Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento trasporti
Titolo: Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante determinazione dei criteri di privatizzazione e delle modalità di alienazione della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane Spa - n. 77
Riferimenti:
SCH.DEC 77/XVII     
Serie: Atti del Governo    Numero: 79
Data: 07/02/2014
Descrittori:
ALIENAZIONE DI BENI   MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
PARTECIPAZIONI STATALI   POSTE ITALIANE SPA
PRIVATIZZAZIONI     
Altri riferimenti:
L N. 481 DEL 14-NOV-95     


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Determinazione dei criteri di privatizzazione e delle modalitĂ  di alienazione della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane Spa

7 febbraio 2014
Schede di lettura


Indice

Presupposti normativi|Contenuto|Le privatizzazioni nel programma di governo|La societĂ  Poste Italiane e l'assetto del settore postale|Le precedenti esperienze di privatizzazione|Altre esperienze europee|


Presupposti normativi

La legge n. 481/1995Lo schema di Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è predisposto ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge n. 481/1995 (Norme per la concorrenza e la regolazione dei servizi di pubblica utilità. Istituzione delle Autorità di regolazione dei servizi di pubblica utilità). Tale disposizione prevede che per la privatizzazione dei servizi di pubblica utilità, il Governo definisca i criteri per la privatizzazione di ciascuna impresa e le relative modalità di dismissione e li trasmetta al Parlamento ai fini dell'espressione del parere da parte delle competenti Commissioni parlamentari.

Il decreto-legge n. 332/1994Sulle modalità di privatizzazione la relazione illustrativa richiama il decreto-legge n. 332/1994 (Norme per l'accelerazione delle procedure di dismissione di partecipazioni dello Stato e degli enti pubblici in società per azioni). Tale provvedimento ha individuato due specifiche modalità attraverso le quali effettuare la vendita delle partecipazioni: l’offerta pubblica di vendita e la trattativa diretta con i potenziali acquirenti. E’ stata prevista anche la possibilità di effettuare la cessione mediante ricorso contestuale ad entrambe le procedure. Per ogni singola operazione è stata demandata ad un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri la scelta della modalità di vendita tra quelle indicate nel decreto-legge.


Contenuto

Partecipazione dello Stato al 60%Il comma 1 dell'articolo unico dello schema di DPCM prevede l'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia in Poste italiane in modo tale da consentire comunque il mantenimento di una partecipazione dello Stato al capitale di Poste italiane non inferiore al 60 per cento.

ModalitĂ  di venditaIn base al comma 2, l'alienazione della quota di partecipazione potrĂ  essere effettuata, anche in piĂą fasi con due possibili modalitĂ :

  • offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del Gruppo Poste Italiane
  • offerta pubblica di vendita rivolta a investitori istituzionali italiani e internazionali

In proposito si ricorda che per offerta pubblica di vendita (opv) si è soliti intendere un’operazione che consiste nel collocamento sul mercato, da parte delle società autorizzate, di azioni già esistenti, cioè non di nuova emissione, a prezzi e quantità prefissati. L’introito che deriva dalla loro vendita spetta ai soci (in questo caso il Ministero dell'economia). e non alla società emittente. Con l'espressione investitore istituzionale si intende invece un operatore economico che esercita in modo continuativo e professionale l’attività di investimento, in valori mobiliari o immobiliari, di rilevanti risorse finanziarie, frutto di raccolta presso comunità, spesso molto ampie, di risparmiatori (quali compagnie di assicurazioni, banche di investimento e di affari, fondi comuni di investimento, fondi pensione, hedge fund, Società di Gestione del Risparmio, gli enti pubblici previdenziali); per approfondimenti vedi qui. L'offerta pubblica di vendita può essere rivolta al pubblico indistinto dei risparmiatori o ad investitori istituzionali. L'offerta ad investitori istituzionali può essere realizzata o attraverso "un'offerta istituzionale", destinata alla generalità degli investitori istituzionali o attraverso collocamenti privati, riservati ad una selezione di investitori individuati. Nel caso in cui i destinatari dell'OPV siano i risparmiatori, la società emittente dovrà darne preventiva comunicazione alla CONSOB, consegnando contestualmente il prospetto informativo dell'operazione e realizzare tale operazione nel rispetto degli obblighi previsti dal Testo Unico della Finanza (decreto legislativo n. 58/1998). Nelle altre due fattispecie di offerta, invece, la società non è obbligata a rispettare norme particolarmente restrittive in termini di informativa e trasparenza in quanto si presume che le categorie di destinatari necessitino di minor tutela a motivo della loro professionalità. Ai sensi del Testo unico della finanza, l’attività di collocamento tra il publico e gli investitori istituzionali può essere esercitata solo dagli intermediari autorizzati, pertanto, qualora i destinatari dell'OPV siano tali categorie, la società dovrà avvalersi dell'aiuto di un global coordinator (cioè un intermediario che in un'operazione di collocamento assume compiti di coordinamento e di consulenza; il compito può essere svolto da banche di investimento italiane o estere a ciò autorizzate ai sensi del Testo unico bancario, decreto legislativo n. 385/1993). Per approfondimenti vedi qui.

