Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
| |||||
---|---|---|---|---|---|
Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||||
Titolo: | Gli sviluppi dei negoziati sul Partenariato transatlantico (TTIP) | ||||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 187 | ||||
Data: | 29/07/2015 | ||||
Descrittori: |
| ||||
Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari | ||||
Nota: | Questo dossier contiene materiale protetto dalla legge sul diritto d'autore, pertanto la versione html è parziale. La versione integrale in formato pdf può essere consultata solo dalle postazioni della rete Intranet della Camera dei deputati (ad es. presso la Biblioteca) |
Documentazione e ricerche
Gli svil uppi dei negozi ati
sul P artenariato transatlantic o
(TTIP )
n.
187
29 lugli o 2015
Camera dei deputati
XV I I L E GIS L A T U R A
D oc um ent a z i on e e r i c er c he
Gli sviluppi dei negoziati sul Partenariato transatlantico (TTIP)
n. 187
29 lugli o 2015
Servizio responsabile:
SERVIZIO STUDI
Dipartimento Affari esteri
( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it
Dipartimento Agricoltura
( 066760-3610 – * st_agricoltura@camera.it
Ha collaborato:
SEGRETERIA GENERALE – Ufficio
Rapporti con l’Unione europea
( 066760-2145 – * cdrue@camera.it
La documentazione dei servizi e degli uffici della Camera è destinata alle esigenze di documentazione
interna per l'attività degli organi parlamentari e
dei
parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione
per fini non
consentiti dalla legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione
che
sia citata la fonte.
File: es0391.docx
I N D I C E
SCHEDE DI LETTURA
I negoziati
tra l’UE
e
USA
per
un
Partenariato
in materia
di commercio e investimenti (TTIP) (a cura dell’Ufficio Rapporti con
l’Unione europea) 3
§ Le relazioni
commerciali tra l’UE
e gli Stati
Uniti 4
§ I contenuti e l’impatto del TTIP 4
§ La posizione dell’Italia 5
§ Lo stato dei negoziati 6
§ La posizione del Parlamento europeo 7
§ Il TTIP ed il
comparto agricolo 9
§ Le tecnologie
dell’informazione
e
della comunicazione ed il
commercio digitale 10
§ Diritti di proprietà intellettuale 12
§ Le piccole e medie imprese 13
§ La trasparenza dei
negoziati 17
I flussi commerciali Europa-Stati Uniti
e Italia-Stati Uniti 19
Gli effetti del TTIP sull’economia italiana in alcuni studi
d’impatto 27
L’Attività parlamentare conoscitiva e di
indirizzo sul TTIP 30
§ L’Indagine conoscitiva sull’accordo di partenariato transatlantico
avviata dalla XIII
Commissione della Camera 30
- Le principali
questioni emerse nel corso delle Audizioni presso
la XIII Commissione della Camera 31
§ Le mozioni di indirizzo
al
Governo approvate
dall’Aula della
Camera 39
ALLEGATO
§ Risoluzione 2014/2228(INI) del Parlamento europeo dell'8 luglio
2015 recante le raccomandazioni
del
Parlamento europeo
alla
Commissione sui negoziati riguardanti il partenariato transatlantico
su commercio e investimenti
(TTIP) 51
I NEGOZIATI TRA L’UE E USA PER UN PARTENARIATO IN MATERIA DI COMMERCIO E
INVESTIMENTI (TTIP)
(a cura dell’Ufficio Rapporti
con l’Unione europea)
I negoziati per un partenariato
in materia di commercio e
investimenti tra
gli
Stati Uniti e l’Unione europea (Transatlantic Trade and Investment
Partnership - TTIP) sono stati
avviati ufficialmente al
G8
del 17 giugno 2013.
Il Consiglio dei ministri competenti per il commercio aveva approvato, il 14 giugno
2013, il mandato negoziale per la Commissione, concordando, per superare il veto
minacciato
dalla Francia che ha invocato l’eccezione culturale dell’UE, che i servizi audiovisivi non siano coperti dal mandato stesso.
Parere favorevole all'avvio dei negoziati è stato dato dal Parlamento europeo nella risoluzione del 23 maggio 2013 (approvata
con 460 voti favorevoli, 105 contrari e 28
astensioni), in cui si ricorda ai negoziatori
il
loro dovere di tenere il Parlamento
"immediatamente
e pienamente informato"
durante tutte le fasi delle trattative. I parlamentari europei sottolineano che nessun accordo potrà avere effetto senza
l'approvazione del
Parlamento europeo. Nella risoluzione viene avanzata la forte richiesta di salvaguardare i principi essenziali propri dell'UE, tra i quali in particolare il
consolidato principio di precauzione in materia di sicurezza alimentare 1, la tutela dei
diritti di proprietà intellettuale
e delle indicazioni geografiche, l’alto livello di protezione dei dati personali; gli standard ambientali e sul lavoro.
1 Sulla base di una comunicazione della Commissione, adottata nel febbraio del 2000, il principio
di precauzione (previsto dall’articolo 191 del Trattato
sul funzionamento
dell’Unione
europea) si applica quando:
• i dati scientifici sono insufficienti, poco conclusivi o non certi;
• da una valutazione scientifica previa emerge che si possono ragionevolmente temere
effetti potenzialmente pericolosi
per l'ambiente e la
salute
umana, animale o vegetale.
In questi due casi,
i rischi
sono incompatibili con il livello di protezione elevato perseguito
dall'Unione europea. La comunicazione enuncia anche le tre regole cui attenersi per far
sì
che il principio di precauzione sia rispettato:
• una valutazione scientifica completa condotta da
un'autorità indipendente
per determinare il grado d'incertezza scientifica;
• una valutazione dei rischi e delle conseguenze in mancanza di un'azione europea;
• la partecipazione, nella massima trasparenza, di tutte le parti interessate allo studio
delle azioni eventuali.
Le relazioni commerciali tra l’UE e gli Stati Uniti
USA e UE sono reciprocamente i primi partner commerciali. Nel 2014 l'UE ha esportato verso
gli Stati Uniti merci per circa 311 miliardi di euro e ha importato merci dagli
Stati Uniti
per circa 205 miliardi di euro.
Nel periodo 2010-2014 le esportazioni dell’UE verso gli Stati Uniti sono
cresciute con un tasso annuale medio di 6,4% mentre le importazioni dagli Stati Uniti
verso l’UE del 4,2%.
Nel settore dei servizi, secondo gli
ultimi
dati disponibili, relativi al 2013, le
esportazioni di servizi dall'UE verso gli Stati Uniti hanno raggiunto circa 181 miliardi di euro e le importazioni nell'Unione
di servizi provenienti
dagli
Stati Uniti
sono state pari a 160 miliardi
di
euro.
In termini di investimenti esteri diretti (IED), al
2013 gli stock di IED dell'UE
negli Stati Uniti hanno raggiunto il valore di 1.686 miliardi di euro e quelli
degli
Stati Uniti nell’UE sono
pari a 1.651 miliardi di euro.
Per maggiori dettagli sui rapporti commerciali tra UE e USA si veda la nota a
cura della Direzione generale Commercio
della Commissione europea.
Per le statistiche commerciali nel settore agricolo tra UE e USA
si veda la
nota a cura della Direzione generale Agricoltura della Commissione europea.
I contenuti e l’impatto
del TTIP
Il Trattato TTIP
verte sui seguenti
settori:
• tariffe - l'obiettivo è sopprimere tutti i dazi sugli scambi bilaterali,
con lo scopo comune
di raggiungere una sostanziale eliminazione delle
tariffe. Le barriere tariffarie
transatlantiche sono relativamente basse,
con una media del 5,2%
per l’UE e 3,5% per gli USA, ma, in considerazione
della grandezza degli scambi
tra
UE e USA, comportano costi non trascurabili;
• eliminazione degli ostacoli non tariffari causati dalle differenze nella disciplina e nelle norme. In base
ai calcoli effettuati da uno studio indipendente del Centro di ricerca per la politica economica
(CEPR) di Londra, intitolato Reducing barriers to Transatlantic Trade, circa l'80% dei
vantaggi economici del TTIP deriverebbero dalla riduzione dei costi imposti
dalla burocrazia
e dalle disposizioni normative, nonché
da una liberalizzazione degli
scambi
di servizi e delle gare d'appalto pubbliche;
• servizi - entrambe le
parti dovrebbero aprire i loro settori dei servizi
analogamente a quanto è stato fatti in altri accordi simili; allo stesso tempo le parti intendono
aprire i loro mercati dei servizi in nuovi settori, quale
quello dei trasporti. Su richiesta dalla Francia, è stato escluso il
settore degli audiovisivi;
• appalti pubblici - si aprirebbero reciprocamente i mercati relativi agli appalti pubblici. Significative
nuove opportunità dovrebbero
arrivare
secondo la Commissione dall’apertura dei mercati degli appalti pubblici a
tutti i livelli, senza discriminazioni
per le imprese europee;
• clausola ISDS
- l'ISDS
(Investor state dispute settlement) è uno strumento di diritto
pubblico internazionale che garantisce
ad un
investitore
straniero il
diritto
di
dare inizio ad un procedimento di risoluzione delle controversie nei confronti di un Governo straniero presso una corte arbitrale.
Nelle previsioni della Commissione europea, la stipula dell’accordo potrebbe
incrementare il PIL dell’UE di circa lo 0,5%, per un valore di 119 miliardi di euro
l’anno; per gli USA il vantaggio viene quantificato in un aumento dello 0,4%
del PIL, per un valore di 95 miliardi
di euro.
Lo studio “Stima degli impatti sull’economia italiana derivanti
dall’accordo di libero
scambio USA-UE” di
Prometeia evidenzia che i
risultati più
significativi non verrebbero
tanto
dall’abolizione delle barriere tariffarie, quanto
dalla riduzione delle barriere non tariffarie.
L’Italia sarebbe
quindi tra i paesi che maggiormente beneficerebbero in termini industriali dall’accordo
TTIP, considerato il mix
merceologico
dell’export italiano, maggiormente esposto alla concorrenza dei paesi che hanno nel prezzo la loro maggiore leva competitiva (Cina e Messico su tutti).
Particolarmente
positivi sarebbero gli effetti per tutto il comparto dei mezzi di trasporto
e
per i seguenti settori: meccanica, sistema
moda, alimentare
e
bevande.
Nello scenario più ottimista il rapporto stima la possibilità di un aumento delle
esportazioni italiane di merci, a prezzi costanti, pari ai due miliardi di euro. Il rapporto individua come esposte ad un possibile effetto negativo
le aree della filiera
chimica e farmaceutica, dell’agricoltura e dei prodotti intermedi come carta e legno, data la
maggiore competitività delle merci statunitensi. Gli effetti non sarebbero
però
limitati alla competitività delle esportazioni: l’aumento delle esportazioni stimolerebbe l’attività di investimento. La componente
di domanda interna più favorita sarebbe quella dei beni strumentali, storicamente legata all’andamento delle esportazioni. Un’estensione ampia dell’accordo di liberalizzazione
potrebbe
produrre un aumento dell’economia italiana di circa un mezzo punto percentuale. Il
rapporto stima che a tre anni dall’applicazione dell’accordo il PIL dell’Italia
aumenterebbe di 5,6 miliardi di Euro, al netto dell’inflazione, e l’occupazione di
circa 30.000 unità.
La posizione dell’Italia
Il Governo italiano
si è impegnato, durante
il proprio
semestre di
Presidenza del Consiglio dell’UE, a sostenere lo sviluppo delle relazioni UE-
USA e il mantenimento di contatti ad alto livello su
tutte
le principali
questioni politiche e regionali, con
una particolare attenzione ai progressi significativi che devono essere compiuti nei
negoziati TTIP.
Come dichiarato
in più
occasioni dal Presidente
del Consiglio,
Matteo
Renzi, l’accordo
ha “l’appoggio
totale
e incondizionato
del governo” italiano, che spera in una sua conclusione entro la fine del 2015.
Lo stato dei negoziati
Finora si sono tenuti dieci round negoziali, l’ultimo dei quali si è concluso il
17 luglio
2015, in occasione del quale i due capi-negoziatori
del TTIP, Ignacio Bercero per l’UE e Dan Mullaney
per gli USA hanno auspicato di poter concludere i negoziati prima della scadenza
del mandato del Presidente Obama.
Nel corso del decimo round negoziale:
• le parti hanno valutato le reciproche offerte sull’accesso al mercato in materia
di servizi. Da parte americana sono state ribadite le reticenze ad includere nell’accordo
i servizi finanziari. È stata inoltre ribadita da entrambe le parti l’esclusione dei servizi pubblici dall’ambito del TTIP2;
• i negoziatori hanno discusso sul settore delle telecomunicazioni e sui servizi
aerei;
• sono avanzati i lavori in tema di convergenza regolamentare nei seguenti
settori: prodotti farmaceutici,
automotive, prodotti chimici, tessili, cosmetici, dispositivi medici e pesticidi;
• sono proseguiti
i
negoziati
per
quanto riguarda
i
capitoli
relativi
alla
concorrenza
e alla riduzione delle barriere non tariffarie,
come la duplicazione di regolamentazioni tecniche, per l’accesso al mercato delle
PMI.
In occasione del prossimo round
negoziale, che si svolgerà a settembre, la UE
dovrebbe presentare e rendere pubblica la sua proposta sul
capitolo dello sviluppo sostenibile, che comprende le questioni
dei diritti sindacali, dell’ambiente e della tutela della salute.
