Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: L'Italia in un mondo che cambia. Suggerimenti per la politica estera italiana"
Serie: Note di politica internazionale    Numero: 115
Data: 03/10/2012
Descrittori:
POLITICA ESTERA   RELAZIONI INTERNAZIONALI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

Casella di testo: Note di politica internazionalen. 115 –  3 ottobre 2012

“L’Italia in un mondo che cambia. Suggerimenti per la politica estera italiana”

 


Tre Istituti di ricerca italiani, IAI, ISPI e Nomisma  hanno redatto il rapporto intitolato L’Italia in un mondo che cambia. Suggerimenti per la politica estera italiana[1],in collaborazione con l’Ufficio studi di Finmeccanica.

Il documento, pubblicato nel giugno 2012, si articola in due parti, dedicate la prima a puntualizzazioni analitiche delle aree d’azione della politica estera italiana, e l’altra all’individuazione delle linee d’azione politica;entrambe sonoprecedute da una sezione dedicata alle proposte, dove si condensano le iniziative, le modalità e gli strumenti che gli autori indicano come i più opportuni per l’azione italiana.

 

Le proposte

Nella sezione delle proposte vengono indicate alcune linee di iniziativa definite come prioritarie, alla luce degli interessi nazionali sia nei confronti dell’Unione Europea, sia dei paesi vicini. Tali linee consistono nelle seguenti attività:

-         rafforzamento della coesione europea, in quanto una eventuale rinazionalizzazione della politica estera produrrebbe il ridimensionamento delle ambizioni e degli obiettivi;

-         sostegno all’emissione di Project Bond europei, propedeutici al varo di veri e propri Eurobond;

-         elaborazione procedure pubbliche adeguate alla ristrutturazione dei debiti sovrani;

-         favorire l’autorizzazione all’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità contro le perturbazioni sistemiche;

-         favorire l’adozione in ambito UE di un Governance Compact inclusivo di tutte le politiche economiche (energia, industria, welfare, mercato del lavoro);

-         riformare l’FMI allo scopo di accrescerne il ruolo di protagonista nella governance economica globale;

-         potenziare il WTO, eliminando anche le numerose eccezioni, allo scopo di liberalizzare maggiormente i mercati internazionali;

-         attivare una cooperazione strutturata nel campo della difesa in ambito sia finanziario-produttivo, sia operativo;

-         potenziare l’iniziativa politica UE verso la Russia e l’area caucasica;

-         operare una cooperazione più strutturata con la Turchia, trattando con discrezione la questione cipriota;

-         operare per il rilancio delle iniziative del Quartetto (Usa, Federazione russa, Unione europea e Nazioni Unite) nel conflitto israelo- palestinese e per il rafforzamento del ruolo dell’Alto Rappresentante (per la politica estera) nei confronti dell’Iran;

-         affrontare la questione della sicurezza in Africa in maniera unitaria per i quadranti nord africano (paesi della fascia del Sahara e del Mediterraneo) sino al Corno d’Africa;

-         promuovere una più energica politica europea verso le evoluzioni in atto nel mondo arabo.

Al fine di realizzare tali politiche l’Italia dovrebbe porre in essere le riforme strutturali (anche istituzionali) necessarie per contrastare la progressiva marginalizzazione del Paese, derivante anche dalla connotazione sempre più intergovernativa dell’UE (dove cooperazioni rafforzate, interne o esterne ai Trattati, tra gruppi di Paesi forti possono comportare l’esclusione dell’Italia). Viene suggerita, inoltre, l’adozione, nella decisione politica, di un criterio di chiara correlazione tra versante interno ed estero (con particolare riferimento alla politica estera europea) quale parametro di valutazione dell’interesse nazionale a partecipare alle iniziative poste in essere sia in ambito UE, sia in ambito extraeuropeo. Viene evidenziato che nell’attuale sistema multipolare ed intergovernativo, gli interessi nazionali trovano miglior difesa quando la capacità di iniziativa è dispiegata con anticipo rispetto agli accadimenti; inoltre, la credibilità e l’efficacia delle iniziative multilaterali insiste – sottolinea il rapporto - anche sulle capacità nazionali di coalition building con i Paesi orientati a condividere le scelte italiane.

Un’efficace e credibile politica estera necessita di strumenti adeguati individuabili non tanto nelle risorse finanziarie, quanto nell’ottimizzazione dell’allocazione di ogni tipo di risorsa e di organismo disponibile al fine di rendere più coerenti gli aspetti domestici e quelli esterni dell’azione italiana; in tal quadro il rapporto rileva l’opportunità di avvalersi del lavoro di analisi ed elaborazione che può essere offerto dai think tanks nazionali.

 

L’analisi

Nella sezione di analisi si evidenzia, in particolare, che l’attuale quadro degli equilibri internazionali - caratterizzato dalla convivenza tra diversi modelli di egemonia resa possibile dall’esistenza di una potenza dominante ma non compiutamente egemone come gli Stati Uniti - offre, tra le altre, l’opportunità di operare per un modello multilaterale maturo. Un modello che, per essere efficace, necessita di un più largo consenso e solidarietà internazionale. Tale obiettivo è particolarmente rilevante per i paesi europei, pienamente integrati nel sistema multilaterale ma anche più esposti alle sue crisi perché non in grado, nella situazione attuale, di esercitare una funzione dominante o egemone se non in alleanza con gli Stati Uniti. Da tali considerazioni gli autori del rapporto fanno derivare  un giudizio favorevole ad una maggiore integrazione economica euro-americana che, tuttavia, sul versante Usa non pare al momento essere al centro della strategia. Gli Stati Uniti oggi, appaiono orientati verso una strategia incentrata sulla “balance of power” di tradizione anglosassone, la quale combinando vecchi e nuovi strumenti di influenza punta a prevenire l’aggregazione di un fronte antiegemonico e quindi a differire nel tempo la formazione, in capo ai potenziali challenger strategici, delle capacità necessarie a contendere agli Stati Uniti una supremazia globale fondata sul dominio militare assoluto dell’aerospazio e del mare e sulla centralità del dollaro nel sistema finanziario internazionale.

