Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Consiglio europeo Bruxelles, 19-20 marzo 2015
Serie: Documentazione per l'Assemblea - Esame di atti e documenti dell'UE    Numero: 6
Data: 18/03/2015
Descrittori:
CONSIGLIO EUROPEO     

18 marzo 2015

 

n. 6

Consiglio europeo
Bruxelles, 19-20 marzo 2015

 

 


Il Pacchetto Unione dell’energia

Come risulta dalla bozza di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe anzitutto discutere le questioni legate alla realizzazione di un'Unione dell’energia, come delineata dal pacchetto di proposte presentato dalla Commissione europea lo scorso 25 febbraio.

Tra gli obiettivi del pacchetto, la bozza si sofferma, in particolare, su alcune priorità:

·   accelerazione dei progetti infrastrutturali per l’interconnessione elettrica e delle reti del gas;

·   piena attuazione della legislazione vigente in materia di energia;

·   sicurezza degli approvvigionamenti, anche facendo maggior ricorso a risorse interne;

·   maggiore trasparenza del mercato del gas, dando priorità alla sicurezza negli accordi con i fornitori esterni;

·   valutazione della possibilità di ricorrere a meccanismi di aggregazione della domanda;

·   lo sviluppo di un mercato flessibile e di una maggiore cooperazione regionale che contribuisca ad integrare le energie rinnovabili;

·   lo sviluppo della ricerca energetica e delle tecnologie, anche per quanto riguarda la prossima generazione di fonti rinnovabili;

·   una forte azione coordinata della diplomazia europea in materia di energia e clima in vista della Conferenza COP 21 a Parigi.

La Strategia energetica nazionale

Sul piano nazionale, si tratta di capire se il pacchetto possa comportare l’aggiornamento della Strategia energetica nazionale (SEN), adottata nel 2013, che si incentra su quattro obiettivi principali:

·   ridurre significativamente il gap di costo dell’energia per i consumatori e le imprese, allineando prezzi e costi dell’energia a quelli europei;

·   raggiungimento e superamento degli obiettivi ambientali e di decarbonizzazione definiti dal Pacchetto clima-energia 2020, ed assunzione di un ruolo guida nella definizione ed implementazione della Roadmap 2050;

·   miglioramento della sicurezza ed indipendenza di approvvigionamento;

·   promozione della crescita economica sostenibile attraverso lo sviluppo del settore energetico.

 

La Strategia europea

La cornice entro cui si inseriscono tutte le iniziative del pacchetto è costituita dalla comunicazione che delinea una “Strategia quadro per un’Unione dell’energia resiliente” cui è allegata la tabella di marcia verso l’Unione dell’energia che reca l’elenco delle proposte che la Commissione intende presentare per la messa in atto della Strategia. Il pacchetto si compone, inoltre, di una comunicazione riguardante il raggiungimento dell'obiettivo del 10% di interconnessione elettrica entro il 2020 e di un’ulteriore comunicazione "Il Protocollo di Parigi” preparatoria della Conferenza di Parigi del dicembre 2015, in materia di lotta ai cambiamenti climatici.

Di seguito si dà conto sinteticamente dei contenuti di ciascuna proposta facente parte del pacchetto.

L’Unione dell’energia

Secondo i più recenti dati disponibili, l'UE importa il 53% del proprio fabbisogno energetico, con un costo di circa 400 miliardi di euro, collocandosi al primo posto nel mondo per importazione di energia. La dipendenza dalle importazioni è rimasta sostanzialmente stabile nel periodo 2002-2012:

Dipendenza energetica totale, 2009-2012 (%)

 

2009

2010

2011

2012

UE 28

53.7

52.7

53.9

53.4

UE 18

63.8

62.1

62.2

61.0

Germania

61.0

60.0

61.5

61.1

Spagna

79.1

76.8

76.4

73.3

Francia

51.0

49.1

48.7

48.1

Italia

83.3

84.3

81.8

80.8

Regno Unito

26.3

28.3

36.2

42.2

Fonte: Eurostat, Energy, transport and environment indicators - 2014

La principale fornitrice europea è la Russia, anche se, nel tempo, il grado di dipendenza europeo da tale paese è andato ridimensionandosi.

 

UE -28, importazioni di prodotti energetici dalla Russia, 2002-2012 (% totale importazioni extra UE)

 

2002

2005

2009

2010

2011

2012

Combustibili solidi

13.1

23.7

30.0

26.9

26.2

25.9

Petrolio greggio

29.5

22.9

33.5

34.7

34.8

33.7

Gas naturale

45.2

40.7

33.0

29.5

31.6

32.0

Fonte: Eurostat, Energy, transport and environment indicators - 2014

 

In particolare, per quanto riguarda il gas naturale, la seguente tabella illustra la percentuale di dipendenza dell’UE 28 dai maggiori fornitori.

