TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 33 di Giovedì 13 giugno 2013
![]()
INTERPELLANZE URGENTI
A)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
è dal 2008 che a Bollate, in provincia di Milano, si è insediata, in uno stabile di via Alfieri, due anni dopo lo sfratto forzoso della sede di Milano in via Cannerò, la sede della cosiddetta skinhouse, punto di ritrovo dell'organizzazione neofascista, di ispirazione nazista, denominata «Milano 38»: sigla dietro la quale opera il circuito milanese e lombardo degli hammerskin;
si tratta di un gruppo che, a detta della Digos, costituisce l'ala più politicizzata, a rilevanza nazionale, del vasto movimento skinhead; tale gruppo si ispira e si richiama al nazismo e alla sua ideologia, coltivando i miti della superiorità della razza e della violenza come valore assoluto: gli individui che lo compongono si dichiarano esplicitamente antisemiti e radicalmente fascisti; considerano normale l'utilizzo della violenza come strumento di relazione sociale, spesso e volentieri girando armati;
tale organizzazione nasce alla fine degli anni Ottanta negli Stati Uniti; il simbolo del gruppo sono due martelli incrociati con le punte rivolte verso destra; sullo sfondo, il «dente di lupo» (il medesimo simbolo di «Terza Posizione», organizzazione neofascista italiana degli anni Settanta), già adottato da alcune divisioni delle Waffen-SS;
lo slogan da loro più utilizzato è tratto dalle parole di David Lane, condannato per l'omicidio di un radioconduttore ebreo, già militante di «Fratellanza silenziosa», organizzazione eversiva neofascista americana degli anni Ottanta: «Noi dobbiamo assicurare l'esistenza della nostra gente e il futuro dei bambini bianchi». Tale «missione» si attua attraverso la creazione di un’élite di militanti;
nel maggio del 1998, attraverso l'applicazione della legge «Mancino», la Digos di Roma dà il via all’«Operazione Thor»: 90 perquisizioni, 150 denunciati, 9 provvedimenti di arresti domiciliari e 5 sedi hammerskin chiuse a Roma;
ad oggi, sono stati moltissimi gli episodi di violenza e di aggressioni squadriste riconducibili agli skinhead, ai danni di attivisti politici, stranieri, omosessuali e, più in generale, a chiunque venga da loro percepito come «diverso»;
uno per tutti è l'episodio dell'omicidio di Nicola Tommasoli, aggredito per motivi pretestuosi e vittima di una violenza efferata: muore dopo giorni di terribile agonia per i calci e le percosse subite da parte di quattro naziskin; per l'omicidio Tommasoli la corte d'assise di Verona ha emesso condanne per complessivi 50 anni di carcere;
da che si è insediata la skinhouse, che ha avuto l'autorizzazione dell'utilizzo di un capannone di privati, essendosi presentata come associazione culturale, i cittadini di Bollate (soprattutto gli abitanti del quartiere interessato) sono costretti a convivere con la paura di possibili atti di violenza e con problemi legati all'ordine e alla sicurezza pubblica;
inoltre, la skinhouse è situata nelle vicinanze di una scuola elementare frequentata da più di cinquecento bambini, tra i quali molti figli di immigrati;
in concomitanza con le loro «manifestazioni culturali», le strade vengono occupate da decine di automobili di attivisti del movimento che, di fatto, prendono possesso dell'intero quartiere;
la skinhouse sta funzionando da polo di attrazione per naziskin non solo milanesi e lombardi, ma va sempre più configurandosi come punto di ritrovo per gli hammerskin di tutta Europa; ciò non deve stupire, dato il carattere, fin dalle origini, internazionale dell'organizzazione;
la cittadinanza ha da subito dato vita ad aggregazioni e comitati che hanno, nel tempo, organizzato corsi di formazione su tale fenomeno, manifestazioni pubbliche, cortei e raccolte di firme rivolte al prefetto e all'amministrazione per chiedere la chiusura della skinhouse;
sia il prefetto che l'amministrazione comunale hanno sempre fornito risposte, a giudizio degli interpellanti, evasive e comunque non risolutive, prendendo in considerazione l'opportunità di intervenire solo laddove si verifichino problemi di ordine pubblico, senza affrontare alla radice la natura profondamente anticostituzionale di questo movimento;
nonostante tutto questo, in seguito alla prima interrogazione della prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo al Ministro interpellato, nella quale si chiedeva la chiusura della sede, il capo del gruppo (cosiddetto «Lupo Alpha»), in un'intervista rilasciata a Il Giorno, ha dichiarato che «l'unica ad avere paura (della skinhouse) è Eleonora Cimbro –:
se il Ministro interpellato non ritenga urgente intervenire per verificare se sussistano le condizioni per arrivare finalmente alla chiusura della skinhouse di Bollate, la cui «ragione sociale» e la diffusione dei valori nazifascisti con il suo corollario di violenza ed intolleranza contrasta apertamente con i valori costituzionali, oltre a rappresentare un vulnus gravissimo al tessuto sociale del territorio in cui insiste, nonché un vero e proprio pericolo per la sicurezza dei cittadini di Bollate.
