Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Missione di una delegazione della Commissione Affari esteri in Turchia (Ankara, 26-28 giugno 2012)
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 361
Data: 25/06/2012
Descrittori:
POLITICA ESTERA   TURCHIA
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Missione di una delegazione della Commissione Affari esteri in Turchia

(Ankara, 26-28 giugno 2012)

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 361

 

 

 

25 giugno 2012

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari Esteri

( 066760-4939 – * st_affari_esteri@camera.it

 

 

Servizio rapporti internazionali

( 066760-3948 – * cdrin1@camera.it

Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 – * cdrue@camera.it

 

 

 

 

 

 

 

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File: Es1167.doc


INDICE

 

Programma della missione

Scheda-paese (a cura del Ministero degli Affari esteri) 5

Rapporti parlamentari con la Turchia  (a cura del Servizio Rapporti Internazionali) 55

Stato dei negoziati di adesione della Turchia (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 89

Profili biografici

§     Cemil ÇIÇEK Presidente della Grande Assemblea nazionale turca  99

§     Volkan Bozkir Presidente della Commissione Affari esteri della Grande Assemblea nazionale turca  101

Errore. Il segnalibro non è definito.

Documenti del Parlamento europeo

§     Risoluzione del Parlamento europeo del 29 marzo 2012 sulla relazione 2011 relativa ai progressi compiuti dalla Turchia (2011/2889(RSP) 105

Pubblicistica

§     A. Rizzo ‘Le relazioni tra UE e Turchia: dall’associazione alla pre-adesione?’, ne: La Comunità internazionale, novembre 2011  111

§     D. Schmid ‘La Turquie, alliée de toujours des États-Unis et noveau challenger’, in: Politique étrangère, marzo 2011  111

§     N. Göle ‘La Turquie, le Printemps arabe et la Post-Européanité’, in: Confluences Méditerranée, n. 79, aprile 2011  111

§     A. Tayla ‘Un nouveau paradigme pour la Turquie?’, in: Confluences Méditerranée, n. 79, aprile 2011  111

§     V. Talbot ‘La Turchia e la primavera araba’, in: ISPI Analysis, n. 73, ottobre 2011  111

§     T. Delpech ‘Quel Modele turc?’, in: Politique Internationale, n. 134 – 2011/2012  111

§     N. Tocci, E. Maestri, S. Őzel, S. Güvenç ‘Ideational and material power in the Mediterranean – The role of Turkey and the Gulf Cooperation Council’, (stralci), in: IAI Mediterranean Paper Serie 2012  111

§     V. Giannotta ‘Sfide e opportunità per la politica estera turca’, in: Aspenia, www.aspeninstitute.t/aspenia-online, 11 gennaio 2012  111

§     A. Tetta ‘Emergenza libertà di stampa in Turchia’, in: Osservatorio Balcani e Caucaso, 30 gennaio 2012  111

§     F. Mat ‘La Turchia e i problemi con i vicini’, in: Osservatorio Balcani e Caucaso, 13 aprile 2012  111

§     L. Ozzano ‘La riforma dell’istruzione in Turchia: regalo agli islamisti o problema di equità’, in: Aspenia, www.aspeninstitute.t/aspenia-online, 23 aprile 2012  111

§     J. W. Walker ‘Stuck between the ‘Rest’ and the ‘West’: Turkey at the Crossroads’, in: GMF – On Turkey, 14 giugno 2012  111

 

 

 


Programma della missione

 


Visita della Commissione Affari esteri e comunitari
della Camera dei Deputati

 

(Ankara, 26-28 giugno 2012)

 

 

26 giugno

 

ore 17.05: arrivo delegazione con volo TK 2162 da Istanbul Ataturk International e trasferimento allo Sheraton Hotel.

 

ore 18.00 arrivo all’ hotel Sheraton

 

ore 20.00: pranzo con Nunzio Apostolico Monsignor Lucibello. Ristorante turco da confermare

 

*  *  *

 

27 giugno

 

ore 9.20 partenza per Anitkabir, Mausoleo di Ataturk.

 

ore 9.30 Visita a Anitkabir  (Mausoleo di Ataturk), deposizione corona e firma libro d’oro.

 

ore 11.00: incontro con la Commissione Affari Esteri della Grande Assemblea Nazionale di Turchia (TBMM) presso il parlamento, Pres. Volkan Bozkir.

 

ore 13.00: colazione di lavoro offerta dalla Commissione Affari Esteri della Grande Assemblea Nazionale di Turchia (TBMM) – ristorante Trylie.

 

ore 15.00 incontro con il Vice Sottosegretario agli Affari Europei Burak Erdenir presso il Ministero Affari Europei

 

ore 16.30: incontro con la Commissione Affari Europei della Grande Assemblea Nazionale di Turchia (TBMM) presso il parlamento,  Pres. Mehmet Tekelioglu.

 

ore 20.00: pranzo in onore della delegazione italiana presso la residenza di S.E. l’Ambasciatore d’Italia a Ankara Gianpaolo Scarante, con la presenza del Capo del Gruppo di Amicizia Parlamentare italo-turco On. Hakan Sukur e altri deputati.

 

*  *  *

 

28 giugno

 

Ore 9.30 partenza dall’hotel

 

ore 10.00 Incontro al Ministero degli Esteri con il Vice Ministro degli Esteri Naci Koru

 

ore 11.00 Incontro alla Grande Assemblea Nazionale Turca con il Presidente del Parlamento Cemil Çiçek

 

ore 12.00 trasferimento all’aeroporto Ankara Esenboga

 

ore 14.00: partenza della delegazione con volo TK 2147 per Istanbul Ataturk International.

 

 

*  *  *

 


Scheda-paese
(a cura del Ministero degli Affari esteri)

 

Repubblica di Turchia




Agg. 13 giugno 2012

 

CENNI STORICI

 

La Turchia moderna è nata con la dissoluzione dell’Impero Ottomano, alla fine della Prima Guerra mondiale. Il Trattato di Sèvres (1920) prevedeva uno Stato di dimensioni ridotte, con l’attribuzione alla Grecia di una vasta regione attorno a Smirne, la nascita di un’Armenia indipendente e di una regione curda con ampia autonomia. La rivolta nazionalista di Mustafa Kemal Ataturk, un accordo di pace separato con l’URSS e le vittorie militari contro i greci costrinsero gli Alleati a rinegoziare gli accordi di pace: il Trattato di Losanna (1923) riconobbe il Paese nelle sue attuali frontiere, ed un accordo separato con la Grecia dispose il trasferimento incrociato delle rispettive popolazioni installate come minoranze (eccetto i Greci di Istanbul ed i Turchi della Tracia, per cui si previdero statuti specifici). Nell’ottobre del 1923 fu proclamata la nuova Repubblica di Turchia con Ataturk come Presidente. Oltre ad abolire il Califfato, egli avviò un’energica opera di modernizzazione all’insegna di secolarismo, nazionalismo e riferimento all’Europa (da cui trasse ad esempio i codici di legge e i caratteri dell’alfabeto).

Morto Ataturk nel 1938, la Turchia si mantenne neutrale nel secondo conflitto mondiale salvo intervenire negli ultimi mesi a fianco degli Alleati; nel 1952 aderì alla NATO, divenendone il principale bastione sul fronte Sud.

Le prime elezioni aperte ad altri partiti ebbero luogo nel 1950 e furono vinte dal Partito Democratico. Gli anni della Guerra Fredda furono caratterizzati da instabilità interna e da ripetuti interventi dei militari nella vita politica del Paese.

Nel luglio 1974 un putsch a Nicosia pilotato da Atene provocò un intervento militare turco a Cipro, che in due fasi occupò un terzo dell’isola.

Estremismi politici e tensioni con i Curdi furono causa di forte instabilità interna alla fine degli anni Settanta, finché nel 1980 un nuovo colpo di Stato militare portò al potere il Generale Evren, che impose la legge marziale e mise al bando il partito di ispirazione islamica.

Il golpe del 1980 concluse nel modo piu' drammatico uno dei periodi piu' bui della storia turca: episodi di violenza tra militanti dell'estrema sinistra e dell'estrema destra, tra maggioranza sunnita e minoranza alevita, nascita del PKK e del terrorismo curdo inizialmente diretto contro rivali tribali e feudali, grave crisi economica, incapacita' dei leader politici dell'epoca, Demirel e Ecevit, di affrontare la situazione con una visione politica chiara avevano condotto il Paese in una guerra civile strisciante. La maggioranza della classe media (e non solo) turca accolse il golpe militare con un sospiro di sollievo, come del resto fece anche lo schieramento occidentale. Ma il sollievo duro' molto poco, in quanto la svolta autoritaria si rivelo' particolarmente pesante per il Paese, con un tentativo in buona parte riuscito di completa depoliticizzazione del Paese: chiusura del Parlamento, scioglimento di partiti, sindacati e associazioni, censura permanente. Non solo i movimenti di estrema sinistra e quelli filoislamici (nella cui nascita qualche anno prima molti vedono la longa manus dei militari nel tentativo di contrastare i primi), ma anche i repubblicani, i nazionalisti e gli attivisti curdi pagarono conseguenze durissime. Dal golpe scaturi' poi la Costituzione del 1982, simbolo tuttora vigente di una difficile sintesi islamico-nazionalista filoccidentale in chiave autoritaria che ha plasmato la Turchia moderna ma ha anche contribuito a creare ulteriori tensioni, in particolare aggravando la questione curda e contribuendo al consolidarsi del ruolo chiave del PKK.

Il potere tornò ai civili nel 1987. Il Governo di Turgut Ozal promosse un forte sviluppo economico, ma permasero fattori destabilizzanti, fra cui soprattutto la guerriglia degli indipendentisti curdi.

La Turchia partecipò alla I Guerra del Golfo come alleato degli USA (1990-1991), subendone tuttavia pesanti conseguenze economiche per l’interruzione dei traffici con l’Iraq e l’afflusso di rifugiati dal Paese vicino. Nel 1995 iniziarono vaste azioni militari contro la guerriglia curda del PKK di Ocalan.

Nel 1996, dopo la caduta del Governo di Tansu Ciller – la prima donna alla guida del Paese - il partito filo-islamico del Benessere di Erbakan riuscì a formare un Governo di coalizione, fortemente osteggiato dalle gerarchie militari, cui mise fine una decisione della Corte Costituzionale che dichiarò il partito illegale per contrarietà ai principi dell’ordinamento turco.

A partire dal 1999 il Governo di Bulent Ecevit – leader storico, nel 1974 promotore dell’intervento militare a Cipro - avviò una politica di riforme ma crescenti divisioni in seno alla sua coalizione, la gravissima crisi finanziaria del 2001 ed una generale volontà di rinnovamento ne determinarono la sconfitta elettorale.

Alle elezioni politiche anticipate del 3 novembre 2002, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) conseguiva infatti il 34,4% dei suffragi (368 seggi su 550 totali), mentre il Partito Repubblicano (CHP) di Baykal era l’unica altra formazione ad aver superato l’elevata soglia di sbarramento del 10% (178 seggi), avendo il Movimento Nazionalista (MHP) ottenuto l’8,3%.

Già interdetto da cariche pubbliche per cinque anni, a seguito di una condanna nel 1998 per “istigazione all’odio religioso” (in un discorso pubblico aveva citato una poesia che si prestava a dubbie interpretazioni), solo a seguito della revoca del provvedimento Erdogan poteva essere eletto deputato nel marzo 2003, condizione necessaria per ricevere l’incarico di formare il nuovo Governo, sostituendo il compagno di partito Gul (divenuto Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri).

La prospettiva di adesione all’Unione Europea ha costituito l’obiettivo prioritario della decisa politica riformatrice perseguita dalle Autorità turche negli ultimi anni, a seguito della candidatura accolta nel 1999. Il Governo ha peraltro sempre sottolineato di ritenere le riforme comunque necessarie allo sviluppo del Paese, a prescindere quindi dalle richieste europee. In tale contesto l’avvio dei negoziati di adesione all’UE nel novembre 2005 segnava il più rilevante successo della leadership di Erdogan.

Nelle elezioni politiche del luglio 2007 l’AKP di Erdogan veniva confermato e rafforzato quale primo partito con il 46,6% (+12% rispetto al 2002, 341 seggi), mentre l’opposizione del CHP si fermava al 20% (112 seggi, da cui si sono poi staccati i 13 del partito di sinistra DSP) e il Movimento Nazionalista (MHP) otteneva il 14,3% (8,3 del 2002). Non entrava in Parlamento il partito filo-curdo DTP, ma solo 22 deputati indipendenti (su un totale di 26) ad esso legato.


 

STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE

 

Strutture istituzionale e dati di base

 

Nome Ufficiale:

 

Repubblica di Turchia

 

Forma di Governo:

 

Repubblica Parlamentare

 

Capo dello Stato:

 

Abdullah GUL

 

Capo del Governo:

 

Recep Tayyip ERDOGAN

 

Ministro degli Esteri:

 

Ahmet DAVUTOGLU

 

 

Sistema legislativo:

 

Parlamentare, unicamerale

(550 membri)

 

 

Sistema legale:

 

Basato sui modelli europei (Costituzione del 1982), codificato

 

Suffragio:

 

Universale diretto

 

 

Partecipazione a Organizzazioni Internazionali:

 

BSEC, BERS, FAO, FMI, ICAO, IOC, IAEA, Interpol, NATO, OMC, OMS, OIC, ONU, OIL, OSCE, UNESCO, UPU

 


 

Popolazione ed indicatori sociali

 

Popolazione

74,7 milioni (2011)

(all’estero 3,5 milioni da censimento 2008)

Tasso di crescita

1,53 (2004)

Aspettativa di vita

69,41 (maschi); 74,3 (femmine) (2004)

Superficie:

814.578 kmq

Capitale:

Ankara (1,9 mln ab.-2,8 mln aggl.urb.)

Principali città:

Istanbul (10 mln.), Smirne (3,4 mln.),

Konya (2,2 mln)

Gruppi etnici:

Turchi 80%, Curdi ed altri 20% (stime)

Religioni:

Musulmana 99,8% (sunnita, forte minoranza alawita), altre: Cristiana e Ebraica 0,2%

Lingue:

Turco (ufficiale)

Dialetti Curdi, Arabo, Armeno, Greco

Partiti politici principali:

AKP (Giustizia e Sviluppo – filoislamico),

326 seggi su 550, al Governo;

CHP (Partito Repubblicano – sinistra moderata) 135 seggi – opposizione;

MHP (Partito di Azione Nazionale - nazionalista di destra), 54 seggi, opposizione;

BDP (Partito filocurdo), 35 seggi, eletti come indipendenti

Gruppi politici di pressione:

TUSIAD (Confindustria);

TISK (Confederazione turca dei Sindacati dei Datori di Lavoro)

 


ASSETTO ISTITUZIONALE

 

Il potere legislativo è affidato ad un Parlamento unicamerale costituito di 550 membri eletti per 4 anni; per le elezioni parlamentari è prevista una soglia di sbarramento del 10 per cento, soglia da tempo contestata poiché altera il gioco democratico ed ostacola tra l’altro la rappresentanza parlamentare della comunità curda, concentrata in aree specifiche.

Il potere esecutivo è esercitato dal Primo Ministro, designato dal Presidente della Repubblica e solitamente “leader” del principale partito.

Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento, dura in carica sette anni non rinnovabili e svolge un ruolo di garanzia, pur potendo influire sull’attività legislativa con il potere di rinvio e di veto. Una riforma costituzionale del 2007 prevede, a partire dal 2014, che il Presidente sia eletto a suffragio universale, con mandato di 5 anni rinnovabile.

Il sistema giurisdizionale è indipendente. La Corte Costituzionale (11 membri designati dal Presidente della Repubblica) può annullare gli atti votati dal Parlamento.

La Costituzione può essere modificata solo con una maggioranza parlamentare di due terzi (o di tre quinti con il successivo ricorso obbligatorio ad un referendum). Le Forze Armate, per legge e per tradizione custodi del carattere laico della Repubblica, hanno esercitato una forte influenza attraverso il Consiglio Nazionale di Sicurezza, organo in teoria consultivo ma dal peso determinante. In precedenza costituito per metà di civili e metà di militari, esso ha visto nel 2003 ampliata la componente civile nel quadro delle riforme richieste per l’adattamento ai criteri politici di Copenaghen.

L’amministrazione statale è centralizzata, ricalcata sul modello francese. L’articolazione regionale resta intesa quale semplice deconcentrazione di competenze, anche prende quota il dibattito sull’introduzione di un regionalismo.

Prossime elezioni parlamentari: 2015

Prossime elezioni del Presidente della Repubblica: 2014

 

POLITICA INTERNA

 

1. Il referendum confermativo del 12 settembre 2010 sul pacchetto costituzionale presentato dal governo Erdogan, ha registrato un'ampia vittoria del si' con il 57,9% dei suffragi contro il 42,1% del no. La partecipazione al voto e' stata del 73,7%. I 26 emendamenti referendari, alcuni dei quali largamente condivisi in quanto in linea con riforme richieste dall’UE (azioni positive in favore delle donne; ampliamento significativo delle libertà sindacali; istituzione della figura dell’ombudsman; possibilità di ricorso dei singoli alla Corte Costituzionale - esaurite le vie ordinarie - a tutela, contro la violazione dei pubblici poteri dei diritti e delle libertà fondamentali sancite dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo; diritto di accesso del cittadino agli atti della Pubblica Amministrazione; riequilibrio del rapporto tra magistratura ordinaria e militare), lasciano invece irrisolti i nodi sulla soglia di sbarramento al 10% per l’ingresso in parlamento e della legge sui diritti delle minoranze, che si riflettono negativamente sulla rappresentatività della minoranza curda attraverso il suo partito di riferimento BDP (i cui deputati partecipano alle attività parlamentari come “indipendenti”). Più controverse le nuove disposizioni regolanti la procedura di selezione e composizione della stessa Corte Costituzionale e dell’organo di autogoverno della magistratura, che potrebbero - a detta dell’opposizione “laica” - essere sfruttate per inserire progressivamente giudici vicini alle posizioni dell’AKP nelle più alte magistrature dello Stato. Le riforme costituzionali attribuiscono inoltre alla Corte Costituzionale il potere di giudicare il Capo di Stato Maggiore ed i vertici militari, aprendo anche la strada al processo per gli ufficiali che hanno partecipato al colpo di Stato del 1980, ed indebolendo ulteriormente le Forze armate (già ridimensionate dalle vicende giudiziarie legate al presunto complotto “Ergenekon” e dal tentativo di “infiltrazione” dei propri vertici con esponenti vicini all’Esecutivo).

2. Dopo una campagna elettorale accesa, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) del Primo Ministro Erdogan si è aggiudicato le elezioni politiche del 12 giugno 2011, con il 49,9% dei voti e 326 seggi sui 550 che compongono il parlamento. Principale forza di opposizione rimane il Partito Repubblicano del Popolo (CHP), di ispirazione kemalista e socialdemocratica, in ripresa (26%) rispetto al 2007; il Partito Nazionalista (MHP) resta in Parlamento (13% dei voti) mentre candidati indipendenti, in massima parte espressione politica della minoranza curda (BDP), conquistano il 6,6% e 36 seggi. La vittoria del Partito di Governo ha due facce: da un lato conferma il grande successo del “metodo AKP”, basato su risultati economici tangibili, attenzione ai bisogni materiali e radicamento nel territorio; dall’altro, non ha consegnato ad Erdogan le “chiavi” del Parlamento -e del Paese-, perché l’AKP resta lontano dai 367 seggi necessari ad emendare autonomamente la Costituzione. Si apre quindi una fase di “maturità democratica”, con l’AKP chiamato a cercare un concreto compromesso con le opposizioni rappresentate in Parlamento per portare avanti il proprio ambizioso programma di riforme costituzionali.

3. Ad agosto 2011, si sono dimessi i vertici militari in Turchia, in occasione della sessione estiva del Consiglio Superiore Militare, organo che è chiamato a decidere in merito a promozioni e pensionamenti nelle forze armate stesse. L’incontro di quest'anno segna quindi una svolta definitiva, quasi a indicare che il governo turco ha vinto la prova di forza con i militari e che, come in ogni Paese democratico, se i vertici militari non concordano con il governo, non c'e' altra strada delle dimissioni.

