Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Consiglio europeo Bruxelles, 17-18 marzo 2016
Serie: Documentazione per l'Assemblea - Esame di atti e documenti dell'UE    Numero: 12
Data: 16/03/2016
Descrittori:
CONSIGLIO EUROPEO     

15 marzo 2016

 

n. 12

Consiglio europeo

Bruxelles, 17-18 marzo 2016

Il Consiglio europeo del 17- 18 marzo 2016, in base all’ordine del giorno provvisorio, discuterà di misure per gestire i flussi migratori, di lavoro, crescita e competitività.

Inoltre il Consiglio europeo dovrebbe affrontare temi di politica estera alla luce degli sviluppi della scena internazionale.

Il 14 marzo 2016 è stata pubblicata la bozza di conclusioni preparata dal Presidente del Consiglio europeo, in stretta cooperazione con la Presidenza semestrale del Consiglio (Paesi Bassi) e con il Presidente della Commissione europea. Il progetto è stato esaminato dal Consiglio dell’UE affari generali il 15 marzo 2016.

 


migrazione

Gli sviluppi più recenti

L’aumento dei flussi migratori

Il 2015 ha segnato una impennata nei flussi migratori verso l’Europa. I primi dati relativi al 2016 sembrano confermare il trend in crescita.

Secondo Frontex, nel 2015, sono stati rilevati 1,83 milioni di attraversamenti irregolari di migranti alle frontiere esterne UE, a fronte dei 283.500 dell’anno precedente.

Solo in Grecia nel 2015 sarebbero arrivate 880 mila persone; in Italia circa 170 mila.

Il dato dei flussi migratori in Italia evidenzia una flessione di circa l’8 per cento rispetto al numero dei migranti nel 2014: tale diminuzione dovrebbe rappresentare l’effetto indiretto dell’incremento dei flussi che attraversano il Mediterraneo orientale (dalla Turchia alla Grecia) verso l’Europa centrale e settentrionale e che raggiungono l’Europa tramite la rotta dei Balcani occidentali. Potrebbe inoltre aver inciso il rafforzamento dei controlli (in particolare la missione EUNAVFOR MED – SOPHIA) nel Mediterraneo centrale.

In base alle stime dell’UNHCR dal 1° gennaio 2016 ad oggi, hanno attraversato il Mediterraneo verso la Grecia e l’Italia circa 147 mila migranti; di questi 132 mila sono sbarcati in Grecia, 9 mila in Italia.

Secondo l’UNHCR, dall’inizio del 2016 sarebbero morte/disperse nell’atto di attraversare il Mediterraneo 440 persone. L’OIM ha stimato che nel 2015 oltre 3.770 migranti hanno perso la vita in mare.

Secondo i dati più recenti in possesso dell’EASO – Ufficio europeo per l’asilo, nel gennaio 2016 sono state presentate 97.222 domande di asilo. Rispetto a gennaio 2015 il flusso di domande è aumentato del 40 per cento. Circa la nazionalità dei richiedenti protezione nell’UE, il gruppo più numeroso è quello siriano (33.370 domande), seguito dai cittadini afgani (13.551) e dagli iracheni (10.966). Secondo Eurostat, in Italia nel primo mese dell’anno sono state presentate 7.500 domande di asilo. La composizione per nazionalità dei richiedenti asilo in Italia è piuttosto differente rispetto al dato complessivo europeo: i maggiori gruppi nel gennaio 2016 provengono da Pakistan, Nigeria, Afghanistan e Gambia.


 

 

 

 

Di seguito una tabella dei richiedenti asilo (divisi per gruppi nazionali) in Italia nei mesi di gennaio 2016 e dicembre 2015: fonte Ministero dell’interno

Eurostat ha altresì pubblicato i dati relativi all’intero 2015: 1.255.600 domande di asilo di prima istanza nell’UE, più del doppio delle domande registrate nel 2014. Nel 2015 l’Italia ha trattato 83 mila domande di prima istanza (nel 2014 erano state 63 mila).

