Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||
Titolo: | L'acquisizione della cittadinanza in Francia, Germania, Olanda, Regno Unito e Spagna. Aggiornamento | ||
Serie: | Materiali di legislazione comparata Numero: 15 | ||
Data: | 11/01/2010 | ||
Descrittori: |
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Camera dei deputati
XVI LEGISLATURA
Materiali di legislazione comparata
L’ACQUISIZIONE DELLA CITTADINANZA IN FRANCIA, GERMANIA, OLANDA,
REGNO UNITO E SPAGNA
(Aggiornamento)
N. 15 – Gennaio 2010
Servizio responsabile:
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File:MLC16015
Indice
Effetto collettivo dell’acquisizione
La cittadinanza per nascita e per adozione
La cittadinanza per naturalizzazione
La cittadinanza doppia o plurima
Immigrazione e cittadinanza nella società olandese
L’esame di integrazione civica
Documentazione e informazioni aggiuntive
La disciplina generale della cittadinanza
L’acquisizione della cittadinanza per nascita
La naturalizzazione dei cittadini stranieri
Indirizzi di riforma della disciplina della cittadinanza
Immigrazione e “sistema a punti”
Il Borders, Citizenship and Immigration Act 2009
La cittadinanza mediante opzione
L’acquisizione della cittadinanza
La perdita e il riacquisto della cittadinanza
Schede di sintesi
La
cittadinanza (nationalité) francese è
disciplinata dal Codice civile, agli articoli da
In Francia la cittadinanza può essere acquisita in tre modi diversi.
Il primo comprende sia l’acquisizione per filiazione (jus sanguinis) che quella per nascita (jus soli).
Il secondo modo di acquisizione è rappresentato dal matrimonio con cittadino o cittadina francese.
Il terzo si produce in seguito ad una decisione delle autorità francesi (naturalizzazione).
Per quanto riguarda l’attribuzione per filiazione, è francese il figlio, legittimo o naturale, di una coppia in cui almeno uno dei due genitori sia francese (art. 18 c.c.).
Analogamente, è francese per filiazione anche il minore oggetto di adozione piena da parte di un francese. La cittadinanza non spetta invece al minore che sia oggetto di un’adozione semplice. Egli ha tuttavia facoltà, sino al momento della maggiore età, di reclamare la cittadinanza francese con dichiarazione, purché risieda in Francia alla data di quest’ultima. L’obbligo di residenza è sospeso qualora i genitori non risiedano in Francia.
La nazionalità può essere richiesta anche da un minore abbandonato in Francia ed allevato da un cittadino francese o affidato ai servizi di assistenza sociale per l’infanzia, purché abbia ricevuto un’educazione improntata ai valori ed alla cultura nazionale per almeno cinque anni.
Per quanto riguarda l’acquisizione per nascita, è francese il figlio, legittimo o naturale, nato in Francia quando almeno uno dei due genitori vi sia nato, qualunque sia la sua cittadinanza (art. 19-3 c.c.).
La semplice nascita nel territorio nazionale non rileva ai fini dell’attribuzione della cittadinanza se non per i minori figli di apolidi o di genitori sconosciuti o che non trasmettono la loro nazionalità.
Inoltre, per effetto della legge di modifica del c.c., del 16 marzo 1998, che ha soppresso il regime della manifestazione di volontà, ogni bambino nato in Francia da genitori stranieri acquisisce automaticamente la cittadinanza francese al momento della maggiore età se, a quella data, ha la propria residenza in Francia o vi ha avuto la propria residenza abituale durante un periodo, continuo o discontinuo, di almeno 5 anni, dall’età di 11 anni in poi. Le autorità pubbliche e gli istituti di insegnamento sono tenuti ad informare le persone interessate sulle disposizioni normative in materia (art. 21-7 c.c.).
L’acquisizione automatica può essere anticipata a 16 anni dallo stesso interessato, con dichiarazione sottoscritta dinanzi all’autorità competente, o può essere reclamata per lui dai suoi genitori a partire dai 13 anni e con il suo consenso, nel qual caso il requisito della residenza abituale per 5 anni decorre dall’età di 8 anni.
La
cittadinanza francese è aperta, con dichiarazione da sottoscrivere dinanzi
all’autorità competente, a qualunque straniero o apolide che contragga
matrimonio con un cittadino o una cittadina francese, dopo il termine di 4 anni
dal matrimonio (l’innalzamento del termine, da
La dichiarazione viene registrata, dopo un controllo di ammissibilità, presso il Ministero competente in materia di naturalizzazioni.
Il Governo può tuttavia opporsi all’acquisizione della nazionalità da parte del coniuge straniero, per indegnità o difetto di assimilazione, nel termine di due anni dalla dichiarazione di attribuzione. In caso di opposizione del Governo si considera l’acquisizione della cittadinanza come mai avvenuta, tuttavia la validità degli atti intervenuti tra la dichiarazione e il decreto di opposizione non può essere contestata sulla base della mancata attribuzione della cittadinanza (art. 21-4 c.c.).
La naturalizzazione per decisione dell’autorità pubblica può essere concessa solo allo straniero maggiorenne che dimostri la propria residenza abituale in Francia nei 5 anni precedenti la sua domanda, salvo che egli non abbia compiuto e ultimato due anni di studi in un istituto di istruzione universitaria francese o non abbia reso importanti servizi allo Stato, nel qual caso il criterio della residenza viene ridotto a 2 anni. Inoltre, per essere naturalizzato occorre avere la residenza in Francia al momento della firma del decreto.
Con residenza si intende una residenza fissa, che presenti cioè un carattere stabile e permanente e che coincida con il centro degli interessi materiali e dei legami familiari del richiedente.
Possono
essere naturalizzati, prescindendo dal criterio della residenza, gli stranieri
incorporati nelle forze armate francesi; chi abbia reso dei servizi eccezionali
allo Stato o lo straniero la cui naturalizzazione presenti per
La cittadinanza per naturalizzazione non può tuttavia essere concessa a chi sia stato condannato ad una pena detentiva superiore o uguale a 6 mesi senza condizionale, o sia stato oggetto di un decreto di espulsione o di una interdizione dal territorio, o si trovi in una situazione irregolare, o sia stato condannato per atti di terrorismo.
Infine, sia l’acquisizione mediante dichiarazione (matrimonio) che quella mediante decreto (naturalizzazione) richiedono, in forme diverse, una conoscenza sufficiente della lingua francese da parte dell’interessato. Tale condizione non è richiesta per i rifugiati o apolidi che risiedono sul territorio nazionale da almeno 15 anni ed abbiano un’età superiore ai 60 anni.
La
recente legge sull’immigrazione del 24 luglio
Effetto collettivo dell’acquisizione
A condizione che il suo nome sia menzionato nel decreto di naturalizzazione o nella dichiarazione di acquisizione, il figlio minore, legittimo o naturale, o il bambino oggetto di adozione piena, diventa francese di pieno diritto se uno dei due genitori ha acquisito la cittadinanza francese, purché egli abbia la stessa residenza abituale del genitore in questione. In caso di separazione o divorzio dei genitori, il bambino acquisisce la cittadinanza francese se risiede abitualmente o alternativamente con il genitore che diventa francese (art. 22-1 c.c.).
Il possesso di una o più altre nazionalità non ha, in linea di principio, alcuna incidenza sulla cittadinanza francese.
La legge non richiede infatti che uno straniero diventato francese rinunci alla sua cittadinanza di origine o che un francese diventato straniero rinunci alla cittadinanza francese, salvo che fra gli Stati firmatari della Convenzione del Consiglio d’Europa, del 6 maggio 1963, sulla riduzione dei casi di nazionalità plurima. Questa convenzione prevede infatti la perdita automatica della cittadinanza precedente.
