Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Incontro con una delegazione dell'Assemblea nazionale della Repubblica popolare cinese
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 379
Data: 25/09/2012
Descrittori:
CINA POPOLARE   PARLAMENTO

 

Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Incontro con una delegazione dell’Assemblea nazionale della Repubblica popolare cinese

 

(25-26 settembre 2012)

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 379

 

 

 

25 settembre 2012

 


Servizi responsabilI:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4939 / 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

 

 

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Hanno collaborato:

Servizio Studi – Dipartimento Bilancio

( 066760-9496– * st_finanze@camera.it

 

Servizio Rapporti internazionali

( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1i@camera.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: es1214.doc

 


INDICE

 

Programma

Composizione della delegazione

Temi di discussione

1. Lo sviluppo economico: principali questioni da affrontare e misure adottate in Italia  11

§     Scenario macroeconomico e strutturale  11

§     Analisi delle criticità  12

§     Fattori che ostacolano la crescita e la competitività del Paese  12

§     Analisi degli squilibri macroeconomici13

§     Effetti finanziari delle misure intraprese  13

§     Le politiche di intervento nel 2012 indicate nel Documento di economia e finanza 2012  14

2. Gli interventi di riduzione della spesa: la spending review   23

§     Il primo decreto-legge di contenimento della spesa  23

§     Il secondo decreto-legge di contenimento della spesa  23

3. Le politiche per il contenimento del debito  25

4. La delega per la revisione del sistema fiscale e le linee di tendenza del sistema tributario  29

§     Le recenti tendenze della legislazione fiscale  30

5 Il sistema delle decisioni e delle procedure di bilancio  34

§     L’articolazione del ciclo di bilancio  34

§     La disciplina recata dalla legge di contabilità  37

6. Il pareggio di bilancio in Costituzione  48

Scheda paese politico-istituzionale sulla Cina

Il quadro istituzionale  53

Il quadro politico  55

La situazione economica  59

Rapporti parlamentari con la Repubblica popolare cinese (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

Profili biografici (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

Han Yuqun  87


Programma


 

VISITA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI  DI UNA DELEGAZIONE DELLA COMMISSIONE FINANZE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE

GUIDATA DAL VICE PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE

Han Yuqun

 

Martedì 25 settembre 2012

Palazzo Montecitorio

 

 

10,50

Arrivo a Palazzo Montecitorio

(Ingresso principale – Piazza Montecitorio)

11,00-11,45

Incontro con il Presidente della Commissione di collaborazione parlamentare italo-cinese, on. Lorenzo Cesa

Sala Alcide De Gasperi

 

 

Mercoledì 26 settembre 2012

Palazzo Montecitorio

 

 

9,50

Arrivo a Palazzo Montecitorio

(Ingresso principale – Piazza Montecitorio)

10,00 – 11,00

Incontro con la Commissione Finanze

Aula della Commissione Finanze

 

 

 


Composizione della delegazione

 


 

 

 

COMPOSIZIONE DELLA DELEGAZIONE

 

 

 

HAN Yuqun

Member of Standing Committee of the National People's Congress (NPC), Vice Chairman of Financial & Economic Committee of NPC

WANG Mingquan

Member of Standing Committee of the National People's Congress (NPC), Member of Financial & Economic Committee of NPC

RUI Qingkai

Member of Financial & Economic Committee of NPC

LI Mingzhi

Director-General of Economic Office of Financial & Economic Committee of NPC

ZHANG Xuesong

Deputy Director of Economic Office of Financial & Economic Committee of NPC

CHU Lin

Staff of General Office of Financial & Economic Committee of NPC

YANGGuodong

Secretary to Mr. HAN Yuqun

HANG Qiang

Consigliere d’Ambasciata

QI Yule

Interprete

 

 


Temi di discussione


1. Lo sviluppo economico:
principali questioni da affrontare e misure adottate in Italia

In questo punto si illustrano le più recenti misure di politica economica volte a favorire la crescita e lo sviluppo.

 

In particolare, si richiamano le analisi macroeconomiche svolte nell’ambito della nuova procedura del c.d. Semestre europeo e richiamate nel Documento di economia e finanza 2012, che mettono in luce gli elementi di criticità del sistema produttivo italiano e le conseguenti linee di indirizzo che il Governo intende perseguire, approfondendo, segnatamente, le misure adottate con il citato decreto legge 22 giugno 2012, n.83.

Scenario macroeconomico e strutturale

Il Governo ha impostato una strategia di intervento basata su due obiettivi:

a)  il riequilibrio strutturale dei conti pubblici per consentire di ridurre rapidamente il peso del debito, attraverso il pareggio di bilancio nel 2013 ed interventi di riduzione della spesa;

b)  la creazione di condizioni che consentano la ripresa del processo di sviluppo.

L’Analisi Annuale della Crescita 2012 della Commissione europea sottolinea l’esigenza di proseguire con decisione l’impegno per il consolidamento dei conti pubblici e di porre un accento ancora maggiore sulle misure di stimolo alla crescita.

Cinque sono le grandi priorità per il 2012:

§      proseguire nel consolidamento fiscale, privilegiando misure favorevoli alla crescita;

§      ristabilire condizioni di normalità nei mercati del credito;

§      promuovere la crescita e la competitività nel breve e nel lungo periodo,

§      contrastare la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi;

§      modernizzare la Pubblica Amministrazione.

Il Consiglio europeo invita, in merito al mercato interno e alla politica per le imprese, a proseguire gli sforzi volti a:

§      rafforzare la governance e migliorare l'attuazione del mercato unico;

§      completare il mercato unico digitale entro il 2015;

§      ridurre gli oneri amministrativi e normativi a livello UE e nazionale, soprattutto per le microimprese;

§      eliminare gli ostacoli agli scambi, nonché migliorare l'accesso al mercato e promuovere le condizioni di investimento

Analisi delle criticità

Dai primi anni novanta l’economia italiana ha mostrato tassi di crescita molto contenuti, significativamente più deboli rispetto alla media europea (1,6 per cento nel periodo 1991-2000, riducendosi allo 0,4 per cento a partire dal 2001). Alla radice del progressivo indebolimento della capacità di crescita dell’economia italiana vi è soprattutto la scarsa dinamica della produttività.

La riduzione della produttività italiana riflette una serie di fattori, tra cui:

a)   la diminuzione del peso relativo del settore manifatturiero e l’aumento di quello dei servizi, caratterizzato da un più elevato impiego del fattore lavoro;

b)   livelli di efficienza inferiori ed una minore esposizione alla concorrenza internazionale;

c)   un modello di sviluppo basato prevalentemente sulle piccole e medie imprese manifatturiere, che mostrano una minore capacità di assorbimento di nuove tecnologie e di penetrazione sui mercati internazionali, in particolare su quelli dei paesi emergenti;

d)   una minore qualificazione del capitale umano.

La ripresa dell’attività economica è prevista manifestarsi gradualmente a partire dalla seconda metà dell’anno. Nel 2013, il PIL è stimato crescere a un ritmo moderato, pari allo 0,5 per cento, lievemente al di sopra della stima precedente, per poi accelerare nel 2014 (1,0 per cento, invariato rispetto alla stima precedente) e nel 2015 (1,2 per cento).

Fattori che ostacolano la crescita e la competitività del Paese

§      finanza pubblica: la vulnerabilità dell’Italia dipende innanzitutto dal debito pubblico;

§      salari e competitività: il costo reale unitario del lavoro è cresciuto in Italia di circa due punti percentuali in più rispetto all’Europa;

§      concorrenza e mercato dei prodotti: alcune delle criticità che le imprese italiane devono affrontare riguardano: la difficoltà a ottenere credito; lo scarso sviluppo della rete internet; le barriere negli investimenti e nei servizi professionali.

§      efficienza amministrativa:esiste un divario molto alto rispetto all’Europa;

§      ricerca ed innovazione: rispetto agli altri Paesi UE emerge, in particolare, la notevole differenza del numero di brevetti per milioni di abitanti;

§      mercato del lavoro: in Italia esso mostra una performance notevolmente inferiore a quella europea;

§      divari regionali in alcuni servizi pubblici;

§      Economia digitale e divari regionali. In Italia vi è un uso della rete internet per acquisti e vendite on line minore che in Europa. La media delle famiglie che hanno un accesso diretto ad internet si attesta sul 45% nel mezzogiorno e sul 55,8% nel centro-nord;

§      Esclusione sociale.

Analisi degli squilibri macroeconomici

Un altro faro che permette di gettare luce sulle debolezze dell’economia italiana è la nuova procedura sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (Macroeconomic Imbalances Procedure – MIP). Nel febbraio di quest’anno, la Commissione ha pubblicato il primo Alert Mechanism Report.

Per l’Italia si evidenziauno squilibrio in termini di competitività e di saldo commerciale. La diminuzione della competitività dell’Italia è dovuta alla diminuzione della produttività sia di prezzo (tasso di cambio effettivo reale) che di costo (costo unitario del lavoro), dovuta non solo allecaratteristiche delle imprese esportatrici italiane - di ridotte dimensioni, con notevoleinerzia nella specializzazione settoriale e geografica delle loro esportazioni - ma anche alcontesto istituzionale e macroeconomico nazionale. Il modello italiano di specializzazioneinternazionale vede la preminenza di settori in declino (in particolare, abbigliamento, pellie mobili).

Effetti finanziari delle misure intraprese

Le misure di liberalizzazione e semplificazione, recentemente adottate, sono state oggetto di una specifica analisi di impatto macroeconomico.

§      Un primo aggregato di macro-misure riguarda l’insieme degli interventi volti a favorire in modo diretto la concorrenza (come, ad esempio, la liberalizzazione dei servizi professionali, dei servizi di pubblica utilità, ecc.; l’effetto di queste misure è quantificato in una diminuzione di 1,8 punti percentuali del mark-up. Tale variazione corrisponde a una riduzione di circa il 40 per cento del gap dell’Italia rispetto ai paesi più virtuosi in ambito europeo. In termini di variazione del prodotto, il PIL dovrebbe risultare maggiore di 1,2 punti percentuali nel 2020.

§      Un secondo aggregato comprende l’insieme delle misure che favoriscono l’entrata di nuove imprese nel mercato attraverso la limitazione degli adempimenti (come licenze o autorizzazioni) necessari per iniziare una nuova attività. In tal caso la riduzione degli ostacoli alla libera iniziativa è stimata pari al 12 per cento. Questa macro-misura contribuisce alla variazione del PIL in misura pari a 0,7 punti percentuali nel 2020.

§      Una terza macro-misura aggrega l’insieme delle disposizioni che riducono gli oneri amministrativi per le imprese ovvero il tempo speso per questioni burocratiche. Alcune particolari esperienze in questo ambito e l’analisi dei principali indicatori associabili a questo tipo di misure hanno permesso di stimare una riduzione del 15 per cento del tempo speso per le pratiche burocratiche. Questo insieme di misure, che, di riflesso, apporta una significativa riduzione delle inefficienze del funzionamento della Pubblica Amministrazione, si traduce in un livello del PIL maggiore, rispetto allo scenario base, di 0,5 punti percentuali nel 2020.

 

Complessivamente, l’insieme delle riforme (somma degli effetti prodotti dalle singole macro aree) produce un effetto cumulato sulla crescita di 2,4 punti percentuali in un arco temporale di nove anni (2012-2020) con un impatto medio annuo di circa 0,3 punti percentuali del PIL

Le politiche di intervento nel 2012 indicate nel Documento di economia e finanza 2012

Nel corso del 2011 le istituzioni dell’Unione europea hanno, in diverse occasioni, sollecitato l’Italia a correggere ritardi e debolezze strutturali che costituiscono altrettanti “colli di bottiglia” che frenano la crescita dell’economia italiana. In questo paragrafo verranno esaminate le misure adottate in risposta alle sollecitazioni dell’Unione e le politiche che si prevede di adottare nel 2012.

Concorrenza, ambiente per le imprese, semplificazione amministrativa

In tale ambito le raccomandazioni del Consiglio sono finalizzate ad introdurre misure per aprire il settore dei servizi ad un’ulteriore concorrenza, in particolare nell’ambito dei servizi professionali, tenendo conto delle raccomandazioni presentate dall’Autorità Antitrust.

 

Nel corso del 2011 il Governo ha avviato un programma di liberalizzazioni che si è snodato attraverso tre diversi interventi:

§      il D.L. 138/2011 (convertito in legge n.148/2011), che contiene norme mirate a favorire la libertà di iniziativa e l’esercizio delle attività economiche;

§      il decreto D.L. 201/2011, convertito in legge 214/2011), che ha introdotto norme volte ad: assicurare la libertà di stabilimento e di orari per gli esercizi commerciali; a liberalizzare la vendita di talune categorie di farmaci nelle parafarmacie; a ridurre le restrizioni ingiustificate all’esercizio di un’attività economica, come limiti geografici, imposizione di distanze minime ed indicazione tassativa della forma giuridica richiesta all’operatore. Sono stati eliminati anche i controlli ex-ante, che oggi restano giustificati solo sulla base dell’esistenza di un interesse generale costituzionalmente rilevante. Infine, sono stati rafforzati i poteri dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato con attribuzione di nuovi poteri sugli atti amministrativi lesivi della concorrenza;

§      il D.L. 1/2012 (convertito in legge 27/2012), che introduce norme ad ampio raggio per aumentare il grado di concorrenza in numerosi settori economici.

 

Nel caso dei servizi professionali è prevista l’abrogazione delle tariffe e facilitato l’accesso dei giovani all’esercizio della professione. Viene aumentata la pianta organica dei notai ed è assicurato all’utenza un rapporto più diretto e immediato con il professionista.

È stato potenziato il servizio di distribuzione farmaceutica, aumentando il numero di esercizi per popolazione con l’obiettivo di aprire 5.000 nuove farmacie.

Altre misure dirette ad aumentare la concorrenza nel settore dei servizi riguardano il settore dell’energia, con un’importante disposizione diretta ad avviare la separazione della gestione dell’infrastruttura di trasporto del gas (Snam Rete Gas) dal soggetto proprietario (ENI), al fine di attuare un effettivo mercato concorrenziale del gas naturale.

Oltre ciò si stabilisce: la modifica del sistema di determinazione dei prezzi del gas da parte dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, che contribuirà a ridurre il prezzo del gas per i clienti vulnerabili; l’introduzione di misure per ridurre i costi di approvvigionamento di gas da parte delle imprese, la liberalizzazione della distribuzione dei carburanti.

La legge dispone inoltre l’eliminazione dei vincoli burocratici (nulla osta, autorizzazioni, licenze) che ostacolano l’avvio delle attività d’impresa, rafforzando quindi il sostegno al tessuto imprenditoriale.

Per favorire un ambiente propizio allo sviluppo delle imprese, con il decreto 201/2011 è stato istituito il Tribunale delle Imprese con l’obiettivo di porre rimedio all’eccessiva lunghezza dei tempi di definizione delle controversie in cui è parte una società di medio/grandi dimensioni e dunque di contribuire alla competitività delle imprese abbattendo i costi processuali. I Tribunali delle imprese saranno anche riferimento per la materia antitrust nazionale e comunitaria.

Il Governo italiano è intervenuto per avviare a soluzione il problema dei ritardi dei pagamenti nei rapporti tra imprese e Pubblica Amministrazione, per ridurre lo stock del debito, mediante l’inserimento di un’apposita norma (art. 35)[1] nel decreto n.1/2012.

Con riferimento alle passività commerciali delle amministrazioni territoriali sono stati emanati i decreti ministeriali[2] attuativi delle norme che stabiliscono che gli enti provvedano al rilascio di una certificazione del credito vantato dai fornitori, anche al fine di una cessione dello stesso o di una compensazione con le somme dovute dal fornitore a seguito di iscrizione a ruolo di tributi.

Per contrastare la flessione nei livelli di erogazione del credito alle PMI, il Governo ha nel 2011 introdotto la garanzia pubblica sulle passività delle banche, ovvero la concessione della garanzia statale su strumenti finanziari di debito emessi dalle banche che abbiano durata non inferiore a tre mesi e non superiore a 5 o a 7 anni (a partire dal gennaio 2012 per le obbligazioni bancarie garantite). È inoltre stata resa più efficace la previsione normativa che consente di garantire la certezza del recupero delle imposte anticipate (Imposte Differite Attive - DTA) sulle perdite su crediti.

Per favorire l’accesso delle micro, piccole e medie imprese al mercato del credito:

§      è stato assicurato il rifinanziamento del Fondo Centrale di Garanzia per 400 milioni nell’arco di un triennio e ne è stata estesa l’attività a favore delle piccole e medie imprese (PMI), prevedendo che possa concedere garanzie fino all’80 per cento dell’ammontare del finanziamento, elevando a 2,5 milioni per ciascuna impresa la base per il calcolo;

§      è stata prevista una agevolazione fiscale per i soggetti che investono nei ‘Fondi per il Venture Capital’, identificati come i fondi comuni d’investimento armonizzati europei che investono almeno il 75 per cento dei capitali raccolti in società non quotate nella fase di sperimentazione, costituzione e avvio dell’attività o sviluppo del prodotto.

 

Il decreto n.201/2011ha inoltre introdotto l’Aiuto alla Crescita Economica (ACE), che prevede una riduzione del prelievo delle imposte sui redditi commisurata a un rendimento figurativo del nuovo capitale immesso nell’impresa, al fine di fornire un aiuto alla crescita volto a riequilibrare il trattamento fiscale tra imprese che si finanziano con debito e imprese che si finanziano con capitale proprio.

In tema di semplificazione amministrativa sono stati adottati i regolamenti di semplificazione per le PMI in materia di ambiente e di prevenzione incendi e, con il D.L. 5/2012 (convertito in legge 35/2012) sono state completate le misure di semplificazione in materia di privacy e appalti. Il risparmio derivante dalle misure di semplificazione introdotte è stimato a ‘regime’ in oltre 8,1 miliardi all’anno per le PMI.

La misurazione e la riduzione degli oneri amministrativi ai cittadini è stata estesa alle Regioni e alle Autorità Indipendenti.

La nuova normativa dello sportello unico per le attività produttive (SUAP) è entrata pienamente a regime a ottobre del 2011 e i dati concernenti la sua attuazione, aggiornati a gennaio 2012, mostrano una copertura territoriale dell’85 per cento, con alcune eccellenze regionali che arrivano al 100 per cento.

Alle iniziative di semplificazione a favore delle imprese, si aggiunge l’attivazione a luglio 2011 dello Sportello Unico Doganale, che verrà completato entro luglio 2014. Tramite lo Sportello Unico Doganale le varie amministrazioni coinvolte nel processo di sdoganamento dialogheranno per via telematica per offrire una interfaccia unitaria alle imprese per la gestione dei documenti a supporto della dichiarazione doganale e per l’unificazione dei controlli dei vari enti preposti.

Con il decreto 5/2012 è stato inoltre introdotto un articolato pacchetto di interventi volto ad alleggerire il carico degli oneri burocratici gravanti sui cittadini e sulle imprese e a stimolare lo sviluppo di alcuni settori strategici.

 

Il Governo intende inoltre, nel 2012, nell’ambito della priorità relativa alla crescita e alla competitività nel breve e nel lungo periodo:

§      presentare il disegno di legge annuale sulla Concorrenza sulla base delle segnalazioni che gli saranno rivolte dall’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato;

§      superare le restrizioni all’accesso e al più appropriato esercizio dei servizi professionali;

§      valorizzare e trattenere in Italia i migliori talenti, presentando un disegno di legge sul merito;

§      porre mano al riordino, alla razionalizzazione e alla riprogrammazione degli strumenti nazionali esistenti per l’incentivazione delle attività imprenditoriali. L’intervento concentrerà le risorse su aree di azione orizzontali considerate prioritarie per il rilancio della competitività del sistema produttivo del Paese, ed avrà come riferimento:

-      il sostegno degli investimenti in innovazione e ricerca industriale, in particolare per le imprese di piccole e medie dimensioni;

-      la promozione della proiezione internazionale e della presenza all’estero delle imprese italiane;

-      la facilitazione della riconversione produttiva di aree di crisi industriale complessa, con rilevanza e impatto nazionale.

§      avviare un programma d’azione per risolvere il problema dei ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione, imperniato su tre punti:

-      utilizzazione delle disponibilità già garantite, pari a 5,7 miliardi, per ridurre l’indebitamento dell’Amministrazione centrale;

-      definizione un sistema standardizzato di certificazione dei crediti delle PP.AA. per facilitarne la cessione al sistema bancario mediante la predisposizione di una piattaforma elettronica cui avranno accesso Amministrazioni Pubbliche e le imprese creditrici;

-      anticipo dell’adozione delle misure nazionali di recepimento della direttiva europea sui ritardi di pagamento, rispetto alla scadenza di aprile 2013;

§      realizzare in Italia un sistema favorevole alle start up innovative. Il primo passo in tal senso è stata la costituzione di una Task force dedicata, composta da esperti di riconosciuta competenza sul tema, che ha il compito principale di analizzare e raccomandare le misure da prendere a favore delle start up innovative;

§      accelerare i tempi per i procedimenti della giustizia civile, dando piena attuazione al Tribunale delle Imprese e alla riorganizzazione geografica degli uffici giudiziari;

§      realizzare un sistema di infrastrutture di trasporto esteso e efficiente per sostenere la competitività;

§      implementare l’Agenda digitale;

§      conquistare più spazi di mercato all’estero, attraendo più investimenti esteri in Italia. Per raggiungere tali obiettivi l’azione del Governo si concentrerà su le seguenti direttrici principali:

-      definire le priorità strategiche e provvedere ad una migliore pianificazione delle risorse, anche grazie all’avvio e alla piena operatività della Cabina di Regia per l’internazionalizzazione. Dovrà, quindi, essere migliorato il modello ‘a rete’ in base al quale opera la filiera dell’internazionalizzazione, assicurando un ruolo centrale alla nuova Agenzia per il Commercio Estero, in raccordo con tutti gli altri soggetti coinvolti nel sistema (Camere di Commercio, Ministero degli Affari Esteri, ambasciate) e prevedendo un forte coinvolgimento di banche e istituzioni finanziarie a supporto delle aziende italiane che vogliono investire all’estero

-      potenziare i meccanismi di supporto finanziario agli esportatori, attraverso una stretta cooperazione tra Cassa Depositi e Prestiti e Sace, la creazione di un soggetto finanziario specifico sul modello delle Exim Banks operanti in altri Paesi e il rafforzamento di Simest per supportare i progetti di espansione internazionale;

-      ripristinare la normale erogazione di prestiti all’economia, attraverso la definizione del nuovo sistema di regole europeo sui requisiti patrimoniali delle banche (Basilea III) e sui mercati degli strumenti finanziari

Ricerca, sviluppo, innovazione

La necessità di accrescere la propensione all’innovazione e alla ricerca del sistema produttivo italiano è stata oggetto di una raccomandazione specifica rivolta all’Italia dall’Unione Europea nel giugno 2011, in linea con gli orientamenti contenuti nelle linee guida di politica economica, che invitano gli Stati Membri a sfruttare al meglio il sostegno alla R&S e innovazione e rafforzare il triangolo della conoscenza e in coerenza con gli impegni previsti nel quadro del Patto Euro Plus. Agenda 2000 si pone come obiettivo quello di migliorare le condizioni per la ricerca e lo sviluppo con l’obiettivo di accrescere gli investimenti pubblici e privati in questo settore fino a un livello del 3 per cento del PIL.