Le determinazioni del Consiglio europeo

Il Consiglio europeo dovrebbe ribadire la priorità del ripristino del controllo delle frontiere. Ovviamente, si fa riferimento alle frontiere esterne.

Gli interventi unilaterali di chiusura delle frontiere interne

Gli ingenti flussi di migranti verso la Grecia e lungo la rotta dei Balcani occidentali hanno indotto alcuni Stati dell’area Schengen a reintrodurre i controlli alle frontiere interne applicando le relative disposizioni del Codice frontiere Schengen.

Si tratta di Svezia, Norvegia, Danimarca, Austria, e Germania. Da ultimo, il Belgio, preoccupato dall’ingresso di richiedenti asilo a seguito della chiusura dei campi profughi nella zona di Calais, ha reintrodotto i controlli al confine con la Francia, fino alla metà di aprile prossimo.

Gli Stati citati hanno giustificato tali misure in relazione all’eccesso di richiedenti asilo.

La reintroduzione dei controlli alle frontiere interne ex articoli 23-25 del Codice Schengen, può protrarsi fino a sei mesi; tuttavia, in occasione del Consiglio informale giustizia e affari interni del 25-26 gennaio 2016 alcuni Stati membri hanno chiesto di approfondire l’eventualità di estendere la misura fino a due anni, in applicazione della procedura ex articolo 26 del codice Schengen. Tale strumento prevede che in caso di circostanze eccezionali in cui il funzionamento globale dello spazio senza controllo alle frontiere interne è messo a rischio a seguito di carenze gravi e persistenti nel controllo delle frontiere esterne, a seguito di raccomandazione del Consiglio, gli Stati membri possano rispristinare i controlli alle frontiere interne per un periodo che può essere prorogato fino a due anni.

Il Consiglio del 12 febbraio 2016 aveva adottato raccomandazioni volte alla correzione delle gravi carenze che sono state individuate in Grecia per quanto riguarda la gestione delle frontiere esterne UE. Ai sensi del Codice frontiere Schengen, qualora allo scadere di tre mesi tale situazione in Grecia persistesse, la Commissione europea potrebbe attivare la citata procedura ex articolo 26.

 

Il Vertice UE –Turchia del 7 marzo 2016

Si ricorda che il 7 marzo 2016, i Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea si sono riuniti con il Primo ministro turco Davutoglu, dando seguito all'analogo Vertice del 29 novembre 2015 e alla Dichiarazione ivi approvata e discutendo in particolare della situazione in materia di  migrazione, con riferimento alla rotta dei Balcani occidentali. A conclusione della riunione è stata approvata una nuova dichiarazione nella quale Unione  europea e Turchia hanno convenuto, tra l'altro, sulla necessità di - "far rientrare, a spese dell'Unione, tutti i  nuovi migranti irregolari che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche"; di assicurare che, "per ogni siriano che la Turchia riammette dalle isole greche, un altro siriano sia reinsediato dalla Turchia negli Stati membri dell'UE"; di accelerare l'erogazione dei 3 miliardi di euro già previsti e di prendere una decisione "in merito a un ulteriore finanziamento destinato allo strumento per i rifugiati siriani"; “di accelerare l'attuazione della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti con tutti gli Stati membri in vista della soppressione dell'obbligo del visto per i cittadini turchi al più tardi entro la fine del giugno 2016; di "prepararsi alla decisione di aprire quanto prima nuovi capitoli dei negoziati di adesione con la Turchia."

In proposito, si può osservare che l’accordo prospetta una sorta di “scambio” che non sembra pienamente compatibile con le regole vigenti in materia di asilo quando si tratti di soggetti che avrebbero comunque i requisiti per chiedere la protezione internazionale. Si può inoltre osservare che l’accordo prefigura un regime speciale con riferimento ai soli migranti siriani.

Al marzo 2016, secondo fonti UNHCR, risultano presenti in Turchia circa 2,7 milioni di profughi siriani.

