Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: La crisi post-elettorale in Costa d'Avorio
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 226
Data: 28/04/2011
Descrittori:
COSTA D'AVORIO     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

La crisi post-elettorale in Costa d’Avorio

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 226

 

 

 

28 aprile 2011

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4939/ 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

 

 

 

 

 

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File: es0761.doc

 


INDICE

Nota introduttiva

La crisi in Costa d’Avorio  3

Pubblicistica

§      V. Tetrarca ‘Un paese per due’, in Nigrizia, n. 1/2011  13

§      D. Bekoe ‘Côte d’Ivoire’s Political Stalemate. A Symptom of Africa’s Weak Electoral Institutions, in United States Institute of Peace, Peacebrief, n. 80, 7 febbraio 2011  13

§      M. Mondelli ‘Aspettando la guerra civile in Costa d’Avorio: l’ultimo scontro ‘au Pays des éléphants’, in ISPI Commentary, 15 marzo 2011  13

§      N. Cook ‘Côte d’Ivoire’s Post-Election Crisis, Congressional Research Service, 29 marzo 2011  13

§      ’The End of Ivory Coast’s Political Standoff’, tratto dal sito web http://www.stratfor.com, 5 aprile 2011  13

§      ’Endgame in Côte d’Ivoire’, Center for Strategic & International Studies (CSIS),5 aprile 2011  13

§      M.S. Kimenyi, J. M. Mbaku ‘What Next for Ivory Coast?’, Brookings Institution, 14 aprile 2011  13

§      A. Carbonari ‘Costa D’Avorio: un Paese spaccato in due’, tratto dal sito web http://www.equilibri.net/nuovo, 9 aprile 2011  13

§      Human Rights Watch, ’Côte d’Ivoire: Ouattara Forces Kill, Rape Civilians During Offensive’, tratto dal sito web http://www.hrw.org  13

§      D. Matteucci ‘Gbagbo arrestato, la Costa d’Avorio resta in bilico’ in  Limes, 11 aprile 2011  13

§      A. Carbonari ’Costa d’Avorio: le incognite del dopo Gbagbo’, tratto dal sito web http://www.equilibri.net/nuovo, 20 aprile 2011  13

 

 


SIWEB

Nota introduttiva

 


La crisi in Costa d’Avorio

L’arresto, l’11 aprile scorso, dell’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo[1] ha segnato una svolta nell’ultima fase della lunga crisi politico-militare della Costa d'Avorio, tornata ad acutizzarsi dal novembre 2010 con il secondo turno delle elezioni presidenziali.

Gbagbo, catturato ad Abidjan dalle forze di Alessane Ouattara,il presidente neo-eletto e riconosciuto dalla Comunità internazionale, è stato condotto al quartier generale di Ouattara presso il Golf Hotel. Nella serata dell’11 aprile è apparso sul canale televisivo Tci (schierato con Ouattara) ed ha rivolto ai suoi sostenitori un appello a cessare le azioni armate, mentre Ouattara  annunciava l’avvio di una procedura giudiziaria contro l’ex presidente che, nei giorni

Le autorità francesi, alle cui forze speciali i sostenitori di Gbagbo ascrivono la cattura dell’ex presidente, hanno precisato che egli si è arreso alle Forze repubblicane della Costa d’Avorio (FRCI), agli ordini di Ouattara, che hanno operato con il sostegno della missione delle Nazioni Unite in Costa d'Avorio (UNOCI) e di quella francese Licorne[2].

I dettagli della cattura sono giudicati politicamente rilevanti da taluni osservatori che hanno sottolineato come Gbagbo già in campagna elettorale presentasse Ouattara come uno “straniero”, ossia come uno che, per i suoi legami familiari col Burkina Faso e il suo passato nell’ambito delle istituzioni internazionali, una volta eletto avrebbe fatto gli interessi dei suoi sponsor esterni, in primo luogo la Francia (ex potenza coloniale in Costa d’Avorio).

La conferma della cattura di Gbagbo da parte delle forze francesi contribuirebbe a delegittimare Ouattara, che ha assoluto bisogno di essere riconosciuto come il presidente di tutti gli ivoriani.