La perdita della cittadinanza francese si verifica generalmente per atto volontario e deriva da una dichiarazione o da una decisione della pubblica autorità.
Casi di rinuncia alla cittadinanza francese sono previsti dal Codice civile, in presenza di talune condizioni, a favore dei figli nati all’estero da un solo genitore francese o nati in Francia da un solo genitore nato in Francia.
Qualsiasi maggiorenne residente abitualmente all’estero, che abbia acquisito volontariamente una cittadinanza straniera, può, in presenza di talune condizioni, perdere la cittadinanza francese con dichiarazione sottoscritta davanti all’autorità competente.
In caso di matrimonio con uno straniero, il coniuge francese può rinunciare alla cittadinanza francese con dichiarazione, a condizione che abbia acquisito la cittadinanza del coniuge e che la residenza abituale della coppia sia stata fissata all’estero.
In ogni caso i francesi minori di 35 anni non possono dichiarare la perdita della cittadinanza se non sono in regola con gli obblighi del servizio militare.
Le persone che non sono nelle condizioni previste dalla legge per la perdita della nazionalità per dichiarazione, possono essere autorizzate con decreto qualora abbiano acquisito la cittadinanza di un paese straniero.
Il codice civile prevede anche la decadenza della cittadinanza in caso di condanna per reati di particolare gravità, come ad esempio terrorismo o attentato agli interessi fondamentali della nazione. Il provvedimento di decadenza è adottato con decreto previo parere del Consiglio di Stato, ma non deve causare casi di apolidia.
È
possibile inoltre la reintegrazione nella nazionalità per le persone che
l’abbiano perduta per matrimonio con uno straniero o per acquisizione di
cittadinanza straniera, qualora ne facciano richiesta. La condizione per
ottenere di nuovo la nazionalità è quella di aver conservato dei legami, con
Tra
le disposiz
La
disciplina legislativa federale in materia di cittadinanza è contenuta
principalmente nella Legge sulla cittadinanza (Staatsangehörigkeitsgesetz – StAG)[1] del 22 lugl
Con
L’articolo
5 della Legge di attuazione delle direttive dell’Unione europea in materia di
diritto d’asilo e di soggiorno (Gesetz
zur Umsetzung von aufenthalts- und asylrechtlichen Richtlinien der Europäischen Union)[4] del 19 agosto 2007, entrata in vigore il 28
agosto
Infine,
il 5 febbra
Per quanto riguarda, più specificamente, le modalità di acquisizione della cittadinanza tedesca, l’articolo 3 della Legge sulla cittadinanza prevede che si possa diventare cittadini tedeschi per nascita, per adozione, per naturalizzazione e, a partire dalla riforma del 2007, nel caso in cui il soggetto interessato abbia ricevuto il trattamento di cittadino tedesco per un lungo periodo (Ersitzung).
In
base alle nuove disposiz
Gli
Uffici della Pubblica Amministraz
La cittadinanza per nascita e per adozione
In
base al princip
Dal
1° genna
Un bambino di genitori ignoti (Findelkind) che viene trovato in territorio tedesco è considerato figlio di cittadini tedeschi fino a prova contraria (§ 4, comma 2).
L’acquisizione della cittadinanza tedesca viene iscritta nel registro delle nascite (Geburtenregister) nel quale è stata annotata la nascita del minore (§ 4, comma 3).
I bambini nati prima del 1° luglio 1993 da padre tedesco e madre straniera possono acquisire la cittadinanza tedesca mediante una dichiarazione, da effettuarsi entro il compimento del ventitreesimo anno di età, se il riconoscimento o l’accertamento della paternità sono validi per la legge tedesca e se il minore stesso è residente legalmente e stabilmente in Germania da tre anni (§ 5).
I bambini che divengono cittadini tedeschi in base al principio del luogo di nascita acquisiscono contemporaneamente anche la nazionalità dei genitori stranieri. Dal compimento della maggiore età hanno cinque anni di tempo per dichiarare la loro volontà di mantenere la nazionalità tedesca o quella del paese d’origine dei genitori. Tale dichiarazione deve avvenire in forma scritta (§ 29, comma 1). Nel caso in cui scelgano di conservare la nazionalità dei propri genitori o non facciano alcuna dichiarazione ufficiale entro i termini stabiliti, essi perdono la cittadinanza tedesca (§ 29, comma 2). Qualora l’interessato voglia mantenere la nazionalità tedesca deve dimostrare, entro gli stessi termini, di aver perso quella straniera (comma 3). Immediatamente dopo il compimento del diciottesimo anno età il soggetto interessato è informato dalle autorità competenti sullo svolgimento della procedura.
L’obbligo di rinuncia alla doppia cittadinanza non riguarda i minori che hanno acquisito la nazionalità tedesca in base al principio di filiazione. In tale caso, essi ottengono la cittadinanza di entrambi i genitori.
Infine, il paragrafo 6 disciplina l’acquisizione della cittadinanza attraverso l’adozione di un minore (Annahme als Kind) da parte di un cittadino tedesco. Tale diritto si estende anche ai suoi discendenti.
La cittadinanza per naturalizzazione
La
legge di riforma del
Le
disposizioni sulla naturalizzazione sono contenute principalmente negli
articoli da
Per tutti coloro che non sono tedeschi per diritto di nascita, ma che vogliono diventarlo perché stabilitisi in Germania, la naturalizzazione rappresenta la via principale per poter acquisire la cittadinanza tedesca. La naturalizzazione non avviene in modo automatico, ma previa un’apposita richiesta da parte dell’interessato.
Nella fattispecie della naturalizzazione rientrano gli stranieri residenti stabilmente e regolarmente in Germania, i coniugi stranieri di cittadini tedeschi e i figli minori.
Ai sensi del paragrafo 10 della Legge sulla cittadinanza, uno straniero che desideri ottenere la naturalizzazione deve possedere i seguenti requisiti:
· otto anni di residenza stabile e legale sul territorio federale tedesco [il termine non si applica al coniuge straniero e ai figli minori, che possono essere naturalizzati contemporaneamente al richiedente anche se risiedono legalmente in Germania da un periodo di tempo inferiore (§ 1o, comma 2), e non si interrompe per soggiorni all’estero fino a sei mesi (§ 12b, comma 1)];
· il possesso della capacità di agire (minimo 16 anni), in conformità con le disposizioni contenute nell’articolo 80, comma 1, della Legge sul soggiorno, o una rappresentanza legale;
· il rispetto e l’osservanza dell’ordinamento libero e democratico stabilito nella Legge fondamentale tedesca;
·
il diritto di
soggiorno a tempo indeterminato o un permesso di soggiorno rilasciato ai sensi
del paragrafo 4, comma 3, della Legge sulla cittadinanza o un regolare permesso
di soggiorno rilasciato per uno degli scopi previsti agli articoli 16, 17, 20,
22, 23, comma 1, 23a, 24 e 25, comma da
· la capacità di assicurare il mantenimento proprio e dei familiari a carico, senza far ricorso a sussidi sociali (Sozialhilfe) o all’indennità di disoccupazione(Arbeitslosengeld II). Con la riforma del 2007, anche le persone al di sotto dei 23 anni che aspirano alla naturalizzazione devono provvedere al proprio sostentamento senza ricorrere ai sostegni economici previsti nel Secondo Libro del Codice sociale (Sicurezza di base per le persone in cerca di lavoro) e nel Dodicesimo Libro del Codice Sociale (Pubblica assistenza);
· la rinuncia o la perdita della cittadinanza d’origine. La legge di riforma del 19 agosto 2007 consente, tuttavia, a tutti i cittadini dell’Unione europea e della Svizzera di conservare la propria cittadinanza d’origine (§ 12, comma 2);
· l’assenza di condanne penali per aver compiuto atti contrari alla legge o di misure di correzione e di sicurezza. La recente riforma ha reso più rigorosi i limiti per i reati penali minori: è escluso dalla procedura di naturalizzazione chi è stato condannato ad una pena pecuniaria che superi i 90 tassi giornalieri o una pena detentiva di durata superiore ai tre mesi;
· la dimostrazione di una sufficiente conoscenza della lingua tedesca;
· la conoscenza dell’ordinamento sociale e giuridico tedesco nonché delle condizioni di vita in Germania a cui il candidato alla naturalizzazione deve conformarsi.
