Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||
Titolo: | Preparazione del Consiglio europeo del 22 maggio 2013 | ||
Serie: | Documentazione per l'Assemblea - Esame di atti e documenti dell'UE Numero: 3 | ||
Data: | 20/05/2013 | ||
Descrittori: |
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20 maggio 2013 |
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n. 3 |
Preparazione del Consiglio europeo
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Il Consiglio europeo del 22 maggio 2013, in base all’ordine del giorno provvisorio, discuterà di energia e fiscalità e farà il punto, senza adottare conclusioni, sull'andamento dei lavori relativi alla nuova architettura dell'Unione economica e monetaria, sulla base della tabella di marcia fissata dal Consiglio europeo di dicembre 2012.
Con riguardo all’energia, la riunione dovrebbe concentrasi sui seguenti temi:
· completamento del mercato interno dell'energia (da realizzare entro il 2014) e delle interconnessioni (da realizzare entro il 2015). Importanza fondamentale è annessa al recepimento del terzo pacchetto energia, alla adozione dei codici di rete e all’attuazione della restante legislazione correlata. Si sottolinea, altresì, la necessità di agire in maniera più incisiva sul lato della domanda e sullo sviluppo delle tecnologie energetiche. Su tale tema, la Commissione ha recentemente presentato un’apposita comunicazione (COM(2013)253) che lega strettamente il versante dell’innovazione a quello dello sviluppo di nuove tecnologie energetiche allo scopo di rafforzare la competitività europea sul mercato energetico e ridurre la dipendenza da fonti esterne.
A tale proposito il compito degli Stati membri è quello di elaborare piani nazionali per un rapido sviluppo delle reti elettriche intelligenti (smart grids) e dei contatori intelligenti (smart meters).
Inoltre, si sottolinea la necessità di rafforzare il ruolo e i diritti dei consumatori, con particolare riferimento alle posizioni più deboli.
· Incentivazione degli investimenti. Premessa l’importanza di fornire un quadro delle politiche in materia di clima e di energia oltre il 2020, la certezza e la stabilità del quadro delle politiche risulta un elemento necessario per incoraggiare gli investitori privati, riducendo i costi a loro carico. Per tale motivo, appare interessante il quadro tracciato da, ultimo, nel Libro verde che delinea la strategia per le politiche energetiche e climatiche all’orizzonte 2030 (COM(2013)169). Tenendo conto della crisi economica in atto e dei vincoli di bilancio degli Stati membri, la strategia delinea un quadro coerente che permetta l’avvio di cicli di investimento a lungo termine. Sempre lungo tale direttrice, si preannuncia l’adozione, nel corso del prossimo autunno, dei progetti TEN-energy (Trans European Energy) di interesse comune e la revisione delle regole sugli aiuti di Stato per consentire investimenti mirati alla passaggio ad una economia a bassa intensità di carbone. Interventi sono auspicati anche nel settore delle energie rinnovabili e della capacità di produzione di energia. A tale proposito è possibile valersi delle risultanze delle politiche adottate dalle UE, presentate dalla recente Comunicazione della Commissione che illustra i progressi compiuti in materia (COM(2013)175). Da questa emerge che, l’UE, nel suo complesso, è in linea con la tabella di marcia che si è data ma, a livello di Stati membri, il panorama è piuttosto frammentato tanto da porre in dubbio la possibilità di compiere progressi futuri.
L’Italia, con il d. lgs. N. 28/2011, ha proceduto alla riforma dei meccanismi incentivanti la produzione di elettricità per gli impianti entrati in esercizio dal 1° gennaio 2013, prevedendo un periodo di transizione dall’attuale sistema (certificati verdi) al nuovo. A partire dal 2013 la quota d’obbligo di energia rinnovabile da immettere nel sistema elettrico si riduce linearmente per gli anni successivi fino ad annullarsi nel 2015.
Particolare importanza è annessa agli strumenti finanziari innovativi e alla possibilità di sviluppare il sostegno della BEI nel settore dell’energia e dell’efficienza nell’uso delle risorse. Infine, risulta auspicabile un miglior coordinamento tra l’UE, gli Stati membri e l’industria nello sviluppo delle tecnologie energetiche e delle sinergie con le telecomunicazioni intelligenti (TIC).
