Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||||||
Titolo: | Audizione del Commissario per la migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, Dimitris Avramopoulos | ||||||
Serie: | Documentazione per le Commissioni - Audizioni e incontri con rappresentanti dell'UE Numero: 42 | ||||||
Data: | 30/01/2017 | ||||||
Descrittori: |
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Documentazione per le Commissioni
AUDIZIONI E INCONTRI IN AMBITO UE
Audizione del Commissario per la migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, Dimitris Avramopoulos
Senato della Repubblica Servizio Studi Dossier europei n. 49 |
Camera dei deputati Ufficio Rapporti con l’Unione europea n. 42 |
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Dossier europei n. 49
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Dossier n. 42
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INDICE
Gli ultimi dati su migrazione e asilo
L'Agenda europea sulla migrazione: stato di attuazione
Ricollocazione e reinsediamento
Contrasto alla migrazione irregolare e gestione delle frontiere
La riforma del sistema comune europeo di asilo
Un nuovo modello di migrazione legale
Dimensione esterna della politica di migrazione e asilo UE
Procedure di infrazione a carico dell’Italia
Secondo l’UNHCR, nel 2016 sono sbarcate sulle coste meridionali dell’Unione europea circa 362 mila persone. Sarebbero circa 182 mila i migranti sbarcati in Italia impiegando la rotta del Mediterraneo centrale (provenienti in massima parte dalle coste della Libia), mentre sulle coste elleniche sarebbero stati registrati oltre 173 mila sbarchi di migranti salpati dalla Turchia (gli sbarchi in Spagna sarebbero invece circa 7 mila).
Per quanto riguarda i dati relativi al nuovo anno, al 25 gennaio 2017, i migranti giunti in Italia via mare sarebbero circa 2.400, mentre gli sbarchi in Grecia si attesterebbero intorno al migliaio.
Di seguito una tabella con i dati mensili relativi all’evoluzione degli sbarchi in Italia nel triennio 2014-2016: Fonte UNHCR
Secondo l’UNHCR, nel 2016 sono morte/disperse durante il viaggio oltre 5 mila persone; nel 2017 si sono registrati 230 morti/dispersi.
Secondo l’EASO – Ufficio europeo per il sostegno all’asilo, nel mese di dicembre 2016 gli Stati membri hanno registrato circa 65 mila domande di protezione internazionale.
Le domande di asilo presentate in Europa lungo tutto il 2016 ammonterebbero a 1.234.558. Il dato annuale registra una flessione dell’8 per cento rispetto al 2015.
Per quanto riguarda l’Italia, i dati in possesso del Ministero dell’interno sono aggiornati a dicembre 2016, mese in cui sono state presentate oltre 11 mila domande di asilo, con una variazione del 19 per cento in meno rispetto al mese precedente.
Secondo l’UNHCR, nel 2016 l’Italia ha registrato circa 125 mila domande di asilo. Si tratta di un forte incremento rispetto al 2015, anno in cui sono state presentate in Italia circa 84 mila domande.
Di seguito una tabella con le richieste di asilo in Italia nei mesi di dicembre e novembre distribuite per nazionalità del richiedente: Fonte Ministero dell’interno.
L'Agenda europea sulla migrazione (COM(2015)240) è stata presentata dalla Commissione europea il 13 maggio 2015 con l'intento sia di fornire una risposta immediata alla situazione di crisi nel Mediterraneo, che di indicare le iniziative a medio e lungo termine per giungere a soluzioni strutturali che consentano di gestire meglio la migrazione in tutti i suoi aspetti. Nell'Agenda sono quindi confluite le varie iniziative che, secondo la Commissione, l'Unione europea dovrebbe intraprendere, subito e nei prossimi anni, per delineare quello che viene definito come "un approccio coerente e globale che permetta di cogliere i vantaggi e vincere le sfide che la migrazione reca in sé"[1].
Fra le azioni immediate proposte dalla Commissione figurano:
- il potenziamento delle capacità e dei mezzi delle operazioni congiunte di Frontex, Triton e Poseidon, con risorse finanziarie triplicate nel 2015 e 2016;
- il supporto a un’operazione di politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) nel Mediterraneo volta a smantellare le reti di trafficanti, avviata con la decisione (PESC) 2015/778 del Consiglio, del 18 maggio 2015, e l'approvazione del relativo Piano operativo da parte del CoPS-Comitato Politica e Difesa, il 19 giugno 2015 (con decisione (PESC) 2015/972)[2];
- l'assegnazione di 30 milioni di euro ai programmi di sviluppo e protezione regionale, nell’Africa settentrionale, nel Corno d’Africa e nel Medio Oriente;
- l'istituzione in Niger di un centro pilota multifunzionale;
- l'istituzione di un nuovo metodo basato sui "punti di crisi".
Oltre alle azioni immediate, la Commissione ha definito inoltre un nuovo approccio strategico per gestire meglio la migrazione a medio e lungo termine, basato su quattro pilastri: 1. ridurre gli incentivi alla migrazione irregolare; 2. salvare vite umane e garantire la sicurezza delle frontiere esterne; 3. una politica comune europea di asilo forte; 4. una nuova politica di migrazione legale.