Il Piano di azione UE Turchia del 29 novembre 2015 prevedeva che la Turchia si impegnasse, tra l’altro, a: assicurare la registrazione dei migranti e fornire loro documenti anche con l’uso della forza; facilitare l’accesso dei Siriani sotto protezione temporanea ai servizi pubblici, inclusi l’educazione, la sanità e l’inserimento nel mercato del lavoro; rafforzare le capacità di intercettazione da parte della guardia costiera turca; cooperare con Bulgaria e Grecia al fine di prevenire la migrazione irregolare lungo i confini comuni terrestri; aumentare la cooperazione per quanto riguarda la riammissione dei migranti irregolari provenienti dalla Turchia.

Si ricorda che, il 3 febbraio 2016, gli Stati membri hanno raggiunto un accordo per ripartire gli aiuti alla Turchia prevedendo uno stanziamento di 1 miliardo a carico del bilancio dell’UE (il doppio rispetto ai 500 milioni inizialmente proposti dalla Commissione europea) e di 2 miliardi a carico dei bilanci nazionali. Lo stanziamento a carico di bilanci nazionali sarà ripartito in proporzione al rispettivo Reddito nazionale lordo (RNL). La quota italiana dovrebbe essere pari all’11,25 per cento corrispondente a circa 225 milioni di euro.

Le misure di sostegno alla Grecia

A seguito delle decisioni dei capi di Stato o di governo del 7 marzo, e nel contesto del piano d'azione congiunto con la Turchia, il Consiglio europeo dovrebbe chiedere:

·         maggiore impegno per la realizzazione degli hotspot (punti di crisi), con il sostegno dell’Unione europea, in particolare per quanto riguarda le strutture di asilo in Grecia;

Gli hotspot sono centri di smistamento realizzati in Grecia ed Italia volti a identificare, registrare e fotosegnalare i migranti al fine, tra l’altro, di accelerare le pratiche di asilo ed eventualmente di ricollocazione degli aventi diritto alla protezione internazionale negli altri Stati membri, oppure a rimpatriare le persone che non hanno diritto a rimanere nel territorio dell’UE.

I punti di crisi in Grecia sono stati individuati a Lesbo, Chio, Samo, Lesbo, Lero e Kos. Allo stato, i primi quattro hotspot stanno funzionando con il sostegno delle Agenzie europee Frontex e Easo.

In Italia i punti di crisi sono stati situati a: Lampedusa, Pozzallo, Porto Empedocle, Augusta, Taranto e Trapani. In quattro di questi punti di crisi (Lampedusa, Pozzallo, Taranto e Trapani) sono stati già inviati agenti delle predette Agenzie. 

·         l'uso di tutti i mezzi per sostenere la capacità della Grecia di rimpatriare i migranti irregolari in Turchia.

Al riguardo, si può osservare che non appare chiaro se per le maggiori spese che sarebbero a carico della Grecia per effettuare i rimpatri il Consiglio ipotizzi un impegno finanziario a valere sul bilancio dell’Ue ovvero la disponibilità di altri Stati membri a collaborare al finanziamento dei relativi oneri.

·         un sostegno di emergenza alla Grecia per affrontare la situazione umanitaria. Il Consiglio europeo dovrebbe considerare quali passi importanti la rapida adozione del regolamento recante tale sostegno e la proposta di un progetto di bilancio rettificativo da parte della Commissione europea. Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre invitare gli Stati membri a dare un contributo immediato in base al meccanismo di protezione civile, e a fornire assistenza umanitaria mediante rapporti bilaterali.

Il 2 marzo la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento sulla fornitura di un sostegno di emergenza all'interno dell'Unione, che dovrebbe ricomprendere la fornitura di beni di prima necessità come cibo, accoglienza e medicine per i migranti attualmente in arrivo nei paesi dell'UE.

Il Consiglio Affari generali ha approvato la proposta il 15 marzo 2016.