Il Consiglio europeo, a dicembre 2014 e a marzo 2015, ha invitato l’UE e gli Stati Uniti
a concludere i negoziati
entro il 2015; anche la riunione del G7 dell’8
giugno scorso ha invitato ad accelerare il
ritmo dei negoziati per pervenire ad una
loro conclusione entro la fine del
2015.
2 Si ricorda che il Commissario Malmstrom e il rappresentante degli USA hanno rilasciato il 20 marzo 2015 una dichiarazione sui servizi pubblici.
Il 24 giugno scorso ha ottenuto il via libera la proposta di legge che conferisce al Presidente Obama un'autorità negoziale speciale (Trade
Promotion
Authority,
TPA) per la
conclusione di alcuni trattati commerciali. Il Presidente potrà sottoporre direttamente al Congresso gli accordi commerciali affinché siano approvati o respinti
in
tempi brevissimi
e senza possibilità di votare emendamenti. L'istituzione
di
questa corsia
preferenziale ("fast track") dovrebbe imprimere un'accelerazione nella conclusione di due accordi cruciali per la sua agenda politica, ovvero il TPP e il TTIP.
La posizione del
Parlamento
europeo
Il Parlamento europeo ha approvato (436 voti favorevoli, 241 contrari e 32
astensioni) lo
scorso 8 luglio una risoluzione recante raccomandazioni alla Commissione europea sui negoziati TTIP.
Nella risoluzione approvata sono formulate le seguenti raccomandazioni
alla Commissione europea per il
prosieguo dei negoziati:
• si preveda la possibilità per prodotti agricoli e industriali sensibili- dei
quali
dovranno
essere concordati elenchi esaustivi - di periodi di
transizione e quote
nonché, in alcuni casi, anche la
loro
esclusione dall’ambito di
applicazione dell’accordo;
• siano esclusi dall'ambito di applicazione del TTIP i servizi di interesse generale, nonché i servizi di interesse economico generale (inclusi, a titolo non esaustivo, acqua, sanità, servizi sociali, previdenza sociale e istruzione);
• i negoziati sulle norme di origine siano intesi ad avvicinare le posizioni dell'UE
e degli
USA e a stabilire norme efficaci
in materia di origine,
impedendo che le norme di origine siano pregiudicate; Dovrebbe essere eliminato il divieto statunitense sull'importazione di carne di manzo europea;
siano esclusi dall’accordo e quindi dai negoziati i settori in cui l'Unione
europea e gli Stati Uniti hanno norme molto
diverse, come ad esempio nel
caso dei servizi
sanitari pubblici,
gli OGM,
l'impiego di ormoni nel settore bovino, il regolamento REACH (Registration, Evaluation, Authorisation of
Chemicals) e la sua attuazione e la clonazione degli
animali a scopo di allevamento;
• sia garantito il pieno rispetto delle norme dell'UE in materia di diritti fondamentali attraverso l'inserimento di una clausola sui diritti umani giuridicamente vincolante e sospensiva;
• l'acquis dell'UE in materia di protezione dei dati personali non sia
compromesso dalla liberalizzazione dei flussi di dati, in particolare nel
settore del commercio
elettronico e dei servizi finanziari. L'approvazione da parte del Parlamento europeo
dell'accordo definitivo sul
TTIP
potrebbe essere a rischio fintantoché gli Stati Uniti non cesseranno del tutto
le attività di sorveglianza indiscriminata di massa e non si
troverà una soluzione adeguata alla questione del diritto alla riservatezza dei
dati dei cittadini dell'Unione, che preveda anche strumenti
di ricorso giudiziario e amministrativo;
• l’accordo
includa
un
capitolo
specifico
per
le PMI che preveda di: eliminare il doppio requisito di certificazione; istituire un
sistema d'informazione via
web sulle diverse regolamentazioni; introdurre una "corsia preferenziale" alle frontiere o eliminare alcuni picchi
tariffari;
• si preveda un capitolo sui diritti di proprietà intellettuale (DPI) che
comprenda una tutela sicura
di settori DPI
definiti in modo
chiaro e preciso;
• sia previsto un
monitoraggio delle incidenze
economiche,
occupazionali, sociali e ambientali del TTIP. Si
chiede, inoltre, alla
Commissione europea di eseguire studi di impatto per ciascuno Stato membro come pure una valutazione della
competitività dei settori dell'Unione rispetto ai settori analoghi degli Stati Uniti;
• sia assicurata una migliore trasparenza dei negoziati, rendendo
pubblico un numero superiore di
testi;
• il sistema ISDS sia sostituito con un nuovo sistema per la risoluzione
delle controversie tra investitori e Stati, che sia
soggetto ai principi e al
controllo democratici, nell'ambito del quale i
casi siano trattati
in
modo trasparente da giudici togati, nominati pubblicamente e indipendenti
durante udienze pubbliche
e che preveda un meccanismo di appello in grado di assicurare la coerenza delle sentenze e il rispetto della
giurisdizione dei tribunali dell'Unione e degli Stati membri, e nell'ambito
del quale gli interessi privati non possano
compromettere gli obiettivi
di interesse pubblico;
Il 6 maggio 2015 il Commissario Cecilia Malmström ha presentato proposte per
riformare il meccanismo ISDS in quattro aree: diritto a regolamentare degli Stati: introdurre delle disposizioni volte a garantire il diritto degli Stati di prendere misure per obiettivi di interesse pubblico; trasparenza /nomina degli arbitri: prevedere
che gli arbitri del sistema ISDS siano scelti nell’ambito di un
albo prestabilito dalle parti dell’accordo
e abbiano qualifica per svolgere attività
giurisdizionali; rapporto con le giurisdizioni nazionali:
imporre agli investitori esteri che vogliano aprire un contenzioso di scegliere, all’inizio del procedimento,
tra
il ricorso al meccanismo ISDS o quello alle corti nazionali; introdurre un sistema di appello rispetto al decisioni assunte con meccanismo ISDS, sulla base dell’organismo di appello esistente in
ambito OMC. Il
Commissario propone,
inoltre, a medio lungo termine di far evolvere il sistema ISDS verso un
sistema multilaterale attraverso la creazione di una corte permanente internazionale,
composta da giudici titolari, per decidere sulle controversie in
tutti gli accordi commerciali che richiedano un sistema di ISDS. La
Commissione europea ha annunciato che presenterà nel prossimo autunno delle nuove
proposte sul ISDS che terrà conto della
posizione del PE.
Il TTIP ed
il comparto agricolo
I negoziati per il TTIP riguardano anche il
settore agricolo.
Il commercio bilaterale del settore agricolo tra UE e USA ammonta a circa
30 miliardi di dollari. Gli USA rimangono il maggior mercato dell’UE per
l’esportazione dei suoi prodotti agricoli, mentre l’UE è il quinto mercato per le esportazioni statunitensi.
Dopo una ripresa nel 2010 ed un moderato incremento nel
2011, le esportazioni agricole UE sono in decisa crescita sul mercato USA
(+13% rispetto al 2011) e hanno raggiunto nel 2012 i 15 miliardi di euro, con un surplus dell’UE
rispetto agli Stati Uniti
pari
a 6,8 miliardi di euro
Gli Stati Uniti sono interessati a vendere
una quota maggiore dei loro
prodotti agricoli di base, quali il frumento e la
soia. Le esportazioni UE verso gli USA interessano in genere prodotti alimentari di maggior valore come alcolici, vino, birra e alimenti trasformati (tra i quali formaggi, prosciutto e cioccolato).
L'Europa ha interesse a
potenziare le vendite
agli
Stati Uniti dei prodotti alimentari di alta qualità. Al momento, alcuni prodotti alimentari europei, come
le mele e vari formaggi, sono vietati sul mercato
statunitense;
altri
sono
penalizzati da elevati dazi applicati dagli USA — carni 3%, bevande 22-23% e prodotti lattiero-caseari fino al 139%. L'eliminazione di
questi e di altri
ostacoli contribuirà a rafforzare le esportazioni
UE verso gli
Stati Uniti.
Come ricordato, il TTIP riguarderà anche le indicazioni di origine, materia sulla quale la Commissione europea, nell’illustrare i capitoli
negoziali sottolinea
quanto segue:
• motivazione per negoziare le regole sulle indicazioni di origine: esse sono
un punto chiave in qualsiasi accordo commerciale poiché regolano la produzione nei paesi contraenti;
pertanto il TTIP dovrebbe garantire che le regole europee incontrino le necessità dell’ industria e del commercio e promuovano
gli
investimenti
negli Stati Uniti; occorrono
regole comuni per l’indicazione di origine dei prodotti;
• Obiettivi dell’UE sono pertanto:
regole più semplici; particolare attenzione alla
necessità di incentivare l’innovazione; stabilire norme per la verifica dell’efficacia
delle regole; limitazione delle frodi.
Al riguardo, il Commissario
europeo al commercio, Cecilia Malmstrom, in visita in Italia il 22 giugno scorso, ha ribadito che la Commissione si
sta impegnando
per
rafforzare la parte
del
negoziato che riguarda
le indicazioni geografiche,
al
fine
di
proteggere la
produzione
di
qualità, quale quella
italiana, considerato che mentre la vendita del cibo italian style negli Stati Uniti
genera un ritorno economico di circa 24 miliardi di euro, soltanto circa 3 miliardi di produzione autentica italiana viene esportata dall’Italia.
Le tecnologie dell’informazione
e della comunicazione ed il commercio
digitale
Come previsto
nel mandato negoziale, uno
degli obiettivi del
futuro
accordo è quello di ridurre
gli
ostacoli non tariffari e raggiungere
un
alto
livello
di
compatibilità normativa in materia di beni e servizi, anche mediante il riconoscimento
reciproco, l’armonizzazione delle regole e il miglioramento della
cooperazione tra autorità di
regolamentazione.
Tra i settori nei quali
intervenire figurano anche le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), che dovrebbero essere oggetto
di uno dei 24 capitoli del testo finale e sulle quali l’UE non ha ancora presentato
la
propria posizione3.
Una grande quantità del commercio UE-USA è rappresentato da beni e
dati
digitali. Secondo
una relazione dell’istituto Brookings, i
flussi
di dati digitali tra USA e UE sono i più alti al mondo, 50% in più rispetto a quelli tra USA e Asia e quasi il doppio dei
flussi tra USA e America latina. Se è vero che non ospita le
maggiori aziende mondiali del settore, l’Europa è tuttavia leader in
alcuni importanti ambiti, quali robotica ed embedded systems, in cui copre il 31% del mercato globale, ed è il maggior esportatore di servizi
digitali.
Nell’ambito del negoziato con gli USA, l’Unione europea si è posta gli
obiettivi generali di elevare gli standard e rafforzare la protezione del consumatore. In particolare l’UE punta a:
• rafforzare la regolamentazione del settore ed incrementare la cooperazione su
e-labelling (attraverso la definizione di standard per
fornire ai
consumatori informazioni
sui prodotti in formato elettronico, rimpiazzando le etichette
tradizionali) nonché e-accessibility (per rendere le TIC più accessibili, in particolare per persone anziane e con disabilità);
• migliorare l’interoperabilità, consentendo agli
utenti
di scambiare con facilità dati tra differenti
prodotti;
• definire principi comuni per la certificazione dei prodotti TIC.
3 L'UE ha
finora presentato
proposte
in sette settori
(sostanze
chimiche, prodotti cosmetici,
farmaceutici e tessili, settore ingegneristico, dispositivi medici, veicoli a motore).
Anche in questo
settore la
Commissione
ha sottolineato come
siano infondate
le
preoccupazioni
avanzate dall’opinione pubblica, dal momento che l’UE
non abbasserà né comprometterà i suo standard di qualità
e sicurezza nel corso
del negoziato.
La promozione del commercio
digitale rappresenta un importante
obiettivo per la Commissione, che l’ha inserita tra le azioni
prioritarie dell’Agenda digitale europea
del
2010
e, più recentemente, della strategia per il
mercato
unico digitale presentata a maggio 2015.
Come rilevato dalla Commissione, l’esistenza di ostacoli
alle operazioni online impedisce ai cittadini
e alle imprese di
profittare di una più vasta gamma di beni e servizi: solo il 15% dei cittadini effettua acquisti
online da un altro Stato, mentre soltanto il
7%
delle piccole e medie imprese vende all’estero.
Per superare tali difficoltà, nella citata strategia la Commissione ha
preannunciato l’intenzione di:
• introdurre norme intese ad agevolare il commercio elettronico
transfrontaliero. Ciò include norme
dell’UE armonizzate
in materia di contratti e di tutela dei consumatori per gli acquisti online, che si tratti di
beni materiali, o di contenuti digitali;
• garantire un’attuazione più rapida
ed
omogenea delle norme di protezione dei consumatori, mediante la revisione del regolamento sulla
cooperazione per la tutela dei
consumatori;
• assicurare servizi di
consegna dei pacchi più efficienti
e a
prezzi accessibili. Attualmente, il
62%
delle imprese che cercano
di
vendere
online sostiene che il
costo eccessivo della consegna dei pacchi
costituisce
un ostacolo;
• individuare potenziali problemi relativi
alla concorrenza che possano
incidere sui mercati europei del commercio
elettronico. Pertanto, la Commissione europea ha di recente avviato un’inchiesta
in materia di
antitrust nel settore del commercio elettronico nell’Unione europea
(comunicato stampa);
In materia di TIC, nella relazione del 28 maggio 2015 (vedi infra) la commissione commercio internazionale del PE
ha sollecitato la Commissione a:
• sottolineare, nell'ambito dei negoziati, la necessita che l'economia digitale
sia
al centro del mercato transatlantico, fungendo da leva per l'economia mondiale e l'ulteriore apertura dei mercati globali;
• tenere presente,
per quanto riguarda i servizi
della società dell'informazione
e i servizi di telecomunicazione, la particolare importanza che il
TTIP
garantisca parità di condizioni, assicurando alle imprese di servizi dell'UE
un accesso al mercato statunitense equo e trasparente e improntato alla reciprocità, prevedendo altresì l'obbligo per i fornitori di servizi statunitensi
di rispettare
tutti i pertinenti standard
di settore e sulla
sicurezza dei
prodotti, nonché i diritti dei consumatori quando prestano servizi in Europa
o a
clienti europei.
