CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 30 settembre 2015
513.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 334/1752 AL N. 338/1758)

  PELUFFO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   Rai Parlamento trasmette sulla frequenza 89.700 Mhz dalla fine degli anni ’90 e che la postazione di emissione si trova nel Comune di Cesena (FC) in località Montecavallo-Borello;
   con una comunicazione di inizio agosto proveniente dal dottor Russo, Raiway ha comunicato la decisione di avviare un periodo di sperimentazione al fine di spostare l'emissione del segnale presso la postazione sita nel comune di Bertinoro (FC) in località Montemaggio;
   la postazione di Montemaggio risulta già impiegata per la trasmissione di diverse frequenze radiofoniche e televisive e quindi assai esposta a forme di inquinamento elettromagnetico;
   la postazione di Montecavallo offre maggiori possibilità di irradiazione e ha sempre garantito la perfetta trasmissione delle frequenze in oggetto;
  si chiede di sapere:
   quali ragioni abbiano portato alla decisione di spostare la trasmissione delle frequenze radiofoniche 89.700 Mhz sul sito di Montemaggio;
   che risultati hanno dato i test effettuati nel mese di agosto sul piano della reale copertura di segnale di tutto il territorio interessato (elemento di particolare rilevanza visto che si tratta di servizio pubblico a tutti gli effetti);
   che tipo di valutazioni sono state effettuate sulla compatibilità di tale spostamento in un sito, quello di Montemaggio, che storicamente ha sopportato una presenza spesso eccessiva di impianti di trasmissione di onde elettromagnetiche.
(334/1752)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  Lo spostamento dell'impianto trasmittente del canale radiofonico GR Parlamento dal sito privato di Montecavallo-Borello al sito Rai Way di Montemaggio nel Comune di Bertinoro rientra in un piano di razionalizzazione ed efficientamento della rete di MF dedicata alla diffusione radiofonica di GR Parlamento. I principali impatti di tale operazione di delocalizzazione presso un sito di Rai Way attengono da un lato ad una riduzione dei costi di esercizio e, dall'altro, alla possibilità di mettere in atto una più efficace azione manutentiva degli apparati.
  Sotto il profilo autorizzatorio, si segnala che per gli interventi di delocalizzazione sono stati acquisite le relative autorizzazioni da parte degli Enti preposti, compresa l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente competente localmente per gli aspetti di tutela ambientale.
  Si ritiene utile evidenziare come sia stata effettuata una campagna di misure sul territorio che ha evidenziato il mantenimento dei livelli di servizio.
  Con riferimento, da ultimo, al tema della prevenzione da possibili rischi legati a problematiche di inquinamento elettromagnetico, è attualmente in corso una specifica campagna di misurazioni, che sarà condivisa con l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente.

Pag. 228

  FORNARO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   da diverse settimane gli abbonati dei comuni della valle Curone, in provincia di Alessandria, segnalano la completa scomparsa del segnale Rai;
   nonostante le richieste di informazioni inoltrate anche da sindaci del territorio agli uffici competenti dell'azienda non è stata data alcuna spiegazione sulle origini del disservizio e sui tempi per il ritorno alla normalità;
   considerato che:
    le note problematiche relative al ripetitore del Monte Penice sono state oggetto di diverse segnalazioni già inoltrate dal sottoscritto agli interrogati;
  si chiede di sapere:
   quali siano le ragioni delle problematiche tecniche che hanno determinato la mancata ricezione del segnale Rai nei comuni della valle Curone, in provincia di Alessandria;
   quali iniziative intendano adottare al fine di garantire l'immediato ripristino delle normali condizioni di fruizione del servizio radiotelevisivo per gli abbonati Rai residenti nei comuni della valle Curone. (335/1753)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
  Sulle problematiche nella ricezione del segnale digitale nel Piemonte orientale – nel rinviare anche ad elementi già forniti a riscontro di precedenti interrogazioni con analogo contenuto – si informa che attualmente la ricezione dell'impianto Rai Way di San Sebastiano Curone, irradiante i contenuti del multiplex 1 della Rai sul canale 25 UHF, risente ancora delle interferenze radioelettriche generate da altra emittente operante sulla stessa frequenza.
