Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Altri Autori: Servizio Rapporti Internazionali , Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Incontro con il Ministro dell'integrazione europea della Repubblica del Kosovo BEKIM 'OLLAKU - Schede di lettura
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 165
Data: 07/04/2015
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

 

Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Incontro con il Ministro dell’integrazione europea della Repubblica del Kosovo BEKIM ҪOLLAKU

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 165

 

 

 

7 aprile 2015

 


Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

Servizio Studi – Dipartimento Affari comunitari

( 066760-9409 – * st_affari_comunitari@camera.it

Hanno collaborato:

Servizio Rapporti internazionali

( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1@camera.it

Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 – * cdrue@camera.it

 

 

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File: ES0350

 


INDICE

Schede di lettura

Scheda paese – Repubblica del Kosovo (a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)                                                                                                      5

Rapporti tra l’Unione europea e il Kosovo (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)      25

§  Relazione della Commissione europea sullo stato di avanzamento dei negoziati di adesione         26

§  Risoluzione del Parlamento europeo                                                             27

Rapporti Parlamentari con il Kosovo (a cura del Servizio Rapporti internazionali)   29

Profilo biografico

BEKIM ҪOLLAKU Ministro dell’integrazione europea della Repubblica del Kosovo (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)                                                                        35

 

 


Schede di lettura

 


 

Scheda paese – Repubblica del Kosovo
(a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)

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Scheda Paese: REPUBBLICA DEL KOSOVO

 (al 1 aprile 2015 il Kosovo è stato riconosciuto da 110

 Paesi, di cui 23 Paesi UE tra cui l’Italia)

 

Struttura istituzionale e popolazione

 

Superficie:

10.887 kmq

Popolazione:

1.816.000 (dati 2012 - fonte: Progress Report Commissione Europea 2014)

Capo dello Stato:

Atifete Jahjaga (indipendente)

Capo del Governo:

Isa Mustafa (Lega Democratica per il Kosovo)

Ministro degli Esteri:

Hashim Thaci (PDK)

Presidente dell’Assemblea parlamentare

Kadri Veseli (PDK)

Principali partiti politici e leader

Albanesi:

PDK- Partito Democratico del Kosovo: Hashim Thaci

LDK- Lega Democratica del Kosovo: Isa Mustafa

"Vetevendosje" (Autodeterminazione): Albin Kurti (partito radical-nazionalista)

AAK- Alleanza per il Futuro del Kosovo: Ramush Haradinaj

NISMA: The initiative for Kosovo: Fatmir Limaj

 

Serbi:

Lista Srpska: Branimir Stojanović

Presenze internazionali in Kosovo:

EULEX: Approvata nell’aprile 2008, è la più imponente missione civile in ambito PESD con oltre 2.000 funzionari. Il mandato della missione, che terminerà al 15 giugno 2016, prevede l’assistenza alle autorità kosovare nello sviluppo di istituzioni giudiziarie, di polizia, doganali e amministrative, oltre ad una serie limitata di poteri esecutivi in alcune aree, fra cui crimini inter-etnici, di guerra e finanziari, terrorismo, crimine organizzato e corruzione.

NATO Kosovo Force (KFOR): La Kosovo Force nasce da un “Accordo Tecnico - Militare” siglato il 9 giugno 1999 tra le forze NATO, l’Esercito Jugoslavo ed il Governo dell’allora Repubblica Federale di Jugoslavia. A maggio 2012 la KFOR conta circa 6.000 militari appartenenti a quasi 40 nazioni (anche non appartenenti alla NATO). Il Quartiere Generale si trova a Pristina. KFOR ha il compito di garantire la sicurezza; attuare l'accordo tecnico militare con la Serbia; ristabilire le condizioni ambientali per il ritorno dei profughi e dei rifugiati; garantire le condizioni che permettano di trasferire alla Missione civile internazionale ed alle Istituzioni kosovare la responsabilità per la tutela dell'ordine e della sicurezza. Il contingente italiano in seno a KFOR è di circa 550 unità, incluso il battaglione di riserva nel Nord del Kosovo (il secondo per dimensione numerica dopo la Germania). Dopo un anno di guida da parte del  Gen. Div. Salvatore Farina, il Generale Francesco Figliuolo è Comandante di KFOR dal 3 settembre 2014. Tra i suoi compiti vi è anche quello, particolarmente apprezzato, di protezione ai siti religiosi e culturali serbo-ortodossi di grande importanza quali il Patriarcato di Pec e il Monastero di Visoki Decani. In considerazione del progressivo miglioramento del quadro politico e di sicurezza kosovaro, il Consiglio Atlantico Difesa dell’11-12 giugno 2009 ha avviato un processo di graduale riconfigurazione di KFOR verso una “deterrence posture”. Ciò avverrà in più fasi: la seconda fase si è conclusa a febbraio 2011 (Transition Gate Two). L’ulteriore configurazione di Kfor sarà determinata sulla base delle condizioni sul terreno e dovrà essere approvata a livello politico (Consiglio Atlantico) nel quadro del processo “conditions-driven” .

La NATO, che si è occupata anche della formazione delle forze di sicurezza kosovara (Kosovo Security Force, KSF), potrebbe dichiarare prossimamente la “Full Operational Capability” (FOC); si prevede comunque l’avvio di nuove attività di collaborazione della NATO con il KSF, secondo modalità in corso di definizione, in modo da garantire il sostegno al Kosovo e rassicurare Belgrado attraverso una discreta attività di monitoraggio.

UNMIK: Al termine dell’intervento della NATO nella Repubblica Federale di Jugoslavia (RFJ), il Consiglio di Sicurezza ha adottato il 10 giugno 1999 la Risoluzione 1244 con la quale ha autorizzato l’ingresso in Kosovo di un contingente militare a guida NATO (KFOR) ed ha istituito la United Nations Interim Administration Mission in Kosovo (UNMIK). Sulla base della risoluzione 1244, UNMIK ha il compito di garantire la ricostruzione ed il funzionamento dell’amministrazione civile - intesa in senso lato - coordinando a tal fine le attività di altre Organizzazioni Internazionali. A seguito della Dichiarazione di indipendenza del 17 febbraio 2008, il ruolo di UNMIK si è progressivamente ridotto, privandosi nei fatti di poteri operativi ed esecutivi. Il rapporto del SRSG (Special Representative of the Secretary General) viene presentato ogni 4 mesi.

OMIK: Approvata il 1° luglio 1999, è la più grande fra le missioni OSCE sul campo (gli operatori internazionali sono circa 190). Il suo obiettivo è di promuovere il rispetto dei diritti umani e la costruzione della democrazia, dello stato di diritto e una buona amministrazione. La missione opera sul campo attraverso una divisione del Kosovo in 5 aree a livello regionale (individuate sulla base della situazione politica, etnica e il livello di sviluppo economico), a loro volta suddivise in 33 municipalità. In linea con la posizione status neutral della missione (nei confronti dell’indipendenza di Pristina), l’OSCE si è astenuta dai suoi tradizionali compiti di monitoraggio dei processi elettorali, con la significativa eccezione della co-gestione delle elezioni presidenziali e parlamentari serbe nella primavera 2012, sulla base di espressa intesa con Pristina. 

PIL

2014: € 5,5 miliardi; tasso di crescita: +4,3%  variazione reale (previsioni – fonte: FMI)

Interscambio commerciale Italia - Kosovo

€ 121 milioni (2014-dati Istat)

6° partner commerciale (2011)

 

Politica interna

Il 10 settembre 2012, nel corso di una cerimonia internazionale tenutasi a Pristina,  le Autorità kosovare hanno celebrato il conseguimento della cosiddetta “end of supervised independence (ESI) del Paese. L’International Steering Group (ISG) ha stabilito, di conseguenza, la chiusura dell’International Civilian Office (ICO), (l’Ufficio che, secondo il cd. “Piano Ahtisaari”, garantiva la supervisione dell’indipendenza del Kosovo da parte della Comunità internazionale) in virtù di  un corposo processo di adeguamento costituzionale e legislativo adottato dalle Autorità kosovare (tra i quali l’attuazione del decentramento amministrativo e la tutela dei diritti delle minoranze e dei siti religiosi ortodossi).

Con l’elezione di Atifete Jahjaga, ex vice-capo della "Kosovo Police", a Presidente della Repubblica del Kosovo (7 aprile 2011) si è inoltre formalmente chiuso un periodo di paralisi istituzionale. L’elezione del Presidente Jahjaga è stato il frutto di un accordo raggiunto tra le tre principali forze politiche kosovare: il PDK del Primo Ministro Thaci, l’AKR di Pacolli e LDK di Mustafa (quest’ultimo maggiore forza d’opposizione).