Fonte: Eurostat, Energy, transport and environment indicators - 2014

 

L’obiettivo di ridurre la dipendenza da fornitori esterni dovrebbe realizzarsi sia attraverso la diversificazione degli approvvigionamenti sia attraverso il risparmio energetico. La Commissione europea stima che ogni punto percentuale di aumento del risparmio energetico consenta di ridurre le importazioni di gas del 2,6%.

Il risparmio di energia è uno degli obiettivi della Strategia Europa 2020 (in tale anno, il consumo di energia primaria dovrà essere pari a 1.483 Mtoe).

Risparmio energetico – dati annuali (milioni TOE)

 

2010

2011

2012

2013

UE 28

1,652.4

1,593.0

1,583.9

1,566.5

UE 19

1,158.1

1,115.2

1,108.2

1,098.8

Germania

310.4

294.4

296.8

302.5

Spagna

122.8

121.4

121.7

113.6

Francia

253.3

243.7

244.0

245.8

Italia

165.2

162.8

158.4

153.7

Regno Unito

204.7

190.8

196.4

194.6

Fonte: Eurostat, marzo 2015

La comunicazione sull’Unione dell’Energia identifica i punti deboli del sistema energetico europeo:

·   coesistenza di 28 distinti quadri nazionali, tanti quanti sono gli Stati membri;

·   cattivo funzionamento del mercato al dettaglio;

·   invecchiamento delle infrastrutture;

·   l’insufficienza delle interconnessioni.

La Strategia si articola in cinque “dimensioni”, strettamente interconnesse e che si rafforzano a vicenda, intese a migliorare la sicurezza, la sostenibilità e la competitività dell'approvvigionamento energetico:

·   sicurezza energetica;

·   piena integrazione del mercato europeo dell'energia;

·   efficienza energetica per contenere la domanda;

·   decarbonizzazione dell'economia;

·   ricerca, innovazione e competitività.

Con particolare riferimento alla dimensione della sicurezza energetica, le priorità individuate dalla Commissione riguardano, in primo luogo, la diversificazione delle forniture di gas e, in secondo luogo, l’adozione di soluzioni alternative nel trasporto e lo stoccaggio del gas.

A tale ultimo proposito, per fronteggiare le crisi che comportano la riduzione del flusso di gas in arrivo in Europa attraverso i gasdotti esistenti, la Commissione sta valutando l’elaborazione di un'ampia strategia per il GNL (gas naturale liquefatto), in cui sarà valutatato il potenziale di stoccaggio di gas in Europa. Il maggiore ricorso al GNL potrebbe contribuire, ad avviso della Commissione, a uniformare maggiormente i prezzi del gas naturale a livello globale.

Con il medesimo obiettivo della sicurezza degli approvvigionamenti, ad avviso della Commissione è necessario accelerare la realizzazione delle infrastrutture strategiche.

Oltre all’avanzamento dei 248 progetti di infrastrutture energetiche di interesse comune (PIC), individuati nel 2013, e degli ulteriori 33 progetti infrastrutturali individuati nel 2014 dalla Strategia europea di sicurezza energetica, la Commissione sottolinea l’importanza di realizzare importanti investimenti nella generazione, nelle reti e nell'efficienza energetica, stimati in circa 200 miliardi di euro l'anno per il prossimo decennio.

Nella dimensione della decarbonizzazione dell’economia europea rientra la necessità, auspicata dalla Commissione, di accentuare lo sforzo di promozione delle energie rinnovabili.

Funzionali a tale obiettivo sono: l’introduzione di dispositivi basati sul mercato che garantiscano l'efficacia in termini di costi, evitando sovracompensazioni e distorsioni; in secondo luogo, un quadro di investimenti stabile, che garantisca la fiducia degli investitori e ad attragga gli investimenti; infine, la cooperazione e la convergenza dei regimi di sostegno nazionali a favore di una maggiore apertura transfrontaliera.

 

Sul piano interno, con riferimento all’obiettivo del miglioramento del funzionamento del mercato al dettaglio, si ricorda che, tra gli obiettivi prioritari della Strategia Energetica Nazionale (SEN), vi è la riduzione del differenziale di costo per cittadini e imprese.

La riduzione dei costi e dei prezzi dell’energia, valutata in circa 9 miliardi di euro l’anno, dovrebbe rafforzare la competitività delle imprese sui mercati internazionali e assicurare maggiore capacità di spesa ai cittadini.

 

La SEN, inoltre, individua l’obiettivo di assicurare la sicurezza e indipendenza di approvvigionamento, soprattutto nel settore del gas, ma anche in quello elettrico. Questo obiettivo si articola, da un lato, nella riduzione dei livelli di importazione di combustibili fossili e di elettricità (così da ridurre complessivamente il livello di dipendenza e migliorare la nostra bilancia commerciale), dall’altro, nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento (essenziale per minimizzare i rischi, soprattutto nel settore del gas), e nell’ottimizzazione della flessibilità di fornitura, per rispondere ai picchi di consumo e a riduzioni impreviste nelle importazioni (ad esempio attraverso gli stoccaggi gas).

