Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Islanda
Serie: Schede Paese politico-parlamentare    Numero: 15
Data: 02/03/2011
Descrittori:
ISLANDA     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

n. 152 marzo 2011Casella di testo: SCHEDA PAESE
politico-parlamentare

Islanda                             

 


Il quadro istituzionale

Dal punto di vista della forma di governo, l’Islanda è una repubblica parlamentare. Infatti il Presidente della Repubblica, pur essendo eletto a suffragio universale diretto con un mandato di quattro anni ( rieleggibile senza limiti di mandato), non ha effettivi poteri di governo, mentre il primo ministro, nominato dal Presidente della Repubblica e il governo sono legati dal rapporto fiduciario con il Parlamento.

Il Parlamento islandese (Althing) è, a seguito della soppressione della Camera alta nel 1991, monocamerale ed è composto da 63 deputati, eletti per quattro anni con un sistema proporzionale misto (54 deputati sono eletti nelle sei circoscrizioni plurinominali, in ragione di nove in ciascuna circoscrizione, con metodo D’Hondt e soglia di sbarramento al cinque per cento, mentre i nove seggi rimanenti sono attribuiti in un collegio nazionale sulla base dei risultati nazionali delle diverse liste).  

Secondo Freedom House, l’Islanda è uno “Stato libero” ed una “democrazia elettorale”, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit la classifica come “democrazia completa”, assegnandole il miglior risultato dopo la Norvegia (per ulteriori elementi cfr. infra Indicatori internazionali sul paese).

La traumatica crisi economica scoppiata nell’autunno 2008 (per dettagli cfr. infra) non ha mutato il grado di effettivo godimento delle libertà politiche e civili in Islanda. Le proteste del gennaio 2009 contro il governo per la crisi economica (la cosiddetta “rivoluzione delle casseruole”), che videro, per la prima volta dalle proteste contro l’ingresso nella NATO nel 1949, l’impiego di gas lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine, hanno determinato uno choc nel paese, che ha provocato, alla fine del medesimo mese, la caduta del governo.

L’Islanda risulta anche all’avanguardia nella tutela della libertà di diffusione del pensiero attraverso Internet: nel 2010 è stata approvata dal Parlamento islandese una legge che prefigura un’ampia protezione in Islanda per la pubblicazione di materiali su Internet, estensibile anche a siti esteri che vogliano trasferire la registrazione del proprio dominio in Islanda.

La situazione politica

Presidente della Repubblica dal 1996 (rieletto per il quarto mandato nel 2008) è Olafur Ragnar Grimsson (n. 1943).

 

Cenni biografici

Olafur Grimsson, al momento della sua elezione, nel 1996, era leader del partito di centro-sinistra “Alleanza del popolo” (in tal senso la sua elezione aveva fatto suscitare in alcuni dubbi in ragione dei rischi di eccessiva “politicizzazione” della Presidenza della Repubblica). Compiuti gli studi di Economia e Scienze politiche all’Università di Manchester in Gran Bretagna, docente universitario all’Università dell’Islanda dal 1973, fu eletto deputato per la prima volta nel 1978 ed ha ricoperto l’incarico di ministro delle finanze nel periodo 1988-1991. Rieletto alla Presidenza della Repubblica per quattro volte, in due casi (2000 e 2008) la rielezione è avvenuta senza che vi fossero contendenti.

Nel corso del suo lungo mandato, Grimsson ha utilizzato il suo ruolo e i suoi compiti di rappresentanza del Paese all’estero per promuovere gli investimenti esteri in Islanda, in particolare nel settore delle nuove tecnologie. Alcuni critici hanno però anche rilevato il suo sostegno, negli scorsi anni, alle politiche finanziarie che hanno condotto alla crisi del 2008.

 

Primo ministro dal gennaio 2009 è Johanna Sigurdadottir (n. 1942), che guida una coalizione tra l’Alleanza socialdemocratica e il Movimento di sinistra-verde.

 

 

 

Cenni biografici

Prima donna alla guida del governo nella storia islandese e primo capo di governo dichiaratamente omosessuale al mondo (divorziata, ha contratto nel 2002 un’unione civile con la giornalista e scrittrice islandese Jonina Leosdottir), la Sigurdadottir, ex-hostess e organizzatrice sindacale, è stata eletta deputata per la prima volta nel 1978, nelle fila del Partito socialdemocratico. Nel 1979 e nel 1983-’84 fu presidente del Parlamento e nel periodo 1987-1994 ministro degli affari sociali. Sconfitta nella competizione per la leadership del partito socialdemocratico, ha fondato nel 1994 un nuovo partito, il movimento nazionale, che nel 2000 si è però fuso con il partito socialdemocratico.  

 

La realtà politica islandese è ancora profondamente condizionata dalla traumatica crisi economica finanziaria scoppiata nell’autunno del 2008, che mutò radicalmente il quadro macroeconomico del paese (cfr. sotto tabella 1). A seguito del credit crunch internazionale originato dal fallimento della banca d’affari USA Lehman Brothers, le tre principali banche islandesi (Gliptin, Kaputhing e Landsbanki) fallirono a causa della loro esposizione sul mercato dei mutui subprime nel settore immobiliare USA, provocando anche il crollo della moneta islandese. Il governo islandese negoziò allora un prestito del Fondo monetario internazionale subordinato alla realizzazione di interventi in tre settori: la stabilizzazione monetaria; la ristrutturazione del sistema bancario e il consolidamento fiscale.