Partecipazione dei lavoratoriIl comma 3 consente di attivare forme di incentivazione per la partecipazione all'offerta pubblica di vendita da parte dei dipendenti del gruppo Poste italiane, tenuto conto anche della prassi di mercato e di precedenti operazioni di privatizzazione. Tali forme di incentivazione potranno tradursi in:
  • quote dell'offerta riservate
  • agevolazioni di prezzo; in proposito, la relazione illustrativa precisa che si potrebbe ipotizzare un bonus share, vale a dire una clausola che in seguito ad un'offerta pubblica di vendita o di sottoscrizione prevede l'allocazione a titolo gratuito ai sottoscrittori iniziali di un certo quantitativo di azioni in caso di possesso azionario ininterrotto per un determinato arco temporale; per approfondimenti vedi qui)
  • agevolazioni nelle modalitĂ  di finanziamento (si deve presumere, per l'acquisto di azioni della societĂ ).
In proposito si ricorda che nella legge n. 147 del 2013 (stabilità 2014) il comma 180 dell'articolo 1 ha istituito, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un Fondo per l'incentivazione di iniziative rivolte alla partecipazione dei lavoratori al capitale e agli utili delle imprese e per la diffusione dei piani di azionariato rivolti a lavoratori dipendenti. Al fondo sono assegnati 2 milioni di euro per il 2014 e 5 milioni di euro per il 2015, mediante corrispondente riduzione delle risorse destinate alle misure per l'incremento della produttività del lavoro di cui all’articolo 1, comma 482, della L. n. 228/2012. Le modalità ed i criteri di utilizzo del Fondo sono demandati ad un apposito decreto interministeriale, da adottare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge.

L’articolo 56-ter del D.L. n. 69/2013 ha previsto la presentazione al Parlamento, da parte dei Ministri dello sviluppo economico, della giustizia, dell’economia e delle finanze e del lavoro, di una relazione sulla disciplina, sulle esperienze e sulle prospettive dell’azionariato diffuso ovvero la partecipazione anche azionaria dei dipendenti agli utili dell’impresa, allo scopo di individuare le opportune misure, anche normative e di incentivazione fiscale, volte a diffondere l’azionariato diffuso in ambito nazionale, in attuazione di quanto previsto dall’articolo 46 della Costituzione (ai sensi del quale ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende). Il termine per la presentazione è scaduto il 30 settembre 2013. Tale relazione non risulta ancora presentata.


Le privatizzazioni nel programma di governo

La nota di aggiornamento al DEF 2013Lo schema di DPCM si colloca all'interno di un piĂą ampio progetto di privatizzazioni presentato dal governo. In particolare, la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2013 di settembre 2013 prevede una riduzione del debito pubblico nel periodo 2014-2017 di 0,5 punti percentuali di Pil all'anno derivante dagli introiti delle privatizzazioni e delle dismissioni immobiliari.

