CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 24 maggio 2012
656.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giustizia (II)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999. C. 5058, approvata dal Senato.

NOTA DEPOSITATA DAL RELATORE

  Il provvedimento in esame, approvato dal Senato il 14 marzo scorso, è diretto ad autorizzazione alla ratifica della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999.
  Il testo trasmesso alla Camera consta di cinque articoli, dei quali tre (artt. 1, 2 e 5) sono dedicati alle consuete clausole sull'autorizzazione alla ratifica e l'esecuzione della Convenzione, prevedendosi altresì l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica il giorno successivo a quello dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
  L'articolo 3 prevede invece che per quanto previsto dall'articolo 29 della Convenzione in oggetto l'autorità centrale per l'Italia sia il Ministro della giustizia.
  L'articolo 4, infine, prevede che dall'attuazione della Convenzione penale sulla corruzione non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
  Non vi è quindi alcuna norma di attuazione interna. A tale proposito faccio presente che nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, al fine di coordinarne l'esame con quello delle varie iniziative in materia di contrasto alla corruzione in discussione presso le Commissioni riunite 1a e 2a (l'attuale disegno di legge A.C. 4434 in corso d'esame da parte delle Commissioni I e II) sono stati soppressi gli articoli recanti le norme di adeguamento dell'ordinamento interno alla Convenzione. Ricordo che una parte degli emendamenti presentati al disegno di legge n. 4434 sono proprio diretti ad introdurre nell'ordinamento italiano i reati previsti dalla Convenzione di Strasburgo. Tutto ciò rende alquanto delicato il rapporto tra i procedimenti legislativi relativi alla proposta di legge in esame, esaminato in sede referente dalla Commissione III, ed al disegno di legge n. 4434, esaminato in sede referente dalle Commissioni I e II. Ricordo che proprio ieri in tale sede, è stato approvato l'emendamento del Governo 9.500, modificato a seguito dell'approvazione di alcuni subemendamenti, volto ad introdurre nell'ordinamento anche i reati di corruzione tra privati e traffico di influenze illecite, previsti dalla Convenzione che il provvedimento in esame è diretto a ratificare.
  Per tale ragione ritengo che la Commissione possa comunque esprimere parere favorevole sul testo in esame, per quanto non contenga le norme di attuazione interna corrispondenti ai reati previsti dalla Convenzione. Considerato che queste norme sono previste da un altro provvedimento in corso d'esame non possono naturalmente essere contenute anche nella ratifica che stiamo esaminando.
  Non possono non ricordare che la Convenzione penale del Consiglio d'Europa sulla corruzione è in vigore a livello internazionale dal 1o luglio 2002: al momento attuale risulta in vigore per 42 Stati del Consiglio d'Europa: la Convenzione infatti è aperta anche all'adesione di Stati non membri dell'Organizzazione di Strasburgo. L'Italia ha sottoscritto la Convenzione il 27 gennaio 1999 ma inspiegabilmente non l'ha ancora ratificata. Occorre porre rimedio a tale grave lacuna.

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ALLEGATO 2

Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999. C. 5058, approvata dal Senato.

PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE

  La Commissione Giustizia,
   esaminato il testo del disegno di legge del Governo C. 5058, approvato dal Senato, recante «Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999»;

  considerato che:
   nel corso dell'esame in sede referente del disegno di legge n. 4434 del Governo, approvato dal Senato, recante «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione», le Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia, hanno approvato l'emendamento del Governo 9.500, volto, tra l'altro, ad introdurre nel codice penale i reati di corruzione tra privati e di traffico di influenze illecite, in attuazione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999, che il provvedimento in esame è volto a ratificare;
   non sono più ammissibili differimenti nel sanare il grave ritardo con cui l'Italia procede a ratificare la Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

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ALLEGATO 3

Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999. C. 5058, approvata dal Senato.

PARERE APPROVATO

  La Commissione Giustizia,
   esaminato il testo del disegno di legge del Governo C. 5058, approvato dal Senato, recante «Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999»;

