Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Consiglio europeo - Bruxelles, 14-15 marzo 2013
Serie: Documentazione per l'Assemblea - Esame di atti e documenti dell'UE    Numero: 1
Data: 22/03/2013
Descrittori:
CONSIGLIO EUROPEO     

 

22 marzo 2013

 

n. 1

Consiglio europeo
Bruxelles, 14-15 marzo 2013

 


Il Consiglio europeo, riunitosi a Bruxelles il 14 e 15 marzo 2013, ha concentrato i suoi lavori sulle problematiche economiche e sociali.

Orientamenti in materia di politica economica

Il Consiglio europeo ha avallato i grandi orientamenti in materia di politica economica proposti dalla Commissione europea nell’Analisi annuale della crescita (pubblicata il 28 novembre scorso), con la quale è stato dato avvio al nuovo esercizio del Semestre europeo per l’anno in corso. In particolare, si tratta di:

·   portare avanti un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita;

·   ripristinare la normale erogazione di prestiti all'economia;

·   promuovere la crescita e la competitività;

·   lottare contro la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi;

·   modernizzare la pubblica amministrazione.

Nelle conclusioni del Consiglio europeo si evidenzia che “la stagnazione dell’attività economica prevista per il 2013 e i livelli di disoccupazione inammissibilmente elevati mettono in rilievo quanto sia fondamentale accelerare gli sforzi a sostegno della crescita portando avanti un risanamento di bilancio favorevole alla crescita”.

Risanamento orientato alla crescita

Le stesse conclusioni riconoscono che sulle strategie di politica economica e finanziaria nel corso della riunione si è sviluppato un ampio dibattito.

Notizie ufficiose di stampa evidenziano che si sarebbe registrato un approfondito confronto tra le posizioni espresse da alcuni Paesi membri orientati ad escludere modifiche normative nell’approccio dell’UE per quanto concerne il rispetto degli impegni in materia di finanza pubblica, e altri Paesi più sensibili alle esigenze di indirizzare le politiche economiche dell’UE verso la crescita.

Le conclusioni del Consiglio europeo affermano, al punto 3 del paragrafo 1, la “necessità di un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita” cui si aggiunge l’affermazione, contenuta al paragrafo 4, per cui gli Stati membri vengono invitati a intervenire contestualmente sul versante delle spese e delle entrate adottando misure “mirate a breve termine per promuovere la crescita e sostenere la creazione di posti di lavoro, in particolare dei giovani”, dando la priorità agli investimenti favorevoli alla crescita.

Quest’ultimo richiamo sembra evocare la questione, più volte prospettata nelle sedi europee dai Governi italiani, dell’introduzione di meccanismi volti ad attenuare i vincoli contabili con riferimento alle spese di investimento, quali la cosiddetta golden rule, in base alla quale le spese per investimenti non dovrebbero essere computate ai fini della determinazione dei saldi di finanza pubblica.

In proposito, merita ricordare che il premier spagnolo Mariano Rajoy, in una conferenza stampa al termine del Consiglio europeo, ha escluso che si sia parlato di scorporare gli investimenti dal computo dei saldi di finanza pubblica, pur dichiarandosi disponibile ad appoggiare una proposta in tal senso che dovesse pervenire dall’Italia.

Al riguardo, le conclusioni del Consiglio europeo si limitano a ricordare che, nel pieno rispetto del patto di stabilità e crescita, “le possibilità offerte dal quadro di bilancio esistente dell’UE per equilibrare la necessità di investimenti pubblici produttivi con la disciplina di bilancio potranno essere sfruttate”.

Tale possibilità era stata indicata anche nella comunicazione della Commissione europea sul futuro dell’Unione economica e monetaria (cd. Blueprint), pubblicato il 28 novembre scorso.