Il piano Nell'ambito del piano destinazione Italia, presentato il 13 dicembre 2013, il governo specifica che "il Ministero dell’economia e delle finanze ha individuato le prime partecipazioni per le quali si intende procedere all’avvio delle operazioni di dismissione: ENI (per le quote eccedenti il 30%), STM, ENAV per le partecipazioni dirette, SACE, Fincantieri, CDP Reti, TAG e Grandi Stazioni/Cento Stazioni per quelle indirette [...] Seguirà una seconda fase di dismissioni che prevede nel 2014 la cessione di quote di minoranza di Poste e di altre aziende nazionali, con la possibilità che anche i lavoratori dipendenti possano partecipare al capitale, sul modello di compartecipazione sperimentato in Germania".

Il Comitato privatizzazioniInoltre, il 25 novembre 2013 è stato nominato dal Ministro dell'economia, il comitato permanente di consulenza globale e garanzia per le privatizzazioni; il Comitato è presieduto da Vincenzo La Via, direttore generale del Tesoro, e composto da Anna Maria Artoni, Massimo Capuano, Piergaetano Marchetti e Angelo Provasoli.


La societĂ  Poste Italiane e l'assetto del settore postale

Assetto societarioIl Gruppo Poste Italiane Spa è una società con partecipazione totalitaria del Ministero dell'economia. Le società del gruppo sono: Postel Spa (servizi di Gestione Documentale, comunicazione ed E-procurement per le imprese e la Pubblica Amministrazione); SDA Express (corriere espresso); Postecom (ricerca servizi digitali); Postevita (assicurazioni vita); Posteassicurazioni; BancopostaFondiSGR (società di gestione del risparmio); Posteshop (Merchandising); Europa Gestioni Immobiliari (valorizzazione patrimonio immobiliare); Poste Tutela (attività di vigilanza); Postemobile (servizi informatici); MistralAir (compagnia aerea); PosteEnergia (vendita e scambio energia elettrica); Banca del Mezzogiorno - Mediocredito centrale.

Condizioni economiche della societàIn base ai dati dell'Ufficio studi di Mediobanca (rapporto sulle imprese italiane dell'ottobre 2013), il gruppo Poste Italiane Spa ha registrato nel 2012 un fatturato di 9.709.352.000 euro (10.025.272.000 euro nel 2011); il risultato di competenza degli azionisti del gruppo è stato di 1.032.492.000 nel 2012 (846.381.000 nel 2011). Il gruppo ha 146.000 dipendenti.

La regolazione del settore postaleLa regolazione del settore postale è contenuta nel decreto legislativo n. 261/1999, come da ultimo modificato dal decreto legislativo n. 58/2011. Si tratta di una disciplina che ha recepito gli indirizzi del Legislatore dell'Unione europea in materia, indirizzi orientati a una progressiva liberalizzazione del settore, come indicato dalla direttiva 97/67/CE e, da ultimo, dalla direttiva 2008/6/CE.

Con tali direttive l'Unione europea ha previsto che nel settore postale debbano essere comunque garantiti degli obblighi di servizio universale, vale a dire determinati livelli qualitativi del servizio, che devono poter essere prestati in modo omogeneo all’interno del territorio nazionale, e devono essere offerti a tariffe accessibili.

In Italia, il decreto legislativo n. 261/1999 ha previsto un unico fornitore del servizio universale, con una distinzione, non presente nell'ordinamento comunitario, tra fornitore del servizio e prestatori del medesimo servizio. Il primo fornisce il servizio integralmente su tutto il territorio nazionale; i secondi forniscono prestazioni singole e specifiche.
Fornitrice del servizio universale è riconosciuta ex lege la società Poste italiane Spa per un periodo di quindici anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 58/2011 (e quindi fino al 2026).