Il fabbisogno finanziario per il nuovo strumento nel 2016 dovrebbe essere pari a 300 milioni di euro. Per sostenere tale strumento la Commissione europea ha presentato una proposta di bilancio rettificativo n. 1 per il 2016 nella quale è previsto come prima tranche uno stanziamento di 100 milioni in impegni stornati da altra voce del bilancio (rafforzamento e sviluppo del sistema europeo comune di asilo, miglioramento della solidarietà e della condivisione della responsabilità tra gli Stati membri);

·         l’accelerazione dei trasferimenti dei richiedenti asilo inclusi nei programmi di ricollocazione dalla Grecia, chiedendo agli altri Stati membri di offrire rapidamente più posti, in linea con gli impegni esistenti.

All’11 marzo 2016 sono state redistribuiti dalla Grecia verso gli altri Stati membri 569 richiedenti asilo, su 66.400 previsti dai programmi di relocation; dall’Italia sono stati riallocati 368 richiedenti asilo a fronte di un impegno di 39.600.

 

Il Consiglio europeo dovrebbe altresì sottolineare la necessità di essere estremamente vigili per quanto riguarda le possibili nuove rotte per i migranti irregolari, manifestando la propria intenzione di prendere tutte le misure che si rendessero necessarie a tale riguardo. In tale contesto il Consiglio dovrebbe ribadire l’importanza fondamentale della lotta contro i trafficanti in tutto il mondo e con tutti i mezzi appropriati.

Il passaggio sembra evocare l’eventualità che il più efficace monitoraggio dei flussi lungo la rotta dei Balcani occidentali possa indurre i migranti a ricorrere ad altre vie d’ingresso in Europa (è stata da più parti evocata l’eventualità di una ripresa dei flussi verso l’Albania).

L’istituzione di una Guardia costiera e di frontiera europea

Infine il Consiglio europeo dovrebbe ribadire le sue precedenti conclusioni sui vari elementi della strategia globale ed esprimere la propria soddisfazione per i progressi relativi alla proposta di istituzione della guardia costiera e di frontiera europea.

La proposta di regolamento COM(2015)671 del 15 dicembre 2015 prevede l’istituzione di una guardia costiera e di frontiera europea e un nuovo quadro giuridico rafforzato di Frontex che prenderà il nome di Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera. Gli elementi chiave della proposta sono:

·         una squadra di riserva rapida di almeno 1500 esperti e un parco di attrezzature tecniche messo a disposizione dagli Stati membri cui l’agenzia dovrebbe poter attingere autonomamente;

·         l’istituzione di un centro di monitoraggio e analisi dei rischi abilitato a svolgere valutazioni di vulnerabilità che individuino le carenze nella gestione delle frontiere esterne da parte degli Stati membri;

·         in caso di persistenza delle carenze o di ritardo o inadeguatezza dell'azione nazionale, e in ogni caso di forte pressione migratoria che rappresenti una minaccia per lo spazio Schengen, la facoltà di intervento diretto della Commissione europea e della nuova Agenzia, attraverso misure cui lo Stato membro interessato è obbligato a conformarsi;

·         il rafforzamento del mandato dell’Agenzia per quanto riguarda le attività di rimpatrio.

Si ricorda che il Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016 ha impegnato il Consiglio dei Ministri UE a raggiungere un accordo con il Parlamento europeo sul futuro regolamento recante la guardia costiera e di frontiera europea entro la fine di giugno. La Presidenza del semestre UE olandese ha già presentato delle proposte di compromesso su alcune parti del regolamento, in vista di una approvazione entro la fine del suo mandato.

 

Presso la Camera, la proposta è attualmente all’esame della I Commissione (Affari costituzionali).

Il Consiglio dovrebbe infine preannunciare l’intenzione di sviluppare riflessioni sulla politica migratoria dell'UE, compreso il regolamento di Dublino.