Diritti di proprietà intellettuale
Il commercio tra UE e USA
di beni e servizi ad alto contenuto di diritti di
proprietà intellettuale
è già molto
intenso
e il futuro accordo, secondo la Commissione, potrà sostenerlo e incrementarlo
grazie ad un limitato numero di
miglioramenti specifici.
Lo studio, intitolato "Intellectual Property Rights intensive industries:
contribution to economic performance and employment in Europe" (settembre
2013), ha misurato l'importanza dei diritti
di proprietà intellettuale per
l'economia
europea. I suoi
principali
risultati indicano che circa il
39%
dell'attività economica complessiva dell’Unione europea (pari indicativamente a
4.700 miliardi
di euro all’anno) ruota attorno a industrie ampiamente basate sui diritti di proprietà intellettuale, le quali generano direttamente circa il 26% di
tutti i posti di lavoro
nell’UE (56 milioni) a cui si somma un altro 9% derivante
dall'indotto.
La Commissione ricorda
che l’UE - nel corso degli anni – ha sviluppato un sistema
moderno di protezione dei diritti di proprietà intellettuale (IPR) che ha fornito un
grande contributo alla crescita economica e alla creazione di posti di
lavoro, allo
stesso tempo
assicurando un bilanciamento degli interessi
degli utenti.
D’altra parte anche gli USA hanno sviluppato un sistema IPR altamente
sofisticato.
Su tali basi, nel corso del negoziato l’UE vorrebbe affrontare un numero limitato di temi specifici che, secondo
la
sua opinione, limitato la crescita
potenziale di
beni e servizi.
Secondo quanto indicato nel breve
documento che sintetizza la posizione dell’UE, una
possibile architettura del capitolo dedicato ai diritti di proprietà
intellettuale potrebbe prevedere quattro sezioni:
• la prima sezione dovrebbe contenere la lista degli accordi internazionali in cui sono impegnate entrambe le parti;
• l’obiettivo della seconda sezione sarebbe quello di individuare - in aree
preventivamente identificate di comune accordo - un comune
denominatore tra regole UE e regole USA, in modo da incrementare,
senza modificare tali regole, la certezza giuridica degli scambi transatlantici. Una lista non esaustiva di tali
aree potrebbe includere:
misure contro la non corretta registrazione
di marchi e brevetti;
rafforzamento dei
controlli doganali, ivi inclusi beni contraffatti in piccole
spedizioni; pratiche su criteri e procedure per
la concessione delle patenti,
ivi incluse quelle per uso secondario o incrementale dell’innovazione;
• la terza sezione dovrebbe contenere impegni vincolanti su un numero
limitato di
questioni significative: oltre
alle indicazioni geografiche (vedi infra), si tratterà di diritto d’autore e in particolare di tre questioni chiave: diritti di remunerazione
in caso di radiodiffusione e comunicazioni
pubbliche per performers e produttori di fonogrammi;
pieno diritto di comunicazione in pubblico per autori in bar, ristoranti e negozi; diritto per i creatori di opere d’arte di partecipare alla loro rivendita. Si tratta di questioni
sulle quali l’UE già garantisce protezione attraverso il suo acquis e sulle quali è importante ottenere il reciproco riconoscimento negli
USA;
• la quarta sezione dovrebbe riguardare la cooperazione nelle aree di
comune interesse per proseguire e rafforzare il lavoro già compiuto
nel gruppo di lavoro su diritti di proprietà intellettuale: portale del gruppo di lavoro; coordinamento dell’assistenza tecnica ai paesi terzi; cooperazione
doganale.
Le piccole e medie imprese
Uno degli obiettivi del TTIP è quello di garantire che le piccole imprese
dell’UE possano:
• vendere negli USA o importare da tale paese più facilmente;
• trarre il
massimo vantaggio
dall’accordo per
contribuire
alla
loro
crescita.
I 20 milioni di imprese
europee di piccole dimensioni (aziende con meno di 250 dipendenti)
costituiscono la spina dorsale dell’economia dell’UE:
• danno lavoro a più di
due
terzi dei lavoratori nel settore privato;
• creano molti più posti di lavoro di altri settori dell’economia (l’85% del totale tra il
2002 e il 2010);
• rappresentano
un’importante
fonte
di
innovazione, nuovi
prodotti
e
nuovi servizi.
Secondo le valutazioni della Commissione, il TTIP creerà nuove opportunità
sia
negli USA sia nell’UE, che saranno particolarmente importanti per le piccole e medie imprese (PMI) considerato che
gli ostacoli al commercio costituiscono impedimenti sproporzionati per le imprese più piccole, che hanno
meno risorse e
meno
personale.
Ad aprile 2015 la Commissione ha presentato una relazione che sintetizza i
risultati di un'indagine svolta nel corso del 2014 tra
le piccole e
medie imprese in merito alle difficoltà incontrate esportando negli Stati Uniti.
Dalla relazione emerge in primo luogo che gli scambi transatlantici sono già fonte di vantaggi per le PMI: nel
2012 sono state 150.000 le PMI che hanno effettuato esportazioni negli Stati Uniti; la
loro
quota ammonta
al 28% delle esportazioni totali dell'UE negli Stati Uniti; in particolare le PMI operanti
nel settore dei prodotti alimentari,
delle bevande, dell'agricoltura, dell'abbigliamento,
dei prodotti tessili, del cuoio e dei prodotti chimici hanno registrato una quota di esportazioni
superiore alla media dell'UE.
Sempre secondo la relazione l’Italia è il paese in cui c’è il maggior numero di PMI che esportano oltreoceano:
30.000 aziende, che rappresentano
il
96% dell’export nazionale e che generano un giro di affari di 11,2 miliardi.
Tuttavia, l'indagine mostra che le esportazioni delle PMI sul mercato degli Stati Uniti non sono esenti da difficoltà, molte delle quali potrebbero essere attenuate dall'accordo. Le questioni
sollevate comprendono:
• l'osservanza delle norme e delle regolamentazioni tecniche per tutte le merci, che rappresenta la questione più frequentemente menzionata;
• l'accesso alle informazioni per
stabilire quali regolamenti si applicano ai loro prodotti. Quasi un terzo degli intervistati non era in grado di
individuare la fonte effettiva delle questioni
regolamentari
che si trova ad affrontare (vale a dire il governo federale degli
Stati Uniti
oppure i singoli
Stati
USA);
• l'esclusione
dal mercato,
giuridicamente prevista in
molti
settori degli
appalti pubblici;
• la conformità alle norme doganali, che possono risultare molto costose e rappresentano di fatto ostacoli al commercio;
• le differenze
di regolamentazione tra i diversi Stati USA nonché
tra USA e UE, il che comporta di dover superare due diversi tipi di test per essere presenti su entrambi i mercati.
Allo stato attuale di avanzamento delle trattative, i potenziali benefici del TTIP
per le PMI potrebbero includere:
• tariffe - milioni di piccoli produttori in Europa e negli Stati Uniti forniscono circa il 30% delle esportazioni
di beni in entrambi
i mercati. Di conseguenza le PMI trarrebbero un forte vantaggio dall’eliminazione delle tariffe, in
particolare nei settori in cui
sono ancora relativamente alte;
• aspetti normativi e barriere non tariffarie - le piccole imprese possono
essere colpite in
modo sproporzionato da barriere non tariffarie, che
possono assumere
la forma
di requisiti applicati ai confini
o
barriere “behind-the-border”. Il rispetto di tali misure può essere difficile e costoso,
per cui
un
intervento in
questo ambito gioverebbe
alle PMI attive nel
mercato transfrontaliero;
• servizi - l’Unione europea e gli Stati Uniti sono i maggiori esportatori di
servizi al mondo e molti fornitori (quali specialisti delle tecnologie dell’informazione, commercialisti, ingegneri e consulenti nei servizi ambientali) lavorano nelle piccole imprese. In tal senso, i fornitori di servizi
più
piccoli potrebbero trarre vantaggio da una maggiore certezza del diritto
e da
un nuovo accesso al
mercato;
• agevolazioni doganali
e commerciali: un obiettivo chiave dei negoziati
TTIP
è quello di aumentare gli scambi riducendo costi inutili e ritardi alle
frontiere, migliorando prevedibilità, semplicità e uniformità nelle procedure
di frontiera. Tali risultati renderebbero più facile la partecipazione delle PMI
al commercio transatlantico e la
promozione
dell’occupazione attraverso
il commercio;
• proprietà
intellettuale: le
PMI
sono
anche
leader in
innovazione e creatività, ma spesso non riescono a proteggere i diritti di proprietà intellettuale.
Il TTIP punta a riaffermare l’impegno
condiviso in
tale
direzione, anche nei
confronti
degli altri partner commerciali;
• commercio elettronico: Internet consente a milioni di PMI americane ed
europee di raggiungere la clientela estera, aumentando le proprie entrate e sostenendo i posti
di lavoro nelle comunità locali. Poiché le PMI attive sul mercato online
sono, generalmente, molto
più propense a esportare in
più paesi, una particolare
attenzione sarà dedicata alle disposizioni che
promuovono il regime
“duty-free” per i prodotti digitali e l’accesso
dei consumatori
ai servizi
e alle applicazioni
di loro scelta su Internet;
• benefici attraverso
catene di valore: molte
piccole imprese
che non esportano direttamente verso l’UE o gli Stati
Uniti potrebbero comunque beneficiare del TTIP
attraverso la vendita di beni
e servizi intermedi
alle
aziende che si
occupano di commercio transatlantico.
Sulla base del quadro delineato dalla relazione, secondo
la Commissione le
piccole imprese
hanno
comunque
bisogno di un aiuto supplementare per ottenere il
massimo dalle nuove opportunità in materia di commercio e
investimenti
che il TTIP potrebbe creare.
A tal fine, il testo dell’accordo conterrà un capitolo dedicato alle
PMI, nel
quale la Commissione si prefigge di riassumere possibili azioni quali: creazione di meccanismi bilaterali di agevolazione della partecipazione
delle
PMI al
commercio transatlantico dopo la conclusione del
TTIP; istituzione di un “comitato PMI”,
quale entità di supporto alla comprensione delle disposizioni e dei benefici dell'accordo; rafforzamento della cooperazione esistente tra il
Dipartimento del Commercio Usa e la Commissione europea;
programmazione di workshop
e altri programmi volti
a illustrare
alle PMI le
potenzialità dell’accordo; predisposizione di un helpdesk statunitense online gratuito dove le
piccole imprese
possano trovare
tutte le
informazioni che occorrono per esportare, investire negli
Stati Uniti o importare da tale paese,
La trasparenza dei negoziati
Nell’ambito del dibattito pubblico
si è posta la questione
di
come contemperare la necessaria confidenzialità dei negoziati con la trasparenza e
il controllo democratico,
con particolare
riguardo al ruolo dei Parlamenti nazionali, anche in considerazione del fatto che allo stato non è chiaro se l’Accordo avrebbe o meno natura mista, vale a dire se investe anche aspetti
non di competenza esclusiva dell’UE, ma anche di competenza concorrente tra UE e Stati membri e quindi richiedere la ratifica da parte di tutti gli Stati
membri dell’Unione europea.
L’UE ha assunto
diverse iniziative volte
a diffondere
informazioni e
a promuovere la trasparenza dei
negoziati
rendendo pubblici un maggior numero di testi negoziali e fornendo l’accesso ai testi relativi al TTIP a tutti i membri del Parlamento europeo all’interno della cosiddetta “reading room”.
Su tale aspetto la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’UE che si è svolta
a Roma il
20 e 21 aprile 2015
ha invitato
la Commissione europea a garantire ai parlamentari nazionali lo
stesso
accesso di documenti consentito ai parlamentari
europei.
La Commissione europea
e gli Stati Uniti hanno raggiunto
un accordo in base al quale l’accesso ai documenti negoziali sarebbe
riservato, oltre
che ai parlamentari
europei, ai funzionari governativi (e non anche ai membri dei parlamenti nazionali) i cui nominativi devono essere previamente comunicati
alle autorità americane per il gradimento.
L’accesso avverrebbe a condizioni limitate (nel numero di due persone per
due giorni la settimana) e avrebbe luogo presso
le
ambasciate americane dei
paesi membri dell’Unione europea.
Sul punto sono state sollevate perplessità, non
comprendendosi
le ragioni per le quali l’accesso
debba avvenire presso le ambasciate americane e non
anche presso gli uffici di
rappresentanza della Commissione europea nelle capitali
dei paesi membri. Inoltre, appare inopportuno limitare l’accesso
ai soli funzionari e
non anche ai parlamentari.
La Commissaria
Malmström starebbe negoziando con le autorità statunitensi per verificare la possibilità di garantire
l’accesso, a specifiche
condizioni, ai documenti negoziali per via informatica.
I FLUSSI COMMERCIALI
EUROPA-STATI UNITI E ITALIA-STATI UNITI
Nell’anno 2014, gli USA si confermano primo partner commerciale dell'Unione europea (15,3% del totale del commercio europeo).