In particolare, il decreto legislativo n. 58/2011 ha disposto che il servizio universale sia affidato a Poste italiane Spa per un periodo di quindici anni dalla data di entrata in vigore del decreto, con possibilità di revoca, ogni quinquennio, qualora la verifica dello stato del rispetto degli obblighi del contratto di programma dia esito negativo. Il fornitore del servizio universale è individuato attraverso una designazione operata dal Ministero dello sviluppo economico sulla base dell’analisi dei costi del servizio e di criteri quali la garanzia della continuità della fornitura del servizio, la redditività degli investimenti, la struttura organizzativa dell’impresa, lo stato economico dell’ultimo triennio, l’esperienza del settore e gli eventuali pregressi rapporti con la pubblica amministrazione nello specifico settore con esito positivo. Il provvedimento ha poi confermato l’obbligo per il fornitore del servizio universale di istituire la separazione contabile distinguendo, fra singoli servizi, i prodotti rientranti nel servizio universale e quelli esclusi.

I rapporti tra lo Stato e il fornitore del servizio universale sono disciplinati dal contratto di programma. Il Contratto di programma tra il Ministero dello sviluppo economico e Poste Italiane per il triennio 2009-2011 e' stato approvato con legge 12 novembre 2011, n. 183, fatti salvi gli adempimenti previsti dalla normativa comunitaria. L'efficacia del contratto è stata quindi perfezionata con la decisione della Commissione europea del 20 novembre 2012 C(2012)8230final , che ha approvato i trasferimenti statali verso Poste Italiane a parziale copertura degli oneri connessi con lo svolgimento degli obblighi di servizio postale universale.

Per gli altri operatori è necessaria:

  • una licenza individuale, rilasciata dal Ministero dello sviluppo economico, per le imprese che intendono fornire al pubblico servizi postali non riservati che rientrano nel campo di applicazione del servizio universale;
  • un’autorizzazione generale rilasciata dal Ministero dello sviluppo economico per gli altri operatori.

In entrambi i casi può essere richiesto alle imprese l’adempimento di specifici obblighi del servizio universale ovvero di obblighi di contribuzione al fondo di compensazione finanziaria.

Il decreto legislativo n. 58/2011 ha inoltre ridefinito il perimetro del servizio universale, escludendone la pubblicitĂ  diretta per corrispondenza e consentendo, in presenza di particolari condizioni da comunicare alla Commissione europea, la fornitura del servizio a giorni alterni.

Alla luce delle modifiche introdotte, il servizio universale viene a comprendere: 1) la raccolta, il trasporto, lo smistamento e la distribuzione degli invii postali fino a 2 kg e dei pacchi postali fino a 20 kg 2) i servizi relativi agli invii raccomandati ed agli invii assicurati.

Il provvedimento ha inoltre significativamente ridotto la parte del servizio universale riservata in via esclusiva al fornitore del servizio stesso (e cioè Poste italiane): questa è ora limitata alle notificazioni e comunicazioni a mezzo posta degli atti giudiziari e alle notificazioni dei verbali delle violazioni del codice della strada (in precedenza la parte riservata comprendeva tutta la corrispondenza relativa a procedure amministrative e giudiziarie e tutta la corrispondenza interna e trasnfrontaliera superiore a 50 grammi).

Dal 1° giugno 2012 è stata esclusa dal servizio universale la pubblicità diretta per corrispondenza.

Gli oneri connessi alla fornitura del servizio universale sono finanziati attraverso trasferimenti a carico del bilancio dello Stato, quantificati nel contratto di programma, e attraverso il fondo di compensazione alimentato dalle imprese del settore, previsto dall’articolo 10 del decreto legislativo n. 261/1999.


L'articolo 21 del decreto-legge n. 201/2011 ha individuato come AutoritĂ  di regolazione indipendente del settore l'AutoritĂ  per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) che ha conseguentemente istituito, nel dicembre 2012, la direzione per i servizi postali.

