XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 28 novembre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    al fine di assicurare la più ampia tutela della salute pubblica è indispensabile mantenere il tenore dei contaminanti di alcune derrate alimentari, tra cui i cereali, a livelli accettabili sul piano tossicologico;
    la legislazione comunitaria regolamenta i limiti di contaminazione differenziando quelli relativi ai prodotti destinati all'alimentazione umana, stabiliti dal regolamento della Comunità europea n. 1881/2006 che definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari, e quelli concernenti l'alimentazione zootecnica, indicati nella direttiva 2002/32/CE;
    la presenza di aflatossine è senz'altro più significativa in raccolti ottenuti in condizioni di clima siccitoso e le coltivazioni maidicole del nostro Paese, particolarmente esposte alla contaminazione da tali tossine risultano, nell'annata agraria 2012, estremamente danneggiate in conseguenza del clima semitropicale che si è protratto per gran parte del ciclo di vita del mais;
    dai primi monitoraggi effettuati sulla raccolta in corso si rileva infatti la presenza di aflatossine nel mais e nella granella di mais ed è pertanto urgente la ricerca di soluzioni che consentano di tutelare la salute dei consumatori e il reddito dei produttori;
    sebbene il principio di precauzione alla base della legislazione comunitaria in materia di tenori massimi di contaminanti sia una garanzia per la protezione della salute umana ed animale, esso tuttavia rende la norma comunitaria estremamente rigorosa anche a fronte della impossibilità di determinare il rischio con assoluta certezza;
    per la determinazione dei tenori di contaminanti nel mais e nella granella di mais destinati ad alimentazione zootecnica, ovvero più dell'80 per cento del mais coltivato in Italia, sarebbe più idoneo un sistema che indichi i livelli massimi consigliati di micotossine, livelli ampiamente conservativi rispetto a quelli in grado di determinare effetti tossicologici sull'uomo e sugli animali, per poi affidare ad una valutazione di rischio su base probabilistica la possibilità che il pericolo si trasformi in danno effettivo per il consumatore;
    come stabilito dalla normativa comunitaria, mediante alcuni trattamenti fisici durante le fasi di stoccaggio e conservazione è possibile abbassare il tenore di aflatossine nelle partite di derrate alimentari e pertanto, al fine di ridurre al minimo gli effetti sugli scambi, è opportuno consentire, per questi prodotti, quantità più elevate di aflatossine qualora essi non siano destinati al consumo umano diretto o all'impiego di ingredienti di prodotti alimentari;
    sebbene sia prioritaria l'adozione di misure atte a evitare la possibilità di ingresso nella catena alimentare di mais e prodotti a base di mais la cui contaminazione sia inaccettabilmente elevata, a causa delle avverse condizioni atmosferiche che hanno caratterizzato l'annata agraria 2012, risulta a rischio oltre la metà dei raccolti del settore cerealicolo nazionale con ingenti danni sull'intera filiera,

impegna il Governo:

   considerare la possibilità, in corrispondenza di annate eccezionalmente avverse come quella in corso, di disporre l'innalzamento dei tenori massimi di aflatossine nel mais, ove la granella per l'alimentazione animale non comporti rischi per la salute umana;
   valutare con urgenza l'opportunità di varare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, adeguati sostegni finanziari volti a salvaguardare il reddito dei produttori maidicoli e degli stoccatori danneggiati da raccolti che registrano contaminazioni da aflatossine superiori ai livelli consentiti.
(1-01199) «Dozzo, Negro, Maroni, Bossi, Lussana, Montagnoli, Fedriga, Fugatti, Callegari, Rainieri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Dal Lago, Desiderati, Di Vizia, Dussin, Fabi, Fava, Follegot, Forcolin, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Isidori, Lanzarin, Maggioni, Martini, Meroni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Paolini, Pastore, Pini, Polledri, Reguzzoni, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».


   La Camera,
   premesso che:
    una gravissima crisi a Gaza ha fatto precipitare nuovamente i rapporti tra Israele ed Hamas in un conflitto militare che ha causato oltre 100 morti e che ha innescato a sua volta un odioso atto di terrorismo che conferma quanto siano pericolosi i nemici della pace che vogliono compromettere il diritto irrinunciabile dello Stato di Israele alla sicurezza;
    gli sforzi della comunità internazionale per determinare una tregua immediata dei combattimenti sono stati premiati con un accordo positivo che ha visto giocare un ruolo certamente positivo gli Stati uniti e l'Egitto. Occorre mantenere una precisa assunzione di responsabilità di tutti gli attori per rendere la tregua un fatto duraturo. Bisogna avere la consapevolezza che si è evitato il peggio: un allargamento del conflitto con esiti disastrosi sulla stabilità dell'intera regione mediorientale;
    l'attuale crisi di Gaza infatti è caduta in un tornante storico di grande incertezza: il cambiamento della leadership in Egitto, in cui gli equilibri politici sono ancora da stabilizzarsi, e la situazione di sostanziale guerra civile in Siria vanno a complicare un quadro in cui gli altri nodi (dalla situazione libanese a quella iraniana che incombe con tutta la sua complessità) non sono certo stati sciolti mentre il quadro politico dei Paesi arabi è ancora scosso dagli eventi della primavera araba e attraversato da un aumento dell'influenza dei partiti islamici in tutti i Paesi;  
    non vedere i nodi politici da sciogliere e puntare, come si è fatto sinora, sulla pura e semplice prosecuzione dello status quo si è rivelato un gravissimo errore: sono proprio il mutato contesto regionale ed i rischi che derivano dalla sua instabilità ad imporre la riapertura del confronto politico;
    la situazione di possibile isolamento politico di Israele, la concomitanza di elezioni prossime nel Paese, l'instabilità sociale e politica in molti Paesi arabi, la crisi siriana tuttora aperta e il tema del nucleare iraniano rappresentano una miscela che rischia di infiammare l'intera regione e impone un ritorno in scena della politica per uno sbocco e una prospettiva che vada oltre la semplice ricostruzione delle responsabilità delle parti nell'attuale crisi e assuma delle scelte più forti per risolvere un conflitto che si rivela, ancora una volta, l'epicentro dell'instabilità mediorientale;
    in questo contesto l'Europa deve assumersi tutte le sue responsabilità anche perché le mutate condizioni geopolitiche, come ha dimostrato la crisi libica, fanno ritenere che il ruolo americano, ancora essenziale, non può non essere accompagnato da un più attivo e consapevole ruolo politico dell'Unione europea in Medioriente;
    in particolare, l'obiettivo di raggiungere una tregua duratura comporta che si lavori per un impegno delle Nazioni Unite sul terreno che assicuri il rispetto del cessate il fuoco e garantisca la ripresa della normalità e la sicurezza per le popolazioni civili;
    il Governo italiano, per il ruolo svolto in questi anni e la presenza rispettata da parte di tutti gli interlocutori, può e deve fare ogni sforzo perché questi obiettivi vengano raggiunti;
    assume, a questo punto, ancora più rilevanza sul piano del rilancio di una strategia politica complessiva, il prossimo voto, in seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, della richiesta dell'ANP di ottenere il riconoscimento di «Stato osservatore non membro» dell'Onu, richiesta presentata nel settembre 2011 e poi rinviata a una data successiva alle elezioni statunitensi; il segretario di Stato USA H. Clinton ha chiesto il 21 novembre 2012, al presidente palestinese, senza però ottenerlo, il consenso ad un differimento della data del voto in Assemblea generale;
    sulla richiesta dell'ANP, che verosimilmente sarà accolta dalla maggioranza dell'Assemblea generale, è indispensabile che l'Unione europea esprima una posizione unitaria, dimostrando la necessaria maturità e responsabilità per ambire a giocare un ruolo di effettivo attore nello scenario internazionale;
    tuttavia, mentre in occasione di analoghi voti, nell'ottobre 2011 all'Unesco e al Consiglio d'Europa, con l'approvazione di un sostanziale riconoscimento della Palestina, non si era riusciti a trovare una posizione comune europea e l'Italia aveva fatto ricorso all'astensione è indubbio che la gravità dell'attuale crisi e il mutato scenario politico rendono indispensabile in questo caso una maggiore assunzione di responsabilità;
    in particolare, nella malaugurata ipotesi si tornasse a non definire una posizione comune europea, sarebbe necessario per il nostro Paese assumere responsabilmente una posizione più chiara e politicamente significativa, assicurando per lo meno la coerenza anzitutto con le posizioni espresse dai partner europei mediterranei, in particolare Francia, Spagna e Grecia e Cipro,

impegna il Governo:

   a fare ogni sforzo, in sede europea e nei consessi multilaterali internazionali, perché l'accordo di tregua si consolidi, sia duraturo e garantisca la sicurezza delle popolazioni e il ritorno alla normalità, affinché la sicurezza di Israele sia garantita dalle continue incursioni missilistiche da Gaza, che hanno purtroppo fatto riesplodere la crisi, facendo sì che sia rimosso ogni ostacolo perché possa riprendere il negoziato di pace sulla base del principio «due popoli due Stati»;
   a ricercare e favorire una posizione comune dell'Unione europea in occasione del prossimo voto in seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite relativamente alla richiesta di concessione dello status di «Paese osservatore non membro» all'Autorità nazionale palestinese e a evitare un voto di semplice astensione dell'Italia nel caso in cui lo stesso non fosse utile ad assicurare una comune posizione europea, assicurando piuttosto un voto coerente e unitario con quello dei Paesi europei mediteranei.
(1-01200) «Tempestini, Franceschini».


   La Camera,
   premesso che:
    il 16 giugno 2011, i rappresentanti dei governi, delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei sindacati presenti alla 100a Conferenza annuale dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), hanno preso una decisione storica, adottando un insieme di norme internazionali volte a migliorare le condizioni di lavoro di decine di milioni di lavoratori domestici in tutto il mondo;
    i delegati alla conferenza hanno adottato la convenzione sulle lavoratrici e i lavoratori domestici, con 396 voti favorevoli, 16 contrari e 63 astensioni, mentre la raccomandazione che l'accompagna ha ottenuto 434 voti favorevoli, 8 contrari e 42 astensioni. L'ILO è l'unica Organizzazione tripartita all'interno del sistema delle Nazioni Unite, e ognuno dei suoi 183 Stati membri è rappresentato da due delegati governativi, un delegato delle organizzazioni dei datori di lavoro e un delegato sindacale, che votano in maniera indipendente;
    i due testi costituiranno la 189a convenzione e la 201a raccomandazione adottate dall'ILO dalla sua istituzione nel 1919;
    le nuove norme dell'ILO stabiliscono che i lavoratori domestici di tutto il mondo, che si prendono cura delle famiglie e delle loro abitazioni, sono titolari degli stessi diritti fondamentali nel lavoro riconosciuti agli altri lavoratori: orari di lavoro ragionevoli, riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive, un limite ai pagamenti in natura, informazioni chiare sui termini e le condizioni di impiego, nonché il rispetto dei principi e dei diritti fondamentali nel lavoro, fra cui la libertà di associazione e il diritto alla contrattazione collettiva;
    la Convenzione definisce lavoro domestico quel lavoro svolto in o per una famiglia o più famiglie. I due nuovi strumenti normativi, nonostante coprano la totalità dei lavoratori domestici, prevedono delle misure speciali volte a proteggere i lavoratori che, a causa della giovane età, della nazionalità o delle condizioni di alloggio, possono essere esposti a rischi aggiuntivi rispetto ai loro pari;
    secondo recenti stime dell'ILO, basate su indagini e/o censimenti nazionali realizzati in 117 Paesi, i lavoratori domestici nel mondo sarebbero almeno 53 milioni, ma gli esperti affermano che la cifra potrebbe superare i 100 milioni se si considera il fatto che, spesso, questo tipo di lavoro è nascosto o non registrato. Nei paesi in via di sviluppo, i lavoratori domestici rappresentano tra il 4 e il 12 per cento dell'occupazione salariata. Circa l'83 per cento di questi lavoratori sono donne o ragazze e numerosi sono i lavoratori migranti;
    anche in Italia quello del lavoro domestico è un settore caratterizzato in parte dal sommerso. Si calcola che il numero complessivo impiegato nel settore superi 1,5 milioni di unità, mentre le iscritte all'INPS nel 2010 erano solo 872 mila. Si tratta in prevalenza di donne (84 per cento), con cittadinanza straniera e provenienti dall'Europa dell'Est (47 per cento). Significativa è però anche la presenza di lavoratori originari dall'Asia meridionale e orientale (16 per cento) e italiani (18 per cento);
    oltre un quarto dei lavoratori domestici ha tra i 30 e i 40 anni e il 30 per cento ha tra i 40 e i 50 anni. Anche la presenza di giovani, seppur minoritaria, è significativa: il 15 per cento dei collaboratori (oltre 130 mila lavoratori) ha meno di 30 anni. La necessità di rinnovare il permesso di soggiorno incoraggia le lavoratrici ad accettare condizioni d'impiego e di retribuzione a volte al di sotto dei livelli minimi contrattuali e rende particolarmente difficile alle organizzazioni sindacali la tutela di questa importante quota del mondo del lavoro, tanto importante in una società che invecchia, come la nostra. In Italia il settore è tutelato, sia dalle leggi (codice civile e legge 339 del 1958) sia soprattutto dalla contrattazione collettiva che garantisce una tutela notevole a tutti i livelli;
    in Italia, il contratto collettivo nazionale di lavoro per il settore domestico, copre oggi praticamente tutti gli aspetti relativi alla condizione ed al rapporto di lavoro nel settore. Dalle assunzioni, inquadramento, orario di lavoro, compenso mensile ed orario, riposo e ferie, condizioni di lavoro, malattia e infortuni, condizioni di vitto e alloggio per chi vive con il proprio datore di lavoro e fino alla cessazione del rapporto d'impiego;
    purtroppo l'estrema frammentazione del comparto e le sue particolari caratteristiche (il datore di lavoro è quasi sempre una famiglia, il lavoro può essere a ore, realizzato con più datori; poi ci sono le complessità legate alla legge sull'immigrazione e altre), rendono difficile la rappresentanza di queste lavoratrici e spesso il contatto con il sindacato avviene nella fase della chiusura del rapporto di lavoro. Anche per le associazioni imprenditoriali il livello di rappresentanza è molto vago;
    la natura stessa del rapporto di lavoro (tra lavoratori e famiglie) con le attività svolte all'interno della casa di famiglia, rende difficile l'attività di ispezione e rende complicato al sindacato svolgere la funzione di tutela dei propri iscritti e dei lavoratori in generale;
    per questo motivo, è vitale un'azione di informazione capillare sui diritti di questi lavoratori, anche attraverso collaborazioni con associazioni e comunità straniere. Da quasi tutti gli interventi dei delegati dai vari Paesi, è emerso che la maggior forma di contatto viene direttamente dalle lavoratrici che si rivolgono al sindacato quando hanno problemi;
    in Italia si valuta che il lavoro sommerso pesi per almeno il 40 per cento della forza lavoro. Da qui la necessità di promuovere strumenti di emersione, potenziando la sensibilizzazione delle lavoratrici, la lotta agli abusi e discriminazioni, gli strumenti di emersione dal lavoro nero e dalla condizione di irregolarità;
    il governo dell'Uruguay è stato il primo a ratificare la Convenzione, lo scorso 25 aprile, concedendo la protezione internazionale a 120.000 lavoratori domestici in quel paese. Sono seguite le ratifiche delle Filippine e delle Isole Mauritius, facendo sì che la convenzione entrasse in vigore (Stando alle procedure dell'ILO, la nuova Convenzione sarebbe entrata in vigore dopo la ratifica da parte di due Paesi). Altri Paesi stanno per seguire questa strada, incluso il Sud Africa, il Belgio, il Kenya, Brasile e Colombia;
    nel dicembre 2011 ITUC ha lanciato «la campagna 12 entro 12» (12 ratifiche entro il 2012) lo e ha mobilitato oltre 100 organizzazioni affiliate in 81 Paesi;
    a tutt'oggi l'Italia non ha ancora proceduto alla ratifica della Convenzione nonostante i numerosi solleciti promossi dalle associazioni e dalle rappresentanze sindacali,

impegna il Governo

a promuovere urgentemente ogni iniziativa utile a pervenire entro la fine della legislatura alla ratifica della convenzione C189 – «Convenzione sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici, 2011».
(1-01201) «Livia Turco, Murer, Lenzi, Amici, Villecco Calipari, Madia, Miotto, Damiano, Gatti, Argentin, Sarubbi, Bellanova, Schirru, Sbrollini, Bindi, Mosca, Bobba, Grassi, Bossa, De Torre, Velo, Zaccaria, Lo Moro, D'Incecco, Bucchino, Farina Coscioni, Maurizio Turco».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,
   premesso che:
    il 23 novembre 2012, il Vice Ministro degli Esteri spagnolo Gonzalo de Benito ha dichiarato che la Spagna sta lavorando per far approvare in ambito Unione europea la decisione di classificare Hezbollah come organizzazione terroristica, soprattutto in relazione all'attentato terroristico di Bourgas, Bulgaria, del 12 luglio 2012, in cui persero la vita cinque turisti israeliani, l'autista dell'autobus che li trasportava e nel quale rimasero feriti altri trentasei turisti cittadini dello Stato ebraico;
    l'11 novembre, il Ministero degli affari esteri austriaco ha annunciato che è in corso una discussione in seno ai 27 Stati membri dell'Unione europea circa il possibile inserimento di Hezbollah nella propria lista delle organizzazioni terroristiche;
    il 7 settembre 2012, in occasione dell'ultimo vertice dei Ministri degli affari esteri dei 27 Stati membri dell'Unione europea, discutendo della situazione siriana, il ministro degli affari esteri olandese, Uri Rosenthal, ha esortato gli altri rappresentanti a riconoscere Hezbollah e tutte le sue filiali come organizzazione terroristica in Europa come già fatto dai Governi di Stati Uniti, Canada, Israele, Australia, Bahrein e, dal 2008, dal Governo olandese, unica nazione europea ad aver adottato questa misura ad eccezione del Regno Unito, che distingue tra l'ala politica di Hezbollah e quella militare, quest'ultima classificata come organizzazione terrorista;
    il 26 ottobre 2012 un gruppo bipartisan di 76 senatori degli Stati Uniti ha invitato ufficialmente l'Unione europea a includere Hezbollah nella sua lista delle organizzazioni terroristiche al fine di lanciare un messaggio netto e univoco di lotta comune tra Europa e USA contro il terrorismo di Hezbollah. Inoltre, il direttore del dipartimento antiterrorismo della Casa Bianca, John O. Brennan, ha affermato che la mancanza di designazione di Hezbollah nella blacklist europea indebolisce l'efficacia della lotta internazionale al terrorismo. La resistenza europea ha detto Brennan rende più difficile la difesa dei nostri Paesi e la protezione dei nostri cittadini;
    Hezbollah, in arabo Partito di Dio, movimento politico sciita libanese fondato nel giugno 1982, conduce una strenua battaglia contro l'imperialismo americano e israeliano, così come sancito anche dal suo manifesto del 16 febbraio 1985 e si ispira al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica Iraniana e non riconosce il diritto all'esistenza dello Stato d'Israele – da esso definito «entità sionista»;
    secondo le indagini delle polizie di molti Paesi, Hezbollah, dalla sua fondazione, è sospettato di essere autore e/o complice di molteplici attendati terroristici tra i quali: nel 1983 due autobombe contro una caserma occupata da truppe americane e francesi uccidono 241 marine statunitensi e 58 paracadutisti francesi; nel 1984 l'attentato in un ristorante nei pressi della US Air Force Base a Torrejon, Spagna causa la morte di 18 militari statunitensi e 83 feriti; nel 1985 il dirottamento del volo TWA 847, nel corso del quale venne assassinato il sommozzatore della marina USA Robert Stethem; nel 1992 l'attentato contro l'ambasciata israeliana di Buenos Aires conta 29 morti e più di 290 feriti; nel 1994 l'attentato in Argentina contro la sede della Asociacion Mutual Israelita provoca 85 vittime e più di 300 feriti; nel 2009 le autorità egiziane arrestano 49 uomini di Hezbollah con l'accusa di pianificare attacchi contro obiettivi israeliani ed egiziani nella penisola del Sinai; nel luglio 2011, il Tribunale speciale ONU per il Libano ha incriminato quattro esponenti del Partito di Dio per la strage del 14 febbraio 2005, nella quale vennero uccisi il primo ministro libanese Rafiq Hariri e altre 21 persone, nel 2011 l'Fbi e l'agenzia federale antidroga drug enforcement agency sventano un complotto per assassinare l'ambasciatore saudita negli Stati Uniti; nel 2011, il country report stilato dal dipartimento di Stato americano indica Hezbollah come probabile autore dell'attacco del maggio 2011 contro la Forza UNIFIL, nel quale furono feriti sei militari italiani e tre francesi, oltre a sei civili francesi; nel 2012 le autorità messicane arrestano tre uomini affiliati ad Hezbollah e sospettati di preparare un attentato negli Usa;
    l'attentato di Bourgas, Bulgaria, contro un autobus di turisti israeliani, che causa 6 morti e 36 feriti; l'attentato contro la macchina dell'ambasciatore israeliano a New Delhi, nel quale rimangono feriti la moglie e l'autista; nelle stesse ore, una bomba posta davanti all'Ambasciata israeliana di Tbilisi, in Georgia, viene disinnescata appena in tempo;
    Hezbollah contravviene ripetutamente alla risoluzione ONU 1701 (2006), che invoca il disarmo di tutti i gruppi armati in Libano ai di fuori dell'esercito e vieta agli elementi armati di Hezbollah di essere presenti nel Libano meridionale. Attualmente, il Partito di Dio ha una disponibilità di circa 13.500 soldati e nell'ottobre 2006 lo stesso Hezbollah ha affermato di avere un arsenale di almeno 33.000 razzi, tra cui missili Fajr, di fabbricazione iraniana (capaci di una gittata di 45 chilometri), Zelzal-2 (con gittata di 200-400 chilometri e capacità di trasporto di 600 chilogrammi di esplosivo), missili balistici Scud, razzi Katyusha e missili antinave. Inoltre, secondo il dipartimento antiterrorismo americano, l'Iran ha fornito a Hezbollah Unmanned Aerial Vehicle (aerei senza pilota) come il Mohajer-4;
    numerose testimonianze, specie di profughi scappati dal Paese, riportano il costante coinvolgimento di Hezbollah nella guerra civile siriana, in corso ormai da 20 mesi. A tale proposito, il 10 agosto 2012, il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha dichiarato che l'obiettivo strategico immediato degli Stati Uniti è di rompere i legami fra Siria, Iran ed Hezbollah, i quali prolungano la vita del regime di Damasco. Inoltre, il 15 ottobre 2012, in occasione della riunione sul Medio Oriente del Consiglio di Sicurezza ONU, l'Ambasciatore degli Stati Uniti, Susan Rice, ha esortato la Comunità internazionale a contrastare le attività terroristiche di Hezbollah e a fare di più per approfondire il coinvolgimento del Partito di Dio nel conflitto siriano, denunciando che il movimento libanese filo-iraniano Hezbollah alimenta con uomini e mezzi la repressione del popolo siriano compiuta dal dittatore Bashar al-Assad, combattendo l'Esercito libero Siriano dalla valle della Bekaa, 150 chilometri a est di Beirut, e addestrando la milizia di Assad, gli Shabiha, per trasformarla in un apparato paramilitare;
    il dipartimento del Tesoro USA ha adottato ad agosto nuove sanzioni contro Hezbollah per il suo sostegno al Governo della Siria. In particolare la nuova misura mira a impedire qualsiasi attività o passaggio di fondi del movimento Hezbollah nella giurisdizione degli Usa che già da anni considerano il movimento sciita libanese anti-israeliano come un'organizzazione terrorista;
    l'Unione europea classifica le organizzazione di tendenza terrorista se commettono atti intenzionali che, data la loro natura o il contesto, possono intimidire seriamente una popolazione, costringere indebitamente i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto, destabilizzare gravemente o distruggere le strutture politiche, costituzionali, economiche o sociali fondamentali di un Paese o di un'organizzazione internazionale;
    nel 2003, l'Italia ebbe un ruolo decisivo nella decisione di inserire Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea,

impegna il Governo

ad agire in sede europea affinché il movimento Hezbollah venga inserito nella lista del terrorismo internazionale dell'Unione europea.
(7-01046) «Nirenstein».