La piena attuazione della SEN dovrebbe comportare una riduzione della fattura energetica estera di circa 14 miliardi di euro l’anno (rispetto ai 62 miliardi attuali) con la riduzione al 67% della dipendenza dall’estero, grazie a efficienza energetica, aumento produzione rinnovabili, minore importazione di elettricità e maggiore produzione di risorse nazionali.

Anche la SEN contempla, tra i suoi obietti, un forte impulso al ricorso delle energie rinnovabili, che dovrebbero raggiungere livelli di almeno il 60% dei consumi finali lordi al 2050, con livelli ben più elevati nel settore elettrico.

A tale scopo, si prospetta la riduzione della spesa in bolletta, che grava su imprese e famiglie, allineando il livello degli incentivi ai valori europei e spingendo lo sviluppo dell’energia rinnovabile termica, che ha un buon potenziale di crescita e costi specifici inferiori a quella elettrica.

Infine, l’attuazione della SEN ha come obiettivo ultimo la crescita industriale del settore energia in modo da favorire le ricadute sulla filiera nazionale degli interventi in tutte le aree d’azione della strategia stessa. In questo ambito, particolare attenzione andrà rivolta alla crescita di tutti i segmenti dell’economia “verde”.

Il Protocollo di Parigi

L’UE ha conseguito risultati generalmente valutati positivamente nella riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, come si evince anche dal confronto internazionale.

 

Emissioni di gas serra (escluso LULUCF- tonnellate CO2 equivalenti – migliaia)

 

2009

2010

2011

2012

UE 28

4.646,7

4.756,1

4.607,7

4.548,3

Germania

912,6

946,3

928,6

939,0

Spagna

359,6

347,1

345,8

340,8

Francia

509,.2

516,4

490,0

490,2

Italia

490,3

499,8

487,4

461,1

Regno Unito

593,3

609,6

565,7

582,8

Fonte: Agenzia europea per l’Ambiente, marzo 2015

 

 

 

Emissioni di gas serra (escluso LULUCF- tonnellate CO2 equivalenti – migliaia) – 2011

 

tonnellate CO2 equiv – migl. – 2011

Giappone

1.307,7

Russia

2.320,8

Stati Uniti

6.665,7

Brasile

862,8

Cina

7.465,9

India

1.523,8

Fonte: Eurostat, The EU in the world 2014

 

La comunicazione “Il Protocollo di Parigi – Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020”, è imperniata sulla proposta di un accordo giuridicamente vincolante, basato su impegni equi e ambiziosi di tutte le parti, per raggiungere l'obiettivo a lungo termine di una riduzione di almeno il 60% delle emissioni di gas serra entro il 2050 (rispetto al 2010), anche coinvolgendo i settori dell’aviazione civile e dei trasporti marittimi.

Interconnessione delle reti

La Comunicazione “Raggiungere l’obiettivo del 10% di interconnessione elettrica – Una rete elettrica europea pronta per il 2020” si fonda sul presupposto che una rete energetica europea interconnessa è indispensabile per garantire la sicurezza energetica dell'Europa, rafforzare la concorrenza sul mercato interno, rendendo i prezzi più competitivi, e favorire il conseguimento degli obiettivi che l'Unione europea si è impegnata a raggiungere in materia di decarbonizzazione e politica climatica.

La interconnessione del mercato europeo è ancora a livelli insufficienti: in Italia si colloca al 7%.

La Commissione europea prospetta la realizzazione di una rete ben interconnessa che consenta di integrare livelli crescenti di energie rinnovabili, contribuendo al conseguimento degli obiettivi climatici dell'UE, grazie alla riduzione delle emissioni di CO2 e alla maggiore sicurezza dell'approvvigionamento.

In considerazione del fatto che, secondo stime della Commissione, da oggi al 2020 per i progetti legati all'energia elettrica sarebbero necessari circa 105 miliardi di euro, di cui circa 35 miliardi per le interconnessioni che hanno acquisito lo status di PIC e sono necessarie per il conseguimento dell'obiettivo del 10% in tutta l'UE, è indispensabile il pieno utilizzo degli strumenti finanziari disponibili: il Meccanismo per collegare l'Europa (Connecting Europe), i fondi strutturali e il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS).

Nell'ambito del Meccanismo per collegare l'Europa, i finanziamenti per l'energia ammontano a 5,35 miliardi di euro.

La cifra fino ad ora stanziata risulta dunque nettamente inferiore alla necessità. La Commissione europea sottolinea in proposito che gli Stati membri potranno avvalersi ai fondi strutturali e di investimento europei.

La Commissione europea auspica inoltre che consistenti risorse finanziarie per la realizzazione delle reti infrastrutturali energetiche e la loro interconnessione possano essere attivate attraverso il Fondo Europeo per gli investimenti strategici (FEIS) che tra breve sarà istituito in partenariato con la BEI, in attuazione del cosiddetto Piano Juncker.