Il regolamento Dublino prevede norme sulla ripartizione di competenze degli Stati membri per quanto riguarda la gestione delle domande di asilo. Come è noto, vige il principio cardine secondo il quale in mancanza di altri collegamenti prioritari (ad esempio i legami di tipo familiare) la competenza a trattare una domanda di asilo spetta allo Stato membro di primo approdo.

Si ricorda che la Commissione europea ha preannunciato la presentazione in marzo 2016 di una comunicazione sul funzionamento e l’eventuale riforma del regolamento Dublino.

Lavoro, crescita e competitività

Il Consiglio europeo del 17-18 marzo 2016 dovrebbe avallare le priorità economiche e sociali per il Semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche 2016, vale a dire:

-       il rilancio degli investimenti, attraverso un sostegno maggiore al cd. piano Juncker (che nelle intenzioni della Commissione europea avrebbe dovuto mobilitare 315 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi nel triennio 2015-2017), il completamento dell'Unione bancaria e l'intensificazione degli sforzi verso l'Unione dei mercati dei capitali.

La crisi economico-finanziaria (2008-2013) ha determinato un significativo e pressochè generalizzato calo degli investimenti, che in alcuni Paesi hanno subito un vero e proprio crollo. Nell’eurozona si è registrato un calo pari al 15% circa rispetto al picco del 2007. Il calo è stato particolarmente pronunciato in Italia (-25%), Portogallo (-36%), Spagna (-38%), Irlanda (-39%) e Grecia (-64%). Nel grafico che segue si riportano le variazioni degli investimenti tra il 2007 e il 2013 (fonte Eurostat):

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Per quanto riguarda il completamento dell’Unione bancaria, si segnala che allo stato risultano bloccati i negoziati relativi alla proposta di regolamento che istituisce un sistema di assicurazione comune dei depositi bancari, per le riserve di alcuni Stati membri, tra cui la Germania.  

Le riserve di alcuni Stati poggiano sul timore che si istituisca un sistema di mutualizzazione in relazione alle sofferenze risultanti dai bilanci delle banche di alcuni Paesi, rispetto al quale il sistema comune interverrebbe in funzione di salvataggio;

-      il proseguimento delle riforme strutturali per modernizzare le economie, con particolare riferimento a politiche del mercato del lavoro orientate verso la "flessicurezza" e allo sviluppo di mercati dei prodotti e dei servizi più integrati e competitivi;

-      la gestione responsabile delle finanze pubbliche, con politiche volte a ridurre gradualmente il debito.

Nella tabella che segue si riportano i dati del rapporto debito/PIL nell’UE-28, nell’eurozona e nei principali Paesi dell’area euro (fonte: Commissione europea, previsioni economiche d’inverno, febbraio 2016):

 

2015

%

2016

%

2017%

UE-28

87,2

86,9

85,7

Eurozona

93,5

92,7

91,3

Francia

96,2

96,8

97,1

Germania

71,6

69,2

66,8

Italia

132,8

132,4

130,6

Spagna

100,7

101,2

100,1

Riguardo al debito pubblico, si segnala che in una lettera inviata all’Italia il 9 marzo scorso, il Vice Presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, e il Commissario agli affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, segnalano la possibilità che l’Italia violi, nel 2015 e 2016, la regola sul debito prevista dalla disciplina vigente del Patto di stabilità (cd. Six pack).

In particolare, la Commissione ricorda la sua valutazione preliminare della legge di stabilità 2016, pubblicata a fine 2015, sottolineando che essa è a rischio di deviazione significativa rispetto al cammino tracciato verso l'obiettivo di medio termine.

Alla luce di queste premesse, la Commissione chiede all'Italia di assicurare che le misure necessarie per rispettare il percorso di aggiustamento verso l'obiettivo di medio termine vengano “annunciate e dettagliate in modo credibile al più tardi il 15 aprile”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

XVII legislatura – Documentazione per l’Assemblea, n. 12, 15 marzo 2016

Il bollettino è stato curato dall’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (' 06 6760.2145 - * cdrue@camera.it)