CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 4 febbraio 2016
586.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione a risposta immediata n. 5-07653 Pini: Sui recenti sviluppi della situazione in Libia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Credo sia necessario distinguere chiaramente le diverse tipologie di intervento che la Comunità internazionale e in particolare l'Italia potrebbero dispiegare a sostegno del costituendo Governo libico di accordo nazionale.
  Da un lato, vi è la disponibilità italiana, manifestata dal Presidente del Consiglio già alcuni mesi fa, a guidare una possibile missione internazionale di sostegno alla stabilizzazione della Libia. Si tratterebbe di una missione di addestramento, assistenza e formazione mirata a consolidare la capacità del futuro Governo di operare in sicurezza da Tripoli ed estendere la propria autorità su tutto il territorio. Desidero ricordare, anche in questa sede, che la missione verrebbe attivata esclusivamente sulla base di una formale richiesta del costituendo Governo libico, in un quadro legale internazionale completato da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in presenza di un'adeguata partecipazione allo sforzo da parte dei nostri partner internazionali e, infine, di condizioni di sicurezza sufficientemente permissive a tutela del nostro personale militare.
  Altra questione è quella relativa al contrasto a Daesh in Libia, dove il terrorismo rappresenta certamente una minaccia crescente, in particolare a causa della penetrazione di Daesh, delle connessioni del gruppo con la «casa madre» e degli effetti di questa presenza nei Paesi confinanti. Roma ha ospitato il 2 febbraio il Vertice della Coalizione anti-Daesh, co-presieduto dal Ministro Gentiloni e dal Segretario di Stato Kerry, che ho menzionato poco fa. Grazie al nostro impegno e alla crescente consapevolezza internazionale sui rischi connessi alla presenza di Daesh in Libia, il Vertice ha dedicato un'attenzione senza precedenti al ramo libico dell'organizzazione. Si è concordato di estendere anche alla Libia l'utilizzo di alcuni strumenti della Coalizione in ambiti quali il contrasto ai flussi finanziari, ai combattenti stranieri, alla propaganda e l'utilizzo delle migliori pratiche applicate in Iraq nel settore della stabilizzazione.
  Non è invece all'ordine del giorno l'impiego, in Libia, degli strumenti militari della Coalizione anti-Daesh. Tuttavia, l'Italia è disponibile a sostenere le legittime autorità libiche anche in tale settore, quando e nei termini in cui ne faranno richiesta, e a collaborare con gli alleati a tale scopo. Alcuni Ministri dei Paesi citati dall'Onorevole Interrogante hanno esplicitamente riconosciuto sia la leadership dell'Italia sul dossier libico, sia la necessità di valutare qualsiasi intervento alla luce della volontà e delle necessità espresse dalle autorità libiche.
  In questa fase delicata e decisiva del processo politico libico, l'Italia e tutti i principali Partner sono compatti nel pieno sostegno alla formazione del Governo unitario, che auspichiamo possa avvenire al più presto, per dare a tutta la Comunità Internazionale quell'interlocutore univoco e pienamente legittimato di cui abbiamo bisogno per avviare il percorso di stabilizzazione e ricostruzione del Paese, combattere il terrorismo e contrastare il traffico illegale di esseri umani.

