Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: LETTONIA - Incontro del Presidente della Camera con l'Ambasciatore della Lettonia, Elita Kuzma
Serie: Schede Paese    Numero: 449
Data: 01/04/2012
Descrittori:
AMBASCIATORI   LETTONIA
PRESIDENTE DELLA CAMERA     

 


 

LETTONIA

 

 

DOSSIER SCHEDE - PAESE

 

 

 

 

 

 

XVI legislatura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 488

 

aprile 2012

 

 

 

 

CAMERA DEI DEPUTATI

 

Servizio Rapporti internazionali

 

 

LETTONIA

 

 

 

Map of Latvia

 

 

 

Aprile  2012

 

Cenni storici

 

La presenza nella regione dei predecessori dei Lettoni moderni, noti con il nome di Balti risale al 2000 a.C. Le tribù dei Balti ebbero i primi scambi commerciali con i germani e l'impero romano, estendendoli in seguito verso i Vichinghi e i Russi. Nel 1201 Riga divenne la sede dei Cavalieri Porta Spada di Livonia, un ordine militare tedesco votato alla cristianizzazione della regione Baltica, che nel 1237 si fuse con l’Ordine dei Cavalieri Teutonici. La città di Riga entrò nella Lega Anseatica nel 1282, mentre la conversione al cristianesimo dei lettoni viene fatta risalire al 1290.

Nel 1561 la Res Publica polacco-lituana assunse il controllo della regione, che venne successivamente contesa dal Regno protestante di Svezia. Nel 1621 gran parte della Lettonia orientale, Riga compresa, cadde nelle mani degli Svedesi, anche se parte della popolazione è rimasta cattolica fino ai nostri giorni.

Quando, nel 1721, la Lettonia cadde sotto l’influenza russa, era già emersa un’autonoma coscienza nazionale, anche se le proprietà terriere e le attività commerciali rimanevano saldamente in mano tedesca.

L’abolizione della servitù della terra (1819) e la sostituzione del tedesco con il russo come lingua ufficiale (1885) costituirono importanti momenti di passaggio nella storia lettone sotto il dominio russo.

Durante la prima guerra mondiale, la Lettonia venne occupata dalla Germania. Il 18 novembre 1918, appena sette giorni dopo la resa della Germania agli Alleati, i contadini, la classe media e i gruppi socialisti dichiararono l'indipendenza e Karlis Ulmanis (il leader del Partito degli Agricoltori) formò un governo nazionale. Le lotte tra nazionalisti, bolscevichi e Tedeschi del Baltico continuarono fino al 1920, quando la Russia sovietica firmò un trattato di pace con la repubblica parlamentare della Lettonia, riconoscendone l'indipendenza.

Nell'agosto del 1940 la nazione venne invasa dalle truppe sovietiche sulla base dell’accordo Ribbentrop-Molotov del 1939, e la Lettonia divenne una delle repubbliche dell'Unione Sovietica. La Germania nazista occupò la Lettonia nel 1941.

La numerosa popolazione ebrea della Lettonia, che contava 90.000 persone, venne quasi del tutto sterminata. Nel 1944 e nel 1945 molti Lettoni emigrarono in Occidente per scampare alla riconquista dell'Armata Rossa. La seconda guerra mondiale provocò la morte di 450.000 Lettoni. Durante la dittatura di Stalin, tra il 1945 e il 1949, 150.000 persone vennero uccise o deportate.

I primi segni di allentamento della pressione sovietica arrivarono alla fine degli anni '80, con le riforme introdotte da Gorbaciov. Nella primavera del 1990 i nazionalisti ottennero la maggioranza nel Parlamento lettone, che ripristinò la Costituzione in vigore prima della II guerra mondiale. Nel referendum del 1991 la maggioranza dei votanti si pronunciò in favore della secessione dall'URSS e il 21 agosto, due giorni dopo il tentativo di colpo di stato avvenuto a Mosca contro Gorbaciov, la Lettonia dichiarò formalmente l’indipendenza. Questa venne riconosciuta dall'Occidente e il 6 settembre 1991, anche dall'URSS. La Lettonia entrò a far parte delle Nazioni Unite poco più di due settimane dopo. Le ultime milizie russe hanno abbandonato il paese nel 1994.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dati generali

 

Abitanti

2.245.357

 

Superficie

64.589 kmq (poco più di un quinto della superficie italiana)

 

Capitale

RIGA (700.000 abitanti)

 

Tasso di crescita della popolazione

 

-3,7%

Aspettativa di vita

74 anni

 

Gruppi etnici:

1.330.769 lettoni; 612.306 russi, 78.890 bielorussi, 54.852 ucraini, 51.548 polacchi; 29.446 lituani

 

Religioni:

Cattolici 430.000 (20%), Luterani 431.000 (20%), Ortodossi 370.000 (16%), Antichi Credenti (Ortodossi) 1787, Battisti 6454, Ebrei 9000 

 

Lingue:

Lettone (ufficiale), Russo (non è riconosciuta come lingua ufficiale, ma è parlato come lingua madre da più del 30% della popolazione)

 

 

 

 

 

CARICHE DELLO STATO

 

Presidente della Repubblica

Andris BERZINS(Unione dei Verdi e degli Agricoltori, dall’8 luglio 2011)

Primo Ministro

Valdis DOMBROVSKIS (Unità, in carica dal 13 marzo 2009)

Presidente del Parlamento (Saeima)

Solvita ĀBOLTIŅA, (Unità. Eletta il 2 novembre 2010, rieletta il 18 ottobre 2011)

Ministro degli Esteri

Edgar RINKEVICS (Indipendente, appoggiato dal Partito delle Riforme, ZRP  dal 25 ottobre 2011)

 

 

Si ricorda che il lettone Andris PIEBALGS è il Commissario europeo per lo sviluppo.

 

 

SCADENZE ELETTORALI

 

Presidenziali e legislative

2015

 

 

 

 

QUADRO ISTITUZIONALE

 

 

La Costituzione (Satversme) del 1922 è stata riportata in vigore nel 1992, in seguito al riacquisto dell'indipendenza della Lettonia. Essa configura una democrazia di tipo parlamentare.

 

 

Presidente della Repubblica

E’ eletto dal Parlamento con una maggioranza di almeno 51 voti validi, con un mandato di quattro anni, rinnovabile una sola volta.

Egli può convocare sedute straordinarie del Consiglio dei Ministri, che si riunisce sotto la sua presidenza per discutere l'ordine del giorno da lui fissato.

E' anche titolare del diritto d'iniziativa legislativa. Ha il potere di sciogliere la Saeima, peraltro sottoposto a referendum popolare di conferma e, se lo scioglimento non è approvato, il Presidente è considerato dimissionario.

Non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, che sono firmati congiuntamente con il Primo Ministro o con il Ministro competente. Può essere rimosso su proposta della metà dei deputati, con il voto di due terzi della Saeima.

 

 

Governo

E’ responsabile dinanzi alla Saeima e deve ottenerne la fiducia. La Costituzione prevede la possibilità di presentare mozioni di sfiducia individuali nei confronti dei singoli Ministri.

 

 

Parlamento

E’ costituito da una sola Camera (Saeima), composta da 100 membri eletti a scrutinio proporzionale, con sbarramento del 5% per singoli partiti o coalizioni di partiti, per un periodo di quattro anni.

