Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Consiglio europeo - Bruxelles, 25-26 giugno 2015
Serie: Documentazione per l'Assemblea - Esame di atti e documenti dell'UE    Numero: 7
Data: 24/06/2015
Descrittori:
CONSIGLIO EUROPEO     

24 giugno 2015

 

n. 7

Consiglio europeo
Bruxelles, 25-26 giugno 2015

Il Consiglio europeo del 25-26 giugno 2015, in base all’ordine del giorno provvisorio, discuterà di:

·         migrazione, con particolare riferimento alle politiche di ricollocazione, reinsediamento e rimpatrio;

·         revisione della strategia europea in materia di sicurezza;

·         politiche per la crescita e l’occupazione; in tale ambito verrà esaminata anche la relazione "Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa", elaborata dal Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, in stretta collaborazione con il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, il Presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, il Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, e il Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz.

Il Consiglio dovrebbe inoltre discutere degli sviluppi della crisi greca, valutando i risultati dei negoziati in corso in sede di Eurogruppo.

Il 22 giugno il Presidente del Consiglio europeo ha presentato un progetto di conclusioni predisposto in stretta cooperazione con la Lettonia, che esercita la presidenza semestrale del Consiglio, e con il presidente della Commissione europea. Il progetto è stato esaminato dal Consiglio affari generali del 23 giugno. Di seguito si riportano le principali indicazioni contenute nel progetto, cui potranno essere apportate modifiche ed integrazioni in esito alla riunione del Consiglio affari generali e a quella del Consiglio europeo.

 


Migrazione

I numeri

Secondo le rilevazioni di Frontex – l’Agenzia europea per il coordinamento delle operazioni di sorveglianza alla frontiere dell’Unione europea, nel 2014 hanno attraversato in modo irregolare le frontiere UE circa 280 mila migranti, con un aumento di oltre il 160% rispetto agli attraversamenti (circa 110 mila) nel 2013.

Nel 2014 il numero di attraversamenti irregolari lungo la rotta del Mediterraneo centrale (principalmente dalle coste libiche ed egiziane verso Malta e il sud Italia, in particolare la Sicilia) ammonta a circa 170 mila; gli ingressi sarebbero quindi più che triplicati rispetto ai 45 mila del 2013.

Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo orientale (flussi provenienti principalmente dalle coste della Turchia verso la Grecia, Cipro e alcune regioni dell’Italia peninsulare) il numero degli attraversamenti irregolari ammonterebbe a 50.561 (contro i 23.299 del 2013).

Per quanto riguarda i primi dati relativi al 2015 la settima relazione semestrale sul funzionamento dello spazio Schengen (1° novembre 2014 – 30 aprile 2015) riporta che per i primi cinque mesi del periodo di riferimento (novembre 2014 - marzo 2015) sono stati rilevati 111 mila casi di attraversamenti irregolari. Secondo la relazione in tale lasso di tempo sono stati rilevati 26 mila attraversamenti irregolari lungo la rotta del Mediterraneo centrale e 21 mila per quanto riguarda il mediterraneo orientale.

Secondo un rapporto Eurostat pubblicato dalla Commissione europea  il 20 marzo 2015, il numero di richiedenti asilo nell’Unione europea ha raggiunto nel 2014 circa le 626 mila unità, registrando rispetto all’anno precedente un aumento di circa 190 mila unità (il 44%).

La Germania è lo Stato membro che nel 2014 ha trattato il maggior numero di richiedenti asilo, 202 mila (32% del totale); seguono la Svezia con 81 mila richiedenti asilo (13% del totale ), l’Italia con 64 mila (10%), la Francia con 62 mila (10%) e l’Ungheria con 42 mila (7%).

La Siria, con 122 mila e 800 unità, rappresenta il primo Paese di cittadinanza dei richiedenti asilo presso l’Unione europea (il 20% del totale).

L’Afghanistan (con 41 mila e 300 richiedenti asilo, 7% del totale) è divenuto nel 2014 il secondo maggior Paese di provenienza dei richiedenti asilo nell’UE.

Il Kosovo è il terzo Stato di cittadinanza dei richiedenti asilo in Europa nel 2014, con 37 mila e 900 unità (6% del totale): più della metà dei quali hanno fatto richiesta di protezione in Ungheria (21 mila e 500),

Per quanto riguarda l’esito delle domande di asilo, dal rapporto Eurostat emerge che nel 2014 nell’Unione europea il 45% delle decisioni di prima istanza sono state accolte: su 360 mila domande l’esito positivo ha riguardato 163 mila casi, nei quali sono stati concessi lo status di rifugiato, o la protezione sussidiaria o infine l’autorizzazione a rimanere per motivi umanitari.