 

Per rispondere a tale indicazione, si è intervenuto lungo una pluralità di direttrici.

Una prima direttrice ha riguardato misure per accrescere l’efficacia dei finanziamenti pubblici alla ricerca nel quadro degli orientamenti strategici fissati con il ‘Programma Nazionale di Ricerca 2011-2013’. In particolare, si è resa più facile l’attività dei giovani ricercatori, anche di quelli che rientrano dall’estero e promossa la collaborazione tra università e imprese nell’ambito di un numero limitato e significativo di progetti strategici.

Una seconda direttrice di intervento ha riguardato la spesa privata per la ricerca, con l’obiettivo di favorire un cambiamento strutturale dell’industria italiana in termini di innalzamento della dimensione e riconfigurazione del portafoglio di specializzazione verso settori a elevata intensità di ricerca e innovazione.

 

Dal lato dell’offerta di ricerca, le azioni messe in pratica e in corso di attuazione nel 2012 sono le seguenti:

§      politiche di clustering che migliorano l’ecosistema, favoriscono la nascita di filiere innovative e accompagnano i sistemi industriali verso settori research intensive e knowledge based;

§      politiche di sostegno alla crescita della dimensione media dell’impresa (reti d’impresa e venture capital);

§      politiche della domanda, con particolare riferimento al public procurement precommerciale; politiche di capacity building per le risorse umane finalizzate a dotare le PMI di competenze interne per partecipare ai bandi europei;

Sulla base di queste politiche, i provvedimenti in corso di attuazione sono molteplici e in particolare: l’Aiuto alla Crescita Economica (ACE); il progetto nazionale Smart Communities; il programma di potenziamento dei distretti tecnologici e la creazione di nuovi distretti nelle Regioni della Convergenza e in quelle del Centro-Nord; il bando per la ricerca industriale nelle Regioni Centro-Nord; il programma nazionale di procurement pre-commerciale mirato a stimolare l’innovazione agendo sulla leva della domanda. Le piccole e medie imprese innovative che brevettano potranno accedere ai finanziamenti bancari e al capitale di rischio con maggiore facilità e prestando minori garanzie; specifici programmi sono stati destinati ai settori strategici per la competitività del Paese, anche attraverso la promozione di forme di collaborazione tra le imprese.

Completano il quadro degli interventi specifiche misure di sostegno alle imprese innovative e il miglioramento del capitale umano.

Per il 2012 è prevista la prosecuzione delle azioni del programma operativo nazionale per la ricerca e la competitività, di competenza del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica, che comporterà, al 2015, una spesa complessiva stimata in 5 miliardi, 1,8 dei quali di parte privata.

In questo caso gli obiettivi prioritari del Governo saranno:

§      promuovere la competizione internazionale nella ricerca, aumentando la capacità di imprese, università, enti di ricerca e Amministrazioni centrali o locali di usare le risorse europee e di creare nuovi mercati di prodotti e servizi innovativi;

§      sviluppare un’azione integrata nella ricerca, nell’ambito della piattaforma progettuale delle smart cities and communities;

§      sostenere e qualificare la ricerca pubblica per l’economia della conoscenza e dell’innovazione;

§      incentivare e valorizzare forme di collaborazione e sinergia tra il settore di ricerca pubblico e quello privato. Per esempio, nell’ambito della revisione del sistema degli incentivi alle imprese sarà inoltre esaminata la possibilità di un meccanismo ‘automatico’ e permanente di credito di imposta alla ricerca e allo sviluppo.

 

Sintesi delle misure contenute nel decreto-legge n. 83/2012
recante misure urgenti per la crescita del Paese

Il decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, (convertito dalla legge n. 134/2012), reca disposizioni per favorire la crescita, lo sviluppo e la competitività nei settori delle infrastrutture, dell'edilizia e dei trasporti, nonché per il riordino degli incentivi per la crescita e lo sviluppo sostenibile, finalizzate ad assicurare, nell'attuale situazione di crisi internazionale, un sostegno al sistema produttivo del Paese, anche al fine di garantire il rispetto degli impegni assunti in sede europea.

Le misure per le infrastrutture, l’edilizia ed i trasporti

Viene in primo luogo introdotto un regime fiscale agevolato per gli interessi derivanti dalle obbligazioni emesse dalle società di progetto per finanziare gli investimenti in infrastrutture o nei servizi di pubblica utilità (project bond), consistente nell’assimilazione ai titoli di Stato e, dunque, a tassazione sostitutiva con aliquota al 12,5 per cento. Al fine di assicurare la sostenibilità economica dell‘operazione di partenariato pubblico privato, viene esteso l‘ambito di applicazione della normativa in materia di finanziamento di infrastrutture mediante defiscalizzazione, già introdotta dall’articolo 18 della legge di stabilità 2012 alla realizzazione di tutte le nuove opere infrastrutturali in partenariato pubblico-privato. Si introduce l’obbligo di indire sempre la conferenza di servizi preliminare nella procedura di finanza di progetto, che dovrà esprimersi sulla base del documento progettuale (studio di fattibilità o progetto preliminare) posto a base di gara, consentendo che esso sia modificato solo in presenza di significativi elementi emersi nelle fasi successive del procedimento.

Al fine di favorire una maggiore partecipazione degli operatori economici, anche di medie e piccole dimensioni, nella realizzazione degli interventi presenti nel piano degli investimenti previsti nelle convenzioni di concessione, si eleva dal 50 al 60 per cento la percentuale minima che i titolari di concessioni sono tenuti ad affidare a terzi. Si elimina il limite massimo di 516 mila euro per la compensazione dei crediti d’imposta per gli enti locali che abbiano maturato il credito di imposta in relazione ai dividendi distribuiti dalle ex aziende municipalizzate trasformate in società per azioni, introducendo un vincolo di destinazione alla realizzazione di infrastrutture necessarie al miglioramento dei servizi pubblici. Viene reintegrata l'autorizzazione di spesa per la realizzazione delle opere e delle attività connesse allo svolgimento del grande evento “EXPO Milano 2015”. Al fine di rendere disponibili risorse economiche attualmente immobilizzate, sono assoggettate all'imposizione IVA le operazioni relative a cessioni e locazioni di abitazioni effettuate dai costruttori anche oltre il limite dei cinque anni dall’ultimazione dei lavori.

Per la ricostruzione e la ripresa economica nel territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo colpite dagli eventi sismici del 20-29 maggio 2012, oltre all’apprestamento urgente di moduli abitativi provvisori e di moduli destinati ad uso scolastico ed edifici pubblici, si prevede il procedimento per la ripianificazione del territorio comunale definendo le linee di indirizzo strategico per assicurarne la ripresa socio-economica, la riqualificazione dell'abitato e garantendo un'armonica ricostituzione del tessuto urbano abitativo e produttivo, tenendo anche conto dei nuovi insediamenti abitativi.

In relazione alle spese documentate per le ristrutturazioni edilizie sostenute dal 26 giugno 2012 (data di entrata in vigore del decreto) fino al 30 giugno 2013, si dispone l’innalzamento della detrazione a fini Irpef dal 36 al 50 per cento e del limite dell’ammontare complessivo da 48.000 a 96.000 euro. E’ inoltre prorogata fino al 30 giugno 2013 la detrazione per le spese per interventi di riqualificazione energetica degli edifici, abbassando la percentuale dall’attuale 55 per cento (prevista fino al 31 dicembre 2012) al 50 per cento.

Sono infine istituiti un Fondo per l‘attuazione del Piano nazionale per le città per la riqualificazione di aree urbane, con particolare riguardo a quelle degradate e un Fondo per interventi infrastrutturali nei porti.

Le misure per lo sviluppo economico

Con l’obiettivo prioritario di finanziare programmi ed interventi per la competitività e il sostegno dell'apparato produttivo sulla base di progetti di rilevante interesse nazionale, si provvede al riordino, alla razionalizzazione e alla riprogrammazione degli strumenti esistenti per l’incentivazione alle attività imprenditoriali. Inoltre il Fondo speciale rotativo per l'innovazione tecnologica (FIT) di cui all’articolo 14 della legge 17 febbraio 1982, n. 46, viene rinominato in Fondo per la crescita sostenibile e ad esso sono assegnate nuove finalità tra cui: promozione di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, rafforzamento della struttura produttiva, in particolare del Mezzogiorno e, infine, promozione della presenza internazionale delle imprese e l’attrazione di investimenti dall’estero.

Si istituisce quindi un credito di imposta a favore di tutte le imprese che effettuano nuove assunzioni a tempo indeterminato di profili altamente qualificati. Sono rese più appetibili le obbligazione emesse dalle imprese per autofinanziarsi; si agevola la gestione delle crisi aziendali e, al contempo, si semplificano le procedure per gestire le crisi delle imprese da sovraindebitamento e favorire in tal modo la continuità aziendale.

Nell’ambito delle misure per lo sviluppo e il rafforzamento del settore energetico, sono introdotte norme volte alla semplificazione delle procedure per la realizzazione di infrastrutture energetiche e alla liberalizzazione nel mercato del gas naturale. Si prevede quindi la revisione del sistema delle accise sull’elettricità e sui prodotti energetici per le imprese a forte consumo di energia nonché regimi tariffari speciali per i grandi consumatori industriali di energia elettrica.

Tra le altre misure a sostegno delle imprese, si segnalano quelle volte alla promozione all’estero e all’internazionalizzazione delle imprese italiane, l’istituzione della società a responsabilità limitata a capitale ridotto, le misure per l’occupazione giovanile nella green economy e per le imprese nel settore agricolo, le norme di semplificazione per l’accesso al contratto di rete, la cedibilità del tax credit digitale.

Sono quindi previste misure in materia di giustizia civile volte a migliorare l'efficienza delle impugnazioni sia di merito che di legittimità, mediante l’introduzione di un filtro di inammissibilità incentrato su una prognosi di non ragionevole fondatezza del gravame, formulata dal medesimo giudice dell'appello in via preliminare alla trattazione dello stesso.

Misure per la ricerca scientifica e tecnologica

Sono ridefiniti gli interventi di competenza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca diretti al sostegno delle attività di ricerca fondamentale e di ricerca industriale, estese ai processi di sviluppo sperimentale, con l'obiettivo di indirizzare le disponibilità finanziarie verso progetti collegati funzionalmente alle politiche economiche del Paese specializzando la ricerca, rendere sempre più connessa la ricerca di base e quella applicata e rivedere le procedure di valutazione, semplificandole e accentuando l’importanza di quelle ex post. Per rispondere alla particolare situazione di crisi economico-finanziaria, si prevede, nell’ambito del Fondo per gli investimenti in ricerca scientifica e tecnologica (FIRST), una modalità di "copertura a garanzia" degli anticipi concessi alle imprese mediante la trattenuta dell'accantonamento di una quota del finanziamento dei progetti.

Misure per il turismo e lo sport

E’ istituito il Fondo per lo sviluppo e la capillare diffusione della pratica sportiva a tutte le età e tra tutti gli strati della popolazione, finalizzato alla realizzazione di nuovi impianti sportivi ovvero alla ristrutturazione di quelli esistenti, con una dotazione finanziaria, per l'anno 2012, fino a 23 milioni di euro. Si prevede, inoltre, il riconoscimento alle federazioni sportive nazionali e alle discipline sportive associate svolgenti attività sportiva per disabili la natura di associazione.


2. Gli interventi di riduzione della spesa: la spending review

Nel Documento di Economia e finanza per il 2012 il processo di revisione della spesa è considerato uno dei pilastri portanti dell'attività del Governo, finalizzato a superare sia la logica dei ‘tagli lineari’ alle dotazioni di bilancio, sia il criterio della “spesa storica”.

Il primo decreto-legge di contenimento della spesa

In relazione a ciò, il decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52 interviene con un complesso di disposizioni la cui finalità è quella di consentire, in aggiunta alle norme già vigenti nell’ordinamento, l’eliminazione di inefficienze e sprechi nella spesa pubblica, in modo da ridurne l’ammontare e reperire risorse da destinare alla crescita economica. Il provvedimento fa altresì riferimento agli obiettivi espressi nella Direttiva del 3 maggio 2012 del Presidente del Consiglio dei ministri, che sulla base di quanto contenuto nel c.d. “Rapporto Giarda” dell'8 maggio 2012 (Elementi per una revisione della spesa pubblica”) , ha individuato un obiettivo immediato di riduzione della spesa di 4,2 miliardi, da conseguire nell’arco del periodo1° giugno – 31 dicembre 2012.

Il secondo decreto-legge di contenimento della spesa

Il decreto legge n.95 del 2012 (A.C. 5389) rappresenta la seconda fase dei provvedimenti dedicati alla revisione della spesa pubblica, recando pertanto un ampio numero di interventi la cui comune finalità è il contenimento e la razionalizzazione degli oneri a carico della finanza pubblica.

Le principali misure in esso contenute concernono il miglioramento dell’efficienza della spesa per beni e servizi delle Amministrazioni pubbliche, il ridimensionamento degli organici di alcune categorie del pubblico impiego, un miglior utilizzo del patrimonio pubblico, nonché interventi in materia di società pubbliche, riduzioni delle spese per le amministrazioni centrali e gli enti territoriali, riordino del numero delle province e, da ultimo, norme per il contenimento nel comparto sanitario e della spesa farmaceutica. Il provvedimento, come integrato presso il Senato dalle disposizioni contenute nel decreto-legge n. 87 del 2012, contiene altresì disposizioni in tema di valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico, nonché di rafforzamento degli assetti patrimoniali delle imprese del settore bancario.

Sotto il profilo finanziario, esso reperisce risorse per circa 4,5 miliardi nel 2012, 10,9 nel 2013 e 11,7 nel 2014, in massima parte derivanti da riduzioni di spesa, attraverso le quali si riduce l’indebitamento netto del 2012 per circa 602 milioni di euro, si finanziano alcune spese indifferibili o impreviste (tra cui quelle connesse con il terremoto in Emilia Romagna e all’ampliamento, di 55.000 unità, dei soggetti salvaguardati dall’incremento dei requisiti pensionistici disposto dalla recente legge di riforma delle pensioni) e si compensano gli effetti del differimento e della attenuazione dell’innalzamento programmato dell’IVA.

A tale ultimo riguardo si prevede, in particolare, il posticipo dell'incremento delle aliquote IVA del 2 per cento, stabilito dal decreto-legge n. 201 del 2011, a decorrere al 1° luglio 2013 e fino al 31 dicembre 2013 (anziché dal 1° ottobre 2012 fino al 31 dicembre 2012); inoltre, dal 1° gennaio 2014 dette aliquote sono rideterminate con un incremento dell'1 per cento anziché del 2,5 per cento come previsto dal testo previgente. Si stabilisce, peraltro, che con la legge di stabilità 2013 siano indicate le misure di attuazione del programma di razionalizzazione della spesa pubblica e le disposizioni di eliminazione o riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale, prevedendo che i risparmi e le maggiori entrate così ottenuti, assieme ai risparmi derivanti dal riordino di enti ed organismi statali, concorrano ad evitare il previsto aumento dal 1° luglio 2013.

Sono previsti, inoltre, tagli alle spese delle Amministrazioni centrali (pari, in termini di saldo netto da finanziare, a circa 1,77 miliardi nel 2013, 1,57 miliardi nel 2014, e 1,65 miliardi nel 2015) e alle dotazioni di alcuni fondi, nonché minori trasferimenti dallo Stato agli enti territoriali.

Inoltre, nel provvedimento in titolo sono confluite, con talune modifiche, le disposizioni contenute nel decreto-legge 27 giugno 2012, n. 87, ad oggi assegnato al Senato in prima lettura ma destinato a non essere convertito in legge proprio in quanto confluito nel decreto in esame .

Le norme in oggetto intervengono in tema di valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico, nonché di rafforzamento degli assetti patrimoniali delle imprese del settore bancario.

Si segnala, da ultimo, che il Governo ha preannunciato che sarà adottato un terzo provvedimento di “spending review”, che riguarderà le agevolazioni fiscali, la revisione strutturale della spesa e i contributi pubblici sulla base delle analisi effettuate, per incarico del Governo, dal Professor Giuliano Amato e dal Professor Francesco Giavazzi.


3. Le politiche per il contenimento del debito

La riduzione del debito pubblico rappresenta uno dei principali obiettivi di politica economica con cui i governi indebitati devono confrontarsi.

 

Le scelte di politica economica per il contenimento del debito sono molteplici. In via preliminare, occorre considerare che due sono le opzioni di fondo, che possono peraltro essere perseguite contestualmente:

1.   aggredire i flussi, ovvero i disavanzi di bilancio che generano il debito;

2.   intervenire sullo stock, ossia sull’ammontare complessivo del debito esistente.

Nel primo caso, si tratta di conseguire in via strutturale avanzi primari di bilancio tali da coprire i fabbisogni e ridurre le esigenze di finanziamento attraverso il ricorso al mercato.

Nel secondo caso, si tratta di porre in essere operazioni straordinarie, come piani dismissione mobiliare ed immobiliare, che possono essere realizzati anche attraverso operazioni di finanza strutturata, volte a ridurre l’entità complessiva del debito. Le riduzioni conseguite divengono durature in presenza di una gestione di bilancio virtuosa, che evita il formarsi di nuovo debito.

 

La gestione dei flussi ai fini della riduzione del debito può avvenire mediante un aumento delle entrate e/o una riduzione delle spese pubbliche.

L’aumento delle entrate può derivare:

§      da un incremento delle imposte e delle basi imponibili;

§      dalla lotta all’evasione e all’elusione fiscale;

§      dalla crescita del PIL;

§      dall’alienazione di beni del patrimonio pubblico, i cui proventi hanno però natura una tantum.

 

Rispetto alla gestione dei flussi, l’Italia, anche grazie alle severe manovre correttive adottate, si attesta tra i paesi più virtuosi, mostrando una dinamica del deficit migliore rispetto a quella di altri paesi europei.

Il Livello del debito

L’elevato livello del debito è uno dei principali problemi che affliggono da anni la finanza pubblica italiana.

Il debito pubblico italiano ha avuto una crescita significativa a partire dagli anni Ottanta, arrivando a superare, nel 1992, il 100 % del PIL, per poi continuare a crescere, pur tra alterne vicende, sino ad attestarsi a circa il 120% del PIL nel 2011.

 

Il nostro Paese detiene attualmente il quarto debito pubblico del mondo in termini assoluti (dopo quello statunitense, giapponese e tedesco) e ha dunque la necessità di mantenere la sua presenza sul mercato per consentire il finanziamento dello Stato a condizioni di costo che ne assicurino la sostenibilità

 

 

 

Debito delle P.A. – Confronti internazionali -
Dati di consuntivo 2003-2011 e previsioni 2012-2013

(% del PIL)

 

 

CONSUNTIVI

PREVISIONI

Commissione UE e FMI

Comm. UE

OCSE

FMI

maggio 2012

maggio 2012

aprile 2012

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2012

2013

2012

2013

Italia

103,8

103,4

105,4

106,1

103,1

105,7

116,0

118,6

120,1

123,5

121,8

123,1

122,5

123,4

123,8

Francia

63,2

65,0

66,7

64,0

64,2

68,2

79,2

82,3

85,8

90,5

92,5

91,6

93,5

89,0

90,8

Germania

64,4

66,3

68,6

68,1

65,2

66,7

74,4

83,0

81,0

82,0

80,7

82,7

82,0

78,9

77,4

Spagna

48,7

46,3

43,1

39,6

36,2

40,2

53,9

61,2

68,5

80,9

87,0

81,1

84,1

79,0

84,0

AREA EURO

69,2

69,6

70,2

68,6

66,3

70,1

79,9

85,6

88,0

91,8

92,6

92,2

93,0

90,0

91,0

Regno unito

39,0

40,9

42,5

43,4

44,4

54,8

69,6

79,6

85,7

91,2

94,6

89,6

94,1

88,4

91,4

UE – 27

61,7

62,3

62,9

61,6

59,0

62,5

74,8

80,2

83,0

86,2

87,2

-

-

83,7

83,7

USA

60,4

68,3

67,9

66,6

67,2

76,1

89,9

98,5

102,9

108,9

111,8

108,6

111,2

106,6

110,2

Giappone

169,6

180,7

186,4

186,0

183,0

191,8

210,2

215,3

229,8

219,0

221,8

214,1

222,6

235,8

241,1

 

Fonte:  Per i consuntivi dei paesi europei, Commissione UE, Statistical Annex of European Economy – Spring 2012 (maggio 2012).

            I consuntivi relativi agli USA e Giappone sono tratti da FMI, World Economic outlook Database (aprile 2012).

 

 

Quanto ai soggetti che detengono lo stock di debito, esso è in larga parte detenuto da soggetti non residenti: sulla base dei dati del giugno 2011 tale quota era pari a circa il 39,2 %.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le strategie di gestione del debito

 

Al fine di fronteggiare le tensioni sul debito sovrano, la strategia di emissione, configurata nelle Linee guida sulla gestione del debito pubblico italiano per il 2012, si fonda sull'esigenza di mantenere maggiori spazi di flessibilità, anche attraverso un maggior ricorso nella prima parte dell’anno a titoli a più breve termine, ferma restando una linea di continuità con il passato, che ha visto il Tesoro costantemente impegnato a perseguire due obiettivi principali: il contenimento del costo del debito e la riduzione dei rischi di mercato, in particolar modo il rischio di rifinanziamento e il rischio di tasso.

 

Per quanto concerne, in particolare, il rischio di rifinanziamento, le modalità di gestione del debito sono state indirizzate a favorire la diluizione nel tempo del rimborso dei titoli di Stato e, quindi, ad allungare la durata dei titoli, allo scopo di non esercitare quella continua pressione sul mercato che mette a rischio la capacità di assorbimento delle emissioni.

La necessità di allungare la vita media del debito è stata perseguita a partire dalla metà degli anni '80, dopo che agli inizi del decennio, in un contesto di elevata inflazione, la durata delle emissioni si ridusse al punto che la vita del debito era di un anno o poco più; alla fine del 2011, nonostante il riacuirsi delle turbolenze sui mercati finanziari, la vita media del debito si è attestata a circa 7 anni. Tra le innovazioni previste per l’anno in corso, si segnala l’emissione di un nuovo titolo destinato al risparmiatore privato italiano, che è stato recentemente collocato direttamente on line sulla piattaforma MOT della Borsa Italiana (c.d. BTP ITALIA).