  Per la soluzione definitiva di questa problematica interferenziale, secondo quanto disposto dal Ministero dello Sviluppo Economico in base al Piano Nazionale delle Frequenze, è necessario procedere alla ricanalizzazione del citato impianto Rai Way dall'attuale canale 25 UHF al canale 22 UHF. Rai ha immediatamente dato indicazione a Rai Way di attivarsi in tal senso con la massima priorità consentita dalle procedure previste per le aziende soggette al Codice degli Appalti pubblici.
  Sul tema della diffusione del segnale la Rai è costantemente impegnata a sollecitare il dialogo tra gli organismi istituzionali – per i profili di rispettiva competenza – anche al fine di individuare proposte concrete per «risolvere situazioni interferenziali e migliorare la qualità del servizio» (come previsto dal Contratto di servizio), quale quella sopra sintetizzata con riferimento ai comuni della valle Curone.

  FICO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   il Contratto di Servizio che regola l'attività della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo prescrive alla Rai di garantire che le trasmissioni di approfondimento informativo siano rispettose della dignità della persona e della sensibilità dei telespettatori, nonché adeguate ai livelli di qualità e di responsabilità che competono al servizio pubblico radiotelevisivo;
   il Codice Etico della Rai, in particolare nei punti 2.12 e 2.13, specifica che l'informazione svolta dal Servizio Pubblico deve distinguersi per la qualità del messaggio, oltre che per i contenuti;
   la responsabilità nei confronti della collettività è il principio cardine del servizio pubblico radiotelevisivo;
   l'osservanza delle prescrizioni del Codice da parte di tutti gli esponenti aziendali è affidata al direttore generale;
   ogni esponente aziendale ha il dovere di astenersi da comportamenti contrari alle disposizioni del Codice e, in caso di necessità di chiarimenti sulle modalità di applicazione delle stesse, questi è tenuto a Pag. 229rivolgersi al direttore generale, anche attraverso la Commissione stabile di cui al punto 1.5 del Codice;
   recentemente, il nuovo direttore generale della Rai Campo Dall'Orto ha rilasciato un'intervista al quotidiano «Il Foglio» nel quale ha parlato di missione del servizio pubblico, insistendo sulla sua intrinseca diversità: «La Rai non è una televisione commerciale ma è un servizio pubblico e in nome di questo principio prendere qualche rischio con gli ascolti non è un'opzione ma è parte della propria missione, quasi un dovere morale». Una logica, questa, che secondo il direttore generale deve permeare anche i programmi di approfondimento della Rai, nei quali, a differenza della tv commerciale, non può più valere il criterio «tu mi guardi e io scambio teste con la pubblicità», bensì quello di «lasciare un pensiero in più a coloro che lo hanno visto»;
   in data 8 settembre 2015, alla trasmissione «Porta a Porta» sono stati ospitati la figlia e il nipote di Vittorio Casamonica, capostipite del clan sinti romano, i cui funerali celebrati a Roma il 20 agosto con cerimonie sfarzose e sulle note del Padrino, hanno provocato polemiche e l'indignazione dei cittadini;
   la presenza dei parenti di Vittorio Casamonica investe direttamente i citati profili di etica del servizio pubblico radiotelevisivo e, di conseguenza, la responsabilità del direttore generale;
   è bene rammentare ai vertici aziendali che numerosi componenti del clan Casamonica, che da anni si è ormai radicato a Roma e in tutto il territorio laziale, sono stati condannati perché responsabili di gravi condotte criminose – come conferma anche il recente arresto di un esponente della famiglia per un tentativo di estorsione – collegate allo spaccio di cocaina nella capitale, al traffico internazionale di stupefacenti e all'attività usuraria;