 

 

 

COMPOSIZIONE DELLA SAEIMA:

 

PARTITI

SEGGI

Centro per la Concordia

31

Unità (partito del Primo Ministro Dombrovskis)

20

Partito delle Riforme (ex Presidente Zlaters)

16

Unione Nazionale

14

Unione dei Verdi e degli Agricoltori

13

Indipendenti

6

TOTALE

100

Fonte: sito del Parlamento lettone

 

Magistratura

La Costituzione garantisce l'indipendenza della Magistratura, che non ha un organo di autogoverno. I giudici, la cui nomina è approvata dal Parlamento, non possono essere rimossi salvo casi eccezionali individuati dalla Saeima su proposta della Commissione di Disciplina o a seguito di una condanna penale. Il sistema giudiziario lettone si articola in tre gradi di giudizio. Il primo grado è appannaggio dei tribunali cittadini e distrettuali, il secondo è rappresentato dai tribunali regionali, mentre il terzo è costituito dalla Corte Suprema.

La Corte Costituzionale esercita il sindacato di costituzionalità delle leggi ed ha il potere di abrogarle, se incostituzionali. I suoi giudici sono nominati dal Parlamento a scrutinio segreto con una maggioranza di almeno 51 voti validi.

 

 

 

 

QUADRO POLITICO

 

 

 

La crisi politica del 2011 e le elezioni politiche anticipate (17 settembre 2011)

 

Il Presidente della Repubblica uscente Zatlers era considerato il favorito per le imminenti elezioni presidenziali fino al 28 maggio 2011, quando ha deciso di attivare la procedura costituzionale per lo scioglimento della Saeima (il Parlamento lettone) a causa di una votazione parlamentare che aveva respinto l’autorizzazione a procedere, richiesta dalla magistratura su impulso del locale Ufficio Anticorruzione, nelle investigazioni relative ad alcuni presunti appropriamenti indebiti di denaro pubblico da parte del parlamentare Aivars Slesers, che aveva ricoperto in passato cariche prestigiose come quella di Ministro dei Trasporti e di Vice Sindaco della città di Riga.

 La maggioranza di centro-destra si è spaccata su tale decisione, con Unità che ha continuato ad appoggiare Zatlers mentre l’Unione dei Verdi e dei Contadini è passata all’opposizione.

Il 2 giugno 2011, il Parlamento lettone ha eletto in seconda votazione, con una maggioranza di 53 voti, il deputato dell’Unione dei Verdi e degli Agricoltori, Andris Berzins, come nuovo Presidente della Lettonia (insediatosi poi l’8 luglio). Il Presidente uscente Valdis Zatlers, ha raccolto invece 41 voti.

L’iniziativa di Zalters è stata sottoposta il 23 luglio 2011 a referendum popolare, e la popolazione lettone ha approvato la decisione di sciogliere il Parlamento.

I risultati delle elezioni legislative anticipate del 17 settembre 2011 hanno registrato la vittoria del partito della minoranza russofona, Centro per la Concordia.

Il Partito delle Riforme dell'ex Presidente Zatlers è diventato la seconda forza elettorale del Paese ad appena due mesi dalla sua nascita.

In calo i partiti del Governo uscente: l'Unita' del Premier Dombrovskis e l'Unione dei Verdi e degli Agricoltori. Solo 5 partiti o blocchi, avendo superato la soglia di sbarramento del 5%, fanno  parte della Saeima.

Il Centro per la Concordia, con il 28,43% di preferenze, ha ottenuto 31 seggi; il Partito delle Riforme di Zatlers  con il 20,80%, 22 seggi; l'Unita' dell'attuale Premier Dombrovskis, con il 18,81%, 20 seggi; l'Unione Nazionale con il 13,86% ha ottenuto 14 seggi ed infine l'Unione dei Verdi e degli Agricoltori, con il 12,19%, 13 seggi. L'affluenza alle urne è stata pari ad appena il 58,77%, la più bassa dal riacquisto dell'indipendenza.

Si ricorda che le precedenti elezioni parlamentari si erano svolte il 2 ottobre 2012.

Il 26 ottobre 2011 il Parlamento lettone ha votato la fiducia al nuovo governo di Centro-destra (Unità, Partito delle Riforme, Unione Nazionale) guidato dal premier uscente Dombrovskis, con 57 voti su 100. A favore del nuovo Esecutivo si sono schierati anche i sei parlamentari precedentemente fuoriusciti dal Partito delle Riforme.

Il Presidente della Repubblica, Berzins, ha esortato l'intero Esecutivo a lavorare con uno spirito di unità, auspicando che la sua azione di governo sia più fruttuosa di quanto non lasci supporre il sofferto processo di formazione della coalizione. Le priorità del Premier, al suo terzo mandato consecutivo, saranno il perseguimento di una crescita economica stabile e sostenibile, il completamento del programma di assistenza finanziaria concordato con il Fondo Monetario e con la Commissione Europea, la riforma della spesa sociale per far fronte ai negativi andamenti demografici e il rafforzamento dello stato di diritto.

 

 

La questione della minoranza russofona

 

Resta aperta in Lettonia la questione dell’integrazione delle minoranze, soprattutto quella russofona. Nel Paese risiedono circa 2.245.357 abitanti, di cui 27,47% di origine russa (612.306). Di questa componente 250.351 persone sono prive di cittadinanza e quindi non possono esercitare il diritto di voto.

La legge adottata nel 1994 attribuì la cittadinanza solo a coloro che già ne erano in possesso prima dell'annessione sovietica ed ai loro discendenti; per gli altri (immigrati dopo il 1940 dal resto dell’URSS e loro discendenti), non vi è stata altra via che quella della naturalizzazione.

Il processo di estensione della cittadinanza ai russi ha conosciuto in passato gravi problemi legati soprattutto alla difficoltà del test per l’ottenimento della cittadinanza ed in particolar modo per le persone più anziane (fra i quali non è molto forte la propensione ad affrontare il difficoltoso studio della lingua lettone). Il flusso di naturalizzazioni è aumentato considerevolmente negli ultimi anni su impulso ed iniziativa di Bruxelles che, nella fase di adesione di Riga all’Unione Europea ha chiesto alla Lettonia condizioni più semplici per l’ottenimento della cittadinanza da parte dei non cittadini. Le naturalizzazioni hanno registrato infatti un picco dal 2004 al 2006 (più di 16000 all’anno) e nell’ultimo triennio 2008 – 2010 sono state circa 2000 – 3000 all’anno.

Dall’inizio del processo di naturalizzazione (1995) le naturalizzazioni sono state 135.206 (cifra che è pari a circa il 6 % della popolazione). Oltre alle difficoltà di apprendimento della lingua lettone, si registrano comunque anche molti casi di non cittadini che preferiscono permanere nel loro status che consente loro non solo di usufruire delle libertà di tutti gli altri cittadini dell’Unione Europea, ma anche di entrare nella Federazione Russa senza visto.

L'altra questione fondamentale relativa non solo alla minoranza russa ma anche alle altre russofone concerne l'insegnamento della lingua lettone nelle scuole superiori e professionali. Il 5 febbraio 2004 è stato approvato un emendamento alla Legge sull’Educazione Nazionale del 1998, in base al quale, a partire dal 1° settembre 2004 e gradualmente nel 2005, l’insegnamento nelle scuole superiori viene effettuato in lingua lettone in almeno cinque materie e per il 60% dell’orario, escluse le materie connesse alla lingua russa (o altra lingua minoritaria) e quelle scelte dalle singole scuole.