Il Paese è andato ad elezioni politiche (svoltesi in maniera ordinata e pacifica in tutto il Paese) l’8 giugno 2014, dopo la decisione del Parlamento sulla sua dissoluzione il precedente 7 maggio. Il voto ha registrato la vittoria del partito di governo del PDK capeggiato dal Primo Ministro Thaci con il 30,38% dei voti e 37 seggi. L’LDK ha ottenuto il 25,24% dei consensi e 30 seggi, Vetevendosje ha totalizzato il 13,59% e 16 seggi, l'Alleanza per il Futuro del Kosovo (Aak) il 9,54 % e 11 seggi, l’Iniziativa civica per il Kosovo (Nisma), fondato da dissidenti del partito PDK, poco più del 5,15% e 6 seggi, la Lista Serba il 5,22% e 9 seggi, mentre l’AKR  non ha superato la soglia di sbarramento del 5%.

 

Dopo un lunghissimo periodo di confronto politico e istituzionale, i due principali partiti del Paese, PDK e LDK (che ha optato per una rottura con gli altri partiti di opposizione con cui aveva inizialmente stretto un accordo di colazione nella fase post-elettorale) hanno raggiunto il 9 dicembre l’accordo per la nomina di un nuovo Presidente dell’Assemblea parlamentare (l’esponente del PDK Kadri Veseli) e per la formazione di un nuovo Governo, sostenuto anche dai partiti che rappresentano le minoranze. Mentre il leader dell’LDK Isa Mustafa ha assunto le funzioni di Primo Ministro, il leader del PDK Thaci ha preso l’incarico chiave di Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri del nuovo Esecutivo (composto da 9 membri del PDK, 8 dell’LDK e 4 delle minoranze), il cui programma di vocazione filo-europea e filo-occidentale è centrato sullo sviluppo economico e sociale del Paese.

 

Circa lo stato dei rapporti con la Serbia a seguito della dichiarazione d’indipendenza kosovara da Belgrado (17 febbraio 2008), un parere non vincolante emesso dalla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) il 22 luglio 2010, riconoscendo la conformità della dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo rispetto al diritto internazionale, ha spinto la Serbia a proseguire lungo il percorso di una nuova Risoluzione dell’Assemblea Generale ONU. Detta Risoluzione, co-sponsorizzata da Belgrado e dai 27 Paesi UE, è stata approvata per consenso il 9 settembre 2010. Pur non risolvendo direttamente la cruciale questione del riconoscimento del Kosovo da parte della Serbia, la Risoluzione ha invitato le parti ad avviare un processo di Dialogo, “facilitato” dall’UE, per individuare un “modus vivendi” che permetta ai due Paesi di procedere nel loro percorso d’integrazione europea e nel rafforzamento della collaborazione regionale. Nelle prime 9 sessioni tenutesi a livello tecnico a Bruxelles tra marzo 2011 e febbraio 2012, il Dialogo ha permesso di raggiungere intese, alcune delle quali non hanno ancora trovato completa attuazione, su materie volte a migliorare la vita quotidiana della popolazione kosovara, sia di etnia albanese sia di etnia serba, quali: registri catastali, registri di stato civile, libertà di movimento (targhe automobilistiche, patenti di guida e timbri doganali), riconoscimento reciproco di titoli di studio e universitari.

Nel Dialogo sono state risolte anche questioni ad elevata valenza politica connesse al Nord del Kosovo quali la presenza congiunta di funzionari di polizia e doganali di Serbia e Kosovo ai valichi di frontiera del Nord secondo il modello europeo dell’Integrated Border/Boundary Management (IBM) e la partecipazione del Kosovo, e con quale denominazione, ai fori di cooperazione regionale ai quali partecipa anche la Serbia con la denominazione di “Kosovo*” (la footnote recita come segue: "This designation is without prejudice to positions on status, and is in line with UNSC 1244 and the ICJ Opinion on the Kosovo Declaration of Independence”).

Dopo ulteriori round negoziali a livello di Primi Ministri promossi sotto l’egida dell’AR Ashton, il 19 aprile 2013 Belgrado e Pristina hanno raggiunto l’“Accordo per la Normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo”, di importanza storica sul piano dei rapporti fra i due Paesi e, più in generale, nell’economia di riconciliazione e pacificazione dei Balcani. L’accordo, parafato dai Primi Ministri e rapidamente approvato dai Parlamenti dei due Paesi, prevede il riconoscimento dell’unità del quadro legislativo e istituzionale del Kosovo - in cui tutte le strutture operanti sul terreno[1] dovranno essere inquadrate - e per converso l’adozione di misure a tutela della comunità serba (con la creazione della c.d. “Associazione delle municipalità serbe in Kosovo” e poteri decentrati in materia di giustizia e polizia). L’attenzione si è quindi spostata sull’effettiva attuazione di tali intese, a cui è stata condizionata la decisione sul prosieguo del percorso europeo di entrambi i Paesi. All’accordo del 19 aprile  è seguito, il 21-22 maggio 2013, un Piano di attuazione.

In tale contesto, le elezioni municipali del 3 novembre 2013 (con un turno di ballottaggio il successivo 3 dicembre) hanno rappresentano una cartina di tornasole del successo dell’Accordo del 19 aprile. Dopo le elezioni, i sindaci delle municipalità a maggioranza serba si sono insediati nelle proprie funzioni, con l’eccezione di quello di Mitrovica Nord provocando la necessità di dover indire una nuova consultazione elettorale (svoltasi il 23 febbraio 2014 con la vittoria del serbo Goran Rakic), con un conseguente ritardo sull’avvio della costituzione dell’Associazione delle municipalità serbe nel Nord del Kosovo.

Gli importanti progressi nella normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo sono continuati, in particolare con:

- lo smantellamento delle strutture di polizia e di sicurezza parallele e dei tribunali serbi nel Nord del Paese, e l’integrazione del relativo personale nelle forze kosovare;

-    lo scioglimento delle municipalità “parallele” del Nord del Kosovo (Mitrovica Nord, Zubin Potok, Zvecan e Leposavic) da parte di Belgrado;

-    lo svolgimento di elezioni municipali in tutto il Paese, incluso nelle municipalità a maggioranza serba del Nord del Paese;

-    una serie di intese tra le quali quelle in materia di energia, telecomunicazioni, catasto, pubblici registri, dogane, gestione dei valichi di frontiera, riconoscimento dei diplomi universitari;

-    l’apertura di uffici di rappresentanza delle due parti nei rispettivi territori.

In particolare, lo svolgimento delle elezioni municipali in Kosovo nel novembre 2013 ha rappresentato un importante banco di prova nel processo di normalizzazione dei rapporti. La più recente sessione del Dialogo svoltasi il 9 febbraio 2015 ha formalizzato l’accordo sulla giustizia. Si dovrà ora procedere con la costituzione dell’Associazione delle Municipalità serbe del Kosovo. Tra i punti dell’Accordo ancora da attuare, rimane l’effettivo smantellamento del personale della protezione civile serba nel Nord del Kosovo.

In ogni caso, anche in virtù dei risultati positivi sin qui raggiunti nel processo di normalizzazione tra Belgrado e Pristina, la Commissione ha avviato il 28 ottobre 2013 i negoziati per l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con il Kosovo.

 

Infine, occorre ricordare il "Rapporto Marty" - presentato, nel dicembre 2010, dal parlamentare svizzero Dick Marty alla Commissione Affari Legali e Diritti dell'Uomo dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa - sul presunto trattamento inumano di persone e traffico d'organi in Kosovo, che coinvolgerebbe, tra gli altri, anche il Primo Ministro Thaci. E’ stata costituita una Special Investigative Task Force (SITF) incaricata delle indagini ed istituita nell’ambito della missione europea EULEX. Il 23 aprile 2014 il Parlamento kosovaro ha votato in favore alla creazione di un Tribunale Speciale, incaricato di giudicare sui crimini indagati dal SITF e che avrà delle sezioni speciali distaccate fuori dal territorio kosovaro, ove si applicherà la normativa kosovara permettendo l’audizione di testimoni importanti per i casi in questione, fornendo la garanzia per la loro sicurezza.

Il SITF ha comunicato il 29 luglio 2014 che gli esiti delle proprie indagini risultano coerenti con il rapporto Marty e che essi continueranno a essere approfonditi in vista della presentazione formale degli atti d’accusa e dell’avvio dei processi non appena il uovo Tribunale diverrà operativo.

Nella stessa data il Parlamento ha approvato il rinnovo del mandato della missione di EULEX per altri due anni, fino al giugno 2016 in linea con quanto auspicato dall’UE.