   anziché fare un approfondimento informativo sui recenti fatti legati ai Casamonica, il conduttore di «Porta a Porta» Bruno Vespa ha ritenuto evidentemente più appetibile in termini di ascolti ospitare nel proprio salotto televisivo i membri della famiglia (il cui coinvolgimento o meno nelle attività del clan rappresenta un dato irrilevante rispetto al messaggio che il servizio pubblico ha inviato agli utenti);
   un servizio pubblico si riconosce anche per la sua cautela, la sua sobrietà, la sua capacità di informare sempre con l'obiettivo di sviluppare il senso critico, civile ed etico della collettività. Un servizio pubblico non lucra sull'onda del sensazionalismo per far lievitare gli ascolti; non consente, più o meno esplicitamente, la difesa di un clan; non offende le migliaia di vittime della criminalità organizzata;
  si chiede di sapere:
   se la presenza della figlia e del nipote di un esponente di uno fra i più pericolosi clan della capitale in un programma di approfondimento possa mai essere coerente con la missione del servizio pubblico, con il principio di responsabilità nei confronti degli utenti e con il dichiarato impegno di elevare la qualità del servizio pubblico, quand'anche ciò dovesse tradursi in una flessione degli ascolti;
   se, coerentemente con le prescrizioni del Codice Etico, Bruno Vespa si sia consultato con i vertici aziendali prima di invitare nel suo studio la figlia e il nipote di Vittorio Casamonica;
   se il direttore generale fosse in ogni caso a conoscenza del fatto e se, avvalendosi della Commissione di cui al punto 1.5 del Codice Etico, ne abbia esaminato preventivamente la compatibilità con le prescrizioni del Codice stesso;
   se intendano esaminare le violazioni del Codice compiute nel corso della trasmissione Porta a Porta dell'8 settembre, disponendo le verifiche ritenute opportune;
   se intendano, in caso di accertamento di eventuali violazioni, proporre l'adozione Pag. 230dei relativi provvedimenti sanzionatori nei confronti dei responsabili delle stesse;
   se intendano rendere nota pubblicamente, in maniera inequivocabile, la posizione dell'azienda rispetto al vergognoso sfruttamento, da parte della trasmissione «Porta a Porta», delle polemiche sorte in seguito al funerale di Vittorio Casamonica, uno sfruttamento effettuato nel più totale spregio del principio di responsabilità del servizio pubblico radiotelevisivo.
(336/1756)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata, nel rinviare per una più puntuale valutazione della questione a quanto emerso nel corso della seduta del 16 settembre 2015, si forniscono i seguenti elementi.
  In linea generale si è ritenuto che il tema affrontato da Porta a Porta nella puntate di martedì 8 settembre – attinente ad un fatto di cronaca di grande rilievo sui media non solo italiano ma anche internazionali – non potesse essere ignorato dall'informazione del servizio pubblico che, in base a quanto previsto dal Contratto di servizio (richiamato anche dal Codice Etico), è tenuto a «trattare tematiche di attualità interna, di fenomeni sociali ed economici, di condizioni della vita quotidiana del Paese»; l'informazione del servizio pubblico, al tempo stesso, deve «assicurare un elevato livello qualitativo della programmazione informativa assicurando pluralismo, completezza, imparzialità, obiettività, deontologia professionale, garanzia di un contraddittorio adeguato effettivo e leale così da garantire l'informazione, l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati».
  Sotto il profilo editoriale si è ritenuto che gli obiettivi sopra sintetizzati potessero essere conseguiti da un programma come Porta a Porta, giunto ormai al ventesimo anno di trasmissione, divenuto nel tempo il più autorevole luogo televisivo di seconda serata dove si approfondiscono quotidianamente le realtà politiche, sociali, di cronaca.