· Diversificazione delle fonti. Si sottolinea l’importanza dell’efficienza energetica e dell’applicazione della direttiva sull’efficienza energetica degli edifici. A tale proposito, recentemente la Commissione ha presentato una specifica relazione (COM(2013)225) che mette in luce sia i progressi compiuti in Europa sotto il profilo dell’efficientamento energetico del patrimonio edilizio, pubblico e privato, sia i limiti che ancora permangono per il completo raggiungimento degli obiettivi. Tali limiti sono riconducibili, in primo luogo, alla scarsa informazione sull'efficacia delle varie misure di sostegno finanziario a livello sia dell'UE, sia nazionale e, in secondo luogo, alla persistenza di barriere agli investimenti, costituite, per lo più, dagli elevati costi iniziali, dai tempi ammortamento relativamente lunghi e dal rischio di credito in relazione agli investimenti medesimi.
Per quanto riguarda l’Italia, si segnala che è stato introdotto un sistema di incentivi per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici esistenti, pubblici e privati, con D.M. 28/12/2102, in attuazione del d. lgs. n. 28/2011.
Si auspica inoltre lo sviluppo delle energie rinnovabili e di adeguate infrastrutture (su tale tema si ricorda la recente approvazione del regolamento n. 347/2013 sugli orientamenti per le infrastrutture energetiche transeuropee) e il ricorso sistematico alle fonti interne di energia, convenzionali e non. Infine, si auspica una rafforzata collaborazione tra gli Stati membri, anche con riguardo al ruolo internazionale della politica energetica dell’UE.
· Prezzi. Si sottolinea la necessità di approfondire l’impatto dei prezzi e dei costi dell’energia sulla competitività europea allo scopo di elaborare un’azione per attutirne gli effetti. A tale scopo, appare opportuno effettuare, entro la fine del 2014, un’analisi della composizione dei prezzi e dei costi dell’energia negli Stati membri con particolare attenzione alla competitività dell’UE nei confronti delle altre economie mondiali.
Il Consiglio europeo dovrebbe anzitutto svolgere una discussione sugli interventi da adottare per lottare contro l'evasione e la frode fiscale, combinando azioni a livello europeo e nazionale.
La necessità di un intervento dell’UE in materia è stata giustificata dalle Istituzioni dell’Unione richiamando le dimensioni raggiunte dal fenomeno e la rilevanza del recupero di base imponibile a fronte del risanamento di bilancio in corso in gran parte degli Stati membri. Secondo i dati riportati dalla Commissione europea e relativi al 2011 (cfr. la comunicazione COM(2012)351, presentata nel giugno 2012), nell’UE l’economia sommersa, sottratta all’imposizione fiscale, rappresenterebbe il 19,2% del PIL (il 21,2% in Italia). In base alle stime operate da uno Studio della ONG Tax Research UK, riportato dalla Commissione europea, l’evasione fiscale annua nell’UE ammonterebbe a circa 864 miliardi di euro (di cui 180 in Italia) e l’elusione a circa 150 miliardi (non è indicata la quota riferibile all’Italia).
Il tema è stato già oggetto di specifica discussione in seno al Consiglio europeo e al Consiglio in occasione delle decisioni relative alla procedura del semestre europeo per il coordinamento ex ante delle politiche economiche nel 2012 e nel 2013. In particolare, in esito al semestre europeo 2012, il Consiglio ha raccomandato a 10 stati membri, tra cui l’Italia, di migliorare il contrasto all’evasione fiscale e all’economia sommersa.
Il Consiglio europeo, anche sulla base delle conclusioni sul tema del Consiglio ECOFIN del 14 maggio scorso, dovrebbe essere attribuire carattere prioritario:
· alla effettiva attuazione, da parte degli Stati membri del piano d’azione in materia presentato dalla Commissione europea il 6 dicembre 2012.
Il piano d’azione è accompagnato da due raccomandazioni agli Stati membri, rispettivamente sui paradisi fiscali e la pianificazione fiscale aggressiva, nelle quali si raccomanda agli Stati membri di:
- individuare, utilizzando criteri comuni, i paradisi fiscali e di inserirli in apposite “liste nere”;
- rafforzare gli accordi contro la doppia imposizione, per evitare che essi si traducano in un'assenza totale di imposizione;
- introdurre un codice dei contribuenti e un codice di identificazione fiscale dell'UE;
- avviare il riesame delle disposizioni antiabuso contenute nelle principali direttive dell'Unione;
- adottare orientamenti comuni per la tracciabilità dei flussi di denaro;
· ad estendere lo scambio automatico di informazioni tra gli Stati membri su una più ampia tipologia di redditi, mediante una apposita proposta modifica alla direttiva sulla cooperazione amministrativa in materia fiscale direttiva 2011/16/UE che la Commissione presenterà entro l’estate 2013.