Il debito privato

A fronte dell’elevato peso del debito pubblico, occorre comunque evidenziare come l’Italia presenti, nella comparazione con gli altri paesi della UE, alcuni punti di forza, quali, in primis, un livello di indebitamento del settore privato relativamente contenuto e ascrivibile soprattutto alla più solida posizione finanziaria delle famiglie.

A quest’ultimo riguardo, secondo i dati della Banca d’Italia - Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 3 dell’aprile 2012 –, nei primi nove mesi del 2011 la ricchezza netta delle famiglie italiane è diminuita. Come nel resto dell’Europa, il calo si è concentrato nella componente finanziaria, soprattutto a causa della diminuzione dei prezzi di mercato delle attività finanziarie lorde; la ricchezza reale è rimasta invece stabile.

La ricchezza netta complessiva è prossima a circa otto volte il reddito disponibile, livello questo elevato nel confronto internazionale.

Analogamente, i debiti finanziari delle famiglie italiane in rapporto al reddito disponibile rimangono bassi nel confronto con gli altri principali paesi.

Nel confronto internazionale i debiti delle imprese in rapporto al PIL restano relativamente contenuti, sebbene i divari con gli altri paesi si stiano riducendo.

La seguente tabella, tratta dal Bollettino economico della Banca d’Italia del luglio 2012, indica l’evoluzione del debito delle famiglie in rapporto al reddito disponibile lordo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


4. La delega per la revisione del sistema fiscale e
le linee di tendenza del sistema tributario

Il Consiglio dei ministri del 16 aprile 2012 ha approvato uno schema di disegno di legge recante la delega per la revisione del sistema fiscale, presentato al Parlamento lo scorso 18 giugno(A.C. 5291). Il provvedimento è in corso di esame presso la VI Commissione (Finanze).

L'intervento è volto a perseguire gli stessi obiettivi di crescita ed equità già messi in campo attraverso il decreto-legge n. 201 del 2011 (cosiddetto "Salva Italia"): non si pone quindi come un intervento radicale, volto ad attuare un particolare modello teorico di tax design, ma intende intervenire per correggere alcuni aspetti critici del sistema per renderlo più favorevole alla crescita e all’equità.

Attraverso la riforma del catasto degli immobili si intende invece correggere le sperequazioni insite nelle attuali rendite, accentuate dall’aumento generalizzato disposto con il decreto-legge n. 201 del 2011.

Tra gli obiettivi delineati emerge la certezza del sistema tributario, da perseguire attraverso la definizione dell’abuso del diritto, la revisione delle sanzioni penali e amministrative, da attuare secondo criteri di predeterminazione e proporzionalità rispetto alla gravità dei comportamenti, dando rilievo alla configurazione del reato tributario per i comportamenti fraudolenti, simulatori o finalizzati alla creazione e utilizzo di documentazione falsa; la revisione del regime della dichiarazione infedele; la possibilità di ridurre le sanzioni per le fattispecie meno gravi, ovvero di applicare sanzioni amministrative anziché penali.

S’intende inoltre attuare una semplificazione sistematica dei regimi fiscali e degli adempimenti “inutilmente complessi”. E’ quindi previsto il miglior funzionamento del contenzioso attraverso lo snellimento dell’arretrato e l’estensione della conciliazione giudiziale alla fase di appello e al giudizio di revocazione nonché il riordino della riscossione delle entrate locali secondo criteri di certezza, efficienza ed efficacia, di competitività e di trasparenza.

La riforma fiscale è anche orientata a proseguire nel contrasto all’evasione e all’elusione nonché al riordino dei fenomeni di erosione fiscale (cosiddette tax expeditures,), con l’obiettivo di eliminare distorsioni e rendere più efficiente il sistema. A tal fine sono previste misure volte a definire metodologie di stima dell’evasione e di monitoraggio dei risultati della lotta all’evasione stessa, nonché alla costruzione di un migliore rapporto tra fisco e contribuenti.

Nella riforma dell’attività dei controlli sono poi espressamente previsti i metodi di pagamento sottoposti a tracciabilità, potenziando inoltre l’utilizzo della fatturazione elettronica.

Uno specifico articoloreca i principi e i criteri direttivi cui deve uniformarsi il Governo nell’introdurre norme per la ridefinizione dell’imposizione sui redditi di impresa, attraverso l’assimilazione dell’imposizione su tutti i redditi d’impresa commerciale o di lavoro autonomo, da assoggettare a un’imposta unica; per l’introduzione di regimi forfettari per i contribuenti di minori dimensioni e forme di opzionalità per i contribuenti. Allo stesso tempo, la revisione del reddito d’impresa è volta a migliorare la certezza e la stabilità del sistema fiscale, a ridurre le incertezze nella determinazione del reddito e della produzione netta e a favorire l’internazionalizzazione dei soggetti economici operanti in Italia.

L’attuazione della delega in materia di IVA deve avvenire attraverso la semplificazione dei sistemi speciali e l’attuazione del regime del gruppo IVA.

Allo stesso tempo, il Governo è delegato ad introdurre norme per la revisione delle altre imposte indirette, con semplificazione degli adempimenti, razionalizzazione delle aliquote nonché accorpamento o soppressione di fattispecie particolari. Le misure in materia di tassazione ambientale sono ritenute necessarie sia sotto il profilo della riduzione delle emissioni nocive che per consentire una migliore distribuzione del carico fiscale, più compatibile con uno sviluppo sostenibile (cosiddetto “doppio dividendo”). 

In materia di giochi pubblici sono previste - oltre ad una raccolta sistematica della disciplina e ad un riordino del prelievo erariale sui singoli giochi - specifiche disposizioni volte, tra l’altro, a tutelare i minori dalla pubblicità dei giochi e a recuperare i fenomeni di ludopatia, sulla base di linee di indirizzo tecnico scientifiche e con il finanziamento di specifici progetti.

Le recenti tendenze della legislazione fiscale

Si segnala che alcuni obiettivi di riforma fiscale sono stati attuati attraverso provvedimenti d’urgenza adottati dal Governo precedente e dal Governo in carica, secondo quanto di seguito segnalato. Nel corso del 2011, infatti, le condizioni del ciclo economico hanno evidenziato un progressivo deterioramento e una ripresa delle tensioni finanziarie sui mercati internazionali. In questo scenario, l’Italia ha proseguito nel percorso di risanamento dei conti pubblici, contemperando questa esigenza con interventi a favore della crescita economica e dell’equità. A tal fine, il legislatore italiano ha spostato il baricentro dell’imposizione dal “lavoro” al consumo e al patrimonio.

La tassazione del patrimonio

Con il decreto-legge n. 201 del 2011, numerose misure hanno introdotto elementi di tassazione reale:

§      la tassazione degli immobili situati in Italia, sostanzialmente con la reintroduzione dell’imposta patrimoniale sulla prima casa, che era stata abolita nel 2008. A tale scopo, viene anticipata dal 2014 al 2012 l’operatività dell’Imposta municipale propria (IMU) – in origine disciplinata dalle disposizioni attuative della delega sul federalismo fiscale – estendendo tale forma di prelievo alla “prima casa” dei contribuenti, seppure con aliquota agevolata e contemperata da una detrazione; l’articolo 91-bis del D.L. n. 1 del 2012 (cd. decreto liberalizzazioni) ha quindi stabilito che, dal 2013, l’esenzione da IMU per gli immobili di enti non commerciali adibiti a specifiche attività sia applicabile solo nel caso in cui le predette vengano svolte con modalità non commerciali;

§      l’imposta sugli immobili detenuti all’estero;

§      la modifica “a scaglioni” dell’imposta di bollo, introdotta con la manovra di agosto (D.l. 138/2011) sui soli conti bancari e che con la citata manovra di dicembre è stata estesa a fattispecie in precedenza escluse, ivi compresi i depositi bancari e postali, anche se rappresentati da certificati;

§      l'applicazione di un'imposta di bollo sulle attività rimpatriate mediante il cosiddetto "scudo fiscale";

§      la tassazione delle attività finanziarie detenute all’estero;

§      la tassazione di alcune manifestazioni di ricchezza, quali i veicoli di grossa cilindrata (potenziando quanto già disposto con la manovra di agosto), gli aerei e le imbarcazioni da diporto di maggiori dimensioni.

La tassazione dei redditi di natura finanziaria

Superando la distinzione tra “redditi di capitale” e “redditi diversi” a favore di una unica categoria di “redditi finanziari”, assoggettati ad un’imposta sostitutiva con una stessa aliquota, il decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138(articolo 2, commi da 6 a 34) ha unificato le precedenti aliquote del 12,50 per cento e del 27 per cento, previste sui redditi di capitale e sui redditi diversi, con un'unica aliquota pari al 20 per cento. Restano esclusi dall’ambito di applicazione della riforma, tra gli altri, i titoli di Stato ed equiparati, i titoli emessi da altri Stati (cd. white list, vale a dire i paesi che consentono un adeguato scambio di informazioni), i titoli di risparmio per l’economia meridionale, i piani di risparmio a lungo termine e le forme di previdenza complementare. Le predette norme hanno altresì definito le modalità con cui nel risparmio gestito (polizze assicurative, gestioni patrimoniali, fondi comuni mobiliari e fondi pensione) deve essere effettuata la tassazione dei titoli soggetti alla minore aliquota del 12,5%, al fine di non vanificare il trattamento di favore loro riservato; inoltre, le norme hanno accordato agli investitori la possibilità di affrancare le plusvalenze maturate al 31 dicembre 2011, allo scopo di evitare la tassazione con la maggiore aliquota del 20%.

L’imposizione sui consumi

Il citato decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 ha disposto un progressivo aumento delle aliquote IVA: l’aliquota ordinaria è passata dal 20 al 21 per cento da agosto 2011, mentre dal 1° ottobre 2012 le aliquote del 10 e del 21 per cento verranno incrementate di 2 punti percentuali (passando rispettivamente al 12 e al 23 per cento). A decorrere dal 1° gennaio 2014 le predette aliquote verranno ulteriormente incrementate di 0,5 punti percentuali, ove entro il 30 settembre 2012 non siano entrati in vigore provvedimenti legislativi in materia fiscale ed assistenziale aventi ad oggetto il riordino della spesa in materia sociale, nonché la eliminazione o riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale che si sovrappongono alle prestazioni assistenziali, tali da determinare specifici effetti positivi sui saldi di finanza pubblica.

In tale ambito occorre ricordare gli aumenti delle aliquote di accisa sia sui prodotti energetici (aventi lo scopo, tra l’altro, di far fronte alle spese sostenute a seguito di eventi calamitosi che hanno colpito l’Italia nel corso del 2011) che sui tabacchi lavorati (rispettivamente, tra gli altri, articolo 23, comma 50-quater, decreto-legge n. 98 del 2011, articolo 33 e 34, legge n. 183 del 2011, legge di stabilità per il 2012, articolo 15, decreto-legge n. 201 del 2011, articolo 3-bis, decreto-legge n. 16 del 2012, e, per i tabacchi, articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011, articolo 6, comma 2-quinquies, decreto-legge n. 216 del 2011).

Gli interventi sull’IRAP e sul costo del lavoro

La legge n. 183 del 2011 ha prorogato al 2012 il regime fiscale -oltre che contributivo - agevolato degli emolumenti correlati ad incrementi di produttività, che sotto il profilo tributario consiste nell’applicazione di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle relative addizionali avente aliquota del 10 per cento. Il legislatore ha inoltre introdotto (con il decreto-legge n. 201 del 2011) norme che prevedono l’integrale deducibilità delle imposte dirette - IRES e IRPEF – dalla quota dell’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) dovuta dalle imprese in rapporto al costo del lavoro, ferma restando la deducibilità di parte (10 per cento) della medesima imposta dovuta in relazione agli interessi passivi e agli oneri assimilati. Inoltre, per favorire l’accesso al lavoro da parte di donne e giovani, è stata aumentata la misura della deduzione IRAP disposta in caso di assunzione di tali tipologie di lavoratori, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno (poi prorogata con il decreto-legge n. 5 del 2012).

L’aiuto alla crescita economica (ACE)

L’articolo 1 del decreto-legge n. 201 del 2011 - in considerazione della esigenza di rilanciare lo sviluppo economico del Paese e fornire un aiuto alla crescita, mediante una riduzione della imposizione sui redditi derivanti dal finanziamento con capitale di rischio - ha introdotto nella tassazione del reddito di impresa un aiuto alla crescita economica (ACE), rendendo deducibile il rendimento del capitale di rischio, valutato tramite l'applicazione di un rendimento nozionale al nuovo capitale proprio. Ciò è finalizzato anche a ridurre lo squilibrio del trattamento fiscale tra imprese che si finanziano con debito ed imprese che si finanziano con capitale proprio, e rafforzare, quindi, la struttura patrimoniale delle imprese e del sistema produttivo italiano.

Le modifiche alle imposte a favore degli enti territoriali: imposta di scopo, imposta sui servizi, Tares, imposta di soggiorno, imposta di sbarco

In tale ambito, l'articolo 14 del decreto-legge n. 201 del 2011 ha istituito, a decorrere dal 1° gennaio 2013, il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES), a copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento, nonché dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni. Il tributo è dovuto da chiunque possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. Sono escluse dalla tassazione le aree scoperte pertinenziali o accessorie a civili abitazioni e le aree comuni condominiali che non siano detenute o occupate in via esclusiva. Il decreto-legge n. 16 del 2011 ha quindi consentito ai comuni di disciplinare con regolamento l’imposta di scopo, nel quadro della disciplina recata dalla legge finanziaria 2007, in luogo della revisione dell’imposta da effettuarsi con regolamento statale (DPR). Il medesimo decreto-legge ha previsto altresì l’abrogazione della sospensione del potere di aumentare le aliquote e le tariffe dei tributi locali e regionali.

Interventi in materia di semplificazione

Allo scopo di favorire la costituzione di nuove imprese da parte di giovani o di coloro che perdono il posto di lavoro, a decorrere dal 1° gennaio 2012 è stato modificato (articolo 27 del decreto-legge n. 98 del 2011) il regime fiscale semplificato dei cd. “contribuenti minimi” che si applica, per il periodo d'imposta in cui l'attività è iniziata e per i quattro successivi, esclusivamente alle persone fisiche che intraprendono un’attività d’impresa, arte o professione o che l’abbiano intrapresa dopo il 31 dicembre 2007. Pertanto, il beneficio del c.d. “forfettone” (una tassazione forfettaria del 20 per cento per i titolari di partite Iva e i lavoratori autonomi che a fine anno incassano meno di 30 mila euro) è riservato a coloro i quali hanno iniziato l'attività a partire da tale data o vorranno iniziarla adesso. Nello stesso tempo per questi ultimi il beneficio è aumentato: a decorrere dal 1° gennaio 2012, l’imposta sostitutiva dell'imposta sui redditi e delle addizionali regionali e comunali viene ridotta al 5 per cento.

L’articolo 10 del decreto legge n. 201 del 2011 ha introdotto dal 2013 il nuovo regime della trasparenza rivolto ai soggetti che svolgono attività artistica, professionale o di impresa, in forma individuale o associata (escluse le società di capitali). Si tratta di un regime finalizzato a incoraggiare la trasparenza fiscale e l'emersione. La norma è congeniata in modo da abbinare la volontaria accettazione di adempimenti in grado di rafforzare fortemente i controlli e l'accertamento da parte del fisco a una serie di vantaggi di tipo premiale, quali: la drastica semplificazione degli adempimenti amministrativi; il tutoraggio prestato dall'Amministrazione fiscale, sia ai fini degli adempimenti Iva, sia ai fini degli adempimenti in qualità di sostituto d'imposta; una corsia preferenziale per i rimborsi e le compensazioni dei crediti Iva.


5 Il sistema delle decisioni e delle procedure di bilancio

A seguito dell’introduzione, a livello comunitario, di moduli decisionali ed operativi tesi a favorire, nell’ambito del cosiddetto “Semestre europeo”, un più intenso coordinamento ex ante delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri della UE ed una più stretta sorveglianza in campo fiscale e macro-economico, lo scorso anno, con la legge 7 aprile 2011, n. 39[3] sono state introdotte modifiche sostanziali e procedurali alla normativa contabile nazionale[4], volte, in via generale, ad assicurare la coerenza della programmazione finanziaria nazionale con le procedure e i criteri stabiliti in sede europea.

L’articolazione del ciclo di bilancio

Per quanto concerne il ciclo di bilancio, la legge di contabilità, allineandosi con il calendario stabilito in sede europea, ha fissato al 10 aprile la data di presentazione alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, del Documento di Economia e Finanza (DEF), che costituisce il principale strumento di programmazione economica e finanziaria.

La presentazione del DEF nella prima metà del mese di aprile consente alle Camere di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l’invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma (PNR) contenuti, rispettivamente, nella prima e nella terza sezione del documento.

Il PNR potrà, inoltre, tener conto delle indicazioni fornite nell’Analisi annuale della crescita, predisposta all’inizio di ciascun anno dalla Commissione europea[5].

 

Al fine di garantire una partecipazione degli enti territoriali al processo di programmazione economico-finanziaria, entro il medesimo termine del 10 aprile il DEF è altresì inviato alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica[6], affinché essa esprima il proprio parere in tempo utile per le deliberazioni parlamentari.

 

Per assicurare, nel corso del Semestre europeo, un pieno e tempestivo coinvolgimento del Parlamento, i progetti, gli atti e i documenti elaborati dalle istituzioni dell’Unione europea nell’ambito del Semestre, contestualmente alla loro ricezione, sono trasmessi dal Governo alle Camere ai fini dell'esame e dell’esercizio delle attività di controllo parlamentare. Nella medesima prospettiva si prevede, inoltre, che entro quindici giorni dalla trasmissione delle linee guida di politica economica e di bilancio a livello dell'UE elaborate dal Consiglio europeo, il Ministro dell'economia riferisca alle competenti Commissioni parlamentari, fornendo una valutazione dei dati e delle misure prospettate dalle linee guida, nonché delle loro implicazioni per l'Italia, anche ai fini della predisposizione del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma.

 

Sulla base del PNR e del Patto di Stabilità, nel mese di giugno la Commissione europea elabora le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati. Successivamente, entro il mese di luglio, il Consiglio ECOFIN e, per la parte che gli compete, il Consiglio Occupazione e affari sociali, provvedono ad esaminare ed approvare le raccomandazioni della Commissione, anche sulla base degli orientamenti espressi dal Consiglio europeo di giugno.

 

Una volta completato il processo di coordinamento delle politiche economiche nell’ambito del Semestre europeo, e al fine di tener conto delle eventuali raccomandazioni formulate dalle autorità europee,è quindi prevista la presentazione, entro il 20 settembre di ciascun anno, di una Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. La Nota consente di tener conto d’informazioni e dati più dettagliati rispetto a quelli disponibili nel mese di aprile e di procedere all'eventuale aggiornamento degli obiettivi programmatici fissati dal DEF, al fine di prevedere una loro diversa ripartizione tra i diversi sottosettori del conto economico della pubblica amministrazione lo Stato, nonché di recepire le raccomandazioni approvate dal Consiglio europeo nel corso del primo semestre dell’anno.

Qualora sia necessario procedere a una modifica degli obiettivi di finanza pubblica, il Governo è tenuto ad inviare, entro il 10 settembre, alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, per il preventivo parere, da esprimere entro il 15 settembre, le linee guida per la ripartizione degli obiettivi. Le linee guida sono altresì trasmesse, entro il 10 settembre, alle Camere, cui è in seguito trasmesso anche il parere espresso su di esse dalla Conferenza.

 

Quale norma di chiusura, la legge di contabilità prevede, infine, che il Governo, qualora per le medesime finalità di aggiornamento previste per la presentazione della Nota, ovvero per il verificarsi di eventi eccezionali, intenda aggiornare gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, ovvero in caso di scostamenti rilevanti degli andamenti di finanza pubblica tali da rendere necessari interventi correttivi, sia tenuto a trasmettere una relazione al Parlamento, recante le ragioni dell'aggiornamento ovvero degli scostamenti, nonché l’indicazione degli interventi correttivi che si intendono adottare.

 

Si ricorda, infine, che la legge di contabilità prevede che entro il 30 giugno di ciascun anno il DEF sia integratodaun apposito allegato – che il Ministro dell'economia è tenuto a trasmettere alle Camere - in cui sono riportati i risultati del monitoraggio degli effetti sui saldi di finanza pubblica, sia per le entrate sia per le spese, derivanti dalle misure contenute nelle manovre di bilancio adottate anche in corso d'anno, con indicazione degli scostamenti rispetto alle valutazioni originarie e le relative motivazioni.

 

La fase di attuazione degli obiettivi programmatici contenuti nel DEF (o nella Nota di aggiornamento) dovrà essere realizzata in autunno, attraverso la presentazione alle Camere, entro il 15 ottobre di ciascun anno, del disegno di legge di stabilità e del disegno di legge del bilancio dello Stato, che compongono la manovra di finanza pubblica su base triennale.

 

In particolare, la legge di stabilità dispone annualmente il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale, provvedendo alla regolazione annuale delle grandezze previste dalla legislazione vigente, al fine di adeguarne gli effetti finanziari agli obiettivi. In particolare, la legge di stabilità provvede alla fissazione dei saldi (saldo netto da finanziare e livello massimo del ricorso al mercato); alle variazioni di aliquote fiscali e alle altre misure che incidono sulla determinazione del quantum della prestazione; alle norme recanti misure correttive delle leggi di spesa ovvero che comportino aumenti di entrata o riduzioni di spesa; agli importi da iscrivere nei fondi speciali e nelle tabelle, nonché da destinare ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Con riferimento al suo contenuto proprio, la legge di contabilità ne ha operato una ridefinizione in senso restrittivo rispetto alla previgente disciplina: nella legge di stabilità non possono essere incluse disposizioni che comportano aumenti di spesa o riduzioni di entrata finalizzate direttamente al sostegno o al rilancio dell’economia, e viene inoltre ribadito il divieto di inserimento di norme di delega ovvero a carattere ordinamentale ed organizzatorio, fatta salva la possibilità di introdurre quelle eventualmente necessarie a garantire l’attuazione del Patto di stabilità interno, nonché quelle volte a realizzare il Patto di convergenza dei costi e dei fabbisogni standard dei vari livelli di governo (di cui alla legge n.42 del 2009 sul federalismo fiscale).

 

Entro il mese di gennaio dovranno essere presentati gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica, che sono stati a loro volta precedentemente indicati nel DEF ovvero nella Nota di aggiornamento del medesimo.