La Commissione ha presentato proposte legislative, poi adottate dal Consiglio, per attivare il sistema di emergenza previsto all’articolo 78, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE)[3]:
· la decisione (UE) 2015/1523 del Consiglio, del 14 settembre 2015, che ha istituito un meccanismo di ricollocazione temporanea ed eccezionale, su un periodo di due anni, di 40.000 richiedenti con evidente bisogno di protezione internazionale, di cui 24.000 dall'Italia e 16.000 dalla Grecia;
· la decisione (UE) 2015/1601 del Consiglio, del 22 settembre 2015, che ha istituito misure temporanee, per un periodo di due anni, nel settore della protezione internazionale a beneficio dell'Italia e della Grecia, e non anche dell'Ungheria come nella proposta originaria, prevedendo che 120.000 richiedenti vengano ricollocati negli altri Stati membri, di cui 15.600 richiedenti dall'Italia, 50.400 richiedenti dalla Grecia e, a decorrere dal 26 settembre 2016, 54.000 richiedenti proporzionalmente dall'Italia e dalla Grecia;
· la decisione (UE) 2016/1754 del Consiglio, del 29 settembre 2016, che ha modificato la decisione (UE) 2015/1601 per quanto riguarda la ricollocazione dei 54.000 richiedenti di cui sopra, consentendo agli Stati membri di adempiere ai loro obblighi ammettendo nel proprio territorio cittadini siriani presenti in Turchia, a titolo di programmi nazionali o multilaterali di ammissione legale di persone in evidente bisogno di protezione internazionale diversi dal programma di reinsediamento oggetto delle conclusioni dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio del 20 luglio 2015 (su cui vedi infra).
In base ai dati forniti dalla stessa Commissione, al 24 gennaio 2017 il numero delle ricollocazioni risulta tuttavia aver raggiunto le 2.917 unità dall’Italia e 7.919 dalla Grecia.
Il 9 settembre 2015 la Commissione ha inoltre presentato una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un meccanismo di ricollocazione in caso di crisi e modifica il regolamento (UE) n. 604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Paese terzo o da un apolide (COM(2015)450)[4].
Obiettivo della proposta è quello di modificare il regolamento (UE) n. 604/2013 (cd. Regolamento Dublino III) attraverso l'istituzione di un meccanismo di ricollocazione di crisi quale quadro permanente in grado di gestire in modo strutturale ed efficace le situazioni critiche nel settore dell'asilo. A tal fine, conferisce alla Commissione europea il potere di adottare atti delegati, a norma dell'articolo 290 del TFUE, finalizzati all'attivazione del meccanismo di ricollocazione di crisi nonché alla sospensione dello stesso nei confronti di uno specifico Stato membro. La proposta di regolamento è stata oggetto di esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato che si è pronunciata in senso favorevole con la Risoluzione Doc. XVIII n. 100. Sulla proposta, il 14 ottobre 2015, la I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) della Camera dei deputati ha approvato un documento conclusivo.
La proposta figura fra le iniziative prioritarie in sospeso nel Programma di lavoro della Commissione per il 2017 (COM(2016)710).
Per quanto riguarda il reinsediamento, la Commissione ha adottato la raccomandazione (UE) 2015/914, dell'8 giugno 2015, relativa a un programma di reinsediamento europeo, nella quale ha invitato gli Stati membri a reinsediare, in un periodo di due anni, 20.000 persone provenienti da Paesi non appartenenti all'UE e con evidente bisogno di protezione internazionale secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). In occasione del Consiglio Giustizia e Affari interni (GAI) del 20 luglio 2015 i ministri hanno trovato un accordo in merito al reinsediamento, attraverso programmi multilaterali e nazionali, di 22.504 persone e hanno accolto con favore la disponibilità degli Stati associati a partecipare agli sforzi in tal senso.
Secondo quanto riferito nell'ottava e ultima Relazione sulla ricollocazione e il reinsediamento (COM(2016)791), i reinsediamenti finora effettuati sono di 13.887 unità sulle 22.504 previste.
Il 13 luglio 2016 ha inoltre presentato una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro di reinsediamento dell’Unione e che modifica il regolamento (UE) n. 516/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2016)468), al fine di stabilire "un approccio legislativo vincolante e obbligatorio per il periodo successivo al 2016"[5].
La proposta di regolamento è stata oggetto di esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato che si è pronunciata in senso favorevole, con osservazioni, con la Risoluzione Doc. XVIII n. 158. Figura inoltre fra le proposte prioritarie in sospeso nel Programma di lavoro della Commissione per il 2017.
Ai fini del contrasto alla migrazione irregolare e di una gestione più efficace delle frontiere esterne dell'Unione europea, sono state adottate le seguenti misure:
· un Piano d'azione dell'UE contro il traffico di migranti (2015-2020) (COM(2015)285), contenente misure volte a trasformare il traffico di migranti in un'attività ad alto rischio e basso rendimento potenziando le indagini e il perseguimento delle reti criminali di trafficanti.
· un Piano d'azione dell'UE sul rimpatrio (COM(2015)453), che definisce le misure immediate e le misure a medio termine che gli Stati membri devono adottare per favorire il rimpatrio volontario, rafforzare l'attuazione della direttiva rimpatri, migliorare la condivisione delle informazioni, rafforzare il ruolo e il mandato di Frontex nelle operazioni di rimpatrio e creare un regime integrato di gestione dei rimpatri. In parallelo, la Commissione ha adottato un Manuale sul rimpatrio, con l'intento di offrire alle autorità nazionali competenti istruzioni pratiche per l'esecuzione del rimpatrio dei migranti che non hanno diritto di restare nell'Unione europea.