   La IV Commissione,
   premesso che:
    il 28 giugno 2014 ricorrerà il centesimo anniversario dell'assassinio dell'erede al trono austro-ungarico, l'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo, ucciso in un attentato a Sarajevo;
    il 28 luglio seguente sarà la volta del centesimo anniversario della dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia, evento al quale si riconduce convenzionalmente l'inizio del primo conflitto mondiale;
    il 24 maggio 2015 cadrà invece il centesimo anniversario dell'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale;
    il 4 e l'11 novembre 2018 marcheranno infine il compimento di un secolo dalla conclusione delle ostilità, rispettivamente sul fronte italiano e sul fronte europeo-occidentale;
    va sottolineato il carattere di momento fondativo dell'età contemporanea attribuito dalla storiografia al primo conflitto mondiale;
    in vista di questa serie di ricorrenze, il 3 agosto 2012 il Presidente del Consiglio dei ministri ha emanato un proprio decreto che istituisce il Comitato storico-scientifico per il «Centenario della Prima Guerra Mondiale», senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, affidandone la presidenza al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio e chiamandone a far parte i Sottosegretari di Stato ai Ministeri dell'interno, della difesa, dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti, per i beni e le attività culturali, dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica;
    sono state attribuite al predetto Comitato di penetranti funzioni di impulso, promozione e coordinamento delle manifestazioni che saranno organizzate nella cornice della commemorazione delle ricorrenze connesse al centenario del primo conflitto mondiale;
    va tuttavia stigmatizzata la decisione di non includere nel predetto comitato alcuna espressione delle autonomie regionali, malgrado le regioni territorialmente maggiormente interessate alle ricorrenze, in ragione della loro passata esperienza di teatri operativi del primo conflitto mondiale, abbiano manifestato il proprio intendimento di procedere all'organizzazione di eventi;
    va rimarcato che al contesto delle celebrazioni, oltre all'azione pedagogica ed educativa connessa alla memoria degli eventi, è opportuno ricondurre anche iniziative adeguate di recupero e valorizzazione dei siti collegati ai fatti della Prima guerra mondiale – trincee, musei, cimiteri e sacrari in particolare – anche nella prospettiva di un successivo, razionale, sviluppo del turismo di carattere storico-militare;
    si richiama la circostanza che con la legge 7 marzo 2001, n. 78 si è già provveduto una prima volta a promuovere una campagna di valorizzazione delle vestigia della prima guerra mondiale, prevedendo all'uopo anche degli stanziamenti di lungo periodo, poi venuti meno in seguito all'accentuarsi delle difficoltà della finanza pubblica,

impegna il Governo:

   a coinvolgere nella programmazione delle iniziative le rappresentanze delle regioni maggiormente coinvolte nel primo conflitto mondiale, in quanto ex teatri operativi, in particolare prevedendone l'inclusione nel Comitato storico-scientifico per il «Centenario della Prima Guerra Mondiale»;
   ad assumere iniziative per associare al proprio sostegno nei confronti delle manifestazioni con le quali sarà celebrato in Italia il centenario del Primo conflitto mondiale anche il rifinanziamento degli interventi di valorizzazione delle vestigia della guerra.
(7-01045) «Gidoni, Dozzo, Chiappori, Molgora».


   La VII Commissione,
   premesso che:
    il diploma di maturità magistrale abilita in modo permanente all'insegnamento nella scuola primaria;
    tale principio è espressamente definito dall'articolo 197 comma 1, decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e dall'articolo 15, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 23 luglio 1998, n. 323, nonché confermato dalla sentenza della Corte Costituzionale del 1997 che considera il diploma di maturità magistrale «in sé» abilitante, a prescindere dai concorsi a cattedra;
    tale determinazione è peraltro ravvisabile nello stesso contratto collettivo nazionale di lavoro, a proposito della mobilità della scuola statale 2012;
    il decreto ministeriale n. 249 del 2010 – istitutivo dei percorsi di tirocinio formativo attivo – ha disatteso la suddetta sentenza della Corte costituzionale, istituendo con l'articolo 15, comma 16, specifici percorsi per i diplomati magistrale finalizzati a conseguire (nuovamente) l’«abilitazione» per la scuola dell'infanzia e per la scuola primaria mettendo a rischio l'esistenza stessa delle scuole primarie paritarie;
    con nota del 29 aprile 2011, protocollo n. 1065, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in relazione al succitato articolo di legge, affermava che il dettato recato dalla predetta norma, contenuta nel decreto ministeriale n. 249 del 2010 «non muta la previgente normativa e fa salvo il valore del titolo conseguito in ordine all'accesso alla terza fascia delle graduatorie di istituto e alla possibilità di ottenere contratti a tempo indeterminato nelle scuole paritarie. Il titolo finale conseguito attraverso il percorso consente invece di poter accedere alla seconda fascia delle graduatorie di istituto»;
    le modifiche introdotte al suddetto decreto ministeriale (articolo 27-bis), e sottoposte alla valutazione del CNPI affermerebbero invece che «I medesimi titoli di abilitazione costituiscono requisito per l'insegnamento nelle scuole paritarie, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, lettera g), della legge 10 marzo 2000, e dell'articolo 1, comma 6, lettera g), del decreto del Ministro dell'istruzione 29 novembre 2007, n. 267»;
    il diploma magistrale, rilasciato al termine di un ciclo di studi triennale svolto presso una scuola magistrale ha determinato, il diritto all'insegnamento nella scuola materna;
    il suddetto diploma, dopo un ciclo di studi quadriennale svolto presso un istituto magistrale ha consentito l'accesso all'insegnamento sia nella scuola elementare (scuola primaria) che nella scuola materna (scuola dell'infanzia);
    il suddetto titolo (triennale e quadriennale) recava inequivocabilmente nella propria intestazione la dizione «diploma di abilitazione all'insegnamento»;
    a differenza della scuola non statale, il cui accesso agli aspiranti docenti era stato assoggettato al gradimento del gestore, l'accesso alla scuola statale, in osservanza ai principi costituzionali recati dall'articolo 97, terzo comma, della Costituzione (agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concordo, salvo i casi stabiliti dalla legge), non poteva avvenire se non attraverso un concorso pubblico;
    conseguentemente, è stato indetto il famoso «concorso magistrale», strumento necessario quanto obbligatorio per entrare nella scuola statale, e non per essere ritenuti idonei all'insegnamento anche nella scuola non statale;
    il suddetto «concorso» ha creato un'anomala sovrapposizione con il concetto stesso di abilitazione, ritenendosi «abilitati» soltanto «coloro che avevano superato il concorso magistrale», peraltro in numero superiore al numero dei posti effettivamente disponibili nella scuola statale;
    è noto l’iter della formazione delle celeberrime «graduatorie», all'interno delle quali si sono inseriti i docenti abilitati/idonei in attesa di un posto nella scuola statale;
    da questa ambiguità evidente è derivato un vero e proprio caos normativo che ha provocato disagi sia per la gestione pratica della scuola, sia per i gestori che per gli organi di controllo, allorquando non risultava chiara la disposizione di legge alla quale appellarsi;
    con il decreto interministeriale del 10 marzo 1997 si è chiuso un ciclo di storia della scuola e dell'istituto magistrale, essendosi previsto che, a far data dall'anno scolastico 1998-1999, vengono definitivamente soppressi i corsi di studio triennali e quadriennali delle scuole magistrali e degli istituti magistrali (articolo 1) e che, per l'insegnamento nella scuola materna ed elementare, si sarebbe reso necessario il possesso del titolo di laurea. Al riguardo, il predetto decreto interministeriale, all'articolo 2, stabilisce inoltre che: «i titoli di studio conseguiti al termine dei corsi triennali e quinquennali sperimentali di scuola magistrale e dei corsi quadriennali e quinquennali sperimentali dell'istituto magistrale (omissis) comunque conseguiti entro il 2001-2002 conservano in via permanente l'attuale valore legale e consentono di partecipare...»;
    la circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 18 marzo 2003, n. 31, in sintonia con quanto disposto dalle norme sopra citate, ha ribadito espressamente e correttamente il valore abilitante del diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002, recitando: «Resta salvo altresì il valore abilitante del diploma conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002 a conclusione dei corsi ordinari e sperimentali delle scuole magistrali per l'insegnamento nella scuola dell'infanzia e degli Istituti magistrali per l'insegnamento nelle scuole magistrali e nella scuola elementare n. 4.1, co. 2);
    la suddetta disposizione ha avuto il pregio di «porre fine e ordine» ad una discussione interpretativa poco chiara, da parte di alcune direzioni scolastiche regionali, tra cui quella veneta che, in particolare, riguardo al valore abilitante dei titoli per l'insegnamento nella scuola materna paritaria; dissociandosi dalle disposizioni di cui alla succitata circolare del 2003, si era appellata alla legge n. 444 del 1968, che, all'articolo 9, così recita: «le insegnanti della scuola materna statale debbono essere fornite di diploma rilasciato dalle scuole magistrali o dagli istituti magistrali. È prescritta una abilitazione specifica che si consegue contestualmente al concorso di cui al successivo articolo 14....»;
    la succitata circolare ha determinato inoltre «effetti positivi sulle assunzioni a tempo indeterminato» dei docenti diplomati, posto che, secondo le disposizioni della legge n. 62 del 2000, tale personale, in quanto abilitato, ha titolo per la stabilizzazione nei rapporti di lavoro;
    l'adozione dei decreti ministeriali n. 83 e n. 84 del 10 ottobre 2008 ha rappresentato un vantaggio per la parità scolastica stabilendo la formale abolizione delle norme pregresse, anche di carattere amministrativo, non più richiamate;
    tuttavia, il decreto ministeriale 10 ottobre 2008, n. 83, reca un'incongruenza interpretativa, poiché al punto 6.2 stabilisce esplicitamente che: «al personale docente in servizio presso le scuole dell'infanzia paritarie è riconosciuto il valore abilitante all'insegnamento dei titoli di studio di cui all'articolo 334 del decreto legislativo n. 297 del 1994» (ovverosia il diploma magistrale conseguito presso le sole magistrali o il titolo di studio di maturità magistrale, rilasciato dagli istituti magistrali);
    la suddetta norma, da un lato si pone in una linea di continuità con le disposizioni legislative degli ultimi quindici anni, chiarendo definitivamente che il «diploma magistrale rilasciato dalla scuola magistrale e dall'istituto magistrale è titolo abilitante per l'insegnamento nella scuola Materna», dall'altro lato «introduce un'inattesa limitazione» quando afferma che tale principio debba considerarsi valido per «il personale in servizio», introducendo una sorta di inedita sanatoria «di tipo parziale», escludendo di fatto i docenti «precari» che hanno conseguito il titolo negli stessi anni scolastici, che rischiano di essere assunti «per il resto dei loro giorni» con contratto a «tempo determinato», per un periodo non superiore al triennio, nonostante la legislazione giuslavorista lo impedisca;
    gli insegnanti di scuola primaria in possesso di diploma di maturità magistrale rappresentano l'80 per cento del personale docente;
    l'esigenza di fare chiarezza si impone anche alla luce degli ultimi provvedimenti ministeriali sulla scuola non statale paritaria, la quale, da un lato, ha l'obbligo di conformarsi agli ordinamenti statali, e, dall'altro, non può rinunciare alla sua natura privatistica sotto il profilo della gestione;
    se la scuola paritaria ha l'obbligo di utilizzare personale docente abilitato, requisito importante ai fini dell'ottenimento e mantenimento della parità scolastica, occorre sapere, di conseguenza, con estrema precisione per non entrare in inutili conflitti con gli organi di controllo, «chi è fornito di titolo abilitante e chi, invece, non lo è»;
    il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, rispondendo all'interrogazione n. 5-07194 ha tra l'altro precisato che: il decreto ministeriale 29 novembre 2007, n. 267 (Regolamento recante «Disciplina delle modalità procedimentali per il riconoscimento della parità scolastica e per il suo mantenimento, ai sensi dell'articolo 1-bis, comma 2, del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27») all'articolo 1, comma 6, lettera g), prevede che «con l'istanza di riconoscimento, da inoltrare entro il 31 marzo dell'anno scolastico precedente quello da cui decorrono gli effetti della parità, il gestore o il rappresentante legale della gestione deve dichiarare (...) l'impegno ad utilizzare personale docente munito del titolo di abilitazione prescritto per l'insegnamento impartito», sottolineando altresì come «l'attività di docente nella scuola paritaria sia regolamentata in modo del tutto analogo a quanto avviene per le scuole statali»,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di assumere con urgenza iniziative tese all'armonizzazione e al coordinamento della normativa in tema di riconoscimento del valore abilitante del diploma di maturità magistrale, promuovendo eventualmente l'abrogazione esplicita di alcune disposizioni, non più cogenti, quale l'articolo 9 della legge n. 444 del 1968, nonché la modifica del punto «6.2» nel decreto ministeriale 10 ottobre 2008, n. 83, relativamente alla limitazione del riconoscimento del valore abilitante del predetto diploma unicamente al «personale docente in servizio»;
   nell'attesa del suddetto riordino, a valutare l'opportunità di emanare disposizioni ai competenti organi periferici dell'amministrazione scolastica, in merito agli aspetti che attengono al riconoscimento o al mantenimento della stessa parità scolastica, per evitare eventuali variabili interpretative e conseguenti contenziosi a carico dell'amministrazione medesima.
(7-01047) «Goisis, Cavallotto, Rivolta, Grimoldi».


   La X Commissione,
   premesso che:
    il peso delle vendite di merci contraffatte sfiora il 20 per cento dell'intero commercio mondiale, ed in particolare il mercato illegale mondiale riguarda tessile, moda e abbigliamento;
    entro l'anno 2015, il settore del falso costerà agli Stati circa 1.700 miliardi di dollari; stima inoltre che il fenomeno dilagherà, mettendo a rischio ogni anno circa 2,5 milioni di posti di lavoro regolare;
    il fatturato del mercato del falso nel nostro Paese è stimato in 6,9 miliardi di euro; questi prodotti contraffatti fossero venduti sul mercato legale si avrebbero 13,7 miliardi di euro di produzione aggiuntiva, con conseguenti 5,5 miliardi di euro di valore aggiunto. La produzione aggiuntiva genererebbe acquisti di materie prime, semilavorati e servizi dall'estero per un valore delle importazioni pari a 4,2 miliardi di euro. E la produzione complessiva degli stessi beni in canali ufficiali assorbirebbe circa 110.000 unità di lavoro a tempo pieno;
    il mercato dei prodotti contraffatti inoltre genera in Italia un mancato gettito fiscale di 1,7 miliardi di euro;
    l'Unione europea non dispone di disposizioni armonizzate sul marchio di origine nell'Unione europea e le disparità fra le regolamentazioni in vigore negli Stati membri nonché l'assenza di regole chiare in materia a livello comunitario comportano una frammentazione del quadro giuridico;
    tale mancanza denota un grave limite strategico, poiché alcuni dei maggiori partner commerciali dell'Unione europea, come gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone e il Canada, hanno introdotto il marchio d'origine obbligatorio; la situazione attuale pone l'Unione europea in condizioni di svantaggio rispetto ai suoi partner commerciali;
    un sistema chiaro e pan-europeo sull'etichettatura sul Paese d'origine per prodotti importati da Paesi terzi fornirà ai cittadini dell'Unione maggiori informazioni e un maggiore controllo sulle loro scelte, mettendoli in tal modo al riparo dall'acquisto inconsapevole di prodotti potenzialmente di dubbia qualità;
    per talune categorie di beni di consumo, la competitività consiste nel fatto che la loro produzione nell'Unione europea è sinonimo di qualità e di rigorose norme di produzione e rispetto dei diritti umani;
    tale sistema fornirebbe una adeguata base competitiva all'industria europea, tenuto conto delle eccellenze produttive esistenti;
    da tempo nell'Unione era in discussione una proposta di regolamento sul «made in» che prevedeva l'obbligo per i produttori extracomunitari dei settori tessile, dell'abbigliamento, del legno, del settore delle ceramiche, del valvolame e dell'oreficeria di specificare il luogo di produzione, in modo da fornire al consumatore una chiara indicazione sull'origine del prodotto;
    la struttura produttiva italiana, composta in prevalenza di micro, piccole e medio-piccole imprese ed imprese artigiane, che hanno difficoltà ad attrezzarsi adeguatamente per contrastare il fenomeno, ed artefice in prevalenza di produzione in beni di lusso, è massimamente esposta e danneggiata alla concorrenza dei prodotti contraffatti;
    recentemente la Commissione europea ha deciso di ritirare tale proposta di regolamento, nonostante l'approvazione nel 2010 da parte del Parlamento europeo e nonostante il sostegno dell'Italia, di Francia, Polonia e Spagna;
    è stata manifestata nel Consiglio europeo l'opposizione, tra gli altri, di Germania, Gran Bretagna e dei Paesi del nord Europa,

impegna il Governo:

   ad intervenire con urgenza in ambito comunitario per scongiurare il ritiro della proposta di regolamento sul «made in», difendere gli interessi delle nostro Paese di fronte agli altri Paesi europei, per dare all'Unione europea uno strumento decisivo contro le false etichettature e la falsificazione di prodotti, premiando i produttori europei che hanno deciso di non delocalizzare e di continuare la produzione sul territorio comunitario;
   a manifestare in tutte le sede ufficiali il disagio e il disappunto delle imprese e dei cittadini italiani rispetto ad una decisione che li danneggia gravemente;
   in ambito nazionale a rafforzare la lotta alla contraffazione di prodotto, con particolare riferimento alle produzione di punta del made in Italy, e a semplificare le procedure di sequestro delle merci contraffatte;
   a favorire, nei comparti produttivi nazionali maggiormente afflitti da fenomeni di contraffazione di prodotto, la massima tracciabilità, nel quadro della normativa nazionale e comunitaria vigente, mediante adozione volontaria di metodi di tracciatura da parte delle aziende o dei comparti;
   a valutare sia l'introduzione di forme di semplificazione amministrativa, sia l'adozione di strumenti di incentivazione, anche mediante ampliamento di strumenti incentivanti già in essere.
(7-01044) «Vignali».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LAURA MOLTENI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la Corte costituzionale, con sentenza n. 230 del 22 luglio 2011, confermava la piena vigenza ed efficacia della legge n. 403 del 1971 sulla figura professionale del massofisioterapista e sul relativo percorso formativo;
   anche la più autorevole giurisprudenza amministrativa ha più volte chiarito, in modo definitivo, che quella del massofisioterapista è professione sanitaria, configurata nei termini di cui al cosiddetto «vecchio ordinamento», con particolare riferimento alla già citata legge n. 403 del 1971 (che prevede un obbligo di formazione specifica presso strutture accreditate ed autorizzate – in tal senso, la sentenza del Consiglio di Stato n. 5225/2007) e che «non essendo intervenuto un atto di individuazione della figura del massofisioterapista come una di quelle da riordinare, né essendo intervenuti atti di riordinamento del relativo corso di formazione o di esplicita soppressione, quella professione (e relativa abilitazione) è in sostanza rimasta configurata nei termini del vecchio ordinamento, con conseguente conservazione dei relativi corsi di formazione» (si veda, per tutte, anche sentenza del Consiglio di Stato n. 3218 depositata in data 30 maggio 2011);
   i principi sin qui enunciati sono stati recepiti dallo stesso Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in una relazione al Parlamento italiano del 2010;
   lo stesso Ministero della salute (si veda – per tutte – comunicazione prot. 2870 del 22 gennaio 2010 diretta agli assessorati regionali alla sanità ed al comando carabinieri per la tutela della salute ed a firma del Ministro pro tempore professor Ferruccio Fazio), chiariva che il massofisioterapista diplomato è abilitato allo svolgimento della relativa professione ex legge n. 403 del 1971, tanto che la professione sanitaria del massofisioterapista veniva inserita nell'elenco delle professioni sanitarie, presente all'interno del sito istituzionale del Ministero medesimo;
   lo stesso tentativo di dequalificazione della figura professionale del massofisioterapista, attraverso l'istituzione della figura dell'operatore del benessere, è stata oggetto di censura – su iniziativa, fra gli altri, del Comitato nazionale massofisioterapisti – in tre distinti giudizi davanti al Tar Lazio, all'esito dei quali non solo è stata accolta la richiesta cautelare di sospensione dell'efficacia degli atti e/o provvedimenti oggetto d'impugnazione, ma è stato altresì recentemente deciso nel merito il relativo annullamento, sulla base (così come già evidenziato in sede cautelare dall'ordinanza del Consiglio di Stato n. 1727/2012 del 7 maggio 2012) del rilievo chiaramente costituzionale della controversia – con riferimento sia ai noti principi di solidarietà sociale di cui all'articolo 38 della Costituzione che all'obbligo di garantire ai disabili ed ai soggetti svantaggiati la migliore istruzione, concrete opportunità occupazionali ed una dignità professionale, con particolare riguardo al collocamento obbligatorio al lavoro – e della piena vigenza, validità ed efficacia della legge n. 403 del 1971 e del percorso formativo dei massofisioterapisti (in tal senso si vedano, Tar Lazio sentenza n. 6803/2012, depositata in data 23 luglio 2012; Tar Lazio sentenza n. 6804/2012 depositata in data 23 luglio 2012 e Tar Lazio sentenza n. 7811/2012 depositata in data 17 settembre 2012);
   appare a dir poco inaccettabile che le associazioni più rappresentative della pur importante categoria dei massofisioterapisti italiani, ossia di circa 80.000 operatori del settore in tutto il territorio nazionale (AIMFI Associazione italiana massofisioterapisti italiani e Comitato nazionale massofisioterapisti), che – come si è detto – sono intervenute a più riprese, anche in sede giudiziaria, persino per la tutela dei massofisioterapisti non vedenti e del relativo percorso formativo statale, non siano state mai in alcun modo interpellate o coinvolte nell'ambito dei tavoli tecnici istituiti ad ogni livello, ed in particolare nell'ambito della Conferenza Stato-regioni, e relativi al proprio profilo professionale, alla legge n. 403 del 1971 ed alla formazione statale dei massofisioterapisti non vedenti;
   la Camera dei deputati, con ordine del giorno n. 9/4274-A/19 a firma di n. 26 parlamentari ancora oggi in carica, impegnava formalmente il precedente Governo «in esecuzione della legge n. 403 del 1971 a garantire lo svolgimento dei corsi di formazione professionale per massofisioterapisti non vedenti e a riconoscere attraverso un'adeguata comunicazione istituzionale tutte le funzioni legittimamente svolte dal massofisioterapista, con riguardo sia all'individuazione del suo profilo professionale, sia al relativo titolo di studio e percorso formativo;
   devesi peraltro notare che, nel già avviato processo di liberalizzazione delle professioni – individuato come presupposto della crescita e ripresa economica a livello europeo e perseguito con particolare decisione anche dal Governo – risulterebbe ad avviso dell'interrogante del tutto illogico ed ingiustificato un qualsivoglia provvedimento normativo, volto alla dequalificazione o addirittura alla cancellazione della suddetta figura del massofisioterapista, stante la piena occupazione dei diplomati del settore, con percorso formativo privo di costi per l'Erario, e la loro specifica utilità, nel rispondere a conclamate esigenze assistenziali sull'intero territorio nazionale; un simile provvedimento andrebbe infatti ad aggravare ulteriormente i già drammatici dati sulla disoccupazione nel nostro Paese (così come recentemente rilevati dall'OCSE ed attestati ben sopra la media europea dell'11,6 per cento, nonché a generare un grave sovraccarico di domanda per i settori pubblici (locali e nazionali) coinvolti nel settore dei servizi assistenziali, con evidente e conseguente aggravio di costi;
   eventuali modifiche – nell'ottica di una dequalificazione o persino di una soppressione – alla legge n. 403 del 1971 sulla figura professionale del massofisioterapista e sul relativo percorso formativo (con riguardo anche al collocamento obbligatorio dei diplomati non vedenti), senza dubbio contrasterebbero con i riferimenti normativi, anche di rango costituzionale, e con la copiosa e consolidata giurisprudenza sin qui citati –:
   quale sia l'orientamento del Governo rispetto alla legge n. 403 del 1971 ed alla figura professionale del massofisioterapista, anche non vedente, al relativo percorso formativo nonché alla necessaria tutela dell'intera categoria. (5-08540)