L’operazione Eunafovfor Med

Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre soffermarsi sull’importanza del contributo dell’operazione EUNAVFOR MED decisa dal Consiglio dell’Unione europea il 22 giugno al fine di contrastare le reti dei trafficanti di migranti

La missione dovrebbe articolarsi in tre fasi successive:

·         in una prima fase, si individuerebbero le reti di migrazione attraverso la raccolta d'informazioni e il pattugliamento in alto mare;

·         in una seconda fase, conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite applicabili o al consenso dello Stato costiero interessato, si procederebbe a fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti in alto mare o nelle acque territoriali di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico e la tratta di esseri umani;

·         in una terza fase, conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite applicabili o al consenso dello Stato costiero interessato, si adotterebbero tutte le misure necessarie nei confronti di un'imbarcazione e relativi mezzi che sono sospettati di essere usati per il traffico e la tratta di esseri umani, anche mettendoli fuori uso o rendendoli inutilizzabili.

Ricollocazione/reinsediamento

Il Consiglio europeo, richiamando la necessità dii portare avanti l’Agenda europea sulla migrazione, dovrebbe concentrarsi su tre aspetti chiave: ricollocazione/reinsediamento, rimpatrio/riammissione/reinserimento e cooperazione con i Paesi di origine e transito.

L’Agenda europea sulla migrazione, presentata dalla Commissione europea il 13 maggio 2015, prevede, tra le misure di immediata applicazione, un meccanismo di ricollocazione dagli Stati membri attualmente più esposti ai flussi migratori e al volume di richieste di asilo, nonché un programma di reinsediamento di richiedenti asilo su basi volontarie.

Alla luce dell’attuale situazione di emergenza e del suo impegno a rafforzare la solidarietà e la responsabilità, e in linea con le decisioni adottate ad aprile, il Consiglio europeo dovrebbe raggiungere un accordo sui seguenti elementi:

·         la ricollocazione, in due anni, di 40 mila persone in evidente bisogno di protezione temporanea, dalla Grecia e dall'Italia ad altri Stati membri;

·         la rapida adozione da parte del Consiglio dell’Unione europea di una decisione che istituisce un meccanismo temporaneo ed eccezionale al riguardo; a tale fine gli Stati membri dovrebbero raggiungere un accordo entro fine luglio sulla distribuzione di tali persone;

Secondo la proposta originaria della Commissione europea, la redistribuzione verrebbe effettuata sulla base dei seguenti criteri, che evidenzierebbero la capacità degli Stati membri di assorbire e integrare i rifugiati:

-         popolazione complessiva (per il 40%);

-         PIL totale (per il 40%);

-         media delle domande di asilo presentate spontaneamente e numero di rifugiati reinsediati per milione di abitanti nel periodo 2010-2014 (per il 10%);

-         tasso di disoccupazione (per il 10%), indicatore della capacità di integrare rifugiati.

La ricollocazione dovrebbe applicarsi ai richiedenti asilo appartenenti a nazionalità per i quali il tasso di riconoscimento dello status di protezione internazionale sia pari o superiore al 75% (si tratta dei cittadini siriani ed eritrei) bisognosi di protezione internazionale che arriveranno in Italia o in Grecia a partire dal 15 aprile 2015.

La Commissione europea propone la ricollocazione 24 mila persone dall’Italia e 16 mila dalla Grecia nei prossimi due anni  

La Commissione ha altresì precisato che le autorità italiane e greche saranno coadiuvate dall’EASO-Ufficio europeo per l’asilo per quanto riguarda l’identificazione dei richiedenti asilo da ricollocare (quelli che prima facie hanno evidente bisogno di protezione).

Al riguardo, non appare chiaro se l’intenzione espressa dal Consiglio europeo di definire la distribuzione dei richiedenti asilo mediante l’accordo tra gli Stati membri, entro la fine di luglio, comporti  la mancata attivazione dei criteri proposti dalla Commissione europea per la definizione delle quote da ricollocare tra gli Stati membri.

·         la creazione di zone di frontiera strutturate e relativi dispositivi negli Stati membri in prima linea con l'attivo sostegno degli esperti degli Stati membri e dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO), di FRONTEX e Europol, al fine di assicurare prontamente identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte digitali dei migranti ("hotspots");

Al riguardo non appare chiaro in che termini si tradurrà l’assistenza da parte degli organismi europei a favore delle autorità italiane, alla luce delle difficoltà emerse fino ad ora nelle operazioni di identificazione, anche con riferimento ai profili prettamente di ordine pubblico.

·         la fornitura immediata di una maggiore assistenza finanziaria agli Stati membri in prima linea al fine di contribuire ad alleviare i costi legati alla ricezione e al trattamento delle domande di protezione temporanea;

in particolare, la Commissione europea ha disposto, mediante la presentazione di un progetto di bilancio rettificativo, la mobilitazione di un importo supplementare di 60 milioni di EUR in finanziamenti di emergenza, destinati tra l’altro a sostenere gli Stati membri sottoposti a particolare pressione ai fini dell’accoglienza dei migranti e della capacità di prestare loro assistenza sanitaria.