La conoscenza della lingua tedesca rappresenta una delle condiz
L’articolo 10, comma 3 della Legge sulla cittadinanza prevede la
possibilità, per gli stranieri che abbiano frequentato e superato con successo
un corso di integraz
Infine, a partire dal 1 settembre 2008 è obbligatorio dimostrare di conoscere l’ordinamento sociale e giuridico tedesco nonché le condizioni di vita in Germania attraverso il superamento di un test di naturalizzazione (Einbürgerungstest), dal quale sono comunque esonerate le persone impedite da malattie fisiche o mentali. Per la preparazione dell’esame sono messi a disposizione corsi di naturalizzazione (Einbürgerungskurse) la cui partecipazione, tuttavia, non è obbligatoria (§ 10, comma 5).
Le disposizioni relative alla naturalizzazione degli stranieri si applicano anche nel caso di matrimonio o di convivenza registrata (Lebenspartnerschaft) con cittadini tedeschi, fattispecie detta della “naturalizzazione dovuta” (Soll-Einbürgerung o In-der-Regel Einbürgerung)regolata dal § 9. La naturalizzazione è concessa, nel rispetto delle condizioni previste al § 8, qualora si sia persa o si rinunci alla cittadinanza d’origine e si dimostri la conoscenza delle condizioni di vita in Germania nonché della lingua tedesca. Anche i figli minori dei coniugi o dei conviventi registrati stranieri possono essere naturalizzati. In questo caso, il periodo di soggiorno richiesto per presentare la relativa richiesta è ridotto da otto a tre anni, mentre la durata del matrimonio o della convivenza registrata deve essere di almeno due anni.
Per coloro ai quali viene riconosciuto il diritto di asilo ai sensi dell’art. 16a della Legge fondamentale, per i rifugiati ufficialmente riconosciuti in base alla Convenzione di Ginevra e per gli apolidi la procedura è più breve, essendo sufficienti sei anni di soggiorno per ottenere la cittadinanza.
I §§
13 e 14 della Legge sulla cittadinanza riguardano altre due fattispecie di
“naturalizzaz
Le domande di naturalizzazione possono essere presentate alle competenti autorità locali dopo il compimento del sedicesimo anno di età.
In base al § 38, comma 2, della Legge sulla cittadinanza è richiesta una tassa di naturalizzazione di 255 euro. Per i figli minori che non sono economicamente indipendenti l’importo è di 51 euro.
Al
formular
Infine,
con
La cittadinanza doppia o plurima
Nella normativa vigente resta valido il principio generale per cui non è ammessa la cittadinanza doppia o plurima (Vermeidung von Doppelte Staatsangehörigkeit - Mehrstaatigkeit). Coloro che intendono acquisire la cittadinanza tedesca attraverso la naturalizzazione devono, quindi, rinunciare a quella d’origine.
Esistono,
tuttavia, delle circostanze, previste al § 12 della Legge sulla cittadinanza,
che rappresentano un’eccez
I cittadini tedeschi che desiderino ottenere la cittadinanza di un altro Stato senza perdere quella del paese di origine possono richiedere la cosiddetta autorizzazione al mantenimento della cittadinanza tedesca (Beibehaltungsgenehmigung) che può essere concessa a discrezione dalle competenti autorità nazionali dopo aver ponderato gli interessi pubblici e privati (§ 25, comma 2).
Legge sulla cittadinanza olandese (Rijkswet op het Nederlanderschap) del 19
dicembre 1984, successivamente modificata. Si segnala in particolare
Legge di integrazione civica (Wet Inburgering) del 30 novembre
Immigrazionee cittadinanzanellasocietàolandese
La questione della naturalizzazione, caldamente dibattuta in altri paesi europei come mezzo di agevolazione per il processo di integrazione o come conclusione di tale processo, non è mai emersa nei Paesi Bassi. L’approccio olandese alla naturalizzazione è stato di tipo più strumentale: uno degli obiettivi espliciti era quello di garantire uguali diritti sia ai cittadini olandesi che agli immigrati, senza per questo obbligare questi ultimi a possedere il passaporto olandese. Una tale imposizione, infatti, non sarebbe stata conforme alle idee dominanti di multiculturalismo e di rispetto dell’identità culturale. Al contrario, molte parti della legislazione furono modificate per permettere ai residenti stranieri di partecipare più attivamente nella società olandese.
Per tutta la durata degli anni ‘80, il numero di naturalizzazioni è rimasto basso nonostante le condizioni per ottenere il passaporto olandese non fossero rigide come in altri paesi dell’Europa occidentale. I requisiti principali erano cinque anni di residenza ininterrotta, una certa familiarità con la lingua e la cultura olandesi, nonché la capacità di produrre un reddito.
Nel 1992 il governo introduce la formula della doppia cittadinanza, consentendo dunque ad ogni immigrato di mantenere la propria cittadinanza di origine. Questo accordo non viene raggiunto mediante una modifica della normativa vigente, bensì grazie ad una nuova interpretazione di regole già esistenti.
Nel 1996,la maggioranza dei rappresentanti democristiani e liberali (VVD) al Senato vota a favore dell’abrogazione della doppia cittadinanza. Il governo, pur riluttante, accoglie la volontà parlamentare e la pratica della doppia cittadinanza viene interrotta nel 1997. Questo cambiamento va inquadrato nell’ambito di una più rigida politica di integrazione, sviluppata e messa in atto fin dalla metà degli anni ‘90 in risposta ad una crescente tendenza all’emarginazione in seno ad alcune comunità di immigrati.
Vengono pertanto avviati i nuovi corsi di integrazione civica (Inburgeringscursussen), che prevedono lezioni di lingua olandese e informazioni sul tipo di organizzazione sociale presente nei Paesi Bassi.
Nel 1998 entra in vigore la nuova legge sull’integrazione civica (Wet Inburgering Nederland - WIN), che obbliga gli immigrati extracomunitari a seguire 600 ore di alfabetizzazione socio-linguistica, pena sanzioni pecuniarie o la perdita dei contributi economici statali di cui possono disporre. L’Olanda è il primo paese europeo ad introdurre tale programma; altri paesi successivamente ne seguiranno l’esempio.
Dal
Negli anni successivi la coalizione di governo apporta numerosi cambiamenti: in particolare le competenze in materia d’integrazione passano dal Ministero degli Interni al Ministero della Giustizia e mutano anche i percorsi di integrazione che gli immigrati devono seguire.
Il 1° aprile 2003 entra in vigore un provvedimento di modifica della legge del 1984, approvato nel dicembre 2000. Le nuove disposizioni reintroducono la possibilità di ottenere in diversi casi la doppia cittadinanza, ma al tempo stesso rendono meno agevole l’acquisizione della cittadinanza olandese, prevedendo per la prima volta che la sua concessione sia subordinata al superamento di un test sulla conoscenza della lingua e della società dei Paesi Bassi.
Infine il 1° aprile 2007 entra in vigore la legge di integrazione civica, approvata il 30 novembre 2006, che introduce il nuovo esame di integrazione civica (sostitutivo del test precedente), rendendolo obbligatorio sia per poter ottenere il permesso di soggiorno permanente, sia per acquisire la cittadinanza olandese.
