Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri |
Altri Autori: | Servizio Rapporti Internazionali , Ufficio Rapporti con l'Unione Europea |
Titolo: | Incontro con il Ministro dell'integrazione europea della Repubblica del Kosovo BEKIM 'OLLAKU - Schede di lettura |
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 165 |
Data: | 07/04/2015 |
Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
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Camera dei deputati |
XVII LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Incontro con il
Ministro dell’integrazione europea della Repubblica del
Kosovo BEKIM ҪOLLAKU |
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n. 165 |
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7 aprile 2015 |
Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri ( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it Servizio Studi – Dipartimento Affari comunitari ( 066760-9409 – * st_affari_comunitari@camera.it |
Hanno collaborato: |
Servizio Rapporti
internazionali ( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1@camera.it Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea ( 066760-2145 – * cdrue@camera.it |
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File:
ES0350 |
INDICE
Schede di
lettura
Scheda paese – Repubblica del Kosovo (a cura del Ministero degli Affari
esteri e della Cooperazione internazionale) 5
Rapporti tra l’Unione europea e il Kosovo (a cura dell’Ufficio Rapporti con
l’Unione europea) 25
§ Relazione
della Commissione europea sullo stato di avanzamento dei negoziati di adesione 26
§ Risoluzione
del Parlamento europeo 27
Rapporti Parlamentari con il Kosovo (a cura del Servizio Rapporti
internazionali) 29
Profilo biografico
BEKIM ҪOLLAKU Ministro dell’integrazione europea della
Repubblica del Kosovo (a cura del Servizio
Rapporti Internazionali) 35
Scheda Paese: REPUBBLICA DEL KOSOVO
(al 1 aprile 2015 il
Kosovo è stato riconosciuto da 110
Paesi, di cui 23
Paesi UE tra cui l’Italia)
Struttura
istituzionale e popolazione
Superficie: |
10.887 kmq |
Popolazione: |
1.816.000 (dati
2012 - fonte: Progress Report Commissione Europea 2014) |
Capo dello Stato: |
Atifete Jahjaga (indipendente) |
Capo del Governo: |
Isa Mustafa (Lega Democratica per il Kosovo) |
Ministro degli Esteri: |
Hashim Thaci (PDK) |
Presidente dell’Assemblea parlamentare |
Kadri Veseli (PDK) |
Principali partiti politici e leader |
Albanesi: PDK- Partito Democratico del Kosovo: Hashim Thaci LDK- Lega Democratica del Kosovo: Isa Mustafa "Vetevendosje"
(Autodeterminazione): Albin Kurti (partito
radical-nazionalista) AAK- Alleanza per il Futuro del Kosovo: Ramush Haradinaj NISMA: The initiative for Kosovo: Fatmir Limaj Serbi: Lista Srpska: Branimir Stojanović |
Presenze
internazionali in Kosovo: |
EULEX: Approvata nell’aprile 2008, è la più imponente
missione civile in ambito PESD con oltre 2.000 funzionari. Il mandato della
missione, che terminerà al 15 giugno 2016, prevede l’assistenza alle autorità
kosovare nello sviluppo di istituzioni giudiziarie,
di polizia, doganali e amministrative, oltre ad una serie limitata di poteri
esecutivi in alcune aree, fra cui crimini inter-etnici, di guerra e
finanziari, terrorismo, crimine organizzato e corruzione. NATO Kosovo
Force (KFOR): La Kosovo Force nasce da un “Accordo Tecnico - Militare”
siglato il 9 giugno 1999 tra le forze NATO, l’Esercito Jugoslavo ed il
Governo dell’allora Repubblica Federale di Jugoslavia. A maggio 2012 la KFOR
conta circa 6.000 militari appartenenti a quasi 40
nazioni (anche non appartenenti alla NATO). Il Quartiere Generale si trova a
Pristina. KFOR ha il compito di garantire la sicurezza; attuare l'accordo
tecnico militare con la Serbia; ristabilire le condizioni ambientali per il
ritorno dei profughi e dei rifugiati; garantire le condizioni che permettano
di trasferire alla Missione civile internazionale ed
alle Istituzioni kosovare la responsabilità per la tutela dell'ordine e della
sicurezza. Il contingente italiano in seno a KFOR è di circa 550 unità,
incluso il battaglione di riserva nel Nord del Kosovo (il secondo per
dimensione numerica dopo la Germania). Dopo
un anno di guida da parte del Gen. Div.
Salvatore Farina, il Generale Francesco Figliuolo è Comandante di KFOR dal 3
settembre 2014. Tra i suoi compiti vi è anche quello, particolarmente
apprezzato, di protezione ai siti religiosi e culturali serbo-ortodossi di
grande importanza quali il Patriarcato di Pec e il
Monastero di Visoki Decani. In considerazione del
progressivo miglioramento del quadro politico e di sicurezza
kosovaro, il Consiglio Atlantico Difesa dell’11-12 giugno 2009 ha
avviato un processo di graduale riconfigurazione di KFOR verso una “deterrence posture”. Ciò avverrà in più fasi: la
seconda fase si è conclusa a febbraio 2011 (Transition Gate Two).
L’ulteriore configurazione di Kfor sarà determinata
sulla base delle condizioni sul terreno e dovrà essere approvata a livello
politico (Consiglio Atlantico) nel quadro del processo “conditions-driven” . La NATO, che si
è occupata anche della formazione delle forze di sicurezza kosovara (Kosovo Security Force, KSF), potrebbe dichiarare
prossimamente la “Full
Operational Capability”
(FOC); si prevede comunque l’avvio di nuove attività di collaborazione
della NATO con il KSF, secondo modalità in corso di definizione, in modo da
garantire il sostegno al Kosovo e rassicurare Belgrado attraverso una
discreta attività di monitoraggio. UNMIK: Al termine
dell’intervento della NATO nella Repubblica Federale di Jugoslavia (RFJ), il
Consiglio di Sicurezza ha adottato il 10 giugno 1999 la Risoluzione 1244 con
la quale ha autorizzato l’ingresso in Kosovo di un contingente militare a
guida NATO (KFOR) ed ha istituito la United Nations Interim Administration Mission in Kosovo (UNMIK). Sulla base della
risoluzione 1244, UNMIK ha il compito di garantire la ricostruzione ed il funzionamento dell’amministrazione civile - intesa
in senso lato - coordinando a tal fine le attività di altre Organizzazioni
Internazionali. A seguito della Dichiarazione di
indipendenza del 17 febbraio 2008, il ruolo di UNMIK si è progressivamente
ridotto, privandosi nei fatti di poteri operativi ed esecutivi. Il rapporto del SRSG (Special Representative of the Secretary
General) viene presentato ogni 4 mesi. OMIK: Approvata il 1° luglio 1999, è la più grande fra le missioni OSCE sul
campo (gli operatori internazionali sono circa 190). Il suo obiettivo è di
promuovere il rispetto dei diritti umani e la costruzione della democrazia,
dello stato di diritto e una buona amministrazione. La missione opera sul
campo attraverso una divisione del Kosovo in 5 aree
a livello regionale (individuate sulla base della situazione politica, etnica
e il livello di sviluppo economico), a loro volta suddivise in 33
municipalità. In linea con la posizione status
neutral della missione (nei confronti dell’indipendenza
di Pristina), l’OSCE si è astenuta dai suoi tradizionali compiti di
monitoraggio dei processi elettorali, con la significativa
eccezione della co-gestione delle elezioni presidenziali e parlamentari serbe
nella primavera 2012, sulla base di espressa intesa con Pristina. |
PIL |
2014: € 5,5 miliardi; tasso di crescita:
+4,3% variazione
reale (previsioni – fonte: FMI) |
Interscambio commerciale Italia - Kosovo |
€ 121 milioni (2014-dati Istat) 6° partner commerciale (2011) |
Politica interna
Il 10 settembre 2012, nel corso di una cerimonia internazionale tenutasi
a Pristina, le Autorità kosovare hanno celebrato il
conseguimento della cosiddetta “end of supervised independence”
(ESI) del Paese. L’International Steering Group (ISG) ha stabilito, di conseguenza, la
chiusura dell’International Civilian Office (ICO), (l’Ufficio che, secondo il cd. “Piano Ahtisaari”, garantiva
la supervisione dell’indipendenza del Kosovo da parte della Comunità
internazionale) in virtù di un corposo
processo di adeguamento costituzionale e legislativo adottato dalle Autorità
kosovare (tra i quali l’attuazione del decentramento amministrativo e la tutela
dei diritti delle minoranze e dei siti religiosi ortodossi).
Con l’elezione di Atifete Jahjaga,
ex vice-capo della "Kosovo
Police", a Presidente della Repubblica del Kosovo (7 aprile
2011) si è inoltre formalmente chiuso un periodo di paralisi istituzionale.
L’elezione del Presidente Jahjaga è stato il frutto di un accordo
raggiunto tra le tre principali forze politiche kosovare: il PDK del Primo
Ministro Thaci, l’AKR di Pacolli e LDK di Mustafa (quest’ultimo maggiore forza d’opposizione).