4. A settembre 2011 è stato annunciato l’emendamento alla Legge sulle Fondazioni, con il quale il Governo turco ha deliberato di restituire le proprietà immobili appartenenti alle minoranze religiose riconosciute nel Trattato di Losanna del 1923 e nazionalizzate nel 1936.

5. Il Parlamento monocamerale turco ha eletto alla carica di Presidente dell'Assemblea Cemil Cicek, politico dell'AKP e vice presidente del Consiglio nel corso della precedente legislatura. L'elezione di Cicek e' avvenuta al terzo round di votazioni con 322 voti su 550. La riapertura del Parlamento ha visto i deputati del blocco guidato dal BDP prestare giuramento e prendere  posto nell' assemblea che negli intenti dovrebbe ridisegnare il sistema costituzionale turco. La presenza del BDP in Parlamento appare schiudere un canale di dialogo col nazionalismo curdo nel contesto democratico.

6. Sotto una cortina di apparente calma, in concomitanza con la malattia di Erdogan, si è avuta l’impressione di un fermento all'interno dell'AKP, e nei suoi rapporti con il gruppo di potere guidato dal predicatore islamico Fethullah Gulen. Alimentato dalle polemiche innescate dagli ultimi eventi, quali la tragica uccisione di 35 contrabbandieri curdi scambiati per miliziani del PKK a Uldere (dicembre 2011) e la sentenza sul caso Dink (emessa il 17 gennaio per l'omicidio dell'editore turco-armeno) hanno cominciato ad affiorare aperte critiche nei confronti dell'operato del Governo AKP da parte di esponenti del movimento di Gulen, il cui sostegno e' risultato dall'inizio della vita dell'AKP nel 2001 e fino ad oggi un elemento centrale per l'affermazione del partito di Erdogan, grazie al cospicuo bacino di voti che e' in grado di influenzare.

7. Il Ministro della Giustizia Ergin ha gia' annunciato la volonta' di accelerare il processo di riforma del sistema giudiziario. Il pacchetto composto da un centinaio di emendamenti dovrebbe affrontare anche i veri nodi cruciali per la giustizia turca, ovvero la revisione della legislazione anti-terroristica che trova nel sistema in vigore un'applicazione ampia ed estesa fino a ledere- come giustamente evidenzia il Rapporto Hammarberg - i diritti fondamentali della persona, e la revisione dello strumento della carcerazione preventiva che oggi consente ai procuratori di operare in modo indiscriminato e senza alcuna certezza sui termini di scadenza delle misure restrittive adottate. Non mancano tuttavia già ora voci molto critiche sulle reali intenzioni dell'esecutivo, accusato di voler presentare solo un pacchetto dagli effetti cosmetici o peggio volto a asservire ulteriormente la magistratura agli interessi della maggioranza parlamentare. La riforma della giustizia finisce per toccare anche processi particolarmente cari all'attuale maggioranza parlamentare come Balyoz e Ergenekon, ritornati alla ribalta con il clamoroso e molto discusso arresto dell'ex Capo di Stato Maggiore Basbug.

8. Dopo l’esplosione nel centro di Ankara (20 settembre 2011) e numerosi attacchi alle postazioni militari nel sud-est del Paese, di cui l’ultimo – violentissimo - il 19 ottobre 2011, è scattata un’offensiva di terra in territorio iracheno con circa 20.000 uomini. Il governo intende continuare nella strada intrapresa di riscrittura della Costituzione quale via maestra per la soluzione della questione curda. Se da una parte il BDP continua a considerare con grande scetticismo la nuova iniziativa parlamentare di Erdogan e la reale volontà del Premier dopo il fallimento del piano di “apertura democratica” del 2009, il perdurare degli attacchi da parte del PKK costringe di fatto il Governo a rispondere sul piano militare per non lasciare spazio alle critiche delle opposizioni e degli ambienti nazionalisti, ricadendo in quella spirale viziosa che oramai caratterizza lo scontro con il PKK e che ha finito per intrappolare inevitabilmente anche i rapporti tra Turchia e Nord Iraq. Le celebrazioni del Newroz (il nuovo anno persiano coincidente col solstizio di primavera e la festivita' piu' importante della minoranza curda), hanno dato luogo a disordini e scontri con la polizia nel sud-est del Paese. I disordini, apparentemente legati al fatto che per motivi di ordine pubblico i permessi per le celebrazioni sono stati limitati al giorno 21, mentre la festivita' iniziava gia' il 18, sono da mettere in collegamento con la situazione politica interna turca. Gli osservatori cominciano a parlare di una nuova strategia del governo, che consisterebbe nel chiudere ogni negoziato con il PKK e nel gestire la questione curda al solo livello parlamentare. Tuttavia l'AKP pare tendere a delegittimare il BDP come interlocutore politico.

9. A marzo 2012 il gruppo parlamentare dell'AKP ha presentato una proposta di legge che estende il ciclo dell'istruzione obbligatoria da 8 a 12 anni dividendolo in tre cicli di 4 anni ciascuno. Il ciclo obbligatorio potra' inoltre essere iniziato tra i 5 e i 6 anni, quindi un anno prima rispetto a quanto attualmente previsto. Viene spostata la possibilita' di studiare nelle scuole religiose (Imam hatip) che dal 1997 sono limitate al ciclo di scuola superiore. Il clima politico e' arroventato ad Ankara a seguito della proposta dell'AKP di modificare profondamente il sistema educativo turco. L'opposizione, ed in particolare il CHP ha contestato l'apertura all'educazione religiosa nel ciclo intermedio, che scardina l'attuale sistema di 8 anni di istruzione obbligatoria secolare, ma anche asserendo che si impone ai bambini di 10 anni di scegliere gia' una futura professione. Il governo da parte sua ha valorizzato il fatto che il ciclo obbligatorio e' accresciuto da 8 a 12 anni e portera' cosi' la Turchia piu' vicina agli standard OCSE.

10. Con il referendum costituzionale del 12 settembre 2010, tenuto per casualità nel 30° anniversario del golpe militare, e' stata abolita la disposizione transitoria n. 15 che statuiva l'improcedibilità' nei confronti della Giunta militare del 1980. Cio' ha finalmente permesso l'apertura da parte del Tribunale penale di Ankara del processo nei confronti dei due membri della Giunta sopravvissuti, il 94enne leader della Giunta ed ex Capo di Stato Maggiore e Presidente della Repubblica Kenan Evren e l'87enne Tahsin Sahinkaya, ex CSM dell'Aeronautica. E' la prima volta nella storia che un tribunale penale civile turco mette sotto processo alti gradi militari. Nel processo che si e' appena aperto si e' quindi assistito ad una insolita unita' nazionale, con Parlamento, Governo e tutti e tre i partiti di opposizione, il repubblicano CHP, il nazionalista MHP e il filocurdo BDP oltre a centinaia di ONG e privati cittadini che hanno richiesto di poter intervenire nel processo se non addirittura lo status di parte civile. Il processo e' importante soprattutto da un punto di vista simbolico.

11. A marzo 2012  i quattro giornalisti di Oda TV Nedim Sener, Ahmet Sik, Cockun Musluk e Muhammet Sait sono stati scarcerati su ordinanza del Tribunale di Istanbul dopo oltre un anno di carcerazione preventiva ordinata dalla magistratura in quanto indagati nella complessa, e sempre piu' opaca, indagine giudiziaria denominata Ergenekon in quanto, dopo ben 375 giorni e'stata ritenuta ingiustificata la detenzione preventiva nel caso specifico. Ed e' recente la notizia della sentenza del 30 aprile che ha disposto il rilascio dopo 17 mesi di un gruppo di 8 persone tra cui il giornalista Baha Okar, "adottato" dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana nel quadro di una campagna mondiale in cui le federazioni nazionali si sono divise i giornalisti in carcere, nel controverso processo contro l'organizzazione di estrema sinistra Quartiere Rivoluzionario Questi sviluppi, pur positivi, non sono destinati a rimuovere dal dibattito politico la questione sul tema della carcerazione preventiva in Turchia, che come noto costituisce un elemento di forte critica dell'attuale sistema giudiziario turco alla luce dei poteri concessi alla magistratura dalla normativa anti-terroristica vigente nel paese, e piu' in particolare sul tema della condizione dei giornalisti tuttora in stato di arresto preventivo, che continuerà ad essere oggetto di attento monitoraggio in primo luogo da parte delle istituzioni europee.

12. L’autunno 2011 hanno preso il via i lavori di una Commissione parlamentare, creata su base paritaria con la partecipazione dei quattro partiti che oggi siedono in Parlamento, per lo studio della riforma costituzionale. La Commissione –che continua i lavori nonostante le difficoltà nel reperire un'intesa su molti punti - sta focalizzando le proprie attività sui tre articoli iniziali della carta costituzionale dedicati ai diritti fondamentali, riuscendo a produrre un testo condiviso solo per due di essi. Problemi nella definizione di cittadinanza, che divide nazionalisti e curdi. L'obiettivo di produrre un testo condiviso entro la fine dell'anno - come previsto dal mandato della Commissione costituzionale - appare del tutto irrealistico.

Sembra esista esercizio parallelo di scrittura del testo costituzionale condotto da Erdogan e dai suoi più stretti collaboratori con l'obiettivo di presentare questa bozza alternativa una volta assodato il fallimento della Commissione costituzionale. Il Primo Ministro ha ribadito che l'AKP non intende abbandonare i lavori della commissione ma ha reiterato l'intenzione di procedere comunque nell'adozione di una nuova Costituzione anche in assenza di un ampio consenso, trattandosi di una chiara richiesta formulata dall'elettorato turco. Da questo punto di vista Erdogan ha gia' vinto la prima battaglia poiche' egli e' riuscito ad imporre il tema della riforma costituzionale nell'agenda politica e nessuno degli altri partiti puo' tirarsi piu' indietro.

13. Non e' un mistero che per il premier Erdogan il principale scopo della riforma costituzionale sia proprio quello di candidarsi alla Presidenza per coronare il suo percorso politico ed essere il "Presidente del Centenario" (la Repubblica turca compira' un secolo di vita nel 2023), cosi' come appare ormai chiara l'ascesa all'interno del partito di Bekir Bozdag, che incarna l'anima piu' religiosa dell'AKP. Molti osservatori hanno ventilato la possibilita'di uno scambio di ruoli tra Erdogan e Gul, sull'esempio di Putin e Medvedev, nell'ipotesi di una riforma presidenzialista che sancirebbe il sostanziale svuotamento dei poteri di primo ministro a favore del Presidente della Repubblica.

Mentre l'attuale Presidente della Repubblica Gul e' stato eletto dal Parlamento nell'agosto del 2007 per un mandato di 7 anni, nell'ottobre di quello stesso anno - quindi dopo soli 2 mesi - a seguito di un referendum costituzionale furono modificate le regole per l'elezione del Presidente della Repubblica, per cui in base alla vigente Costituzione si dovra' procedere ad elezione diretta ed il mandato sara' ridotto da 7 a 5 anni.  Peraltro la durata dell'attuale mandato di Gul ha costituito oggetto di dibattito, con la maggioranza dell'AKP che ha sostenuto che il mandato dovrebbe scadere al termine del settennato del 2014, in base alle regole vigenti al momento dell'elezione e l'opposizione del CHP che sostiene che il mandato dovrebbe invece scadere quest'anno, (come da riforma dell'ottobre 2007).

Nel gennaio 2012 per porre fine alla disputa l'AKP, forte della solida maggioranza parlamentare, ha approvato una legge per le procedure di voto diretto da applicarsi per le prossime elezioni presidenziali, le prime a suffragio popolare, la quale tra le varie disposizioni stabilisce che l'attuale mandato di Gul scadrà nel 2014, provvedimento impugnato dal CHP e attualmente all'esame della Corte Costituzionale, circostanza che aggiunge un'incognita ulteriore al dibattito. Lo stesso Presidente della Repubblica Gul è finora apparso più neutrale rispetto all'ipotesi di un sistema presidenziale. Possibile intesa tra AKP e il partito nazionalista MHP che in principio appare essere favorevole all'introduzione di tale sistema. Un'intesa con il MHP consentirebbe all’AKP di superare la fatidica soglia dei 367 voti necessari per approvare la riforma senza dover ricorrere a referendum confermativo. Anche il BDP potrebbe convergere su tale proposta in cambio di una soluzione alla questione curda.

14. Il leader del partito repubblicano Kemal Kilicdaroglu ha lanciato a giugno 2012 una sua iniziativa sulla questione curda promuovendo la costituzione di due commissioni, una prima parlamentare composta su base paritaria dai quattro partiti che oggi siedono in parlamento; una seconda composta da esponenti extra-parlamentare ('saggi').

 

 

 

 

SITUAZIONE ECONOMICA

 

1. Nel 2010 la Turchia ha vissuto un boom della crescita del PIL (+8,9% rispetto all’anno precedente), con una diminuzione dell’inflazione, attestata al +6.4%, il tasso più basso degli ultimi 41 anni. Il rapporto deficit pubblico/PIL nel 2010 è arrivato al 3,3%. Infine, il rapporto debito pubblico/PIL in Turchia a fine 2010 è ammontato al 41,6% (meno della media UE 27 e ben al di sotto al criterio previsto da Maastricht del 60%). Il reddito medio annuo delle famiglie turche è ammontato nel 2010 a 22.063 TL, mentre quello medio procapite a 9.735 TL.

2. L'economia turca ha fatto registrare nel 2011 un tasso di crescita del PIL per l'intero anno all'8,5%, il secondo a livello mondiale dopo quello cinese. Si registra un progressivo rallentamento (dal +12% nel primo quarter, +8,8% nel secondo e +8,2% nel terzo e +5,2% nel quarto) dato prevalentemente dalla frenata del settore privato (dove però il manifatturiero, le costruzioni, i trasporti e la sanità conservano la loro forza trainante) e dalla minore spesa pubblica. L’indice della produzione industriale in Turchia è aumentato lo scorso marzo del 2,4% rispetto allo stesso periodo del 2011. In particolare, per quanto riguarda i singoli settori produttivi, quello minerario è cresciuto, nel periodo in considerazione, del 4,3%, il manifatturiero dell’1,6%, quelli dell’elettricità, del gas, del vapore e dell’aria condizionata del 7,9%.

Il tasso di disoccupazione in Turchia a chiusura del 2011 si è attestato al 9,8%, facendo segnare un calo di 2,1 punti percentuali rispetto a quanto registrato a fine 2010, per un totale di 2,6 milioni di disoccupati a fronte dei 3 milioni del 2010. A febbraio del 2012 il tasso di disoccupazione in Turchia è sceso di 1,1 punti percentuali rispetto a quello registrato nello stesso mese dell'anno precedente, raggiungendo quota 10,4% (+0,2% rispetto a gennaio 2012).

A dicembre 2011 il tasso di inflazione per i prezzi al consumo calcolato rispetto allo stesso mese del 2010 e' stato pari al 10,45%, superando la temuta soglia dell'inflazione a due cifre. Si tratta del valore piu' elevato da novembre 2008, ma anche di un livello quasi doppio rispetto all'obiettivo fissato dalle autorita' per la fine dell'anno (5,5%, con una banda di tolleranza di due punti percentuali in eccesso e in difetto). Secondo i dati sull’inflazione pubblicati dal Türkstat, l’indice dei prezzi al consumo su base annua ad aprile 2012 è salita a quota 11,14%. Parallelamente, il 2011 conferma la buona tenuta dei saldi di finanza pubblica, con un disavanzo (1,4% del PIL) e un debito pubblico (40,1% del PIL) ben al di sotto dei parametri di Maastricht.

Il deficit delle partite correnti su base annuale era cresciuto lo scorso ottobre 2011 a 78,6 miliardi di dollari, per poi intraprendere una tendenza al calo che lo ha portato in dicembre a 77,2 miliardi, fino ai 77,1 miliardi del mese di gennaio 2012. Il rapporto tra deficit delle partite correnti e PIL, il più alto tra i Paesi del G20, rimane quindi attorno al 10%, una soglia preoccupante che trova le sue principali cause nel persistente squilibrio della bilancia commerciale (il deficit commerciale ammonta a circa 7 miliardi di dollari) dato dalla pesante bolletta energetica.

3. Le riserve ufficiali del Paese a marzo 2011 hanno raggiunto il loro massimo storico (92 mld/$): si è costituita così una consistente riserva precauzionale che rafforza il livello di fiducia dei mercati. Degno di nota è quindi l’innalzamento, annunciato il 20 settembre 2011, da parte dell'agenzia Standard and Poor's del suo "local currency sovereign rating" per la Turchia da BB+/B a BBB-/A-3, decisione grazie alla quale il Paese raggiunge per la prima volta in assoluto l'"investment grade". SP's non ha escluso ulteriori revisioni a rialzo dei rating. Il 23 novembre 2011 la società di rating Fitch ha inasprito l’outlook della Turchia, passandolo da “positivo” a “stabile”, con un rating del Paese pari a BB+.

4. Crescente preoccupazione sia per certi segnali di malessere evidenti, come il ritorno dell'inflazione a due cifre (10,43% a febbraio 2012) o le pessime performance della Lira Turca (nel 2011 la lira turca ha subito un fortissimo deprezzamento (-23% rispetto al dollaro e -19% rispetto all'euro). Tra le varie cause di tali vulnerabilità strutturali spicca tra tutte l'espansione eccessiva del credito che ha portato il credito alle famiglie al 30% degli impieghi e quello alle imprese al 40%. La bolla creditizia si e' tradotta in un aumento delle importazioni di beni di consumo dall'estero aggravando il deficit delle partite correnti, determinato prevalentemente anche dalla necessità di massicce importazioni nel settore energetico. Lo squilibrio con l'estero rivela un altro punto di vulnerabilità per l'economia turca, consistente nella scarsa copertura da parte degli Investimenti Esteri Diretti (solo il 15%). Con un livello di IDE non sufficiente non resta al Paese che finanziare il proprio deficit estero con l'afflusso di capitali a breve termine, che fa dipendere l'economia nazionale dalle dinamiche mondiali, come dimostrato dal calo dell'afflusso proveniente dai maggiori partner turchi in conseguenza del rallentamento dell'area Euro e dagli avvenimenti collegati alla Primavera Araba. In Turchia, il tasso di disoccupazione, che ufficialmente si situa attorno al 10%, ammonterebbe al 25% se corretto con la sottoccupazione femminile. Si aggiunge il grave problema dell'occupazione in nero, una delle numerose facce della piu' generale piaga dall'economia sommersa. Necessita' di un "soft landing" per l'economia turca, un rallentamento che deve portare assolutamente la Turchia a ridurre i propri tassi di crescita, sino ad arrivare ad un +4% per tutto il 2012. Nel frattempo sara' determinante per il Governo turco intraprendere riforme strutturali per rassicurare anche nel medio e lungo termine non solo gli investitori ed i capitali stranieri.

Flussi turistici

Nella prima metà del 2011, 13 milioni di persone hanno visitato la Turchia, il 12,5% in più dello stesso periodo del 2010. Al primo posto si collocano i tedeschi, con il 14,7% del totale. A seguire i russi con l’11,4%, i britannici con il 7,4% e gli iraniani al 7%. Nel solo mese di giugno è stata registrata la presenza di 3,7 milioni di turisti, un aumento dell’8% rispetto al giugno 2010.

 

 

Relazioni economiche con i principali Paesi partner

 

1. Con un grado di apertura elevato, la Turchia ha un sistema produttivo trainato dalle esportazioni, che a sua volta si alimenta grazie alle forniture di beni intermedi e di investimento. Nel 2010, l'interscambio della Turchia con il resto del mondo ha raggiunto i 299,4 mld/$ (+23,18% rispetto al 2009). Il saldo della bilancia commerciale è negativa per 71,6 mld/$ (+84,5% dal 2009). La classifica dei principali Paesi fornitori per il 2010 ha visto la Russia confermare la prima posizione con 21,6 mld/$ di export (+19,63%), seguita dalla Germania (17,5 mld/$; +22,36%) e dalla Cina (17,2 mld/$; +39,79%). L’Italia occupa la quinta posizione, con 10,2 mld/$ di esportazioni (+33%). Quanto ai mercati di sbocco, al primo posto si colloca la Germania (11,4 mld/$, +15,2%), seguita dall’Italia (6,5 mld/$; +10.5%) e dal Regno Unito (3,2 mld/$, - 34,18%); al quarto posto la Francia (3,1 mld/$; 12,58%) e al quinto la Russia (1,9 mld/$; 38,11%).

