CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 12 aprile 2016
624.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri
ALLEGATO

ALLEGATO

Documento riassuntivo «Sulla morte di Emanuele Scieri» presentato dalla presidente Amoddio.

1. Premesse.

  Desidero ripercorrere preliminarmente alcuni punti salienti della vicenda, tratti dagli atti relativi alle indagini giudiziarie ed alla inchiesta amministrativa redatta dal gen. Antonelli (la redazione è avvenuta il 15 settembre del 1999, consegnata alla Procura di Pisa il 30 settembre 1999 e coperta dal segreto istruttorio). Passerò quindi ad un'analisi sintetica delle criticità riscontrate finora nell'ambito delle indagini svolte sulla morte del militare Emanuele Scieri. Cercherò di indicare, in conclusione, alcune modalità di intervento della Commissione di inchiesta, che ritengo utili al fine del prosieguo dei lavori e che sottopongo fin d'ora all'attenzione degli altri commissari.
  Innanzitutto quindi un'analisi cronologica degli eventi.

2. Gli eventi che hanno condotto alla morte del militare Emanuele Scieri.

  In data 21 luglio 1999, il dottor Emanuele Scieri, nato a Cuneo il 31 agosto 1972, iniziava a frequentare il centro addestramento reclute (CAR) in servizio di leva a Firenze, presso la caserma «Lupi di Toscana», 78o reggimento. Scieri prima di essere chiamato al servizio di leva, si era laureato in giurisprudenza a Catania il 6 novembre 1998 con voto 106/110 e svolgeva con passione e diligenza la pratica forense, promettendo ottimi risultati.
  In data 13 agosto 1999, terminata la fase di addestramento, Scieri insieme a 69 allievi paracadutisti veniva trasferito a Pisa, presso la caserma «Gamerra», dove arrivava in tarda mattinata. Si legge nella richiesta di archiviazione della procura di Pisa proc. n. 227/B/99/BL-TN – nei confronti di ignoti – la seguente cronistoria: «il trasferimento da Firenze a Pisa avvenuto a bordo di due pullman militari era stato caratterizzato da due atteggiamenti “anomali” tenuti da alcuni caporali istruttori preposti al comando delle reclute, atteggiamenti che hanno assunto una rilevanza penale militare e, per tale, hanno costituito un separato procedimento penale». Sembra non esserci stata alcuna attinenza tra questo evento e la successiva morte di Scieri.
  Sulla base di sommarie informazioni, raccolte dai colleghi commilitoni, la Procura militare di La Spezia e la Procura di Pisa ricostruivano la giornata trascorsa da Scieri. In particolare, venivano sentiti Daniele Gelli, Luca Valentini, Michele Mastrini, Marco Mura e Stefano Viberti, Marras Simone, Achilli Alessandro.
  Una volta che Emanuele giunge alla caserma «Gamerra» viene inquadrato nella 1o compagnia corsi, unitamente agli altri militari del proprio scaglione. Tra le 14.00 e le 17.30 tutte le reclute effettuavano le operazioni relative all'incorporamento. Alle ore 16.30 circa ritiravano il c.d cubo, ovvero il corredo militare personale, lenzuola, cuscino, federe, che veniva distribuito nel magazzino di casermaggio – collocato di fronte la scala metallica – dove era poi rinvenuto il cadavere.
  Durante tale periodo le reclute erano indottrinate circa le regole della vita di caserma, i diritti, i doveri, la responsabilità e la necessità di denunciare ogni, seppur minimo, atto di prevaricazione, dal comandante del Reparto tenente colonnello Ratti, dall'aiutante maggiore, maggiore Salvatore Romondia, e dal comandante di compagnia tenente Amoriello. In particolare Pag. 184quest'ultimo faceva firmare loro una scheda con indicazioni relative al fenomeno del nonnismo: tale circostanza risulta dalla inchiesta amministrativa redatta dal generale Antonelli e da diversi commilitoni ascoltati a sommarie informazioni (a titolo indicativo Marras Simone e Achilli Alessandro).
  Alle ore 18.00 circa Scieri si recava a consumare il pasto alla mensa. Alle 18.30 circa, ad alcune reclute appena arrivate quel giorno (n. 27 su 70) veniva concessa la licenza, mentre i rimanenti, tra i quali Scieri, si recavano in libera uscita. Emanuele, in compagnia di alcuni commilitoni, tra i quali Viberti Stefano e Luca Valentini, passeggiava per il centro di Pisa.
  Alle ore 22.15 Scieri rientrava in caserma con Viberti, Daniele Gelli, Matrini Michele, Luca Valentini. Due di loro si recavano in camerata e da questo momento la versione dei fatti è solo quella soggettiva che racconterà il commilitone Stefano Viberti, ovvero che Scieri dopo essere rientrato regolarmente in caserma, anziché ritirarsi direttamente in camerata, riferiva a Viberti di volersi attardare solo per effettuare una telefonata e fumare una sigaretta. Il vialetto antistante la camerata è il posto in cui veniva lasciato dal Viberti e non è distante dal luogo in cui veniva poi trovato deceduto. Dopo pochi minuti, il Viberti rientrava in camerata, mentre Scieri non vi faceva più rientro.
  Alle 23.45, come di regola, veniva effettuato il contrappello dal sergente maggiore Pugliese Simone e dal caporale di giornata De Silvestris Gianluca, assistiti dal furiere De Martin Roberto: Emanuele non rispondeva al contrappello in quanto assente; quindi dopo essere rientrato in caserma non aveva fatto ritorno in camerata.
  Risulta dalle dichiarazioni di Simone Marras, Bellacima Marco, Cafaro Mirko, e da altre testimonianze acquisite nel fascicolo delle indagini preliminari dalla Procura di Pisa che costoro ed altri commilitoni segnalarono al sergente maggiore Simeone Pugliese ed al caporale De Silvestris Gianluca che procedevano al contrappello che:
   Scieri era regolarmente rientrato in caserma;
   fino a pochi minuti prima era stato visto passeggiare in compagnia del Viberti;
   ritenevano stranissima l'assenza di Emanuele e davvero improbabile che lo stesso, dopo essere regolarmente rientrato in caserma, avesse deciso di non ritirarsi in camerata.