Al momento della crisi il governo islandese era sorretto, dal 2007, da una coalizione tra il partito dell’indipendenza, di centro-destra, partito predominante nella vita politica islandese dalla fine della seconda guerra mondiale, e l’alleanza socialdemocratica (composta dal partito socialdemocratico, dall’alleanza del popolo e dall’alleanza delle donne), di centro-sinistra. Primo ministro era il leader del partito dell’indipendenza Geir Haarde. A seguito delle già ricordate manifestazioni popolari di fine gennaio 2011, il governo si dimise e la guida del governo venne affidata alla Sigurdadottir, che nel gabinetto Haarde era tornata ad occupare l’incarico di ministro degli affari sociali. Sostenevano il governo, oltre l’alleanza socialdemocratica, il movimento di sinistra verde. Contestualmente vennero convocate elezioni politiche anticipate per il 25 aprile 2009. I risultati elettorali (cfr. sotto tabella 2) confermarono la maggioranza elettorale alla coalizione tra l’alleanza socialdemocratica e il movimento di sinistra-verde.

Sulla base del piano concordato con il Fondo monetario internazionale, il governo islandese ha perseguito una politica di stabilizzazione monetaria essenzialmente attraverso l’introduzione di severe limitazioni ai movimenti di capitale (con eccezione per quelli destinati ad investimento), che ha consentito un rafforzamento della moneta nel corso del 2010. L’avvio di un graduale rallentamento dei limiti ai movimenti di capitale è previsto per la metà del 2011. Nel corso del 2009 sono state significativamente ristrutturate le banche origine della crisi: il controllo di Glitnir e Kaupthing (ora Inslandbanki e Arion) è passato ai creditori stranieri mentre Landsbanki è attualmente controllata all’80 per cento dallo Stato. Sono inoltre previsti, nel bilancio 2011, tagli alle spese sia correnti sia di conto capitale del 2 per cento e aumenti dell’imposizione fiscale (sia dirette, per i ceti medio-alti, sia indirette) dell’1 per cento. L’austerità fiscale ha costituito un mutamento di indirizzo rispetto all’orientamento di politica economica precedente alla crisi, basato sulla liberalizzazione dei mercati e l’investimento pubblico in spesa per ricerca e sviluppo nei settori ad alta tecnologia e in spesa per l’educazione e la salute. Nell’ambito di tagli di spesa si è comunque cercato di tutelare gli incentivi fiscali per la ricerca e lo sviluppo. Superata la fase acuta della crisi, la banca centrale sta attuando una riduzione dei tassi di interesse: quello di riferimento nel novembre 2010 risultava del 4.25 per cento.

La crisi economica ha indotto ad un significativo mutamento nella politica estera islandese, rappresentato dalla presentazione il 17 luglio 2009, dalla domanda di adesione all’Unione europea. I negoziati sono stati avviati il 17 luglio 2010 e procedono rapidamente anche in ragione del fatto che l’Islanda già faceva parte dello spazio economico europeo ed aveva quindi già recepito molte disposizioni del mercato interno (rimangono però oggetto di negoziato i capitoli relativi all’agricoltura, la pesca, la tassazione, la politica economica e monetaria e le relazioni esterne). Nel corso del 2010 il consenso della popolazione islandese all’ingresso nell’Unione europea è apparso però diminuire.

La situazione politica islandese continua poi ad essere caratterizzata da un significativo grado di instabilità, in particolare per la crescente insofferenza, all’interno della maggioranza di governo, del movimento della sinistra verde nei confronti delle misure di austerità economica adottate dal governo stesso. Ciò ha condotto, da ultimo, tre deputati del movimento della sinistra verde a votare contro il bilancio per il 2011, che infatti è stato approvato dal parlamento islandese con un solo voto di maggioranza.

Ad animare il dibattito politico islandese è poi ancora la questione del rimborso dei numerosi cittadini britannici e irlandesi danneggiati dalla divisione internetIcesave” di una delle banche fallite nel 2008, la Landsbanki. Un primo accordo con Gran Bretagna e Irlanda per il rimborso dei soggetti danneggiati è stato bocciato da un referendum popolare nell’aprile 2010. Un nuovo accordo ha abbassato il tasso di interesse per il rimborso dal 5,55 per cento al 3,2 per cento ed è stato approvato dal Parlamento islandese il 16 febbraio 2011.

La crisi ha comunque condotto ad una situazione di disaffezione nei confronti dei partiti politici tradizionali, testimoniata dall’elezione, nel maggio 2010 di un famoso attore comico islandese, Jon Gnaar Kristinsson a sindaco della capitale Rekjiavik.

 


Indicatori internazionali sul paese[1]:

Libertà politiche e civili: “Stato libero” (Freedom House); “democrazia completa” (Economist)

Indice della libertà di stampa: 1  su 178

Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); situazione di rispetto in concreto (USA)

Corruzione percepita: 11  su 178

Variazione PIL 2009: -6,8 per cento

 


 

 

 

 

 

 


LA CRISI IN ISLANDA: INDICATORI SOCIO-ECONOMICI (Fonte Economist Intelligence Unit)

 

 

2006

2007

2008

2009

2010 (stima)

Tasso di variazione del PIL

+4,6%

+6%

+1%

-6,8%

-3,2%

Inflazione

6,7%

5,1%

12,7%

12%

5%

Popolazione

310 mila

310 mila

320 mila

320 mila (stima)

320 mila

 

 

LE ELEZIONI DEL 25 APRILE 2009

 

Partito

Seggi

Variazione seggi

% voti

Alleanza social democratica

20

+2

29,8

Movimento della sinistra verde

14

+5

21,7

Partito dell’indipendenza (centro-destra)

16

-9

23,7

Partito progressista (centrista-agrario)

9

+2

14,8

Movimento dei cittadini (fondato dall’economista Thor Saari e protagonista delle proteste anti-governative contro la crisi economica)

4

--

7,2

 

 

Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale

( 06 6760-4939 – *st_affari_esteri@camera.it

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File: ES0690paese.doc

 



[1]            Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).