(2-00083) «Cimbro, Cassano, Cova, Martelli, Casellato, Giulietti, Manzi, Villecco Calipari, Laforgia, Lorenzo Guerini, Rocchi, Genovese, Marzano, Gullo, Paris, Mazzoli, Terrosi, Nicoletti, Cimmino, D'Agostino, Caruso, Vecchio, Verini, Rughetti, Giovanna Sanna, Manfredi, Coccia, Covello, Dallai, Coscia, Civati, Casati, Pastorino, Fragomeli, Scalfarotto».
(6 giugno 2013)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno e il Ministro per l'integrazione, per sapere – premesso che:
la situazione degli sbarchi a Lampedusa negli ultimi mesi sta raggiungendo nuovamente livelli di guardia: in provincia di Agrigento, a Siculiana, sono arrivate moltissime persone in condizioni critiche quando non disperate: si sono registrati casi di donne in gravidanza e, in uno di questi sbarchi, due uomini sono arrivati già morti per ipotermia;
il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha sollecitato vivamente la collaborazione e un intervento dello Stato, per quella che – denuncia – si sta delineando come una nuova emergenza sbarchi;
un'inchiesta contro ignoti – come precisato dal procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale – è stata aperta dalla procura di Agrigento per accertare eventuali responsabilità da parte di chi ha organizzato la traversata, per la morte dei due migranti;
l'andamento degli sbarchi in Sicilia si presenta simile a quello del 2011, quando si raggiunse la soglia record dei sessantamila sbarchi sulle coste italiane;
in particolare, la situazione dei minori stranieri non accompagnati sta assumendo caratteri di particolare criticità, moltissimi di loro sono ricoverati nelle case di accoglienza gestite dai comuni: si tratta di strutture costituite prevalentemente da alloggi o abitazioni plurifamiliari, all'interno dei quali vengono garantiti servizi di vitto e alloggio, di assistenza e cura della persona, fornitura di beni di prima necessità ed altri servizi finalizzati al riconoscimento della dignità della persona;
i servizi vengono erogati da personale qualificato, mediatori culturali, assistenti sociali, ausiliari ed altro personale inerente alle finalità delle strutture;
la situazione però sta velocemente arrivando a livelli di guardia poiché, dalla fine della cosiddetta «emergenza nord Africa», non sono disponibili, né per i comuni né per gli altri enti preposti, le risorse necessarie per il pagamento delle rette e delle associazioni e delle cooperative coinvolte, neanche quelle già predisposte dal Ministero competente a copertura delle spese sostenute nel 2012;
fino ad ora si è fatto fronte, per garantire i servizi legati all'accoglienza dei minori, ma non solo, allo scoperto bancario, ma dopo mesi anche gli istituti di credito fanno difficoltà ad erogare prestiti a fronte di troppe esposizioni;
si profilano, dunque, gli estremi di una nuova emergenza, a fronte della quale, però, in assenza di iniziative e di chiarezza da parte del Governo, non si può attivare, o riattivare, un'adeguata rete tra enti locali, protezione civile e cooperative assolutamente necessaria per garantire l'assistenza di primo soccorso e l'accoglienza dei migranti;
appare, dunque, necessario che sia immediatamente predisposto un nucleo operativo che gestisca la situazione, anche sulla base delle esperienze e delle capacità già in campo, riattivando, o attivandone di nuove, le convenzioni necessarie con le strutture esistenti o già pronte per poter garantire i servizi suddetti –:
quali iniziative immediate il Governo intenda adottare al fine di impedire, per l'anno corrente, il deflagrare di una nuova crisi che non può e non deve, come più volte è stato sottolineato e riconosciuto da più parti, essere in carico solo ed esclusivamente ad una piccola isola in mezzo al Mediterraneo, ma che deve essere affrontata e gestita a livello nazionale ed europeo;
considerato il fatto che lo stato di emergenza è cessato il 31 dicembre 2012, se non si renda necessario dichiarare un nuovo stato di emergenza, e se non si ritenga urgente rendere immediatamente disponibili le risorse finanziarie necessarie all'assistenza ed accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.
(2-00085) «Moscatt, Bonomo, Boschi, Braga, Chaouki, Crimì, Gadda, Giuseppe Guerini, Iacono, Lauricella, Lattuca, Leva, Lodolini, Marchetti, Mattiello, Moretto, Narduolo, Palma, Raciti, Rampi, Rocchi, Richetti, Rostan, Scuvera, Stumpo, Tentori, Tidei, Venittelli, Ventricelli, Villecco Calipari, Zappulla, Taranto, Piccione».