  Nonostante tali informazioni, appare incomprensibile perché il sergente maggiore Simeone Pugliese, il caporale De Silvestris Gianluca si limitassero ad annotare nel rapporto del contrappello serale – che consegnavano alle ore 24.00 all'ufficiale di picchetto Messina Stefano – «il mancato rientro dalla libera uscita» di Scieri, senza precisare che alle 22.15 era rientrato in caserma, come riferito da diversi militari o che era stato lasciato dall'allievo paracadutista Viberti presso la torre.
  Emergerà poi che alle ore 23,48 – cioè mentre alla «Gamerra» era in corso il contrappello – qualcuno da Pisa telefonava all'utenza dell'abitazione del generale Enrico Celentano, comandante della brigata paracadutisti «Folgore», a Livorno.
  Il cellulare che da Pisa chiamava il comandante della «Folgore» era un apparecchio utilizzato dallo stesso generale Celentano.
  Intorno alla mezzanotte del 13 agosto, all'interno della caserma «Gamerra» nessuno mostrava di preoccuparsi per la strana e improvvisa assenza dell'allievo paracadutista Emanuele Scieri dal suo posto-branda.
  Nel corso della notte del 14 agosto, alla caserma «Gamerra», né l'ufficiale di picchetto Messina, né nove militari di guardia (Carramello, Esemplare, Gulì, Schiparo, Miazzi, Basile, Lepre, Manias, Vanin) né il capo-posto caporale Marroccoli, che solitamente deve annotare l'entrata e l'uscita di ogni militare, né il sottufficiale d'ispezione Galdi, né l'ufficiale di ispezione Pellegrini, si accorgevano che nei pressi Pag. 185del magazzino di casermaggio, ai piedi della torre di asciugatura dei paracaduti – zona discretamente illuminata – c'era un corpo agonizzante. Del resto, nessuno aveva dato l'allarme per la scomparsa di Scieri e nessuno l'aveva cercato vicino al magazzino, dove sarebbe stato visto per l'ultima volta dal Viberti.
  Durante la giornata di sabato 14 agosto, di Scieri continuava a non esserci nessuna notizia, ma alla caserma «Gamerra» nessuno pareva curarsene: l'allievo parà Stefano Viberti continuava a mostrarsi del tutto indifferente per l'improvvisa scomparsa del commilitone Emanuele, e nel corso della notte, le varie ronde che ispezionavano la caserma dichiaravano negli atti dell'indagine di non accorgersi del corpo che giaceva senza vita ai piedi della torre di prosciugamento dei paracaduti.
  Domenica 15 agosto – giornata doppiamente festiva – alla caserma «Gamerra» alle ore 5.30 del mattino il comandante della brigata paracadutisti «Folgore» in persona, generale Enrico Celentano, accompagnato dal colonnello Fantini, effettuava una «ispezione straordinaria» all'interno della caserma. In serata, alle ore 21,30 una seconda «ispezione straordinaria» era condotta dal comandante interinale del centro addestramento di paracadutismo, il colonnello Pier Angelo Corradi; il comandante titolare, generale Calogero Cirneco, era in ferie alle cure termali.
  In nessuna delle due ispezioni si rilevava che ai piedi della scala di asciugatura dei paracadute c'era il corpo senza vita dell'allievo paracadutista. Durante la notte tra il 15 ed il 16 agosto 1999, neanche le varie ronde di turno dichiaravano di accorgersi che nei pressi del magazzino c'era il corpo di Scieri scomparso il quale, anche a causa dell'alta temperatura estiva, cominciava a decomporsi appestando l'aria.
  Il corpo veniva scoperto privo di vita intorno alle ore 13,50-14.00 di lunedì 16 agosto, da quattro compagni di corso (Raggiri Walter, Carlo Picelli, Marco Parodi e Marco Ravasi) i quali si erano recati nella zona ove era situato il magazzino di casermaggio, per intraprendere il servizio al quale erano stati comandati. Sorge spontaneo chiedersi ma nei giorni 13-14 – e 15 agosto chi erano gli addetti al magazzino-casermaggio che non si sono accorti di Scieri ? Il luogo in cui è stato trovato Scieri si trovava nelle immediate vicinanze della camerata. La scoperta era provocata dal cattivo odore del cadavere in avanzato stato di decomposizione. Il corpo era riverso in mezzo a tavoli in disuso e altri oggetti di magazzinaggio, accatastati alla rinfusa ai piedi della scala.
  Iniziavano quindi le indagini da parte della Procura ordinaria di Pisa e della Procura militare di La Spezia.
  Le indagini svolte dalla Procura della Repubblica di Pisa, nonché le perizie medico-legali redatte dai consulenti tecnici del pubblico ministero e dai consulenti tecnici nominati dai familiari, hanno consentito di giungere alla conclusione che, presumibilmente, Emanuele Scieri, dopo essere stato lasciato dal Viberti, fu costretto da alcuni soggetti, rimasti purtroppo ignoti, ad arrampicarsi sulla scala della torretta di prosciugamento dei paracadute dalla parte esterna, e quindi senza alcuna protezione, avvalendosi della sola forza delle braccia, mentre uno o più ignoti, che invece si arrampicavano dalla parte interna e protetta, gli schiacciavano brutalmente le mani in modo da fargli perdere la presa.
  Inevitabilmente, Emanuele Scieri precipitava al suolo e moriva dopo diverse ore di agonia, durante le quali poteva essere soccorso e salvato.
  Aggiungevano i medici legali di parte, dottor Coco e dottor Bulla, nominati dalla famiglia Scieri, che gli elementi raccolti erano sufficienti per ritenere che «all'episodio delittuoso siano state presenti altre persone, e che queste si siano adoperate attivamente per occultare il corpo dello Scieri, ancora in vita, celandolo tra tavoli dismessi». La consulenza medico legale riscontrava sul corpo diversi lividi ed una importante lesione al piede sinistro incompatibile con la caduta dall'alto.