Al riguardo, Consiglio europeo potrebbe recepire in buona misura la proposta di avviare un progetto pilota per lo scambio di informazioni sui risparmi dei non residenti, sul modello degli accordi FACTA (foreign account tax compliance act) stipulati con l’amministrazione statunitensi, avanzata il 9 aprile scorso in una lettera congiunta indirizzata dai ministri delle finanze di Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna al commissario alla fiscalità, Algirdas Šemeta. Secondo notizie di stampa, a margine del Consiglio ECOFIN del 14 maggio, altri 12 Paesi membri (Belgio, Danimarca, Finlandia, , Irlanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia) si sarebbero associati all’iniziativa, chiedendo agli altri Stati membri dell’UE, nonché ai Paesi terzi, di aderire al sistema di scambio automatico delle informazioni.
Peraltro, tale proposta è strettamente connessa alla proposta di modifica della direttiva della direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio, tuttora all’esame del Consiglio dell’UE, che mira ad estendere il campo di applicazione della direttiva, per includervi non solo i pagamenti di interessi ma anche tutti i redditi da risparmio, nonché i prodotti che generano interessi o redditi equivalenti, e a rinegoziare gli accordi con i Paesi terzi in materia (Svizzera, Andorra, Liechtenstein, San Marino, Principato di Monaco).
In occasione del Consiglio ECOFIN del 14 maggio, è stato raggiunto un accordo sul mandato alla Commissione europea per rinegoziare gli accordi con i Paesi terzi, mentre sulla proposta di direttiva persiste un disaccordo da parte di Lussemburgo e – soprattutto – Austria. I Governi dei due Paesi hanno da sempre manifestato contrarietà a qualsiasi ipotesi di attenuazione del segreto bancario, ma nelle ultime si era registrata una cauta apertura verso l’introduzione di un sistema di scambio delle informazioni. La decisione del Consiglio ECOFIN di rinegoziare preliminarmente gli accordi con i citati Paesi terzi sembra evidenziare che Lussemburgo e Austria subordinano l’adozione di una normativa comune a livello UE alla stipula di accordi di contenuto analogo con i medesimi Stati terzi, che attualmente gli contendono il primato di sedi privilegiate per il deposito dei redditi da risparmio.
Va
altresì sottolineato che l’adozione della nuova normativa UE renderebbe
inefficaci eventuali nuovi accordi bilaterali stipulati da Paesi UE con
Paesi terzi (in primo luogo la Svizzera) e finalizzati alla tassazione dei
redditi dei cittadini dei medesimi Paesi che hanno investito i propri capitali
in territorio elvetico. Al riguardo, si segnala che Gran Bretagna e Austria
hanno già stipulato con la Svizzera un accordo di questo tipo, che prevedono
un’imposta per sanare l’evasione pregressa (intorno al 30% del capitale)
ed un’aliquota sulle attività finanziarie che si continuano a detenere presso
sedi svizzere. Un accordo di contenuto analogo stipulato dal Governo tedesco
è stato approvato dal Bundestag e successivamente respinto dal Bundesrat,
e dunque non è mai entrato in vigore.
Merita segnalare che anche il Governo italiano, nella precedente
legislatura, aveva avviato contatti con le autorità elvetiche per
elaborare un accordo dello stesso tipo;
· alla promozione a livello internazionale, in sede di G8, G20, ed OCSE, dello scambio automatico di informazioni in materia fiscale e dell’adozione, da parte dei Paesi terzi, di pratica di buona governance fiscale;
· all’avvio di una riflessione sulla revisione del Codice di condotta sulla tassazione delle imprese del 1997 al fine di rafforzare le misure contro la concorrenza fiscale dannosa.
Il Codice di condotta si applica alle misure fiscali (disposizioni legislative e regolamentari e pratiche amministrative) che hanno o possono avere una sensibile incidenza sull’ubicazione di attività imprenditoriali nel territorio dell’Unione. A tal fine, il Codice definisce potenzialmente dannose le misure che determinano un livello di imposizione effettivo nettamente inferiore al livello generalmente applicato nel paese interessato. Il carattere pregiudizievole di tali misure è valutato considerando:
- se esse sono riservate solo ai non residenti o alle transazioni effettuate con non residenti;
- se non incidono sulla base imponibile nazionale;
- se sono accordate anche in mancanza di un’attività economica effettiva all’interno dello Stato membro che offre tali agevolazioni;
- se le norme di determinazione dei profitti derivanti da attività interne svolte da un gruppo multinazionale si discostano dai principi generalmente riconosciuti a livello internazionale;
- se difettano di trasparenza.