L’azione dell’11 aprile, che ha fatto seguito a settimane di infruttuosi tentativi diplomatici per arrivare ad un accordo per la resa di Gbagbo, è stata decisa dopo che, due giorni prima, le forze a lui fedeli arroccate in taluni punti di Abidjan avevano pesantemente attaccato il Golf Hotel, difeso dai caschi blu. A tale attacco, nella notte, aveva fatto seguito un attacco alla residenza di Gbagbo da parte delle forze francesi e delle Nazioni Unite. Tutto ciò si inquadra nella vasta offensiva lanciata a fine marzo dalle forze favorevoli al presidente Ouattara che dalla parte settentrionale del paese si è propagata a sud fino a penetrare nella principale città ivoriana.

La Missione UNOCI (United Nations Operation in Côte d'Ivoire)

 

La missione è stata Istituita dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1528 del 2004 a fronte della persistente minaccia alla pace internazionale rappresentata dalla situazione nel paese a seguito del tentato colpo di Stato del settembre 2002 (per il quale si rinvia al box Cronologia essenziale dellacrisi politico – militare).

La missione UNOCI - che ha sostituito MINUCI, la precedente missione politica istituita nel maggio 2003 con il mandato di facilitare l'implementazione di un accordo di pace risalente al gennaio di quell’anno - ha avuto inizio il 4 aprile 2004.

UNOCI si fonda sul Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite che riguarda le azioni a fronte di minacce alla pace, violazioni della pace ed atti di aggressione. Il mandato, con il quale il Consiglio di Sicurezza ha autorizzato UNOCI ad utilizzare tutti i mezzi necessari per svolgere la propria azione, originariamente contenuto nella ricordata risoluzione 1528, è stato successivamente sviluppato con la risoluzione 1609 (2005) del 24 giugno 2005 e con la risoluzione 1739 (2007) del 10 gennaio 2007.

Secondo tale ultimo documento, il mandato di UNOCI, da attuare in coordinamento con le forze francesi di stanza in Costa d'Avorio, comprende il monitoraggio della cessazione delle ostilità nonché dei movimenti dei gruppi armati; disarmo, smobilitazione, reinserimento, rimpatrio e reinsediamento dei combattenti sia nazionali sia stranieri; disarmo e smantellamento delle milizie; identificazione della popolazione e registrazione degli aventi diritto al voto; riforma del settore della sicurezza; monitoraggio dell’embargo di armi (imposto da un’ulteriore risoluzione, la 1572 del 2004); supporto alle operazioni di assistenza umanitaria e al ristabilimento dell’autorità statale nonché all’organizzazione di elezioni libere, corrette e trasparenti; implementazione di un sistema di informazione al pubblico; assistenza al governo ivoriano, da fornire insieme con l’Unione Africana, con l’ECOWAS (Economic Community of West African States) e altre organizzazioni internazionali, nella ristrutturazione dei servizi di sicurezza interna e di polizia.

Con una successiva risoluzione (1765 del 15 luglio 2007) il Consiglio di Sicurezza è intervenuto a rinnovare il mandato di UNOCI e delle forze francesi fino al 15 gennaio 2008 con possibilità di ulteriori rinnovise necessari) al fine di sostenere l’organizzazione di elezioni libere, aperte ed eque previste dall’Ouagadougou Agreement, l’accordo, favorito dal presidente di (ECOWAS), Blaise Compaoré del Burkina Faso e firmato il 4 marzo 2007 nella capitale Ouagadougou dal presidente Laurent Gbagbo e Guillaume Soro

UNOCI, il cui mandato è stato rinnovato sino al 30 giugno 2011 dalla risoluzione 1962 del 20 dicembre 2010 - alla fine di febbraio 2011 includeva 9.062 unità di personale militare (truppa, osservatori, polizia) e 389 unità di personale civile, 737 locali e 257 volontari ONU. Finanziata tramite appostamenti su un fondo speciale, la missione conta, per il periodo 1° luglio 2010-30 giugno 2011 su un budget approvato di 485.078.200 dollari USA[3].

 

Come accennato, l’organizzazione delle elezioni presidenziali, più volte rinviate, si colloca nel quadro della difficoltosa attuazione degli accordi di pace del così detto Ouagadougou Agreement del 4 marzo 2007 (i contenuti del quale sono riportati sinteticamente nel box Cronologia della crisi politico-militare ivoriana) stipulato per porre fine alla guerra civile conseguente al fallimento del colpo di stato del 2002.