  Sotto il profilo più strettamente operativo, ancora, si è valutato che una percezione più completa dell'impatto criminoso che la famiglia Casamonica aveva avuto ed ha sulla città di Roma potesse essere più efficacemente conseguita con una presenza diretta in studio di esponenti della famiglia (di cui tutti parlano ma che il pubblico non conosce) piuttosto che con collegamento fuori studio (opzione presa in esame); tale seconda opzione, vista la delicatezza del caso, non avrebbe permesso di approfondire tutti gli aspetti della vicenda né di avere un vero contraddittorio.
  Con riferimento al tema specifico del contraddittorio, in studio erano presenti due prestigiosi giornalisti particolarmente esperti sui Casamonica; Virman Cusenza (direttore del più importante giornale di Roma, «Il Messaggero»), e Fiorenza Sarzanini (la più preparata giornalista di giudiziaria italiana, responsabile di questo servizio per il «Corriere della Sera» e autrice di articoli e inchieste sul caso Casamonica).
  Per quanto attiene alle responsabilità sui contenuti del programmazione, del tema della puntata nonché delle relative modalità realizzative, era stato preventivamente informato il Direttore di Rete.

  RANUCCI, VERDUCCI, FABBRI. – Al Presidente ed al Direttore generale della RAI. – Premesso che:
   il «clan dei Casamonica» proviene da famiglie sinti, etnia nomade originaria dell'Abruzzo e giunta da Pescara nella Capitale negli anni settanta ed è, secondo la Direzione Investigativa Antimafia, l'organizzazione criminale più potente e radicata nel Lazio con un patrimonio stimato di 90 milioni di euro; il clan è presente in molti settori commerciali ed economici ed è coinvolto in diverse attività illegali quali l'usura, il traffico di stupefacenti ed anche nell'inchiesta su Mafia Capitale per aver influenzato il sistema politico nel Lazio a livello comunale e regionale;
   il 20 agosto 2015 a Roma nella chiesa Don Bosco nel quartiere Tuscolano si è svolto il funerale di Vittorio Casamonica, Pag. 231uno dei boss di spicco del clan che porta il suo nome; le esequie hanno assunto le caratteristiche di un vero e proprio show: una carrozza antica trainata da sei cavalli neri, una folla di gente che accompagna il feretro, la banda musicale che intona la colonna sonora del film il Padrino, un manifesto all'entrata della chiesa che lo raffigura vestito di bianco con il crocefisso al collo e lo slogan «Hai conquistato Roma ora conquisterai il paradiso» con la scritta «Re di Roma» ed un elicottero che lancia petali rossi sulla folla;
   l'8 settembre 2015 Vera Casamonica, figlia di Vittorio Casamonica ed il nipote Vittorino Casamonica sono stati ospiti della trasmissione televisiva «Porta a porta» condotta da Bruno Vespa su RAI 1 ed hanno pubblicamente rivendicato proprio quel funerale che ha suscitato tanta indignazione offendendo il comune sentire accostando, inoltre, il loro congiunto a figure illustri della Chiesa, rappresentando con le loro dichiarazioni un vero e proprio affronto verso tutti coloro che quotidianamente sono impegnati nella lotta contro le mafie e l'illegalità;
   considerato che:
    la Rai-Radiotelevisione italiana è deputata a svolgere il ruolo di servizio pubblico che per sua natura deve garantire imparzialità e completezza di informazione, nonché promuovere programmi educativi e culturali;
    gli interroganti reputano fatto estremamente grave vedere nel salotto buono della televisione di Stato, finanziata con il canone dei contribuenti, esponenti di una famiglia, i cui intrecci e commistioni con la malavita organizzata sono noti e di lunga data, sostenere le proprie tesi in assenza di contraddittorio;
    il format utilizzato dalla trasmissione ha di fatto permesso una nuova, oltraggiosa, spettacolarizzazione di quanto avvenuto il 20 agosto in piazza don Bosco a Roma, dove i familiari della famiglia Casamonica hanno potuto, nel salotto della principale rete Rai, tributare un nuovo sfarzoso omaggio al capoclan, reiterando e giustificando rituali tipici e simboli delle mafie tradizionali;