Ad integrazione dei contenuti dei paragrafi dedicati al governo dell’economia mondiale  e alla crisi finanziaria in sede di presentazione del rapporto[2] si è evidenziato, tra il resto, come il fondo salva Stati (ESM-European Stability Mechanism) sia nato intrinsecamente debole per il fatto di avere natura intergovernativa e modalità operative bilaterali e condizionate laddove, ad avviso degli autori del rapporto, a fronte di problemi di carattere sistemico sarebbero opportuni interventi autonomi e creativi da parte del tutore della stabilità finanziaria.

Rilevati taluni snodi critici delle relazioni tra  l’Unione Europea, i Paesi del Mediterraneo e i Paesi vicini, la parte analitica del rapporto si conclude con gli scenari italiani attraverso l’esame dei vantaggi e delle criticità connessi a ciascuno dei tre modelli di riferimento della politica estera italiana (alleanza asimmetrica, autonomia bilaterale e multilateralismo attivo).

 

Le politiche

Nell’ultima parte del rapporto, dedicata alle politiche, si evidenzia che la situazione geopolitica e geostrategica complessiva dell’Italia, media potenza sullo scenario internazionale, denuncia una significativa riduzione delle opzioni a disposizione del paese. In un quadro in cui pur restando il legame transatlantico una garanzia decisiva alla stabilità ed alla sicurezza dell’Europa l’importanza relativa del nostro Continente è notevolmente diminuita nel calcolo statunitense, l’Italia, comparativamente più debole delle potenze europee alle quali vorrebbe essere paragonata (Francia, Germania e Gran Bretagna), ha il massimo interesse ad una ripresa del processo d’integrazione europea.

L’Italia, in sostanza, dovrebbe individuare nell’Europa una sorta di moltiplicatore della potenza nazionale, conservando tuttavia una salda visione strategica dei propri interessi e la capacità di tutelarli anche all’interno del contenitore comunitario. Soltanto a fronte del fallimento della strategia eurocentrica il nostro Paese potrebbe essere costretto a rinazionalizzare più marcatamente la definizione dei propri interessi e delle relative strategie attraverso la rimodulazione della rete delle proprie alleanze regionali e globali e il ridimensionamento degli obiettivi in funzione di pochi interessi ritenuti realmente vitali, così da adeguare la politica alle effettive, relativamente scarse, capacità nazionali autonome.

Ad avviso degli autori del rapporto il Governo nazionale dovrebbe dotarsi di un organismo di alta consulenza, modellato sull’esempio del National Security Council americano, direttamente dipendente dal vertice dell’esecutivo e composto anche da personalità esterne al mondo della Pubblica Amministrazione.

Il rapporto si conclude con l’individuazione di alcune linee di azione.

In particolare, le difficoltà di crescita economica del nostro paese e l’entità del debito pubblico nazionale, diffuso nei portafogli internazionali e quindi suscettibile di esporre il paese ai turbamenti economico-finanziari sistemici, ci rendono particolarmente interessati alle forme di cooperazione tese a conseguire la stabilizzazione finanziaria internazionale, rappresentate in ambito europeo dall’ipotesi di introduzione degli Eurobond.

Sul piano della cooperazione economica globale il rapporto suggerisce di individuare nell’FMI, la cui mission andrebbe all’uopo ridefinita, il centro di raccolta delle deleghe sostanzialmente promananti da un G20 meglio focalizzato sui temi economico-finanziari; in tal senso andrebbe ridefinita la rappresentanza della UE, da concepire non più a livello nazionale ma come rappresentazione unica degli interessi europei. Ridefinito nel profilo e nei processi decisionali, il Fondo Monetario Internazionale diventerebbe il centro di riferimento sia della regolamentazione e della vigilanza finanziaria, sia della gestione degli squilibri macroeconomici e delle relative questioni monetarie e sarebbe in condizione di cooperare con un WTO (riformato anch’esso nel senso di una migliore gestione degli accordi bilaterali, potenzialmente distruttivi del metodo multilaterale) per un nuovo sistema di regole internazionali sugli scambi commerciali, che è di evidente interesse per l’Italia.

Sotto il profilo della politica estera e di sicurezza gli autori del rapporto sottolineano l’interesse italiano all’attivazione, in ambito UE, della cooperazione strutturata permanente nel campo della difesa suscettibile contribuire ad un impiego delle decrescenti risorse nazionali non lesivo di capacità operative forse non più sostenibili su base nazionale “ma certamente compatibile con il livello complessivo della spesa europea”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 06 6760-4939 – *st_affari_esteri@camera.it

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: es1213inf.doc



[1] Consultabile all’indirizzo web http://www.ispionline.it/it/documents/ItaliaMondoCheCambia.pdf

 

[2] Roma, 19 settembre 2012, intervento del Prof. Franco Bruni, Vicepresidente ISPI.