2. L'interscambio totale della Turchia con il resto del mondo nel 2011, che ha conosciuto un trend in crescita, con importazioni per 240,83 miliardi di dollari (+29,8%) ed esportazioni pari a 134,95 miliardi (+18,5%) e che ha fatto quindi segnare un record in negativo per la bilancia commerciale del Paese, che ha chiuso l'anno con un deficit di ben 105,8 miliardi di dollari (+47,7% rispetto al 2010). L'Unione Europea si conferma ancora una volta come un partner irrinunciabile per la Turchia, verso il quale, nel corso del 2011, si e' diretto il 46,22% delle esportazioni totali turche, per un valore di 62,3 mld/$ (+18,40%). Nel 2011, per quello che concerne la classifica dei principali Paesi partner della Turchia, la Germania si conferma al primo posto, con 36,95 mld/$ di interscambio totale (+27,28%); segue Russia, con 29,94 mld/$ (+14,17%) e la Cina con 24,16 mld/$ (+24,22%). Al quarto posto l’Italia con 21,3 mld/$. Seguono Stati Uniti –molto dinamici - con 20,63 mld/$ di interscambio totale (+28,29%).

3. A fronte di un aumento dell’interscambio del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2011, le esportazioni della Turchia nel quadrimestre gennaio-aprile 2012 sono aumentate del 10,9%, mentre le importazioni sono diminuite del 2,7%. Nel periodo di riferimento il saldo negativo della bilancia commerciale è passato da 33,7 a 26,9 miliardi USD, confermando l’efficacia delle misure governative tese a contrarre le importazioni. Un’altra variazione significativa è rappresentata dalla diminuzione dell’interscambio con l’Unione Europea, il cui valore è passato da 50,5 a 47,3 miliardi USD. Anche questo dato può essere letto come effetto delle misure in atto da parte del Governo di diversificazione dei mercati di sbocco per ridurre la dipendenza dal mercato UE, che rimane comunque il principale partner commerciale. La quota UE sul totale dell’interscambio turco nei primi 4 mesi del 2011 era pari al 42%, per un valore di 50,5 miliardi USD, mentre oggi è al 38,5% (47,3 miliardi USD). Il saldo, che rimane favorevole alla UE, è diminuito del 7,3% (8,6 miliardi USD ad aprile 2011 contro i 7,9 miliardi USD dell’aprile 2012). Nella graduatoria dei partner commerciali della Turchia, al primo posto si colloca la Germania, con 10,9 miliardi USD di interscambio (-9,1% rispetto ai primi quattro mesi del 2011) ed un saldo negativo per la Turchia di 1,9 miliardi USD. Al secondo posto c’è la Russia, con 10,1 miliardi di dollari (+9,2% rispetto allo stesso periodo del 2011) ed un saldo negativo per la Turchia di 6 miliardi USD; al terzo posto l’Iran con quasi 7,8 miliardi USD (+65,7%) ed un saldo negativo per la Turchia di 2,5 miliardi; al quarto posto la Cina, con 7,4 miliardi USD (-1,1%) ed un saldo negativo per la Turchia di 5,8 miliardi; al quinto posto gli USA, con 6,7 miliardi USD (-4,2%) ed un saldo negativo per la Turchia di 2,9 miliardi. Al sesto posto si colloca l’Italia, con un interscambio pari a 6,3 miliardi USD (-12,1% rispetto ai primi quattro mesi 2011) ed un saldo negativo per la Turchia di 2 miliardi USD. Anche se relativi a valori medi di interscambio molto inferiori, sono da segnalare gli aumenti percentuali nel commercio della Turchia con alcuni Paesi limitrofi: Egitto (41%), Azerbaijan (37%), Libia (94%), KIrghizistan (45%).

4. Quanto alla struttura degli scambi, le esportazioni turche sono principalmente composte da beni di consumo e da beni intermedi, mentre un ruolo minore, seppure in forte crescita, è rappresentato dai beni di investimento; le importazioni sono costituite essenzialmente da beni capitali, seguiti dai beni intermedi e a lunga distanza dai beni di consumo.

5. La Turchia mira ad avere almeno 20 reattori nucleari operativi nel Paese per il 2030. La Turchia ha già un accordo con la Russia per la costruzione di un impianto nucleare ad Akkuyu, nella provincia meridionale di Mersin (la messa in servizio è programmata per il 2019) ed ha firmato un MoU con il Giappone per avviare negoziati ufficiali in vista della realizzazione di un’altra centrale a Sinop. Entrambi i progetti prevedono quattro reattori e saranno realizzati ad un costo stimato di 20 mld/$. La Turchia è undicesima in Europa per produzione di energia eolica. Secondo i dati resi noti di recente dall’Associazione Europea dell’Energia Eolica, nel 2010 la Turchia ha accresciuto la sua capacità nel settore del 66%.

6. E’ stata firmata, nel novembre 2011, un'intesa tra la Societa' di Stato turca per il Petrolio (TPAO) e il colosso olandese Shell: 1) per l'esecuzione di studi sismici, la prospezione e la produzione off-shore di petrolio e gas dai fondali marini prospicienti Antalya (costa mediterranea), 2) per la prospezione delle eventuali riserve di petrolio e gas nel sottosuolo nella zona di Diyarbakir (Anatolia sud-orientale).

Investimenti

1. Nel 2010 gli investimenti diretti esteri in Turchia sono aumentati del 5,8% rispetto al 2009, attestandosi a 8,9 miliardi di dollari. Solo gli investimenti immobiliari sono risultati in controtendenza passando da 1.782 milioni di dollari del 2009 ai 2.494 milioni di dollari del 2010 (+40,0% '09/'10).

2. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Economia e rielaborati da ICE Istanbul, gli investimenti diretti esteri in Turchia per il 2011 sono ammontati a 15.732 milioni di dollari, in aumento del 74,1% rispetto al 2010, quando erano stati pari a 9.038 milioni. Gli investimenti immobiliari sono diminuiti (-19,3% '11/'10), attestandosi a quota 2.013 milioni di dollari, contro i 2.494 milioni del 2010. Nel 2011 l'Italia ha investito 98 mln/$ (+292,0% rispetto al 2010).

I Paesi che risultano aver maggiormente investito sono: Olanda (1.573 milioni di USD), Francia (985 milioni), Regno Unito (895 milioni), USA (1.403 milioni), Germania (520 milioni), Paesi del Golfo (205 milioni). In totale operano in Turchia 29.283 imprese estere di cui 4.779 della Germania (16,3% del totale), 2.334 del Regno Unito (8,0%), 2.140 dell'Iran (7,3%), 1.975 dell'Olanda (6,7%), 1.210 degli USA (4,1%), 1.049 dell'Azerbaijan (3,6%), 906 dell'Italia (3,1%), 894 dell'Iraq (3,1%), 432 della Cina (1,5%) e 180 della Corea del Sud (0,6%). Delle 29.283 imprese estere operanti in Turchia, 16.516 sono basate ad Istanbul (56,4% del totale), 3.510 ad Antalya (12%), 1.936 ad Ankara (6,6%), 1.682 ad Izmir (5,7%), 1.413 a Muğla (4,8%) e 578 Bursa (2%).

 

3. Nel primo trimestre del 2012 gli investimenti diretti esteri in Turchia sono ammontati a 4.566 milioni di dollari, in aumento dell’8,1% rispetto allo stesso periodo del 2011, quando avevano toccato i 4.222 milioni di dollari. Gli investimenti immobiliari sono aumentati del 20,8%, attestandosi a quota 557 milioni di dollari, contro i 461 milioni di dollari del 2011.

Sempre nel primo trimestre del 2012 l'Italia ha investito 77 milioni di dollari in aumento (+353%) rispetto allo stesso periodo del 2011 (quando erano stati investiti 17 milioni di dollari). In Turchia sono operanti 928 imprese italiane, di cui 15 costituite nel mese di marzo 2012.

 

Fra gli altri Paesi che risultano aver maggiormente investito vi sono: Regno Unito (1.900 milioni di dollari), Olanda (430 milioni), Germania (129 milioni), USA (88 milioni), Paesi del Golfo (31 milioni), Francia (30 milioni). In totale operano in Turchia 29.877 imprese estere di cui 4.862 della Germania (16,3% del totale), 2.357 del Regno Unito (7,9% del totale), 2.245 dell'Iran (7,5% del totale), 2.003 dell'Olanda (6,7% del totale), 1.223 degli USA (4,1%), 1.071 dell'Azerbaijan (3,6%), 928 dell'Italia (3,1%), 912 dell'Iraq (3,1%), 439 della Cina (1,5%) e 188 della Corea del Sud (0,6%).

 

Delle 29.877 imprese estere, 15.515 sono di Paesi UE, che risultano al primo posto fra gli investitori e fra essi la prima posizione è occupata dalla Germania, la seconda dal Regno Unito e la terza dall’Olanda. Delle imprese estere operanti in Turchia 16.905 sono basate ad Istanbul (56,6% del totale), 3.531 ad Antalya (12%), 1.987 ad Ankara (6,7%), 1.723 ad Izmir (5,8%), 1.424 a Mugla (4,8%) e 578 Bursa (2%)

4. Lo stock degli investimenti diretti esteri (IDE) presenti in Turchia ammonta a 180,2 miliardi di USD (dati fino a dicembre 2010) e la quota dell'Italia è pari a 4,5 miliardi di USD (pari al 2,5% del totale). I settori di maggiore interesse per gli investitori stranieri in questi ultimi anni sono stati il manifatturiero, quello della vendita al dettaglio, delle intermediazioni finanziarie e il settore immobiliare. Nel totale degli IDE in entrata negli ultimi cinque anni, i Paesi Bassi sono stati il primo Paese investitore (25,46%), seguiti dagli Stati Uniti (12,47%), dalla Francia (9,08%), dalla Germania (7,44%), dal Regno Unito (6,46%) e dall'Italia (2,97%).

5. Nel primo semestre del 2011, lo stock degli investimenti diretti dalla Turchia verso l'estero ammonta a 21,6 miliardi di USD, mentre il valore del capitale investito nel primo semestre del 2011 ha raggiunto quota 849 milioni di USD. I primi tre Paesi che vantano la presenza dello stock maggiore di investimenti turchi sono i Paesi Bassi (5,3 miliardi di USD), l'Azerbaijan (3,8 miliardi di USD) e Malta (1,4 miliardi di USD). Negli ultimi cinque anni (1° gennaio 2006 – 31 Dicembre 2010) la Turchia ha investito all'estero 10,3 miliardi di USD. In Italia, dove sono presenti 47 imprese turche, lo stock di investimenti diretti turchi è stato pari a 135 mln/$. I settori di maggiore interesse per gli investitori turchi sono risultati i seguenti: energia, finanza/banche e comparto manifatturiero.

6. Un rapporto pubblicato da Deloitte Turchia segnala che negli ultimi anni le aziende turche hanno operato una serie di grandi acquisizioni all'estero per un valore di 7,5 miliardi di dollari, con ben 26 operazioni effettuate nel solo 2011 per 2,9 miliardi di dollari. L’acquisto di Godiva Chocolates da parte di Yıldız Holding sarebbe l'investimento più importante all'estero compiuto da capitali turchi, ma l’interesse si è rivolto anche ad altri settori: alimentari e bevande, servizi, telecomunicazioni, logistica, servizi finanziari. Altre acquisizioni degne di nota sono quella di Trader Media Oriente da parte di Hürriyet, quella di SAB Miller in Russia e Ucraina da parte di Anadolu Efes, quella di Villeroy&Boch da parte di Eczacıbaşı, quella dell’iraniana Razi Petrochemicals da parte del consorzio Asya Gaz Enerji, l’acquisto da parte di Türkcell della Belarus Telecom, e quello da parte della Yıldırım Holding di CMA CGM, una società di logistica francese. In genere, riferisce il rapporto, le aziende turche sono interessate ad acquisire il 100% o la quota di maggioranza di società estere, e solo a volte scelgono di investire assieme a partner locali, data la familiarità di questi ultimi con il mercato.


 

In USD

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

PIL (bilioni)

230,49

304,90

390,39

481,50

526,43

648,62

742,09.

 

617,61

 

735

 

772,30

 

Crescita PIL %

6,2

5,3

9,4

8,4

6,9

4,7

0,7

-4,8

9

 

8,5

 

Interscambio con l’estero (bilioni)

87,61

116,59

 

160,71

190,25.

 

225,11.

 

277,33

 

333,99

 

243,07.

 

299,52

 

375,79

57,22

(gen-feb)

Inflazione %

 

 

 

10,6

7,7

9,7

8,4

10,1

6,5

6,4

10,45

10,43

(mar)

PIL pro capite

3.492

 

4559

5764

7021

7583

9234

10.440

8590

10.079

10.444

 

Disoccupazione %

 

 

10,5

10,3

10,6

10,2

10,3

11,0

14,0

11,9

9,8

 

Investimenti Esteri Diretti (bilioni)

1,04.

1,694.

2,7

9,6.

21,1.

21,9

14,4.

7,6.

8,9

15,732

1,67

(gen-feb 2012)

Interscambio con l’Italia (bilioni)

6,33.

8,66.

11,46

13,12

15,32.

17,45

18,83.

13,6

16,7

21,3

2,82

(gen-feb)


Rapporto con le Istituzioni finanziarie internazionali.

 

1. La Turchia mantiene rapporti costanti con Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale e Banca Europea di Ricostruzione e Sviluppo. Rilevanti sono naturalmente anche i fondi dell’Unione Europea, a partire da quelli erogati tramite il programma IPA, ed i rapporti con la Banca Europea per gli Investimenti e la Banca Islamica di Sviluppo.

2. Si è ufficialmente concluso nel maggio 2008 l’Accordo triennale di Stand-By stipulato con il Fondo Monetario Internazionale a sostegno del programma economico e finanziario del Governo turco per il periodo 2005-2008, per un ammontare complessivo di circa USD 10 miliardi, di cui 837,5 milioni immediatamente disponibili ed il resto da versare in 11 rate di uguale entità. Dall’estate del 2008 hanno avuto luogo negoziati tra il Governo di Ankara ed il Fondo al fine di rinnovare un nuovo prestito che avrebbe potuto aggirarsi intorno ai 30 miliardi di USD. In tale contesto, il Consiglio Esecutivo del Fondo Monetario Internazionale ha inoltre deciso di aumentare la quota di partecipazione della Turchia del 23,6% a circa 1,2 miliardi di DSP (Diritti Speciali di Prelievo).

3. La Banca Mondiale ha approvato, il 5 maggio 2011, un loan del valore di USD 700 milioni, destinato al conseguimento di un tasso di crescita sostenibile ed alla creazione di nuovi posti di lavoro.

4. Nel settembre 2008 la BERS ha deciso di estendere l’area delle operazioni anche alla Turchia, una decisione ratificata a fine ottobre dai Governatori dell’Istituto di credito (i Ministri delle Finanze dei Paesi membri). La Turchia rappresenta per la BERS la seconda economia nell’area di operazioni e promuoverne la crescita economica viene considerato di cruciale importanza per sostenere i Paesi della penisola balcanica, del Caucaso e dell’Asia centrale. (Il Consiglio di Amministrazione della BERS che si e' riunito il 29 maggio 2012 ha approvato per la Turchia i seguenti 3 progetti: un investimento in "equity" fino a 12,8 milioni di Lire Turche ed un prestito fino a 30 milioni di Lire Turche a favore della "TAM Faktoring" con un finanziamento complessivo della BERS di 42,8 milioni di Lire Turche (pari a 18,2 milioni di Euro); un prestito fino a 100 milioni di Euro a favore della "Turk Telekomunikasyon A.S."; un prestito fino a 20 milioni di Euro a favore della Municipalita' di Mersin.)

5. Dal 2007 la Turchia beneficia dell’assistenza finanziaria dell’Unione Europea tramite un unico strumento per la pre-adesione (il c.d IPA – Instrument for Pre-Accession). L’obiettivo principale dell’IPA consiste nel creare un ponte fra l’assistenza esterna e le politiche interne fornendo il necessario supporto finanziario alle riforme economiche, politiche e sociali in Turchia, nonché nel preparare il Paese alla gestione dei Fondi Strutturali. Lo strumento di pre-adesione è strutturato in cinque componenti: 1) Institution Building e assistenza alla transizione, 2) Cooperazione Regionale e transfrontaliera, 3) Sviluppo regionale, 4) Sviluppo delle risorse umane e 5) Sviluppo rurale.

Nel 2010 il Multiannual Indicative Financial Framework (MIFF) ha previsto lo stanziamento di ben 653,7 milioni di euro di cooperazione finanziaria, che saliranno a 781,9 milioni di euro nel 2011. Il MIFF viene suddiviso nelle varie componenti proprie dell’IPA. La componente 1 prevede un budget di 211,3 milioni di euro nel 2010 e 230,6 milioni di euro nel 2011; la componente 2 prevede stanziamenti rispettivamente di 9,6 e 9,8 milioni di euro nel 2010 e nel 2011; la componente 3 avrà un bilancio di 238,1 milioni di euro nel 2010 e 291,4 nel 2011, per la componente 4 sono previsti fondi per 63,4 e 77,6 milioni di euro rispettivamente nel 2010 e nel 2011 e, infine, la componente 5 avrà disponibilità finanziarie per 131,3 milioni di euro e 172,5 milioni di euro nel 2010 e nel 2011.

Il 26mo Comitato dello strumento pre-adesione, il 15 aprile 2011, ha deliberato il Programma Nazionale 2011 (parte I) per la Turchia, e la partecipazione sempre della Turchia al Programma ENPI per il Bacino del Mar Nero nell’ambito della componente cooperazione transfrontaliera 2011. Per quanto concerne il Programma Nazionale 2011, questo si avvale di uno stanziamento di 81,4 milioni di €, per complessivi 9 progetti. La seconda parte, che è stata presentata al Comitato IPA il 30 settembre 2011, sosterrà 16 progetti, con un bilancio di 148,590 milioni euro, nei settori: Giustizia Affari Interni e diritti fondamentali (53,8%) Sviluppo del settore privato (10,3%), Energia (2%), Sviluppo sociale (4,6%), Agricoltura e sviluppo rurale (0,9%) nonché attività orizzontali di sostegno (11,4%). Nell'ambito del settore Ambiente e cambiamenti climatici (17%), e' stata inclusa nel programma una misura settoriale. Quanto invece alla partecipazione della Turchia la Programma ENPI, per il triennio 2011-2013, è previsto un finanziamento unico di 3 milioni di €, a valere sulla componente transfrontaliera 2011 dell’IPA.

6. La Banca Europea per gli investimenti (BEI) ha contribuito a consolidare la dotazione di capitale della Turchia sin dagli anni ‘60. Beneficiari dell’assistenza finanziaria della BEI sono il settore pubblico e il settore privato, banche locali e industria, ma anche investitori internazionali. La BEI finanzia le piccole e medie imprese, l’industria e le infrastrutture tramite collaborazioni con intermediari finanziari locali. Dall’inizio dei negoziati di adesione della Turchia all’Unione Europea la BEI sostiene progetti nelle seguenti aree: energia, gestione dei rischi connessi ai terremoti, trasporti, ambiente e piccole e medie imprese. Le attività di prestito della BEI derivano dai mandati stabiliti dalla Unione Europea, dalla Pre-Accesion Facility for Turkey della BEI nonché dalla Mediterranean Partnership Facility  (FEMIP) e prevedono, nei prossimi due anni, un volume di finanziamenti pari a 2 miliardi di euro. Nell’aprile 2011 il Vice Presidente della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) Matthias Kollatz-Ahnen ha annunciato che la Banca ha concluso con successo la sua azione di supporto anti-crisi dell’economia turca, sviluppatasi dall’autunno del 2008 all’autunno del 2010, e che per il 2011 intende tornare ai livelli normali di prestito in favore di Ankara, che si aggirano attorno ai 2 miliardi di euro all’anno, un ammontare che comunque consente alla Turchia di restare il maggiore beneficiario dei fondi BEI fuori dell’Unione Europea.