Le valutazioni delle autorità indipendentiRispetto all'assetto del settore l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nella segnalazione al Parlamento del 2 ottobre 2012 ai fini della Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2013, aveva rilevato l'opportunità di intervenire sull'assetto del settore, proponendo tra le altre cose: 1) la soppressione della parte di servizio universale riservata in via esclusiva al fornitore del servizio universale; 2) l'esclusione dal perimetro del servizio univarslae i servizi rivolti a una clientela commerciale che prevedono invii in grande quantità; 3) una nuova definizione del limite del servizio universale con riguardo al peso dei pacchi, passando dagli attuali 20 a 10 kg, così come consentito dalla direttiva 1997/67/CE; 4) la modifica dell'affidamento diretto a Poste italiane dell'erogazione del servizio universale per quindici anni, prevedendo un processo di selezione a evidenza pubblica e una durata significativamente inferiore.
Nella relazione annuale 2013, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha rilevato che nel 2012 "l'intero settore dei servizi postali ha fatturato nel suo complesso circa 7,7 miliardi di euro, conseguendo, rispetot al 2011, una perdita di circa duecento milioni di euro". In proposito, l'Autorità osserva che "l'andamento dei ricavi si inscrive nelle dinamiche concorrenziali che alimentano l'evoluzione del settore. In particolare, il settore italiano dei servizi postali mostra due caratteristiche - comuni, peraltro, a diversi paesi europei - che ne segnano la struttura del mercato. In primo luogo, si registra l'assenza di fornitori di grande dimensione, oltre all'operatore storico Poste italiane e al suo principale concorrente, TNT Post italia, società del gruppo di diritto olandese TNT Post. Concorre a spiegare tale assetto di mercato, innanzitutto, il declino dei ricavi generati dai servizi di corrispondenza, imputabile prevalentemente alla riduzione dei volumi scambiati. Un'altra motivazione è rinvenibile nella presenza di costi fissi elevati, in taluni casi irreversibili, necessari per allestire la rete commerciale atta alla fornitura del servizio, soprattutto su scala nazionale". L'Autorità si sofferma anche sul valore delle prestazioni del servizio universale, in cui "Poste italiane continua a detenere una posizione di quasi monopolio, in virtù del fatto che raccoglie circa l'88% delle risorse economiche di questo mercato, benché la posizione dell'operatore incumbent risulti in leggera flessione rispetto al 2011 (-2% circa). Gli operatori concorrenti, tra cui il principale TNT Post, detengono circa il 12% del mercato nel 2012, registrando un incremento di circa il 2% rispetto al 2011".
L'AutoritĂ  ha inoltre individuato, con propria delibera, il 20 giugno 2013, le condizioni generali di esercizio per l'espletamento del servizio postale universale.
BancopostaCome già si è accennato, il gruppo Poste italiane è attivo anche in settori diversi da quello postale. In particolare, dalla fine degli anni Novanta si è sviluppata l'attività di Bancoposta.In proposito, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nella già citata segnalazione dell'ottobre 2012, ha indicato al Parlamento l’esigenza di disporre la separazione societaria dell'attività di BancoPosta dalle attività postali tradizionali, con lo scopo di aumentare il grado di concorrenza nel settore bancario e di garantire maggior trasparenza nel settore postale tradizionale.

In materia, l’articolo 24-ter del D.L. 179 del 2012 ha modificato in più punti la disciplina dell’attività di bancoposta svolta da Poste italiane S.p.a.. Accanto al recepimento di alcune novità intervenute nel corso del tempo nella legislazione bancaria (tra l’altro in materia di servizi di pagamento e tutela dei consumatori), il suindicato provvedimento ha incluso tra le attività di bancoposta l’esercizio in via professionale del commercio di oro; ha consentito a Poste Italiane di stabilire succursali negli altri Stati comunitari ed extracomunitari per l’esercizio di attività di bancoposta; ha previsto che la comunicazione ai clienti delle variazioni contrattuali unilaterali sfavorevoli sia effettuata, in luogo della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale o avviso inviato ai correntisti, con le medesime garanzie e tutele previste dal testo unico bancario in materia di contratti di durata e di servizi di pagamento; ha autorizzato Poste a svolgere nei confronti del pubblico il servizio di collocamento di strumenti finanziari (senza assunzione a fermo né assunzione di garanzia nei confronti dell'emittente).


Le precedenti esperienze di privatizzazione

Alla luce del contenuto dello schema di DPCM merita richiamare le modalitĂ  adottate in precedenti processi di privatizzazione che hanno coinovlto societĂ  operanti nell'ambito dei servizi pubblici.