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ALLEGATO 2

Interrogazione a risposta immediata n. 5-07652 Palazzotto: Sulla recente nomina del Rappresentante Permanente d'Italia presso l'Unione europea.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo ora all'interrogazione a risposta immediata dell'On. Palazzotto, relativa alla nomina del dottor Carlo Calenda a Rappresentante permanente d'Italia presso l'Unione europea.
  Come rilevato dall'Onorevole interrogante, la decisione assunta dal Consiglio dei Ministri del 20 gennaio di nominare una personalità esterna alla carriera diplomatica a capo di una missione all'estero rientra tra le prerogative del Governo. L'ordinamento speciale del Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale (decreto del Presidente della Repubblica 18/1967) prevede infatti tale facoltà.
  Si tratta di una soluzione eccezionale, che l'ordinamento contempla per consentire, in situazioni molto particolari, al Governo di affidare la titolarità di una sede diplomatica a una figura esterna alla diplomazia professionale. A tale facoltà si fece ricorso, come noto, nell'immediato dopoguerra, allorché personalità politiche di fede democratica e di altissimo profilo furono incaricate di dirigere nostre ambasciate in un numero limitato di Paesi di importanza strategica per l'Italia in quel delicato momento.
  Se oggi la congiuntura storica è certamente diversa, il processo di integrazione europea affronta in questa fase sfide epocali, dinanzi alle quali l'Italia ha oggi particolari responsabilità. In questo contesto il Governo ha deciso di affidare, in via eccezionale a Carlo Calenda, membro dell'Esecutivo, la guida della nostra Rappresentanza permanente presso le Istituzioni europee a Bruxelles. L'incarico, che come ha ribadito dal Ministro Gentiloni è frutto di una misura eccezionale, adottata in circostanze particolari, si svolgerà naturalmente in piena e positiva collaborazione con la Farnesina e con le sue strutture.
  Il Presidente del Consiglio, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e il Consiglio dei ministri hanno piena fiducia in tutte le articolazioni del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e in particolare nel corpo diplomatico italiano, al quale la legge affida il servizio delle relazioni con l'estero. La Farnesina e il corpo diplomatico nel suo complesso, caratterizzati da indiscussa professionalità, senso dello stato e particolare dedizione, rappresentano uno dei pilastri più solidi della Pubblica Amministrazione italiana, capace di competere con i servizi diplomatici dei principali Paesi europei, pur con risorse umane e finanziarie notevolmente inferiori.

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ALLEGATO 3

Interrogazione a risposta immediata n. 5-07654 Tacconi: Sulle risorse finanziarie destinate agli enti gestori di corsi di lingua e di cultura italiana all'estero.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'interrogazione a prima firma dell'On. Tacconi rappresenta per il Governo l'occasione per fornire alcuni chiarimenti sulla dotazione per l'anno in corso del capitolo 3153, relativo agli enti gestori di corsi di lingua e cultura italiana all'estero.
  Prima di passare ad analizzare la questione specifica, vorrei innanzitutto ribadire la centralità che per il Governo, a partire dalla Farnesina, rivestono le nostre collettività all'estero nonché la promozione del Sistema Italia all'estero, anche attraverso il peso della dimensione culturale nella proiezione dell'immagine italiana nel mondo. È indubbio che, a fronte di risorse umane e finanziarie in continuo calo, assistiamo, anche nel campo della promozione culturale, ad un'accresciuta domanda di servizi, da parte di un'utenza in crescita e portatrice di esigenze maggiori e in evoluzione. Il patrimonio linguistico e culturale italiano è una risorsa incomparabile a disposizione della nostra azione di promozione internazionale.
  Passando ora al merito dell'interrogazione, come evidenziato dall'On. Interrogante, a seguito dell'esercizio della spending review avviato nel settembre scorso, che ha stabilito l'obiettivo di risparmio del 3 per cento rispetto alle dotazioni di bilancio di ogni singolo ministero, tra le misure adottate, la Farnesina si è vista ridurre, nella Legge di stabilità, i propri stanziamenti per un totale di circa 37 milioni. In tale ambito si è riusciti a contenere il taglio relativo alle politiche per gli italiani all'estero nell'importo di circa 2,5 milioni di euro. Anche grazie alla costante attenzione del Parlamento per il tema dell'insegnamento della lingua italiana all'estero, si è riusciti in sede di esame parlamentare della stabilità a neutralizzare tale taglio e ad assestarsi su una cifra, comunque consistente, di circa 9,4 milioni di Euro, con un aumento comunque di 800.000 euro rispetto all'importo stanziato per il 2016 dalla precedente legge di stabilità. Senza dubbio, come ricordato nell'interrogazione, ci troviamo di fronte ad una disponibilità inferiore di circa 2 milioni rispetto a quella del 2015, che aveva beneficiato, sempre in sede di esame parlamentare della legge di Stabilità, di un consistente incremento nel capitolo in questione.
  In merito allo specifico quesito posto nell'interrogazione, il Governo, a partire dalla Farnesina, è fortemente impegnato per cercare di individuare possibili strumenti atti a ripristinare il prima possibile la dotazione del capitolo 3153 al livello dell'anno precedente; un esercizio che – come potete immaginare – non risulterà semplice, alla luce delle note ristrettezze di bilancio e dei vincoli della spending review che hanno inciso su capitoli già depauperati, ma che cercheremo di finalizzare, possibilmente in sede di assestamento, in accordo con il MEF.