  La Procura di Pisa affidava alla professoressa Liliana Dell'Osso una consulenza Pag. 186tecnica in materia psichiatrica al fine di verificare se emergevano «elementi che potessero avvalorare l'ipotesi suicidaria o l'ipotesi di una personale dimostrazione di efficienza fisica o nessuna delle due». La professoressa Dell'Osso arrivava alla conclusione che nel periodo antecedente il decesso «non emergono nello Scieri alterazioni psichiche di rilievo attribuibili ad un disturbo dell'umore o ad uno stato di intossicazione alcolica tale da potere determinare un comportamento finalizzato alla morte o ad un discontrollo degli impulsi che si possa essere tradotto in comportamenti potenzialmente autolesivi, per cui ...ella conclude che “non sono emersi elementi elementi psicopatologici che possano avvalorare l'ipotesi suicidaria o l'ipotesi di una personale dimostrazione di efficienza fisica”». «Sulla scorta dei primi risultati della attività tecnica svolta dai consulenti di parte dott. Coco e dott. Bulla i familiari di Emanuele Scieri decidevano di presentare un atto di denuncia formale depositando presso entrambe le autorità giudiziarie inquirenti, ordinaria e militare, nel quale si prospetta l'ipotesi che la caduta dello Scieri dalla scala della torre non fosse da attribuirsi ad un evento di natura accidentale, in considerazione della apparente della scarsa compatibilità di alcune delle lesioni riscontrate sul corpo dello Scieri rispetto al dinamismo causale della caduta. In tale atto veniva inoltre, segnalata l'esistenza di un documento costituente una raccolta di scritti assertivamente inneggiante al fenomeno del c.d «nonnismo» il cui autore, ....veniva indicato nella persona del generale di brigata Enrico Celentano, comandante della brigata paracadutisti folgore». (si precisa che il virgolettato è riportato nella richiesta di archiviazione della procura militare di La Spezia).
  Sulla base della consulenza medico legale di parte, redatta dal dott. Bulla e dott. Coco, si riteneva anche che la morte era avvenuta diverse ore dopo. La famiglia Scieri depositava altro atto in cui denunciava che la morte era derivata anche dalle omesse ricerche. Venivano iscritti nel registro degli indagati (procura penale 1343/2000 Pisa) Cirneco Calogero, Pugliese Simone, De Silvestris Gianluca, De Martin Roberto per non avere disposto in via preventiva e non avere adottato, nel caso concreto, tutte le misure idonee ad evitare l'evento, attraverso le opportune ricerche di Scieri, così concorrendo a determinarne la morte. Il procedimento però non arrivava mai al dibattimento e si concludeva con una archiviazione. Nella richiesta di archiviazione il pubblico ministero dottor Iannelli scriveva: «è certo che Emanuele Scieri cadde la notte del 13 agosto 1999 dall'esterno della protezione della scala messa in opera dalla torre di prosciugamento della caserma Gamerra, è certo che cadde con le scarpe slacciate da una altezza che è stata indicata dai consulenti del Pm tra i 5-6 metri o, al massimo 9-10 metri, è certo, altresì, che sul dorso dell'avampiede sinistro sono state rilevate tre aperture cutanee, a stampo che non è stato possibile ricollegare all'impatto con il piede durante la caduta con qualsiasi ostacolo presente sul luogo di precipitazione» «la deduzione logica, nel senso che Emanuele Scieri fu costretto o indotto a salire sulla scala da altri militari che ne provocarono la caduta, procurandogli, con uno strumento non rinvenuto, la lesione «a stampo» sul dorso del piede è supportata dalle dichiarazioni di Stefano Viberti personaggio sotto tanti aspetti inquietante nella scena procedimentale».
  Il procedimento si concludeva il 22 dicembre 2000: il giudice per le indagini preliminari (GIP) disponeva l'archiviazione perché il fatto non sussiste.
  Anche il procedimento principale, ossia quello avente ad oggetto la ricerca degli autori dell'omicidio di Emanuele Scieri veniva archiviato per essere rimasti ignoti gli autori del reato: «Mi arrendo», dichiarava il procuratore di Pisa «Del resto, ci sono anche i delitti perfetti, quelli che nessuno scopre. Perché scandalizzarsi ? La mia opinione è che questo sia un fatto di violenza andato oltre le intenzioni di chi lo ha posto in essere. Sono convinto che si tratti di un omicidio preterintenzionale, ma il colpevole, se c’è, ha il volto coperto». A proposito dell'allievo parà Stefano Viberti, Pag. 187il procuratore precisava: «È una figura enigmatica, la sua deposizione presenta stranezze, lacune, forti contraddizioni. Dopo l'archiviazione, la sua posizione sarà valutata dal pubblico ministero ai fini di un'incriminazione per reticenza; cosa che per motivi procedurali non s’è potuta fare durante l'inchiesta». L'ultimo pensiero del magistrato è per l'opinione pubblica: «Sono consapevole che l'archiviazione dell'inchiesta non possa suscitare consensi nella pubblica opinione. Ma in un sistema giudiziario ci sta che un rebus non venga risolto».
  Il GIP della procura militare della Repubblica della Spezia su questa storia scriveva: «Sono emersi elementi per affermare che la morte dello Scieri possa essere ricondotta nella forma dell'omicidio doloso o preterintenzionale alla responsabilità personale di determinati soggetti dei quali comunque non è stata possibile l'identificazione». Tesi in linea con la richiesta di archiviazione presentata dalla procura della Repubblica di Pisa.