 

Nella tabella che segue sono indicati gli strumenti della programmazione previsti dalla legge n. 196/2009 con i relativi termini di presentazione al Parlamento.

 

Il ciclo di bilancio

10 aprile

Documento di Economia e Finanza (DEF)

30 giugno

Allegato al DEF
sul monitoraggio degli effetti delle manovre adottate anche in corso d'anno

20 settembre

Nota di aggiornamento del DEF

15 ottobre

Disegno di legge di stabilità

15 ottobre

Disegno di legge del bilancio dello Stato

30 giugno

Disegno di legge di assestamento

gennaio

Disegni di legge collegati

 

La disciplina recata dalla legge di contabilità

Trasparenza, controllabilità della spesa e monitoraggio dei conti pubblici

La legge n. 196/2009 prevede una serie di misure volte ad implementare il principio di trasparenza, controllabilità e monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica.

Per quanto attiene al controllo parlamentare, la legge di contabilità prevede, in particolare, che il Governo fornisca alle Commissioni parlamentari competenti tutte le informazioni utili ad esercitare un controllo costante sull’attuazione della riforma di contabilità medesima. Alla luce delle informazioni ricevute e dell’attività istruttoria che potrà essere svolta anche in forma congiunta sulla base di apposite intese da adottare tra i Presidenti delle due Camere, le Commissioni parlamentari competenti dei due rami del Parlamento sono chiamate a formulare osservazioni ed esprimere valutazioni utili alla migliore impostazione dei documenti di bilancio e delle procedure di finanza pubblica.

Inoltre, al fine di favorire lo svolgimento congiunto dell’attività istruttoria utile al controllo parlamentare e di potenziare la capacità di approfondimento dei profili tecnici della contabilità e della finanza pubblica da parte delle Commissioni parlamentari competenti, i Presidenti della Camera e del Senato adottano intese volte a promuovere le attività delle due Camere, anche in forma congiunta, nonché la collaborazione tra le rispettive strutture di supporto tecnico, con riferimento ai diversi ambiti inerenti il monitoraggio, il controllo e la verifica degli andamenti di finanza pubblica, anche con il supporto dell’ISTAT, sulla base di apposite convenzioni.

Ai fini del controllo parlamentare, la proposta di legge stabilisce, inoltre, il principio dell’accesso,da parte della Camera e del Senato, sulla base di apposite intese, alle banche dati delle amministrazioni pubbliche e ad ogni altra fonte informativa gestita da soggetti pubblici rilevante ai fini del controllo della finanza pubblica.

 

Per quanto attiene al monitoraggio da parte degli organi amministrativi, la legge n. 196 (articolo 14) definisce alcune funzioni della Ragioneria Generale dello Stato, cui sono attribuite una serie di nuove attività ai fini del monitoraggio e della valutazione della spesa. In tale ambito, la Ragioneria è chiamata a predisporre una nuova Relazione mensile sul conto consolidato di cassa riferito all’amministrazione centrale, ed una nuova Relazione sul conto consolidato di cassariferito alle amministrazioni pubbliche,da presentare alle Camere nel primo, secondo e terzo trimestre dell’anno.

Tra le misure finalizzate al potenziamento delle attività di controllo e monitoraggio dei conti pubblici va altresì annoverata l’istituzione della banca dati delle amministrazioni pubbliche (articolo 13).

La banca dati, istituita presso il Ministero dell'economia e delle finanze, è alimentata da una serie di dati di bilancio che le amministrazioni pubbliche sono tenute ad inserirvi e a cui potranno avere accesso secondo modalità da stabilire con appositi decreti del Ministro dell'economia e delle finanze. Essa reca altresì una apposita sezione nella quale sono contenuti tutti i dati necessari a dare attuazione al federalismo fiscale.

 

Nell’ambito del Titolo VI contenente norme sul bilancio di previsione dello Stato sono, inoltre, introdotte una serie di disposizioni in materia di analisi e valutazione della spesa da parte delle amministrazioni centrali.

Nell’ambito di tale attività, il Ministero dell’economia svolge un ruolo di supporto, anche attraverso una apposita sezione della citata banca dati unitaria, nonché di collaborazione, attraverso appositi nuclei di analisi e valutazione della spesa.

Le attività svolte da tali nuclei di analisi e valutazione della spesa sono funzionali anche alla formulazione di proposte di rimodulazione delle risorse finanziarie tra i diversi programmi di spesa in sede di predisposizione del progetto di bilancio. Si prevede inoltre l’Istituzione, da parte del Ministero dell'economia, di una sezione della banca dati unitaria di cui all'articolo 13, diretta a raccoglie tutte le informazioni necessarie alla verifica dei risultati dell’azione amministrativa.

Un apposito Rapporto sulla spesa delle amministrazioni centrali, da presentare ogni tre anni a partire da quello successivo all'istituzione della suddetta sezione della banca dati, illustra la composizione e l'evoluzione della spesa, i risultati conseguiti con le misure adottate ai fini del suo controllo e quelli relativi al miglioramento del livello di efficienza delle amministrazioni, fornendo altresì la base analitica per la definizione ed il monitoraggio degli indicatori di performance, utilizzati per la valutazione ex post del conseguimento degli obiettivi di ciascuna amministrazione, nonché per accrescere la qualità dei servizi pubblici.

La legge di contabilità (articolo 49) ha previsto, infine, una apposita delega al Governo finalizzata al potenziamento dell'attività di analisi e valutazione della spesa e al riordino del sistema dei controlli di regolarità amministrativa e contabile – attuata con il decreto legislativo 30 giugno 2011, n. 123.

Il decreto legislativo prevede il potenziamento delle strutture e degli strumenti di controllo e monitoraggio della Ragioneria generale per la realizzazione periodica di un programma di analisi e valutazione della spesa da svolgere anche in collaborazione con le amministrazioni interessate; la condivisione tra la Ragioneria generale, gli organismi indipendenti di valutazione della performance, nonché gli uffici di statistica dei diversi Ministeri, delle relative banche dati e delle altre informazioni necessarie alla realizzazione della predetta attività di analisi e valutazione della spesa; la graduale estensione del programma di tale attività all’intero comparto delle amministrazioni pubbliche; il riordino del sistema dei controlli preventivi e successivi, la loro semplificazione e razionalizzazione, nonché la revisione dei termini previsti per il controllo.

Copertura finanziaria delle leggi

La legge di contabilità riserva l’intero Titolo V alla definizione della copertura finanziaria delle leggi che comportino nuovi o maggiori oneri, in ossequio al disposto dell’articolo 81, comma 4, della Costituzione. Nel ribadire che ciascuna legge onerosa deve indicare espressamente, per ciascun anno e per ogni intervento previsto, la spesa autorizzata, intesa quale tetto massimo, ovvero le previsioni di spesa, per le quali sono definite specifiche clausole di salvaguardia effettive e automatiche, l’articolo 17, comma 1, conferma le consuete modalità di copertura finanziaria delle leggi (utilizzo degli accantonamenti dei Fondi speciali, riduzione di precedenti autorizzazioni legislative di spesa e ricorso a nuove o maggiori entrate), nonché il divieto di coprire nuovi o maggiori oneri di parte corrente mediante utilizzo di entrate in conto capitale. Viene inoltre disposto che le maggiori entrate - derivanti dagli andamenti a legislazione vigente - che dovessero eventualmente prodursi rispetto a quelle iscritte nel bilancio di previsione non possono essere utilizzate per finalità di copertura, bensì destinate al miglioramento dei saldi di finanza pubblica.

Con riferimento alle leggi di delega, inoltre, vale il principio dell’individuazione nell’ambito delle stesse della copertura degli oneri derivanti dai decreti legislativi. Qualora ciò non sia possibile in sede di conferimento della delega, in ragione della complessità della materia trattata, la quantificazione degli effetti finanziari derivanti dai decreti legislativi è effettuata al momento dell’adozione di ciascuno di essi. I decreti legislativi dai quali derivano nuovi o maggiori oneri sono emanati solo successivamente all’entrata in vigore dei provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie.

A ciascun decreto legislativo è sempre allegata una relazione tecnica, che dà conto della neutralità finanziaria del medesimo decreto ovvero dei nuovi o maggiori oneri da esso derivanti e dei corrispondenti mezzi di copertura.

E’ inoltre previsto l’obbligo di relazione tecnica sui disegni di legge del Governo e sugli emendamentigovernativi onerosi, nonché l’obbligo di aggiornarela relazione all’atto del passaggio parlamentare. Le Commissioni parlamentari competenti possono richiedere al Governo la relazione tecnica per tutte le proposte legislative e gli emendamenti al loro esame, ai fini della verifica tecnica della quantificazione degli oneri da essi recati. Novità rilevante è che la relazione tecnica evidenzi anche gli effetti di ciascuna disposizione sugli andamenti tendenziali ai fini del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, del saldo di cassa delle amministrazioni pubbliche (fabbisogno) e dell’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni.

Si prevede infine che le leggi e i provvedimenti con effetti onerosi a carico dei bilanci delle amministrazioni pubbliche debbano contenere la previsione e la copertura dell’onere stesso riferita ai bilanci, annuali e pluriennali. Anche le regioni e le province autonome sono tenute a indicare la copertura finanziaria, utilizzando le modalità di cui all’articolo 17, delle leggi onerose a carico della loro finanza e di quella di altre amministrazioni pubbliche anche attraverso il conferimento di nuove funzioni ovvero mediante la disciplina delle funzioni ad esse attribuite.

Bilancio dello Stato

La legge di contabilità n. 196/2009 contiene – al Titolo VI – tutte le norme relative alla disciplina del bilancio di previsione e del bilancio pluriennale dello Stato; alla classificazione delle entrate e delle spese e dei diversi fondi di bilancio, all’assestamento e variazioni di bilancio, nonché alla procedura degli impegni di spesa; al rendiconto generale dello Stato; all’analisi e valutazione della spesa e al completamento della riforma del bilancio dello Stato.

 

La legge di contabilità prevede la classificazione funzionale delle voci di spesa del bilancio in missioni e programmi. Al fine di rendere più trasparente e significativo il collegamento tra il ruolo di indirizzo del Parlamento e la funzione allocativa, viene ampliata l’aggregazione delle voci che compongono l’unità di voto oggetto dell’approvazione parlamentare, elevandola al livello dei programmi, che costituiscono insiemi omogenei di attività dirette al perseguimento degli obiettivi strategici rappresentati dalle missioni.

La realizzazione di ciascun programma dovrà essere affidata ad un unico centro di responsabilità amministrativa. Dal lato dell’entrata, le unità di voto vengono individuate ad un livello di aggregazione che fa riferimento alle tipologie dei cespiti.

 

Per quanto concerne i contenuti dell’unità di voto parlamentare, ogni singola unità di voto deve indicare:

§      l'ammontare presunto dei residui attivi o passivi alla chiusura dell'esercizio precedente a quello cui il bilancio si riferisce;

§      l'ammontare delle entrate che si prevede di accertare e delle spese che si prevede di impegnare (competenza) nonché l'ammontare delleentrate che si prevede di incassare e delle speseche si prevede di pagare (cassa), nell'anno cui il bilancio si riferisce;

§      le previsioni delle entrate e delle spese relative al secondo e terzo anno del bilancio triennale..

Per quanto concerne la classificazione delle voci di spesa, la dotazione finanziaria dei programmi di spesa viene presentata, nei singoli stati di previsione distinta in spese correnti e spese d’investimento. Per le spese correnti viene tuttavia data specifica indicazione delle spese di personale.

 

La legge n. 196, inoltre, prevede una ripartizione delle risorse appartenenti ai programmi tra quota non rimodulabile (corrispondente agli oneri inderogabili) e quota rimodulabile (nella quale rientrano le spese da fattore legislativo e di adeguamento al fabbisogno).

Secondo la definizione contenuta nell’articolo 21 della legge di contabilità, le spese non rimodulabili sono quelle “per le quali l'amministrazione non ha la possibilità di esercitare un effettivo controllo, in via amministrativa, sulle variabili che concorrono alla loro formazione, allocazione e quantificazione”. Esse corrispondono alle spese definite come “oneri inderogabili”, vale a dire le spese vincolate a meccanismi o parametri (determinati da leggi o da altri atti normativi) che ne regolano autonomamente l’evoluzione.

Gli oneri inderogabili sono costituiti esclusivamente dalle spese obbligatorie, ossia quelle relative a particolari finalità espressamente elencate: pagamento di stipendi, assegni, pensioni ed altre spese fisse, interessi passivi, obblighi comunitari ed internazionali, ammortamento di mutui, nonché le spese vincolate a particolari meccanismi o parametri, determinati da leggi ne regolano l’evoluzione.

Le spese rimodulabili - delle quali non è data una vera e propria definizione - sono individuate:

a)  nelle spese derivanti da fattori legislativi, intendendo come tali quelle autorizzate da espressa disposizione legislativa che ne determina l'importo, considerato quale limite massimo di spesa, e il periodo di iscrizione in bilancio, la cui rimodulabilità è disciplinata dall’articolo 23 della legge di contabilità, su cui vedi al successivo paragrafo);

b)  nelle spese di adeguamento al fabbisogno, ossia spese non predeterminate legislativamente ma quantificate tenendo conto delle esigenze delle amministrazioni.

 

L’articolo 23 della legge di contabilità reca disposizioni in merito alla formazione del bilancio di previsione per quanto concerne la quantificazione dei programmi di spesa. La norma prevede che, in sede di formulazione degli schemi degli stati di previsione, i Ministri devono indicare, anche sulla base delle proposte dei responsabili della gestione dei programmi, gli obiettivi di ciascun Dicastero e quantificare le risorse necessarie per il loro raggiungimento, tenendo conto delle istruzioni fornite annualmente, con apposita circolare, dal Ministero dell’economia.

La norma introduce il divieto espresso di previsioni basate sul mero calcolo della spesa storica incrementale.

Per quanto concerne la quantificazione delle risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi dei rispettivi dicasteri, la norma prevede inoltre che i Ministri competenti possono proporre la rimodulazione delle risorse tra programmi appartenenti alla stessa missione di spesa.

Una volta che i Ministri competenti hanno dato le loro indicazioni in merito agli obiettivi perseguiti dal singolo dicastero e alle risorse necessarie per il loro raggiungimento, la nuova normativa contabile attribuisce al Ministro dell’economia il compito di valutare la congruità e la coerenza tra gli obiettivi perseguiti da ciascun Ministro e le risorse richieste per la loro realizzazione.

 

Per motivate esigenze, con il disegno di legge di bilancio possono inoltre essere effettuate rimodulazioni delle dotazioni finanziarie relative ai fattori legislativi, compensative all’interno di un programma o tra programmi di una medesima missione di spesa.

Resta preclusa la possibilità di utilizzare stanziamenti di spesa in conto capitale per il finanziamento di spese correnti.

In allegato a ciascuno stato di previsione della spesa devono essere indicate le autorizzazioni legislative di cui si propone la modifica e il corrispondente importo.

 

La legge definisce in dettaglio i contenuti del bilancio di previsione, costituito dagli stati di previsione dell’entrata e della spesa, distinti per Ministeri (art. 21, co. 10 e 11), arricchendo gli elementi informativi contenuti in ciascuno stato di previsione. Tra questi ultimi si evidenzia: la nota integrativa al bilancio di previsione, che dal lato della spesa si compone di una prima sezione, concernente il piano degli obiettivi correlati a ciascun programma ed i relativi indicatori di risultato, e di una seconda sezione, relativa ai programmi e alle corrispondenti risorse finanziarie; le schede illustrative dei singoli programmi (c.d. schede di programma) e delle leggi che li finanziano; le schede illustrative dei capitoli recanti i fondi settoriali correlati alle principali politiche pubbliche di rilevanza nazionale; il budget dei costi della relativa amministrazione.

 

La legge disciplina anche il bilancio pluriennale di previsione (art. 22), elaborato per un periodo di tre anni e strutturato per missioni e programmi; esso è esposto a legislazione vigente e a livello programmatico ed incorpora in sé gli effetti della legge di stabilità. Viene inoltre ridefinita la classificazione delle entrate e delle spese mediante il passaggio dalle funzioni obiettivo alle missioni, ferma restando la conformità della classificazione economica e di quella funzionale ai criteri adottati dalla contabilità nazionale ed il raccordo con le classi COFOG individuate a livello internazionale.

Gli articoli da 26 a 29 della legge, inoltre, disciplinano nel dettaglio i fondi speciali e di riserva istituiti nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze. Essi costituiscono strumenti necessari a rendere più flessibile l’attività di gestione e a far fronte alle maggiori esigenze finanziarie che possono manifestarsi nel corso dell’esercizio; ciascuno di tali fondi va approvato con apposite norme nell’ambito della legge di approvazione del bilancio. Nuove norme sono previste inoltre in relazione alle leggi di spesa che autorizzano l’iscrizione in bilancio di contributi pluriennali, le quali possono anche stabilire, se la natura degli interventi lo richieda, le relative modalità di utilizzo mediante autorizzazione a stipulare mutui il cui onere di ammortamento è posto a carico dello Stato.

 

Ai fini del completamento della riforma della struttura del bilancio dello Stato, con particolare riguardo alla riorganizzazione dei programmi di spesa e delle missioni, e alla programmazione delle risorse, l’articolo 40 reca una apposita delega Governo, da esercitarsi entro tre anni dalla data di entrata in vigore della riforma in esame.

I principi e i criteri direttivi della delega prevedono, in particolare, la revisione delle missioni, nonché del numero e della struttura dei programmi - che dovranno risultare omogenei con riferimento ai risultati da perseguire in termini di prodotti e servizi finali - al fine di assicurare, tra l’altro, la univoca corrispondenza fra il programma, le relative risorse e strutture assegnate, e ciascun Ministero, evitando, ove possibile, programmi condivisi tra più Ministeri e fermo restando l’affidamento di ciascun programma di spesa ad un unico centro di responsabilità amministrativa.

L’articolo 42 della legge n. 196 dispone un’ulteriore delega al Governo per il potenziamento della funzione del bilancio di cassa, disponendo che, ferma restando la redazione del bilancio anche in termini di competenza, venga rafforzato il ruolo programmatorio del bilancio di cassa, sia attraverso un raccordo tra autorizzazioni di cassa e gestione di tesoreria, sia disponendo che i dirigenti responsabili predispongano piani finanziari che tengano conto della fase temporale delle obbligazioni, e dei connessi pagamenti. La delega, da esercitarsi entro i quattro anni successivi a quello dell’entrata in vigore della riforma, è accompagnata dalla previsione dell’avvio di un’apposita sperimentazione presso alcune Amministrazioni della durata massima di due esercizi finanziari, le cui risultanze dovranno essere esposte in un rapporto che il Ministro dell'economia e delle finanze è tenuto a trasmettere alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti.

 

 

Il ciclo di bilancio

Gennaio

Inizio dell'esercizio finanziario (art. 20, legge n. 196/2009).

Entro il mese di gennaio il Governo presenta alle Camere gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica (art. 7, co. 2, lett. f).

A partire da gennaio, è prevista la presentazione da parte del Ministero dell’economia e delle finanze (di seguito MEF) di una Relazione mensile sul conto consolidato di cassa riferito alla amministrazione centrale, con indicazioni settoriali sugli enti degli altri comparti delle PA, tenendo conto anche delle informazioni desunte dal Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (SIOPE) (art. 14, co. 3). E’ altresì prevista la pubblicazione mensile da parte del Ministero dell’economia di un Rapporto sull’andamento delle entrate tributarie e contributive(art. 14, co. 5).

In via di prassi, entro il mese di gennaio, il Governo trasmette alle Camere il documento sulla “Analisi annuale della crescita”, predisposto dalle istituzioni della UE nell’ambito del semestre europeo (art. 9, co. 2).

Marzo

Il 1° marzo di ogni anno, di prassi, l’ISTAT comunica le stime del PIL e dell’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni dell’anno precedente.

Aprile

Entro il 10 aprile il Ministro dell’economia presenta alle Camere il Documento di economia e finanza (DEF) (art. art. 7, co. 2, lett. a) e art. 10).

Il documento è inoltre inviato, entro il termine sopra indicato, per il relativo parere alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, la quale si esprime in tempo utile per le deliberazioni parlamentari.

Il DEF è composto da tre sezioni (art. 10):

a)   la prima sezione del DEF reca lo schema del Programma di stabilità, che contiene gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica almeno per il triennio successivo; le previsioni macroeconomiche, per ciascun anno del periodo di riferimento, con evidenziazione dei contributi alla crescita dei diversi fattori, dell'evoluzione dei prezzi, del mercato del lavoro e dell'andamento dei conti con l'estero; gli obiettivi programmatici per l'indebitamento netto, per il saldo di cassa e per il debito delle PA, articolati per i sottosettori della PA; l'articolazione della manovra necessaria per il conseguimento degli obiettivi (co. 2);

b)   la seconda sezione del DEF contiene l'analisi del conto economico e del conto di cassa delle PA nell'anno precedente e degli eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi programmatici indicati nel DEF e nella Nota di aggiornamento; le previsioni tendenziali a legislazione vigente e a politiche invariate per i principali aggregati del conto economico delle amministrazioni pubbliche riferite almeno al triennio successivo; le previsioni tendenziali, almeno per il triennio successivo, del saldo di cassa del settore statale (co. 3);

c)   la terza sezione del DEF reca lo schema del Programma nazionale di riforma, che contiene lo stato di avanzamento delle riforme avviate, gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività, le priorità del Paese e le principali riforme da attuare, i prevedibili effetti delle riforme in termini di crescita economica, di competitività del sistema economico e di aumento dell'occupazione.

In apposita nota metodologica, allegata alla seconda sezione del DEF, sono esposti analiticamente i criteri di formulazione delle previsioni tendenziali (co. 4).

In allegato al DEF sono indicati gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica (co. 6).

In allegato al DEF sono inoltre presentati:

§      il Rapporto sullo stato di attuazione della nuova legge di contabilità e sullo stato di attuazione delle norme finalizzate all’armonizzazione delle regole contabili degli enti territoriali, prevista dalla legge sul federalismo (art. 3);

§      la Relazione di sintesi sugli interventi realizzati nelle aree sottoutilizzate e sui risultati conseguiti (co. 7);

§      i programma delle infrastrutture strategiche (co. 8);

§      il documento, predisposto dal Ministro dell'ambiente sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra (co. 9);

§      per la spesa del bilancio dello Stato, l’esposizione delle risorse destinate alle regioni e province autonomedi Trento e di Bolzano, distinte tra spese correnti e spese in conto capitale (co. 10).

Entro il 30 aprile il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma sono presentati al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea (art. 9, co. 1).

