Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Consiglio europeo Bruxelles, 17-18 dicembre 2015
Serie: Documentazione per l'Assemblea - Esame di atti e documenti dell'UE    Numero: 10
Data: 15/12/2015

15 dicembre 2015

 

n. 10

Consiglio europeo

Bruxelles, 17-18 dicembre 2015

Il Consiglio europeo 17-18 dicembre 2015 in base all’ordine del giorno provvisorio, discuterà principalmente dei temi dell’immigrazione e della lotta al terrorismo. Per quanto riguarda gli altri punti, il Consiglio europeo dovrebbe discutere sul seguito da dare alla relazione dei cinque Presidenti sul tema "Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa”; sulle prospettive del mercato unico europeo, con particolare riferimento al mercato digitale; sull’Unione per l’energia e le politiche relative al cambiamento climatico, con particolare riguardo agli esiti della Conferenza Cop21; su alcuni temi di politica estera (in particolare, Russia e Siria). Infine, il Consiglio europeo dovrebbe svolgere un primo dibattito sulle proposte del Regno Unito per la riforma dell’UE, collegate al futuro referendum sulla permanenza o uscita del Regno Unito dalla medesima Unione europea.

Il 14 dicembre 2015 è stata pubblicata la bozza di conclusioni preparata dal Presidente del Consiglio europeo, in stretta cooperazione con la Presidenza semestrale del Consiglio (Lussemburgo) e con il Presidente della Commissione. Il progetto è stato esaminato dal Consiglio dell’UE affari generali il 15 dicembre 2015.  

Di seguito si riportano le principali indicazioni contenute nella bozza di conclusioni, cui potranno essere apportate modifiche ed integrazioni in esito alla riunione del Consiglio affari generali e quella del Consiglio europeo.

 


migrazione

Il Consiglio europeo dovrebbe discutere anzitutto di questioni relative all’immigrazione e all’asilo.

Secondo Frontex, l’Agenzia per il coordinamento della sorveglianza delle frontiere esterne UE, nei primi 11 mesi del 2015 avrebbero attraversato in modo irregolare le frontiere UE circa 1,55 milioni di persone. Attualmente la rotta con il maggior numero di migranti è quella del Mediterraneo orientale – Balcani occidentali.

Frontex ha individuato lungo la rotta dei Balcani occidentali 667 mila attraversamenti irregolari (164 mila nel solo mese di novembre).

In Grecia sono arrivate nello stesso periodo 715 mila persone (108 mila nel mese di novembre).

Per quanto riguarda lo rotta del Mediterraneo centrale (essenzialmente dalla Libia all’Italia) Frontex ha stimato che nei primi undici mesi del 2015 sono arrivati circa 144 mila migranti.

Per quanto riguarda il dato più recente in materia di richieste di asilo, secondo Eurostat nel terzo trimestre 2015  sono state presentate 430 mila domande di protezione di cui 413 mila di prima istanza (ovvero domande nuove di protezione internazionale).

In particolare, il Consiglio europeo dovrebbe porre l’accento sulla strategia adottata per contenere i flussi migratori; dovrebbe altresì sottolineare che l’attuazione di tale strategia è al momento insufficiente e necessita di un’accelerazione.

Secondo il Consiglio europeo, al fine di preservare l’acquis di Schengen dovrebbe essere indispensabile il recupero del controllo sulle frontiere esterne.

La bozza di conclusioni sembra fare riferimento alle determinazioni del Consiglio giustizia e affari interni del 3-4 dicembre 2015 in materia di ripristino dei controlli alle frontiere interne. In tale occasione il Consiglio ha infatti prefigurato la possibilità di adottare una raccomandazione, ai sensi dell’articolo 26 del Codice frontiere Schengen, diretta ad invitare uno o più Stati membri a ripristinare i controlli di frontiera  fino a due anni (anziché sei mesi) in caso di circostanze eccezionali che mettono a rischio il funzionamento globale dello spazio senza controllo alle frontiere interne[1].

Dovrebbero essere affrontate le carenze, in particolare per quanto riguarda gli hotspot (punti di crisi), la ricollocazione e i rimpatri.

Si ricorda che gli hotspots sono centri di smistamento volti a identificare, registrare e fotosegnalare i migranti al fine, tra l’altro, di accelerare le pratiche di ricollocazione degli aventi diritto alla protezione internazionale negli Stati membri che fanno parte del programma, ed eventualmente rimpatriare le persone che non hanno diritto a rimanere nel territorio dell’UE.

Il 15 dicembre 2015 la Commissione europea ha presentato i rapporti sull’attuazione degli hotspot in Grecia e in Italia. Per quanto riguarda il nostro Paese, il rapporto sottolinea che dei sei hotspot programmati in Italia (Lampedusa, Pozzallo, PortoEmpedocle/Villa Sikania, Trapani, Augusta e Taranto), l’unico punto di crisi avviato è quello di Lampedusa. Il rapporto raccomanda inoltre all’Italia di assicurare un più solido quadro normativo per garantire il funzionamento degli hotspot ed in particolare “per consentire l’uso della forza per prendere le impronte digitali e per prevedere un trattenimento più lungo per i migranti che rifiutano il fingerprinting. L’obiettivo del 100 per cento del fingerprinting deve essere raggiunto nel più breve tempo possibile”.

Nel rapporto si evidenzia inoltre che l’Italia attualmente ha una capacità ricettiva di 101.933 posti tra SPRAR, CARA e CAS; sono state inoltre rafforzate le strutture competenti per gestire le domande di asilo che attualmente prevedono 41 Commissioni territoriali.