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ALLEGATO 4

Interrogazione a risposta immediata n. 5-07655 Di Stefano: Sull'impegno dell'Italia in Iraq.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'impegno italiano in Iraq si inserisce nel quadro multilaterale della Coalizione internazionale anti-Daesh, che a oggi raggruppa 66 Paesi di cinque continenti e il cui obbiettivo è quello di contrastare la minaccia terroristica, di carattere globale, posta da Daesh. Come sapete, due giorni fa, si è svolto alla Farnesina un importante Vertice, co-presieduto dal Ministro Gentiloni e dal Segretario di Stato Kerry, nel cosiddetto formato «smali group», che raccoglie i capi delle diplomazie di 23 Paesi e l'Alto Rappresentante UE. In questa occasione è emerso un messaggio politico importante, e cioè che la strategia anti-Daesh sta funzionando. È stato superato il momento in cui il Daesh sembrava quasi invincibile. Le vittorie sul campo, che hanno portato alla riconquista di Ramadi, dopo Tikrit, Sinjar e Bayjil, hanno inferto un duro colpo al sedicente stato islamico. Nell'ultimo anno Daesh ha perso il 40 per cento del territorio che controllava in Iraq e, sul piano finanziario, gli introiti dei terroristi legati al contrabbando di risorse naturali sono crollati del 30 per cento, tanto da costringerli a dimezzare i salari per i combattenti.
  In questo quadro, la riabilitazione della diga di Mosul rappresenta una priorità umanitaria, avvertita con urgenza sia dal Governo iracheno che dalla Coalizione internazionale. L'infrastruttura non è propriamente nella zona ovviamente dello Stato islamico, ma è in una zona irachena molto vicina al fronte. Essa necessita di urgenti interventi di manutenzione, in quanto un cedimento strutturale avrebbe conseguenze catastrofiche sotto il profilo umanitario per l'intero Paese. Ci è stato chiesto dalla comunità internazionale di preoccuparsi di intervenire insieme perché quella diga sia riparata. L'Italia ha espresso la propria disponibilità a lavorare insieme alle istituzioni irachene per individuare una cornice di sicurezza adeguata per lo svolgimento delle attività di riabilitazione e manutenzione. Come ha avuto modo di chiarire lo scorso dicembre il Presidente del Consiglio in Aula Camera, tale intervento potrà essere realizzato se il Parlamento sarà d'accordo.
  Vorrei che fosse chiaro che l'impegno a difesa della diga di Mosul non costituisce l'avvio di una missione offensiva. In generale, la strategia nazionale contro Daesh si basa sul sostegno e sul rafforzamento delle capacità delle forze di sicurezza irachene. Gli sforzi dei nostri addestratori operanti ad Erbil sono infatti finalizzati alla formazione di unità irachene con l'obiettivo di consolidarne la performance nella lotta contro Daesh. Nel corso del 2015 l'Italia ha formato oltre 2.000 peshmerga curdi, diversi dei quali si sono contraddistinti per il coraggio dimostrato nella liberazione dell'altopiano di Sinjar lo scorso novembre, le cui comunità erano state oggetto di persecuzione da parte dei miliziani dell'autoproclamato «Califfato». L'Italia offre inoltre un sostegno qualificato e di altissimo profilo anche nella formazione delle forze di polizia locale (e in misura minore federale), settore nel quale svolge un ruolo di coordinamento degli sforzi della Coalizione, in tale ambito l’expertise ed il «know-how» dell'Arma dei Carabinieri è funzionale alla stabilizzazione delle aree liberate, nell'obiettivo di favorire Pag. 72un ritorno in sicurezza della popolazione e prevenire ogni recrudescenza terroristica.
  Il nostro intervento, quindi, lungi dall'essere a sostegno di presunte iniziative unilaterali di altri Paesi, si accompagna alla ferma convinzione che per sconfiggere Daesh non basti l'azione sul campo – quindi militare – ma sia necessaria anche una strategia multidimensionale, che si sviluppa in diversi settori e che comprende anche la lotta ai finanziamenti al terrorismo, il contrasto ai flussi di combattenti stranieri, la comunicazione strategica e la stabilizzazione delle aree liberate.
  In conclusione, non ci possiamo limitare a una strategia di breve termine, illudendoci che esistano soluzioni rapide, ma dobbiamo costruire le premesse per la stabilizzazione nel Mediterraneo.