Per quanto concerne le forze di sicurezza kosovare, nel mese di marzo 2014 il Governo di Pristina ha deciso di redigere una Security Sector Strategic Review (SSSR), che prevede l’istituzione di un Ministero della Difesa, e di mutare le Kosovo Security Forces in una vera e propria forza armata dal nome Kosovo Armed Forces

 

Situazione economica

Tra i Paesi meno sviluppati, uno dei più poveri d’Europa, il Kosovo negli ultimi anni ha mostrato un quadro macroeconomico relativamente solido, pur continuando a soffrire di alcuni problemi strutturali che ostacolano un maggior ruolo del settore privato nell’economia e l’aumento di investimenti dall’estero. Il Paese ha una ristretta base produttiva, pur presentando grandi potenzialità. Il Kosovo è tuttora profondamente influenzato dalla forte incidenza degli aiuti per la ricostruzione e dalle rimesse dall’estero che, nonostante la crisi finanziaria ed economica, hanno evidenziato una buona tenuta, sebbene la tendenza sembrerebbe quella di un progressivo declino dell’incidenza sia delle rimesse sia degli aiuti allo sviluppo in entrata come quota del PIL. In una prospettiva di lungo periodo, la situazione di forte dipendenza da trasferimenti finanziari è difficilmente compatibile con le aspettative di maggior integrazione economica con la UE ed i suoi Stati Membri, ma anche con partner attualmente di primo piano come la Turchia. Nei prossimi anni verranno a scadenza i primi prestiti accordati dal FMI al Kosovo: a tale appuntamento il Paese dovrà giungere con una struttura economica e produttiva decisamente rafforzata. I principali fattori che rallentano la crescita economica del Paese sono: carenze infrastrutturali, limitato approvvigionamento di energia elettrica, economia informale, un ancora fragile sistema di “rule of law”, il tuttora insufficiente pacchetto di efficaci misure economiche, un ambiente non favorevole agli investimenti, anche per la diffusa corruzione, e significativi divari nel mercato del lavoro. Mancano fonti di crescita sostenibile a lungo termine. I progressi del Paese nella creazione di un’economia di mercato restano al di sotto delle aspettative.

La situazione macroeconomica nel 2014 si è confermata sostanzialmente stabile. Il tasso di crescita del PIL, nelle proiezioni del Governo kosovaro, dovrebbe superare a fine 2014 il 4% (quindi maggiore rispetto al 2013, pari al 3,2%). L’FMI prevede nel 2014 una crescita del PIL pari al 4,3%.

Buoni i risultati sul fronte dei conti pubblici. Il bilancio dello Stato appare sotto controllo ed è gestito con attenzione, grazie anche al continuo monitoraggio che il FMI esercita sul Paese (il Fondo ha un “Resident Office” a Pristina) ed alla prassi, adottata dal Governo kosovaro, di rispettare la cd. “Fiscal Rule”, ovvero la “Legge sulla Gestione delle Finanze Pubbliche”, approvata nel 2013 e molto apprezzata dal FMI. La “Fiscal Rule” prevede parametri di spesa entro i quali il Governo di Pristina deve operare, fissando un tetto pari al 2% del PIL per la spesa in deficit e stabilendo che ogni decisione di spesa del Governo deve passare attraverso un sistema di valutazione per stimarne gli effetti sulle finanze pubbliche nel medio periodo di 5 anni. Il bilancio 2014 è stato il primo ad essersi dovuto conformare ad una “Fiscal Rule”. Se il bilancio si mantiene sotto controllo, ciò è dovuto anche a scarsi investimenti per servizi sociali ed infrastrutture. La decisione pre-elettorale del Governo (marzo 2014) di incrementare i salari degli impiegati statali, le pensioni sociali ed altre indennità a livelli significativamente più alti del previsto ha alterato la struttura iniziale della spesa a scapito di quella per la crescita e per riforme fondamentali.

Nel 2014 il deficit dello Stato è stato pari all’1,8% del PIL (previsioni). Per quanto riguarda il debito pubblico, nel 2013 è stato pari all’8,5% del PIL (previsioni – fonte: FMI), di poco inferiore al dato indicato dalla Commissione Europea (8,9%).

Circa il 60% delle entrate fiscali del Kosovo provengono da introiti doganali. Ancora oggi la maggior parte dei contributi fiscali proviene dalla tassazione sulle importazioni, mentre le poche imprese che potrebbero contribuirvi alimentano, non di rado, l’economia sommersa, che si attesta tra il 26 ed il 35% del PIL (da alcuni stimata addirittura al 50%). La debolezza del sistema produttivo rimane il problema centrale nell’economia kosovara, prevalentemente basata sui servizi (in gran parte un indotto della presenza internazionale). L’agricoltura è tuttora a un livello solo leggermente superiore a quello di sussistenza, nonostante i progressi dell’ultimo periodo e il supporto pubblico al settore, e costituisce circa il 13% del PIL. Per quanto riguarda il settore industriale, esso appare molto carente a causa degli effetti negativi della guerra del 1999, ma anche della precedente struttura economica della Federazione Jugoslava, basata su imprese pubbliche e cooperative. Nel 2013 il settore privato ha contributo al PIL per il 70%; si tratta per la maggior parte di piccole e medie imprese con meno di 250 dipendenti, che costituiscono il 97% del totale (dati - fonte: Progress Report Commissione Europea).

Secondo dati di fonte locale, nel 2013 il tasso di inflazione è stato dell’1,7% (in linea con i dati della Commissione Europea: 1,8%); per quanto riguarda il 2014, fino al mese di settembre il tasso di inflazione si è mantenuto sotto l’1%.

La disoccupazione registra un tasso molto elevato, circa il 30%, uno dei più alti in Europa, con percentuali superiori al 50% tra i giovani. Quasi il 70% dei disoccupati lo è da lungo tempo (dati – fonte: Progress Report Commissione Europea). Nel dicembre 2013 è stata adottata la legge sull’Agenzia per l’Impiego, con il compito di migliorare le politiche occupazionali e i tirocini professionali, senza però stanziare fondi per la stessa Agenzia, che dovrebbe iniziare la sua attività nel 2015 (dati - fonte: Progress Report Commissione Europea).

Il Kosovo si conferma uno dei Paesi più poveri della regione: nel 2013 il PIL pro-capite si è attestato, in termini nominali, su circa 2.757 euro annui (secondo l’ultimo Progress Report della Commissione Europea, è di circa € 2.800 euro nel 2013, pari all’11% della media UE). Il Kosovo è il Paese con gli stipendi più bassi tra quelli che adottano l’Euro. La maggior parte dei giovani occupati in Kosovo ha un lavoro mal retribuito (compreso tra 250 e 400 euro mensili, rispetto ad  un costo della vita che è ormai equiparabile a quello di una città di provincia italiana). L’emigrazione verso l’Europa occidentale (soprattutto Germania e Svizzera) rimane un fenomeno molto diffuso. Nei mesi scorsi si era avuta una forte crescita dei tentativi di emigrazione clandestina di giovani kosovari verso alcuni Paesi europei, soprattutto Ungheria, Germania (Paese di maggior destinazione), Austria, Francia, Svezia e Svizzera. Il fenomeno è stato prontamente arginato. Su una popolazione di circa 2 milioni, molte famiglie vivono grazie alle rimesse della diaspora, soprattutto dalla Germania  (circa 450.000) e dalla Svizzera.

Il Governo del Kosovo ha ufficialmente presentato nel mese di marzo 2015 il proprio programma economico, che mira al rafforzamento del sistema privato, ed in particolare di piccole e medie imprese. Prioritari sono l’allargamento della base produttiva, l’emersione del sommerso e la lotta alla corruzione. Attualmente più del 70% delle entrate del Governo proviene dai dazi sulle importazioni. La percentuale assicurata dal sistema produttivo è troppo ridotta. Sono in via di approvazione incentivi a investimenti produttivi quali la detassazione e l’esclusione dell’IVA per i primi anni di attività di nuove imprese e la detassazione sull’importazione di macchinari. Dovrebbero proseguire le privatizzazioni. Saranno inoltre varate politiche fiscali atte ad incoraggiare l’emersione e la legalizzazione del lavoro in nero da parte delle imprese (soprattutto edili); prioritari saranno lo sviluppo dell’agricoltura ed il settore energetico, troppo costoso ed altamente inquinante. Preannunciato un giro di vite sulla corruzione.

Le relazioni di Pristina con il Fondo Monetario Internazionale sono soddisfacenti. Nel 2012 il Consiglio esecutivo del FMI aveva approvato uno Stand-by Agreement destinato a sostenere il programma economico kosovaro per il biennio 2012-2013, con circa 107 milioni di euro per 20 mesi, conclusosi positivamente alla fine del 2013. Degno di nota l’interesse con il quale il FMI attende l’approvazione delle misure economiche previste, nell’ambito del dialogo con Belgrado, per il Nord del Paese, per l’impatto che avranno sulle finanze pubbliche kosovare.

Il settore bancario e finanziario, anche se di dimensioni ridotte, è ben capitalizzato ed ha una buona liquidità. Il settore bancario, che detiene circa il 70% degli assets finanziari totali, resta predominante. Seguono Fondi pensioni ed Assicurazioni. Bisogna segnalare che i buoni livelli di liquidità del sistema bancario kosovaro (i depositi bancari ammontavano nel giugno 2013 a circa 2,20 miliardi di euro) derivano, a volte, da attività illegali gestite dalla criminalità organizzata. Spesso inoltre non si riesce a convogliare il denaro verso investimenti produttivi ed i tassi di interesse restano troppo elevati. Gli assets totali del sistema finanziario (esclusa la Banca Centrale locale) sono aumentati del 10,5%, raggiungendo l’83% del PIL nel 2013 (dati – fonte: Progress Report Commissione Europea). In aumento la percentuale dei “non performing loans”, pari all’8,2% dei prestiti totali (dati luglio 2014 – fonte: Progress Report Commissione Europea). Il Paese è aperto alla presenza di gruppi bancari stranieri. Tra gli Istituti più importanti figurano la banca austriaca Reiffeisen, i turchi di TEB del gruppo francese Paribas, la banca a partecipazione tedesca Pro-Credit e la slovena NLB. Assente una banca italiana. A portare nel Paese liquidità è anche la fortissima presenza internazionale, soprattutto a Pristina.

