Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento bilancio
Altri Autori: Servizio Bilancio dello Stato
Titolo: Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2016 - Doc. LVII, n. 4-bis
Riferimenti:
DOC LVII, N. 4-BIS     
Serie: Documentazione di finanza pubblica    Numero: 14
Data: 03/10/2016
Descrittori:
DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO FINANZIARIA     
Organi della Camera: V-Bilancio, Tesoro e programmazione

ottobre 2016

NOTA DI AGGIORNAMENTO AL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2016

 

Doc. LVII, n. 4-bis

 

ottobre 2016

 

 

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Documentazione di finanza pubblica n. 14

 

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INDICE

Premessa.. 3

1. Il quadro macroeconomico.. 7

1.1. La congiuntura internazionale. 7

1.2. Lo scenario macroeconomico nazionale. 13

2. Indebitamento netto e debito pubblico.. 27

2.1 Dati di consuntivo e previsioni a legislazione vigente. 27

2.1.1 I saldi della p.a. 27

2.1.2 Le entrate. 35

2.1.3 Le spese. 40

§  La spesa per interessi 43

2.2 Percorso programmatico di finanza pubblica. 45

2.2.1 I saldi di finanza pubblica. 45

2.2.2 Percorso di avvicinamento al MTO: regole di flessibilità ed “eventi eccezionali”  52

2.2.3 Gli aggiustamenti del saldo strutturale e la regola della spesa. 56

2.2.4 L’evoluzione del debito. 57

2.3 La relazione ex art. 6, c. 5, legge n. 243 del 2012. 62

3. Strategia nazionale e le Raccomandazioni del Consiglio europeo   67

3.1 Gli aggiustamenti di bilancio e la fiscalità. 68

3.1.1 La revisione della spesa. 68

3.1.2 Privatizzazioni 70

3.1.2 Le politiche fiscali 72

3.2 Riforma della pubblica amministrazione e giustizia sociale. 76

3.2.1 La riforma della pubblica amministrazione. 76

3.2.2 Riforma dell’istituto della prescrizione e riduzione della durata dei processi civili 80

3.3 Il settore bancario e finanziario. 83

3.4 Riforma del mercato del lavoro e spesa sociale. 85

3.4.1 Riforma del mercato del lavoro. 85

3.4.2 Lotta alla povertà e razionalizzazione della spesa sociale. 88

3.5 La concorrenza. 91

Focus: Misure in materia previdenziale. 93

 


Premessa

 

Il contenuto della Nota di aggiornamento del DEF

 

L’articolo 10-bis della legge di contabilità pubblica n. 196 del 2009, come modificato dalla legge n.163 del 2016[1] prevede che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza contenga:

§  l'eventuale aggiornamento delle previsioni macro-economiche e di finanza pubblica per l'anno in corso e per il restante periodo di riferimento;

§  l'eventuale aggiornamento degli obiettivi programmatici individuati dal DEF, al fine di prevedere una loro diversa ripartizione tra lo Stato e le amministrazioni territoriali ovvero di recepire le indicazioni contenute nelle raccomandazioni eventualmente formulate dalla Commissione europea;

§  le eventuali modifiche e integrazioni al DEF conseguenti alle raccomandazioni del Consiglio europeo relative al Programma di stabilità e al PNR;

§  l'obiettivo di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato e di saldo di cassa del settore statale;

§  l'indicazione dei principali ambiti di intervento della manovra di finanza pubblica per il triennio successivo, con una sintetica illustrazione degli effetti finanziari attesi dalla manovra stessa in termini di entrata e di spesa, ai fini del raggiungimento degli obiettivi programmatici;

Tale disposizione, inserita dall’articolo 1, comma 7, lettera b) della legge n.163/2016, costituisce una delle modifiche più significative apportate dalla legge medesima ai contenuti della Nota, finalizzata ad esporre nel Documento una prima informazione in ordine ai contenuti ed alla composizione della manovra che verrà poi operata con la legge di bilancio.

§  l’indicazione di eventuali disegni di legge collegati.

 

La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016 aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il periodo 2016-2019 rispetto a quello contenuto nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile.

Con riferimento ai documenti all'esame, alla Nota di aggiornamento risultano allegati:

§  le relazioni sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali (DOC. LVII, n. 4-bis – Allegato I) ai sensi dell'art. 10‑bis della legge di contabilità e finanza pubblica n. 196/2009;

§  il Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all’evasione fiscale e contributiva, ai sensi dell’articolo 10-bis1, comma 1, della legge n. 196 del 2009 (non ancora presentato);

§  la Relazione al Parlamento redatta ai sensi dell'art. 6, co. 5, della L. 243/2012, (DOC. LVII, n. 4-bis – Annesso) che illustra l’aggiornamento del piano di rientro verso l’obiettivo programmatico strutturale (MTO[2]), già autorizzato con la Relazione al Parlamento contenuta nel DEF 2016, presentata alle Camere il 9 aprile 2016 come annesso al documento medesimo.

In tal senso si esprime l’articolo 10-bis, comma 6, della legge di contabilità in cui si dispone che qualora nell'imminenza della presentazione della Nota di aggiornamento del DEF si verifichino gli eventi eccezionali di cui all’articolo 6 medesimo, la Relazione in questione  può essere presentata alle Camere come annesso alla Nota.

In riferimento a tale Relazione va rammentato che, come anche riportato nelle premesse delle Raccomandazioni per l’Italia sul programma di stabilità 2016 approvate dal Consiglio UE lo scorso 12 luglio (2016/C 299/01)[3] l'Italia è attualmente sottoposta al braccio preventivo del patto di stabilità e crescita[4], ed è soggetta alla regola del debito a partire dal 2016[5] mentre nel periodo 2013-2015 era soggetta alla regola del debito transitoria.