Il Paese è andato ad elezioni politiche (svoltesi in maniera ordinata e pacifica in
tutto il Paese) l’8 giugno 2014, dopo la decisione del Parlamento sulla sua
dissoluzione il precedente 7 maggio. Il voto ha registrato la vittoria del
partito di governo del PDK capeggiato dal Primo Ministro Thaci con il 30,38%
dei voti e 37 seggi. L’LDK ha
ottenuto il 25,24% dei consensi e 30 seggi, Vetevendosje
ha totalizzato il 13,59% e 16 seggi, l'Alleanza per il Futuro del Kosovo (Aak) il 9,54 % e 11 seggi, l’Iniziativa civica per il
Kosovo (Nisma), fondato da dissidenti del partito
PDK, poco più del 5,15% e 6 seggi, la Lista Serba il 5,22% e 9 seggi, mentre
l’AKR non ha superato la soglia di
sbarramento del 5%.
Dopo un
lunghissimo periodo di confronto politico e istituzionale, i due principali
partiti del Paese, PDK e LDK (che ha optato per una
rottura con gli altri partiti di opposizione con cui aveva inizialmente stretto
un accordo di colazione nella fase post-elettorale) hanno raggiunto il 9
dicembre l’accordo per la nomina di un nuovo Presidente dell’Assemblea
parlamentare (l’esponente del PDK Kadri Veseli) e per la formazione di un nuovo Governo, sostenuto
anche dai partiti che rappresentano le minoranze. Mentre il leader dell’LDK Isa Mustafa ha assunto le
funzioni di Primo Ministro, il leader del PDK Thaci ha preso l’incarico chiave
di Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri del nuovo Esecutivo (composto da
9 membri del PDK, 8 dell’LDK e 4 delle minoranze), il cui programma di
vocazione filo-europea e filo-occidentale è centrato sullo sviluppo economico e
sociale del Paese.
Circa lo stato dei rapporti con la Serbia a seguito
della dichiarazione d’indipendenza kosovara da Belgrado (17 febbraio
2008), un parere non vincolante emesso dalla Corte Internazionale di Giustizia
(CIG) il 22 luglio 2010, riconoscendo la conformità della dichiarazione
unilaterale d’indipendenza del Kosovo rispetto al diritto internazionale, ha
spinto la Serbia a proseguire lungo il percorso di una nuova Risoluzione
dell’Assemblea Generale ONU. Detta Risoluzione, co-sponsorizzata da Belgrado e
dai 27 Paesi UE, è stata approvata per consenso il 9
settembre 2010. Pur non risolvendo direttamente la cruciale questione del
riconoscimento del Kosovo da parte della Serbia, la
Risoluzione ha invitato le parti ad avviare un processo di Dialogo, “facilitato” dall’UE, per individuare un
“modus vivendi” che permetta ai due Paesi di procedere nel loro percorso
d’integrazione europea e nel rafforzamento della collaborazione regionale.
Nelle prime 9 sessioni tenutesi a livello tecnico a
Bruxelles tra marzo 2011 e febbraio 2012, il Dialogo ha permesso di raggiungere
intese, alcune delle quali non hanno ancora trovato completa attuazione, su
materie volte a migliorare la vita quotidiana della popolazione kosovara, sia
di etnia albanese sia di etnia serba, quali: registri catastali, registri di
stato civile, libertà di movimento (targhe automobilistiche, patenti di guida e
timbri doganali), riconoscimento reciproco di titoli di studio e universitari.
Nel Dialogo sono
state risolte anche questioni ad elevata valenza politica connesse al Nord del Kosovo quali la presenza congiunta di
funzionari di polizia e doganali di Serbia e Kosovo ai valichi di frontiera del
Nord secondo il modello europeo dell’Integrated Border/Boundary Management
(IBM) e la partecipazione del Kosovo, e con quale denominazione, ai fori di
cooperazione regionale ai quali partecipa anche la Serbia con la denominazione
di “Kosovo*” (la footnote recita come segue: "This designation is without prejudice
to positions on status, and is in line with UNSC 1244
and the ICJ Opinion on the Kosovo Declaration of
Independence”).
Dopo ulteriori round negoziali a livello di
Primi Ministri promossi sotto l’egida dell’AR Ashton, il 19 aprile 2013 Belgrado e Pristina hanno raggiunto l’“Accordo per la
Normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo”, di importanza storica
sul piano dei rapporti fra i due Paesi e, più in generale, nell’economia di
riconciliazione e pacificazione dei Balcani. L’accordo, parafato dai Primi
Ministri e rapidamente approvato dai Parlamenti dei due Paesi, prevede il
riconoscimento dell’unità del quadro legislativo e istituzionale del Kosovo -
in cui tutte le strutture operanti sul terreno[1]
dovranno essere inquadrate - e per converso l’adozione di misure a tutela della
comunità serba (con la creazione della c.d. “Associazione delle municipalità
serbe in Kosovo” e poteri decentrati in materia di giustizia e polizia).
L’attenzione si è quindi spostata sull’effettiva attuazione di tali intese, a cui è stata condizionata la decisione sul prosieguo del
percorso europeo di entrambi i Paesi. All’accordo del 19 aprile è seguito, il 21-22
maggio 2013, un Piano di attuazione.
In tale contesto, le elezioni municipali del 3 novembre 2013 (con un
turno di ballottaggio il successivo 3 dicembre) hanno rappresentano una cartina di tornasole del successo
dell’Accordo del 19 aprile. Dopo le elezioni, i sindaci delle municipalità
a maggioranza serba si sono insediati nelle proprie funzioni, con l’eccezione
di quello di Mitrovica Nord provocando la necessità
di dover indire una nuova consultazione elettorale (svoltasi il 23 febbraio
2014 con la vittoria del serbo Goran Rakic), con un conseguente ritardo sull’avvio della
costituzione dell’Associazione delle municipalità
serbe nel Nord del Kosovo.
Gli importanti progressi nella normalizzazione delle relazioni tra
Serbia e Kosovo sono continuati, in particolare con:
- lo smantellamento delle strutture di polizia
e di sicurezza parallele e dei tribunali serbi nel Nord del Paese, e
l’integrazione del relativo personale nelle forze kosovare;
- lo scioglimento delle municipalità “parallele”
del Nord del Kosovo (Mitrovica Nord, Zubin Potok, Zvecan e Leposavic) da parte di Belgrado;
- lo svolgimento di elezioni municipali in tutto
il Paese, incluso nelle municipalità a maggioranza serba del Nord del Paese;
- una serie di intese tra le quali quelle in
materia di energia, telecomunicazioni, catasto, pubblici registri, dogane,
gestione dei valichi di frontiera, riconoscimento dei diplomi universitari;
- l’apertura di uffici di rappresentanza delle due
parti nei rispettivi territori.
In particolare, lo svolgimento delle
elezioni municipali in Kosovo nel novembre 2013 ha rappresentato un importante banco di prova nel processo di
normalizzazione dei rapporti. La più recente sessione
del Dialogo svoltasi il 9 febbraio 2015 ha formalizzato l’accordo sulla
giustizia. Si dovrà ora procedere con la costituzione dell’Associazione delle
Municipalità serbe del Kosovo. Tra i punti
dell’Accordo ancora da attuare, rimane l’effettivo smantellamento del personale
della protezione civile serba nel Nord del Kosovo.
In ogni caso, anche in virtù dei risultati positivi sin qui raggiunti
nel processo di normalizzazione tra Belgrado e Pristina, la Commissione ha
avviato il 28 ottobre 2013 i negoziati
per l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con il Kosovo.
Infine, occorre ricordare il "Rapporto
Marty" - presentato, nel dicembre 2010, dal parlamentare svizzero Dick
Marty alla Commissione Affari Legali e Diritti dell'Uomo dell'Assemblea
Parlamentare del Consiglio d'Europa - sul presunto
trattamento inumano di persone e traffico d'organi in Kosovo, che
coinvolgerebbe, tra gli altri, anche il Primo Ministro Thaci. E’ stata
costituita una Special Investigative Task
Force (SITF) incaricata delle
indagini ed istituita nell’ambito della missione
europea EULEX. Il 23 aprile 2014 il Parlamento kosovaro ha votato in favore
alla creazione di un Tribunale Speciale, incaricato di giudicare sui crimini
indagati dal SITF e che avrà delle sezioni speciali distaccate fuori dal territorio
kosovaro, ove si applicherà la normativa kosovara
permettendo l’audizione di testimoni importanti per i casi in questione,
fornendo la garanzia per la loro sicurezza.
Il SITF ha comunicato il 29 luglio 2014 che gli esiti delle proprie
indagini risultano coerenti con il rapporto Marty e
che essi continueranno a essere approfonditi in vista della presentazione
formale degli atti d’accusa e dell’avvio dei processi non appena il uovo
Tribunale diverrà operativo.
Nella stessa data il Parlamento ha approvato il rinnovo del mandato
della missione di EULEX per altri due anni, fino al
giugno 2016 in linea con quanto auspicato dall’UE.