La privatizzazione ENELL’operazione di dismissione delle quote ENEL da parte del Ministero del tesoro (ora economia e finanze) è stata inizialmente prevista dalle direttive del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 giugno 1993 e del 15 ottobre 1993. Successivamente, in coerenza con la disciplina introdotta dal decreto-legge n. 332/19094 e dalla legge n. 481/1995, le modalità di cessione delle partecipazioni detenute dal Ministero del tesoro sono state individuate con D.P.C.M. 10 maggio 1995: con tale provvedimento si autorizzava l’alienazione delle partecipazioni a mezzo di offerta pubblica di vendita o mediante trattativa diretta, anche al fine di costituire un azionariato stabile.

La procedura di dismissione, sospesa nel 1996, è stata riavviata nel 1999 dopo l’approvazione del citato decreto legislativo n. 79/99, di recepimento della prima direttiva europea di liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica e del gas.

La vendita della prima tranche di azioni è avvenuta nel periodo settembre-novembre 1999. Le azioni sono state collocate mediante offerta globale, costituita da un’offerta pubblica di vendita di azioni in Italia (OPV), inclusa una tranche di azioni riservate ai dipendenti del Gruppo ENEL, e da un’offerta pubblica negli Stati Uniti d’America rivolta anche a investitori istituzionali statunitensi, nonché da un collocamento privato rivolto ad investitori professionali italiani ed istituzionali esteri.

A seguito della cessione della prima tranche di azioni dell’ENEL , lo Stato possedeva 8.277.348.379 azioni dell’ENEL, pari al 68,26% del capitale sociale, di cui 122.158.580 azioni vincolate a garanzia dell’esercizio dell’opzione di azione gratuita (bonus share) fino alla data del 5 dicembre 2000.A seguito dell’esercizio di detta opzione, la partecipazione residua del Tesoro al 31 marzo 2001 era del 67,58%.

La vendita della seconda tranche della partecipazione detenuta dal Ministero nel capitale di ENEL, pari a 400.000.000 azioni ordinarie (circa il 6,6% del capitale azionario ordinario), è stata perfezionata nel novembre del 2003. Nel corso del 2003, a seguito della trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti in società per azioni, è stata demandata ad un decreto ministeriale l’individuazione delle partecipazioni societarie da trasferire dal Ministero alla CDP. In particolare è stata disposta la vendita alla CDP del 10,35% del capitale di ENEL.

Nell’ottobre 2004 il Ministero dell’economia ha ceduto, attraverso offerta globale, il 18,87% del capitale sociale di Enel S.p.A. (terza tranche). L’ offerta globale è stata strutturata in un’offerta pubblica di vendita in Italia (OPV), comprensiva di una quota di azioni riservate ai dipendenti del Gruppo Enel ed agli azionisti Enel, e da un’offerta istituzionale rivolta ad investitori italiani ed esteri. All’interno dell’offerta istituzionale è stato effettuato un collocamento destinato ad investitori giapponesi, nell’ambito di un’offerta pubblica senza quotazione (Public Offering Without Listing - POWL). A seguito della cessione della terza tranche di azioni Enel il Ministero dell’economia e delle finanze conservava il controllo diretto del 31,48% delle azioni della società (di tale percentuale, lo 0,5% era vincolato all’eventuale esercizio della bonus share).

La privatizzazione ENILa privatizzazione dell’ENI si è svolta invece tra il 1995 ed il 2001 e si è sviluppata in cinque fasi.

In particolare ENI ha fatto il suo ingresso in borsa il 28 novembre 1995. Le azioni sono state quotate sul sistema Telematico della Borsa Italiana e al NYSE e trattate sul circuito SEAQ International di Londra. Il Ministero del Tesoro ha collocato sul mercato il 15% del capitale della società. L'incasso complessivo del collocamento è stato di oltre 3,2 miliardi di euro ( 6.300 miliardi di lire).