In base al Codice, gli Stati membri si impegnano a non introdurre nuove misure fiscali pregiudizievoli, nonché a riesaminare e – se del caso – eliminare, disposizioni vigenti in contrasto con esso.
La valutazione delle misure fiscali è attribuita a un gruppo istituito dal Consiglio dell’UE, con rappresentanti di tutti i Paesi membri (c.d. gruppo “Codice di condotta”);
· all’adozione entro il 2013 della quarta direttiva sul riciclaggio (la cui proposta è stata presentata il 6 febbraio scorso, ed è tuttora all’esame delle istituzioni dell’UE), anche al fine di meglio contrastare l’evasione fiscale.
La proposta è abbinata ad una proposta di proposta di regolamento riguardante i dati informativi che accompagnano i trasferimenti di fondi, al fine di garantire il miglioramento della tracciabilità.
In particolare, la proposta di direttiva mira ad adeguare le norme europee agli standard internazionali più recenti (in particolare alle Raccomandazioni contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo riviste nel febbraio del 2012 dal Gruppo di azione finanziaria (GAFI). Tra le misure più significative della proposta:
- l’estensione degli obblighi di verifica della clientela, conservazione dei dati e segnalazione di operazione sospette, a tutti i soggetti che offrono merci o prestano servizi contro pagamento in contanti di importo pari o superiore a 7.500 euro (con un notevole abbassamento rispetto all’attuale soglia di 15.000 euro);
- l’applicazione della normativa antiriciclaggio anche ai “prestatori di servizi di gioco d’azzardo” e non più solo alle case da gioco.
La proposta di regolamento prevede inoltre nuove regole in materia di transazioni effettuate tramite carte elettroniche e telefonia mobile e in materia di identificazione dei beneficiari;
· a valutare le questioni relative alla tassazione di servizi e prodotti dell’economia digitale, in particolare al fine di prevenire l’erosione di base imponibile, in vista della discussione sull’Agenda digitale che avrà luogo in occasione del Consiglio europeo di ottobre 2013.
L’Agenda digitale europea (AGE), una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020, è intesa a realizzare il mercato unico del digitale favorendo l'accesso a servizi e contenuti online, migliorare l'interoperabilità delle TIC, assicurare la diffusione capillare e l'accesso dei cittadini a Internet ad altissima velocità, aumentare gli stanziamenti su ricerca e innovazione nel settore delle tecnologie dell’informazione e telecomunicazioni (TIC), accelerare l'adozione di soluzioni intelligenti basate sulle TIC per affrontare le grandi sfide del futuro come la riduzione dei consumi energetici, il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti e dei disabili (e-health), i servizi digitali pubblici (e-government).
Proprio nell’ambito dell’e-government, con riferimento specifico al tema della lotta contro l’erosione della base imponibile, l’Agenda digitale promuove la razionalizzazione delle procedure amministrative e la condivisione delle informazioni a livello transfrontaliero.
La prossima riunione ordinaria del Consiglio europeo si svolgerà il 27-28 giugno a Bruxelles. Sebbene l’ordine del giorno della riunione non sia disponibile, in quanto sarà predisposto prossimamente, anche sulla base degli esiti della riunione del 22 maggio, sui ricorda che il Consiglio europeo di giugno è di norma dedicato ai temi economico-finanziari, con particolare riferimento alla fase conclusiva del ciclo del semestre europeo di coordinamento ex ante delle politiche economiche.
Il Consiglio europeo dovrebbe infatti avallare le raccomandazioni specifiche per Paese in materia di politica economica che saranno presentate dalla Commissione europea il 29 maggio prossimo, sulla base dell’esame dei Programmi di stabilità e dei Piani nazionali di riforma inviati dagli Stati membri.
Secondo le indicazioni e le richieste di alcuni Governi, il Consiglio europeo potrebbe inoltre dibattere misure connesse ad una nuova strategia per la crescita e la lotta contro la disoccupazione, in particolare quella giovanile: dichiarazioni in questo senso sono state formulate anche dal Presidente del Consiglio, Letta, in occasioni dei recenti incontri con il Presidente della Commissione europea, Barroso, e del Consiglio europeo, Van Rompuy.
XVII legislatura – Documentazione per l’Assemblea, n. 3, 20 maggio 2013
Il bollettino è stato curato dall’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (' 06 6760.2145 - * cdrue@camera.it)