Secondo il progetto di bilancio rettificativo è richiesto per il Fondo Asilo, migrazione e integrazione (AMIF) 2015 un importo supplementare di 57 milioni di euro in stanziamenti di impegno e 45,6 milioni di euro in stanziamenti di pagamento. Inoltre per quanto riguarda il Fondo sicurezza interna, per il 2015 è richiesto un importo supplementare di 5 milioni di EUR in stanziamenti di impegno e 4 milioni di EUR in stanziamenti di pagamento. Il rafforzamento riguarderà l'assistenza di emergenza per le attività di sorveglianza svolte nel contesto delle operazioni Triton e Poseidon. Verranno rafforzate le attività di prima accoglienza quali l'identificazione, il primo soccorso medico, l'acquisto di attrezzature per i controlli alle frontiere e il trasporto dei migranti.

·        il principio che tutti gli Stati membri parteciperanno al reinsediamento di 20 mila sfollati in due anni in evidente bisogno di protezione internazionale.

Si applicherebbero le stesse chiavi di distribuzione previste per la redistribuzione straordinaria. Il reinsediamento è su base volontaria.

Le regioni prioritariamente interessate dal programma di reinsediamento sono il Nord Africa, il Medio Oriente e il Corno d’Africa (con particolare riguardo a quelle regioni in cui sono attuati programmi UE di sviluppo regionale e protezione).

Il reinsediamento consisterebbe nel trasferimento di una persona in evidente stato di necessità di protezione internazionale, su richiesta dell’UNHCR, da uno Stato terzo a uno Stato membro, in accordo con quest’ultimo, con l’obiettivo di ammetterlo e di garantirgli li diritto di restare e ogni altro diritto analogo a quelli garantiti ad un beneficiario di protezione.

Il programma è sostenuto da un finanziamento supplementare di 50 milioni per il biennio 2015-2016 al Fondo asilo migrazione e integrazione (AMIF), per il quale sarà predisposta una proposta di bilancio rettificativo.

Se ritenuto necessario, la Commissione ha annunciato che presenterà una proposta relativa a un approccio legislativo vincolante ed obbligatorio per il periodo successivo al 2016.

 

Rimpatrio/riammissione/reinserimento

Il Consiglio europeo intende mobilitare tutti gli strumenti a disposizione al fine di promuovere la riammissione dei migranti illegali nei Paesi di origine e di transito.

Nel 2013 solo il 39,2% delle decisioni di rimpatrio sono state effettivamente eseguite.

A tal proposito le azioni previste dalla Commissione europea nell’’Agenda europea sulla migrazione sono:

·         un manuale sul rimpatrio destinato ad armonizzare le prassi di tutti gli Stati membri.

·         l’aiuto a Paesi terzi interessati al rimpatrio;

·         il rafforzamento del ruolo di Frontex nelle operazioni di rimpatrio, in particolare con una proposta di modifica della attuale base giuridica dell’Agenzia, che allo stato può solo coordinare operazioni di rimpatrio ma non può autonomamente avviarne 

Secondo il Consiglio europeo in particolare:

·         la Commissione garantirà che gli impegni in materia di riammissione, segnatamente quelli assunti nell'ambito dell'accordo di Cotonou, siano attuati in modo efficace non appena possibile e che i negoziati in corso sugli accordi di riammissione siano accelerati e conclusi al più presto e che siano avviati nuovi negoziati con altri Paesi terzi;

Ai sensi dell'articolo 13 dell'Accordo di Cotonou, ciascuno Stato ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) accetta il rimpatrio dei propri cittadini presenti illegalmente sul territorio di uno Stato membro dell'Unione europea e li riammette sul proprio territorio su richiesta di detto Stato membro e senza ulteriori formalità, e ciascuno Stato membro dell'Unione europea accetta il rimpatrio dei propri cittadini presenti illegalmente sul territorio di uno Stato ACP e li riammette sul proprio territorio su richiesta di detto Stato e senza ulteriori formalità.

·         l'assistenza e le politiche dell'UE saranno impiegati per creare incentivi alla conclusione e all'attuazione di accordi di riammissione in base al principio "più progressi, più aiuti".

Si ricorda che in seguito agli eventi della primavera araba del 2011, l'UE ha aggiornato la politica europea di vicinato adottando un approccio fondato sul principio «più progressi, più aiuti» che prevede di vincolare il sostegno alla transizione democratica e a una «democrazia a tutti gli effetti». Ai paesi disposti a intraprendere riforme politiche vengono offerti incentivi, tra cui una più profonda integrazione economica, una più consistente assistenza finanziaria, una maggiore mobilità per i cittadini e l'accesso al mercato interno dell'UE

·         Gli impegni stabiliti negli accordi commerciali riguardo alla presenza temporanea di persone per la prestazione di servizi dovrebbero essere impiegati come incentivo per concludere accordi di riammissione, e gli strumenti della politica di sviluppo dovrebbero rafforzare lo sviluppo di capacità locali, anche in materia di controllo di frontiera, asilo, contrasto del traffico di migranti e reinserimento;

·         gli Stati membri daranno piena attuazione alla direttiva rimpatri impiegando pienamente tutte le misure da essa previste per garantire il rapido rimpatrio dei migranti illegali; le decisioni di rimpatrio adottate dagli Stati membri saranno inserite nel sistema d’informazione Schengen;

La direttiva 2008/115/CE cosiddetta “rimpatri” fornisce agli Stati membri norme e procedure comuni per il rimpatrio di cittadini di Paesi terzi che soggiornano irregolarmente nel loro territorio.