Per quanto concerne le forze di sicurezza kosovare, nel mese di marzo
2014 il Governo di Pristina ha deciso di redigere una Security Sector Strategic Review (SSSR), che prevede l’istituzione di un
Ministero della Difesa, e di mutare le Kosovo Security Forces
in una vera e propria forza armata dal nome Kosovo Armed
Forces
Situazione economica
Tra i Paesi meno
sviluppati, uno dei più poveri d’Europa, il Kosovo negli ultimi anni ha
mostrato un quadro macroeconomico relativamente solido, pur continuando a
soffrire di alcuni problemi strutturali che ostacolano un maggior ruolo del
settore privato nell’economia e l’aumento di investimenti
dall’estero. Il Paese ha una ristretta base produttiva, pur presentando grandi
potenzialità. Il Kosovo è tuttora profondamente influenzato dalla forte
incidenza degli aiuti per la ricostruzione e dalle rimesse dall’estero che,
nonostante la crisi finanziaria ed economica, hanno
evidenziato una buona tenuta, sebbene la tendenza sembrerebbe quella di un
progressivo declino dell’incidenza sia delle rimesse sia degli aiuti allo
sviluppo in entrata come quota del PIL. In una prospettiva di lungo periodo, la
situazione di forte dipendenza da trasferimenti finanziari è difficilmente
compatibile con le aspettative di maggior integrazione
economica con la UE ed i suoi Stati Membri, ma anche con partner attualmente di
primo piano come la Turchia. Nei prossimi anni verranno a scadenza i primi
prestiti accordati dal FMI al Kosovo: a tale appuntamento il Paese dovrà
giungere con una struttura economica e produttiva decisamente
rafforzata. I principali fattori che rallentano la crescita economica del Paese
sono: carenze infrastrutturali, limitato
approvvigionamento di energia elettrica, economia informale, un ancora fragile
sistema di “rule of law”, il tuttora insufficiente
pacchetto di efficaci misure economiche, un ambiente non favorevole agli
investimenti, anche per la diffusa corruzione, e significativi divari nel
mercato del lavoro. Mancano fonti di crescita sostenibile a lungo termine. I
progressi del Paese nella creazione di un’economia di mercato restano al di sotto delle aspettative.
La situazione
macroeconomica nel 2014 si è confermata sostanzialmente stabile. Il tasso di
crescita del PIL, nelle proiezioni del Governo kosovaro, dovrebbe superare a
fine 2014 il 4% (quindi maggiore rispetto al 2013, pari al 3,2%). L’FMI prevede nel 2014 una crescita del PIL pari al 4,3%.
Buoni i risultati
sul fronte dei conti pubblici. Il
bilancio dello Stato appare sotto controllo ed è gestito con attenzione, grazie
anche al continuo monitoraggio che il FMI esercita sul Paese (il Fondo ha un “Resident Office” a Pristina) ed
alla prassi, adottata dal Governo kosovaro, di rispettare la cd. “Fiscal Rule”, ovvero la “Legge sulla Gestione delle Finanze
Pubbliche”, approvata nel 2013 e molto apprezzata dal FMI. La “Fiscal Rule” prevede parametri di spesa entro i quali il Governo
di Pristina deve operare, fissando un tetto pari al 2% del PIL per la spesa in
deficit e stabilendo che ogni decisione di spesa del Governo deve passare
attraverso un sistema di valutazione per stimarne gli effetti sulle finanze
pubbliche nel medio periodo di 5 anni. Il bilancio
2014 è stato il primo ad essersi dovuto conformare ad
una “Fiscal Rule”. Se il bilancio si mantiene sotto
controllo, ciò è dovuto anche a scarsi investimenti
per servizi sociali ed infrastrutture. La decisione pre-elettorale del Governo
(marzo 2014) di incrementare i salari degli impiegati statali, le pensioni
sociali ed altre indennità a livelli
significativamente più alti del previsto ha alterato la struttura iniziale
della spesa a scapito di quella per la crescita e per riforme fondamentali.
Nel 2014 il deficit dello Stato è stato pari all’1,8% del PIL (previsioni).
Per quanto riguarda il debito pubblico, nel
2013 è stato pari all’8,5% del PIL (previsioni – fonte: FMI), di poco
inferiore al dato indicato dalla Commissione Europea (8,9%).
Circa il 60% delle entrate fiscali del Kosovo
provengono da introiti doganali. Ancora oggi la maggior parte dei contributi fiscali proviene dalla
tassazione sulle importazioni, mentre le poche imprese che potrebbero
contribuirvi alimentano, non di rado, l’economia sommersa, che si attesta tra
il 26 ed il 35% del PIL (da alcuni stimata addirittura
al 50%). La debolezza del sistema produttivo rimane il problema centrale
nell’economia kosovara, prevalentemente basata sui servizi (in gran parte un
indotto della presenza internazionale). L’agricoltura è tuttora a un livello
solo leggermente superiore a quello di sussistenza, nonostante i progressi
dell’ultimo periodo e il supporto pubblico al settore, e costituisce circa il
13% del PIL. Per quanto riguarda il settore
industriale, esso appare molto carente a causa degli
effetti negativi della guerra del 1999, ma anche della precedente struttura
economica della Federazione Jugoslava, basata su imprese pubbliche e
cooperative. Nel 2013 il settore privato ha contributo al PIL per il
70%; si tratta per la maggior parte di piccole e medie imprese con meno di 250
dipendenti, che costituiscono il 97% del totale (dati - fonte: Progress Report Commissione Europea).
Secondo dati di
fonte locale, nel 2013 il tasso di inflazione è stato dell’1,7% (in linea con i dati
della Commissione Europea: 1,8%); per quanto riguarda il 2014, fino al mese di
settembre il tasso di inflazione si è mantenuto sotto l’1%.
La disoccupazione registra un tasso molto
elevato, circa il 30%, uno dei più alti in Europa, con percentuali superiori al
50% tra i giovani. Quasi il 70% dei disoccupati lo è da lungo tempo (dati – fonte: Progress Report Commissione
Europea). Nel dicembre 2013 è stata adottata la legge sull’Agenzia per
l’Impiego, con il compito di migliorare le politiche occupazionali e i tirocini
professionali, senza però stanziare fondi per la stessa Agenzia, che dovrebbe
iniziare la sua attività nel 2015 (dati -
fonte: Progress Report Commissione Europea).
Il Kosovo si
conferma uno dei Paesi più poveri della regione: nel 2013 il PIL pro-capite si è attestato, in
termini nominali, su circa 2.757 euro annui (secondo l’ultimo Progress Report
della Commissione Europea, è di circa € 2.800 euro nel 2013, pari all’11% della media UE). Il Kosovo è il Paese con gli
stipendi più bassi tra quelli che adottano l’Euro. La maggior parte dei giovani
occupati in Kosovo ha un lavoro mal retribuito (compreso tra 250 e 400 euro
mensili, rispetto ad
un costo della vita che è ormai equiparabile a quello di una città di
provincia italiana). L’emigrazione verso l’Europa occidentale (soprattutto
Germania e Svizzera) rimane un fenomeno molto diffuso. Nei mesi scorsi si era
avuta una forte crescita dei tentativi di emigrazione clandestina di giovani kosovari verso alcuni Paesi europei, soprattutto
Ungheria, Germania (Paese di maggior destinazione), Austria, Francia, Svezia e
Svizzera. Il fenomeno è stato prontamente arginato. Su una popolazione di circa
2 milioni, molte famiglie vivono grazie alle rimesse
della diaspora, soprattutto dalla Germania
(circa 450.000) e dalla Svizzera.
Il Governo del
Kosovo ha ufficialmente presentato nel mese di marzo 2015 il proprio programma
economico, che mira al rafforzamento del sistema privato, ed
in particolare di piccole e medie imprese. Prioritari sono l’allargamento della
base produttiva, l’emersione del sommerso e la lotta alla corruzione. Attualmente più del 70% delle entrate del Governo proviene
dai dazi sulle importazioni. La percentuale assicurata dal sistema produttivo è
troppo ridotta. Sono in via di approvazione incentivi a investimenti produttivi
quali la detassazione e l’esclusione dell’IVA per i primi anni di attività di
nuove imprese e la detassazione sull’importazione di macchinari. Dovrebbero
proseguire le privatizzazioni. Saranno inoltre varate politiche fiscali atte ad incoraggiare l’emersione e la legalizzazione del lavoro
in nero da parte delle imprese (soprattutto edili); prioritari saranno lo
sviluppo dell’agricoltura ed il settore energetico, troppo costoso ed altamente
inquinante. Preannunciato un giro di vite sulla
corruzione.
Le relazioni di
Pristina con il Fondo Monetario Internazionale sono soddisfacenti. Nel 2012 il
Consiglio esecutivo del FMI aveva approvato uno Stand-by Agreement destinato a
sostenere il programma economico kosovaro per il biennio 2012-2013, con circa
107 milioni di euro per 20 mesi, conclusosi
positivamente alla fine del 2013. Degno di nota l’interesse con il quale il FMI
attende l’approvazione delle misure economiche previste, nell’ambito del
dialogo con Belgrado, per il Nord del Paese, per l’impatto che avranno sulle
finanze pubbliche kosovare.
Il settore bancario e finanziario,
anche se di dimensioni ridotte, è ben capitalizzato ed ha una buona liquidità.
Il settore bancario, che detiene circa il 70% degli assets finanziari totali, resta
predominante. Seguono Fondi pensioni ed Assicurazioni.
Bisogna segnalare che i buoni livelli di liquidità del sistema bancario
kosovaro (i depositi bancari ammontavano nel giugno
2013 a circa 2,20 miliardi di euro) derivano, a volte, da attività illegali
gestite dalla criminalità organizzata. Spesso inoltre non si riesce a
convogliare il denaro verso investimenti produttivi ed
i tassi di interesse restano troppo elevati. Gli assets totali del sistema
finanziario (esclusa la Banca Centrale locale) sono aumentati del 10,5%,
raggiungendo l’83% del PIL nel 2013 (dati
– fonte: Progress Report Commissione Europea). In aumento la percentuale
dei “non performing loans”,
pari all’8,2% dei prestiti totali (dati
luglio 2014 – fonte: Progress Report Commissione Europea). Il Paese è
aperto alla presenza di gruppi bancari stranieri. Tra gli Istituti più
importanti figurano la banca austriaca Reiffeisen, i
turchi di TEB del gruppo francese Paribas, la banca a
partecipazione tedesca Pro-Credit e la slovena NLB.