 

Politica economica

Il Consiglio europeo, oltre a definire le priorità da perseguire nell’ambito del Semestre europeo 2015, dovrebbe svolgere uno scambio di opinioni sulla situazione economica in Europa e sull'attuazione delle riforme strutturali intraprese dagli Stati membri nonché formulare indicazioni FEIS e sui negoziati con gli Stati Uniti sul Partenariato in materia di commercio e investimenti tra gli Stati Uniti e l’Unione europea (Transatlantic Trade and Investment Partnership – TTIP).

Semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche

Il Consiglio europeo dovrebbe avallare le grandi priorità di politica economica indicate nell’Analisi annuale della crescita, presentate dalla Commissione europea il 28 novembre 2014, invitando gli Stati membri ad attuarle nei rispettivi programmi nazionali di riforma e di stabilità.

In particolare, nell’Analisi annuale della crescita la Commissione ha raccomandato di perseguire una politica economica e sociale basata su tre pilastri principali: 1) il rilancio degli investimenti, 2) un rinnovato impegno per le riforme strutturali e 3) il perseguimento della responsabilità di bilancio.

I programmi nazionali di riforma e i programmi di stabilità o di convergenza degli Stati membri dovrebbero essere presentati entro la metà di aprile. Basandosi su tutti questi elementi, la Commissione presenterà a maggio una nuova serie di raccomandazioni specifiche per Paese per il 2015-2016, individuando le principali priorità da affrontare.

Riforme strutturali e situazione economica in europa

Il Consiglio europeo dovrebbe avere uno scambio di opinioni sulla situazione economica in Europa e sull'attuazione delle riforme strutturali intraprese dagli Stati membri.

Il Consiglio ECOFIN del 10 marzo 2015 ha discusso le relazioni della Commissione europea (cd Country reports) sui singoli Paesi membri dell’UE, presentate il 27 febbraio scorso.

Per quanto riguarda l’Italia, la Commissione ha rilevato che il documento programmatico di bilancio 2015 prevedeva per il 2014 un rapporto debito/PIL del 131,6%, che dovrebbe ulteriormente aumentare nel 2015 al 133,1%.

Pur ritenendo che l’andamento del debito pubblico non risulta coerente con gli obiettivi stabiliti, la Commissione europea ha tenuto conto dei cosiddetti “fattori significativi”, vale a dire:

·        la presenza di condizioni economiche eccezionali (quali l’attuale contesto di bassa inflazione e il protrarsi di una crescita debole), che possono ostacolare la riduzione del rapporto debito/PIL;

·        le riforme strutturali, già attuate o descritte dettagliatamente in un piano specifico, le quali, attraverso i loro effetti sulla crescita, dovrebbero aumentare la sostenibilità a medio termine, contribuendo a portare il rapporto debito/PIL su un percorso decrescente soddisfacente

Per quanto riguarda il primo aspetto, la Commissione ha osservato che, a partire dagli anni ’90, la crescita del PIL reale in Italia è stata inferiore alla media della zona euro. La crescita media del PIL dell’Italia è stata dell’1,5% tra il 1999 e il 2007, contro il 2,3% nella zona euro, mentre nel periodo 2008-2014 il PIL dell’Italia è calato in media dell’1,3%, contro lo 0,1% per la zona euro. Nel 2014 il PIL avrebbe subito una contrazione cumulata dell’8,7% circa rispetto al picco pre-crisi del 2007.

Pertanto, in conformità alla recente comunicazione sulla flessibilità nell’ambito del Patto di stabilità e crescita, la Commissione ritiene che nel 2014 non sia necessario nessun aggiustamento strutturale verso l’obiettivo a medio termine del pareggio di bilancio in ragione delle condizioni economiche eccezionalmente avverse dell’Italia, in particolare una contrazione del PIL reale e un divario fortemente negativo (inferiore a -4% del PIL) tra PIL effettivo e potenziale.

In materia di riforme strutturali, la Commissione ha sottolineato che l’adozione del “Jobs Act”, potrebbe incidere positivamente sulle prospettive di crescita a medio termine dell’Italia. Analogo apprezzamento viene espresso per la riduzione significativa del cuneo fiscale introdotta con l’ultima legge di stabilità e per l’avvio dell’attuazione della legge delega sulla riforma fiscale.

Le autorità italiane stimano l’impatto globale delle riforme, indipendentemente dallo stato di attuazione, al 3,9% del PIL entro il 2020 (+1,1% per le riforme del mercato dei prodotti, +0,9% per le riforme del mercato del lavoro, +1,4% per le riforme della pubblica amministrazione (di cui +0,4% per le misure nel campo della giustizia), +0,3% per le riforme dell’istruzione e +0,2% per le riforme fiscali).

La Commissione ha peraltro osservato che questi risultati non sono stati avallati da un organismo indipendente nazionale e sembrano sopravvalutare l’impatto delle riforme.

Al riguardo, si segnala che l’OCSE, in un rapporto pubblicato a febbraio 2015, sottolinea che “dopo un lungo periodo di stagnazione che ha reso l’economia vulnerabile alla crisi finanziaria, l’Italia sta intraprendendo un programma di riforme ambizioso e di ampio respiro per stimolare la crescita, sfruttando le sinergie esistenti tra le diverse politiche pubbliche”.