 

Cronologia essenziale della crisi politico – militare in Costa d’Avorio.

Dopo 33 anni di stabilità e di relativa prosperità dall’indipendenza dalla Francia (7 agosto 1960) alla morte del primo presidente Houphouët-Boigny (dicembre1993), la Costa d’Avorio è entrata in un periodo di turbolenza  legato alla difficile successione al potere in un contesto di difficoltà economiche. Di seguito si riassumono gli eventi principali:

24 dicembre 1999: colpo di stato del generale Robert Guéi che depone Konan Bedié eletto Presidente dopo la scomparsa di Felix Houphouet-Boigny);

22 ottobre 2000: controverse elezioni presidenziali vinte da Laurent Gbagbo;dall’ottobre 2005, termine del mandato,Gbagbo è rimasto in carica a causa dell’instabilità interna.

19 settembre 2002: tentativo di colpo di stato. I militari golpisti guidati da Guillaime Soro occuparono il Nord del Paese, costituendo le Forces Nouvelles  e contrapponendosi al governo del presidente Laurent Gbagbo. L’esito fu la divisione del Paese in due zone: La parte meridionale (40% del territorio dove si concentrano la maggior parte delle attività economiche e della popolazione) sotto controllo governativo e la parte Centro Nord-Ovest (CNO) controllata dalle “Forces nouvelles”, ex ribelli (che assumono il controllo del 60% del territorio del Paese);

6 novembre 2004: scontri armati tra governativi, ribelli e truppe francesi che portano all’evacuazione di molti europei (soprattutto imprenditori francesi);

4 marzo 2007: dopo vari falliti tentativi di soluzione del conflitto, viene firmato tra il presidente Laurent Gbagbo ed il capo delle “Forces Nouvelles” Guillame Soro l’Ouagadougou Agreement che definisce le tappe del processo di pace: unificazione del Paese, dei due eserciti, delle casse dello Stato e delle dogane, ridispiegamento dell’Amministrazione su tutto il territorio nazionale e passaggio dei poteri ai Prefetti nella zona CNO, disarmo degli eserciti e delle milizie e loro reinserimento nel tessuto produttivo del Paese, identificazione della popolazioneL’accordo prevedeva l’identificazione della popolazione ivoriana e di quella straniera residente sul territorio ai fini delle elezioni, formazione delle liste elettorali e l’indizione delle nuove elezioni.

Il faticoso processo elettorale che ha condotto solo alla fine del 2010 allo svolgimento di elezioni presidenziali, come accennato, più volte rinviate dal 2005 (termine del primo mandato di Laurent Gbagbo), è stato determinato dalla persistenza di ostacoli connessi a ritardi sia nella preparazione delle liste elettorali sia nel completamento del processo di riunificazione del Paese.

Una delle più acute fasi di crisi si è avuta a partire dal febbraio 2010 dopo che Gbagbo, disattendendo le clausole dell’accordo di Ouagadougou che prevedono l’attribuzione ad esponenti dell'opposizione sia della carica di Primo Ministro, sia della presidenza della Commissione elettorale indipendente (CEI), con decisione unilaterale ha sciolto la CEI, accusata di aver inserito quasi mezzo milione di nominativi non autorizzati nelle liste dei votanti ed ha imposto al premier Guillaume Soro un rimpasto di Governo. Tale decisione unilaterale ha provocato proteste organizzate dall’opposizione, represse violentemente dalle forze dell’ordine.

La questione dell’ivorianità dell’elettorato

 

Si tratta di un’irrisolta questione che affonda la radici nell’articolato sostrato tribale del paese e che ha contribuito alla radicalizzazione della frattura sociale ed etno-religiosa fra il Nord, musulmano e socialmente ed economicamente marginalizzato, e il Sud, cristiano, sostenitore del Governo centrale.

L’origine del problema è stato ricondotto alle massicce immigrazioni di persone di religione prevalentemente musulmana stabilitesi nel nord ivoriano all’epoca della presidenza di Houphouet-Boigny (1960-1993) che avrebbero causato – secondo l’interpretazione datane strumentalmente negli anni di Konan Bediè (1993-1999) – lo stravolgimento dell’assetto demografico del paese, del suo equilibrio politico, economico ed interreligioso, della sicurezza e della coesione sociale, nonché l’incremento del tasso di disoccupazione tra i nativi ivoriani.