A partire dal 2007, anche gli esami di maturità sono effettuati in lettone, per tutte le materie, escluse ovviamente le lingue. Questa riforma ha determinato un forte scontento delle scuole, strumentalizzato da alcuni gruppi radicali, e le proteste di Mosca.  Vi sono tra l'altro notevoli difficoltà pratiche, soprattutto connesse al fatto che il corpo insegnante non conosce sufficientemente il lettone per passare all'insegnamento in quella lingua. Negli ultimi incontri bilaterali ad alto livello ampio spazio è stato dedicato dai politici lettoni e russi alle suddette questioni

Va segnalato che nell’ambito dei rapporti con il Consiglio d’Europa la Lettonia ha firmato nel 1995 la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, ma solo nel maggio 2005 ha provveduto a ratificarla, sottoponendosi quindi al meccanismo di monitoraggio previsto dalla Convenzione (basato su rapporti periodici di un Comitato consultivo ad hoc e successive risoluzioni del Comitato dei Ministri).

                L’Alto Commissario per le Minoranze Nazionali dell’OSCE, Knut Vollebaek, in visita a Riga nel Febbraio 2011, ha constatato i progressi compiuti dalla Lettonia nel campo dell’integrazione, ma ha invitato le Autorità lettoni a concedere finalmente il voto ai non cittadini per le elezioni amministrative e a compiere ulteriori sforzi per intensificare lo studio della lingua lettone e migliorare le informazioni relative all’ottenimento della cittadinanza.

 

 

Il referendum sulla lingua russa

 

Il 18 febbraio 2012 si è tenuto in Lettonia il referendum sulla lingua russa: i due terzi degli elettori lettoni (votanti 1.098.921, pari al 71,1% degli iscritti) si sono espressi contro il riconoscimento del russo come seconda lingua ufficiale del Paese (contrari 821.722, pari al 74,8% dei votanti; favorevoli 273.347, pari al 24,9%).

I risultati hanno premiato la campagna dei partiti "lettofoni" a favore delno’, ma il dato più rilevante di questo referendum è sicuramente la partecipazione al voto, che ha raggiunto il tasso di affluenza record del 71,13%, quasi identico a quello (71,49%) registrato nel referendum del 20 settembre 2003 sull'adesione della Lettonia all'Unione Europea.

Il referendum ha quindi palesato le profonde divisioni che esistono tra maggioranza lettone e minoranza russofona, ed i politici lettoni stanno pensando di cambiare le norme sui referendum in modo da rendere più difficile la loro tenuta. In base alle leggi vigenti, è sufficiente raccogliere le firme del 10% dell’elettorato per avviare un referendum. In particolare, a preoccupare il governo è la frequenza con cui recentemente si sono tenuti referendum (due in meno di un anno), il loro costo e la possibilità che, in futuro, campagne referendarie possano essere finanziate da stranieri e permettere ad una minoranza di dettare regole alla maggioranza.

 

 

 

POLITICA ESTERA

 

 

La Lettonia, che ha conseguito nella primavera del 2004 i due obiettivi fondamentali che si era posta all’indomani della riacquistata indipendenza, ovvero l’adesione all’Unione Europea ed alla NATO, è ormai un Paese pienamente integrato nella comunità occidentale euro-atlantica.

Le linee direttrici dell’attuale politica estera lettone possono essere riassunte come segue: rafforzamento della sicurezza nazionale in stretta cooperazione con i partner dell’UE e della NATO; creazione sul piano internazionale di condizioni favorevoli alla promozione degli interessi economici lettoni in Europa e nel mondo; rafforzamento della cooperazione tra i Paesi Baltici; diversificazione dei rapporti con gli altri Stati UE, attraverso l’intensificazione delle relazioni con Paesi diversi da quelli come la Germania o appartenenti all’Area Baltica e Scandinava con cui Riga intrattiene storicamente contatti più intensi; stabilimento di relazioni più intense con i Paesi terzi, in particolar modo con gli Stati della CSI; miglior raccordo con la diaspora lettone ai fini della sua tutela e di una più marcata proiezione dell’immagine della Lettonia nel mondo. In tale cornice, rivestono un’importanza particolare i rapporti con gli Stati Uniti, definiti partner strategico, con cui Riga mantiene un legame privilegiato. L’amicizia di Washington è vista come la garanzia suprema contro un ipotetico ritorno al passato pre-1991 e l’appoggio degli Stati Uniti è stato del resto determinante per l’ingresso del Paese nell’Alleanza Atlantica.

In considerazione della consistente minoranza russofona nel Paese e dell’opportunità di stretti rapporti economici (oltre all’obbiettiva dipendenza energetica), la Lettonia continua ad assumere nei confronti della Russia, posizioni in linea di principio articolate ed aperte a logiche di compromesso. Gli obiettivi che la Lettonia si pone nel medio periodo nei rapporti con Mosca sono: dialogo politico ad alto livello frequente e regolare, sviluppo dei rapporti economici, superamento delle fratture nell'interpretazione dei fatti storici attraverso la commissione mista di storici, promozione di un dialogo pragmatico e costruttivo nella cooperazione tra la Russia e le istituzioni euro-atlantiche.

Nel più ampio quadro della cooperazione multilaterale con la Russia, la Lettonia si è inoltre espressa a favore della continuazione dei negoziati per il nuovo accordo di partenariato e cooperazione (PCA) con Mosca e per l’avanzamento del suo processo di adesione al WTO. Per quanto riguarda il NATO-Russia Council, la Lettonia è favorevole al pieno dialogo con la Russia dopo la crisi georgiana, che dovrà però essere molto più pratico e finalizzato al perseguimento di obiettivi specifici rispetto al passato. La cooperazione bilaterale è garantita dalla Commissione Intergovernativa russo-lettone che è organizzata in tre gruppi di lavoro: cooperazione economica, cooperazione trasporti e cooperazione umanitaria. La Commissione che è affiancata per le questioni economiche da un Business Council

Il 2010 è stato un anno significativo nei rapporti russo – lettoni grazie alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica lettone Zatlers a Mosca per le celebrazioni del 9 maggio relative alla vittoria russa nella seconda guerra mondiale e alla storica visita bilaterale (la prima di un Presidente lettone) che ha compiuto in dicembre. Grazie al lavoro costante della Commissione Intergovernativa sono stati sottoscritti un grande numero di accordi, come ad esempio quello sulla doppia imposizione destinato a ripercuotersi positivamente sulle relazioni economiche, ma anche altri che testimoniano dei risultati raggiunti attraverso la cooperazione pragmatica degli ultimi anni (lotta contro la criminalità, protezione dell’ambiente, attraversamento delle frontiere nelle regioni transfrontaliere, cooperazione  nelle situazioni di emergenza, sicurezzza sociale, turismo).

Nei rapporti con la Russia due fondamentali questioni, solo in parte recentemente superate, hanno un peso particolare: la firma del Trattato di frontiera ed il trattamento della consistente comunità di lingua russa (circa un quarto della popolazione totale, di cui molti privi di cittadinanza lettone).