· é stata istituita la Guardia di frontiera e costiera europea (vedi il regolamento (UE) 2016/1624), ufficialmente varata il 6 ottobre 2016.
Sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla Guardia costiera e di frontiera europea, presentata dalla Commissione il 15 dicembre 2015 (COM(2015)671)[6], la 1a Commissione Affari costituzionali del Senato si era pronunciata in senso favorevole, con osservazioni, con la Risoluzione Doc. XVIII n. 112. La risoluzione ha ricevuto risposta dalla Commissione europea il 1° agosto 2016 (C(2016)5111).
Sulla proposta, il 19 maggio 2016, la I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) della Camera dei deputati ha approvato un documento conclusivo.
· il 6 aprile 2016 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un sistema di ingressi/uscite (EES) per la registrazione dei dati di ingresso e di uscita e dei dati relativi al respingimento dei cittadini di Paesi terzi che attraversano le frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea e che determina le condizioni di accesso al sistema di ingressi/uscite a fini di contrasto (COM(2016)194);
La proposta intende sostituire l'attuale sistema di timbratura manuale dei passaporti con l'obiettivo di accelerare, facilitare e rafforzare le procedure di controllo di frontiera per i cittadini di Paesi terzi diretti nell'Unione europea. La proposta è stata oggetto di esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato che si è pronunciata in senso favorevole con la Risoluzione Doc. XVIII n. 131. La risoluzione ha ricevuto risposta dalla Commissione europea il 26 settembre 2016 (C(2016)5781).
Nella stessa data la Commissione ha inoltre presentato una proposta riveduta di regolamento che modifica il codice frontiere Schengen (COM(2016)196), al fine di integrare le modifiche tecniche derivanti dal sistema di ingressi/uscite proposto, e una comunicazione sui sistemi di informazione più sicuri e intelligenti per le frontiere e la sicurezza (COM(2016)205), che esamina i modi in cui i sistemi di informazione possono diventare più efficienti ed efficaci al fine di rafforzare la gestione delle frontiere esterne e la sicurezza interna nell'UE.
· il 16 novembre 2016 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che istituisce un sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS) (COM(2016)731), al fine di consentire la registrazione di data, luogo e motivazione degli ingressi e delle uscite dall’Unione europea dei cittadini di Paesi terzi che non necessitano di visto (sistema comparabile al sistema ESTA vigente negli Stati Uniti).
Tra le misure operative UE di impatto più rilevante in materia di contrasto alle reti dei trafficanti di migranti si ricorda infine la missione EUNAVFOR MED Sophia, avviata il 22 giugno 2015.
Da ottobre 2015 EUNAVFOR MED SOPHIA è entrata nella fase che prevede di individuare, fermare e mettere fuori uso imbarcazioni usate o sospettate di essere usate dai passatori e dai trafficanti di migranti, anche nelle acque internazionali. Il 20 giugno 2016, la Commissione Europea ha esteso il mandato dell’operazione SOPHIA per un’ulteriore anno, fino quindi al 27 luglio 2017, aggiungendo, altresì, due compiti integrativi al mandato della missione: l’addestramento della Guardia Costiera e della Marina libica; il contributo alle operazioni di embargo alle armi in accordo alla Risoluzione dalle Nazioni Unite nr. 2292 del 14 giugno 2016. All’operazione partecipano 25 nazioni europee, oltre all'Italia: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria e Slovacchia.
Nella sua comunicazione del 6 aprile 2016 intitolata "Riformare il sistema europeo comune di asilo e potenziare le vie legali di accesso all’Europa" (COM(2016)197), la Commissione europea ha esposto, secondo quanto preannunciato nell'Agenda europea sulle migrazioni, le priorità per migliorare il sistema europeo comune di asilo (CEAS).
Il 4 maggio 2016 la Commissione ha quindi presentato un primo pacchetto di proposte legislative di riforma del sistema europeo comune di asilo:
· Una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda d'asilo presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Paese terzo o da un apolide (rifusione) (COM(2016)270)[7];
I criteri e i meccanismi di determinazione dello "Stato membro competente" per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Paese terzo o da un apolide sono attualmente stabiliti dal regolamento (UE) n. 604/2013 (cd. regolamento Dublino III).
Fra i principali obiettivi della proposta è la creazione di un "sistema più equo basato sulla solidarietà", per mezzo di un meccanismo di assegnazione correttivo (cd. "meccanismo di equità"), in base al quale, nel caso in cui uno Stato membro si trovi ad affrontare un afflusso sproporzionato di migranti, che superi il 150% della quota di riferimento, tutti i nuovi richiedenti protezione internazionale, dopo una verifica dell’ammissibilità della domanda presentata, verrebbero ricollocati in altri Stati membri fino a quando il numero di domande non sarà ridisceso al di sotto di quel livello. Gli Stati membri avrebbero inoltre la possibilità di non partecipare temporaneamente al ricollocamento versando un contributo di solidarietà di 250.000 euro.
La proposta di regolamento è stata oggetto di esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato la quale, avendo riscontrato numerosi elementi di criticità, anche sotto il profilo del rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, si è pronunciata in senso contrario con la Risoluzione Doc. XVIII n. 156.