    la Rai-Radiotelevisione italiana ha, nello specifico, una funzione educativa, e proporre esempi legati alla malavita organizzata va in contrasto con gli obiettivi ai quali la società e il servizio offerto devono tendere; essa è un bene pubblico al servizio dei cittadini, e deve stare dalla loro parte;
    offrire legittimazione attraverso il servizio pubblico a un mondo assolutamente incompatibile con le prerogative dello Stato e dell'interesse nazionale è lesivo dell'azienda Rai e dei principi su cui essa si fonda;
  si chiede di sapere:
   i motivi in base ai quali la Direzione di Rete ha approvato la scaletta della puntata in programma;
   se la Presidenza e la Direzione generale della RAI reputino le condizioni di cui in premessa e i fatti annessi lesivi dei principi fondanti del servizio pubblico radiotelevisivo italiano e se fossero a conoscenza della puntata in oggetto;
   se vi siano state delle violazioni e se sia plausibile che la Rai, ai fini di ottenere audience, utilizzi nell'ambito delle proprie trasmissioni la presenza di persone legate al malaffare e alla criminalità organizzata;
   se intendano assumere provvedimenti volti a evitare il ripetersi di una situazione sicuramente negativa per l'Azienda Rai e per la qualità del programmi offerti.
(337/1757)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata, nel rinviare per una più puntuale valutazione della questione a quanto emerso nel corso della seduta del 16 settembre 2015, si forniscono i seguenti elementi.
  La Direzione di Rete ha ritenuto che il tema affrontato da Porta a Porta nella puntate di martedì 8 settembre – attinente ad un fatto di cronaca di grande rilievo sui media non solo italiani ma anche internazionali – non potesse essere ignorato dall'offerta informativa Pag. 232della Rai che, in base alle disposizioni del Contratto di servizio è tenuta a «trattare tematiche di attualità interna, di fenomeni sociali ed economici, di condizioni della vita quotidiana del Paese» assicurando, al tempo stesso, «un elevato livello qualitativo della programmazione informativa assicurando pluralismo, completezza, imparzialità, obiettività, deontologia professionale, garanzia di un contraddittorio adeguato effettivo e leale così da garantire l'informazione, l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati».
  Nel quadro sopra sintetizzato si è valutato che la presenza diretta in studio di esponenti della famiglia Casamonica (di cui tutti parlano ma che il pubblico non conosce) potesse – piuttosto che con collegamento fuori studio – fornire al pubblico da un lato una percezione più completa dell'impatto criminoso che la famiglia aveva avuto ed ha sulla città di Roma e, dall'altro, un più efficace contraddittorio, che ha visto la presenza di due prestigiosi giornalisti particolarmente esperti sui Casamonica: Virman Cusenza (direttore del più importante giornale di Roma ’Il Messaggero’), e Fiorenza Sarzanini (la più preparata giornalista di giudiziaria italiana, responsabile di questo servizio per il ’Corriere della Sera’ e autrice di articoli e inchieste sul caso Casamonica).
  In linea prospettiva, la Rai – anche alla luce del dibattito emerso a seguito della messa in onda del programma in questione – ritiene opportuno effettuare approfondite riflessioni sulle iniziative da intraprendere per favorire la completezza nella comprensione da parte del pubblico dei «fenomeni sociali ed economici, delle condizioni della vita quotidiana del Paese», con l'obiettivo di evitare che la necessaria esposizione dei fatti da parte di protagonisti di fatti rilevanti ancorché negativi ed esecrabili diventi altro. Come fare per evitare che il luogo televisivo non venga confuso come la tribuna che restituisce dignità a tutti e che alla televisione vengano attribuite responsabilità che sono invece del racconto che si è appena fatto.