Per quanto attiene all’export di merci, gli Stati Uniti sono il principale mercato di sbocco europeo. L’export di
merci verso gli Usa ammonta nel 2014 a 310,8 miliardi di euro,
pari
al 18,3% del totale dell’export
europeo.
Per ciò che attiene all’import, l’America è il secondo mercato, dopo la Cina. L’import europeo dagli
USA ammonta nel
2014 a circa 205 miliardi
di euro.
Fonte: Commissione europea DG trade.
Il grafico che segue indica l’andamento degli scambi commerciali con gli Stati
Uniti negli anni 2005-2014.
Fonte: Commissione europea DG trade.
Si consideri che, secondo i dati preliminari Eurostat, diffusi l’11 giugno 2015 (Eurostat News Release 102/2015)
nell’anno 2014, anche per quanto attiene al mercato dei
servizi, gli Stati Uniti
sono il principale partner (193,6 miliari di euro di export europeo di
servizi verso gli
USA, il 26% dell’export extra UE), ben
distanziati dalla Svizzera, dalla Cina e dalla Russia.
Per quanto attiene agli
scambi di merci, la Commissione europea, DG
Trade, sul proprio sito istituzionale, fornisce una disamina dell’import e dell’export UE-
USA per settori merceologici.
' Il"
European Oirectomle-Giller
cannici:in lorTID
European Union,Trade with USA
Trade flows by HS section 201O • 2014 So!lce Eurootat Comext • Statistica!regime
4
HSsections |
l (Mio t) 211t0 20tt 20t2 2013 2014 |
Exp<Xts (Miot) 2010 2011 2012 2013 2014 |
|
TOTAL Lile anin: arin3Jpr<Xllcls 11
V8gelilleprCOJcts Ili Nin1lorvegelille t31s
mals rl Foodsti.J!t,bel'erto00a:o V Milerill jlOOtx.t VI
Pr<Xl.ds of ltieltleoic3 oerd i s |
173;306 101,007 200,510 1.152 204,802 1;020 1,130 1,185 t,OiO 1,ti0 3,528 3,010 3,807 4,7 5,475 218 378 350 307 323 2,828 3,037 3,272 3,807 3,085 11;007 t0,t03 21,534 20,820 178, 35,3ro 30,1ni 30,8W 30,253 41,205 0,782 7,206 7,405 7,*1 7,831 447 43) 470 548 '773 752 835 OtO 1,t02 3,511 3,02t 3,053 3,431 3,325 1,373 1,420 1,400 t,482 t,*l 87 00 113 122 t30 t,302 1,502 1,542 t,507 1,603 5,857 0,430 0,748 4,8(10 5,010 5;753 0,030 7,327 0,011 0,077 .747 40,030 52,5aJ 5t,024 54,287 18;433 20,573 24,307 2t,(X6 23,070 18,420 18,7(X) 10,360 10,425 t0,033 143 t02 150 174 t55 1,307 1,454 1,528 t,5..?S 1,087 1,28t 1,072 2,283 t,8t2 1,015 0;482 3,870 3,008 3,055 4,220 21110 2011 2012 2013 2014 |
242,072 204,055 203,210 2601. 3t0,7()0 1,323 1,510 1,583 t,770 2,077 1,357 1,500 1,712 t
,07t t,003 052 080 750 700 887 8,700 0,547 10,0SS 1t,t00 t t,S:W t0,020 18,743
10,712 17,740 tO,++l 57,821 50,120 03,25t 58,370 03,t84 0,323 7,100 8,30t 8,478 O,tai 1,030 1,270 1 t,700 t,83l 027 oso 732 845 O't3 2,5t4 2,530 2,747 2,052 2,707 3,307 3,753 4,33t 4,4tt 4,0t2 007 1,130 1,250 t ,352 t,Sl'! 2,002 2,780 3,130 3,3t3 3,032 4,531
5,307 4,744
4,060
5,o:J8 t2,250 14,lW 10. 14,504 t 7,t54 50,300 04,004 72,555 7t,507 78,007 35,157 37,1YJ2 40,305 50,3t8 54,0t2 17,701 t0,181 21,140 2t
,200 2t,7Ql 530 571 771 060 883 2,800 3,200 3,512 3,007 4,414 1,750 1,0t0 2,507 3,17t 3,377 7,057 0,077 4,770 4,543 4,4t1 2010 2011 2012 2013 2014 |
|
VII VIli IX x Xl Xli Xlii Xrl xv XVI XVII XVIII XIX xx XXI XXII |
Pbai:s,IUID&raololilreof Rm'OislllaQ:ins,IJ'Ilsadijery WOOd,ttllJtoal ana corkaroarti:ieG
llilfeot ofwood,jX!p9fllOO Te•aoo teriteartes Foot\lw,MisllOO at
er Articlesof otons,gl:&anaoeflllllics Pms.precioosmat.1sma eslliml mebt mri:les llilreof MXIIin91)' aooi3rols Triii1Sp(\'1eq (\ltical anailstnrnentl.etc, Ann$11'1lam111Jrilion Mia:&J31191l1.tmmocrureaanicles Wortlsof art man s Nof elali.'Ìfled AMA/ NAMA Proooct Gr!lll18 |
||
|
TOTAL Agria.rurnl jlOOtx.t (WTOADA)
Fishery jl'OOIX.t lnwariJIprOOIJIS |
173,306 101,007 200,5t0 1.152 204,802 7,242 8,153 8,37t 0,830 t0,300 700 020 887 8t5 802 t05,357 182,804 t07,258 185,507 103,S20 |
242,072 204,055 203,2t0 2601. 3t0,7()0 t2,120 13,330 15,1(X) 15,358 t0,370 302 400 4S2 508 5e2 230,100 250,250 m,oot 273,505 203,8(13 |
Dal quadro sopra esposto, si evince che la gran parte dell’export UE verso gli USA nel 2014 è dato dai prodotti dell’industria e principalmente da
macchinari (machinery
and appliances, 78,9
miliardi di euro
il valore dell’export UE), prodotti chimici
(product
of
the chemical
or
allied industries, con 63,2
miliardi di export europeo verso gli USA), mezzi di
trasporto (transport equipment,
con
54
miliardi), strumenti ottici e fotografici (optical and photografic
intruments, 21,8 miliardi) e metalli di base
(base metals and articles thereof, 17,2 miliardi).
Per quanto attiene ai prodotti dell’agricoltura, l’export europeo verso gli USA nell’anno 2014 si è attestato a circa 16,4 miliardi di euro, in crescita del 6,5 per
cento rispetto al 2013 (15,4 miliardi l’export nel 2013 e 15,1 miliardi nel 2012). Come
in
più sedi rilevato, una quota consistente
del valore delle esportazioni
agroalimentari
europee verso gli
USA
è riferibile alle produzioni
di qualità, settore
nel quale l’Italia gioca un ruolo primario, collocandosi al primo posto per numero
e riconoscimenti in Europa4 (cfr. infra). Anche le importazioni in Europa di
prodotti statunitensi
riguardano principalmente i macchinari (54,3 miliardi di import), i prodotti della chimica (con 41,3 miliardi di import), i mezzi di trasporto (23,7 miliardi) e gli strumenti
ottici
e fotografici
(19,6 miliardi). Mentre, per
ciò
che attiene al comparto
agroalimentare,
l’import europeo dagli Stati Uniti ammonta nel 2014
a circa 10,4
miliardi di
euro, in crescita del 6,1 per
cento rispetto all’anno
precedente.
Per quanto attiene i dati relativi all’interscambio commerciale Italia/USA, i recenti dati disponibili
sul sito istituzionale
dell’ICE indicano che nell’anno 2014 il valore dell’export italiano verso gli USA è stato pari a circa 29,8 miliardi di euro, in aumento del
10,2% rispetto all’anno 2013. Mentre, le importazioni
italiane dagli
USA
sono state pari nel 2014 a 12,5 miliardi di euro, in aumento dell’8,3%
rispetto all’anno
precedente.
4 L'Istat ha diffuso il 18 settembre 2014, il Report sui Prodotti agroalimentari di qualità, nel quale rileva che l'Italia si conferma il primo Paese per numero di
riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall'Unione europea.
Fonte: Banca dati ICE
Fonte: Banca dati ICE
La Tabella che segue, tratta dalla Banca dati ICE, fornisce indicazione dei principali prodotti esportati e importati verso e da gli
Stati Uniti.
Per quanto concerne l’intero comparto agroalimentare
e l’interscambio
commerciale in tale comparto tra Italia e USA, la Tabella che segue, tratta dal
recente Rapporto del
CREA sul Commercio con l'estero dei prodotti
agroalimentari italiani nel 2014, indica la struttura delle
esportazioni agroalimentari dell’Italia negli
anni 2014 e 2013.
Dalla precedente tabella si evince che nell’anno 2014 l’Italia ha esportato
negli Stati Uniti prodotti
agroalimentari
per un controvalore di circa
3
miliardi di euro, in crescita del 6,8 % rispetto all’anno precedente. Dunque,
sul totale dell’export italiano verso gli USA, i prodotti agroalimentari peserebbero per circa il
10,2%.
Gli Stati uniti sono dunque il terzo mercato di sbocco per i prodotti agroalimentari italiani. I principali
prodotti
esportati negli
USA sono i vini (secondo i dati
Ismea, il
volume dell’export italiano negli
USA
nell’anno 2014 è
stato
pari
a circa 1,1
miliardi di euro), olio
di oliva e sansa
(402,4
milioni di euro nel 2014) latte e suoi derivati, in particolare formaggi e latticini (234,7 milioni di euro di export nel 2014, di cui 188,5 milioni relativi a formaggi a pasta
dura) e pasta (224,2 milioni di export nel
2014).
GLI EFFETTI DEL
TTIP SULL’ECONOMIA ITALIANA
IN
ALCUNI STUDI D’IMPATTO
I primi studi d’impatto sono stati commissionati, già a partire dal 2013, dalle Istituzioni europee5: si richiama, in particolare, lo studio pubblicato a marzo 2013,
sull'impatto
dell'Accordo transatlantico per la liberalizzazione del commercio e degli investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), svolto per la Commissione Europea dal CEPR (Centre for economic policy research) di
Londra, che ha stimato in 120 miliardi di euro annui i benefici dell'accordo per
l'Unione (0,5% del PIL) e di 95 miliardi per gli Stati Uniti quando questo sarà a pieno regime nel 2027.
Gran parte dei benefici deriverebbero dall'abbattimento delle "barriere
non tariffarie".
Per ciò che specificamente attiene
all’Italia, lo
studio
“Stima degli
impatti sull’economia italiana derivanti dall’accordo di libero scambio USA-UE” di
Prometeia, di giugno
2013 evidenzia anch’esso che i risultati più significativi non verrebbero
tanto
dall’abolizione delle barriere
tariffarie, quanto dalla
riduzione delle barriere non tariffarie.
L’Italia sarebbe
quindi tra i paesi che maggiormente beneficerebbero in termini industriali dall’accordo TTIP, considerato il mix merceologico dell’export italiano, maggiormente esposto alla concorrenza dei paesi che hanno nel prezzo la loro maggiore leva competitiva (Cina e Messico su tutti).
In particolare, Prometeia fornisce tre scenari: uno scenario cauto, intermedio e
ottimistico.
L’aumento dell’export complessivo italiano (effetti diretti ed indiretti)
sarebbe prossimo allo
zero nello scenario cauto, mentre con l’abolizione delle
barriere non tariffarie crescerebbe progressivamente fino allo 0,5% dello scenario ottimistico (a
tre anni dall’applicazione dell’accordo, secondo la stima Prometeia del 2013, il PIL aumenterebbe al netto dell’inflazione, di circa 5,6
miliardi di
euro). Treni, aerei e navi (che destinano circa un terzo delle vendite verso gli USA) sarebbe il settore di maggior guadagno (superiore al 2%), mentre per il
sistema moda, meccanica e alimentare e bevande l’incremento sarebbe attorno
all’1%.
Per ciò che attiene al sistema
statunitense, la progressiva eliminazione delle
barriere non tariffarie avrebbe effetti moltiplicativi sull’export statunitense, ma comunque nello scenario ottimistico l’incremento si fermerebbe sotto al 7%, in
5 Cfr, per una ricognizione dell’impatto a livello dell’economia europea, il precedente paragrafo “I
contenuti e l’impatto del TTIP”.
linea con quello che sperimenterebbe la Germania e molto inferiore a quello
dell’Italia.
La crescita
dell’export complessivo statunitense
sarebbe particolarmente intensa per la chimica
farmaceutica e
per il
consumo, sistema
moda, intermedi
chimici, alimentari
e bevande.
Per ciò che specificamente attiene il comparto
agroalimentare europeo e gli effetti del TTIP su di esso, si segnala il più recente Studio commissionato dalla
Commissione
agricoltura e sviluppo
rurale del Parlamento
europeo ad alcuni
Istituti di ricerca internazionali sui rischi e le opportunità per il settore agroalimentare europeo di
un possibile accordo commerciale USA-UE.
Lo studio, del luglio 2014, opera a tal fine una overview del commercio agroalimentare USA-UE e analizza le vigenti barriere al commercio tra Ue e
USA, con particolare riferimento alle misure di carattere non tariffario.
Lo studio evidenzia che circa l’8% delle importazioni agroalimentari
europee viene dagli USA, e che circa il 13% dell’export agroalimentare europeo viene assorbito dagli
Stati Uniti.
Rispetto al commercio di prodotti industriali, l’agricoltura è quantitativamente di limitata importanza nelle attuali relazioni commerciali
USA-UE.
