Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Eritrea
Serie: Schede Paese politico-parlamentare    Numero: 34
Data: 11/07/2011
Descrittori:
ERITREA     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

n. 34 11 luglio  2011Casella di testo: SCHEDA PAESE
politico-parlamentare

                                         Eritrea                             Eritrea

In occasione dell’audizione presso la Commissione Esteri del Sacerdote eritreo Moissié Zerai, si forniscono elementi di informazione in ordine alla situazione politico istituzionale dell’Eritrea.

 


Il quadro istituzionale

Le istituzioni eritree continuano ad essere regolate, dall’indipendenza dello Stato nel 1993 (in precedenza l’Eritrea faceva parte dell’Etiopia) dall’assetto provvisorio che concentra tutti i poteri nel presidente Afwerki e nel suo partito unico, Fronte popolare per la democrazia e la giustizia (denominazione assunt a nel 1994 dal Fronte popolare per la liberazione dell’Eritrea, movimento indipendentista di ispirazione marxista). La Costituzione approvata nel 1997, la quale prevederebbe una forma di governo parlamentare, non è mai entrata in vigore.

L’assetto istituzionale provvisorio prevede un’Assemblea nazionale provvisoria composta da 150 membri che elegge il Presidente, il quale presiede sia l’Assemblea nazionale sia il Consiglio di Stato, composto da 14 ministri e dai governatori delle province. Le elezioni legislative dell’Assemblea nazionale provvisoria si sono svolte al momento dell’indipendenza nel 1993 ed hanno visto 150 eletti appartenenti al Fronte popolare; le elezioni successive, previste nel 2001, sono state rinviate a causa del conflitto allora in corso con l’Etiopia e, nonostante la successiva conclusione del conflitto, non sono state più convocate. La Costituzione del 1997, ricalcando l’assetto provvisorio, prevede un parlamento unicamerale composto da 150 membri con un mandato di cinque anni ed un presidente eletto a maggioranza semplice dall’Assemblea, con un mandato di cinque anni rinnovabile una sola volta.

Per Freedom House, l’Eritrea è uno “Stato non libero”, non in possesso dello status di “democrazia elettorale” mentre secondo il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit l’Eritrea è un “regime autoritario” (cfr. infra “Indicatori internazionali sul paese”).

In Eritrea non esiste una opposizione politica in quanto l’unico partito legale è il Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia (PFDJ) ed è espressamente vietato costituirne altri. Come si è visto le elezioni legislative sono state costantemente rinviate dal 1993; le elezioni delle assemblee regionali svoltesi nel 2004 non hanno fornito alcuna garanzia di pluralismo e hanno confermato l’assoluto monopolio politico del Fronte popolare. Le libertà di assemblea e di associazione non appaiono riconosciute e il governo esercita un forte controllo sulla libertà di movimento dei cittadini. Agli eritrei con età inferiore ai 50 anni viene raramente concessa l’autorizzazione per lasciare il paese e quando rifugiati eritrei chiedenti asilo vengono rimpatriati, questi finiscono in carcere. Per quanto concerne la libertà di stampa, questa è pressoché inesistente, non a caso sia Freedom House sia Reporters sans frontieres collocano l’Eritrea all’ultimo posto nella graduatoria internazionale della libertà di stampa. Il governo controlla tutti i media pubblici, e dal 2001 ha bandito tutti i media indipendenti. Per quanto riguarda internet il governo controlla tutta la rete, bloccando molti siti web gestiti da eritrei all’estero e il video-sharing su youtube.

La Costituzione (approvata ma, come si è visto, mai entrata in vigore) garantisce la libertà religiosa. Lo Stato riconosce quattro entità religiose: la Chiesa copto-ortodossa eritrea, la Chiesa evangelica luterana d’Eritrea, la Chiesa cattolica e l’Islam. Nel corso degli anni altre religioni hanno presentato formale richiesta al governo per essere riconosciute ma nessuna di queste è stata accettata; più in generale risultano numerose testimonianze di arresti e violenze ai danni di religiosi. Inoltre, non è riconosciuta l’obiezione di coscienza per motivi religiosi rispetto all’obbligo di leva.

 

La situazione politica

Il Presidente dello Stato d’Eritrea è Isaias Afwerki (n. 1945) leader del Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia (PFDJ), ed è in carica dalla dichiarazione d’indipendenza.

