XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 5 luglio 2012

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANCUSO, CICCIOLI e GIRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   costituito nel 1999, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) raccoglie e valorizza le competenze e le risorse di cinque istituti già operanti nell'ambito delle discipline geofisiche e vulcanologiche: l'Istituto nazionale di geofisica, l'Osservatorio vesuviano, l'Istituto internazionale di vulcanologia, l'Istituto di geochimica dei fluidi, l'Istituto per la ricerca su rischio sismico;
   la missione principale dell'INGV è il monitoraggio dei fenomeni geofisici nelle due componenti fluida e solida del pianeta. All'INGV è affidata la sorveglianza della sismicità dell'intero territorio nazionale e dell'attività dei vulcani italiani attraverso reti di strumentazione tecnologicamente avanzate, distribuite sul territorio nazionale o concentrate intorno ai vulcani attivi. I segnali acquisiti da tali reti vengono trasmessi in tempo reale alle sale operative di Roma, Napoli e Catania, dove personale specializzato, presente 24 ore su 24, li elabora per ottenere i parametri dell'evento in atto;
   l'INGV opera in stretto contatto con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR) e ha legami privilegiati con il dipartimento della protezione civile e con le altre autorità preposte alla gestione delle emergenze, sia a scala nazionale che a scala locale. Coopera inoltre con i Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, della difesa e degli affari esteri nel quadro di progetti strategici nazionali e internazionali;
   l'INGV è ente pubblico che conta 1.000 dipendenti, di cui 400 precari;
   le tendenza mondiale è di enti scientifici con meno di 400 dipendenti;
   è scientificamente comprovato che non vi è alcuna possibilità di prevedere i terremoti o le eruzioni vulcaniche;
   i recenti eventi sismici nel nostro Paese hanno purtroppo dimostrato l'inutilità delle previsioni sui movimenti tellurici –:
   se il Governo intenda assumere iniziative per un sensibile ridimensionamento delle dimensioni organizzative dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia;
   se il Governo intenda assumere iniziative volte a riconsiderare la formulazione della missione dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. (4-16882)


   DI PIETRO e PALADINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Finmeccanica è leader in settori ad altissima tecnologia e ad alto contenuto di ricerca sia in Italia che all'estero ed è detentrice di un patrimonio industriale strategico di primaria importanza per il Paese;
   il capitale della società è detenuto per il 30,2 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre la quota restante è detenuta dal pubblico indistinto e da investitori istituzionali italiani ed esteri;
   la società è presente nei settori dell'aeronautica, dello spazio, dell'elettronica per la difesa, degli elicotteri, dei sistemi di difesa, dell'energia e dei trasporti;
   nella città di Genova insistono due tra le più grandi aziende: la Ansaldo STS e la Ansaldo Energia;
   Italia dei Valori ha da tempo denunciato al Ministro interrogato la grave decisione dei vertici della multinazionale di «svendere» ai concorrenti internazionali tutto il settore civile; si tratta di procedure di cessione che stanno regolarmente continuando in totale spregio delle richieste, giungono dai territori e dagli esperti di politica industriale, di fermare quella che gli interroganti appare una «follia» industriale;
   a Genova, Ansaldo STS è leader mondiale nei sistemi ferroviari e nel segnalamento e Ansaldo Energia rappresenta per la città un patrimonio di inestimabile tecnologia e di lavoro di qualità costruito in stretto rapporto con la locale università;
   queste due aziende sono oggetto possibile della speculazione finanziaria internazionale e dei concorrenti interessati unicamente al mercato italiano e alla tecnologia italiana;
   Ansaldo STS conta circa 4.000 dipendenti nel mondo, di cui 650 solo a Genova, ed è una società per azioni quotata in borsa (Finmeccanica ne è azionista per il 40 per cento), più che solida e con un rilevante portafoglio ordini dai Paesi esteri;
   Ansaldo Energia è il maggior produttore italiano di impianti termoelettrici, è presente sui mercati internazionali e si rivolge a enti pubblici, produttori indipendenti e clienti industriali. Offre al mercato della produzione energetica una vasta scelta di prodotti e servizi, con una capacità installata di oltre 176.000 megawatt in più di 90 Paesi, oltre 3.000 dipendenti, comprese le società estere;
   Italia dei Valori ha posto da tempo il tema della spartizione politica delle nomine nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica e di come il nuovo amministratore delegato Giuseppe Orsi rispondesse alle indicazioni della Lega Nord, da cui è stato fortemente «sponsorizzato», così come denunciato anche da quotidiani come il Sole 24 Ore e Il Giornale.it;
   inoltre l'amministratore delegato e presidente, Giuseppe Orsi, come si evince da tutti gli organi di informazione, risulta essere al centro di diverse indagini: dalla vicenda di presunta corruzione per la vendita di 12 elicotteri Agusta Westland 101 al Governo indiano all'epoca in cui lo stesso Orsi ricopriva la carica di amministratore delegato di un'altra controllata Finmeccanica, l'Agusta Westland, alle commesse in Africa, ai finanziamenti illeciti a partiti politici e manager. Le ipotesi di reato vanno dunque dalla corruzione internazionale al riciclaggio;
   per ultima, solo in ordine di tempo, l'inchiesta che riguarda Ettore Gotti Tedeschi, amico di Giuseppe Orsi ed ex banchiere del Vaticano, iscritto nel registro degli indagati della procura di Roma per violazione delle norme antiriciclaggio in relazione alla movimentazione sospetta di 23 milioni di euro;
   secondo quanto riportato in un articolo de il Fatto Quotidiano del 6 giugno 2012 e del Corriere della Sera del 6 giugno 2012, gli inquirenti sospettano che lo stesso Orsi abbia affidato alla custodia del dottore Ettore Gotti Tedeschi documenti di Finmeccanica relativi a indagini giudiziarie, contratti in India o Panama;
   ormai da tempo sta emergendo il coinvolgimento di parte del management di Finmeccanica in episodi che – a prescindere dal rilievo giudiziario, tuttora in corso di accertamento, dalla rilevanza penale, nonché dall'opportunità di certi comportamenti – sono in grado di mettere a rischio non soltanto la credibilità dell'intera struttura della società, ma anche la competitività di una delle più importanti aziende italiane. Finmeccanica ha estrema necessità di tutelare l'immagine della società, l'onorabilità del suo marchio e la serietà della sua struttura industriale, anche al fine di rilanciare gli stabilimenti produttivi;
   la vendita o la dismissione di asset del settore civile, comporterebbe lo smantellamento di un patrimonio industriale strategico di primaria importanza per il Paese, e avrebbe conseguenze nefaste sulle prospettive occupazionali dei lavoratori di Genova e dell'intera Liguria, dove potrebbe essere messa a repentaglio la sopravvivenza di importanti realtà industriali;
   a Genova si rischia la perdita di circa 6.000 posti di lavoro solo nel capoluogo e si arriverebbe a 7.000 in tutta la Liguria, tra lavoratori diretti e indotto. Per l'Italia significherebbe la perdita di gioielli di tecnologia e ricerca e, con la vendita di Ansaldo Energia, rinunciare all'unica azienda attiva nel campo dei grandi impianti dell'energia tradizionali e rinnovabili, mentre Genova perderebbe un'azienda che ha visto negli ultimi anni assumere 1000 giovani laureati e altamente qualificati, creando così un danno enorme anche al sistema universitario genovese che non offrirebbe più ai giovani laureati uno sbocco occupazionale;
   si tratta di aziende in attivo, operanti in un mercato attraversato da forti investimenti (come quello dell'energia e dei trasporti), mentre è noto che molti Stati stanno riducendo le spese di tutto il settore militare per trovare le risorse necessarie per rispondere alla gravissima crisi economica ed occupazionale internazionale;
   gli interroganti intendono anche evidenziare un dato significativo per descrivere in tutta la sua gravità il «delitto» industriale che si sta consumando: mentre Finmeccanica chiude il 2011 con una perdita di 2.345 milioni di euro, Ansaldo Energia ha riversato in Finmeccanica in 5 anni circa 1.250 milioni di euro di cui 450 milioni in dividendi, 500 milioni con la vendita del 45 per cento della società a un fondo americano, 300 milioni di euro di debito di Finmeccanica accollato ad Ansaldo;
   a conferma di quanto sostenuto dagli interroganti, si evidenzia l'intervento dell'arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco, che è anche presidente della Cei, il quale ha più volte preso posizione in difesa delle aziende genovesi;
   Italia dei Valori ha consegnato direttamente al Ministro un memorandum sulle ragioni industriali ed economiche che renderebbero negativa l'operazione per il Paese;
   è necessario riportare il bilancio di Finmeccanica in attivo con operazioni di ristrutturazione e riorganizzazione anche cedendo quote di Agusta Westland e DRS senza perderne il controllo, così come è già avvenuto con Ansaldo Energia. Tale operazione permetterebbe di mantenere italiani i nostri campioni di tecnologia;
   dopo l'esito negativo degli incontri tra le istituzioni di Genova e il Ministro interrogato, permane ad avviso degli interroganti un comportamento nei fatti negativo del Governo che non sta intervenendo né per rimuovere i vertici di Finmeccanica, gravemente compromessi, né per fermare le cessioni di asset tecnologici strategici per l'Italia (quello dell'energia e dei trasporti);
   appaiono agli interroganti specchietti per le allodole alcune soluzioni apparentemente neutre come quella di cedere Ansaldo Energia a industriali nazionali che sembrano privi di credibilità finanziaria e di strutture internazionali;
   il risultato sarebbe quello di aprire la strada alla cessione per poi scoprire che non vi sono sufficienti garanzie nazionali e finire poi nelle mani dei concorrenti europei (tedeschi o francesi) che sono in totale sovrapposizione con Ansaldo, nella tecnologia, sui mercati e nella manifattura;
   le conseguenze nel tempo sono chiare: la distruzione dell'industria di eccellenza di Genova, la mortificazione di una città che si sta risollevando con aziende che generano utili, un dramma occupazionale ingestibile;
   a parere degli interroganti le immediate dimissioni del presidente Orsi e dell'intero vertice di Finmeccanica sono non solo dovute ma necessarie –:
   quali iniziative urgenti intendano adottare per fermare la cessione degli asset industriali civili di Finmeccanica;
   quali iniziative intendano intraprendere per azzerare il vertice della società, individuando dei tecnici, veri competenti di industria, mercati e tecnologia, per non disperdere quel patrimonio di professionalità necessario al Paese per la ripresa e la crescita;
   se non ritengano che la città di Genova debba essere confermata come una realtà industriale da sostenere e non certo da mortificare. (4-16884)