La vendita della seconda tranche di azioni dell’ENI è stata effettuata nel periodo ottobre/dicembre 1996, a seguito della delibera assunta il 4 giugno dal Comitato dei Ministri per le privatizzazioni, sentito il Comitato di Consulenza Globale e di Garanzia per le Privatizzazioni. Il collocamento è avvenuto mediante offerta globale, composta da un’offerta pubblica di vendita di azioni in Italia (OPV) e un collocamento privato destinato agli investitori istituzionali, riservato ad Italia, Regno Unito, Europa Continentale e Resto del Mondo, nonché un’offerta pubblica riservata agli Stati Uniti d’America. L’offerta pubblica in Italia è stata effettuata con la tecnica dell’offerta a prezzo aperto.

L’operazione si è conclusa il 12 dicembre 1996: a seguito di essa, il Ministero possedeva 5.534.205.453 azioni dell’ENI, pari al 69,18% del capitale sociale, di cui 5.857.100 azioni vincolate per la bonus share della prima tranche e 60.348.600 per la bonus share della seconda tranche.

La vendita della terza tranche di azioni dell’ENI è avvenuta nel periodo giugno/luglio 1997, sulla base della delibera assunta dal Comitato dei Ministri per le privatizzazioni nell’aprile 1997, con il collocamento di circa il 18% del capitale della Società e con un incasso di circa oltre 6,8 miliardi di euro (13.300 miliardi di lire). Il collocamento è avvenuto mediante offerta globale, composta da un’offerta pubblica di vendita di azioni in Italia (OPV) e un collocamento privato destinato agli investitori istituzionali, riservato ad Italia, Regno Unito e Repubblica d’Irlanda, Europa Continentale e Resto del Mondo. E’ stato inoltre previsto un collocamento privato destinato ad investitori istituzionali riservato al Canada e un’offerta pubblica riservata agli Stati Uniti d’America.

L’offerta pubblica in Italia è stata effettuata con la tecnica dell’offerta a prezzo aperto.

Al pubblico dei risparmiatori e ai dipendenti, oltre alla "bonus share", è stato riservato uno sconto rispettivamente del 3% e del 4%.

L’operazione si è conclusa il 15 luglio 1997 e, a seguito di essa, il Tesoro possedeva il 51,54% del capitale sociale.

La vendita della quarta tranche di azioni dell'ENI è avvenuta nel periodo giugno-luglio 1998. Il Comitato dei Ministri per le privatizzazioni ha deliberato nel maggio 1998 di procedere al collocamento mediante offerta globale, composta da una offerta pubblica di vendita di azioni in Italia (OPV), un collocamento privato destinato agli investitori istituzionali, riservato ad Italia, Regno Unito e Repubblica d'Irlanda, Europa Continentale e Resto del Mondo, nonché un collocamento privato destinato ad investitori istituzionali riservato al Canada e un'offerta pubblica riservata agli Stati Uniti d'America. L'offerta pubblica in Italia è stata effettuata con la tecnica dell'offerta a prezzo aperto.

L’operazione si è conclusa il 27 luglio 1998.

A seguito della cessione della quarta tranche di azioni dell'ENI e dell'esercizio della bonus share ENI 3, lo Stato possedeva 2.906.685.115 azioni dell'ENI, pari al 36,33% del capitale sociale, di cui 89.578.055 azioni vincolate a garanzia dell'esercizio dell'opzione di azione gratuita (bonus share ENI 4) fino alla data del 7 ottobre 1999.

La vendita di un ulteriore pacchetto azionario detenuto dal Ministero dell’Economia nel capitale dell’ENI (quinta tranche) è avvenuta nel febbraio del 2001, con il collocamento presso investitori istituzionali del 5% del capitale sociale e un incasso totale di 2.720 milioni di euro.

La dismissione è stata realizzata sulla base della delibera assunta nel dicembre 2000 dal Comitato dei ministri per le privatizzazioni che, in particolare, ha disposto che l’operazione venisse effettuata mediante un’offerta riservata ad investitori istituzionali italiani ed esteri. L’offerta è stata realizzata con l’accelerated bookbuilding.

Successivamente all’operazione, il Ministero dell’Economia deteneva 2.427.463.230 azioni dell’ENI, pari a circa il 30,33% del capitale sociale.