3. Profili problematici e considerazioni critiche.

  Da quanto esposto deriva che rilevanti responsabilità per la morte del militare Emanuele Scieri restano ancora in attesa di essere accertate. Si tratta di un evento che risulta ancora oggi inquietante in quanto occorso ad un servitore dello Stato, a causa del suo stato di servizio, in un luogo di esclusiva e assoluta pertinenza statale: una caserma !
  I familiari e l'opinione pubblica, nel corso di quasi diciassette anni, come evidenziato anche nell'audizione della signora Isabella Guarino (madre di Scieri) e dei rappresentanti dell'associazione «Giustizia per Lele» – svolta dalla Commissione lo scorso 7 aprile 2016 – anelano a verità e giustizia, così come richiesto anche da ben 13 comuni, tra cui Siracusa e Pisa. Numerosi dubbi furono avanzati dai genitori e dal fratello di Emanuele Scieri, Francesco, sullo svolgimento delle indagini, i quali presentarono a suo tempo una richiesta di opposizione all'archiviazione e si determinarono a rivolgere un appello al Presidente della Repubblica.
  Molteplici appaiono, infatti, gli aspetti trascurati dall'indagine della Procura, che di seguito si evidenziano:
   1) la telefonata che il 13 agosto, mentre era in corso il contrappello, è stata effettuata dalla caserma, da un cellulare, verso l'utenza telefonica dell'abitazione del comandante della brigata «Folgore», generale Celentano: tale telefonata non è stata presa in considerazione nella richiesta di archiviazione. Chi e perché telefona da Pisa al generale a Livorno pochi minuti prima della mezzanotte del venerdì prima di Ferragosto ? Chi aveva la responsabilità di gestione il cellulare in uso al gen. Celentano ? La magistratura pisana e quella militare della Spezia non lo hanno appurato, anche se tale accertamento era stato richiesto con l'opposizione all'archiviazione presentata dai genitori di Scieri Emanuele;
   2) l'intempestiva intercettazione telefonica dell'utenza cellulare della recluta Viberti – avvenuta trenta giorni dopo l'evento-morte e nella consapevolezza dell'intercettato – Costui aveva avuto l'ultimo contatto con Emanuele Scieri ancora in vita ed essendo presumibilmente testimone oculare di fatti rilevanti, avrebbe potuto, nelle immediatezze e nei giorni successivi, riferire a qualcuno quanto visto.
   3) l'indicazione dell'ora esatta della caduta di Emanuele Scieri dalla torretta che dagli atti processuali risulta essere indicata alle ore 22.30, ma senza che sembri esserci alcuna evidenza obiettiva di tale circostanza. L'orario della caduta è fondamentale perché accerterebbe il tempo intercorso tra le 22.15, orario di rientro in caserma di Emanuele Scieri e l'evento. Se veramente fossero state le ore 22.30, infatti, ciò significherebbe che in soli quindici minuti dalla porta carraia della caserma lo Scieri passeggia con Viberti fino a quel punto della caserma – che vede per la prima volta nella sua vita...- si arrampica fino ad almeno 5-7 Pag. 188metri di altezza e di spalle, cade. Una ricostruzione questa che appare quanto meno da verificare;
   4) la tardiva e maldestra infiltrazione di due carabinieri nella caserma «Gamerra», che subito scoperti hanno rappresentato per gli allievi parà un ulteriore ammonimento ad evitare l'argomento Scieri tra commilitoni all'interno della caserma;
   5) numerosi militari hanno dichiarato di essere venuti a conoscenza della morte dello Scieri in tempi precedenti alla scoperta del corpo. La procura pisana rispetto ad un fatto di tale gravità peraltro afferma trattarsi di « incongruenze evidentemente da attribuire a ricordi errati»;
   6) in particolare, le carenze dell'indagine appaiono evidenti alla luce delle risultanze dell'inchiesta sommaria amministrativa del 15 settembre 1999, redatta dal generale Giancarlo Antonelli della regione militare nord, consegnata alla procura della Repubblica presso il tribunale di Pisa il successivo 30 settembre e non inclusa negli atti di indagine, depositati dai magistrati della suddetta procura insieme alla richiesta di archiviazione del procedimento per omicidio colposo. Rimasta, pertanto, ignota nella fase delle indagini, ai difensori della famiglia Scieri, non è stata utilizzata nell'istanza di opposizione all'archiviazione.