   LO MORO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nella notte tra il 27 e il 28 giugno la squadra mobile di Catanzaro, i carabinieri del NORM di Lamezia Terme e il gruppo guardia di Finanzia di Lamezia Terme, nell'ambito di un'importante operazione denominata Medusa, hanno eseguito 36 ordinanze cautelari emesse dal Gip distrettuale di Catanzaro, per reati che vanno dall'associazione mafiosa armata, all'estorsione e all'usura aggravate dal metodo mafioso e continuate, alla detenzione di armi aggravata dall'agevolazione mafiosa; si tratta di 33 ordinanze di custodia cautelare in carcere, in parte notificate a soggetti già detenuti, e tre ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari; le indagini eseguite dai tre suddetti organi di polizia giudiziaria e coordinate dalla DDA di Catanzaro, hanno consentito di disarticolare la cosca ’ndranghetistica denominata Giampà, operante a Lamezia Terme, nella «formazione attuale», a partire per lo meno dal 2004, cosca derivante dalla scissione, avvenuta nel 2000, all'interno della cosca Cerra-Torcasio-Giampà, all'indomani del noto processo «primi passi»;
   in data 3 luglio 2012, gli agenti della squadra mobile hanno notificato in carcere una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque persone per l'omicidio di Domenico Zagami, assassinato in un agguato il 14 agosto del 2004. L'omicidio di Zagami è stato ricostruito attraverso le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia i quali hanno fornito agli investigatori il movente ed i nomi dei mandanti e degli esecutori materiali del delitto;
   il procuratore della Repubblica, Vincenzo Antonio Lombardo, commentando la nuova operazione denominata «Medusa», ha spiegato che i nuovi arresti «sono uno sviluppo dell'inchiesta compiuta nei giorni scorsi contro la cosca dei Giampà di Lamezia Terme. Tutto il materiale raccolto non poteva essere messo insieme e quindi abbiamo deciso di separare i delitti specifici». Il procuratore aggiunto, Giuseppe Borrelli, ha evidenziato che il materiale raccolto sarà sviluppato progressivamente nel tempo, aggiungendo che non si intendono «unificare i procedimenti relativi agli omicidi con quello dell'associazione per delinquere di tipo mafioso». Il questore di Catanzaro, Guido Marino, ha parlato di un «risultato importante. Con questi arresti dimostriamo che anche gli omicidi datati nel tempo non finisco nell'archivio»;
   si tratta senz'altro di un importante risultato del lavoro della magistratura e delle forze dell'ordine che sarà ovviamente oggetto di verifica giudiziaria. Dalle pagine dell'ordinanza di custodia cautelare emergono però circostanze significative che vanno verificate ed affrontate senza ritardo;
   le indagini hanno accertato, in particolare, che la cosca Giampà vanta un elevato livello di pervasività addirittura all'interno della casa circondariale di Catanzaro-Siano, laddove i suoi affiliati sono in grado di «dettare legge»;
   secondo quanto, si legge nell'ordinanza di applicazione di misure cautelari n. 95/12 del giudice per le indagini preliminari di Catanzaro, dottoressa Assunta Maiore: «Un dato preoccupante che è, invero, emerso con una certa frequenza nel corso delle indagini è quello della possibilità per i detenuti della cosca Giampà di operare con una certa libertà all'interno della Casa Circondariale di Catanzaro-Siano, godendo di una sorta di trattamento privilegiato, dovuto al fatto che all'interno della predetta Casa Circondariale prestano servizio molte guardie penitenziarie di origine lametina, che di fatto consentirebbero ai detenuti della cosca di comunicare liberamente tra loro all'interno del carcere, anche in violazione di specifici divieti imposti dall'ordinamento penitenziario. Emerge, altresì, che con facilità le varie “ imbasciate ” circolano dall'interno all'esterno del carcere e viceversa, che sono tollerati comportamenti non consoni nell'ambito dei colloqui carcerari (come parlare all'orecchio o comunicare attraverso il passaggio di “ pizzini ”). Alcune guardie penitenziarie, poi, si sarebbero rese “ infedeli ”, rendendo edotti i detenuti della cosca di eventuali attività intercettive a loro carico, avvisandoli, conseguentemente, di stare attenti. Il Pm, nel precisare che è in corso l'accertamento di responsabilità individuali, ha inteso condivisibilmente evidenziare come tale spazio di manovra garantito all'interno del carcere costituisca un indizio evidente dell'esistenza di una struttura organizzativa stabile e funzionale agli obiettivi della cosca e fornisca, al contempo, la dimostrazione ulteriore del potere intimidativo della cosca e del livello di pervasività dalla stessa raggiunto anche all'interno di organi istituzionali come, in questo caso, l'amministrazione penitenziaria» (pag. 145);
   al di là dell'inchiesta giudiziaria, che avrà il suo corso, sembra necessario ed urgente un intervento che salvaguardi la credibilità del sistema carcerario, escludendo privilegi di qualsiasi tipo per i detenuti della casa circondariale di Catanzaro-Siano –:
   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   se il Ministro della giustizia intenda avviare, con riferimento alla casa circondariale di Catanzaro-Siano, una verifica amministrativa per accertare le eventuali responsabilità dei singoli agenti e dell'amministrazione penitenziaria;
   se e come il Ministro della giustizia intenda comunque intervenire per garantire la piena credibilità del sistema carcerario, escludendo qualsiasi privilegio o trattamento di favore all'interno della citata casa circondariale. (4-16885)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:


   GIRLANDA. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 2 luglio 2012 lo Stato del Messico ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale per i prossimi sei mesi per il sottotipo H7N3 del virus dell'influenza aviaria, a seguito della morte di circa 200 mila polli nello stato di Jalisco e dell'abbattimento in via precauzionale di altri 600 mila capi;
   anche in Paesi come la Cina i casi di infezione da virus H5N1 non sono spariti negli ultimi mesi, tanto che l'ultimo decesso è avvenuto alla fine di dicembre 2011 a causa di polli infetti provenienti da Hong Kong, di cui la Cina stessa ha successivamente bloccato l'importazione –:
   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, o abbiano già adottato, sia in ambito commerciale che sanitario, al fine di evitare l'importazione di polli dai Paesi a rischio contagio e, nel caso specifico, dal Messico;
   quali siano i principali Paesi da cui l'Italia importa animali in cui si sono verificati casi di infezione da virus H5N1 e suoi sottotipi. (4-16877)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   COSENZA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la problematica del risanamento dei siti inquinati da attività produttive che originano dalla dismissione di aree industriali interessa molti territori del Paese e in particolare le 54 aree classificate come «siti di interesse nazionale» nelle quali, in base al decreto del Ministro dell'ambiente n. 471/1999, e successive modificazioni, gli interventi di bonifica sono stabiliti con provvedimenti di carattere nazionale (primo tra tutti il decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 18 settembre 2001, n. 468, recante «Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale») che prevedono finanziamenti da parte statale al fianco di quelli regionali;
   in queste aree si registrano i postumi della presenza di sostanze inquinanti di varia natura e pericolosità con i conseguenti rischi di contaminazione di suolo, sottosuolo, acque di falda e di superficie, potenzialmente presenti in tutte le attività produttive cessate;
   nell'ambito di questi 54 siti contaminati, ve ne sono molti, soprattutto nel Mezzogiorno, che si affacciano direttamente su vari tratti del mar Mediterraneo, con il risultato che i loro effetti inquinanti si sentono non solo sul suolo e sulle acque interne, ma anche su alcuni bellissimi tratti di mare con le conseguenze di gravi danni all'ecosistema e di ripercussioni negative sul turismo, che è una delle poche industrie chiave su cui il Sud Italia può fare affidamento;
   particolarmente significativi sono i casi che si registrano in Campania, dove risultano gravemente contaminati il litorale domizio flegreo, l'area di Bagnoli e molte parti del litorale vesuviano, ma anche in Puglia, dove vi sono le aree costiere di Taranto e Brindisi in stato di forte inquinamento, oppure in Calabria e in vaste aree industriali del Nord Italia –:
   quali iniziative intenda assumere il Governo per compiere un monitoraggio sui siti inquinanti dismessi ricadenti sulle aree costiere e per introdurre procedure amministrative semplificate finalizzate a sostenerne la bonifica, il recupero e la riconversione da parte dei privati.
(4-16878)

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E INTEGRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BINETTI. — Al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   si apprende da organi di stampa del 22 giugno 2012 che il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, sta valutando gli strumenti per assicurare un finanziamento di cinquecentomila euro nel 2013 al fine di sostenere le attività del programma speciale delle Nazioni Unite per la salute riproduttiva (Hrp);
   la definizione di «salute riproduttiva» ricomprende la promozione della salute materno-infantile, e quindi la lotta alla mortalità materna e il miglioramento della salute della donna legata alla sua possibilità di procreare, ma anche la contraccezione (preventiva e d'emergenza), l'aborto, la vaccinazione contro il papillomavirus, indirizzata a bambine e adolescenti;
   direttamente dal sito dell'Hrp è possibile leggere il programma dedicato nel mese in corso alla promozione e all'informazione della pillola del giorno dopo, insieme alla descrizione delle sue attività, che prevede anche la messa a punto di soluzioni sicure e accettabili in materia di aborto medico, compresa l'utilizzazione di mifepristone-misoprostol (si tratta dell'aborto chimico con la Ru486, ndr) –:
   quali siano i termini concreti previsti per l'erogazione del finanziamento annunciato e se non ritengano opportuno valutare la possibilità di escludere che detti fondi, stanziati con la finalità di sovvenzionare programmi internazionali di pianificazione famigliare, possano essere usati per politiche di promozione di aborto, sterilizzazione e contraccezione. (5-07282)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURGIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   i dirigenti del Ministero della giustizia hanno denunciato la mancanza di fondi necessari allo svolgimento dei processi per l'anno in corso;
   gli stessi dirigenti hanno manifestato la necessità di un ulteriore stanziamento di circa otto milioni di euro;
   il Ministero ed i tribunali sul territorio nazionale si ritrovano nella situazione di non sapere come fare fronte alle spese obbligatorie previste per pagare consulenti, periti, traduttori, custodi giudiziari, difensori d'ufficio e di persone ammesse al gratuito patrocinio, giudici popolari e le trasferte per il compimento di atti giudiziari;
   il debito relativo al 2011 ammonterebbe a circa 19 milioni di euro;
   in diversi tribunali italiani si registra un contesto dai contorni emergenziali e poco consono a quella che dovrebbe essere una consapevole amministrazione della giustizia;
   la scorsa settimana gli avvocati del foro di Nuoro e Lanusei si trovavano costretti a scendere nuovamente in piazza e ad astenersi dalle udienze per denunciare le condizioni in cui versano i due tribunali. Si tratta di uffici giudiziari affetti da una cronica carenza di organico e destinati a fronteggiare un ulteriore peggioramento della propria pianta organica a causa di trasferimenti e pensionamenti;
   il presidente del tribunale di Nuoro ha recentemente lanciato un appello alla politica per denunciare al Ministro la difficile condizione di questo presidio dello Stato;
   l'amministrazione della giustizia deve sempre essere improntata al principio di effettività sancito dalla Costituzione –:
   quali iniziative intenda adottare il Ministero per fare fronte alla mancanza di fondi denunciata dai suoi dirigenti;
   se l'operatività dei tribunali di Nuoro e Lanusei risulti ridimensionata dalla mancanza di fondi e dal peso del debito accumulato negli anni dallo stesso Ministero;
   se e quali risposte intenda dare il Ministro alle denunce di avvocati, magistrati ed operatori del diritto di Nuoro e Lanusei;
   se il Ministro non ritenga necessario, per quanto di competenza, adottare dei rimedi urgenti per riportare alla normalità l'operato degli uffici giudiziari di Nuoro e Lanusei. (4-16869)