  considerato che:
   nel corso dell'esame in sede referente del disegno di legge n. 4434 del Governo, approvato dal Senato, recante «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione», le Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia, hanno approvato l'emendamento del Governo 9.500, che introduce nuove fattispecie penali previste dalla Convenzione,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-06891 Contento: Sulla composizione della Commissione per il concorso in magistratura indetto con decreto ministeriale 22 settembre 2011.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nel rispondere all'onorevole Contento ritengo di dover innanzi tutto evidenziare che il Ministro della giustizia, in relazione alla nomina della commissione esaminatrice del concorso per magistrato ordinario, non è titolare del potere di scelta dei singoli componenti della predetta commissione, ma procede alla nomina dei singoli membri sulla base della vincolante individuazione effettuata dal Consiglio Superiore della Magistratura, con apposita delibera.
  Ciò è avvenuto anche nel caso in esame: il C.S.M., infatti, con la delibera del 9 maggio 2012, ha proceduto alla nomina della commissione esaminatrice del concorso a 370 posti di magistrato ordinario, indetto con decreto ministeriale 22 settembre 2011, individuando, quale componente, anche il prof. Giovanni Fiandaca, proposto dal Consiglio Universitario Nazionale.
  Lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura, tuttavia, vista la nota in data 14 maggio 2012 con la quale il prof. Fiandaca ha rassegnato le dimissioni per ragioni personali, con successiva delibera del 16 maggio ultimo scorso ha provveduto alla sua sostituzione designando, al suo posto, il prof. Stefano Fiore, Professore Associato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi del Molise, nominato quale «idoneo alla designazione» di componente con delibera del Consiglio Superiore della Magistratura 9 maggio 2012.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-06763 Bernardini: Sulla morte di un detenuto all'interno della sezione psichiatrica del carcere di Rebibbia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'interrogazione in discussione, con la quale l'onorevole Bernardini chiede notizie in ordine al decesso di un detenuto, avvenuto il 2 aprile ultimo scorso presso la sezione psichiatrica della Casa di Reclusione di Roma Rebibbia, si comunicano i seguenti elementi informativi, acquisiti dal Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria.
  Il decesso è stato constatato alle ore 8,20 dal medico di guardia, allertato dal personale di Polizia penitenziaria che aveva rinvenuto il corpo disteso sul letto all'interno della camera di detenzione. Il detenuto era giunto presso la casa di reclusione di Rebibbia il 12 settembre 2011 ed assegnato, a richiesta dello psichiatra ASL in servizio nell'istituto, alla locale sezione per «minorati psichici».
  Detta sezione è costituita da 16 camere di detenzione singole che, non essendo dotate di ambiente separato per i servizi, non vengono occupate da più di un detenuto. Tale reparto non è costituito da, «ambienti angusti e sovraffollati», così come dedotto invece nell'atto di sindacato ispettivo e non risulta neppure che i ristretti della casa di reclusione in genere, ed i «minorati psichici» in particolare, abbiano scarse possibilità di socialità e di contatti con la realtà esterna. La casa di reclusione di Rebibbia è, infatti, organizzata secondo un regime aperto, che comporta l'apertura delle camere di detenzione dalle ore 8 alle ore 21 (ad eccezione dei momenti della conta numerica dei presenti) ed offre numerose opportunità trattamentali, alle quali sono ammessi anche i detenuti «minorati psichici».
  Esclusivamente per tale categoria di detenuti è, inoltre, in atto un progetto di animazione teatrale con operatori esterni.
  Quanto, poi, alla situazione clinica del detenuto in questione, il competente Dipartimento ha comunicato che tale soggetto era tossicodipendente, affetto da «disturbo paranoideo di personalità» ed era stato sottoposto, nel corso della pregressa detenzione in altri Istituti, a diverse osservazioni psichiatriche.
  Presso la casa di reclusione di Rebibbia costui ha ricevuto non meno di 40 visite mediche, 20 delle quali dello specialista psichiatra poiché lamentava «dispercezioni uditive a tenore minatorio», agitazione ed insonnia, «discontinuità del sonno e talvolta stati ansiosi durante il giorno»; lo stesso ha accusato crisi comiziali il 14 ottobre e il 28 ottobre scorso anno; il 30 dicembre 2011 è stato sottoposto a visita cardiologica con ECG risultato «nei limiti della norma».
  Quanto, invece, alla diversa richiesta formulata dall'interrogante, relativa all'opportunità di avviare «un'indagine sui decessi» che avvengono all'interno delle strutture penitenziarie, deve in via preliminare evidenziarsi che per ogni episodio suicidario viene sempre disposta, in raccordo con le competenti Autorità giudiziarie, apposita visita ispettiva (normalmente affidata al Provveditore regionale dove insiste l'istituto interessato dall'evento) che interessa anche i casi di morte naturale, ogni qualvolta risultino necessari, per le modalità del fatto o le circostanze oggettive, ulteriori approfondimenti. Tale esigenza, è stata ravvisata anche nel caso in esame e l'incarico dei Pag. 26relativi accertamenti – peraltro ancora in corso – è stato affidato al Provveditore regionale per il Lazio.
  È opportuno, inoltre, segnalare che le visite ispettive sono volte ad appurare le cause, le circostanze e le modalità dell'accaduto, anche al fine di meglio comprendere le motivazioni poste a base dei gesti auto aggressivi. A tale riguardo, va evidenziato che l'Amministrazione – da sempre sensibile al triste fenomeno dei suicidi e dei gesti di autolesionismo – nel corso degli anni è più volte intervenuta con diverse circolari per fornire precise indicazioni ai Provveditori regionali e alle direzioni degli istituti affinché siano sempre più incisivi gli interventi per alleviare le situazioni di disagio derivanti dalla condizione di privazione della libertà e per prevenire il compimento di atti auto aggressivi. La necessità di intervenire con apposite linee guida – volte a sensibilizzare gli operatori sull'importanza, in particolare, del momento dell’«accoglienza» e sulla necessità di agevolare, per quanto possibile, i rapporti con i famigliari – appare quanto mai attuale in considerazione della situazione di sovraffollamento che caratterizza gran parte degli istituti penitenziari del Paese.