Nella Relazione il Governo rileva come, rispetto al Piano di rientro previsto dal DEF 2016[6] nello scorso mese di aprile:

§  il sostanziale peggioramento del ciclo economico, come espone la revisione dell’output gap[7], che passa al -1,7 per cento rispetto al -1,1 per cento stimato nel DEF 2016;

§  il ricorrere delle circostanze eccezionali costituite sia dal recente sisma del 24 agosto che dall’intensità del fenomeno migratorio;

costituiscano i presupposti richiesti dall’articolo 6, comma 5, sopracitato, in base ai quali può richiedersi l’autorizzazione a modificare il  piano di rientro in corso. In particolare il Governo, che nel quadro programmatico di finanza pubblica ha indicato per il 2017 un obiettivo di indebitamento del 2 per cento di Pil, chiede di poter utilizzare ove necessario ulteriori margini di bilancio sino ad un massimo di 0,4 punti di Pil (cfr. più diffusamente nella parte del presente dossier relativa al paragrafo 2.3 e all’analisi della raccomandazione n. 1). La ripresa del percorso previsto dall’attuale piano di rientro verrà assicurata dal 2018, al fine del raggiungimento del sostanziale pareggio strutturale di bilancio nel 2019, come già previsto nel DEF dello scorso aprile

Si rammenta che l’articolo 6 della legge n. 243 del 2012 prevede, ai commi da 1 a 3, che qualora il Governo al fine di fronteggiare eventi eccezionali ritenga indispensabile discostarsi temporaneamente dall'obiettivo programmatico, sentita la Commissione europea, presenti alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari (da approvare a maggioranza assoluta dei propri componenti) componenti, una relazione con cui aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, nonché una specifica richiesta di autorizzazione che indichi la misura e la durata dello scostamento e definisca il piano di rientro verso l'obiettivo programmatico. Il successivo comma 5 dispone inoltre che il piano di rientro possa essere aggiornato al verificarsi di ulteriori eventi eccezionali ovvero qualora in relazione all’ andamento del ciclo economico il Governo intenda apportarvi modifiche.

 

Per quanto concerne infine gli eventuali disegni di legge collegati, nella Nota si fa rinvio ai disegni di legge già indicati nei precedenti documenti programmatici. Al momento tali provvedimenti risultano individuabili nei seguenti:

§  A.S. 2284 “Delega al Governo recante disposizioni per l’efficienza del processo civile”;

§  A.S. 2085 “Legge annuale per il mercato e la concorrenza”;

§  A.S. 2287 “Disciplina del cinema, dell'audiovisivo e dello spettacolo e deleghe al Governo per la riforma normativa in materia di attività culturali”.

 

La Nota non contiene invece il rapporto programmatico sulle spese fiscali (tax expenditures) previsto dal  decreto legislativo n. 160 del 24 settembre 2015 emanato in attuazione della delega fiscale. Al riguardo il Governo ritiene che nel 2016, in sede di prima applicazione, non si possa procedere alla predisposizione del rapporto programmatico, non essendo disponibile il rapporto annuale sulle spese fiscali, che sarà allegato allo stato di previsione dell’entrata, nel disegno di legge di bilancio. Tale rapporto contiene le informazioni che il Governo può utilizzare per la predisposizione del rapporto programmatico, valutando i possibili interventi.

Si segnala tuttavia che il Cronoprogramma per le riforme prevede che con il nuovo quadro regolatorio (D.Lgs .n. 160/2015), il Governo rivedrà annualmente le tax expenditures esistenti considerando il loro impatto economico e presenterà un rapporto al Parlamento insieme alla legge di bilancio.

 


1. Il quadro macroeconomico

 

La Nota 2016 presenta una revisione al ribasso delle stime sull’andamento dell’economia italiana per l’anno in corso rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile, in considerazione dei segnali di indebolimento della congiuntura europea ed internazionale emersi a partire dal secondo trimestre.

In relazione alle incertezze che caratterizzano lo scenario internazionale, anche le previsioni di crescita per il 2017 sono ridimensionate, in concomitanza con la revisione al ribasso della crescita attesa del commercio mondiale nel prossimo anno

1.1. La congiuntura internazionale

Lo scenario macroeconomico internazionale illustrato nella Nota evidenzia, nel suo complesso, prospettive di crescita più modeste rispetto alle attese, nonostante l’attenuazione delle tensioni sui mercati finanziari e la riduzione della volatilità sui prezzi delle materie prime, diseguali e caratterizzate da significativi rischi al ribasso.

La bassa crescita registrata nella prima parte di quest’anno appare, in particolare, connessa con la stagnazione del commercio mondiale, penalizzato, in particolare, dal calo in entrambi i trimestri della domanda di importazioni da parte dei paesi emergenti, soprattutto asiatici.

 

Gli indicatori congiunturali non evidenziano al momento segnali di superamento della fase di decelerazione, indicando quindi nel complesso una crescita lenta e disomogenea dell’attività economica mondiale anche nella seconda metà dell’anno.

Il quadro delle variabili esogene sottostanti la Nota di aggiornamento risulta dunque, nel complesso, meno favorevole rispetto a quanto ipotizzato in primavera. Si rileva, in particolare, un ribasso delle ipotesi di crescita del commercio mondiale di 0,9 punti percentuali di PIL per il 2016 e di 1,2 punti per il 2017. Le previsioni per il commercio mondiale sono riviste al ribasso anche per gli anni successivi, in linea con i principali previsori internazionali, mentre si segnala un graduale incremento del prezzo del petrolio. Si ipotizza, infine, un marginale apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro nel 2016 e nel 2017.

Tabella 1. Esogene internazionali

(variazioni percentuali)

 

2015

2016

2017

2018

2019

DEF

Nota

DEF

Nota

DEF

Nota

DEF

Nota

Commercio mondiale

2,5

3,0

2,1

3,8

2,6

4,6

3,5

4,8

4,1

Prezzo del petrolio
(Brent FOB dollari/Barile)

53,5

39,4

46,6

45,7

52,5

48,1

55,1

49,8

57,1

Cambio dollaro/euro

1,11

1,095

1,119

1,094

1,126

1,094

1,126

1,094

1,126

Fonte: Nota di aggiornamento del DEF 2016 (settembre 2016).