   MANCUSO e NASTRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   gli interroganti durante una recente visita al carcere di Novara hanno incontrato il direttore della struttura, alcuni rappresentati sindacali del personale ivi impiegato, nonché singoli operatori;
   dal sopralluogo e dagli incontri sono emersi problemi organizzativi e di rapporti tra il dirigente ed il personale che hanno determinato un aumento dell'assenteismo, legato allo stress lavorativo ed organizzativo;
   si è appreso che i servizi esterni sono stati effettuati con automezzi datati, pur avendo la disponibilità di vetture con aria condizionata;
   si è constatato che i parcheggi esterni non vengono utilizzati razionalmente e che è stata apposta segnaletica stradale non rispondente alla normativa;
   si è preso atto della modifica unilaterale della composizione delle commissioni esaminatrici degli interpelli, pur trattandosi di norma pattizia, e della mancata valutazione dei carichi di lavoro nella indizione di alcuni interpelli –:
   se il Governo intenda verificare la situazione critica venutasi a creare presso il carcere di Novara al fine di ripristinare un rapporto corretto e costruttivo tra la dirigenza ed il personale della polizia penitenziaria ivi operante. (4-16879)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   MIGLIORI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   i comuni del Mugello, area appenninica situata nella parte settentrionale della provincia di Firenze, rappresentano un vero e proprio esempio di paziente e fiduciosa attesa nella capacità dello Stato di non venire meno ad accordi ufficialmente assunti nel corso degli anni a sostegno e riparazione di danni ambientali ed economici causati da opere infrastrutturali di interesse nazionale su tale territorio;
   in particolare, nell'attuale situazione di delicata dialettica con le popolazioni della Val di Susa circa le problematiche locali legate alla realizzazione della linea ferroviaria Lione-Torino, sarebbe di positivo esempio testimoniare la volontà dello Stato di non venir meno a intese finanziarie e programmatiche assunte in similari situazioni pur nell'ambito di ridotte risorse disponibili;
   in data 27 luglio 1995 fu siglato un accordo quadro tra Ministero dei trasporti, Ferrovie dello Stato, Tav e regione Toscana poi esteso alla provincia di Firenze ed ai comuni Mugellani inerente ad opere per l'elettrificazione della linea ferroviaria «Faentina»;
   tale accordo è stato più volte adeguato e «perfezionato» tra gli enti di cui sopra senza alcun tipo di concretizzazione;
   tale linea ferroviaria rappresenta oggi per un numero consistente di pendolari il sistema di penetrazione più idonea nell'area metropolitana fiorentina pur in condizioni di particolare disagio organizzativo e qualitativo di tale servizio;
   la linea Faentina è anche uno strumento di collegamento transappenninico essenziale tra la Toscana e la Romagna;
   nel contesto delle iniziative di sostegno ad aree svantaggiate rese tali da opere lesive di interessi territoriali fu siglato l'accordo che prevedeva, nell'ambito delle iniziative di modernizzazione della variante di valico autostradale Firenze-Bologna, la realizzazione della cosiddetta «bretellina» di collegamento tra il comune di Firenzuola e l'A1 rimasta anch'essa lettera morta, nonostante tale comune fosse oggetto di notevoli quanto pesanti attività estrattive finalizzate a tale opera;
   infatti, il 13 dicembre 1990, i Ministeri dei lavori pubblici e ambiente, Autostrade per l'Italia, regione Toscana, provincia di Firenze, comuni di Barberino del Mugello e Firenzuola avevano firmato la convenzione — successivamente perfezio- nata — per la realizzazione del lotto 14 variante di valico (Bretella di Firenzuola) –:
   quali iniziative ed assicurazioni circa la credibilità degli impegni sottoscritti dallo Stato nei confronti del Mugello si intendano assumere. (4-16875)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BORGHESI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il sindacato di polizia SIAP fa presente che già nell'anno 2009 sono state presentate 2 interrogazioni parlamentari a risposta scritta, una interpellanza ed una interrogazione a risposta in Commissione relativamente alle 1.318 unità dichiarate idonee con decreto ministeriale del 19 settembre 2008 al corso interno per titoli ed esame scritto a 108 posti a vice sovraintendente;
   negli atti di sindacato ispettivo sopra citati, in vista del concorso interno di cui al decreto ministeriale 23 luglio 2009 per n. 116 posti da espletarsi nel 2010, si chiedeva di non indire altri concorsi interni sino al completo assorbimento dei 1.318 risultati idonei;
   ora il Ministero ha affermato chiaramente che vuole indire un concorso da 5.000 posti o 3-4 concorsi l'anno per recuperare i concorsi arretrati e le carenze del ruolo riguardanti circa 8.000 unità, con un aggravio di spesa non indifferente;
   è stato pubblicato il bando, domande online il 6 febbraio 2012, dove si dichiara che nel bollettino ufficiale del personale del Ministero dell'interno del 23 marzo 2012 verrà data comunicazione del giorno, dell'ora e delle sedi in cui i candidati dovranno presentarsi per sostenere la prova scritta del concorso a 136 posti da vice sovrintendente –:
   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
   se non ritenga opportuno attingere ai 1.318 idonei anziché indire nuovi concorsi evitando così costi inutili, vista anche la grave crisi economica che affligge il nostro Paese ed in considerazione alla politica di questo Governo di evitare il più possibile sprechi nella amministrazione pubblica. (5-07279)


   PICIERNO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la notte tra il 1o e il 2 luglio 2012, in località Centro Moggi a Pignataro Maggiore un incendio bruciava uno dei terreni di «Libera contro le mafie», sottratto alla criminalità organizzata e affidato temporaneamente per finalità a rilevanza sociale, in attesa della destinazione in via definitiva, ai sensi del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159;
   il terreno in questione è coltivato a uso sociale dalla cooperativa «Le Terre di Don Peppe Diana», prima cooperativa di Libera Campania. I circa 12 ettari di grano andato distrutto, pronto per la trebbiatura, sarebbe servito per produrre i «paccheri» anticamorra, il formato di pasta alimentare firmato dall'associazione e in vendita in tutte le botteghe dei sapori della rete antimafia;
   Pignataro Maggiore è un territorio su cui agiscono clan potenti come quello dei Lubrano, radicati sul territorio ed alleati con il clan dei «Casalesi», ma è anche un territorio dove è forte la presenza di associazioni e comitati di cittadini che volontariamente profondono impegno quotidiano per la legalità e la lotta contro tutte le mafie;
   episodi in danno di iniziative di economia sociale sui beni confiscati alla criminalità organizzata sono oramai molto frequenti, con aggressioni continue e reiterate contro le cooperative antimafia. Nelle scorse settimane, come emerge anche dalle dichiarazioni di Don Luigi Ciotti, presidente di «Libera», sono stati distrutti raccolti su terreni confiscati in Sicilia, Calabria e Puglia: quattro ettari di aranci a Lentini, cinque ettari di legumi a Isola di Capo Rizzuto, un uliveto a Castelvetrano, duemila piante di arance a Belpasso nel Catanese, due quintali di grano a Mesagne, oltre a varie intimidazioni perpetrate a Borgo Sabatino e nella piana di Gioia Tauro;
   le attività delle associazioni e delle cooperative antimafia rappresentano non solo un fondamentale presidio di legalità in territori difficili, martoriati dalla criminalità organizzata, ma anche un'opportunità reale di lavoro pulito per tanti giovani e di sviluppo sostenibile ed inclusivo, che deve essere tutelato e valorizzato –:
   quali iniziative intenda assumere, per quanto di sua competenza, perché si possa fare piena luce sulle cause dell'incendio sui beni confiscati nel territorio di Pignataro Maggiore;
   se e come intenda agire per garantire la sicurezza delle persone che lavorano sui beni confiscati alla criminalità organizzata per dare ai territori interessati un futuro migliore e libero dalle mafie. (5-07285)


   VIOLA, BARETTA, MARTELLA, MURER e NACCARATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   lunedì 2 luglio 2012 il Ministro Elsa Fornero non ha potuto prender parte ad un dibattito pubblico a Mestre (Venezia) a seguito di minacce di contestazioni formulate nei suoi confronti;
   si ritiene in ogni caso inaccettabile che si debba limitare in qualsiasi modo la possibilità del libero confronto di idee tra le persone;
   l'esponente dei Centri sociali veneziani e veneti Tommaso Cacciari sul quotidiano Corriere del Veneto in data 4 luglio 2012 intervenendo sulle minacce di contestazioni contro il Ministro Fornero e il Governo nel suo complesso, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni «l'unico limite che vedo in una contestazione è che deve essere portata avanti da molte persone e non, come nel caso della gambizzazione del dirigente Ansaldo Adinolfi, da un piccolo gruppo che rappresenta solo sé stesso»;
   gli interroganti esprimono la fortissima preoccupazione per tali dichiarazioni che possono costituire una giustificazione inaccettabile dell'attentato conto il dirigente dell'Ansaldo dottor Adinolfi e alimentare un clima di scontro e violenza fisica contro le persone e le loro idee –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti e quali misure di competenza siano state adottate per prevenire e contrastare il ripetersi di tali episodi. (5-07288)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURGIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nella sua edizione del 23 giugno 2012 il quotidiano Secolo d'Italia accoglieva un articolo a firma di Matteo Mascia in cui si narrava di una denuncia da parte di un sindacato autonomo degli agenti di polizia (Siap);
   dallo scritto sopraccitato si apprende come gli agenti della polizia postale in servizio presso la questura di Cagliari siano costretti ad anticipare le spese relative ai costi sostenuti in occasione delle missioni effettuate per deporre o testimoniare durante processi civili e penali;
   sono costi spesso nell'ordine di diverse centinaia di euro e sostenuti per ottemperare ad un preciso ordine di servizio o ad un obbligo previsto dai codici di rito vigenti;
   nell'articolo del Secolo si legge che: «Le trattenute sono causate dal ritardo col quale il Ministero della giustizia trasferisce alle questure i rimborsi relativi alle missioni. Un tempo medio di sei mesi spesso insostenibile per gli organi periferici del Viminale»;
   a tutt'oggi gli uffici cassa delle questure della Sardegna hanno sempre provveduto ad anticipare i costi del vitto e dell'alloggio sostenuti dagli agenti e dai funzionari di pubblica sicurezza in servizio;
   le trattenute e gli anticipi gravano in maniera non trascurabile sull'entità delle spettanze liquidate ogni mese;
   lo stipendio di ogni lavoratore deve sempre rispettare il dettato dell'articolo 36 della Costituzione –:
   se quanto denunciato dal sindacato autonomo Siap corrisponda al vero;
   se e come il Governo intenda ovviare a questa problematica;
   se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative per migliorare gli storni delle somme anticipate in occasione delle missioni svolte per prestare testimonianza durante i processi;
   se il Governo non ritenga necessario, e giusto, fornire certezze sulla tempistica dei rimborsi sulle eventuali spese già anticipate dagli agenti in servizio presso la questura di Cagliari. (4-16870)


   STUCCHI, CONSIGLIO e VANALLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   tra sabato 30 giugno 2012 e lunedì 2 luglio 2012 si è verificata in un albergo sito nel comune di Bianzano (BG) una vera e propria rivolta violenta di un gruppo di profughi africani, ospiti nella bergamasca, in quanto hanno chiesto asilo politico in Italia;
   nel bilancio di questo grave episodio di violenza vanno ricordati un carabiniere contuso, un albergo completamento devastato e tanta paura da parte dei proprietari dell'albergo e della popolazione del comune di Bianzano (BG), oltre che due arresti;
   il gruppo era stato accolto all'albergo «Bonanza», i cui titolari, scadendo lunedì 2 luglio 2012 il periodo di ospitalità, avevano deciso di chiudere l'hotel in quel giorno;
   sono dunque partite, in accordo con la prefettura di Bergamo, le procedure per accompagnare i rifugiati nelle altre strutture disponibili;
   non tutti i rifugiati però hanno gradito lo spostamento: volevano essere trasferiti in strutture più vicine a Bergamo o Milano;
   dieci rifugiati hanno messo a soqquadro l'albergo di Bianzano: alcuni sono andati in giardino, spogliandosi e minacciando di togliersi la vita, altri sono saliti nelle stanze distruggendo quanto hanno trovato;
   la titolare è stata spintonata e ha dovuto chiamare i carabinieri, chiudendosi a chiave nel ristorante insieme al figlio e a una collaboratrice, ma i profughi hanno sfondato la porta e continuato i danneggiamenti;
   gli interroganti ritengono inaccettabile un simile comportamento da parte di queste persone, che se hanno il diritto di essere ospitate non hanno certamente il diritto di distruggere un albergo e di commettere azioni violente senza pensare di doverne rispondere come un qualsiasi cittadino italiano –:
   se intenda con urgenza assumere iniziative per risarcire i danni causati dai profughi, affinché possa riprendere l'attività commerciale dell'albergo di Bianzano, in considerazione del grave periodo di crisi economica e contemporaneamente saldare le pregresse incombenze economiche dovute ai proprietari per l'ospitalità dei profughi in questione, che risultano non pagate da più di sei mesi;
   quali iniziative intenda intraprendere al fine di attuare una sana politica in materia di immigrazione, che salvaguardi la sicurezza e i diritti delle comunità ospitanti ed eviti il ripetersi di tali gravi fatti. (4-16880)


