evidenziata l'opportunità di creare una rete tra le parlamentari, anche di diversi gruppi politici, su tali temi, per loro natura trasversali.
  Nell'ambito del workshop dal titolo «Una politica orientata al genere al cuore di una crescita inclusiva», a seguito degli input forniti dall'esperta dell'OCSE, si è discusso dei costi del divario di genere, delle misure per favorire l'accesso delle donne agli uffici elettorali e dell'importanza di raccogliere dati per svolgere analisi specifiche delle politiche di genere, nonché dell'ammodernamento delle misure di conciliazione e degli strumenti di protezione sociale, con riferimento in particolare ai congedi presi per assistere un membro della famiglia. Si è anche dibattuto del tema delle quote, strumento controverso ma che ha spesso portato risultati concreti in materia di uguaglianza di genere.
  Il workshop relativo al coinvolgimento economico delle donne e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, introdotto dai rappresentanti dell'UN Women e del Gruppo sugli indicatori globali, si è in particolare concentrato sugli obiettivi dell'Agenda 2030 n. 5 (uguaglianza di genere), n. 8 (lavoro dignitoso e crescita economica), in collegamento con gli obiettivi n. 1 (riduzione della povertà) e n. 10 (riduzione delle disuguaglianze). La Banca mondiale, le aziende, le donne stanno lavorando sullo sviluppo di indicatori per misurare la realizzazione di tali obiettivi. La principale conclusione emersa dal workshop consiste nel fatto che non è possibile raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile senza la parità di genere e che non è possibile realizzare la parità di genere senza il coinvolgimento economico delle donne. In proposito, si è affrontato il tema della presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle società e della necessità di migliorare i quadri giuridici, al fine di combattere la discriminazione delle donne nel mercato del lavoro.