Nel corso del 2011 la Banca Europea per gli Investimenti ha erogato alla Turchia prestiti per un valore totale di 2,04 miliardi di Euro, facendo segnare un aumento del 5,6% rispetto a quanto stanziato per il Paese l’anno precedente.

Il prestito più altro erogato dalla BEI, di circa 400 milioni di euro, è stato utilizzato per finanziare il progetto per la linea ferroviaria ad alta velocità tra Ankara e Istanbul. Negli ultimi cinque anni la Banca Europea ha erogato finanziamenti alla Turchia per un totale di circa 11,5 miliardi di euro.

7. Nel marzo 2010 il Fondo di Investimento Europeo (EIF), organismo creato nel 1994 per aiutare le PMI e il cui azionista di maggioranza è la BEI, ha firmato con il Turkey’s Credit Guarantee Fund (KGF) un “guarantee agreement” nel quadro del Competitiveness and Innovation Programme (CIP) dell’Unione Europea, che permetterà alle imprese turche l’accesso a prestiti bancari fino a 90 milioni di euro. Questo nuovo approccio al finanziamento (l’iniziativa “una PMI in ogni villaggio”) mira ad assicurare un maggiore accesso ai finanziamenti per le imprese nei circa 3000 Paesi disseminati su tutto il territorio turco. Sempre nel marzo 2010 l’EIF ha firmato un altro “guarantee agreement” con la banca privata turca Finansbank. L’accordo mira a creare un volume di prestito di 135,25 milioni di euro per le PMI e di 71,2 milioni di euro in microcredito, fornendo una garanzia massima di 10,7 milioni di euro con fondi dell’UE tramite l’EIF.

8. La Turchia e la Banca Islamica di Sviluppo (IDB) hanno firmato il 25 marzo 2010 un Memorandum of Understanding (MoU) per predisporre entro giugno 2010 un documento, il c.d. "Member Country Partnership Strategy (MCPS)", volto a garantire l’erogazione da parte dell’istituto creditizio, nel periodo 2010-2013, di un prestito al Paese oscillante fra gli 1,5 ed i 2 miliardi di USD. I fondi, secondo il Tesoro turco, saranno utilizzati essenzialmente per progetti di sviluppo nei settori dell’educazione, dei trasporti, dell’energia, delle PMI e della protezione civile. In occasione della firma dell’accordo, le autorità turche hanno reso noto che l'IDB potrebbe essere pronta a finanziare con ulteriori fondi (1 miliardo di USD) altri progetti turchi nel campo delle energie rinnovabili e soprattutto a donare alla Turchia un ulteriore miliardo di USD per progetti locali da effettuarsi in collaborazione con la Siria.

9. L'Italia (insieme a UE, Germania, Francia, Australia) esprimono preoccupazione per il permanere della Turchia nella "grey list" della "Financial Action Task Force GAFI" relativa ai Paesi inadempienti sul fronte dell'adeguamento della normativa interna agli standard internazionali in materia di legislazione antiriciclaggio e antiterrorismo esprimendo l'auspicio che la situazione venga risolta al più presto.

 

 

 

POLITICA ESTERA

 

1. La Turchia è membro NATO dal 1952 e suo secondo esercito “contribuente” con più di un milione di soldati. Si profila sempre più come Paese in ascesa proiettato ad affermarsi sul piano regionale e tendenzialmente globale, forte dell’eccezionale posizione geo-strategica che le consente di avere più “identità”. La Turchia è membro del G20, forte sostenitore di tale foro (Ankara avrà la Presidenza del Gruppo nel 2015). Tra le priorità turche in vista del G20 spicca l’incremento nel livello di rappresentatività di Ankara presso il Fondo Monetario Internazionale. L’assunzione di un più attivo ruolo regionale si e’ tradotta anche in un impegno consistente nel settore del peace-keeping, anche questa una novità per un apparato militare concepito per la difesa territoriale. Truppe turche sono oggi dislocate in Afghanistan, dove la Turchia ha anche detenuto il comando della missione della NATO ISAF, nel quadro di UNIFIL in Libano, in Bosnia e in Kosovo. A conferma di un rinnovato attivismo sul piano multilaterale, Ankara ha formalizzato la propria candidatura per un seggio non permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU nel biennio 2015-16 (è stato membro non permanente del Consiglio di Sicurezza per il biennio 2009/2010). È probabile la richiesta del sostegno italiano alla candidatura di Istanbul per le Olimpiadi del 2020.

2. Ladesione a pieno titolo della Turchia all’Unione Europea rimane una priorità per Ankara anche se sullo screening dell’acquis comunitario, suddiviso in 35 “capitoli”, pesa la questione cipriota (nel 2006 il Consiglio ha deciso il congelamento degli 8 capitoli negoziali legati al dossier dell’Unione Doganale, e la non chiusura degli altri), nonchè l’atteggiamento di Parigi e la sua proposta di “partnership privilegiata”, che ha bloccato la discussione su 5 capitoli fondamentali per la piena “membership”. L'elezione all'Eliseo di François Hollande viene vista dalla Turchia con speranza che il cambiamento alla guida del paese transalpino possa tradursi in un atteggiamento diverso nei confronti di Ankara e della sua prospettiva europea, commenti piuttosto scontati (piuttosto che fondati) vista la reticenza del Presidente eletto ad affrontare il tema specifico. Il Commissario all’Allargamento Fule ha pertanto proposto una “agenda positiva” - misure concrete dirette per rilanciare i rapporti tra Ankara e Bruxelles-, su cui Ankara continua a mantenere un atteggiamento sospettoso perché teme che così vengano elusi i nodi politici e, anzi, tale agenda sia l’esca per una “partnership privilegiata”, piuttosto che la piena adesione. La leva che potrebbe cambiare la "psicologia delle relazioni tra Turchia e UE" è piuttosto, nell’ottica turca, la soddisfazione della richiesta di iniziare il processo verso l'abolizione dell'obbligo di visto per i cittadini turchi (che potrebbe convincere la Turchia a firmare l'Accordo di Riammissione e ad applicare totalmente l'Unione Doganale). La possibilità che si creino di fatto all'interno della UE cerchi concentrici, allarma i turchi perché viene percepito come un ulteriore ostacolo per il sogno di Ankara di sedere nel club europeo a pieno titolo e allo stesso rango degli altri Big. Dall'altra, la crisi economica europea fa perdere consistenza all'assioma a lungo utilizzato dal Governo guidato dall'AKP che il processo di integrazione europea sia il motore della crescita economica e sociale del paese.

La questione cipriota è tornata al centro dell’attenzione con l’approssimarsi della Presidenza di turno del Consiglio UE da parte di Cipro nel secondo semestre 2012. Ankara non riconosce il Governo cipriota (definito “amministrazione greco-cipriota”), ma è, nel contempo, l’unico Paese a riconoscere la Repubblica Turca di Cipro del Nord. Il difficile rapporto Ankara-Nicosia si è ulteriormente complicato a seguito della decisione di Nicosia di effettuare perforazioni nella propria Zona Economica Esclusiva. Ankara sostiene l’inopportunità politica di tale attività, visto che, in assenza di una soluzione complessiva al problema della divisione dell’Isola, la comunità turco-cipriota non ne trarrebbe alcun beneficio. Quale contromossa, la Turchia ha stilato un accordo di delimitazione della propria ZEE con la Repubblica turco-cipriota ed ha inviato una propria nave ad effettuare analoghe attività di prospezione nelle acque prospicienti l’Isola.

3. Nonostante si stiano diffondendo in Turchia riflessioni per una revisione strategica dei rapporti con Bruxelles, l’UE e la Turchia sono strettamente legate (il 92% degli investimenti diretti esteri in Turchia proviene dall’UE). In Europa i rapporti sono particolarmente stretti con la Germania (dove risiedono circa 3 mln di cittadini di origine turca per cui Berlino è molto tiepida rispetto all’ingresso della Turchia nell’UE) e la Gran Bretagna (l’obiettivo di aumentare i rapporti commerciali e di trovare un partner strategico nel Mediterraneo e nel Medio Oriente fanno in modo che Londra invece sia uno dei più strenui sostenitori, oltre che evidentemente all’Italia, dell’adesione di Ankara all’UE). Il Presidente Gul si è da ultimo recato in visita in Germania a settembre 2011, ed a novembre 2011 è giunto a Berlino il PM Erdogan. Quanto alla Gran Bretagna, il Governo Cameron ha attribuito una particolare attenzione alle relazioni con la Turchia. A soli tre mesi dall'insediamento a Downing Street, il PM inglese si era recato a Ankara nel luglio 2010, dove firmò con Erdogan un "Partenariato Strategico". Da ultimo il Presidente Abdullah Gul è stato in visita di Stato a Londra  a fine novembre 2011 (l'ultima occasione risale al 1988). L’interscambio commerciale tra GB e Turchia è circa 9 mld/sterline, +40% tra 2009-2011). Da ultimo Londra ha apprezzato le prese di posizione di Ankara nei confronti della Siria. Il dialogo con la Turchia è fitto anche sulla Somalia. La collaborazione anglo-turca procede anche nell’anti-terrorismo (consultazioni tecniche), nel contrasto all’immigrazione illegale, nella cooperazione nel settore dell’industria militare (accordo in tema di difesa).

4. La crescente frustrazione di Ankara per lo stallo dei negoziati non è stata sicuramente estranea alla volontà del governo Erdogan di conquistare una maggiore “latitudine” nelle scelte fondamentali di politica estera, in attuazione della c.d. dottrina della “profondità strategica”, elaborata dall’attuale Ministro degli esteri Davutoglu fin dal 2001 ed imperniata su una politica estera pragmatica, volta a tutelare gli interessi e la sicurezza nazionali del Paese, stabilizzando un contesto regionale che vive una fase di fluidità. Essa enuncia pertanto l’esigenza di “pace alle frontiere” (“zero problems with the neighbours”). Di qui la tendenza della Turchia a porsi al centro dei processi di stabilizzazione nei Balcani (iniziative regionali di dialogo interetnico), in Asia Centrale (proponendosi come modello istituzionale di democrazia), nel Caucaso (avvio di una difficile normalizzazione delle relazioni con l’Armenia). Un’accresciuta proiezione mediterranea è funzionale anche alla diplomazia economica di Ankara. Tuttavia con lo scoppiare della “primavera araba” è diventato sempre più difficile esercitare la politica di “zero problems with the neighbours”, scontrandosi via via in problemi sempre più nel cortile di casa (Siria).

5. Nell’ottica statunitense la Turchia e' un buon partner. Washington mantiene coinvolta Ankara attraverso consultazioni ampie e frequenti (il 2 dicembre 2011 il Vice Presidente Biden ha visitato la Turchia, il 9-13 febbraio 2012 il Ministro degli Esteri Davutoglu è stato a Washington), segnatamente a Siria, e per la stabilità complessiva della regione mediorientale. Washington desidera un raccordo più stretto con la Turchia anche riguardo l’Iran, in particolare ai fini dell’applicazione delle sanzioni. Gli USA incoraggiano la Turchia a rafforzare la cooperazione con il Governo di Baghdad, oltre che con le autorità di Erbil, nella lotta al PKK e sostengono gli sforzi turchi nella lotta al terrorismo (sebbene gli USA abbiano espresso chiaramente alla Turchia il punto di vista che la lotta contro il PKK non e' soltanto un problema di carattere militare). Washington si è spesa molto negli ultimi mesi per il ripristino –in prospettiva- di una buona "working relation" fra Tel Aviv ed Ankara, che nell’ottica americana andrebbe a vantaggio di entrambi e rappresenterebbe un elemento di stabilità per l'intera regione, alla luce delle turbolenze siriane ed egiziane. Emersi dei segnali contrastanti: da un lato la nomina di un nuovo rappresentante di Israele ad Ankara ed un complessivo "raffreddamento" dei toni della polemica turca nei confronti di Israele, dall’altro la recente imputazione all’ergastolo per i soldati israeliani coinvolti nel noto episodio della Mavi Marmara. Riguardo alla collaborazione in ambito NATO, è ovviamente stato accolto positivamente da parte americana l’assenso turco ad ospitare una stazione radar sul proprio territorio.

5. La Turchia sta sfruttando nuovi spazi di manovra generati dalla Primavera araba (declino politico dei tradizionali paesi di riferimento per la regione, Egitto e Arabia Saudita, e del ruolo giocato sinora da USA e UE). In linea di massima Ankara guarda favorevolmente all’opportunità di cambiamento democratico in corso nel Mediterraneo e Medio Oriente anche se una certa inquietudine sta montando in relazione alla buona riuscita della transizione in Egitto, paese chiave per la stabilità in Nord Africa e Medio Oriente. Le elezioni parlamentari egiziane sono seguite in Turchia con grande attenzione. I messaggi chiave che Ankara sta cercando di passare a tutte le forze politiche e alle Autorità militari in Egitto sono essenzialmente tre: piena disponibilità turca a sostenere la transizione democratica del paese;  esigenza di accelerare la transizione verso un sistema pienamente democratico; esigenza di preservare l'armonia e la pace all'interno garantendo piena trasparenza alle procedure elettorali. In attesa di acquisire i risultati dei ballottaggi Ankara segue da vicino anche il complicato processo di formazione del nuovo Governo guidato da Kemal al-Ghanzouri.

6. Allo scoppiare della crisi in Libia, la Turchia ha dapprima mantenuto una posizione attendista, principalmente per verificare l’evoluzione della situazione sul terreno senza mettere in pericolo i cospicui investimenti locali. Una volta messi in salvo i cittadini turchi e chiusa l’Ambasciata turca a Tripoli (2 maggio 2011) Erdogan ha invitato Gheddafi a farsi da parte. Ankara si è poi gradualmente posizionata a sostegno del CNT. La Turchia ha partecipato alle operazioni umanitarie NATO (ma non alle operazioni militari aeree). I turchi hanno tentato a più riprese di facilitare l’avvio di una soluzione politica alla crisi presentando in aprile una “road map”. L’attivismo turco si estende anche alla fase di stabilizzazione e ricostruzione della Libia (ammontano a 300 mln/$ i crediti di aiuto forniti alla Libia), rispetto alla quale Ankara si è candidata a ricoprire il ruolo di “framework nation” – su mandato internazionale - per garantire l’ordine in Libia. In tale contesto, si inserisce la visita a Tripoli del Primo Ministro Erdogan lo scorso settembre. Il 1° settembre è stata riaperta l’Ambasciata turca in Libia ed è stato anche ripristinato il traffico aereo civile tra Istanbul e Tripoli. Il Primo Ministro libico al-Kiib ha visitato Istanbul (25 febbraio 2012). Ankara ha espresso sostegno alle nuove istituzioni libiche e piena soddisfazione per i progressi istituzionali della nuova Libia. Si conferma impegno turco per la ricostruzione del paese (Ankara finanzierà un programma di formazione per circa 2.000 poliziotti libici; circa 7.000 libici giunti in Turchia su base volontaria per usufruire delle strutture mediche private turche). La Turchia attende invece che si risolva positivamente la questione delle commesse assegnate dal regime di Gheddafi ad aziende turche (per un totale di 15 mld/$) e rimaste congelate.

7.La normalizzazione delle relazioni bilaterali con la Siria è stata uno dei perni sui quali Ankara ha articolato la politica di “zero problemi con i vicini”. Proprio per non rinnegare questa politica, la Turchia ha speso una buona quantità di capitale politico per cercare di moderare la repressione di Assad contro le proteste siriane. Ma si è gradualmente schierata sul fronte opposto, temendo il potenziale destabilizzatore di Damasco sui vicini (attraverso escalation PKK e Partito di unita' democratica, ramo politico siriano del primo). Gli attacchi contro l’Ambasciata di Turchia a Damasco il 12 novembre 2011 hanno impresso un’accelerazione alla linea turca: il 29 novembre 2011 Ankara ha annunciato che l'attuale amministrazione siriana non e' più considerata legittima e sono state anche annunciate le seguenti sanzioni (congelamento dei beni dello Stato siriano in Turchia; sospensione dei rapporti con la Banca Centrale siriana; sospensione di tutti i rapporti di credito; sospensione dei rapporti con la Syrian Commercial Bank; blocco delle attività dell'ente nazionale turco per i crediti alle esportazioni verso la Siria; congelamento delle attività del Consiglio Economico turco-siriano; sospensione di tutti i crediti d'aiuti della Turchia a sostegno dei progetti nel settore delle infrastrutture in Siria; blocco della vendita di armi e materiale bellico alla Siria e impegno ad evitarne il trasferimento attraverso paesi terzi). Si completa quindi la rottura definitiva dei rapporti con Damasco. E’ cruciale nell'ottica turca l’adozione di una Risoluzione del CdS, non tanto per avvallare ex-post le sanzioni che USA, UE e Turchia hanno già adottato a livello nazionale, ma per aumentare la pressione internazionale su Assad. Ankara vuole tenere Mosca – il cui voto è determinante quale membro permanente del CdS - agganciata al dossier siriano con un approccio costruttivo. L'ombrello ONU e' poi fondamentale per “far digerire” all'opinione pubblica interna eventuali future opzioni di intervento (sul modello di quelle portate avanti dalla NATO in Libia). Riunione del Gruppo degli Amici della Siria si è tenuta in Turchia (1° aprile 2012). Tra gennaio ed ottobre 2011, si è verificata una caduta di 35 mln/$ nell’export verso Damasco (durante lo stesso periodo del 2010 avevano fatto registrare un volume di esportazioni turche pari a 1,46 mld/$).

8. La Turchia svolge da anni un cruciale ruolo di stabilizzazione in Iraq. La stabilizzazione irachena si scontra sempre più con una Turchia, percepita sia da Baghdad che Teheran come eccessivamente dinamica ed al limite “invadente” in Medio Oriente. I motivi di dissenso con Ankara che non coincidono per Teheran e Baghdad. Da tempo Ankara ritiene che al-Maliki abbia perso la propria autonomia di azione e sia progressivamente scivolato sotto la completa influenza di Teheran che spinta anche da quanto sta accadendo in Siria e nella regione, opera chiaramente per creare un asse sciita con Iraq, Siria e Libano. Ha infatti chiesto a Teheran di esercitare un'influenza moderatrice sulle componenti shiite irachene (anche se non è trascurabile il sospetto che l’Iran voglia scardinare l’integrità territoriale dell’Iraq). Mentre l’Iraq lamenta gli interventi a più riprese delle Forze Armate turche nella zona di confine tra i due Paesi, in reazione alla ripresa degli atti terroristici del PKK (massiccia operazione di terra con l'invio di 22 battaglioni -oltre 20.000 truppe- sul territorio iracheno dopo l’attentato del 19 ottobre 2011 nella provincia di Hakkari), la Turchia giudica insufficiente la collaborazione irachena nella lotta al PKK. Ancora a gennaio 2012 l'esercito turco ha condotto due nuove operazioni militari nell'area al confine con l'Iraq (Dicle) con l'eliminazione rispettivamente di guerriglieri del PKK. Il leader di Iraqiya Ayad Allawi ha effettuato missione in Turchia dal 5 al 7 marzo 2012.

9. L’Iran è un esempio paradigmatico di come alcune naturali diffidenze legate alla leadership del mondo islamico siano state, per del tempo, superate da Ankara per motivi diversi (intese energetiche, commercio bilaterale). Le imprese iraniane presenti in Turchia sono 1470 (fino al 2002 esse erano solo 319). La recente apertura del terzo valico di frontiera a Kapikoy, (e quella programmata di altri due valichi), confermerebbe il rafforzamento dei crescenti legami economico-commerciali tra i Paesi. Dopo la presa d’atto turca che la mediazione nella questione nucleare rischiava di essere strumentalizzata a svantaggio di Ankara e soprattutto la linea intrapresa dall'Iran nel contesto delle attuali crisi regionali hanno sostanzialmente ribaltato i parametri del rapporto Turchia-Iran e l'adesione turca al sistema di difesa missilistica Nato e' stata la svolta decisiva. La Turchia non vuole un Iran dotato di arma nucleare, ma non ritiene neppure percorribile la soluzione militare. Dopo la visita a Teheran di Davutoglu e dello Speaker del Parlamento iraniano Ali Larijani, il Ministro degli esteri iraniano Salehi e' stato in Turchia (18-19 gennaio 2012) per la riunione della Commissione mista economica turco-iraniana. Disponibilità di Davutoglu ad ospitare una nuova tornata di colloqui tra P5+1 e Iran a Istanbul rientra nel cliche' comunicativo del Ministro degli esteri turco che resta ancora fortemente convinto della bontà della proposta sintetizzata nella dichiarazione di Teheran del maggio 2010. La visita di Erdogan in Iran del 30 e 31 marzo 2012 sarebbe valsa a disinnescare un possibile, dannoso crescendo di recriminazioni iraniane a seguito dell'annuncio turco di una prossima riduzione delle importazioni di greggio iraniano da parte di Ankara.