   NACCARATO e MIOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il 29 giugno 2012 il personale della Guardia di Finanza di Padova ha eseguito le misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di Franco Caccaro, 50 anni, di Campo San Martino (Padova); Nicoletta Zuanon, 48 anni, di Camposampiero (Padova) – moglie di Caccaro – e Cipriano Chianese, 61 anni, di Parete (Caserta). Gli arrestati sono accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta, ricorso abusivo al credito e falsificazione di documenti societari;
   a quanto risulta dalle indagini, gli arrestati avrebbero causato il dissesto finanziario di TPA trituratori Spa – società attiva nel settore del riciclo di rifiuti con sede in via Tremarende a Santa Giustina in Colle (Padova) – ponendo in essere le condotte illecite di cui sopra. In particolare, Caccaro e Zuanon sono accusati in concorso tra loro del reato di emissione di fatture e altri documenti inesistenti finalizzata a consentire a terzi l'evasione delle imposte sui redditi e/o sul valore aggiunto; mentre nei confronti di Chianese – già destinatario di misure di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza – gli inquirenti riportano le motivazioni al provvedimento emesse dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nell'ordinanza del 30 marzo 2011 con cui viene dimostrata «la cointeressenza dello stesso e del clan dei casalesi nell'attività di gestione, partecipazione e suddivisione degli utili». In questo ambito i magistrati evidenziano la sussistenza dei rapporti tra Chianese e Caccaro «sin dal 1996, epoca nella quale già sussisteva mafiosità qualificata nei provvedimenti giudiziari a suo carico» insieme all'elevato livello delle relazioni d'affari intercorse tra i due, basate su transazioni commerciali quantificate in circa 10 milioni di euro relative alla fornitura alla società Resit Srl di impianti per lo smaltimento rifiuti da parte di TPA Trituratori Spa;
   Caccaro risulta aver svolto l'incarico di presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato di TPA Trituratori Spa (dal 28 giugno 2001 al 21 gennaio 2012); Zuanon risulta come componente del medesimo consiglio di amministrazione a partire dal 28 giugno 2001 e nel ruolo di amministratore delegato (dal 29 giugno 2004 al 21 gennaio 2009, data del fallimento dell'impresa); mentre Cipriano Chianese risulta come legale rappresentante della società Resit Srl. A loro carico viene contestata l'emissione di numerose fatture per operazioni inesistenti a favore delle società MGM Srl con sede a Fara Vicentino (Vicenza) – Ritenuta dagli inquirenti una società di comodo, dato che i documenti contabili dell'azienda venivano redatti nella sede della TPA a Santa Giustina in Colle – Logistic Trade Srl e Majestic Italia Srl, entrambe con sede a Barbarano Vicentino (Vicenza) e altre società riconducibili a Caccaro;
   l'indagine descrive un ambito caratterizzato da elementi ricorrenti. In particolare, risulta evidente l'esistenza di una «galassia» organizzata di persone e società tra loro strettamente collegate da alcuni dati comuni: sedi, amministratori, e soci;
   TPA Trituratori Srl è stata costituita il 28 giugno 2001 con capitale sociale pari a 1.140.000 euro sottoscritto da TPA Tecnologie per l'Ambiente Srl attraverso il conferimento di ramo d'azienda. Nel 2003 la società ha mutato ragione sociale (da società a responsabilità limitata a società per azioni) e aumentato – per il tramite di TPA Tecnologie per l'Ambiente Srl – il capitale sociale a 1.800.000 euro. Tra il 2004 e il 2008 il capitale sociale dell'impresa subisce ulteriori variazioni, fino a raggiungere la cifra di 12.000.000 euro, di cui circa 5.000.000 sottoscritti dalla società Hever Holding Limited con sede a Cipro. Il 21 gennaio 2009 TPA Trituratori Spa viene dichiarata fallita; il 17 giugno successivo lo stato del passivo viene quantificato in 25.278.297 euro. A quanto risulta dalla relazione del curatore fallimentare, recepita dagli inquirenti ai fini investigativi, la crisi della società non è in alcun modo imputabile alla condizione del settore del trattamento rifiuti, dato che i margini di tale comparto risultano in continua espansione. Tra gli amministratori di TPA tecnologie per l'ambiente Srl risulta, nel ruolo di amministratore unico, Loris Pasinato (dal 2004 al 2008, poi sostituito da Zuanon e successivamente da Caccaro), a carico del quale risulta – come riportato dalla stampa locale – una perquisizione nell'ambito dell'indagine di cui sopra, effettuata negli uffici di Level Consulting Srl, società con sede in via Roma 81/b a Tombolo (Padova) di cui Pasinato è stato socio con il 50 per cento delle quote del capitale sociale fino al 2009 e in cui ha svolto il ruolo di amministratore unico dal 1999 al 2010, funzione alla quale si è successivamente aggiunto l'incarico di liquidatore. Al medesimo indirizzo, in via Roma 81/b a Tombolo, risultano anche le sedi delle seguenti società: TPA Trading (di proprietà di Zuanon); C.S.M. Srl (di proprietà al 50 per cento di Zuanon e al TPA Trituratori) ed Elefanti Volanti Sas (di proprietà al 30 per cento di Zuanon e al 70 per cento di TPA Trituratori);
   l'indagine condotta dalla Guardia di finanza di Padova si è avvalsa anche delle verifiche fiscali effettuate nei confronti della società Flair Company Srl, con sede in via Roma 4 a Tombolo, di cui Caccaro risulta detenere la totalità del capitale sociale e nella quale svolge il ruolo di liquidatore dal 18 dicembre 2009. Lo stesso Caccaro risulta, altresì, come vicepresidente e consigliere nel consiglio di amministrazione di Ambient Project Srl, con sede sempre in via Roma 4 a Tombolo; come liquidatore di TPA Tecnologie per l'ambiente, con sede ancora in via Roma 4 a Tombolo; come amministratore unico di C.S.M Srl con sede in via Roma 81/b a Tombolo; come amministratore unico (dal 2000 al 2009) e poi liquidatore della società Sica Srl, con sede in via Commerciale 78 a Santa Giustina in Colle (Padova), il cui capitale sociale (52.000 euro) risulta di proprietà di Giampaolo Zoccarato (10.400 euro), Livio Dengo (10.400 euro), Flair Company Srl (10.400 euro) e Clodovaldo Ruffato (20.800 euro), consigliere regionale dal 2005 e presidente del Consiglio Regionale del Veneto dal 2010. Sempre in via Commerciale 78 a Santa Giustina in Colle ha avuto sede dal 1997 al 2002 un magazzino di proprietà della già citata TPA Tecnologie per l'Ambiente Srl;
   a parere degli interroganti i fatti descritti, appaiono sintomatici delle relazioni tra soggetti riconducibili a organizzazioni criminali di stampo mafioso e il tessuto economico-sociale del Veneto. Tali episodi risultano, inoltre, indicativi del rischio che i sodalizi criminali possano trovare in Veneto un terreno fertile e favorevole per insediarsi stabilmente. In particolare, le indagini confermano l'esistenza di rapporti continuativi tra imprenditori locali e una vasta area di professionisti (soprattutto consulenti fiscali e commercialisti), anch'essi veneti, finalizzati a commettere reati di natura fiscale o alla messa in essere di operazioni illecite quali la bancarotta fraudolenta. Si tratta di un modus operandi attivo da tempo e di un sistema che in alcuni casi (quali, ad esempio, la vicenda TPA Trituratori Spa) cerca e trova relazioni con la criminalità organizzata per continuare a funzionare. In questo contesto si realizza la convergenza di interessi delle organizzazioni criminali che, dotate di un'enorme disponibilità di denaro, ritengono funzionale supportare le attività di cui sopra al fine di riciclare i proventi acquisiti illecitamente. Al di là dei profili di natura penale, il cui accertamento è in corso da parte dell'autorità giudiziaria, la situazione produce due effetti: l'alterazione del regime di libera concorrenza nel mercato, attuata mantenendo l'operatività di aziende economicamente «decotte», con l'unico fine di tenere in piedi assetti societari che permettano l'attuazione dei reati fiscali e contributivi sopra citati; e l'inserimento nel tessuto economico-sociale della regione delle organizzazioni criminali di tipo mafioso, a cui si rivolgono – più o meno consapevolmente – i titolari di piccole e medie imprese per ottenere i capitali necessari a tali operazioni, i quali poi si rivolgono ai «colletti bianchi» che tecnicamente costruiscono gli assetti e le operazioni societarie funzionali alle attività illecite;
   l'indagine sopra descritta è stata possibile grazie all'impegno e alla professionalità dimostrati dal personale della guardia di finanza di Padova e dalla magistratura che hanno allargato l'ambito dell'inchiesta alle numerose società riconducibili o in qualche modo collegate ai destinatari dei provvedimenti restrittivi –:
   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   quali misure, nell'ambito delle rispettive competenze i Ministri intendano porre in essere al fine di prevenire e contrastare i fenomeni descritti, in particolare le attività illecite propedeutiche all'inserimento della criminalità organizzata di stampo mafioso nel tessuto produttivo e sociale del Veneto, alla luce degli allarmi lanciati dalla Commissione parlamentare antimafia e dalle evidenze risultanti nelle relazioni semestrali del Ministero dell'interno al Parlamento sulle attività della direzione investigativa antimafia;
   se i Ministri ritengano opportuno dotare, anche dal punto di vista economico, la magistratura e la polizia giudiziaria – in particolare la guardia di finanza, vista la specifica competenza nel contrasto dei reati fiscali e contributivi – di maggiori mezzi investigativi e di ulteriore organico, al fine di aumentarne la capacità di prevenzione e contrasto degli illeciti sopra descritti. (4-16883)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   il decreto ministeriale 7 giugno 2012, relativo all'attribuzione dell'abilitazione scientifica nazionale per l'accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari, stabilisce criteri e parametri per la valutazione dei candidati e modalità di accertamento della qualificazione dei commissari;
   l'associazione italiana dei costituzionalisti, esaminato il suddetto decreto, ha rilevato un palese vizio di illegittimità e di irragionevolezza che inficia quanto disposto nell'allegato B (Indicatori di attività scientifica non bibliometrici), applicabile ai settori dell'area scientifica 12;
   fra gli indicatori di attività scientifica non bibliometrici infatti, importanti per la valutazione complessiva della produttività scientifica, si introduce il numero di articoli pubblicati nei dieci anni consecutivi precedenti il bando su «riviste appartenenti alla classe A» (n. 3, lettera b, n. 6, lettera b), facendo riferimento ad una suddivisione effettuata dall'ANVUR (organismo di nomina governativa cui manca il requisito della terzietà, tanto da essere definito «braccio operativo del Ministero» nella relazione illustrativa all'atto di governo 396/2012), che si avvale anche di esperti della valutazione della qualità della ricerca e delle società scientifiche nazionali (n. 2 lettera a);
   in tal modo la valutazione della qualità della produzione scientifica dipende inevitabilmente da un elemento estrinseco («classe» di appartenenza delle riviste su cui sono comparsi gli articoli) definito ex post e con effetto retroattivo, in quanto parametro finalizzato a valutare una produzione scientifica relativa ai dieci anni precedenti l'indizione della sessione di abilitazione, prevedendo sostanzialmente ora per allora la classificazione delle riviste;
   l'associazione dei costituzionalisti ha pertanto deliberato di impugnare il decreto ministeriale in questione nella parte in cui, attraverso le previsioni dell'allegato B, introduce il predetto indicatore con efficacia retroattiva, rivolgendo un appello affinché la medesima iniziativa giudiziaria possa essere adottata anche dalle società scientifiche dell'area 12;
   la prassi descritta nell'allegato B appare effettivamente lesiva dei principi di eguaglianza e ragionevolezza, nonché del principio di legittimo affidamento, relativamente alla posizione che in questo caso ricopre l'ente pubblico nei confronti di soggetti terzi –:
   come il Ministro intenda intervenire per porre rimedio a questa situazione ed evitare una possibile sequela di ricorsi.
(2-01586) «Zazzera».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZAZZERA e DI GIUSEPPE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto previsto dalla Carta europea dei diritti fondamentali, l'Unione riconosce e rispetta il diritto dei disabili di beneficiare di misure intese a garantire l'autonomia, l'inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità;
   per poter garantire il suddetto diritto agli alunni disabili, le istituzioni scolastiche di ogni grado devono poter assicurare un numero adeguato di insegnanti di sostegno, con competenze specifiche e preparazione mirata;
   perché sia utile e produttivo il sostegno degli insegnanti, il rapporto numerico tra questi ultimi e gli alunni dovrebbe essere di 1 a 2;
   gli alunni disabili e quelli che comunque necessitano di sostegno nella provincia di Reggio Calabria, in ogni livello scolastico, sono oltre 2.300, numero destinato a crescere nell'anno scolastico 2012/2013;
   la dotazione organica di sostegno nella provincia di Reggio Calabria è di 771 posti;
   il rapporto tra studenti e insegnanti di sostegno è dunque insufficiente a garantire un adeguato supporto agli alunni con particolari necessità;
   questa situazione, oltre a ledere il diritto allo studio, comporta disservizi notevoli per gli alunni portatori di handicap e le loro famiglie, vedendosi assegnare ogni anno ore di sostegno insufficienti e ponendo gli stessi studenti reggini in una condizione svantaggiata rispetto agli studenti di altre parti d'Italia, promuovendo quindi un gap di formazione difficilmente colmabile;
   nonostante la provincia di Reggio Calabria sia quella con il rapporto studenti/insegnanti meno equilibrato d'Italia, a fronte dell'aumento di richieste di sostegno, viene risposto con un taglio di 250 unità;
   conseguentemente il 60 per cento degli alunni diversamente abili nella provincia di Reggio Calabria rimarrebbe senza sostegno;
   ad aggravare la situazione, il decreto direttoriale n. 7 del 16 aprile 2012, tende a riconvertire i docenti precari in docenti di sostegno, non tenendo conto delle competenze specifiche necessarie per offrire un servizio di sostegno e mortificando di fatto delle professionalità qualificate per accompagnare gli studenti diversamente abili durante un percorso di studi costruito sulla base di specifiche esigenze –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per garantire il fondamentale diritto allo studio per gli studenti diversamente abili e per sanare il dislivello formativo dovuto al sottodimensionamento di organico specializzato per il sostegno segnatamente nella provincia di Reggio Calabria. (5-07286)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NICOLUCCI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   un tema di grande rilevanza sociale per l'Italia, soprattutto nell'attuale periodo caratterizzato da una forte crisi socio-economica di livello mondiale e soprattutto europeo, è quello del rapporto esistente tra mondo dell'istruzione universitaria e lavoro;
   sempre più di frequente, infatti, vi sono oggi casi di studenti universitari che, per pagarsi gli studi senza gravare sui bilanci familiari, portano avanti allo stesso tempo esperienze lavorative;
   a parere dell'interrogante, in ciò portavoce di istanze forti provenienti da parte del mondo dell'associazionismo, sarebbero necessarie norme in grado di agevolare, per esempio attraverso l'esonero parziale o la riduzione degli obblighi contributivi, l'assunzione di studenti lavoratori da parte delle imprese –:
   quali iniziative siano eventualmente in corso di studio o attuazione in merito al tema esposto in premessa. (4-16872)