Quanto al PIL mondiale, secondo le ultime proiezioni del Fondo monetario internazionale (FMI), diffuse nel World Economic Outlook Update del 19 luglio 2016, si ipotizza una crescita del PIL mondiale al 3,1 per cento nel 2016 e al 3,4 per cento nel 2017, di 0,1 punti in meno per entrambi gli anni rispetto a quanto previsto in primavera.

Le più recenti previsioni dell’OCSE, diffuse nell’Interim Economic Outlook del 21 settembre, indicano un andamento ancora più debole della crescita globale.

Tabella 2. PIL mondiale

(variazioni percentuali)      

 

2015

2016

2017

FMI - luglio 2016

3,1

3,1

3,4

OCSE –settembre 2016

3,1

2,9

3,2

      Fonte: FMI, WEO Update (19 luglio 2016); OCSE, Interim Economic Outlook (21 settembre 2016).

Il FMI, nel WEO Update di luglio 2016, indica una crescita globale nel 2016 più rallentata e disomogenea rispetto alle attese, seguita da rialzo modesto nel 2017. La crescita nel 2016 è rimasta debole soprattutto nella maggior parte delle economie avanzate. Le prospettive sono diversificate nei paesi emergenti e in via di sviluppo, con un certo miglioramento per alcuni grandi mercati emergenti - in particolare Brasile e Russia – che consentono di prevedere una revisione al rialzo, sebbene modesta, della crescita globale nel 2017 rispetto alle previsioni di aprile.

Secondo l’FMI, inoltre, l'esito del voto nel Regno Unito costituisce, in prospettiva, un importante rischio al ribasso per l'economia mondiale. In attesa di maggiore chiarezza sul processo di uscita, nell’aggiornamento del quadro previsivo di luglio, il Fondo monetario corregge solo lievemente al ribasso le stime di crescita globale rispetto ad aprile, assumendo un impatto minimo della Brexit ed un graduale superamento delle tensioni finanziarie grazie anche all’azione delle banche centrali. Il FMI sottolinea, tuttavia, l’aumento dei rischi negativi che Brexit comporta per lo scenario europeo.

Tali considerazioni sono riprese anche dall’OCSE, nell’Interim Economic Outlook del 21 settembre 2016, che definisce un quadro dell’economia mondiale in cui le prospettive di crescita risultano indebolite, soprattutto nelle economie avanzate, anche in considerazione degli effetti futuri della Brexit, compensate tuttavia da un miglioramento delle condizioni dei principali mercati emergenti produttori di materie prime.

La crescita del PIL globale è prevista rallentare al 2,9% nel 2016, più debole rispetto al 2015. Per il 2017, la crescita dovrebbe migliorare solo lievemente al 3,2%, rimanendo comunque ben al di sotto degli standard storici. Il volume del commercio mondiale è caduto nel corso del primo trimestre del 2016 e, nonostante una certa ripresa nel secondo trimestre, è destinato a rimanere debole. Nella decelerazione della crescita del commercio tra il 2011 e il 2015 sembrano svolgere un ruolo significativo i fattori strutturali, in primis il rallentamento della Cina, aggravati da fattori ciclici, tra cui la profonda recessione di alcune economie emergenti. Soprattutto nelle principali economie avanzate la crescita rimane modesta. Il PIL degli Stati Uniti ha subito un rallentamento nel 2016, nonostante la crescita dei consumi e dei posti di lavoro. In Giappone, la crescita resta lenta e irregolare, con l'apprezzamento dello yen e la debolezza del commercio asiatico che pesa sulle esportazioni. Anche nelle principali economie emergenti (EME) la crescita ha subito un rallentamento rispetto agli ultimi anni e riprenderà solo lentamente nel 2017, spinta da un allentamento delle recessioni in Brasile, Russia e altri paesi produttori di materie prime.

Il grafico che segue evidenzia il ritmo moderato di espansione del commercio mondiale negli ultimi anni.

Figura 1. Andamento del commercio mondiale di beni

                   Fonte: BCE, Bollettino economico n. 6/2016 (17 settembre 2015)

Per ciò che concerne specificamente l’Area dell’Euro, la Nota riporta i più recenti dati congiunturali forniti da Eurostat[8], che registra una crescita del PIL dell’Area nel secondo trimestre dell’anno in corso dello 0,3 per cento – ad un ritmo più contenuto rispetto alla crescita dello 0,5 per cento del precedente trimestre – sostenuta dalle esportazioni nette e dal contributo ancora positivo della domanda interna, sebbene più modesto rispetto al trimestre precedente.

La crescita del prodotto interno lordo si è normalizzata nel secondo trimestre, dopo il forte rialzo del periodo precedente, con andamenti tuttavia differenziati tra i vari Paesi dell’Area. La crescita del PIL reale è aumentata sul trimestre precedente nei Paesi dell’Est e in Spagna (+0,8 in entrambi i trimestri), mentre è rimasta invariata in Francia e in Italia. In rallentamento la Germania (+0,4% dopo lo 0,7% del primo trimestre).

Figura 2. Incremento del PIL nel secondo trimestre del 2016

                   Fonte: Eurostat, Newsrelease Euroindicators – n. 168/2016 – 6 settembre 2016

Nel complesso, la fase di rallentamento registrata nel secondo trimestre delinea, in prospettiva, una crescita più contenuta dell’area rispetto alle attese.

La Banca Centrale Europea, nelle previsioni più recenti diffuse a inizio settembre[9], ha rivisto leggermente al ribasso le prospettive di crescita dell’aerea dell’euro (nell’ordine di 0,1 punti percentuali per il 2015 e di 0,2 punti per il 2016-2017), rispetto a quanto ipotizzato a giugno. I dati più recenti segnalano il protrarsi della crescita nel terzo trimestre dell’anno con un tasso all’incirca simile a quello del secondo trimestre. Tuttavia, secondo la valutazione del Consiglio direttivo, i rischi per le prospettive di crescita dell’area dell’euro rimangono orientati verso il basso e sono principalmente riconducibili al contesto esterno.