·      a luglio 2015 la Commissione stabilirà le modalità con cui Frontex fornirà sostegno immediato in materia di rimpatri agli Stati in prima linea;

·      al fine di accelerare il trattamento delle domande d'asilo, entro il luglio 2015 la Commissione stabilirà le misure da adottare per impiegare l'EASO ai fini dell'attuazione uniforme delle disposizioni sul paese d'origine sicuro figuranti nella direttiva sulle procedure d'asilo. La Commissione ha indicato la propria intenzione di rafforzare le disposizioni sul paese d'origine sicuro della direttiva sulle procedure d'asilo, compresa l'eventuale redazione di un elenco UE comune relativo ai Paesi d'origine sicuri;

·      si renderanno rapidamente disponibili mezzi adeguati a sostegno di un'efficace politica di rimpatrio dell'UE; si invita inoltre la Commissione a presentare proposte al riguardo nel contesto del bilancio dell'UE per il 2016.

Cooperazione con i Paesi di origine e di transito / Conferenza di La Valletta

Nel progetto di conclusioni si indica come prioritario il rafforzamento della cooperazione con i Paesi di origine e di transito, sia per arginare i flussi migratori illegali sia per affrontare le cause profonde della migrazione e l’istaurazione di un forte partenariato in materia tra i Paesi europei e africani.

A tale proposito, si indica che la conferenza tra UE e i partner africani che si dovrebbe svolgere a La Valletta (Malta) dovrà avere i seguenti obiettivi:

·         assistenza ai Paesi partner nella lotta ai trafficanti;

·         cooperazione rafforzata in merito a una politica di rimpatrio efficace;

·         definizione di un approccio più mirato alla cooperazione allo sviluppo, attraverso il potenziamento degli investimenti in Africa al fine di affrontare le cause profonde della migrazione.

Nel progetto di conclusioni si indica che l'UE intensificherà inoltre la cooperazione con Turchia, Iraq, Giordania e Libano.

Si ricorda che nel piano d’azione dell’UE contro il traffico dei migranti 2015-2020, presentato dalla Commissione europea il 27 maggio 2015, in tema di cooperazione con i Paesi terzi prevede azioni volte a rafforzare le capacita dei Paesi terzi e ad aumentare la coerenza e l’impatto dell’azione dell’UE.

In particolare sono previste le seguenti azioni:

·         avviare o rafforzare quadri di cooperazione bilaterale e regionale;

·         finanziare progetti per aiutare i Paesi terzi a predisporre strategie di lotta al traffico di migranti, intensificare le risposte di polizia e giudiziarie e sviluppare la gestione integrata delle frontiere;

·         istituire piattaforme di cooperazione dell'UE sul traffico dei migranti nelle regioni e nei Paesi terzi interessati;

·         ottimizzare l'uso dei finanziamenti dell'UE attraverso una pianificazione congiunta o coordinata.

Sicurezza

In materia di sicurezza, nel progetto di conclusioni, il Consiglio europeo chiede interventi in tre settori prioritari:

·         prosecuzione dei lavori sulla strategia di sicurezza interna dell'UE, secondo le indicazioni della Agenda europea per la sicurezza, approvata dalla Commissione europea ad aprile 2015 e la piena attuazione degli orientamenti in materia di lotta al terrorismo concordati dal Consiglio europeo nel febbraio 2015;

Nella citata Agenda la Commissione europea propone una strategia di sicurezza interna per i prossimi cinque anni per far fronte alle attuali preoccupazioni in materia di sicurezza che derivano dall'instabilità nell'immediato vicinato dell'UE e dai cambiamenti delle forme di radicalizzazione, violenza e terrorismo; tali sfide hanno una natura sempre più transfrontaliera e intersettoriale, e richiedono, dunque, una risposta coordinata ed efficace a livello europeo.

Gli orientamenti del Consiglio in materia di lotta al terrorismo prevedono, tra le altre cose, che:

-         sia pienamente utilizzato l'attuale quadro di Schengen per rafforzare i controlli delle frontiere esterne;

-         le autorità giudiziarie intensifichino la condivisione delle informazioni e la cooperazione operativa, anche tramite Europol e Eurojust;

-         i servizi di sicurezza degli Stati membri approfondiscano la loro cooperazione;

-         gli Stati membri diano rapida attuazione alle norme per prevenire il riciclaggio dei proventi di attività criminose e il finanziamento del terrorismo;

·         continuazione del processo di riflessione condotto dall'Alto rappresentante volto alla definizione di una strategia globale dell'UE in materia di politica estera e di sicurezza da sottoporre al Consiglio europeo entro giugno 2016;

·         prosecuzione delle iniziative in ambito della politica di sicurezza e difesa (PSDC) in linea con le conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2013. A tale proposito, il Consiglio europeo chiede in particolare che:

-           gli Stati membri destinino un livello sufficiente di spesa per la difesa;

-           il bilancio dell'UE assicuri finanziamenti adeguati all'azione preparatoria sulla ricerca connessa con la PSDC, in vista di un futuro programma di ricerca e tecnologia nel settore della difesa;

-           una maggiore cooperazione europea in materia di difesa per creare le capacità chiave, anche tramite fondi dell'UE;

-            che l'UE attivi gli strumenti di contrasto alle minacce ibride;

-           siano intensificati i partenariati con l'ONU, la NATO, l'OSCE e l'Unione africana;

-           i partner dell’UE siano messi in condizione di prevenire e gestire le crisi, anche attraverso lo sviluppo di capacità in un ambito geografico flessibile.