  Ed invero, a fronte degli episodi di suicidio verificatisi nei primi mesi del corrente anno, si è avvertita anche la necessità di procedere ad un'azione di monitoraggio per trarre utili indicazioni ai fini di una più efficace opera di prevenzione. È stata, così, ricostituita, con ordine di servizio dello scorso 2 marzo, l'unità di monitoraggio degli eventi di suicidio, con l'incarico di verificare la concreta applicazione e l'efficacia delle direttive sopra richiamate, nonché di monitorare singolarmente i casi di suicidio avvenuti nell'anno in corso all'interno degli istituti penitenziari, anche attraverso l'esame dei dati biografici della persona e delle condizioni di detenzione: ciò, al fine di ottenere ogni utile informazione per porre in essere un'azione di contrasto, sempre più incisiva, delle situazioni che determinano o contribuiscono a creare i presupposti di eventi auto lesivi.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-06760 Bernardini: Sulle gravissime condizioni di salute di un detenuto nel carcere di Spoleto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In risposta ai quesiti sollevati dall'onorevole Bernardini sulle condizioni di salute del detenuto Marfia Giuseppe, rappresento che sono stati richiesti i necessari elementi informativi al competente Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ed alle Autorità giudiziarie che, a vario titolo, hanno esaminato e deciso le istanze presentate dal predetto detenuto per motivi di salute.
  Nello specifico il predetto Dipartimento ha comunicato che il Marfia si trova ristretto presso la Casa di Reclusione di Spoleto a far data dal 4 agosto 2009, in esecuzione della pena dell'ergastolo, inflittagli per il delitto di omicidio aggravato con sentenza della Corte di Assise di Palermo del 26 settembre 2006, irrevocabile il 19 maggio 2009. Durante la detenzione, le sue condizioni di salute sono state costantemente seguite dai sanitari dell'istituto e in più di una occasione il Marfia è stato autorizzato dal Magistrato di sorveglianza di Spoleto ad effettuare visite specialistiche, anche al di fuori della Casa di reclusione.
  Peraltro, lo scorso 29 marzo, l'Amministrazione ha provveduto ad inviare al Magistrato di Sorveglianza una relazione a firma del medico di assistenza primaria, evidenziando le condizioni di salute del paziente, a giudizio dal sanitario incompatibili con il regime detentivo.
  Inoltre, il 26 aprile ultimo scorso, il Marfia è stato sottoposto a visita endocrinologica al fine di verificare le condizioni di un gozzo multinodulare semplice e di una tumefazione linfonodale sottomandibolare sinistra. Su richiesta dell'endocrinologo, il 2 maggio scorso, è stato eseguito l'ago aspirato della tumefazione linfonodale, per cui si in attesa di referto istologico.
  L'Amministrazione ha, per di più, segnalato che il prossimo 22 maggio il Marfia sarà sottoposto ad una valutazione neuropsicologica-geriatrica volta ad accertare, tramite test specifici, il decadimento delle sue condizioni cognitive, ai fini di una diagnosi esatta dell'eventuale patologia senile di demenza o di vascolopatia. Tale accertamento, così come riferito dal direttore del distretto sanitario, non è comunque determinante rispetto alle condizioni generali del paziente.
  Detto ciò, si comunica che il Tribunale di Sorveglianza di Perugia, con decreto del 24 febbraio 2012 ha fissato al 7 giugno prossimo venturo l'udienza in camera di consiglio per verificare la sussistenza dei presupposti per il rinvio facoltativo dell'esecuzione della pena per gravi infermità nei confronti del Marfia, in ottemperanza alle disposizioni di cui all'articolo 147 n. 2 c.p.
  Al riguardo, lo stesso Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Perugia ha precisato che la vicenda penitenziaria del detenuto Marfia è stata affrontata una prima volta dalla magistratura di sorveglianza territorialmente competente con ordinanza dell'11 febbraio 2010.
  In quella occasione il Tribunale ha, invero, respinto la domanda di rinvio dell'esecuzione della pena per motivi di salute, ritenendo che le condizioni di salute dell'istante non fossero in contrasto con il senso di umanità, né che fossero incompatibili con l'esecuzione penale in regime carcerario e ciò, sia in considerazione Pag. 28della documentazione medica acquisita, sia in ragione del costante monitoraggio da parte dei sanitari presenti del penitenziario e della concreta possibilità di fronteggiare eventuali emergenze di salute, mediante il ricorso a ricoveri in luoghi di cura esterni (articolo 11 ordinamento penitenziario).
  Il Presidente della predetta Autorità giudiziaria ha, peraltro, evidenziato che il ricorso per Cassazione proposto dal condannato avverso l'ordinanza di rigetto è stato dichiarato inammissibile dalla Suprema Corte, con ordinanza del 23 novembre 2010.
  Per quanto riguarda, invece, la nuova e più recente richiesta difensiva presentata dal Marfia per ottenere il rinvio dell'esecuzione della pena per motivi di salute, il procedimento per valutare l'istanza del detenuto è stato iscritto il 29 agosto 2011, dopo che il Magistrato di sorveglianza di Spoleto, in data 25 agosto 2011, aveva emesso un provvedimento provvisorio, nel quale escludeva la sussistenza di un grave pregiudizio per la salute del Marfia, trattandosi di detenuto ristretto in una struttura penitenziaria in grado di supportare adeguatamente il condannato nell'esecuzione delle visite diagnostiche e di predisporre le migliori cure per le gravi patologie da cui lo stesso risulta affetto.
  Il procedimento dinanzi al Collegio giudicante è stato fissato per la prima udienza in data 6 ottobre 2011 ed è stato successivamente rinviato a motivo della ritenuta necessità della magistratura procedente di eseguire una perizia medico legale sulle condizioni di salute del condannato. La relazione del perito medico legale è stata depositata in cancelleria il 30 dicembre 2011 ed è stata esaminata e discussa nel corso dell'udienza del 19 gennaio 2012.
  All'esito della disamina il Tribunale ha ritenuto opportuno, anche alla luce dell'ampia ed articolata memoria presentata dalla difesa, di disporre l'audizione del perito a chiarimenti, fissando, all'uopo, l'udienza del 23 febbraio 2012. La complessità delle questioni prospettate, in rapporto ai rilievi mossi dalla difesa, ha suggerito al Tribunale, su esplicito accordo delle parti, di effettuare un maggiore approfondimento dell'accertamento peritale, assegnando il termine per il deposito di relazione scritta entro il 15 maggio 2012.
  La discussione dell'istanza, così come dianzi evidenziato, è fissata per l'udienza del 7 giugno 2012.