Le ultime proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti della BCE indicano un incremento annuo del PIL in termini reali dell’1,7 per cento nel 2016 e dell’1,6 nel 2017 e nel 2018.

 

La BCE (Bollettino Economico n. 6 del 7 settembre 2016) rileva che, secondo le ultime proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti, in prospettiva, la ripresa nell’area dell’euro dovrebbe procedere a un ritmo moderato ma costante. La tenuta della domanda interna dovrebbe continuare a fornire il principale sostegno alla crescita del PIL, sorretta in particolare dall’orientamento accomodante della politica monetaria della BCE e dall’intonazione favorevole delle politiche di bilancio nel 2016. Il livello ancora relativamente basso dei corsi petroliferi e il miglioramento delle condizioni nei mercati del lavoro e dovrebbero fornire un ulteriore sostegno al reddito disponibile reale delle famiglie e ai consumi privati. Le condizioni di finanziamento favorevoli, la riduzione della leva finanziaria e i miglioramenti della redditività delle imprese continuerebbero inoltre a sostenere la ripresa degli investimenti.

Tuttavia, ci si aspetta che la ripresa economica nell’area possa essere frenata dalla persistente debolezza della domanda estera, parzialmente connessa, secondo la BCE, all’incertezza in seguito all’esito del referendum nel Regno Unito (nonostante il voto sulla “Brexit” abbia finora esercitato un impatto modesto sugli indicatori del clima di fiducia e dell’incertezza nell’area, lasciando perlopiù invariate le prospettive per la ripresa) nonché dagli aggiustamenti di bilancio necessari in diversi settori e dalla lenta attuazione delle riforme strutturali.

Analoghe considerazioni sulle prospettive di crescita dell’Area dell’euro sono espresse dall’OCSE nell’Interim di settembre 2016, in cui si evidenzia come la crescita del PIL dell’area sia rallentata nel secondo trimestre, anche a causa dell’indebolimento della domanda interna connessa allo stallo della breve ripresa degli investimenti. Nonostante il miglioramento delle condizioni finanziarie nella zona euro, elevate sofferenze in alcuni paesi continuano –secondo l’OCSE - a trattenere le prospettive di crescita. Ricadute per la zona euro, e per l'economia globale, potrebbero infine derivare dalla Brexit, i cui effetti negativi, finora modesti, rischiano di diventare evidenti nel 2017.

 

La tabella che segue indica le stime di crescita più aggiornate elaborate dall’OCSE e dall’FMI per i principali paesi europei, nonché per USA e Giappone.

Tabella 3. OCSE ed FMI: Previsioni di crescita del PIL

(variazioni percentuali)            


 

Consuntivo

FMI -WEO Update
luglio 2016

OCSE - Interim
settembre 2016

2015

2016

2016

2017

2017

Italia

0,8

0,9

1,0

0,8

0,8

Francia

1,2

1,5

1,2

1,3

1,3

Germania

1,7

1,6

1,2

1,8

1,5

Spagna

3,2

2,6

2,1

   2,8*

   2,3*

Area euro

1,6

1,6

1,4

1,5

1,4

Regno Unito

2,3

1,7

1,3

1,8

1,0

USA

2,4

2,2

2,5

1,4

2,1

Giappone

0,5

0,3

-0,1

0,6

0,7

                         * Previsioni di giugno

Come esposto in premessa alla Nota, l’Eurozona appare esposta al rischio di prolungata bassa crescita più di altre regioni anche a causa del più avanzato invecchiamento demografico, del ridotto tasso di innovazione, di aspettative di bassi tassi d’inflazione più diffuse e radicate nei mercati. L’incertezza sulla governance dell’area, i persistenti squilibri macroeconomici, che riguardano anche paesi tradizionalmente in surplus, e i costi di avvio delle necessarie riforme del sistema finanziario, ostacolano l'auspicata accelerazione della crescita in tempi brevi.

 

Il relazione alle prospettive di crescita dell’Area dell’euro, il Governo osserva che la decelerazione prefigurata dai principali indicatori congiunturali potrebbe indurre ulteriori interventi espansivi di politica monetaria, che dovranno comunque essere soppesati rispetto al rischio di aumentare le distorsioni connesse ad un eccesso di liquidità nel sistema. A dicembre sono attese decisioni e chiarimenti rilevanti circa il comportamento della politica di Quantitative Easing (QE) in vista della scadenza di marzo 2017.

 

Come ribadito nel Bollettino economico di settembre, il Consiglio direttivo BCE ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE e continua ad attendersi che rimangano su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo, ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività da parte dell’Eurosistema. Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, il Consiglio direttivo ha confermato l’intenzione di condurre gli acquisti mensili di attività per 80 miliardi di euro sino alla fine di marzo 2017, o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione.

 

Nel complesso, la Nota sottolinea che i rischi associati allo scenario internazionale sono ancora prevalentemente al ribasso: la ripresa economica fragile, i bassi tassi di inflazione nei paesi industrializzati e l’incerta dinamica dei mercati emergenti, nonostante una certa stabilizzazione della crescita cinese, continuano a rappresentare fattori di rischio. A questi si aggiungono le tensioni geopolitiche accentuate dagli eventi politici in Turchia e dalla nuova ondata di terrorismo in Europa e il rischio che, cessata la spinta propulsiva dei prezzi bassi delle commodity, la congiuntura internazionale registri nei prossimi mesi un’ulteriore decelerazione.

Pesano inoltre sulle aspettative anche l’incertezza dei risultati delle elezioni negli Stati Uniti e gli effetti di medio termine di difficile quantificazione della Brexit. Un’analisi degli effetti dell’uscita del Regno Unito dall’UE sono illustrati nel focus riportato nel Capitolo II.1 della Nota, relativo allo Scenario macroeconomico internazionale (cfr. pag. 25-27, del Doc. LVII, n. 4-bis).