L’Unione europea ha finora adottato due piani temporanei di ricollocazione di richiedenti asilo per un totale di 160 mila persone. Attualmente gli Stati membri che beneficiano di tali meccanismi sono Italia e Grecia, sebbene sia contemplata la possibilità che in futuro altri Stati membri possano usufruirne. Mediante tali meccanismi si intendono redistribuire tra gli altri Stati membri quote di richiedenti asilo in evidente stato di bisogno di protezione internazionale. La Commissione europea ha altresì presentato una proposta di regolamento che istituisce un meccanismo di ricollocazione di crisi ovvero un sistema stabile di redistribuzione per quote di richiedenti asilo a favore degli Stati membri che si trovino ad affrontare volumi inaspettati di domande di protezione. La proposta è tuttora all’esame delle Istituzioni legislative europee.

Per quanto concerne l’Italia, il rapporto presentato il 15 dicembre dalla Commissione europea sottolinea che sono state effettuate le prime operazioni di ricollocazione relative a 19 persone trasferite in Svezia; 125 in Finlandia, Francia Germania e Spagna; ulteriori operazioni sono progettate il 17 dicembre verso il Belgio e il Portogallo e il 22 dicembre verso la Spagna per un totale di 186 unità. Il rapporto sottolinea che soltanto dodici Stati membri si sono dichiarati disponibili a ricevere i rifugiati provenienti dall’Italia per complessivi 1.041 posti.

Sulla base della bozza di conclusioni le istituzioni europee e gli Stati membri dovrebbero urgentemente:

a)   porre rimedio alle carenze nel sistema dei controlli alle frontiere esterne, segnatamente assicurando i sistematici controlli di sicurezza con le pertinenti banche dati e prevenendo frodi per quanto riguarda i documenti;

l sistema Eurodac consente un confronto delle impronte digitali dei richiedenti asilo e di alcune categorie di immigranti clandestini. Confrontando le impronte, i paesi dell’UE possono verificare se un richiedente asilo o un cittadino straniero, che si trova illegalmente sul suo territorio, ha già presentato una domanda in un altro paese dell’UE o se un richiedente asilo è entrato irregolarmente nel territorio dell'Unione.

Il sistema di informazione visti (VIS) ha lo scopo di rendere più agevole l’attuazione della politica comune in materia di visti, la cooperazione consolare e le consultazioni tra autorità centrali competenti per i visti. Il sistema consente lo scambio di dati tra Stati membri sui visti per soggiorni di breve durata (regolamento VIS).

b)   affrontare le carenze circa il funzionamento dei punti di crisi (hotspot), creando tra l’altro le capacità di accoglienza necessarie per conseguire i loro obiettivi; concordare rapidamente un preciso calendario per la messa in operatività di ulteriori punti di crisi; assicurare che Frontex ed EASO dispongano delle competenze specialistiche e attrezzature necessarie;

L’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) istituito con il regolamento (UE) n. 439/2010  svolge un ruolo chiave nella concreta attuazione del sistema europeo comune di asilo (CEAS). L’EASO è stato istituito al fine di rafforzare la cooperazione pratica in materia di asilo e di assistere gli Stati membri ad assolvere i propri obblighi europei e internazionali di fornire protezione alle persone in difficoltà. L’EASO agisce in qualità di centro specializzato in materia di asilo. Fornisce inoltre sostegno agli Stati membri i cui sistemi di asilo e accoglienza sono sottoposti a una pressione particolare.

c)   garantire l’identificazione sistematica, la registrazione e la raccolta delle impronte digitali, e adottare misure volte a scoraggiare il rifiuto di registrazione e a contenere i movimenti irregolari secondari;

d)   attuare le decisioni in materia di ricollocazione e considerare di includere tra i beneficiari delle stesse altri Stati membri che si trovino sotto grande pressione e che l’abbiano richiesto;

e)   garantire l’effettivo rimpatrio delle persone non autorizzate a rimanere e sostenere gli Stati membri in ordine alle operazioni di rimpatrio;

Si ricorda che la Commissione europea ha adottato un Piano d’azione sui rimpatri. Il piano d'azione contiene misure immediate e a medio termine che gli Stati membri devono adottare per favorire il rimpatrio volontario, rafforzare l'attuazione della direttiva rimpatri, migliorare la condivisione delle informazioni; il piano prevede anche il rafforzamento del ruolo e del mandato di Frontex nelle operazioni di rimpatrio. In particolare Frontex dovrebbe in futuro essere in grado di avviare le operazioni di rimpatrio considerato che attualmente ha il solo potere di coordinare operazioni che sono state avviate dagli Stati membri.

f)    rafforzare le misure contro i trafficanti di migranti e la tratta degli esseri umani;

Si segnala che è tuttora in corso l’operazione EUNAVFOR MED Sophia volta allo smantellamento delle reti criminali del traffico di migranti, attraverso il sequestro, il dirottamento e la messa fuori uso (anche in acque internazionali e nell’ultima fase in acque libiche) delle imbarcazioni utilizzate dai trafficanti di migranti per effettuare il trasporto dei migranti attraverso il Mediterraneo.

g)   assicurare l’attuazione e il seguito operativo:

1. alla Conferenza di alto livello sulla rotta del Mediterraneo - Balcani occidentali e sostenere gli Stati extra UE lungo la rotta del Balcani occidentali al fine di compiere la registrazione secondo gli standards europei;

Alla Conferenza di alto livello sulla rotta del Mediterraneo Balcani occidentali dell’8 ottobre 2015 hanno partecipato i Ministri degli affari interni e degli affari esteri dell'UE, della Turchia, del Libano, della Giordania e dei Balcani occidentali. Hanno partecipato anche i paesi associati, Svizzera, Norvegia, Liechtenstein e Islanda. I rappresentanti dell’UNHCR, dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, del Programma alimentare mondiale, nonché le agenzie dell’UE Frontex e EASO hanno presentato la situazione sul terreno. La conferenza si è concentrata sul consistente aumento del numero di migranti in provenienza dal Medio Oriente attraverso la rotta dei Balcani occidentali, con l’obiettivo di rafforzare il dialogo tra tutti i partner, aumentando la solidarietà e garantendo una gestione ordinata dei flussi di rifugiati e di migranti.