Il Consiglio europeo si impegna a mantenere regolarmente la PSDC all'ordine del giorno delle sue riunioni.

 

Occupazione, crescita e competitività

Semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche

Il Consiglio europeo ha avallato le raccomandazioni specifiche presentate dalla Commissione europea il 13 maggio scorso.

Per quanto riguarda l’Italia, la Commissione europea raccomanda di:

·       procedere ad un aggiustamento di bilancio pari ad almeno lo 0,25% del PIL nel 2015 e lo 0,1% del PIL nel 2016;

·       attuare la legge delega per la riforma fiscale (legge n. 23/2014) entro settembre 2015;

·       attuare rapidamente il programma di privatizzazioni prospettato dal DEF, utilizzando le entrate straordinarie per compiere ulteriori progressi nel percorso di riduzione del rapporto debito pubblico/PIL;

·       adottare il piano strategico nazionale per i porti e la logistica e rendere operativa l'Agenzia per la coesione territoriale, al fine di migliorare la gestione dei fondi strutturali dell'UE per il periodo 2014-2020;

·       dare attuazione alle leggi in corso d'esame volte a modernizzare la pubblica amministrazione;

·       riformare l'istituto della prescrizione entro la metà del 2015;

·       migliorare l'efficienza della giustizia civile;

·       introdurre misure vincolanti entro la fine del 2015 per affrontare le residue carenze nel governo societario delle banche, con particolare riguardo al ruolo delle fondazioni;

·       approvare i decreti legislativi previsti dalla legge delega in materia di lavoro;

·       istituire un quadro efficace per la contrattazione di secondo livello;

·       approvare e dare attuazione alla riforma della scuola;

·       attuare l'Agenda per la semplificazione 2015-2017 volta a ridurre gli oneri amministrativi e normativi;

·       adottare ulteriori misure per promuovere la concorrenza in tutti i settori.

Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre prendere atto dell’accordo raggiunto dai legislatori dell’UE (Parlamento europeo e Consiglio dell’UE) sul regolamento che istituisce il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS).

Il Fondo, che prevede la a mobilitazione nell'UE di almeno 315 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi" nel triennio 2015-2017, agirà quale fondo fiduciario dedicato in seno alla Banca europea per gli investimenti (BEI), gestito in regime di separazione contabile.

Per quanto riguarda la dotazione finanziaria, l'Unione europea stanzierà, a garanzia del fondo, 21 miliardi di cui:

·         16 miliardi nell'ambito delle risorse già previste bilancio europeo;

·         5 miliardi di euro della BEI.

A tale riguardo, si segnala che il Governo italiano ha annunciato, il 10 marzo, che la Cassa Depositi e Prestiti dovrebbe stanziare 8 miliardi di euro per finanziare piattaforme nazionali di investimento. Analogamente, per il tramite della propria banca nazionale di promozione, contribuiranno anche Francia, Germania e Polonia (8 miliardi a testa), Spagna (1,5 miliardi), Slovacchia, (400 milioni), Lussemburgo (80 milioni).

Mercato unico digitale

Il Consiglio europeo dovrebbe ribadire l’importante contributo che le tecnologie digitali possono dare in termine di crescita e occupazione, a condizione che vengano superate le frammentazioni del mercato e costruite le infrastrutture di supporto.

Sulla base dei dati forniti dalla Commissione, i servizi online transfrontalieri nell’UE rappresentano soltanto il 4%, a fronte del 42% coperto da servizi online nazionali e del 54% da servizi online basati sugli USA.

Secondo la valutazione della Commissione l'abbattimento delle barriere all'interno dell'Europa potrebbe aumentare il PIL europeo di 415 miliardi di euro mentre la realizzazione di infrastrutture digitali potrebbe creare 1,2 milioni di posti di lavoro.