Sulla proposta, il 16 novembre 2016, la I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) ha approvato un documento conclusivo.
· una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l'Agenzia dell’Unione europea per l’asilo e abroga il regolamento (UE) n. 439/2010 (COM(2016)271), al fine di trasformare l’attuale Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) in una vera e propria Agenzia europea per l’asilo, con un mandato rafforzato e funzioni ampliate per affrontare le carenze strutturali che dovessero emergere nell’applicazione del sistema di asilo dell’UE[8];
Fra i nuovi compiti dell’agenzia dovrebbe esservi quello di avvalersi delle quote di riferimento per applicare il meccanismo di equità nel quadro del nuovo sistema di Dublino. La proposta di regolamento è stata oggetto di esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato che si è pronunciata in senso favorevole con la Risoluzione Doc. XVIII n. 146.
Sulla proposta, il 16 novembre 2016, la I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) della Camera dei deputati ha approvato un documento conclusivo.
· una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l' "Eurodac" per il confronto delle impronte digitali per l'efficace applicazione del [regolamento (UE) n. 604/2013 che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide], per l'identificazione dei cittadini di un Paese terzo o apolidi soggiornanti illegalmente e per le richieste di confronto con i dati Eurodac presentate dalle autorità di contrasto degli Stati membri e da Europol a fini di contrasto (rifusione) (COM(2016)272)[9].
La proposta prevede di ampliare il campo di applicazione del regolamento Eurodac per includere la possibilità per gli Stati membri di salvare e consultare dati di cittadini di Paesi terzi o di apolidi che non richiedono protezione internazionale e il cui soggiorno irregolare nell’UE viene scoperto, e identificarli ai fini del rimpatrio e riammissione. La proposta di regolamento è stata oggetto di esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato che si è pronunciata in senso favorevole con la Risoluzione Doc. XVIII n. 157.
Sulla proposta, il 16 novembre 2016, la I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) della Camera dei deputati ha approvato un documento conclusivo.
Il 13 luglio 2016 la Commissione ha presentato un secondo pacchetto legislativo che si compone delle seguenti proposte:
· Una proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale (rifusione) (COM(2016)465)[10];
La Commissione propone di riformare la direttiva sulle condizioni di accoglienza (direttiva 2013/33/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, recante norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale) per fare in modo che i richiedenti asilo possano beneficiare di standard di accoglienza armonizzati e dignitosi in tutta l'UE e prevenire in tal modo i movimenti secondari. La proposta di regolamento è stata oggetto di esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato la quale, rilevando come il principio di sussidiarietà non sia sostanzialmente rispettato, si è pronunciata in senso contrario con la Risoluzione Doc. XVIII n. 165.
· Una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sull'attribuzione, a cittadini di Paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria, nonché sul contenuto della protezione riconosciuta e recante modifica della direttiva 2003/109/CE, del 25 novembre 2003, relativa allo status dei cittadini di Paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo (COM(2016)466)[11].
Al fine di armonizzare gli standard di protezione nell'UE e porre fine ai movimenti secondari, la Commissione propone di sostituire la direttiva qualifiche vigente (direttiva 2011/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, recante norme sull’attribuzione, a cittadini di Paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria, nonché sul contenuto della protezione riconosciuta) con un regolamento. La proposta è stata oggetto di esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato che si è pronunciata in senso favorevole, pur rilevando alcune criticità, con la Risoluzione Doc. XVIII n. 167.
· Una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce una procedura comune di protezione internazionale nell'Unione e abroga la direttiva 2013/32/UE (COM(2016)467).
La proposta intende sostituire la vigente direttiva sulle procedure di asilo (direttiva 2013/32/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale) con un regolamento che stabilisca una procedura UE comune pienamente armonizzata per la protezione internazionale. La proposta è stata oggetto di esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato la quale, pur rilevando come la proposta riforma del sistema europeo di asilo comporti una serie di aggravi per gli Stati di primo ingresso come l'Italia, si è pronunciata in senso favorevole con la Risoluzione Doc. XVIII n. 166.
Il 9 settembre 2015 la Commissione aveva inoltre presentato una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un elenco comune dell'UE di Paesi di origine sicuri ai fini della direttiva 2013/32/UE del Parlamento europeo e del Consiglio recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca della protezione internazionale, e che modifica la direttiva 2013/32/UE (COM(2015)452)[12].
La proposta intende consentire un esame più rapido delle domande di asilo di candidati provenienti da Paesi che l'Unione considera sicuri e accelerarne il rimpatrio qualora la valutazione individuale della domanda confermi che non sussistono le condizioni per la concessione dell'asilo. Nella lista dei Paesi di origine sicuri proposti dalla Commissione figurano Albania, Bosnia Erzegovina, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Kosovo, Montenegro, Serbia e Turchia. La proposta di regolamento è stata oggetto di esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato che si è pronunciata in senso favorevole con la Risoluzione Doc. XVIII n. 101. Sulla proposta, il 14 ottobre 2015, la I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) della Camera dei deputati ha approvato un documento conclusivo.
Tutte le proposte citate figurano fra le proposte da adottare in via prioritaria nel Programma di lavoro della Commissione per il 2017.