2. al vertice di La Valletta, in particolare per quanto riguarda i rimpatri e le riammissioni;

Il Vertice sulla migrazione di La Valletta si è svolto  l’11 e il 12 novembre 2015 ed ha riunito i Capi di Stato e di Governo europei e africani nello sforzo di rafforzare la cooperazione in materia di migrazione. In esito al Vertice è stato tra l’altro lanciato un Fondo fiduciario d’emergenza dell’Unione europea per la stabilità e la lotta contro le cause profonde della migrazione irregolare e del fenomeno degli sfollati in Africa, di 1,8 miliardi di euro, è alimentato da risorse del bilancio UE nonché da contributi degli Stati membri e di altri donatori

3.    al Piano d’azione EU Turchia;

Il Piano di azione UE Turchia, del 15 ottobre 2015, si articola in due sezioni: sostegno ai rifugiati e alle comunità che li ospitano in Turchia; rafforzamento della cooperazione al fine di prevenire i flussi migratori irregolari verso l’Unione europea. Si segnala che per sostenere il Piano l’UE ha previsto un contributo alla Turchia di 3 miliardi di euro.

h)   portare avanti l’attuazione del programma di reinsediamento concordato.

Si intende per reinsediamento il programma, oggetto di una raccomandazione dell’Unione europea, che prevede che gli Stati membri accolgano pro quota circa 22 mila richiedenti asilo in evidente stato di bisogno di protezione internazionale prelevati direttamente dai campi profughi siti in Paesi terzi (ad esempio Libano e Giordania) con l’intervento dell’UNHCR.

Il Consiglio europeo dovrebbe sollecitare il Consiglio dell’UE a proseguire i lavori sul meccanismo di ricollocazione di crisi, tenendo conto delle esperienze acquisite, e sull'elenco dei paesi di origine sicuri.

La proposta della Commissione europea in materia di lista di Paesi ritenuti sicuri mira a stilare un elenco comune europeo di Stati terzi considerati i linea di massima rispettosi di standard per quanto riguarda i diritti umani. L’inserimento in tale elenco di uno Stato terzo (ne fanno parte l’Albania, la Bosnia-Erzegovina, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, il Montenegro, la Serbia e la Turchia il Kosovo) determina che la domanda di asilo di un cittadino di tale Stato sia trattata dalla Stato membro in cui è stata presentata secondo una procedura accelerata.

Secondo la bozza di conclusioni il Consiglio dell’UE dovrebbe esaminare rapidamente le proposte della Commissione del 15 dicembre su una "guardia di frontiera e costiera europea", sul codice frontiere Schengen, su un "programma volontario di ammissione umanitaria" e sui documenti di viaggio per il rimpatrio

La Commissione europea ha presentato il 15 dicembre 2015 un pacchetto di proposte in materia di gestione delle frontiere esterne UE. Si tratta in particolare di istituire una guardia di frontiera e costiera europee e di dar vita ad una nuova Agenzia europea competente nella gestione delle frontiere esterne sulla base di Frontex.

La nuova Agenzia disporrebbe di 1500 esperti da inviare in meno di tre giorni nelle situazioni di crisi alle frontiere esterne. Secondo quanto dichiarato dalla Commissione europea, l’intervento di tali esperti potrà avvenire sia a richiesta dello Stato membro interessato dalla crisi sia a seguito di decisione autonoma della Commissione stessa nel caso in cui la situazione alla frontiera esterna richieda un’azione urgente. Il pacchetto prevede altresì la creazione di una guardia di sorveglianza delle frontiere marittime. Infine la nuova agenzia avrà un ruolo potenziato per quanto riguarda l’attività dei rimpatri, e la cooperazione con paesi terzi, ivi inclusa la possibilità di intervenire nei territori di questi ultimi.

La Commissione europea ha altresì presentato una proposta di modifica del Codice frontiere Schengen  al fine di introdurre controlli sistematici obbligatori sui cittadini UE alle frontiere esterne terrestri, marittime, e aeree. 

Secondo la bozza di conclusioni la Commissione dovrà presentare rapidamente una revisione del sistema Dublino; nel frattempo le regole esistenti devono essere attuate. Inoltre presenterà presto una proposta rivista circa le Smart border[2].

Il regolamento Dublino disciplina la competenza degli Stati membri a trattare le domande di asilo; esso prevede come criterio sussidiario che lo Stato membro competente ad esaminare le richieste di protezione sia il paese di primo approdo del migrante richiedente. La Commissione ha a più riprese annunciato di voler presentare entro marzo 2016 una proposta di revisione del sistema

La Presidenza, la Commissione e l’alto rappresentante riferiranno sui progressi realizzati prima del Consiglio europeo di febbraio.

Contrasto al terrorismo

Il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare il fatto che gli attentati terroristici di Parigi del 13 novembre 2015 rafforzano la propria determinazione a proseguire la lotta incondizionata contro il terrorismo e a sfruttare pienamente tutti gli strumenti a disposizione dell’UE, compresa una stretta cooperazione con partner essenziali come gli Stati Uniti. Secondo la bozza di conclusioni occorrerebbe  in particolare attuare con urgenza le misure enunciate nella dichiarazione dei capi di Stato o di governo del 12 febbraio 2015, comprese quelle rese operative dalle conclusioni del Consiglio del 20 novembre 2015. Il Consiglio europeo intende esaminare regolarmente la situazione.