Per l’OCSE, l’impatto globale delle riforme sul livello del PIL, nell’ipotesi di rapida attuazione, potrebbe essere pari al 3,4% entro il 2020.

In conclusione, la Commissione ritiene soddisfatto il criterio del debito stabilito dal Trattato e dalla disciplina del Patto di stabilità, e non prevede l’avvio di una procedura per disavanzo eccessivo, alla luce della valutazione di tutti i fattori significativi:

·          le attuali condizioni economiche sfavorevoli, in particolare bassi tassi di inflazione, che rendono il rispetto della regola del debito particolarmente difficile;

·          la sostanziale conformità all’aggiustamento richiesto verso l’obiettivo a medio termine del pareggio di bilancio;

·          la prevista attuazione di riforme strutturali orientate alla crescita, che dovrebbe contribuire alla riduzione del debito a medio/lungo termine.

La Commissione europea ha anche presentato le analisi approfondite sugli squilibri macroeconomici relative a 16 Paesi dell’UE (Belgio, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito).

Per quanto riguarda l’Italia, la Commissione evidenzia la persistenza di una crescita debole e di una bassa produttività ha aumentato notevolmente i rischi derivanti dal livello molto elevato del debito pubblico e dalla scarsa competitività.

Con riferimento ai principali partners europei, si segnala che il Consiglio ECOFIN del 10 marzo, su raccomandazione della Commissione europea, ha concesso alla Francia 2 anni in più (dunque fino al 2017) per riportare il rapporto deficit/PIL entro il 3% previsto dal Patto di stabilità.

Per quanto concerne la Germania, la Commissione europea ha sottolineato la persistente carenza di investimenti privati e pubblici, che frena la crescita e alimenta l'elevatissimo avanzo delle partite correnti, a fronte del quale occorre intervenire per ridurre il rischio di ripercussioni negative sull'economia tedesca e, considerate le sue dimensioni, sull'Unione economica e monetaria.

Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS)

Il Consiglio europeo dovrebbe avallare l'approccio generale raggiunto dal Consiglio ECOFIN del 10 marzo sulla proposta di regolamento che istituisce il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS).

Tale proposta, presentata dalla Commissione europea il 13 gennaio 2015, prevede l’istituzione ddel FEIS quale fondo fiduciario dedicato in seno alla Banca europea per gli investimenti (BEI), gestito in regime di separazione contabile.

Per quanto riguarda la dotazione finanziaria, l'Unione europea stanzierebbe, a garanzia del fondo, 21 miliardi di cui:

·        16 miliardi nell'ambito delle risorse già previste bilancio europeo, nell'ambito del Meccanismo per collegare l'Europa (cd. Connecting Europe, nella misura di 3,3 miliardi), del programma Orizzonte 2020 (2,7 miliardi) e della riserva di bilancio (2 miliardi), derivante dall'utilizzo del margine di flessibilità del bilancio dell'Unione, vale dire del margine disponibile tra il massimale delle risorse proprie e quello delle spese;

·        5 miliardi di euro della BEI.

L’accordo raggiunto dall’ECOFIN costituirà la base in vista dell’avvio dei negoziati con il Parlamento europeo, con l’obiettivo di approvare la proposta entro giungo e rendere pienamente operativo il fondo a partire da metà 2015.

Rispetto alla proposta originaria della Commissione, il Consiglio ha prospettato emendamenti volti in particolare a:

·      a precisare i criteri di selezione dei progetti ammessi alla garanzia del FEIS, che dovrebbero essere: coerenti con le politiche dell'Unione; economicamente e tecnicamente fattibili, con un valore aggiunto ed in grado di ottimizzare la mobilitazione del capitale del settore privato. Inoltre, i progetti devono perseguire i seguenti obiettivi: sviluppo di infrastrutture; ricerca, sviluppo e innovazione; investimenti nei settori dell'istruzione e formazione, sanità, tecnologie dell'informazione e della comunicazione; sviluppo del settore energetico; sostegno finanziario alle imprese nonché ad altri soggetti che contano un massimo di 3.000 dipendenti, con particolare attenzione per le PMI.

·      a meglio articolare la struttura di governance del FEIS, precisando le competenze dei due organismi previsti allo scopo:

-       il comitato direttivo con il compito di impostare la strategia generale, la politica di investimento e il profilo di rischio del fondo. Al fine di assicurare una gestione imparziale del fondo ed evitare qualsiasi influenza politica sulla selezione dei progetti, i membri del comitato direttivo verrebbero designati dalla Commissione europea e dalla Banca europea per gli investimenti (BEI). Il comitato direttivo assumerebbe le proprie decisioni per consenso;

-       il comitato d'investimento indipendente sarebbe incaricato di selezionare i progetti da finanziare tramite il FEIS. Risponderebbe al consiglio direttivo, e sarebbe composto da otto esperti indipendenti e da un amministratore delegato. Le decisioni verrebbero approvate a maggioranza semplice. Ogni progetto sostenuto dal FEIS richiederebbe l'approvazione da parte della BEI.