Era stato proprio Bediè  a sollevare a livello politico la questione dell’ivorianità all’epoca della contesa, da lui vinta, per l’elezione a presidente (1994) con Alassane Ouattara; il codice elettorale adottato nel dicembre 1994, conteneva, proprio in funzione anti-Ouattara, due clausole di eleggibilità alla presidenza della Repubblica, ossia l’ivorianità, appunto, cioè l’essere figlio di genitori di comprovata nazionalità ivoriana, e l’aver risieduto continuativamente in Costa d’Avorio per i cinque anni precedenti alle elezioni, requisiti dei quali Ouattara era privo in quanto figlio di madre del Burkina Faso e, inoltre, residente per diversi periodi negli USA e in Francia. L’ivoritè è nel tempo divenuta questione che riguarda lo status di milioni di persone che da anni risiedono, o sono nate, nel paese e la cui origine straniera (in prevalenza Burkina Faso e dal Mali) viene strumentalizzata per limitarne i diritti politici, nella consapevolezza la loro partecipazione al voto è suscettibile di determinare l’esito delle elezioni.

 

L’esito del primo turno (31 ottobre) delle elezioni presidenziali 2010 - connotate da una massiccia partecipazione popolare, valutata superiore all’80% - era stato favorevole al presidente uscente Laurent Gbagbo (fronte popolare ivoriano o FPI), forte del 38% dei suffragi; lo sfidante Ouattara[4] (repubblicani-RDR) aveva ottenuto il 32% (dato nazionale; nelle regioni settentrionali aveva conquistato il 95% delle preferenze).

Al terzo posto per preferenze, l’ex capo di Stato Henri Konan Bédié leader del Partito democratico della Costa d’Avorio-African Democratic Rally (PDCI-RDA) con il 25%. L’ex leader delle Forces Nouvelles ed attuale primo ministro Guillaume Soro, non ha potuto candidarsi perché interdetto dalla competizione elettorale dagli accordi di Ouagadougou.

Nella Repubblica presidenziale della Costa d’Avorio, il Presidente è eletto a suffragio universale con un mandato quinquennale senza limiti di rinnovo. Al Capo dello Stato compete la nomina del Primo Ministro.

L’Assemblea nazionale, monocamerale, si compone di 225 seggi i cui titolari, eletti con sistema maggioritario, restano in carica 5 anni. Le ultime elezioni politiche, tuttavia, risalgono al 10 dicembre 2000; le elezioni previste per il 2005 non hanno ancora potuto avere luogo a causa del protrarsi della guerra civile e la durata del mandato dei parlamentari in carica è stata estesa con decreto del presidente.

Il secondo turno delle elezioni presidenziali si è svolto il 28 novembre 2010 e, il 2 dicembre, la Independent electoral Commission-IEC ha proclamato la vittoria con il 54,1% delle preferenzedi Alessane Ouattara, ex primo ministro e  leader degli ex ribelli delle Force nouvelles;  45,9% la percentuale dei suffragi andati al presidente uscente Laurent Gbagbo.

Sia le Nazioni Unite, sia l’Unione Europea si sono congratulate con Ouattara ma il Consiglio costituzionale - l’organo preposto a decidere sulla validità delle elezioni - guidato da Paul Yao N’Dre, fedele alleato del presidente uscente - ha invalidato i voti in sette dipartimenti del Nord e contestato alla Commissione elettorale il ritardo nella comunicazione dei risultati definitivi, proclamando vincitore Gbagbo con un verdetto esattamente rovesciato rispetto ai quello diffuso dalla Commissione elettorale: 54,1% dei voti per il presidente uscente e 45,9% per Ouattara.

Entrambi i contendenti hanno a quel punto sostenuto di aver vinto il ballottaggio, si sono ciascuno dichiarato presidente ed hanno formato governi rivali; Ouattara forte dei risultati diffusi dalla Commissione elettroale, certificati dalle Nazioni Unite e sostenuti anche dalla Comunità internazionale, Gbagbo richiamandosi alla decisione del Consiglio costituzionale ivoriano.

ll 4 dicembre Gbagbo ha assunto il nuovo mandato presidenziale, sfidando il verdetto filo-Ouattara della Comunità internazionale. Quest’ultimo, forte dell’appoggio delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, ha a sua volta prestato giuramento tramite una lettera fatta pervenire al Consiglio Costituzionale nella quale ha indicato la sua volontà di riconfermare come Primo Ministro Guillaume Soro.