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ALLEGATO 5

Interrogazione a risposta immediata n. 5-07656 Locatelli: Sul sequestro di un peschereccio italiano da parte delle autorità francesi.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Desidero innanzitutto ringraziare gli interroganti per dare al Governo, in occasione del Question Time odierno, l'opportunità di chiarire i vari aspetti della vicenda del sequestro del peschereccio «Mina» e fornire al contempo alcuni aggiornamenti sullo stato dell'accordo relativo alle delimitazioni marittime tra Italia e Francia, firmato a Caen nel marzo 2015.
  Vorrei confermare che la Farnesina si è immediatamente attivata a seguito del sequestro del «Mina», sia attraverso le competenti Rappresentanze all'estero (Ambasciata d'Italia a Parigi e Consolato Generale di Nizza) sia a livello centrale. Non appena ottenuta conferma da parte del Comando Generale delle Capitanerie di Porto e della Marina Militare, il Ministro Gentiloni ha disposto che fosse sollevata formalmente nei confronti della Francia la questione della giurisdizione marittima sul punto di fermo e sequestro (essendo avvenuto in una zona di pesca italiana), ottenendo per le vie ufficiali dalle Autorità francesi l'ammissione di un «deprecabile errore» di competenza territoriale e le loro scuse formali.
  Quanto all'Accordo sulla delimitazione delle aree marittime di rispettiva giurisdizione tra la Francia e l'Italia, firmato il 21 marzo 2015 a Caen, com’è stato già osservato, detto accordo non è ancora in vigore e non è quindi applicabile nel caso in questione. L'unico strumento pattizio rilevante nel caso di specie è la Convenzione tra Italia e Francia per la delimitazione delle zone di pesca nella baia di Mentone del 18 giugno 1892, che ha tra l'altro valore esclusivamente consuetudinario in quanto è sempre stata applicata pur non essendo mai stata ratificata.
  Vorrei inoltre aggiungere che l'accordo firmato a Caen, frutto di un negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012, risponde alla necessità di stabilire dei confini certi alla crescente proiezione di entrambi i Paesi sulle porzioni di mare ad essi prospicienti e alla luce delle sopravvenute norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS, 1982). Se si esclude la citata Convenzione del 1982, l'accordo del 2015 colmerebbe un significativo vuoto giuridico, avendo portata generale e riguardando «i mari territoriali, la piattaforma continentale e le acque sotto la giurisdizione» delle Parti.
  Da parte italiana, al negoziato hanno partecipato, ognuno per la propria parte di competenza specifica, i Ministeri dell'ambiente per gli aspetti di protezione ambientale, della difesa per gli aspetti di sicurezza, dello sviluppo economico per la piattaforma continentale, delle infrastrutture e trasporti per gli aspetti di navigazione marittima, delle politiche agricole per le questioni legate alla pesca e dei beni culturali per gli aspetti di protezione di tali beni.
  Infine, desidero segnalare che al momento sono in corso approfondimenti da parte delle Amministrazioni competenti al termine dei quali sarà effettuata una valutazione globale sull'accordo del 2015, anche ai fini dell'eventuale avvio della procedura di ratifica parlamentare.