Nell'Agenda europea sulla migrazione la Commissione ha sottolineato che la politica in materia di migrazione deve essere sostenuta da efficaci politiche di integrazione e che, sebbene la competenza in questo campo spetti in primo luogo agli Stati membri, l’Unione europea "può favorire le iniziative prese dai governi nazionali, dalle autorità locali e dalla società civile che intraprendono il complesso e lungo processo di promozione dell’integrazione e della fiducia reciproca".
Il 7 giugno 2016 la Commissione ha quindi presentato un Piano d'azione sull'integrazione dei cittadini di Paesi terzi (COM(2016)377) e una proposta di direttiva sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di Paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati (cd. "direttiva sulla Carta blu") (COM(2016)378).
Obiettivo del piano d'azione sull'integrazione è quello di delineare il quadro politico e le misure di sostegno comuni (a livello operativo e finanziario) che dovrebbero aiutare gli Stati membri a sviluppare e rafforzare ulteriormente le politiche nazionali di integrazione per i cittadini di Paesi terzi[13].
La proposta di riforma della Carta blu UE si prefigge di migliorare la capacità dell’Unione di attirare e trattenere cittadini di Paesi terzi altamente qualificati, muovendo dalla considerazione che, in base all'andamento demografico attuale, nel futuro vi sarà sempre più la necessità di attrarre nuovi talenti[14]. Le modifiche proposte sono pertanto tese a sviluppare un approccio comune più armonizzato a livello europeo che comprenda in particolare condizioni di ammissione più flessibili, il miglioramento e la semplificazione delle procedure di ammissione nonché il rafforzamento dei diritti, compresi il diritto alla mobilità all'interno dell'UE.
La proposta di regolamento è stata oggetto di esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato che si è pronunciata in senso favorevole con la Risoluzione Doc. XVIII n. 145. La Risoluzione ha ricevuto risposta dalla Commissione europea il 9 dicembre 2016 (C(2016)7904).
In esito al Vertice sulla migrazione di La Valletta dell’11-12 novembre 2015, cui hanno partecipato i capi di Stato e di governo europei e africani, è stato tra l’altro adottato un Piano d'azione di La Valletta[15] recante i seguenti obiettivi: affrontare le cause profonde della migrazione adoperandosi per contribuire alla creazione di pace, stabilità e sviluppo economico; migliorare il lavoro di promozione e organizzazione di canali di migrazione legale; rafforzare la protezione dei migranti e dei richiedenti asilo, in particolare dei gruppi vulnerabili; contrastare in maniera più efficace lo sfruttamento e il traffico di migranti; collaborare più strettamente per migliorare la cooperazione in materia di rimpatrio e di riammissione. Per contribuire all'attuazione di tali misure, è stato lanciato un "Fondo fiduciario d'emergenza dell'Unione europea per la stabilità e la lotta contro le cause profonde della migrazione irregolare e del fenomeno degli sfollati in Africa", con una dotazione di 1,8 miliardi di euro provenienti dagli strumenti di finanziamento a carico del bilancio dell'UE, nonché dai contributi degli Stati membri e di altri donatori.
Dalla fine del 2015 si sono svolti una serie di incontri tra UE e Turchia aventi ad oggetto, tra l’altro, la soluzione della crisi dei rifugiati, in particolare siriani, che dalle coste turche si erano riversati in massa nelle isole greche.
Il risultato più significativo di tali negoziati è rappresentato dalla Dichiarazione UE – Turchia del 18 marzo 2016[16], che prevede:
a) il rinvio in Turchia di tutti i nuovi migranti irregolari e i richiedenti asilo le cui domande sono state dichiarate inammissibili e che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche, a decorrere dal 20 marzo 2016, nel pieno rispetto del diritto dell'UE e internazionale;
b) l’impegno UE a reinsediare un cittadino siriano dalla Turchia per ogni siriano rinviato in Turchia dalle isole greche, accordando priorità ai migranti che non sono entrati o non abbiano tentato di entrare nell’UE in modo irregolare (cosiddetto programma 1:1);
c) l’impegno della Turchia nel contrasto alle rotte illegali della migrazione;
d) l’accelerazione da parte dell’'UE dell'erogazione dei 3 miliardi di euro assegnati in base a precedenti accordi (Strumento UE per i rifugiati in Turchia) e la mobilitazione di ulteriori 3 miliardi di euro una volta che queste risorse saranno state utilizzate e a condizione che gli impegni siano soddisfatti;
e) l’accelerazione della tabella di marcia sulla liberalizzazione dei visti e il rilancio del processo di adesione della Turchia all’UE.
Secondo il Quarto rapporto sui progressi nell’attuazione della Dichiarazione Ue Turchia, pubblicato dalla Commissione europea l’8 dicembre 2016, dall’entrata in vigore della Dichiarazione sono stati rimpatriati dalla Grecia alla Turchia 748 migranti, mentre il reinsediamento dalla Turchia all’Unione europea ha riguardato 2.761 richiedenti asilo siriani.
Per quanto concerne l’attuazione della roadmap per la liberalizzazione dei visti, la Commissione europea ritiene non ci siano novità rispetto alla precedente relazione del 28 settembre 2016, atteso che la Turchia non ha ancora rispettato i seguenti sette parametri:
- emissione di documenti di viaggio biometrici pienamente compatibili con gli standard UE;
- adozione di misure di prevenzione della corruzione previste dalla roadmap;
- conclusione di un accordo operativo con Europol;
- revisione della legislazione e della pratiche amministrative in materia i terrorismo in linea con gli standard europei;
- allineamento della legislazione turca sulla protezione dei dati personali agli standard europei;
- efficace cooperazione giudiziaria in materia penale con tutti gli Stati membri;
- attuazione di tutte le previsioni dell’accordo di riammissione UE – Turchia.