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ALLEGATO 7

Interrogazione n. 5-06778 Bernardini: Sulle condizioni del carcere Due Palazzi di Padova.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In risposta alla richiesta di chiarimenti formulata dall'onorevole Bernardini con riguardo al gesto di autolesionismo posto in essere da un detenuto ristretto presso la casa Circondariale di Padova, rappresento che sono stati richiesti i necessari elementi informativi al competente Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria.
  Nello specifico il predetto Dipartimento ha comunicato che Chirciu Mihai ha fatto ingresso nell'istituto padovano il 16 gennaio 2012, in quanto indagato per lesioni personali gravi e continuate, per minacce e maltrattamenti ripetuti sia nei confronti della ex moglie, sia nei riguardi del di lei convivente, oltre che di un amico di famiglia.
  Dalla lettura dell'ordinanza applicativa della custodia in carcere si evince, inoltre, che il Chirciu Mihai è soggetto con una personalità violenta e prevaricatrice..., alterata dall'abuso smodato di alcool,... e capace di condotte aggressive... intense e immotivate, che in più di una occasione ha minacciato di dar fuoco all'ex moglie se non gli avesse consegnato del denaro.
  Ciò posto tengo a segnalare che il Chirciu Mihai, al suo ingresso in istituto, dopo i colloqui con gli operatori dell'Area Educativa e di quella Sanitaria, è stato ritenuto idoneo alla vita comune ed è stato sottoposto al regime di sorveglianza ordinaria, non essendo stati rilevati in lui comportamenti anomali, tali da incidere sul piano della sicurezza interna.
  Dirimente ai fini di tale decisione, sembra sia stato il divieto imposto ai reclusi dell'istituto di assumere bevande alcoliche, quest'ultime individuate come uno dei motivi scatenanti della pregressa aggressività del Chirciu.
  Quanto alla ricostruzione del gesto autolesionistico compiuto il 22 febbraio 2012, è stato riferito che il Chirciu Mihai si è avvicinato ad uno dei fornelletti usati per scaldare i cibi e i suoi abiti hanno subito preso fuoco.
  Soltanto dopo essere stato soccorso ed essere stato portato con urgenza in ospedale, il Chirciu Mihai ha dichiarato di avere agito scientemente in segno di protesta, poiché non gli era ancora stata accolta un'istanza presentata appena giorni prima.
  Il gesto autolesionistico, se rapportato alla motivazione riferita, è subito apparso agli operatori come un atto abnorme, anche perché l'istanza con cui il detenuto chiedeva di recuperare dal cellulare depositato in magazzino alcuni numeri telefonici non presentava aspetti problematici ed, anzi, era stata accolta, così come comunicato all'interessato quella stessa mattina.
  Dato atto di quanto sopra, segnalo che il Chirciu è stato ricoverato nella struttura ospedaliera per circa un mese, perché il penitenziario padovano non dispone di un Reparto Infermeria ed i Sanitari dell'Ospedale hanno preferito prolungare il ricovero per evitare possibili infezioni. Rappresento, inoltre, che al suo rientro in istituto il Chirciu non ha dato segno alcuno di alterazione.
  L'esperto psichiatra, infatti, sulla base dei colloqui con il detenuto, ha certificato che il gesto di Chirciu Mihai «era frutto Pag. 30d'intolleranza alla frustrazione, piuttosto che di reali intenzioni suicidarie, che attualmente non si rilevano».
  Lo stesso personale dell'Area Trattamentale, peraltro, non ha riscontrato particolari problematiche relazionali o necessità di un supporto ulteriore, oltre a quello garantito in via ordinaria.
  Attualmente il Chirciu è stato nuovamente inserito in condizioni di vita comune, anche se continua ad essere seguito dall'Area Sanitaria per verificare che il suo percorso di guarigione giunga a compimento, così come stabilito dai medici del Reparto Ospedaliero.
  Per quanto concerne, invece, gli ulteriori aspetti segnalati rappresento:
   che l'Area Trattamentale dell'istituto è costituita da n. 3 Educatori (di cui uno in part time) e da una unità di Polizia Penitenziaria con mansioni di segretariato. Tali numeri corrispondono all'attuale pianta organica;
   che la forza di polizia penitenziaria effettivamente presente è di 132 unità, con una carenza di 38 unità;
   che a causa della costante riduzione degli stanziamenti di bilancio, si è resa necessaria una drastica diminuzione delle prestazioni degli esperti ex articolo 80, a motivo del quale il supporto psicologico per i detenuti risulta attualmente carente. La Direzione, tuttavia, supplisce in parte a tali mancanze ricorrendo, ove possibile, all'ausilio degli psicologi dipendenti della locale ULSS, sebbene gli stessi abbiano competenze specifiche per i detenuti tossicodipendenti.

  Dato atto di quanto sopra, faccio presente che la competente Direzione Generale segue attentamente e costantemente la situazione di generale criticità degli organici, cercando di adoperarsi con ogni possibile iniziativa al fine di migliorare il lavoro del personale.
  I recenti piani d'integrazione degli organici, d'intesa con il Provveditore Regionale del Triveneto, adottati in concomitanza della chiusura del 163o corso di formazione per agenti, avvenuta nel novembre 2011, hanno consentito l'assegnazione, presso gli Istituti di Padova, di 31 unità di Polizia penitenziaria maschile, di cui 11 alla Casa Circondariale e 20 alla Casa di Reclusione.
  Concludo riferendo che le esigenze del personale saranno comunque prese in considerazione quando al termine del 164o corso di formazione (la cui conclusione è presumibilmente prevista nel mese di luglio 2012) sarà programmata l'assegnazione delle nuove risorse umane, pari a 1001 unità.

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ALLEGATO 8

Interrogazione n. 5-06779 Bernardini: Sulle condizioni del carcere di Bologna.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'interrogazione in discussione, con la quale l'onorevole Bernardini lamenta la situazione di sovraffollamento e di carenza di organico presso l'istituto penitenziario di Bologna, si forniscono i seguenti elementi informativi, acquisiti tramite il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria.
  Alla data del 16 maggio scorso, presso il citato istituto risultavano presenti 951 uomini, a fronte di una capienza tollerabile di 800 posti e regolamentare di 435 posti, mentre nella sezione femminile, alla stessa data, erano ristrette 52 donne a fronte di una capienza regolamentare e tollerabile, rispettivamente, di 62 e 103 posti detentivi.
  Va rilevato, al riguardo, che proprio per attenuare le problematiche connesse al sovraffollamento, nel corso del 2011 e del 2012 sono stati adottati diversi provvedimenti di sfollamento che hanno interessato, in particolare, i detenuti del circuito media sicurezza (con circa 75 movimentazioni) nel rispetto dei limiti derivanti dalla disponibilità di posti a livello nazionale e dalle esigenze di giustizia.
  Quanto alle opportunità lavorative, va segnalato, in primo luogo, che per l'anno 2012, sul capitolo 1761 destinato alle attività ricreative, culturali e sportive la competente Direzione Generale del Dipartimento ha provveduto a destinare al Provveditorato Regionale per l'Emilia Romagna un budget pari a 72.584 euro, mentre sul capitolo 1764, relativo alle mercedi dei detenuti lavoranti, sono stati stanziati 2.633.743 euro; attualmente, risultano lavorare alle dipendenze dell'amministrazione 140 detenuti.
  Un supporto all'incremento occupazionale dei detenuti viene in ogni caso assicurato dagli enti locali e dalla rete esterna. In particolare:
   dal 2009 è stata avviata in regime di convenzione un'attività di recupero di apparecchiature elettriche e elettroniche che occupa tre detenuti della sezione penale, con contratto a tempo determinato; inoltre, dal 28 aprile 2010 al 22 giugno 2010 altri quattro detenuti sono stati formati per subentrare progressivamente a quelli inizialmente inseriti in laboratorio;
   è stata attivata una positiva collaborazione con la Fondazione Aldini Valeriani per l'allestimento, all'interno della struttura penitenziaria bolognese, di un'officina meccanica che realizza forniture ed accessori per le imprese socie della società, ovvero per terzi. L'iniziale corso di formazione, finanziato dalla provincia di Bologna, si è appena concluso e, a breve, è prevista l'assunzione a tempo indeterminato di 12 detenuti, con possibilità, al termine della pena o in espiazione di misura alternativa, di continuare il rapporto di lavoro presso aziende del gruppo per quei soggetti che avranno acquisito un buon livello di professionalità;
   presso la sezione femminile è stata siglata, con una cooperativa sociale, una convenzione per l'apertura di un laboratorio di sartoria, che occupa 4 recluse, impegnate per quattro ore giornaliere, (inizialmente in regime di borsa lavoro) con contratto alle dipendenze della Cooperativa.