Assente una banca italiana. A portare nel Paese liquidità è anche la fortissima
presenza internazionale, soprattutto a Pristina.
Quanto al commercio
internazionale, il Kosovo presenta un notevole grado di apertura al
commercio estero ed una forte dipendenza dalle
importazioni internazionali. Nel dicembre 2006 il Kosovo è entrato a far parte
del CEFTA (Central European
Free Trade Agreement),
importante accordo che attualmente riunisce otto Paesi dei Balcani in un’unica
area di commercio liberalizzato. Il Kosovo beneficia inoltre di un
non-reciproco libero accesso delle dogane al mercato dell’Unione Europea. Il
mancato riconoscimento da parte serba continua ad avere ricadute anche a
livello commerciale, ove continua ad essere applicato
l’embargo sui prodotti provenienti dal Kosovo.
Nel 2013 il grado di apertura del Kosovo al
commercio è risultato in diminuzione, con una
percentuale del commercio totale pari al 66,4% del PIL (nel 2012 era stato pari
al 70,4% del PIL). I Paesi UE e CEFTA restano i principali partner commerciali, con una percentuale pari rispettivamente al
43,8% e al 28,5% degli scambi commerciali (dati
- fonte: Progress Report Commissione Europea 2014).
Il Kosovo, vista la flebile base produttiva,
continua ad importare molto più di quello che esporta.
Nel 2013, in base a dati di fonte locale, il Paese ha
avuto un interscambio con il resto del mondo di circa 2,742 miliardi di euro.
Le importazioni sono state di circa 2,449 miliardi di euro, le importazioni
circa 294 milioni di euro. La bilancia commerciale del Paese ha così registrato
nel 2013 un deficit pari a circa 2,155 miliardi di euro. Secondo le proiezioni,
anche nel 2014 la bilancia commerciale risulterà in
forte passivo (né ci sono le premesse, nel breve periodo, per una inversione di
tendenza). Ciò è testimoniato dai primi dati disponibili, secondo i quali, nei
primi sette mesi del 2014, le esportazioni sono diminuite dello 0,4% e le
importazioni sono aumentate dell’1,2%, incrementando
il deficit commerciale dell’1,4% (dati –
fonte: Progress Report della Commissione Europea). Secondo la Commissione
Europea, nel 2013 il deficit della bilancia commerciale è sceso al 31,6% del
PIL (-2,5% rispetto al 2012).
Nel 2013 i principali Paesi fornitori del Kosovo sono risultati: Serbia,
Germania, Italia, Turchia e Macedonia; i
principali Paesi acquirenti sono risultati: Italia, Albania, Macedonia,
Montenegro e Serbia (dati – fonte:
Istituto di Statistica locale e Dogane del Kosovo).
In base agli ultimi dati di fonte locale, le principali voci delle esportazioni kosovare sono costitute da:
metalli di base e articoli correlati, soprattutto ferro e nichel, che
costituiscono circa il 55% delle esportazioni; prodotti minerari, per le
importanti riserve di lignite nel Paese; prodotti alimentari finiti, bevande e
tabacco, prodotti vegetali, prodotti della plastica e gomma, macchinari e
materiale elettrico, pellame e articoli correlati, mentre le principali voci delle importazioni kosovare sono costituite da: prodotti minerali, soprattutto petrolio,
prodotti alimentari finiti, bevande e tabacco, prodotti chimici, plastica,
gomma e articoli correlati, mezzi di trasporto, soprattutto autovetture, e
prodotti vegetali.
Gli investimenti esteri nel Paese sono
ancora modesti, sebbene il Kosovo negli ultimi anni abbia fatto della promozione
commerciale ed imprenditoriale una priorità. Secondo
le proiezioni FMI, nel 2012 gli investimenti esteri hanno registrato un
incremento dell’8%. Secondo gli ultimi dati della
Commissione Europea, gli IDE netti nel 2013 sono stati pari a 241,5 milioni di
euro; secondo la stessa fonte, nel 2013 erano stati pari a 213,3 milioni di
euro. I Paesi UE restano i principali investitori stranieri in Kosovo, con una
quota del 35% degli investimenti totali (dati
- fonte: Progress Report Commissione Europea). Gli IDE nel 2013 hanno
raggiunto il 4,5% del PIL (in crescita rispetto al 4,2% del 2012 - dati - fonte: Progress Report Commissione
Europea). In base ai dati di stock, gli investimenti diretti esteri in
Kosovo al 31 dicembre 2013 sono pari a 21,2 miliardi di dollari (fonte: CIA World Factbook).
Si rileva negli ultimi tempi un crescente attivismo dei Paesi del Golfo. Nel
2013 quasi la metà degli investimenti diretti esteri si è diretta al settore
non commerciale (beni immobili e costruzioni); in diminuzione anche la quota di
IDE destinata al manifatturiero, pari solo al 7% (nel
2012 era stata del 14% - dati – fonte.
Progress Report Commissione Europea). Nel 2013 non
vi è stato alcun investimento greenfield. Gli IDE sembrano favorire i consumi piuttosto
che gli investimenti (dati – fonte. Progress Report Commissione Europea).
L’assenza di una struttura economica e l’alta disoccupazione rendono gli
investimenti dall’estero determinanti per lo sviluppo
del Paese.
Nel 2014 il
Governo ha dichiarato tre nuove zone economiche. A fronte di numerose
agevolazioni ed incentivi (basso costo della
manodopera locale, ampia disponibilità di materie prime, basse tassazioni,
efficienza del sistema commerciale ed affidabilità dei servizi bancari e
finanziari), si riscontra nel Paese ancora molta incertezza politica e scarsa
protezione assicurativa e giuridica, oltre a difficoltà dovute alla complessità
dell’iter burocratico, a problemi doganali, alla limitata presenza di
infrastrutture, all’offerta di energia elettrica inadeguata ed alle difficoltà
di incasso. Se il Paese appare consapevole della necessità di attirare maggiori
investimenti al fine di rafforzare la sua capacità produttiva, sembrano mancare miglioramenti nei settori più influenti in
tal senso. Si segnala la firma, da parte del Governo kosovaro, dell’Accordo
quadro con la Banca Europea degli Investimenti (BEI) che permetterà alla Banca
di finanziare investimenti. La recente revisione del programma energetico
per i prossimi anni messa in atto dal Governo di Pristina è invece giudicata da
diverse parti inferiore alle attese. Sotto il profilo del business environment, le condizioni sembrano migliorate, come
dimostra anche l’86ma posizione guadagnata dal Kosovo nel “Doing
Business Index” pubblicato dalla Banca Mondiale nel 2013.
A partire dal 1999 sono state avviate numerose privatizzazioni,
che spesso non sono state attuate in modo adeguato e che hanno finito per
eliminare ammortizzatori sociali cui si era abituati nell’era jugoslava. Il
caso più vistoso è costituito dall’intolleranza
mostrata dalla ditta turca che gestisce l’elettricità nei confronti di ritardi,
anche minimi, di pagamento. Tra le principali privatizzazioni, si segnala
quella dell’Aeroporto di Pristina, dato in gestione ad
un consorzio turco-francese. Il 23 ottobre 2013 si è svolta la cerimonia di inaugurazione del nuovo Terminal dell’aeroporto di
Pristina. Nel consorzio Limak-Aeroport de Lyon la componente turca ha fornito circa il 90% del capitale di
investimento su un totale di 140 milioni di euro. Nel 2012 le risorse ottenute
attraverso i processi di privatizzazione ammontano a
circa 574,4 milioni di Euro, di cui 16,7 milioni incamerati nel 2012 (dati Progress Report Commissione Europea e
di fonte locale). Nel 2013 sono state concluse
solo due procedure di liquidazione ed altre sei nel 2014 (dati– fonte: Progress Report Commissione Europea 2014). Nel
programma economico recentemente varato dal Governo, è previsto il
proseguimento delle privatizzazioni, inclusa quella della Società di Poste e
Telecomunicazioni (PTK), fallita nel 2013 dopo un tentativo di acquisizione da
parte di una ditta tedesca e verso la quale aveva manifestato interesse anche
la nostra Telecom.
Entro il 2013 era
atteso l’avvio della costruzione della
nuova termocentrale Kosova
C, della potenza di 600 MW, in cui non sembrano
esservi stati progressi. Nell’immediato
vi sono opportunità per la costruzione delle
autostrade Morina-Merdare e Pristina-Skopje, i cui
lavori sono iniziati nel luglio 2014, oltre
che per la realizzazione della rete ferroviaria. E’ stata recentemente
terminata l’autostrada Pristina-Tirana. Anche il settore agricolo offre
possibilità di investimento.
Politica estera
L’obiettivo prioritario della politica estera kosovara, accanto al
proseguimento del percorso europeo, è quello di favorire ulteriori
riconoscimenti internazionali del Paese. Attualmente
108 Stati, tra cui 23 membri UE[2],
hanno riconosciuto il Kosovo. Pristina è inoltre entrata a far parte della
Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale dal 5 maggio 2009.