Tra i rischi al rialzo vanno considerati – sottolinea la Nota – i possibili effetti espansivi, sull’import dei paesi emergenti, di una ripresa delle quotazioni delle commodity, la stabilizzazione dei mercati finanziari e l’allentamento delle condizioni del credito.

1.2. Lo scenario macroeconomico nazionale

Per quanto concerne l’Italia, la Nota di aggiornamento rivede il quadro macroeconomico tendenziale e programmatico, evidenziando un peggioramento delle prospettive di crescita dell’economia italiana, in considerazione del nuovo contesto internazionale meno favorevole, nonché, per quanto concerne il quadro programmatico, della politica economica e fiscale che il Governo intende impostare per i prossimi anni con la legge di bilancio per il 2017.

 

Si ricorda che la Nota di aggiornamento presenta due scenari di previsioni macroeconomiche, uno tendenziale e l’altro programmatico, coerenti con lo scenario aggiornato riguardante le variabili esogene internazionali.

Le previsioni del quadro tendenziale incorporano gli effetti sull’economia del quadro normativo vigente che – precisa la Nota – include gli effetti sull’economia delle clausole di salvaguardia che prevedono aumenti di imposte indirette per il 2017 e 2018.

Lo scenario programmatico incorpora l’impatto sull’economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio per il 2017.

Le due previsioni, che coincidono dunque per l’anno in corso, si differenziano gradualmente negli anni successivi, in relazione alle future misure di politica fiscale.

 

Nel rispetto dei regolamenti europei, le previsioni macroeconomiche tendenziali e programmatiche presentate nella Nota sono sottoposte alla validazione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, costituito nell’aprile 2014 secondo quanto previsto dalla legge n. 243/2012, di attuazione del principio del pareggio del bilancio.

Lo scenario macroeconomico tendenziale ha già ottenuto la validazione dell’UPB il 26 settembre 2016[10]. Il quadro programmatico otterrà la validazione entro il 15 di ottobre, in tempo utile per la presentazione alla Commissione europea del Documento Programmatico di bilancio 2017.

1.2.1. Lo scenario tendenziale

Relativamente all’anno in corso, la Nota ridimensiona le stime della crescita del PIL per il 2016, che scende dall’1,2 per cento del DEF di aprile allo 0,8 per cento, in relazione agli andamenti congiunturali della prima parte dell’anno, che denotano una fase di rallentamento della ripresa economica.

Nei primi due trimestri dell’anno, infatti, il PIL, dopo aver registrato un incremento dello 0,3 per cento, ha fermato la sua crescita registrando una variazione congiunturale nulla nel secondo trimestre.

Il rallentamento è da porre in relazione ad un indebolimento della domanda interna, ad una minore dinamica sia dei consumi che degli investimenti, nonostante il miglioramento della domanda estera netta.

Con riferimento alle componenti della domanda interna, la Nota afferma che i risultati sui consumi delle famiglie sono stati leggermente al di sotto delle attese e gli investimenti hanno deluso le aspettative di una accelerazione. Per contro, le esportazioni sono aumentate secondo le previsioni, pur in presenza di un contesto internazionale poco favorevole.

Nel secondo trimestre dell’anno, in particolare, i consumi privati sono stati frenati da una minore domanda di beni durevoli, in particolare di autovetture, compensata solo in parte da una maggiore domanda dei beni semidurevoli. Per contro, gli investimenti hanno mostrato un andamento ancora incerto, in diminuzione nel secondo trimestre, per la flessione della spesa per macchinari e attrezzature, parzialmente compensata da un aumento della spesa in mezzi di trasporto, mentre gli investimenti in costruzioni sono rimasti invariati

 

Secondo i dati diffusi dall’ISTAT[11], nel II trimestre del 2016 il PIL, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente ed aumenta dello 0,8% nei confronti del II trimestre del 2015. La variazione acquisita per il 2016 è pari a 0,7%.

Dal lato della domanda interna, i consumi nazionali sono stazionari in termini congiunturali, sintesi di un aumento dello 0,1% dei consumi delle famiglie e di un calo dello 0,3% della spesa della PA, mentre gli investimenti fissi lordi hanno registrato una flessione dello 0,3%, ascrivibile ad una diminuzione della spesa per macchinari, attrezzature e altri prodotti, parzialmente compensata da un aumento della spesa in mezzi di trasporto. Gli investimenti in costruzioni sono rimasti invariati.

 

I segnali di indebolimento del ciclo economico emersi negli ultimi mesi, inducono la Nota a ritenere che anche nella seconda parte del 2016 la crescita sarà modesta, prospettandosi variazioni congiunturali oscillanti tra un decimo e due decimi di punto di PIL.

La crescita continuerà ad essere sostenuta dal contributo positivo della domanda interna, seppure con apporti più modesti rispetto alle aspettative, mentre le esportazioni nette peseranno negativamente sulla crescita del PIL del 2016, prevedendosi, secondo la Nota, un loro contributo negativo di circa 4 decimi di PIL, in ragione del rallentamento della domanda mondiale.

Tenuto conto di questi fattori, la Nota fissa la previsione di crescita del PIL reale per il 2016 allo 0,8 per cento rispetto all’1,2 ipotizzato ad aprile.

Segnali dell’indebolimento della domanda interna sono forniti – afferma la Nota - dalle indagini congiunturali disponibili, che mostrano un calo degli indicatori di fiducia delle famiglie rispetto ai valori molto alti di inizio anno, e un calo delle attese sulla produzione e sugli ordinativi. Per gli investimenti la Nota ipotizza pertanto per i prossimi trimestri tassi di crescita molto contenuti, in accelerazione solo a partire dal prossimo anno.