Il Consiglio europeo dovrebbe altresì sottolineare l’opportunità di rafforzare, nell’attuazione del FEIS, la cooperazione tra la BEI e le banche nazionali di promozione.

A tale riguardo, si segnala che il Governo italiano ha annunciato, il 10 marzo, che la Cassa Depositi e Prestiti dovrebbe partecipare al FEIS con una quota di 8 miliardi di euro. Si tratta del quarto Paese che formalizza l’adesione al FEIS, per il tramite della propria banca nazionale di promozione, dopo Spagna (1,5 miliardi), Germania e Francia (8 miliardi a testa).

Partenariato in materia di commercio e investimenti tra gli Stati Uniti e l’Unione europea (TTIP)

Il Consiglio europeo dovrebbe esaminare lo stato di avanzamento dei negoziati con gli Stati Uniti sul Partenariato in materia di commercio e investimenti tra gli Stati Uniti e l’Unione europea, ribadendo l’obiettivo di concludere i negoziati entro la fine dell'anno e invitando gli Stati membri e la Commissione europea ad intensificare gli sforzi per comunicare i vantaggi dell'accordo e per rafforzare il dialogo con la società civile.

Nelle previsioni della Commissione europea la stipula dell’accordo potrebbe incrementare il PIL dell’UE di circa lo 0,5%, per un valore di 119 miliardi di euro l’anno; per gli USA il vantaggio viene quantificato in 95 miliardi di euro.

In materia di accesso al mercato il mandato negoziale - concordato all’unanimità dagli Stati membri dell’UE - affronta tra l’altro le seguenti questioni:

·      tariffe - l'obiettivo è sopprimere tutti i dazi sugli scambi bilaterali;

·      ostacoli non tariffari causati dalle differenze nella disciplina e nelle norme;

·      regole di origine - l’obiettivo è quello di conciliare gli approcci UE e USA in materia di regole di origine per facilitare gli scambi, tenendo in conto gli interessi dei produttori europei;

·      misure di difesa commerciale - l’UE vuole istituire un dialogo su misure antidumping e anti sussidi con gli USA;

·      servizi - entrambe le parti dovrebbero aprire i loro settori dei servizi analogamente a quanto è stato fatti in altri accordi simili; allo stesso tempo le parti intendono aprire i loro mercati dei servizi in nuovi settori, quale quello dei trasporti;

·      appalti pubblici.

I negoziati per il TTIP comprenderanno anche l'agricoltura.

Finora si sono tenuti sette round negoziali, l’ultimo dei quali si è concluso il 7 ottobre 2014

In occasione del Vertice bilaterale UE-USA del 26 marzo 2014, il Presidente Obama avrebbe confermato la volontà da parte statunitense di raggiungere un accordo ambizioso e completo, senza tuttavia impegnarsi su una data precisa per la conclusione delle trattative. Come risulta anche da note informali, i negoziati non procederebbero speditamente, mancando una forte volontà politica da entrambe le parti: per quanto riguarda gli USA, al momento il Paese sembrerebbe puntare maggiormente sulla conclusione dei negoziati per l’accordo transpacifico (tra USA, Australia, Brunei, Cile, Canada, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam); per quanto riguarda l’UE vi sarebbero posizioni differenti tra gli Stati membri, in particolare per quanto riguarda il meccanismo di risoluzione delle controversie.

Relazioni esterne

Summit di riga sul Partenariato orientale.

Nella bozza di conclusioni, il Consiglio sottolinea che intende rafforzare le relazioni con tutti i sei paesi partner del Partenariato orientale (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina) – lanciato nel 2009 in occasione del vertice di Praga con l’obiettivo di rafforzare la dimensione orientale della Politica estera di vicinato (PEV) in modo complementare rispetto all’iniziativa dell’Unione per il Mediterraneo.

In particolare le bozze sottolineano la necessità di una maggiore cooperazione nei seguenti ambiti: state building, mobilità, opportunità del mercato, interconnessioni. A tal fine auspica la ratifica da parte degli Stati membri degli accordi di associazione, che dovrebbero subentrare progressivamente a quelli di partenariato, con i suddetti Paesi e il completamento delle aree di libero scambio globali e approfondite (DCFTA) che, a seguito della crisi dell’area, hanno subito una fase di stallo nel corso del 2013.

Al riguardo, si ricorda che:

·        gli accordi di associazione con Moldova e Georgia sono entrati in vigore il 1° settembre 2014;

·        l’accordo di associazione con l’Ucraina è stato firmato il 27 giugno 2014 e ratificato dai rispettivi Parlamenti, ma non è ancora entrato in vigore;

·        l’inizializzazione dell’accordo con l’Armenia è al momento sospesa per l’intenzione annunciata nel settembre 2013 di aderire all’Unione doganale di Russia, Bielorussia e Kazakistan, considerata incompatibile con l'accordo di associazione;

·        i negoziati con la Bielorussia sono al momento sospesi per le gravi violazioni dei diritti umani registrate nel paese;

·        i negoziati con l’Azerbaijan, iniziati nel 2010, sono ancora in corso.