Tra i maggiori partner di Pristina rilevano le relazioni speciali con gli Stati Uniti, in virtù del ruolo giocato
da Washington a favore dell’indipendenza del Kosovo. Analogamente stretti sono
i rapporti con gli altri Paesi del Quint (UK,
Francia, Germania, Italia). Quanto alle relazioni con gli Stati limitrofi,
tutti i Paesi della regione balcanica hanno riconosciuto Pristina, fatta
eccezione per Serbia e Bosnia Erzegovina. I rapporti con l’Albania, in virtù della
comunanza dell’etnia albanese, risultano
particolarmente cordiali e stretti, improntati ad un atteggiamento di sostegno
sul piano politico, di collaborazione sul piano economico e di strenua difesa
degli interessi di Pristina in ambito internazionale. Di pari passo con gli
sviluppi del Dialogo con la Serbia, facilitato dalla UE,
la leadership del Kosovo ha tuttavia
saputo mantenere un atteggiamento di grande moderazione rispetto alla retorica
pan-albanese utilizzata da Tirana in connessione essenzialmente con le elezioni
parlamentari del giugno 2013 (che peraltro decretarono la sonora sconfitta dei
Partiti e movimenti politici che avevano fatto ricorso a toni nazionalisti). I
Governi di Kosovo e Albania sono stati protagonisti di un incontro (l’11
gennaio 2014 presso la località kosovara di Prizren) definito da più parti
“storico” e al termine del quale sono stati firmati un accordo di partnership
strategica e due di cooperazione (nel settore Trasporti e Infrastrutture e
nella cooperazione commerciale). Con tale incontro è stato inaugurato un “tavolo
strategico” di confronto bilaterale che si svolgerà con cadenza regolare. Anche
le relazioni bilaterali con la Macedonia
sono ottime, come testimonia il gran numero di accordi firmati tra i due Paesi
dal 2010 ad oggi. In merito ai rapporti con il Montenegro, sono in corso negoziati per
la definizione dei confini tra i due Paesi. Risultano
infine più problematiche le relazioni con la Bosnia-Erzegovina, che non
ha riconosciuto il Kosovo a causa dell’ostruzionismo della componente
serbo-bosniaca (l’Entità della Republika Srpska).
La presentazione del “Rapporto Marty”,
discusso all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa il 25 gennaio 2010,
ha avuto conseguenze anche sui rapporti con i Paesi della regione balcanica,
rischiando di compromettere il Dialogo tra Pristina e Belgrado. Da parte delle
istituzioni kosovare, anche a seguito dell’approvazione della risoluzione
dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa che, tra l'altro, chiede
l'avvio di indagini internazionali sulle accuse in
esso contenute, si ribadisce il giudizio di infondatezza e di
strumentalizzazione rispetto ai rapporti con la Serbia, pur confermando la
piena disponibilità a collaborare in maniera costruttiva con EULEX e con tutte
le altre istanze che siano in grado di accertare i fatti e le responsabilità individuali
in maniera competente ed imparziale.
Relazioni con
l’Unione Europea
Per quanto attiene
ai rapporti con l’Unione Europea, il Kosovo è incluso nel Processo di
Stabilizzazione e di Associazione (PSA), nel cui contesto
beneficia dell'assistenza comunitaria (Strumento di Pre-Adesione, IPA) e di un
autonomo sistema commerciale preferenziale.
Alla luce dei progressi sul piano della normalizzazione dei rapporti con la
Serbia e di una serie di riforme varate da Pristina nel settore del rule of law, il Consiglio Europeo del
27-28 giugno 2013 ha approvato
le Conclusioni del Consiglio Affari Generali sull’avvio dei negoziati dell’ASA
con Pristina ed ha contestualmente approvato l’avvio dei negoziati di adesione
con la Serbia. Il parallelismo dei rispettivi percorsi europei, pur
nella divergenza del punto di partenza, si è infatti
imposto come potente incentivo per la normalizzazione dei rapporti fra i due
Paesi.
L'Accordo di Stabilizzazione e Associazione è stato
parafato il 25 luglio 2014 e la Commissione intende concluderlo
nel 2015.
Il Progress Report della Commissione dell’ottobre
2014 prende atto, positivamente, oltre che del negoziato dell’ASA,
del prosieguo del Dialogo sulla
liberalizzazione visti e dei progressi compiuti nella normalizzazione dei rapporti
con la Serbia, invitando le Autorità kosovare a proseguire in tale processo. Limitati sono invece giudicati i risultati conseguiti nel
rafforzamento dello Stato di diritto e nella lotta alla corruzione e al crimine
organizzato.
L’impegno dell’UE in Kosovo in ambito PESD è senza precedenti con il
dispiegamento di EULEX, missione istituita nel febbraio 2008 e competente in
tre settori (Polizia, Giustizia e Dogane) per assistere le istituzioni kosovare
nella loro evoluzione verso la promozione dello stato
di diritto ed il rafforzamento di un sistema giudiziario indipendente,
multi-etnico e conforme alle norme internazionali in materia di diritti umani.
Il programma EULEX, il cui mandato scadeva nel giugno 2014, è già stato
rinnovato con un provvedimento del Parlamento kosovaro per altri due anni dopo
un processo di revisione strategica da parte di
Bruxelles .
Il sostegno finanziario dell’UE al Kosovo viene
prestato sin dal 1998 nel quadro di vari strumenti tra cui l’assistenza tecnica
periodica, gli aiuti umanitari, il sostegno finanziario eccezionale e il
finanziamento di UNMIK. A
partire dal 1° gennaio 2007, il Kosovo è destinatario,
insieme ai Paesi dei Balcani occidentali ed alla Turchia, dello Strumento di
Pre-Adesione (IPA). Un totale di €1.2 miliardi sono
stati messi a disposizione dalla comunità internazionale, inclusi circa €100
milioni per un fondo di stabilizzazione. L’impegno della Commissione europea
ammonta a € 508 milioni, attraverso gli strumenti IPA e MFA (Macro - Financial Assistance). Gli Stati
membri dell’UE contribuiscono con ulteriori € 286 milioni.
Per il periodo 2011-2013, il Kosovo beneficerà,
attraverso l’IPA, di € 212,4 milioni per i seguenti settori d’intervento:
giustizia, affari interni e diritti fondamentali; riforma della pubblica
amministrazione; ambiente e cambiamenti climatici; trasporti; sviluppo del
settore privato; sviluppo sociale; agricoltura e
sviluppo rurale.
Rapporti bilaterali
Sin dai tempi del
defunto Presidente Rugova - che ha risieduto a lungo
in Italia - Roma e Pristina hanno mantenuto ottimi rapporti. L’Italia svolge
tuttora un ruolo di primo piano nella vicenda del Kosovo per la partecipazione
al Quint (Francia, Germania, Italia, USA, UK),
sostenendo il ruolo centrale dell’UE sulla base dell’assunto che il Kosovo è
una questione eminentemente europea. Il 21 febbraio 2008 l’Italia ha
riconosciuto la Repubblica del Kosovo in coordinamento con i principali partner
internazionali ed in linea con la maggioranza dei
Paesi UE, stabilendo contestualmente relazioni diplomatiche con Pristina dove è
stata aperta una nostra Ambasciata.
Numerose le visite
bilaterali che si sono susseguite negli ultimi anni, ultima
delle quali quella dell’allora Ministro degli Esteri Mogherini
a Pristina il 24 luglio 2014 (che ha dato risalto e slancio al ruolo
dell’Italia ed è stata anche l’occasione per la firma dell’Accordo in materia
di autotrasporto internazionale di viaggiatori e merci) e quella della
Presidente della Repubblica Atifete Jahjaga (la prima di un Presidente del Kosovo) in Italia il
21 gennaio 2015. In tale occasione la Presidente kosovara ha incontrato il
Presidente del Senato Grasso (nell’esercizio delle funzioni di Presidente della
Repubblica) e la Presidente della Camera Boldrini, sottolineando
gli eccellenti rapporti tra i due Paesi e l’importantissimo sostegno fornito
dall’Italia al Kosovo in molteplici settori.
Le relazioni
commerciali tra Italia e Kosovo, dopo una fase di costante crescita, sono ora
piuttosto stabili. In base agli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT, nel 2014 le esportazioni italiane verso il Kosovo sono ammontate a € 72 milioni circa (-3,3% rispetto
all’anno precedente), mentre le importazioni
italiane dal Kosovo hanno raggiunto il valore di circa € 49 milioni (-34,6%), con un saldo attivo per l’Italia pari a 23,3 milioni di euro circa. In base agli stessi dati Istat, nel
2014 l’interscambio
commerciale bilaterale è diminuito di circa il 19% rispetto al valore
registrato l’anno precedente.
Rispetto al 2012 le
nostre relazioni commerciali con il Kosovo risultano
rafforzate. Nel 2013 l’Italia è stata il 3°
Paese fornitore (4° nel 2012), dopo Serbia e Germania, con una quota di
mercato del 9,2%, e seguita dalla Turchia, ed il 1° Paese cliente del Kosovo (3° nel 2012),
con una quota di mercato pari al 25,3% (dati
- fonte: Istituto di Statistica locale e Dogane del Kosovo).