La firma del Trattato di frontiera con la Russia, paragrafato nel 1997, si era riproposta in coincidenza con le celebrazioni della fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 2004.  Dopo circa tre anni d’impasse, è stata individuata una soluzione all’inizio del 2007, con una nuova formulazione del testo che ha risolto la duplice questione della continuità dello Stato e dell’integrità territoriale (Riga ha di fatto rinunciato ad ogni rivendicazione territoriale sulla contea di Abrene, a suo tempo annessa all’Unione Sovietica). Il trattato nella sua versione definitiva è stato firmato a Mosca, il 27 marzo 2007. Il Parlamento lettone ha approvato l’atto di ratifica il 17 maggio 2007, con 70 voti favorevoli e 25 contrari. Il Primo Ministro Kalvitis ha evidenziato l’importanza della ratifica, definendo il trattato “uno strumento essenziale nel contesto delle relazioni con i partners della Comunità Internazionale”. Il trattato è dunque entrato in vigore il 18 dicembre 2007 con lo scambio delle ratifiche in occasione della prima ed importantissima visita a Riga del Ministro degli Esteri russo Lavrov. Il Ministro degli Esteri lettone Riekstins ha ricambiato la visita di Lavrov, recandosi a Mosca il 23 ottobre del 2008.

            Il dialogo tra Riga e Mosca, fonte di contrasti non ancora sopiti, si concentra inoltre sulla questione della minoranza russofona residente nel Paese.

In questo contesto bilaterale complessivamente positivo rispetto al passato non mancano però anche altri problemi legati soprattutto a questioni come l’approvvigionamento energetico, il traffico transfrontaliero (continuano le code di TIR alle frontiere) e l’esistenza di un’opinione pubblica fortemente anti-russa.

Speculari alle relazioni con la Russia sono quelle con la Bielorussia. Per questo la Lettonia desidera svolgere un ruolo di tramite fra Minsk e l’Occidente, in modo da procurare maggior sostegno ad un’evoluzione democratica. La Lettonia sostiene il massimo coinvolgimento possibile della Bielorussia nel Partenariato Orientale e al fine di evitare uno sterile e pericoloso isolamento del Paese dopo i fatti del dicembre 2010 legati alla rielezione di Lukashenko. Riga si è espressa in ambito UE per il mantenimento più ampio possibile del dialogo con la società civile bielorussa attraverso la promozione di forme di cooperazione e di contatti umani e sociali. Riga sta altresì promuovendo alcune iniziative, come ad esempio il rilascio del visto gratuito per gli studenti e i giovani bielorussi e la promozione degli studi di economia in Bielorussia. In prospettiva si prevede un’intensificazione dei rapporti economici bilaterali visto che la Lettonia può essere attualmente considerata la porta di accesso per il mercato bielorusso ai Paesi dell’UE. Nel marzo 2012, ha suscitato preoccupazione in Lettonia e Lituania (paesi confinanti con la Bielorussia) la decisione di Bruxelles di aggravare le sanzioni economiche contro Minsk. In particolare, Lituania e Lettonia temono che tali misure possano avere dei contraccolpi nell’economia dell’intera regione baltica. In particolare le società lettoni della regione di Latrale, vicino al confine tra Russia e Bielorussia, hanno effettuato investimenti in Bielorussia.

La Lettonia è stata inoltre impegnata dal 2003 nel teatro iracheno dove si sono alternati 1150 militari (con un picco delle presenze registrato nel 2004 con 373 unità) ritirati definitivamente nel giugno 2007, ed è presente con 175 militari in Afghanistan presso Meymaneh, sotto comando norvegese, nella regione del Faryab. La Lettonia ha deciso invece di abbandonare, a causa dei tagli recentemente stabiliti nel settore della difesa, nell’ambito del più ampio piano di risanamento dei conti pubblici, i teatri balcanici.  Per quanto riguarda le missioni civili UE, la Lettonia partecipa alla missione di osservatori in Georgia. 

Sul piano della cooperazione regionale, la Lettonia si dimostra molto attiva e prende parte alle principali organizzazioni dell’area, in primis il Consiglio degli Stati del Mar Baltico.

Così come i rapporti con gli USA, l’appartenenza alla NATO è vissuta come il baluardo contro il ripresentarsi di minacce esterne, in particolare in provenienza da est. La Lettonia ha salutato molto favorevolmente il nuovo concetto strategico della NATO, ed in particolare la riaffermazione netta del principio della sicurezza interna (operazioni in base all’art. 5). Nel gruppo dei 12 esperti a cui il Segretario Generale Rasmussen aveva assegnato il compito di definire il nuovo concetto strategico dell’Alleanza, figurava anche il diplomatico lettone e poi Ministro degli Esteri nel periodo maggio – ottobre 2010, Aivis Ronis.

La Lettonia rientra tra i sostenitori dell’allargamento del Consiglio di Sicurezza e dell’inclusione di Brasile, Germania, Giappone e India.

Il Ministro degli Esteri Rinkevics ha esposto, in occasione del suo primo dibattito parlamentare sulla politica estera del Paese, a metà febbraio 2012, le priorità di politica estera della Lettonia. Egli ha evidenziato come il risultato più importante raggiunto dalla Lettonia nel 2011 sia stato il consolidamento della sua immagine di Stato membro dell'UE, grazie alla sua capacità di risanare la situazione finanziaria, di mantenere gli impegni assunti in ambito NATO, e di evitare di diminuire la sua presenza nella missione ISAF in Afghanistan. Egli ha altresì annunciato che, durante l'attuale legislatura, la politica estera lettone sarà diretta, oltre che a consolidare la sicurezza esterna del Paese, anche a rafforzarne l'autorevolezza politica e la competitività economica, mediante l'ulteriore integrazione nello spazio economico europeo e soprattutto con l'attrazione di investimenti. Egli ha insistito sui benefici apportati dall'istituzione dell'unione doganale, del mercato unico e dello spazio Schengen, dalla creazione della moneta comune e dalle politiche di sostegno alle regioni europee meno sviluppate. Rinkevics, pur ammettendo che in Lettonia esistono ancora opinioni differenti sul ruolo da svolgere in seno all'UE, ha espresso il fermo auspicio che, in futuro, il Parlamento lettone approvi il nuovo Trattato su stabilità, coordinamento e governance nell'Unione economica e monetaria.

In tema di sicurezza, il Ministro, menzionando la questione del pattugliamento dello spazio aereo lettone da parte della NATO, ha ribadito come l’Alleanza Atlantica rimanga il pilastro della sicurezza della Lettonia.

 

 

 

 

RELAZIONI CON L’UNIONE EUROPEA

 

 

La Lettonia ha fatto il suo ingresso ufficiale nell’Unione Europea il 1° maggio 2004.

Al momento dell’adesione, oltre il 70% dei lettoni si pronunciò per l’ingresso nell’Unione. Nei mesi successivi, tuttavia, l’atteggiamento dell’opinione pubblica nei riguardi dell’Unione Europea si è rivelato sempre più distaccato in base ai sondaggi.

I motivi di tale atteggiamento sono molteplici: su un piano concreto i benefici anche di carattere finanziario dell’appartenenza all’UE non sono ancora compiutamente percepiti e da un punto di vista psicologico, permane poi il timore di essere inglobati in un’organizzazione troppo grande per le dimensioni del Paese che corre il rischio di vedere i propri specifici interessi sacrificati a quelli di partner maggiori e più autorevoli.

Da ciò la tendenza ad allinearsi su posizioni che possono essere considerate euro indifferenti più che euroscettiche. Le Autorità lettoni stanno comunque promuovendo una serie di iniziative (tra cui la giornata dell’Europa) per far conoscere alla popolazione locale le istituzioni europee e un fattore positivo importante in questo processo di riavvicinamento è sicuramente giocato anche dai prestiti che la Commissione Europea sta garantendo al Paese in questi anni per far fronte alla crisi economica.