Quanto al commercio internazionale, il Kosovo presenta un notevole grado di apertura al commercio estero ed una forte dipendenza dalle importazioni internazionali. Nel dicembre 2006 il Kosovo è entrato a far parte del CEFTA (Central European Free Trade Agreement), importante accordo che attualmente riunisce otto Paesi dei Balcani in un’unica area di commercio liberalizzato. Il Kosovo beneficia inoltre di un non-reciproco libero accesso delle dogane al mercato dell’Unione Europea. Il mancato riconoscimento da parte serba continua ad avere ricadute anche a livello commerciale, ove continua ad essere applicato l’embargo sui prodotti provenienti dal Kosovo.

Nel 2013 il grado di apertura del Kosovo al commercio è risultato in diminuzione, con una percentuale del commercio totale pari al 66,4% del PIL (nel 2012 era stato pari al 70,4% del PIL). I Paesi UE e CEFTA restano i principali partner commerciali, con una percentuale pari rispettivamente al 43,8% e al 28,5% degli scambi commerciali (dati - fonte: Progress Report Commissione Europea 2014).

Il Kosovo, vista la flebile base produttiva, continua ad importare molto più di quello che esporta. Nel 2013, in base a dati di fonte locale, il Paese ha avuto un interscambio con il resto del mondo di circa 2,742 miliardi di euro. Le importazioni sono state di circa 2,449 miliardi di euro, le importazioni circa 294 milioni di euro. La bilancia commerciale del Paese ha così registrato nel 2013 un deficit pari a circa 2,155 miliardi di euro. Secondo le proiezioni, anche nel 2014 la bilancia commerciale risulterà in forte passivo (né ci sono le premesse, nel breve periodo, per una inversione di tendenza). Ciò è testimoniato dai primi dati disponibili, secondo i quali, nei primi sette mesi del 2014, le esportazioni sono diminuite dello 0,4% e le importazioni sono aumentate dell’1,2%, incrementando il deficit commerciale dell’1,4% (dati – fonte: Progress Report della Commissione Europea). Secondo la Commissione Europea, nel 2013 il deficit della bilancia commerciale è sceso al 31,6% del PIL (-2,5% rispetto al 2012).

Nel 2013 i principali Paesi fornitori del Kosovo sono risultati: Serbia, Germania, Italia, Turchia e Macedonia; i principali Paesi acquirenti sono risultati: Italia, Albania, Macedonia, Montenegro e Serbia (dati – fonte: Istituto di Statistica locale e Dogane del Kosovo).

In base agli ultimi dati di fonte locale, le principali voci delle esportazioni kosovare sono costitute da: metalli di base e articoli correlati, soprattutto ferro e nichel, che costituiscono circa il 55% delle esportazioni; prodotti minerari, per le importanti riserve di lignite nel Paese; prodotti alimentari finiti, bevande e tabacco, prodotti vegetali, prodotti della plastica e gomma, macchinari e materiale elettrico, pellame e articoli correlati, mentre le principali voci delle importazioni kosovare sono costituite da: prodotti minerali, soprattutto petrolio, prodotti alimentari finiti, bevande e tabacco, prodotti chimici, plastica, gomma e articoli correlati, mezzi di trasporto, soprattutto autovetture, e prodotti vegetali.

Gli investimenti esteri nel Paese sono ancora modesti, sebbene il Kosovo negli ultimi anni abbia fatto della promozione commerciale ed imprenditoriale una priorità. Secondo le proiezioni FMI, nel 2012 gli investimenti esteri hanno registrato un incremento dell’8%. Secondo gli ultimi dati della Commissione Europea, gli IDE netti nel 2013 sono stati pari a 241,5 milioni di euro; secondo la stessa fonte, nel 2013 erano stati pari a 213,3 milioni di euro. I Paesi UE restano i principali investitori stranieri in Kosovo, con una quota del 35% degli investimenti totali (dati - fonte: Progress Report Commissione Europea). Gli IDE nel 2013 hanno raggiunto il 4,5% del PIL (in crescita rispetto al 4,2% del 2012 - dati - fonte: Progress Report Commissione Europea). In base ai dati di stock, gli investimenti diretti esteri in Kosovo al 31 dicembre 2013 sono pari a 21,2 miliardi di dollari (fonte: CIA World Factbook). Si rileva negli ultimi tempi un crescente attivismo dei Paesi del Golfo. Nel 2013 quasi la metà degli investimenti diretti esteri si è diretta al settore non commerciale (beni immobili e costruzioni); in diminuzione anche la quota di IDE destinata al manifatturiero, pari solo al 7% (nel 2012 era stata del 14% - dati – fonte. Progress Report Commissione Europea). Nel 2013 non vi è stato alcun investimento greenfield. Gli IDE sembrano favorire i consumi piuttosto che gli investimenti (dati – fonte. Progress Report Commissione Europea). L’assenza di una struttura economica e l’alta disoccupazione rendono gli investimenti dall’estero determinanti per lo sviluppo del Paese.

Nel 2014 il Governo ha dichiarato tre nuove zone economiche. A fronte di numerose agevolazioni ed incentivi (basso costo della manodopera locale, ampia disponibilità di materie prime, basse tassazioni, efficienza del sistema commerciale ed affidabilità dei servizi bancari e finanziari), si riscontra nel Paese ancora molta incertezza politica e scarsa protezione assicurativa e giuridica, oltre a difficoltà dovute alla complessità dell’iter burocratico, a problemi doganali, alla limitata presenza di infrastrutture, all’offerta di energia elettrica inadeguata ed alle difficoltà di incasso. Se il Paese appare consapevole della necessità di attirare maggiori investimenti al fine di rafforzare la sua capacità produttiva, sembrano mancare miglioramenti nei settori più influenti in tal senso. Si segnala la firma, da parte del Governo kosovaro, dell’Accordo quadro con la Banca Europea degli Investimenti (BEI) che permetterà alla Banca di finanziare investimenti. La recente revisione del programma energetico per i prossimi anni messa in atto dal Governo di Pristina è invece giudicata da diverse parti inferiore alle attese. Sotto il profilo del business environment, le condizioni sembrano migliorate, come dimostra anche l’86ma posizione guadagnata dal Kosovo nel “Doing Business Index” pubblicato dalla Banca Mondiale nel 2013.

A partire dal 1999 sono state avviate numerose privatizzazioni, che spesso non sono state attuate in modo adeguato e che hanno finito per eliminare ammortizzatori sociali cui si era abituati nell’era jugoslava. Il caso più vistoso è costituito dall’intolleranza mostrata dalla ditta turca che gestisce l’elettricità nei confronti di ritardi, anche minimi, di pagamento. Tra le principali privatizzazioni, si segnala quella dell’Aeroporto di Pristina, dato in gestione ad un consorzio turco-francese. Il 23 ottobre 2013 si è svolta la cerimonia di inaugurazione del nuovo Terminal dell’aeroporto di Pristina. Nel consorzio Limak-Aeroport de Lyon la componente turca ha fornito circa il 90% del capitale di investimento su un totale di 140 milioni di euro. Nel 2012 le risorse ottenute attraverso i processi di privatizzazione ammontano a circa 574,4 milioni di Euro, di cui 16,7 milioni incamerati nel 2012 (dati Progress Report Commissione Europea e di fonte locale). Nel 2013 sono state concluse solo due procedure di liquidazione ed altre sei nel 2014 (dati– fonte: Progress Report Commissione Europea 2014). Nel programma economico recentemente varato dal Governo, è previsto il proseguimento delle privatizzazioni, inclusa quella della Società di Poste e Telecomunicazioni (PTK), fallita nel 2013 dopo un tentativo di acquisizione da parte di una ditta tedesca e verso la quale aveva manifestato interesse anche la nostra Telecom.

Entro il 2013 era atteso l’avvio della costruzione della nuova termocentrale Kosova C, della potenza di 600 MW, in cui non sembrano esservi stati progressi. Nell’immediato vi sono opportunità per la costruzione delle autostrade Morina-Merdare e Pristina-Skopje, i cui lavori sono iniziati nel luglio 2014, oltre  che per la realizzazione della rete ferroviaria. E’ stata recentemente terminata l’autostrada Pristina-Tirana. Anche il settore agricolo offre possibilità di investimento.

 

Politica estera

L’obiettivo prioritario della politica estera kosovara, accanto al proseguimento del percorso europeo, è quello di favorire ulteriori riconoscimenti internazionali del Paese. Attualmente 108 Stati, tra cui 23 membri UE[2], hanno riconosciuto il Kosovo. Pristina è inoltre entrata a far parte della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale dal 5 maggio 2009.