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  Le opportunità menzionate costituiscono indubbiamente un'importante occasione, nella prospettiva del futuro reinserimento sociale dei detenuti.
  In relazione, poi, alla carenza di personale di polizia penitenziaria, si comunica che presso la C.C. di Bologna risultano presenti 418 unità, con una carenza di 149 unità, pari al 26 per cento, rispetto alla previsione normativa.
  A tale riguardo, si osserva che la competente Direzione Generale del Dipartimento segue con la necessaria attenzione la situazione degli organici del personale – anche in ragione della nota carenza che si registra a livello nazionale rispetto alle dotazioni previste – adoperandosi con ogni possibile iniziativa tesa a migliorare le condizioni di lavoro.
  In proposito, deve in ogni caso evidenziarsi che i recenti piani di integrazione degli organici, adottati al termine del 163o corso di formazione per agenti hanno permesso l'assegnazione, nel mese di novembre dello scorso anno, d'intesa con il Provveditorato Regionale dell'Emilia Romagna, di 23 unità di polizia penitenziaria maschile presso l'istituto in questione.
  Le ulteriori esigenze di personale saranno tenute in debita considerazione in occasione dell'assegnazione delle nuove risorse umane, pari a 1546 unità, che sarà disposta al termine dei corsi di formazione in atto, previsto, per il 164o corso, nel mese di luglio 2012 e, per il 165o corso, nel mese di dicembre 2012.
  Quanto alla condizioni strutturali della casa circondariale bolognese, occorre evidenziare che sono stati stanziati i fondi necessari alla ristrutturazione dei locali docce del primo piano giudiziario e che, a breve, saranno avviati i lavori necessari.
  Con specifico riferimento, poi, alle condizioni del reparto infermeria, si rappresenta che le camere detentive hanno un'ampiezza tale da consentire l'allocazione di più detenuti e che nei locali vengono eseguiti gli interventi di manutenzione ordinaria che si rendono di volta in volta necessari, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili.
  Per completezza di informazione, va evidenziato che i problemi connessi al sovraffollamento potranno essere in parte risolti con l'attuazione delle previsioni contenute nel nuovo Piano carceri, approvato dal Comitato di indirizzo e controllo in data 31 gennaio 2012.
  Per la Regione Emilia Romagna, tale provvedimento prevede, infatti, la realizzazione di 4 nuovi padiglioni in ampliamento degli istituti esistenti nelle città di Parma, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia e, inoltre, opere di completamento dei padiglioni costruiti in ampliamento degli istituti di Modena e Piacenza.

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ALLEGATO 9

Interrogazione n. 5-06783 Bernardini: Sulla vendita del palazzo di giustizia da parte del comune di Potenza.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Gli uffici giudiziari di Potenza sono ospitati in un edificio di mq. 14.022, sito in via Nazario Sauro: esso venne costruito negli anni ’80, per la più parte con finanziamenti statali (per l'importo complessivo di euro 17.345.160.00), e per il residuo con fondi propri e con mutui contratti dal Comune di Potenza (euro 4.751.405,27).
  L'edificio, in virtù del finanziamento statale, è sottoposto al vincolo della destinazione ad uso uffici giudiziari e non può essere utilizzato altrimenti.
  Va detto che il Ministero della Giustizia è stato informato delle determinazioni del Comune di Potenza in ordine all'alienazione dell'edificio in questione solo in data 11 maggio 2012, allorché l'Ente locale trasmetteva via fax una nota con la quale si comunicava l'avvenuta stipula del contratto preliminare di compravendita, con patto di successiva locazione, dell'immobile in cui hanno sede gli uffici giudiziari della città.
  Dalla documentazione inviata, risulta oggi che il Comune di Potenza intende alienare l'immobile sede degli uffici giudiziari per l'importo di 32 milioni di euro, e che l'operazione consentirebbe all'Ente di conseguire importanti risultati sul piano del risanamento finanziario e del ripianamento dei debiti.
  Non possono nascondersi le perplessità provocate dal risultato complessivo cui è finalizzata la procedura di dismissione in esame, anzitutto perché lo Stato si troverebbe ad aver finanziato la costruzione di un edificio per uso di giustizia – sia pure formalmente divenuto di proprietà del Comune – che verrà alienato per fare fronte ai debiti dello stesso Ente locale.
  In secondo luogo perché, secondo le informazioni contenute in una nota esplicativa trasmessa dal Sindaco di Potenza, il Comune ha in animo di richiedere al Ministero, ai sensi della legge n. 392/41, il rimborso del canone di locazione (pari ad euro 3.290.000,00 annui) una volta trasferita la proprietà dell'immobile.
  In questo modo, non solo lo Stato avrebbe erogato a fondo perduto le risorse destinate alla costruzione del palazzo di giustizia (risorse che il Comune farebbe proprie tramite la cessione a terzi dell'immobile), ma si troverebbe per di più a dover corrispondere il rimborso annuale dei canoni dovuti per la locazione dell'edificio.
  Ad ogni buon conto, il responsabile del procedimento presso il Comune di Potenza, contattato dal Dipartimento dell'Organizzazione Giudiziaria, ha rappresentato che il contratto definitivo con la società aggiudicataria non è stato ancora stipulato.
  Per le ragioni sopra esposte, il Ministero ha dunque inviato una nota all'Avvocatura Generale dello Stato, nella quale è stato chiesto un parere in ordine alla legittimità dell'operato del Comune di Potenza e si è richiesto di esperire ogni utile iniziativa a tutela di questa Amministrazione.