Il 12 febbraio 2015 si è tenuta a Bruxelles una riunione informale dei Capi di Stato o di governo dell’UE in esito alla quale è stata adottata una dichiarazione dei membri del Consiglio europeo. La Dichiarazione si articola in tre parti: garantire la sicurezza dei cittadini prevenire la radicalizzazione e tutelare i valori UE; cooperare con i partner internazionali dell’UE. Le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea e degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio sulla lotta al terrorismo del 20 novembre 2015 riguardano i seguenti argomenti: codici PNR (vedi infra); armi da fuoco; rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne; scambio di informazioni; finanziamento del terrorismo; risposta di giustizia penale al terrorismo e all'estremismo violento; risorse finanziarie con particolare riferimento al fondo sicurezza interna dell’UE

Secondo il Consiglio europeo i recenti attentati terroristici dimostrerebbero che occorre intensificare con urgenza la condivisione di informazioni, segnatamente:

a)  garantendo l'inserimento sistematico di dati riguardanti i combattenti terroristi stranieri nel sistema d'informazione Schengen II.

Il Sistema d’informazione Schengen (SIS) II, è un meccanismo di interscambio dei dati relativi all’identità di determinate categorie di persone e di beni. Si tratta di una banca dati comune dell’Unione europea in materia di mantenimento della sicurezza pubblica, di sostegno alla cooperazione giudiziaria e di polizia e di gestione dei controlli alle frontiere esterne;

b)     assicurando la condivisione sistematica dei dati dei casellari giudiziari delle persone legate al terrorismo (e alle forme gravi di criminalità organizzata) e l'estensione del sistema europeo di informazione sui casellari giudiziari (ECRIS) ai cittadini di paesi terzi;

Il sistema è operativo dal 2012 ed è diretto allo scambio fra i paesi membri di informazioni sui casellari giudiziari, al fine di evitare che i criminali cancellino il proprio passato trasferendosi in un altro paese dell’UE rispetto a quello dove sono stati condannati.

c)     assicurando l'interoperabilità delle banche dati pertinenti per quanto riguarda i controlli di sicurezza;

d)     migliorando lo scambio di informazioni tra le autorità antiterrorismo, attraverso il sostegno al lavoro del nuovo centro antiterrorismo di Europol;

e)     aumentando il contributo degli Stati membri alle banche dati Europol e prevedendo l'accesso di Europol e Frontex alle banche dati pertinenti.

Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre sottolineare che l'accordo raggiunto tra i colegislatori europei sulla proposta di direttiva sull'uso dei dati del codice di prenotazione (PNR) a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi spiana la via a una sua rapida adozione e attuazione, una tappa fondamentale nella lotta contro il terrorismo. Il Consiglio europeo dovrebbe ricordare l'impegno degli Stati membri per l'applicazione del PNR ai voli intra UE.

I dati del codice di prenotazione (PNR) sono informazioni non verificate fornite dai passeggeri che vengono raccolte e conservate dai vettori aerei. Il PNR contiene informazioni quali il nome, la data di viaggio, l'itinerario, il posto assegnato, i bagagli, i dati di contatto e le modalità di pagamento.

Il 4 dicembre 2015 il Consiglio affari interni ha approvato il testo di compromesso concordato con il Parlamento europeo riguardo alla proposta di direttiva sull'uso dei dati del codice di prenotazione a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi. Ai sensi della nuova direttiva, i vettori aerei saranno obbligati a fornire alle autorità degli Stati membri i dati PNR per i voli in arrivo o in partenza dall’UE. La direttiva consentirà inoltre agli Stati membri, senza obbligarli, di raccogliere i dati PNR in relazione a voli intra UE selezionati. Ogni Stato membro sarà tenuto a istituire una cosiddetta "unità d'informazione sui passeggeri", che riceverà i dati PNR dai vettori aerei.

Secondo la bozza di conclusioni l'impegno assunto nel febbraio scorso dai capi di Stato o di Governo per l'approfondimento della cooperazione tra servizi di sicurezza dovrebbe essere ulteriormente perseguito - nel pieno rispetto della responsabilità esclusiva degli Stati membri in materia di sicurezza nazionale - in particolare strutturando maggiormente il loro scambio di informazioni affinché gli Stati membri interessati possano effettuare analisi congiunte delle minacce in modo più approfondito.

Dovrebbe essere altresì ritenuto essenziale che gli Stati membri eseguano verifiche sistematiche e coordinate alle frontiere esterne, anche su persone che godono del diritto di libera circolazione.

Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre sollecitare il Consiglio dell’UE ad esaminare rapidamente le proposte della Commissione concernenti la lotta al terrorismo e le armi da fuoco, in particolare al fine di vietare le armi semiautomatiche a elevata potenza. Gli Stati membri dovrebbero attuare pienamente il regolamento sui precursori di esplosivi.

Il 2 dicembre 2015 la Commissione europea ha adottato un pacchetto di misure per intensificare la lotta contro il terrorismo e il traffico illecito di armi da fuoco ed esplosivi.

Il pacchetto include due componenti principali:

       una proposta di direttiva relativa alla lotta contro il terrorismo, al fine di rafforzare l'arsenale dell'UE per la prevenzione degli attentati terroristici qualificando come reato le azioni preparatorie quali l'addestramento e i viaggi all'estero per scopi terroristici, così come il concorso, l'istigazione e il tentativo di reati terroristici;

       un piano d'azione per intensificare la lotta contro l'accesso e l'uso di armi ed esplosivi da parte di criminali e terroristi, controllandone maggiormente il possesso e l'importazione illegale nell'UE.

Secondo la bozza di conclusioni il Consiglio e la Commissione dovranno adottare rapidamente ulteriori iniziative contro il finanziamento del terrorismo in tutti i settori individuati dal Consiglio del 20 novembre; per quanto riguarda in particolare il congelamento dei beni e altre misure restrittive occorrerà secondo il Consiglio europeo  dare la priorità al rafforzamento e, se necessario, all'ampliamento delle misure in vigore per contrastare le attività connesse all'ISIL/Daesh in tutta l'UE.