Tra i maggiori partner di Pristina rilevano le relazioni speciali con gli Stati Uniti, in virtù del ruolo giocato da Washington a favore dell’indipendenza del Kosovo. Analogamente stretti sono i rapporti con gli altri Paesi del Quint (UK, Francia, Germania, Italia). Quanto alle relazioni con gli Stati limitrofi, tutti i Paesi della regione balcanica hanno riconosciuto Pristina, fatta eccezione per Serbia e Bosnia Erzegovina. I rapporti con l’Albania, in virtù della comunanza dell’etnia albanese, risultano particolarmente cordiali e stretti, improntati ad un atteggiamento di sostegno sul piano politico, di collaborazione sul piano economico e di strenua difesa degli interessi di Pristina in ambito internazionale. Di pari passo con gli sviluppi del Dialogo con la Serbia, facilitato dalla UE, la leadership del Kosovo ha tuttavia saputo mantenere un atteggiamento di grande moderazione rispetto alla retorica pan-albanese utilizzata da Tirana in connessione essenzialmente con le elezioni parlamentari del giugno 2013 (che peraltro decretarono la sonora sconfitta dei Partiti e movimenti politici che avevano fatto ricorso a toni nazionalisti). I Governi di Kosovo e Albania sono stati protagonisti di un incontro (l’11 gennaio 2014 presso la località kosovara di Prizren) definito da più parti “storico” e al termine del quale sono stati firmati un accordo di partnership strategica e due di cooperazione (nel settore Trasporti e Infrastrutture e nella cooperazione commerciale). Con tale incontro è stato inaugurato un “tavolo strategico” di confronto bilaterale che si svolgerà con cadenza regolare. Anche le relazioni bilaterali con la Macedonia sono ottime, come testimonia il gran numero di accordi firmati tra i due Paesi dal 2010 ad oggi. In merito ai rapporti con il Montenegro, sono in corso negoziati per la definizione dei confini tra i due Paesi. Risultano infine più problematiche le relazioni con la Bosnia-Erzegovina, che non ha riconosciuto il Kosovo a causa dell’ostruzionismo della componente serbo-bosniaca (l’Entità della Republika Srpska).

La presentazione del “Rapporto Marty”, discusso all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa il 25 gennaio 2010, ha avuto conseguenze anche sui rapporti con i Paesi della regione balcanica, rischiando di compromettere il Dialogo tra Pristina e Belgrado. Da parte delle istituzioni kosovare, anche a seguito dell’approvazione della risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa che, tra l'altro, chiede l'avvio di indagini internazionali sulle accuse in esso contenute, si ribadisce il giudizio di infondatezza e di strumentalizzazione rispetto ai rapporti con la Serbia, pur confermando la piena disponibilità a collaborare in maniera costruttiva con EULEX e con tutte le altre istanze che siano in grado di accertare i fatti e le responsabilità individuali in maniera competente ed imparziale.

 

Relazioni con l’Unione Europea

Per quanto attiene ai rapporti con l’Unione Europea, il Kosovo è incluso nel Processo di Stabilizzazione e di Associazione (PSA), nel cui contesto beneficia dell'assistenza comunitaria (Strumento di Pre-Adesione, IPA) e di un autonomo sistema commerciale preferenziale. Alla luce dei progressi sul piano della normalizzazione dei rapporti con la Serbia e di una serie di riforme varate da Pristina nel settore del rule of law, il Consiglio Europeo del 27-28 giugno 2013 ha approvato le Conclusioni del Consiglio Affari Generali sull’avvio dei negoziati dell’ASA con Pristina ed ha contestualmente approvato l’avvio dei negoziati di adesione con la Serbia. Il parallelismo dei rispettivi percorsi europei, pur nella divergenza del punto di partenza, si è infatti imposto come potente incentivo per la normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi.

L'Accordo di Stabilizzazione e Associazione è stato parafato il 25 luglio 2014 e la Commissione intende concluderlo nel 2015.

Il Progress Report della Commissione dell’ottobre 2014 prende atto, positivamente, oltre che del negoziato dell’ASA, del prosieguo del Dialogo sulla liberalizzazione visti e dei progressi compiuti nella normalizzazione dei rapporti con la Serbia, invitando le Autorità kosovare a proseguire in tale processo. Limitati sono invece giudicati i risultati conseguiti nel rafforzamento dello Stato di diritto e nella lotta alla corruzione e al crimine organizzato.

L’impegno dell’UE in Kosovo in ambito PESD è senza precedenti con il dispiegamento di EULEX, missione istituita nel febbraio 2008 e competente in tre settori (Polizia, Giustizia e Dogane) per assistere le istituzioni kosovare nella loro evoluzione verso la promozione dello stato di diritto ed il rafforzamento di un sistema giudiziario indipendente, multi-etnico e conforme alle norme internazionali in materia di diritti umani. Il programma EULEX, il cui mandato scadeva nel giugno 2014, è già stato rinnovato con un provvedimento del Parlamento kosovaro per altri due anni dopo un processo di revisione strategica da parte di Bruxelles .

Il sostegno finanziario dell’UE al Kosovo viene prestato sin dal 1998 nel quadro di vari strumenti tra cui l’assistenza tecnica periodica, gli aiuti umanitari, il sostegno finanziario eccezionale e il finanziamento di UNMIK. A partire dal 1° gennaio 2007, il Kosovo è destinatario, insieme ai Paesi dei Balcani occidentali ed alla Turchia, dello Strumento di Pre-Adesione (IPA). Un totale di €1.2 miliardi sono stati messi a disposizione dalla comunità internazionale, inclusi circa €100 milioni per un fondo di stabilizzazione. L’impegno della Commissione europea ammonta a € 508 milioni, attraverso gli strumenti IPA e MFA (Macro - Financial Assistance). Gli Stati membri dell’UE contribuiscono con ulteriori € 286 milioni.

Per il periodo 2011-2013, il Kosovo beneficerà, attraverso l’IPA, di € 212,4 milioni per i seguenti settori d’intervento: giustizia, affari interni e diritti fondamentali; riforma della pubblica amministrazione; ambiente e cambiamenti climatici; trasporti; sviluppo del settore privato; sviluppo sociale; agricoltura e sviluppo rurale.

 

Rapporti bilaterali

Sin dai tempi del defunto Presidente Rugova - che ha risieduto a lungo in Italia - Roma e Pristina hanno mantenuto ottimi rapporti. L’Italia svolge tuttora un ruolo di primo piano nella vicenda del Kosovo per la partecipazione al Quint (Francia, Germania, Italia, USA, UK), sostenendo il ruolo centrale dell’UE sulla base dell’assunto che il Kosovo è una questione eminentemente europea. Il 21 febbraio 2008 l’Italia ha riconosciuto la Repubblica del Kosovo in coordinamento con i principali partner internazionali ed in linea con la maggioranza dei Paesi UE, stabilendo contestualmente relazioni diplomatiche con Pristina dove è stata aperta una nostra Ambasciata.

Numerose le visite bilaterali che si sono susseguite negli ultimi anni, ultima delle quali quella dell’allora Ministro degli Esteri Mogherini a Pristina il 24 luglio 2014 (che ha dato risalto e slancio al ruolo dell’Italia ed è stata anche l’occasione per la firma dell’Accordo in materia di autotrasporto internazionale di viaggiatori e merci) e quella della Presidente della Repubblica Atifete Jahjaga (la prima di un Presidente del Kosovo) in Italia il 21 gennaio 2015. In tale occasione la Presidente kosovara ha incontrato il Presidente del Senato Grasso (nell’esercizio delle funzioni di Presidente della Repubblica) e la Presidente della Camera Boldrini, sottolineando gli eccellenti rapporti tra i due Paesi e l’importantissimo sostegno fornito dall’Italia al Kosovo in molteplici settori.

Le relazioni commerciali tra Italia e Kosovo, dopo una fase di costante crescita, sono ora piuttosto stabili. In base agli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT, nel 2014 le esportazioni italiane verso il Kosovo sono ammontate a € 72 milioni circa (-3,3% rispetto all’anno precedente), mentre le importazioni italiane dal Kosovo hanno raggiunto il valore di circa € 49 milioni (-34,6%), con un saldo attivo per l’Italia pari a 23,3 milioni di euro circa. In base agli stessi dati Istat, nel 2014 l’interscambio commerciale bilaterale è diminuito di circa il 19% rispetto al valore registrato l’anno precedente.

Rispetto al 2012 le nostre relazioni commerciali con il Kosovo risultano rafforzate. Nel 2013 l’Italia è stata il 3° Paese fornitore (4° nel 2012), dopo Serbia e Germania, con una quota di mercato del 9,2%, e seguita dalla Turchia, ed il 1° Paese cliente del Kosovo (3° nel 2012), con una quota di mercato pari al 25,3% (dati - fonte: Istituto di Statistica locale e Dogane del Kosovo).