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ALLEGATO 10

Interrogazione n. 5-06796 Bernardini: Sulle criticità strutturali della casa di reclusione di San Cataldo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Onorevole Bernardini le criticità strutturali da Lei segnalate nel penitenziario di San Cataldo sono state prontamente esaminate ed adeguatamente riscontrate dal Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria.
  Ebbene, per quanto riguarda il numero di detenuti ristretti nella casa di reclusione catanese, posso affermare che il dato rilevato alla data del 17 maggio 2012 è risultato nettamente difforme da quello riportato nell'atto ispettivo. Attualmente, infatti, sono presenti nel penitenziario di San Cataldo 102 unità, a fronte delle 170 presenze indicate nell'atto ispettivo. Faccio presente, peraltro, che tale numero è del tutto compatibile con la capienza regolamentare dell'istituto, che è stata fissata in 118 posti detentivi, con una tolleranza fino a 127 posti.
  Per quanto concerne, poi, gli aspetti strettamente strutturali del penitenziario in questione, ritengo doveroso segnalare, che la competente Direzione Generale ha recentemente effettuato presso il San Cataldo un sopralluogo tecnico volto a verificare le condizioni di sicurezza per la salute dei lavoratori.
  Le carenze strutturali ed impiantistiche che sono state riscontrate nell'istituto sono, però, esistenti anche a livello nazionale in altri penitenziari. Quasi tutte le strutture penitenziarie necessitano, infatti, di significativi interventi manutentivi che, fino ad oggi, sono stati comunque eseguiti compatibilmente con le riduzioni dei fondi destinati ai capitoli di spesa per l'edilizia penitenziaria.
  In ogni caso, comunico che non appena si renderanno disponibili le risorse sul capitolo di spesa 7303, di recente istituzione, sarà cura di questa Amministrazione assegnare al Provveditorato Regionale di Palermo – a cui attiene la gestione dei fondi – le risorse finanziarie necessarie per l'esecuzione degli interventi più urgenti ed improcrastinabili per migliorare le condizioni strutturali e di sicurezza degli istituti del distretto di competenza.
  Quanto, ancora, alle singole questioni prospettate dall'onorevole Bernardini comunico che:
   nelle sezioni detentive lati A e B, la postazione di controllo per il personale addetto alla vigilanza del reparto è attualmente costituita da una scrivania allocata nel corridoio. Preciso, però, che è in atto una procedura finalizzata all'installazione di un apposito gabbiotto per il personale addetto alla vigilanza delle sezioni detentive ed è in corso una ricerca di mercato al fine di acquisire offerte per la fornitura di appositi box per il personale, per garantire un innalzamento del livello di sicurezza;
   la porta di sbarramento che dai reparti detentivi consente l'accesso alle scale è dotata di feritoia chiusa con plexiglass trasparente che ha funzioni di isolante termico;
   il sistema di riscaldamento è attualmente esistente ed è perfettamente funzionante, anche se, in considerazione della non recente data di costruzione della struttura, è possibile intervenire per migliorarne le caratteristiche tecniche;
   nell'area detentiva sono stati avviati in economia lavori di ristrutturazione dei Pag. 35locali bagno ad uso del personale, che hanno comportato anche la sostituzione dello scaldabagno.

  Concludo, infine, segnalando che i fili scoperti presenti in talune parti dell'edificio non sono attivi, sicché la loro presenza – così come assicurato dal Direttore della casa di reclusione – è assolutamente innocua. Si tratta, infatti, di residui interventi di sistemazione a norma dell'impianto elettrico, che si sta procedendo ad eliminare in economia.

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ALLEGATO 11

Interrogazione n. 5-06717 Bernardini: Sulle condizioni di trattamento dei detenuti nel carcere di Potenza, nonché sul sovraffollamento delle carceri e sul principio della territorializzazione dell'esecuzione della pena.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In ordine alle diverse disfunzioni segnalate presso l'istituto penitenziario di Potenza si comunica quanto segue.
  Per quel che concerne il tema del sovraffollamento, va anzitutto ricordato che in considerazione del malfunzionamento degli scarichi delle docce presso le sezioni detentive, si è reso necessario chiudere il reparto penale per consentire il rifacimento dei locali.
  A seguito di detta chiusura i detenuti sono stati trasferiti al reparto giudiziario, presso il quale conseguentemente sono state sospese le assegnazioni proprio al fine di contenere al massimo le presenze. Alla data del 17 maggio, a fronte di una capienza regolamentare di 156 posti e tollerabile di 199, risultavano presenti n. 100 detenuti (di cui 19 donne).
  I detenuti impegnati in attività lavorative sono complessivamente 48. Di questi:
   24 sono adibiti a mansioni interne;
   5 sono assegnati al lavoro all'esterno ex articolo 21 O.P.;
   7 partecipano a progetti finanziati dalla Cassa delle Ammende;
   12 partecipano a tirocini di formazione e lavoro.