Gli osservatori hanno rilevato che la vittoria di Ouattara è dovuta alla tenuta della coalizione anti-FPI composta dal suo RDR e dal PDCI-RDA di Bédié, accomunati da un’alleanza politica ormai quinquennale che, rappresentando etnie e religioni diverse, potrebbe avviare un processo di riconciliazione nazionale che potrebbe porre fine alla divisione del Paese.

Va sottolineato come l’appoggio internazionale a Ouattara rappresenti un cambiamento importante se si considera come negli anni precedenti sia le Nazioni Unite che le organizzazioni panafricane avevano appoggiato Gbagbo, autorizzando de facto il prolungamento del suo mandato presidenziale, scaduto a ottobre 2005.

La situazione di stallo post-elettorale ha determinato nel paese un forte aumento della tensione politica e delle violenze. La Comunità internazionale ha compiuto ingenti sforzi diplomatici e delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti hanno adottato sanzioni e minacciato l’intervento militare per costringere Gbagbo a farsi da parte. In particolare, sono state prorogate le sanzioni decise dalle Nazioni Unite tra le quali spiccano, l’embargo sulle armi, le restrizioni sui movimenti finanziari e di viaggio per alcuni individui dell’amministrazione dell’ex presidente e il divieto di importazione di diamanti grezzi, per evitare che, come in Sierra Leone ed in Liberia, i ricavi derivanti dal loro commercio possano essere utilizzati finanziare attività di destabilizzazione interna.

Nel quadro della perdurante instabilità durata oltre quattro mesi, come denunciato da Human Rights Watch il 9 aprile scorso, sono centinaia le vittime civili di entrambi gli schieramenti. Le forze fedeli a Ouattara sarebbero responsabili di uccisioni e violenze in danno di presunti sostenitori del rivale nelle regioni occidentali del paese, mentre i sostenitori di Gbagbo dinnanzi all’avanzamento delle truppe rivali, avrebbero assassinato oltre cento presunti supporter di Ouattara.

E’ apparso chiaro nei giorni seguenti la cattura di Gbagbo Abidjan, come nelle forze armate fedeli al nuovo presidente - che hanno compiuto anche saccheggi e violenze ai danni di popolazione inerme - convivano gruppi diversi, al servizio di “comandanti di zona” in competizione più o meno strisciante fra di loro, gruppi difficilmente gestibili dallo stesso capo dello stato in quanto tenuti insieme da legami di tipo familiare o etnici e, per qualcuno, da motivi di interesse o di vendetta.

Pertanto, nell’ambito di quella che è stata definita una guerra civile a bassa intensità perdurante in Costa d’Avorio il presidente Ouattara è chiamato a compiti difficilissimi, quali la ricostruzione di un sentimento di unità nazionale, e di immediata urgenza, quale il ristabilimento di condizioni di sicurezza sia ad Abidjan sia in altre zone del paese, prerequisito fondamentale per la ripresa delle attività economiche; in tal senso, l’annuncio del termine di due mesi per riportare la pace, rilasciato dal presidente il 14 aprile, è apparso ottimistico. Il 22 aprile Ouattara ha ordinato a tutti i militari di restare nelle caserme affidando alla polizia i compiti di sicurezza.

Sotto il profilo economico, il paese dopo il grave arretramento subito nei nove anni di crisi politico-militare (come indicato dall’aumento del tasso di povertà  passato dal 17% della popolazione negli anni 80 a quasi il 50% del primo semestre 2009[5]) continua ad avere urgente bisogno del sostegno internazionale, anche sul piano alimentare.

Le misure di embargo adottate dalla comunità internazionale anche su richiesta di Ouattara per far pressione su Gbagbo, al fine di privarlo di sostegno economico ed isolarlo sul piano internazionale (e che hanno riguardato, ad esempio, l’esportazione di cacao, di cui la Costa d’Avorio era fino a poco tempo fa il maggiore produttore al mondo) andranno ora sospese; se Ouattara dispone di relazioni economiche in grado di facilitargli il compito, la situazione di guerra nella quale versa il paese potrebbe avere creato ferite difficili da sanare.