   NICOLUCCI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   per qualsiasi Paese i giovani sono la garanzia in vista del futuro. È quindi essenziale promuovere, verso chi ha concluso la scuola e comincia costruire i primi tasselli della propria vita da adulto, un'istruzione universitaria di qualità e basata sul merito e sulla premialità di chi ha il talento e la tenacia di raggiungere i migliori risultati;
   in altre parole gli studenti universitari rappresentano le fresche e genuine risorse culturali e sociali e sono allo stesso tempo l'elemento trainante e la vera forza della nostra nazione;
   per tali ragioni, facendosi anche portavoce di numerose iniziative in tal senso portate avanti dall'Associazione nazionale azione sociali (ANAS), l'interrogante considera prioritario per il bene stesso dell'Italia la messa in atto di politiche specifiche che vadano incontro agli studenti più meritevoli;
   ciò dovrebbe avvenire a prescindere dal loro reddito, così da garantire che vi siano le condizioni per un effettivo riconoscimento delle potenzialità e dei talenti che sbocciano nelle fasce sociali disagiate, così da consentire loro di esprimere serenamente le proprie capacità –:
   quali eventuali iniziative di competenza, da parte del Ministro interrogato, siano in corso e quali ulteriori misure sia opportuno avviare in merito a quanto esposto in premessa. (4-16873)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   MEREU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   le ipotesi di CCNL dei dirigenti scolastici sottoscritte il 19 maggio 2010 (quadriennio giuridico 2006/2009, primo biennio economico 2006/2007 e secondo biennio economico 2008/2009) prevedono aumenti stipendiali;
   nello specifico, i dirigenti pensionati in servizio in qualità di dirigenti scolastici durante il quadriennio 2006/2009 avrebbero dovuto percepire arretrati contrattuali dal 1° gennaio 2006 alla data di cessazione ed il ricalcolo della pensione e della buonuscita in relazione a tali incrementi contrattuali;
   con la nota operativa n. 59 del 30 dicembre 2010, l'Inpdap ha fornito istruzioni alle proprie sedi relativamente agli effetti dei nuovi trattamenti economici a seguito dell'applicazione, ai dirigenti scolastici e ai dirigenti delle istituzioni del comparto Afam, del CCNL relativo al personale dell'Area V della dirigenza;
   i periodi interessati sono il quadriennio normativo 2006/2009 e bienni economici 2006/2007 e 2008/2009. In particolare, la nota illustra le decorrenze degli incrementi, per tredici mensilità, ed evidenzia che a seguito di tali incrementi — che assorbono e comprendono gli importi erogati a titolo di indennità di vacanza contrattuale — gli stipendi tabellari dei dirigenti sono rideterminati dal 1° gennaio 2007 in euro 41.968,00 e dal 1° gennaio 2009 in euro 43.310,90, comprensivi entrambi del rateo della tredicesima mensilità;
   gli incrementi economici hanno effetto integralmente sulla tredicesima mensilità, sul trattamento ordinario di quiescenza, normale e privilegiato, sull'indennità di buonuscita, sul trattamento di fine rapporto, sull'equo indennizzo e sull'indennità alimentare. I medesimi effetti si applicano anche alla retribuzione di posizione di parte fissa e variabile in godimento;
   infine, per tutti gli incrementi retributivi utili ai fini del Tfs/Tfr (stipendio tabellare. Ria, retribuzione di posizione parte fissa e variabile), nel caso di cessazione dal servizio durante il biennio economico in esame (2006/2007 o 2008/2009), l'Inpdap, a seguito dell'accertamento dell'avvenuta regolarizzazione degli oneri contributivi a carico del datore di lavoro e dell'iscritto, potrà eventualmente provvedere, in sede di riliquidazione dell'indennità di buonuscita, al recupero dei contributi non versati a carico degli iscritti;
   le funzioni dell'area trattamento di quiescenza in applicazione del CCNL dirigenti scolastici 2006/2009 del SIDI (supporto tecnico delle scuole) sono già disponibili, ma spetta agli uffici periferici di livello regionale e provinciale assolvere a tali incombenze;
   senza la comunicazione degli uffici periferici regionali le pratiche rimangono disattese, senza alcuna possibilità di rideterminazione di quanto dovuto al fine dell'adeguamento pensionistico, degli arretrati economici e del ricalcolo della liquidazione del trattamento fine rapporto;
   la direzione scolastica della Sardegna, in particolare, non ha a tutt'oggi provveduto a regolarizzare le pratiche di cui sopra, denominate tecnicamente PL2, con grave nocumento dei dirigenti scolastici in quiescenza a fare data dal 1° settembre 2008 e segnalati strascichi di natura giudiziale dannosi per le sicure ricadute negative sia per l'immagine che per le finanze dello Stato –:
   quali iniziative di propria competenza i Ministri interrogati intendano porre in essere:
    a) per sollecitare gli uffici periferici di livello regionale in generale e della Sardegna in particolare, circa la necessità di assolvere in tempi brevi a tali incombenze;
    b) per consentire la trasmissione agli enti previdenziali dei dati utili ai fini della riliquidazione dei trattamenti di fine servizio e di quiescenza entro e non oltre i termini stabiliti, oltretutto perché ulteriori ritardi, comporteranno un aggravio di costi per interessi sugli arretrati.
(3-02374)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PALADINI e DI GIUSEPPE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   martedì 26 giugno 2012 è stato comunicato alle organizzazioni sindacali dei lavoratori della Coni servizi spa l'apertura di una procedura di esubero mirata a 141 lavoratori dell'azienda, già distaccati ai sensi dell'articolo 35, comma 4, del decreto-legge n. 207 del 2008 presso le federazioni sportive;
   questi lavoratori, assunti con regolare concorso pubblico presso CONI ente, venivano nel 2002, a seguito della nascita della Coni servizi spa, trasferiti presso tale società;
   si starebbe paventando il trasferimento degli stessi lavoratori presso le federazioni sportive, aventi chiara fisionomia di associazioni private, molte delle quali aventi struttura inferiore a 15 dipendenti;
   l'articolo 30 del CCNL prevede la possibilità di passaggio volontario del personale presso le federazioni sportive e, proprio in forza di tale presupposto, l'azienda avrebbe effettuato pressioni nei confronti dei lavoratori, affinché «passassero volontariamente» alle federazioni, vera e propria «anticamera» di nuovi esuberi e di precariato;
   durante tale procedura di trasferimento con conseguente mobilità, la Coni servizi spa avrebbe tuttavia effettuato ben 200 assunzioni di nuovo personale posto che, dal 2009 al 2012 le 45 federazioni sportive avevano già provveduto al reclutamento di 900 unità di personale;
   l'intento dell'azienda sembrerebbe agli interroganti quello di procedere da un lato ad assunzioni per chiamata diretta, dall'altro a liberarsi di costi di personale ponendoli a carico di altri enti, sovvenzionati integralmente dallo Stato come le federazioni sportive –:
   se, il Ministro non ritenga opportuno vigilare sul modus operandi della Coni servizi spa al fine di ovviare alle criticità che dovrebbero eventualmente emergere, affinché i 141 lavoratori dell'azienda distaccati per legge presso le federazioni sportive possano mantenere ogni presupposto giuridico a tutela del posto di lavoro. (5-07289)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANNA TERESA FORMISANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   i lavoratori della Mabo prefabbricati di Supino (Frosinone) vivono da giorni una situazione molto preoccupante che rischia di avere esiti drammatici; si tratta di circa settanta dipendenti che contestano il mancato pagamento degli stipendi arretrati e che versano in uno stato di profonda preoccupazione per l'incertezza sul futuro della fabbrica dove si realizzano prefabbricati per uso civile e industriale;
   quella della Mabo è l'ennesima crisi aziendale che colpisce la provincia di Frosinone a cui si aggiunge la crisi di liquidità che vede le aziende costrette a fermare la produzione ed a chiudere lo stabilimento per mancanza di disponibilità economica. Tuttavia, in questo caso, l'azienda Mabo, sembrerebbe avere la possibilità, in virtù delle commesse in portafoglio, di continuare la sua produzione e garantire una buona parte dei lavoratori in forza allo stabilimento;
   attualmente, i dipendenti sono in cassa integrazione guadagni straordinaria e non ricevono le retribuzioni da due mesi. La stessa proprietà ha ammesso nell'ultimo incontro con i dipendenti di non essere ad oggi in grado di pagarli e di essere in trattativa per tentare di garantire un futuro e la relativa ripresa dello stabilimento –:
   quali siano i piani industriali previsti per attivare la produzione e garantire i posti di lavoro oggi in essere nell'azienda Mabo di Frosinone;
   se non ritengano opportuno attivare un tavolo tecnico con le istituzioni nazionali e locali interessate in grado di dare risposte concrete ed attivare investimenti futuri. (4-16876)