Le principali voci delle
esportazioni italiane in Kosovo attualmente sono
costituite da: caldaie; apparecchiature meccaniche; ghisa, ferro o acciaio;
automobili ed altri veicoli; prodotti ceramici e farmaceutici; apparecchiature
elettriche, apparecchi per la registrazione o la riproduzione del suono;
prodotti alimentari, caffè e spezie. Le principali
voci delle importazioni italiane dal Kosovo sono costituite da: ghisa,
ferro e acciaio; rame, pelli e cuoio; bevande, alcolici ed
aceti; lana; alluminio; strumenti ed apparecchiature ottiche e per
cinematografia; indumenti ed accessori di abbigliamento (fonte: locale).
L’Italia, per vicinanza geografica e non solo, può svolgere un ruolo
rilevante nella vita economica del Paese. Una terra fertile, significative
risorse minerarie, popolazione giovane ed in crescita, bassi salari ed un
sistema di tassazione favorevole potrebbero rivelarsi vantaggi comparati atti
ad attrarre investimenti delle nostre imprese. Giocherebbe a nostro favore la
caratteristica dimensione medio-piccola delle nostre imprese, che si
adatterebbero bene ad un sistema produttivo come
quello kosovaro, fondato su aziende a gestione familiare. Il momento
sembrerebbe favorevole per nuovi investimenti. Il programma economico lanciato
dal Governo presenta aspetti di interesse per le
nostre imprese, come ad esempio la necessità di ingenti importazioni di
macchinari agricoli ed industriali.
Già negli ultimi anni sempre più imprese italiane si sono rivolte al
Kosovo non solo come mercato di esportazione, ma anche per effettuare
investimenti produttivi (greenfield) e
attivare forme di collaborazione con partner locali. Il volume degli investimenti italiani in Kosovo,
nonostante le difficoltà a livello normativo e giuridico, risulta
in crescita grazie all’interesse mostrato da parte di società italiane verso
grandi appalti pubblici (soprattutto nei trasporti e nel settore energetico),
ma - in misura crescente - anche verso investimenti nei settori agroalimentare,
dell’arredamento, metallurgico, tessile e dell’edilizia, con joint ventures
e produzione per conto terzi (arredamento e tessile) e collaborazione
industriale (agroalimentare). Interessanti opportunità potrebbero aprirsi nei settori energetico e infrastrutturale. Pesa l’assenza di
una banca italiana. Il Governo kosovaro
è interessato ad un maggior coinvolgimento delle
nostre imprese nel Paese: ha auspicato l’inserimento di aziende italiane nel
progetto di rinnovamento della obsoleta centrale a lignite conosciuta con il
nome di “Kosovo A”. I kosovari vorrebbero infatti
diversificare i loro rapporti economici, tuttora strettamente legati alla
Serbia, senza rimanere schiacciati dalla preponderante presenza tedesca, mentre
ci giudicano partner migliori degli imprenditori greci e turchi, che vanno qui
facendosi negli ultimi tempi sempre più intraprendenti.
E’ bene sottolineare che, nonostante buone
opportunità di investimento e delocalizzazione produttiva per le nostre imprese
nei settori tradizionalmente di punta per la produzione nazionale
(agroalimentare, tessile, meccanico), anche grazie alla maggiore forza di
attrazione dei prodotti di qualità dovuta all'aumento del potere d'acquisto, la
presenza italiana rimane estremamente scarsa e al di sotto del potenziale. I
vantaggi offerti dal Paese spesso si contrappongono al rischio di contenziosi
economici. Si segnala il recente interesse di imprenditori
albanesi ad investire in Kosovo, anche tramite azioni congiunte con
imprenditori italiani. Positiva in questo senso la scelta,
all’inizio del 2014, di far dipendere l’Ufficio ICE in Kosovo dalla sede di
Tirana. L’Italia punta infatti a fare
dell’Albania il trampolino di lancio per ottenere un ruolo economico (ed anche
culturale) in Kosovo, Paese che condivide con l’Albania lingua e cultura. La
prima iniziativa organizzata dal nuovo Ufficio ICE in Kosovo, che ha riaperto
nei locali dell’Ambasciata nel mese di dicembre, è stata l’organizzazione della
prima “Settimana italiana” (1-7 dicembre 2014), che ha riscosso
grande successo mediatico e di pubblico, nell’ambito della quale si è svolto
anche un seminario per promuovere l’interscambio commerciale e gli investimenti
italiani in Kosovo. Si segnala un importante Memorandum
sottoscritto a Pristina il 5 dicembre 2014 tra la stessa Agenzia ICE e la Kosova Chamber of Commerce, la
più rilevante del Paese.
Ad ottobre 2013 si registra in Kosovo la
presenza di 190 aziende con capitale italiano pari a 25,250 milioni di euro e
con 1.400 addetti, soprattutto nei settori manifatturiero, dell’edilizia e del
commercio. Seguono i settori bancario e finanziario, i
trasporti, le attività alberghiere e della ristorazione, il settore medico e le
telecomunicazioni (fonte: locale). Si
segnala l’acquisizione degli impianti vinicoli di Suha
Reka (i più grandi dell’ex Jugoslavia) da parte di un
consorzio guidato dal Gruppo Fantinel, in seguito alla quale è sorto un contenzioso durato diversi anni e solo
recentemente risolto (ultimamente Fantinel ha
raccolto manifestazioni di interesse di Simest ad
approfondire possibili collaborazioni). L’inaugurazione del primo mega-store Conad in Kosovo è avvenuta in concomitanza con la
prima Settimana italiana (dicembre 2014). Negli ultimi tempi si sono svolte le
visite in Kosovo di una delegazione di Telecom Italia e di una delegazione del
Trentino, Regione particolarmente attiva nel Paese negli ultimi 15 anni.
Le maggiori problematiche per ulteriori
investimenti sono condizionate dallo status del Paese, che per ora impedisce il
ricorso a formule assicurative presso le Istituzioni Finanziarie
Internazionali, oltre che dalle carenze del sistema economico e giuridico.
Ad oggi sono state realizzate due "Country Presentations"
(a Verona nel 2009 e a Roma nel 2011). La conoscenza della lingua e della
cultura italiana in Kosovo è poco diffusa, sebbene si stia riscontrando negli
ultimi tempi nel Paese un vivo interesse verso la lingua e la cultura italiana.
Sembrerebbe pertanto opportuno valutare l’istituzione nel Paese
una cattedra di italiano.
Il Kosovo, sia prima dell’indipendenza che
dopo, ha fatto registrare significativi flussi di immigrazione in Italia. Le
statistiche del Ministero dell’Interno sono dal medesimo dichiarate poco
attendibili e incomplete, non essendo possibile tenere conto con precisione dei
kosovari con passaporto serbo immigrati in Italia prima dell’indipendenza. Gli
ultimi dati del Ministero dell’Interno al 1° trimestre 2013 indicano 1.178
kosovari titolari di permesso di soggiorno e 323 iscritti al soggiorno
del titolare. Dati del Ministero dell’Interno al 30 settembre 2012 indicano che
i cittadini kosovari in Italia sono 6.527. Secondo i più recenti dati di fonte
locale, la comunità kosovara in Italia andrebbe rafforzandosi, grazie anche
all’alto numero di ricongiungimenti familiari, e sarebbe attualmente
costituita da circa 40.000 persone.
Con il Kosovo è stato firmato il 15 aprile 2014 a Roma un Accordo sulla
riammissione delle persone che soggiornano senza autorizzazione, con relativo
Protocollo di attuazione, in vigore dal 26 marzo 2015.
DATI STATISTICI
TABELLA PRINCIPALI
INDICATORI MACROECONOMICI
(ultimo aggiornamento 2 dicembre 2014)
|
2010 (reale) |
2011
(reale) |
2012
(reale) |
2013
(reale) |
2014 (previsioni) |
PIL nominale (mld €) |
4,4 |
4,8 |
5,1 |
5,3 |
5,5* |
Variazione reale del
PIL (%)° |
+3,3 |
+4,4 |
+2,8 |
+3,4 |
+4,3* |
Reddito pro-capite |
€ 2.480 |
€ 2.672 |
€ 2.799 |
€ 2.935 |
€ 3.034* |
Tasso di cambio moneta
locale/USD |
1,42 |
1,37 (b) |
1,32 (c) |
n.d. |
n.d. |
Produzione industriale (var.%) |
n.d. |
n.d. |
n.d. |
n.d. |
n.d. |
Disoccupazione (LFS) (%) |
45,1 |
44,8*(b) |
30,9° |
30° |
n.d. |
Inflazione (%)° |
3,5 |
7,3 |
2,5 |
1,8 |
1,4* |
Deficit/PIL (%)* |
2,6 |
1,9 |
2,7 (c) |
3,5 (c) |
1,8 |
Debito pubblico/PIL (%)* |
6,9 |
5,6 |
6,9 |
8,5 |
n.d. |
Esportazioni (mln)° |
€ 296 |
€ 306 |
€ 267 |
€ 273 |
$ 362 mln* |
Importazioni (mln)° |
€ 2.158 |
€ 2.437 |
€ 2.462 |
€ 2.422 |
$ 2,7 mld* |
Bilancia commerciale° |
-€ 1.862 |
-€ 2.131 |
-€ 2.195 |
-€ 2.149 |
$ -2,3 mld* |
Investimenti diretti esteri
(flussi netti in milioni €)° |
331,1 |
378,2 |
213,3 |
241,5 |
|
Principali voci esportazioni - genn-nov
2011 |
|
Manufatti vari |
|
|
|
|
Materie prime,
escluso petrolio |
|
|
|
|
|
Prodotti
alimentari e animali vivi |
|
|
|
|
Principali voci importazioni - gen-nov
2011 |
|
Olii minerali e
lubrificanti |
|
|
|
|
Manufatti vari |
|
|
|
|
|
Macchinari e
attrezzature trasporto |
|
|
|
|
Principali Paesi fornitori |
1. Macedonia |
1. Macedonia |
1. Germania |
1. Serbia |
|
2. Germania |
2. Germania |
2. Macedonia |
2. Germania |
|
|
3. Serbia |
3. Serbia |
3. Serbia |
3. Italia |
|
|
6. Italia |
6. Italia |
4. Italia |
4. Turchia |
|
|
Principali Paesi acquirenti |
1. Italia |
1. Italia |
1. Italia |
1. Italia |
|
2. Albania |
2. Albania |
2. Albania |
2. Albania |
|
|
3. Macedonia |
3. Macedonia |
3. Macedonia |
3. Macedonia |
|
|
4. Svizzera |
4. Germania |
4. Montenegro |
4. Montenegro |
|
|
Fonti: Banca Centrale Kosovo/Dogane Kosovo/FMI/Progress Report Commissione
Europea/Istituto di statistica locale. *Fondo
Monetario Internazionale. °Fonte:
Progress Report Commissione Europea 2014. Legenda: a) reale;
b) stime; c) previsioni. |
Il Kosovo è uno dei paesi dei Balcani occidentali con lo status di potenziale candidato all’adesione all’UE[3].