Il prossimo Vertice del Partenariato orientale si terrà a Riga il 22-23 marzo 2015. La presidenza lettone del Consiglio dell’Ue vi attribuisce grande importanza e ha annunziato l’intenzione di offrire ai partner road maps dettagliate per l’implementazione degli accordi di associazione, accompagnate da un’azione i supporto pratico. Altri temi di più ampia portata potrebbe essere oggetto del dibattito, quali: offrire una prospettiva credibile di adesione all’Ue ai partner dell’Europa orientale, a condizione che le risorse siano implementate; assicurare assistenza e garanzia a fronte di interventi della Russia o qualunque altro conflitto; offrire assistenza finanziaria per il compimento delle riforme.

Il Processo di riflessione che dovrebbe condurre al rilancio del Partenariato orientale si intreccia strettamente con il ripensamento della Politica di vicinato (PEV), che ha conosciuto una prima tappa con la consultazione aperta sulla comunicazione congiunta (JOIN(2015)6) dell’Alto Rappresentante, Federica Mogherini e del Commissario per la politica europea di vicinato e i negoziati di allargamento Johannes Hahn, che resterà aperta fino a giugno 2015 e dovrebbe culminare, in autunno, con il lancio di una nuova Strategia valida sia per il vicinato orientale sia per quello meridionale.

La Conferenza Interparlamentare PESC/PSDC svoltasi a Riga il 4-6 marzo scorso nelle sue conclusioni ha sottolineato che, nonostante le sfide regionali, il Partenariato orientale deve continuare ad essere una piattaforma comune che offre ai paresi partner approcci differenziati a seconda delle loro differenti aspirazioni nei confronti dell’UE, sebbene nel rispetto dell’art.49 del TUE E dei criteri di Copenaghen. Inoltre, nelle conclusioni si incoraggiano i Parlamenti nazionali a ratificare gli accordi di associazione con Ucraina, Georgia, e Moldova prima del Summit di Riga.

Russia/Ucraina

Rispetto alla situazione dei rapporti Russia- Ucraina, nelle bozza di conclusioni del Consiglio si afferma la necessità che gli Accordi di Minsk trovino piena applicazione da parte di tutte i le parti coinvolte, richiamando in particolare la responsabilità delle autorità russe al riguardo.

Tali accordi prevedono, tra le altre cose:

·        il cessate il fuoco bilaterale;

·        il monitoraggio e la verifica del cessate il fuoco da parte dell'OSCE;

·        l’attribuzione di uno statuto speciale per le regioni di Doneck e Lugansk;

·        la creazione di zone di sicurezza nelle regioni di frontiera tra l'Ucraina e la Russia;

·        il rilascio immediato di tutti gli ostaggi e di tutte le persone detenute illegalmente;

·        una legge sulla prevenzione della persecuzione e la punizione delle persone che sono coinvolte negli eventi che hanno avuto luogo nelle regioni di Doneck e Lugansk;

·        l’adozione di misure per migliorare la situazione umanitaria nella regione del Donbass;

·        lo svolgimento di elezioni locali anticipate, in conformità con la legge ucraina nelle regioni di Doneck e Lugansk;

·        divieto di voli di aerei da combattimento sopra la zona di sicurezza (30 km dal confine con la Russia);

·        ritiro di tutti i mercenari stranieri dalla zona di conflitto.

L’UE intende inoltre sostenere l’OSCE nell’azione di monitoraggio e di verifica di attuazione dei suddetti accordi, nonché gli sforzi continui nei rapporti trilaterali nel settore energetico e di attuazione delle DCFTA (Deep and comprehensive free trade areas).

A tale riguardo, si segnala che sotto la mediazione dell’allora commissario europeo per l'Energia, Günther Oettinger, i Ministri dell'energia russo e ucraino hanno concordato il 26 settembre 2014 a Berlino, un pacchetto di misure per ristabilire fino ad aprile 2015 il flusso di gas russo verso l'Ucraina, che era stato sospeso dalla metà di giugno.

L’accordo si basa da un lato sulla promessa da parte ucraini del pagamento in due tranche del debito di 3,1 miliardi di dollari contratto da parte dell'Ucraina per quanto riguarda la società del gas russo Gazprom e dall’altro sulla fornitura da parte di Gazprom all’Ucraina di almeno 5 miliardi di metri cubi di gas ad un prezzo di 385 dollari.

Riguardo alle sanzioni, si ricorda che la Conferenza Interparlamentare PESC/PSDC  svoltasi a Riga il 4-6 marzo scorso nelle sue conclusioni ha ribadito che, rispetto alla decisione del 29 gennaio 2015 del Consiglio Affari esteri dell’UE di estenderle a persone e soggetti che minaccino l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina, una decisione su un loro allentamento o inasprimento dipenderà dall’attuazione da parte della Russia degli impegni sottoscritti a Minsk. Inoltre, ribadisce la necessità di una soluzione pacifica alla crisi attraverso mezzi politici e diplomatici.