(6 giugno 2013)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
il liceo musicale «Sebastiano Satta» di Nuoro è stato istituito fin dall'anno scolastico 2010-2011, nell'ambito della forma degli ordinamenti, nel primo gruppo di 22 licei autorizzati, e vanta l'esperienza di una sperimentazione autonoma, quasi unica nel suo genere sul territorio nazionale, attiva fin dall'anno scolastico 1999-2000;
questa importante realtà decennale ha consentito, nel tempo, la realizzazione di investimenti mirati e al momento dispone di strumenti, sussidi didattici e spazi attrezzati adeguati allo svolgimento delle attività formative di un liceo;
il liceo «Sebastiano Satta», l'unica realtà esistente nel territorio provinciale di Nuoro, rappresenta una preziosa offerta formativa, con sbocchi professionali innovativi, sia per questa zona particolarmente disagiata sia per le zone limitrofe, come il Goceano, da cui provengono numerosi iscritti;
a decorrere dal primo anno della sua attivazione (2010-2011) e nell'anno successivo (2011-2012) in questo liceo sono state attivate due classi prime. Vi è stata solo una lieve flessione nell'anno scolastico 2012-2013 che ha portato alla formazione di una sola classe prima, dovuta ad oscillazioni del tutto fisiologiche delle iscrizioni dal momento che si tratta di studenti compresi in una fascia di età ancora bisognosa di riferimenti e orientamenti certi;
per l'anno scolastico 2013-2014 si potrebbe preventivare l'implementazione di due classi prime dal momento che le iscrizioni acquisite agli atti sono 40, due delle quali di alunni diversamente abili;
in base a quanto previsto dall'articolo 7, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2010 (il cosiddetto regolamento dei licei) è già stata svolta la prova orientativo-attitudinale di ammissione e i candidati-alunni sono stati dichiarati tutti idonei dalla commissione preposta;
con la circolare 17 dicembre 2012, n. 96, che ha per oggetto: «Iscrizioni alle scuole dell'infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado per l'anno scolastico 2013/2014», il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca prevede testualmente al paragrafo 3.D che: «Tuttavia, nelle istituzioni scolastiche ove è presente l'indirizzo musicale, ai fini della determinazione del numero massimo dei posti disponibili si dovrà tenere conto che il numero delle classi prime non potrà superare, in ciascun istituto, il numero di quelle funzionanti nel corrente anno scolastico»;
la circolare ministeriale 21 marzo 2013, n. 10, avente per oggetto «Dotazioni organiche del personale docente per l'anno scolastico 2013/2014 – trasmissione schema di decreto interministeriale» nel precisare che i criteri e i parametri per la formazione delle classi sono fissati dal regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 20 marzo 2009, n. 81, sul dimensionamento della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, che ha sostituito integralmente il decreto ministeriale 24 luglio 1998, n. 331 e successive modifiche ed integrazioni e il decreto ministeriale 3 giugno 1999 n. 141 per quel che concerne le classi che accolgono gli alunni disabili, afferma che, con l'anno scolastico 2011/2012, si è concluso il triennio di contenimento delle consistenze di organico previsto dall'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
si ricorda che, per gli anni successivi, il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, all'articolo 19, comma 7, ha previsto che: «A decorrere dall'anno scolastico 2012/2013 le dotazioni organiche del personale docente, educativo ed ata della scuola non devono superare la consistenza delle relative dotazioni organiche dello stesso personale determinata nell'anno scolastico 2011/2012 in applicazione dell'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, assicurando in ogni caso, in ragione di anno, la quota delle economie lorde di spesa che devono derivare per il bilancio dello Stato, a decorrere dall'anno 2012, ai sensi del combinato disposto di cui ai commi 6 e 9 dell'articolo 64 citato»;
non fissando, il citato decreto-legge n. 98 del 2011, altre misure di contenimento, le dotazioni organiche relativa all'anno scolastico 2013/2014 sono state determinate non superando, a livello nazionale, la consistenza delle dotazioni fissate per l'anno 2011/2012;
pertanto, fatta eccezione per la scuola dell'infanzia, la quantificazione e la ripartizione, tra le regioni, delle dotazioni dei diversi ordini e gradi di istruzione è stata effettuata tenendo conto del numero degli alunni risultanti dall'organico di fatto dell'anno scolastico 2012/2013, dell'entità previsionale della popolazione scolastica riferita all'anno 2013/2014, dell'andamento delle serie storiche della scolarità degli ultimi anni, nonché delle situazioni di cui all'articolo 2, commi 2 e 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009;
i licei musicali potranno attivare classi prime in numero non superiore di quelle funzionanti nel corrente anno. Al fine poi di garantire un'offerta formativa più ampia, è opportuno salvaguardare comunque i corsi unici in ambito provinciale e quelli presenti nelle zone particolarmente disagiate;
dal combinato disposto delle disposizioni sopra richiamate, contenute nelle due circolari, non sarebbe consentito al liceo musicale di Nuoro la formazione per l'anno scolastico 2013-2014 di due classi prime;
in tal modo si negherebbe a giovani studenti, che ancora devono assolvere all'obbligo scolastico e che dovrebbero essere supportati dalle istituzioni, nel rispetto delle loro potenzialità e dei loro talenti, il pieno diritto all'istruzione così come previsto dagli articoli 33 e 34 della Costituzione e dall'articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani dell'ONU –:
quali iniziative il Ministro interpellato abbia intenzione di assumere al fine di superare le limitazioni contenute nelle sopra citate circolari relativamente all'attivazione delle prime classi, per consentire alla provincia di Nuoro un'offerta formativa adeguata alle esigenze del territorio che comprende anche le legittime aspettative delle zone del Goceano determinando un'utenza proveniente da un bacino molto ampio;
se il Ministro interpellato intenda promuovere un incontro tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la regione autonoma della Sardegna e la direzione dell'ufficio scolastico regionale, al fine garantire a tutti i richiedenti «il pieno diritto all'istruzione e al successo formativo cui hanno diritto tutti i sardi», così come si legge nell’incipit della delibera n. 12/9 della giunta regionale sarda del 5 marzo 2013.