Il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare la necessità che l'UE intensifichi con urgenza il dialogo sulla lotta contro il terrorismo con i partner dell'Africa settentrionale, del Medio Oriente, della Turchia e dei Balcani occidentali.

Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre annunciare che per favorire le indagini penali saranno portati avanti i lavori volti all'ottenimento di prove elettroniche, specie se ubicate all'estero, approfondendo a tal fine anche il dialogo con il settore di Internet.

Secondo la bozza di conclusioni la Commissione e il coordinatore antiterrorismo dell'UE seguiranno la situazione da vicino e riferiranno al Consiglio.

Unione economica e monetaria

La situazione macroeconomica

Come indicato nelle previsioni economiche d’autunno, presentate dalla Commissione europea il 5 novembre scorso, la ripresa economica avviatasi, sia pure timidamente, nel 2014, dovrebbe consolidarsi nel corso del 2015 in tutti gli Stati membri, a causa del calo dei prezzi del petrolio, di una politica monetaria accomodante e della relativa debolezza del valore dell'euro.

 

 

2015

%

2016

%

2017

%

UE-28

+1,9

+2,0

+2,1

Eurozona

+1,6

+1,8

+1,9

Francia

+1,1

+1,4

+1,7

Germania

+1,7

+1,9

+1,9

Italia

+0,9

+1,5

+1,4

Regno Unito

+2,5

+2,4

+2,4

Spagna

+3,1

+2,7

+2,4

USA

+2,6

+2,8

+2,7

Giappone

+0,7

+1,1

+0,5

Le previsioni cautamente ottimistiche sono sostanzialmente confermate anche dalla Banca centrale europea, sia pure con una lieve revisione dal ribasso per gli anni 2015 e 2016: in un recente intervento, il Presidente della BCE, Mario Draghi, ha sottolineato che il PIL nell’eurozona dovrebbe aumentare dell’1,5% nel 2015, dell’1,7% nel 2016 e del 1,9% nel 2017.

La BCE ha altresì rilevato che il tasso di inflazione (0,1% in novembre) si attesta su un livello invariato rispetto a ottobre ma inferiore alle attese. La BCE intende dunque estendere il programma di acquisto di titoli di Stato e obbligazioni del settore privato (cd. quantitative easing): secondo le intenzioni, gli acquisti mensili di attività per 60 miliardi di euro saranno condotti sino alla fine di marzo 2017, o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché il Consiglio direttivo non riscontri un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il suo obiettivo di conseguire tassi di inflazione inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine.

La futura architettura dell’UEM

Il Consiglio europeo dovrebbe fare il punto sulle discussioni in merito alla relazione dei presidenti sul tema "Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa".

La relazione, elaborata dal Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, in stretta collaborazione con il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, il Presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, il Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, e il Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, delinea le prospettive di ulteriore integrazione per l’eurozona.

Il Consiglio europeo dovrebbe confermare il suo impegno a lavorare verso il completamento dell'Unione economica e monetaria, nel pieno rispetto del mercato interno (e quindi tutelando i Paesi che sono fuori dall’eurozona). Dovrebbe inoltre chiedere al Consiglio dell’UE di esaminare rapidamente le misure attuative della relazione già presentate dalla Commissione, relative a:

·       la creazione di comitati nazionali per la competitività, incaricati di valutare i progressi di ciascuno Stato membro nell'attuazione delle riforme strutturali;

·       l’istituzione di un comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche, con il compito di coadiuvare la Commissione europea nel monitoraggio dell'attuazione del Patto di stabilità e crescita;

·       l’introduzione una rappresentanza unificata della zona euro nelle istituzioni finanziarie internazionali, in particolare nel Fondo monetario internazionale;

·       la creazione di un sistema europeo di garanzia sui depositi, nell’ambito dell’Unione bancaria.

Il Consiglio riferirà sui progressi compiuti entro giugno 2016.

Gli aspetti giuridici, economici e politici delle misure più a lungo termine (istituzione di Una “Tesoreria europea”; integrazione del Trattato relativo al fondo salva-Stati -European stability mechanism, ESM nella cornice giuridica dell'UE; misure per rendere più vincolante il processo di convergenza, concordando una serie di standard a livello europeo che ogni Governo dovrà raggiungere in ambito di mercato del lavoro, competitività, contesto imprenditoriale, pubblica amministrazione e politica tributaria) saranno oggetto di una valutazione più approfondita al più tardi entro la fine del 2017.

Mercato unico europeo

A seguito delle iniziative della Commissione volte a rafforzare e approfondire il mercato unico, il Consiglio europeo dovrebbe chiedere l'attuazione della tabella di marcia per realizzare un mercato unico approfondito per beni e servizi in tutti i settori chiave.

Il 28 ottobre 2015 la Commissione europea ha presentato la comunicazione COM(2015)550, che ridefinisce la strategia del mercato unico europeo, partendo dall’assunto che, ancora oggi, nonostante i progressi compiuti, persistono ostacoli e restrizioni, in particolare per quanto riguarda i servizi. Secondo le stime della Commissione, una migliore applicazione della direttiva sui servizi potrebbe determinare un aumento dell’1,8% del PIL dell’Unione.

La nuova Strategia si propone di rivitalizzare e modernizzare il mercato in modo da migliorare il funzionamento dei mercati dei prodotti e servizi e da garantire adeguate tutele alle persone.