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   in comune di Induno Olona (Varese) sono localizzati numerosi edifici di significativa importanza storica ed architettonica, tra i quali:
    la chiesa di S. Pietro in Silvis. Edificio romanico con portale di gusto rinascimentale, interno affrescato. Sulla parete meridionale vi è la figura di Sant'Elena, realizzata da un pittore lombardo verso la metà del XIV secolo, i cui tratti compositivi e pittorici risultano vicini ai lavori varesini del maestro della Tomba Fissiraga. La chiesa è stata rimaneggiata nel XVI secolo;
    la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista. La chiesa conserva all'altare del Rosario tondi dipinti di scuola morazzonesca;
    in località Cascina Molina, la chiesa della Beata Vergine Immacolata. Chiesa forse appartenente ad un'antica struttura conventuale francescana, di cui non rimane traccia, conserva due interessanti affreschi (S. Felice e San Fedele) e una bella spalliera lignea con busti di santi;
    la birreria Poretti (via Olona n. 103). Su alcuni modesti edifici adibiti a fabbrica di amido, situati in Valganna, nel 1877 venne avviata da Angelo Poretti l'attività di produzione della birra. Le condizioni favorevoli che portarono al grande sviluppo dell'attività furono essenzialmente la presenza di acqua dalla particolare composizione (proveniente dalla «Fontana degli Ammalati», già rinomata per le sue proprietà curative), e la presenza dei laghi di Ghirla e Ganna, che fornirono per tutto l'Ottocento il ghiaccio necessario alla conservazione del prodotto. Lo stabilimento originario constava di quattro corpi rettangolari, variamente orientati, sormontati da tetti a due falde. Dal 1898 fino al 1923 venne incaricato degli ampliamenti e ristrutturazioni della ditta, lo studio «Bilh & Woltz» di Stoccarda, uno degli studi più accreditati del tempo nel campo dell'edilizia industriale. La nuova sala di cottura, realizzata intorno al 1900, presentava facciate scandite da un triplice ordine di finestre: a trifore al livello più alto, rettangolari nel livello intermedio e ad arco a tutto sesto nella parte bassa. La partizione delle finestre era sottolineata da campi di colore chiaro, mentre la parte inferiore dell'edificio era decorata da fasce parallele orizzontali, cromaticamente contrastanti. Lo spazio normalmente adibito a lesena era occupato da medaglioni in aggetto, da cui si dipartivano frange a rilievo, concluse da intrecci in ferro battuto, secondo un iter progettuale di tipo eclettico. Il repertorio formale adottava temi e soluzioni che sarebbero stati ripresi, pur con alcune variazioni e semplificazioni, nei progetti successivi che avrebbero condotto la fabbrica all'aspetto attuale. Nel 1903 venne affidato ad Ulisse Stacchini il progetto di una nuova abitazione che sostituisse la vecchia residenza padronale. L'edificio trae la sua validità dal forte contrasto tra la semplice parete intonacata e l'inserimento di elementi plastici, quali le decorazioni floreali ai due lati delle finestre, il motivo di medaglioni e le fasce orizzontali che riprendono la decorazione della parte inferiore della fabbrica. Nel 1905 la fabbrica venne coinvolta in un grandioso programma di ricostruzione e ristrutturazione, che riprese lo schema compositivo dei primi edifici. Particolarmente significativa, per la struttura e l'eleganza dei particolari, è la nuova sala di cottura del 1907. Con il crescente successo dell'attività si avranno ulteriori ampliamenti, che si concluderanno negli anni Venti;
    il comune di Induno e i comuni limitrofi tra i quali quello di Varese offrono una straordinaria gamma di strutture di accoglienza turistica, degne di valorizzazione anche in vista di Expo 2015 –:
    se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare i beni in argomento, migliorarne la fruibilità, aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico, creare sinergie anche in vista di Expo 2015, valorizzando le notevoli capacità ricettive del comune di Induno ed in generale della provincia di Varese. (4-18755)


   REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'approvazione da parte del Governo della candidatura della città di Milano per l'Expo 2015 comportava la condivisione di una serie di opere infrastrutturali da realizzare entro la data di apertura della manifestazione –:
   quali interventi tra quelli previsti siano programmati, in che stadio di realizzazione e/o progettazione siano, quali siano i finanziamenti e quali siano i tempi previsti per gli appalti, la realizzazione delle opere e la conclusione dei lavori.
(4-18758)


   MANCUSO, BARANI, GIRO, GIRLANDA, CICCIOLI, CROLLA e DE LUCA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la religione più diffusa in Italia è il cristianesimo, presente fin dai tempi apostolici. La confessione maggioritaria è il cattolicesimo;
   l'Italia è un paese di tradizione e cultura cattolica, di essa pregno fin dai tempi più antichi;
   il Natale, oltre che ricorrenza religiosa, è anche momento di comunanza e festa per i bambini;
   il Natale fa parte del nostro patrimonio culturale e ci identifica non solo nella nostra religiosità, ma anche nella nostra cultura;
   a Caorso, provincia di Piacenza, Manuela Bruschini, direttrice di una scuola elementare ha eliminato il presepe e gli altri riferimenti religiosi per le prossime festività;
   la direttrice ha dichiarato: «Ho dato indicazione di evitare riferimenti cristiani per concentrarsi su temi universali come l'amicizia e le fratellanza»;
   fine ultimo è non offendere i bambini non cristiani;
   le famiglie degli oltre cento bambini che frequentano la scuola sono nettamente contrari alla decisione della direttrice;
   anche il sindaco di Caorso, Fabio Callori, è contrario e ha promesso di portare a scuola quattro presepi;
   è impensabile, per eccesso di zelo nei confronti dell'altro, mancare di rispetto alla maggioranza dei bambini della scuola –:
   se il Governo intenda invitare la direttrice Bruschini a riconsiderare la sua decisione;
   se il Governo intenda invitare tutti i presidi e i direttori delle scuole di ogni grado del nostro Paese a non eccedere nella ricerca di pratiche «politicamente corrette». (4-18770)


   ZAMPA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   numerose famiglie, che si sono rivolte a diversi enti autorizzati alle adozioni internazionali (Ai.Bi, Airone, Cifa, eccetera), segnalano che le procedure per le adozioni che interessano la Repubblica dello Sri Lanka sono ferme dal novembre 2011;
   in particolare, risulterebbero bloccate tutte le procedure, compresi gli abbinamenti già formalizzati, con la conseguenza che alcune coppie in lista d'attesa, con abbinamento formalizzato, si ritrovano ancora oggi, dopo un anno, con i documenti preliminari già firmati e foto relative al bambino già ricevute, ma senza speranza di partire;
   questa situazione si sarebbe determinata a seguito di una vicenda che avrebbe coinvolto una suora cattolica, (dell'ordine Suore di Madre Teresa di Calcutta), accusata di adozioni illegali e successivamente del tutto scagionata;
   nonostante le accuse si siano dimostrate palesemente infondate, le procedure adottive risultano ancora sospese; risulterebbe, in particolare, che sarebbe stata avviata una revisione di tali procedure, con la nomina di apposita commissione, che avrebbe tuttavia concluso i suoi lavori da mesi;
   gli enti italiani autorizzati segnalano inoltre di non aver ricevuto risposte alle richieste di informazioni avanzate al Department of Probation and Child Care Services of Sri Lanka (organismo preposto alle adozioni) e alle ambasciate della Repubblica dello Sri Lanka nonché all'ambasciata d'Italia a Colombo;
   le famiglie italiane restano così in un'interminabile attesa, senza alcuna notizia affidabile sui possibili sviluppi della situazione –:
   di quali informazioni disponga il Governo in merito alla situazione illustrata e alla posizione del Paese interessato;
   se non si ritenga di assumere iniziative per favorire la ripresa delle procedure di adozione internazionale con la Repubblica dello Sri Lanka, venendo incontro alle legittime speranze delle tante famiglie interessate. (4-18771)


   MURO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   gli scavi di Pompei sono il sito archeologico più importante al mondo che vanta ogni anno circa 2 milioni di visitatori;
   l'area archeologica di Pompei abbraccia comuni quali Pompei, Castellammare di Stabia, Boscoreale e Torre Annunziata, notoriamente realtà locali con un alto tasso di disoccupazione soprattutto giovanile;
   il sito archeologico rappresenta per quei comuni un forte sostentamento economico messo a dura prova dall'inqualificabile ed incompetente gestione dell'area archeologica negli ultimi anni;
   nella gestione commissariale, il prefetto Profili e il suo successore Fiori hanno gestito risorse per circa 79 milioni di euro che dovevano essere impegnati in opere di messa in sicurezza e di valorizzazione delle strutture antiche;
   già agli inizi dell'anno 2010, si sono elevate forti lamentele sulle condizioni di degrado statico delle malte in un notevole numero di edifici dell'antica Pompei e sulle modalità di svolgimento dei lavori la maggior parte di questi realizzate mediante l'utilizzo di strumenti e tecniche non adeguate alla natura delle opere da risanare e restaurare;
   da un progetto elaborato dalla soprintendenza archeologica di Pompei sono stati intrapresi lavori di restauro e di risanamento al Teatro Grande, una delle emergenze più importanti dell'intera area archeologica;
   i lavori previsti hanno avuto un impegno spesa di circa euro 500.000,00 successivamente lievitato a 7,5 milioni di euro durante la gestione commissariale per l'ampliamento di categorie d'intervento adottato mediante una procedura semplificata in deroga resa possibile dallo stato di emergenza del sito archeologico decretato dal Governo Berlusconi;
   il Teatro Grande è oggetto di un'inchiesta della procura della Repubblica di Torre Annunziata per far luce sulla regolarità dei lavori compiuti e sui costi sostenuti;
   durante lo svolgimento dei lavori sono state utilizzate tecniche e materiali invasivi come il cemento, sono state rimosse strutture antiche per permettere il passaggio di cavi e tubi per le fogne, è stata posta in opera una rete elettrosaldata nel quadriportico, sono stati eliminati i gradini in tufo grigio posti da Amedeo Maiuri durante i precedenti, restauri ad imitazione di quelli antichi;
   sono stati utilizzati, inoltre, strumenti impropri e inidonei per la fragilità dell'area archeologica quali martelli pneumatici, trivelle, e altro senza che lo staff tecnico della soprintendenza archeologica avesse mai rilevato l'inadeguatezza e l'incompatibilità delle opere realizzate e delle tecniche adottate;
   lo staff tecnico previsto per qualsiasi intervento nell'area archeologica di Pompei è composto da un RUP, da un direttore dei lavori e da un'assistente tecnico;
   è evidente che senza nulla togliere all'esperienza dei soggetti preposti al controllo, è palese una evidente carenza di titolo di studio adeguato per lo svolgimento dell'incarico previsto;
   più volte l'interrogante ha sollevato la necessità di investire risorse nel personale tecnico-scientifico in modo tale da essere altamente qualificato a svolgere le funzioni previste dall'organigramma dell'ufficio tecnico della soprintendenza archeologica di Pompei –:
   quali misure di competenza intenda assumere il Governo al fine di intervenire con sollecitudine ed efficacia per sincerarsi che il controllo e la realizzazione degli interventi che si realizzeranno all'interno dell'area archeologica successivamente al finanziamento già deliberato dall'Unione europea sia affidato a personale tecnico competente che abbia titolo appropriato anche in virtù della delicatezza degli interventi previsti. (4-18783)


   BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
   il concorso pubblico per titoli ed esami per l'assunzione a tempo indeterminato di 13 ispettori dei servizi del traffico aereo, di cui 6 con specializzazione nei servizi del controllo del traffico aereo, 3 con specializzazione nei servizi comunicazione, navigazione e sorveglianza, 3 con specializzazione nei servizi di meteorologia aeronautica, 1 con specializzazione nel disegno e nella gestione dello spazio aereo (estratto Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 61 dell'11 agosto 2009, con rettifica pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 28 agosto 2009);
   il 13 luglio 2010 si sono tenute le prove scritte per gli aspiranti 13 ispettori dei servizi del traffico aereo, nel ruolo del personale dell'ENAC (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 61 dell'11 agosto 2009 – rettifica Gazzetta Ufficiale n. 66 del 28 agosto 2009), presso la sede dell'Ergife Palace Hotel, in via Aurelia, n. 619, Roma, secondo quanto previsto dall'articolo 6 del bando, in un'unica giornata;
   graduatoria di merito con avviso pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – serie concorsi – del 9 novembre 2010;
   a distanza di 2 anni dalla pubblicazione della graduatoria di riferimento i vincitori non sono stati assunti;
   nell'ambito delle attività regolamentari della Comunità europea, miranti all'istituzione del Cielo unico europeo, nell'anno 2004 sono stati promulgati una serie di regolamenti comunitari, tra i quali il Regolamento quadro, Reg. 549/2004 CE, successivamente modificato dal Regolamento 1070/2009 CE, che stabilisce i principi generali per l'Istituzione del Cielo unico europeo (SES-Single European Sky);
   con l'articolo 2 della legge 9 novembre 2004, n. 265 il Governo è delegato alla revisione della parte seconda della navigazione aerea, del codice della navigazione, che avviene con i successivi decreto legislativo 9 maggio 2005, n. 96 e decreto legislativo 15 marzo 2006, n. 151, con i quali ENAC è riconosciuto, in base all'articolo 687 del codice della navigazione, unica autorità nazionale in materia di regolazione tecnica, certificazione, vigilanza e controllo nel settore dell'aviazione civile;
   l'articolo 4 del succitato regolamento CE 549/2004 richiede allo Stato membro, quindi anche al Governo italiano, di designare l'autorità nazionale di vigilanza (NSA-National Supervisory Authority), che in Italia si identifica con ENAC e, con lo stesso articolo, viene espressamente richiesta la separazione, quantomeno a livello funzionale, dell'Autorità nazionale di vigilanza dai fornitori di servizi della navigazione aerea (ANSPs-Air navigation service providers), rappresentati in Italia da ENAV Spa e dall'Aeronautica Militare come disposto dall'articolo 691-bis;
   tale separazione permette allo Stato italiano di garantire, nei confronti della Commissione europea, che i poteri attribuiti ad ENAC siano esercitati con imparzialità, indipendenza e trasparenza e che tale ente disponga di proprie capacità e risorse necessarie per svolgere i compiti assegnati;
   nell'anno 2007 viene emanato il regolamento CE 1315/2007, successivamente modificato dal Reg. 1034/2011 CE, con il quale viene istituita la funzione della «sorveglianza della sicurezza» (Safety), articolo 1, che si applica alle attività dell'ENAC, con riferimento ai servizi della navigazione aerea (articolo 691 Codice della navigazione) espletati dai ANSPs (articolo 691-bis Codice della navigazione);
   con l'articolo 11 capacità di sorveglianza della sicurezza viene richiesto alla NSA dello Stato membro, quindi all'ENAC, di disporre di capacità e risorse necessarie, ossia personale Ispettore dei Servizi del Traffico Aereo e fondi, affinché supervisioni la Sorveglianza della Sicurezza degli ANSPs, ossia di ENAV Spa ed Aeronautica Militare;
   i controlli condotti dalle organizzazioni europee per l'aviazione civile, quali EASA ed EUROCONTROL, presso lo Stato italiano, finalizzati a verificare il livello di aderenza ed implementazione delle norme contenute nella regolamentazione comunitaria, hanno sempre evidenziato, mediante le relazioni finali (LSSIP-local single sky implementation), la carenza di risorse umane da dedicare alla sorveglianza della sicurezza (Safety) degli ANSPs, ossia gli ispettori dei servizi del traffico aereo;
   tale discrasia è stata a quanto risulta all'interrogante altresì evidenziata dall'ICAO, avendo l'Italia aderito alla Convenzione di Chicago del 1944, tramite le ispezioni USOAP-CMA (ICAO Universal safety oversight audit programme – Continuous Monitoring Approach) per verificare lo stato di osservanza da parte dell'aviazione civile italiana delle SARPs e delle PANS contenute negli annessi alla convenzione sull'aviazione civile internazionale;
   l'Enac negli anni ha provveduto a sopperire a tale carenza con personale distaccato/comandato appartenente ai fornitori dei servizi della navigazione aerea nazionali. In altri termini in questa situazione, che persevera da anni, il «vigilante» potrebbe identificarsi con il «vigilato», generando situazioni limite e di probabile «mancata indipendenza e separazione» richiesta all'ENAC nelle funzioni ad esso assegnate. Tra le numerose problematiche che potrebbero riscontrarsi nell'attuale situazione si evidenziano: le onerose incombenze, in termini di costi di formazione ed emolumenti da corrispondere al personale chiamato in supporto (ENAV Spa e a.m.);
   la mancanza di continuità nella struttura generata dalla temporaneità dei funzionari che limita la lungimiranza e priva l'Italia della giusta considerazione nei contesti internazionali;
   la non conformità con quanto richiesto dalle normative europee;
   l'indesiderata posizione dell'Italia nei confronti della Commissione europea, per l'attuazione scorretta della normativa sul cielo unico europeo, è determinata a quel che risulta all'interrogante dalla carenza di personale del concorso in parola, dove per carenza si intende l'assoluta assenza nell'ente degli ispettori ATS, richiesti dalla normativa europea dall'allora 2004, e non degli ispettori di volo per i quali sono state inserite delle deroghe nel cosiddetto decreto-sviluppo Bis (decreto-legge n. 179 del 18 ottobre 2012 – ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese) all'articolo 34 commi 3, 4, 5, 6, per ulteriori prestazioni transitorie;
   eventuali «somme forfettarie» sanzionabili dalla Commissione europea, in base all'articolo 260 TFUE per violazione del diritto europeo, in accordo a quanto stabilito nelle comunicazioni della Commissione europea [SEC (2012) 6106] del 31 agosto 2012, [SEC (2010) 1371 dell'11 novembre 2010] e [SEC (2005) 1658] in aggiunta ai 5 milioni di euro autorizzati per tamponare 2 anni e mezzo attraverso prestazioni transitorie;
   nell'anno 2009, ENAC è stato autorizzato, da parte del dipartimento della funzione pubblica, inizialmente a bandire il concorso in oggetto e poi a procedere alle prove selettive per gli ispettori dei servizi del traffico aereo. Nel novembre 2010 è stata pubblicata la graduatoria dal quale risultano idonei 9 candidati su 13 posti banditi;
   la policy mantenuta dal dipartimento della funzione pubblica del Ministero per la pubblica amministrazione e la semplificazione che, negli anni, ha legiferato mirando unicamente alla indistinta riduzione degli organici nella pubblica amministrazione, non decretando l'autorizzazione ad assumere ha interrotto il processo di risanamento di ENAC, più volte menzionato nelle relazioni finali delle organizzazioni internazionali, ICAO-EUROCONTROL, come azione correttiva della «Non conformità» riscontrata negli audit, rispetto alla paventata procedura di infrazione da parte della Commissione europea che ha comunque dato luogo alle procedure EU-PILOT 2565/11/MOVE ed EU-PILOT 2165/12/MOVE;
   la situazione esposta in premessa ha generato nei vincitori un forte senso di disagio personale, rafforzato nel tempo dall'inerzia del sistema malgrado i pressanti richiami delle organizzazioni internazionali per l'aviazione civile verso lo Stato italiano, quali l'ICAO – Organizzazione dell'aviazione civile internazionale ed EUROCONTROL – Organizzazione europea per la sicurezza della navigazione aerea per conto della Commissione europea;
   sono state lese le aspettative di vita, personali e professionali di tanti (concorrenti, vincitori e famiglie);
   considerando le aggravanti esposte si potrebbero determinare ulteriori oneri a carico degli stessi vincitori;
   vi sono formali richiami di inosservanze, rese pubbliche, dall'Unione europea al Governo italiano;
   la soluzione percorribile, è quella di consentire all'ente di dotarsi di proprio personale e permetterebbe di sanare l'adozione delle procedure coatte intraprese nei confronti del Governo italiano da parte della Commissione europea e, di riflesso, di evitare le succitate paventate sanzioni, senza considerare le onerose consulenze a carico dell'ENAC per adempiere ai compiti che spetterebbero agli ispettori dei servizi del traffico aereo «Vincitori di Concorso» –:
   quali iniziative si intendono promuovere perché la graduatoria sia rispettata tutelando il diritto al lavoro contemplato dalla Costituzione italiana all'articolo 4 «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto»;
   se i Ministri interrogati, ciascuno per la parte di competenza, intendano intervenire per il superamento dell'attuale posizione dell'Italia nei confronti della Commissione europea, per un'attuazione scorretta della normativa sul cielo unico europeo, determinata dalla carenza di ispettori dei servizi del traffico aereo.
(4-18788)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPARINI e VOLPI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la direttiva del Consiglio del 12 dicembre 1991, n. 676, relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole, è stata adottata per ridurre e prevenire l'inquinamento da nitrati di origine agricola in quanto destinata ad agire sull'impiego agronomico delle deiezioni zootecniche e sull'uso eccessivo dei fertilizzanti;
   l'individuazione delle zone vulnerabili è risultata l'esito di un compromesso raggiunto a seguito delle pressioni europee relative ad una precedente procedura di infrazione che ha portato a delimitare anche aree in cui non si registrano superamenti dei valori limite, scegliendo di addossare alle sole imprese zootecniche la responsabilità esclusiva dell'inquinamento delle acque che dovrebbe essere diversamente ripartita su basi scientifiche tra tutti i settori economici e civili;
   tali elementi di valutazione hanno condotto alla definizione dell'accordo della Conferenza Stato-regioni del 5 maggio 2011 diretto a procedere ad un'assegnazione proporzionale delle responsabilità dell'impatto inquinante e degli oneri connessi, in particolare, attraverso la predisposizione entro il dicembre 2011 di uno studio finalizzato all'aggiornamento delle zone vulnerabili e all'adeguamento dei programmi di azione affidato all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra);
   il 2 agosto 2011 Ispra ha deliberato l'avvio dello studio per definire il necessario livello conoscitivo del contenuto dei nitrati nelle acque presenti nell'area della pianura padana circoscritta dal citato accordo Stato-regioni, tenuto conto specificamente dell'utilizzo di tecniche isotopiche capaci di dimostrare l'origine dalle diverse sorgenti di inquinamento che mostrano una composizione dell'azoto e dell'ossigeno caratteristica della sorgente da cui originano;
   è assolutamente insufficiente la procedura di deroga stabilita dalla decisione di esecuzione della Commissione del 3 novembre 2011 per risolvere adeguatamente i problemi di utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento anche in ragione dell'eccessivo carico di adempimenti dal punto di vista tecnico e amministrativo imposto alle imprese zootecniche;
   la nota inviata il 6 novembre 2012 dal presidente della regione Lombardia ribadisce tra l'altro l'invito a tutte le istituzioni coinvolte a partire dal Governo nazionale per la tutela e la difesa del patrimonio produttivo zootecnico e delle produzioni alimentari derivate, ridefinendo in senso fortemente riduttivo le aree classificate quali zone vulnerabili ai nitrati, da limitare eventualmente ai pochi ambiti per i quali effettivamente e realmente il carico zootecnico presente possa comportare significative alterazioni dei limiti qualitativi delle acque superficiali e profonde –:
   quali iniziative intendano assumere a fronte del ritardo di svolgimento dello studio affidato ad Ispra sulla identificazione e valutazione dei contributi derivanti da sorgenti multiple e diversificate di inquinamento da nitrati;
   in relazione all'attuale e iniqua perimetrazione delle zone vulnerabili, quali iniziative urgenti intendano assumere per evitare la chiusura di realtà economiche robuste e caratterizzanti il sistema produttivo delle regioni del nord Italia rispetto alla necessità ingiustificata di assumere condizioni restrittive che sicuramente non assolvono neppure all'obiettivo di salvaguardia della qualità delle acque;
   se, nelle more dell'aggiornamento del perimetro delle zone vulnerabili, non ritengano opportuno assumere iniziative per ammettere provvisoriamente la possibilità di applicare nelle zone vulnerabili da nitrati le disposizioni previste per le zone non vulnerabili. (4-18777)