Il commercio transatlantico nel settore agroalimentare è significativamente tuttora influenzato dalle barriere commerciali. Dato il commercio attivo su una
linea di prodotti, il volume
delle importazioni dell'UE dagli Stati Uniti è più
fortemente ostacolato dalle tariffe
rispetto al volume delle esportazioni dell'UE verso gli
Stati Uniti.
Quanto ai rischi
e alle opportunità, il rapporto evidenzia che il settore
agricolo
UE
può aspettarsi solo guadagni molto limitati da
riduzioni tariffarie, a
meno che non
si intervenga anche sugli
ostacoli di
natura normativa e amministrativa.
Le analisi concordano sul fatto che un settore in cui l'Unione europea potrebbe prevedere un aumento
delle esportazioni nell'ambito del TTIP è il settore dei prodotti
lattiero-caseari.
Potrebbero esservi anche
benefici in materia di prodotti
trasformati , compreso
il vino e liquori, e – a date condizioni
di mercato - lo zucchero e il biodiesel.
Alcuni settori dell'UE potrebbero dover fronteggiare una forte concorrenza in caso di liberalizzazione del commercio con gli Stati Uniti. Ciò è vero in particolare
per il settore delle carni
bovine. Il TTIP
potrebbe
avere
gravi conseguenze negative per il settore delle vacche nutrici.
Etanolo, pollame e cereali (mais e
grano
di bassa
qualità) potrebbero
anche risentire delle importazioni conseguenti
alla liberalizzazione.
Se il
commercio viene liberalizzato senza una convergenza normativa delle
due sponde dell’Atlantico, i produttori europei potrebbero trovarsi a fronteggiare
svantaggi concorrenziali in alcuni settori. Rispetto ai loro omologhi statunitensi ,
i produttori dell'UE potrebbero essere svantaggiati
dai costi addizionali collegati al
rispetto delle normative europee.
La questione più rilevante riguarda in particolare
i vincoli dell'UE in materia di
impiego di organismi geneticamente modificati (OGM), di
uso dei pesticidi
e di misure per la sicurezza alimentare nel settore delle carni.
Se poi la convergenza normativa dovesse livellare il campo di gioco,
vi sarebbe il rischio di
un'armonizzazione al ribasso.
Mentre le conseguenze in
termini
di sicurezza alimentare e tutela del consumatore non devono essere sopravvalutate, vi potrebbero cionondimeno essere cambiamenti
rilevanti nella legislazione
comunitaria, il che potrebbe
compromettere la
tradizionale politica di precauzione e di gestione dei rischi su cui si basa l'attuale quadro normativo
della UE (vedi anche la versione completa dello studio
Risks and opportunities for the EU agri-food sector in a possible EU-US trade agreement).
L’ATTIVITÀ PARLAMENTARE
CONOSCITIVA E DI INDIRIZZO SUL
TTIP
L’Indagine
conoscitiva
sull’accordo
di
partenariato
transatlantico avviata dalla XIII Commissione della Camera
Nella seduta del 4 novembre 2014, la
XIII Commissione Agricoltura della
Camera dei deputati ha deliberato lo svolgimento di un'Indagine conoscitiva sulle ricadute sul sistema agroalimentare italiano dell'Accordo di partenariato transatlantico su commercio e investimenti.
L’indagine è stata
deliberata a distanza di oltre un anno dalla prima
sessione negoziale per la conclusione dell'accordo di
libero scambio commerciale tra Usa ed Unione Europea, quando dunque il dibattito politico-istituzionale sul TTIP si
stava sviluppando più approfonditamente e la
fase negoziale stava entrando nel
vivo.
Il Programma dell’indagine mette in evidenza i seguenti principali obiettivi
del Partenariato transatlantico:
• eliminare le barriere tariffarie e non tariffarie esistenti nel commercio di
beni e servizi;
• garantire
l'accesso
alle commesse pubbliche,
e
definire nuovi
e
più ambiziosi standard settoriali;
• creare
nuove opportunità d'investimento.
In tale ambito, il
comparto agroalimentare occupa una posizione centrale
all’interno del negoziato come emerge da
una breve lettura dei flussi commerciali, ove una quota consistente
del valore delle esportazioni agroalimentari europee verso gli usa è riferibile alle produzioni di qualità per le quali l’Italia è leader europeo (cfr. infra, paragrafo su i flussi commerciali Europa
America e Italia-America).
La difesa del patrimonio agroalimentare Made in Italy, la sua tutela e valorizzazione sul mercato statunitense, unita alla salvaguardia alimentare dei
consumatori, rappresentano dunque, per la XIII
Commissione, obiettivi specifici e
determinanti all'interno del negoziato di
libero scambio.
Il programma dell’indagine
mette in
evidenza
le preoccupazioni che
emergono nel
dibattito nazionale sul TTIP, legate soprattutto:
• alle differenze tra Europa e USA nelle regolamentazioni in materia di
sicurezza alimentare, standard produttivi, informazione e tutela dei
consumatori, tutela di prodotti di qualità e tipici
• nonché, in generale, ai delicati profili relativi al funzionamento dei mercati e alle ricadute sul nostro sistema agricolo, caratterizzato da imprese di piccole
dimensioni.
Alla luce di tale contesto, la XIII Commissione ha ritenuto necessario avviare
l’indagine per
acquisire
un
quadro
informativo qualificato, al fine di una valutazione puntuale delle ricadute socio-economiche sul sistema
agroalimentare, dei rischi e delle opportunità che si prospettano e delle
misure che dovranno essere introdotte per
essere preparati
a livello ordinamentale.
L'indagine conoscitiva dovrà concludersi
entro il mese di ottobre 2015.
Tra le varie Audizioni, si segnala l’intervento di rappresentanti
di istituzioni
ed organismi operanti nell'ambito dell'Unione europea e, in particolare, dei membri delle competenti Commissioni parlamentari
del Parlamento europeo della
Commissione europea. Alla data attuale, sono
stati auditi
dalla XIII
Commissione:
− il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina (19 novembre 2014)
− il Vice Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda (26 novembre 2014).
− Il Relatore permanente per i profili di competenza agricola dell'Accordo di partenariato transatlantico
su
commercio e
investimenti
(TTIP) del Parlamento europeo, Paolo De Castro (11 dicembre 2014)
− I Rappresentanti delle organizzazioni agricole Agrinsieme (Confagricoltura,
CIA, Alleanza
delle cooperative italiane), Coldiretti, Copagri, UeCoop e UNCI (15 gennaio 2015)
− i rappresentanti della Campagna Stop TTIP, dell'Associazione Fairwatch e di
Slow Food (12 marzo 2015)
− i rappresentanti dell'Istituto per la cooperazione economica internazionale
ICEI (18 marzo 2015)
− i rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome (22 luglio 2015).
Le principali questioni emerse
nel corso delle Audizioni presso
la XIII
Commissione della Camera
Il Ministro delle
politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina, audito il
19 novembre 2014, ha evidenziato la necessità di chiarire
due
punti fondamentali relativi agli effetti del Trattato sul comparto agroalimentare e nello specifico:
• la
difesa delle indicazioni geografiche e in generale dei diritti di proprietà
intellettuale
il livello di
tutela in materia sanitaria e fitosanitaria
Il Ministro ha ricordato il diritto di precauzione affinché nel mercato europeo non
entrino prodotti a rischio, come la carne con gli ormoni o il pollo trattato con la clorina.
Su questo punto il mandato alla negoziazione è tassativo e così la posizione
presa dalla Commissione negli incontri con i
negoziatori
statunitensi.
L'Accordo non comporterà, quindi, secondo il
Ministro, alcuna riduzione della
sicurezza alimentare di cui godono oggi i cittadini europei, in quanto
tutte le garanzie saranno mantenute e, semmai,
rafforzate.
Sulla tutela delle indicazioni geografiche, il mandato prevede la tutela
delle stesse come uno dei pochi
obiettivi primari dal negoziato.
Il Ministro
ha
ricordato la possibilità
offerta dall’Accordo
di
potenziare
le vendite negli Stati Uniti
dei prodotti alimentari
di alta qualità.
Al momento, alcuni prodotti alimentari europei, come la bresaola o vari formaggi, sono vietati sul
mercato statunitense. Altri sono
penalizzati
da dazi elevati, come quelli sulle bevande, al 22-23 per cento, o sui prodotti lattiero-
caseari, che arrivano addirittura fino al 139 per cento.
Per sfruttare le opportunità di
crescita sul mercato americano, è necessario tra l'altro superare tali criticità, le quali in certi casi sono barriere
non tariffarie, e altre criticità pratiche
e giuridico-burocratiche che potrebbero
trovare soluzione con
l’Accordo.
Il Ministro ha evidenziato altresì che nel negoziato, si
tende a superare le
barriere non tariffarie che impediscono l'accesso
al mercato americano dei
prodotti per motivazioni sanitarie, come avviene nei casi della bresaola, la cui
esportazione dall'Italia è vietata dal 2001 a causa dei provvedimenti statunitensi
vigenti nei confronti della BSE (Bovine spongiform encephalopathy) o dei prodotti
ortofrutticoli, per cui risulta necessaria
un'armonizzazione
delle
norme
fitosanitarie.
Altro aspetto è il tema
della tutela dei diritti di proprietà
intellettuale, che riguarda specialmente il riconoscimento delle DOP e delle IGP negli Stati
Uniti.
L’Accordo dovrà impedire, innanzitutto, che siano usate etichettature non chiare: il parmigiano-reggiano DOP, ad esempio, non
potrà subire la concorrenza sleale di
prodotti che ne richiamino falsamente il nome.
Relativamente all’evocazione scorretta dei prodotti di qualità italiani
(cd. Italian sounding), che vanifica
investimenti e sfrutta indebitamente
la reputazione
italiana per lucrare su grandi
profitti, il
Trattato – secondo il Ministro - può rappresentare uno snodo fondamentale nella misura in cui si riuscirà a far riconoscere
alle
indicazioni geografiche
anche negli
Stati Uniti
quella
protezione attualmente riservata unicamente alle
denominazioni completamente riconosciute.
In sede negoziale, è prevalsa la linea dell'Italia, in particolare del Ministero
delle politiche agricole
di concerto con Francia,
Italia, Portogallo, Spagna e Grecia, di vincolare il più possibile il
compito della Commissione europea nei
negoziati
del TTIP relativamente alla registrazione e alla conseguente protezione delle indicazioni
geografiche europee e italiane negli USA.
Anche nel corso del settimo round negoziale tra
Stati Uniti e Unione europea, svoltosi a Washington
dal 29 settembre al 3 ottobre 2014, è stata ribadita
dall'Unione europea
ufficialmente l'importanza
del settore agricolo e confermato l'impegno per l'adeguata trattazione soprattutto delle
indicazioni geografiche come priorità.
Molte delle preoccupazioni
riguardano le implicazioni dall'Accordo sulla questione degli organismi
geneticamente modificati (OGM) e in particolare, l'obiezione che gli USA imporranno in
sede negoziale
l'abolizione dell'attuale
normativa europea in questo settore.
Queste preoccupazioni – secondo il Ministro -
possono dirsi infondate.
Il Ministro ha ricordato che l'atto legislativo fondamentale dell'Unione europea
in
materia di OGM non rientrerà nei negoziati e, quindi, non ne sarà in alcun modo modificata la ragione.
Non vi sarà, pertanto, nessun cambiamento né
sulle valutazioni in ordine alla
sicurezza condotte
dall'Autorità
europea per la sicurezza
alimentare (EFSA), prima dell'approvazione di un OGM, né sulle procedura che agricoltori e
aziende
produttrici
di sementi e commercianti dovranno seguire
nella commercializzazione di tali prodotti.
Si ricorda in proposito la recente adozione della
Direttiva (UE) 2015/412 del
Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2015, che modifica la direttiva
2001/18/UE per quanto concerne la possibilità per gli Stati
membri di limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati (OGM) sul loro territorio.
Nell'ambito dell'accordo con gli
Stati Uniti, gli
interessi
difensivi
nazionali
sono indirizzati alla tutela delle produzioni
che rappresentano particolari
problematiche
commerciali.
In particolare, si
evidenzia la necessità di fissare contingenti
tariffari
per il pomodoro concentrato, il riso, la carne di manzo, la carne di maiale, di pollame,
le
uova e i suoi derivati
e lo zucchero.
L’interesse nazionale è
invece
eliminare
le tariffe
e tutti
gli ostacoli tecnici che impediscono la libera circolazione delle merci, in particolare per
l'olio di oliva, il
vino,
la pasta
e
la registrazione delle indicazioni
geografiche.
In conclusione, il Ministro ha rilevato che il TTIP può costituire un'opportunità per il settore agroalimentare
europeo italiano mantenendo
fermi i vincoli di mandato elencati e affidati alla Commissione europea,
come richiesto
anche dalle mozioni
approvate dall’Assemblea
della Camera
dei deputati sull'argomento (v. più avanti).
Il Vice ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, audito il 26 novembre 2014, ha evidenziato che il
mandato negoziale conferito alla Commissione è stato desecretato
su iniziativa della
Presidenza italiana e che
il mandato stabilisce con chiarezza che cultura,
servizi
pubblici e politiche pubbliche e welfare sono escluse dal
negoziato con USA e da tutti
i negoziati che l'Unione europea porta avanti.
Inoltre, l’Accordo Ttip andrà ratificato da ciascun parlamento nazionale.
Secondo il
Vice Ministro, il trattato non
toccherà il principio europeo di
precauzione, principio opposto a quello presente in America. Gli
USA
adottano infatti
il principio cosiddetto di evidenza
scientifica (di
fatto un'inversione
dell'onere della prova).