I Paesi Bassi hanno un sistema misto di ius sanguinis e ius soli. Alla seconda generazione di immigrati è concessa la cittadinanza olandese per diritto di nascita. La prima generazione nata nei Paesi Bassi da genitori stranieri conserva, invece, la cittadinanza dei genitori, ma per coloro che hanno trascorso la maggior parte della loro vita nei Paesi Bassi, una volta raggiunta la maggiore età è piuttosto facile ottenere la cittadinanza olandese. Per questi ultimi si aprono due possibilità: utilizzare la procedura di opzione (optieprocedure) oppure la procedura di naturalizzazione (naturalisatie).
La cittadinanza olandese, come appena riportato, può essere acquisita attraverso la procedura di opzione o la procedura di naturalizzazione.
La procedura di opzione
La procedura di opzione è stata
introdotta dalla Legge sulla cittadinanza del 19 dicembre 1984 (che ha abrogato
la vecchia legge del 1892) ed è riservata in particolar modo agli immigrati di
seconda generazione. La procedura consiste nella semplice sottoscrizione di una
dichiarazione unilaterale, che peraltro non comporta necessariamente la
rinuncia alla cittadinanza originaria. La già citata legge del dicembre 2000,
entrata in vigore nel
La procedura di naturalizzazione
Il requisito generale per ottenere la naturalizzazione è risiedere in Olanda legalmente e in modo continuato per almeno 5 anni. Questo periodo può essere tuttavia ridotto nei casi di coniugi di cittadini olandesi, di persone nate in Olanda, di stranieri a cui è stato concesso asilo e di individui di alcune nazionalità (ad esempio, quella Surinamese). Una volta trascorsi i cinque anni, per ottenere la naturalizzazione i candidati devono superare un esame descritto in dettaglio nel successivo paragrafo. Il superamento dell’esame, seguito da una vera e propria cerimonia di naturalizzazione, consente al cittadino immigrato l’acquisto della cittadinanza.
Sotto l’aspetto statistico la procedura di naturalizzazione, benché più lunga dell’altra (in genere un anno di tempo rispetto ai tre mesi della optieprocedure), è stata finora quella più seguita dagli immigrati per ottenere la cittadinanza olandese; il numero delle procedure d’opzione è tuttavia in aumento e probabilmente vedrà un ulteriore incremento nel prossimo futuro dal momento che il test d’integrazione è divenuto negli anni sempre più severo e difficile da superare.
L’esame di integrazione civica
Nell’aprile 2003, come ricordato in precedenza, viene
introdotto per la prima volta un test di naturalizzazione per gli immigrati che
intendano diventare cittadini olandesi. Esattamente quattro anni dopo,
nell’aprile 2007, il test di naturalizzazione viene sostituito dal nuovo esame
di integrazione civica, come previsto dalla Legge di integrazione civica del
novembre
L’esame consta di due parti. La prima è costituita da tre prove differenti: un test orale di lingua olandese, effettuato al telefono; un’esercitazione condotta al computer e consistente in una serie di domande relative a situazioni e comportamenti della vita quotidiana; una prova di conoscenza della società olandese e dei suoi principi regolatori, sempre condotta al computer. Le prove di questa prima parte sono a carico del richiedente (stando ai dati dello scorso anno, il costo complessivo è di circa 130 euro).
La seconda parte ha carattere pratico e mira ad
accertare l’esatto grado di conoscenza della lingua olandese in relazione ad un
possibile futuro impiego. I candidati devono sottoporsi a sei prove distinte,
consistenti in una sorta di altrettanti “giochi di ruolo”, in cui essi si
trovano a dover affrontare concretamente una serie di situazioni. Anche queste
prove hanno un costo, che può variare per ciascuna di esse da
Il Ministero dell’Integrazione ha reso noto che nel 2008 su 6.281 candidati il numero dei promossi è stato di 4.956 (79%).
Documentazione e informazioni aggiuntive
Un rapporto completo e dettagliato sulla cittadinanza in Olanda, pubblicato nel 2009, è consultabile all’indirizzo http://eudo-citizenship.eu/./docs/CountryReports/EUDO-2009-Netherlands-linked.pdf.
Ulteriori notizie ed approfondimenti sui vari aspetti della cittadinanza in Olanda si possono reperire sul sito dell’Ufficio Immigrazione e Naturalizzazione, all’indirizzo http://www.ind.nl/en/ (versione inglese).
La cittadinanza britannica è disciplinata dal British Nationality Act del 1981[7], entrato in vigore il 1° gennaio 1983 e più volte modificato nei decenni successivi (principalmente dal British Overseas Territories Act del 2002[8], dal Nationality, Immigration and Asylum Act del 2002[9], dall’’Immigration, Asylum and Nationality Act del 2006[10]).
Più recenti modifiche sono state introdotte, come si preciserà in seguito, dal Borders, Citizenship and Immigration Act del 2009.
La disciplina generale della cittadinanza
L’istituto
della cittadinanza si articola in modi distinti a seconda degli ambiti
territoriali di provenienza della persona. Oltre alla cittadinanza britannica
propriamente detta - relativa al Regno Unito, alle Isole del Canale e all’Isola
di Man -, la legge contempla infatti altre forme di nazionalità disciplinate da
disposizioni particolari, quali
L’acquisizione della cittadinanza per nascita
La persona nata (o adottata) nel Regno Unito acquista la cittadinanza (attraverso l'apposita "registration") se uno dei genitori sia già cittadino britannico al momento della nascita; oppure se uno dei genitori, non cittadino britannico, si sia stabilito nel Regno Unito ("settled"), vi risieda cioè a tempo indeterminato e senza soggiacere ai limiti temporali previsti dalla legislazione in materia di immigrazione (nel precedente sistema connessi, di norma, al conseguimento di un permesso di lavoro).
Qualora al momento della nascita i genitori non siano cittadini britannici né siano stabiliti nel Regno Unito, la persona nata nel territorio nazionale ha titolo a richiedere il riconoscimento della cittadinanza nei casi seguenti: (a) se uno dei genitori successivamente divenga cittadino britannico o si stabilisca nel Regno Unito, dovendo però il figlio farne espressa richiesta entro il limite dei 18 anni di età; (b) se il richiedente abbia vissuto nel Regno Unito per i dieci anni successivi alla nascita non assentandosi per più di 90 giorni; in tal caso non vi sono previsti limiti di tempo per richiedere la cittadinanza; (c) qualora la persona abbia la cittadinanza britannica dei Territori d'oltremare, e per almeno cinque anni abbia legalmente risieduto nel Regno Unito senza assentarsi per più di 450 giorni durante il quinquennio o per più di 90 negli ultimi dodici mesi. In mancanza dei previsti requisiti, la concessione della cittadinanza britannica alla persona nata sul suolo nazionale è di competenza discrezionale del Ministro dell'Interno (Home Secretary).
Nel Regno Unito, pertanto, lo ius soli opera quale criterio abilitativo per il conferimento della cittadinanza allo straniero se nato da genitore residente nel Regno Unito (e in regola con le norme sull’immigrazione) o se residente nel Paese nei dieci anni successivi alla nascita, mentre i tempi della residenza finalizzata alla naturalizzazione ammontano a cinque anni.
La naturalizzazione dei cittadini stranieri
La legislazione disciplina i casi di acquisto della cittadinanza britannica da parte della persona non nata sul suolo nazionale. Oltre alle norme specifiche previste per casi particolari (concernenti le persone nate nei Territori individuati dalle disposizioni del 2002 - a tale scopo denominati "qualifying territories" - e da genitori di cui almeno uno sia cittadino britannico oppure stabilito nel Regno Unito), la disciplina prevede particolari procedure di naturalizzazione degli stranieri ("naturalization") provenienti da Stati appartenenti al Commonwealth oppure in possesso della cittadinanza irlandese.