   CATANOSO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   sta per concludersi il procedimento avviato dall'Unione europea nei confronti dell'Italia per la mancata esecuzione della sentenza della Corte di giustizia con cui nel luglio del 2010 il nostro Paese è stato condannato per mancato o cattivo recepimento e per l'applicazione impropria della direttiva n. 147 del 2009, già 79/409 CEE, sulla conservazione degli uccelli selvatici;
   la nuova «messa in mora» riguarda, in particolare, la materia delle deroghe che in Italia da tempo si configurano come un vero e proprio abuso ed applicazione scorretta del dettato della Direttiva da parte delle regioni, al fine di instaurare un vero «regime semi-permanente di caccia» sulle specie protette, come recita la procedura di infrazione n. 2131/2006, che ha portato alla condanna citata;
   nel maggio 2012 il commissario europeo all'ambiente, Janez Potocnik, ha richiamato l'Italia con una lettera inviata al Ministro dell'ambiente;
   se il nostro Paese non risponderà tempestivamente all'Europa con le appropriate correzioni alla normativa nazionale sulle deroghe, i cittadini italiani dovranno pagare rilevanti sanzioni pecuniarie assolutamente ingiustificabili, perché causate da violazioni del diritto comunitario anche in nome delle cacce tradizionali fuorilegge;
   dalla data di avvio della procedura di infrazione da parte dell'Unione europea ad oggi non v’è da parte di alcuno degli uffici del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare alcuna attività di natura amministrativa, regolamentare o normativa per evitare al nostro Paese di pagare una sanzione all'Unione europea per colpe che sono ascrivibili, a giudizio dell'interrogante, all'inerzia di alcuni funzionari e dirigenti di vario livello del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare –:
   se intenda il Ministro interrogato attivare ogni idonea iniziativa di natura disciplinare nei confronti di quei dipendenti che avevano ed hanno in carico il procedimento amministrativo di cui alla presente interrogazione;
   quali iniziative abbia adottato il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per scongiurare nel 2010 la condanna dell'Italia da parte della Corte di giustizia europea e per impedire, oggi, che la nuova messa in mora si concluda con pesanti sanzioni per il nostro Paese;
   quali siano stati, negli ultimi anni, le iniziative e le azioni del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in materia di conservazione della fauna e della biodiversità. (4-18787)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   in comune di Gemonio (Va) si trova la bellissima chiesa di S. Pietro. Di probabile fondazione longobarda, come testimonia un pavimento in coccio pesto rinvenuto sotto l'abside e datato al secolo VIII, la chiesa fu completata in epoca romanica. È databile attorno al 925-950 il muro sud della navata centrale;
   nel secolo XI venne dotata dello splendido campanile, dalle caratteristiche finestre a fungo, tipiche della tradizione barbarica, e di una seconda navata. La terza navata, quella di destra, fu aggiunta tra il secolo XIV e XV. La copertura è retta da capriate lignee. L'altare, in muratura intonacata, conserva una decorazione a fregi dipinti in rosso su fondo bianco, relativa ad un rifacimento quattrocentesco al quale si devono anche le pitture del paliotto ad imitazione di un tessuto a fili d'oro, il cui distacco dal supporto murario ha riportato in vista la decorazione originaria eseguita in ocra rossa, databile al X secolo. Sulla fronte dell'altare si aprono due profonde nicchie ad arco ribassato, entro le quali sono dipinti motivi ornamentali eseguiti per lo più a compasso. Interessante la cospicua decorazione ad affreschi quattrocenteschi e più tardi presenti della zona absidale e nella chiesa. Intorno alla chiesa si trovano le cappellette della Via Crucis, erette nel 1768 e decorate da ceramiche artistiche di A. Reggiori –:
   se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare la chiesetta di San Pietro a Gemonio, migliorarne la fruibilità e aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico. (4-18754)


   REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   in comune di Tradate (Varese) sono localizzati numerosi edifici religiosi degni di attenzione, tra i quali:
    la chiesa con monastero del santissimo Crocifisso. Nel 1490 i Pusterla riedificarono la chiesa di S. Salvatore, già esistente nel Duecento, e nel 1511 la donarono ai Padri Serviti, insieme al terreno dove fu eretto il monastero. Di questo sussiste il porticato, con archi a tutto sesto retti da colonne ottagonali, con capitelli in stile gotico-lombardo. La chiesa venne rimaneggiata alla fine del secolo XVI, nel 1770 venne dedicata al SS. Crocifisso. All'interno, nella cappella di sinistra, si trovano due affreschi del Morazzone, illustranti il «Martirio di S. Gemolo». Sulla destra della chiesa si apre un portale che immette in una corte, ove sono visibili i resti di un loggiato quattrocentesco che faceva parte degli edifici conventuali;
    la chiesa di San Bernardo. Eretta nel 1686, per iniziativa della famiglia Pusterla, incorporando una preesistente cappella. Edificata in mattoni di cotto a vista, la chiesa è a navata unica con abside semicircolare. Al suo interno sono presenti decorazioni in stucco e alcuni affreschi, uno dei quali datato 1522 e raffigurante San Bernardo –:
   se e quali iniziative il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare i beni in argomento, migliorarne la fruibilità e aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico. (4-18756)


   REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   in provincia di Varese esistono numerosi insediamenti storici, di grande rilevanza culturale, architettonica e artistica, tra i quali:
    ad Albizzate il castello del XIII-XVII dei Visconti di Albizzate. Affacciato sul ciglio che scende sul fondale dell'Arno, è in ottima posizione strategica a controllo della vallata e in connessione visiva con gli altri fortilizi viscontei della zona;
    ad Albizzate la Torre di avvistamento del 1650;
    ad Angera la Rocca Borromeo che domina l'abitato di Angera. Detta località già al tempo delle invasioni barbariche, acquisì importanza come centro commerciale per le merci provenienti da Locarno e per i commerci verso Milano e la pianura padana, oltre che come base militare della flotta navale. La rocca fu un importante caposaldo difensivo dell'arcivescovo milanese nel XII secolo. Si compone di quattro fabbricati, appartenenti ad epoche diverse, che racchiudono un cortile interno irregolare delimitato, sul lato nord-est, da una muraglia rafforzata da torrette angolari intermedie, che si prolunga all'esterno e quindi piega verso il lago per poi proseguire più bassa sull'orlo dello scosceso dirupo che delimita il giardino. Il fabbricato più antico è la torre di avvistamento che emerge con la sua maggiore altezza, sulle altre parti, si tratta di una robusta costruzione dai muri spessi in masselli squadrati di pietra, la cui superficie esterna è lavorata a bugnato negli spigoli. Il secondo è l'ala viscontea, innalzata verso il 1280, che si addossa alla fronte sud-est della torre castellana e si caratterizza per le sue terse facciate a corsi regolari di pietra d'Angera a superficie levigata. Il terzo fabbricato è quello adiacente alla parete nord-est della torre, chiamato «ala Scaligera» innalzato tra il 1375 e il 1385. Il quarto fabbricato è quello che chiude la rocca sud-est ed è chiamato «ala Borromea» in quanto, anche se originariamente visconteo, venne trasformato dai Borromeo tra il 1564 e il 1631. Quest'ala è caratterizzata da un corpo di fabbrica massiccio, dal quale sporgono la torre meridionale e la torre sbieca sud-est. Un altro elemento del complesso fortificato è la porta torre d'ingresso, posta al termine della salita proveniente d'Angera, che immette all'interno di una prima cortina di mura. Si registrano le seguenti presenze pittoriche: la «sala di Giustizia», contenuta nel secondo corpo di fabbrica, conserva sulle pareti il famoso ciclo di affreschi, eseguito tra il 1311 e il 1322, illustrante le gesta di Ottone e la sua vittoria sui Torriani. La destinazione d'uso attuale è relativa ad attività culturali e museali;
    a Tradate:
     palazzo Pusterla Melzi. Tra le dimore storiche di Tradate che risalgono all'antico castello dei Pusterla, questo presenta le più sicure tracce di elementi medievali, specie nell'ala nord-ovest. Trasformato nel corso del Seicento in dimora signorile con vasto parco, è stato adattato ad istituto religioso con inevitabili rimaneggiamenti ed aggiunte. Il parco, confinante a sud-est con quello di palazzo Sopranzi, costituisce un'ampia fascia a verde che qualifica il volto residenziale del borgo;
     palazzo Sopranzi Stroppa. Non è certo che il grandioso palazzo, fatto costruire nel 1851 da don Agostino Sopranzi, sorga proprio sul luogo delle antiche fortificazioni dei Pusterla, anche perché ogni primitiva traccia risulta completamente cancellata dal massiccio intervento ottocentesco. Si tratta di un vasto edificio realizzato in forme castellane di gusto neogotico, su progetto dell'architetto veneto Giuseppe Japelli a cui si deve, con ogni probabilità, anche la sistemazione del vasto parco –:
   se e quali iniziative di competenza interventi il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare i beni in argomento, migliorarne la fruibilità, aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico e aiutare gli enti locali e i privati nel lodevole sforzo finora profuso, eventualmente consentendo l'accesso ai fondi del 5 per mille o dell'8 per mille.
   (4-18757)


   REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in provincia di Varese esistono numerosi edifici storici, ville e palazzi che recano una testimonianza artistica, culturale e architettonica di pregio, molte volte unica al mondo e di straordinaria originalità, tra i quali:
    a Samarate, villa Ricci. Costruita nel 1857 dall'architetto Cecilio Arpesani, la villa, realizzata in stile eclettico, presenta la consueta tipologia tardo-ottocentesca, con pianta quadrata, scalone centrale, torretta e logge sui lati principali. Le sale interne sono un fedele tentativo di ricostruzione degli ambienti quattrocenteschi lombardi;
    a Somma Lombardo:
     palazzo Campana. Il palazzo si presenta in forme seicentesche e risulta registrato nella mappa catastale del 1721. Successivi interventi hanno modificato l'immagine dell'abitazione signorile, specie nella struttura interna, a causa di frazionamenti e mutazioni nelle destinazioni d'uso;
     villa Melzi Dolci. Al secolo XVII si fa risalire l'origine del convento francescano, la cui trasformazione in residenza civile avvenne a partire dal 1822, quando verme acquistata dalla famiglia Melzi. La trasformazione dallo schema a cortile chiuso in quello ad U, richiesto dalle nuove funzioni, avvenne con un felice inserimento negli spazi urbani, poiché la demolizione dei corpi di fabbrica a sud-ovest, ha permesso uno stretto dialogo tra gli spazi racchiusi della casa e quelli della piazzetta antistante;
     palazzo Viani Visconti. Si tratta di uno degli schemi tipici adottati nelle dimore settecentesche lombarde, impostato su di un cortile quadrilatero che, in corrispondenza dell'ingresso, si sviluppa con due ulteriori corpi di fabbrica a formare un corpo ad U, rivolto verso lo spazio pubblico. Lungo l'asse principale si susseguono gli ambienti della dimora: porticati, scalone, salone e, verso mezzogiorno, una veranda sul giardino. Per quanto riguarda la datazione del complesso, esso risulta già compiutamente rappresentato nella rilevazione del primo catasto austriaco del 1721. Successivamente a questa data, nel corso del Settecento ad opera di Sebastiano Viani, vennero attuate consistenti migliorie, anche di carattere architettonico. Dalla sua funzione di dimora signorile, durante il corso dell'Ottocento, l'edificio venne modificato per ospitare differenti attività. Queste trasformazioni d'uso comportarono la chiusura dei porticati e delle logge e molti interventi interni, che tuttavia mantennero intatta la volumetria dell'edificio fino agli anni Sessanta, quando una delle ali fu abbattuta per dare spazio ad un edificio multipiano, che ha deturpato irrimediabilmente l'ambiente, in parte già compromesso dall'apertura ottocentesca della strada del Sempione;
    a Taino, villa Crivelli Serbelloni. Complesso con corpi di fabbrica disposti attorno ad un cortile pressoché quadrato. Di essi, quelli a settentrione costituiscono la casa signorile vera e propria, mentre quelli disposti a sud rivelano un'originaria destinazione a rustico. A separare il duplice organismo si eleva una torre con loggia aerea, di recente fattura. La struttura e la posizione elevata dell'edificio fanno supporre che la villa sia frutto della trasformazione di un originario organismo tardo medioevale a carattere difensivo, probabilmente attuata verso la fine del Cinquecento. I successivi rimaneggiamenti si riferiscono più a particolari stilistici che costruttivi, come l'aggiunta della loggia sulla torre e la trasformazione di porte e finestre nel cortile. L'ambiente che attornia la villa presenta un duplice volto: la zona che collega la casa con il borgo, forse più antica, conserva una struttura con lungo viale che si sviluppa lungo il crinale più alto del colle; la zona nord-occidentale, sulla quale si affacciano i saloni e le terrazze, è sistemata secondo il gusto romantico della metà dell'Ottocento;
    a Travedona Monate, villa Pirovano Visconti di Modrone Brustio. La casa è molto semplice e rispecchia gli orientamenti eclettici della villa isolata a corpo di fabbrica compatto, con aggiunta successiva di due massicce ali a forma di torre, eliminate negli anni Cinquanta. Tra gli ambienti interni, ben conservato nella sua struttura ottocentesca è il piccolo salone all'angolo sud-ovest, con bel parapetto in ferro battuto. Interessante sotto il profilo paesistico è la posizione panoramica della villa e del parco che consente una splendida veduta della conca di Varese, della cerchia prealpina e alpina;
    a Varano Borghi, villa Borghi. L'edificio appartiene al periodo della fioritura delle grandi ville romantiche. Essa è frutto di ampliamenti e modifiche di un edificio più antico, apportati dalla metà dell'Ottocento in poi dalla famiglia Borghi. All'architetto Paolo Cesa Bianchi si deve la struttura attuale, che utilizza forme vagamente rinascimentali. Interessante la soluzione dell'atrio, che si sviluppa su due piani grazie al collegamento operato dal grande scalone e da un'apertura centrale balaustrata, che collega spazialmente i piani sovrapposti –:
   se e come il Governo intenda favorire la conservazione e/o il recupero degli edifici e dei documenti sopra elencati, favorendone la fruizione al pubblico ovvero la prosecuzione di attività produttive o manifatturiere;
   se ed in che modo il Governo intenda valorizzare, per quanto di competenza, detto poderoso patrimonio culturale, artistico e architettonico ai fini culturali e turistici, favorendone quando possibile la funzione al pubblico, anche ai fini turistici. (4-18762)


   REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
   in comune di Gavirate (Va) si trova il chiostro di Voltorre. Si tratta un complesso di proprietà della provincia di Varese, in gran parte ben restaurato, che comprende una chiesa dedicata a San Michele, con chiostro e torre campanaria del XII secolo. Il sopralzo Chiesa è del XVII secolo. Il restauro del chiostro è del XX secolo. Di un medievale cenobio cluniacense, alla cui attività sono dovute le bonifiche della zona fra il XII e il XV secolo, sopravvive questo interessante complesso. La chiesa romanica, di probabile fondazione longobarda, fu rimaneggiata nel corso del XVII secolo. Accanto ad essa sorge il chiostro, attribuito al maestro comacino Lanfranco da Ligurno, originario per tre lati (secolo XII) e completato da un quarto lato trecentesco. Le colonnine, architravate nella parte più antica e archivoltate in quella più recente, hanno bei capitelli, in parte rifatti dopo l'incendio del 1913. Essi svolgono tutti i temi figurativi più noti del medioevo, dalla stella a sei punte simbolo dell'ordine cluniacense, a diversi motivi vegetali, a teste animali e umane. Sul chiostro incombe la possente torre campanaria, struttura fortificata di epoca altomedievale –:
   se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare i beni in argomento, migliorarne la fruibilità e aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico. (4-18764)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere, in relazione alla vicenda della nuova caserma dei carabinieri di Busto Arsizio (Varese), se esista una documentazione attestante la volontà del Ministero di finanziare o meno i nuovi maggiori oneri derivanti dall'eventuale contratto di affitto. (4-18765)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con la nota del 18 gennaio 2010 – recante oggetto Rapporti con l'istituto opere di religione (IOR) ed inviata alle banche che hanno rapporti con lo IOR – la Banca d'Italia ha affermato la qualificazione dello IOR come banca residente in un paese extra comunitario;
   ai sensi dell'articolo 16, comma 4, del Testo unico Bancario (così come modificato dal decreto legislativo 30 dicembre 2010, n. 239) «le banche extracomunitarie possono operare in Italia senza stabilirvi succursali previa autorizzazione della Banca d'Italia, rilasciata sentita la CONSOB per quanto riguarda le attività di intermediazione mobiliare»;
   ai sensi dell'articolo 10, comma 3, del Testo unico Bancario – rubricato come «attività bancaria» – «le banche esercitano, oltre all'attività bancaria, ogni altra attività finanziaria, secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché attività connesse o strumentali»;
   nel rapporto del 4 luglio 2012 «Santa Sede (compreso lo Stato della Città del Vaticano)» i valutatori del Comitato di esperti sulla valutazione delle misure antiriciclaggio e sul finanziamento del terrorismo del Consiglio d'Europa (MONEYVAL) hanno affermato che «l'IOR svolge come impresa una o più delle attività o operazioni – per o per conto di un cliente – elencate nella definizione di “istituzione finanziaria” del glossario del GAFI» (pag. 30) –:
   se risulti se e quando l'Istituto per le opere di religione sia stato autorizzato dalla Banca d'Italia ad operare in Italia;
   se risulti se e quando l'Istituto per le opere di religione abbia stabilito succursali in Italia. (5-08533)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BONCIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il decreto ministeriale 9 agosto 2011 che prevede la riclassificazione degli artifici pirotecnici di libera vendita ex decreto ministeriale 4 aprile 1973 (declassificati in quanto di trascurabile pericolosità) sta creando forti disagi economici alle imprese importatrici, poiché non rispetta la direttiva 2007/23/CE, la quale recita, all'articolo 6, comma 2, «non ostano provvedimenti da parte di uno Stato membro volti a vietare o limitare il possesso, l'uso e/o la vendita al pubblico di fuochi d'artificio di categoria 2,3» escludendo così da tale regolamentazione i prodotti di categoria 1;
   detti artifici pirotecnici di libera vendita, seppur etichettati ancora secondo la vecchia normativa, devono comunque sottostare ai limiti previsti dalla nuova normativa, circa i quantitativi per la detenzione dei prodotti pirici di libera vendita negli esercizi commerciali. Si tratta di una imposizione che sta generando rallentamenti burocratici alle imprese importatrici impossibilitate a smaltire nei previsti due anni le giacenze denunciate, con ricadute negative anche sui volumi di ordini e consegne della merce con percentuali in decremento fino al 40 per cento –:
   se il Ministro non ritenga di assumere iniziative per l'applicazione per gli anni 2012 e 2013 della disciplina dell'esigibilità differita dell'IVA (la cosiddetta «IVA per cassa») a beneficio della categoria degli importatori di manufatti pirotecnici, sulle cessioni relative ai prodotti etichettati secondo il decreto ministeriale 4 aprile 1973 e denunciati alle questure;
   se non ritenga di assumere iniziative normative per introdurre un regime temporaneamente derogatorio dell'articolo 92 del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1996 riguardante la valutazione delle variazioni di magazzino ai fini delle imposte sui redditi, dato che tale regime consisterebbe nella graduale svalutazione del valore delle giacenze, relative esclusivamente ai manufatti pirotecnici etichettati secondo il decreto ministeriale 4 aprile 1973 e denunciate alle questure;
   se non ritenga infine opportuno quantificare tale svalutazione nell'ordine del 30 per cento per il 2011, del 60 per cento nel 2012 e del 90 per cento per il 2013, ovvero introdurre misure aggiuntive, al fine di evitare ulteriore crisi di mercato per questo settore. (4-18763)


   MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il prossimo 30 novembre 2012, come previsto dal decreto-legge n. 201 del 2011, articolo 13, comma 14-ter, scade il termine per la dichiarazione al catasto edilizio urbano dei fabbricati rurali iscritti nel catasto dei terreni;
   l'accatastamento dei fabbricati rurali, residenziali ovvero strumentali all'esercizio dell'attività agricola, è senza dubbio una procedura di estrema criticità, sia per la quantità degli immobili da accatastare, sia per le lacune nelle mappe catastali sia infine per la complessità tecnica delle operazioni da eseguire e che prevedono, inevitabilmente, tempistiche molto lunghe e correlate alle necessarie verifiche tecnico-urbanistiche, evidenziate, peraltro, dalle diverse associazioni per gli intermediari professionali hanno segnalato tali difficoltà e la stessa Agenzia del territorio –:
   se non ritenga opportuno intervenire al fine di promuovere la proroga del termine oggi fissato, anche al fine di scongiurare il rischio che i contribuenti siano colpiti da sanzioni per motivazioni non dovute ad un loro inadempimento quanto, piuttosto, alle difficoltà incontrate nell'effettuare i propri obblighi dichiarativi. (4-18766)


   MANCUSO, GIRLANDA, CICCIOLI, CROLLA e BARANI. —Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il redditest è il nuovo software dell'Agenzia delle entrate, che permette di valutare la coerenza tra il reddito familiare dei contribuenti e le spese sostenute nell'arco dell'anno;
   secondo i dati 2011 ISTAT, 38,4 per cento dei nuclei famigliari non è in grado di fare fronte a spese impreviste, il 46,5 per cento non è in grado di pagarsi una settimana di vacanza;
   quattordici famiglie su cento sono in ritardo con il pagamento delle bollette, con l'affitto o con il mutuo e hanno debiti verso famigliari o negozianti;
   il 17,9 per cento non può scaldare adeguatamente la propria abitazione e il 12,3 per cento mangia carne raramente;
   la tendenza dei dati per il 2012 è in aumento;
   il redditest non tiene conto della possibilità di prendere a prestito soldi dai propri famigliari o che gli stessi possano pagare delle spese personali del contribuente, come nel caso di un genitore che paghi il master della figlia;
   un contribuente di Monfalcone, in provincia di Gorizia, si è visto notificare un accertamento da 136 mila euro, perché in base al redditometro la sua casa ha dei costi di mantenimento per 94 mila euro;
   la spesa reale è invece di 13 mila euro;
   il contribuente ha prodotto all'Agenzia delle entrate tutte le bollette e i bonifici che dimostrano l'ammontare reale della spesa;
   ma l’iter procedurale prevede solo che il contribuente possa, a sue spese, presentare ricorso previo pagamento del 30 per cento della multa, in questo caso 40.800 euro –:
   se il Governo intenda riconsiderare la formulazione del redditest, tenendo conto della possibilità che terzi concorrano alle spese del singolo contribuente o che il contribuente ottenga credito dai propri creditori;
   se il Governo intenda riconsiderare l’iter procedurale nel caso di oggettiva dimostrazione di una spesa minore, da parte del contribuente, di quella stimata dall'Agenzia delle entrate. (4-18767)