Le principali voci delle esportazioni italiane in Kosovo attualmente sono costituite da: caldaie; apparecchiature meccaniche; ghisa, ferro o acciaio; automobili ed altri veicoli; prodotti ceramici e farmaceutici; apparecchiature elettriche, apparecchi per la registrazione o la riproduzione del suono; prodotti alimentari, caffè e spezie. Le principali voci delle importazioni italiane dal Kosovo sono costituite da: ghisa, ferro e acciaio; rame, pelli e cuoio; bevande, alcolici ed aceti; lana; alluminio; strumenti ed apparecchiature ottiche e per cinematografia; indumenti ed accessori di abbigliamento (fonte: locale).

L’Italia, per vicinanza geografica e non solo, può svolgere un ruolo rilevante nella vita economica del Paese. Una terra fertile, significative risorse minerarie, popolazione giovane ed in crescita, bassi salari ed un sistema di tassazione favorevole potrebbero rivelarsi vantaggi comparati atti ad attrarre investimenti delle nostre imprese. Giocherebbe a nostro favore la caratteristica dimensione medio-piccola delle nostre imprese, che si adatterebbero bene ad un sistema produttivo come quello kosovaro, fondato su aziende a gestione familiare. Il momento sembrerebbe favorevole per nuovi investimenti. Il programma economico lanciato dal Governo presenta aspetti di interesse per le nostre imprese, come ad esempio la necessità di ingenti importazioni di macchinari agricoli ed industriali.

Già negli ultimi anni sempre più imprese italiane si sono rivolte al Kosovo non solo come mercato di esportazione, ma anche per effettuare investimenti produttivi  (greenfield) e attivare forme di collaborazione con partner locali. Il volume degli investimenti italiani in Kosovo, nonostante le difficoltà a livello normativo e giuridico, risulta in crescita grazie all’interesse mostrato da parte di società italiane verso grandi appalti pubblici (soprattutto nei trasporti e nel settore energetico), ma - in misura crescente - anche verso investimenti nei settori agroalimentare, dell’arredamento, metallurgico, tessile e dell’edilizia, con joint ventures e produzione per conto terzi (arredamento e tessile) e collaborazione industriale (agroalimentare). Interessanti opportunità potrebbero aprirsi nei settori energetico e infrastrutturale. Pesa l’assenza di una banca italiana.  Il Governo kosovaro è interessato ad un maggior coinvolgimento delle nostre imprese nel Paese: ha auspicato l’inserimento di aziende italiane nel progetto di rinnovamento della obsoleta centrale a lignite conosciuta con il nome di “Kosovo A”. I kosovari vorrebbero infatti diversificare i loro rapporti economici, tuttora strettamente legati alla Serbia, senza rimanere schiacciati dalla preponderante presenza tedesca, mentre ci giudicano partner migliori degli imprenditori greci e turchi, che vanno qui facendosi negli ultimi tempi sempre più intraprendenti.

E’ bene sottolineare che, nonostante buone opportunità di investimento e delocalizzazione produttiva per le nostre imprese nei settori tradizionalmente di punta per la produzione nazionale (agroalimentare, tessile, meccanico), anche grazie alla maggiore forza di attrazione dei prodotti di qualità dovuta all'aumento del potere d'acquisto, la presenza italiana rimane estremamente scarsa e al di sotto del potenziale. I vantaggi offerti dal Paese spesso si contrappongono al rischio di contenziosi economici. Si segnala il recente interesse di imprenditori albanesi ad investire in Kosovo, anche tramite azioni congiunte con imprenditori italiani. Positiva in questo senso la scelta, all’inizio del 2014, di far dipendere l’Ufficio ICE in Kosovo dalla sede di Tirana. L’Italia punta infatti a fare dell’Albania il trampolino di lancio per ottenere un ruolo economico (ed anche culturale) in Kosovo, Paese che condivide con l’Albania lingua e cultura. La prima iniziativa organizzata dal nuovo Ufficio ICE in Kosovo, che ha riaperto nei locali dell’Ambasciata nel mese di dicembre, è stata l’organizzazione della prima “Settimana italiana” (1-7 dicembre 2014), che ha riscosso grande successo mediatico e di pubblico, nell’ambito della quale si è svolto anche un seminario per promuovere l’interscambio commerciale e gli investimenti italiani in Kosovo. Si segnala un importante Memorandum sottoscritto a Pristina il 5 dicembre 2014 tra la stessa Agenzia ICE e la Kosova Chamber of Commerce, la più rilevante del Paese.

Ad ottobre 2013 si registra in Kosovo la presenza di 190 aziende con capitale italiano pari a 25,250 milioni di euro e con 1.400 addetti, soprattutto nei settori manifatturiero, dell’edilizia e del commercio. Seguono i settori bancario e finanziario, i trasporti, le attività alberghiere e della ristorazione, il settore medico e le telecomunicazioni (fonte: locale). Si segnala l’acquisizione degli impianti vinicoli di Suha Reka (i più grandi dell’ex Jugoslavia) da parte di un consorzio guidato dal Gruppo Fantinel, in seguito alla quale è sorto un contenzioso durato diversi anni e solo recentemente risolto (ultimamente Fantinel ha raccolto manifestazioni di interesse di Simest ad approfondire possibili collaborazioni). L’inaugurazione del primo mega-store Conad in Kosovo è avvenuta in concomitanza con la prima Settimana italiana (dicembre 2014). Negli ultimi tempi si sono svolte le visite in Kosovo di una delegazione di Telecom Italia e di una delegazione del Trentino, Regione particolarmente attiva nel Paese negli ultimi 15 anni.

Le maggiori problematiche per ulteriori investimenti sono condizionate dallo status del Paese, che per ora impedisce il ricorso a formule assicurative presso le Istituzioni Finanziarie Internazionali, oltre che dalle carenze del sistema economico e giuridico.

Ad oggi sono state realizzate due "Country Presentations" (a Verona nel 2009 e a Roma nel 2011). La conoscenza della lingua e della cultura italiana in Kosovo è poco diffusa, sebbene si stia riscontrando negli ultimi tempi nel Paese un vivo interesse verso la lingua e la cultura italiana. Sembrerebbe pertanto opportuno valutare l’istituzione nel Paese una cattedra di italiano.

Il Kosovo, sia prima dell’indipendenza che dopo, ha fatto registrare significativi flussi di immigrazione in Italia. Le statistiche del Ministero dell’Interno sono dal medesimo dichiarate poco attendibili e incomplete, non essendo possibile tenere conto con precisione dei kosovari con passaporto serbo immigrati in Italia prima dell’indipendenza. Gli ultimi dati del Ministero dell’Interno al 1° trimestre 2013 indicano 1.178 kosovari titolari di permesso di soggiorno e 323 iscritti al soggiorno del titolare. Dati del Ministero dell’Interno al 30 settembre 2012 indicano che i cittadini kosovari in Italia sono 6.527. Secondo i più recenti dati di fonte locale, la comunità kosovara in Italia andrebbe rafforzandosi, grazie anche all’alto numero di ricongiungimenti familiari, e sarebbe attualmente costituita da circa 40.000 persone.

Con il Kosovo è stato firmato il 15 aprile 2014 a Roma un Accordo sulla riammissione delle persone che soggiornano senza autorizzazione, con relativo Protocollo di attuazione, in vigore dal 26 marzo 2015.

 

DATI STATISTICI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TABELLA PRINCIPALI INDICATORI  MACROECONOMICI

(ultimo aggiornamento 2 dicembre 2014)

 

2010

(reale)

2011

(reale)

2012

(reale)

2013

(reale)

2014

(previsioni)

PIL nominale (mld €)

4,4

4,8

5,1

5,3

5,5*

Variazione reale

del PIL (%)°

+3,3

+4,4

+2,8

+3,4

+4,3*

Reddito pro-capite

€ 2.480

€ 2.672

€ 2.799

2.935

€ 3.034*

Tasso di cambio moneta locale/USD

1,42

1,37 (b)

1,32 (c)

n.d.

n.d.

Produzione industriale (var.%)

n.d.

n.d.

n.d.

n.d.

n.d.

Disoccupazione (LFS) (%)

45,1

44,8*(b)

30,9°

30°

n.d.

Inflazione (%)°

3,5

7,3

2,5

1,8

1,4*

Deficit/PIL (%)*

2,6

1,9

2,7 (c)

3,5 (c)

1,8

Debito pubblico/PIL (%)*

6,9

5,6

6,9

8,5

n.d.