  Al fine di assicurare che le condizioni di detenzione siano il più possibile conformi al dettato costituzionale, il competente provveditorato regionale ha elaborato delle linee guida per la elaborazione di progetti di istituto che servano a potenziare le attività trattamentali, anche e soprattutto con il coinvolgimento della comunità esterna.
  Nonostante la carenza di personale dell'area educativa, l'istituto penitenziario di Potenza ha avviato diverse iniziative (corsi di istruzione scolastica; corsi di formazione professionale; organizzazione di eventi ricreativi, culturali e sportivi), che hanno riscosso un buon successo e che vengono seguite con grande motivazione e interesse.
  Per quanto riguarda, poi, il dato relativo alle misure alternative concesse negli ultimi anni, risultano le informazioni appresso riprodotte:

Affidamento in prova servizio sociale 47 detenuti
Detenzione domiciliare 48 detenuti
Semilibertà 11 detenuti
Espulsione (legge Bossi-Fini) 7 detenuti

  In relazione alla carenza di personale di polizia penitenziaria presso la C.C. di Potenza, si comunica che la forza effettivamente presente è di 130 unità, con una carenza di 23 unità rispetto alla previsione organica normativa.
  A tale riguardo si osserva che il competente Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria segue in maniera costante la condizione degli organici, cercando di adoperarsi con ogni possibile iniziativa per migliorare le condizioni lavorative del personale.
  Di ciò si terrà dovuto conto allorquando si procederà alla ripartizione del personale da assegnare presso ciascun istituto Pag. 37alla conclusione (prevista per il prossimo mese di luglio) del 164o corso di formazione per agenti.
  Riguardo al personale del comparto ministeri, si rileva una presenza effettiva di n. 3 unità nell'area educativa, a fronte di una dotazione organica tabellare di 7 posti. Infatti, un educatore ha rassegnato le dimissioni in data 25 luglio 2011 ed un'altra unità è stata assegnata dal 27 giugno 2011 alla Casa Circondariale di Trani in esecuzione di un'ordinanza del Tribunale di Potenza.
  Va inoltre evidenziato che le difficoltà rilevate nella sede di Potenza riproducono condizioni riscontrabili diffusamente in altre realtà penitenziarie del Paese, e che inevitabilmente si ripercuotono sull'efficienza di tutti i servizi dell'amministrazione.
  A tale situazione si potrà porre parziale rimedio con l'immissione in servizio di n. 76 funzionari giuridici pedagogici, che l'Amministrazione ha potuto recentemente assumere avendo dato attuazione con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2012 alle nuove norme in materia di riduzione degli assetti organizzativi delle pubbliche amministrazioni.
  Alla luce di ciò, verrà dunque esaminata la possibilità di diramare interpelli mirati per la copertura delle sedi che presentano maggiori criticità.
  Relativamente all'assistenza psicologica ai detenuti, si fa presente che le risorse disponibili sono assolutamente insufficienti e inadeguate rispetto alle reali esigenze operative del servizio (risulta in servizio un solo esperto ex articolo 80 ordinamento penitenziario per 10 ore mensili e uno psicologo del Sert), sì da comportare una drastica diminuzione delle prestazioni degli esperti.
  Per l'anno finanziario 2012 la situazione risulta ancora più aggravata rispetto al passato, se si considera che la quota parte di stanziamento del relativo capitolo di bilancio, pari a complessivi euro 1.095.727,00, ha subìto una ulteriore riduzione di risorse pari ad euro 345.000,00 rispetto allo stanziamento per l'anno 2011 (euro 1.441.455,00).
  Riguardo all'assistenza infermieristica, si rappresenta invece che il servizio è assicurato per tutto l'arco delle 24 ore, con la presenza di due infermieri di ruolo e di due infermieri in convenzione con la ASL di Potenza.
  Per quanto riguarda i lavori di ristrutturazione presso l'Istituto in questione, si rappresenta che per l'anno 2011 essi hanno interessato, e sono in via di definizione, i locali docce del reparto penale. Gli interventi sono stati appaltati a seguito di approvazione di apposito progetto presentato alla Cassa delle Ammende per i locali docce di tutti i reparti detentivi: eseguiti quelli presso il reparto penale, saranno ristrutturati anche i locali docce delle altre sezioni. Sono state, inoltre, apportate alcune migliorie all'impianto di riscaldamento.
  A causa della riduzione degli stanziamenti sui capitoli di spesa per l'edilizia penitenziaria non è stato, invece, ancora possibile eseguire gli interventi relativi:
   alla ristrutturazione delle sale colloqui ai sensi dell'ordinamento penitenziario;
   alla ristrutturazione del muro di cinta che richiede una spesa di importo pari a 5 milioni di euro;
   al risanamento ed adeguamento al decreto del Presidente della Repubblica 230/00 dei reparti detentivi e della sala colloqui: per il lotto dei lavori la spesa stimata è di 3.150.000,00 euro;
   al ripristino dell'integrità delle coperture del fabbricato (la spesa prevista è di 32 mila euro);
   al ripristino degli impianti termici, per un costo pari a 31 mila euro;
   al ripristino dell'impianto antincendio per un importo di 15 mila euro.

  Tanto premesso, sarà cura di questo Ministero – allorché saranno disponibili gli ulteriori fondi stanziati ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge 221 del 2011 – provvedere all'assegnazione delle somme necessarie per l'esecuzione degli interventi Pag. 38volti a migliorare le condizioni di vivibilità della struttura penitenziaria in questione.
  Relativamente, infine, all'ultima visita della ASP, la stessa risale al mese di giugno del 2011. Le difficoltà di maggiore rilievo segnalate a seguito dell'ispezione hanno riguardato per l'appunto i locali docce, per i quali, come detto, sono in corso i lavori di rifacimento.
  In relazione poi ai quesiti concernenti l'attività espletata dalla magistratura di sorveglianza di Potenza ed alle decisioni da essa assunte negli ultimi cinque anni nel settore delle misure alternative alla detenzione, sulla base del prospetto statistico trasmesso dalla competente Autorità Giudiziaria si evidenzia un sensibile decremento del numero di concessioni dell'affidamento in prova al servizio sociale negli anni 2007 e 2008 (nel 2008, unitamente al considerevole aumento dei rigetti) e della semilibertà nel 2008 rispetto al biennio precedente.
  Le relazioni sull'attività espletata nel 2009, 2010 e 2011 evidenziano apprezzabile produttività ed organizzazione dell'Ufficio, ma non consentono di determinare il numero dei provvedimenti di accoglimento e di rigetto delle istanze di ammissione alle misure alternative alla detenzione intramuraria.
  Si rappresenta, infine, che l'autorità giudiziaria ha sottolineato il proprio costante impegno nel monitoraggio delle condizioni di sicurezza ed igienico-sanitarie dei detenuti, anche in relazione alla segnalata situazione di sovraffollamento dell'Istituto in esame.