   BOBBA. —Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero dell'economia e delle finanze ha emanato il 19 novembre 2012 il decreto n. 200 che regolamenta «le modalità e le procedure per l'applicazione proporzionale, a decorrere dal 1o gennaio 2013, dell'esenzione dell'IMU per le unità immobiliari destinate allo svolgimento delle attività istituzionali con modalità non commerciali»;
   nell'articolo 4, comma 3, lettere a), b) e c), del citato atto si precisa che dette attività, per definirsi didattiche, devono essere «paritarie», non devono essere «discriminatorie nell'accettazione degli alunni», hanno l'obbligo di «accogliere gli alunni portatori di handicap», devono applicare la «contrattazione collettiva al personale docente e non docente», devono garantire «l'adeguatezza delle strutture agli standard previsti», devono dare «pubblicità del loro bilancio»;
   si precisa inoltre che le attività didattiche devono essere svolte a «titolo gratuito, ovvero dietro versamento di corrispettivi di importo simbolico e tali da coprire solamente una frazione del costo effettivo del servizio, tenuto conto dell'assenza di relazione con lo stesso»;
   fatti salvi i principi della legge n. 62 del 2000 ribaditi nell'atto di cui in premessa, a parere dell'interrogante, appare difficile che una scuola paritaria che debba ottemperare alle norme di legge relative alla contrattazione collettiva dei suoi dipendenti, all'adeguatezza funzionale degli edifici, alla modernizzazione delle strumentazioni didattiche, al sostegno degli studenti portatori di handicap, per citare alcuni dei tanti capitoli di spesa del suo bilancio, per riuscire ad essere esentata dall'IMU, possa, senza avere alcun finanziamento pubblico, offrire il suo servizio scolastico ed educativo a titolo gratuito o dietro un corrispettivo simbolico;
   il citato decreto nella sua premessa esprime la necessità di adeguarsi ai «parametri di conformità previsti dal diritto dell'Unione europea»;
   in Italia, a differenza degli altri Paesi europei, il finanziamento pubblico della scuola paritaria è irrisorio e, per di più, si arresta alle scuole materne e primarie convenzionate, escludendo le altre;
   la risoluzione del Parlamento europeo, approvata a Strasburgo il 4 ottobre 2012, ribadisce quanto era stato già asserito nella risoluzione del 14 marzo 1984, sostenendo che la libertà di scelta educativa è un diritto fondamentale umano che va garantito, sostenuto e promosso dagli Stati membri e che questa libertà di scelta educativa si esercita anche nelle scuole paritarie; ne consegue che nei confronti di queste scuole non va praticata alcuna sorta di discriminazione rispetto a quanto stabilito per le altre scuole statali;
   le scuole paritarie offrono un servizio non solo di welfare alle famiglie, ma anche di contrazioni delle spese per il bilancio dello Stato (MIUR, Ministero della salute, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ministero per i beni e le attività culturali, province, regioni, fondi europei) costituendo un risparmio di circa dieci miliardi di euro, servizio che rischia di essere soppresso, comportando un aggravio fiscale per la collettività;
   a parere dell'interrogante, in particolare relativamente alle scuole paritarie senza finalità di lucro, soprattutto quelle presenti nelle piccole comunità, il decreto così come formulato rischia di far venire meno un servizio essenziale per le famiglie, con ripercussioni sia di ordine economico che sociale –:
   se non si ritenga urgente e doveroso modificare il decreto di cui in premessa, al fine di garantire la sopravvivenza delle scuole paritarie e la libertà della persona a scegliere la propria istruzione ed educazione senza discriminazioni rispetto agli altri soggetti. (4-18775)


   SCILIPOTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   i recenti luttuosi avvenimenti dimostrano che l'emergenza Lampedusa non solo non è finita ma, di fatto, prosegue con sempre maggiore drammaticità;
   nei sopralluoghi e nelle visite effettuate negli ultimi mesi Ministri, sottosegretari e delegazioni hanno constatato che il fenomeno dell'immigrazione massiva persiste e crea un impatto critico sulla comunità isolana e sulla sua debole economia;
   il protrarsi delle tragedie produce un forte allarmismo che ha già iniziato a creare una pesante contrazione delle prenotazioni e delle richieste di informazioni;
   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del febbraio 2011 è stato dichiarato lo stato di emergenza umanitaria per le isole Pelagie fino al 31 dicembre 2011;
   con successive ordinanze è stato prorogato lo stato di emergenza umanitaria per le isole Pelagie fino al 31 dicembre 2012;
   la sospensione del pagamento dei mutui e finanziamenti è scaduta il 30 giugno 2012;
   la sospensione dei versamenti degli adempimenti tributari e fiscali scadrà il 30 novembre 2012;
   il perdurare della calamità, consequenziale agli esodi di massa nell'isola di Lampedusa, ancora oggi non consente la ripresa delle attività;
   il rischio che si corre è assistere alle dichiarazioni di fallimento delle imprese operanti nel territorio delle Pelagie che ancor soffrono delle perdite subite nell'anno 2011, bloccate ancora per la mancata ripresa che vede l'economia isolana subire un calo verificato di circa l'80 per cento delle presenze turistiche rispetto alla stagione 2010 «stagione precedente alla emergenza umanitaria» –:
   se non ritenga necessario assumere iniziative per prorogare la sospensione al 31 dicembre 2013 di imposte tasse e tributi inserendo tra questi, equiparandoli, i mutui e finanziamenti;
   se non ritenga necessario assumere iniziative normative per prevedere che:
    a) direttamente alla scadenza vengano rateizzati almeno in 120 mensilità i pagamenti sospesi nei confronti degli enti di riferimento;
    b) le rate sospese per mutui e finanziamenti vengano postergate con l'allungamento alla fine delle scadenze contrattuali e senza aggravio di interessi;
    c) siano sospesi per lo stesso periodo i ruoli esattoriali scaduti ed a scadere;
    d) le imprese operanti nel territorio delle Pelagie possano usufruire dello sgravio pari almeno al 60 per cento (come già riconosciuto per altre emergenze) delle somme dovute relativamente alle imposte tasse e contributi per gli anni 2011 e 2012;
   quale sia lo stato degli interventi presso l'Unione europea affinché le isole Pelagie, vista la loro posizione geografica vengano dichiarate definitivamente zona franca e quali siano i tempi per questo riconoscimento. (4-18779)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il 16 dicembre 2011 il sostituto procuratore presso la procura di Roma Luca Tescaroli ha rappresentato al Ministero della Giustizia:
    «non sono giunte presso quest'ufficio notizie in ordine alle richieste di commissione rogatoria del 20 novembre 2008 (n. 33.004.004.2998-DM RA/2008/Città del Vaticano), del 23 gennaio 2004 e del 28 novembre 2002, dirette allo Stato della Città del Vaticano»;
   il sostituto procuratore Tescaroli ha richiesto, «pertanto, di voler sollecitare l'evasione delle richieste di commissione rogatoria» del 20 novembre 2008, del 23 gennaio 2004 e del 28 novembre 2002;
   l'8 febbraio 2012 il sostituto procuratore Tescaroli – intervistato da Gianluigi Nuzzi durante una trasmissione de La7 – ha affermato di non aver ricevuto «nessuna» risposta sulle «tre» richieste di commissione rogatoria «sulla vicenda Calvi» «(presentate) in Vaticano» «dal 2002» ad oggi;
   il 9 febbraio 2012 la sala stampa della Santa Sede ha dichiarato che:
    «l'affermazione del magistrato Luca Tescaroli secondo la quale il Vaticano non avrebbe dato risposta alle rogatorie riguardanti il caso Banco Ambrosiano-Calvi non corrisponde a verità. In merito si precisa che la rogatoria del (28 novembre) 2002 non risulta pervenuta in Vaticano»;
    «all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, dopo una prima ricerca effettuata negli Archivi, la richiesta di rogatoria internazionale presentata dal Tribunale di Roma nel 2002 non risulta mai pervenuta»;
    «alle altre due (20 novembre 2008 e 23 gennaio 2004) è stato fornito regolare riscontro, indirizzato all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede»;
    «la Santa Sede e le autorità del Vaticano hanno doverosamente cooperato con la magistratura e le altre autorità italiane e ciò risulta dalla documentazione accessibile agli ufficiali sia della Santa Sede sia della Repubblica Italiana»;
   il 14 aprile 2012 il direttore della sala stampa della Santa Sede ha dichiarato che:
    «è prassi costante della Santa Sede di rispondere alle rogatorie internazionali, ed è ingiusto affermare il contrario (come si è fatto ancora recentemente a proposito di una rogatoria sullo IOR, che in realtà non è mai stata trasmessa alla Segreteria di Stato, come confermato ufficialmente dalle competenti Autorità diplomatiche italiane)» –:
   se corrisponda a verità affermare che la rogatoria del 28 novembre 2002 non sia mai «pervenuta» all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede;
   quando e quale «Autorità diplomatica italiana» abbia «confermato ufficialmente» che «la rogatoria sullo IOR» del 2002 «non è mai stata trasmessa alla Segreteria di Stato»;
   se e quando sia stata resa pubblica la documentazione accessibile agli ufficiali della Repubblica Italiana» dalla quale risulterebbe il «regolare riscontro» fornito alle rogatorie del 20 novembre 2008 e 23 gennaio 2004;
   per quale motivo in ordine alle richieste di commissione rogatoria del 20 novembre 2008 e 23 gennaio 2004, alle quali sarebbe stato «fornito regolare riscontro, indirizzato all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede», non siano successivamente giunte «notizie presso (la Procura di Roma)»;
   quale sia la specifica procedura prevista o ad oggi seguita per l'evasione delle richieste di commissione rogatoria fra la Santa Sede e la Repubblica italiana;
   se e quando la procedura prevista per l'evasione delle richieste di commissione è sia stata regolamentata da atti legislativi e/o intese fra la Repubblica italiana e la Santa Sede;
   se non ritenga di dover sollecitare i competenti uffici del Ministero della Giustizia a fornire od ottenere notizie aggiornate circa l'esito delle richieste di commissione rogatoria del 20 novembre 2008, del 23 gennaio 2004 e del 28 novembre 2002, dirette allo Stato della Città del Vaticano. (5-08532)


   RENATO FARINA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'interrogante si è recato il giorno 26 novembre 2012 in visita ex articolo 67 dell'ordinamento penitenziario presso la casa circondariale di Busto Arstizio dove ha potuto constatare quanto già ampiamente segnalato dal rapporto Antigone che denuncia problemi di sovraffollamento: ci sono 413 detenuti contro i 190 ospitabili, secondo i dati forniti dalla direzione;
   inoltre, nelle celle già sovraffollate nei giorni di pioggia – come l'interrogante ha potuto constatare – ci sono infiltrazioni di acqua che peggiorano condizioni di per sé già inaccettabili, con intonaci ammuffiti, scrostati e cadenti;
   secondo quanto riferito dai detenuti non esistono spazi e tempi di socialità al di fuori delle ore di passeggio, al di fuori delle sezioni;
   benché il personale in servizio all'interno della struttura cerchi quotidianamente di alleviare i disagi, la situazione è aggravata dalla carenza di personale tra gli educatori e per la ridotta presenza oraria di psicologi –:
   cosa intende fare il Governo per rimediare a tale situazione di sovraffollamento e di invivibilità della casa circondariale di Busto Arstizio. (5-08536)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANNELLA e NOLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale «Concorsi ed Esami», n. 22 del 18 marzo 2003, veniva pubblicato il concorso pubblico per la copertura di 271 posti di allievo vice ispettori del Corpo di polizia penitenziaria; nel mese di febbraio 2004 venivano espletate le prove preselettive;
   a seguito dei ricorsi al TAR presentati da candidati non idonei, veniva sospeso l’iter concorsuale, con invito sia agli idonei sia ai non idonei ricorrenti a presentarsi per gli accertamenti psicofisici ed attitudinali;
   con sentenza n. 6836 del 14 dicembre 2007, il Consiglio di Stato, Sezione IV, definitivamente pronunciandosi, ha confermato la sentenza n. 2807 del 19 aprile 2006, con la quale il TAR del Lazio accoglieva il ricorso proposto da un aspirante al concorso in argomento giudicato non idoneo alle prove preselettive tenutesi dall'11 al 24 febbraio 2004;
   con la suddetta sentenza il TAR del Lazio aveva disposto l'annullamento degli atti attinenti alla preselezione dei questionari utili per l'espletamento della prova preselettiva, delle prove preselettive espletate, nonché di tutti gli atti e/o provvedimenti successivi, annullando conseguentemente nella totalità gli atti della procedura preselettiva;
   l'amministrazione penitenziaria, al fine di dare esecuzione alla predetta sentenza, procedeva alla ripetizione della prova preselettiva, nonché alle altre attività successive alla stessa già sostenute;
   nella Gazzetta Ufficiale n. 83 del 24 ottobre 2008, 4a serie speciale «Concorsi ed Esami», veniva pubblicato il calendario delle prove preselettive, tenutesi dal 2 al 16 dicembre 2008;
   a seguito di superamento delle prove preselettive, gli idonei venivano convocati nei mesi da febbraio a luglio 2009 presso la scuola di formazione e aggiornamento del Corpo di polizia penitenziaria e del personale dell'amministrazione penitenziaria di Roma, per gli accertamenti psicofisici e attitudinali;
   gli idonei agli accertamenti psicofisici e attitudinali venivano invitati a sostenere la prova scritta del concorso, tenutasi in data 25 novembre 2009, presso la direzione della scuola di formazione e di aggiornamento per il personale del Corpo di polizia e dell'amministrazione penitenziaria di Roma;
   l'ultima prova orale, iniziata l'8 novembre 2011, si è conclusa il 30 giugno 2012, un tempo lunghissimo e ingiustificato atteso che gli idonei erano solo 536;
   a seguito dell'inidoneità alcuni candidati hanno fatto ricorso al TAR del Lazio, sostenendo l'inidoneità del presidente della commissione esaminatrice in quanto scelto tra i dirigenti in quiescenza;
   il TAR del Lazio accoglieva in via cautelare la domanda e per effetto sospendeva la non idoneità dei ricorrenti con invito all'amministrazione di fare sostenere gli esami orali ai ricorrenti con una nuova commissione (n. 2384/12 provvedimenti cautelari), ordinanza confermata dal Consiglio di Stato (3338/12 provvedimenti cautelari) –:
   se il ministro interrogato sia a conoscenza di tutto quanto sopra riportato e, in caso affermativo, intenda chiarire se sia intenzione dell'amministrazione assumere entro l'anno 2012 gli idonei del concorso, accelerando le procedure di approvazione della graduatoria;
   se, a fronte di un lasso di tempo così lungo per l'espletamento del concorso, sia intenzione dell'amministrazione concludere l’iter formativo del corso a 271 vice ispettori di polizia penitenziaria prima che si concluda il concorso interno a 643 vice ispettori ancora in atto, in modo da incoraggiare coloro che sono in attesa di un'occupazione;
   se ci sia l'intenzione di valutare se sussistano elementi rilevanti sotto il profilo disciplinare nei confronti del responsabile o i responsabili dell'ufficio concorsi che, nell'arco di tempo di 10 anni, non sono stati in grado di portare a termine un concorso né si sono attivati per rimediare ai propri errori. (4-18768)


   RENATO FARINA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   in data 26 novembre l'interrogante ha ricevuto una lettera datata 13 novembre proveniente dal carcere di Cremona e firmata da circa 70 detenuti in cui si esprimono forti doglianze riguardanti l'assistenza sanitaria riservata ai reclusi;
   la lettera fa immediato seguito, secondo quanto riferito, alla manifestazione di estrema protesta del detenuto signor A.A.D. il quale si sarebbe cucito la bocca per essere stato abbandonato senza assistenza quando ha lamentato un forte dolore inguinale;
   la stessa missiva riferisce anche il problema del sovraffollamento laddove riferisce che nelle celle progettate per un detenuto ne vivono due se non tre;
   il personale operante all'interno del carcere svolge, nella più parte dei casi, al meglio il suo lavoro –:
   se il Governo intenda disporre accertamenti riguardo ai fatti sopra riportati e alle condizioni di vivibilità del luogo di detenzione;
   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano intraprendere per assicurare i livelli essenziali di assistenza sanitaria ai detenuti del carcere di Cremona. (4-18773)


   RENATO FARINA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'interrogante si è recato il giorno 26 novembre in visita ex articolo 67 dell'ordinamento penitenziario presso la casa circondariale di Busto Arstizio dove gli si è palesata una condizione particolare dei detenuti con figli, in quanto non vi sono luoghi appositamente riservati agli incontri con le famiglie e tutti i detenuti si incontrano nelle sale colloqui piccole e conseguentemente affollate e caotiche;
   in particolare, si segnala la condizione di D.R., giovane padre detenuto che durante questue visite ha modo di vedere la figlia di 15 mesi, ma, non essendo la sala colloqui sopra descritta un luogo idoneo, sia per un problema di privacy per, ad esempio, allattare e cambiare il pannolino alla piccola, sia per poter passare il tempo col padre in un ambiente sereno e gradevole, lamenta che la piccola non vive l'incontro in maniera positiva, non sta bene e di conseguenza non ha modo di costruire un sano legame col genitore;
   il detenuto suddetto sostiene di aver già scritto alla direzione del carcere, all'area pedagogica, al magistrato di sorveglianza, al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, e al garante regionale per poter usufruire di uno spazio riservato durante gli incontri con la moglie e la figlia;
   il comandante della polizia penitenziaria ha confermato l'impossibilità strutturale di poter disporre di locali adeguati –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti;
   se non intenda promuovere, al di là del caso particolare misure che consentano di tutelare al meglio il diritto dei minori;
   se intenda assumere iniziative per dare seguito alle richieste del giovane padre, eventualmente attraverso il suo trasferimento in istituti meglio provvisti.
(4-18774)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TASSONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   l'aeroporto «Marco Polo» di Venezia e l'aeroporto «Antonio Canova» di Treviso costituiscono un consolidato sistema aeroportuale, quest'ultimo con particolare vocazione per il traffico low-cost, soprattutto per l'est Europa, l'aviazione privata e d'affari, stabilmente al terzo posto per livelli di traffico dopo Roma e Milano;
   i due scali operano in stretta sinergia gestionale (Save spa gestore dello scalo di Venezia detiene il 45 per cento del pacchetto azionario di AerTre, gestore di Treviso) e di pianificazione delle rotte aeree;
   il rapporto sulle strategie di programmazione per gli aeroporti italiani trasmesso dall'ENAC al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a luglio del 2010 ha individuato tale sistema aeroportuale fra quelli di principale interesse strategico nazionale e ha previsto un incremento di passeggeri in transito dagli attuali 8,5 milioni anno a 20 milioni anno entro il 2030;
   è previsto in tempi brevi, secondo l'accordo interministeriale di ottobre 2004, il passaggio dell'aeroporto di Treviso all'aviazione civile e quindi il conseguente trasferimento delle competenze per quanto riguarda la fornitura dei servizi del traffico aereo dall'Aeronautica militare ad Enav spa;
   fino al 2001 entrambi gli aeroporti si trovavano entro un'unica zona di controllo di avvicinamento (CTR) entro cui il servizio di controllo al traffico in partenza e arrivo da e per tali aeroporti, oltre che dall'aeroporto militare di Istrana, era fornito di fatto dall'Aeronautica militare di quest'ultima base. Successivamente tale area è stata suddivisa in due zone denominate CTR Treviso gestito dall'Aeronautica militare e CTR Venezia gestito dall'Enav spa di Venezia;
   buona parte delle rotte in partenza e in arrivo da e per Venezia passano inevitabilmente attraverso la zona di Treviso, così come molte delle rotte in partenza e in arrivo da e per Treviso interessano la zona di Venezia, essendo questi due aeroporti distanti appena 20 chilometri in linea d'aria;
   in considerazione di questo, gli aeromobili sono quasi sempre costretti a percorrere rotte più lunghe e quindi ad un consumo maggiore di carburante, che si traduce in maggiori costi per le compagnie aeree già in difficoltà per la difficile congiuntura economica, e ad una maggiore emissione di inquinanti nell'atmosfera;
   il sistema attuale di gestione separata dei due spazi aerei potrebbe non essere più in grado di affrontare il notevole incremento di traffico aereo che qui si prevede per i prossimi anni costituendo un gravoso «collo di bottiglia», con quello che ne consegue per i ritardi e la perdita di competitività del sistema trasporti nazionale;
   l'Italia ha aderito al progetto europeo single Sky che ha fra gli obbiettivi principali l'incremento dell'efficienza e della capacità dei sistemici controllo del traffico aereo;
   Enav spa ha investito ingenti risorse nell'aeroporto di Venezia dove è stata di recente inaugurata una nuova struttura all'avanguardia comprendente una nuova torre di controllo oltre all'implementazione di apparati tecnologici di ultima generazione;
   Ena spa oltre un anno opera e gestisce il traffico nella zona di controllo di avvicinamento di Garda (ex Aeronautica militare) che serve gli aeroporti di Verona Villafranca, anche questo prossimo al passaggio all'aviazione civile, di Montichiari e l'aeroporto militare di Ghedi, dove sono posizionati 3 gruppi di volo operativi dell'Aeronautica militare;
   la tecnologia presente nel sito di Venezia consente al sistema radar di utilizzare i dati provenienti dal radar militare di Istrana; inoltre i controllori del traffico aereo dell'Enav spa di Venezia possono essere opportunamente addestrati in brevissimo tempo per gestire anche traffico aereo militare operativo, così come è avvenuto per Verona Villafranca nei primi mesi del 2010;
   l'aeroporto di Treviso S. Angelo rimarrà chiuso per lavori fino a dicembre 2012 e gran parte del traffico normalmente ivi programmato è stato riposizionato a Venezia. Le nuove procedure predisposte per l'occasione e più in generale i sistemi tecnologici già attualmente in uso consentono al controllo di avvicinamento di Venezia di gestire il traffico globale dei due aeroporti veneti –:
   se si intendano assumere tutte le iniziative ritenute più idonee, in qualità di autorità di vigilanza e controllo sul sistema dei trasporti nazionale, al fine di concordare una riunificazione delle due zone di controllo di avvicinamento sotto la gestione unica dell'Enav spa di Venezia, ciò per consentire una gestione più spedita ed economica delle rotte aeree, un notevole risparmio economico per i vettori e di tempo per gli utilizzatori nonché un risparmio per lo Stato, considerato l'attuale sdoppiamento di compiti e quindi di personale, unificazione che, si sottolinea, potrebbe avvenire con costi e in tempi minimi a fronte di un notevole risparmio per il bilancio del Ministero della difesa ed un significativo aumento dell'efficienza e delle capacità di traffico dei due scali del Nord-est. (5-08535)

Interrogazione a risposta scritta:


   MARINI, MINNITI, LARATTA, VILLECCO CALIPARI, OLIVERIO e LO MORO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'incidente drammatico di Rossano, nel quale hanno perso la vita sei lavoratori rumeni desta commozione, raccapriccio e indignazione;
   il cordoglio doveroso che l'Italia esprime alla Repubblica della Romania e alle famiglie delle vittime, che meritano il giusto risarcimento, che certo non li ricompenserà per la scomparsa di familiari cari, ma servirà ad affermare lo Stato di diritto, non può far calare il silenzio sull'assassinio di poveri immigrati;
   l'episodio del sacrificio di vite umane dovuto ad incuria, mancanza delle norme più elementari della sicurezza, a infrastrutture fatiscenti, a carenza di rispetto della vita umana, alla mancanza di solidarietà verso l'umanità dolente dell'immigrato misero, offende il prestigio della nazione e la sua storia;
   la strada, già denominata 106, è diventata un grande cimitero per avere causato una lunga catena di morti, dinnanzi agli occhi che appaiono agli interroganti distratti del Governo nazionale, di quello regionale e sopratutto dell'ANAS;
   appare imperdonabile l'atteggiamento punitivo verso la Calabria delle autorità di Governo preposte alla costruzione delle infrastrutture, solo il suo territorio è penalizzato. Infatti questa strada percorre la Puglia e la Basilicata ed ha le caratteristiche di asse viario di grande traffico, dotata di quattro corsie, separate da una continua banda guard rail, che garantiscono la sicurezza degli autoveicoli e dei pedoni. Non si comprende per quale ragione la Calabria non può godere della stessa condizione;
   i ritardi nell'adeguamento della ex 106 nel tratto calabrese sono causa di molti incidenti e di un alto numero di decessi;
   la ferrovia Ionica, somigliante più ai treni dei pionieri americani che alle moderne strade ferrate, sprovvista di sistema di sicurezza;
   la condizione degli immigrati comunitari ed extra comunitari è ben conosciuta dalle autorità di vigilanza ed è un fenomeno miserevole, già manifestato nella sua brutalità dalla rivolta di Rosarno di qualche anno fa;
   la crisi dell'agricoltura delle regioni meridionali, aggravatasi negli ultimi anni per gli effetti della recessione mondiale ed europea, costringe gli operatori del settore a ridurre i costi di produzione. In questa logica molte volte si inserisce lo sfruttamento brutale degli immigrati stagionali, trattati in alcune aree non come esseri umani e con salari illegali di fame;
   non può essere tollerato il trasferimento delle difficoltà delle imprese ai salari dei lavoratori, specie se sono inferiori a quelli previsti nei contratti nazionali collettivi;
   l'ortofrutta meridionale, fiore all'occhiello dell'agricoltura del Paese, che nella crisi generale ha avuto la capacità di fare registrare un PIL positivo, merita una particolare attenzione da parte del Governo per la soluzione delle problematiche che l'affliggono –:
   se non ritengano di promuovere adeguate iniziative per:
    a) verificare eventuali responsabilità sull'incidente che ha causato la morte dei sei lavoratori rumeni, per la parte di loro competenza e non interferendo con l'attività di indagine della magistratura;
    b) favorire per quanto di competenza le procedure di risarcimento per le famiglie;
    c) velocizzare la messa in sicurezza della ex 106, tristemente chiamata «strada della morte», nonché il suo adeguamento alla normativa europea e modernizzare la strada ferrata Ionica, garantire un maggiore controllo delle condizioni sanitarie dei lavoratori comunitari ed extra comunitari, ed una decisa azione di repressione di ogni forma di caporalato e di sfruttamento dei lavoratori provenienti da altri Paesi. (4-18769)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere:
   quanti siano i dipendenti pubblici previsti in organico alle prefetture, suddivisi provincia per provincia;
   quanti siano i dipendenti pubblici effettivamente assegnati alle prefetture, suddivisi provincia per provincia;
   quale sia il rapporto tra i dipendenti pubblici previsti in organico alle prefetture e gli abitanti, provincia per provincia;
   quale sia il rapporto tra i dipendenti pubblici effettivamente assegnati alle prefetture e gli abitanti, provincia per provincia;
   se vi siano ragioni organizzative per gli scostamenti tra i rapporti sopra indicati e tra le varie province;
   se e quali iniziative il Governo abbia adottato o intenda adottare per normalizzare i dati di cui sopra e ridurre gli sprechi ove i rapporti non sono giustificati né giustificabili. (4-18759)


   LUSSANA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge n. 201 del 2011, stabilisce l'entrata in vigore dell'imposta municipale propria (IMU), fissando, in particolare, che il 50 per cento degli introiti provenienti dal gettito ICI (IMU) sulla seconda casa e sugli altri immobili non definibili come abitazione principale sia destinato allo Stato, e che il fondo sperimentale di riequilibrio, ovvero il fondo perequativo, così stabilito dallo stesso decreto-legge n. 201 del 2011, viene modificato in ragione delle differenze del gettito stimato ad aliquota di base rispetto al gettito incassato dai comuni ICI del 2010, così come risultante dal rendiconto al bilancio dell'ente del 2010;
   in conseguenza delle modifiche apportate alla legislazione vigente e contenute all'interno del decreto-legge n. 16 del 2012, i comuni, in fase di predisposizione dei bilanci previsionali per l'esercizio 2012 hanno iscritto il gettito convenzionale derivante dall'applicazione dell'IMU ad aliquote ordinarie sulla base dei valori stimati dal dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze per ciascun comune;
   il comune di Bagnatica (Bergamo), nel bilancio di previsione 2012, ha dapprima iscritto per l'importo di 1.626.671 euro l'entrata da imposta municipale propria di spettanza del comune, così come riportato dal dipartimento delle finanze e in ottemperanza dell'articolo 13, comma 12-bis del decreto-legge n. 201 del 2011, per rivedere poi, a seguito dell'aggiornamento operato dallo stesso dipartimento delle finanze tale valore in 917.354 euro, nettamente inferiore al precedente;
   il medesimo dipartimento ha rivisto al ribasso, allo stesso tempo, il valore dell'ICI 2010, il cui importo è passato da 1.465.984 euro a 1.444.670 euro, sebbene il comune di Bagnatica indicasse in 1.476.601 euro il valore ICI 2010, così come accertato nel conto consuntivo al bilancio 2010 dello stesso ente; a fronte delle modifiche apportate ai valori di gettito IMU e di ICI 2010, il comune di Bagnatica subirà un taglio al FSR di 493.098 euro, con gravi effetti sull'equilibrio finanziario dell'ente, dal momento che, in ragione del fatto che il taglio che verrà operato sul FSR è maggiore della capacità della attuale capacità dello stesso, il medesimo comune si vedrà costretto a restituire allo Stato oltre 270 mila euro;
   il sindaco del comune di Bagnatica, con una missiva dell'8 novembre 2012, ha evidenziato allo stesso Ministro dell'interno e al Ministro dell'economia e delle finanze la gravità della situazione dell'ente, sottolineando altresì come l'attuale situazione sia stata determinata non per effetto di mancanze dovute dall'amministrazione comunale, quanto, piuttosto, dall'errata stima ministeriale sul gettito IMU e sui valori consuntivi ICI 2010 –:
   su quali criteri siano state effettuate le stime ministeriali di gettito dell'IMU e le stime dell'ICI specificando altresì se il Governo non ritenga opportuno fornire al comune le idonee precisazioni sul fatto che le attribuzioni ministeriali al FSR derivano da procedimenti di quantificazione corretti, coerenti con la vigente normativa ed in linea con i valori ICI 2010 certificati dagli stessi comuni. (4-18772)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da notizie riportate da organi di stampa locali e nazionali, nella notte tra il 24 ed il 25 novembre 2012 alcuni giovani avrebbero aggredito propri coetanei all'esterno di un noto locale di Cava de’ Tirreni, cittadina a pochi chilometri da Salerno;
   a seguito di un alterco sorto all'interno del locale da ballo, ignoti avrebbero colpito le vittime con violenza, facendo uso di cinghie e causando il ferimento del giovane salernitano Antonio Alfano, trasportato in coma farmacologico prima presso il locale nosocomio di Cava de’ Tirreni e poi all'ospedale «San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona» di Salerno;
   l'aggressione sarebbe avvenuta per futili motivi, riconducibili alla provenienza delle vittime, tutti studenti originari di Salerno, e presumibilmente alla storica rivalità calcistica esistente tra le squadre della Salernitana e della Cavese;
   i balordi avrebbero perfino pestato il proprietario del locale, intervenuto per cercare di sedare gli animi ed evitare il peggio;
   sull'increscioso episodio indagano i poliziotti del commissariato di Cava de’ Tirreni e gli aggressori avrebbero le ore contate;
   sempre più spesso le cronache riportano episodi di violenza e criminalità compiuti da giovanissimi il sabato sera all'interno ed all'esterno dei locali da ballo della provincia –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, una volta verificata la veridicità degli stessi, se non ritenga opportuno incrementare i controlli delle forze dell'ordine, anche nelle ore notturne, nelle aree maggiormente frequentate dai giovani della provincia di Salerno. (4-18778)


   NACCARATO e SBROLLINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 18 novembre 2012 la procura antimafia di Venezia ha comunicato di aver iscritto nel registro degli indagati Pasqualino, Gennaro e Domenico Longo, titolari dell'impresa edile «Elle Due Costruzioni Srl» con sede in viale Mazzini, 88, a Dueville (Vicenza), ipotizzando a loro carico i reati di corruzione e turbativa turbativa d'asta aggravata da metodi mafiosi, nell'ambito dell'appalto per la costruzione della tenenza dei carabinieri a Dueville;
   in particolare, secondo gli inquirenti i titolari di «Elle Due Costruzioni Srl» avrebbero relazioni e collegamenti con un «clan» della ’ndrangheta di Lamezia Terme (Catanzaro) facente capo al «boss» Vincenzino lannazzo, attualmente detenuto in carcere;
   dalla stessa indagine emerge, inoltre, il sospetto che nella costruzione della tenenza sia stato utilizzato cemento «depotenziato», mettendo a rischio la tenuta strutturale della caserma. A questo si aggiunge che i titolari dell'impresa «Elle Due Costruzioni Srl» avrebbero impiegato nel cantiere della tenenza operai dell'impresa «Giglio Srl» che risulta esclusa dagli appalti pubblici in quanto sospettata di legami con sodalizi mafiosi;
   i titolari di «Elle Due Costruzioni Srl» si sono aggiudicati la gara di appalto indetta dal comune di Dueville con un ribasso del 30 per cento;
   l'indagine citata è solo l'ultima di una serie di inchieste sulla presenza e le attività della criminalità organizzata di stampo mafioso nel Nord Est e in particolare nel Veneto, come dimostrano le ultime relazioni semestrali del Ministero dell'interno al Parlamento sui risultati conseguiti dalla direzione investigativa antimafia (Dia) –:
   se sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
   quali misure concrete, nell'ambito delle sue competenze, il Ministro intenda porre in essere al fine di prevenire e contrastare con la necessaria efficacia i legami e le relazioni tra criminalità organizzata di stampo mafioso e attività imprenditoriali nel Veneto, in particolare nel settore delle costruzioni, anche attraverso il potenziamento dei controlli sull'assegnazione degli appalti pubblici. (4-18785)


   FUGATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la provincia autonoma di Trento, con legge provinciale n. 3 del 2006 «Norme in materia di governo dell'autonomia del Trentino» e successive modificazioni (legge provinciale n. 15 del 2009 e legge provinciale n. 26 del 2010), ha istituito le comunità di valle ovvero un nuovo ente pubblico intermedio a cui sono trasferite alcune importanti funzioni amministrative dalla stessa provincia e dai comuni;
   tali organismi sono costituiti obbligatoriamente dai comuni per l'esercizio in forma associata delle competenze trasferite dalla provincia e per l'esercizio di funzioni, compiti, attività e servizi trasferiti dagli stessi comuni o assegnati dalla legge;
   le comunità di valle si occupano a pieni poteri delle politiche sociali ed abitative, tutela ambientale, igiene ambientale, hanno un proprio servizio finanziario e si occupano della pianificazione territoriale;
   a differenza dei precedenti comprensori, i quali costituivano il braccio operativo della provincia autonoma di Trento, la comunità di valle svolge in via principale le funzioni amministrative ad essa assegnate, con conseguente aumento dei costi pubblici;
   tale ente è costituito dai comuni dei vari territori in cui il Trentino è stato suddiviso (16) ma non in Val d'Adige. Sono composte da un presidente di comunità, da un organo esecutivo (da 4 a 7 assessori), da una Assemblea (in alcuni casi arriva ad avere oltre quaranta rappresentanti), dalla conferenza dei sindaci;
   l'articolo 8 del decreto del presidente della regione autonoma Trentino-Alto Adige recante «Regolamento concernente la determinazione della misura e disciplina dell'indennità di carica e dei gettoni di presenza per gli amministratori locali della regione autonoma Trentino-Alto Adige nel quinquennio 2010-2015 prevede che a decorrere dalla data di insediamento degli organi delle comunità costituite ai sensi della richiamata legge provinciale n. 3/2006 al presidente e ai componenti degli organi esecutivi venga corrisposto un'indennità mensile di carica nella misura indicata nella tabella M allegata al decreto presidenziale citato;
   l'articolo 23 comma 22 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, prevede che «la titolarità di qualsiasi carica, ufficio o organo di natura elettiva di un ente territoriale non previsto dalla Costituzione è a titolo esclusivamente onorifico e non può essere fonte di alcuna forma di remunerazione, indennità o gettone di presenza, con esclusione dei comuni di cui all'articolo 2, comma 186, lettera b), della legge 23 dicembre 2009, n. 191, e successive modificazioni»;
   tale principio è stato ribadito nel decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, che, all'articolo 69, comma 3-bis, afferma che «al fine di semplificare l'organizzazione degli enti territoriali locali, di assicurare il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e di contribuire al contenimento della spesa pubblica, nonché in ottemperanza al disposto dell'articolo 23, comma 22, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, le province autonome di Trento e di Bolzano prevedono, nell'ambito della propria autonomia statutaria e nel quadro delle procedure di coordinamento previste dall'articolo 27 della legge 5 maggio 2009, n. 42, che gli incarichi conferiti all'interno delle comunità di valle siano svolti a titolo esclusivamente onorifico, senza la corresponsione di alcuna forma di remunerazione, indennità o gettone di presenza»;
   l'articolo 114 della Costituzione non prevede l'istituzione e la presenza sul territorio italiano delle comunità di valle come organismo amministrativo ed istituzionale, e di conseguenza deve escludersi la corresponsione di qualsiasi forma di remunerazione ai componenti di tali organi –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di evitare che le finalità del sopracitato articolo 69, comma 3-bis del decreto-legge n. 83 del 2012 possano essere sostanzialmente compromesse dalle iniziative segnalate in premessa. (4-18792)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENTEMERO e CONCIA. —Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nella notte del 21 novembre 2012 a Roma, un ragazzo di quindici anni, che frequentava il liceo scientifico Cavour della capitale, si è tolto la vita nella sua casa. Risulta che la pagina Facebook «il ragazzo con i pantaloni rosa», costruita per gioco, sia divenuta oggetto di aggressioni omofobe indirizzate nei suoi confronti;
   per queste e per altre ragioni gli inquirenti stanno indagando se fosse vittima di azioni di discriminazione e di omofobia, di che natura fossero e dove avvenissero;
   la scuola è un luogo di crescita umana e personale, oltre che culturale, in cui ognuno ha il diritto di essere sé stesso, di vivere la propria esistenza secondo le proprie idee e i propri orientamenti e, soprattutto, è una comunità che educa al rispetto delle persone, delle loro caratteristiche peculiari e delle loro diversità e deve essere il luogo dell'integrazione e della formazione dell'identità personale;
   purtroppo il fenomeno del bullismo è in grande aumento e ancor di più quello del bullismo omofobo. In un recente studio presentato alla Commissione bicamerale per l'infanzia emerge un dato inquietante, ossia il 30 per cento dei suicidi di adolescenti avviene per ragioni legate all'omofobia e alla transfobia;
   all'interno della scuola l'omofobia e la transfobia possono essere combattute attraverso un'azione educativa e una corretta educazione all'affettività e alla sessualità da inserire nelle Indicazioni nazionali per il curricolo, nei programmi scolastici ed in progetti integrativi dell'Offerta formativa ed insegnando al corretto uso dei media e dei social network –:
   cosa il Ministro intenda fare per diffondere una cultura del rispetto delle diversità ed in particolare di chi esprime un diverso orientamento sessuale o la propria identità di genere, nell'ambito della programmazione didattica e dell'offerta formativa, interventi che non sono ormai più rinviabili. (5-08538)

Interrogazione a risposta scritta:


   REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere:
   quanti siano i dipendenti non docenti delle scuole medie e superiori suddivisi regione per regione;
   quale sia il rapporto tra i dipendenti non docenti delle scuole medie e superiori e gli abitanti, regione per regione;
   se vi siano ragioni organizzative per gli scostamenti tra i rapporti sopra indicati nelle varie regioni;
   se e quali iniziative il Governo abbia adottato o intenda adottare per normalizzare i dati di cui sopra e ridurre gli sprechi ove i rapporti non sono giustificati né giustificabili. (4-18761)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   LAURA MOLTENI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   secondo i dati forniti dall'amministrazione dell'ospedale San Raffaele di Milano durante la riunione del 22 novembre 2012, con la rappresentanza sindacale unitaria aziendale, la struttura ha registrato nel periodo 11 maggio-30 settembre 2012 (ovvero nel periodo della nuova gestione Rotelli) una perdita pari ad oltre 20 milioni di euro, per la precisione a 20.344.753 euro;
   l'ultimo dato disponibile prima di questo era invece relativo al periodo 11 maggio-31 luglio 2012, quando la perdita ammontava 8.537.505 euro, il che significa che da fine luglio a fine settembre il deficit accumulato è stato dunque superiore a 11,8 milioni di euro;
   l'amministratore delegato Nicola Bedin, rispondendo all'inizio di ottobre 2012, ad alcune osservazioni della rappresentanza sindacale unitaria aziendale, della secondo cui nel mese di luglio la perdita media giornaliera si era, ridotta di terzo, aveva fatto notare che la proiezione annua della perdita registrata nel periodo 11 maggio-31 luglio non può essere fatta in modo lineare, ma deve tenere conto che la seconda parte dell'anno è penalizzata dai cali di fatturato tipici dei mesi di agosto e dicembre; la direzione aziendale, peraltro, ha puntualizzato che confrontando il periodo 11 maggio-30 settembre 2012 al medesimo dell'anno precedente, la perdita relativa allo stesso periodo ammontava a 35 milioni di euro, al netto dei tagli subentrati quest'anno dal decreto-legge spending review;
   il 12 maggio 2012, allorquando l'amministratore delegato, Nicola Bedin, ha presentato un'analisi concernente i primi 51 giorni dopo il deferimento alla New-co (ospedale San Raffaele srl), è stato evidenziato che la perdita registrata in quel periodo era di circa 6 milioni; una previsione lineare porterebbe, quindi, a giudizio dell'interrogante, ad una perdita di 42 milioni nell'anno e non ai 65 milioni annunciati dallo stesso presidente Rotelli nel suo discorso di insediamento;
   il 31 ottobre 2012, sempre l'amministrazione dell'ospedale, ha avviato la procedura ex legge n. 223/19) per 244 licenziamenti e tra il personale del comparto (infermieri, tecnici, ausiliari, amministrativi, e altri) ed al contempo ha comunicato la disdetta di tutti gli accordi aziendali, a partire dal 1973;
   tali procedure comporterebbero ineluttabilmente una dispersione del patrimonio umano e professionale del San Raffaele, a partire dal comparto (infermieri, personale di supporto, tecnici e amministrativi);
   la disdetta degli accordi, infatti, si tradurrebbe in tagli salariali e peggioramento delle condizioni contrattuali, nonché nel rischio di indurre le migliori professionalità ad allocarsi altrove, il tutto a discapito dell'eccellenza del San Raffaele;
   si ricorda, infatti, che oltre a diversi reparti e servizi che hanno conseguito la certificazione di qualità, il San Raffaele ha sempre investito nello sviluppo di professionalità al proprio interno, come nel caso dell'ingegneria clinica, della fisica sanitaria, dei sistemi informativi, servizi che garantiscono ogni giorno efficienza e sicurezza della struttura;
   già oggigiorno la struttura registra una forte sofferenza di organico, che costringe a straordinari, doppi turni e salti di riposo, per effetto del mancato rinnovo dei contratti a termine e del mancato reintegro delle dimissioni volontarie (in totale un saldo negativo di circa 150 persone su 3100 del comparto); inevitabilmente la scelta di procedere con licenziamenti collettivi e con le disdette degli accordi implicherebbe una penalizzazione della qualità di servizio del personale che si occupa dell'assistenza ai pazienti;
   è opinione dell'interrogante che si possa raggiungere il risultato del risanamento economico senza chiedere sacrifici al personale e, pertanto, si ritiene essenziale che la proprietà presenti al più presto un piano di rilancio, che indichi obiettivi di crescita della struttura e non preveda alcun ridimensionamento delle specialità oggi previste;
   il sindacato è anche fortemente allarmato da alcune rinegoziazioni di contratti di beni e servizi talmente al ribasso da non poter più garantire gli stessi livelli qualitativi e di sicurezza rispetto al passato;
   lo stesso amministratore delegato, peraltro, sembrerebbe abbia dichiarato in trattativa che prevede un recupero di 40 milioni di euro alla rinegoziazione dei contratti di acquisto beni e servizi e, durante l'audizione in Commissione sanità della regione, che con quello che avanza, dopo aver ripianato il passivo, farebbe non meglio precisati investimenti –:
   tutto ciò lascerebbe dunque presumere che la richiesta di riduzione del costo del personale del comparto serva solamente a garantire un rapido rientro dall'investimento –:
   quali iniziative il Governo, anche in termini di moral suasion, intenda intraprendere per salvaguardare i livelli occupazionali del San Raffaele e con essi l'eccellenza della struttura e la qualità di servizio sanitario finora offerta. (4-18786)


   BARBATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Luciana Littizzetto testimonial dello spot «Coop» sulle reti Rai avrebbe ricevuto nei giorni scorsi una lettera-denuncia di alcune dipendenti (appartenenti all'Usb) del noto marchio commerciale mettendola al corrente della loro situazione lavorativa;
   la notizia, contenuta nell'articolo a firma di Fabio Savelli dal titolo: «Cara Littizzetto, no la Coop non sei tu» è stata data dal Corriere.it in data 26 novembre 2012 (http://www.corriere.it/economia);
   le lavoratrici dicono di essere sorridenti alla cassa, ma anche terribilmente contrariate ed ancora «meglio essere sfruttate che rimanere a casa senza lavoro», «A comandare sono tutti uomini e non vige certo lo spirito cooperativo. Ti facciamo un esempio – scrivono alla Littizzetto – per andare in bagno bisogna chiedere il permesso e siccome il personale è sempre poco possiamo anche aspettare ore prima di poter andare. Viviamo in condizioni di quotidiana ricattabilità, sempre con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla nostra pelle»;
   la replica dell'azienda bolognese alla nota testata è: «Pur comprendendo le difficoltà di chi si trova in una condizione di lavoro precario riteniamo assolutamente infondate le informazioni contenute nella lettera aperta sia per quanto attiene i salari corrisposti, non certo compatibili con gli standard retributivi di un lavoratore a tempo pieno, sia anche per le modalità organizzative del lavoro» –:
   di quali notizie si disponga sui fatti esposti in premessa e quali iniziative si intendano eventualmente assumere, in considerazione del fatto che è necessario chiarire al più presto la veridicità delle notizie contenute nella lettera-denuncia riportata a stralci dal Corriere.it, disponendo eventualmente i necessari accertamenti su lavoratori e lavoratrici dell'azienda. (4-18789)