In particolare, la strategia di propone di:

·        sviluppare la sharing economy attraverso l’adozione di un’agenda europea per l’economia collaborativa e lo sviluppo di orientamenti sull’applicazione del diritto UE vigente ai nuovi modelli di business;

·        promuovere la crescita delle PMI e delle start-up. In tale ambito, la Commissione annuncia la presentazione di: un pacchetto di semplificazione globale per le PMI nell’intento di ridurre gli oneri amministrativi a loro carico; norme più semplici e meno onerose per le società, compreso l’utilizzo di soluzioni digitali; proposte per un fondo europeo di fondi dei capitali di rischio alimentato dal bilancio UE e aperto in modo da attirare capitali privati in linea con il piano di investimenti; una proposta legislativa in materia di insolvenza delle imprese anche con riguardo alle procedure di ristrutturazione precoce;

·        eliminare le frontiere nel mercato dei servizi tramite l’adozione di un’iniziativa legislativa per i prestatori di servizi all’estero, in particolare nei settori delle costruzioni e dei servizi alle imprese. Nel quadro;

·        eliminare le restrizioni nel settore del commercio al dettaglio, al fine di definire le priorità e fornire orientamenti per le riforme degli Stati membri;

·        impedire la discriminazione dei consumatori e degli imprenditori per effetto della residenza attraverso l’adozione di misure legislative ed esecutive;

·        l’adozione di una “iniziativa congiunta sulla standardizzazione” tra la Commissione, l’industria interessata, le organizzazioni europee di standardizzazione e la comunità in generale;

·        rendere gli appalti pubblici più trasparenti, efficienti e responsabili;

·        consolidare il quadro della proprietà intellettuale adottando misure finalizzate all’eliminazione delle incertezze sulle modalità di coesistenza del brevetto unitario con i brevetti nazionali e al sostegno dell'utilizzo della proprietà intellettuale da parte delle PMI;

·       creare una cultura della conformità, tramite un'iniziativa normativa volta a raccogliere informazioni da operatori di mercato selezionati al fine di migliorare la capacità di monitorare l’applicazione delle norme dell'UE, rafforzare il meccanismo di vigilanza del mercato, promuovere l'applicazione del principio del reciproco riconoscimento e il miglioramento dell'attuale procedura di notifica ai sensi della direttiva (UE) 2015/1535 sui servizi, che consenta alla Commissione e agli altri Stati membri di esaminare i progetti di legge nazionali e di formulare osservazioni.

La comunicazione si conclude con una tabella di marcia recante le azioni che saranno avviate nel 2016 e nel 2017 per attuare la strategia del mercato unico.

Mercato unico digitale

Il Consiglio europeo, inoltre, nell'interesse dei consumatori quanto dell'industria, dovrebbe invitare la Commissione ad accelerare l'attuazione della strategia per il mercato unico digitale.

Lo scorso 6 maggio la Commissione europea ha presentato la comunicazione (COM(2015)192), recante la “Strategia per il mercato unico digitale in Europa”. La comunicazione delinea la strategia per la realizzazione del mercato unico digitale, definito come un mercato in cui è garantita la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali e in cui, indipendentemente dalla cittadinanza o dal luogo di residenza, persone e imprese non incontrano ostacoli all’accesso e all’esercizio delle attività online, in condizioni di concorrenza leale e con un livello elevato di protezione dei consumatori e dei dati personali.

La Strategia si propone l’abbattimento delle barriere e della frammentazione esistenti all’interno dell’Unione europea e dalla sua realizzazione, nelle previsioni della Commissione, potrebbe derivare un aumento del PIL europeo di 415 miliardi di euro. Secondo le stime della Commissione, il mercato unico digitale potrebbe, inoltre, creare opportunità per nuove start-up e consentire alle imprese esistenti di crescere grazie alle opportunità offerte da un mercato di oltre 500 milioni di persone.

La strategia ha dimensione pluriennale e verte su una serie di azioni chiave interdipendenti. Essa poggia su tre pilastri:

·        migliorare l’accesso online ai beni e servizi in tutta l’Unione per i consumatori e le imprese, eliminando le barriere frontaliere;

·        creare un contesto favorevole in cui le reti e i servizi digitali possano svilupparsi, caratterizzato da infrastrutture e servizi ad alta velocità protetti e affidabili, in cui siano garantite la concorrenza leale e la parità di condizioni;

·        massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale europea, attraverso investimenti in infrastrutture e tecnologie.

La comunicazione si conclude con una tabella di marcia per il completamento del mercato unico digitale, recante le azioni previste nell’ambito di ciascuno dei tre pilastri, con il relativo calendario.

Facendo seguito alla tabella di marcia, lo scorso 9 dicembre la Commissione europea ha presentato quattro proposte:

·        una comunicazione per rendere il quadro normativo sul diritto d’autore in linea con l’era digitale;

·        una proposta di regolamento sulla mobilità del diritto d’autore;

·        una proposta di direttiva sulla fornitura di contenuti digitali (per esempio, musica in streaming);

·        una proposta di direttiva sulle vendite online di prodotti tangibili (ad esempio, abbigliamento).

Unione dei mercati dei capitali

Dando seguito al Piano d’azione sull'Unione dei mercati dei capitali, il Consiglio europeo dovrebbe esortare il Parlamento e il Consiglio dell’UE a raggiungere rapidamente un accordo sulle prime misure attuative del Piano, e in particolare, la proposta di regolamento sul  la cartolarizzazione che stabilisce norme comuni in materia di cartolarizazioni.

Unione dell’energia e politiche per il cambiamento climatico

Il Consiglio europeo dovrebbe esprimere la propria soddisfazione per lo storico accordo raggiunto dalla COP21 (21esima Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) a Parigi e invitare Commissione e Consiglio a valutarne i risultati entro marzo 2016.

L’accordo raggiunto il 12 dicembre scorso da 195 Stati prevede di stabilizzare in questo secolo l'aumento della temperatura alla superficie della Terra al di sotto di 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, compiendo gli sforzi possibili per raggiungere gli 1,5 gradi centigradi. Attraverso contributi determinati a livello nazionale (NCD), tutte le parti sono tenute a intraprendere e comunicare sforzi ambiziosi per il raggiungimento dell’obiettivo. Ogni cinque anni tali contributi andranno aggiornati, aumentando il livello di ambizione. Si è convenuto inoltre di rendere disponibili ogni anno a partire dal 2020 100 miliardi di dollari in prestiti e donazioni per sostenere i paesi in via di sviluppo nelle azioni per il clima.