Entro il mese di aprile di ogni anno il Ministro dell’economia presenta al Parlamento la Relazione generale sulla situazione economica del Paese per l'anno precedente (art. 12).

Entro il 30 aprile ciascun Ministero, a cura del proprio Ufficio centrale del bilancio, trasmette alla Ragioneria generale dello Stato il conto del bilancio e il conto del patrimonio relativi all’anno precedente per la redazione del Rendiconto (art. 37, co. 1).

Maggio

Entro il 31 maggio, il Ministro dell’economia presenta alle Camere la Relazione sul conto consolidato di cassa riferito alle amministrazioni pubbliche (I trimestre), con eventuale aggiornamento delle stime tendenziali secondo l'articolazione per sottosettori, nonché sulla consistenza del debito pubblico (art. 14, co. 4).

Entro il 31 maggio, il Ministro dell’economia trasmette alla Corte dei conti il Rendiconto generale dello Stato relativo all’esercizio precedente, per il giudizio di parificazione (art. 37, co. 2).

Giugno

Entro il 15 giugno ciascun Ministero trasmette alle Camere, per l’esame da parte delle Commissioni di merito, una Relazione sullo stato della spesa per l’analisi dell’efficacia nell’allocazione delle risorse e dell’efficienza dell’azione amministrativa rispetto alle missioni e ai programmi del bilancio dello Stato (art. 3, co. 68, legge n. 244/2007).

Entro il 30 giugno, il Governo presenta alle Camere il disegno di legge di assestamento delle previsioni del bilancio dello Stato per l’anno in corso (art. 7, co. 2, lett. e) e art. 33).

Con il disegno di legge di assestamento possono essere proposte, limitatamente all'esercizio in corso, variazioni compensative tra le dotazioni finanziarie anche relative a fattori legislativi, all’interno di programmi di una stessa missione di spesa (art. 33, co. 3).

Entro il 30 giugno di ogni anno, ad integrazionedel DEF,il Ministro dell’economia trasmette alle Camere un apposito allegato in cui sono riportati i risultati del monitoraggio degli effetti sui saldi di finanza pubblica, sia per le entrate sia per le spese, derivanti dalle misure contenute nelle manovre di bilancio adottate anche in corso d'anno (art. 10, co. 11).

Entro il mese di giugno, il Ministro dell’economia presenta alle Camere il disegno di legge di approvazione del Rendiconto per l’esercizio precedente (con il giudizio di parificazione della Corte dei conti) (art. 35, co. 1).

Luglio

Entro il 20 luglio di ogni triennio, il MEF predispone ed invia al Parlamento un Rapporto sulla spesa delle amministrazioni dello Stato, che ne illustra la composizione e l’evoluzione, i risultati conseguiti ai fini del suo controllo e il livello di efficienza raggiunto dalle amministrazioni (art. 41).

Tale Rapporto triennale sostituisce il Programma di analisi e valutazione della spesa delle amministrazioni centrali previsto dall’art. 3, co. 67, della legge n. 244/2007, abrogato dall’art. 41, co. 5, della legge di contabilità. Il Rapporto si configura peraltro come un documento ulteriore rispetto alla Relazione sullo stato della spesa per l’analisi dell’efficacia nell’allocazione delle risorse e dell’efficienza dell’azione amministrativa, presentata annualmente alle Camere entro il 15 giugno di ogni anno da parte di ciascun Ministro (dicui all’art. 3, co. 68, legge n. 244/2007).

Settembre

Entro il 20 settembre il Governo presenta alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (DEF) (art. 7, co. 2, lett. b) e art. 10-bis).

La Nota contiene (art. 10-bis):

a)   l’eventuale aggiornamento delle previsioni macro-economiche e di finanza pubblica per l’anno in corso e per il periodo di riferimento, nonché le eventuali modifiche e integrazioni al DEF conseguenti alle raccomandazioni del Consiglio europeo relative al Programma di stabilità e al PNR,

b)   l’eventuale aggiornamento degli obiettivi programmatici individuati dal DEF, al fine di prevedere una loro diversa ripartizione tra lo Stato e le amministrazioni territoriali ovvero di recepire le indicazioni contenute nelle raccomandazioni eventualmente formulate dalla Commissione europea;

c)   l’obiettivo di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato e di saldo di cassa del settore statale;

d)   il contenuto del Patto di stabilità interno e le sanzioni da applicare in caso di mancato rispetto del Patto medesimo, nonché il contenuto del Patto di convergenza, e le misure volte a realizzare il percorso di convergenza previsto dall'art. 18 della legge n. 42/2009 di attuazione del federalismo fiscale.

Qualora il Governo intenda procedere a una modifica degli obiettivi programmatici di finanza pubblica, è tenuto ad inviare, preventivamente alla presentazione della Nota, entro il 10 settembre, le linee guida per la ripartizione degli obiettivi alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, per il relativo parere da esprimere entro il 15 settembre. Le linee guida sono altresì trasmesse, entro il 10 settembre, alle Camere, cui è in seguito trasmesso anche il parere espresso su di esse dalla Conferenza (art. 10-bis, co. 2).

Alla Nota di aggiornamento del DEF sono allegati una serie di documenti, recanti:

§      le relazioni programmatiche sulle spese di investimento per ciascuna missione di spesa del bilancio dello Stato e le relazioni sullo stato di attuazione delle relative leggi pluriennali (co. 3);

§      in allegato alle relazioni, un quadro riassuntivo delle leggi di spesa a carattere pluriennale (co. 4);

§      in apposita sezione del suddetto quadro riassuntivo, la ricognizione di tutti i contributi pluriennali iscritti nel bilancio dello Stato. Entro il 30 giugno i Ministeri competenti comunicano al MEF i dati necessari alla suddetta ricognizione (co. 5).

In allegato al DEF sono indicati gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica (co. 6).

Entro il 30 settembre, il Ministro dell’economia presenta alle Camere la Relazione sul conto consolidato di cassa riferito alle amministrazioni pubbliche (I semestre), con eventuale aggiornamento delle stime tendenziali secondo l'articolazione per sottosettori, nonché sulla consistenza del debito pubblico (art. 14, co. 4). La Relazione presentata nel mese di settembre riporta, rispetto alle altre di maggio e novembre, l’aggiornamento della stima annuale del conto consolidato di cassa delle PA e delle relative forme di copertura (art. 14, co. 4).

Entro il 30 settembre è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il provvedimento dell'ISTAT ricognitivo delle amministrazioni pubbliche rientranti nel conto economico consolidato della P.A. (art. 1, co. 3).

Ottobre

(sessione di bilancio)

Entro il 15 ottobre il Governo presenta alle Camere il disegno di legge di stabilità (ex disegno di legge finanziaria) e il disegno di legge di bilancio, che sono i provvedimenti che compongono la manovra triennale di finanza pubblica che contiene, per il triennio di riferimento, le misure qualitative e quantitative necessarie a realizzare gli obiettivi programmatici (art. 7, co. 2, lett. c) e d) art. 11).

La legge di stabilità contiene esclusivamente norme tese a realizzare effetti finanziari con decorrenza nel triennio considerato dal bilancio pluriennale. Essa non può contenere norme di delega o di carattere ordinamentale ovvero organizzatorio, né interventi di natura localistica o microsettoriale. (art. 11, co. 3).

Al disegno di legge di stabilità è allegato un prospetto riepilogativo degli effetti triennali sui saldi di finanza pubblica derivanti dalla manovra adottata (co. 4), nonché l’indicazione dei provvedimenti legislativi adottati nel corso dell'esercizio, con i relativi effetti finanziari, nonché le ulteriori misure correttive da adottare (co. 8). Il ddl di stabilità è inoltre accompagnato da una Relazione tecnico illustrativa, la quale costituisce documento di raccordo tra il disegno di legge di bilancio e il conto economico delle amministrazioni pubbliche (co. 9).

Il disegno di legge di bilancio espone per l'entrata e per la spesa le unità di voto parlamentare determinate con riferimento alla tipologia di entrata e ai programmi.

Con il disegno di legge di bilancio, per motivate esigenze, possono essere rimodulate in via compensativa all'interno di un programma o tra programmi di ciascuna missione le dotazioni finanziarie relative ai fattori legislativi. In allegato allo stato di previsione della spesa sono indicate le autorizzazioni legislative di cui si propone la modifica e il corrispondente importo (art. 23, co. 3). Inoltre, nella fase gestionale, con decreto del Ministro dell'economia e finanze possono essere adottate variazioni compensative tra le dotazioni finanziarie interne a ciascun programma, relativamente alle spese per adeguamento al fabbisogno nell'ambito delle spese rimodulabili, su proposta dei Ministri competenti.

In allegato al disegno di legge di bilancio, il Ministero dello sviluppo economico presenta alle Camere una Relazione sulla destinazione delle spese di investimento alle aree sottoutilizzate (art. 21, co. 13).

Novembre

(sessione di bilancio)

Entro il 30 novembre, il Ministro dell’economia presenta alle Camere la Relazione sul conto consolidato di cassa riferito alle amministrazioni pubbliche (riferita ai primi nove mesi dell’anno), con eventuale aggiornamento delle stime tendenziali secondo l'articolazione per sottosettori, nonché sulla consistenza del debito pubblico (art. 14, co. 4).

Dicembre

(sessione di bilancio)

Il 31 dicembre termina l’esercizio finanziario (art. 20).

Al termine dell'anno finanziario ciascun Ministero, per cura del direttore del competente ufficio centrale del bilancio, compila il conto del bilancio ed il conto del patrimonio relativi alla propria amministrazione (art. 37, co. 1).


6. Il pareggio di bilancio in Costituzione

Analogamente a quanto previsto o a quanto si accingono a fare altri ordinamenti europei, anche l’Italia, oltre a ridisegnare la propria disciplina contabile ordinaria - attraverso la legge n.196/09 e successive modificazioni – ha inteso introdurre nella Carta costituzionale il principio del pareggio di bilancio, correlandolo a un vincolo di sostenibilità del debito di tutte le pubbliche amministrazioni, nel rispetto delle regole in materia economico-finanziaria derivanti dall’ordinamento europeo.

 

In particolare, la riforma, disposta con la legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1, novella gli articoli 81, 97, 117 e 119 Cost., incidendo sulla disciplina di bilancio dell’intero aggregato delle pubbliche amministrazioni, compresi gli enti territoriali.

 

Le novelle all’art. 81 Cost., che detta regole sulla finanza pubblica e sulla formazione del bilancio, sanciscono il principio del "pareggio di bilancio", in base al quale lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle diverse fasi - avverse o favorevoli - del ciclo economico.

Alla regola generale del pareggio di bilancio è possibile derogare, facendo dunque ricorso all’indebitamento, solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e al verificarsi di eventi eccezionali, che possono consistere in gravi recessioni economiche; crisi finanziarie e gravi calamità naturali.

 

Per circoscrivere e rendere effettivamente straordinario il ricorso all'indebitamento connesso a eventi eccezionali, si prevede che esso sia autorizzato con deliberazioni conformi delle due Camere sulla base di una procedura aggravata, che prevede un voto a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti.

 

La definizione del contenuto della legge di bilancio, delle norme fondamentali e dei criteri volti ad assicurare l’equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono demandati a una apposita “legge quadro di contabilità”, che nel rispetto dei principi definiti con la legge costituzionale dovrà essere approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera entro il termine del 28 febbraio 2013.

 

La riforma conferma la disciplina dei rapporti costituzionali fra Governo e Parlamento e le loro relative attribuzioni in ordine alla decisione di bilancio, ribadendo i principi della annualità del bilancio e della sua decisione parlamentare, dell'obbligo di rendicontazione, della unità ed unitarietà del bilancio, nonché il principio della esclusività della competenza del Governo in relazione alla predisposizione ed alla presentazione alle Camere del disegno di legge di bilancio.

L'obbligo di assicurare l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico viene esteso, con apposita novella all'art. 97 della Costituzione, a tutte le amministrazioni pubbliche, in conformità con l’ordinamento dell'Unione Europea, cui la norma costituzionale espressamente rinvia.

 

Per quanto concerne la disciplina di bilancio degli enti territoriali, viene modificato l'articolo 119 della Costituzione, al fine di specificare che l'autonomia finanziaria di Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni, è assicurata nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci; viene inoltre costituzionalizzato il principio del concorso di tali enti all’adempimento dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea, nonché precisato che il ricorso all'indebitamento - che la disciplina vigente consente esclusivamente per finanziare spese di investimento - è subordinato alla contestuale definizione di piani di ammortamento e alla condizione che per il complesso degli enti di ciascuna Regione sia rispettato l’equilibrio di bilancio.

 

Ulteriori disposizioni del testo della riforma costituzionale dettano i principi cui dovrà attenersi la suddetta "legge quadro di contabilità" oggetto di approvazione a maggioranza qualificata, la quale dovrà disciplinare, tra l'altro:

§      l’introduzione di verifiche preventive e consuntive sugli andamenti di finanza pubblica;

§      l’adozione di misure correttive in caso di scostamento negativo dalle previsioni;

§      la definizione puntuale degli eventi eccezionali (gravi recessioni economiche, crisi finanziarie e gravi calamità naturali), al verificarsi dei quali sono consentiti il ricorso all’indebitamento per il bilancio dello Stato;

§      l’introduzione di regole fiscali sulla spesa a salvaguardia degli equilibri di bilancio e per assicurare la riduzione del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo nel lungo periodo;

§      l'istituzione presso le Camere, nel rispetto della relativa autonomia costituzionale, di un organismo indipendente, al quale attribuire compiti di analisi e verifica degli andamenti di finanza pubblica e di valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio.

 

Si prevede, infine, che alle Camere sia affidata la funzione di controllo sulla finanza pubblica - con particolare riferimento all'equilibrio tra entrate e spese, nonché alla qualità e all’efficacia della spesa delle pubbliche amministrazioni - da esercitare secondo modalità da definire con i rispettivi regolamenti.

 

Le nuove disposizioni costituzionali troveranno applicazione a decorrere dall’esercizio finanziario relativo all’anno 2014.

 

 


Scheda paese politico-istituzionale sulla Cina


Il quadro istituzionale

L’attuale Costituzione della Repubblica popolare cinese, adottata nel 1982 (i precedenti testi costituzionali risalgono al 1954, al 1975 ed al 1978), assegna il ruolo guida della società cinese al Partito comunista che compone, insieme ad altri otto partiti ufficialmente riconosciuti, la Conferenza consultiva politica del popolo cinese. A seguito delle riforme costituzionali del 1988, 1993 e 1999 tale ruolo guida convive con “un’economia socialista di mercato” e con il riconoscimento della proprietà privata. La Costituzione descrive come supremo organo legislativo l’Assemblea generale del popolo, composto da 2.987 membri eletti indirettamente con un mandato di cinque anni dai congressi muni-cipali, provinciali e regionali. Il Presidente del-l’Assemblea gene-rale del popolo, eletto quello stesso consesso, esercita le funzioni di Capo dello Stato. L’Assemblea si riunisce in una sola sessione annuale. Quando non è in sessione gli affari correnti sono svolti dal Comitato permanente, eletto in seno all’Assemblea. Il Comitato esercita poteri di supervisione sul Consiglio di Stato, eletto anch’esso dall’Assemblea con compiti esecutivi (è, in sostanza l’Esecutivo cinese, composto dal Primo Ministro, dai vice primi ministri e dai consiglieri di Stato). La Commissione militare centrale, anch’essa eletta dall’Assemblea generale, è invece il più alto organo militare dello Stato.

Per Freedom House, la Cina è uno “Stato non libero”, mentre il Democracy Index 2011 dell’Economist Intelligence Unit la definisce “regime autoritario” (cfr. infra “Indicatori internazionali sul paese”).

Nel sistema politico cinese, infatti, il principale centro di potere rimane il Partito comunista: tutti i livelli elettorali, tranne quelli relativi ai comitati di villaggio e dei piccoli centri urbani, dove si registra una maggiore concorrenzialità (in presenza però di organi dotati di scarso potere) vedono uno stretto controllo del partito, che designa i candidati e controlla il processo elettorale.

Per quel che concerne il concreto esercizio delle libertà politiche e civili, il grande sviluppo vissuto negli ultimi due decenni dalla società cinese e l’apertura all’esterno ha senza dubbio reso più difficile il controllo sociale da parte delle autorità, tuttavia fonti indipendenti confermano la presenza di realtà significative di repressione, alcune delle quali evolutesi alla luce della nuova situazione.

La libertà di stampa, nonostante la vivacità delle discussioni negli ambienti privati e gli sforzi di singoli giornalisti di affrontare tematiche sensibili, come quelle legate alla corruzione o ai problemi ambientali, appare pregiudicata: in particolare le autorità governative consento-no solo ai mezzi di comunicazione di massa di proprietà statale di “coprire” i principali eventi, previa intesa sulle immagini e i resoconti da mandare in onda.

Le direttive del partito forniscono inoltre a tutti i giornalisti e operatori dei media linee-guida la cui violazione espone ad azioni legali e all’arresto. La Cina avrebbe anche elaborato tecnologie avanzate e pervasive di controllo dei siti Internet (la Cina ha il più alto numero di utenti Internet a livello globale: nel 2009 360 milioni).

Anche la libertà di riunione e di associazione appare sottoposta a severe restrizioni: in particolare, sono state stabilite misure per impedire ad eventuali manifestanti o sottoscrittori di petizioni antigovernative di raggiungere la capitale Pechino, misure che prevedono anche il ricorso da parte delle autorità locali alla detenzione illegale. Dal punto di vista della libertà economica, il 2012 Economic Freedom Index della Heritage Foundation definisce la Cina, a dispetto delle riforme poste in essere negli ultimi decenni, “prevalentemente non libera”. Secondo il rapporto, le misure di liberalizzazione economica intraprese a partire dalla fine degli anni Settanta e culminate nell’ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) nel 2001 appaiono infatti aver contribuito allo sviluppo di un robusto tessuto di medie imprese private e di imprese agricole (la proprietà della terra rimane formalmente dello Stato ma i privati possono scambiare affitti di lungo periodo). Tuttavia le grandi industrie e, soprattutto, il sistema creditizio-finanziario appare sotto il controllo statale (in particolare il credito risulterebbe allocato secondo criteri politici e non di efficienza economica).

La tutela legale dei diritti di proprietà, compresa la proprietà intellettuale appare debole, così come permane una limitata libertà di movimenti valutari (la moneta cinese, come è noto, non è convertibile) e, nonostante l’apertura al mercato internazionale, permarrebbero significative restrizioni di tipo protezionista, attraverso il ricorso a barriere non tariffarie.

Al tempo stesso il rapporto 2010 dell’OMC, nel mostrare apprezzamento per gli sforzi compiuti dalla Cina nella liberalizzazione della propria economia, rileva che la liberalizzazione nel settore dei servizi (in particolare quelli bancari-finanziari) non risulta completa mentre le barriere non tariffarie e le politiche di sostegno alle “innovazioni tecnologiche interne” costituiscono ostacoli all’apertura commerciale (in particolare nel settore degli appalti pubblici). All’interno dell’OMCla Cina ha, fino al 2016, lo status di “economia non di mercato” che agevola l’adozione da parte degli altri Stati di misure anti-dumping (la Cina è destinataria del maggior numero di investigazioni anti-dumping in sede WTO).

 

Il quadro politico

La Cina si appresta nei prossimi mesi al cambiamento delle leadership, alla Presidenza della Repubblica ed alla guida del Partito comunista.

Attuale Presidente della Repubblica popolare cinese, e Presidente della Commissione militare centrale, nonché Segretario generale del Partito comunista cinese è, dal 2003, HuJintao (n. 1942); primo ministro, dal medesimo anno, è Wen Jaobao (n. 1942).

L’esito del processo in corso avviato, sembra innestarsi nel solco della continuità e del mantenimento dello status quo, almeno dal punto dell’indirizzo politico.

Sarà, con ogni probabilità, il candidato conservatore Xi Jinping (n. 1953), nominato nel 2011 Vicepresidente della Repubblica e Vicepresidente della Commissione militare centrale, ad essere eletto, il prossimo ottobre, Segretario generale del partito comunista e, all’inizio del 2013, presidente della Cina. Il nuovo leader dovrebbe condurre il paese, in politica estera, verso una politica più aggressiva, in particolare nella difesa degli interessi fondamentali del paese. Sul piano economico, resta da vedere se la nuova leadership cinese avvierà un’ulteriore liberalizzazione della moneta, che sebbene abbia importanti vantaggi, potrebbe condurre a speculazioni e alla conseguente rivalutazione della valuta cinese.

Sebbene la sua candidatura debba ancora essere formalizzata, non sembrano esserci dubbi che sarà lui il successore di Hu Jintao.

Il futuro Primo Ministro sarà invece Li Keqiang, un altro membro del Comitato centrale del Politburo (organo di direzione politica del Partito comunista).

I membri del Comitato centrale del Politburo dovranno inoltre decidere entro ottobre la sostituzione di 7 dei suoi 9 membri, che dovranno essere confermati da più di 2.000 delegati durante il XVIII Congresso nazionale del Partito. Circa il 70% dei membri della Commissione militare centrale e del Comitato esecutivo dovranno anch’essi essere sostituiti in ottobre.

L’attuale Presidente e Segretario del Partito Hu Jintao resterà, come il suo predecessore Jiang Zemin, a capo della Commissione centrale degli affari militari per altri due anni prima di passare tale carica a Xi. Ciò renderà Hu il secondo comandante supremo delle forze armate fino al 2014-2015.

Il 1° agosto scorso è stata annunciata la promozione di quattro generali tra i quali spicca quella di Liu Yazhou, vicino all'ala liberale del Partito. I quattro ufficiali che sono stati promossi a generali con pieni poteri sono Du Jincai, 60 anni, vicecapo del Dipartimento politico generale; Tian Xiusi, 62 anni, commissario politico del comando militare di Chengdu; Du Hengyan, 61 anni, Commissario politico del Comando militare di Jinan, oltre al già citato Liu Yazhou, 60 anni, Commissario politico dell'Università nazionale della Difesa.

Una nuova tappa del complicato rituale del cambio di leadership è stata segnata da un vertice segreto tra il presidente Hu Jintao e i top leader di Pechino, che si è tenuto nella città costiera di Beidaihe e di sui si è avuta notizia il 5 agosto. A Beidaihe si riunivano storicamente i leader cinesi una volta all'anno fino all'elezione di Hu Jintao, nel 2003, per stabilire la strategia del passaggio dei poteri alla nuova generazione di dirigenti. Una delle decisioni trapelate dal vertice sarebbe stata, secondo fonti di stampa, quella di anticipare il XVIII Congresso nazionale del Partito comunista cinese prima di ottobre.