   FAVA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   nel 2005 la ditta Wella ha venduto a Labocos Srl (azienda del gruppo Procter & Gamble) la produzione, le strutture proprie ed il personale dello stabilimento con sede in Castiglione delle Stiviere (Mantova) (tagliando di fatto 148 posti di lavoro);
   alla fine del 2008 i dipendenti Labocos erano 250;
   con delibera del 28 ottobre 2009 il consiglio di amministrazione di Labocos ha ceduto il ramo d'azienda Welonda alla società HSE Holding GMBH & Co. di Stoccarda. Di fatto, a quanto consta all'interrogante, ha ceduto il pacchetto clienti (parrucchieri destinatari dei prodotti di arredo e apparecchiature prodotte da Welonda), la produzione effettiva, eseguita da aziende esterne, e gli agenti venditori che per conto di Labocos avevano il compito di intercettare nuovi clienti ai quali la stessa concedeva finanziamenti pari al 70 per cento a seguito del rinnovo degli arredi e delle attrezzature;
   in data 9 novembre 2009 è stata costituita la società Welonda Italia Srl con sede legale a Castiglione delle Stiviere, con oggetto sociale «la pianificazione, il design, la produzione, la vendita di mobili, arredi, apparecchi, strumenti e prodotti relativi all'attività di parrucchiere». Socio unico e proprietario di Welonda Italia Srl è Welonda International GMBH del gruppo Herzog (società con il medesimo oggetto sociale operante su scala europea) a sua volta di proprietà di Welonda GMBH & Co. che risulta fallita in Germania nel 2010;
   in data 18 novembre 2009 Labocos ha attivato la procedura di trasferimento d'azienda ai sensi dell'articolo 47 della legge n. 428 del 1990 per realizzare la cessione del suo ramo d'azienda alla società Welonda Italia Srl con la motivazione secondo cui Herzog group è un'azienda che opera nel mercato dell'arredamento ed è presente in alcuni Paesi dell'Unione europea e l'acquisizione di un marchio di valore storico quale è Welonda rappresenta un'importante opportunità di espansione nel mercato dell'arredamento per parrucchieri;
   nell'atto di cessione tra le due società sono stati assunti reciproci impegni di collaborazione fra cui l'impegno da parte di Labocos a fornire a Welonda Italia un adeguato supporto alle vendite tale da garantire autonomia economica alla seconda, prevedendo anche un'esclusiva collaborazione con Procter & Gamble per almeno 5 anni (cioè dal 2010 al 2014);
   in data 23 novembre 2009 tra Labocos e Welonda Italia è stato sottoscritto un accordo che impegnava Welonda Italia a riconoscere ad eventuali lavoratori in esubero lo stesso incentivo all'esodo erogato da Labocos se nel periodo compreso tra il febbraio 2010 e gennaio 2012 fossero sopravvenute necessità di riduzione del personale;
   in data 1o dicembre 2010 Welonda International GMBH & Co. (unico azionista delle società Welonda Russia, Norvegia, Austria, Svizzera, Italia e Spagna) ha venduto il cosiddetto business Welonda a Kiela Beheer BV Srl di diritto olandese;
   nello stesso giorno Procter & Gamble e Kiela hanno ratificato, in sede di compravendita, il medesimo accordo di cooperazione per un adeguato supporto alle vendite tale da garantire autonomia economica alle unità distribuite sul territorio europeo ed extraeuropeo, compresa quella di Castiglione delle Stiviere;
   lo stesso giorno Kiela ha ottenuto di utilizzare le unità Welonda per mezzo di una licenza che è stata contestualmente concessa da Wella (di proprietà Labocos a sua volta di proprietà di Procter & Gamble);
   a quanto risulta all'interrogante:
    di fatto i dettagliati e codificati rapporti, concordati nel 2009 e attualmente in essere tra Labocos e Welonda Italia, dimostrano che la commercializzazione dei prodotti, i clienti e gli agenti segnalatori rispondono esclusivamente a Labocos;
    dopo la cessione del ramo d'azienda, a partire dal 2010, la stessa Labocos avrebbe eluso il dichiarato impegno di collaborazione con Welonda Italia disincentivando di fatto i propri agenti alla segnalazione di clienti rendendo impossibile la sopravvivenza di Welonda Italia;
    tutto ciò ha causato una grave crisi economica di Welonda Italia, che, nel contesto della crisi finanziaria generale, è stata costretta a dichiarare la sua messa in liquidazione con ovvie conseguenze per l'occupazione;
    13 dipendenti hanno presentato ricorso presso il tribunale di Mantova, sezione lavoro, allo scopo di dimostrare se davvero si ravvisi legittimità nella cessione del ramo d'azienda da parte di Labocos, in quanto lo stesso di fatto non ha le caratteristiche di idoneità relative all'autonomia economica, e se attraverso tale cessione si ravvisi l'intento di elusione, da parte di Labocos della legislazione vigente in materia di licenziamenti, preso atto della strategia adottata e tesa a non adempiere agli impegni di collaborazione sottoscritti nel 2010;
    non a caso nei prossimi giorni anche le ditte (falegnami, fabbri, vetrai, tappezzieri, eccetera), la cui attività è indispensabile per il ciclo produttivo di Welonda Italia, andranno in concordato con l'azienda in qualità di creditrici per i prodotti e servizi resi;
    il mondo del lavoro deve essere considerato in stretta relazione con l'evoluzione del mercato globalizzato e le esigenze delle imprese che operano a livello transnazionale nell'ambito dell'Unione europea ed extra UE. Per questo motivo l'Unione europea, fin dal 1980, ha iniziato un percorso teso ad armonizzare le procedure di informazione e consultazione nei gruppi di imprese comunitarie a tutela dei diritti dei lavoratori: direttiva 98/59/CE in materia di licenziamenti collettivi; direttiva 94/45/CE che prevede, in accordo con la direzione centrale dell'azienda, l'istituzione dei comitati aziendali europei ed introduce il concetto che possano essere considerati dipendenti anche i lavoratori atipici e quelli la cui attività è indispensabile per il ciclo produttivo (articoli 55 e 56); direttiva 2002/14/CE che amplia il campo d'azione della 94/45/CE abbassando a 20 il numero degli addetti impiegati (dipendenti, lavoratori atipici e, nel caso di Welonda Italia, gli indispensabili lavoratori delle aziende fornitrici di servizi e prodotti) in almeno uno degli Stati membri;
    la messa in liquidazione di Welonda Italia fa paventare il licenziamento dei dipendenti e moltiplica le criticità delle aziende ad essa strettamente collegate che operano nel mantovano, nel bresciano e nel Veneto –:
   se il Governo per quanto di competenza, ritenga di prorogare, per i dipendenti Welonda Italia Srl la cassa integrazione fino al 31 dicembre 2012;
   se si intenda prevederla anche per il 2013;
   se ritengano opportuno assumere iniziative per verificare, per quanto di competenza, che sia rispettato il campo d'azione delle direttive 98/59/CE, 94/45/CE e 2002/14/CE da parte dei gruppi d'impresa transnazionali che attualmente fanno capo a Labocos e Welonda Italia, affinché tutti i lavoratori (di Welonda Italia e di Wella/Labocos) e le aziende ad esse strettamente collegate rientrino a pieno titolo nelle tutele previste dalla normativa vigente e pertanto siano partecipi dei tavoli di concertazione con diritto di informazione, così come previsto dal diritto comunitario;
   se ritengano di garantire, attraverso le opportune iniziative normative, la previsione di sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive (articolo 8 della direttiva 2002/14/CE) per le violazioni da parte degli imprenditori;
   se si ritenga di garantire, pertanto, a tutti i lavoratori gli ammortizzatori sociali fino alla sentenza del tribunale di Mantova. (4-18791)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, per sapere – premesso che:
   il concorso straordinario per soli titoli per l'assegnazione di nuove farmacie previsto dall'articolo 11 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, non chiarisce alcuni aspetti fondamentali circa requisiti e conseguenze inerenti alle procedure di partecipazione;
   sono indispensabili ed urgenti i chiarimenti suddetti per una corretta e chiara partecipazione alle procedure concorsuali onde evitare fiumane di ricorsi –:
   se, posto che il titolo della idoneità alla titolarità della farmacia si può acquisire sia per concorso (nel qual caso è previsto un riconoscimento del titolo con un punteggio pari a 0.2 per commissario) sia con la pratica di due anni presso una farmacia, il farmacista che non ha acquisito la idoneità in nessuna delle due modalità, debba essere escluso dal concorso o possa comunque partecipare al medesimo;
   posto che la disciplina prevede la possibilità di partecipare a massimo due concorsi in due diverse regioni, se un concorrente, partecipando al concorso in associazione e vincendo l'assegnazione di due farmacie con due società diverse in due regioni diverse, possa mantenere le quote di ambedue le sedi o sia costretto a rinunciare ad una di esse;
   se un farmacista che concorra per l'assegnazione di farmacia in due regioni diverse ma con una stessa società e vinca in ambedue le regioni, possa mantenere le quote nelle farmacie vinte in ambedue le regioni.
(2-01760) «Razzi, Moffa».

Interrogazione a risposta scritta:


   REGUZZONI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere:
   quali e quanti siano gli incarichi di consulenza o collaborazione esterna della pubblica amministrazione, divisa regione per regione;
   se vi siano ragioni organizzative per gli scostamenti tra i rapporti sopra indicati e tra le varie province –:
   se e quali iniziative di competenza il Governo abbia adottato o intenda adottare per normalizzare i dati di cui sopra e ridurre gli sprechi ove i rapporti non sono giustificati né giustificabili. (4-18760)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRAZIANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   all'interrogante è stato riferito che a taluni fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale di nuova istituzione sarebbe stata rifiutata l'iscrizione all'Anagrafe dei fondi stessi, istituita presso il Ministero della salute, ai sensi dell'articolo 9, comma 9, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e disciplinata dal decreto ministeriale 31 marzo 2008, nonché dal decreto ministeriale 27 ottobre 2009;
   il diniego di iscrizione sarebbe stato motivato, pur in assenza di espliciti provvedimenti in proposito, in ragione della mancanza, tra i documenti a corredo dell'istanza, del documento di bilancio consuntivo del fondo sanitario;
   appare del tutto evidente che, allorché il fondo sanitario è di nuova costituzione, non può naturalmente ancora esservi alcun bilancio consuntivo dell'ente;
   peraltro, richiedere, ai fini dell'iscrizione all'anagrafe, la presentazione del bilancio consuntivo significa obbligare i fondi sanitari in questione, senza che la legge lo preveda, ad operare per ben oltre un anno in assenza di iscrizione all'anagrafe che, secondo quanto indicato dall'articolo 3, comma 8, del decreto ministeriale del 2009 citato, costituisce condizione per la verifica della coerenza delle prestazioni erogate con gli ambiti definiti e, pertanto, per consentire che i contributi versati al fondo sanitario possano beneficiare del trattamento tributario agevolato di cui all'articolo 10, comma 1, lettera e-ter), del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, ovvero di cui all'articolo 51, comma 2, lettera a), del medesimo provvedimento;
   ciò determina, di tutta evidenza, grave pregiudizio per i contribuenti e i lavoratori che intendano avvalersi delle coperture sanitarie offerte dai fondi sanitari, in spregio della volontà espressa dal legislatore di favorirne lo sviluppo mediante attribuzione del trattamento fiscale agevolato, pur nell'ordine e nella ricognizione del settore proposti dall'istituzione dell'anagrafe –:
   quali rimedi e iniziative intenda tempestivamente adottare, mediante apposite istruzioni agli uffici competenti o anche attraverso l'esercizio dei poteri di decretazione di cui all'articolo 3, comma 9, del decreto ministeriale del 2009 già menzionato per la definizione delle modalità di funzionamento a regime dell'anagrafe, al fine di far cessare la situazione evidenziata e porvi rimedio, consentendo così una immediata regolarizzazione dei fondi sanitari di nuova istituzione, che possano avariare l'operatività nel pieno delle prerogative loro attribuite dalla legge.
(5-08531)


   D'INCECCO, MIOTTO, LIVIA TURCO e LENZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nel mese di gennaio 2010 la Commissione europea – a seguito dei numerosi episodi di pazienti con danni al fegato e all'apparato gastroenterico causati da nimesulide e del successivo ritiro della stessa dal mercato dei principali Paesi europei – ha chiesto all'Agenzia europea dei medicinali (EMA) un riesame del rapporto beneficio-rischio di nimesulide;
   la Commissione europea, con la decisione del 20 gennaio 2012, ha recepito la raccomandazione EMA – volta ad evitare ogni possibilità d'uso cronico di nimesulide – e ha previsto l'obbligo dell'eliminazione dell'indicazione del <trattamento sintomatico dell'osteoartrite dolorosa> in quanto «l'uso sistemico di nimesulide per il trattamento dell'osteoartrite dolorosa, che è una condizione cronica, comporterebbe un uso a lungo termine con un conseguente aumento del rischio di danno epatico»;
   a seguito di quanto nel tempo stabilito a livello europeo, e in considerazione dei gravi effetti avversi derivanti dall'uso di nimesulide superiori a quelli correlati alle alternative terapeutiche esistenti sul mercato, tutti principali Paesi europei hanno ritirato dal mercato o negato la rimborsabilità al farmaco;
   l'Aifa, in seguito alla decisione della Commissione europea, ha mantenuto in vigore la rimborsabilità di nimesulide in patologie croniche, non adempiendo pienamente alla decisione comunitaria;
   dietro specifica interrogazione su questi aspetti presentata il 10 maggio 2012, il Sottosegretario alla salute Adelfio Elio Cardinale ha, da un lato, riconosciuto che il farmaco non possa essere rimborsato per il trattamento cronico, ma dall'altro ritenuto coerente che lo stesso sia mantenuto in nota;
   l'Aifa ha provveduto a modificare i criteri di rimborsabilità di nimesulide solo il 24 agosto 2012, escludendo la rimborsabilità di nimesulide nel trattamento cronico così come previsto dalla Commissione europea, ma, al contempo, ha deciso di promuovere il farmaco alla rimborsabilità per <nuove indicazioni> per il trattamento del dolore acuto associato alle patologie croniche previste dalla nota 66;
   a conclusione, la stessa Aifa nel comunicato pubblicato il 14 settembre 2012, richiama il suddetto aggiornamento della nota 66, con un esplicito riferimento al riconoscimento di <nuove indicazioni per nimesulide>;
   ad avviso degli interroganti è necessario intervenire per garantire la credibilità di un sistema che, da un lato, decide di adottare con un provvedimento d'urgenza (decreto-legge n. 158 del 2012, disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute) la revisione straordinaria del prontuario farmaceutico nazionale al fine di perseguire la massima sostenibilità e la migliore efficacia del sistema sanitario nazionale, e, dall'altro, negli stessi giorni, decide, attraverso l'Aifa, di eliminare la rimborsabilità di nimesulide nel trattamento cronico e, al contempo, riconoscerle una nuova rimborsabilità nell'acuto che fino a quel giorno non aveva –:
   quale sia l'orientamento del Ministro in relazione alla decisione dell'Alfa di riconoscere a nimesulide la rimborsabilità per nuove indicazioni e per di più nel trattamento acuto che di regola non è a carico del Sistema Sanitario Nazionale; quali elementi di carattere scientifico e quali dati clinici abbia motivato Aifa a tale decisione che sembra premiare un prodotto rispetto al quale il profilo rischio-beneficio è stato più volte messo in discussione a livello europeo, collocando l'Italia in una posizione antitetica rispetto a quanto deciso dai più importanti Paesi europei a seguito della posizione assunta dalla Commissione europea; se la scelta dell'Alfa di rimborsare nimesulide nel trattamento del dolore acuto nell'ambito delle patologie croniche previste dalla nota stessa, non esponga di fatto i pazienti al rischio di un possibile uso cronico del farmaco, considerando che l'Aifa consente tuttora che nimesulide sia commercializzata e rimborsata con le vecchie confezioni da 30 unità che chiaramente non garantiscono un utilizzo di breve durata nelle forme acute così come richiesto dalla nuova nota 66;
   come, infine, intenda procedere rispetto a nimesulide a tutela della credibilità delle nuove misure normative di cui al decreto-legge Balduzzi e, più in generale, della salute dei pazienti. (5-08539)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   a norma dell'articolo 60, punto 3, del regolamento emanato dal presidente dell'Istituto superiore di sanità e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 52 del 4 marzo 2003, concernente la disciplina amministrativo-contabile dell'Istituto superiore di sanità, è istituito un elenco di fornitori e appaltatori di servizi denominato albo dei fornitori;
   l'elenco dei fornitori di beni e appaltatori di servizi – sezione I e II – aggiornato a luglio 2012 e valido fino al 31 dicembre 2012 è presente sul sito dell'Istituto –:
   chi siano i responsabili legali delle società iscritte nell'elenco. (4-18780)


   RONDINI e BITONCI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
   la nostra società risulta minacciata da nuove forme di psicopatologie, le cosiddette «dipendenze comportamentali», cioè situazioni in cui un soggetto si trova ad essere prigioniero dei propri comportamenti, che in un primo momento danno un piacevole intrattenimento ma poi, con il passare del tempo, si trasformano spesso in atteggiamenti compulsivi privi di controllo;
   una di queste tipologie di dipendenza è il gioco d'azzardo, che ha subito negli ultimi anni un'accelerazione improvvisa grazie anche al gioco on-line (nelle forme, ad esempio, dei videopoker, e dei casinò on-line) e che viene ricompreso oggigiorno nelle cosiddette «tecnodipendenze»;
   si stima che in Italia siano 800.000 le persone dipendenti dal gioco d'azzardo e che siano quasi due milioni i soggetti a rischio. Si stima, altresì, che vengano spesi nel gioco circa 1.260 euro pro capite;
   l'emergenza è stata spesso denunciata, anche di recente, sia a mezzo stampa, sia per bocca di associazioni di volontariato e di enti che operano per fronteggiare tali forme di dipendenza;
   a fronte di ciò, lo Stato sembra invece incentivarle, anche tramite campagne di informazione mirate, ad esempio, ad un gioco «legale e responsabile», come recita un documento predisposto dai Monopoli e destinato ai giovani;
   lo Stato dovrebbe, al contrario, garantire i propri cittadini, soprattutto i più giovani, anziché avviarli a queste forme di intrattenimento, perché non è accettabile che esse producano la distruzione psicologica, oltre che economica, di molte famiglie italiane;
   analoghe preoccupazioni valgono per i più comuni videogiochi. Oggi più che mai, con l'evoluzione tecnologica, gli stili di vita, in particolare dei bambini e degli adolescenti, sono più sedentari rispetto al passato: il gioco all'aria aperta, gli spazi verdi urbani e i giochi di gruppo hanno lasciato il posto ad intrattenimenti ludici privi di socializzazione, di relazione sociale e di attività motoria;
   un elevato numero di bambini e di adolescenti risulta attratto dal fascino dei videogiochi, in alcuni casi, peraltro, eticamente discutibili, e molto spesso i genitori stessi non trovano la capacità di porvi un rimedio;
   queste tipologie di dipendenze non vanno sottovalutate. Spesso, invece, si tende a sminuirle, se non addirittura a considerarle come stimolo positivo per la crescita di un soggetto. La confusione che ancora vige nella dottrina e nel complesso dei dati scientifici in materia, privi di univocità, rischia di permettere a questo fenomeno di aggravarsi, in assenza di interventi efficaci, anche di carattere preventivo;
   come sostiene buona parte della dottrina scientifica in materia, infatti, tali forme comportamentali possono portare conseguenze molto serie, non solo dal punto di vista economico (che nel caso del gioco d'azzardo costituisce un importante fattore negativo) ma anche nella sfera intima e personale, nel processo di sviluppo di una persona. Questi intrattenimenti, a detta di numerosi medici e psicologi, finiscono spesso per inibire lo sviluppo della coscienza etica e del sentire empatico;
   i rischi sono connessi a vari fattori: in primis l'abuso o l'uso scorretto di tali intrattenimenti, soprattutto da parte di minorenni, che portano spesso all'estraniamento dalla realtà, alla mancanza di empatia, quando non anche all'epilessia, al sovrappeso e ai disturbi della vista;
   vi sono poi i rischi legati ai contenuti violenti di alcuni videogiochi, il che può far aumentare l'aggressività nelle persone che ne fanno un uso eccessivo. L'utilizzo dei videogiochi, infatti, causa un significativo incremento della produzione di dopamina, un neurotrasmettitore che, oltre a permettere l'apprendimento e il consolidamento mnemonico delle nuove informazioni, fa aumentare il comportamento aggressivo del giocatore, legato al piacere e alla ricerca di nuove ed intense emozioni;
   anche il gioco d'azzardo viene considerato un vero e proprio disturbo del controllo degli impulsi, caratterizzato da un desiderio impellente e con forti ripercussioni non solo sulla sfera economica di chi ne è affetto (e di conseguenza, nel caso di minori o adolescenti, anche delle loro famiglie) ma anche sulla sfera sociale e di relazione dei medesimi. Non sono rare, infatti, le situazioni di disagio familiare capaci di provocare persino separazioni coniugali, oppure episodi tragici, come la cronaca nera ha riportato anche di recente (ad esempio: il suicidio di una giovane donna, nell'estate scorsa, dopo che aveva perso migliaia di euro al videopoker, o la morte per trombosi venosa di un adolescente, dopo che aveva giocato ininterrottamente per dodici ore ad un videogioco);
   in Italia è in continua crescita il numero di giovani (in particolare tra i 15 e i 19 anni) affetto da dipendenza da gioco e le istituzioni non possono rimanere inerti di fronte a simili patologie, in grado di pregiudicare l'equilibrio e il benessere psico-fisico dei soggetti che ne sono affetti, nonché la situazione economica di numerose famiglie italiane, peraltro già colpite dalla crisi finanziaria in atto –:
   quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di fronteggiare l'aumento e le conseguenze dannose, anche dal punto di vista sociale e sanitario, del gioco d'azzardo nel nostro Paese e quali interventi di competenza intenda approntare, da un lato per prevenire l'insorgere delle patologie legate alla dipendenza dal gioco, dall'altro per aiutare le persone affette da tali comportamenti compulsivi e le loro famiglie. (4-18781)


   BARBATO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   secondo la Società italiana specialisti allergologi italiani vi sono «Pochi specialisti allergologi sul territorio e scarsa prevenzione da parte dei pazienti» e questi sono solo alcuni degli ostacoli da superare. La notizia è riportata in data 27 novembre 2012 dalla newsletter del sito Julie News che la intitola: «E intanto si indaga sul nesso tra allergie e inquinamento, Allarme allergie, appello dei medici alla prevenzione, Donato Leonetti: “I bambini sono i più colpiti”»;
   i pazienti allergici su tutto il territorio nazionale rappresentano il 30 per cento della popolazione;
   «l'autunno e l'inverno – spiega il dottor Donato Leonetti, specialista allergologo – sono le stagioni ideali per prevenire l'insorgenza delle allergie. Da qui la campagna informativa per invitare i soggetti a rischio a sottoporsi ai test per individuare le cause e prevenire le forme più acute. Sul tema si è tenuto in città anche un congresso per fare luce sul possibile nesso esistente tra l'inquinamento ambientale e le varie patologie (asma, rinite e non solo) diffuse sul territorio –:
   di quali notizie dispongano i Ministri interrogati e quali iniziative intendano assumere per monitorare la situazione italiana, promuovendo, specialmente nella regione Campania, ricca di discariche e particolarmente interessata da roghi tossici, degli studi che possano correlare il dato allergenico con il fattore ambientale. (4-18782)