La Lettonia è invece favorevole all’avvicinamento e alla futura integrazione di Paesi dal comune passato sovietico. Non a caso la Lettonia è tra i Paesi che hanno maggiormente sostenuto l’istituzione del Partenariato Orientale. Riga è inoltre favorevole all’ingresso di Islanda e Turchia nell’Unione Europea e in generale allo status di Paesi candidati per gli Stati dei Balcani Occidentali.

Per quanto riguarda l’Europa a geometria variabile, il 21 dicembre 2007 anche la Lettonia ha beneficiato dell’allargamento dell’area Schengen. In quest’occasione il governo ha manifestato grande soddisfazione per aver portato a termine il processo di adeguamento e ne ha sottolineato gli aspetti delicati e di grande impegno sotto il profilo degli adempimenti amministrativi ed informatici. Originariamente prevista per il 2008, l’adesione della Lettonia alla moneta unica è stata rinviata al 2014, prima per l’alta inflazione del Paese e poi per la grave crisi economica e finanziaria che ha colpito Riga. Tale crisi è stata causata anche dalla gestione delle politiche economiche dei precedenti governi, tra cui quello del Primo Ministro Kalvitis che aveva chiaramente lasciato intendere come la priorità della Lettonia fosse l’incentivazione dello sviluppo economico piuttosto che una politica di contenimento della spirale inflazionistica in vista di un’immediata integrazione nella “zona euro”.

In occasione della firma del Trattato di Riforma avvenuta a Lisbona il 13 dicembre 2007, il governo lettone ha espresso una valutazione decisamente positiva sull’evoluzione del processo di integrazione europea: secondo l’allora Ministro degli Esteri Riekstins, il nuovo Trattato, con le modifiche previste a livello istituzionale e decisionale, è uno strumento necessario all'Unione Europea per poter continuare a perseguire efficacemente i suoi obiettivi. Il Trattato è stato ratificato, per via parlamentare, l’8 maggio 2008.

Nella prima Commissione Barroso, al membro lettone, Andris Piebalgs sono state affidate le competenze in materia di energia, mentre nel Barroso bis lo stesso Piebalgs detiene il portafoglio dello Sviluppo.

La costituzione di un mercato comune dell’energia, la realizzazione di infrastrutture energetiche così come il tema collegato della sicurezza energetica, il Partenariato Orientale e la Strategia del Mar Baltico rappresentano le priorità della politica lettone in ambito UE. La Lettonia reputa infine particolarmente importante l’area delle relazioni esterne dell’Unione, ed intenderebbe, ad esempio migliorare la cooperazione consolare tra i Paesi Membri anche attraverso il nuovo Servizio Europeo per l’Azione Esterna.


 

 

DATI ECONOMICI

 

 

 

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

 

 

2009

2010

Variazione %

PIL:

PIL a prezzi correnti (m.ni di €)

18 615,1

18 121, 6

-2,7

PIL a prezzi costanti (2000; m.ni di €)

9 716, 0

9 682, 6

-0.3

PIL  pro–capite a prezzi costanti (€)

4 307,0

4 324,1

0,4

Variazione dei prezzi:

Variazione dei prezzi al consumo (%) (inflazione)

3,5

-1,1

Impiego

Percentuale di disoccupazione sulla popolazione (%)

16,9

18,7

Salari

Salario minimo di legge lordo ()

256,1

256,1

Popolazione

Abitanti (migliaia)

2 261,3

2 248,4

-0,6

Commercio estero

Interscambio totale (mln €)

12 541,1

 

15 848,3

 

26,4

 

Interscambio con l’Italia (1000/)

        359 429

461 564

28,4

Importazioni dall’Italia (1000/)

275 837

334 573

21,3

Esportazioni verso l’Italia (1000/)

83 592

126 991

51,9

Altri informazioni utili

 

 

 

 

Moneta

Lats lettone (LVL)

 

Cambio

1,00 LVL = 1,42 EUR (parità fissa)

tasso di cambio ufficiale: LVL/EUR 0,702804

I.V.A.

22% (ordinaria), 12% (agevolata) , 0%

Anno fiscale

1 gennaio - 31 dicembre

Fonte: Ufficio statistico lettone, data base Eurostat data, Comext data base, Bank of Latvia data base

 

1. Struttura produttiva

 

La composizione del PIL lettone si caratterizza per la netta predominanza del terziario (commercio, trasporti, comunicazioni ed attività finanziarie). Negli ultimi anni il governo centrale ha cercato di facilitare la creazione di nuove imprese e il migliore funzionamento di quelle già esistenti, soprattutto piccole e medie (PMI), che rappresentano quasi il 98% dell’intera struttura produttiva del Paese. Nel quadro della politica a favore delle PMI, la Lettonia ha ratificato la Carta europea per le piccole imprese, integrata successivamente con una strategia a livello nazionale. Le agevolazioni e le semplificazioni amministrative in favore delle PMI già stabilite in materia di accesso ai finanziamenti e alle informazioni sono proseguite anche con il piano di stabilizzazione macro-economico approvato dal governo il 12 dicembre 2008 e le successive modifiche concordate con le IFI.

La forza del settore industriale del Paese sta nell’intensità del lavoro e nei settori a basso valore aggiunto (lavorazione di prodotti alimentari, del legname, prodotti tessili). L’entrata nell’Unione Europea ha evidenziato il problema della necessità di ristrutturazione dei macchinari e degli equipaggiamenti elettrici già esistenti.

 

 

2. Andamento congiunturale

 

Dopo la crescita iniziata timidamente al termine del 2010, anche il primo semestre del 2011 conferma l’andamento positivo dell’economia lettone, che ormai sembra aver invertito la tendenza negativa registrata a partire dalla seconda metà del 2008.     

La Lettonia sta ancora utilizzando l’ultima tranche del prestito di 7,5 mld di Euro concesso da diverse istituzioni erogatrici (il FMI 1,7 mld, l’UE 3,1 mld e gruppi di Paesi tra cui gli Scandinavi, Estonia inclusa, per 1,9 mld di Euro la Polonia, la Repubblica Ceca e la BERS 0,4 mld e la Banca Mondiale 0,4 mld) al fine di sostenere l’economia. Questa ultima tranche riguarda esclusivamente la quota del prestito concesso dal FMI (175 milioni di dollari), la Lettonia ha infatti deciso di rinunciare agli ulteriori prestiti stanziati dalla UE. In totale ha usufruito di 4,1 miliardi di Euro ed ha recentemente collocato con successo dei propri titoli sul mercato, segno della ritrovata e rinnovata fiducia acquisita dal Paese a livello internazionale.

Il precedente Governo ha proficuamente lavorato per stimolare e far rifiorire la fiducia sia interna che internazionale sul sistema finanziario del Paese, e per contribuire direttamente ed indirettamente ad invertire la tendenza negativa della competitività attraverso il taglio alle spese del settore pubblico, al fine di aumentarne l’efficacia e l’efficienza. Il nuovo Governo, formatosi a seguito delle elezioni politiche di settembre 2011, sta continuando la politica di riduzione della spesa pubblica mirando ad ottenere di un deficit di bilancio pari al 2,5% del PIL nel 2012.

Con una crescita del Pil nel 2011 del 5,3%, la Lettonia ha realizzato una tra le migliori perfomance dell'intera Unione Europea. Anche nel corso del 2012 l'economia lettone dovrebbe continuare a crescere (+2,6%, secondo stime della BERS che ha riveduto al rialzo le sue precedenti previsioni). Sempre secondo la BERS, tale tasso di crescita dovrebbe assicurare al Paese il miglior risultato dell'Europa Centrale e dell'area dei Baltici. Previsioni del Ministero dell'Economia prevedono inoltre per l'economia lettone nel triennio 2013-2016 una crescita compresa fra il 3 ed il 4,7%.