Fuori di questi casi, la legislazione ha finora stabilito che il coniuge straniero di un cittadino britannico (così come il partner straniero di un’unione civile nel vigore del Civil Partnership Act del 2004 [11]) possa conseguire la cittadinanza dopo aver vissuto legalmente e in modo continuativo per almeno un triennio nel Regno Unito, purché in possesso dei requisiti prescritti per la naturalizzazione, personali e “residenziali”. Oltre alla maggiore età e alle necessarie condizioni di salute mentale (sound mind and good character) e di onorabilità, l’aspirante cittadino deve comprovare la propria residenza nel Regno Unito e di avervi soggiornato, in modo legittimo e continuativo, nei tre anni precedenti (con assenze non superiori a 270 giorni nel triennio e per non più di 90 giorni nell’ultimo anno).
Più stringenti requisiti temporali sono previsti per l’acquisizione della cittadinanza al di fuori del matrimonio. Il richiedente, in tale ipotesi, oltre al possesso dei noti requisiti personali deve dimostrare di essere stabilito nel Regno Unito da almeno un anno e di avervi vissuto regolarmente per i cinque anni precedenti senza rilevanti interruzioni (per non più di 450 giorni nel quinquennio e 90 giorni nell’anno precedente la domanda).
Dal 1° novembre 2005, inoltre, è stato gradualmente introdotto per gli aspiranti cittadini l’obbligo di sottoporsi a due prove, predisposte l’una per verificare la loro sufficiente conoscenza della lingua inglese, gallese o gaelica scozzese (livello Entry 3 dell’English for Speakers of Other Languages - ESOL), l’altra il possesso di nozioni sulla vita nel Regno Unito (Life in the UK Test[12]), svolta nella forma di domande sulle istituzioni sociali e civili del Paese (i due esami possono essere sostenuti dopo aver seguito appositi corsi a pagamento tenuti da organismi abilitati). I neo-cittadini sono infine chiamati a partecipare, a livello locale, a “cerimonie della cittadinanza” nella cui circostanza essi prestano un giuramento solenne (Oath and Pledge to the United Kingdom[13]).
Nel sistema vigente la domanda di cittadinanza, in linea di principio, può essere respinta dal Ministero degli Interni (Home Office) senza l’obbligo di atto motivato, sebbene la giurisprudenza, pur senza affermare l’esistenza di un right of appeal in capo al richiedente, abbia in alcuni casi obbligato l’autorità ministeriale a rendere noti i motivi del rigetto e ad esaminare le deduzioni del richiedente prima della decisione definitiva. La legislazione antiterrorismo ha altresì previsto che con decisione del Ministro competente possa essere revocata la cittadinanza britannica alla persona che, dopo averla conseguita, sia stata riconosciuta responsabile di atti seriamente pregiudizievoli per gli interessi vitali del Regno Unito. Per tale decisione di revoca, che si aggiunge a quella già prevista in caso di frode, false dichiarazioni o occultamento di fatti, la legge ammette il diritto di ricorso.
Indirizzi di riforma della disciplina della cittadinanza
La cittadinanza e le modalità della sua acquisizione sono state oggetto di riflessioni svolte di recente dal Governo del Regno Unito, in prospettiva di una riforma dei relativi istituti.
Un’inchiesta sul tema della cittadinanza, affidata al coordinamento di Lord Goldsmith (in precedenza titolare dell’ufficio dell’Attorney General), è stata avviata, il 5 ottobre 2007, dal Ministero della Giustizia, nel quadro degli interventi annunciati nel più ampio programma di riforma istituzionale noto complessivamente come The Governance of Britain [14].
I principali termini di riferimento dell’indagine sono stati individuati nel sistema di diritti e doveri che, in una società democratica e aperta, debbono qualificare la cittadinanza britannica assieme ai diritti riconosciuti all’individuo dallo Human Rights Act 1998 [15]; nelle differenze tra le diverse categorie di nazionalità; nella relazione esistente tra residenza, nazionalità e cittadinanza, anche in prospettiva della previsione di incentivi per l’acquisizione del relativo status; nella partecipazione civica dei cittadini e dei residenti sul territorio nazionale, anche con riguardo all’esercizio del diritto di voto e alla partecipazione alle giurie popolari.
La relazione finale, presentata al Primo Ministro l’11 marzo 2008 ed intitolata Citizenship, Our Common Bond[16] si apre con una ricostruzione storica del concetto politico e giuridico di cittadinanza come evolutosi nel Regno Unito, e, dopo aver delineato la sfera dei diritti e dei doveri implicati dallo status di cittadino (tradizionalmente delimitata dalle coordinate del diritto di protezione e del dovere di fedeltà e di obbedienza alla legge), prosegue prendendo in esame la possibilità di estendere e garantire il godimento di alcuni dei diritti del cittadino a determinate categorie di residenti (diritto di elettorato attivo, accesso ai servizi sociali e all’istruzione).
Di tali innovazioni legislative il rapporto Goldsmith ha riconosciuto, tuttavia, il rilievo solo parziale, nella convinzione che il consolidamento del legame sociale sotteso al rapporto di cittadinanza passi anche attraverso il piano sociale e culturale. Per consentire il radicarsi di un senso di appartenenza nazionale (anche se non necessariamente esclusivo in rapporto a diverse provenienze culturali) è stata prospettata, tra l’altro, l’opportunità di non trascurare le forme esteriori e celebrative dell’identità nazionale: a tale scopo è raccomandata l’adozione di iniziative dirette ad istituire un “giorno nazionale”, ad introdurre un cerimoniale per l’acquisizione della cittadinanza e a favorire, in ogni caso, una divulgazione discorsivo-narrativa, oltre che un’esposizione di tipo giuridico-formale, dei diritti e doveri del cittadino. A questo riguardo, nella relazione finale dell’inchiesta è ampiamente sottolineato il ruolo dell’istruzione primaria.
Il tema della revisione delle regole sulla cittadinanza è stato affrontato in un successivo documento di consultazione, The path to citizenship: next steps in reforming the immigration system[17] pubblicato nel febbraio 2008 dalla UK Borders Agency, autorità indipendente investita di compiti regolamentari, ispettivi e consultivi in materia di disciplina dell’immigrazione. In tale documento, l’attribuzione della cittadinanza britannica è configurata quale risultato della graduale integrazione dello straniero, compiuta secondo determinate modalità procedimentali e sottoposta a puntuali verifiche (si parla, al riguardo, di earned citizenship). In questo quadro rileva, in particolare, la modulazione del percorso per acquisire la cittadinanza a partire da una considerazione delle qualità personali degli stranieri sotto l’aspetto dell’esperienza e della capacità professionale, sottoposte ad una valutazione espressa mediante un punteggio basato su criteri prestabiliti.
Immigrazione e “sistema a punti”
Lo schema del Points-Based System[18] (sistema a punti), introdotto nel 2008 con la riforma delle Immigration Rules [19]e mutuato dall’esperienza australiana, consiste nella previa valutazione - espressa in punti - di determinati requisiti dell’aspirante cittadino e rispecchia un criterio selettivo già operante per l’ingresso del lavoratore straniero immigrato nel Regno Unito. Con tale sistema prende avvio un percorso che, come delineano i programmi di riforma finora diffusi, può concludersi con l’acquisto della cittadinanza.
Le norme sull’immigrazione, alla cui esperienza applicativa fanno riferimento tali programmi, prevedono che agli economic migrants venga attribuito un punteggio sulla base principale delle loro competenze ed esperienze professionali; il sistema è preordinato a regolare i flussi migratori verso il Regno Unito in funzione delle necessità del sistema produttivo nazionale e ad attrarre le persone dotate di maggiore qualificazione.