  Il rapporto del generale Antonelli evidenzia che ben due «ispezioni straordinarie» furono disposte all'interno della caserma «Gamerra» nel giorno festivo di domenica 15 agosto 1999, la prima alle ore 5,30 dal Comandante della brigata «Folgore» generale Celentano, la seconda alle ore 21,30 dal Comandante del centro addestramento di paracadutismo colonnello Pierangelo Corradi. Esse comprovano che i vertici della caserma non consideravano affatto «ordinaria» l'assenza dell'allievo paracadutista Emanuele Scieri al contrappello di due giorni prima, come invece si è sostenuto nella richiesta di archiviazione. Mentre nessuno del personale di servizio all'interno della caserma aveva iniziato le ricerche dello scomparso Emanuele Scieri il giorno 13 e 14 agosto, soltanto in data il 15 agosto la caserma «Gamerra» venne sottoposta a ben due ispezioni di massimo livello e da tali ispezioni, in un luogo abbastanza circoscritto, non viene rilevato il corpo di Scieri, che viene scoperto, per puro caso, solo il 16 agosto da quattro allievi paracadutisti.
  A ciò si aggiunga:
   a) nel corso delle indagini non è stato accertato se era davvero possibile dopo il contrappello uscire dalla caserma. Posto che era stato segnalato che Emanuele Scieri era rientrato in caserma, se non fosse stato possibile allontanarsi inosservatamente dalla caserma «Gamerra», perché il militare – assente al contrappello – non veniva cercato immediatamente all'interno della struttura militare ? In una caserma militare vengono annotate le reclute in entrata ed in uscita, soprattutto se trattasi di militari non conosciuti perché appena arrivati quel giorno, come nel caso di Scieri. Perché non furono immediatamente richieste all'ufficiale di picchetto o al servizio di guardia della caserma informazioni sull'eventuale uscita di qualche militare dalla caserma all'orario insolito compreso tra le 22.45 e le 23.45 ?
   b) Il rientro in caserma di Emanuele Scieri, era stato trascritto nel registro delle presenze in entrata ? Perché non è stato trascritto nel rapportino della sera dai militari addetti al contrappello ?
   c) Sul telefono cellulare di Emanuele Scieri risulta composto come ultimo numero un'utenza sconosciuta sia ai familiari che agli amici che è stata indicata come quella del primo carabiniere che accertò la morte di Emanuele Scieri. Perché non è mai stato accertato se lo stesso carabiniere ha agito quanto meno con colpa nel prelevare quel cellulare che dice di avere preso dal marsupio del ragazzo, aprendolo, inquinando tutta la scena del crimine ? Addirittura vennero trovate tracce di sangue di questo carabiniere Pag. 189nella scaletta della torretta, specificando che si era ferito durante i rilievi.
   d) Chi c'era in servizio al cosiddetto magazzino casermaggio i giorni di venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 agosto 1999 ?
   e) Fino a che ora e chi erano i militari che avevano frequentato il cosiddetto spaccio, il bar dei militari, che secondo l'inchiesta amministrativa risulterebbe avere avuto come orario di chiusura le ore 22,00 ed essere molto vicino all'area del ritrovamento del corpo di Emanuele Scieri ? Come si può escludere che in una notte afosa di agosto, a ridosso del fine settimana di ferragosto, non fossero presenti anche oltre l'orario di chiusura, altri militari, magari cosiddetti «anziani», che si intrattenevano nei pressi di quel locale, vicino alla torretta di asciugamento ai piedi della quale è stato poi trovato il corpo di Emanuele  ?
   f) Chi era effettivamente presente nella Caserma Gamerra il 13 agosto 1999, giorno della morte di Scieri ?
   g) Chi erano i commilitoni con i quali Emanuele Scieri aveva condiviso la camerata durante il periodo del corso presso la caserma di Scandicci ?

  Si tratta di interrogativi rilevanti ai quali si cercherà di fornire risposta attraverso lo svolgimento di un lavoro complesso e articolato che spetta alla Commissione e che certo non si esaurisce nelle domande elencate. È opportuno quindi che la Commissione possa procedere con una metodologia articolata, per completare, prima possibile, il quadro di conoscenze relative alla morte di Emanuele Scieri.