I principali settori che hanno guidato l'economia lettone nel 2011 sono stati: il settore manifatturiero, che nonostante i poco positivi sviluppi dell'economia globale, ha assicurato un continuo incremento dei volumi di produzione; il settore dei trasporti e della logistica, con porti e ferrovie che hanno raggiunto e superato tutti i record degli ultimi anni per volumi di merci trasportate e movimentate; il settore del commercio al dettaglio, che nell'arco dell'anno, grazie ad un lento ma progressivo aumento delle retribuzioni e alla ritrovata fiducia, ha fatto registrare una crescita moderata solo nell'ultimo trimestre, ma ripartita ancor più velocemente nello scorso mese di gennaio (+16,6% a prezzi costanti rispetto al gennaio 2011). Per quanto riguarda la produzione industriale, essa e' cresciuta in gennaio dell'1,9% rispetto al mese precedente e di ben l'8,2% rispetto al gennaio 2011. La più importante crescita nel settore manifatturiero e' stata realizzata dai comparti chimico e dei prodotti chimici (+200%), delle riparazioni e installazioni di macchinari (+89,7%) e delle attrezzature elettriche (+40,5%). Al contrario, le più marcate, ma contenute, contrazioni si sono osservate nei settori dei prodotti per il trasporto (-4,5%), dei prodotti farmaceutici di base (-2,5%) e di quelli alimentari (-0,8%). A fine gennaio 2012 il tasso di inflazione e' risultato significativamente in calo (+3,6%) rispetto a quello del 2011 (+4,4%), pur se i prezzi al consumo appaiono in lieve aumento (+0,8%) rispetto al mese precedente. Il tasso registrato nel 2011 è stato principalmente causato dagli aumenti delle imposte indirette (IVA, accise su carburanti alcolici e sigarette), nonché dagli aumenti esogeni dei prezzi dell'energia (gas + 8,6%, energia termica + 9,4%, carburante + 4,0%) e dei prodotti alimentari. I prezzi di questi ultimi stanno comunque divenendo meno volatili e risultano a marzo 2012 aumentati solo dell'1,1% rispetto al mese precedente. Il livello di sussistenza minimo in Lettonia ha raggiunto in gennaio 2012 la cifra di 173,47 Lat (pari a 246,82 Euro) con una crescita dello 0,7% rispetto al mese precedente, dovuta all'incremento del costo dei servizi (+2,5%) solo parzialmente compensato dalla diminuzione dei prezzi dei prodotti non alimentari (-0,9%). Secondo informazioni preliminari dell'Agenzia Nazionale per il Lavoro, il tasso di disoccupazione si e' attestato a fine febbraio 2012 sull'11,8% della popolazione attiva, rimanendo sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente. Secondo previsioni del Ministero dell'Economia, nel corso del 2012, l'occupazione dovrebbe crescere dell'1,5% con un trend (+1,6%) che dovrebbe trovare conferma anche nei tre anni successivi (2013-2016).

La Lettonia, per raggiungere l’obiettivo di colmare il deficit di bilancio del 2,5% nel  2012, necessita di protrarre  la politica dei tagli alla spesa pubblica anche per il 2012, nonostante l’inaspettato buon andamento dell’economia nazionale nel 2011. In ogni caso nel 2009 e nel 2010 sono state approvate misure di austerità pari al 14% circa dell’intera produzione economica (economic output) del Paese al fine di rispettare gli impegni assunti a livello internazionale con la Commissione Europea ed il FMI.

Per far fronte, infatti, alla grave crisi economica e finanziaria che ha colpito il Paese nel 2008 la Lettonia è dovuta ricorrere ai prestiti (7,5 miliardi di euro) della Commissione e del Fondo Monetario condizionati all'adempimento di criteri e all'adozione di misure indicate nel MoU (nel caso della Commissione) e nella Lettera d'Intenti (nel caso del Fondo Monetario) del 2009 e nelle loro successive revisioni. I suddetti documenti, ai quali va aggiunto quello riguardante le misure lettoni per l'adesione al Patto Euro Plus, prevedono tutti una convergenza verso i criteri di Maastricht entro il 2012 (l'obiettivo target - è il raggiungimento di un deficit al di sotto del 3%, mentre il 2,5% e' indicato come aspirazione - aim -). I rappresentanti del Fondo Monetario e della Commissione hanno espresso soddisfazione per l'andamento della stabilizzazione fiscale: la manovra aggiuntiva di bilancio approvata dalla Saeima (il Parlamento lettone) nell’aprile 2011 dovrebbe portare il deficit alla fine del 2011 al 4,5 %, mentre per il 2012 il deficit potrebbe raggiungere il 2,5 % con un aggiustamento pari solo all’1,1 1,4% del PIL lettone (il piano di convergenza parla al riguardo del 2,5% del deficit grazie all'adozione di misure addizionali pari all'1,3% del PIL). Il deficit dovrebbe essere pari all'1,9% nel 2013 e all'1,1% nel 2014. Il 20 dicembre 2011, il Parlamento lettone ha approvato la manovra finanziaria per il 2012 pari a circa 140 milioni di euro, che, a fronte di un tasso di crescita previsto al 2,5%, dovrebbe far attestare il deficit al 2,5% alla fine dell'anno prossimo. La legge di bilancio è l'ultima che viene varata in cooperazione con il Fondo Monetario e la Commissione UE, in considerazione dell'imminente conclusione del programma di stabilizzazione e di ripresa economica di cui la Lettonia beneficia dal 2008 e indica il pieno raggiungimento da parte del Paese degli obiettivi di stabilizzazione decisi con gli stessi creditori internazionali. Per i prossimi anni al fine di adottare l'euro nel 2014, il Governo prevede di realizzare manovre finanziarie con un deficit all'1,9% nel 2013 e all'1,1% nel 2014.

Il consolidamento fiscale che la Lettonia intende continuare a realizzare si basa principalmente sulla riduzione delle spese e sull'introduzione dei principi di disciplina fiscale. Sono previste inoltre misure miranti all'aumento della competitività e al sostegno dell'occupazione. Il piano di convergenza presentato dalla Lettonia nell'ambito del "monitoring progress" previsto dal Semestre Europeo riflette gli obiettivi e le azioni indicate dal Programma di stabilizzazione fiscale e di ripresa economica concordato da Riga con la Commissione UE e con il Fondo Monetario Internazionale.

A partire dal primo gennaio 2005, data in cui la Lettonia ha aderito al meccanismo di cambio ERM2, in vista del passaggio all’Euro (che dal 2008 e’ ora slittato al 2014, secondo quanto ultimamente sostenuto dal Governo), il cambio ufficiale è stato fissato in Lats 0,702804 per 1 Euro. La Banca Centrale ha sempre sostenuto che manterrà il Lats all’interno di una banda di oscillazione di ±1% anche se ERM2 ufficialmente consente un’oscillazione di ±15%. La Banca Centrale gode di una forte credibilità e le sue riserve di valuta straniera coprono completamente la base monetaria, rendendo difficili gli attacchi speculativi contro il Lats, che però in passato non sono mancati mirando ad sua una possibile svalutazione.