Adottato in sostituzione del precedente criterio fondato sulle chiamate nominative dei lavoratori stranieri[20], il Points-Based System attualmente applicato si articola nella predisposizione di cinque differenti “canali”, ciascuno corrispondente ad una particolare categoria di immigrati (provenienti da Paesi estranei all’Area Economica Europea). Il primo è dedicato agli stranieri la cui elevata specializzazione professionale o culturale è considerata utile per la crescita economica e per la produttività nazionale (Tier 1); al secondo accedono i lavoratori stranieri specializzati (skilled workers) di cui i datori di lavoro hanno bisogno e che non è possibile reperire sul mercato del lavoro interno (Tier 2); il terzo – al momento sospeso nella sua operatività – è limitato a contingenti di lavoratori a bassa specializzazione dei quali vi sia bisogno per colmare temporanee carenze (Tier 3); il quarto è riservato agli studenti autorizzati a soggiornare nel Regno Unito per il periodo dei loro studi (Tier 4); il quinto riguarda la mobilità giovanile e i lavoratori temporanei, in relazione al rilascio di permessi di soggiorno temporanei per le attività di organizzazioni con finalità culturali, religiose o di aiuto allo sviluppo (Tier 5) [21].
In corrispondenza di ciascun canale il punteggio è attribuito in base a parametri che si correlano al titolo di studio, all’età, al reddito precedente, alla conoscenza della lingua inglese e delle istituzioni del Regno Unito, alla buona condotta, alla partecipazione civica (active citizenship).
L’ingresso attraverso i primi due canali consente il soggiorno nel Regno Unito per un periodo iniziale di tre anni, rinnovabile per altri due (in presenza di determinati requisiti); dopo il quinquennio lo straniero può fare richiesta di stabilirsi (settlement) nel Paese.
Su questa esperienza si sono innestati gli indirizzi di riforma del Governo britannico[22], il quale ha recentemente prospettato la possibilità di acquisire la cittadinanza per naturalizzazione da parte degli stranieri che, come lavoratori e contribuenti, siano immigrati nel Regno Unito grazie al sistema a punti.
Facendo riferimento ai differenti “canali” sopra richiamati, la cittadinanza britannica, secondo le intenzioni del Governo, potrà essere conseguita dagli economic migrants entrati nel Regno Unito attraverso i Tier 1 e 2 e che siano abilitati al soggiorno temporaneo (temporary residence). Ottenuto, successivamente, il riconoscimento dello status transitorio (e limitato nel tempo) costituito dalla probationary citizenship, essi potranno procedere - dimostrando di aver “meritato”[23] il relativo diritto - verso l’acquisto della cittadinanza pleno jure dopo non meno di un anno (oppure della permanent residence - che può in seguito convertirsi nella piena cittadinanza - dopo non meno di un triennio).
Un’ulteriore semplificazione dei cinque attuali titoli di ingresso, sostituiti da un unitario “permesso di immigrazione” (immigration permission), articolato in due forme – temporaneo o permanente – e concesso sulla base del già collaudato “sistema a punti”, è prevista in un disegno di legge predisposto dal Governo durante la precedente sessione poarlamentare[24]. Il testo normativo, peraltro, prevede e disciplina le garanzie procedimentali e la ricorribilità delle decisioni dell’autorità pubblica in materia di attribuzione della cittadinanza. Negli intenti del Governo restano ferme, nel loro impianto fondamentale, le altre norme generali sulla cittadinanza, nonché le regole vigenti sul suo acquisto da parte dei familiari di cittadini (a seguito di ricongiungimento) e dei rifugiati accolti nel Regno Unito per ragioni umanitarie; per queste due categorie si prevede l’abilitazione alla probationary citizenship, rispettivamente, dopo due e cinque anni.
Il Borders, Citizenship and Immigration Act 2009
Un primo tassello della riforma annunciata dal legislatore (che nel corso degli anni recenti è più volte intervenuto ad aggiornare la disciplina dettata dal British Nationality Act 1981 e dalle successive leggi di modifica) si è avuto nel luglio 2009.
Il Borders, Citizenship and Immigration Act 2009 [25] ha introdotto modifiche puntuali (decorrenti dal 13 gennaio 2010) concernenti alcuni dei requisiti prescritti per l’acquisizione della cittadinanza per naturalizzazione (oltre ad innovare taluni profili relativi alle altre forme di acquisto della medesima). Tra le modifiche di maggior rilievo si segnalano le previsioni relative alla buona condotta (good character) e alla sufficiente conoscenza della lingua inglese (oppure scozzese o gaelica) e delle istituzioni e tradizioni del Regno Unito, di cui deve dimostrare il possesso colui che aspiri ad acquisire la cittadinanza per naturalizzazione (art. 39).
Il requisito del matrimonio o dell’essere membro di una civil partnership, d’altra parte, è sostituito dalla nuova legge con il più ampio riferimento alla necessaria esistenza di una “relazione familiare” (relevant family association) che abbia legato, per l’arco temporale previsto dalla disciplina dei termini (qualifyng period), l’aspirante cittadino alla persona che già detiene tale status (art. 40).
In conclusione, può dirsi che un più ampio ricorso ai criteri valutativi finora sperimentati in materia di immigrazione e, in particolare, la loro applicazione nel quadro delle procedure di conferimento della cittadinanza agli stranieri, costituiscano le coordinate della annunciata revisione delle norme in materia di cittadinanza, nel segno di una rigorosa valorizzazione del profilo qualitativo della presenza dello straniero sul territorio nazionale.
A questo riguardo è utile segnalare, per completezza, che in una dichiarazione rilasciata il 12 novembre 2009 [26] il Primo Ministro ha ribadito la validità delle recenti innovazioni legislative, confermando l’intenzione del Governo di perfezionare il sistema a punti e di non limitarne l’applicazione all’ingresso degli stranieri nel territorio nazionale, bensì di estenderlo all’acquisto della cittadinanza britannica da parte di questi ultimi[27].
Costituzione spagnola del 27 dicembre 1978, art. 11
Codice civile, artt. 17-28 (modificati con la legge 36/2002, dell’8 ottobre 2002)
La normativa specifica sul diritto di cittadinanza è contenuta nel codice civile, all’interno del Libro primo “Delle persone”, nel Titolo I “Degli spagnoli e degli stranieri” (artt. 17-28)[29].
In particolare, sono spagnoli d’origine:
· i nati da padre o madre spagnoli;
· i nati in Spagna da genitori stranieri, se almeno uno di essi è nato in Spagna, ad eccezione dei figli di funzionari diplomatici o consolari accreditati in Spagna;
· i nati in Spagna da genitori stranieri, se entrambi non possiedono alcuna cittadinanza o la legislazione dei loro Paesi d’origine non assegna al figlio la cittadinanza;
·
i nati in Spagna la cui filiazione non risulti
accertata. In tal caso si considerano nati nel territorio nazionale i minori di
età il cui primo luogo conosciuto di soggiorno sia
Nel caso in cui la filiazione o la nascita in Spagna siano accertati dopo il compimento del diciottesimo anno di età, l’interessato non acquista automaticamente la cittadinanza spagnola d’origine, ma ha due anni di tempo per optare in tal senso.
Nella circostanza opposta, cioè laddove si scopra successivamente la mancanza di uno dei requisiti fondamentali per il possesso della cittadinanza spagnola d’origine, se l’interessato, fatta salva la sua buona fede, è stato considerato cittadino spagnolo per almeno dieci anni ininterrotti, con iscrizione regolare presso i registri dello stato civile, mantiene la cittadinanza.
È infine cittadino d’origine lo straniero, minore di diciotto anni, che viene adottato da uno spagnolo.
La cittadinanza mediante opzione
In aggiunta ai casi di possesso della cittadinanza d’origine, è possibile, come già accennato (accertamento della nascita o filiazione in Spagna dopo il compimento del diciottesimo anno di età), optare per la cittadinanza spagnola; tale possibilità è prevista, infatti, anche per gli adottati nella maggiore età, purché esercitino tale opzione entro i due anni dall’adozione.