   FABI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   secondo la legislazione vigente, la disciplina del rapporto di lavoro in somministrazione deve far riferimento a due contratti collettivi nazionali: quelli in uso nell'impresa utilizzatrice e quello delle agenzie di somministrazione;
   il contratto collettivo nazionale di lavoro delle Agenzie di somministrazione regolamenta gli aspetti legati al tipo di assunzione (a tempo determinato o indeterminato); alla classificazione del personale e all'inquadramento contrattuale; al trattamento retributivo spettante; al periodo di prova e al preavviso; all'interruzione della missione; al sistema delle proroghe; alla risoluzione del rapporto e al recesso; al trattamento di malattia e infortunio; alla maternità e ai congedi parentali; ai diritti sindacali;
   ai contratti collettivi nazionali e aziendali in uso nell'impresa utilizzatrice ci si attiene, invece, per quanto concerne la retribuzione, la disciplina dell'orario di lavoro, il numero di giornate di ferie e di permesso, il diritto ad usufruire della mensa e dei servizi sociali ed assistenziali presenti in azienda;
   per quanto riguarda il trattamento retributivo, dunque, la retribuzione del lavoratore in somministrazione è calcolata su base oraria e non può essere inferiore a quella dei dipendenti di pari livello dell'impresa utilizzatrice determinata nel contratto collettivo nazionale di lavoro e negli eventuali accordi aziendali, cui può aggiungersi, se il contratto collettivo dell'azienda utilizzatrice non prevede esplicitamente che non spetti, il premio di produzione;
   risulta all'interrogante che una agenzia operante nel Veneto, la agenzia «Lavoro temporaneo srl» –  (lavorotemporaneo2001@yahoo.it), non sembrerebbe attenersi puntualmente alla normativa vigente in materia di retribuzione ed offra remunerazioni oscillanti tra i 12,50 ed i 14,50 euro orari a prescindere dall'attività espletata, collocando a quanto consta all'interrogante, cittadini extracomunitari, a danno dei tanti giovani veneti in cerca di lavoro –:
   se non ritenga doveroso procedere ad opportune verifiche ed accertamenti in merito all'Agenzia citata in premessa, al fine di evitare elusioni di legge e quali urgenti iniziative intenda porre in essere per favorire l'occupazione giovanile.
(4-16886)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   OLIVERIO, FIORIO, SANI, CENNI, BRANDOLINI, AGOSTINI, MARROCU, MARIO PEPE (PD), MARCO CARRA e SERVODIO. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la «flavescenza dorata» è una malattia che colpisce la vite ed è provocata da un fitoplasma, microrganismo simile a un batterio, che vive nei vasi floematici della pianta ospite o all'interno dell'insetto vettore, il cicadellide Scaphoideus titanus, oggetto di quarantena in tutta l'Unione europea;
   tale malattia fece la sua prima comparsa nel 1973 in Lombardia, e si è estesa man mano nelle regioni centro-settentrionali (Piemonte, Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Toscana, Umbria e Abruzzo), ma negli ultimi tempi è stato rinvenuto anche in alcune aree meridionali italiane, in primis la Campania e Basilicata;
   la malattia, la più grave tra quelle da fitoplasmi della vite, è denominata con il termine generico di «giallumi», perché colora di giallo le foglie e fa appassire tralci e grappoli. Negli ultimi tempi il perdurare della stessa, insieme al diffondersi di un'altra malattia molto simile e ancora più misteriosa definita «il legno nero», stà creando più di una preoccupazione tra i viticoltori che rischiano la compromissione degli impianti delle aziende;
   per contrastarla con la massima efficacia è stato emanato a livello nazionale un provvedimento di lotta obbligatoria (decreto ministeriale 31 maggio 2000 «Misure per la lotta obbligatoria contro la flavescenza dorata della vite») che prevede, fra l'altro, in caso di inadempienza, la denuncia all'autorità giudiziaria sulla base dell'articolo 500 del codice penale, nonché la possibilità, per le regioni, di stabilire sanzioni amministrative a carico degli inadempienti;
   finora il rimedio più efficace per combattere la flavescenza dorata – che si diffonde soprattutto nelle aree coltura miste, dove alla vigna si alternano zone boschive o campi lasciati a gerbido – è risultato essere anche quello più drastico: estirpare le piante malate, per evitare che il contagio si diffonda al punto di compromettere anche il 20-30 per cento del vigneto colpito;
   in Piemonte a causa della malattia i vigneti incolti negli ultimi tempi sono cresciuti di 3 mila ettari, ma anche nella zona del Franciacorta il medesimo fenomeno, soprattutto nei vigneti di Chardonnay e Pinot nero, ha generato una recrudescenza dei giallumi della vite;
   la ricerca non ha ancora dato risposte concrete e giuste per sconfiggere questa malattia sempre più diffusa, e intanto si usano tonnellate di pesticidi per debellare un semplice vettore, senza risolvere il problema alla radice –:
   se il Ministro interrogato abbia provveduto ad assumere iniziative per rifinanziare il progetto, di durata biennale, denominato «Emergenze fitosanitarie: strategie di contenimento – STRATECO» che si sviluppa secondo un piano di attività definito da esperti scientifici del CRA – Centro di ricerca per la patologia vegetale, col supporto del servizio fitosanitario centrale e dei servizi fitosanitari regionali, finanziato nei primi mesi del 2010 dal Ministero politiche agricole alimentari e forestali proprio per cercare di eradicare, o almeno contenere i focolai di questa malattia per molti versi ancora misteriosa e quali ulteriori iniziative intenda intraprendere da mettere al più presto in campo a favore dei vignaioli, posto che la malattia comparsa in Italia per la prima volta nel lontano 1999, oggi secondo le prime ricerche effettuate dagli agronomi sembrerebbe mettere a rischio oltre il 30 per cento del raccolto del Nord-Italia, generando gravi perdite per l'intero settore vitivinicolo nazionale;
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza – vista la diffusione della malattia anche in altri Paesi europei e in particolare in Francia – dell'esistenza di un piano condiviso di lotta contro tale malattia nell'Unione europea e in cosa eventualmente consista; se infine siano previsti aiuti finanziari per la lotta e prevenzione della cosiddetta «flavescenza dorata» e se di recente siano state previste assegnazioni straordinarie per l'attività delle regioni in ambito fitosanitario in modo da poter potenziare l'attività di monitoraggio e controllo sul territorio nei confronti di diversi organismi nocivi, compresi i fitoplasmi della vite. (5-07280)

Interrogazione a risposta scritta:


   BARBATO. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si apprende da articoli di stampa locale e nazionale pubblicati nei giorni 30 giugno 2012 e 4 luglio 2012, il Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana dop (denominazione di origine protetta) di Caserta ha modificato il disciplinare di produzione della «mozzarella di bufala campana», introducendo la possibilità di produrla con cagliata congelata;
   tale modifica è stata attuata unilateralmente dal Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana in data 27 giugno 2012, senza alcuna intesa preventiva con le associazioni di categoria che, anzi, avevano opposto un rifiuto alla proposta;
   la notizia ha già provocato azioni legali da parte delle associazioni di categoria che annunciano ricorso al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali nella giornata del 5 luglio 2012 per fermare l’iter di approvazione del nuovo disciplinare;
   la modifica del disciplinare di produzione potrebbe provocare un abbassamento della qualità della mozzarella di bufala campana dop, con gravi ripercussioni economiche per il settore;
   la modifica del disciplinare, inoltre, così come denunciato dalle associazioni di categoria, potrebbe provocare anche il rischio della perdita del marchio «dop» –:
   quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere per evitare che tale modifica possa comportare la perdita del marchio dop ed il collasso di un settore che è motore dell'economia campana e nazionale. (4-16868)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   in base a quanto affermato dalla nostra Costituzione, lo Stato è chiamato a promuovere ogni opportuna iniziativa e ad adottare precisi comportamenti finalizzati alla migliore tutela possibile della salute dei cittadini;
   alla luce dei fatti, però, tale principio si traduce in un'iniqua tutela della salute, la cui garanzia è sempre più limitata da politiche regionali diversificate sul piano nazionale;
   le malattie rare contano in Italia almeno 2 milioni di pazienti. Sono donne, uomini, bambini, cittadini che convivono con una malattia poco diffusa e le cui necessità sono spesso a totale carico delle famiglie;
   la rarità di queste malattie chiude tali pazienti in un cerchio di isolamento e frantuma i loro problemi quotidiani in mille universi diversi, senza un comune denominatore;
   le malattie rare incidono in minima parte sulla spesa farmaceutica: appunto perché «rare», occorre una cura personalizzata e adeguata al farmaco più innovativo in commercio;
   per questo motivo l'Unione europea ha indicato le malattie rare tra i temi prioritari delle politiche sanitarie, al fine di stabilire l'uguaglianza del trattamento dei cittadini rispetto ai livelli essenziali di assistenza stabiliti dagli Stati;
   nonostante queste premesse, tuttavia, la gratuità dei farmaci per i malati rari diventa merce di scambio per il rientro dei deficit sanitari;
   sebbene, infatti, il nostro sia un Paese all'avanguardia dal punto di vista dell'assistenza sanitaria, non in tutte le regioni italiane esiste pari livello di qualità dei trattamenti e il medesimo accesso ai farmaci. Gli esperti sono concordi nell'individuare proprio nel decentramento regionale una dura barriera che il nostro Paese incontra nella lotta alle malattie rare, rispetto al resto d'Europa;
   il caso dell'emofilia rappresenta un esempio eclatante di come la disponibilità di ottimi farmaci, di comprovata efficacia, non basti a far sì che al paziente venga garantita la giusta e migliore cura, in ragione del fatto che l'acquisto e l'erogazione dello stesso da parte delle strutture territoriali preposte appare subordinato a politiche gestionali per le quali il principale criterio di valutazione non è quello non del beneficio ma unicamente quello del costo;
   i pazienti rari emofilici del Veneto costituiscono, a tal proposito, una palese dimostrazione dell'incongruenza nello strumento adottato nella regione (gara pubblica) per la fornitura alle aziende sanitarie locali dei medicinali in fabbisogno e la possibilità stessa di accesso alla cura migliore, sulla base del prezzo. In crude parole si tende a escludere a priori taluni medicinali validi ed addirittura già inseriti in un percorso terapeutico, a favore di altri agevolati dal fattore «low cost»;
   per garantire la continuità terapeutica dei pazienti già in trattamento, si è deciso inoltre (e successivamente alla aggiudicazione della gara) di destinare il farmaco «low cost» ai soli bambini neo diagnosticati che devono iniziare la terapia, questi ultimi quindi destinati a utilizzare un farmaco scelto solo in base alla logica del risparmio e non, come sarebbe logico, in considerazione dell'appropriatezza terapeutica dello stesso;
   i percorsi di cura non dovrebbero mai essere condizionati da motivazioni unicamente di ordine economico, ma ciò dovrebbe soprattutto valere nel caso delle malattie rare, in ragione dell'esiguità dei numero di pazienti, in considerazione del fatto che viene colpita una classe di persone che già ora non beneficia di servizi sanitari equivalenti ai malati «non rari», ed essendo le loro necessità non soddisfatte da adattamenti ad altre terapie né da un'assistenza standard;
   l'obiettivo della riduzione della spesa sanitaria, assolutamente legittimo e condivisibile, non può tradursi in una lesione dei diritti dei cittadini malati;
   occorre regolarizzare, a qualsiasi costo, i conti interni legati all'assistenza sanitaria. I servizi sanitari regionali (SSR) non possono creare condizioni discriminanti nella distribuzione del farmaco da regione a regione e da paziente a paziente, generando palesi differenze legate al rapporto copertura del fabbisogno sanitario-spesa per abitante;
   in occasione della recente celebrazione dell'ottava giornata mondiale dell'emofilia, che ha inteso promuovere il tema «close the gap», è stato ribadita la necessità dell'assunzione di un duplice impegno: raggiungere in Italia una parità di trattamento per i pazienti emofilici su tutto il territorio nazionale ottimizzando le risorse ed eliminando gli sprechi; rendere disponibili i farmaci a livello globale, includendo, quindi, tutti quei pazienti che ad oggi non vi hanno ancora accesso –:
   quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Ministro interpellato al fine di adempiere agli impegni europei, garantendo pari dignità e trattamento ai malati rari che evidentemente richiedono una cura specifica e spesso non convenzionale;
   quali iniziative normative intenda porre in essere per rispondere alle esigenze di tutti i pazienti affetti da una malattia rara, per approdare, finalmente, dopo più di dieci anni di attesa, ad un risultato reale e tangibile che garantisca soprattutto un'assoluta parità di trattamento a livello nazionale.
(2-01587) «Calearo Ciman, Moffa, Polidori».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MANCUSO, CICCIOLI e CROLLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi Legambiente ha pubblicato la prima edizione di «Ecosistema Animali 2011», indagine sui servizi e le attività realizzate dai comuni capoluogo di provincia per la tutela degli animali da compagnia;
   l'indagine è stata realizzata attraverso un questionario con oltre 40 domande, inviato a 109 amministrazioni comunali, a cui hanno risposto 89 municipi;
   i dati più interessanti che sono emersi dall'indagine, riguardano la mappatura del territorio comunale di canili, rifugi, allevamenti, pensioni o qualsiasi luogo di detenzione di gruppo di animali, le campagne periodiche di microchippatura, i piani di tutela delle colonie feline, le ordinanze sindacali che vietano la sosta sul territorio comunale di spettacoli che utilizzano animali e infine il trasporto di cani e gatti sui mezzi pubblici;
   Pordenone, Modena e Torino sono tra i comuni capoluogo che ottengono da Legambiente una nota di merito, ma sono delle eccezioni;
   nel 2012 il 34,8 per cento dei comuni capoluogo di provincia ha realizzato, direttamente tramite proprie strutture o indirettamente tramite convenzione con associazioni e/o professionisti, la mappatura del territorio dei canili o di qualsiasi luogo di detenzione di gruppi di animali, mentre il 58,4 per cento ha dichiarato di non averla realizzata e il 4,4 per cento non ha risposto;
   alla domanda se nel 2010 siano state realizzate le campagne di microchippatura, il 50,5 per cento dei municipi ha dichiarato di averla realizzata, il 43,8 per cento ha risposto di non averla realizzata, mentre il 5,6 per cento non ha risposto –:
   se il Governo intenda prorogare l'efficacia dell'ordinanza 21 luglio 2010, in scadenza il 26 agosto 2012;
   se il Governo intenda promuovere una campagna informativa sull'opportunità della microchippatura degli animali presenti sul territorio comunale, ai fini di un loro preciso conteggio e dell'aggiornamento dell'anagrafe canina, istituita con la legge n. 281 del 1991. (5-07283)


   FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nel sito del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno si denuncia che le sei «nuove sale operatorie dell'ospedale “Bonomo” di Andria risultano chiuse: la struttura era stata inaugurata il 5 marzo 2012 ma in realtà solo una era funzionante, ed è diventata inutilizzabile dopo “ una vera e propria invasione di mosche ”»;
   già nei giorni scorsi l'unica sala operatoria utilizzabile presentava grandi e preoccupanti anomalie: l'aria condizionata non funzionava ed i medici hanno operato in condizioni disumane perché la colonnina della temperatura indicava 33 gradi; come se non bastasse, riferisce il citato sito internet, «nella sala svolazzavano liberamente un paio di mosche che hanno creato non poche preoccupazioni anche agli stessi pazienti sull'igiene della struttura sanitaria. Il condizionale è d'obbligo, ma le indiscrezioni raccolte ci dicono che la situazione è peggiorata il sabato e la domenica. Da due, infatti, le mosche sarebbero diventate una ventina perché il caldo della struttura avrebbe permesso alle larve di proliferare»;
   la «situazione è precipitata ieri quando praticamente la sala operatoria non poteva più essere utilizzata. Sembrerebbe che lo stop sia arrivato anche dalla direzione ma senza la necessaria ufficialità. Nel senso che comunque continuavano ad arrivare pazienti con l'urgenza degli interventi, in linea con il ruolo d'eccellenza che l'ospedale di Andria occupa all'interno della provincia. Non essendoci una decisione da parte dei vertici della Asl, si è continuato a brancolare nel buio con i medici costretti a raccogliere tutte le lagnanze dei pazienti»;
   la questione era stata sottoposta all'attenzione della direzione già da giorni: «Dalle notizie trapelate, sembrerebbe che la situazione sia più grave del previsto. Intervenuti nella sala operatoria, infatti, i tecnici hanno avuto una spiacevole sorpresa. Il loro intento era quello di ripulire il controsoffitto per eliminare le larve delle mosche. Ma oltre quelle, sembra ci fossero anche altri animali morti in decomposizione. Per questo motivo, non sarebbe bastata una sommaria ripulita ma servirebbe urgentemente la bonifica della sala operatoria inaugurata solo quattro mesi fa. Ed intanto all'ospedale “Bonomo”, polo d'eccellenza deputato alle urgenze, non si può più operare»;
   se quanto sopra riferito corrisponda a verità;
   è inaccettabile che delle mosche si trovino all'interno di una sala che deve avere un ambiente asettico e che un presidio ospedaliero deputato alle urgenze possa restare senza sale operatorie –:
   quali urgenti iniziative, in ordine alle proprie competenze e prerogative, si intendano adottare in ordine alla situazione sopra esposta anche promuovendo un'immediata ispezione dei NAS. (5-07287)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANNA TERESA FORMISANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   risulta all'interrogante che, dall'anno 2011, ad alcuni invalidi civili di guerra (ex ONIG) della provincia di Frosinone, siano state rifiutate le loro richieste di erogazione del risarcimento (contributo) per le prestazioni relative alle cure climatiche e soggiorni terapeutici, regolarmente attestate dal relativo medico competente dalla ASL locale di riferimento;
   tali dinieghi, disposti dalla competente responsabile della asl di Frosinone, sarebbero stati motivati, non esplicitamente, sulla base dei contenuti di una nota del 23 maggio 2011, protocollo n. 98604, 08/13 della direzione regionale assetto istituzionale, prevenzione e assistenza territoriale della regione Lazio, che avrebbe interpretato ostativamente la concessione del beneficio economico in favore dei richiedenti in quanto non prevista dalla DGR n. 554/2010, allegato 1;
   pur tuttavia si deve evidenziare che in passato tali prestazioni sono sempre state assentite. In effetti, fino alla delibera di giunta regionale Lazio relativa alla «erogazione contributi per cure climatiche e soggiorni terapeutici agli invalidi di guerra e assimilati, ai sensi dell'articolo 57, 3o comma, della legge 23 dicembre 1978, n. 833, – anno 2009 – definizione criteri per l'anno 2010» (in questa come in tutte quelle precedenti) si riteneva che fosse necessario adottare, e pertanto si adottavano, i criteri di cui al regolamento ex ONIG n. 30 del 12 dicembre 1975, confermati dalla circolare n. 63 del 1997 e riportati negli allegati alle corrispondenti delibere, che formavano parte integrante delle stesse, al fine di risolvere dubbi e disomogeneità di interpretazione da parte delle aziende usl regionali in merito all'individuazione degli assistiti aventi diritto ai contributi di che trattasi;
   purtroppo, a decorrere dal 2011, a partire dalla delibera di giunta della regione Lazio 4 dicembre 2010 n. 554, relativa alla «erogazione contributi per cure climatiche e soggiorni terapeutici agli invalidi di guerra e assimilati, ai sensi dell'articolo 57, 3°comma, della legge 23 dicembre 1978, n. 83, – anno 2010 – definizione criteri per l'anno 2011», sono stati espunti dai testi delle predette delibere i riferimenti alle precedenti determinazioni, quali in particolare quelli relativi alla circolare n. 63 del 22 dicembre 1997 dell'assessorato salvaguardia e cura della salute in cui venivano riportati i criteri per l'individuazione degli assistiti destinatari dei contributi di che trattasi, già specificati nel regolamento ex ONIG n. 30 del 12 dicembre 1975;
   con tale soppressione, di fatto, si sono disattese, ad avviso dell'interrogante, le pertinenti disposizioni di rango legislativo nazionale che, mentre hanno riconosciuto che nei confronti degli invalidi di guerra e per servizio, in particolare dei grandi invalidi, le prestazioni di assistenza medico-preventiva e riabilitativa, di cure climatoterapiche e di assistenza protesica, hanno natura risarcitoria delle mutilazioni e delle invalidità, hanno altresì confermato che secondo il disposto dell'articolo 57 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, gli invalidi di guerra e per servizio hanno diritto di ricevere dal servizio sanitario nazionale le medesime prestazioni sanitarie specifiche assicurate dagli enti assistenziali di categoria, in base alle leggi ed ai regolamenti vigenti a quella data;
   pertanto, ai sensi dell'allegato I, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001, recante «definizione dei livelli essenziali di assistenza», si è riconfermato che le prestazioni sanitarie già previste dai relativi ordinamenti prima della legge n. 833 del 1978, in particolare quelle di cui al relativo articolo 57, sono mantenute a carico del servizio sanitario nazionale (tale disposizione stabilisce che gli invalidi di guerra e per servizio hanno diritto a particolari prestazioni protesiche, cure climatiche e soggiorni terapeutici e a due cicli di cure termali, elencate nel regolamento ex ONIG);
   al riguardo, il 13 febbraio 2003, il Ministro pro tempore Sirchia, in risposta ad una interrogazione parlamentare vertente sulla stessa materia, ha riferito che: «Secondo il disposto dell'articolo 57 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, gli invalidi di guerra e per servizio hanno diritto di ricevere dal Servizio sanitario nazionale le medesime prestazioni sanitarie specifiche assicurate dagli Enti assistenziali di categoria, in base alle leggi ed ai regolamenti vigenti a quella data. Il regolamento dell’ex ONIG (Opera nazionale per la protezione ed assistenza degli invalidi di guerra) individua nei dettagli le prestazioni sanitarie da garantire a tali categorie e rappresenta un riferimento univoco sull'intero territorio nazionale. Alcune regioni, tuttavia, hanno disciplinato il settore con proprie leggi, ampliando in taluni casi il livello di tutela, facendo fronte con proprie risorse ai relativi oneri»;
   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001 di definizione dei livelli essenziali di assistenza (Gazzetta Ufficiale n. 33 dell'8 febbraio 2002) ha confermato la previsione dell'articolo 57 sopracitato, includendo nei predetti LEA (allegato 1 assistenza a categorie particolari), le prestazioni previste dal regolamento ex ONIG;
   sulla base di quanto riportato, andrebbe verificato il motivo per cui la regione Lazio, dal 2011, non riconosca più le particolari prestazioni relativa alle cure climatiche ed ai soggiorni terapeutici nonché i due cicli di cure termali, elencate nel regolamento ex ONIG in favore degli invalidi civili di guerra, come nello specifico è accaduto in danno degli invalidi civili di guerra della provincia di Frosinone –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa ed in particolare dell'avvenuta esclusione a decorrere dal 2011, degli invalidi civili di guerra della provincia di Frosinone dalle prestazioni risarcitorie, in particolare dai soggiorni terapeutici e dalle cure termali, di cui al regolamento ex ONIG n. 30 del 12 dicembre 1975;
   se tale decisione sia connessa alle esigenze di razionalizzazione delle spesa imposte dai piani di rientro dai disavanzi sanitari regionali e quali iniziative di competenza, anche per il tramite del Commissario ad acta del Governo per l'attuazione dei citati piani di rientro, intenda assumere al riguardo. (4-16867)


   NICOLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la Campania è la regione nella quale, secondo i dati riportati dal sottosegretario di Stato alla salute Adelio Cardinale, vi è il maggior numero di cani randagi (circa 67 mila sul totale di circa 700 mila sul territorio nazionale);
   tale dato è emerso nel corso della presentazione, da parte dello stesso sottosegretario, della campagna ministeriale contro l'abbandono dei cani e il randagismo per l'estate appena cominciata;
   è emerso, come evidenziato dagli organi di stampa della Campania, che l'entità del fondo anti-randagismo a disposizione del Ministero della salute è stata fortemente depotenziata calando dai 3,3 milioni di euro del 2010 ai circa 250 mila euro dell'anno successivo;
   tale situazione, con riguardo in particolare alla Campania ma anche alla diminuzione del fondo anti-randagismo di carattere nazionale, è molto preoccupante perché indica la difficoltà che le istituzioni del nostro Paese hanno ad affrontare un tema, quale è quello dei cani abbandonati e randagi, di grande delicatezza –:
   quali iniziative di competenza, nell'ambito delle risorse disponibili, siano in corso di valutazione da parte del Ministero della salute con riguardo all'emergenza randagismo e cani abbandonati della Campania e in relazione al depotenziamento in atto del fondo nazionale anti-randagismo. (4-16871)


   SAMPERI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nel 75 per cento circa dei servizi psichiatrici diagnosi e cura italiani si effettuano contenzioni meccaniche, in alcuni casi in maniera sporadica, in altri in modo routinario;
   per contenzione meccanica si intende la riduzione della capacità fisica di movimento di un paziente attraverso l'uso di strumenti meccanici come cavigliere e fasce che costringono il paziente a letto;
   l'articolo 60 del regio decreto n. 65 del 1909 recita «Nei manicomi debbono essere aboliti o ridotti ai casi assolutamente eccezionali i mezzi di coercizione degli infermi e non possono essere usati se non con l'autorizzazione scritta del direttore o di un medico dell'Istituto. Tale autorizzazione deve indicare la natura del mezzo di coercizione (...)»;
   alcune regioni italiane, come la Toscana e il Friuli Venezia Giulia, hanno affrontato la questione delle contenzioni e, nei loro rispettivi piani sanitari, hanno disposto raccomandazioni per il divieto o la massiccia riduzione della contenzione fisica. Altre, come la Lombardia, hanno, al contrario, predisposto l'uso della contenzione approvando regole e dispositivi per la sua attuazione;
   l'Emilia Romagna ha emanato la circolare n. 16 del 22 ottobre 2009 della direzione sanità e politiche sociali, con la quale è stato costituito un gruppo di lavoro formato, oltre che da professionisti della UO direttamente interessata (medici ed infermieri), anche da professionisti delle UO territoriali e della UO gestione del rischio, incaricato di rivedere e mantenere periodicamente le procedure in materia di contenzioni;
   le contenzioni non possono essere considerate un atto medico, vale a dire che non hanno funzioni terapeutiche e dunque non possono essere giustificate come conseguenza della malattia della persona;
   le contenzioni vengono fatte quasi sempre perché il personale infermieristico è carente e non ha il tempo di instaurare una relazione terapeutica con il paziente;
   è inaccettabile che, in Italia, vengano oggi applicate misure che comportano rischi per i pazienti psichiatrici sia sul piano fisico, sia su quello psicologico –:
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere con il coinvolgimento delle regioni, in riferimento ai fatti esposti. (4-16874)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VIOLA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il patto territoriale della Venezia Orientale (Venezia) ha rappresentato per il sistema economico e sociale di quel territorio una vera occasione di progresso;
   purtroppo, dopo la stagione esaltante della concertazione e dello sviluppo, i protagonisti di quell'esperienza si sono ritrovati a dover combattere contro una selva di norme e di balzelli che nulla hanno a che fare con lo spirito che sta alla base della concertazione come metodo di sviluppo;
   il soggetto responsabile del patto territoriale della Venezia Orientale, individuato nel Comune di Fossalta di Piave (Venezia), è stato sempre vicino e puntuale nei confronti delle aziende del territorio sollecitando ripetutamente e, purtroppo inutilmente, i suoi predecessori senza avere risposta;
   infatti, infinite richieste di documentazioni, sopralluoghi, commissioni, non sono riusciti a chiudere ancora l’iter amministrativo dei soggetti beneficiari del contributo pubblico;
   analoga interrogazione era stata presentata dall'interrogante in data 23 aprile 2009 (n. 5-01334) alla quale fu risposto in data 17 ottobre 2011 dal Sottosegretario pro tempore Saglia il quale affermava che i disguidi evidenziati nell'atto ispettivo erano in via di risoluzione e che il Ministero era fortemente impegnato per la più celere conclusione delle verifiche prescritte e per la conseguente liquidazione dei saldi spettanti;
   da allora sono state liquidate solo poche aziende e a tutt'oggi sono ancora 11 le imprese creditrici per un importo totale di euro 617.000;
   si tratta di aziende di piccole e medie dimensioni che in una situazione di crisi come quella attuale troverebbero nel recupero di questo credito una vera e propria boccata d'ossigeno;
   numerose sono state ovviamente le sollecitazioni dirette all'Ufficio Competente tramite il Ministero per la definitiva chiusura della pratica;
   sono passati 13 anni (tre dalla presentazione della prima interrogazione), c’è un nuovo Governo, le aziende hanno svolto ampiamente i loro impegni nei confronti delle comunità, gli enti locali hanno fatto la loro parte e non è accettabile che disguidi di tale gravità possano verificarsi –:
   se intenda dare disposizioni immediate e verificabili per la definitiva liquidazione di tutte le pratiche inevase, riferendo sui tempi e i modi di liquidazione dei crediti, e se intenda avviare un procedimento disciplinare, ove ne ricorrano i presupposti, a carico dei responsabili di questo procedimento, atteso che resta in ogni caso gravissima la responsabilità di chi ha diretta competenza sulla vicenda. (5-07281)


   LOLLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la Burgo group spa era presente nel territorio abruzzese con due stabilimenti: uno a Chieti e l'altro ad Avezzano;
   il primo stabilimento abruzzese della Burgo ha chiuso nel 2009 lasciando circa 400 persone senza lavoro nella provincia di Chieti;
   oggi ci si trova di fronte alla possibilità che il consiglio di amministrazione della Burgo decida di chiudere anche la cartiera di Avezzano che occupa quasi 800 persone tra dipendenze dirette, ditte esterne e indotto;
   l'ipotesi è stata prospettata dalla direzione del personale di Burgo alle organizzazioni sindacali in un incontro del 28 giugno 2012;
   le organizzazioni sindacali e i sindaci del territorio hanno immediatamente espresso grande preoccupazione in relazione alla possibile chiusura dello stabilimento di Avezzano –:
   se i Ministri interrogati siano informati di questa situazione e se non ritengano necessario avviare immediatamente un tavolo di confronto sulle prospettive dello stabilimento ottenendo, nel frattempo, la sospensione di ogni decisione. (5-07284)

Interrogazione a risposta scritta:


   NICOLUCCI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il 28 giugno 2012 ha avuto luogo a Pozzuoli l'assemblea annuale dell'Unione industriali di Napoli, cui ha partecipato anche il Ministro interrogato;
   nel corso del proprio intervento il presidente dell'Unione industriali, Paolo Graziano, ha evidenziato quelli che a parere degli imprenditori del capoluogo campano sono i maggiori ostacoli alla crescita di Napoli e dell'intera regione Campania;
   in sintesi, tali problematiche sono in particolare legate:
    a) allo scarso sviluppo delle infrastrutture e dei trasporti, che inevitabilmente danneggia la competitività delle imprese campane anche nel momento in cui devono attrarre investimenti da fuori regione;
    b) alla crisi di significativi settori della tradizione manifatturiera napoletana e campana in generale;
    c) alla mancanza di un complessivo disegno di politica industriale;
    d) all'assenza di una efficace cabina di regia tra le iniziative che pure, nell'ultimo periodo, hanno caratterizzato in particolare Napoli e il suo territorio (dall'evento America's Cup al varo del piano per il ripristino del sito archeologico di Pompei);
   la difficile situazione napoletana e campana si inserisce in un contesto che, come evidenziato con forza durante l'assemblea da parte del presidente Graziano, vede tutto il Mezzogiorno patire un forte stato di sofferenza con circa 9 miliardi di euro, in termini di prodotto interno lordo, erosi dalla crisi nel 2007-2010, con migliaia di imprese che hanno chiuso e quindi con circa 315 mila posti di lavoro andati persi;
   intervenendo a sua volta all'assemblea dell'Unione industriali, il Ministro interrogato ha garantito attenzione e concreto sostegno rispetto ad alcuni specifici punti toccati da Graziano (per esempio la proposta di un progetto che faccia della Campania un grande polo produttivo nel settore dei trasporti e l'ammodernamento, che è un'opera assolutamente strategica, del porto di Napoli) –:
   quali iniziative il Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze e alla luce del dialogo in corso con l'Unione industriali di Napoli, intenda assumere in prima battuta per dare seguito a quanto emerso nel corso dell'Assemblea del 28 giugno 2012, così da favorire la crescita e lo sviluppo economico, imprenditoriale e quindi anche occupazionale di Napoli e della Campania;
   in particolare, se e quali misure sia ipotizzabile assumere, in accordo con gli enti locali e con gli imprenditori del luogo, rispetto alle specifiche problematiche riportate nel terzo paragrafo delle premesse. (4-16881)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Gnecchi e altri n. 7-00929, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Moffa.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Benamati e altri n. 2-01580, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 luglio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Girlanda.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Borghesi n. 4-15057 del 23 febbraio 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-07279.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta orale Anna Teresa Formisano n. 3-02321 del 7 giugno 2012 in interrogazione a risposta scritta n. 4-16876.
   interrogazione a risposta orale Anna Teresa Formisano n. 3-02334 del 13 giugno 2012 in interrogazione a risposta scritta n. 4-16867.