Quanto all’attuazione dello Strumento UE per i rifugiati in Turchia, la relazione indica che dei 3 miliardi previsti, sono stati allocati 2,2 miliardi per l’assistenza umanitaria e non umanitaria; 1,3 miliardi sono stati impegnati tramite contratti, mentre finora l’erogazione effettiva degli aiuti ha riguardato 677 milioni di euro.
Lo scorso 7 giugno, al culmine di un ampio dibattito europeo nel quale rilevante è stato il contributo del Governo italiano, attraverso il cosiddetto Migration Compact, la Commissione europea ha presentato una comunicazione (COM (2016) 349) nella quale annuncia la sua intenzione di creare un nuovo quadro di partenariato volto a mobilitare e orientare l'azione e le risorse dell'UE nell'ambito dell'attività esterna di gestione della migrazione. A tale scopo, l'UE cercherà di concludere partenariati "su misura" con i principali paesi terzi di origine e di transito, utilizzando tutte le politiche e gli strumenti di cui dispone per ottenere risultati concreti e conferendo priorità al salvataggio di vite umane in mare, all'incremento dei rimpatri, nonché, in una prospettiva di più lungo termine, al sostegno allo sviluppo dei paesi terzi per affrontare le cause profonde della migrazione irregolare.
Le principali caratteristiche del nuovo quadro di partenariato sono sintetizzabili in:
· un impegno mirato a migliorare il quadro legislativo e istituzionale sulla migrazione e a sviluppare la capacità di gestione delle frontiere, tramite una combinazione di incentivi positivi e negativi da integrare nelle politiche UE nel campo dello sviluppo e del commercio, per ricompensare i paesi disposti a collaborare in modo efficace nella gestione della migrazione e garantire che quelli che si rifiutano di farlo ne subiscano le conseguenze;
· un sostegno rafforzato, anche attraverso l'intensificazione dell'impegno profuso per l'attuazione del piano d'azione di La Valletta, compresi i suoi aspetti finanziari;
· lo smantellamento del modello operativo dei trafficanti di esseri umani, rendendo effettivi i rimpatri e avvalendosi dell'esperienza acquisita nell'ambito della cooperazione con la Turchia e i Balcani occidentali e con l'Operazione EUNAVFOR-MED Sophia;
· la creazione di rotte legali, veri e propri percorsi alternativi verso l'Europa che dissuadano le persone dall'intraprendere viaggi pericolosi;
· il potenziamento dei mezzi finanziari, a partire da un incremento delle dotazioni del Fondo fiduciario per l'Africa per un ammontare di un miliardo di euro, di cui 500 milioni attinti alla riserva del Fondo europeo di sviluppo, e 500 richiesti agli Stati membri. La Commissione annuncia poi, per l'autunno del 2016, la presentazione di una proposta relativa a un nuovo fondo, gestito dalla BEI e ispirato al modello del Fondo per gli investimenti istituito per l'implementazione del Piano Juncker. A tal fine saranno mobilitati 3,1 miliardi di euro, che dovrebbero attivare investimenti complessivi pari a 31 miliardi: il doppio se gli Stati membri e gli altri partner verseranno un contributo equivalente a quello dell'UE.
La Commissione europea ha avviato un monitoraggio periodico per quanto riguarda i risultati dei primi compact. In particolare, le prime relazioni sui progressi compiuti nell’attuazione del nuovo quadro di partenariato con i Paesi terzi sono state pubblicate dalla Commissione europea nell’ottobre e nel dicembre del 2016. La Commissione illustra principalmente i primi risultati tangibili per quanto riguarda i Paesi del partenariato considerati prioritari: Niger, Nigeria, Senegal, Mali e Etiopia.
In estrema sintesi, grazie alle iniziative nell’ambito del nuovo partenariato:
- i flussi di migranti che attraversano il Sahara via il Niger hanno toccato il minimo, scendendo dai 70 mila passaggi di maggio ai 1.500 di novembre;
- in Niger, sono stati sequestrati 95 veicoli e consegnati alla giustizia 102 trafficanti;
- fra i migranti intercettati in transito irregolare, 4.430 sono stati rimpatriati con l'assistenza dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM); a questi si aggiungono i circa 2 700 migranti dei cinque paesi prioritari che dall'UE sono rientrati nel rispettivo paese d'origine nel 2016;
- il centro di Agadez della missione dell'Unione europea in ambito PSDC in Niger (EUCAP Sahel Niger) è operativo e da aprile ad oggi ha organizzato una serie di corsi di formazione, fra cui 20 moduli su migrazione, intelligence e tecniche di arresto a cui hanno partecipato 360 membri dei servizi di sicurezza interna;
- in Nigeria il Fondo fiduciario dell'UE per l'Africa sta finanziando sono cinque progetti, concentrati sul nordest del paese, che interessano 280 mila beneficiari diretti (sfollati interni, rimpatriati e comunità di accoglienza), assistiti attraverso l'accesso ai servizi di base, il miglioramento delle condizioni socioeconomiche e delle fonti di sostentamento e il rafforzamento delle comunità, anche in termini di prevenzione e gestione dei conflitti;
- in Senegal il medesimo Fondo sta finanziando 600 imprese e aziende agricole locali con un'assistenza tecnica personalizzata, con l’obiettivo di creare fino a 24.000 posti di lavoro, direttamente o nell'indotto, e di consentire a 12.000 giovani di accedere a una formazione professionale in settori quali l'agroindustria, la silvicoltura, il turismo e la pesca.