Per quanto riguarda il processo di riforma dell’Ucraina, il Consiglio raccomanda l’adozione urgente del terzo pacchetto di assistenza macrofinanziaria, ritenendo altresì opportuno sollecitare il governo ucraino a intensificare il proprio lavoro sulle riforme.

Infine, rispetto alla campagna di disinformazione perpetrata dalla Russia, il Consiglio invita l’Alto Rappresentante a cooperare con gli Stati Membri e le istituzioni dell’UE per predisporre per il mese di giugno 2015 un Piano di azione sulla comunicazione strategica a supporto della libertà dei media.

Su tale aspetto si è lungamente dibattuto nell’ambito della Conferenza Interparlamentare PESC/PSDC svoltasi a Riga il 4-6 marzo, che, nelle conclusioni, ha fatto riferimento alla minaccia della propaganda russa ed ha rivolto all’Alto Rappresentante l’invito ribadito dal Consiglio.

Libia

Nelle conclusioni approvate dal Consiglio Affari esteri il 16 marzo, si afferma che l'UE accoglie con favore la ripresa del dialogo politico a Rabat e invita tutte le parti libiche a partecipare in modo costruttivo al fine di garantire la rapida formazione di un governo di unità nazionale, in grado di portare avanti la transizione democratica e riavviare la ricostruzione del paese. Il fallimento di un accordo politico, infatti, metterebbe a repentaglio l'unità della Libia e gli obiettivi della rivoluzione di febbraio, tra cui il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani, la libertà e la democrazia.

Nella bozza di conclusioni il Consiglio europeo sottolinea che non esiste una soluzione militare al conflitto e che  solo una soluzione politica può contribuire alla pace e alla stabilità in Libia. Nel ribadire il suo pieno sostegno al lavoro delle Nazioni Unite, invita gli attori regionali vicini della Libia a usare la loro influenza su quelli interni alla stessa  per assicurare un esito positivo dei negoziati e sostenere la transizione democratica.

Nel condannare tutti gli atti di terrorismo, l’UE – come si legge nella bozza di conclusioni del Consiglio dell’UE - è pronta: a intensificare il suo impegno offrendo sostegno ai paesi vicini, nel pieno rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto; a rafforzare la sicurezza delle frontiere; ad interrompere il contrabbando di armi e il flusso di combattenti stranieri.

L'UE riconosce l'importanza degli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite, che contribuiscono alla creazione di condizioni favorevoli alla finalizzazione di un accordo politico e ricorda il sostegno che sta fornendo a iniziative come il recente incontro con la comunità imprenditoriale libica.

L'UE invita tutte le parti in Libia a garantire la sicurezza degli operatori umanitari, al fine di facilitare l'assistenza e la protezione dei civili in difficoltà. Al riguardo, il Consiglio invita l'Alto Rappresentante a presentare proposte sulle possibili attività di Politica di sicurezza e difesa comune a sostegno della sicurezza, in stretto coordinamento con le Nazioni Unite, la Libia, i principali partner e attori regionali.

Il Consiglio dell’UE invita inoltre l'Alto rappresentante e la Commissione a sviluppare una strategia globale per la Libia, tenendo conto del contesto regionale. Si ribadisce, altresì che la cooperazione con i vicini della Libia, quali la Lega degli Stati arabi e l'Unione africana è stata, e continuerà ad essere, di interesse cruciale per l'UE e il successo del processo di transizione della Libia.

Ulteriore considerazione dovrebbe essere data alla lotta contro il traffico illegale di armi. L'UE ha messo in atto un quadro giuridico che consentirà di introdurre, se necessario, e in pieno coordinamento con l'UNSRSG (United nations secretary general’s representative) per la Libia misure restrittive nei confronti di chi mina il dialogo, che permette l’individuazione di individui che minacciano la pace, la stabilità e la sicurezza in Libia, o che minano la sua transizione politica.

Da ultimo, nella bozza di conclusioni si afferma che l'Unione europea non può accettare la tragica perdita continua di vite dei migranti che partono dalla Libia, e si sottolinea quindi che la materia deve essere affrontata in modo globale.

Al riguardo, si segnala che il 5 marzo la Commissione europea ha preannunciato per maggio prossimo la presentazione di una nuova agenda sulla migrazione, incentrata su quattro obiettivi:

·        un nuovo sistema comune di asilo;

·        una nuova politica europea sulla migrazione legale;

·        una lotta più decisa alla migrazione irregolare e alla tratta di esseri umani;

·        il rafforzamento delle misure di protezione delle frontiere esterne dell'Europa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

XVII legislatura – Documentazione per l’Assemblea, n. 6, 18 marzo 2015

Il bollettino è stato curato dall’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (' 06 6760.2145 - * cdrue@camera.it)