Esportazioni (mln)°

€ 296

€ 306

€ 267

€ 273

$ 362 mln*

Importazioni (mln)°

€ 2.158

€ 2.437

€ 2.462

€ 2.422

$ 2,7 mld*

Bilancia commerciale°

-€ 1.862

-€ 2.131

-€ 2.195

-€ 2.149

$ -2,3 mld*

Investimenti diretti esteri (flussi netti in milioni €)°

331,1

378,2

213,3

241,5

 

Principali voci esportazioni

- genn-nov 2011

 

Manufatti vari

 

 

 

 

Materie prime, escluso petrolio

 

 

 

 

Prodotti alimentari e animali vivi

 

 

 

Principali voci importazioni

- gen-nov 2011

 

Olii minerali e lubrificanti

 

 

 

 

Manufatti vari

 

 

 

 

Macchinari e attrezzature trasporto

 

 

 

Principali Paesi fornitori

1. Macedonia

1. Macedonia

1. Germania

1. Serbia

 

2. Germania

2. Germania

2. Macedonia

2. Germania

 

3. Serbia

3. Serbia

3. Serbia

3. Italia

 

6. Italia

6. Italia

4. Italia

4. Turchia

 

Principali Paesi acquirenti

1. Italia

1. Italia

1. Italia

1. Italia

 

2. Albania

2. Albania

2. Albania

2. Albania

 

3. Macedonia

3. Macedonia

3. Macedonia

3. Macedonia

 

4. Svizzera

4. Germania

4. Montenegro

4. Montenegro

 

Fonti: Banca Centrale Kosovo/Dogane Kosovo/FMI/Progress Report Commissione Europea/Istituto di statistica locale.

*Fondo Monetario Internazionale.

°Fonte: Progress Report Commissione Europea 2014.

Legenda: a) reale; b) stime; c) previsioni.


Rapporti tra l’Unione europea e il Kosovo
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

Il Kosovo è uno dei paesi dei Balcani occidentali con lo status di potenziale candidato all’adesione all’UE[3].

A luglio 2014 si sono definitivamente conclusi negoziati per un Accordo di stabilizzazione e associazione tra la UE e il Kosovo. Il Commissario per l’allargamento Johannes Hahn, il 18 febbraio 2015, ha indicato che la Commissione europea potrebbe presentare la proposta di decisione relativa alla firma dell’Accordo nel mese di aprile 2015, con l’obiettivo dell’adozione della decisione da parte del Consiglio dell’UE entro la fine del 2015.

L’accordo, che sarà il primo globale tra l'UE e il Kosovo, prevede un dialogo politico rafforzato, una maggiore integrazione commerciale, anche attraverso l'apertura dei mercati dell'UE ai prodotti industriali e agricoli del Kosovo, e nuove forme di cooperazione.

L’UE è presente in Kosovo con la missione civile EULEX, il cui obiettivo centrale è assistere e sostenere le autorità del Kosovo nell’applicazione dello stato di diritto, con un focus specifico sulle questioni legate all'indipendenza della magistratura, alla multietnicità della polizia e del sistema delle dogane, al contrasto alla criminalità. Il mandato della missione EULEX è stato recentemente esteso al 16 giugno 2016.

Il Parlamento del Kosovo ha approvato il 23 aprile 2014 l’estensione al 2016 del mandato della missione EULEX e la creazione di un tribunale per i crimini di guerra.

A seguito della recente formulazione di accuse di corruzione all'interno di EULEX, l’Alto rappresentante, Federica Mogherini, ha nominato il 10 novembre 2014 un esperto indipendente per indagare sul seguito dato a tali accuse, secondo le quali funzionari della missione sarebbero stati collusi con sospetti criminali, avendo ottenuto tangenti per affossare processi e insabbiare prove.

In Kosovo, l’Unione europea è inoltre presente tramite un Rappresentante speciale, Samuel Zbogar.

Il 19 aprile 2013 è stato firmato un accordo per la normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo, nell’ambito del processo di facilitazione del dialogo promosso dall’Unione europea.

Il raggiungimento di progressi significativi nella normalizzazione delle relazioni tra la Serbia e il Kosovo è stato indicato dalla Commissione europea come una condizione per l’apertura dei negoziati di adesione con la Serbia.

Il dialogo ad alto livello condotto dell’ambito di tale accordo, dopo un periodo di interruzione dovuto allo svolgimento delle elezioni politiche, è ripreso il 9 febbraio 2015.

In occasione delle elezioni dell’8 giugno 2014, l’Unione europea ha inviato una missione d’osservazione elettorale che è stata guidata da Roberto Gualtieri, membro italiano del Parlamento europeo. La missione di osservazione elettorale ha giudicato trasparenti e ben organizzate le elezioni legislative anticipate del 25 maggio e dell'8 giugno 2014, consolidando i progressi compiuti dalle elezioni amministrative del 2013.

 

Relazione della Commissione europea sullo stato di avanzamento dei negoziati di adesione

Nell’ultima relazione annuale sullo stato di avanzamento dei negoziati di adesione, presentata l’8 ottobre 2014, la Commissione europea rileva per quanto riguarda il Kosovo che:

·         il completamento dei negoziati di un accordo di stabilizzazione e di associazione con il Kosovo è una svolta importante nel percorso di integrazione europea del Kosovo. La crescente polarizzazione politica successiva alle elezioni di giugno ha creato però una situazione di stallo, ritardando l'attuazione di determinate riforme fondamentali.

·         desta ancora notevole preoccupazione la situazione dello Stato di diritto, in particolare, l'indipendenza della magistratura e gli scarsi risultati ottenuti nella lotta alla criminalità organizzata. È necessario un maggiore impegno per ovviare alle carenze individuate durante il dialogo sul visto, adoperandosi anche per ridurre i rischi che la potenziale liberalizzazione del visto comporterebbe in termini di sicurezza e migrazione. Servono urgentemente riforme economiche strutturali per ridurre l'elevata disoccupazione. Occorre intraprendere in via prioritaria riforme importanti, come la riforma elettorale e la riforma della pubblica amministrazione, e adottare misure per tutelare le minoranze;

·         il paese deve impegnarsi attivamente per realizzare il suo programma di riforma collegato all'UE, in particolare ad allineare la legislazione con l'acquis dell'UE in ambiti quali lo Stato di diritto, la pubblica amministrazione, l'economia, la concorrenza e il commercio;

·         il nuovo governo dovrà mantenere l'impegno a favore della cooperazione regionale e la partecipazione attiva e costruttiva al processo di normalizzazione delle relazioni con la Serbia. Il Kosovo deve inoltre continuare ad applicare gli accordi raggiunti nell'ambito del dialogo.

·         la situazione nel Kosovo settentrionale rimane tesa. Tutte le parti interessate dovrebbero collaborare con EULEX ed evitare di prendere iniziative unilaterali. Occorre ulteriore impegno per consentire ai quattro comuni del nord di funzionare nell'ambito del quadro giuridico del Kosovo.

 

Risoluzione del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha approvato il l’11 marzo 2015 una risoluzione sul processo di integrazione europea del Kosovo nella quale in particolare:

·         accoglie con favore la fine dello stallo politico di sei mesi che ha seguito le elezioni, con la costituzione dell'Assemblea e la nomina del nuovo governo; esprime preoccupazione per la nomina di persone oggetto di controversia, i cui precedenti potrebbero essere messi in discussione; deplora il numero inutilmente elevato di ministri e vice ministri nel nuovo governo, nonché l'esiguo numero di donne tra i ministri; incoraggia i rappresentanti eletti della minoranza serba in Kosovo a partecipare e ad assumersi le proprie responsabilità all'interno della nuova coalizione di governo;

·         esorta il nuovo governo a proseguire sul cammino europeo e a perseguire con determinazione una serie di questioni prioritarie, tra cui il rafforzamento e l'affermazione dello Stato di diritto, la definizione di un modello giudiziario basato sui principi di indipendenza, professionalità ed efficacia, nonché una lotta sistematica ed efficace contro la corruzione e la criminalità i organizzata;

·         invita le autorità a combattere in modo sistematico ed efficace contro la disoccupazione, a promuovere riforme economiche strutturali e lo sviluppo sostenibile attraverso l'istituzione di un quadro regolamentare e di incentivi per le piccole e medie imprese nonché ad attuare la tanto necessaria riforma del sistema di protezione sociale, per far fronte agli elevati tassi di povertà persistente;

·         sottolinea che l'istituzione e il funzionamento del Tribunale speciale e la collaborazione con tale Tribunale dovrebbero costituire una priorità;;

·         sottolinea la necessità di rafforzare il ruolo di supervisione dell'Assemblea, e in particolare della commissione per l'integrazione europea, nel processo di integrazione del Kosovo;

·         sottolinea la necessità di rafforzare le azioni intese a combattere i gruppi criminali che favoriscono l'immigrazione clandestina;

·         si compiace della partecipazione del Kosovo alla coalizione per combattere il terrorismo, degli emendamenti alla legge penale del Kosovo per contrastare il fenomeno dei combattenti stranieri (foreign fighters);

·         rileva che una delle priorità del nuovo governo è la creazione delle Forze armate del Kosovo; comprende il principio della difesa territoriale quale aspetto della sovranità nazionale, ma chiede che tali forze armate siano compatibili con l'UE e chiede che maggiori risorse siano destinate alla polizia del Kosovo;

·         invita il Kosovo ad adottare un quadro legislativo efficace e completo sui media al fine di garantire la libertà di espressione;

·         sottolinea che occorrono progressi per la piena attuazione della legislazione sui diritti delle minoranze etniche. Attende con interesse il nuovo quadro messo a punto dal nuovo governo per migliorare la situazione dei rom, degli egiziani e degli ashkali;

·          incoraggia i cinque Stati membri dell’UE (Cipro, Grecia, Romania, Slovacchia, Spagna) che non l'hanno ancora fatto a procedere al riconoscimento del Kosovo;

·         prende atto dei progressi compiuti dal Kosovo nella realizzazione delle condizioni previste dalla tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti; invita le autorità a moltiplicare gli sforzi e ed esorta la Commissione europea ad accelerare il processo di liberalizzazione dei visti per il Kosovo, l'ultimo paese della regione ad essere soggetto all'obbligo di visto;

·         deplora che, a causa degli eventi elettorali in entrambi i paesi, si sia registrato un rallentamento nel ritmo dei negoziati tra Kosovo e Serbia  e si rammarica per il fatto che la maggior parte degli accordi firmati dalle due parti non sia stata pienamente attuata.