Il 25 gennaio 2017 la Commissione europea e l’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza hanno presentato la comunicazione congiunta JOIN(2017)7 “Migrazione lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Gestire i flussi, salvare le vite umane”, recante una serie di misure volte rafforzare l'azione dell'UE in materia di migrazione e gestione delle frontiere, con particolare riguardo ai flussi provenienti dalla Libia e dalle zone limitrofe.
Le misure previste nella comunicazione rappresentano il contributo da parte della Commissione europea e dell’Alto rappresentante alla discussione che dovrebbe svolgersi il 3 febbraio 2017 a Malta in sede di riunione dei capi di Stato e di Governo.
Si tratta di una serie di azioni a breve e medio termine per affrontare i flussi verso e dall'Africa settentrionale, i cui obiettivi principali sono:
· la riduzione del numero delle traversate e il salvataggio delle persone rafforzando il sostegno alla guardia costiera e alla marina libiche, anche attraverso l'operazione Sophia dell'EUNAVFOR nonché l'ampliamento delle attività di formazione grazie a un finanziamento supplementare immediato di 1 milione di euro, e una sovvenzione di 2,2 milioni di euro nell'ambito del programma di sviluppo e protezione regionale nell'Africa settentrionale e l'istituzione di un centro di coordinamento del salvataggio marittimo;
· l’intensificazione della lotta contro gli scafisti e i trafficanti garantendo che la rete «Seahorse Mediterraneo» sia operativa entro la primavera del 2017, per rafforzare le autorità costiere dei paesi del Nord Africa e consentire una migliore cooperazione operativa fra loro;
Seahorse Mediterraneo consiste in una rete di cooperazione tra i Paesi europei e nord africani che si affacciano sul Mediterraneo con l’obiettivo di una azione efficace e coordinata contro l'immigrazione clandestina.
· l’incremento del reinsediamento e la promozione del ritorno volontario assistito mediante il sostegno della cooperazione tra UNHCR e le autorità libiche e il sostegno all'OIM per migliorare la situazione dei migranti in Libia ed espandere il suo programma di ritorno volontario assistito dalla Libia verso i paesi di origine;
· la gestione dei flussi migratori attraverso le frontiere meridionali della Libia con il dispiegamento dell'intera gamma di missioni e progetti dell'UE a sostegno delle autorità libiche nella gestione delle frontiere e nella protezione dei migranti, nonché la promozione del dialogo fra la Libia e i paesi limitrofi sulla base dei risultati del quadro di partenariato UE con il Niger;
· il rafforzamento del dialogo e della cooperazione operativa con i partner nell'Africa settentrionale sulla gestione della migrazione;
· l’aumento del finanziamento del Fondo fiduciario dell'UE per l'Africa mobilizzando 200 milioni di euro per progetti nel 2017 intesi a sostenere azioni quali la formazione e l'equipaggiamento della guardia costiera libica, e a migliorare le condizioni per i migranti e intensificare i ritorni volontari assistiti.
In materia di asilo e migrazione sono attualmente in atto a carico dell’Italia le seguenti procedure di infrazione avviate con lettera di messa in mora:
· procedura 2014_2235 per quanto riguarda il non corretto recepimento della direttiva 2008/115/CE recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare (direttiva rimpatri), e la presunta violazione della direttiva 2003/9/CE recante norme minime relative all'accoglienza dei richiedenti asilo negli Stati membri (direttiva accoglienza);
La Commissione europea contesta la mancanza in Italia di un sistema di monitoraggio dei rimpatri forzati efficace ed indipendente dal Ministero dell’interno. L’Italia, nell’attuazione della direttiva rimpatri, non ottempererebbe inoltre ai principi adottati dalla Corte di giustizia dell’UE con particolare riguardo alla limitazione della libertà personale del migrante per il fatto di essere in condizioni di irregolarità.
Secondo il Governo italiano alcuni rilevi della Commissione sono stati superati mediante disposizioni di cui alle leggi nn. 161/2014 e 115/2015.
· procedura 2014_2171 per quanto riguarda la situazione dei minori non accompagnati richiedenti asilo e la presunta violazione delle direttive 2003/9/CE e 2005/85/CE;
Si contesta in particolare al nostro Paese il fatto che il sistema di asilo italiano sia caratterizzato da significativi ritardi nella nomina del tutore per i minori non accompagnati che vogliano fare domanda di protezione internazionale, nonché dal fatto che i tutori (o gli assistenti sociali ove a questi ultimi ne siano delegati i compiti) risultino sovraccarichi della responsabilità di un gran numero di minori non accompagnati in modo tale da non espletare adeguatamente le funzioni previste dalla normativa europea.