Sono molti oggi coloro che ritengono un’importante occasione perduta la mancata adozione della moneta unica entro la scadenza prevista del 2008 e che pensano che non si possa mancare il prossimo appuntamento fissato dall’attuale Governo per il 2014. Il settore bancario lettone, composto da 23 banche commerciali (tra cui il gruppo italiano Unicredit che ha rilevato la HVB Vereinsbank), e che negli ultimi anni si era considerevolmente rafforzato contribuendo positivamente alla stabilità macroeconomica del Paese, ha subito nel 2009 una sostanziale battuta d’arresto a causa della crisi finanziaria internazionale. Caso emblematico quello della Parex Banka, terzo istituto di credito lettone, nazionalizzato nel novembre del 2008 per evitarne il fallimento con un investimento a carico delle finanze pubbliche inizialmente pari a 354 milioni di euro. Parex Banka è ora in mano all’Agenzia lettone per le privatizzazioni, che possiede il 70,30% del capitale, mentre la Banca Europea di Ricostruzione e Sviluppo ne possiede il 25%. Ultimamente il governo lettone ha deciso di ristrutturare la banca procedendo a una divisione in due, una bad company(Parex Banka) e una good company (Citadele Banka),  in modo da poter rendere più appetibile la seconda agli investitori e di poter pertanto recuperare al più presto il capitale investito dallo Stato. Oltre alle vicende della Banca Parex,  la Commissione Europea continua a monitorare con attenzione anche la banca di sviluppo, Hipoteku Banka, destinataria dei fondi europei della Lettonia.

La Lettonia nel 2012 risulta essere al 21mo posto nel ranking elaborato nel rapporto dalla Banca Mondiale "World Bank's Doing Business 2012 Index". Ha guadagnato 10 posizioni rispetto al 2011. Per la prima volta il Paese ha raggiunto questo ranking superando gli altri due Paesi baltici (la Lituania scesa dal 25mo al 27mo posto e l'Estonia dal 24mo al 18mo). Questo risultato è stato ottenuto anche grazie alle riforme (in particolare quelle relative all'avviamento dell'attività imprenditoriale, alle microimprese e alla costituzione di nuove imprese) adottate a partire dalla fase più acuta della crisi nel 2009 durante la quale, con molta determinazione, il Governo di Riga si era prefissato l'obiettivo di raggiungere entro il 2013 uno dei primi venti posti in classifica.

 

 

3. Rapporti con i principali paesi partner

 

Come molti piccoli paesi ad economia di mercato la Lettonia ha un alto grado di apertura al commercio internazionale (oltre il 65%).

In base agli ultimi dati dell’Ufficio di Statistica lettone, nonostante un rallentamento negli ultimi mesi del 2011 dovuto soprattutto all'indebolimento della domanda sui mercati esteri, il volume totale del commercio internazionale della Lettonia (13,6 miliardi di Lats, pari a oltre 19 miliardi di Euro, a prezzi correnti) ha registrato nel 2011 una crescita del 28,2% rispetto all'anno precedente. Le esportazioni, che hanno raggiunto 6 mld Lats, pari a 8,4 mld. Euro, sono cresciute del 28,1%; mentre le importazioni, ammontate a 7,6 mld Lats, pari a 10,6 mld Euro, sono aumentate del 28,3%. Il saldo negativo della bilancia commerciale (-1,6 mld Lats, pari a 2,2 mld Euro) e' risultato comunque sensibilmente inferiore a quello degli anni passati e, pur restando il tasso di incremento dell'import ancora a fine 2011 leggermente superiore a quello dell'export, il differenziale registra comunque una piu' marcata tendenza verso il riequilibrio.

Il valore totale delle esportazioni nel 2011 ha superato i livelli pre-crisi e per diversi mesi in alcuni settori ha battuto i record finora stabiliti, assicurando alla Lettonia una delle migliori perfomance dell'Unione Europea. L'incremento della produttività, la dinamica dei costi e dei prezzi e l'aumento della domanda esterna hanno permesso alle imprese del settore produttivo non solo di mantenere la loro quota di esportazioni nei Paesi che costituiscono lo sbocco tradizionale delle merci lettoni, ma di conquistare anche importanti nicchie su nuovi mercati. Quanto alla distribuzione geografica, ben il 72% dell'export lettone (il 32% solo verso Lituania ed Estonia) si e' diretto verso Paesi dell'Unione Europea, il 15% verso Paesi CSI e il 13% verso altri Paesi. In particolare nel 2011, e sempre rispetto al 2010, l'incremento delle esportazioni verso la Lituania (+41%) e l'Estonia (+32%) ha da solo assicurato il 40% della crescita totale delle esportazioni lettoni. Dal punto di vista merceologico, nel 2011 le esportazioni lettoni sono andate ulteriormente diversificandosi: oltre al settore del legno e dei prodotti del legno (tradizionalmente ai vertici dell'export), a vantaggio anche di altri settori, sui cui prodotti sono stati realizzati con successo miglioramenti e innovazioni, quali quello dei metalli e dei prodotti di metallo. Anche la proporzione dei prodotti minerali (inclusi carburanti, elettricità, energia, torba) e' cresciuta in modo rilevante, quasi raddoppiando rispetto all'anno precedente, e ha rappresentato l'8,9% del totale delle esportazioni. Più in generale, nel 2011 si sono registrati notevoli incrementi in quasi tutte le più importanti produzioni destinate all'esportazione. I maggiori contributi alla crescita annuale sono stati assicurati dai suddetti settori dei prodotti minerali, dei metalli, della polpa di legno, e anche dei macchinari elettronici e meccanici e dell'industria chimica (principalmente farmaceutica). Come avviene dal 2010, la dinamica delle importazioni, anch'essa in crescita, e' stata trainata assai più dai settori volti alle esportazioni che dal consumo interno. Se infatti, fino al 2010, l'import lettone era orientato quasi completamente al consumo, nell'ultimo biennio esso e' stato invece rappresentato in misura rilevante da materie prime, merci e semilavorati (prodotti minerali, metalli e macchinari): tutte voci funzionali alla produzione di beni di esportazione, significative di un miglioramento della fiducia nei relativi settori industriali e cresciute lo scorso anno più rapidamente di quelle destinate al consumo interno. Principali fornitori della Lettonia lo scorso anno sono stati, nell'ordine, la Lituania, la Germania, la Federazione Russa, la Polonia e l'Estonia.

Le previsioni dell'interscambio della Lettonia con l'estero per il primo quadrimestre del 2012 appaiono ancora lievemente positive, sia alla luce degli attuali volumi degli ordini e dei livelli di competitività delle imprese lettoni, sia perché le esportazioni lettoni destinate ai Paesi europei che registrano maggiori contrazioni della domanda rappresentano solo il 2,6% del totale.

 

Investimenti

 

Anche gli IDE, che sempre in passato hanno svolto un ruolo fondamentale nell’economia lettone, contribuendo, tra l’altro, a compensare almeno in parte il deficit della bilancia commerciale, ad eccezione del periodo più acuto della crisi, hanno ripreso a far registrare nel periodo di riferimento un incremento pari al 4,4% rispetto al valore del primo semestre del 2011.

Il principale investitore straniero in Lettonia è stato, nel primo semestre del 2011, la Svezia che, con un aumento di quasi 16 punti percentuali, rispetto allo stesso periodo del 2010, ha superato l’Estonia, la quale ha invece subito una flessione del 4,1%. Seguono l’Olanda (+22,3%), la Danimarca (-14,2%) e la Germania (-12,5%).