Secondo il
principio
di precauzione, in Europa per autorizzare un prodotto,
bisogna provare
che non è nocivo, mentre in
America, per non autorizzarlo,
bisogna dimostrare che è nocivo. Inoltre, le modifiche alla normativa europea sugli OGM, costituirebbero una ulteriore
barriera protettiva, perché
consentirebbero a ciascun SM
di procedere in autonomia circa l’autorizzazione o
meno
di qual prodotto all’interno del territorio nazionale.
Oggetto del negoziato, per il settore agroalimentare, sono due tipologie di
misure, definite dal Ministro assai rilevanti. Si tratta dei
dazi, cioè le misure
tariffarie,
e delle barriere non tariffarie.
Secondo il
Vicemistro Calenda gli
interessi “offensivi”
dell’Accordo, sono
più importanti degli interessi difensivi, una volta stabilito che OGM e
regole fitosanitarie europee non sono in discussione.
Il Vice Ministro ha ricordato che l'insistenza dei dazi sui prodotti agricoli e agroindustriali varia, arriva fino a cifre elevatissime, ha una media intorno al 10
per cento, quindi molto significativa.
Dall'altro lato, le non-tariff barriers pesano fino al 40 per cento in media, un valore altissimo.
Le barriere non tariffarie,
in particolare,
colpiscono
pesantemente
l’export di prodotti italiani come olio d’oliva e prosciutto, visto che i test
americani sono fatti su parti per noi non mangiabili del prosciutto, come la cotica ove si annida la listeria.
Il Vice Ministro in occasione dell’Audizione ha depositato il documento di
Studi
Prometeia che misura l'impatto sui settori italiani, cioè sull'economia italiana, commissionato dal MISE
e già depositato alla Commissione Attività produttive.
Il Ministro ha ricordato, in ordine all’altro grande asse negoziale che attualmente impegna gli
USA, il Trans Pacific Partnership (TPP), il fatto che gli americani hanno
concentrato gli sforzi su quest’ultimo negoziato, viste anche
le voci dell’opinione pubblica europea contrarie al TTIP.
Va peraltro ricordato che nel Congresso statunitense il presidente Obama è tuttora
impegnato
in una lotta politica assai aspra per ottenere il cosiddetto fast track, ovvero i poteri a negoziare rapidamente la chiusura dell’Accordo con i numerosi partner dell’Asia-
Pacifico. In particolare, dopo la prima grave sconfitta del presidente Obama alla Camera
dei rappresentanti, dove paradossalmente non sono
stati gli avversari repubblicani, ma in massa i deputati democratici
ad affossare il progetto del fast track; sei giorni dopo, il 18 giugno 2015, una nuova deliberazione della Camera dei rappresentanti ha determinato il
rovesciamento della situazione, con la concessione del fast track ad Obama, grazie a un massiccio pronunciamento dei deputati repubblicani, che nella precedente votazione evidentemente
non erano presenti in numero sufficiente - mentre è rimasta forte l’opposizione dell’ala “liberal” dei democratici. Migliori auspici si presentano per l’esame in
Senato, dove il progetto del fast track è successivamente approdato.
Paolo De Castro, relatore permanente
del Parlamento
europeo per i profili di
competenza agricola
del TTIP, audito nella seduta
dell’11
dicembre
2014, ricorda che al termine del
negoziato, qualora si raggiunga l'accordo, ci sarà:
• un voto delle Commissioni
e un
voto d'Aula in quanto nulla può essere
messo in pratica senza il voto del
Parlamento europeo.
• un voto di ratifica di
tutti i Parlamenti
nazionali.
Relativamente agli standard di
qualità delle nostre produzioni agroalimentari
De
Castro ha ricordato la modifica della normativa sugli
organismi geneticamente modificati (OGM) e il fatto che il TTIP non riguarda
questo
tema. Nel settore agroalimentare, a
fianco al tema importantissimo dell'accesso
al mercato, c’è anche
l'importantissimo tema delle indicazioni geografiche, sulle quali la discussione è articolata.
Il Trattato transatlantico riguarda, quindi, prevalentemente le barriere tariffarie, i dazi che pagano le nostre produzioni quando entrano nel mercato statunitense
e quelli che pagano le
produzioni americane
quando
entrano
nel mercato europeo;
riguarda il cosiddetto accordo sugli SPS
(Sanitary and Phytosanitary Standard), cioè le barriere fitosanitarie, che dal punto di vista europeo sono più
importanti dei dazi.
Tra le barriere non doganali, la più simbolica di tutte, per l’agroalimentare in
Italia,
riguarda la
listeria,
con
il blocco
dell'industria
salumiera
italiana ed
europea, i cui prodotti non possono
entrare negli Stati Uniti perché la Food and
Drug Administration non
autorizza produzioni di carne di
maiale stagionato, in
quanto la
presenza di questo batterio ne impedisce, secondo la
legge
americana, il
consumo.
Vi sono problemi
fitosanitari
per l'olio
extravergine
di oliva, per i
residui
di prodotti fitosanitari riscontrati nell'olio che bloccano le nostre esportazioni.
Vi sono problemi nel caso della pasta per alcuni Stati
americani
che obbligano l'addizione di
vitamine nel
prodotto.
Ci sono problemi per le accise per il vino, nonché difficoltà per quanto riguarda
i sistemi di etichettatura.
Le limitazioni all’export sono soprattutto dunque non tariffarie.
È evidente, dunque, secondo l’on. De Castro, che nella trattativa gli Stati Uniti sono
molto
interessati alla riduzione dei dazi, perché sono
molto più alti i nostri, mentre noi siamo molto più interessati alla riduzione o
magari all'eliminazione di barriere sanitarie che impediscono alle nostre produzioni di entrare in quel mercato.
Viene ricordato al riguardo che, mentre le esportazioni europee verso gli Stati Uniti
stanno aumentando in maniera significativa, negli ultimi dieci
anni sono aumentate del 40 per cento, le importazioni da
circa una ventina
d'anni sono rimaste
più
o meno stabili intorno a 9-10 miliardi e si tratta di prodotti
quasi tutti legati
alle materie prime: grano, mais, soia e così via.
I rappresentanti delle organizzazioni agricole Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Alleanza delle cooperative italiane), Coldiretti, Copagri, UeCoop
e UNCI auditi il 15 gennaio 2015 salutano l’accordo
come un’opportunità, ma ne evidenziano alcuni
punti problematici.
Di seguito se ne riassumono i principali:
• riguardo
ai cereali, bisogna evitare la completa liberalizzazione dell’import dagli USA
(Fedagri-Confcoperative).
• un altro aspetto riguarda, il riso, con 38.700 tonnellate che arrivano dagli USA, di conseguenza è importante limitare l’importazione. (Fedagri- Confcoperative).
• Per la zootecnia, è stata espressa contrarietà all’aumento dei contingenti
di importazione di carne bovina, anche perché i due blocchi hanno disposizioni sanitarie differenti (Fedagri-Confcoperative).
• Per il settore del latte e derivati, gli USA sono un mercato di sbocco importante, per cui è auspicabile l’abbattimento
dei dazi, l’abbassamento e delle restrizioni quantitative e una disciplina più certa per le restrizioni fitosanitarie e sanitarie
• Per il settore avicolo, le associazioni vogliono difendere gli standards
qualitativi europei
più
alti (Fedagri-Confcoperative).
• Per i suini e gli insaccati vi
sono problemi in entrata dei prodotti italiani per
la questione, già citata, della listeria (Fedagri-Confcoperative).
Gli auditi denunciavano il fatto che il negoziato si
fosse svolto, fino a quella data, per una
sua buona parte, in
forma
“occulta” senza riuscirne ad avere una panoramica completa (Copagri)
L’Accordo viene considerato
un’opportunità ma è necessario
difendere
il nostro modello di
produzione del cibo e la sicurezza alimentare.
Secondo gli auditi è necessario evitare l’ingresso di carne clonata e colture
OGM.
Altro elemento delicato sono
ISDS
presenti nell’Accordo, realtà che dovrebbero gestire le controversie tra investitore
che si ritiene danneggiato dalla normativa di un Paese e il Paese stesso (Coldiretti).
Gli auditi reputano comunque opportuno rimuovere le barriere non tariffarie che colpiscono molti nostri prodotti i quali non riescono così a penetrare nel mercato americano (UeCoop, Confagricoltura).
I rappresentanti della Campagna Stop TTIP, dell’Associazione Fair Watch e
di Slow Food
auditi il 12 marzo 2015 hanno sottolineato come l’Accordo rischi
di abbassare il livello di salvaguardia in materia di sicurezza alimentare e di qualità dei prodotti agroalimentari.
In particolare, è stato rilevato come la produzione negli Stati Uniti sia ispirata a logiche opposte a quelle europee, basandosi sul principio che occorre dimostrare che qualcosa
non sia sicura dal punto di vista della
sicurezza alimentare per poterne vietare la vendita, in una
logica
opposta al principio di
precauzione vigente in Europa.
Inoltre, sempre
in Europa, la qualità
viene esaltata
garantendo
la tracciabilità
della produzione lungo l’intera filiera, mentre
negli Stati Uniti si attribuisce importanza al prodotto finito, utilizzando sullo stesso processi chimici tali da
eliminare qualsiasi virus o batterio.
Nel primo caso si riesce
a garantire la sopravvivenza di numerose piccole e medie imprese che lavorano un prodotto di
qualità; nel
secondo caso si lavora sulla grande
produzione, affidando al brand
(alla marca) la capacità di veicolare il
prodotto verso il consumatore.
Lo scenario prefigurabile è l’aumento deIle importazioni dei prodotti di base e la riconversione delle imprese agricole verso processi
produttivi
legati alla
trasformazione del prodotto.
Altri elementi particolarmente critici sono
rappresentati: dall’attribuire all’arbitrato un ruolo particolarmente rilevante nella decisione delle controversie
commerciali; e nell’istituire un organismo
per la cooperazione normativa al quale
sarebbe affidato il
delicato compito di armonizzare il sistema, senza aver alcuna possibilità di
commisurare l’impatto delle riforme
sui singoli sistemi produttivi.
E’ stata, infine,
evidenziata
la mancanza di trasparenza nel processo
negoziale, anche
in ragione dell’impossibilità di disporre degli allegati ai testi legali
in discussione, disponibili solo
in
consultazione presso
apposite sale di lettura.
I rappresentanti dell’Istituto
per la cooperazione
economica
internazionale (ICEI),
auditi il 18 marzo 2015 hanno ricordato come il mandato
negoziale
del 17 giugno 2013 non include il
settore agroalimentare; tale
esclusione acquista particolare rilevanza in quanto comporta che non vengano previste disposizioni
e procedure specifiche al riguardo.
L’agroalimentare viene trattato nel capitolo riguardante l’Accordo sulle misure sanitarie e
fitosanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità, che fino ad oggi ha tutelato il
principio
di
precauzione, caposaldo
della legislazione europea in materia di sicurezza alimentare. Il mandato prevede che le
misure precauzionali potranno essere applicate solo
sulla base di specifici risultati
scientifici; solo in casi
di gravi pericoli
per la vita o la salute umana è
possibile derogare a tale principio. Un’interpretazione così restrittiva del principio di precauzione potrebbe aprire la strada alla importazione di prodotti OGM; gli Stati membri difficilmente potrebbero
impostare una politica
contraria,
considerato anche
che le
controversie
verrebbero affidate a tribunali privati istituiti nelle forme dell’arbitrato.
Altro punto particolarmente delicato è
il
riconoscimento dell’equivalenza in materia fitosanitaria senza che sia prevista una regolamentazione specifica per
il
settore agroalimentare; questo
potrebbe significare che, se un prodotto
trattato con pesticidi
non
autorizzati
in ambito
europeo
entra in
quel
mercato, il
produttore potrebbe aprire
una vertenza per l’autorizzazione a commercializzare quel
prodotto.
Ultimo punto trattato
è quello dell’etichettatura che secondo
il mandato negoziale non dovrà contenere
informazioni fuorvianti: si intende con ciò che
non è
ammessa l’indicazione di qualità di un
prodotto se essa danneggia il
concorrente che non
ha
quelle medesime qualità. Un prodotto biologico non potrebbe così indicare in etichetta la dizione “OGM free” perché danneggerebbe
chi lavora con OGM.
Infine è stato sottolineato
che mentre
i dati su import ed export tra Italia e
Stati Uniti sono più o meno pari, il dato preoccupante
riguarda il trade diversion,
cioè come cambieranno i flussi all’interno dell’Europa; il rischio è che l’Italia perda
cospicue
quote di mercato sui suoi prodotti tipici, specialmente sul mercato francese e tedesco.
I rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province autonome, auditi il 22 luglio 2015, hanno sottolineato l’importanza del riconoscimento delle indicazioni geografiche, il cui valore è stimato in 6,6
miliardi di euro, che
corrispondono a 13,2
miliardi di euro tra mercato nazionale ed esportazione, a tal
fine
risulterà rilevante che la normativa USA riconosca la protezione ex officio garantita in sede europea.
Per quanto riguarda le misure sanitarie e fitosanitarie, è opportuno assicurare
un regime di equivalenza tra le normative, meglio definendo l’enunciazione secondo
la quale le Parti
hanno il diritto di valutare e gestire il livello di tutela che
considera appropriato.
Sulla sicurezza alimentare è stata sottolineata la necessità di armonizzare gli
standard microbiologici e di
sicurezza alimentare stabiliti da USA ed UE.
Fondamentale risulta, altresì, il riconoscimento del principio di reciprocità ed
equivalenza nonché la definizione di regole chiare su ciò che deve comparire in
etichetta,
con particolare riguardo alle presenza di OGM.