 

Assistenza finanziaria

A partire dal 1° gennaio 2007 l’assistenza finanziaria ai paesi dei Balcani occidentali viene fornita attraverso lo strumento di preadesione, denominato IPA, che sostituisce  i precedenti programmi.

Nell'ambito del quadro finanziario pluriennale dell’UE per il periodo 2014-2020, è stato approvato l’11 marzo 2014 il nuovo regolamento (UE) n. 231/2014 che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA II). Il regolamento fissa il quadro normativo attraverso il quale l’UE fornirà assistenza tecnica e finanziaria ai paesi candidati e potenziali candidati all’adesione e prevede uno stanziamento complessivo per l’intero periodo 2014-2020 di circa 11 miliardi di euro, di cui 645.5 milioni di euro al Kosovo; 649,5 milioni di euro all’Albania; 664,2 milioni di euro all’ex Repubblica iugoslava di Macedonia; 270.5 milioni di euro al Montenegro; 1.508 milioni di euro alla Serbia; 4.453,9 milioni di euro alla Turchia e 2.958,7 milioni di euro per regionali multi beneficiari.

 Nell’ambito dello scorso periodo di programmazione finanziaria 2007-2013 i Balcani occidentali hanno beneficiato di una assistenza finanziaria per un totale di circa 5,17 miliardi di euro, cosi ripartiti: 498 milioni all’Albania; 465,1 milioni al Kosovo; 1.183,6 milioni di euro alla Serbia; 167 al Montenegro; 614,87 alla ex Repubblica iugoslava di Macedonia; 550,3 alla Bosnia Erzegovina; 1.600 milioni di euro alla Croazia e a programmi regionali multi beneficiari.


 

Rapporti Parlamentari con il Kosovo
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

PRESIDENTE DEL PARLAMENTO

Kadri Veseli

 

Ambasciatore d’Italia a Pristina

Andreas FERRARESE

Ambasciatore del Kosovo in Italia

Sig.ra Bukurije GJONBALAJ

 

XVII Legislatura

 

Attività legislativa

Per quanto riguarda le ratifiche di accordi bilaterali, si segnala che:

il 20 marzo 2015 è stato presentato alla Camera il ddl di Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra Italia e Kosovo, fatto a Pristina il 19 giugno 2013; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra Italia e Kosovo, fatto a Pristina il 19 giugno 2013. Il disegno di legge deve essere assegnato alla Commissione competente.

Il 31 marzo 2015 la Camera ha approvato il disegno di legge: "Conversione in legge del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione" (2893).

Il testo è stato trasmesso al Senato il 1° aprile e assegnato alle commissioni riunite 2ª (Giustizia), 3ª (Affari esteri, emigrazione) e 4ª (Difesa)in sede referente; non ancora iniziato l'esame.

Il decreto autorizza, tra l’altro, dal 1° gennaio 2015 al 30 settembre 2015 la spesa di 59.170.314 per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni nei Balcani e specificatamente: la Multinational Specialized Unit (MSU),  la European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX KOSOVO), il Security Force Training Plan in Kosovo, la Joint Enterprise Balcani e per lo stesso periodo, la spesa di euro 955.330 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX e di 46.210 euro per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK (United Nations Mission in Kosovo).

La precedente legge sulla proroga di missioni internazionali è stata approvata  il 1 ottobre 2014 (legge n. 141/ 14).

 

Incontri bilaterali

Il 21 gennaio 2015 la Presidente della Camera Boldrini ha incontrato alla Camera la Presidente della Repubblica del Kosovo, Atifete Jahjaga, in visita di Stato in Italia.

Temi del colloquio: il processo di adesione all’Ue, la questione della minoranza serba nel nord del Kosovo, e in generale i diritti delle minoranze, la partecipazione politica delle donne. La Presidente Jahjaga ha auspicato il sostegno italiano ai fini di una rapida conclusione dell’Accordo di stabilizzazione e associazione con l’Unione europea e del superamento della questione dei visti di ingresso tuttora richiesti ai suoi cittadini.

 

Missioni

Una delegazione della Sottocommissione Cooperazione Transatlantica Difesa e Sicurezza dell’Assemblea parlamentare della NATO ha effettuato una missione (23-26 giugno 2014) a Belgrado e Pristina. Il senatore Battista, in qualità di componente della delegazione parlamentare italiana della NATO, ha fatto parte della delegazione.

I parlamentari hanno visitato il Quartier generale KFOR e incontrato il Comandante Gen. Farina. Al centro dei colloqui le operazioni KFOR in corso e il contesto di sicurezza. Ha fatto seguito una riunione con i sindaci delle municipalità serbe nel nord del Paese: Mitrovica nord, Leposavic, Zwecan e Zubin Potok. A Pristina, la delegazione dell'Assemblea NATO ha incontrato le più alte cariche del Paese: Jakup Krasniqi, Presidente dell'Assemblea del Kosovo; Hashim Thaçi, Primo ministro del Kosovo ed Enver Hoxhaj, Ministro degli Affari esteri del Kosovo. Al centro dei colloqui gli sviluppi istituzionali alla luce delle elezioni generali dell'8 giugno 2014. Agim Çeku, Ministro delle Forze di sicurezza del Kosovo, ha illustrato ai parlamentari la natura e gli obiettivi delle nuove Forze di sicurezza (KAF), create a scopo puramente difensivo e sviluppate in consultazione con la NATO. Infine, i delegati hanno incontrato i Rappresentanti di EULEX, UNMIK ed EUSR. Il Parlamento del Kosovo ha ottenuto lo status di osservatore parlamentare presso l’Assemblea parlamentare della NATO nel maggio 2014.

 

Unione Interparlamentare – UIP

Il Kosovo è inserito nella Sezione di amicizia Italia-Europa Sud Orientale (Albania, Bosnia-Erzegovina, Ex Repubblica Iugoslava di Macedonia, Kosovo, Serbia, Montenegro, Slovenia, Bielorussia, Cipro) E’ stato designato a presiedere la sezione il senatore Aldo Di Biagio; ne fanno altresì parte gli onorevoli Russo (FI-PdL-BP) e Rampi (PD). Il Gruppo italiano dell’Unione interparlamentare (UIP) è in attesa delle altre designazioni da parte dei gruppi (nella scorsa legislatura ne facevano parte altri otto parlamentari).

 

 

 


 

Profilo biografico

 


BEKIM ҪOLLAKU
Ministro dell’integrazione europea della Repubblica del Kosovo
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)[4]

http://www.mei-ks.net/repository/images/bekimqollaku.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bekim Ҫollaku è il ministro per l'Integrazione europea della Repubblica del Kosovo dal dicembre 2014.

Mr. Ҫollaku, consigliere politico di alto livello del primo ministro Hashim Thaçi durante l'ultimo mandato,  è stato professore associato presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Pristina e ricercatore presso l'Istituto kosovaro di ricerca e sviluppo Policy (KIPRED).

Precedentemente Mr. Ҫollaku ha operato come consulente politico di Mr. Bajram Rexhepi, il personaggio politico che per primo è stato eletto Primo Ministro in Kosovo (2003-2004).

Bekim Ҫollaku ha conseguito la laurea magistrale in Relazioni internazionali  all’Università di New Castle (Regno Unito), ed è attualmente PhD candidate  in Scienze Politiche presso l'Università di Gent  (Belgio).

 



[1] Nel Nord del Kosovo a maggioranza serba, Belgrado ha sempre agito attraverso le c.d. “strutture parallele”, organi istituzionali e amministrativi non riconosciuti dalla Comunità internazionale, che rispondono direttamente alla Serbia ed operano in ambito giudiziario, educativo, sanitario e in materia di sicurezza. Tali strutture sono state progressivamente inquadrate nel contesto costituzionale kosovaro.

 

[2] Cinque Paesi UE non hanno al momento riconosciuto l’indipendenza del Kosovo: Spagna, Romania, Cipro, Grecia e Slovacchia.

[3] Al momento, hanno status di paese candidato i seguenti paesi dei Balcani: Albania, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro e Serbia. Oltre al Kosovo, altro potenziale candidato è la Bosnia-Erzegovina. Si ricorda che la Croazia è entrata a far parte dell’UE a partire dal 1° luglio 2013.

 

[4] In collaborazione con il Ministero Affari esteri e della Cooperazione internazionale.