A luglio 2014 si sono definitivamente conclusi negoziati per un Accordo di stabilizzazione e associazione tra la UE e il Kosovo. Il Commissario per l’allargamento Johannes Hahn, il 18 febbraio 2015, ha indicato che la Commissione europea potrebbe presentare la proposta di decisione relativa alla firma dell’Accordo nel mese di aprile 2015, con l’obiettivo dell’adozione della decisione da parte del Consiglio dell’UE entro la fine del 2015.
L’accordo, che sarà il primo globale tra l'UE e il Kosovo,
prevede un dialogo politico rafforzato, una maggiore integrazione commerciale,
anche attraverso l'apertura dei mercati dell'UE ai prodotti industriali e
agricoli del Kosovo, e nuove forme di cooperazione.
L’UE è presente in Kosovo con la missione civile EULEX, il cui obiettivo centrale è assistere e sostenere le autorità del Kosovo nell’applicazione dello stato di diritto, con un focus specifico sulle questioni legate all'indipendenza della magistratura, alla multietnicità della polizia e del sistema delle dogane, al contrasto alla criminalità. Il mandato della missione EULEX è stato recentemente esteso al 16 giugno 2016.
Il Parlamento del Kosovo ha approvato il 23 aprile 2014 l’estensione al 2016 del mandato della missione EULEX e la creazione di un tribunale per i crimini di guerra.
A seguito della recente formulazione di accuse di corruzione all'interno di EULEX, l’Alto rappresentante, Federica Mogherini, ha nominato il 10 novembre 2014 un esperto indipendente per indagare sul seguito dato a tali accuse, secondo le quali funzionari della missione sarebbero stati collusi con sospetti criminali, avendo ottenuto tangenti per affossare processi e insabbiare prove.
In Kosovo, l’Unione europea è inoltre presente tramite un Rappresentante speciale, Samuel Zbogar.
Il 19 aprile 2013 è stato firmato un accordo per la normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo, nell’ambito del processo di facilitazione del dialogo promosso dall’Unione europea.
Il
raggiungimento di progressi significativi nella
normalizzazione delle relazioni tra la Serbia e il Kosovo è stato indicato
dalla Commissione europea come una condizione per l’apertura dei negoziati di
adesione con la Serbia.
Il dialogo ad alto livello condotto dell’ambito di tale accordo, dopo un periodo di interruzione dovuto allo svolgimento delle elezioni politiche, è ripreso il 9 febbraio 2015.
In occasione delle elezioni dell’8 giugno 2014, l’Unione europea ha inviato una missione d’osservazione elettorale che è stata guidata da Roberto Gualtieri, membro italiano del Parlamento europeo. La missione di osservazione elettorale ha giudicato trasparenti e ben organizzate le elezioni legislative anticipate del 25 maggio e dell'8 giugno 2014, consolidando i progressi compiuti dalle elezioni amministrative del 2013.
Nell’ultima relazione annuale sullo stato di avanzamento dei negoziati di adesione, presentata l’8 ottobre 2014, la Commissione europea rileva per quanto riguarda il Kosovo che:
·
il completamento
dei negoziati di un accordo di stabilizzazione e di associazione con il Kosovo
è una svolta importante nel percorso di integrazione europea del Kosovo. La
crescente polarizzazione politica successiva alle elezioni di giugno ha creato però
una situazione di stallo, ritardando
l'attuazione di determinate riforme fondamentali.
·
desta ancora notevole
preoccupazione la situazione dello Stato
di diritto, in particolare, l'indipendenza della magistratura e gli scarsi
risultati ottenuti nella lotta alla criminalità organizzata. È necessario un
maggiore impegno per ovviare alle carenze individuate
durante il dialogo sul visto, adoperandosi anche per ridurre i rischi che la potenziale liberalizzazione del visto comporterebbe
in termini di sicurezza e migrazione.
Servono urgentemente riforme economiche
strutturali per ridurre l'elevata disoccupazione. Occorre intraprendere in
via prioritaria riforme importanti, come la riforma elettorale e la riforma della pubblica amministrazione, e adottare
misure per tutelare le minoranze;
·
il paese deve impegnarsi attivamente per realizzare il
suo programma di riforma collegato all'UE, in particolare ad allineare la legislazione con l'acquis dell'UE in
ambiti quali lo Stato di diritto, la pubblica amministrazione, l'economia, la
concorrenza e il commercio;
·
il nuovo governo dovrà mantenere l'impegno a favore della cooperazione regionale e la
partecipazione attiva e costruttiva al processo di normalizzazione delle relazioni con la Serbia. Il Kosovo deve
inoltre continuare ad applicare gli accordi raggiunti nell'ambito del dialogo.
·
la situazione nel Kosovo
settentrionale rimane tesa. Tutte le parti interessate dovrebbero
collaborare con EULEX ed evitare di prendere iniziative unilaterali. Occorre ulteriore impegno per consentire ai quattro comuni del nord
di funzionare nell'ambito del quadro giuridico del Kosovo.
Il Parlamento europeo ha approvato il l’11 marzo 2015 una risoluzione sul processo di integrazione europea del Kosovo nella quale in particolare:
·
accoglie con favore la
fine dello stallo politico di sei mesi che ha seguito le elezioni, con la
costituzione dell'Assemblea e la nomina del nuovo governo; esprime
preoccupazione per la nomina di persone oggetto di controversia, i cui
precedenti potrebbero essere messi in discussione; deplora il numero inutilmente
elevato di ministri e vice ministri nel nuovo governo, nonché l'esiguo numero
di donne tra i ministri; incoraggia i rappresentanti eletti della minoranza
serba in Kosovo a partecipare e ad assumersi le proprie responsabilità
all'interno della nuova coalizione di governo;
·
esorta il nuovo governo a proseguire sul cammino europeo e a
perseguire con determinazione una serie di questioni prioritarie, tra cui il
rafforzamento e l'affermazione dello Stato
di diritto, la definizione di un modello
giudiziario basato sui principi di indipendenza, professionalità ed
efficacia, nonché una lotta sistematica ed efficace contro la corruzione e la criminalità i organizzata;
·
invita le autorità a combattere in modo sistematico ed
efficace contro la disoccupazione, a
promuovere riforme economiche
strutturali e lo sviluppo sostenibile attraverso l'istituzione di un quadro
regolamentare e di incentivi per le
piccole e medie imprese nonché ad attuare la tanto necessaria riforma del sistema di protezione sociale,
per far fronte agli elevati tassi di povertà persistente;
·
sottolinea che l'istituzione e il funzionamento del Tribunale speciale e la collaborazione
con tale Tribunale dovrebbero costituire una priorità;;
·
sottolinea la necessità di rafforzare
il ruolo di supervisione dell'Assemblea, e in particolare della commissione per l'integrazione
europea, nel processo di integrazione del Kosovo;
·
sottolinea la necessità di rafforzare le azioni intese a combattere i gruppi criminali che
favoriscono l'immigrazione clandestina;
·
si compiace della partecipazione
del Kosovo alla coalizione per combattere il terrorismo, degli emendamenti
alla legge penale del Kosovo per contrastare il fenomeno dei combattenti
stranieri (foreign fighters);
·
rileva che una delle priorità del nuovo governo è la
creazione delle Forze armate del Kosovo;
comprende il principio della difesa territoriale quale aspetto della sovranità
nazionale, ma chiede che tali forze armate siano compatibili con l'UE e chiede che maggiori risorse siano destinate alla polizia del Kosovo;
·
invita il Kosovo ad adottare un quadro legislativo efficace e completo sui media al fine di garantire la libertà
di espressione;
·
sottolinea che occorrono progressi per la piena attuazione della
legislazione sui diritti delle minoranze
etniche. Attende con interesse il nuovo quadro messo a punto dal nuovo
governo per migliorare la situazione dei rom, degli
egiziani e degli ashkali;
·
incoraggia i cinque
Stati membri dell’UE (Cipro, Grecia,
Romania, Slovacchia, Spagna) che non l'hanno ancora fatto a procedere al riconoscimento del Kosovo;
·
prende atto dei progressi compiuti dal Kosovo nella
realizzazione delle condizioni previste dalla tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti; invita le
autorità a moltiplicare gli sforzi e ed esorta la Commissione europea ad
accelerare il processo di liberalizzazione dei visti per il Kosovo, l'ultimo
paese della regione ad essere soggetto all'obbligo di visto;
·
deplora che, a causa degli eventi elettorali in entrambi i
paesi, si sia registrato un rallentamento
nel ritmo dei negoziati tra Kosovo e Serbia e si rammarica per il fatto che la maggior parte degli accordi firmati
dalle due parti non sia stata pienamente
attuata.