Il Patto di stabilità e crescita, a seguito delle modifiche introdotte con il cd. Six pack (in particolare, l’art. 5 del regolamento (CE) 1466/97 come modificato dal regolamento (UE) n. 1176/2011), consente agli Stati membri una deviazione temporanea dall’obiettivo di bilancio a medio termine al fine di tenere conto dell’attuazione di riforme strutturali che producano effetti diretti di contenimento dei costi a lungo termine, compreso il rafforzamento del potenziale di crescita, e che pertanto abbiano un impatto quantificabile sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche. Analogamente, il Patto stabilisce che la violazione della regola numerica per cui gli Stati il cui debito supera il 60% del PIL devono ridurre l’eccedenza di debito al ritmo di un  ventesimo all'anno, non è di per sé sufficiente per constatare l'esistenza di un disavanzo eccessivo, in quanto occorre tenere conto di alcuni fattori significativi in grado di influenzare in modo significativo la valutazione dell'osservanza dei criteri relativi al disavanzo e al debito da parte dello Stato membro interessato. II regolamento indica tra i fattori significativi:

- l'evoluzione della posizione economica a medio termine, in particolare la crescita potenziale;

- l'avvicinamento all'obiettivo di bilancio a medio termine e il livello del saldo primario;

- l’attuazione di riforme delle pensioni.

 Tali fattori devono essere tenuti in considerazione in tutte le fasi della procedura per disavanzi eccessivi, in particolare per quanto concerne la fissazione di una scadenza per la correzione del disavanzo eccessivo e per  l'eventuale proroga.

Nell’ambito delle misure per stimolare la crescita sostenibile, l’occupazione e la competitività, il Consiglio europeo ha ribadito l'importanza di alleggerire la fiscalità sul lavoro, migliorare l'efficacia della riscossione e contrastare l'evasione fiscale, anche mediante accordi sulla tassazione dei redditi da risparmio con Paesi terzi e rapidi progressi nell'affrontare il problema della frode nel settore dell'IVA. Viene altresì sottolineata l’opportunità che l'OCSE e il G20 cooperino strettamente per sviluppare norme concordate a livello internazionale al fine di evitare l'erosione della base imponibile e il trasferimento dei profitti. In materia di armonizzazione della tassazione in ambito UE si auspicano progressi nell’esame delle proposte relative alla tassazione dei prodotti energetici, alla base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società e alla revisione della direttiva in materia di tassazione dei redditi da risparmio.

Seguito delle iniziative già assunte a livello UE

Il Consiglio europeo ricorda che il recente aumento di capitale della Banca europea per gli investimenti (BEI) pari a 10 miliardi di euro (deliberato dal Consiglio dei Governatori l’8 gennaio 2013) consentirà alla banca di prestare 60 miliardi di euro aggiuntivi a sostegno della crescita e dell'occupazione e, unitamente al Fondo europeo per gli investimenti, questo contribuirà a catalizzare progetti per un valore fino a 180 miliardi di EUR nel periodo 2013-2015.

Il Consiglio europeo di giugno 2013 valuterà l'attuazione del Patto per la crescita e l’occupazione (approvato dal Consiglio europeo di giugno 2012), focalizzando l’attenzione sulle priorità per quanto riguarda le infrastrutture, l'efficienza energetica e delle risorse, l'economia digitale, la ricerca e l'innovazione e le PMI.

Il Patto per la crescita e l’occupazione definisce il quadro generale (ma non vincolante giuridicamente) per l’adozione di misure di stimolo della crescita, di natura legislativa e non legislativa, a livello nazionale, di area euro e UE a 27.

In particolare, il Patto prevede la “mobilitazione a livello UE di 120 miliardi di euro” (equivalenti a circa l'1% dell'RNL dell'UE) per misure ad effetto rapido a favore della crescita, combinando diversi interventi:

·   il citato aumento di 10 miliardi di euro del capitale versato della BEI;

·   l’avvio immediato della fase pilota relativa ai prestiti obbligazionari per il finanziamento di progetti infrastrutturali nei settori dei trasporti, dell'energia e dell'infrastruttura a banda larga (cd. project bonds), capaci di mobilitare, secondo le stime della Commissione, fino a 4,5 miliardi di euro di investimenti;

·   la riprogrammazione dei Fondi strutturali non spesi (per una cifra complessiva pari a circa (55 miliardi di euro).

·   l’ampliamento dell'intervento del Fondo europeo per gli investimenti (strumento della BEI che investe in fondi di venture capital e strumenti con ripartizione del rischio per finanziare le PMI), in particolare con riguardo al venture capital, in collegamento con le strutture nazionali esistenti.

Maggiore integrazione in ambito economico e finanziario

Con riferimento all’avanzamento nel processo di integrazione in ambito economico e finanziario, il Consiglio europeo ha ribadito l’esigenza di completare l’Unione bancaria e di portare a compimento la riforma della governance economica attraverso la piena operatività del cosiddetto Two pack (riguardante la sorveglianza rafforzata dei bilanci dei Paesi sottoposti a procedura per disavanzo eccessivo e dei Paesi che ricevono sostegni finanziari dall’UE) e del cosiddetto Fiscal compact.