10. In questo contesto si inseriscono due incognite del nuovo corso turco: il raffreddamento della relazioni turco-israeliane (a seguito della pubblicazione del “Rapporto Palmer” dell’ONU relativo alla Flottiglia di Gaza il 2 settembre 2011, le relazioni diplomatiche tra Israele e Turchia sono abbassate a livello di secondi segretari e ogni accordo e contratto tra i due Paesi relativamente al settore della difesa e' da considerarsi sospeso; veto della Turchia all’apertura nel quartier generale NATO di un Ufficio di Israele) ed il sostegno alla causa palestinese (nell’azione diplomatica volta ad aumentare il numero di riconoscimenti internazionali, come anche presso le Nazioni Unite), in particolare ad Hamas. Mentre sul piano commerciale si continua a registrare un incremento degli scambi tra Israele e Turchia (con l'unico dato negativo della sensibile riduzione dei flussi di turisti israeliani), la riapertura di un canale di dialogo tra Ankara e Tel Aviv sarebbe scaturita dall'assistenza offerta da Israele in occasione del terribile terremoto che ha colpito la parte orientale della Turchia nel 2011. Erdogan ha ribadito che per chiudere la controversia bisogna trovare delle soluzioni ai due nodi irrisolti delle "scuse" formali e della compensazione dei parenti delle vittime ma al tempo stesso ha assicurato che le "linee di comunicazione" con Israele non sono interrotte. Con l'approvazione all'unanimità' da parte della corte di Istanbul dell'incriminazione di esponenti dei vertici delle forze armate israeliane con riguardo ai fatti della "Mavi Marmara", le relazioni tra Gerusalemme ed Ankara sembrano toccare un nuovo minimo storico. La notizia, per ora pervenuta in Israele soltanto attraverso gli organi stampa internazionali, al momento e' stata accolta, nonostante il tenore delle accuse ("mostruoso eccidio e tortura"), con una certa moderazione, in linea col noto assunto israeliano secondo cui tali imputazioni avrebbero natura meramente politica e non sarebbero giustificabili sul piano del diritto internazionale.

11. La Turchia si pone dunque come un attore che, anche nei Balcani, cerca spazi di penetrazione (segnatamente commerciale) e di influenza. Ampia missione nei Balcani del Ministro degli Affari Esteri della Turchia, Ahmet Davutoglu a fine agosto 2011. Eccellenti relazioni bilaterali tra la Bosnia Erzegovina e la Turchia, improntate a calorosa amicizia e collaborazione. Sostegno di Ankara al processo di avvicinamento di Sarajevo all'Unione Europea ed alla NATO. Appello al dialogo politico come strumento indispensabile per superare l’impasse politica. Izetbegovic, membro bosniaco della Presidenza tripartita della BiH, e' giunto in Turchia per colloqui il 15 febbraio con il Gul, Erdogan e Davutoglu il 16 febbraio 2012. La visita di Izetbegovic ha avuto il grande merito di riproporre i Balcani Occidentali al centro dell'agenda di politica estera in Turchia, come noto focalizzata nel 2011 prevalentemente sulle crisi nel Mediterraneo e in Medio Oriente. Il 4 maggio 2012 il Ministro Davutoglu ha effettuato una breve visita a Sarajevo, dove ha elogiato i progressi compiuti al riguardo da queste Autorita' negli ultimi mesi, ha tenuto a confermare il sostegno di Ankara alle aspirazioni euro-atlantiche della BiH. Disponibilita' degli imprenditori turchi ad investire nel Paese, ma, al contempo, la necessita', a queste latitudini, di abbattere almeno alcune delle molte barriere ancora esistenti per chi, dall'estero, e' desideroso di fare affari nel Paese. Volonta' di Ankara di dialogare con tutte le componenti bosniache, inclusa quella serba. Il "ramoscello d'olivo" offerto dal MAE turco, pero', non pare essere stato colto da Banja Luka, che ha sempre ravvisato in Ankara un sostenitore convinto della sola parte islamica del Paese.

Il Ministro degli Esteri turco Davutoglu ha visitato Belgrado a fine ottobre 2011; ha incontrato il Presidente Tadic ed il suo omologo Jeremic, con i quali ha affrontato i temi delle relazioni bilaterali, con particolare attenzione alla questione dei musulmani del Sangiaccato. Davutoglu ha infatti presentato un piano per sbloccare la situazione ed accelerare il processo di riconciliazione tra le due componenti della collettivita' islamica serba. E’ costì infatti tuttora in stallo la ricomposizione del conflitto tra le due diverse anime della comunita' islamica, divisa tra una componente piu' moderata ed una piu' sensibile alle istanze integraliste, facenti capo al mufti' Zukorlic. Quanto al Kosovo, forte sostegno alla sovranita' ed integrita' territoriale, gia' espresso da Ankara in occasione della recente crisi, e l'appello alla ripresa del dialogo con Belgrado, come fattore essenziale della stabilita' dell'intera area balcanica. La Turchia non dovrebbe avere difficolta' a raggiungere a fine anno il primato nell'interscambio commerciale con il Kosovo, superando Germania e Italia. Quanto alla Macedonia, si e' svolta il 29-30 settembre 2011 a Skopje la visita del Primo Ministro turco Erdogan. Sostegno alla Macedonia sulla questione del nome: la posizione turca su questo tema non e' nuova. L'anno scorso gli investimenti della Turchia in Macedonia hanno raggiunto i 310 mln/$ e per quest'anno le attese sono di arrivare a 400 mln/$  di interscambio. Sono inoltre circa 100 le aziende turche operanti in Macedonia (inaugurazione del nuovo aeroporto di Skopje, realizzato dalla società turca TAV, per un valore di circa 100 mln/€). Sostegno senza riserve da parte della Turchia per gli sforzi del Paese per diventare membro della NATO. Interesse crescente della Turchia per il Montenegro (Presidente Vujanovic in visita ad Ankara il 3-4 marzo u.s.). Tutela gli interessi della piccola minoranza turca costì (dopo l'espulsione dal vicino Sangiaccato) e della comunità bosniaca islamica del nord del Paese. Ankara ha consolidato le relazioni economico-commerciali, concludendo l’Accordo di cooperazione economico-commerciale e istituendo una Commissione economica congiunta. Interesse prioritario turco per inserirsi nel settore del trasporto aereo e delle relative infrastrutture in Montenegro (ricostruzione dell'aeroporto di Berane, gestione tutti e tre gli aeroporti del Paese). Più cauto l'interesse turco per le prospettive offerte da possibili investimenti nel campo ferroviario ed autostradale (ferrovia Bar-Belgrado, autostrada Bar-Boljare). Nel 2008 è stato siglato un Accordo di libero scambio. La Turchia è presente a Podgorica dal 2008 con una propria articolata rappresentanza diplomatica ed un'antenna dell'Agenzia turca per la cooperazione allo sviluppo (TIKA). Sin dal 2009 la TIKA ha finanziato rilevanti progetti di infrastrutture sociali (acquedotti, impianti fognari ed edilizia sociale) nelle zone settentrionali del Paese. La Turchia finanzia centri culturali, sociali e ricreativi di fede islamica a Berane, Pljevlja e Rozaje, concedendo borse di studio per la formazione in Turchia degli imam, per arginare la diffusione del radicalismo wahabita, sostenuto dall'Arabia Saudita ed attecchito nel Sangiaccato, in Macedonia e Bosnia-Erzegovina.

12. La crescente assertività della Turchia sulla crisi in Siria (dichiarazioni di Gul ed Erdogan contro Assad, sostegno all'opposizione armata, minaccia di sanzioni economiche) starebbe causando una crescente irritazione in Russia, nonostante il solido partenariato bilaterale costruito dopo l'arrivo al potere di Erdogan. Tuttavia la Turchia continua a ricercare un raccordo con Mosca senza enfatizzare le pur evidenti divergenze, anche per la nota dipendenza del mercato energetico turco dalla Russia. Il mancato rinnovo del contratto di durata venticinquennale con la Federazione Russa, in scadenza a fine 2011, per la fornitura di 6 bcm di gas, dopo l'ennesimo rifiuto da parte della russa Gazprom di applicare all'eventuale rinnovo del contratto una riduzione di prezzo del 20%, così come richiesto da parte turca, non e' altro che l'ennesimo episodio delle schermaglie che Ankara e Mosca si stanno scambiando già da vari mesi in un settore che vede, oltre ai contratti per la fornitura di gas, altri volet: il progetto di oleodotto transanatolico Samsun-Ceyhan; il contenzioso fiscale relativo al gasdotto Blue Stream; la richiesta russa dell'autorizzazione alle prospezioni connesse al South Stream; e la costruzione della centrale nucleare turca di Akkuyu da parte di una joint-venture guidata dai russi.

13. La visita del Primo Ministro turco Erdogan, svoltasi ai primi di giugno 2011 in Georgia, è servita a suggellare l'accordo in tema di facilitazione dei documenti di viaggio per l'accesso ai rispettivi Paesi. Inaugurato il rinnovato posto di frontiera di Sarpi. Tali misure, che si aggiungono alla modernizzazione dell'aeroporto di Batumi, utilizzabile senza formalita' anche dai cittadini turchi, mirano nelle aspirazioni di Tbilisi a favorire ulteriormente l'interscambio con la Turchia, primo partner commerciale del Paese. Perdurante preoccupazione di Tbilisi per i traffici marittimi tra Turchia e Abkhazia (in Turchia come noto risiede una consistente comunita' abkhaza) in merito ai quali sembra comunque essersi instaurata tra Ankara e Tbilisi una prassi condivisa.

14. Stallo nel processo di riavvicinamento tra Turchia e Armenia dopo la firma dei Protocolli di Zurigo nel 2009. Disponibilità di Jerevan a riprendere il processo (fatte salve le “linee rosse” legate alla impossibilità di disconoscere il genocidio armeno come asseritamente chiederebbe invece Ankara quale precondizione). Il MAE turco ha nuovamente presentato l'intesa con Jerevan per la ratifica del nuovo Parlamento costituitosi dopo le elezioni del 12 giugno 2011, ma l’iter di ratifica rimane congelato. Ankara sta cercando di realizzare alcune iniziative di confidence building, tra cui rientrerebbe il Forum imprenditoriale di Jerevan, senza tuttavia ottenere auspicati feedback da parte armena. Resta sul tavolo la proposta avanzata ad inizio anno da Ankara di procedere con la ratifica dei Protocolli di Zurigo qualora Jerevan procedesse al ritiro da almeno uno dei distretti occupati in Nagorno Karabakh e la proposta di Conferenza internazionale in occasione del ventesimo anniversario dell'istituzione del Gruppo di Minsk.

15. Confermato interesse turco per le repubbliche ex-sovietiche 'turcofone' (circa 150 milioni di persone capiscono o parlano il turco) di Azerbaigian, Kazakhstan, Kirghizistan, Uzbekistan e Turkmenistan''. A margine della prima riunione del Consiglio di Cooperazione Strategica di Alto Livello (25 ottobre 2011) - istituito tra Ankara e Baku nel settembre 2010 - è stato firmato l'Accordo Intergovernativo turco-azero sul transito di gas. Il documento firmato lascia aperte due opzioni: 1) trasporto attraverso la rete attualmente esistente (sulla quale come noto si basa il progetto ITGI proposto da Edison); 2) costruzione di un nuovo gasdotto. Il documento riguarda sia i 6 bcm di gas destinato al consumo domestico turco, sia il transito di ulteriori 10 bcm che saranno esportati dal giacimento azero di Shah Deniz 2 e che transiteranno attraverso la Turchia per raggiungere il mercato europeo. La Turchia ha proposto l'organizzazione di una riunione ministeriale tra i Paesi interessati all'ITGI: Azerbaijan, Turchia, Grecia, Bulgaria, Francia e Italia. L'incontro dovrebbe tenersi all'inizio del 2012 e comunque non prima dell'annuncio azero riguardante la scelta dell'acquirente delle forniture. E’ stato firmato dal Ministro dell'Energia turco Taner Yildiz e dal suo omologo azero Natig Aliyev, ad Ankara, il 26 dicembre 2011 un Memorandum of Understanding che sancisce definitivamente l'avvio dei lavori di costruzione del Trans-Anatolian Pipeline (TANAP) e l'istituzione di un consorzio turco-azero per la realizzazione del progetto. I partner del predetto consorzio saranno per il momento l'azienda di Stato azera SOCAR (leader del consorzio con l'80% delle quote), e quelle turche BOTAS e TPAO (assieme deterranno il restante 20%); e' comunque intenzione dei due Paesi coinvolgere presto altre aziende che saranno individuate tra quelle piu' note a livello internazionale operanti nel settore dell'energia. La nuova infrastruttura, il cui studio di fattibilità sarà avviato al più presto per concludersi auspicabilmente entro fine giugno 2012, avrà il compito di trasportare attraverso la Turchia 16 bcm di gas, di cui 6 resteranno sul mercato turco ed i restanti 10 andranno a rifornire il mercato europeo; il progetto avra' inoltre una portata scalabile, ossia incrementabile entro breve tempo a 24 bcm annui, per il trasporto delle risorse aggiuntive di cui l'Azerbaijan gia' disporrebbe (campi di Umid e Absheron), e nel lungo termine sino a 50-60 bcm. Parallelamente allo studio di fattibilita', avranno inizio i negoziati per un nuovo accordo intergovernativo turco-azero (con il quale Ankara e Baku riaffermeranno il loro impegno nei confronti della nuova infrastruttura) e per l'intesa di carattere tecnico-commerciale. La compagnia di stato azera, Socar, intende costruire una joint-venture con la turca Botas per realizzare una pipeline in grado di trasportare il gas della seconda fase di Shah Deniz, più altre forniture rese disponibili dallo sviluppo di altri giacimenti azeri che dovrebbero entrare in produzione nello stesso periodo, cioè intorno al 2017/2018.

16. La Turchia è un Paese chiave per la stabilizzazione in Afghanistan; ritiene che il processo di riconciliazione, pur coinvolgendo i Paesi vicini, debba essere Afghan-led ed inclusivo di tutte le etnie. Dal 2002, Ankara è parte di ISAF con 1.840 effettivi impegnati impegnato in attività di ricostruzione e di addestramento. Dal 2007 ha preso avvio il “Processo di Ankara”, forum tripartito Ankara-Kabul-Islamabad focalizzato sulla sicurezza (lotta al terrorismo e cooperazione di frontiera) con una componente volta a potenziare la collaborazione tra settori privati (Istanbul Process), complementare alle organizzazioni regionali esistenti. Ankara ha inoltre organizzato il Summit su Afghanistan e Paesi vicini ( Istanbul, 26 gennaio 2010), teso a rafforzare la regional ownership del processo di stabilizzazione; l’evento si è tenuto nuovamente il 2 novembre 2011. Piena soddisfazione è espressa dalla Turchia per gli esiti della Conferenza internazionale di Bonn sull'Afghanistan, che ha confermato il fermo impegno della comunita' internazionale per la stabilizzazione del paese anche dopo la fase di transizione avviata e da concludersi nel 2014. La diplomazia turca continua a ritenere controproducente la forte pressione esercitata su Islamabad, riconoscendo in ultima istanza le difficoltà ma anche l'impegno da parte delle Autorità pakistane ad operare nel senso auspicato dalla comunità internazionale.

17. Le relazioni tra Cina e Turchia durano da oltre quarant'anni, ma sembra che un rapporto inedito e strategico stia maturando tra i due Paesi. Durante la visita ad Ankara e Istanbul dello scorso febbraio del presidente in pectore della Repubblica Popolare Xi Jinping, la Turchia e la Cina hanno firmato un accordo per la realizzazione di un deposito di stoccaggio del gas. Per far fronte alla sempre maggiore richiesta di gas da parte turca, la compagnia energetica statale BOTAŞ ha firmato il 29 novembre 2011 un accordo dell’ammontare di 559 milioni di dollari (finanziati dalla Banca Mondiale) con l’impresa cinese Tianchen Engineering (TCC) per la realizzazione di un deposito di stoccaggio del gas della capacità di 1 miliardo di metri cubi sotto il Lago Tuz, nell’Anatolia Centrale. I primi sei pozzi, dei 12 totali previsti dal progetto dovrebbero essere pronti entro il 2016, mentre quelli restanti dovrebbero essere ultimati nel 2019. Visita di Recep Tayyip Erdogan (8-11 aprile) in Cina, la prima in 27 anni di un Primo ministro turco. La visita ha preso avvio l'8 aprile ad Urumqi, capitale della Provincia autonoma dello Xinjiang. La seconda tappa e' stata Pechino dove ha incontrato il Presidente Hu Jintao, il Presidente del comitato permanente dell'Assemblea nazionale Wu Bangguo, il Primo Ministro Wen Jiabao e il Vice Presidente Xi Jinping. Lo scopo principale della visita e' stato quello di rafforzare le relazioni economiche tra Turchia e Cina, aumentando gli investimenti cinesi in Turchia e, soprattutto, riducendo il forte squilibrio negli scambi bilaterali tra i due paesi sostenendo l'export turco in Cina. La Cina rappresenta, infatti, per la Turchia il primo partner commerciale in Asia e il terzo a livello globale dopo Germania e Russia. Il valore dell'interscambio, ha raggiungo nel 2011 i 24 mld/$. Sei gli accordi firmati da Wen Jiabao e Erdogan, due sul nucleare. Di questi, il primo e' un accordo quadro che pone come precondizione per la cooperazione che i progetti congiunti siano per lo sfruttamento pacifico dell'atomo e in ossequio ai trattati internazionali. La seconda intesa e' una lettera di intenti tra l'Amministrazione nazionale cinese per l'energia e il ministero per l'Energia di Ankara. Per il governo turco, che progetta la costruzione di tre impianti nucleari entro il 2023, si presenta dunque un'interessante 'opzione cinese'. Gli altri quattro accordi prevedono collaborazioni fra le emittenti televisive nazionali (CCTV e TRT), la reciproca apertura di centri culturali dei rispettivi Paesi e un accordo per la promozione e la protezione degli investimenti. Il 2012 e' stato proclamato 'l'anno della Cina in Turchia' e il 2013 'l'anno della Turchia in Cina'. Pechino si e' gia' impegnata a sostenere la costruzione e la modernizzazione della ferrovia fra Ankara e Istanbul, a realizzare un treno ad alta velocita' che possa collegare Istanbul e Shanghai e a fornire treni urbani leggeri. L'8 aprile, Erdogan ha effettuato un'importante visita nello Xinjiang, la prima di un PM turco. Gia' nel corso della visita di Xi Jinping in Turchia di febbraio, i due paesi sembrano aver trovato un accordo per impedire che la questione uigura possa influenzare le relazioni bilaterali. (la questione uigura ha fatto rischiare un raffreddamento dei rapporti fra Ankara e Pechino a causa della dura repressione cinese nel 2009). La Turchia intende rispettare la 'One-China Policy'.