A partire dal 1° gennaio 2007 l’assistenza finanziaria ai paesi dei Balcani occidentali viene fornita attraverso lo strumento di preadesione, denominato IPA, che sostituisce i precedenti programmi.
Nell'ambito del quadro finanziario pluriennale dell’UE per il periodo
2014-2020, è stato approvato l’11 marzo 2014 il nuovo regolamento (UE)
n. 231/2014 che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA
II). Il regolamento fissa il quadro normativo attraverso il quale l’UE
fornirà assistenza tecnica e finanziaria ai paesi candidati e potenziali
candidati all’adesione e prevede uno stanziamento complessivo per l’intero periodo
2014-2020 di circa 11 miliardi di euro, di cui 645.5
milioni di euro al Kosovo; 649,5 milioni di euro all’Albania; 664,2 milioni
di euro all’ex Repubblica iugoslava di Macedonia; 270.5 milioni di euro al
Montenegro; 1.508 milioni di euro alla Serbia; 4.453,9 milioni di euro alla
Turchia e 2.958,7 milioni di euro per regionali multi beneficiari.
Nell’ambito dello scorso periodo
di programmazione finanziaria 2007-2013 i Balcani occidentali hanno beneficiato di una assistenza
finanziaria per un totale di circa 5,17
miliardi di euro, cosi ripartiti: 498 milioni all’Albania; 465,1 milioni al Kosovo; 1.183,6
milioni di euro alla Serbia; 167 al Montenegro; 614,87 alla ex Repubblica
iugoslava di Macedonia; 550,3 alla Bosnia Erzegovina; 1.600 milioni di euro
alla Croazia e a programmi regionali multi beneficiari.
PRESIDENTE DEL PARLAMENTO |
Kadri Veseli |
Ambasciatore d’Italia a Pristina |
Andreas
FERRARESE |
Ambasciatore del Kosovo in Italia |
Sig.ra Bukurije GJONBALAJ |
XVII Legislatura
Attività legislativa |
Per quanto riguarda le ratifiche di accordi bilaterali, si
segnala che:
il 20 marzo 2015 è stato presentato alla Camera il ddl
di Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra Italia e Kosovo, fatto a Pristina il
19 giugno 2013; b) Trattato di
assistenza giudiziaria in materia penale tra Italia e Kosovo, fatto a
Pristina il 19 giugno 2013. Il disegno di
legge deve essere assegnato alla Commissione competente.
Il 31 marzo 2015 la Camera ha approvato il disegno di legge: "Conversione in legge del
decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti
per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali
delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e
sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle
Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di
stabilizzazione" (2893).
Il testo è stato trasmesso al Senato il 1° aprile e assegnato
alle commissioni riunite 2ª (Giustizia), 3ª (Affari esteri, emigrazione) e 4ª
(Difesa)in sede referente; non ancora iniziato
l'esame.
Il decreto autorizza, tra l’altro, dal 1°
gennaio 2015 al 30 settembre 2015 la spesa di 59.170.314 per la proroga della
partecipazione di personale militare alle missioni nei Balcani e
specificatamente: la Multinational Specialized Unit (MSU), la European
Union Rule of Law Mission
in Kosovo (EULEX KOSOVO), il Security Force Training Plan in Kosovo, la Joint
Enterprise Balcani e per lo stesso periodo, la spesa di euro 955.330 per la
proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione
EULEX e di 46.210 euro per la proroga della partecipazione di personale della
Polizia di Stato alla missione UNMIK (United Nations Mission in Kosovo).
La precedente legge sulla proroga
di missioni internazionali è stata approvata il 1 ottobre 2014 (legge n. 141/ 14).
Incontri
bilaterali |
Il 21 gennaio 2015 la Presidente
della Camera Boldrini ha incontrato alla Camera la Presidente della Repubblica del Kosovo, Atifete
Jahjaga, in visita di Stato in Italia.
Temi del colloquio: il processo di adesione all’Ue, la questione della
minoranza serba nel nord del Kosovo, e in generale i diritti delle minoranze,
la partecipazione politica delle donne. La Presidente Jahjaga
ha auspicato il sostegno italiano ai fini di una rapida conclusione
dell’Accordo di stabilizzazione e associazione con l’Unione europea e del
superamento della questione dei visti di ingresso
tuttora richiesti ai suoi cittadini.
Missioni
|
Una delegazione della
Sottocommissione Cooperazione Transatlantica Difesa e Sicurezza dell’Assemblea
parlamentare della NATO ha effettuato una missione
(23-26 giugno 2014) a Belgrado e Pristina.
Il senatore Battista, in qualità di componente della
delegazione parlamentare italiana della NATO, ha fatto parte della delegazione.
I parlamentari hanno visitato il Quartier generale KFOR e incontrato il
Comandante Gen. Farina. Al centro dei colloqui le operazioni KFOR in corso e il
contesto di sicurezza. Ha fatto seguito una riunione
con i sindaci delle municipalità serbe nel nord del Paese: Mitrovica
nord, Leposavic, Zwecan e Zubin Potok. A Pristina,
la delegazione dell'Assemblea NATO ha incontrato le più alte cariche del Paese:
Jakup Krasniqi, Presidente dell'Assemblea del Kosovo;
Hashim Thaçi, Primo
ministro del Kosovo ed Enver Hoxhaj,
Ministro degli Affari esteri del Kosovo. Al centro dei
colloqui gli sviluppi istituzionali alla luce delle elezioni generali dell'8
giugno 2014. Agim Çeku,
Ministro delle Forze di sicurezza del Kosovo, ha
illustrato ai parlamentari la natura e gli obiettivi delle nuove Forze di
sicurezza (KAF), create a scopo puramente difensivo e sviluppate in
consultazione con la NATO. Infine, i delegati hanno incontrato i Rappresentanti
di EULEX, UNMIK ed EUSR. Il Parlamento del Kosovo ha ottenuto lo status di
osservatore parlamentare presso l’Assemblea parlamentare della NATO nel maggio
2014.
Unione
Interparlamentare – UIP
Il
Kosovo è inserito nella Sezione di
amicizia Italia-Europa Sud Orientale (Albania, Bosnia-Erzegovina, Ex Repubblica
Iugoslava di Macedonia, Kosovo,
Serbia, Montenegro, Slovenia, Bielorussia, Cipro) E’ stato designato a
presiedere la sezione il senatore Aldo Di Biagio; ne
fanno altresì parte gli onorevoli Russo (FI-PdL-BP) e
Rampi (PD). Il Gruppo italiano
dell’Unione interparlamentare (UIP) è in attesa delle altre designazioni da
parte dei gruppi (nella scorsa legislatura ne facevano parte altri otto
parlamentari).
Bekim Ҫollaku è il
ministro per l'Integrazione europea della Repubblica del Kosovo dal dicembre
2014.
Mr. Ҫollaku, consigliere politico di alto livello del
primo ministro Hashim Thaçi
durante l'ultimo mandato,
è stato professore associato presso il Dipartimento di Scienze
Politiche dell'Università di Pristina e ricercatore presso l'Istituto kosovaro
di ricerca e sviluppo Policy (KIPRED).
Precedentemente Mr. Ҫollaku
ha operato come consulente politico di Mr. Bajram Rexhepi,
il personaggio politico che per primo è stato eletto Primo Ministro in Kosovo
(2003-2004).
Bekim Ҫollaku ha
conseguito la laurea magistrale in Relazioni internazionali all’Università di New Castle (Regno Unito), ed è attualmente PhD candidate in Scienze
Politiche presso l'Università di Gent
(Belgio).
[1]
Nel Nord del Kosovo a maggioranza serba, Belgrado ha sempre agito attraverso le
c.d. “strutture parallele”, organi istituzionali e amministrativi non
riconosciuti dalla Comunità internazionale, che rispondono direttamente alla
Serbia ed operano in ambito giudiziario, educativo,
sanitario e in materia di sicurezza. Tali strutture sono state progressivamente
inquadrate nel contesto costituzionale kosovaro.
[2] Cinque Paesi UE non hanno al momento riconosciuto l’indipendenza del Kosovo: Spagna, Romania, Cipro, Grecia e Slovacchia.
[3]
Al momento, hanno status di paese candidato i seguenti paesi dei Balcani: Albania,
ex Repubblica iugoslava di Macedonia,
Montenegro e Serbia. Oltre al Kosovo, altro potenziale
candidato è la Bosnia-Erzegovina. Si ricorda che la Croazia è entrata a far parte dell’UE
a partire dal 1° luglio 2013.
[4] In collaborazione
con il Ministero Affari esteri e della Cooperazione internazionale.