Allegato B
Seduta n. 210 del 28/7/2009

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel febbraio 2009, Pasquale Iannantuono, procuratore generale della Corte dei conti del Lazio, ha aperto un fascicolo - affidato al sostituto Salvatore Sfregola, vice procuratore generale della Corte dei conti del Lazio - sull'acquisto da parte dello Stato di un piccolo Cristo di legno di tiglio (alto 41,3 centimetri per 39,7 di larghezza), realizzato verosimilmente alla fine del XV secolo, da un antiquario torinese per 3.250.000 di euro;
la suddetta opera è, da tempo, al centro di un acceso dibattito nella comunità scientifica circa la controversa attribuzione a Michelangelo Buonarroti, non suffragata da alcun documento. In passato, Luciano Berti, già presidente della Fondazione Casa Buonarroti, non volle acquistare il crocefisso per la «Casa Buonarroti»; Mina Gregori, docente presso l'università di Firenze e presidente della Fondazione di studi di storia dell'arte Roberto Longhi ne sconsigliò l'acquisto alla Cassa di Risparmio di Firenze; l'allora Ministro per i beni e le attività culturali, onorevole Giovanna Melandri, decise di non procedere con l'acquisizione dell'opera al patrimonio dello Stato in assenza di elementi certi che provassero l'attribuzione dell'opera a Michelangelo;
successivamente all'acquisto da parte dell'attuale Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, si è riacceso il dibattito tra gli esperti per l'attribuzione dell'opera, rilanciato anche dal New York Times (21 aprile 2009). Paola Barocchi, professoressa emerita nella Scuola normale superiore di Pisa, e una delle massime studiose di Michelangelo Buonarroti, ha dichiarato: «il Cristo è palesemente un manufatto seriale. Di Michelangelo non c'è niente, neppure la scuola. Siamo di fronte invece a un bravo intagliatore e ai suoi compagni di bottega di fine Quattrocento. Loro realizzarono una decina di opere che nel 2004, insieme al Cristo falsamente attribuito a Michelangelo, furono esposte in una mostra al museo Horne»; secondo la professoressa Barocchi, inoltre, la scultura difficilmente ha un valore superiore ai 100 mila euro contro gli oltre 3 milioni spesi dallo Stato. Perplessità sono state espresse dal direttore del prestigioso Kunsthistorisches Institut di Firenze, Alessandro Nova, così come da Massimo Ferretti, professore di storia dell'arte presso la Scuola normale superiore di Pisa, in un primo momento fra i sostenitori dell'attribuzione del Cristo a Michelangelo. Francesco Caglioti, docente di storia dell'arte moderna all'università Federico II di Napoli ha manifestato dubbi argomentando che «Non solo per lo stile, che meriterebbe una spiegazione più esaustiva, ma anche per quello che è costato. Se fosse stato un vero Michelangelo il prezzo sarebbe stato enormemente maggiore». Opera impossibile da attribuire a Michelangelo anche secondo James Beck, docente di storia dell'arte alla Columbia

University, che ha affermato: «disastrose le strane proporzioni della figurina: la testa piccola, il torso compatto, e le gambe lunghe e pesanti», e per Margrit Lisner, insigne studiosa tedesca che quarantacinque anni fa attribuì a Michelangelo il grande crocefisso ligneo oggi custodito nel convento di Santo Spirito, attribuzione accettata da tutta la comunità scientifica. Tomaso Montanari, docente di storia dell'arte all'Università di Tor Vergata, denuncia invece: «la prassi assolutamente anomala con la quale si è stabilita l'attribuzione e la procedura, scandalosa, con la quale lo Stato ha acquisito l'opera. A decidere non è stata una commissione super partes, bensì la stessa che aveva promosso l'opera»;
successivamente all'acquisto, il Cristo ligneo è stato presentato ufficialmente il 12 dicembre 2008 nell'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, a Roma, è poi esposto alla Camera dei deputati, a Trapani, Palermo, Milano, Napoli ed entro la fine del mese di luglio 2009 dovrebbe prendere definitivamente posto al museo del Bargello, a Firenze. La direttrice del museo, Beatrice Paolozzi Strozzi, però spiega che: «non ho ancora avuto nessuna comunicazione ufficiale, né del suo arrivo, né che sia questa la sua sede definitiva» e in merito all'attribuzione aggiunge: «È di sicuro un'opera di buona qualità, che arricchirà il museo. Ma per il resto, non sono una michelangiolista e non mi pronuncio»;
le valutazioni negative dei molti esperti di scultura rinascimentale sull'attribuzione del Cristo ligneo, argomentate sulla base di un esame attento dello stile, della tecnica e della qualità dell'opera, non hanno intaccato la convinzione di procedere all'acquisizione da parte del Ministro Bondi, confortato dalla valutazione del team degli storici dell'arte da lui indicati, cui si deve l'attribuzione e il suggerimento all'acquisto. A tale proposito, il Ministro Bondi ha dichiarato che si è trattato di «un importante arricchimento del nostro patrimonio storico-artistico, evitando inoltre il rischio di un possibile espatrio oltre i confini nazionali di questa preziosa scultura» e, a fronte delle polemiche per la forte cifra sborsata, ha espresso la convinzione che «è fondamentale destinare le poche risorse disponibili a progetti e iniziative che abbiano un significato così alto che possiamo consegnare alle generazioni future» -:
quali siano le ragioni per le quali il Ministro interrogato non ha proceduto preliminarmente alla notifica del Cristo ligneo per scongiurarne l'espatrio;
quali siano le motivazioni che hanno indotto il Ministro a procedere all'acquisto, nonostante i moltissimi e ben argomentati dinieghi espressi da noti studiosi in merito all'attribuzione della suddetta opera a Michelangelo Buonarroti;
se il Ministro interrogato, vista la difficoltà oggettiva di attribuzione del Crocifisso, non ritenga utile determinare una nuova e più plausibile identificazione dell'autore dell'opera, tramite una commissione di storici dell'arte e di scienziati esperti nell'analisi dei materiali, in grado di emettere in maniera definitiva un parere rispetto alla paternità del Crocefisso;
quali siano le ragioni per le quali il Ministro interrogato, data l'incerta attribuzione dell'opera e a fronte delle sempre più esigue risorse finanziarie destinate dallo Stato alla missione costituzionale di tutelare il patrimonio culturale, non ha preferito rinviare o addirittura rinunciare all'acquisto.
(5-01689)

VANNUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Rocca di Gradara è proprietà demaniale dalla fine degli anni '20 del secolo scorso;
la Rocca è fra i monumenti storici più importanti e visitati del centro Italia, anche grazie all'immortale storia di Paolo e Francesca;

il museo della Rocca di Gradara è gestito direttamente dalla Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico ed emoantropologico delle Marche;
l'ingegner Umberto Zanvettori è stato l'ultimo proprietario della Rocca prima della cessione allo Stato italiano;
prima della vendita della Rocca allo Stato nei primi anni `20, per poter sopportare le spese di ristrutturazione dell'edificio e per pagare i debiti contratti il proprietario ha venduto allo Stato italiano, per essere destinata al museo di Castel Sant'Angelo a Roma, la collezione di armi antiche che erano sempre state nella Rocca di Gradara;
fortunatamente allora lo Stato ha acquistato questa importante collezione evitandone la dispersione;
risulta che la collezione di armi di cui sopra non è mai entrata nel circuito espositivo di Castel Sant'Angelo già ricco di analoghe opere;
la collezione, da notizia assunta, sarebbe in giacenza nei magazzini del citato Museo anche perché necessita di restauro;
secondo il pronunciamento di numerosi storici e studiosi apparirebbe oltre modo corretto che la collezione di grande importanza fosse esposta nel luogo originario, la Rocca di Gradara, che ha lo spazio e le caratteristiche per l'esposizione;
l'Amministrazione comunale di Gradara sorretta dalla Direzione della Rocca, dagli esperti e dagli enti territoriali, provincia di Pesaro e Urbino e regione Marche, ha da tempo richiesto il prestito delle opere per la loro esposizione;
la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici delle Marche di Ancona con nota del 20 novembre 2008 ha assunto in questo senso l'iniziativa di avanzare a tutte le autorità interessate una «proposta di recupero collezioni di armi antiche del Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo di Roma ex collezione Zanvettori già nella Rocca di Gradara»;
l'Amministrazione comunale conferma a tutt'oggi la volontà del recupero anche in prestito delle opere assumendosi l'onere della movimentazione e del restauro a fini espositivi; sgravando la soprintendenza competente che manterrebbe la responsabilità dell'operazione;
il recupero sarebbe inoltre occasione per effettuare una ricerca ed uno studio esaustivo su tutta la ex collezione Zanvettori che non si è mai potuta fare per l'odierna collocazione delle opere e che vede sponsor interessati alla pubblicazione;
appare opportuna un'iniziativa del Ministro interrogato per coordinare gli uffici interessati ai fini di addivenire ad una positiva soluzione nell'interesse della cultura e del corretto utilizzo del nostro patrimonio storico -:
se il Ministro e a conoscenza della vicenda e se intenda assumere una diretta iniziativa per una positiva soluzione che veda il ritorno delle collezioni di armi antiche anche in forma di prestito nella loro sede propria, la Rocca di Gradara, a beneficio della piena valorizzazione del nostro patrimonio storico.
(5-01698)