(2-00084) «Capelli, Pisicchio».
(6 giugno 2013)
D)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
dal 1o maggio 2013 sembrerebbe che l'Inps abbia deciso la sospensione delle visite fiscali d'ufficio per le assenze per malattia dei lavoratori del settore privato, lasciando in essere solo quelle a richiesta dei datori di lavoro. Tale decisione pare sia scaturita dalla necessità di far fronte alla richiesta di riduzione della spesa degli enti pubblici di previdenza e assistenza sociale;
una decisione, quella sopra citata, che sta determinando un'enorme preoccupazione tra i 1.381 medici fiscali iscritti nelle liste di medicina fiscale presso l'Inps, che prima del 1o maggio 2013 svolgevano la funzione di accertamento per l'ente in regime di convenzione come liberi professionisti, sette giorni su sette. Si tratta di professionisti che per anni hanno dedicato esclusivamente la loro attività alla medicina fiscale e che purtroppo, oggi, per l'effetto della drastica sospensione, rischiano di ritrovarsi senza un lavoro e con un'oggettiva difficoltà di reinserimento nel circuito lavorativo, anche perché si tratta, per la maggior parte, di persone alle soglie dei cinquant'anni;
tale servizio, sinora, è stato assicurato, su tutto il territorio nazionale, da medici con un'elevata professionalità maturata in media da almeno 15 anni di attività, tra l'altro eseguita a titolo prevalente a seguito delle pesanti incompatibilità loro imposte dall'Inps;
su tale scelta si sono espressi anche i rappresentanti della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, parlando a tal proposito di una scelta boomerang, poiché il rischio che si paventa è che, in assenza di controlli, aumentino le assenze per malattia con un ulteriore aggravio di spesa. Da quanto si apprende, infatti, nel 2012, con il regime delle visite fiscali di ufficio, il costo totale per le indennità di malattia a carico dell'Inps è stato pari a 2 miliardi di euro –:
quale sia la stima del Ministro interpellato circa i possibili rischi di incremento dei tassi di assenteismo che si potrebbero determinare a seguito della scelta adottata dall'Inps di sospendere o, quanto meno, fortemente ridimensionare il servizio di ispezioni mediche;
se il Ministro interpellato non ritenga utile attivare celermente un confronto con l'Inps e con le rappresentanze delle organizzazioni sindacali dei medici fiscali volto ad individuare soluzioni organizzative atte ad assicurare un livello credibile di visite fiscali d'ufficio per le assenze per malattia, anche al fine di offrire prospettive di continuità lavorativa per questi professionisti, tenendo conto dei rischi di aggravio dei costi a carico dello Stato che ne potrebbero scaturire.
(2-00078) «Lenzi, Bellanova, Amato, Antezza, Argentin, Arlotti, Biondelli, Blazina, Burtone, Carnevali, Censore, D'Incecco, D'Ottavio, Del Basso De Caro, Cinzia Maria Fontana, Fregolent, Gelli, Giacobbe, Ginoble, Gregori, Maestri, Magorno, Malpezzi, Manfredi, Miotto, Mongiello, Montroni, Simoni, Valiante, Zampa, Benamati».
(5 giugno 2013)
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
dagli organi di stampa locale e dalle rappresentanze sindacali dei lavoratori della Fiat di Termoli, si è appresa la notizia della decisione della dirigenza di detti impianti di sospendere il pagamento delle anticipazioni della cassa integrazione ordinaria, dal mese di giugno 2013. Tale decisione è consequenziale alla sospensione dell'erogazione degli ammortizzatori sociali disposta dall'Inps, a seguito di segnalazioni aventi ad oggetto il contestuale ricorso alla cassa integrazione per taluni lavoratori e lo svolgimento di prestazioni straordinarie per altri lavoratori motivate, queste ultime, da esigenze di incrementi produttivi;
tale decisione dell'azienda sta determinando un'immediata e pesante ricaduta sulle legittime spettanze dei lavoratori e, consequenzialmente, un crescente clima di preoccupazione in tutta l'area del basso molisano e dell’hinterland;
in termini reali, la retribuzione dei lavoratori interessati, circa 2.500 unità, verrebbe decurtata di circa 400 euro al mese rispetto ad una retribuzione già integrata, così compromettendo la loro condizione economica, in una fase in cui prevalgono le preoccupazioni per i destini occupazionali e produttivi di tale realtà industriale;
nello stabilimento molisano le relazioni industriali già vivono un clima di altissima tensione, che rischia di essere ulteriormente alimentato dalla circostanza che la Fiat ha annunciato una nuova cassa integrazione a partire dai primi di luglio e consequenziale riduzione delle risorse su cui possono contare le famiglie dei lavoratori, per la maggior parte mono reddito;
a tale preoccupazione si aggiunge quella sullo stesso futuro aziendale dello stabilimento, a fronte di strategie del gruppo che non appaiono sempre rassicuranti circa il ruolo futuro degli impianti italiani –:
quali urgenti iniziative si intendano assumere al fine di assicurare la più sollecita conclusione degli accertamenti avviati dall'Inps circa la regolarità del ricorso, da parte di Fiat, alla cassa integrazione ordinaria nello stabilimento di Termoli;
se i Ministri interpellati non ritengano di dover attivare uno specifico tavolo di confronto con l'azienda e le organizzazioni sindacali per superare l'attuale fase di crisi delle relazioni aziendali, nonché per favorire un proficuo confronto che consenta un credibile rilancio dello stabilimento molisano.