L’accordo entrerà in vigore a condizione che sia stato ratificato dal 55% delle parti contraenti, che rappresentino il 55% delle emissioni totali.

Il contributo dell’UE all’accordo, come concordato al Consiglio europeo di ottobre 2014, prevede:

·        un obiettivo vincolante per gli Stati membri di riduzione delle emissioni  nazionali di gas a effetto serra almeno del 40% entro il 2030 e dell'80-95% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990;

·        l'obiettivo di raggiungere entro il 2030, a livello di Unione, una quota di energia proveniente da fonti rinnovabili consumata nell'UE di almeno il 27%, mediante un impegno esplicito in tal senso assunto dagli stessi Stati membri con il sostegno di meccanismi e indicatori di attuazione rafforzati a livello dell'UE;

·        un obiettivo di risparmio energetico del 30% per il 2030.

Sulla base del progetto di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe inoltre procedere a valutare i progressi compiuti nella costruzione dell'Unione dell'energia, inaugurata a febbraio scorso con il fine di garantire ai consumatori energia sicura, sostenibile e competitiva a prezzi accessibili. Obiettivo dell'Unione dell'energia è quello di trasformare i 28 mercati nazionali in un unico mercato integrato, basato sulla concorrenza e sull'uso ottimale delle risorse, che consenta ai flussi di energia di transitare liberamente attraverso le frontiere.

Il 18 novembre scorso la Commissione europea ha presentato la Comunicazione sullo stato dell'Unione dell'energia 2015, nella quale esamina, per ciascuna delle cinque dimensioni[3], i progressi compiuti e le azioni future e individua le questioni chiave su cui si dovranno concentrare gli sforzi nel 2016.

Sul versante dei progressi, la Commissione europea afferma che l'economia UE è la più efficace al mondo in termini di emissioni di carbonio e l'UE è l'unico attore globale che produce più della metà del suo fabbisogno di energia elettrica senza emettere gas serra. Anche nel settore delle energie rinnovabili sono stati realizzati buoni progressi, tuttavia c'è ancora molto da fare per qualche Stato membro sul fronte dell'efficienza energetica. Un fattore di preoccupazione è rappresentato dal fatto che non vi è  un'adeguata pianificazione strategica: solo un terzo degli Stati membri dispone di strategie globali in materia di energia e clima post-2020, comprendenti obiettivi nazionali per le emissioni di gas a effetto serra, le energie rinnovabili e l'efficienza energetica. Per quanto concerne i mercati del gas e dell'elettricità, la Commissione afferma che non funzionano ancora come dovrebbero e richiama la necessità di un maggiore coinvolgimento dei cittadini che dovrebbero poter beneficiare delle nuove tecnologie e di una maggiore concorrenza del mercato. In tema di sicurezza energetica, la Commissione dichiara che l’Ucraina deve rimanere un Paese di transito nell’interesse di tutte le parti. Prende atto dei piani per la costruzione di altri gasdotti tra la Russia e la Germania attraverso il Mar Baltico - Nord Stream 3 e 4 - ma anche delle potenzialità del Mediterraneo orientale a seguito delle recenti scoperte di giacimenti di gas e rilancia il lavoro sul Corridoio Sud. Infine, la Commissione afferma che per accelerare la transizione verso un’Unione dell’energia occorre puntare maggiormente su ricerca, innovazione e competitività.

Per quanto riguarda l'Italia la Commissione europea afferma che è stato pressoché raggiunto l'obiettivo  del 17% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020 e i risultati sono positivi anche per quanto concerne l'efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Tuttavia, nonostante i suddetti progressi l'Italia dovrà impegnarsi ancora al fine di migliorare la capacità di interconnessione e di ridurre i prezzi dell'energia elettrica che, in generale, sono sopra la media UE.

Per quanto riguarda le azioni da porre in atto per l’attuazione dell’Unione dell’energia, il Consiglio europeo dovrebbe sollecitare:

·        la tempestiva presentazione delle pertinenti proposte legislative. A tale proposito si segnala che il Commissario europeo per l’Unione dell’energia, Maroš Šefčovič, nel corso di un’audizione tenutasi al Senato il 3 dicembre scorso, ha preannunciato per l’anno prossimo la presentazione di un pacchetto sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico (febbraio 2016) e di misure sull'efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili (estate 2016). Sempre nel corso del 2016 dovrebbero essere presentate proposte per la decarbonizzazione del settore trasporti e proposte legislative per attuare il nuovo assetto del mercato dell'energia elettrica[4];

·        la piena attuazione della legislazione in materia di efficienza energetica e di altre misure, come il miglioramento delle opportunità di investimento, al fine di raggiungere l'obiettivo del miglioramento del 20% fissato per il 2020;

·        l'elaborazione di una strategia integrata per la ricerca, l'innovazione e la competitività;

·        la rapida attuazione dei Progetti di interesse comune (PIC) e l'utilizzo ottimale delle infrastrutture esistenti a vantaggio dell'integrazione del mercato e della sicurezza energetica.

L’Italia è interessata a 16 Progetti di interesse comune (PIC); quelli nel  settore elettrico sono concentrati principalmente sulle interconnessioni con la Francia (Grande Ile-Piossasco), la Svizzera (Verderio Inferiore-Thusis/Sils e Airolo-Baggio), l’Austria (Lienz-Veneto e Wurmlach-Somplago), la Slovenia (Salgareda-Divaca/Bericevo) e il Montenegro (Latsva-Villanova). Per quanto riguarda il gas, l’Italia gioca un ruolo importante nella creazione di un hub mediterraneo: in tale ambito, uno dei progetti PIC prevede la costruzione di un gasdotto che colleghi l’Algeria all’Italia, via Sardegna (cosiddetto gasdotto Galsi). Nell’ambito del corridoio meridionale per il gas – una delle priorità della politica energetica dell’UE -, la TAP (Trans Adriatic Pipeline), che trasporterà il gas azero dal confine turco all’Italia meridionale attraverso Grecia e Albania, dovrebbe partire nel 2016.