  FRATOIANNI. – Al Presidente e al Direttore generale della RAI – Premesso che:
   la puntata di martedì 8 settembre di Porta a Porta ha visto presenti in qualità di ospiti, Vera e Vittorio Casamonica, figlia e nipote del boss Vittorio Casamonica, scomparso lo scorso agosto, i cui funerali hanno tristemente sfigurato l'immagine di Roma e delle istituzioni;
   i telespettatori hanno dovuto assistere ad uno spettacolo desolante in cui i congiunti dei Casamonica hanno provato in tutti i modi a riabilitare l'immagine del boss, paragonandolo a papi e santi, e hanno persino rivendicato le assurde e vergognose modalità con cui sono stati celebrati i funerali;
   tutto questo sulla rete più importante della TV pubblica, in uno dei programmi di informazione con la maggiore audience;
   da mesi, purtroppo, Roma e tutta l'Italia sono alla ribalta delle cronache e dei dibattiti nazionale e internazionale per la capillarità dei fenomeni mafiosi e delinquenziali. A Napoli, in queste ore, è in corso l'ennesima guerra di mala. Di fronte a un quadro sociale di questo tipo, pare quanto meno inopportuno offrire una ribalta mediatica di tale proporzione a una famiglia che ha chiari rapporti con la criminalità organizzata, consentendo loro di riabilitare la figura di un boss, generando magari possibili effetti di emulazione;
   uno spazio di informazione e approfondimento dovrebbe affrontare il tema della criminalità organizzata in maniera più seria e puntuale, informando su cause, effetti, sulle vittime e sulle tante realtà sociali che con coraggio si battono nei territori contro le mafie;
  si chiede di sapere:
   se ritengano che la trasmissione di Porta a Porta abbia rispettato il Contratto di Servizio;
   se ritengano che si sia stato rispettato il ruolo di servizio pubblico;Pag. 233
   se non ritengano la presenza dei Casamonica inopportuna e sbagliata, ai fini di una corretta informazione su temi così importanti come quelli della lotta alla criminalità organizzata. (338/1758)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata, nel rinviare per una più puntuale valutazione della questione a quanto emerso nel corso della seduta del 16 settembre 2015, si forniscono i seguenti elementi.
  Per quanto attiene ai profili più prettamente editoriali, si è ritenuto che il tema affrontato da Porta a Porta nella puntate di martedì 8 settembre – attinente ad un fatto di cronaca di grande rilievo sui media non solo italiano ma anche internazionali – non potesse essere ignorato dall'informazione del servizio pubblico che, in base a quanto previsto dal Contratto di servizio (richiamato anche dal Codice Etico), è tenuto a «trattare tematiche di attualità interna, di fenomeni sociali ed economici, di condizioni della vita quotidiana del Paese»; l'informazione del servizio pubblico, sempre secondo il Contratto di servizio, deve al tempo stesso «assicurare un elevato livello qualitativo della programmazione informativa assicurando pluralismo, completezza, imparzialità, obiettività, deontologia professionale, garanzia di un contraddittorio adeguato effettivo e leale così da garantire l'informazione, l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati».
  In tale quadro le modalità realizzative del programma hanno visto la presenza diretta in studio di esponenti della famiglia Casamonica (di cui tutti parlano ma che il pubblico non conosce); in tal modo – piuttosto che con collegamento fuori studio – si è ritenuto di poter fornire al pubblico da un lato una percezione più completa dell'impatto criminoso che la famiglia aveva avuto ed ha sulla città di Roma e, dall'altro, un più efficace contraddittorio (che ha visto la presenza di due prestigiosi giornalisti particolarmente esperti sui Casamonica: Virman Cusenza, direttore del più importante giornale di Roma ’Il Messaggero’, e Fiorenza Sarzanini, la più preparata giornalista di giudiziaria italiana, responsabile di questo servizio per il «Corriere della Sera» e autrice di articoli e inchieste sul caso Casamonica).