A tale scopo il Consiglio europeo dovrebbe sollecitare l’adozione in tempi brevi di alcune proposte che la Commissione ha presentato nel quadro dell’Agenda digitale del 2010 (vedi infra):

·   la proposta di regolamento  sul mercato unico europeo delle comunicazioni elettroniche presentata dalla Commissione a settembre 2013. Al momento sono in corso negoziati tra Parlamento europeo e Consiglio per raggiungere l’accordo su un testo comune. Come concordato dal Consiglio, rispetto alla proposta originale, il futuro regolamento verterà esclusivamente sulle nuove norme per ridurre le tariffe di roaming per la telefonia mobile e salvaguardare l'accesso aperto a internet. Tra l’altro sono state eliminate le misure volte a garantire condizioni di assegnazione prevedibili e tempistiche coordinate per l'accesso allo spettro delle frequenze;

·   la proposta di direttiva volta a garantire un livello comune elevato di sicurezza delle reti e dell’informazione nell’Unione. Si tratta di un pacchetto di misure per costituire un ambiente digitale sicuro e affidabile, nel quale siano in ogni caso promossi e protetti i diritti fondamentali e gli altri valori costitutivi dell’UE. Sono in corso i triloghi informali tra Presidenza dell’UE, Consiglio e Parlamento europeo per raggiungere un accordo sul testo, come sollecitato dai Capi di Stato e di governo nella loro riunione informale del 12 febbraio 2015;

·   la revisione del quadro normativo UE sulla protezione dei dati, che sostituisce la vigente direttiva 95/46/CE con un regolamento generale, in modo tale da superare le attuali discipline nazionali (seppur armonizzate) con un complesso di disposizioni comuni a tutti gli Stati membri. Il Consiglio giustizia del 15 giugno scorso ha concordato un orientamento generale sulla proposta; su tale base, saranno avviati i negoziati con il Parlamento europeo. Il primo trilogo è previsto il 24 giugno 2015.


L’Agenda digitale europea, una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020, volta a favorire il completamento del mercato unico digitale ha posto tra gli altri i seguenti obiettivi: garantire entro il 2020 l’accesso a internet a velocità pari o superiori a 30Mbps per tutti i cittadini europei, e lavorare affinché entro la stessa data almeno il 50% delle famiglie sia abbonata a internet con connessioni al di sopra di 100 Mbps.

Come risulta dal nuovo indice dell'economia e della società digitali (DESI) messo a punto dalla Commissione e pubblicato a febbraio scorso, l’Italia è al 25esimo posto per quanto riguarda le prestazioni digitali.


Inoltre il Consiglio europeo, sulla base dei suggerimenti avanzati dalla Commissione nella comunicazione di maggio 2015 (vedi infra), dovrebbe in particolare sollecitare interventi per:

·         agevolare il commercio elettronico transfrontaliero. Secondo i dati della Commissione, nel 2014 soltanto il 15% dei consumatori ha fatto acquisti online da un paese dell’UE diverso dal proprio e soltanto il 7% delle PMI dell’UE ha venduto oltre frontiera;

·         aggiornare la legislazione sul diritto d’autore, rendendola più moderna ed europea;

·         effettuare un’analisi dettagliata del ruolo delle piattaforme online nel mercato, che valuti la mancanza di trasparenza dei risultati di ricerca e delle politiche in materia di prezzi, le modalità di utilizzo delle informazioni ottenute, le relazioni tra piattaforme e fornitori e la promozione dei propri servizi a scapito dei concorrenti;

·         verificare l’idoneità delle norme nel settore delle telecomunicazioni vigente proponendone le modifiche necessarie;

·         assicurare strumenti di investimento efficaci e migliorare il contesto dell’innovazione, con particolare riguardo a piccole e medie imprese e imprese in avviamento.

L'UE ha già destinato finanziamenti sia alle infrastrutture e ai servizi del mercato unico digitale sia alla ricerca e alle PMI innovative (start-up comprese). Ad integrazione dei Fondi strutturali e d'investimento europei – che dovrebbero programmare in questo settore un importo intorno ai 21,4 miliardi di euro – è previsto il Fondo europeo per gli investimenti strategici (vedi infra), destinato a sostenere una ricca gamma di progetti digitali. Tuttavia, alla luce dell'esperienza passata di sottoutilizzo dei fondi UE programmati per investimenti nelle TIC, la Commissione intende collaborare con la Banca europea per gli investimenti, i promotori dei progetti e gli Stati membri per fare in modo che i fondi disponibili per gli investimenti siano utilizzati integralmente, anche sotto forma di assistenza tecnica e di pieno sfruttamento delle sinergie tra strumenti di finanziamento.

Allo scopo di sfruttare in maniera decisamente migliore le notevoli opportunità offerte dalle tecnologie digitali, superando le frammentazioni e le barriere che caratterizzano il mercato digitale dell’UE, il 6 maggio 2015 la Commissione ha presentato la Strategia per il mercato unico digitale in Europa, contenente 16 azioni chiave - suddivise in tre pilastri e scelte per la capacità di produrre il massimo effetto – da attuare entro la fine del 2016.

Rapporto sul futuro dell’Unione economica e monetaria

Come accennato in premessa, il Consiglio europeo dovrebbe avere uno scambio di opinioni sulla relazione "Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa", elaborata dal Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, in stretta collaborazione con il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, il Presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, il Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, e il Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz.

Il piano si articola in due fasi temporali, e agisce su quattro pilastri (Unione economica; Unione finanziaria; Unione di bilancio; Unione politica).