Critica, infine, la posizione
della Conferenza in
merito all’attribuzione
all’arbitrato della risoluzione di controversie
commerciali che
possano coinvolgere anche gli
Stati membri.
Le mozioni
di indirizzo al Governo approvate dall’Aula della Camera
Il 20 ottobre
e il
17 novembre 2014, presso l’Assemblea della Camera dei deputati,
sono state discusse e votate una serie di mozioni concernenti l'Accordo di partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti
d'America -Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP):
• Gallinella ed altri
n. 1-00490
• Kronbichler ed altri
1-00558
• Taranto ed altri
n. 1-00630,
• Gianluca Pini ed altri
n. 1-00631,
• Palese e Bergamini
n. 1-00632
• Dorina Bianchi ed altri
n. 1-00635
• Fitzgerald Nissoli
ed altri n. 1-00638
• Rampelli e Giorgia Meloni n.
1-00669.
Le mozioni presentate dagli onorevoli Taranto, Palese (riformulata), Dorina Bianchi, Fitzgerald Nissoli, Rampelli e Meloni (riformulata), Gianluca Pini (votata per parti separate) e Gallinella (riformulata e votata per parti separate) sono state approvate dall’Aula di Montecitorio. Respinta
invece la mozione presentata dall'onorevole Kronbichler.
Si ricorda brevemente che la Mozione 1-00630 Taranto ha
impegnato il Governo ad agire, in particolare nella fase del
semestre italiano di Presidenza del
Consiglio dell'Unione europea, per:
• concretamente valorizzare le previsioni delle Direttive di negoziato sul Ttip circa l'impegno della Commissione europea a sviluppare, nel corso della trattativa, un dialogo regolare con tutte le parti interessate della società civile in occasione dei
diversi round del negoziato;
• agire per valorizzare le previsioni delle «Direttive» circa l'esame dell'impatto economico, sociale ed ambientale dell'accordo
mediante una valutazione d'impatto
per la
sostenibilità (SIA) indipendente, cui
partecipi la società
civile,
• vigilare su un approccio
equilibrato
ai meccanismi arbitrali Investor State
Dispute Settlement (Isds), che tenga presente le ragioni
della tutela della qualità
dei servizi pubblici
essenziali, dei
diritti
sociali e del lavoro
e ambientali;
• riaffermare la necessità per il settore alimentare – ai fini dell'avanzamento del
negoziato – del riconoscimento delle indicazioni geografiche (IIGG) e
del contrasto dell’«italian sounding»
e, più in generale, la rilevanza delle
barriere non tariffarie, di natura tecnico-regolamentare,
quale ostacolo all'accesso
al mercato statunitense;
• sottolineare, l'importanza
di
un
approccio
al
negoziato
particolarmente attento alla valorizzazione delle sue opportunità per le piccole e
medie imprese;
• sospingere il tempestivo avanzamento del
negoziato per
la
definizione degli
obiettivi effettivamente raggiungibili.
La mozione Palese e Bergamini n. 1-00632 impegna il Governo:
• a riferire periodicamente nelle sedi istituzionali
competenti circa l'evoluzione
del processo negoziale, coinvolgendo con maggiore partecipazione anche
il Parlamento nei «pacchetti legislativi» che s'intendono proporre;
• a monitorare lo
svolgimento delle
trattative, con
particolare
attenzione,
affinché
ogni
decisione i non produca effetti
negativi e penalizzanti per il made
in Italy, e per i
livelli
di tutela
e di salvaguardia
dei prodotti italiani, in particolare quelli dell'agroalimentare, all'interno
dei
processi decisionali del
TTIP;
• ad intervenire in sede europea, in attesa di ulteriori elementi informativi, oltre al documento declassificato
da
parte
del Consiglio dell'Unione europea, datato
9 ottobre 2014, che non risulta essere esaustivo,
considerando la vastità delle materie interessate, al
fine di chiarire che i
negoziati sul TTIP non determineranno un abbassamento degli standard in
materia di sicurezza dei consumatori
finali, ambiente, agroalimentare italiano;
• a prevedere meccanismi di
tutela e salvaguardia per il sistema delle piccole e medie imprese;
• a perseguire ogni utile iniziativa in sede comunitaria, affinché il TTIP possa
ridurre in maniera significativa gli oneri
burocratici e costi delle attività
economiche transatlantiche.
La mozione Dorina Bianchi ed altri 1-00635 impegna il
Governo:
• a riferire periodicamente al Parlamento sui diversi round del negoziato, allo
scopo di consentire
di valutarne l'avanzamento rispetto all'impostazione del mandato originario;
• riguardo ai meccanismi arbitrali per la definizione dei contenziosi (Investor State dispute settlement), a vigilare in sede
di definizione delle regole, affinché non
possano essere utilizzati in danno delle maggiori
tutele che
l'Unione europea prevede per i propri
cittadini;
• a prevedere l'adozione di una posizione di
principio nella quale si preveda il
pieno riconoscimento, da parte degli Usa, delle tutele garantite ai prodotti alimentari tipici
italiani (e, di
conseguenza, di ciascun Paese componente) dalle normative dell'Unione europea,
nonché la piena tutela dei livelli
qualitativi
del
made in
Italy
agroalimentare
e
il mantenimento della
maggiore tutela dei
consumatori garantita dalle normative comunitarie.
La mozione Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-00638 impegna il Governo ad una serie di azioni nel
corso del semestre italiano di presidenza del Consiglio dell'Unione europea, tra le quali, in particolare, verificare l'effettiva applicazione dei
principi contenuti nel preambolo delle direttive di negoziato TTIP; vigilare
sulla corretta applicazione e rispetto del principio di
precauzione per quanto
riguarda gli aspetti economici, sociali e ambientali derivanti da tale accordo; monitorare l'impatto dell'accordo
sul sistema delle
piccole e medie
imprese; verificare con particolare
attenzione che da tale accordo non risulti penalizzato il
sistema del made
in
Italy, salvaguardando la
filiera agroalimentare, assumere iniziative volte a favorire la rapida conclusione del negoziato.
La mozione Gallinella ed altri n. 1-00490 NF,
impegna il Governo a riferire
periodicamente al Parlamento in
merito agli
sviluppi
delle
trattative
e
ad
intervenire presso le competenti
sedi comunitarie affinché:
a) il
partenariato si articoli su assetti legislativi quanto più omogenei e preveda forti
tutele per l'agricoltura comunitaria;
b) siano esclusi dall'ambito dell'accordo i beni fondamentali, quali la gestione
del servizio idrico integrato
e i servizi pubblici locali, ponendo in
essere ogni iniziativa al fine di evitare un abbassamento degli standard nazionali
di protezione ambientale, di sicurezza
dei lavoratori,
di
tutela occupazionale,
nonché delle normative di
sicurezza e di
salute pubblica;
c) si
svolgano adeguate
consultazioni
pubbliche
attraverso l'attivazione di tavoli
di
lavoro
partecipati
volti a informare
e
coinvolgere i cittadini, le associazioni e la società civile in merito alle ragioni e agli effetti di un tale accordo e alle conseguenze che esso avrebbe
sui rapporti politici e diplomatici con
altri partner commerciali, quali i cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).
La mozione Gianluca Pini ed altri
n. 1-00631 impegna il Governo:
• • ad adoperarsi in tutte le sedi competenti affinché nel negoziato con gli Stati Uniti trovino adeguata tutela
gli interessi dei Paesi europei e dell'Italia in particolare, scongiurando il
rischio che la realizzazione del (TTIP) possa
implicare lo smantellamento della Politica agricola comune e delle norme
che limitano la vendita nell'Unione europea dei prodotti
geneticamente modificati;
• • a respingere qualsiasi
ipotesi
di
intesa
transatlantica
suscettibile
di
cristallizzare ed amplificare i vantaggi competitivi di cui le imprese nordamericane
godono nei confronti di quelle europee
in numerosi comparti, dall'agricoltura all'aerospazio.
La mozione Rampelli e Giorgia Meloni n. 1-00669 impegna il Governo:
• a richiedere alla Commissione europea l'accesso ai documenti negoziali in una
forma che non pregiudichi l'andamento del negoziato e non leda gli
interessi dell'Unione europea;
• ad informare tempestivamente il Parlamento e l'opinione pubblica nazionale circa l'andamento ed i contenuti del negoziato, nonché in merito alle posizioni che il Governo italiano si è impegnato a sostenere;
• ad adoperarsi in tutte le sedi competenti affinché nel negoziato con gli Stati
Uniti trovino adeguata tutela gli interessi dell'Italia, scongiurando
i vantaggi competitivi di cui le imprese nordamericane godono nei confronti di quelle europee in numerosi comparti, dall'agricoltura all'aerospazio;
• a perseguire il riconoscimento, da parte degli Usa, delle tutele garantite ai
prodotti alimentari tipici italiani tramite le indicazioni geografiche (IIGG), la tutela dei livelli
qualitativi del made in Italy agroalimentare;
• ad adoperarsi affinché i negoziatori della Commissione europea difendano
la
specificità socio-economica del modello europeo rispetto a
qualsiasi disposizione dell'accordo che possa minacciarla.
Per ciò che attiene ad ulteriore attività parlamentare, si ricorda che il 22
ottobre 2014, la XIII Commissione della Camera,
concludendo la discussione delle risoluzioni 7-00421 Franco Bordo, 7-00467 Oliverio, 7-00476 Faenzi e 7-
00478 Lupo sul semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea con
riferimento alle produzioni agroalimentari,
ha approvato la risoluzione conclusiva n. 8-00084, la quale, in riferimento al TTIP, impegnava il
Governo
ad un ruolo da protagonista nel semestre di Presidenza italiana dell’Unione
europea nell’ambito delle relative attività negoziali tra USA e UE, in vista
della definizione di un Accordo finale a garanzia degli standard agricoli e alimentari europei e
a protezione dei consumatori, a
partire dalla difesa del
sistema delle
denominazioni di origine
e delle indicazioni geografiche
protette.
Si segnala poi che al Senato la 14^ Commissione,
il 17 giugno 2015, ha
concluso l’esame delle Relazioni consuntive sulla partecipazione dell'Italia
all'Unione europea nel 2013 e nel 2014, nonché
della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2015, approvando la risoluzione Doc. XXIV, n. 50,
nella quale, in riferimento al TTIP, si invita il
Governo ad adoperarsi per seguire da vicino i negoziati in corso, allo scopo di valorizzare
e
tutelare le
produzioni italiane
ed
europee e
di assicurare la
maggiore trasparenza democratica possibile, anche in relazione alla
fase,
successiva alla conclusione dei negoziati, dell’attuazione tecnica del Trattato.
Per ciò che riguarda l’attività del Senato, si ricorda che la 14^ Commissione
Politiche
dell'Unione
europea del Senato della Repubblica ha avviato la
trattazione di un affare
assegnato sull'attuazione delle iniziative della Commissione europea connesse agli aspetti istituzionali della strategia commerciale dell'Unione europea (atto n. 440).
Alla data attuale, la trattazione è ancora in corso ed il 17 giugno scorso la
9^ Commissione ne ha avviato l’esame in sede consultiva.
La riunione interparlamentare sulla Politica commerciale dell’Unione
europea (Parigi, Assemblea nazionale, 17 giugno 2015)
La riunione promossa
dalla Presidenza della Commissione Affari europei dell’Assemblea
nazionale francese
in collaborazione
con la Presidenza
dell’omologa commissione del Senato, si
è svolta
è articolato in
due sessioni, la prima della
quali dedicata ai rischi connessi agli accordi commerciali promossi
dall’UE, e segnatamente
sull’Accordo con il Canada e sulle negoziazioni con gli Stati Uniti (TTIP) ed in seno all’OMC (ciclo di Doha), e la
seconda sulle connesse opportunità.
L’iniziativa
si
situa nel quadro del forte interesse dimostrato
dai
principali Parlamenti
nazionali europei nelle questioni relative al commercio
internazionale in generale, ed al TTIP
in
particolare.
I Parlamenti
degli
Stati membri, infatti, hanno condotto in materia studi
(House
of
Lords e House of Commons britannica); adottato risoluzioni
(Assemblea nazionale francese, Bundestag tedesco, Parlamento italiano); audito
membri
dell’esecutivo, Commissari europei (Bundestag tedesco,
Assemblea nazionale
francese), stakeholder (Assemblea nazionale francese), ministri
ed ambasciatori
stranieri (Assemblea nazionale francese); effettuato valutazioni di impatto (House of
Commons) ed indagini conoscitive (Camera dei deputati
italiana).
Ai lavori della
riunione ha preso
parte
una
delegazione
parlamentare italiana, formata dai deputati Benamati, Berlinghieri e Quartapelle Procopio
e dai senatori
Chiti e Mucchetti.
La prima sessione dei lavori
è stata aperta dall’on. Danielle Auroi e dal
sen. François Brottes, presidenti, rispettivamente, della Commissione Affari
dell’Assemblea nazionale e del Senato
francesi. L’on. Auroi ha sottolineato
l’importanza crescente
che la politica commerciale comune sta assumendo
nell’azione esterna dell’Unione europea e le connesse
inquietudini
che le
negoziazioni
con i principali partner commerciali
mondiali stanno suscitando nelle opinioni pubbliche europee e nei
Parlamenti nazionali.