Al riguardo, si segnala che il 12 marzo 2013 il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza le risoluzioni legislative sul Two pack che recepiscono gli emendamenti concordati in sede di trilogo con il Consiglio dell’UE e la Commissione europea. Pertanto, il Two pack dovrebbe essere approvato a breve, in via definitiva, in una delle prossime sessioni del Consiglio. Analogamente, il 19 marzo è stato raggiunto un accordo di massima in sede di trilogo anche sulle due proposte che istituiscono il sistema unico di vigilanza bancaria.

Il Consiglio europeo ha inoltre indicato le questioni su cui ritiene che debba concentrarsi in via prioritaria il confronto per la realizzazione della cosiddetta Strategia UE 2020 volta a migliorare la competitività dell’economia dell’Unione europea.

Al riguardo si fa riferimento al completamento del mercato interno dell’energia, alle politiche per l’innovazione, al completamento della cosiddetta agenda digitale, all’integrazione dell’industria europea della difesa, alla competitività dell’industria europea.

 

La posizione del Governo italiano

Le conclusioni del Consiglio europeo sono state accolte positivamente dal Governo italiano che le ha interpretate come un incoraggiante segnale di una possibile maggiore flessibilità nell’applicazione delle regole vigenti.

Prima del Consiglio europeo, il Presidente del Consiglio Monti ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio europeo Van Rompuy in cui si prospettava la necessità di ampliare i margini di manovra nelle politiche di bilancio, senza tuttavia pregiudicare il percorso di risanamento delle finanze pubbliche.

In particolare, il Presidente del Consiglio Monti ha richiesto di:

a)     disporre di strumenti più efficaci per affrontare i costi sociali della crisi: l’alto tasso di disoccupazione giovanile di lunga durata e l’insufficiente livello di investimenti produttivi pubblici e privati;

b)     di proseguire la discussione relativa ai cosiddetti accordi contrattuali e ai mezzi per incoraggiare e ricompensare gli Stati membri che si impegnano ad attuare riforme difficili, quali quelle strutturali. Lo stesso Presidente del Consiglio ha evidenziato il fatto che “intercorre un significativo lasso di tempo tra il momento in cui si adottano le riforme strutturali e quello in cui si manifestano in benefici”, esprimendo preoccupazioni sugli effetti derivanti dall’aggravamento della crisi economica in Italia, a partire dal “drammatico declino”, comune ad altri Paesi dell’Unione europea, del sostegno dell’opinione pubblica per le riforme e nei confronti della stessa Unione europea.

Nel quadro delle misure dirette a realizzare un'Unione economica più forte, è previsto il ricorso ad accordi di natura contrattuale tra gli Stati membri e le istituzioni dell’UE con cui i primi assumerebbero l’impegno ad attuare riforme strutturali a fronte dei quali beneficerebbero di incentivi limitati, temporanei, flessibili e orientati sull’obiettivo. Gli accordi sarebbero obbligatori per il Paesi dell’eurozona e facoltativi per gli altri Paesi membri dell’UE.

Al riguardo, si segnala che il 20 marzo la Commissione europea ha presentato due comunicazioni:

·   una relativa all’istituzione di uno strumento di convergenza (COM(2013)165;

·   una relativa ad un coordinamento ex ante delle più importanti riforme di politica economica introdotte nei singoli Stati membri (COM(2013)166).

 

Da ultimo, nella sua lettera il Presidente del Consiglio ha sottolineato che l’Italia dovrebbe “poter utilizzare ogni possibile e ulteriore margine consentito dal Patto” al fine di:

·         adottare immediatamente un piano di sostegno alla creazione di posti di lavoro stabili;

·         alleggerire il cuneo fiscale sulla nuova occupazione;

·         favorire l’apprendistato dei giovani e rafforzare i servizi per l’infanzia;

·         mobilitare la quota di cofinanziamento nazionale per i fondi strutturali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

XVII legislatura – Documentazione per l’Assemblea, n. 1, 22 marzo 2013

Il bollettino è stato curato dall’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (' 06 6760.2145 - * cdrue@camera.it)