4. Metodologia di lavoro.

  L'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri si prefigge l'obiettivo di chiarire effettivamente come sono andati gli eventi relativi alla morte del giovane paracadutista e individuarne i soggetti responsabili.
  Solo facendo varco alla verità su quello che è avvenuto quella sera del 13 agosto 1999 alla caserma «Gamerra» di Pisa e nei successivi tre giorni, sarà riaffermata la vigenza dello Stato di diritto del nostro ordinamento.
  Come deliberato dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione di giovedì 7 aprile 2016, la Commissione dovrà procedere all'acquisizione di tutte le informazioni utili da parte dei soggetti coinvolti, sia attraverso audizioni e esami di testimonianze (previsti dal suo regolamento interno approvato nella seduta del 5 aprile 2016 e dal Regolamento della Camera dei deputati) sia attraverso l'acquisizione diretta di documenti direttamente dai soggetti coinvolti siano essi avvocati, periti o autorità competenti.
  In questo senso, un documento fondamentale da acquisire è il regolamento interno del 1998 delle Forze Armate ed il regolamento della caserma Gamerra, volto a disciplinare le modalità di svolgimento della vita della caserma, con particolare riferimento alle consegne assegnate ai militari di guardia; l'ordine di servizio con cui si evincono le modalità di vigilanza della caserma.
  Parallelamente, la Commissione dovrà ricostruire il complesso iter dell'attività parlamentare svolta dalla Camera dei deputati e dal Senato della Repubblica sulla morte del militare Emanuele Scieri nell'arco di ben sei legislature, dalla XIII alla XVII, quella in corso. Preannuncio da subito che è mia intenzione sviluppare un esame approfondito degli atti processuali relativi ai militari con cui è rientrato in caserma Emanuele Scieri ed eventualmente l'esame di alcuni di loro; mi riferisco a:
   a) allievo paracadutista Stefano Viberti, effettivo al Reparto corsi del Centro di addestramento paracadutisti; che lasciò Scieri non distante dalla torre di asciugamento dei paracaduti;
   b) allievo paracadutista Daniele Gelli;Pag. 190
   c) allievo paracadutista Michele Mastrini;
   d) allievo paracadutista Luca Valentini.

  Allo stesso tempo, ritengo necessario procedere ad esaminare i testimoni al riscontro del personale di servizio al Reparto corsi il 13 agosto 1999, che risulterebbero essere stati avvertiti lo stesso giorno alle ore 23.45 dell'assenza di Scieri al contrappello e che era rientrato dalla libera uscita:
   1) Ufficiale di servizio, sergente maggiore Simeone Pugliese, effettivo al Reparto corsi del Centro di addestramento paracadutisti, il quale effettua il contrappello insieme al caporale De Silvestris .Preciso che si tratta di persone che sono state indagate per omicidio colposo per non avere adottato tutte le misure idonee ad evitare l'evento morte per non avere attivato le opportune ricerche di Emanuele Scieri che non era presente la sera del 13 agosto 1999 al contrappello dopo essere rientrato in caserma (R.G.N.R 1343/2000 pubblico ministero dottor Iannelli – Pisa) con esito di archiviazione.
   2) Caporale di giornata: caporale volontario a ferma breve (vfb) Gianluca De Silvestris, effettivo al Reparto corsi del Centro di addestramento paracadutisti. Alle ore 24 della notte tra il 13 e il 14 agosto 1999 il caporale De Silvestris consegna il rapporto del contrappello all'Ufficiale di picchetto Stefano Messina, con l'indicazione che Scieri non era rientrato in caserma. De Silvestris è stato anch'egli indagato per omicidio colposo per non avere adottato tutte le misure ideone ad evitare l'evento attraverso le opportune ricerche di Emanuele Scieri (R.G. 1343/2000 PM Iannello – Pisa) anche in questo caso con esito di archiviazione.

  Appare quindi necessario acquisire il rapporto redatto da De Silvestris e Pugliese i quali effettuano il contrappello in camerata ma non scrivono nel rapporto che Scieri è rientrato alle 22.15 anche se altri commilitoni dichiararono che era rientrato con loro, in particolare i militari Valentini, Gelli, Mastrini, Viberti, ed altri ancora sostennero che era rientrato in caserma Stefano Marras, Stefano Cristoforo, Marco Bellacima, Mirko Cafaro.
  Ritengo necessario altresì assumere informazioni dal personale di servizio al Centro addestramento paracadutismo il giorno 13 agosto 1999: nessuno di loro infatti assunse alcuna iniziativa dopo avere appreso che Scieri era rientrato in caserma ma non aveva risposto al contrappello. Si tratta in particolare di:
   Ufficiale di ispezione: capitano Alfio Pellegrini, effettivo al Centro di addestramento di paracadutismo;
   Ufficiale di picchetto: tenente Stefano Messina, effettivo alla compagnia genio guastatori (cp.g.gua.) della Brigata paracadutisti «Folgore». In questo caso, va precisato che se Scieri fosse nuovamente uscito, dopo il rientro in caserma alle 22,15 avrebbero dovuto annotarlo. Come si legge nella inchiesta amministrativa, in particolare il tenente Messina effettuò l'ispezione dopo le ore 1.30 della sera del 14 agosto 1999;
   Sottufficiale di ispezione: caporale maggiore Emilio Galdi, effettivo al cp.g.gua. della Brigata paracadutisti «Folgore», il quale, come si legge dall'inchiesta amministrativa, risulta anch'egli aver effettuato l'ispezione dopo le ore 1.30 del mattino del 14 agosto 1999.