Fase 1: 1° luglio 2015 - 30 giugno 2017

·         Rafforzamento dell'Unione economica attraverso:

-           la creazione in ogni Paese membro dell'eurozona di un'Autorità indipendente incaricata di valutare i progressi conseguiti con le riforme economiche;

-           l'effettiva attuazione della procedura per gli squilibri macroeconomici, soprattutto con riferimento al meccanismo sanzionatorio (anche per i Paesi che hanno un surplus nelle partite correnti);

-           una maggiore concentrazione su occupazione e performance sociale;

-           un maggiore coordinamento delle politiche economiche nell'ambito del Semestre europeo.

·         Completamento dell'Unione finanziaria, mediante:

-        il completamento dell'Unione bancaria, con l'istituzione di un meccanismo di finanziamento ponte per il Fondo unico per la risoluzione delle crisi e il sistema comune di garanzia dei depositi;

-        il miglioramento dell'efficienza dello strumento di ricapitalizzazione diretta delle banche nel quadro del Meccanismo europeo di stabilità;

-        l'avvio della costruzione dell'Unione dei mercati dei capitali, per diversificare le fonti di finanziamento dell'economia;

-        il potenziamento del Comitato europeo per il rischio sistemico.

Riguardo all’Unione bancaria si ricorda che l’Accordo intergovernativo per l’istituzione del Fondo unico per la risoluzione delle crisi, che disciplina il trasferimento dei contributi raccolti dalle banche al Fondo Unico e la loro mutualizzazione durante un periodo transitorio lungo otto anni. risulta ratificato solo da tre Paesi (Francia, Lettonia e Slovacchia).

·         Rafforzamento dell'Unione fiscale, attraverso:

-        l'istituzione di un Comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche, autorità indipendente incaricata di valutare la conformità dei bilanci nazionali con le raccomandazioni approvate a livello UE. Le sue valutazioni andrebbero ad alimentare le decisioni assunte dalla Commissione europea nel contesto del Semestre europeo.

·         Rafforzamento della legittimità e responsabilità democratica, mediante:

-        intensificazione della cooperazione tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali;

-        potenziamento del ruolo di indirizzo dell'Eurogruppo, anche attraverso l'elezione di un Presidente permanente (attualmente ha un mandato di due anni e mezzo), scelto al di fuori dei Ministri delle finanze dell'eurozona;

-        misure per una rappresentanza unica della zona euro negli organismi internazionali;

-        l'integrazione del diritto dell'UE del Fiscal Compact, delle parti pertinenti del Patto Europlus e dell'Accordo intergovernativo che istituisce il Fondo unico di risoluzione delle crisi bancarie;

-        una consultazione più sistematica, da parte dei Governi, dei Parlamenti nazionali e delle parti sociali prima di sottoporre alle Istituzioni dell'UE i Piani nazionali di riforma e i Programmi di stabilità;

-        interazioni più sistematiche tra Commissari europei e Parlamenti nazionali, sia sulle raccomandazioni specifiche per Paese sia sui bilanci nazionali.

Fase 2: luglio 2017 – 2025

·         Unione economica:

-        rendere più vincolante il processo di convergenza, concordando una serie di standard a livello europeo che ogni Governo dovrà raggiungere in ambito di mercato del lavoro, competitività, contesto imprenditoriale, pubblica amministrazione e politica tributaria.

·         Unione fiscale:

-        istituzione di sistema di stabilizzatori comuni per reagire agli shock, cui potranno accedere i Paesi che avranno fatto le riforme.

·         Legittimità e responsabilità democratica:

-        integrazione del Trattato ESM nella cornice giuridica dell'UE;

-        istituzione di una "Tesoreria europea": sebbene le decisioni di bilancio rimangano di competenza nazionale, si propone la creazione di un sistema che consenta di prendere le decisioni collettivamente, assicurando nel contempo il controllo democratico e la legittimità del processo.

Crisi greca

Il Consiglio europeo dovrebbe discutere della situazione relativa alla Grecia. In esito al summit dei Capi di Stato e di Governo dell’eurozona del 22 giugno è stato infatti dato mandato all’Eurogruppo di continuare i  negoziati sull’assistenza finanziaria affinché si possa giungere a un accordo mercoledì 24 giugno, da sottoporre al Consiglio europeo del 25-26 giugno.

Si ricorda che il 14 marzo 2012, l’Eurogruppo ha concordato un programma di aiuti alla Grecia per un importo complessivo di 164,5 miliardi di euro fino al 2014 - di cui 144,7 a carico dei Fondi europei di stabilizzazione dell’eurozona (European Financial stability facility – EFSF - e European stability mechanism, ESM), e 19,8 miliardi a carico del Fondo monetario internazionale (FMI).

In considerazione dell’aggravamento della situazione sociale in Grecia, il 27 novembre 2012 i ministri dell’Eurogruppo hanno concordato, ad integrazione dell’accordo del 14 marzo 2012, le seguenti misure:

·         rinuncia, da parte degli Stati membri, ai loro interessi sui bond greci, che sono versati direttamente ad Atene in un conto bloccato e vincolato alla riduzione del debito;

Secondo i dati del Ministero delle Finanze greco resi pubblici alla fine del terzo trimestre 2014, i 322 miliardi di debiti della Grecia erano per il 17% in capo a soggetti privati; per il 62% in capo ai Paesi membri dell'Eurozona; per il 10% al FMI e per l'8% alla BCE mentre il restante 3% è custodito nella Banca centrale greca. Tra i Paesi dell’Eurozona, la Germania è esposta per circa 60 miliardi, la Francia per 46 miliardi e l’Italia per 40 miliardi.