La fase di transizione è stata complicata dal caso di Bo Xilai, l'ex potentissimo responsabile del Partito della metropoli di Chongqing, caduto in disgrazia per una serie di scandali, e della moglie Gu, che il 9 agosto comparirà davanti ai giudici per rispondere dell'assassinio dell’affarista britannico Neil Heywood.

La questione di Bo, che ha provocato la più dura lotta di potere all'interno del partito dai tempi della Rivoluzione culturale, è stata probabilmente determinante nella convocazione della riunione segreta di Beidaihe, anche se questa volta è stato limitato il numero dei partecipanti.

La tradizione, invece, voleva un imponente spostamento della gran parte della burocrazia del partito durante i mesi estivi nella città marinara.  Bo è tuttora detenuto in una località segreta ef indagato per “gravi violazioni della disciplina di partito”: sulla sua sorte non si sa nulla, ma si dice che i dirigenti cinesi vogliano il processo contro Gu proprio per chiudere in qualche modo la vicenda ed evitare che tutta la questione interferisca col Congresso del Partito.

Per esempio la riduzione dei membri del Politburo da nove a sette.  Oltre a Presidente e Premier, i candidati più accreditati - secondo il Financial Times - sarebbero Li Yuanchao, responsabile del potente Dipartimento organizzativo, Wang Qishan, Vice Premier ed economista di grande esperienza, Zhang Dejiang, Vice Premier che ha sostituito Bo come segretario del partito di Chongqing e Yu Zhengsheng, segretario del partito a Shangai. L'ultimo seggio da assegnare potrebbe andare a Wang Yang, segretario del partito nella provincia del Guangdong, o a Zhang Gaoli, segretario nella città settentrionale di Tianjin o ancora a Liu Yunshan, capo del Dipartimento per la propaganda.

 

 

Chi è Xi Jinping

Nato nel 1953, come molti dei suoi colleghi nel Politburo è un cosiddetto “principino”: è infatti figlio di Xi Zhongxun, un eroe della Lunga Marcia e membro fondatore del Partito comunista cinese di cui fu vice presidente. Sebbene Xi inizialmente sia cresciuto nel comfort del Zhongnanhai, il quartiere dove risiedevano i leader del partito, durante la rivoluzione culturale, quando suo padre fu espulso da Mao Zedong, venne mandato nelle province povere nel nord-ovest dello Shaanxi per “imparare dalle masse”. Le difficoltà di quegli anni lo indussero a diventare “più rosso dei rossi” al fine di sopravvivere e ritagliarsi un ruolo nel paese. Si unì al Partito comunista nel 1974 e ne scalò velocemente la gerarchia divenendo segretario locale nell’Hebei, dal 1982 al 1985. Nel 1985 si trasferì nel Fujian, dove continuò a fare carriera fino a diventare governatore della provincia nel 2000. Nello Zhenjiang, dove si trasferì poco dopo per assumere la carica di governatore e capo del partito dal 2002 al marzo 2007, i notabili locali e gli intellettuali hanno affermato di aver avuto un periodo di rara e prolungata apertura durante il suo governo. Si formarono migliaia di nuovi gruppi – molti dei quali associazioni di uomini d’affari che rappresentavano le molte piccole industrie della regione. Candidati indipendenti poterono sedere negli organi politici locali. Il periodo di Xi in Zhenjiang dal 2002 al 2007 vide una rapida crescita dei gruppi non governativi, incluse le associazioni industriali e i sindacati, i quali contrattarono sui salari e mantennero le proteste lavorative al minimo. Le chiese cristiane clandestine operarono in relativa tranquillità, anche se, secondo le associazioni per i diritti umani, come Chinese Human Rights Defenders Network, negli anni di Xi in Zhenjiang non mancarono le persecuzioni di dissidenti, cristiani e attivisti sindacali e per i diritti umani. Dopo la caduta del segretario del partito di Shangai, Chen Liangyu, a causa di uno scandalo di corruzione, Xi fu nominato segretario nella città nel 2007. Solamente sei mesi dopo fu nominato al Comitato centrale del Politburo e informalmente scelto come successore di Hu Jintao. Nell’ottobre 2010, Xi venne nominato vice presidente della Commissione militare centrale, nomina che rafforzò ancora la sua posizione.

 

La nuova leadership di Xi

Secondo Andrew Nathan, docente di scienza politica alla Columbia University, a giudicare dal passato politico di Xi, difficilmente egli potrà introdurre cambiamenti sostanziali nel sistema politico cinese. Secondo Nathan e altri studiosi, Xi continuerà a cercare di riformare il sistema di governo interno al partito, in linea con quella che in anni recenti è stata definita “democrazia intra-partitica”. Non sembrano esservi dubbi sul fatto che Xi non metterà in discussione il sistema di governo autoritario sul quale si regge il paese. Il Partito comunista continuerà a esercitare quello che Pechino chiama “monopolio di potere” del partito; in questo senso, i cambiamenti relativi alla governance in Cina rimarranno confinati alla sfera intra-partitica e al processo di selezione dei membri.

Negli ultimi anni Pechino ha insistito affinché il processo attraverso il quale i funzionari del governo scalano i vertici del partito si svolga attraverso elezioni al suo interno. In realtà, questi processi hanno ben poco a che vedere con delle vere procedure elettorali, essendo più simili a delle consultazioni interne al Politburo ed al Comitato permanente dell’ufficio politico del Pcc, che vengono poi ratificate dal Comitato centrale del partito, un organo formato da 350 funzionari di alto livello.

Secondo un altro sinologo, Bruce Gilley, politologo dell’Hartfield School of Government dell’Università do di Portland, Xi ha dimostrato di essere un “uomo forte” che, nel segno dell’opportunismo, è pronto a sacrificare ideali e principi in nome della propria carriera e del rafforzamento della propria autorità all’interno del partito. Gilley afferma che, fino a tempi recenti, Xi era un grande sostenitore delle controverse (in quanto violente e illegali) politiche anti-corruzione e anti-crimine di Bo Xilai a Chongqing, che includevano la tortura.

Nel 2010, durante una visita a Chongqing, Xi aveva lodato gli sforzi di Bo per la repressione della corruzione e della criminalità, elogiando l’apparato di sicurezza locale per l’efficienza dimostrata nell’affrontare questi problemi; ma quando Bo è caduto in disgrazia ed è stato arrestato per i reati a Chongqing, Xi ha repentinamente preso le distanze da lui. Anche nei confronti del Tibet, secondo Gilley, Xi manterrà una linea politica dura e intransigente. Quando, nel luglio scorso, si è recato in Tibet per festeggiare il sessantesimo anniversario di quella che Pechino chiama “la liberazione del Tibet”, anziché cercare di assumere un tono conciliante, Xi ha pronunciato un discorso di un’ora dai toni estremamente aggressivi, attaccando “le politiche separatiste” del Dalai Lama, sottolineando l’importanza del mantenimento di una massiccia presenza militare nella regione.

 

La situazione economica

Divenuta ormai la seconda potenza manifatturiera mondiale (dopo gli USA), la Cina vede come tema principale dell’agenda politica della sua leadership la ricerca delle modalità per garantire la prosecuzione di una crescita economica sostenibile socialmente e politicamente (e cioè nell’ottica della stabilità dell’attuale sistema politico fondato sul ruolo centrale del partito comunista cinese). In questa ottica, la quinta sessione plenaria del XVII Comitato centrale del Partito comunista cinese ha approvato le linee-guida del dodicesimo piano quinquennale (2011-2016), ispirate al concetto di “crescita inclusiva” e di “integrazione dello sviluppo economico con il miglioramento della vita della popolazione”. Per il prossimo quinquennio il piano prevede un tasso di crescita annua del PIL medio del 7% (nel 2010 il PIL è cresciuto del 10%). Se nell’undicesimo piano quinquennale l’accento era posto sulla ricerca energetica, sulle infrastrutture e sui trasporti, nel dodicesimo si insiste su “relazioni sindacali armoniose” e su una “crescita più globale, coordinata e sostenibile”.

A questo tema della “crescita armoniosa” possono essere ricondotti molti degli aspetti dell’attualità cinese, a partire dal dibattito sugli equilibri monetari internazionali, che vede molti Stati, a partire dagli USA, accusare la debolezza della moneta cinese. Tale sottovalutazione della moneta appare infatti funzionale ad un modello di sviluppo ancora (nonostante le misure antirecessive e di stimolo al mercato interno assunte nel 2008) prevalentemente export-led, cioè trainato dalle esportazioni, laddove una riallocazione di risorse verso il mercato interno potrebbe far scoppiare tensioni sociali, che, secondo alcuni analisti, appaiono già profilarsi all’orizzonte come dimostrerebbero le incipienti tensioni sociali relative al massiccio fenomeno di urbanizzazione in corso (come testimoniano le proteste contro le espropriazioni di terreni agricoli), i rischi di tensioni inflative dovute a pressioni salariali e all’aumento dei prezzi energetici e alimentari, i ripetuti timori per lo scoppio di una bolla immobiliare.

In particolare, i timori di uno scoppio della bolla immobiliare appaiono essersi rafforzati alla fine del 2011: per contrastare la crisi economica globale il governo ha facilitato i prestiti bancari alle imprese nel settore delle costruzioni, che tuttavia hanno costruito anche in assenza di compratori: si calcola che il 50% degli immobili in costruzione rimanga invenduto. Così dopo essere cresciuti i prezzi stanno scendendo rapidamente: il valore delle nuove case costruite a Pechino è sceso del 35% a novembre.

In questo quadro, peraltro, la leadership cinese teme che a queste eventuali tensioni, o comunque nell’ambito di un’ulteriore espansione del ceto medio cinese, si possa associare anche la richiesta di maggiore libertà politica interna. Che questi timori siano effettivamente nutriti è stato dimostrato dall’atteggiamento di netta chiusura rispetto alle richieste di scarcerazione del dissidente Liu Xiaobo, promotore del movimento per i diritti civili Charta ’08, ispirato al cecoslovacco Charta ’77 di Vaclav Havel, in occasione del conferimento allo stesso del premio Nobel per la pace. A questo si aggiungono ora i timori manifestati in occasione delle proteste scoppiate agli inizi del 2011 in Nord Africa.

Nel febbraio 2011 la polizia cinese è intervenuta in maniera consistente per impedire lo svolgimento di manifestazioni lanciate via Internet ed ispirate alla “rivoluzione dei gelsomini” tunisina. Da registrare a questo proposito, anche l’arresto, nel 2011, con l’accusa non meglio definita di “reati economici” dell’architetto Ai Weiwei, autore dello stadio olimpico inaugurato per le Olimpiadi di Pechino del 2008.

Le sfide industriali

Al momento, ci sono solo poche imprese cinesi che sono in grado di competere come marchi globali; la maggior parte agisce su mercati domestici o regionali, o come subfornitori per i marchi stranieri. Se la Cina è brava a copiare o adattare le tecnologie straniere, in materia d’innovazione lascia molto a desiderare. Tra i paesi emergenti, la Cina è quella che presenta uno dei più ampi divari tra ricchi e poveri. Il degrado ambientale ed il progressivo esaurimento delle riserve idriche sono saliti in cima alla classifica dei problemi interni del paese. Il suo modello economico, basato sulla crescita trainata dalle esportazioni, sugli investimenti diretti esteri e sul dominio delle imprese di proprietà statale legate al partito, sta esaurendo la propria spinta propulsiva e dimostra di avere un urgente bisogno di riforme.

Gli indicatori economici recenti rivelano che i leader cinesi si troveranno – prima di quanto si creda – a dover gestire una crescita economica significativamente inferiore a quella registrata negli scorsi anni.

Gli ultimi dati mostrano che, sebbene l’inflazione sia tornata a un più gestibile 3% dopo il picco del 6% registrato nel 2011, la crescita della produzione industriale si è fermata al 9,3, percentuale modesta se rapportata al 20% registrato lo scorso anno. Il rallentamento della produzione industriale cinese nel primo trimestre del 2012 è stato accompagnato dal rallentamento della crescita degli investimenti in beni immobili e nelle vendite al dettaglio, indicatori economici fondamentali per determinare se gli sforzi del governo per stimolare la domanda interna hanno avuto successo o meno.

Mentre questi dati sarebbero indicatori di “crescita ad alta velocità” in qualsiasi altro paese, in Cina un tale rallentamento della crescita economica accompagnato dall’aumento dei prezzi al consumo e dall’aumento dei prezzi dei beni immobiliari, rappresenta senza dubbio una minaccia per quello che in letteratura è stato definito “l’affare” tra il partito comunista e il popolo cinese: crescita economica e prosperità in cambio dell’acquiescenza verso il partito e il suo monopolio del potere. Esattamente come capitato con l’attuale classe di potere, anche la prossima leadership si troverà a dover fronteggiare la sfida di riequilibrare l’economia cinese: da un modello basato sulle esportazioni tipico dei paesi emergenti a un modello di crescita e sviluppo supportato dalla domanda interna.

Parte del processo di trasformazione è rappresentato dalla necessità per le imprese cinesi di creare prodotti ad alto valore aggiunto allo scopo di superare lo stadio di “fabbrica di assemblaggio” del mondo. Gli economisti, tuttavia, sono concordi nell’affermare che ciò non avverrà in tempi brevi. Nei prossimi anni, infatti, la crescita dell’economia cinese verrà trainata soprattutto dalle fabbriche cinesi di assemblaggio di prodotti stranieri, aggiungendo non più del 15% al valore del prodotto finale.

Gli interessi fondamentali cinesi

Durante la visita a Pechino del Vicepresidente statunitense Joe Biden ad agosto 2011, anche Washington ha avuto un’anticipazione di quello che potrebbe accadere con l’ascesa al potere di Xi. In quell’occasione, Xi ha affermato con chiarezza che le proprie posizioni in politica estera sono del tutto in linea con le posizioni ufficiali di governo.

Ad esempio, egli ha esortato Washington a rispettare i “core interest” (interessi fondamentali) della Cina, comprese le questioni di Taiwan e Tibet. “Esse devono essere gestite con prudenza, per evitare di arrecare disturbo alle relazioni tra la Cina e gli Stati Uniti” ha affermato Xi. In altri termini, Washington non deve interferire con le politiche cinesi verso Taiwan e Tibet, onde evitare il deterioramento delle relazioni con la Cina. Biden si è adeguato all’invito di Xi, affermando che gli Stati Uniti comprendono pienamente che le questioni di Taiwan e Tibet sono parte degli “interessi fondamentali” della Cina.

Gli Stati Uniti si atterranno fermamente alla “One-China policy” non sosterranno le ambizioni d’indipendenza di Taiwan e riconoscono che il Tibet è una parte inalienabile del territorio cinese”, è stata la risposta di Biden. Al contrario, in occasione della visita di Xi a Washington dello scorso febbraio, il presidente Barack Obama è stato molto più esplicito riguardo a quello che Washington vuole da Pechino. Obama ha, infatti, esortato Pechino ad “attenersi alle stesse regole con le quali giocano le altre grandi potenze dell’economia mondiale” – un modo per chiedere alla Cina di tutelare i diritti della proprietà intellettuale statunitense in Cina, permettere la rivalutazione della moneta cinese, aprire ulteriormente il proprio settore finanziario agli investitori statunitensi. Recentemente, Pechino ha dato segni di preoccupazione nei confronti della strategia di Obama in Asia orientale volta ad aumentare la presenza statunitense nell’area, e nei confronti della vendita di armi a Taiwan, che Pechino definisce “una provincia ribelle”.

Queste questioni rimarranno nell’agenda sino-statunitense ancora per molti anni; Xi, come i suoi predecessori, ribadirà con determinazione, senza lasciare spazio al compromesso, che la vendita di armi a Taiwan rappresenta un’indebita ingerenza negli affari interni della Cina. Mentre resta da vedere se Obama sarà disposto a ricevere ancora il Dalai Lama in futuro, non sembrano esservi dubbi sul fatto che nei prossimi anni Washington continuerà a permettere alle proprie industrie militari di vendere armi e tecnologia militare a Taiwan. Inoltre, Washington e Pechino continueranno a manifestare divergenze riguardo all’atteggia-mento da tenere verso l’Iran.

La Cina è il maggiore importatore di petrolio iraniano; essa pertanto non supporta gli sforzi statunitensi d’inasprimento delle sanzioni verso Tehran volte a frenare il programma nucleare del paese. Sostanzialmente, Pechino non ridurrà i propri acquisti di petrolio iraniano solamente perché è Washington a domandarglielo.

Dal sostegno o dall’opposizione di Pechino alle politiche statunitensi nei confronti di Iran e Corea del Nord potrebbero dipendere il successo o il fallimento degli sforzi americani di contenimento dei programmi nucleari dei due paesi. Nel frattempo, la Cina continuerà la rapida e costosa modernizzazione del proprio settore militare. Recentemente, Pechino ha annunciato un ulteriore aumento dell’11,2% nelle proprie spese per la difesa, portandole per la prima volta sopra ai 100 miliardi di dollari nel 2012. La Cina dispone di sofisticati sistemi missilistici, capacità di guerra cibernetica e stealth technology (tecnologia per rendere gli aerei e le navi meno visibili ai radar), per non parlare delle armi nucleari.

Una cauta liberalizzazione

Nell’aprile di quest’anno Pechino ha triplicato la somma di denaro che le istituzioni straniere possono investire sul mercato dei capitali cinese. Ciò mira all’ulteriore allentamento dei controlli sul capitale e all’ulteriore internazionalizzazione della valuta cinese. Da ora in avanti, è possibile investire un totale di 80 miliardi di dollari sul mercato cinese, a dispetto del precedente limite di 30 miliardi di dollari. Sebbene questi rappresentino importanti cambiamenti, che renderanno i mercati finanziari cinesi ancora più attraenti per gli investitori stranieri, gli analisti sono concordi nell’affermare che ciò di cui Pechino ha bisogno per integrare ulteriormente il proprio paese sui mercati globali è la liberalizzazione del sistema bancario domestico.

Nelle scorse settimane, il Primo ministro Wen Jiabao ha ripetutamente esortato il paese ad avviare la liberalizzazione del sistema bancario, sostenendo che le banche e le imprese di proprietà statale realizzano profitti “troppo facilmente”. Tuttavia, dal momento che più del 70% dei prestiti erogati dalle banche di proprietà o sotto il controllo dello stato cinese vanno a imprese di proprietà statale che investono sia sul mercato interno sia su quello internazionale, un tale smantellamento e l’introduzione di banche private dotate di liquidità sufficiente da poter erogare prestiti ai privati – in opposizione alle imprese di proprietà statale – deve avvenire in maniera molto graduale.

Per quanto riguarda la moneta, Pechino si trova a dover assumere una decisione cruciale sul permetterne o meno un’ulteriore liberalizzazione. I benefici della flessibilità monetaria sono universalmente riconosciuti, ha affermato Eswar Prasad, ex direttore della divisione Cina del Fondo monetario internazionale. Un regime monetario più flessibile, sostiene Prasad, darebbe alla Banca centrale cinese la possibilità di adottare una politica monetaria più indipendente, con la possibilità di fissare tassi d’interesse più adatti agli obiettivi domestici.

Questo, sempre secondo Prasad, aiuterebbe a promuovere la riforma del settore finanziario permettendo alla Banca centrale di usare i tassi d’interesse per indirizzare l’allocazione del credito. Fino a oggi, Pechino si è dimostrata riluttante nei confronti dell’ulteriore liberalizzazione della propria moneta; il timore è che le liberalizzazioni possano produrre un flusso speculativo che porterebbe una decisa rivalutazione della valuta cinese, andando dunque a colpire le esportazioni dalle quali il paese dipende per mantenere tassi di crescita elevati.

Politica estera

L’emersione della Cina come potenza globale sta comportando significativi mutamenti negli equilibri asiatici, che vedono coinvolti anche gli USA. Nel novembre 2011 il segretario di Stato USA Clinton ha annunciato che questo, per gli USA sarà il “secolo del Pacifico” e numerose iniziative (a partire dal viaggio nell’area di metà novembre 2011 del presidente Obama) testimoniano un maggiore attivismo nell’area degli USA anche con la funzione di un contenimento della Cina.

In tale direzione appaiono muoversi l’accordo con l’Australia per l’installazione di una base USA nell’Australia settentrionale (un accordo analogo dovrebbe presto essere raggiunto anche con Singapore) ed il progetto di un’area di libero scambio, la Trans-Pacific Partnership tra USA, Australia, Nuova Zelanda, Singapore, Malaysia, Brunei, Vietnam, Perù, USA e Cile (e, presto, anche il Giappone, in base a dichiarazioni di novembre del primo ministro giapponese), area che al momento esclude la Cina. Negli ultimi anni la Cina, oltre a lanciare un programma di ammodernamento e potenziamento della propria flotta, ha anche rivendicato la propria giurisdizione su ampia parte del Mar cinese meridionale nell’ambito di una politica cinese volta ad accentuare il controllo del Mar cinese meridionale divenuto essenziale per il transito delle merci cinesi. Ciò ha provocato un contenzioso con il Vietnam (per le isole Paracel) e con le Filippine, le cui difese sono state prese dagli USA. Gli USA stanno inoltre riaprendo un contatto con la Birmania, Stato fin qui considerato nella sfera di influenza cinese, come testimoniato dalla visita di inizio dicembre di Hillary Clinton, a sostegno del processo di apertura politica avviato dal governo di quel paese.

La Cina ha infine intensificato la sua attenzione verso il continente africano, annunciando recentemente per il prossimo triennio un prestito di 20 miliardi di dollari ai paesi africani. La cifra, annunciata a luglio dal presidente Hu Jintao in occasione del vertice Cina-Africa svoltosi a Pechino, è il doppio di quella offerta dalla Cina nel triennio precedente (2009-2012). Pechino sostiene che il suo impegno economico in Africa è diverso da quello del colonialismo europeo, ma riceve comunque critiche perché le imprese cinesi impegnate nello sviluppo delle risorse naturali e delle infrastrutture africane spesso importano i lavoratori dalla Cina, senza creare occupazione locale.