18. Carattere strategico della cooperazione tra Turchia e l’Africa per vicinanza geografica, economico-politica e culturale. Cresciuto molto l'impegno della Turchia nel continente africano: dalle 12 ambasciate nel 2009 si passerà a 33 sedi nel 2012 (parallelamente il numero delle sedi diplomatiche africane accreditate ad Ankara raggiungerà quota 25 nel corso del prossimo anno); negli ultimi tre anni 37 visite dalla Turchia e 76 visite dall'Africa a livello di Capi di Stato, di Governo, Presidenti di Parlamento e Ministri degli Esteri. Non meno significativo l'impegno turco nella Cooperazione allo Sviluppo: 113 progetti di assistenza in corso di esecuzione, 37 campagne umanitarie realizzate, 2500 borse di studio assegnate, presenza di 30 scuole superiori, impegno a favore dei paesi LCD 200 mln/$ su base annua a partire dal 2012 a favore di progetti di assistenza tecnica e borse di studio. Questo impegno e' affidato all'agenzia governativa di sviluppo TIKA ed ad un reticolo di ONG particolarmente attive, molte delle quali orbitano attorno al movimento religioso di Fethullah Gulen. La Turchia, oltre a posizionarsi quale concorrente diretto di Cina, India e Brasile, che nel continente africano stanno fortemente espandendo la loro presenza, sta dimostrando che, accanto alle tradizionali motivazioni politiche e commerciali, anche la componente religiosa rappresenta oggi un fattore di guida della sua politica estera. L'aspetto dominante della linea perseguita da Ankara resta, oltre alla dimensione religiosa, la promozione dell'export turco nel continente africano. Obiettivo di rilanciare l'interscambio al momento fermo a 15 mld/$ nel 2010 a causa di una contrazione delle esportazioni turche del -8.4%. I dati parziali per il 2011 (genn-ott) registrano un ritorno ai livelli 2009 per l'export turco (8.3 miliardi di dollari, +9.4%) e la continua crescita dell'import dall'Africa (5.9 miliardi di dollari, +46.5%). Nell'insieme, tuttavia, il peso dell'Africa nel commercio mondiale della Turchia continua ad essere contenuto (7.5% per l'export e 2.9% per l'import nel periodo genn-ott 2011), un peso ancor minore se si estrapola l'interscambio con l'Egitto (inserito dall'ente statistico nazionale turco nel raggruppamento Africa) e che da solo assorbe 2.3 dei 8.3 miliardi di dollari registrati per verso il continente africano. Quanto all’Etiopia, la Turchia contribuisce al PIL con oltre 200 imprese turche operanti in Etiopia per investimenti di circa 1,5 miliardi di dollari. La seconda edizione del Summit Turchia-Africa si e' svolta ad Istanbul il 15-16 dicembre 2011 per valutare avanzamento del piano di azione congiunta adottato nella precedente edizione nel 2008.

La Turchia ha ospitato la seconda Conferenza di Istanbul sulla Somalia il 31 maggio e 1 giugno 2012. E’stata complementare alle iniziative dell’ONU e della Comunità internazionale sulla Somalia ed ha sancito l’ormai imprescindibile ruolo turco di rilevante attore nello scacchiere somalo e regionale. A riprova delle ambizioni turche di inserirsi a pieno titolo nelle dinamiche politiche del Corno d’Africa, il Ministro degli Esteri Davutoglu ha annunciato la firma di un MoU tra la Turchia e l’IGAD, nuovi contributi finanziari ad AMISOM e il sostegno (salari, divise, formazione) a 3.000 unità della polizia somala. La Turchia, grazie ad una strutturata presenza diplomatica e umanitaria sul terreno, è oggi in grado di fornire assistenza diretta ai somali, senza dover transitare per l’imponente e costoso apparato onusiano di stanza a Nairobi. Tale strategia, finanziata da ampie risorse, fa perno su una presenza diffusa nel Paese, sul dialogo anche informale con tutti i settori (anche i più islamico-radicali) della società somala, sul sostegno diretto alle TFIs. Grazie a tale impegno, Ankara ha potuto guadagnarsi il sostegno della popolazione somala, divenendo uno degli attori principali di cui tener conto per operare in questo scacchiere.

19. La Turchia ha iniziato un processo di penetrazione in Venezuela utilizzando i propri imprenditori del settore delle costruzioni. In cambio otterra' petrolio venezuelano. Interesse turco all'espansione della presenza in Venezuela e in America Latina in genere. Importante incremento degli scambi negli ultimi mesi: solo nel 2011 l'interscambio commerciale e' cresciuto del 90 % (237 milioni di dollari), mentre nei primi tre mesi del 2012 del 100 % (75 milioni). Si tratta di ben poca cosa se pensiamo al peso relativo per la stessa Turchia (circa lo 0,06 % del totale del commercio estero turco nel 2011), ma rappresenta comunque una tendenza importante. All’orizzonte c’è l’assegnazione alla Turchia del grande progetto di costruzione di case popolari che imprese turche hanno avviato lo scorso novembre nello Stato Vargas (il territorio costiero di Caracas). Ankara ha accettato il pagamento in barili di petrolio La Turchia è percepita dal Venezuela come un Paese non allineato e con cui e' possibile stringere rapporti non appiattiti sui desideri del blocco occidentale.

 

 

Relazioni con l’Unione Europea

 

1. Dopo l’accettazione formale della candidatura nel 1999, il Consiglio Europeo di Copenaghen del 2002 stabilì che una decisione sarebbe stata assunta sulla base di una verifica del rispetto di precisi criteri politici (Stato di diritto, rispetto di diritti umani e libertà individuali, tutela delle minoranze). La Raccomandazione della Commissione UE del 6 ottobre 2004 indicava che i criteri politici di Copenaghen erano “sufficientemente rispettati”. Il Consiglio Europeo del dicembre 2004 decideva l’apertura dei negoziati di adesione, fissandone la data al 3 ottobre 2005. Tale decisione veniva accompagnata da varie misure di salvaguardia, dalla specifica che si trattava di un processo “open ended” e dalla condizione della firma del Protocollo addizionale per l’estensione a Cipro dell’Unione Doganale. Nel corso dell’estate 2005 si erano quindi svolti serrati negoziati che portavano il 29 luglio 2005 Ankara a sottoscrivere il Protocollo addizionale, allegando tuttavia una Dichiarazione per sottolineare che detta firma non equivaleva a riconoscimento della Repubblica di Cipro; a Bruxelles si era quindi dovuto predisporre una “contro-dichiarazione” della Presidenza britannica. Infine, superata un’ultima resistenza austriaca, il 3 novembre 2005 si svolgeva la cerimonia di avvio formale dei negoziati di adesione. Nei successivi Rapporti annuali, la Commissione ha confermato che la Turchia continua a soddisfare in maniera sufficiente i parametri di Copenaghen, ma a partire dal 2007 ha registrato un rallentamento nel ritmo delle riforme e difficoltà nella loro attuazione.

2. La prima fase dei negoziati ha previsto lo screening, ovvero l’esame dell’acquis comunitario, suddiviso in 35 “capitoli”; per ognuno la Commissione ha preparato un rapporto, con una raccomandazione se aprire i negoziati specifici o indicare dei parametri di riferimento per l’apertura. Pesa la questione cipriota: nel 2006 il Consiglio ha deciso il congelamento degli 8 capitoli negoziali legati al dossier dell’Unione Doganale, e la non chiusura degli altri. Pesa anche l’atteggiamento di Parigi e la sua proposta di “partnership privilegiata”, che ha bloccato la discussione su 5 capitoli fondamentali per la piena “membership”. Ad oggi sono stati aperti 13 capitoli. Sono attualmente in discussione i capitoli: impresa e politiche industriali (dal 29/03/07); statistica (dal 26/06/07); controllo finanziario (dal 26/06/07) reti trans-europee (dal 19/12/07); consumatori e protezione della salute (dal 19/12/07); diritto societario (dal 12/06/08); diritto della proprietà intellettuale (dal 17/06/08); libertà di circolazione dei capitali (dal 19/12/08); media e informazione (dal 19/12/08); tassazione (dal 30/06/09); scienza e ricerca; ambiente; sicurezza alimentare (dal 2/07/2010), ed uno chiuso provvisoriamente (25), con un “ritmo” di 2 capitoli aperti a semestre (calato ad uno con la Presidenza ceca).

4. Il processo di adesione della Turchia alla UE è in stallo non essendo stato possibile aprire il capitolo 8-concorrenza in occasione della Conferenza di Adesione del 22 dicembre u.s.. Non appare realistico attendersi progressi concreti nei prossimi mesi sugli altri due capitoli negoziali su cui al momento si può lavorare (5-appalti pubblici e 19-occupazione e politiche sociali).

5. Il rapporto pubblicato il 12 ottobre 2011 fa stato della mancanza di progressi concreti nel quadro del negoziato di adesione nel corso dell’ultimo anno. Si pone nondimeno in evidenza come le recenti elezioni politiche rappresentino una finestra di opportunità per rilanciare le riforme, inclusa quella costituzionale, e si esorta il Governo a compiere ulteriori sforzi sul piano dei criteri politici, soprattutto con riferimento alla tutela effettiva dei diritti umani. Sul Protocollo di Ankara e le relazioni con Cipro, la Commissione adotta un linguaggio equilibrato e si limita ad esortare la Turchia a dare piena attuazione al Protocollo e a compiere progressi verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali con Nicosia. Si esprime nondimeno preoccupazione per le recenti tensioni tra Cipro e Ankara e si ribadisce l’esigenza di evitare qualsiasi minaccia o azione che possa pregiudicare le relazioni di buon vicinato. Ankara viene peraltro incoraggiata a contribuire in modo effettivo e concreto ai negoziati interciprioti in vista del raggiungimento di una soluzione complessiva della questione. Al fine di rafforzare la collaborazione bilaterale e dare nuovo slancio al processo di adesione turco, la Commissione ha proposto una rinnovata agenda positiva per le relazioni UE-Turchia, che comprende una serie di iniziative concrete in settori di mutuo interesse (tra cui l’intensificazione del dialogo e della cooperazione in materia di riforme politiche, visti, mobilità e migrazione, energia e terrorismo; un’accresciuta partecipazione della Turchia ai programmi comunitari; un più stretto coordinamento in materia commerciale, in particolare attraverso l’Unione Doganale).

I prossimi mesi si preannunciano estremamente delicati per il cammino europeo della Turchia e per il futuro delle sue relazioni con la UE. L’imminente semestre di Presidenza cipriota della UE (seconda metà del 2012) rischia di compromettere ulteriormente i rapporti tra Ankara e Bruxelles e di consolidare la fase di stallo nel processo di adesione turco. La Turchia continua peraltro a ribadire che, in assenza di una soluzione positiva alla questione cipriota, durante il prossimo semestre non vi sarà alcun contatto con la Presidenza di turno.

In tale contesto, è essenziale promuovere una riflessione nell’ambito del Turkey Focus Group sul rapido avvio di iniziative concrete e visibili al fine di rivitalizzare la prospettiva europea di Ankara e riportarla al centro dell’agenda politica turca ed europea. La Commissione sta intanto proseguendo negli sforzi per dare effettiva attuazione alla “nuova agenda positiva” approvata dal CAG di dicembre, in merito alla quale si sono registrate da ultimo alcune aperture da parte di Ankara.

La visita in Turchia del DG Sannino (14 febbraio 2012) ha confermato l’intesa di massima con la controparte turca sulle modalità operative per rafforzare il dialogo e la collaborazione in alcuni settori – a cominciare dalle tematiche relative ai visti e alla riammissione, relativamente alle quali saranno avviate a breve dalla Commissione alcune missioni tecniche, pur in assenza di evoluzioni della posizione di Ankara (firma dell’Accordo di riammissione condizionata all’avvio del dialogo sulla liberalizzazione dei visti) – e favorire progressi nell’ambito del negoziato di adesione. A tale ultimo riguardo, la Commissione intende assistere la Turchia nell’adeguamento all’acquis in alcuni capitoli negoziali di comune interesse[1] e lavorare per l’apertura entro questo semestre dei negoziati sul capitolo 19 (politiche sociali) qualora il Governo turco proceda all’approvazione dei disegni di legge richiesti per soddisfare i benchmarks previsti[2].

5. Per il ciclo finanziario 2007-2013, la Turchia è beneficiaria dell’IPA, il nuovo strumento di pre-adesione, la cui dotazione finanziaria complessiva è di 11,565 Miliardi di Euro e che ha sostituito tutti gli strumenti di pre-adesione. Quasi la metà dei fondi IPA programmati fino al 2010 andrà alla Turchia (2,2 miliardi).

Percentuale di finanziamenti attualmente assicurati (euro 4.8 mld., ossia il 43% del totale). Obiettivo ugualmente ambizioso, potrebbe dunque essere quello di assicurare alla Turchia lo stesso ammontare di risorse (euro 4.8 mld), pur in un contesto di risorse crescenti per i restanti beneficiari (la quota turca scenderebbe dunque al 34%).

Oltre all’assistenza comunitaria, il Paese beneficia anche dei prestiti concessi dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI), che fino al dicembre 2005 ammontavano alla cifra totale di 5 miliardi di euro.

 

Turkey Focus Group

Il “Turkey Focus Group” (TFG) è la nuova denominazione del gruppo “Friend of Turkey”, che riunisce, secondo uno schema aperto e flessibile, i Paesi Membri che più degli altri sostengono la prospettiva europea di Ankara: Italia, Regno Unito, Svezia, Spagna, Ungheria, Finlandia e Polonia. Da ultimo, anche il Portogallo avrebbe espresso la volontà di essere associato ai lavori del TFG.

L’iniziativa è stata lanciata ad inizio 2008, anche sotto diretto impulso italiano, con l’obiettivo di stimolare una riflessione tra gli Stati like minded sulle relazioni UE-Turchia e promuovere un’azione congiunta volta, da un lato, a favorire il percorso europeo della Turchia e, dall’altro, a bilanciare l’azione in ambito UE degli Stati membri più scettici, in primo luogo Cipro, Grecia, Francia e Germania.

Nell’ambito dell’azione di rivitalizzazione di tale esercizio concordata in occasione dell’incontro ministeriale del 19 novembre 2010, nel corso del 2011 sono state convocate su iniziativa italiana due riunioni del gruppo a margine del CAE del 21 febbraio 2011 e del CAG del 10 ottobre 2011, con l’obiettivo di promuovere una riflessione tra tutti i Paesi like-minded sulle possibili iniziative concrete per rilanciare il cammino europeo della Turchia, alla luce delle crescenti difficoltà nell’ambito del negoziato di adesione. A tali incontri ha preso parte per la prima volta anche il Commissario per l’Allargamento e la politica di vicinato Štefan Füle, in linea con la proposta italiana di fare “outreach” e di avviare un’opera di sensibilizzazione al di fuori della cerchia ristretta degli amici della Turchia.

Un ulteriore incontro del TFG, allargato a Francia e Germania, si è svolto su iniziativa svedese a margine del CAE di novembre 2011 per promuovere uno scambio di vedute sui contenuti della nuova “agenda positiva” per le relazioni UE-Turchia proposta dalla Commissione nell’ambito del “pacchetto allargamento”, anche in vista delle conclusioni del Consiglio Affari Generali di dicembre 2011. La prossima riunione del TFG sarà il 25 giugno p.v.

 

 

 

RAPPORTI BILATERALI

 

1. Relazioni politiche

Le relazioni bilaterali sono eccellenti. Il nostro partenariato strategico si articola in un’ampia convergenza rispetto ai principali temi internazionali (Egitto, Siria, Libia, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Somalia, Riforma del Consiglio di Sicurezza) con alcune modulazioni di sensibilità (Processo di Pace, finora Iran, in parte Balcani).

Continuiamo a sostenere il percorso di adesione della Turchia all’UE mantenendo visibilità nel contesto del “Turkey Focus Group” e ad alimentare il rapporto strategico bilaterale tout court, aggiornando e consolidando partenariati preferenziali sia politici che economici.

Gli incontri bilaterali sono frequenti. Al più alto livello l’eccellenza delle relazioni bilaterali è stata confermata dalla visita di Stato del Presidente Napolitano il 17-19 novembre 2009. In novembre 2012 avrà luogo la visita di Stato in Italia del Presidente della Repubblica Gül, richiesta da parte turca.

La prima edizione del Vertice intergovernativo si è tenuta a Smirne il 12 novembre 2008.

Il secondo Vertice bilaterale si è tenuto a Roma l’8 maggio 2012, guidato dal Premier Mario Monti e dal Primo Ministro Erdogan, ha visto la partecipazione dei rispettivi Ministri degli Esteri, dell’Interno, dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico, e dell’Economia. Molto positivo l’esito del Summit che ha contribuito a consolidare le cooperazioni bilaterali esistenti, a incoraggiare la presenza congiunta delle imprese italiane e turche sui mercati terzi, a incoraggiare ulteriormente il percorso europeo della Turchia. Tra i temi internazionali è stata al centro la crisi siriana. Sono stati firmati 6 atti internazionali: l’Accordo sulla cooperazione sulla lotta alle forme gravi di criminalità, tra i Ministri dell’Interno; l’Accordo nel campo della sicurezza sociale, siglato – in assenza dei Ministri del Lavoro -, dai Ministri degli Affari Esteri; l’Accordo sulla protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile tra i Ministri dell’Ambiente; la Dichiarazione per l’istituzione di un Comitato congiunto economico e commerciale ed la Dichiarazione per la promozione della cooperazione economica e d’affari tra i Ministri dello Sviluppo Economico. I Ministri degli Esteri Terzi e Davutoğlu hanno altresì firmato il II Programma esecutivo di cooperazione scientifica e tecnologica.

Precedenti incontri si erano svolti a livello di Primi Ministri (a Seoul, il 26 marzo 2012) ed a livello di Ministri degli Esteri (a Istanbul, il 25 novembre 2011 ed il 3 marzo 2012).

Quanto alle consultazioni tra alti funzionari, è in vigore un “Protocollo di consultazioni politiche rafforzate” tra i due MAE del luglio 2005. Gli ultimi colloqui tra Segretari Generali che si sono svolti alla Farnesina il 21 novembre 2011. Il 24 ottobre 2011 si sono svolte a Roma consultazioni bilaterali in materia di anti-terrorismo. Il 6 marzo 2012 si sono svolte le consultazioni a livello di Direttori sul Corno d’Africa.

Ogni anno si svolge il Foro di dialogo italo-turco, meccanismo di confronto delle società civili, inaugurato nel 2004 e organizzato per la parte italiana dal Gruppo Unicredit. L’ultima edizione si è svolta ad Istanbul il 24-25 novembre 2011. Si segnala anche l’iniziativa avviata nel dicembre 2007, il “Media and Economic Forum”, che riunisce i maggiori esponenti del mondo dell’informazione nei due Paesi, organizzato dall’”Associazione per l’amicizia italo-turca” con il sostegno dell’Ambasciata d’Italia. Una seconda edizione ha avuto luogo nell’aprile 2009 ad Istanbul, e la terza nel luglio 2010, nella stessa città.

Circa i rapporti tra le istituzioni parlamentari, si segnala che nel gennaio 2005 venne sottoscritto un Protocollo di collaborazione tra la Camera dei Deputati e la Grande Assemblea Nazionale Turca, i cui Coordinatori responsabili sono l’On. Valentina Aprea per l’Italia e l’On. Nursuna Memecan per la Turchia.

 

2. Relazioni economiche, finanziarie e commerciali

1. Nel 2010 l'Italia si è confermata al quarto posto nella graduatoria dei Paesi partner della Turchia con un interscambio pari a 16,7 miliardi di dollari (+23,2 % '10/'09), derivanti da esportazioni per 10,2 miliardi di dollari (+32,96%) ed importazioni per 6,5 miliardi di dollari (+10,5%). Il saldo è ancora una volta attivo per l'Italia, in netta crescita, e ammonta a 3,7 miliardi dollari.

2. L’interscambio nel 2011 ha raggiunto 21,3 miliardi (+ 28% rispetto al 2010). Ottima la performance delle nostre esportazioni, trainate dai settori dei macchinari e delle apparecchiature, energetico, degli autoveicoli, chimico, metallurgico e tessile, che registrano una crescita del 32,63% per un valore totale di 13,45 mld/$ e collocano l'Italia quale quinto Paese fornitore della Turchia (dopo Russia, Germania, Cina e Stati Uniti). Bene anche le importazioni italiane di prodotti turchi, che si sono attestate a quota 7,85 mld/$ (+ 20,76%), posizionando l'Italia come quarto acquirente dopo Germania, Iraq e Regno Unito. Il saldo e' quindi sempre stabilmente positivo per noi, con un attivo in chiusura d'anno pari a circa 5,6 miliardi di dollari. L'Italia, che si conferma quarto partner commerciale della Turchia, resta dunque anche nell'anno appena trascorso un Paese di fondamentale importanza per Ankara, verso il quale l'economia turca continua a guardare con grande favore. Le industrie italiane in Turchia sono 907.