  Per gli stessi motivi, ritengo necessario audire, in qualità di testimoni, personale di guardia il giorno 13 agosto 1999:
   Capo posto: caporale Giuseppe Marroccoli, effettivo alla compagnia Comando e S. del Centro di addestramento di paracadutismo;
   Guardia: caporale Fabio Carramello;
   Guardia: paracadutista Luca Esemplare;
   Guardia: paracadutista Carlo Gulì; Pag. 191
   Guardia: paracadutista Alex Schiparo;
   Guardia: paracadutista Davide Miazzi;
   Guardia: paracadutista Filippo Basile;
   Guardia: soldato Franco Lepre;
   Guardia: soldato Marino Manias;
   Guardia: paracadutista Alex Vanin.

  È fondamentale individuare con precisione quale sia il personale venuto a conoscenza dei fatti, in data 14 agosto 1999, ed ascoltarli come testimoni:
   a) Comandante interinale del Centro addestramento paracadutisti (Ceapar): col. Pier Angelo Corradi. Il comandante titolare brig. gen. Calogero Cirneco che era assente per cure termali, ma è stato indagato per omicidio colposo nel processo 1343/2000 (procura di Pisa, dottor Iannelli);
   b) Aiutante maggiore del Reparto corsi del Ceapar: maggiore Salvatore Romondia. Il comandante del Reparto corsi ten. col. Emilio Ratti era assente, ma dall'inchiesta amministrativa risulta che lo stesso giorno viene informato che Scieri è rientrato alle ore 22.15 ma non effettua nessuna ricerca e si limita a telefonare al cellulare del deceduto Scieri ed a casa dei genitori in Sicilia non trovandoli .Non risulta quindi effettuare alcuna ricerca, però comunica la scomparsa al colonnello Corradi Pierangelo, il quale solo il 15 agosto alle ore 21.30, risulterebbe procedere ad una ispezione interna senza rilevare il corpo.
   c) Il comandante della 1a compagnia ten. Marco Amoriello.

  Considero inoltre indispensabile procedere all'acquisizione di informazioni in merito al personale che ha ritrovato il corpo di Emanuele Scieri il giorno 16 agosto 1999:
   allievo paracadutista Walter Raggiri: effettivo alla 1a Compagnia del Reparto corsi del Centro addestramento di paracadutismo, 7o sc. 99, il quale vede Scieri per primo riverso a terra;
   allievo paracadutista Carlos Picelli;
   allievo paracadutista Marco Parodi;
   allievo paracadutista Marco Ravasi;
   maresciallo ordinario Giuliano Bortolotto.

  Dagli eventi indicati è chiaro anche che un ruolo significativo è stato assunto dal comandante della Brigata, gen. Celentano il quale effettua insieme al colonnello Fantini una prima ispezione straordinaria alla Caserma Gamerra alle ore 5.30 del 15 agosto 1999. Come pure dal col. Pierangelo Corradi che effettua un'altra ispezione straordinaria alle ore 21.30 dello stesso 15 agosto 1999 e viene poi avvertito dal paracadutista Raggiri che il 16 agosto alle ore 14 rinviene il cadavere. In che cosa sono consistite in particolare le ispezioni condotte in un giorno e ad orari così particolari ? È stata redatta una relazione di queste ispezioni ?
  Per esigenze di sintesi, mi riservo di seguito di evidenziare altri soggetti e ulteriori atti da acquisire. Appare rilevante in questo senso acquisire: gli atti processuali relativi agli atti di nonnismo compiuti dai militari condannati durante il trasporto in pullman da Scandicci a Pisa; le dichiarazioni dei commilitoni – tra i quali Viberti, Ravasi, Raggiri, Picelli, Parodi, Galli, Valentini, Mastrini, Muta, Marras, Bellacima, Cristofaro, Cinelli, Tatasciore – per verificare se e come segnalarono ai militari del contrappello Pugliese e De Silvestri che Scieri era rientrato in caserma; il militare Stefano Marras, anche richiamato nel corso dell'audizione della Commissione svolta lo scorso 7 aprile 2016, il quale si sarebbe affacciato più volte dalla finestra della camerata per vedere se Scieri stesse rientrando; acquisire l'elenco di tutti i paracadutisti che arrivarono sul pullman con Scieri da Firenze e l'elenco di coloro che erano in caserma il giorno 13 agosto 1999; l'elenco di coloro che si trovavano in camerata con Pag. 192Scieri; documentazione e perizie medico-legali di parte e disposte dal pubblico ministero; le dichiarazioni rese dal ten. col. Ratti, dall'aiutante maggiore Romondia e dal ten. Amoriello, i quali tutti e tre il giorno di arrivo 13 agosto 1999 informarono le reclute di denunciare eventuali atti di nonnismo – Romondia il 14 agosto dispose ricerche solo fuori dalla caserma mentre Amoriello fece firmare alle reclute una scheda con i relativi atti di nonnismo, da denunciare –; l'identità dei militari, numerosi secondo la procura pisana, che «hanno dichiarato che si era venuti a conoscenza della morte dello Scieri in tempi precedenti alla scoperta del corpo», seppure qualificando tali dichiarazioni come «incongruenze evidentemente da attribuire a ricordi errati»; elementi di conoscenza in merito alle dichiarazioni rese dal signor Mario Ciancarella in merito a informazioni circostanziate a lui riferite da un anonimo, – riscontrate peraltro indirettamente anche negli atti dell'autorità giudiziaria militare – in merito alla morte di Emanuele Scieri per opera di alcuni commilitoni, con particolare riferimento al fatto che «gli stessi (commilitoni) erano soliti rivolgersi a lui (Scieri) con l'appellativo di ’avvocato’ e, nella sostanza, faceva sì che egli rappresentasse un fermo punto di riferimento per ottenere dei consigli o delle soluzioni di carattere pratico, in ordine a quelle problematiche connaturate a giovani in età di servizio di leva. Tali caratteristiche si erano manifestate, evidentemente, presso il 78o reggimento “Lupi di Toscana” di Firenze, dove lo Scieri aveva trascorso una ventina di giorni tra il 21 luglio e il 13 agosto 1999 (...)» (1); le dichiarazioni e il comportamento tenuto dal militare Viberti nel corso degli eventi e durante le indagini, con particolare riferimento alle contraddizioni riscontrate dagli inquirenti, mai peraltro sfociate in indagini formali per reticenza o falsa testimonianza; e così via con altre informazioni da acquisire dal militare Guidi Nidio che da voci di commilitoni apprese che Scieri aveva avuto discussione su pullman, dal militare Ferri Alessandro che era in servizio dal 13 al 16 agosto 1999 e il giorno 13 in particolare fu a disposizione dell'ufficiale di servizio, tenente Magia sino alle ore 00.30 e il militare Gardella Alan che il medesimo giorno 13 agosto era in servizio ed era stato comandato di recarsi a Firenze per ricevere gli allievi ed era sul pullman.