 

Relativamente ai citati indicatori, il Comunicato Istat del 28 settembre 2016 registra un peggioramento del clima di fiducia dei consumatori (il cui indice scende a settembre da 109,2 di luglio a 108,7) ed un aumento dell'indice composito del clima di fiducia delle imprese (che passa da 99,5 a 101,0 e attestandosi sui livelli dello scorso giugno, assorbendo il calo registrato a luglio). Il miglioramento si registra in tutti i settori, più marcato nel commercio al dettaglio (l'indice sale da 97,4 a 102,0) e più lieve nel settore della manifattura (indice da 101,1 a 101,9), delle costruzioni (da 123,5 a 125,3) e dei servizi di mercato (da 102,5 a 103,7).

Figura 3. Clima di fiducia delle imprese italiane (IESI)

       Fonte: ISTAT, Fiducia dei consumatori e delle imprese (28 settembre 2016).

L’indice destagionalizzato della produzione industriale (ISTAT, Comunicato del 13 settembre 2016) è aumentato a luglio dello 0,4% rispetto a giugno, mentre è diminuito dello 0,3%, in termini tendenziali, su base annua. Nella media dei primi sette mesi dell'anno la produzione è cresciuta dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni (ISTAT, Comunicato del 19 settembre 2016), in particolare, ha registrato a luglio una diminuzione dello 0,4%, che segue l'aumento dell'1,2% registrato il mese precedente rispetto al mese precedente. Su base annua, a luglio 2016 l'indice della produzione nelle costruzioni corretto per gli effetti di calendario diminuisce dell'1,3%.

Nell'industria si rileva altresì un incremento del 2,1% rispetto al mese precedente per il fatturato, mentre gli ordinativi segnano una flessione (-10,8%) dovuta al risultato eccezionalmente elevato registrato nel mese di giugno (+14,3% rispetto a maggio) positivamente influenzato dal settore della cantieristica[12].

Nel complesso, nella Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana di settembre 2016, l’ISTAT sottolinea come l'economia italiana abbia interrotto la fase di crescita, condizionata, dal lato della domanda, dal contributo negativo della componente interna e, dal lato dell'offerta, dalla caduta produttiva del settore industriale.

 

La Nota sottolinea, infine, come le condizioni del mercato del credito in Italia abbiano continuato a migliorare. In particolare, l’offerta di credito al settore privato è gradualmente aumentata nel corso del 2016.

I dati più recenti di fonte Banca d’Italia – riporta la Nota - indicano che la crescita del credito bancario è tornata in terreno positivo dopo quattro anni di contrazione. Trattasi tuttavia di lieve crescita, più evidente per i crediti alle famiglie che alle imprese. Le indagini sia presso le banche, sia presso le piccole e medie imprese (PMI) non finanziarie, indicano che nel periodo 2014-2016 la disponibilità di credito anche per le aziende italiane è gradualmente migliorata.

Figura 4. Prestiti bancari al settore privato

Fonte: Banca d’Italia – L’economia italiana in breve, n. 113 – settembre 2016

 

Si rinvia su tale punto a quanto illustrato nel focus relativo a “Sofferenze bancarie, disponibilità di credito e crescita economica”, riportato nel Capitolo II.2 della Nota (cfr. pag. 34-38, del Doc. LVII, n. 4-bis).

 

In considerazione del nuovo quadro internazionale, descritto nel paragrafo precedente, e delle nuove informazioni sull’andamento dell’economia italiana in atto, la Nota rivede al ribasso la previsione di crescita del PIL per il 2017, contenuta nello scenario tendenziale, allo 0,6 per cento rispetto all’1,2 per cento previsto nel DEF di aprile.

Tabella 4. Confronto tra DEF e Nota di aggiornamento del DEF
sulle previsioni di crescita del PIL

(variazioni percentuali)

 

2015

2016

2017

2018

2019

Consuntivo

0,7

 

 

 

 

DEF 2016
Previsioni Tendenziali

 

1,2

1,2

1,2

1,3

Nota agg. DEF 2016
previsioni tendenziali

 

0,8

0,6

1,2

1,3

 

 

La revisione è legata, come detto, ad un minor trascinamento positivo dal 2016 e ad un profilo delle variabili esogene leggermente peggiore per il 2017. Restano immutate le prospettive di crescita per il biennio successivo, per le quali – afferma la Nota - assume meno rilevanza la variazione del quadro internazionale.

Il Governo osserva come, nonostante la crescita in Italia sia tornata in terreno positivo dal 2014, il recupero dei livelli di prodotto pre-crisi si sta rivelando più lento di quanto auspicabile. Sulla velocità della ripresa pesa, in larga parte, il peggioramento delle prospettive di crescita del prodotto a livello internazionale, che rispetto alle attese appaiono, come già detto,  modeste e caratterizzate da significativi rischi al ribasso, ivi inclusi i possibili effetti della Brexit, con riguardo in particolare al tasso di cambio della sterlina.

 

Come già anticipato, le nuove proiezioni tendenziali si basano sulla legislazione vigente e tengono conto degli effetti sull’economia degli aumenti di imposte indirette (c.d. clausole di salvaguardia) per il 2017 e 2018. Nel quadro tendenziale sono presenti, tuttavia - precisa ancora la Nota - anche il taglio dell’imposizione fiscale sulle imprese di capitali, operativo da gennaio 2017, e altre misure di stimolo alla crescita che sono state approvate con la legge di Stabilità per il 2016 (legge n. 208/2015) che la Nota afferma saranno confermate.

Rispetto a tali previsioni tendenziali, l’Ufficio Parlamentare di bilancio, nella lettera di validazione del quadro macroeconomico tendenziale, ha espresso alcune considerazioni sul quadro previsionale della Nota come di seguito si indica.

La validazione delle previsioni macroeconomiche

Com’è noto, la legge n. 243/2012, nell’istituire all’articolo 16 l’Ufficio parlamentare di bilancio(UPB), include tra i compiti dell’Ufficio quello di effettuare analisi, verifiche e valutazioni in merito alle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica[13].