Accanto al TTIP si è infatti conclusa il 26 settembre scorso il negoziato tra
l’UE ed il Canada
per un accordo commerciale globale
(CETA) con l’obiettivo di incrementare il commercio bilaterale ed i
flussi di investimento e contribuire alla crescita
in
tempi di incertezza economica. Un risultato
significativo è stato conseguito
in tema
di indicazioni geografiche, con il
Canada che ha accettato
di garantire
la tutela
di tutti
i tipi
di prodotti alimentari
indicati dall’UE
in
sede di negoziazione ad un livello analogo a quello offerto dalla legislazione dell’Unione medesima.
Il CETA contiene inoltre
una specifica clausola di protezione degli investimenti
e risoluzione delle controversie tra Stati ed investitori (Investor-to-State-Dispute Settlement, clausola ISDS). E’ altresì in via di negoziazione il TiSA (Trades in service Agreement), un accordo
Commerciale tra
alcuni membri dell’Organizzazione mondiale del commercio, ivi compresa l’Unione europea, che persegue la finalità di aprire i mercati e migliorare le regole in settori come i
servizi finanziari, le telecomunicazioni, il
commercio elettronico ed i
professionisti che si
spostano temporaneamente all’estero per
fornire servizi.
Il TiSA si basa su un accordo internazionale esistente, l’accordo generale
sugli
scambi di servizi (GATS), sottoscritto da tutti i membri dell’OMC. Ciò significa che se aderirà un numero sufficiente di membri dell’OMC, il TiSA potrebbe diventare un accordo generale dell’OMC
Il senn. Brottes
nell’introdurre
i
lavori ha invece sottolineato
nel
suo
intervento introduttivo l’esigenza di prendere
consapevolezza che le rivalità
commerciali intraeuropee rendono
più fragile l’UE
sul piano mondiale. Egli
ha richiamato altresì
le
recenti raccomandazioni formulate dal PE e la posizione assunta dal Parlamento francese, particolarmente restrittiva su alcuni capitoli del TTIP (tutela della privacy, della protezione dei consumatori e della salute,
protezioni
delle denominazioni
di origine controllata).
Egli ha altresì richiamato la posizione francese sulla creazione di un
meccanismo arbitrale di
risoluzione delle controversie commerciali che rischia di
violare “il
diritto
sovrano
degli
Stati”
Ha però
concluso sottolineando
che
l’assenza di un accordo rischia di
essere la peggiore delle soluzioni.
Il dibattito nel corso
delle
due sessioni è stato molto
vario e molto partecipato
(erano presenti ventisette delegazioni dei Parlamenti
nazionali) ed ha evidenziato delle linee di
dialettiche assai
nette, che riflettono le posizioni recentemente assunte da tutte le assemblee degli
Stati membri
sulla politica commerciale dell’Unione europea e che si
sono già delineate nel corso degli ultimi incontri
interparlamentari dedicati alla questione e segnatamente nella Conferenza dei
Presidenti dei Parlamenti dell’Unione europea, svoltasi a Roma nell’aprile scorso.
Un primo gruppo di delegazioni (Grecia, Cipro, Lussemburgo, Belgio,
Austria) si è mostrato su posizioni assai critiche, sottolineando i pesanti limiti che gravano sul CETA e soprattutto su alcuni capitoli del TTIP che rischia di attentare gravemente al “modello sociale europeo”,
travolgendo una serie di
traguardi legislativi, in materia di diritto del lavoro, di
salvaguardia ambientale e di
protezione della
diversità
culturale.
Alcuni interventi hanno richiamato
la locuzione “Nato economica”, con riferimento al TTIP;
richiamando un’espressione usata dall’ex presidente Clinton.
Più nel dettaglio è stata in più sedi stigmatizzata la mancata trasparenza del mandato negoziale
e delle negoziazioni: proprio
in risposta
alle numerose
istanze di maggiore trasparenza, nell'ottobre 2014 il Consiglio europeo, nel corso del semestre
di Presidenza italiana, ha decretato la
declassificazione
delle direttive di negoziato relative al TTIP le quali, in omaggio al principio generale della segretezza del mandato negoziale, erano contenute in un documento classificato. Proseguendo in questo sforzo di
trasparenza, ad inizio 2015 la
Commissione europea ha pubblicato ulteriori testi relativi al TTIP ed ha assunto l'impegno di rendere nota una sintesi di ogni successivo round negoziale.
Una serie di consultazioni hanno, inoltre,
cercato di
coinvolgere l'opinione pubblica nel processo decisionale. Il
27 marzo 2014 è stata indetta una consultazione sulla
protezione degli
investitori e sulla composizione delle controversie investitore-Stato (ISDS).
In particolare, è stato chiesto il parere del pubblico su un’eventuale strategia per proteggere
gli investimenti e comporre le controversie legate agli investimenti che sorgessero tra investitori
privati e Governi.
E’ stata altresì fortemente criticata
la previsione di un meccanismo di composizione delle controversie tra investitore e Stato
(ISDS). Tale clausola
consente ad investitori
stranieri di adire un arbitro internazionale, invece che il
sistema giurisdizionale interno, per ricevere compensazione monetaria, o altra
forma di risarcimento, qualora un Governo, che sia parte contraente di un trattato
commerciale, abbia violato le norme del trattato medesimo.
Sono inoltre
riecheggiate, in
molti interventi,
le critiche
riguardanti la
mancanza, all’interno dell’intesa, di una disciplina
della denominazione di origine: in
questo settore si registra una significativa differenza tra il sistema europeo (in cui una
serie di beni, la cui
produzione è legata ad una specifica località, sono tutelati proprio in relazione al luogo in cui vengono prodotti) e
quello statunitense
(in cui i nomi possono essere registrati come “marchi” ed
immessi
sul mercato indipendentemente da ogni altra considerazione). Questo tema è particolarmente caro al comparto agricolo italiano, danneggiato dal
cosiddetto Italian Sounding. Nel corso delle negoziazioni del TTIP la Commissione europea ha esposto la finalità di concordare una lista di indicazioni geografiche europee da sottoporre a tutela, in modo da impedire ad altri
produttori di
abusare delle relative denominazioni.
Su un versante completamente opposto si sono collocati gli interventi
dei delegati di altri Parlamenti nazionali (Polonia, Lituania, Lettonia,
Estonia, Romania, Irlanda, Regno
Unito) che
hanno sottolineato la
portata storica
di accordi come il CETA ed il
TTIP
e la rilevanza geopolitica di dare vita in tempi
ravvicinati ad un’area di
libero scambio, di
prosperità e di sviluppo
sociale alternativa a
quella in costruzione sul Pacifico e di fronte allo stallo delle negoziazioni in ambito
OMC. Molti interventi hanno relativizzato la stessa importanza di
meccanismi come l’ISDS che è sostanzialmente un meccanismo di
regolamentazione delle controversie commerciali già previsto da analoghi accordi
internazionali.
Più sfumate
appaiono invece le posizioni assunte in un terzo gruppo di interventi (Italia, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Portogallo, europarlamentari francesi) che
hanno espresso
una valutazione sostanzialmente
positiva del CETA e del
TTIP ma ponendone in
rilievo alcuni
fattori
di criticità che potranno essere
superati,
soprattutto per
quanto attiene
alla materia ambientale, alla
tutela dei consumatori
e
delle
denominazioni
di
origine
controllata. Tutti
questi interventi
hanno
richiamato l’assoluta
centralità del “fattore tempo” per giungere ad una rapida conclusione del
TTIP, evidenziando
che un prolungamento delle negoziazioni rischia di risolversi in un fallimento
complessivo per l’Europa e per
gli
Stati
Uniti.
Al contempo è stata fortemente sollecitata una chiara presa di posizione da parte del Consiglio
in ordine alla
riaffermazione della natura “mista” del
TTIP, che consentirà di accrescere la trasparenza e la legittimazione democratica delle procedure di ratifica
dell’Accordo,
dando una risposta
positiva alla numerose e ricorrenti accuse di scarsa
trasparenza del percorso negoziale che finora sono state espresse sia in sede di Parlamento europeo che negli ambiti nazionali.
In questa direzione si sono collocati gli interventi dei membri
della delegazione
italiana nel corso della prima sessione. In particolare il sen. Chiti ha
invece
richiamato in termini positivi la proposta della Commissaria
Malmström, presentata in un concept paper del 6 maggio scorso, per riformare il meccanismo
ISDS per superare efficacemente le critiche ad una gestione “privatistica” delle controversie
in
materia commerciale, riaffermando
la natura intrinsecamente pubblicistica della funzione giurisdizionale che è parte del patrimonio giuridico europeo.
L’on. Benamati ha invece richiamato i punti salienti della mozione adottata sul TTIP dalla Camera
dei deputati il 20 ottobre scorso, sottolineando l’esigenza di
una maggiore
trasparenza soprattutto in
tre
ambiti negoziali: quello
relativo al meccanismo
ISDS, che in ogni caso non potrà prevalere sul diritto dell’UE e sulle legislazioni degli Stati membri; sull’assetto delle indicazioni d’origine, e sull’accesso ai mercati regolati dal trattato delle piccole e medie imprese. Ha
concluso auspicando una celere conclusione, entro il 2016, dell’iter negoziale.
La seconda sessione, “Gli
accordi commerciali, un’opportunità, per chi ed a
quali condizioni”, è stata brevemente introdotta dall’on. Auroi, dal sen. Brottes e
dal sen. Jean Bizet, presidente della Commissione Affari
economici del Senato.
L’on. Auroi, in particolare, ha richiamato i
principali
studi sull’impatto dell’accordo TTIP, tra i
quali la valutazione d’impatto espressa dalla Commissione europea
sulla scorta di uno studio
del
Centre for
Economic Policy
Research, pubblicato nel marzo 2013; con
il titolo “Reducing Transatlantic Barriers
to Trade and Investment”. Nelle previsioni della Commissione, la stipula dell’accordo potrebbe incrementare il PIL dell’UE di circa lo 0,5%, per un valore di 119 miliardi
di euro l’anno;
per gli USA il vantaggio viene quantificato in un aumento dello 0,4% del PIL, per un valore di
95 miliardi di euro.
Il sen. Mucchetti intervenendo nella seconda sessione ha sottolineato come le numerose valutazioni d’impatto siano state
spesso utilizzate in maniera ideologica, mentre occorre invece concentrare l’attenzione su
tre punti nodali del negoziato, ancora irrisolti, per arrivare ad
un accordo complessivamente
equilibrato. Si tratta in primo luogo del settore della protezione dei dati
personali, nel quale si riscontrano numerose incompatibilità tra
la
normativa UE e quella
statunitense. Vi è poi il settore
energetico, ancora condizionato da legislazioni
pesantemente vincolistiche ed infine la questione del meccanismo ISDS, rispetto al quale ha espresso il suo sostegno alla proposta Malmström, contestando al
contempo le posizioni
espresse da alcuni parlamentari
degli
Stati baltici: non è infatti possibile accettare un modello basato
su una doppia giurisdizionale in
materia commerciale, pubblica e privata, quest’ultima riservata ad alcuni happy
few. Ha infine auspicato una rapida conclusione delle trattative, che eventualmente lasci fuori dal perimetro dell’accordo le questioni più controverse,
in vista del conseguimento di un obiettivo comunque di grandissima rilevanza
economica.
L’on. Berlinghieri ha preliminarmente richiamato l’articolato
lavoro svolto dal Parlamento sul tema del TTIP e le risultanze delle valutazioni d’impatto diffuse recentemente
che, nel caso italiano, sottolineano, le potenziali criticità per la rete
delle piccole e medie imprese nazionali come pure per talune produzioni
agro-
alimentari che rischiano di essere sacrificate in assenza di adeguati strumenti di
valorizzazione, come l’indicazione geografica. La deputata ha altresì
richiamato l’esigenza di cogliere questa opportunità storica di sviluppo delle relazioni
commerciali
di sviluppo delle relazioni commerciali tra UE
ed USA, in un momento in cui questi
ultimi possono essere attratti dal polo pacifico, anche
attraverso l’eventuale sottoscrizione dell’accordo di partenariato transpacifico.
I lavori sono stati
conclusi dal Segretario di Stato francese al Commercio estero, Matthias Fekl, che ha ribadito la tradizionale posizione francese sulla
politica commerciale dell’UE, riaffermando in particolare: la necessità di pervenire, attraverso il TTIP, ad un accordo globale con gli Stati Uniti, che incorpori
tutti i capitoli oggetto del negoziato, anche
ampliando ulteriormente i tempi di negoziazione; la riaffermazione della natura “mista” del
TTIP
stesso che verrà riaffermata anche in sede di Consiglio ed il sostegno della Francia alla
proposta Malmström sul riforma del meccanismo ISDS.
Nella sessione di quesiti
rivolti al
Ministro francese
è
intervenuto l’on.
Benamati che ha precisato come da parte italiana vi sia una valutazione largamente positiva dell’accordo, anche se permangono quegli aspetti critici evidenziati nell’intervento del
ministro Fekl, con riferimento all’ISDS, all’adozione del concetto di indicazione geografica, alla
previsione
di regole specifiche
per le
PMI, e sul cd. “Buy American Act”. L’n. Benamati ha concluso sottolineando
come
nei negoziati TTIP il fattore tempo non sia un fattore neutrale, ma occorra al contrare superare la tentazione di un accordo
onnicomprensivo, per chiudere, entro il 2016, con un accordo per tutti
quei
settori per i quali si è già registrata
un’ampia convergenza tra UE
ed USA.
* * *
Infine, una delegazione
parlamentare
ha preso parte, dal
6 al 7 luglio scorso, ad
una missione di studio presso gli uffici della Commissione europea sullo stato dei negoziati del TTIP e sui connessi meccanismi di trasparenza e di accesso
ai documenti negoziali.