· procedura 2014_2126 per quanto riguarda i respingimenti in Grecia e la presunta violazione della direttiva Accoglienza (2003/9/CE) e del regolamento Dublino (343/2003);
Gli addebiti nascono dalla vicenda di alcuni cittadini di paesi terzi potenzialmente necessitanti di protezione internazionale provenienti dalla Grecia (tra cui minori non accompagnati) rinviati sommariamente in Grecia in applicazione dell’Accordo di bilaterale Grecia - Italia riguardante la riammissione di migranti che hanno già varcato il territorio di uno degli Stati firmatari o che vi hanno soggiornato e che cercano irregolarmente di raggiungere il territorio dell’altro Stato firmatario.
La Commissione europea ritiene che a causa dei rinvii sommari in Grecia di tali cittadini extraeuropei non si sia consentito l’acceso di tali persone alla procedura di asilo, eludendo anche gli obblighi derivanti dal regolamento Dublino, che stabilisce la competenza di uno Stato membro a trattare la domanda di asilo.
· procedura 2014_0135 per quanto riguarda il mancato recepimento della direttiva 2011/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, recante norme sull’attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria, nonché sul contenuto della protezione riconosciuta;
La Commissione europea ritiene che l’Italia non abbia comunicato le misure di attuazione della cosiddetta direttiva qualifiche. Il Governo italiano ritiene di aver dato attuazione alla normativa europea attraverso il decreto legislativo 21 febbraio 2014 n.18.
· procedura 2013_0276 per quanto riguarda il mancato recepimento della direttiva 2011/51/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 maggio 2011, che modifica la direttiva 2003/109/CE del Consiglio per estenderne l’ambito di applicazione ai beneficiari di protezione internazionale;
Si contesta all’Italia la mancata attuazione della normativa europea che estende ai beneficiari di protezione internazionale lo status dei cittadini di paesi terzi soggiornanti di lungo periodo.
Sulla questione la Commissione europea ha approvato anche un parere motivato
Il Governo ritiene di aver attuato la direttiva 2011/51 mediante il decreto legislativo 13 febbraio 2014 n. 12.
· procedura 2012_2189 per quanto riguarda le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo in Italia.
Le violazioni contestate dalla Commissione europea consisterebbero:
- nella limitata capacità dei centri di accoglienza dei richiedenti asilo, e l’inconsistenza di fatto dell’accesso alle condizioni di accoglienza;
- nelle procedure di domanda di asilo, in particolare la mancanza, nella pratica, di un accesso effettivo alla procedura pertinente, sia in generale, sia con particolare riferimento ai richiedenti asilo per i quali è prevista la procedura Dublino.
[1] Per approfondimenti vedi il Dossier europeo n. 47 "La politica migratoria europea (aggiornamento al 18 gennaio 2017)", a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica. Sulla comunicazione, il 17 febbraio 2016, la I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) della Camera dei deputati ha approvato un documento conclusivo.
[2] La decisione (PESC) 2016/993, adottata dal Consiglio Affari esteri nella riunione del 20 giugno 2016, ha prorogato il mandato dell'operazione EUNAVFOR MED "Sophia" fino al 27 luglio 2017, e lo ha esteso includendovi il contributo allo sviluppo delle capacità e alla formazione della Guardia costiera e della marina libiche, nonché l'attuazione dell'embargo delle Nazioni Unite sulle armi al largo delle coste libiche.
[3] L'articolo prevede una procedura legislativa speciale nel caso in cui uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di Paesi terzi. In tal caso il Consiglio, su proposta della Commissione europea, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati, deliberando a maggioranza qualificata, previa consultazione del Parlamento europeo.
[4] Per approfondimenti in merito alla proposta vedi la Nota su Atti dell'Unione europea n. 26, a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica.
[5] Per approfondimenti in merito alla proposta vedi la Nota su Atti dell'Unione europea n. 72, a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica.
[6] Per approfondimenti, si rimanda al Dossier europeo n. 23, "Guardia costiera e di frontiera europea - Proposta di regolamento COM(2015)671", a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica e dell'Ufficio rapporti con l'Unione europea della Camera dei deputati.
[7] Per approfondimenti in merito alla proposta vedi la Nota su Atti dell'Unione europea n. 65, a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica.
[8] Per approfondimenti in merito alla proposta vedi la Nota su Atti dell'Unione europea n. 63, a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica.
[9] Per approfondimenti in merito alla proposta vedi la Nota su Atti dell'Unione europea n. 67, a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica.
[10] Per approfondimenti in merito alla proposta vedi la Nota su Atti dell'Unione europea n. 76, a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica.
[11] Per approfondimenti in merito alla proposta vedi la Nota su Atti dell'Unione europea n. 75, a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica.
[12] Per approfondimenti in merito alla proposta vedi la Nota su Atti dell'Unione europea n. 27, a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica.
[13] Per il corrente periodo di programmazione (2014-2020), il Fondo Asilo, migrazione e integrazione (AMIF) ha una dotazione finanziaria fissata a 3.137 miliardi di euro, di cui 765 milioni di euro sono stanziati dagli Stati membri ai fini dell'integrazione nell'ambito dei rispettivi programmi nazionali.
[14] Per approfondimenti in merito alla proposta vedi la Nota su Atti dell'Unione europea n. 60/I, a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica.
[15] Si veda, in proposito, la Nota di lettura predisposta dal Servizio Studi del Senato.
[16] Si veda, anche in proposito, l'apposita Nota di lettura predisposta dal Servizio Studi del Senato