In ottemperanza a tale norma - ed anche in riferimento al Regolamento UE n. 473/2013[14] in cui si richiede che le previsioni macroeconomiche siano validate da una istituzione nazionale indipendente – l’Ufficio in data 26 settembre 2015 ha comunicato al Ministro dell’economia e delle finanze l’esito positivo della validazione del quadro macroeconomico tendenziale contenuto nella Nota di aggiornamento in quanto, precisa espressamente la lettera in questione “le previsioni tendenziali per gli anni 2016-2017 (…) si collocano nell’intervallo accettabile sullo stato delle informazioni attualmente disponibili”.

La lettera segnala nel contempo la presenza di significativi fattori di rischio per gli anni successivi, vale a dire il 2018 ed il 2019, che si trovano però al di fuori del periodo previsivo considerato nel Documento programmatico di bilancio 2017[15].

Nella nota allegata alla lettera di validazione viene precisato che per gli anni 2016-2017 il quadro macroeconomico tendenziale MEF è nelle sue principali componenti sostanzialmente in linea con le stime dei previsori considerati dall’UPB, in quanto la crescita reale del PIL dello 0,8%  per il 2016 e quella dello 0,6% prevista per il 2017 è solo marginalmente più elevata della media delle stime medesime, collocandosi pertanto all’interno dell’intervallo considerato nelle stime stesse; un sostanziale allineamento con le ipotesi dell’Ufficio viene riscontrato anche per le dinamiche inflazionistiche assunte nello scenario tendenziale. Di conseguenza, l'incremento del PIL nominale tendenziale atteso dal MEF nel 2016-2017 (1,8% in ciascun anno) non è significativamente dissimile da quello stimato nei valori mediani dei previsori UPB (1,7% quest'anno e 1,8% nel 2017), collocandosi sotto il limite superiore di tali previsioni. Ciò pur in presenza di fattori di rischio, sia negativi che positivi - con una prevalenza, al momento dei primi - che gravano su tali previsioni.

I fattori di rischio negativo pesano invece in modo marcato, nel quadro MEF, sugli andamenti previsti per gli anni successivi al primo biennio di previsione, vale a dire per il periodo 2018-2019, nei quali la crescita reale del PIL si situa nel 2018 al di sopra del limite superiore del quadro previsivo UPB e, nel 2019, al di sopra del valore mediano previsivo.

Poiché un divario, pur più contenuto, si riscontra anche per l’inflazione attesa, ne deriva che per il biennio in questione l’evoluzione del PIL nominale risulta sensibilmente più elevata (0,5% punti di PIL nel 2018 e 0,2 punti nel 2019) rispetto ai valori mediani delle previsioni dell’Ufficio.

Circa i fattori alla base della revisione delle stime di crescita tendenziali del nuovo quadro macroeconomico rispetto al DEF e l’analisi di rischio, si rinvia all’apposito focus contenuto nella Nota, Capitolo II.2 (cfr. pag. 41-42, del Doc. LVII, n. 4-bis).

 

 

Nella tabella che segue è riportato il quadro macroeconomico tendenziale complessivo esposto nella Nota, posto a raffronto con le previsioni elaborate ad aprile nel Documento di economia e finanza 2016.

Come si evince dalla tabella, rispetto alle previsioni contenute nel DEF, tutte le variabili del quadro macroeconomico manifestano un rallentamento per il 2016 e per gli anni successivi.

Tabella 5. Il quadro macroeconomico

 (variazioni percentuali)

 

Cons.

DEF 2016
previsioni tendenziali

Nota agg. DEF 2016
previsioni tendenziali

 

2015

2016

2017

2018

2019

2016

2017

2018

2019

PIL

0,7

1,2

1,2

1,2

1,3

0,8

0,6

1,2

1,3

Importazioni

6,0

2,5

3,2

4,3

4,0

2,3

2,2

3,2

3,8

Consumi finali nazionali

1,0

1,2

0,8

0,9

1,2

1,0

0,3

0,7

1,0

- spesa famiglie e I.S.P

1,5

1,4

1,0

1,3

1,4

1,2

0,4

1,0

1,2

- spesa P.A.

-0,6

0,4

-0,1

-0,4

0,8

0,4

0,0

-0,3

0,2

Investimenti fissi lordi

1,3

2,2

2,5

2,8

2,5

1,9

1,5

2,6

2,8

- macchinari, attrezzature, vari*

1,4

2,2

3,6

3,7

2,9

0,6

1,8

3,1

3,6

- costruzioni

-0,4

1,0

1,5

2,0

2,1

0,6

1,0

2,2

2,0

Esportazioni

4,3

1,6

3,8

3,7

3,5

1,3

2,5

3,3

3,5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Deflatore PIL

0,8

1,0

1,4

1,7

1,7

1,0

1,3

1,6

1,6

Inflazione programmata

0,2

0,2

1,5

-

-

0,5

1,0

1,2

1,4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PIL nominale
(mld di euro)

1.642,4

1.671,6

1.715,8

1.764,8

1.818,4

1.672,2

1.703,0

1.751,6

1.803,7

* Tale voce ricomprende gli investimenti in macchinari e attrezzature, trasporti e beni immateriali.

 

 

Relativamente alla domanda interna, la Nota evidenzia un andamento positivo dei consumi privati che prosegue nel periodo a ritmi contenuti, mentre gli investimenti mostrano un andamento ancora incerto, pur in lieve miglioramento nell’anno terminale.

Le esportazioni si mantengono positive, in previsione di un miglioramento del contesto internazionale.

 

Per ciò che concerne, in particolare, gli scambi con l’estero, la Nota ne conferma l’andamento positivo, sebbene con un percorso più attenuato rispetto a quanto delineato nel DEF, in considerazione della debolezza del commercio internazionale, che ha continuato a rallentare nella prima metà del 2016, a causa del peggioramento del contesto economico nei paesi emergenti e in quelli produttori di beni energetici.