Il codice civile individua inoltre altre due categorie che possono esercitare il diritto d’opzione:
· le persone che siano, o siano state, soggette alla patria potestà di uno spagnolo;
· coloro il cui padre o madre, nato in Spagna, abbia avuto in passato la cittadinanza spagnola[30].
La dichiarazione di opzione va fatta dall’interessato, se maggiorenne e con piena capacità giuridica; per i minorenni, purché maggiori di quattordici anni, è richiesta l’assistenza di un rappresentante legale. Per i minori di quattordici anni, infine, è possibile soltanto la richiesta inoltrata da un rappresentante legale dell’optante, autorizzata dall’ufficiale di stato civile del domicilio del richiedente, ascoltato il parere del pubblico ministero e nell’interesse del soggetto.
In caso di dichiarazione effettuata direttamente dall’interessato in possesso della maggiore età, è previsto, anche per chi è stato soggetto alla patria potestà di un cittadino, il termine di due anni per far valere l’opzione, mentre tale termine non si applica nel caso di chi ha avuto un genitore nato in Spagna e che era stato, in passato, cittadino spagnolo.
Trascorso il termine di due anni è comunque ancora possibile ottenere la cittadinanza, ma attraverso la “acquisizione” della stessa e previo il requisito della “residenza legale”.
L’acquisizione della cittadinanza
La cittadinanza spagnola può anche essere acquisita con due modalità: in primo luogo attraverso il rilascio di un “certificato di cittadinanza” (carta de naturaleza) mediante “Real Decreto”, emanato a discrezione dell’autorità competente, ma soltanto nei casi in cui il richiedente si trovi in “circostanze eccezionali”; in secondo luogo, nella maniera più frequente, l’ottenimento della cittadinanza avviene con il requisito della “residenza in Spagna”, su concessione del Ministro della giustizia.
In entrambi i casi la domanda va inoltrata con gli stessi criteri già elencati per l’opzione a favore della cittadinanza spagnola, a seconda dell’età del richiedente.
Il requisito fondamentale, per la richiesta in base alla residenza, è appunto quello della “residenza legale e continuata” in Spagna per un periodo di 10 anni, come regola generale.
Per tale criterio di base sono tuttavia previste alcune eccezioni favorevoli:
· per coloro che sono stati riconosciuti come rifugiati politici: 5 anni di residenza;
· per i cittadini d’origine dei Paesi ispano-americani, per quelli di Andorra, Filippine, Guinea Equatoriale, Portogallo e per i sefarditi: 2 anni di residenza;
· per coloro che sono nati in Spagna: 1 anno di residenza;
· per coloro che sono sposati con un cittadino spagnolo da almeno un anno e non sono separati legalmente o di fatto: 1 anno di residenza;
· per coloro che sono, o sono stati, soggetti legalmente alla tutela, alla custodia o all’affidamento di un cittadino o di un ente spagnolo per due anni consecutivi: 1 anno di residenza;
· per i vedovi o le vedove di uno spagnolo o di una spagnola, se alla morte del coniuge non vi era separazione legale o di fatto: 1 anno di residenza;
· per i nati fuori dalla Spagna, ma con un genitore o un nonno che ha avuto, in passato, la cittadinanza spagnola: 1 anno di residenza;
· per coloro che non hanno fatto valere, in passato, il diritto di opzione per la cittadinanza spagnola: 1 anno di residenza.
La domanda, rivolta al Ministro della giustizia, va presentata presso l’ufficio di stato civile dove si trova il domicilio del richiedente, corredata dai diversi certificati richiesti per le differenti fattispecie sopra elencate e, in ogni caso, da un certificato della Direzione generale di Polizia che attesti la durata della residenza legale e continuata in Spagna.
L’interessato deve inoltre attestare “buona condotta civica e sufficiente grado di integrazione nella società spagnola”.
A tale proposito sono richiesti, oltre ai certificati concernenti i precedenti penali, in Spagna e nel Paese di provenienza, anche un certificato che attesti l’iscrizione a tutti i ruoli anagrafici e tributari (certificado de empadronamiento); lo straniero dovrà inoltre dimostrare quali sono i suoi mezzi di sostentamento in Spagna.
Il Ministro della giustizia può respingere la richiesta di cittadinanza con decisione motivata, per ragioni di ordine pubblico o d’interesse nazionale. Tale atto è impugnabile in via amministrativa.
La concessione della cittadinanza, sia mediante opzione sia a seguito di rilascio del “certificato di cittadinanza” o per acquisizione con residenza in Spagna, decade automaticamente dopo 180 giorni se la persona interessata, nel caso sia maggiore di quattordici anni ed in pieno possesso della capacità giuridica ad agire, non compie i seguenti atti:
· dichiara o promette fedeltà al Re ed obbedienza alla Costituzione e alle leggi;
· dichiara di rinunciare alla sua cittadinanza di origine, ad eccezione di coloro che provengono dai Paesi ispano-americani e da Andorra, Filippine, Guinea Equatoriale e Portogallo, in base alla possibilità della “doppia cittadinanza”, prevista all’articolo 11 della Costituzione;
· registra l’acquisizione della cittadinanza spagnola presso l’ufficio dello stato civile.
Infine,
disposiz
Le
disposiz
· persone con padre o madre che siano stati spagnoli di origine;
· nipoti di coloro che persero o dovettero rinunciare alla cittadinanza spagnola come conseguenza dell’esilio.
La perdita e il riacquisto della cittadinanza
In base al codice civile perdono la cittadinanza spagnola coloro che, divenuti indipendenti dalla loro famiglia di origine (emancipados), decidano di risiedere abitualmente all’estero, di acquisire volontariamente un’altra cittadinanza o di utilizzare esclusivamente una cittadinanza straniera, che avevano prima della loro emancipazione.
La perdita della cittadinanza spagnola avviene dopo tre anni, calcolati a partire dall’acquisizione della nuova cittadinanza o dall’emancipazione. Gli interessati potranno tuttavia evitare di perdere la cittadinanza spagnola se, entro il tempo indicato, dichiarano di volerla conservare innanzi all’ufficiale di stato civile[32].
L’acquisizione della cittadinanza di uno dei Paesi ispano-americani o di Andorra, Filippine, Guinea Equatoriale e Portogallo non comporta automaticamente la perdita della cittadinanza spagnola, vista la possibilità della doppia cittadinanza.
In ogni caso perdono la cittadinanza spagnola coloro che rinunciano espressamente ad essa, ne mantengono un’altra e risiedono abitualmente all’estero.
Coloro che sono nati e risiedono all’estero, ma sono cittadini spagnoli in quanto figli di padre o madre spagnola, seppure nati all’estero a loro volta, laddove le leggi del Paese gli attribuiscano la cittadinanza dello stesso, perderanno in ogni caso la cittadinanza spagnola, a meno che non dichiarino espressamente di volerla conservare innanzi all’ufficiale dello stato civile, entro tre anni a partire dalla maggiore età o dall’emancipazione[33].
Per gli spagnoli che non sono cittadini d’origine, ma per acquisizione, la perdita della cittadinanza avviene nei seguenti casi:
· quando, per un periodo di tre anni, utilizzano esclusivamente la cittadinanza alla quale avevano dichiarato di rinunciare per acquisire quella spagnola;
· quando entrano volontariamente al servizio di Forze armate straniere o rivestono cariche politiche in uno Stato straniero, contro il divieto espresso dal Governo spagnolo.