Il settore che, nel primo semestre del 2011, ha registrato il volume maggiore di investimenti e’ stato quello dei servizi alle imprese nell’ambito delle attività immobiliari che, rispetto allo stesso periodo del 2010, è cresciuto di oltre 8 punti percentuali. Le attività finanziare, che, nel primo semestre del 2010, costituivano la maggior parte degli investimenti esteri in Lettonia, hanno subito una flessione media del 4%. A seguire troviamo le attività immobiliari (+16,5%) e le attività manifatturiere (+10,4%).

Nel 2011 gli investitori stranieri hanno incrementato le loro partecipazioni azionarie nelle società lettoni di circa 320 milioni di Lats (pari a 455 milioni di Euro), con un incremento del 10,8% rispetto all'anno precedente. I maggiori investimenti sono stati effettuati soprattutto nei settori dello sviluppo immobiliare, finanziario e dell'energia.

 

Investimenti diretti esteri in Lettonia per Paese di provenienza

(dati cumulativi, fine del periodo Mln/Euro)

 

Paese

2010

Quota totale, 2010 %

I sem.  2010

I sem. 2011

 Var. 11/10 %

Totale

8 183,7

100,0

7 863,2

8 211,3

4,4

Svezia

1 055,5

14,2

1 101,9

1276,1

15,8

Estonia

1 158,1

12,9

1 303,3

1250,1

-4,1

Olanda

576,0

7,0

482,2

589,6

22,3

Danimarca

422,2

6,7

567,9

487,3

-14,2

Germania

551,3

5,2

537,4

470,4

-12,5

Cipro

400,5

4,9

311,6

435,4

39,7

Federazione Russa

365,5

4,5

395,7

396,6

0,2

Finlandia

336,8

4,1

355,7

390,8

9,9

Irlanda

328,1

4,0

381,6

381,5

0,0

Norvegia

274,3

3,4

229,9

343,5

49,4

Lituania

261,0

3,2

235,9

266,1

12,8

Stati Uniti

253,8

3,1

276,5

259,4

-6,2

Regno Unito

249,8

3,1

179,6

245,5

36,4

Lussemburgo

181,0

2,2

224,3

229,8

2,5

 

 

 

 

 

 

Italia

43,6

0,5

40,8

49,6

17,6

 

 

 

4. Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali e UE

 

In seguito alla grave crisi economica e finanziaria che ha colpito il Paese alla fine del 2008, la Lettonia è stata costretta, così come era già successo ad Islanda e Ungheria, a ricorrere ai prestiti internazionali delle IFI e di Paesi stranieri. In base ad un programma di stabilizzazione e di ripresa economica, concordato e periodicamente riveduto con le IFI, la Lettonia sta usufruendo delle tranches del prestito.

 

Unione Europea

In ambito UE, la Lettonia ha mostrato sin dall’adesione nel 2004 uno spiccato attivismo e ha in seguito mantenuto un ruolo propositivo, specialmente in settori quali la Politica di Vicinato (Eastern Partnership, in particolare) e l’energia (Pacchetto Clima-Energia, con particolare riguardo al mercato unificato dell’energia e alle interconnessioni elettriche). Le risorse assegnate alla Lettonia, nell’ambito delle Prospettive Finanziarie 2007-2013, ammontano in totale a 5,7 miliardi di €, di cui 4,5 per i Fondi Strutturali e di Coesione e 1,2 per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. In merito all’utilizzo dei finanziamenti comunitari nel periodo 2007-2013, il piano adottato dall’esecutivo prevede che i Fondi Strutturali e di Coesione siano distribuiti in tre macro-programmi in differenti settori: 1) infrastrutture e servizi (71,6% - 3,2 miliardi di €); 2) impresa e innovazioni (16,4% - 743,7 mln di €) e 3) risorse umane e occupazione (12%-543,7 mln). L’Unione Europea in base agli accordi di prestito dovrebbe erogare alla Lettonia in totale circa 3 milioni di euro. Le condizioni di erogazione delle quote sono periodicamente riviste in base ai risultati presentati dal Governo lettone e alle proiezioni macroeconomiche. Fino ad ora vi sono stati due MoU tra l’UE e la Lettonia in relazione alle condizioni di prestito (il 28 gennaio ed il 13 luglio 2009).

 

 

Fondo Monetario Internazionale

Prima della crisi finanziaria mondiale, i rapporti con il FMI si limitavano alle consultazioni periodiche sulla base dell’Articolo IV (ultima consultazione: 4 ottobre 2006). Il 23 dicembre 2008 il Consiglio Esecutivo del Fondo Monetario Internazionale ha approvato il previsto prestito finanziario in favore della Lettonia per una somma pari a 1,7 miliardi di euro, in base alla formula dello Stand-By Arrangement e facendo seguito al piano di stabilizzazione macroeconomica varato dal Governo lettone il 12 dicembre 2008. L’obiettivo principale del programma di prestito finanziario è il mantenimento dell’ancoraggio del tasso di cambio del lats con l’euro, non più sostenibile per la Lettonia in seguito alla recessione economica ed agli effetti della recente crisi finanziaria mondiale (pressioni sulla liquidità delle banche e sulle riserve internazionali del Paese). Accanto al FMI hanno concesso prestiti, secondo le medesime condizionalità, l’Unione Europea (circa 3,1 miliardi di euro), la Svezia, la Finlandia, la Danimarca e la Norvegia (1,8 miliardi, in considerazione della forte presenza scandinava nel sistema bancario lettone) la BERS, la Polonia, la Rep. Ceca e l’ Estonia 0,5 miliardi, la Banca Mondiale 0,4 miliardi. L’approvazione all’inizio di dicembre 2009 della legge di bilancio per il 2010 è stata apprezzata dal FMI il quale ha pertanto continuanto ad erogare le tranches di prestito che si ricorda sono condizionate al rispetto da parte della Lettonia del programma macroeconomico concordato. Nel dicembre 2010 il Parlamento lettone ha approvato la legge di bilancio per l’anno 2011 che prevede una manovra di consolidamento di circa 290 milioni di Lats pari ad oltre 413 milioni di euro ed un deficit di bilancio pari al 4,5% del PIL. Il FMI e la Commissione Europea hanno però questa volta espresso perplessità sulla manovra di bilancio ed in particolare sull’aumento del salario minimo e sulla mancata adozione di una riforma pensionistica, chiedendo un incremento del consolidamento per ulteriori 50 milioni di lats (pari a circa 70 milioni di euro).

Con la quarta revisione del programma di stabilizzazione e di ripresa economica della Lettonia, la Commissione Europea ed il Fondo Monetario hanno approvato nell’aprile 2011 la manovra finanziaria aggiuntiva per il 2011 adottata dal Parlamento lettone ed indicato le linee guida per la legge di bilancio per il 2012 che dovrà portare il deficit al di sotto del 3%. La prossima sfida - nel 2012 - sarà rappresentata infatti dalla convergenza verso i criteri di Maastricht.

 

 

Banca Mondiale

Nell’ambito del piano internazionale di prestito finanziario a favore della Lettonia, la Banca Mondiale dovrebbe accordare una somma totale pari a 0,4 miliardi di euro. 

 

Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo

Nell’ambito del piano internazionale di prestito finanziario a favore della Lettonia, la BERS dovrebbe, in accordo con la Rep. Ceca, la Polonia e l’Estonia, garantire una somma totale pari a 0,5 miliardi di euro. In particolare, i prestiti della BERS si stanno concentrando in vari progetti nei settori delle infrastrutture, dell’energia, societario e finanziario (acquisizione di quote di capitale della Banca Parex nel settembre 2009).