  (1) Sul punto si veda I. Guarino – C. Scieri, Folgore di morte e di omertà, cit., p. 226.


  Oltre a ciò la Commissione potrà assumere tutte le iniziative che riterrà più utili e idonee all'accertamento della verità e delle responsabilità connesse alla morte di Emanuele Scieri.

5. Considerazioni finali.

  Onorevoli colleghi, mi avvio alla conclusione.
  Il compito che attende la nostra Commissione è senz'altro gravoso e impegnativo. Si tratta però di un dovere morale, oltre che istituzionale, al quale tutti noi componenti della Commissione, che ho l'onore di presiedere, sono certa non intenderemo sottrarci. Si tratta del dovere di rispondere a quell'esigenza di giustizia e di certezza del diritto a cui per primo lo Stato non può e non deve sottrarsi. Giustizia che è da troppo tempo attesa dai familiari, dagli amici e dai cittadini tutti.
  Pur senza voler entrare nei dettagli della tristemente nota pubblicazione Zibaldone, lo scritto di centoventi pagine redatto dall'allora comandante della Brigata Folgore, generale Enrico Celentano, inviato ad alcuni selezionati destinatari il 18 dicembre 1998, più volte citato negli anni passati e anche di recente, è significativo ricordare come a pag. 101, nell'elogio del paracadutista, si scriva: «paracadutista... il coraggio e la lealtà sono la tua virtù; ...non abbandonare mai i tuoi morti, i tuoi feriti...» (2).

  (2) Così I. Guarino – C. Scieri, Folgore di morte e di omertà, Milano, 2007, p. 24.


  È proprio appellandoci a questo spirito positivo dei paracadutisti, da sempre impegnati in difesa della libertà e della pacePag. 193in giro per il mondo, che noi stessi da essere umani, prima ancora che da italiani e parlamentari, intendiamo procedere nell'accertamento della verità. Emanuele Scieri è stato abbandonato, prima ferito, agonizzante, e poi morto, proprio da coloro che per primi avrebbero dovuto dimostrare coraggio e lealtà: i suoi commilitoni, la caserma Gamerra, la brigata Folgore, i paracadutisti che per primi dovevano soccorrerlo. Forse, è stato abbandonato anche da chi non ha potuto o non ha saputo o non ha voluto giungere alla verità e per tutti questi anni si è nascosto o ha voluto tacere.
  Noi invece, colleghi, non possiamo e non vogliamo credere che Emanuele sia stato aggredito come un cane morto, come si legge nello Zibaldone di Celentano, un cagnaccio che rifiuta le «tradizioni» del reparto dei paracadutisti (3): quelle tradizioni che nello Zibaldone del generale Celentano sono veri e propri atti di nonnismo, quando non addirittura atti delinquenziali.

  (3) Si veda I. Guarino – C. Scieri, Folgore di morte e di omertà, cit., p. 26.


  Con il nostro lavoro intendiamo invece riaffermare che lo Stato è presente e saprà fare giustizia per uno dei suoi figli caduti che non intende abbandonare, anche dopo tanti anni.
  Grazie.