(2-00082) «Speranza, Venittelli, Leva».
(6 giugno 2013)
F)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
il 25 settembre 2001 Enel Produzione spa ha presentato un progetto di riattivazione, attraverso la riconversione a biomasse, di uno dei due gruppi della centrale termoelettrica del Mercure – risalente alla metà degli anni Sessanta e ormai completamente inattiva da oltre 15 anni – sita nel territorio del comune di Laino Borgo (Cosenza), all'interno di un'area doppiamente protetta a livello nazionale e comunitario (Parco nazionale del Pollino e zona di protezione speciale – ZPS – Pollino e Orsomarso – IT 9310903);
al progetto si oppongono, con grande forza e determinazione, l'intera popolazione della Valle del Mercure, nonché le amministrazioni delle comunità più a rischio e l'Ente parco nazionale del Pollino, attraverso sia il consiglio direttivo che la comunità del parco, oltre a istituzioni – tra cui la regione Basilicata e la provincia di Potenza – rappresentanti politici e amministratori di ogni appartenenza, associazioni e comitati locali e nazionali;
tale opposizione è motivata dai rischi per la salute, connessi al funzionamento della centrale – per via delle emissioni aeree di inquinanti e al loro persistere all'interno della Valle del Mercure, dotata di scarsissima ventilazione – nonché per le attività economiche locali – legate alla vocazione turistica e agro-alimentare di qualità – e, ancora, per lo sviluppo occupazionale dell'intera area, calabrese e lucana, interessata;
le numerose azioni legali intraprese contro il progetto dell'Enel hanno condotto alla sentenza n. 4400 del 2012 del Consiglio di Stato – depositata il 1o agosto 2012 – che, in pratica, lo boccia definitivamente;
con decreto n. 16459 del 19 novembre 2012 la regione Calabria – dipartimento n. 5/attività produttive, settore politiche energetiche – non tenendo praticamente in alcun conto il pronunciamento del Consiglio di Stato, ha incredibilmente autorizzato la riattivazione della sezione due della centrale, attraverso l'utilizzo di atti che devono ritenersi nulli, senza attivare le procedure previste dalla vigente normativa e contro il parere dell'Ente parco nazionale del Pollino, ente gestore del territorio su cui sorge la centrale;
avverso tale improvvido provvedimento sono in corso ulteriori iniziative legali per ripristinare il principio di legalità e tutelare i legittimi interessi e i diritti delle popolazioni interessate, che hanno immediatamente dato luogo, da parte loro, a vibrate proteste e manifestazioni, a testimonianza ulteriore della delicatezza della vicenda e dell'unanime opposizione, popolare e istituzionale ad uno sciagurato progetto che, se portato a compimento, li danneggerebbe irreparabilmente, oltre a devastare un'area protetta tra le più belle d'Italia;
tra i motivi di maggior allarme tra i cittadini è la presenza di grandi quantità di amianto in entrambi i gruppi costituenti la vecchia centrale del Mercure, fonte di continua preoccupazione per le popolazioni della valle;
Enel ha pubblicamente dichiarato di non aver bonificato il gruppo uno della centrale per motivi economici, ma di essersi limitata alla messa in sicurezza dell'amianto ivi presente, mentre completamente bonificato sarebbe stato, sempre a detta di Enel, il gruppo due, da riconvertire a biomasse;
sono passati ormai diversi anni da tali interventi e non è dato sapere quale sia l'attuale condizione dell'amianto contenuto nel gruppo uno della centrale;
ugualmente non sono state fornite informazioni dettagliate, come pure sarebbe stato opportuno e necessario, né sulle quantità di amianto rimosse dal gruppo sottoposto – a detta dell'Enel – a bonifica, né sulle modalità della bonifica, né sul suo effettivo completamento;
tale inadeguatezza di informazioni su aspetti importanti e delicati di salute pubblica hanno forse anche contribuito ad alimentare voci insistenti che riportano la non completa rimozione dell'amianto – che, si dice, sarebbe stato semplicemente «ricoperto» – dal gruppo due della centrale;
ad alimentare ulteriormente le preoccupazioni della popolazione, vi sono anche strani accadimenti, da molti messi in connessione con l'avvio, seppur «a singhiozzo», dell'impianto. Tra questi, presenza di odori cattivi e persistenti nell'area circostante la centrale e, ancora, disturbi generali che hanno colpito – ad inizio del mese di maggio 2013 – alcuni escursionisti. Episodi che avrebbero allarmato anche le istituzioni locali, fino a far chiedere l'intervento delle forze dell'ordine e dell'Arpa Calabria per gli accertamenti del caso;