Per l’anno in corso, la Nota stima una crescita delle importazioni al 2,3 per cento (-0,2 punti percentuali rispetto al DEF), più elevata di quella delle esportazioni, che si situa all’1,3 per cento (-0,3 punti rispetto al DEF).

 

Relativamente al commercio estero (Comunicato Istat del 16 settembre 2016), a luglio 2016 i flussi commerciali mostrano andamenti congiunturali divergenti, con un calo delle esportazioni (-0,6%) e un aumento delle importazioni (+0,5%). Al netto degli effetti dovuti alla differenza dei giorni lavorativi, la flessione tendenziale dell'export dall'inizio dell'anno si attesta a -0,9%, sintesi di un calo dell'export per l'area extra Ue (-3,2%) e di un aumento per l’area Ue (+1,1%).

 

Il commercio estero e i conti con l’estero

La Nota evidenzia come, in termini di volumi, il comportamento delle esportazioni italiane è stato comunque soddisfacente nella prima fase dell’anno.

Come commentato nell’apposito focus contenuto nella Nota (cfr. pag. 28-31, del Doc. LVII, n. 4-bis), nella prima metà del 2016, i dati in valore delle esportazioni italiane sono risultati stabili rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, mentre le importazioni sono diminuite del 2,9 per cento. Nella prima metà del 2016, i dati in valore delle esportazioni italiane sono risultati stabili rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, mentre le importazioni sono diminuite del 2,9 per cento. Nel primo semestre del 2016, la quota è lievemente aumentata (3,2 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2015 (+0,2 punti percentuali), principalmente in relazione ai cambiamenti della domanda mondiale.

Considerando i maggiori paesi europei, le quote di mercato in rapporto alle esportazioni mondiali, rispetto alla prima metà del 2015, sono aumentate per la Germania di 0,6 punti percentuali (al 9,4 per cento), mentre rimangono sostanzialmente stabili (+0,1 punti percentuali) per la Francia (3,5 per cento) e per la Spagna (2,0 per cento). 

Nel complesso, la Nota afferma che, come risultato, nei primi sette mesi del 2016 l’avanzo commerciale è salito a 31,1 miliardi; al netto dell’energia, il surplus è di circa 46 miliardi (in linea con il dato del 2015).

 

Il grafico seguente mostra l’andamento delle principali variabili del quadro macroeconomico dal 2008 sino alla fine del periodo di previsione indicato nella Nota.

Figura 5. Conto economico delle risorse e degli impieghi 2008-2019

Per quanto concerne, infine, l’inflazione la Nota segnala come l’indice dei prezzi sia rimasta in territorio negativo fino ai mesi estivi; il calo sensibile dei prezzi energetici incide ancora in maniera rilevante sul dato tendenziale. La dinamica dei prezzi al consumo ha toccato un minimo in aprile per poi risalire lievemente e rimanere stabile al -0,1 per cento in termini tendenziali in luglio e agosto.

Le stime preliminari fornite dall’Istat sul dato di settembre (Comunicato sui prezzi al consumo del 30 settembre 2016), rileva che nel mese di settembre l'indice nazionale dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,1% rispetto a settembre 2015.

Dopo sette mesi consecutivi di diminuzioni tendenziali, i prezzi al consumo tornano a crescere seppur di poco. Questa inversione di tendenza è dovuta principalmente al marcato ridimensionamento della flessione dei prezzi dei beni energetici e, in misura minore, alla ripresa della crescita tendenziale dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti.

Secondo le stime preliminari, l'indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) aumenta dell'1,9% su base mensile e dello 0,1% su base annua, con un'inversione di tendenza dal -0,1% di agosto

 

La sostanziale stabilità dell’attuale andamento inflazionistico è stata segnalata nell’ultimo Bollettino economico della Banca d’Italia di luglio, in cui si osserva come l’inflazione al consumo è tornata negativa dallo scorso febbraio, frenata dalla contrazione dei prezzi dei prodotti energetici e dal permanere della componente di fondo su valori storicamente molto contenuti, in presenza di margini di capacità produttiva inutilizzata ancora ampi. Le famiglie e le imprese si attendono una dinamica dei prezzi modesta anche nei prossimi mesi. Secondo le stime degli analisti, l’inflazione al consumo si collocherebbe su valori appena positivi nella media di quest’anno.

In termini analoghi si presenta il quadro dell’area euro, alla luce dell’ultimo Bollettino economico della Banca centrale Europea di settembre. L’inflazione misurata sullo IAPC si è collocata allo 0,2 per cento in agosto, invariata rispetto a luglio. In prospettiva, sulla base delle quotazioni correnti dei contratti future sul petrolio, è probabile che i tassi di inflazione restino bassi nei prossimi mesi e che poi risalgano sul finire del 2016, riflettendo in ampia parte gli effetti base del tasso di variazione sui dodici mesi dei corsi dell’energia. Sostenuti dalle misure di politica monetaria della BCE e dall’atteso recupero dell’economia, i tassi di inflazione dovrebbero aumentare ulteriormente nel 2017 e nel 2018.

 

 

Figura 6. IAPC dell’area dell’euro

                                   Fonte: BCE, Bollettino Economico n. 6/2016 (17 settembre 2016).

 

Il mercato del lavoro

La Nota di aggiornamento espone un andamento positivo del processo di creazione di posti di lavoro, nonostante l’attenuazione della dinamica crescente verificatasi nei mesi più recenti. Le previsioni contenute nel Documento di economia e finanza di aprile, che evidenziavano un tasso di occupazione in graduale aumento, vengono confermate e riviste in lieve rialzo sia per l’anno in corso che per quelli successivi, dal momento che il mercato del lavoro è migliorato più delle attese.

 

Viene confermato dalla Nota anche il trend in diminuzione del tasso di disoccupazione, sia pure con una velocità inferiore a quella prevista dal DEF, come risulta dalla tabella riepilogativa.

 

 

 

Tabella