Il capo dello stato sarà tenuto a compensare i comandanti delle milizie che hanno combattuto per lui, accontentandoli senza perdere il potere di agire e decidere.

Infine c’è la questione della sorte che toccherà allo sconfitto che è considerato responsabile di atrocità sui civili, senza però arrivare ad esiti che ostacolino la riconciliazione nazionale. Perché ciò avvenga, tuttavia, sarà necessario far luce fino in fondo anche sulle violenze compiute dalle FRCI di Ouattara, e punire i responsabili.

Va rammentato che il 15 aprile 2011 è stato arrestato Charles Blé Goudè ex ministro della Gioventù e capo di una formazione armata nota con il nome di Giovani Patrioti, ritenuta responsabile di omicidi e atti di violenza.

Dopo le promesse di lealtà formulate al presidente Ouattara dai vertici delle istituzioni e dai dirigenti militari, per la seconda metà di maggio è atteso sia l’insediamento ufficiale nella capitale Yamoussoukro, sia l’annuncio di un governo di unità nazionale. Le elezioni politiche dovrebbero tenersi entro la fine dell’anno.

 




[1]   Nato sessant’anni fa in una famiglia cattolica, nell’area centro-occidentale di coltivazione di cacao facente capo a Gagnola, Gbagbo negli anni 80 è attivo nel sindacato ed è uno dei primi a sfidare il presidente Houphouet-Boigny, non appena il leader indipendentista apre il paese ad un sistema multipartitico. Dopo l’esilio a Parigi, nel 1988 torna in patria per partecipare al congresso di fondazione del Fronte popolare ivoriano (FPI), che s’ispira al Partito socialista francese. Dopo vent’anni all’opposizione, Gbagbo arriva al potere nel 2000, quando i tentativi del capo militare Robert Guéi di manipolare le elezioni presidenziali vengono sconfitti dalle proteste di piazza nella città principale, Abidjan. Nonostante l’impegno in senso contrario assunto prima delle tormentate elezioni del 2000, una volta salito al potere Gbagbo non rompe con la tradizione del culto della personalità. Ha fatto campagna elettorale con lo slogan "vinciamo o vinciamo" ed è considerato un attore politico testardo ed un grande comunicatore. Secondo i suoi avversari, è legato alle milizie violente quali i Giovani patrioti e le squadre della morte, accusate dalle Nazioni Unite di azioni violente contro la popolazione civile.

[2]    Dispiegata nel 2002 per proteggere i cittadini francesi residenti in Costa D’Avorio facilitandone il rimpatrio.

[3]    http://www.un.org/en/peacekeeping/missions/unoci/facts.shtml

[4]   Il 69enne Ouattara è un economista, ha studiato negli Stati Uniti e ha trascorso gran parte della sua carriera presso il Fondo monetario internazionale - dove è stato vice direttore - e la Banca centrale dell'Africa occidentale. Quando Felix Houphouet-Boigny, padre fondatore della Costa d'Avorio, lo ha chiamato a contribuire al salvataggio del paese dalla stagnazione economica (è stato primo ministro tra il 1990 e il 1993), a livello locale Ouattara è stato percepito come un tecnocrate internazionale. Escluso due volte dalla competizione elettorale presidenziale (1993 e 2000) in quanto non ivoriano – la madre è del Burkina Faso – non ha visto avverarsi le speranze di un cambiamento di regime con la presidenza Gbagbo che, esattamente come i due predecessori ha ritenuto utile, per puntellare la sua posizione di potere, usare il nazionalismo per attaccare il suo rivale principale Ouattara, musulmano con una moglie francese. E’ accusato di essere tra i principali ispiratori del tentato golpe del 2004, sventato solo dall’intervento della forza di reazione rapida francese, tuttora presente, che bombardò i ribelli. Insieme con l'ex leader ribelle Guillaume Soro, suo primo ministro, Ouattara è destinato a diventare finalmente leader della Costa d'Avorio dopo essere stato ostacolato per tanti anni.

[5]    Dati ICE.