Si ricorda altresì che il decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, che ha disposto la trasformazione della CDP in società per azioni ha demandato ad un decreto ministeriale l’individuazione delle partecipazioni societarie da trasferire dal Ministero alla CDP. In attuazione di tale disposizione il D.M. 5 dicembre 2003 ha disposto la cessione alla CDP, tra l’altro, del 10% del capitale di ENI.

Nel 2010 la quota detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze è stata ridotta al 3% mentre la quota detenuta da Cassa depositi e prestiti Spa è salita al 26,40%.


Altre esperienze europee

Per un esame del settore postale nei principali Paesi dell'Unione europea si rinvia all'appunto predisposto dall'Ufficio legislazione straniera del Servizio Biblioteca.


La privatizzazione di Royal MailMerita però qui richiamare la recente esperienza di privatizzazione nel Regno Unito della società Royal Mail. L'operazione ha fatto seguito alle raccomandazioni formulate da esperti incaricati dal Governo di svolgere un esame indipendente del settore postale; i risultati dell’indagine (nota come Hooper Review) sono stati affidati alla relazione conclusiva pubblicata nel 2008 (Modernise or Decline: policies to maintain the universal postal service in the United Kingdom), integrata nel 2010 da un aggiornamento richiesto dal Governo liberal-conservatore appena insediatosi (Saving the Royal Mail's Universal Postal Service in the Digital Age). In questi documenti era posto in rilievo, tra i diversi aspetti, il ruolo peculiare della società pubblica esercente i servizi postali, Royal Mail, unico soggetto in grado di garantire il servizio universale e, ad un tempo, gravato nella sua operatività da notevoli inefficienze e dall’impegno finanziario assorbito dall’ingente spesa pensionistica relativa ai propri dipendenti. A fronte di tali difficoltà, nella Hooper Review si proponeva il ricorso, da parte di Royal Mail, al capitale privato o ad accordi di partenariato strategico con imprese di sicura esperienza nel settore dei “servizi a rete”; si suggeriva, per contro, l’intervento pubblico per colmare il deficit pensionistico della società postale; e si prospettava, infine, un quadro regolamentare idoneo a porre i servizi postali nel più ambio contesto del mercato delle comunicazioni, che avrebbe esteso a questo settore la competenza generale esercitata dall’OFCOM (autorità indipendente di controllo sui servizi di comunicazione), integrata da specifici compiti relativi alla garanzia del servizio universale.

In linea con queste raccomandazioni, il Postal Services Act del 2011 persegue quattro principali finalitĂ :

  • la collocazione sul mercato di quote azionarie della Royal Mail, con possibilitĂ  di acquisto da parte dei dipendenti, e la contestuale conservazione della proprietĂ  interamente pubblica della societĂ  correlata Post Office Ltd, che gestisce la rete di uffici postali distribuiti sul territorio del Regno Unito, senza peraltro escludere, in relazione a questi ultimi, la futura possibilitĂ  di scambi azionari con soggetti privati;
  • il conferimento al bilancio statale degli oneri relativi al deficit pensionistico di Royal Mail;
  • il trasferimento all’OFCOM delle attribuzioni della disciolta Postal Service Commission (Postcomm), l’organismo istituito dalla legge del 2000 e fino a quel momento preposto alla vigilanza sul settore;
  • la garanzia del servizio universale, la cui sostenibilitĂ  finanziaria è posta sotto la vigilanza dell’autoritĂ  di settore, mentre se ne assicura la continuitĂ  attraverso specifiche previsioni relative all’eventuale stato di insolvenza in cui possa incorrere la societĂ  prestatrice.


Altre situazioni europeePer quanto concerne altre situazioni europee, in Germania il fornitore del servizio universale è la società Deutsche Post, società per azioni controllata, con una quota del 30%, da Kfw, istituzione finanziaria controllata dallo Stato analoga alla Cassa depositi e prestiti italiana; in Francia è la società La Poste, società per azioni controllata dallo Stato con la partecipazione di altri soggetti pubblici e di azionisti privati; in Spagna è la società statale Correos y Telegrafos SA.