3. Nei primi quattro mesi del 2012, l’Italia è al sesto posto nella graduatoria dei Paesi partner, dopo Germania, Federazione Russa, Iran, Cina e Stati Uniti, con un interscambio pari a 6,3 miliardi di dollari (-12,1%) articolato in esportazioni pari a 4,16 miliardi di dollari (-2,7%, sesto Paese fornitore) ed importazioni pari a 2,15 miliardi di dollari (-25,9%, quarto mercato di sbocco per le merci turche). Il saldo è attivo per l'Italia e ammonta a 2 miliardi di dollari.

 

INTERSCAMBIO COMMERCIALE TURCHIA-ITALIA

(valori in miliardi di $ USD)

 

2008

2009

2010

2011

 

2012

(I trim.)

INTERSCAMBIO

18,9

13,5

16,7

21,3

4,7

IMPORT

11,1

7,6

10,2

13,45

3,06

EXPORT

7,8

5,9

6,5

7,85

1,64

SALDO

- 3,3

- 1,7

- 3,7

- 5,6

- 1,42

 

4. Gran parte dei prodotti esportati dall’Italia riguarda il settore dei beni strumentali ed intermedi, oltre naturalmente a quelli più noti del made in Italy, come l’abbigliamento. In lieve aumento anche le esportazioni italiane di fibre sintetiche ed artificiali, gioielli ed articoli di oreficeria. Dalla Turchia l’Italia ha importato soprattutto cuoio, prodotti in metallo e legati alla carta.

5. Con un valore di commesse pari a oltre 130 milioni di Euro, l'Italia ha conquistato, a fine 2010, il primo posto nella lista dei Paesi esteri le cui aziende sono risultate aggiudicatarie di contratti pubblici. I dati, ottenuti dall'Autorità' turca per il Public Procurement, riportano quindi il nostro Paese in testa alla classifica che negli ultimi anni ci aveva comunque visti sempre nelle primissime posizioni per volume di gare aggiudicate (seconda nel 2007, prima nel 2009, terza nel 2009). I 49 contratti assegnati nel 2010 alle aziende italiane ci collocano al secondo posto nella graduatoria dei Paesi UE per numero di contratti, dopo la Germania (199 gare vinte) e a pari merito con il Regno Unito. A livello globale, solo gli Stati Uniti superano la Germania come numero di contratti (253), il cui valore (41,67 milioni di Euro) resta comunque ben al di sotto di quello aggiudicato alle nostre aziende.

6. La missione imprenditoriale MISE-MAE-Confindustria-ICE con la partecipazione di Unioncamere, Rete Imprese Italia, ABI e ANCE, ad Istanbul dal 1° al 4 maggio 2012 ha riunito circa 200 tra aziende, associazioni imprenditoriali e banche italiane e turche. La missione mirata al consolidamento e al potenziamento di relazioni economico-commerciali.

 

Investimenti dell’Italia in Turchia

1. Nel 2010 l'Italia ha investito 54 milioni di dollari, in netta diminuzione rispetto al 2009 (-83,0%, erano stati 314 milioni di dollari nello stesso periodo).

2. Nel 2011 l'Italia ha investito 98 mln/$ (+ 292,0% rispetto al 2010). Nel primo trimestre del 2012 l'Italia ha investito 77 milioni di dollari in aumento (+353%) rispetto allo stesso periodo del 2011 (quando erano stati investiti 17 milioni di dollari). In Turchia sono operanti 928 imprese italiane, di cui 15 costituite nel mese di marzo 2012.

3. Per quello che riguarda lo stock di investimenti diretti esteri italiani in Turchia, essi sono scesi dai 4,3 miliardi di dollari del 2008 a 3,3 miliardi di dollari del 2009 (gli ultimi dati disponibili attualmente disponibili in merito agli stock di IDE in Turchia sono a fine 2009). Si dovrebbe però trattare di un arretramento che ha inciso non tanto sulla qualità quanto sul volume e la composizione degli investimenti produttivi, e determinato prevalentemente da una sottocapitalizzazione delle imprese aggravata dal biennio congiunturale critico e dalla conseguente necessità di diversificare il portafoglio di attività. L’Italia rappresenta un “partner” fondamentale in settori d’importanza strategica, quali il settore bancario, dell’energia e delle infrastrutture.

 

Investimenti della Turchia in Italia

Dal 2005 al 30 giugno 2010 il flusso di IDE turchi in Italia è stato pari a 127 milioni di USD. Nel primo semestre 2010 (ultimo dato disponibile) le imprese turche hanno investito nel nostro Paese all’incirca 8 milioni di dollari. Attualmente, in Italia operano 47 imprese turche e i settori di maggiore interesse per gli investitori turchi riguardano il comparto energetico, il settore finanza/banche ed il comparto manifatturiero.

 

3. Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

L’intesa di riferimento è l’Accordo di Cooperazione Culturale, Scientifica e Tecnica firmato nel 1954, il cui nuovo Protocollo esecutivo e’ stato sottoscritto ad Ankara il 6 dicembre 2006 (è in corso di rinnovo). Considerato il tempo intercorso dal 1954, era stato avviato il negoziato per un nuovo Accordo Culturale, arenatosi tuttavia dopo la prima sessione svoltasi nel giugno 2006. Il Programma Esecutivo Culturale prevede lo scambio di informazioni sui rispettivi sistemi d’istruzione per concordare, attraverso i lavori di un gruppo tecnico misto, criteri di corretta valutazione comparativa dei rispettivi titoli, da raccomandare alle autorità competenti nei due Paesi per le decisioni di riconoscimento dei titoli. I titoli finali della scuola secondaria turca si conseguono dopo 11 anni di scolarità e consentono l’immatricolazione universitaria in Italia solo se integrati dal superamento degli esami del 1° anno universitario in Turchia.

La cooperazione scientifica bilaterale tra Italia e Turchia è regolata dall’Accordo di Collaborazione Scientifica e Tecnologica, firmato a Roma il 21.2.2001, in vigore dal 2005, e dal relativo Protocollo Esecutivo di Collaborazione Scientifica e Tecnologica, firmato a Roma il 26.6.2006, scaduto nel 2009. E’ stato firmato il Protocollo Esecutivo di Collaborazione Scientifica e Tecnologica 2012 – 2014 l’8 maggio 2012.

Nel corso del 2006 sono stati sottoscritti un Protocollo tecnico nel settore degli Archivi di Stato ed un Accordo di coproduzione cinematografica che consentirà di realizzare congiuntamente film, animazioni, documentari e progetti audiovisivi in generale.

E’ in corso di negoziato un Accordo bilaterale in materia di traffico illecito di opere d’arte.

Diffusione della lingua italiana

L’Italiano occupa una posizione di grande prestigio tra le lingue considerate “a valenza culturale”. Ne sono testimonianza i vari corsi di lingua tenuti presso università e istituti di istruzione primaria e secondaria. Da alcuni anni quattro università locali hanno inserito nei loro piani di studio l’insegnamento dell’italiano così come alcuni Licei privati e Istituti di istruzione primaria. E’ stata ratificata e pubblicata sul sito dello Yok – istituzione turca che presiede all’insegnamento superiore nel Paese – l’equipollenza tra il terzo livello della certificazione di conoscenza della lingua italiana proposto dall’Università per Stranieri di Perugia (CELI 3) e gli analoghi corsi di certificazione patrocinati dallo Yok stesso.

Cattedre di italianistica: in 21 istituzioni accademiche turche si studia l’italiano, presso le Università di Ankara e di Istanbul sono attivi due Dipartimenti di italianistica. Il numero degli studenti universitari nell’a.a. 2010/11 è stato pari a circa 4.000 unità.

 

Cooperazione interuniversitaria Italia – Turchia

La Turchia ha del resto aderito sin dal 2001 al Processo di Bologna ed ha attuato gran parte delle misure di adattamento del proprio sistema universitario. La Turchia partecipò a gennaio 2005 alla Terza Conferenza di Catania, organizzata sotto l’egida italiana, ed in tale occasione firmò la dichiarazione congiunta sullo spazio comune dell’Istruzione superiore nel Mediterraneo.

Particolare rilievo ha acquisito la firma, il 20 aprile del 2007, di un Protocollo di collaborazione tra CRUI (Conferenza dei Rettori Italiani) e YÖK (Consiglio per l’istruzione superiore). A settembre 2008 risultano 34 Accordi di collaborazione interuniversitaria, che coinvolgono un vasto numero di Atenei dei due Paesi.

Dalla piattaforma CINECA risultano 145 accordi vigenti tra atenei italiani e turchi. Le Università più attive sono: l’Università degli Studi di Milano (18 accordi), l’Università degli Studi di Perugia (22), l’Università Politecnica delle Marche (10) e l’Università Roma Tre (3)

Segnalati 35 Accordi interuniversitari fra 9 Atenei turchi (Università di Ankara, di Boğaziçi, di Muğla, di Ege, di Orta Doğu Teknik, di Koç, di Atatürk, di Fatih, di Hacettepe, Istituto di Alta Tecnologia di Đzmir), 19 Atenei italiani e il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia (Biologia, Ingegneria, Architettura, Medicina, Scienze della Terra, Economia).

 

Borse di studio

Mensilità offerte dall’Italia: 150 nell’A.A. 2010-2011 dell’importo di Euro 700. Il contingente borse di studio è stato ridotto a 132 mensilità da Euro 700 per l’A.A. 2011/2012. A ciò vanno aggiunte 45 mensilità extra (Euro 700), ripartite in 5 borse di studio da 9 mesi ciascuna, quale sostegno al Programma “Invest your talent in Italy” per l’anno 2011-2012. Va inoltre menzionata per l’anno 2011-2012 l’offerta di 5 borse di studio da 12 mensilità ciascuna (borsellino Euro 1.150 mensili) a favore di cittadini turchi  impegnati in attività di studio e ricerca presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze (IUE).

Mensilità offerte dalla Turchia: per l’A.A. 2010-2011, 80 mensilità per borse da 8 mesi (10 borse). L’importo mensile è di 200 nuove lire turche corrispondenti a circa 100 Euro.

Studenti Stranieri nelle Università Italiane: 715 cittadini turchi iscritti nell’A.A. 2010/2011 presso Università italiane (1,04% del totale degli stranieri). Dato in costante crescita rispetto ai 569 nell’A.A. 2009/2010, ai 450 nell’A.A. 2008/2009 e ai 362 nell’ A.A. 2007-2008,

Le Università con più iscritti sono state le lombarde (455), emiliane (70) e piemontesi (46).

 

Università italo-turca ad Istanbul

Progetto proposto da parte turca di istituire a Istanbul un’Università di diritto turco, destinataria di finanziamenti governativi locali; alla parte italiana spetterebbe assicurare la presenza di un contingente di “visiting professors”. Con insegnamento in italiano e turco e possibili corsi in inglese, l’ateneo comprenderà a regime 3 Facoltà, nei settori di eccellenza dell’Italia (architettura, grafica e design, storia dell’arte, archeologia, restauro; ingegneria industriale ed informatica; turismo, scienze e letteratura). Per parte italiana, il progetto è curato da un gruppo ristretto cui partecipano il MAE (DGEU), il MIUR (DG Università) e la CRUI. Il relativo Accordo è stato sottoscritto dai Ministri degli Esteri nel Vertice bilaterale il 12 novembre 2008. Nel dicembre 2009 è stata completata la procedura di ratifica turca. E’ necessario quantificare gli oneri a carico dell’Italia per avviare l’iter di ratifica. È stata chiesta alla parte turca una bozza di studio preliminare. Si è convenuto un incontro informale fra le delegazioni negoziali per ipotizzare la ripartizione orientativa dell’impegno finanziario.

Sul fronte italiano, si è svolta una riunione interministeriale presso il MAE il 25 ottobre u.s., che ha permesso di accertare che il costo medio annuale per invio di “visiting professors” per un solo corso di laurea sarebbe circa 1,7 mln/€ e di avviare una riflessione su possibili co-finanziamenti da parte di grandi gruppi italiani. L’Accordo bilaterale prevede espressamente un impegno delle parti a favorire partecipazione e apporto del settore privato allo sviluppo dell’Università. Tuttavia, secondo la legislazione turca, la natura pubblica dell'Università italo-turca esclude che i contributi di soggetti privati possano concorrere alla formazione del bilancio dell'Università.

 

Scuole italiane

Sulla base di intese concordate nel marzo 1998, si è previsto l’inserimento dell’italiano fra le lingue straniere, e l’autorizzazione al funzionamento di scuole turco-italiane, al posto delle precedenti scuole medie italiane, con l’inserimento nei programmi turchi di un adeguato numero di ore d’insegnamento in lingua italiana.

A Istanbul funzionano due complessi scolastici:

1.Istituto scolastico "Istituti Medi Italiani", statale fondato nel 1888. Vi funzionano il Liceo Scientifico italiano statale, aperto anche a studenti turchi, e la scuola secondaria statale di I grado, aperta solo a studenti italiani. Entrambi gli indirizzi sono di durata quadriennale. La scuola rilascia titoli di studio validi in entrambi i Paesi.

2.Complesso scolastico gestito dalla Congregazione delle Suore d'Ivrea “Galileo Galilei” fondato nel 1870, paritario a livello secondario di II grado. Dall’a.s. 2009/10 non sono più attive le sezioni della scuola dell’infanzia e primaria, gestite dalle stesse Suore d’Ivrea. In proposito è stata avanzata da un gruppo di docenti una proposta di allargamento degli Istituti Medi Italiani a Comprensivo (Medie-Elementari) con due sole pluriclassi elementari. L’Amministrazione ha indicato quale soluzione più idonea quella della parità, per la quale nel marzo 2010 è stata presentata istanza di riconoscimento. Nell’agosto 2011 la rappresentanza consolare ha comunicato che la gestione attuata nel corso dell’a.s. 2010/11 si è rivelata poco efficace e che l’istanza sarà rinnovata da un diverso ente gestore.

A Smirne è attiva la "Scuola Italiana" a livello infanzia e primario con presa d'atto, che ha presentato istanza per il riconoscimento della parità scolastica, attualmente all’esame della DGSP. Il numero complessivo degli alunni è di 880 unità. Il MAE invia 26 unità di docenti, un direttore dei servizi amministrativi ed un dirigente scolastico.

La legge turca del 2003 relativa ai permessi di lavoro ha reso più complessa e lunga (6 mesi) la procedura per la concessione dei permessi e dei visti d’ingresso ai docenti italiani assegnati a istituzioni scolastiche o Università in Turchia La problematica resta aperta, ed è stata oggetto di ripetuti interventi della nostra Ambasciata ad Ankara e nello scorso giugno sollevata in sede di consultazioni consolari.

 

Istituto di cultura ed eventi culturali

La programmazione 2011 degli Istituti di Ankara ed Istanbul si fonda su un calendario ricco di eventi di forte impatto, capaci di garantire visibilità, anche sugli organi di stampa, e un significativo ritorno di immagine per il nostro Paese. Il programma delle manifestazioni dedica ampio spazio alle celebrazioni del 150simo Anniversario dell’Unità d’Italia, accanto ad iniziative dal taglio più generale. Nella scelta delle manifestazioni sono state privilegiate le attività da svolgere in collaborazione con le istituzioni locali; si segnalano, in particolare: la rappresentazione della Bohème di Puccini, diretta dal Maestro Pirolli presso il Teatro dell’Opera e Balletto di Stato; il simposio “Il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia nella continuità storica dei rapporti tra Italia e Turchia”, cui ha partecipato anche il Sottosegretario Mantica; la mostra fotografica “Percorsi veneziani nel Mediterraneo: sistemi di difesa, rotte commerciali e insediamenti”; un concerto di cori verdiani in collaborazione con il Teatro dell’Opera e Balletto di Stato.

Al ricco calendario di eventi proposti dagli Istituti si aggiunge l’attività culturale svolta dall’Ambasciata che, sotto la denominazione “Orizzonti italiani” propone una serie di iniziative in settori quali il design, la moda, la tecnologia, l’archeologia, la musica e l’arte, contribuendo attraverso la sua attività culturale alla promozione del nostro Sistema Paese e della varietà delle sue espressioni.

 

 

Missioni archeologiche in Turchia 2011

Rilevantissima è la collaborazione culturale tra Italia e Turchia. Per il 2011, sono stati assegnati da questa Direzione Generale cofinanziamenti a 12 Missioni archeologiche nel Paese, per un importo totale di 95.000 Euro. Le missioni finanziate sono di grande rilievo e di significativa ricaduta sul piano culturale e della cooperazione bilaterale.

 

 

 

4. Relazioni consolari

La comunità italiana residente e iscritta all’AIRE è composta da circa 11.370 connazionali. Si calcola tuttavia che il numero degli italiani effettivamente residenti sia superiore, nella misura del 10-15%, rispetto ai dati ufficiali.

La maggior parte di essi vive e lavora nella regione dell’Attica (circa 6.000) e in Macedonia e Tracia (circa 1500), ma vi sono comunità di una certa consistenza anche a Patrasso, Rodi, Corfù e Creta.

Si tratta di una comunità ben integrata, composta da famiglie formatesi di recente principalmente a seguito di matrimoni fra cittadine italiane e cittadini greci che hanno frequentato in massa le Università italiane negli anni passati. Vi è poi una componente più transitoria di uomini d’affari e dipendenti di aziende italiane operanti in Grecia.

Oggi, sono molti i professionisti italiani affermati in Grecia (insegnanti, ricercatori, medici, psicologi, architetti, ingegneri, imprenditori) che danno contributi importanti alla crescita generale del Paese.

L’organo che istituzionalmente rappresenta gli Italiani in Grecia, il COMITES, è stato rinnovato nell’estate del 2009. Tuttavia, il Comitato a quasi 3 anni dalla sua elezione stenta ancora a rendersi parte integrante della vita della comunità e a proporre attività d'interesse generale.

Diffuso è il fenomeno dell’associazionismo, che ha visto nascere nel Paese diverse aggregazioni "italo-greche" o di "amici d’Italia" (circa 14). Poche tra esse sono realmente operative. Le associazioni hanno fra le finalità statutarie quella di mantenere solidi legami con il nostro Paese attraverso manifestazioni socio-ricreative a beneficio di soci e simpatizzanti. La mancanza diffusa di associazionismo regionale potrebbe comunque essere considerata un segno del buon livello di integrazione della comunità italiana in Grecia.

Nel quadro dell’associazionismo a scopi assistenziali, si sottolinea la presenza del COASIT (Comitato Assistenza agli Italiani) di Atene che coadiuva la Cancelleria Consolare in modo continuativo nell’assistenza dei connazionali che versano in stato di indigenza.

Esiste anche ad Atene una Scuola italiana statale comprensiva di materne, elementari, medie e liceo, che conta circa 180 studenti ed e' suddivisa in due sezioni, una italiana e l'altra greca.

Altresì vi sono due scuole materne con presa d'atto, di lunga tradizione e ben considerate dalla comunità locale.

L'insegnamento della lingua e della cultura italiana, a parte gli Istituti di cultura di Atene e Salonicco, e' affidato anche ad un Comitato greco della Società Dante Alighieri che, pur lamentando mancanze croniche di finanziamenti dalla casa madre,  stenta a corrispondere alla domanda di lingua italiana con politiche promozionali di sostanza.

Negli ultimi decenni, si è assistito alla progressiva chiusura dei vari Uffici Consolari nel Paese (Pireo negli anni ottanta, Salonicco nel 2001 e, infine, il Consolato di Atene nel 2007, anno in cui è stata creata la Cancelleria Consolare presso l’Ambasciata).