 

Indicatori internazionali sul paese[7]:

 

·        Libertà politiche e civili: “Stato non libero” (Freedom House); “regime autoritario” (2011: 141 su 167; 2010: 136 su 167; Economist)

·        Indice della libertà di stampa: 171 su 178

·        Llibertà di Internet (2009): “filtraggio pervasivo” su temi politici e di sicurezza; “filtraggio sostanziale su temi sociali”

·        Libertà religiosa: gravi limitazioni alla libertà religiosa e violenza da parte di istituzioni (ACS); libertà religiosa riconosciuta dalla Costituzione ma limitata possibilità di registrazione di gruppi religiosi e limitazioni alle attività dei gruppi non registrati (USA)

·        Libertà economica: Stato “prevalentemente non libero” (2011: 138 su 183; 2010: 135 su 179)

·        Corruzione percepita: 2011: 75 su 183 2010:78 su 178

·        Variazione PIL 2010: + 10,3 per cento

·        Proteste non insurrezionali (Xinjiang e Tibet)


Rapporti parlamentari con la Repubblica popolare cinese
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 


 

RAPPORTI PARLAMENTARI CON

LA repubblica popolare cinese

 

Presidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo

WU BANGGUO (dal marzo 2003, riconfermato dall’11° Assemblea Nazionale del Popolo a Presidente del Comitato Permanente nel marzo 2008)

 

Rappresentanze diplomatiche

Ambasciatore d’Italia a Pechino

ATTILIO MASSIMO IANNUCCI (dal 22 luglio 2010)

Ambasciatore della RPC a Roma

DING WEI (dal 10 maggio 2010)

 

Corrispondenza

Il Ministro Wang Jiaru, responsabile del Dipartimento Internazionale del Partito Comunista cinese, con lettera del 26 febbraio 2010 indirizzata al Presidente Fini, ha inteso informare sulla situazione economica e sociale del Tibet evidenziando, in particolare, le politiche adottate dal governo centrale a favore della regione. Nel messaggio si evidenzia, tra l’altro che, nel 2009 il governo ha investito 1,7 miliardi di dollari USA per 1328 progetti; il governo locale ha, a sua volta, investito 120 milioni di dollari USA per lo sviluppo locale (agricoltura, allevamento e turismo). Si sottolinea, altresì, che nel 2009 vi è stata una crescita rispetto all’anno precedente pari al 12,1% con un miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini che hanno registrato un incremento del reddito pro capite pari al 13%; sono state inoltre costruite 59700 nuove abitazioni per 330.000 persone. Infine, 190 milioni di dollari USA sono stati investiti ai fini della conservazione del patrimonio culturale.

Il Ministro Wang Jiaru, responsabile del Dipartimento Internazionale del Partito Comunista cinese, con lettera del 13 luglio 2009 indirizzata al Presidente Fini, ha voluto riferire la posizione cinese in merito agli avvenimenti del 5 luglio 2009 avvenuti nella città di Urumqi, capoluogo dello Xinjiang, dove si sono verificati gravi incidenti tra l’etnia uighura (popolazione originaria dello Xinjiang) e l’etnia han. Il Ministro cita inoltre la dissidente uighura Rebiya Kadeer, Presidente del World Uyghur Congress, considerato un movimento separatista, come mente della rivolta. Nella lettera Wang lamenta la mancanza di attenzione internazionale nei confronti delle vittime di etnia han e ribadisce la determinazione cinese a contrastare ogni forma di separatismo e terrorismo che minaccia l’integrità e l’armonia della società cinese.

In occasione del terremoto che ha colpito l’Abruzzo, il Presidente Wu Bangguo ha inviato, il 7 aprile 2009, una lettera con cui esprime il cordoglio e la partecipazione dell’Assemblea Nazionale del Popolo Cinese[8]. Il Presidente Fini ha risposto il 16 aprile 2009.

Il Presidente Fini aveva inviato al Presidente Wu, il 14 maggio 2008, una lettera in merito al terremoto che ha colpito la provincia del Sichuan in Cina con l’espressione della solidarietà e di cordoglio per le vittime.

Si ricorda  che il Presidente Fini aveva  ricevuto il 30 aprile 2008 la lettera di congratulazioni del suo omologo cinese, Wu Bangguo, nella quale questi si congratulava della elezione alla Presidenza della Camera dei deputati e auspicava l’ulteriore  rafforzamento dei contatti tra i due Parlamenti. Ad essa il Presidente ha risposto in data 7 maggio 2008.

Si segnala, inoltre, che con lettera del 17 maggio 2009 il Presidente dell’Associazione italiana Falun Dafa, Alfredo Fava, facendo riferimento al futuro incontro del Presidente Fini con il suo omologo cinese, Wu Bangguo, segnalava al Presidente Fini che nel 2009 ricorreva il 10° anniversario dell’inizio della persecuzione del movimento religioso del Falun Gong i cui seguaci sono stati negli anni torturati e illegalmente detenuti. Era stata inoltre allegata la lettera aperta dell’allora Vice Presidente del Parlamento europeo Edward Mc Millan-Scott inviata il 25 aprile 2009 al Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon nella quale, oltre a denunciare la persecuzione degli aderenti del Falun Gong, chiedeva al Segretario Generale di attivarsi per mettere fine alla persecuzione del Falun Gong in Cina. 

 

Incontri del Presidente

Il 7 ottobre 2010 il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha incontrato il Primo Ministro della Repubblica popolare cinese Wen Jiabao in visita ufficiale in Italia[9].

Nel corso del colloquio i due interlocutori hanno espresso apprezzamento per il livello dei rapporti bilaterali e sottolineato la necessità di promuovere ulteriormente la collaborazione tra i due paesi. Da parte sua, il Premier cinese ha ricordato come quest’anno si celebri il 40° anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due paesi e sottolineato la presenza in Italia di 6000 imprese. Rispondendo al Presidente Fini circa la questione della rivalutazione dello yuan, ha rimarcato come lo squilibrio dell’economia mondiale non sia stato causato dal tasso di cambio dello yuan, ma sia strutturale; ha quindi osservato che dal luglio 2005 la valuta cinese si è rivalutata del 22% ed ha auspicato, infine, che i paesi europei non esercitino pressioni come stanno facendo gli USA evidenziando che nel 2010 le esportazioni europee verso la Cina sono aumentate del 42%. Ha comunque sottolineato che la Cina sta riformando il meccanismo di determinazione del tasso di cambio ancorandolo ad un paniere di valute. A conclusione dell’incontro il Presidente Fini, dopo aver sottolineato la necessità di discutere insieme delle nuove regole per la governance mondiale dell’economia ed evidenziato l’opportunità di riconoscere alla Cina lo status di economia di mercato, ha espresso apprezzamento per il ruolo della comunità cinese in Italia.  

Il 31 maggio 2010, il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha incontrato il nuovo Ambasciatore della Repubblica popolare cinese, Ding Wei. L’incontro si è incentrato sulle iniziative inerenti all’organizzazione dell’Anno culturale della Cina in Italia, che ha preso l’avvio il 7 ottobre 2010 e che continuerà fino all’autunno 2011. In precedenza, il 17 marzo 2010, il Presidente Fini aveva incontrato l'Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese, Sun Yuxi a conclusione della sua missione a Roma.

Il 12 settembre 2009, a margine della riunione dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi del G8 con l’estensione ai 5 grandi emergenti (Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica) e all’Egitto, il Presidente Fini ha incontrato il Vice Presidente dell’Assemblea nazionale del Popolo, Hua Jianmin. Nel corso del colloquio è stata ribadita, tra l’altro, l’importanza della cooperazione parlamentare nell’ulteriore sviluppo dei rapporti bilaterali. Il Vice Presidente Hua ha, da parte sua, evidenziato come il 2010 sia un anno importante segnato dalla celebrazione del quarantennale dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra i due paesi, dell’anno culturale cinese in Italia e dall’inizio dell’EXPO di Shangai

Il 6 luglio 2009 il Presidente Fini ha incontrato il Presidente della Repubblica Popolare cinese Hu Jintao. Era presente anche l’onorevole Lorenzo Cesa, presidente della parte italiana della Commissione di collaborazione parlamentare italo-cinese.

Nel corso del colloquio i due interlocutori hanno sottolineato l’affinità culturale e la vicinanza di posizioni tra i due paesi sui grandi temi internazionali. In particolare il Presidente Fini ha ricordato la necessità di rafforzare l’impegno per la lotta alla povertà e la difesa dei diritti umani. Il Presidente Hu da parte sua ha osservato, tra l’altro, l’importanza del Partenariato Strategico Globale Italia-Cina, la forte crescita dell’interscambio commerciale e sottolineato la necessità di promuovere la cooperazione nei settori della ricerca, dell’energia, ambiente  e turismo, e tra le PMI. Ha quindi fatto riferimento alla crisi finanziaria internazionale ribadendo l’importanza di sostenere i paesi in via di sviluppo. Sono stati anche ricordati gli impegni dell’Expo di Shangai, di Milano, l’anno della Cina in Italia nel 2010 oltre ai prossimi impegni parlamentari comuni come la riunione degli Speakers dei paesi del G8 e la futura riunione della Commissione parlamentare di collaborazione  italo – cinese.

Il 21 maggio 2009 il Presidente Fini ha incontrato il Presidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo Wu Bangguo. All’incontro erano presenti anche il presidente della parte italiana della Commissione di collaborazione parlamentare italo-cinese, on. Lorenzo Cesa, e il presidente della sezione di amicizia UIP, on. Antonello Soro.

Il rafforzamento dei rapporti bilaterali (con la riunione delle rispettive Commissioni parlamentari di collaborazione, EXPO di Shangai e Milano, 2010 anno cinese in Italia), la crisi economica internazionale e la riforma organismi finanziari internazionali gli argomenti del colloquio. In particolare è stata prospettata la riunione delle rispettive Commissioni di collaborazione, previste dal Protocollo siglato tra le due Assemblee, nell’autunno 2009 in Cina (si tratterebbe del terzo incontro). Rispetto alla crisi economica il Presidente Wu ha sottolineato, tra l’altro, l’opportunità di promuovere la cooperazione internazionale, bloccare ogni forma di protezionismo e soprattutto ridurre l’impatto sui paesi in via di sviluppo ai quali, nella nuova definizione delle regole internazionali, dovrebbe essere riconosciuto un ruolo maggiore. 


 

Altri incontri bilaterali

Il 14 settembre 2011 la Vice Presidente della Camera, on. Rosy Bindi, ha incontrato una delegazione della Federazione Nazionale delle donne cinesi[10], guidata dallaVice Presidente Song Xiuyan. L’on. Bindi ha, dapprima, plaudito al fondamentale ruolo sociale svolto dalla Federazione nazionale delle donne cinesi (anche grazie alla presenza capillare sul territorio), quindi ha ricordato come i contatti tra i settori femminili di Cina e Italia, che si inseriscono nel più generale quadro dei rapporti sino-italiani, risalgano agli anni ’50. Nel corso del colloquio è stata evidenziata, in particolare, l’importanza della “settimana culturale delle donne cinesi”, patrocinata dalla Federazione Nazionale delle donne cinesi, tenutasi tra Roma e Firenze dal 14 al 18 settembre 2011. L’on. Bindi ha sottolineato come il governo cinese stia lavorando per garantire la parità di genere varando, con cadenza decennale, una programmazione dedicata allo sviluppo dei diritti delle donne. Infine, si è auspicato che il volume di scambi tra Cina e Italia continui a crescere per promuovere gli sviluppi relativi dei due Paesi.

 

La Vice Presidente della Camera, on. Rosy Bindi ha incontrato, il 14 settembre 2011, il Vice Presidente della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese, On. Wang Gang. In particolare, l’on. Wang Gang ha espresso apprezzamento per le ottime relazioni diplomatiche tra Italia e Cina, rilevando come nel passato recente i contatti siano divenuti sempre più frequenti, ed ha prospettato l’eventualità di promuovere un maggiore coordinamento tra i due Paesi a livello internazionale. L’on. Wang Gang ha plaudito all’accordo di estensione del visto di ingresso per i titolari di passaporto diplomatico con l’Italia, modello per gli altri paesi europei. Apprezzamento particolare è stato poi espresso per l’appoggio italiano sia in relazione all’embargo di armi verso la Cina che del riconoscimento dello status della Cina nel WTO. Il Vice Presidente Wang Gang ha altresì auspicato che il partenariato strategico Italia-Cina possa svilupparsi ulteriormente e si è detto fiducioso sulla capacità dell’Italia di superare la crisi economica. L’on. Bindi, dopo aver ringraziato per la fiducia riposta nei confronti dell’Italia, ha lodato i cambiamenti in atto in Cina nell’ultimo decennio (in particolare in relazione al dibattito sul piano quinquennale) ed ha auspicato l’instaurazione di rapporti ancora più forti sia tra i Parlamenti e le istituzioni che tra i cittadini, gli studenti e i ricercatori dei due Paesi. Da parte sua l’on. Wang Gang ha risposto evidenziando l’opportunità di rafforzare gli scambi tra Cina e Italia,comprendendovi quelli tra regioni e province, perché entrambi i popoli possano beneficiarne. Egli, infine, ha invitato l’on. Bindi a visitare nuovamente la Cina.

La Vice Presidente della Camera, on. Rosy Bindi, ha incontrato, il 9 giugno 2011 una delegazione della Commissione affari giuridici e interni dell’Assemblea Nazionale del Popolo Cinese guidata dall’On. Liu Zhenhua, Vice Presidente (Capo delegazione) della Commissione, accompagnato dagli onorevoli Gu Shengzu, Vice Presidente della Commissione e Zhao Xijun, componente della Commissione, nel corso della visita alla Camera (vedi infra). I rapporti bilaterali e la questione femminile (sia in termini di rappresentanza politica che di inserimento nel mondo del lavoro) sono stati i temi al centro del colloquio. L’On. Bindi ha, in particolare, sottolineato che il riconoscimento e la tutela dei diritti della donna sono elemento centrale nell’affermazione dei diritti umani e della democrazia.

La Vice Presidente della Camera, on. Rosy Bindi, si è recata in visita in Cina dal 15 al 19 maggio 2011, per partecipare al Secondo Forum di Alto livello dei partiti politici sino-europei. In tale occasione ha incontrato la Vice Presidente dell'Assemblea Nazionale del Popolo, onorevole Chen Zhi Li, ed il Presidente della parte cinese della Commissione parlamentare di collaborazione istituita tra la Camera dei deputati e l'ANP, onorevole Ma Wempu. Inoltre, ha incontrato il Vice Ministro del Dipartimento internazionale del PCC, Li Jinjun, ed è stata ricevuta, insieme agli altri partecipanti al Secondo Forum di Alto Livello dei Partiti Politici Sino-Europei, dal Vice Presidente della Repubblica cinese, Xi Jinping.

Nel corso dell’incontro con l’onorevole Chen Zhi Li, particolare attenzione è stata dedicata al ruolo e alla condizione delle donne nei due paesi. L’On. Li ha ricordato la lunga lotta delle donne per ottenere l’uguaglianza, peraltro ottenuta solo con la rivoluzione del 1949. Ha quindi evidenziato che nel Consiglio di Stato è stata istituita una Commissione per i diritti delle donne composta da 33 membri. Oltre a rilevare che nell’ANP le donne sono il 21,4% dei componenti, l’On. Li ha comunque sottolineato le difficoltà che ancora vi sono per le donne nel mondo del lavoro e le problematiche connesse alle violenze subite in famiglia.

Al centro colloquio con l’On. Ma Wempu i rapporti bilaterali, il Partenariato strategico globale, i rapporti parlamentari (con particolare riferimento alla futura riunione della Commissione di collaborazione nell’ottobre 2011). Per quanto attiene al tema dei diritti umani, l’On. Wempu ha rilevato che essi sono riconosciuti dalla Costituzione e che la Cina, come altri paesi, deve impegnarsi ancora di più per attuarli; ha però osservato che il problema principale per il suo paese rimane quello della lotta alla povertà.

Nel corso dell’incontro con Li Jinjun, il Vice Ministroha sottolineato il ruolo dell’Italia nell’ambito delle relazioni che la Cina ha con l’UE; ha quindi evidenziato gli spazi di collaborazione che ancora ci sono tra i due paesi, in particolare in campo economico nel settore delle PMI. Il Vice Ministro ha infine evidenziato come l’obiettivo della Cina sia di allargare la domanda interna per ridurre la dipendenza della crescita dalle esportazioni.

Inoltre, la Vice Presidente Bindi ha visitato il Padiglione italiano presso l’Expo di Shanghai, tra i pochi scelti come sede dell'esposizione permanente, fatto che consentirà di far conoscere il meglio della produzione e della creatività italiane. Nel corso della visita il Direttore generale dell’Expo Development Group, Ding Hao ha ricordato che 7 milioni sono stati  i visitatori del padiglione e che a seguito dell’Expo vi è stato un aumento dei viaggi di cinesini Italia del 15-20%. Ha quindi sottolineato che il governo italiano ha donato il Padiglione al governo cinese e presentato le possibili proposte per un suo uso in futuro.

Il 19 novembre 2009 una delegazione della Commissione Istruzione, scienza, cultura e sanità dell’ANPC guidata dall’on. Tang Tianbiao, Vicepresidente della Commissione, ha incontrato il Vicepresidente della Camera, on. Rocco Buttiglione, che ha ricoperto l’incarico di ministro dei Beni e delle Attività culturali e si è recato in Cina per l’evento “l’Anno della Cultura italiana”.

 

Protocollo di collaborazione

E’ in vigore un Accordo di collaborazione parlamentare tra Italia e Cina, sottoscritto nel 2001. Esso prevede la costituzione di una Commissione parlamentare di collaborazione Italia – Cina, composta da un Presidente e da otto deputati per parte, e che si riunisca una volta l'anno, alternativamente in Italia ed in Cina, per avviare il dialogo su temi di comune interesse come la legislazione, le tematiche economiche e sociali e la lotta alla criminalità organizzata.

La Commissione di collaborazione per la XVI legislatura è presieduta dall’on. Lorenzo Cesa (UDCPTP)ed è composta dagli onorevoli Antonio Borghesi (IDV), Francesco Colucci (PdL), Paola Goisis (LNP), Giuseppe Moles (PdL), Francesco Nucara (Misto) e Antonello Soro (PD)[11]

La parte cinese della Commissioneè presieduta dall’onorevole Ma Wenpu,Vice Presidente Commissione Affari Esteri e Presidente del Gruppo d’Amicizia Cina-Italia dell’Assemblea Nazionale cinese; ne fanno inoltre parte gli onn. Xu Genchu, Vice Presidente della Commissione e membro della Commissione Esteri, Xie Jinrong, Meng Wei, Jun Chengjie, Wang Wenrong, Hou Yibin e Zhen Quan.

La Camera dei Deputati ha ospitato a Roma, il 17 e il 18 ottobre 2011, la quarta riunione della Commissione[12].

La riunione è stata articolata in 5 sessioni: 1) Il piano quinquennale e il piano 2020 dell'UE: nuove opportunità di cooperazione tra Europa e Cina; 2) Politiche energetiche e sviluppo sostenibile; 3) Il partenariato economico e commerciale; 4) Condizione femminile in Italia e Cina: presenza femminile nelle istituzioni e nelle professioni, confronto sulla politiche di genere nei due Paesi; 5) Il progetto Marco Polo e le prospettive di sviluppo degli scambi di studenti e dell'interscambio culturale.

Erano presenti per la parte cinese gli onorevoli Ma Wenpu, Wang Wenrong e Hou Yibin. La delegazione cinese è stata anche ricevuta dal Vicepresidente della Camera dei Deputati, Maurizio Lupi, dal sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi, dalla Commissione Esteri della Camera e dalla sezione di amicizia con la Repubblica popolare cinese dell'Unione interparlamentare, presieduta dall’On. Mario Barbi.

La precedente riunione della Commissione[13]aveva avuto luogo aPechino l’11 e il 12 novembre 2009[14]. Nel corso della missione a Pechino, la Commissione ha incontrato la Vice Presidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, on. Yan Juangi, nonché il Vice Ministro del Dipartimento Internazionale del Partito Comunista Cinese, Liu Jieyi,il Vice Ministro degli Esteri, Zhang Zhijun. Nel corso degli incontri si è confermato l'eccellente stato delle relazioni bilaterali, che riceveranno ulteriore impulso nel 2010, quarantesimo anniversario dell'avvio delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina, ed è stata ribadita l'importanza primaria della partnership strategica con la Cina, alla quale la Commissione di collaborazione vuole dare il proprio contributo sul versante parlamentare. La delegazione della Camera dei Deputati si è inoltre recata a Shangai dove ha visitato, lunedì 16 novembre, il cantiere del padiglione italiano presso l’Expo di Shanghai e ha incontrato alcune delle imprese italiane coinvolte nell’evento; infine, ha incontrato il Vice Presidente del Comitato permanente dell’Assemblea popolare della Municipalità di Shanghai, Wang Peisheng.

Ulteriori incontri della Commissione

La Commissione di collaborazione parlamentare italo-cinese guidata dal Presidente, on. Lorenzo Cesa, ha effettuato i seguenti incontri:

1.     il 18 settembre 2012ha incontrato una delegazione della Commissione Bilancio dell’Assemblea Nazionale della Repubblica popolare cinese, guidata dal suo Vice Presidente, on. Gao Qing,

2.     Il 5 luglio 2012, ha incontrato una delegazione della Commissione Giustizia dell'Assemblea Nazionale della Repubblica popolare cinese, guidata dal Vice Presidente, on. Zhang Bailin.

3.     Il 15 luglio 2010, ha incontrato l'Ambasciatore della Cina, Ding We, in una colazione con offerta dall'on. Lorenzo Cesa, Presidente della parte italiana della Commissione.

4.     Il 26 maggio 2010 l’on. Lorenzo Cesa, Presidente della Commissione parlamentare di collaborazione Italia-Cina, ha ricevuto il nuovo Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia, S.E. Ding Wei.Nel corso dell'incontro, l'ambasciatore ha esposto al Presidente Cesa le iniziative che il governo cinese intende programmare in vista dell'organizzazione dell'Anno della Cultura Cinese in Italia. E' stato altresì confermato l'eccellente stato delle relazioni tra Italia e Cina e ribadita l'esigenza di rafforzare i già proficui rapporti tra la Camera dei Deputati e l'Assemblea del Popolo Cinese.