   BARBATO. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   rimborsi per falsi controlli clinici all'estero: è l'ipotesi della procura di Napoli che ha portato a quindici ordinanze di custodia cautelari agli arresti domiciliari e due obblighi di presentazione all'autorità giudiziaria nei confronti di alcuni aderenti a una associazione di trapiantati di fegato. È quanto emerso da una indagine dei carabinieri del Nas coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco; veri trapiantati di fegato avrebbero escogitato un sistema per ottenere, falsificando documentazione, i rimborsi per finti viaggi all'estero destinati a sostenere visite e controlli presso centri esteri, soprattutto in cliniche francesi;
   in data 27 novembre 2012 la notizia è contenuta nell'articolo dal titolo «Trapiantati veri ma visite false nei guai diciassette persone» a firma di Dario Del Porto su repubblica.it edizione Napoli;
   gli inquirenti ipotizzano una truffa capace di arrecare danni da un milione e duecentomila euro;
   alcuni trapiantati sarebbero riusciti ad ottenere i rimborsi anche mensilmente, intascando in maniera ritenuta indebita circa duemila euro al mese;
   le accuse contestate nelle ordinanze sono di associazione per delinquere, truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale e contraffazione di documenti;
   venivano rimborsati come viaggi per controlli medici ma in realtà, in alcuni casi, erano solo soggiorni di piacere a Parigi, anche a Capodanno. Emerge anche questo dall'inchiesta;
   nessuno degli indagati è stato condotto in carcere perché si tratta di trapiantati i quali hanno comunque necessità di curarsi;
   nel corso delle indagini, coordinate dal Pubblico Ministero Francesco De Falco, i carabinieri hanno sequestrato numerosi documenti e timbri falsi che venivano utilizzati per truffare le Asl;
   gli illeciti si protraevano da tre anni;
   gli indagati sfruttavano la possibilità di usufruire tre volte l'anno di un rimborso da parte delle Asl per sottoporsi a visite mediche all'estero;
   in molti casi facevano risultare di recarsi a Parigi in wagon lits il cui biglietto di prima classe costa 720 euro, ma anziché il biglietto originale, che non veniva mal emesso, consegnavano alle Asl il ticket della sola prenotazione, che costa pochi euro;
   il Presidente del Consiglio Monti in data 27 novembre 2012 ha dichiarato che «La sostenibilità futura del Servizio Sanitario Nazionale potrebbe “non essere garantita” e che “La crisi ha colpito tutti ed il campo medico non è una eccezione. La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni. La posta in palio è altissima”. L'obiettivo, quindi, diventa il “rivedere la luce dopo una fase in cui abbiamo rischiato di essere travolti dalla crisi finanziaria”»;
   i fatti esposti in premessa sono ad avviso dell'interrogante tali da richiedere un urgente intervento da parte del Governo –:
   se si intenda promuovere una verifica, a seguito di questa vicenda, su tutte le visite all'estero autorizzate dalle Asl della Campania, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro del deficit sanitario, onde far emergere eventuali altre situazioni perpetrate ai danni di onesti pazienti e cittadini italiani. (4-18790)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   CALLEGARI, FABI, FORCOLIN e BITONCI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Pilkington-Ngs, multinazionale del vetro per l'edilizia, ha annunciato di voler chiudere lo stabilimento di Porto Marghera e di licenziare i 140 dei 175 dipendenti;
   la direzione aziendale, con l'adozione di tale strategia, ha messo in uno stato di profonda agitazione ed incertezza i lavoratori e le loro famiglie, cancellando gli sforzi compiuti da oltre un secolo per far sì che la Pilkington diventasse un punto fermo nella storia industriale di Porto Marghera e del territorio in cui è insediata;
   dietro la decisione di chiudere il sito di Porto Marghera, secondo quanto sostengono i vertici aziendali, c’è il perdurare della crisi del settore dell'edilizia e la sovraccapacità in Europa della produzione di vetro rispetto alla domanda;
   tale decisione in realtà contrasta con il piano industriale recentemente adottato dall'azienda nipponica che soltanto pochi mesi fa ha acquistato una seconda linea float a San Salvo, prevedendo poi di rimettere in funzione una quarta linea di float in Germania, dove peraltro sono pienamente attive altre tre linee;
   la decisione di chiudere lo stabilimento di Marghera e spostare la produzione del vetro per l'edilizia a Chieti e in Germania, a giudizio degli interroganti, non renderà più competitiva l'azienda, ma, al contrario la indebolirà, mettendola in difficoltà nei confronti dei competitori;
   le strategie messe in atto dall'azienda, che non sembrano rispondere a logiche industriali, tradiscono gli accordi precedentemente adottati con i lavoratori, ai quali era stato detto che la produzione sarebbe ripartita non appena terminati i lavori di riparazione del refrattario del forno;
   la chiusura dello stabilimento di Marghera rappresenta un duro colpo per l'economia del territorio già fortemente provato dalla crisi e dall'aumento della disoccupazione, lasciando poche speranze ai lavoratori che dovessero perdere il posto di lavoro di trovare in tempi brevi una nuova occupazione –:
   se il Ministro interrogato intenda favorire una concertazione fra i vertici aziendali ed i rappresentanti dei lavoratori al fine di chiarire quali siano le strategie di sviluppo dell'azienda, impedendo che l'attuazione dei suddetti piani industriali abbia come conseguenza la chiusura della Pilkington-Ngs di Marghera ed il licenziamento dei dipendenti;
   quali iniziative intenda adottare per garantire nel frattempo una tutela reddituale ai dipendenti interessati dalla crisi aziendale della Pilkington-Ngs. (3-02631)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRAZIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 45, comma 3, della legge n. 448 del 1998 e successive modificazioni e integrazioni, nonché il relativo regolamento di cui al decreto ministeriale 5 novembre 2004, n. 292, prevedono misure di sostegno per il settore televisivo locale, consistenti in contributi che vengono annualmente erogati dal Ministero dello sviluppo economico sulla base di graduatorie regionali redatte, con riferimento al personale dipendente occupato e ai fatturati conseguiti dalle imprese televisive locali interessate, dai Comitati regionali per le comunicazioni, Corecom, a seguito di un bando di concorso che lo stesso Ministero provvede ad emanare entro il 31 gennaio di ogni anno;
   le misure di sostegno menzionate hanno contribuito negli anni alla crescita e allo sviluppo delle imprese televisive locali nell'ottica di sostenere l'informazione locale di qualità. Nell'attuale momento storico in cui le imprese televisive hanno dovuto affrontare rilevanti investimenti per la transizione al digitale e in considerazione della situazione di crisi del mercato pubblicitario, tali misure sono ancor più importanti;
   tuttavia, i procedimenti per l'erogazione di questi contributi statali stanno subendo gravi e inspiegabili ritardi, con evidenti ripercussioni anche per l'occupazione lavorativa nel comparto, stante le molte imprese che hanno richiesto la cassa integrazione in deroga e che hanno avviato procedimenti di licenziamento collettivo; 
   nonostante tutti i Corecom delle diverse regioni, fin dal mese di settembre 2012, abbiano redatto le graduatorie per la ripartizione del contributo tra le emittenti televisive locali, come previsto dall'articolo 5 del decreto ministeriale menzionato, in gran parte riviste a seguito della sentenza del Consiglio di Stato n. 12683 del 2011, il decreto di ripartizione dei contributi alle tv locali tra i vari bacini di utenza, relativi allo stanziamento del 2011, è stato firmato il 30 ottobre dal Ministro ma non è ancora pubblicato;
   il decreto di ripartizione dei contributi alle tv locali tra i vari bacini di utenza, in riferimento al saldo relativo all'anno 2010 – rispetto al quale era stato stanziato e corrisposto solo un acconto — contributi che senza un immediato intervento avrebbero rischiato la perenzione, è stato anch'esso firmato il 30 ottobre 2012, ed attende di essere pubblicato;
   il bando relativo alle misure di sostegno per l'anno 2012 è stato firmato soltanto il 15 ottobre 2012, ma non ancora emanato, nonostante lo stesso debba essere emanato entro il 31 gennaio 2012, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, del decreto ministeriale n. 292 del 2004 citato –:
   quali siano le ragioni dei ritardi evidenziati in premessa;
   se non ritenga opportuno evitare una ulteriore attesa per l'emissione dei mandati di pagamento a favore delle emittenti locali che, anche per effetto della crisi, attraversano un momento di difficoltà, così come emerso dall'utilizzo degli ammortizzatori sociali. (5-08534)


   TRAPPOLINO, FRONER, LULLI e VICO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 14 della legge n. 180 del 2011 prevede la costituzione di un consorzio obbligatorio nel settore dei laterizi (Cosl), per ridurre l'impatto ambientale e valorizzare la qualità e l'innovazione dei prodotti. Il Cosl dovrà gestire un fondo alimentato dalle imprese del settore consorziate, finalizzato ad incentivare la chiusura delle unità produttive meno efficienti, ed eventualmente a finanziare le spese annuali di ricerca e sviluppo sostenute dalle imprese del settore. Il Cosl ha personalità giuridica di diritto privato, senza fini di lucro, e il suo statuto è sottoposto all'approvazione del Ministero dello sviluppo economico, che vigila sul consorzio;
   nello specifico il comma 1 dell'articolo 14 della legge sopracitata dispone che venga «costituito dalle imprese del settore dei laterizi, ai sensi dell'articolo 2616 del codice civile, produttrici di prodotti in laterizio rientranti nel codice Ateco 23.32., un consorzio obbligatorio per l'efficientamento dei processi produttivi nel settore dei laterizi (COSL)»;
   l'articolo 2616 del Codice civile riporta testualmente che «con provvedimento dell'autorità governativa (sentite le corporazioni interessate), può essere disposta, anche per zone determinate, la costituzione di consorzi obbligatori fra esercenti lo stesso ramo o rami similari di attività economica, qualora la costituzione stessa risponda alle esigenze dell'organizzazione della produzione»;
   successivamente il comma 3, dell'articolo 14, specifica che «Il COSL ha personalità giuridica di diritto privato, non ha fini di lucro ed è costituito per creare e gestire un Fondo alimentato dai consorziati sulla base di un versamento obbligatorio espresso in percentuale, il quale viene riportato su ogni fattura emessa per la vendita e cessione di prodotto, al fine di incentivare la chiusura di unità produttive di laterizi più vetuste e meno efficienti in termini di elevati costi energetici ed ambientali. A tale scopo il COSL fissa a carico dei consorziati un contributo a fondo perduto per ogni tonnellata di capacità produttiva smantellata, con riferimento ad impianti caratterizzati da consumi energetici superiori alla soglia minima ambientale, da valutare in termini di consumo energetico medio per tonnellata di materiale prodotto. Può altresì essere destinatario di finanziamenti nazionali o comunitari, di eventuali contributi di terzi, in caso di consulenze o servizi resi dal COSL stesso, di eventuali contributi straordinari dei consorziati, su delibera dell'assemblea»;
   i commi 5 e 7 della legge n. 180 del 2011 prevedono, rispettivamente, che lo statuto del Cosl sia «sottoposto all'approvazione del Ministero dello Sviluppo Economico» e che il Cosl stesso «sia sottoposto alla vigilanza del Ministero dello sviluppo economico, secondo modalità idonee ad assicurare che la gestione sia efficace ed efficiente in rapporto all'oggetto consortile»;
   nel codice Ateco 23.32. «Fabbricazione di mattoni, tegole ed altri prodotti per l'edilizia in terracotta», relativo alle aziende produttrici dei laterizi, rientrano senza alcuna distinzione sia le grandi industrie che le attività di esclusivo indirizzo artigianale;
   l'impresa artigiana (tra cui le definizioni, i relativi limiti dimensionali e caratteristiche produttive e le regole di rappresentanza) è definita dalla legge quadro per l'artigianato n. 443 del 1985;
   il decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977, la legge n. 443 del 1985, la legge numero 59 del 1997, il decreto-legge n. 112 del 1998 e successivamente la riforma del titolo V della Costituzione hanno sancito che la competenza di legiferare nei settori dell'artigianato è attribuita alle regioni;
   l'artigianato e la piccola e media impresa rappresentano, nel suo complesso, per presenza capillare sul territorio nazionale, capacità di innovare a partire dalla tradizione, numero di addetti e competitività, il maggiore volano economico e occupazionale italiano: basti pensare che oltre l'80 per cento delle imprese attive totali hanno meno di 10 dipendenti;
   per la qualità della produzione, per la professionalità degli addetti, per l'indotto creato e per il patrimonio storico e culturale che rappresentano, le imprese artigiane dei laterizi (presenti uniformemente su quasi tutta la nazione) rappresentano uno dei vanti del made in Italy, oltre a promuovere un modello di sviluppo «manifatturiero» compatibile con la sostenibilità ambientale e la salvaguardia ecologica dei territori di riferimento;
   molte aziende artigiane hanno ricevuto attestati di qualità e tipicità: andrebbero quindi incentivate e salvaguardate dal momento che contribuiscono, in maniera decisiva, alla manutenzione ed al restauro del patrimonio artistico, monumentale ed architettonico. Tali imprese hanno fornito i materiali per i rifacimenti di importantissimi monumenti simbolo della identità culturale e storica della nazione italiana quali il Colosseo, la Domus Aurea, la basilica di San Francesco ad Assisi;
   la recente e perdurante crisi economica e dei mercati sta da tempo creando numerose difficoltà alle imprese artigiane ed alle Pmi, compromettendo volumi di fatturato, livelli occupazionali e continuità produttiva. Tale criticità stanno coinvolgendo inevitabilmente anche il settore dei laterizi;
   da quanto esposto nelle norme della legge n. 180 del 2011 appare evidente che il Cosl sia finalizzato ad incentivare la chiusura delle unità produttive meno efficienti. La legge n. 180 del 2011, pur perseguendo la promozione di modelli di salvaguardia e solidarietà occupazionale fra imprese produttive di uno stesso settore, costringe le piccole imprese artigiane a finanziare la riqualificazione o la dismissione anche dei grandi gruppi industriali in difficoltà;
   moltissime imprese artigiane e numerose associazioni di categoria stanno manifestando la propria contrarietà alla costituzione obbligatoria del Cosl;
   risulta all'interrogante che lo statuto del Cosl non sia stato ancora approvato definitivamente dal Ministero competente –:
   quando verrà approvato lo statuto del Cosl, quali siano i contenuti ed i principi espressi in tale documento e se nella sua stesura siano state adeguatamente e concretamente coinvolte tutte le «corporazioni interessate» previste dall'articolo 2616 del codice civile;  
   se non ritenga urgente indispensabile, per le motivazioni espresse in premessa, assumere iniziative per escludere le aziende artigiane, rientranti nel codice Ateco 23.32., dalle norme previste dall'articolo 14 della legge n. 180 del 2011.
(5-08537)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGLIA e PORFIDIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la OMA SUD è un'azienda aeronautica di stanza a Capua – che vanta prestigiose collaborazioni con colossi del settore, come Alenia, Agusta, Boing Airbus – e che sta scontando in questo periodo una grave crisi di liquidità, e non riesce ad avere sostegno dalle banche nonostante l'azienda vanti dei crediti nei confronti del Ministero dello sviluppo economico per i finanziamenti previsti dalla legge 808 del 1985;
   la legge n. 808 del 1985 prevede finanziamenti per lo sviluppo delle collaborazioni internazionali nel settore aeronautico; i programmi vengono presentati al Ministero dello sviluppo economico e sottoposti all'approvazione di un comitato interministeriale coadiuvato da un nucleo di tre esperti cattedratici del settore aerospaziale che ne delibera l'accoglimento decretando, a seconda dell'importanza del progetto, le modalità dell'intervento, la sua entità e la relativa durata nel tempo;
   l'azienda ha ottenuto agevolazioni per la realizzazione dei programmi SKYCAR, REDBIRD, SKYCAR-XMP, SKYCAR-SURVEYOR, dichiarati dal Ministero di «interesse strategico militare»;
   la fase di particolare crisi economica in cui operano le aziende in questi anni e la concomitante perdita di commesse ha posto le officine meccaniche aerospaziali del Sud nella condizione di dover onorare solo parzialmente i contributi e le tasse spettanti alle maestranza;
   la dirigenza dell'impianto spiega che l'azienda vanta un credito di 25 milioni di euro dal Ministero dello sviluppo economico e che gli uffici hanno interpellato banche nazionali ed estere, ma nessuno vuole anticipare questa somma, e nemmeno parte di essa, a qualsiasi tasso d'interesse;
   va inoltre ricordato che anche le difficoltà dovute all'accesso al credito non erano ipotizzabili laddove, proprio al fine di porre in essere strumenti anti crisi, è stata raggiunta il 23 giugno 2012 una convenzione quadro tra il Ministero dell'economia e delle finanze e l'Associazione bancaria italiana per agevolare il ricorso al finanziamento dei crediti vantati presso la P.A. locale e centrale;
   rispetto alle difficoltà di reperimento dei mezzi finanziari appena descritte è il caso di ricordare che le aziende a partecipazione pubblica possono accedere, attraverso la Cassa depositi e prestiti, a finanziamenti di fatto illimitati e a condizioni economiche di gran lunga inferiori a quelle che gravano sulle piccole e medie imprese;
   l'interrogante ha già portato all'attenzione del Ministero dello sviluppo economico la vicenda della OMA SUD attraverso una lettera alla quale il Ministro ha risposto in data 26 settembre 2012 precisando che, ai fini della liquidazione delle quote di finanziamento ottenute, l'impresa era tenuta a presentare agli uffici del Ministero per lo sviluppo economico i consuntivi relativi ai progetti REDBIRD, SKYCAR T210-XMP e SURVEYOR, già approvati dal Comitato per lo sviluppo dell'industria aeronautica come da iter descritto;
   la OMA SUD, in realtà, aveva già provveduto a tale adempimento trasmettendo, in data 10 settembre 2012, il consuntivo dei costi di programma sostenuti nell'anno 2011 relativi alle fasi di definizione, sviluppo, industrializzazione e realizzazione dei prototipi, per un ammontare complessivo di circa 11 milioni di euro;
   è opportuno precisare che la complessiva situazione generatasi a danno dell'azienda era imprevedibile viste le disposizioni ministeriali rinvenibili nella circolare del Ministero dell'economia e delle finanze n. 27 RGS del 23 settembre 2012 in cui si legge: «...nonché la considerazione che l'incentivazione stessa risulta direttamente preordinata e finalizzata al raggiungimento degli obiettivi ritenuti prioritari per il benessere della collettività...» e ancora prosegue «...l'interesse pubblico sotteso all'erogazione delle provvidenze economiche sia preminente rispetto alla procedura di verifica delineata dal decreto ministeriale n. 40 del 2008, per cui non ricorre l'obbligo di espletarla»;
   con riferimento poi alle recenti richieste del Ministero dello sviluppo economico datate 19 novembre 2012, riguardanti ulteriori chiarimenti su fatture riferibili ai programmi REDBIRD, SKYCAR T210-XMP e SURVEYOR e peraltro avanzate oltre il termine di 30 giorni previsto, si precisa che l'azienda rinuncia alle stesse fatture ed agli importi dalle stesse partiti, essendo impossibilitata, come già a conoscenza del Ministero, ad accedere alla documentazione a causa dell'occupazione della fabbrica;
   nonostante quindi la posizione regolare di OMA SUD rispetto al Ministero, ad oggi è confermata la mancata liquidazione dei finanziamenti dovuti, messa a forte rischio inoltre dalla incombente chiusura delle contabilità dell'esercizio finanziario 2012;
   da alcuni giorni, i 150 lavoratori dell'OMA SUD, che da cinque mesi non percepiscono lo stipendio, hanno proclamato lo stato di agitazione con conseguente stop della produzione e con rilevanti problemi di ordine pubblico;
   per sbloccare la vertenza OMA SUD, la Confindustria Caserta ha chiesto l'intervento urgente del prefetto per ottenere la convocazione di un incontro urgente con le organizzazioni sindacali di categoria (FIM, FIOM, UILM, UGL metalmeccanici) e le Confederazioni provinciali (CGIL, CISL, UIL, UGL) al fine di consentire l'immediato ripristino della normale attività, sottolineando che il protrarsi della situazione comprometterà definitivamente le attività programmate per le prossime settimane, le commesse in corso, nonché i futuri rapporti e contratti con i clienti –:
   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di sbloccare tempestivamente le procedure di liquidazione delle somme in questione indispensabili alla regolarizzazione della condizione economica di un'azienda strategica in evidente sofferenza. (4-18776)


   DI PIETRO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la direttiva 2011/7/UE sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali tra imprese – e tra pubbliche amministrazioni e imprese – è stata recepita con decreto legislativo n. 192 del 2012 che entrerà in vigore il 30 novembre 2012;
   la citata direttiva, nelle premesse, all'undicesimo «considerando» precisa che i settori cui si applica la disciplina «dovrebbero anche includere la progettazione e l'esecuzione di opere e edifici pubblici, nonché di ingegneria civile»;
   il decreto legislativo assicura termini certi di pagamento – stabiliti in trenta giorni fino a un massimo di sessanta in casi eccezionali – mentre sembra, invece, escludere il settore delle costruzioni, così come avvenne con la precedente disciplina sui pagamenti di cui al decreto legislativo n. 231 del 2002;
   il viceministro per le infrastrutture e i trasporti Mario Ciaccia, in una recente intervista, ha affermato che «anche il settore delle costruzioni rientra nell'ambito di applicazione della recente direttiva europea sui pagamenti della PA»;
   le associazioni imprenditoriali delle costruzioni, in una «position paper», avvertono che «qualsiasi diversa interpretazione creerebbe un'inaccettabile disparità di trattamento, nonché un disallineamento solo italiano rispetto alle prescrizioni delle istituzioni europee che, infatti, hanno esplicitamente inserito un riferimento al settore dei lavori pubblici nella direttiva stessa». Per le associazioni, che minacciano un ricorso a Bruxelles, un'eventuale esclusione del settore delle costruzioni «rappresenterebbe un'inspiegabile anomalia del panorama europeo e porterebbe inevitabilmente all'apertura di una procedura di infrazione per la non corretta applicazione della direttiva»;
   il settore delle costruzioni, con un credito presso le pubbliche amministrazioni pari a 11,7 miliardi di euro, è quello che soffre maggiormente dei ritardati pagamenti, registrando grosse difficoltà e innumerevoli fallimenti –:
   se non ritenga opportuno chiarire con urgenza i legittimi dubbi sollevati dalle associazioni di categoria e eventualmente porre rimedio a ogni ambiguità normativa. (4-18784)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Peluffo n. 5-08344, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mosca.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Renato Farina n. 5-08522, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 novembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Pagano, Di Caterina, Vella, Marinello.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Barbato n. 4-18624, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 721 del 21 novembre 2012.

   BARBATO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   a sant'Antimo (Napoli), in data 16 novembre 2012, un uomo di nazionalità bulgara, di etnia rom, di anni 57, armato di bastone, ha aperto lo sportello di un'auto dove vi era una bambina, nel tentativo di portarla via;
   la mamma della piccola era appena scesa dall'auto per citofonare la sede della scuola da ballo dove avrebbe dovuto accompagnare la figlia;
   solo grazie al tempestivo intervento della donna l'uomo è stato bloccato nel suo proposito andato all'aria;
   dall'articolo del Corriere del Mezzogiorno edizione Napoli datato 16 novembre 2012 si apprende che l'uomo è stato tratto in arresto dai carabinieri con l'accusa di sequestro di persona –:
   di quali notizie dispongano i Ministri interrogati con special modo quelle inerenti negli ultimi trent'anni ai tentativi non riusciti o sventati di rapimenti di bambini in Italia da parte di persone di etnia rom e se sussistano studi o rapporti che vadano in questa direzione;
   quali iniziative si intendano assumere affinché queste persone trovino integrazione nella società deplorando i costumi di vita tristemente noti alle cronache ed all'estetica urbana. (4-18624)

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Renato Farina n. 5-08524, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 724 del 27 novembre 2012.

   RENATO FARINA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   secondo informazioni fornite da Fondazione Open Dialogue (associazione di difesa dei diritti umani audita dal Comitato diritti umani della Camera il 18 ottobre 2012) in Kazakistan lunedì scorso si è svolto il processo d'appello di Vladimir Kozlov che è durato solo qualche ora, senza l'imputato presente in sala. Il giudice non ha risposto o toccato gli argomenti presentati dalla difesa, comprese le accuse di problemi procedurali individuati nel processo di prima istanza. In meno di 5 minuti ha confermato il verdetto di prima istanza che condannava Vladimir Kozlov a 7,5 di prigione con la confisca dei beni. Secondo le fonti citate, Vladimir Kozlov è stato trasportato ad Aktobe, una località molto distante dalla sua casa, dove dovrà scontare la pena di detenzione in una colonia penale. Gli è stato rifiutato l'incontro con la moglie, al quale avrebbe diritto prima della partenza. Apparentemente, nella sua cella sono stati ritrovati alcuni oggetti «proibiti» motivo per il quale Kozlov è stato messo in isolamento prima della partenza. I suoi famigliari, amici e colleghi sono preoccupati per la sua vita;
   il 21 novembre 2012, il rappresentante ufficiale del procuratore generale ha rilasciato un comunicato nel quale dichiarava il partito di opposizione Alga!, il movimento Khalyk Maidany e la maggior parte dei media indipendenti in Kazakistan, «estremisti» e ordinava l'istantanea cessazione della loro attività. La reazione dei media e della società civile internazionale è stata istantanea e chiara: si esprime la forte preoccupazione per gli ultimi atti di repressione dell'opposizione e dei media indipendenti in Kazakistan;
   il 22 novembre 2012, il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione sulle negoziazioni tra l'Unione europea ed il Kazakistan sul nuovo allargato accordo di cooperazione e partenariato, includendo alcuni provvedimenti riguardanti i diritti dell'uomo, indicando anche casi specifici come quello di Kozlov e con un emendamento orale proposto il giorno della votazione con le informazioni sulle azioni delle autorità rivolte contro i media ed i movimenti di opposizione nel Paese –:
   se i fatti riportati corrispondono al vero;
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti;
   se non intenda confermare l'impegno per la tutela dei diritti umani;
   come intende, visti i rapporti di positiva collaborazione, far valere i principi di libertà senza cui i buoni commerci coprono e occultano pratiche inaccettabili. (5-08524)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Perina n. 2-01697 del 9 ottobre 2012.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-17909 del 1o ottobre 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08532;
   interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-17910 del 1o ottobre 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08533.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta in Commissione Rondini e Bitonci n. 5-06144 del 14 febbraio 2012 in interrogazione a risposta scritta n. 4-18781;
   interrogazione a risposta in Commissione Zampa n. 5-08390 del 7 novembre 2012 in interrogazione a risposta scritta n. 4-18771.