sono altresì motivo di preoccupazione le attività attualmente in corso all'interno della centrale del Mercure, in quanto a fermi prolungati si intervalla un'attività, di norma notturna, accompagnata da forti e allarmanti rumori che disturbano la tranquillità notturna e mettono in allarme le popolazioni –:
quali urgenti iniziative di competenza i Ministri interpellati intendano adottare, anche attivando verifiche da parte del Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, per:
a) tutelare il diritto alla salute e la tranquillità delle popolazioni della Valle del Mercure, attraverso la chiara definizione delle attività a suo tempo svolte e connesse alla messa in sicurezza ed alla bonifica dell'amianto contenuto nei due gruppi costituenti la centrale del Mercure, nonché della situazione attuale relativamente a tale pericolosissimo materiale;
b) accertare quanto realmente stia accadendo all'interno dell'area e nella centrale medesima, in relazione alle modalità di funzionamento della stessa, assicurando con ogni iniziativa di competenza quanto stabilito nella sentenza del Consiglio di Stato del 1o agosto 2012, sentenza che, a parere degli interpellanti, è stata elusa e disconosciuta;
c) proteggere il prezioso e delicatissimo ambiente del parco nazionale del Pollino da un'iniziativa che arrecherebbe, direttamente e indirettamente – attraverso, ad esempio, il transito di ben oltre cento veicoli pesanti al giorno, necessari al trasporto dell'ingente quantità di biomassa necessaria ad alimentare la centrale, su strade, poste all'interno del perimetro del parco, assolutamente inidonee a sopportare un tale impatto veicolare – un danno gravissimo ed irreversibile, danneggiando così non soltanto aspetti naturalistici di grandissimo pregio, ma anche il concreto sviluppo economico ed occupazionale cui l'area del parco è, per sua stessa natura ed unanime convincimento, vocata.
(2-00087) «Migliore, Placido, Aiello, Zan, Pellegrino, Zaratti, Nicchi, Piazzoni».
G)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
l'istituto del cinque per mille è stato istituito, inizialmente a titolo sperimentale, dai commi 337-340 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per l'anno 2006), al fine di dare la possibilità al contribuente di vincolare il cinque per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), realizzando una forma di finanziamento delle organizzazioni non profit, delle università e degli istituti di ricerca scientifica e sanitaria che, a differenza delle donazioni, non comporta maggiori oneri, in quanto all'organizzazione prescelta (con l'indicazione del codice fiscale nella dichiarazione dei redditi) viene destinata direttamente una quota dell'Irpef dovuta dal contribuente;
detto istituto ha trovato una forte adesione nei cittadini ed è stato, quindi, riproposto attraverso le leggi finanziarie successive, senza però arrivare alla stabilizzazione legislativa;
la legge finanziaria per il 2010 ha previsto la possibilità di destinare il cinque per mille delle proprie imposte ad associazioni di volontariato e non lucrative di utilità sociale, associazioni e fondazioni di promozione sociale, enti di ricerca scientifica, universitaria e sanitaria, comuni e associazioni sportive dilettantistiche, stabilendo un tetto massimo di 400 milioni di euro che lo Stato devolverà in base alle scelte fatte dai contribuenti;
in particolare, i dati relativi alla raccolta delle adesioni dei cittadini sulla destinazione del proprio cinque per mille sono positivi al punto da superare il tetto stabilito: nel 2009, relativamente alla dichiarazione dei redditi del 2008, l'importo finale destinato è stato di circa 420 milioni di euro, attestando una partecipazione alla scelta di 15,4 milioni di cittadini; nel 2010, relativamente alla dichiarazione dei redditi del 2009, l'importo è salito a 463 milioni di euro con un'adesione di 16,1 milioni di cittadini;
ad oggi non è dato di sapere, qualora il tetto di spesa venga superato come nei casi descritti, come venga ricalcolato il coefficiente per la devoluzione di fondi agli enti beneficiari scelti dai cittadini –:
se non si ritenga doveroso e urgente esplicitare le modalità di calcolo relative ai casi di cui in premessa;
poiché nel 2011, relativamente alla dichiarazione dei redditi del 2010, i cittadini aderenti all'istituto del cinque per mille sono stati 16,7 milioni e l'importo totale risulta pari a 391 milioni di euro, se questa sia la cifra totale raccolta, oppure l'importo ricalcolato, in quanto eventualmente superiore al tetto di spesa previsto, e secondo quali modalità sia stato ridefinito il coefficiente.