 

Incontri delle Commissioni

 

Nella XVI legislatura si sono registrati i seguenti incontri:

 

  1. Il 19 settembre 2012 una delegazione della Commissione Bilancio dell’Assemblea Nazionale della Repubblica popolare cinese, guidata dal suo Vice Presidente, on. Gao Qing, ha incontrato la Commissione Bilancio della Camera, guidata dal Presidente Gianfranco Giorgetti (LNP).
  2. Una delegazione della Commissione d’Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti,  guidata dall’On. Gaetano Pecorella, si è recata, dal 13 al 15 settembre 2012,  ad Hong Kong, per un incontro con il Segretario Permanente del Dipartimento per la Protezione Ambientale di Hong Kong, Anissa Wong, con Kevin P. Zervos, Direttore della Public Prosecution Division della R.A.S. di Hong Kong, e con Stefan Amarasinha, Capo della Sezione  economico-commerciale dell’Ufficio dell’Unione Europea.
  3. Il 5 luglio 2012, una delegazione della Commissione Giustizia dell'Assemblea Nazionale della Repubblica popolare cinese, guidata dal Vice Presidente, on. Zhang Bailin, ha incontrato la Commissione Giustizia della Camera e successivamente il Presidente della Commissione di collaborazione parlamentare italo-cinese, on. Lorenzo Cesa. La delegazione cinese ha inoltre ricevuto il saluto da parte dell'Assemblea.
  4. L’8 e il 9 giugno 2011 una delegazione della Commissione affari giuridici e interni dell’Assemblea Nazionale del Popolo Cinese, guidata dall’On. Liu Zhenhua, Vice Presidente della Commissione, accompagnato dagli onorevoli Gu Shengzu e Zhao Xijun, ha incontrato le Commissioni Affari costituzionali, Giustizia e Lavoro, con le quali ha affrontato le questioni di genere sotto i vari aspetti di competenza di tali organi.
  5. Il 16 marzo 2011 ha avuto luogo un incontro tra il Presidente della Commissione Affari Esteri, onorevole Stefani, e l’Ambasciatore della Repubblica popolare cinese in Italia, Ding Wei. Gli sviluppi della situazione in Libia e l’incidente di Fukushima sono stati i temi al centro del colloquio.
  6. L’8 novembre 2010 la Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, on. Manuela Dal Lago, ha incontrato il Presidente della Commissione Economia e Finanze dell’Assemblea Nazionale del popolo cinese, on. SHI Xiushi. Il Presidente SHI era accompagnato da una numerosa delegazione composta, tra gli altri, dal Vice Presidente della Commissione Economia, YIN Zhongqing, e dall’on. MA Zhigeng, nonché dal Vice Presidente dell’Ente Nazionale del Turismo Cinese, dal direttore e dal vice generale dell’Ente. Obiettivo della visita è avere uno scambio di vedute con la Presidente Dal Lago sulla legislazione turistica italiana
  7. Il 24 giugno 2010 il Presidente della Commissione Cultura della Camera, on. Valentina Aprea, ha preso parte al workshop sulle tecnologie italiane per il restauro e la tutela del patrimonio culturale in Cina, nell'ambito degli eventi dell'Expo di Shanghai.
  8. Il 19 novembre 2009 una delegazione della Commissione Istruzione, scienza, cultura e sanità dell’ANPC guidata dall’on. Tang Tianbiao, Vicepresidente della Commissione, ha incontrato l’omologa Commissione Cultura della Camera dei deputati con l’obiettivo di scambiare informazioni riguardanti la legislazione in materia di istruzione, in particolare quella obbligatoria, di protezione del patrimonio culturale e sulla promozione di innovazioni scientifiche.
  9. L’11 giugno 2009 il Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, on. Angelo Alessandri, ha ricevuto una delegazione della Commissione Ambiente dell'Assemblea nazionale del Popolo cinese guidata dal suo Presidente on. Wang Guangtao in visita a Roma per partecipare al VI Forum parlamentare sui cambiamenti climatici dei Paesi G8+5 ospitato dalla Camera dei deputati.
  10. Il 9 dicembre 2008 la Commissione Agricoltura della Camera ha incontrato una delegazione della Commissione Agricoltura dell'Assemblea nazionale del popolo cinese guidata dal Presidente della Commissione, on. Wang Yunlong.
  11. Il 19 novembre 2008 una delegazione della Commissione Ambiente dell’Assemblea Nazionale del Popolo Cinese, guidata dal Vice Presidente della Commissione, on. Zhang Wentai, ha incontrato il Presidente della Commissione Ambiente della Camera, on. Angelo Alessandri, e alcuni componenti la Commissione Ambiente.
  12. Una delegazione della Commissione Giustizia dell’Assemblea Nazionale del Popolo Cinese, guidata dal Presidente Huang Zhendong, ha incontrato, il 4 novembre 2008,la Presidente della Commissione Giustizia delle Camera, on. Giulia Buongiorno, ed alcuni commissari.
  13. Il 28 maggio 2008 il Presidente della Commissione esteri, on. Stefano Stefani, ha incontrato il ZHANG Zhijun,Vice Ministro del Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. Si segnala che a Roma Zhang ha incontrato anche l’on Pier Ferdinando Casini, in qualità di Presidente dell'Unione interparlamentare.

 

Cooperazione multilaterale

Il Dialogo Eurasiatico

La Cina assieme ad altri Paesi asiatici partecipa al dialogo euro-asiatico dell’ASEM (Asia Europe Meeting)[15] e, quindi, agli incontri dell’Asia-Europe Parliamentary Partnership (ASEP) e a quelli dell’Asia-Europe Foundation (ASEF) che definiscono la parte parlamentare della cooperazione.

ASEP (Asia-Europe Parliamentary Partnership)

L’ASEP rappresenta il versante parlamentare dell’ASEM[16]. Le riunioni hanno cadenza biennale. Il Parlamento del Belgio ha ospitato la sesta riunione, ASEP VI, che si è svolta a Bruxelles dal 26 al 28 settembre 2010. La Camera dei deputati è stata rappresentata dagli onorevoli Lino Duilio (PD) e Alberto Torazzi (Lega Nord Padania). Al termine della riunione è stata approvata una dichiarazione finale, che è stata sottoposta al Vertice ASEM, tenutosi a Bruxelles dal 4 al 5 ottobre 2010.

Le precedenti riunioni ASEP si sono tenute:

la quinta (ASEP V) a Pechino dal 18 al 20 giugno 2008 (la Camera non ha partecipato)

la quarta (ASEP IV) a Helsinki (Finlandia) dal 4 al 6 maggio 2006;

la terza (ASEP III) ad Hue City, in Vietnam, dal 25 al 27 marzo 2004;

la seconda (ASEP II) a Manila, nelle Filippine, dal 26 al 28 agosto 2002;

la prima (ASEP I) a Strasburgo, presso il Parlamento europeo, nel 1996. In questo caso si trattava di un incontro propedeutico e nell’incontro, peraltro, erano stati coinvolti solo i Parlamenti dei 10 Paesi asiatici e il Parlamento europeo.

La prossima riunione dell’ASEF, la settima, si terrà nel Laos dal 3 al 5 ottobre 2012. La riunione sarà dedicata a: “Asia-Europe Parliamentary Partnership for Sustainable Development”.

 

ASEF[17]

L’Asia-Europe Foundation (ASEF), è una fondazione in ambito ASEM istituita nel 1997, con sede a Singapore. Fino al 2007 la fondazione ha promosso due iniziative: la riunione dei giovani parlamentari eurasiatici, Asia Europe Young Parlamentarians Meeting (AEYPM), e il Seminario dei Giovani Leaders dell’Asia e dell’Europa (AEYLS). Tali iniziative non rientrano più tra i programmi della Fondazione.

Si ricorda, tuttavia che all’ultimo incontro, il sesto, dei giovani parlamentari eurasiatici (AEYPM6), che si è svolto a L’Aja dal 28 febbraio al 3 marzo 2007, aveva partecipato l’On. Sandro Gozi (Ulivo). Il precedente incontro dei Young Parliamentarians Meeting dell’ASEF si era svolto a Guilin (Cina) dal 23 al 26 ottobre 2003.Nell’ottobre 2002 la riunione dei giovani parlamentari era stata invece ospitata dalla Camera dei deputati a Venezia.In precedenza i giovani parlamentari eurasiatici si sono incontrati, nel novembre 1998, a Cebu nelle Filippine, nell’aprile 2000 a Cascais in Portogallo e, nel novembre 2001 a Bali in Indonesia.

Dimensione parlamentare del G8

Nel 2009, nel corso della presidenza italiana del G8, la Cina è stata invitata a partecipare (insieme ai Presidenti delle Camera basse di Brasile, Egitto, India, Messico e Sud Africa) alla riunione outreach dell’VIII Riunione dei Presidenti delle Camere Basse del G8 parlamentare che si è svolta a Roma, presso la Camera dei deputati, il 13 settembre 2009, e che è stata dedicata a “Il contributo dei Parlamenti nella lotta al traffico della droga e al crimine organizzato”. Alla riunione è intervenuto il Vice Presidente dell’Assemblea nazionale del Popolo Hua Jianmin.

La Cina è stata invita a partecipare alla riunione dei Presidenti delle Camere dei Paesi G8, nel formato outreach, insieme a Brasile, India e Sud Africa. La riunione si è svolta a Parigi il 9 e il 10 settembre 2011. Il Parlamento cinese però non ha partecipato.

La prossima riunione del G8 parlamentare si svolgerà negli Stati Uniti nel settembre 2012.

 

Forum globale dei legislatori del Dialogo sui Cambiamenti climatici dei Paesi G8+5

Dal 2006 hanno preso l’avvio i lavori del Forum globale dei legislatori del Dialogo sui Cambiamenti climatici dei Paesi G8+5, che vede coinvolti i rappresentati legislativi dei Paesi del G8 insieme a 5 paesi in fase di avanzato sviluppo (Cina, India, Messico, Brasile e Sud Africa) e che si pone l’obiettivo di discutere un accordo sui cambiamenti climatici “post-2012”, ovvero successivo alla prima scadenza del Protocollo di Kyoto, sulla riduzione delle emissioni dei gas serra, al fine di stabilire la più ampia convergenza sugli obiettivi ambientali a livello mondiale.

Si segnala che il VI Forum si è svolto a Roma, in occasione del turno di Presidenza italiana del G8, presso la Camera dei deputati, dal 12 al 13 giugno 2009. Al Forum di Roma la delegazione cinese era guidata dal Presidente della Commissione Ambiente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, Wang Guangtao, e composta dagli onorevoli Xu Jianmin e Gu Yidong della Commissione Ambiente, nonché dall’on. Jiang Jichu della Commissione esteri dell’Assemblea Nazionale del popolo.

La Cina ha ospitato la riunione del Forum dei Legislatori dei Paesi G8+5 sui cambiamenti climatici nel novembre 2010, a Tianjin. La Camera non ha partecipato all’evento con una propria delegazione.

 

UIP

La sezione di amicizia italo-cinese in ambito UIP è presieduta dall’on. Mario Barbi (PD). Ne fanno altresì parte l’on. Ivan Rota (IdV), Lella Golfo (PDL), Osvaldo Napoli (PDL) e la Sen. Barbara Contini (Per il Terzo Polo: ApI-FLI).

Si ricorda che la Sezione bilaterale amicizia Italia-Cina, guidata dall'On. Barbi e composta dalla Sen. Contini e dagli Onn. Crosio e Rota si è recata, dal 4 al 10 dicembre 2010, in visita ufficiale a Pechino e Guilin, su invito dell'Assemblea del Popolo Cinese. La delegazione italiana a Pechino ha incontrato l'Assistent Minister del Dipartimento Internazionale del Partito Comunista Cinese, HE Jun, il Vice Presidente della Commissione Affari Esteri, MA Wenpu, il Direttore Generale del Dipartimento Europa del Ministero degli Affari Esteri, SUN Yong Fu e i membri dell'omologo Gruppo di Amicizia Cina-Italia dell'Unione Interparlamentare. Nel corso degli incontri sono stati affrontati temi riguardanti lo sviluppo, la difficile gestione di un patto sociale fondato sulla garanzia di una costante crescita economica e dell'ampliamento della fascia di diffusione del benessere, l'intenso rapporto tra Italia e Cina nel settore economico, culturale, scientifico e tecnologico, con la speranza di una sempre maggiore intensificazione dei rapporti bilaterali. E' stato infine affrontato il tema dell'11° piano quinquennale cinese. La delegazione italiana ha rivolto un invito alla Sezione bilaterale di amicizia Cinese a visitare il nostro Paese nel corso del 2011.

Si segnala che nel corso della missione in Corea del Nord della sezione di amicizia Italia-Corea del Nord presieduta dall’On. Osvaldo Napoli (PdL), effettuata dal 18 al 22 gennaio 2010, nella tappa di Pechino la delegazione, di cui facevano parte anche l’On. Antonio Razzi ed il Sen. Del vecchio, ha incontrato l’Assistant Minister del Dipartimento internazionale del Partito Comunista cinese Guo Yezhou ed il Vice Presidente della Commissione esteri dell’ANP nonché Presidente della parte cinese della Commissione  parlamentare di cooperazione Italia Cina, Ma Wenpu.

Il 28 maggio 2008, l’on Pier Ferdinando Casini, in qualità di Presidente dell'Unione interparlamentare, ha incontrato il ZHANG Zhijun,Vice Ministro del Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese.

 

Cooperazione amministrativa

Il 24 novembre 2008, una delegazione di funzionari cinesi della Commissione per gli Affari Legislativi (LAC) ha effettuato una visita di studio alla Camera. La LAC è un organo di funzionari dell’Assemblea Nazionale Cinese, che ha la funzione di redigere proposte di legge e di fornire, inoltre, supporto informativo e documentale al Comitato Permanente[18] e ai deputati dell’Assemblea del Popolo Cinese. Nella fattispecie, tale Commissione, è incaricata della revisione del sistema giuridico cinese. Gli aspetti costituzionali del federalismo e il federalismo fiscale sono stati i temi oggetto dell’incontro con i funzionari della Camera.

Il 17 giugno 2004 è stata in visita alla Camera una delegazione dell’Ufficio Legislativo del Consiglio di Stato (governo) guidata dal Vicepresidente dell’Ufficio legislativo Wang Yongqing. La delegazione ha incontrato il vice Segretario Generale, dott. Alessandro Palanza e alcuni funzionari del Servizio studi.

Il 16 e il 17 luglio 2002 si è svolto presso la Camera uno stage per funzionari dell’Assemblea  del Popolo.

 

Disegni di legge di ratifica

AC 4250 / AS. 2117Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese, firmato a Pechino il 4 dicembre 2004, con Nota di interpretazione dell'articolo 10 fatta il 19 marzo 2008 ed il 10 aprile 2008. Approvato dal Senato il 30 marzo 2011. Approvato definitivamente il 6 settembre 2012, non ancora pubblicato.

Si segnala che nel corso dell’esame e approvazione da parte del Senato è stato approvato l’Ordine del Giorno 9/2117/1 presentato dal Sen. Marcenaro con il quale si impegna il Governo a ricorrere agli strumenti di natura diplomatica e giuridica, incluso l'avvio della procedura di denuncia di cui all'articolo 17 dell'Accordo, qualora vengano riscontrati, nell'attuazione dell'Accordo da parte delle competenti autorità cinesi, comportamenti censori ovvero limitativi della libertà artistica o di espressione.

Legge n. 80/10 del 13 maggio 2010, GU n. 130 del 7 giugno 2010.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della regione amministrativa speciale di Hong Kong della Repubblica popolare cinese concernente la mutua assistenza in materia penale, fatto a Roma il 28 ottobre 1998.

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Incontro del Presidente Fini con il Dalai Lama

Si segnala che il 18 novembre 2009 il Presidente della Camera, Gianfranco Fini ha ricevuto il Dalai Lama.

Nel corso del colloquio il Presidente Fini ha espresso solidarietà e vicinanza al Dalai Lama e al popolo tibetano. Ha quindi ricordato che la Camera dei deputati segue con attenzione e preoccupazione ciò che accade in Tibet, sottolineando come la Camera nel marzo 2009 abbia votato una mozione bipartisan nella quale si esprime preoccupazione per il popolo tibetano. Da parte sua, la massima autorità spirituale tibetana ha espresso profonda gratitudine per il sostegno del Presidente Fini e della Camera dei deputati alla causa del Tibet.

Il Dalai Lama nella stessa giornata ha partecipato ai lavori del V° Congresso mondiale dei parlamentari sul Tibet organizzato dall’Intergruppo parlamentare per il Tibet presieduto dall’On. Matteo Mecacci, che ha avuto luogo il 18 e 19 novembre 2009 presso la Camera dei deputati.


 

Profili biografici
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 


 

 

Han Yuqun

 

Vice-presidente della Commissione Economia e Finanze dell'XI Assemblea Nazionale del Popolo (ANP).

 

Nato nel 1943, a Jiangsu, contea di Suining. Si iscrive al Partito Comunista Cinese nel dicembre 1975. Nell'agosto 1968, conclude gli studi universitari ed inizia a lavorare.

 

È stato membro del Comitato Municipale del Partito Comunista Cinese a Jining nella provincia di Shandong, quindi Sindaco di Jining, Segretario del Comitato Municipale del Partito e Ministro del Lavoro del Fronte Unito del Comitato Provinciale di Shandong, eletto nella riunione del VI Comitato Provinciale di Shandong del Partito Comunista Cinese nel novembre 1993.

 

Eletto Vice-governatore della provincia di Shandong nel giugno 1995, è stato rieletto nella riunione del IX Congresso Popolare Provinciale di Shandong nell'aprile 1998.

 

Eletto governatore della provincia di Shandong  nella prima riunione del X Congresso Popolare della provincia di Shandong in aprile, il 13 giugno 2007, in occasione della XXVII sessione del Comitato Permanente del X Congresso Popolare della provincia di Shandong, sono state accettate le dimissioni dall'incarico di governatore della provincia di Shandong.

 

Il 29 giugno 2007, in occasione della XXVIII sessione del Comitato Permanente della X Assemblea Nazionale del Popolo, Han Yuqun viene nominato Vice-presidente della Commissione Economia e Finanze dalla X Assemblea Nazionale del Popolo.

 

Nel marzo 2008 è stato nominato Vice-presidente della Commissione Economia e Finanze dalla XI Assemblea Nazionale del Popolo.

 



[1]     Cui è stata data attuazione con il decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 22 maggio 2012.

[2]     Decreti del Ministro dell’economia e delle finanze del 22 maggio e del 25 giugno 2012.

[3]     Recante “Modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall’Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri” (Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 84 del 12 aprile 2011).

[4]     Legge 31 dicembre 2009, n. 196, legge di contabilità e finanza pubblica.

[5]     L’Analisi annuale della crescita per il 2012 è stata presentata dalla Commissione europea il 23 novembre 2011 – COM(2011)815 def.).

[6]     La Conferenza, che si configura quale organismo stabile di coordinamento della finanza pubblica tra i diversi livelli di governo, è stata istituita dal Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, recante disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario. Al momento la Conferenza non è ancora operativa.

[7]    Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà economica come riportata dalla fondazione Heritage la condizione della libertà di Internet come riportata da OpenNet Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative presenti nel dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (29 luglio 2011) e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011).

[8] Il sito del Parlamento cinese evidenzia gli aiuti italiani alla Cina dopo il terremoto che ha colpito la provincia del Sichuan nel 2008 e la  pronta risposta della Cina che attraverso la Red Cross Society of China ha effettuato una donazione di 30.000 dollari USA alle vittime del terremoto in Abruzzo.

[9] Wen Jiabao ha effettuato un viaggio in Europa, per partecipare al Vertice ASEM, tenutosi a Bruxelles il 4 e il 5 ottobre 2010. Nel corso del viaggio il Primo ministro cinese si è recato in visita in Grecia, il 2 e il 3 ottobre, dove ha avuto incontri bilaterali, come peraltro in Belgio, e in Turchia. In Italia, Wen Jiabao ha inaugurato l’anno della Cina in Italia, prosecuzione ideale dell’anno dell’Italia in Cina, svoltosi nel 2006, evento che ha la finalità di celebrare i quarant’anni dall’avvio delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Nel scorso della sua visita è previsto che, nella giornata del 7 ottobre, il Premier Wen Jiabao ha incontrato tra gli altri, il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, il Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi, ed i Presidenti di Camera e Senato, on. Gianfranco Fini e sen. Renato Schifani. Nel corso della missione in Italia sono stati firmati 10 accordi commerciali e 7 accordi governativi.

[10]  Si tratta di un’organizzazione popolare costituita, sotto la guida del PCC, dalle donne delle varie etnie e dei diversi ambienti sociali del Paese per favorire l’emancipazione femminile. Tra gli scopi principali della Federazione: mobilitazione delle donne per partecipare allo sviluppo economico-sociale, tutela dei diritti e degli interessi delle donne e promozione della parità di genere.

 

[11] Cessato dal mandato parlamentare il 7 giugno 2012.

 

[12] Si ricorda che la Commissione di collaborazione italo-cinese si è riunita precedentemente, la prima volta nella XIV legislatura, nel luglio 2005, a Pechino, la seconda nella XV legislatura nell’ottobre 2007, a Roma e la terza a Pechino dal 12 al 13 novembre 2009.

[13] Hanno partecipato alla missione i seguenti onorevoli: Lorenzo Cesa, Antonio Borghesi, Paola Goisis, Giuseppe Moles e Francesco Nucara.

[14] I lavori, che si sono aperti con gli interventi del Presidente della parte cinese, on. Ma Wenpu, e del Presidente della parte italiana, on. Lorenzo Cesa, si sono articolati in quattro sessioni tematiche:

1) Rapporti politici ed economici tra Cina ed Italia e Cina ed Unione europea.

2) La crisi economica, misure volte a superare la crisi e a sostenere l’occupazione: analisi e confronto.

3) Ambiente: cambiamenti climatici, OGM e biotecnologie.

4) Rapporti culturali sino-italiani, con particolare riguardo allo sviluppo del dialogo culturale (2010 anno della Cina in Italia) e all’istruzione superiore universitaria.

 

 

[15] Il processo intergovernativo ASEM (Asia Europe Meeting), è stato avviato nel 1996 tra i 15 Paesi membri dell'Unione europea e 10 Paesi dell'area asiatica (Brunei, Cina, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Indonesia, Malesia, Singapore, Thailandia e Vietnam). In occasione del Vertice di Hanoi dell’ottobre 2004 sono entrati a far parte dell’organismo di cooperazione eurasiatico altri 13 paesi:Cambogia, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Laos, Lettonia, Lituania, Malta, Myanmar/Birmania, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Al vertice ASEM di Helsinki del 2006 era stato deciso di allargare la cooperazione a: Bulgaria, Romania, India, Pakistan, Mongolia e al Segretariato ASEAN (Association of South East Asian Nations). Tale allargamento è stato formalizzato in occasione del vertice ASEM di Pechino del 24 e 25 ottobre 2008 a cui tali paesi hanno partecipato per la prima volta. Nel corso del Vertice ASEM del 2010 Australia, Nuova Zelanda e Federazione Russa, hanno partecipato per la prima volta all’esercizio e ne sono divenuti pertanto membri, portando il numero totale a 48. Si segnala che alla riunione dell’ASEP del 2010 parlamentari del Parlamento australiano e della Camera dei rappresentanti neozelandese, nonché del Parlamento russo, sono stati invitati a partecipare come osservatori.

[16] Si segnala, tuttavia, che il Parlamento del Myanmar/Birmania non fa parte dell’ASEP per la ferma opposizione dei rappresentanti dei Parlamenti UE manifestata in occasione della riunione di Helsinki del maggio 2006.

[17] L'ASEF, assieme ad altre iniziative di tipo economico e politico, è parte integrante del processo intergovernativo ASEM.

[18] Si segnala che il Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, che si compone di 198, è il vero motore del Parlamento, esso garantisce infatti la continuità dei lavori tra una sessione e l’altra dell’ANP.