Regno unito

Il Consiglio europeo svolgerà una discussione sulle proposte del Regno Unito per la riforma dell’UE, collegate al futuro referendum sulla permanenza o uscita del Regno Unito dall’UE, l’adozione di proposte è comunque rinviata al Consiglio europeo di febbraio 2016.

Il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha inviato il 7 dicembre 2015 una lettera relativa allo stato delle discussioni sulle proposte del Regno Unito, nella quale si indica che è emerso un consenso per venire incontro alle richieste formulate, ad eccezione della richiesta di prevedere un periodo minimo di residenza di 4 anni per l’accesso alla prestazioni sociali nel Regno unito da parte di cittadini dell’UE.

In particolare:

·        è possibile mirare a un accordo che fissi dei principi volti a garantire che la zona euro possa svilupparsi ulteriormente, evitando discriminazione nei confronti degli Stati membri che non appartengono alla zona euro;

·        riguardo alla competitività, vi è una determinazione molto forte a promuovere tale obiettivo e sfruttare appieno il potenziale del mercato interno, migliorando la regolamentazione e riducendo gli oneri a carico delle imprese;

·        riguardo alla sovranità, esiste un ampio consenso sul fatto che il concetto di "un'Unione sempre più stretta tra i popoli" lascia spazio a percorsi di integrazione diversi per i diversi paesi ed è riconosciuta l'importanza del ruolo dei parlamenti nazionali;

·        non vi è attualmente consenso sulla richiesta che i cittadini dell'UE che si trasferiscono nel Regno Unito debbano vivere nel paese e versare contributi per quattro anni prima di poter beneficiare delle prestazioni collegate all'esercizio di un'attività lavorativa o dell'edilizia sociale.

Al riguardo, si segnala che il 14 dicembre 2015 il Ministro degli esteri italiano, Paolo Gentiloni, e il segretario di Stato per gli Affari Esteri del Regno Unito, Philip Hammond, hanno sottoscritto una lettera congiunta nella quale sottolineano che, sebbene Italia e Regno Unito abbiano due punti di vista molto diversi sull’Europa (il Regno Unito considera il mercato unico come obiettivo principale, mentre l’Italia si ispira alla visione di un'Unione europea federale sempre più integrata, sia economicamente sia politicamente), i due Paesi condividono la necessità di una profonda riforma dell'Unione europea, al fine di semplificarne il  funzionamento, le procedure e le regole. Entrambi i Governi auspicano un'economia competitiva, per promuovere una maggiore occupazione e sfruttare appieno il potenziale del mercato unico. In questo contesto, le proposte del Regno Unito costituiscono una base di discussione per creare un’Unione europea più competitiva, democraticamente responsabile e flessibile, in grado di conciliare le diverse visioni dell’UE, consentendo agli Stati membri che vogliono approfondire l'integrazione di procedere, rispettando nel contempo la volontà di coloro che non intendono proseguire nel processo di integrazione.

Siria

Si indica che il Consiglio europeo sosterrà pienamente gli sforzi profusi dal gruppo internazionale di sostegno alla Siria per porre fine al conflitto nel paese attraverso un processo politico in linea con il comunicato di Ginevra del 2012 e gli sforzi compiuti dalla coalizione globale per sconfiggere la minaccia regionale e mondiale posta dall'ISIL/Daesh.

Russia

Il Consiglio europeo dovrebbe svolgere una discussione sul rinnovo delle sanzioni economiche dell’UE alla Russia per la crisi ucraina, che scadono il 31 gennaio 2016. Tale punto non compariva nell’ordine del giorno originario del Consiglio europeo, ed è stato inserito su richiesta dell’Italia, contraria ad un rinnovo automatico delle sanzioni, senza una previa discussione politica.

Si ricorda che il Consiglio europeo del 19-20 marzo 2015 ha condizionato le sanzioni economiche varate nei confronti della Russia, a luglio e settembre 2014, alla applicazione degli Accordi di Minsk, che sarebbe dovuto essere completata entro dicembre 2015. Merita segnalare che la decisione sul prolungamento delle sanzioni deve essere assunta all’unanimità.


 

 

XVII legislatura – Documentazione per l’Assemblea, n. 10, 15 dicembre2015

Il bollettino è stato curato dall’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (' 06 6760.2145 - * cdrue@camera.it)

 



[1] Si segnala che Austria, Germania, Norvegia, Slovenia e Svezia, a seguito della crisi dei migranti hanno reintrodotto i controlli alle rispettive frontiere interne.

[2] Per smart borders (frontiere intelligenti) si intende un complesso di proposte normative volte ad accelerare, facilitare e rafforzare le procedure di controllo dei viaggiatori di paesi terzi alle frontiere esterne dell’Unione europea. Allo stato le proposte della Commissione in materia non hanno trovato approvazione da parte delle Istituzioni legislative europee.

[3] Sicurezza energetica, solidarietà e fiducia; piena integrazione del mercato europeo dell'energia; efficienza energetica per contenere la domanda; decarbonizzazione dell'economia; ricerca, innovazione e competitività.

[4] A luglio 2015 la Commissione ha avviato una consultazione pubblica sul nuovo assetto del mercato dell’energia. La relativa comunicazione (COM(2015)340) è stata esaminata – congiuntamente alla comunicazione Un new deal per i consumatori di energia (COM (2015) 339) - dalla X Commissione della Camera, che il 2 dicembre ha approvato un documento finale.