(2-00076) «Bobba, Patriarca, Albanella, Amoddio, Bargero, Beni, Berlinghieri, Boccuzzi, Borghi, Capone, Carra, Causin, Coccia, Fiorio, Fioroni, Fossati, Garofani, Gentiloni Silveri, Giulietti, Gnecchi, Grassi, Gribaudo, Tino Iannuzzi, Iori, Madia, Mariani, Marchi, Moretti, Mosca, Nardella, Nissoli, Portas, Quartapelle Procopio, Realacci, Richetti, Rostan, Rughetti, Sberna, Sbrollini, Tullo, Verini, Vignali, Zanin, Paola Bragantini, Preziosi, Valeria Valente».
(4 giugno 2013)
H)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro degli affari esteri e il Ministro per gli affari europei, per sapere – premesso che:
Eni spa è una società per azioni quotata in borsa il cui azionista di maggioranza è il Governo, tramite il Ministero dell'economia e delle finanze e la Cassa depositi e prestiti (anche questa controllata dallo stesso Ministero dell'economia e delle finanze);
il 7 dicembre 2011, l'agenzia di stampa Reuters ha riportato la notizia dell'acquisto da parte di Eni spa e dell'anglo-olandese Royal Dutch Shell della concessione OPL 245 situata al largo del delta del fiume Niger, in Nigeria, per l'ammontare di oltre 1 miliardo di dollari. Secondo l'agenzia di stampa, Eni e Royal Dutch Shell avrebbero acquistato la licenza al 50 per cento ed Eni sarebbe l'operatore;
secondo lo stesso articolo, la proprietà della licenza sarebbe della società nigeriana Malabu Oil and Gas, di proprietà dell'ex Ministro del petrolio nigeriano del Governo militare di Sani Abacha, Dan Etete; tuttavia Eni e Shell avrebbero pagato il Governo nigeriano;
il 23 giugno 2011, il quotidiano La Repubblica riporta in un articolo degli stralci delle testimonianze di Luigi Bisignani e Gianluca Di Nardo che fanno riferimento all'acquisto della suddetta licenza. In particolare, l'articolo riporta che Gianluca Di Nardo avrebbe affermato: «Conosco Bisignani da 15 anni – parlai con lui di un potenziale investimento in centro Africa: seppi che il mio contatto africano Dan Etete (quello che chiamiamo «il ciccione»), già ministro del petrolio in Nigeria, voleva cedere una concessione petrolifera, e si era già rivolto a Eni, a Total e a Shell. Mi rivolsi proprio a Bisignani perché era noto che era legato ai vertici dell'Eni»; e ancora: «I dirigenti locali dell'Eni in Nigeria si erano messi in contatto direttamente con Etete, avevano scavalcato me e la banca d'affari. Ribadisco che non se ne è fatto più nulla»;
il 12 novembre 2012, l'agenzia di stampa Reuters ha riportato che alcuni quotidiani nigeriani avrebbero ripreso la dichiarazione del Ministro della giustizia nigeriano Mohammed Adoke nel maggio 2012 secondo cui «Shell e Eni si sarebbero accordate per pagare la società Malabu per il blocco OPL 245, con l'intermediazione del governo nigeriano»;
lo stesso articolo ha riportato una dichiarazione dell'organizzazione inglese anti-corruzione Global Witness secondo cui «se Shell e Eni sapevano che il destinatario ultimo del pagamento sarebbe stata la società Malabu e Dan Etete, allora questa transazione potrebbe essere stata fatta in violazione della normativa anti-corruzione del Regno Unito»;
l'11 maggio 2013, il quotidiano La Repubblica riprende alcuni dei punti sollevati da Simon Taylor, direttore di Global Witness, intervenuto durante l'assemblea degli azionisti dell'Eni svoltasi a Roma il 10 maggio 2013. In particolare, l'articolo riporta che secondo Global Witness «Eni e Shell si accordarono per ottenere la concessione di sfruttamento di un campo petrolifero al largo dei Delta del Niger, sapendo che questo avrebbe portato a un pagamento a ex funzionari del governo nigeriano. Le corporation avrebbero dovuto sapere che un pagamento del genere era illegale»;
secondo lo stesso articolo, due intermediari esclusi dalla ripartizione del compenso da Dan Etete avrebbero fatto causa alla società Malabu Oil and Gas a New York e a Londra, arrivando a ottenere il congelamento di 215 milioni di dollari fermi per mesi su un conto del Governo nigeriano alla JP Morgan. Questa somma sarebbe spettata alla società Evp, il cui titolare è il nigeriano Emeka Obi, «oltre il prezzo di acquisto». Come segnalato nell'articolo: «La percentuale dovuta a Obi era dunque un ammontare inconsueto (19 per cento circa, ndr) persino per questo genere di affari, che secondo Etete doveva essere spartito anche con alcuni dirigenti della compagnia petrolifera italiana»;
il 17 maggio 2013, il mensile Altreconomia riporta sul proprio sito web che l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni avrebbe risposto in modo evasivo alle domande poste da Simon Taylor in merito ai diversi incontri avvenuti tra il top manager dell'azienda e Dan Etete prima della firma del contratto, come anche sull'altissima commissione richiesta da uno dei due intermediari, Emeka Obi;