La sentenza definitiva che afferma che l’interessato è incorso nei reati di falsità, occultazione o frode, con riferimento all’acquisizione della cittadinanza spagnola, produce la nullità dell’atto stesso di acquisizione, anche se non deriveranno da ciò effetti pregiudiziali per le terze persone eventualmente coinvolte, purché sia accertata la loro buona fede. L’azione penale di annullamento può essere avviata sia d’ufficio, dal pubblico ministero, sia a seguito di denuncia personale, entro un periodo massimo di quindici anni.
Coloro che abbiano perso la cittadinanza spagnola potranno comunque recuperarla, se in possesso dei seguenti requisiti e con la procedura indicata:
· avere la residenza legale in Spagna. Tale requisito non è richiesto agli emigranti o ai loro figli. Negli altri casi è possibile, in circostanze eccezionali, ottenere la deroga rilasciata dal Ministro della giustizia;
· dichiarare, innanzi all’ufficiale dello stato civile, di voler recuperare la cittadinanza spagnola;
· iscrivere il recupero della cittadinanza nel registro dello stato civile.
Per i casi sopra menzionati di annullamento dell’atto di acquisizione della cittadinanza spagnola, per falsità, occultazione o frode, al fine di ottenere il recupero o l’acquisizione della cittadinanza è richiesta anche un’apposita abilitazione, rilasciata discrezionalmente dal Governo spagnolo.
[1] Il testo agg
[2] Il testo della Legge sull’immigraz
[3] In sostituz
[4] Il testo della legge è reperibile all’indirizzo Internet: http://217.160.60.235/BGBL/bgbl1f/bgbl107s1970.pdf.
[5]Il testo della legge è reperibile all’indirizzo Internet: http://217.160.60.235/BGBL/bgbl1f/bgbl109s0158.pdf.
[6] Il Ministero federale dell’interno, in collaboraz
[12] Il contenuto della prova è illustrato presso il sito della UK Borders Agency: http://www.lifeintheuktest.gov.uk
[13] Può essere utile riportare il testo del giuramento, articolato in tre parti, da pronunciare in occasione delle citizenship ceremonies (fonte: UK Borders Agency):
Oath of allegiance - I (name) swear by Almighty God that on becoming a British citizen, I will be faithful and bear true allegiance to Her Majesty Queen Elizabeth the Second, her Heirs and Successors, according to law.
Affirmation of allegiance - I (name) do solemnly, sincerely and truly declare and affirm that on becoming a British citizen, I will be faithful and bear true allegiance to Her Majesty Queen Elizabeth the Second, her Heirs and Successors, according to law.
Pledge
- I will give my loyalty to the
[14] Lo “stato dell’arte” di questo programma di riforma, avviato nel 2007, e le aree tematiche interessate sono descritti nel documento Governance of Britain: One Year On pubblicato nel luglio 2008 (http://www.justice.gov.uk/publications/docs/governance-britain-one-year-on.pdf).
[17] Il testo del documento è consultabile presso il sito dello Home Office: http://www.ukba.homeoffice.gov.uk/sitecontent/documents/aboutus/consultations/closedconsultations/pathtocitizenship/pathtocitizenship?view=Binary
[18] I criteri fondamentali del “sistema a punti” sono illustrati dallo Home Office: http://www.ukba.homeoffice.gov.uk/policyandlaw/immigrationlaw/immigrationrules/part6a/
[19] Fonte normativa secondaria che il Governo è abilitato a modificare e ad integrare a partire dall’Immigration Act 1971. La previsione legislativa di un points-based system, rimesso alla normativa secondaria per la sua disciplina e agli uffici preposti al controllo dell’immigrazione quanto alla sua applicazione, è contenuta nell’UK Borders Act 2007 (l’art. 19, modificando il Nationality, Immigration and Asylum Act 2002, vi introduce il nuovo articolo 85A). Il testo delle Immigration Rules è consultabile all’indirizzo di rete:
http://www.ukba.homeoffice.gov.uk/policyandlaw/immigrationlaw/immigrationrules/
[20] Il sistema precedente prevedeva il rilascio di
permessi di soggiorno a lavoratori stranieri designati nominativamente da parte
del datore di lavoro stabilito nel Regno Unito; a provvedervi era
[21] Di questi criteri di determinazione dei flussi migratori (in particolare del Tier 2) il Governo ha recentemente ipotizzato una modifica restrittiva, motivata dall’attuale congiuntura economica e diretta a limitare l’ingresso nel territorio nazionale ai soli lavoratori stranieri le cui caratteristiche corrispondano alle richieste del mercato del lavoro. Il tema è stato sottoposto al parere del Migration Advisory Committee (commissione consultiva operante in seno alla UK Borders Agency), affinché valutasse l’opportunità di tali misure e il loro impatto sull’economia nazionale.
Questa commissione ha pubblicato, nell’agosto 2009, un rapporto (Analysis of the Points Based System: Tier 2
and dependants) corredato da alcuni documenti di analisi, in cui si afferma
la perdurante validità del “canale di ingresso” per i lavoratori stranieri
specializzati (Tier 2) e si
raccomanda l’aggiornamento di taluni parametri in base ai quali è formulato il
punteggio (con riferimento, in particolare, alla valutazione del titolo di
studio e del reddito). Il testo del rapporto del 2009 è consultabile
all’indirizzo di rete: http://www.ukba.homeoffice.gov.uk/sitecontent/documents/aboutus/workingwithus/mac/pbsanalysis-09/0809/mac-august-09?view=Binary).
Un esame del “sistema a punti”, peraltro, è stato recentemente compiuto dalla
Commissione Affari Interni della Camera dei Comuni, che il 15 luglio
[22] Tali orientamenti sono enunciati nel documento di consultazione The path to citizenship: next steps in reforming the immigration system,citato in precedenza.
[23] Nei documenti del Governo si discorre espressamente di una “earned citizenship”.
[24] Si tratta del Draft
Immigrat
[27] Si veda anche un precedente comunicato stampa diffuso dalla UK Borders Agency nell’agosto del 2009:
http://www.bia.homeoffice.gov.uk/sitecontent/newsarticles/2009/august/pbs-for-citizenship.
[28] Art. 11 della Costituzione spagnola del 1978:
“1. La nazionalità spagnola si acquista, si conserva e si perde conformemente a quanto stabilito dalla legge.
2. Nessun cittadino di origine spagnola potrà essere privato della sua nazionalità.
3. Lo Stato potrà concordare trattati sulla doppia nazionalità con i
paesi ibero-americani o con quelli che abbiano mantenuto o che mantengono
particolari legami con
(http://www.boe.es/aeboe/consultas/enlaces/documentos/ConstitucionITALIANO.pdf).
[29] Tali articoli del codice civile sono consultabili al seguente link: http://noticias.juridicas.com/base_datos/Privado/cc.l1t1.html.
[30] Si tratta di una delle modifiche al codice civile
introdotte con la legge 36/2002. La finalità dichiarata della legge è quella di
“facilitare la conservaz
[31] “Adquisición de la nacionalidad española.
1. Las personas cuyo padre o madre hubiese sido originariamente español podrán optar a la nacionalidad española de origen si formalizan su declaración en el plazo de dos años desde la entrada en vigor de la presente Disposición adicional. Dicho plazo podrá ser prorrogado por acuerdo de Consejo de Ministros hasta el límite de un año.
2. Este derecho también se reconocerá a los nietos de quienes perdieron o tuvieron que renunciar a la nacionalidad española como consecuencia del exilio” (settima disposizione aggiuntiva della legge 52/2007).
[32] Tale possibilità è stata inserita con la legge 36/2002, al fine di consentire agli interessati di non perdere la cittadinanza spagnola in maniera, per così dire, automatica, cioè solo in conseguenza del trascorrere di un periodo di tempo determinato.
[33] Anche tale disposizione è stata introdotta con la legge 36/2002, sempre con l’intento di evitare la perdita della cittadinanza in modo automatico.