Secondo una ricerca condotta dal think tank Bruegel, le banche italiane sono quelle più esposte al debito pubblico ellenico (oltre 385 milioni di euro), e sono anche le uniche della zona euro ad aver aumentato tra il 2012 e il 2014 tale esposizione. L'esposizione delle banche italiane è inferiore solo a quella delle banche britanniche (circa 440 milioni di euro), e a quella delle banche Usa (369 milioni di euro), mentre le banche tedesche sono esposte per 327 milioni di euro e quelle francesi per 90 milioni;

·         taglio di 100 punti base degli interessi sui prestiti bilaterali;

·         estensione di 15 anni delle scadenze dei prestiti.

Fino ad agosto 2014 sono stati erogati 153,8 miliardi di euro.

L’erogazione dei contributi finanziari è stata subordinata al rispetto di alcuni criteri quantitativi e alla valutazione dei progressi compiuti. Il programma di assistenza finanziaria doveva concludersi a febbraio 2015.

Dopo intensi negoziati con gli Stati membri dell’Eurozona, il Governo greco in carica dopo le elezioni del 25 gennaio 2015, ha ottenuto una proroga di quattro mesi del programma di assistenza, a fronte dell’impegno di presentare un elenco completo di riforme, da concordare in stretto coordinamento con la Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale.

Il negoziato attuale in sede di Eurogruppo dovrebbe basarsi sulla proposta presentata dal Governo greco ai creditori, che, stando a notizie ufficiose, prevederebbe:

·         l’obiettivo dell'1% di avanzo primario per il 2015 e del 2% per il 2016, che comporterebbe manovre pari all’1,5% del PIL nel 2015 e al 2,8% nel 2016

In proposito risulterebbe che la controproposta dei creditori sarebbe nel senso di raggiungere un avanzo primario del 3,5% del PIL nel 2018, attraverso un miglioramento meno graduale di quello prospettato dal Governo greco;

·         l’avvio di un graduale processo di limitazione dei pensionamenti anticipati a partire dal 2016, con l'intento di eliminarle del tutto entro il 2025 (portando l’età di pensionamento a 67 anni) senza peraltro incidere sulle cosiddette categorie speciali (addetti ai lavori pesanti o disabili). Complessivamente, le misure sul sistema pensionistico dovrebbero essere pari, nel biennio, a 1,8 miliardi di euro (0,37% del PIL per il 2015 e 1,05% per il 2016). In particolare:

-      le restrizioni ai pensionamenti anticipati (60 milioni di euro nel 2015 e 300 milioni di euro nel 2016);

-      l'aumento dei contributi pensionistici del 3,9% (350 milioni di euro nel 2015 e 800 milioni di euro nel 2016);

-      l’aumento dei contributi per le pensioni integrative dal 3% al 3,5% (120 milioni di euro nel 2015 e 250 milioni di euro nel 2016).

-      L’incremento dei contributi per l'assistenza sanitaria dei pensionati, dal 4% al 5% per le pensioni principali (135 milioni di euro nel 2015 e 270 milioni di euro nel 2015) e dallo 0% al 5% per le pensioni integrative (240 milioni di euro nel 2016);

·         una riforma dell'IVA articolata su tre aliquote (23%, 13% e il 6%), che dovrebbe generare 680 milioni di euro di nuove entrate (lo 0,38% del PIL) nel 2015 e un ulteriore miliardo e 360 milioni (0,74%) nel 2016;

·         la rimodulazione delle imposte sulle società e sul reddito dovrebbero generare introiti per circa lo 0,66% del PIL per il 2015 e lo 0,58% per il 2016. In particolare, le imprese con profitti superiori ai 500 milioni di euro dovrebbero pagare una tassa speciale del 12%, che dovrebbe produrre 945 milioni di euro nel 2015 e 405 milioni nel 2016. A partire dal 2016 l'imposta sulle società passerebbe dal 26% al 29%, generando 410 milioni, mentre l'aumento del contributo di solidarietà a carico delle dovrebbe produrre 220 milioni nel 2015 e 250 milioni nel 2016;

·         ulteriori misure, del valore dello 0,5% del PIL nel 2016, includerebbero tagli al settore della Difesa (200 milioni), imposte sulla pubblicità televisiva (100 milioni nel 2015 e 2016), aumento della tassa sul lusso e sugli yacht privati (47 milioni nel 2015 e 2016), nuove imposte su videolotterie e gioco d'azzardo elettronico (35 milioni nel 2015 e 225 milioni nel 2016) e la tassazione delle licenze di telefonia mobile (per le reti 4G e 5G) che dovrebbe generare 350 milioni nel 2016.

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

XVII legislatura – Documentazione per l’Assemblea, n. 7, 24 giugno 2015

Il bollettino è stato curato dall’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (' 06 6760.2145 - * cdrue@camera.it)