La vita politica dell’Eritrea indipendente è stata caratterizzata dal contenzioso con l’Etiopia. Dopo alcuni attacchi dell’Eritrea oltre il confine etiopico nel 1998 e alcuni incidenti di frontiera nel 1999, nel maggio 2000 l’Etiopia lanciò un’offensiva su larga scala contro l’Eritrea. Nel giugno successivo le due parti concordarono sulla mediazione dell’Unione africana e nel dicembre 2000 fu insediata una commissione per la delimitazione dei confini, per il problema dei rifugiati e per lo scambio dei prigionieri. Nel 2003 l’attribuzione da parte della Commissione della città di Badame all’Eritrea fu rifiutata dall’Etiopia. Nel 2005 l’Eritrea ha espulso rappresentanti statunitensi europei ed ONU presenti sul territorio nazionale. Più recentemente, il paese ha avuto una disputa di confine anche con Gibuti che nel 2008 ha portato i due stati a un conflitto armato risoltosi poi alcuni mesi dopo con un negoziato.

Con riferimento alla politica economica, il governo esprime ufficialmente sostegno alla libera impresa. Tuttavia sono poche le imprese private rimaste nel paese, principalmente a causa del servizio di lavoro obbligatorio che impone ad uomini e donne ritenuti capaci di lavorare per le imprese controllate dall’élite politica.

Per quel che concerne i dati socio-economici il Fondo Monetario Internazionale ha stimato per l’anno 2009 che il PIL pro capite è di circa 359.692 dollari, mentre il tasso di crescita del PIL è pari al 3,87 per cento.

Considerati i consistenti legami dell’Eritrea con l’Italia (l’Eritrea fu colonia italiana dal 1890 al 1941), si fornisce un quadro, nella tabella 1 e nel grafico 1, delle domande di asilo presentate da cittadini eritrei in Italia.

 


 

Indicatori internazionali sul paese[1]:

Libertà politiche e civili: “Stato non libero” (Freedom House); “regime autoritario” (Economist)

Indice della libertà di stampa: 178  su 178

Libertà di internet  -

Libertà economica: 176 su 178 (Heritage Foundation)

Libertà religiosa: limitazione alla libertà religiosa, violenze e intolleranze sociali e conflitti locali (ACS); scarso impegno del Governo sulla libertà religiosa (USA)

Corruzione percepita: 123  su 178

Variazione PIL 2009: 3,87 per cento circa

 

 



ITALIA. Principali paesi d’origine dei richiedenti asilo (1990-2009)

 

1990-2000

2001

2002

2003

2004

2005*

2006

2007

2008

2009

Albania

Iraq

Iraq

Somalia

Serbia-Mont

Eritrea

Eritrea

Eritrea

Nigeria

Nigeria

21.300

1.985

1.944

1.743

1.989

1.248

2.151

2.260

5.670

3.710

R.F. Yugosl.

Turchia

Liberia

Liberia

Romania

Sudan

Nigeria

Nigeria

Somalia

Somalia

12.197

1.690

1.660

1.660

1.161

603

830

1.336

4.865

1.490

Iraq

R.F. Yugosl.

Sri Lanka

Serbia-Mont

Nigeria

Costa d’Av.

Togo

Serbia-Mont.

Eritrea

Pakistan

13.132

1.526

1.526

1.510

930

541

584

1.100

2.935

1.250

Romania

Sri Lanka

Serbia-Mont.

Eritrea

Eritrea

Etiopia

Serbia-Mont.

Costa D’Av.

Ghana

Bangla-desh

6.114

555

1.418

1.230

831

523

581

982

1.815

1.195

Turchia

Romania

Pakistan

Pakistan

Sudan

Togo

Ghana

Somalia

Afghanistan

Eritrea

40250

501

1.256

787

486

392

530

757

1.730

865

 

* Dati parziali relativi solo alle domande presentate nel periodo aprile-dicembre 2005 e forniti dalle Commissioni territoriali per il riconoscimento dello status di rifugiato

Fonte: Commissione Nazionale per il Diritto d’asilo

 


 

Principali paesi di Origine delle richieste di asilo 2010

Afghanistan

999

Gaza (striscia di)

166

Senegal

182

Algeria

96

Ghana

349

Sri Lanka

115

Bangladesh

268

Guinea

216

Somalia

99

Burkina Faso

107

Iran

338

Sudan

43

Costa d’Avorio

288

Iraq

492

Togo

99

Ex Jugoslavia

2249

Mali

86

Tunisia

164

Eritrea

210

Nigeria

1632

Turchia

1020

Etiiopia

47

Pakistan

1115

Altre

1522

Gambia

103

Rep. Dem. Congo

116

 

 

 

 

 

 

Tot.

12121

Fonte: Ministero dell’Interno

 


Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Unione interparlamentare, Freedom House, CIA, World Factbook, Enciclopedia Treccani.

 


Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale

( 06 6760-4939 – *st_affari_esteri@camera.it

Ha collaborato: Servizio Studi – Dipartimento Istituzioni

( 06 6760-3855 – *st_istituzioni@camera.it

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File: es0844paese.doc



[1]    Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà di Internet secondo Open Net Iniziative; la condizione della libertà economica secondo l’Heritage Foundation il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo Monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulterioriinformazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).