nel luglio 2010, il Dipartimento di Giustizia e la Security and exchange commission del Governo degli Stati Uniti hanno dichiarato che l'allora Snamprogetti (oggi Saipem, controllata da Eni) e altre tre aziende partner nel consorzio TSKJ avrebbero pagato tangenti per 182 milioni di dollari al Governo nigeriano per aggiudicarsi il contratto per la costruzione dell'impianto di liquefazione del gas di Bonny Island, in Nigeria. L'Eni ha dovuto pagare una multa di 365 milioni di dollari alle autorità statunitensi e, nell'ambito dello stesso patteggiamento, ha firmato un accordo («deferred prosecution agreement») in base al quale l'Eni sostanzialmente riconosceva la propria colpevolezza nell'aver violato la legge statunitense anti-corruzione (Foreign Corrupt Practices Act, FCPA) e si impegnava ad adottare e implementare entro i due anni successivi un adeguato sistema anti-corruzione per prevenire future violazioni della stessa normativa;
come segnalato nel dossier presentato dalla Fondazione culturale responsabilità etica all'Eni, in vista dell'assemblea degli azionisti del 10 maggio 2013, nel corso della precedente assemblea degli azionisti, in data 8 maggio 2012, l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni avrebbe dichiarato che «lo strumento principale dell'Eni per gestire gli scandali è un adeguato ed efficace sistema interno di controllo e gestione del rischio, basato sulle migliori pratiche internazionali e valutato su base annua dal Board sulla base dei rapporti degli organi competenti. Speciale attenzione viene dedicata al sistema per la prevenzione dei crimini in violazione della legge n. 231, anti-corruzione, e al rispetto dei codice etico aziendale»;
la procura di Milano negli ultimi anni ha aperto diverse indagini su eventuali reati di corruzione associati ad attività specifiche di Eni o sue controllate in Kazakihstan, Iraq, Nigeria e Algeria –:
se il Governo, in qualità di principale azionista dell'Eni spa intenda chiarire:
se i Ministri interpellati siano informati dei numerosi incontri intercorsi nel periodo 2009-2011 tra Claudio Descalzi, Vincenzo Armanna e Roberto Casula, per conto di Eni, e Dan Etete, titolare della società Malabu Oil and Gas già condannato per riciclaggio in Francia nel 2007, e quali siano la natura, l'obiettivo e i contenuti di tali incontri;
se i Ministri interpellati siano informati della relazione tra Luigi Bisignani, Gianluca Di Nardo e gli alti dirigenti Eni in riferimento al caso in questione, e quali provvedimenti abbiano messo in atto per verificare se vi siano stati rapporti diretti tra Eni e Dan Etete in seguito alla pubblicazione della testimonianza di Di Nardo;
quale sia la posizione del Governo riguardo ai recenti scandali di corruzione internazionale in cui è coinvolta l'azienda per fatti avvenuti tra il 2010 ed oggi, in particolare nel periodo di pendenza coperto dal «deferred prosecution agreement» firmato con le autorità statunitensi, date le responsabilità dirette al riguardo del Governo in seguito agli accordi internazionali anti-corruzione firmati in sede Ocse;
quali iniziative il Governo intenda porre in essere con urgenza perché sia fatta chiarezza rispetto al caso Malabu Oil and Gas OPL 245, vista la probabile inadeguatezza del codice di condotta interno o della sua implementazione da parte del management dell'Eni;
fino a che punto la dirigenza Eni fosse a conoscenza del fatto che il beneficiario ultimo del pagamento per l'acquisto della concessione OPL 245 sarebbe stata la società Malabu Oil and Gas e Dan Etete, già condannato per riciclaggio, anche visto che lo stesso accordo di acquisto dice che «per il pagamento (...) della somma di USD 1.092.040.000 in un escrow account finalizzato a permettere al Governo Federale della Nigeria di risolvere tutte le controversie in essere sulla concessione 245»;
se risulti per quali ragioni il pagamento sia avvenuto in un conto escrow a Londra e non sul conto del Governo federale nigeriano titolato a gestire la compravendita di concessioni petrolifere;
se il Governo, in quanto maggiore azionista di Eni spa, fosse a conoscenza di queste operazioni dell'azienda e, nel caso non lo fosse stato, che cosa abbia intenzione di fare a riguardo.
(2-00090) «Di Battista, Lupo, L'Abbate, Massimiliano Bernini, Battelli, Marzana, Barbanti, Vacca, Dall'Osso, Scagliusi, Sibilia, Parentela, Cristian Iannuzzi, Nicola Bianchi, De Rosa, Daga, Liuzzi, De Lorenzis, Brugnerotto, Artini, Alberti, Currò, Pisano, Vignaroli, Zolezzi, Cariello, Della Valle, Nuti, Spessotto, Corda».
(11 giugno 2013)