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ALLEGATO 12

Interrogazione n. 5-06719 Bernardini: Sulle condizioni di trattamento dei detenuti nel carcere di Catania «Bicocca».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo all'onorevole Bernardini precisando che anche per le problematiche segnalate con riferimento all'istituto penitenziario di Catania Bicocca è stato investito il competente Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria.
  Secondo quanto riferito dal predetto Dipartimento, alla data del 21 maggio 2012 risultavano presenti in istituto 269 detenuti, a fronte di una capienza tollerabile di 251 posti. Peraltro, poiché nel penitenziario catenese sono ospitati, quasi esclusivamente, i detenuti classificati come reclusi di Alta Sicurezza-livello 3 (AS3), è di tutta evidenza che nella scelta allocativa degli stessi, devono essere necessariamente valutate in modo prevalente le esigenze di separazione, al fine di garantire la massima sicurezza dei reclusi ed impedire, al contempo, che si creino pericolose alleanze o contrapposizioni.
  In ogni caso, tengo a segnalare che lo stato di sovraffollamento dell'istituto è costantemente monitorato dalla competente Direzione Generale, la quale provvede, ogni qual volta è possibile, ad attuare interventi deflativi, anche in ambito extraregionale.
  Per quanto riguarda, invece, le doglianze avanzate dai detenuti e riportate nell'atto ispettivo in discussione, va rilevato che si tratta di situazioni tendenzialmente riconducibili ai disagi conseguenti alla detenzione, la cui eliminazione o attenuazione, per quanto comprensibile ed auspicabile dal punto di vista del singolo, risulta inconciliabile, anche per fattori contingenti, con le reali potenzialità dell'organizzazione.
  Quanto, invece, all'assistenza sanitaria, rappresento che la stessa viene assicurata in tutti i penitenziari della Regione Sicilia, compatibilmente con le risorse finanziarie assegnate e tenendo conto delle esigenze e delle peculiarità dei singoli reclusi.
  Nel caso, infatti, di patologie particolari, l'Amministrazione provvede ad assegnare i detenuti malati – sia pure provvisoriamente – in strutture carcerarie dotate di assistenza sanitaria adeguata, ricorrendo, nei casi più gravi, anche a ricoveri in luoghi esterni di cura.
  Per quanto concerne, poi, le attività previste in favore dei detenuti va precisato che, sia pure nei limiti delle risorse disponibili, sono attuati programmi trattamentali in tutti gli istituti della Regione Sicilia. Presso l'istituto di Catania Bicocca vi è, infatti, un'intensa attività scolastica e formativa che, unitamente ai lavoranti, vede impegnato oltre il quaranta per cento della popolazione detenuta.
  Venendo, poi, alle problematiche segnalate con riguardo al personale, rappresento:
   a) che la forza di polizia penitenziaria presente nel carcere di Bicocca è di n. 241 unità, con una carenza di sole 7 unità, quantificabili in misura percentuale pari al 3 per cento della previsione organica normativa;
   b) che i funzionari della professionalità giuridico pedagogica (educatori) risultano presenti in numero di 5 unità, a totale copertura della dotazione organica;
   c) che l'assistenza psicologica apprestata ai detenuti è inevitabilmente condizionata Pag. 40dalle risorse disponibili, talvolta insufficienti ed inadeguate rispetto alle reali esigenze operative del servizio. In tal senso, va ricordato, infatti, che la quota-parte di stanziamento del capitolo di bilancio 1761, piano di gestione 8, ha subito – rispetto allo stanziamento di 1.441.455 euro previsto per l'anno 2011 – una riduzione pari ad 345.000,00 euro.
  I fattori di criticità di tale servizio sono stati comunque, prontamente, segnalati nell'ottica di sollecitare un favorevole intervento del Ministero dell'Economia e Finanze.
  Per quanto riguarda, infine, gli interventi strutturali comunico:
   1) che la pratica relativa agli interventi di riparazione dell'impianto di riscaldamento dell'istituto è stata avviata e che entro il mese di ottobre del corrente anno l'impianto dovrebbe essere ripristinato;
   2) che sono state individuate e rimosse le cause delle macchie di umidità presenti sul soffitto del corridoio di collegamento delle due sezioni detentive;
   3) che lo scorso anno è stato eseguito presso il padiglione destro dell'istituto l'intervento di adeguamento al decreto del Presidente della Repubblica 230/2000, realizzando le docce all'interno dei locali adibiti ai servizi igienici. Per carenza di risorse finanziarie non è stato possibile fare altrettanto nel padiglione sinistro: la richiesta di adeguamento al dettato normativo, tuttavia, è già stata inoltrata dal Provveditorato regionale per l'inserimento nella programmazione triennale;
   4) che è in corso la pratica per la ristrutturazione delle sale colloqui e per il loro adeguamento al dettato normativo. Inoltre, è in corso la predisposizione di misure atte ad eliminare le attese dei famigliari dei detenuti attraverso la realizzazione di un sistema di prenotazione telefonica.

  Detto ciò, concluso precisando che, poiché il budget assegnato nel corrente esercizio finanziario al Provveditorato regionale per realizzare le opere di manutenzione degli istituti penitenziari del distretto (per quanto non ancora sufficiente a soddisfare integralmente il fabbisogno complessivo) è maggiore rispetto a quello stanziato nel decorso esercizio, la situazione di disagio denunciata dall'onorevole Bernardini dovrebbe registrare nell'anno corrente un consistente miglioramento.