La Turchia rientra ancora nell’elenco dei Paesi i cui cittadini necessitano del visto per entrare nello Spazio Schengen. Non vi sono accordi di facilitazione a livello europeo. Sul piano formale, l’abolizione del visto d’ingresso per i cittadini turchi comporta una modifica al Reg. 539/01, che deve essere proposta dalla Commissione ed approvata da Consiglio e Parlamento secondo la procedura legislativa ordinaria. Il processo che porta prima alla facilitazione e poi in prospettiva alla liberalizzazione dipende dalla firma e dall’applicazione dell’Accordo di riammissione Turchia-UE. Si attendono gli esiti del Consiglio GAI del 26.4.2012. Tuttavia, la Commissione ha invitato gli Stati membri ad avvalersi dei margini di facilitazione previsti nel quadro del Visa Code (Reg. CE 810/2009) per il rilascio dei visti ai cittadini turchi, sollecitando una maggiore flessibilità da parte europea. In linea con la tradizionale politica di aperto sostegno alla prospettiva europea della Turchia ed all’avvio di un processo di progressiva liberalizzazione dei visti a favore dei cittadini turchi, da parte italiana abbiamo svolto ruolo attivo per approvazione decisione CE (13 ottobre 2011) in materia di armonizzazione dei documenti giustificativi per i richiedenti turchi. La nostra rete diplomatico-consolare in Turchia (Ambasciata ad Ankara, Consolato Generale ad Istanbul e Consolato ad Izmir) nel 2011 ha rilasciato oltre 99.000 visti Schengen, con un aumento del 7% rispetto all’anno precedente. Nel primo trimestre del 2012 le nostre rappresentanze diplomatico-consolari in Turchia hanno rilasciato circa 24.000 visti. La nostra rete fa già ampio ricorso ai margini di flessibilità previsti dal Codice Visti, segnatamente a un più ampio utilizzo dei visti di lunga durata (annuali e pluriennali) ed a ingresso multiplo (nel corso del 2011 i visti di durata annuale e pluriennale sono stati circa un quinto dei visti Schengen rilasciati in Turchia dall’Italia) .

-Cooperazione giudiziaria internazionale, non di rado la Turchia ha presentato richieste di estradizione prive di adeguata documentazione dei requisiti (reato effettivamente commesso dall’estradando, non riferibile a reati politici, dimostrabile con prove evidenti e per fatti perseguibili dalla parte richiedente e da quella cui viene rivolta la richiesta) oppure relative ad individui che beneficiano dello status di rifugiato politico di un Paese europeo. Da ultimo, la Turchia ha chiesto arresto ed estradizione, ai sensi dell'art. 16 della relativa Convenzione Europea, della Sig.ra Ayfer Kaya (condannata dal Tribunale penale di Kutahya il 23.11.1998, per appartenenza all'organizzazione terroristica PKK, e dal Tribunale penale di Bingol il 1.12.1998 per "partecipazione ad atti armati orientati alla separazione dall'Amministrazione statale di una parte delle terre dello Stato", oltre che colpita da mandato d'arresto Interpol del 2006). L’estradizione non è stata accordata perché la Kaya è beneficiaria dello status di rifugiato politico dalla Grecia dal 1997. Proprio per intensificare la collaborazione giudiziaria bilaterale si è concordato nel corso delle ultime consultazioni antiterrorismo del 24 ottobre u.s. a Roma la creazione di punti di contatto presso i Ministeri della Giustizia.

-Permessi di soggiorno e di lavoro: Da parte turca è stato preannunciato che entrerà in vigore (probabilmente nel 2012) la normativa che permette una permanenza di massimo 90 giorni ogni 180, analogamente a quanto avviene nello spazio Schengen, superando così la normativa attuale che pone un limite solo alla presenza oltre 90 giorni consecutivi anche al fine di combattere la circonvenzione delle norme sui permessi di soggiorno e di lavoro. Ci attendiamo da parte turca un’informazione tempestiva e completa sull’entrata in vigore della normativa, e si auspica del pari una semplificazione delle correnti procedure dei permessi di soggiorno e di lavoro. In generale infatti le procedure per ottenere in particolare il permesso di lavoro sono piuttosto difficoltose ed è spesso difficile ottenere informazioni univoche in materia. Nel quadro della riforma dei permessi di soggiorno e lavoro, si segnala a latere che non vi e’ un accordo bilaterale sulla sicurezza sociale (trattasi di uno degli accordi che avrebbero dovuto essere finalizzati in occasione del vertice bilaterale).

- Criticità alla frontiera: Si registrano casi in cui cittadini italiani sono colpiti da decreti di espulsioni o divieti di ingresso, spesso non e’possibile ottenere informazioni ne’tempestive ne’complete sulle motivazioni e sui termini di durata dei provvedimenti, e viene indicato che gli interessati possono ricevere questo tipo di informazioni e chiedere una revisione o una cancellazione unicamente rivolgendosi alle rappresentanze turche in Italia.

- Rete consolare onoraria: Nel 2011 sono stati aperti il Viceconsolato onorario a Gaziantep, con giurisdizione estesa sul Sudest del paese e in particolare sull’intera area del GAP, ed il Viceconsolato onorario a Nevsehir, in Cappadocia, unico ufficio onorario in loco. Il Viceconsolato onorario ad Antalya è stato elevato a Consolato onorario e le Autorità turche hanno dato l’assenso all’elevazione del Viceconsolato onorario ad Iskenderun a Consolato onorario, la relativa procedura di decretazione è in corso di completamento da parte italiana, dopo di che si potrà procedere alla richiesta di exequatur. Si potrebbe sollevare l’opportunità che anche ai titolari con la carica di viceconsole onorario venisse concessa una carta di identità rilasciata dal MAE turco al fine di agevolarne lo svolgimento delle funzioni.

- Notifica di atti amministrativi: Manca un accordo sulla notifica degli atti amministrativi, che rende impossibile notificare infrazioni stradali e ingiunzioni amministrative. Da parte italiana si e’proposto di risolvere il problema o attraverso uno scambio di note sulla base della reciprocità o mediante l’adesione turca alla Convenzione di Strasburgo sulle notifiche amministrative del 24.11.1977 stipulata nel quadro del Consiglio d’Europa, ma la controparte turca non ha ancora risposto.


 

 

Principali incontri bilaterali nell’ultimo triennio

 

2010

3-5 marzo

Visita in Italia del Presidente del Parlamento turco Mehmet Sahin

13 maggio

Visita in Italia del Ministro dell’Istruzione Nazionale Nimet Cubuk, ed incontro con il Sottosegretario del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Giuseppe Pizza.

17 luglio

Visita Sottosegretario Mantica ad Ankara

9 novembre

Incontro On. Ministro con Ministro Davutoglu a margine del VII Foro di dialogo italo-turco

(incontro Davutoglu con Sig. Presidente della Repubblica)

2011

12 gennaio

Consultazioni SS. Sen. Mantica con omologa turca Amb. Sezgin (Roma)

11 febbraio

Missione SS Craxi ad Ankara (su Mediterraneo e Medio Oriente

4-5 marzo

Incontro ad Istanbul del Min. Frattini con il Ministro degli Esteri turco, Davutoglu, a margine della Conferenza Aspen.

17-18 marzo

Missione SS Mantica in occasione delle Celebrazioni del 150^ dell’Unità d’Italia.

17 maggio

Consultazioni Segretario Generale con omologo turco (Ankara)

21 novembre

Consultazioni Segretario Generale con omologo turco (Roma)

24-25 novembre

Incontro Sig. Ministro con Ministro Davutoglu a margine del VIII Foro di Dialogo italo-turco

2012

20 febbraio

Visita Ministro Difesa Amm. di Paola in Turchia.

3 marzo

Incontro Ministro Terzi con omologo a Istanbul a margine del seminario Aspen

26 marzo

Incontro Presidente Monti con Primo Ministro Erdogan (Seoul)

8 maggio

Secondo Vertice italo-turco (Roma)

 


 

COMPOSIZIONE NUOVO GOVERNO TURCO

61esimo Esecutivo turco

 

  Primo Ministro: Recep Tayyip Erdoğan

 

   Vice Primo Ministro: Bülent Arınç

   Vice Primo Ministro: Ali Babacan

   Vice Primo Ministro: Beşir Atalay

   Vice Primo Ministro: Bekir Bozdağ

 

   Giustizia: Sadullah Ergin

   Difesa: İsmet Yılmaz

   Interno: İdris Naim Şahin

   Affari Esteri: Ahmet Davutoğlu

   Unione Europea: Egemen Bağış

   Finanze: Mehmet Şimşek

   Economia: Mehmet Zafer Çağlayan

   Energia e Risorse Naturali: Taner Yıldız

   Istruzione: Ömer Dinçer

   Lavoro e Sicurezza sociale: Faruk Çelik

   Ambiente e Sviluppo Urbano: Erdoğan Bayraktar

   Salute: Recep Akdağ

   Trasporti: Binali Yıldırım

   Politiche agricole, alimentari e forestali: Mehmet Mehdi Eker

   Scienze, Industria e Technologia: Nihat Ergün

   Cultura e Turismo: Ertuğrul Günay

   Foreste e Acqua: Veysel Eroğlu

   Dogane e Commercio : Hayati Yazıcı

   Sviluppo: Cevdet Yılmaz

   Famiglia e Politiche sociali: Fatma Şahin

   Sport e gioventù: Suat Kılıç

 


Rapporti parlamentari con la Turchia
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 

PARLAMENTO

Presidente della Grande Assemblea Nazionale Turca (GNAT)

On. Cemil ÇIÇEK, eletto il 4 luglio 2011[3], all’indomani delle elezioni legislative del 12 giugno 2011.

 

RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE

Ambasciatore della Turchia a Roma

Hakki AKIL (dal marzo 2011)

Ambasciatore d’Italia ad Ankara

Gianpaolo SCARANTE (dal giugno 2010)

 

Le relazioni interparlamentari Italia-Turchia hanno avuto un notevole rilancio a partire dal 2004-05, a seguito delle visite degli allora Presidenti delle Camere Casini e Pera, e del Presidente del Parlamento turco, Arinc, e da ultimo la visita ad Ankara del Presidente della Camera Fini il 30 ottobre 2008. Durante la visita del Presidente Arinc, fu firmato a Roma il 26 gennaio 2005 il Protocollo di Collaborazione tra la Camera dei Deputati e la Grande Assemblea Nazionale Turca. Si tratta di un agile ed efficace strumento di cooperazione che prevede l’impulso alla formazione di posizioni convergenti nei vari fori parlamentari internazionali su materie rilevanti quali quelle attinenti all’Unione Europea, il dialogo fra le diverse culture, la sicurezza in ambito europeo ed atlantico. Il Protocollo prevede la nomina di un Alto Rappresentante (da parte rispettivamente dei Presidenti della Camera dei Deputati e del Parlamento turco), con l’incarico di coordinare le varie iniziative, tra cui lo svolgimento di un Seminario parlamentare Italo – turco, ora arrivato alla V edizione. Nella scorsa legislatura era stata nominata Alto rappresentante l’On. Valentina Aprea, il cui incarico è stato confermato nella presente legislatura dal Presidente Fini.

Si segnala, in particolare, che è pervenuta, in data 2 dicembre 2011, la richiesta da parte della Grande Assemblea Nazionale turca di svolgere ad Istanbul il VI Seminario parlamentare Italo – turco, nel mese di maggio 2012 (cfr. infra).

La diplomazia interparlamentare non si è comunque limitata al vertice, ma si è attuata anche attraverso numerosi e reciproci scambi di visite (su cui si veda infra). Si segnala inoltre il Gruppo di amicizia Italo-Turco costituito nell’ambito dell’Unione Interparlamentare, presieduto per parte italiana dall’On. Marcello De Angelis. Le relazioni interparlamentari italo-turche rappresentano pertanto un momento fondamentale nei rapporti tra Roma ed Ankara, tenuto soprattutto conto che del fatto che il sostegno italiano alle aspirazioni europee della Turchia è una politica di Stato, indipendentemente dal colore dei Governi in carica.

 

 

XVI LEGISLATURA

 

Corrispondenza

Con lettera del 2 agosto 2011 il Presidente del Parlamento turco, On. Çiçek, ha contraccambiato la lettera di congratulazioni che il Presidente Fini gli aveva inviato il 12 luglio 2011, a seguito della sua elezione a Presidente della Grande Assemblea Nazionale Turca, e lo ha invitato a compiere una visita ufficiale in Turchia.

Il Presidente della Camera Fini con lettera dell’8 febbraio 2010 ha espresso le sue felicitazioni all’on. Mevlüt Çavuşoğlu, componente della delegazione parlamentare turca del Consiglio d’Europa, a seguito della sua elezione a Presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa avvenuta il 25 gennaio 2010 (poi riconfermato nel gennaio 2011).

Si segnala, inoltre, che con lettera del 6 marzo 2009 l’allora Presidente del Parlamento Koksal Toptan[4] esprimeva seria preoccupazione circa una delibera del Municipio XV del Comune di Roma, nella quale, secondo le informazioni in suo possesso, si prevedeva di sostituire l’intitolazione del “Giardino di Piazza Lorenzini “ con Martiri del Genocidio Armeno[5]”. Nella lettera il Presidente Koksal evidenziava, tra l’altro, come tale decisione sarebbe stata vissuta dal popolo turco come un’offesa e una delusione al contempo, ed auspicava quindi un intervento del Presidente Fini. Con lettera di risposta del 24 aprile 2009, il  Presidente Fini faceva presente che nel suo ruolo istituzionale non aveva titolo per intervenire in alcun modo su una decisione che era demandata all’esclusiva determinazione degli  organi dell’autorità locale interessata.

 

 

 

INCONTRI BILATERALI

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato il 29 novembre 2011 una delegazione della Commissione Affari Esteri della Grande Assemblea Nazionale Turca (GNAT), guidata dal Presidente della medesima Commissione, Volzan Bozkir.

L’on. Bozkir, dopo aver ricordato la sua precedente carriera di Ambasciatore, ha sottolineato come la visita a Roma era la prima visita all’estero della Commissione da lui presieduta, evidenziandone l’elemento simbolico. Ha, quindi, sottolineato l’evidente convergenza di vedute dei due paesi su molte questioni internazionali, prospettando anche la possibilità di unire gli sforzi ai fini della ricostruzione della Libia. In merito agli sviluppi della primavera araba, ha fatto presente la preoccupazione della Turchia e richiamato il ruolo dell’Italia nella regione. Il Presidente Fini ha, a questo riguardo, lamentato la latitanza dell’UE e la necessità invece di promuovere una forte alleanza politica con la Turchia come fu fatto con la NATO. Circa le prospettive di adesione all’UE, rispetto alla quale il Presidente Fini ha confermato l’appoggio italiano, Bozkir ha ribadito che, per Ankara, l’Occidente è l’unica opzione, ma che tuttavia, la classe politica ha difficoltà a contrastare la disillusione dei cittadini turchi nei confronti dell’UE. “L’Europa ha un’immagine vecchia della Turchia ed anche di se stessa” ha affermato. I due interlocutori si sono poi soffermati sulla drammatica situazione in Siria, dove si è constatato, manca un’opposizione politica e mancano personalità politiche conosciute a livello internazionale. Bozkir ha, quindi, ricordato che anche l’Iran ha capito la pericolosità della situazione e ha assunto un atteggiamento adeguato. Il Presidente Fini ha anche sollevato il problema dei visti e dichiarato la volontà italiana a risolvere la questione.

Il 25 ottobre 2011 il Presidente della Camera Fini ha incontrato Mevlüt Çavuşoğlu, Presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, in occasione della partecipazione al convegno “Le donne agenti di cambiamento nel Sud del Mediterraneo”, che si è svolta  il 24 - 25 ottobre 2011, presso Palazzo Montecitorio.

Il 22 giugno 2011 il Presidente della Camera Fini ha ricevuto l’Ambasciatore di Turchia Hakki Akil.

Quest’ultimo si è soffermato sulla situazione politica turca all’indomani del risultato elettorale (che ha visto vincere il partito di Erdogan ma non con una maggioranza tale da permettergli di modificare da solo la Costituzione). Fermo il giudizio rispetto all’adesione turca all’UE: “sono loro ad avere bisogno di noi più di quanto noi di loro”, ha affermato l’Ambasciatore sottolineando i risultati dell’economia turca che posizionano il paese al 16° posto a livello mondiale. Ha quindi evidenziato che le relazioni con l’Italia sono privilegiate e che la Turchia appoggia la candidatura di Zannier a Segretario Generale dell’OSCE (Zannier è stato poi eletto il 30 giugno 2011). Rispetto alla situazione in Siria, ha evidenziato la criticità del paese e i pericolosi sviluppi della situazione attuale, sottolineando che Ankara sta facendo pressioni affinché il governo faccia le riforme. A conclusione dell’incontro ha ricordato il gruppo di amicizia con l’Italia costituito presso il parlamento nella precedente legislatura.  

Il 3 marzo 2010 il Presidente della Camera Fini ha incontrato l’allora Presidente della Grande Assemblea Nazionale Turca, Mehmet Ali Şahin. Il processo di adesione all’UE, la situazione politica interna, la questione cipriota, sono stati tra i temi al centro del colloquio. L’incontro è stato poi allargato alla Presidente della Commissione Cultura, on. Valentina Aprea nonché Alto Rappresentante per la parte italiana dei lavori del seminario parlamentare previsto dal Protocollo di collaborazione (vedi infra), e all’on. Marcello De Angelis, Presidente della sezione bilaterale di amicizia UIP Italia-Turchia. 

In particolare, il Presidente Fini ha sottolineato il  pieno appoggio dell’Italia alle aspirazioni europee della Turchia, pur evidenziando che la UE attraversa una fase di stanchezza, aggravata anche dalla crisi economica. Ha quindi evidenziato come vi sia grande interesse dell’Europa alla piena integrazione della Turchia, non solo in quanto membro NATO ma anche perché, essendo una grande democrazia, può avere un ruolo stabilizzatore nella regione. Da parte sua il Presidente Şahin ha ribadito il convinto impegno  da parte turca ad aderire all’UE pur essendo consapevole delle difficoltà connesse; ha fatto poi  presente che 12 sono i capitoli negoziali aperti (su 35)  e uno solo è stato chiuso. In merito alla questione cipriota Şahin si è detto convinto che si possa arrivare ad una soluzione nell’ambito dei negoziati ONU; ha però lamentato la mancanza di un approccio costruttivo da parte greco-cipriota. I due interlocutori si sono inoltre soffermati sulla designazione di Istanbul capitale europea della cultura.

Il 31 ottobre 2008 il Presidente della Camera Fini ha compiuto una visita ufficiale in Turchia nel corso della quale ha incontrato il Presidente della Repubblica, Abdullah Gül, l’allora Presidente della Grande Assemblea nazionale, Köksal Toptan, ed il Primo Ministro, Recep Tayyip Erdoğan. La visita del Presidente Fini ha avuto luogo in concomitanza con il IV Seminario parlamentare italo-turco, svoltosi in attuazione del Protocollo di collaborazione bilaterale tra la Camera dei deputati e la Grande Assemblea nazionale turca, stipulato nel gennaio 2005.

Il Presidente Fini ha altresì svolto un intervento nel corso della cerimonia di chiusura del progetto di “Twinning”, promosso e finanziato dalla Commissione europea, volto a potenziare le strutture e le procedure della Grande Assemblea nazionale turca in vista dell'adeguamento al sistema dei principi e delle norme comunitarie (sul seminario si veda anche infra “cooperazione amministrativa”).

Nel corso del colloquio con il Presidente del Parlamento Toptan, il Presidente Fini ha sottolineato l’opportunità di promuovere un dialogo rafforzato su temi quale la crescita economica (con particolare riguardo al capitolo energetico) e crisi finanziaria (promuovendo un incontro anche tra le rispettive Commissioni di merito); dialogo culturale e interreligioso (mettendo in evidenza il ruolo di Paese ponte di entrambi) e il rapporto tra Turchia e l’Unione europea. Il Presidente Toptan da parte sua dopo aver messo in evidenza gli ottimi rapporti bilaterali che si riflettono anche nel valore dell’interscambio commerciale (che nel 2007 è stato pari a 17 miliardi di euro),  ha evidenziato l’impatto della crisi nel suo Paese (definito minimo) e le misure messe a punto dal governo. Si segnala, inoltre, che i due Presidenti hanno incontrato insieme i delegati turchi e italiani riuniti ad Ankara in occasione del IV seminario parlamentare italo-turco: i rapporti con l’Unione europea e il ruolo dei Parlamenti nel processo di adesione, il ruolo della Turchia nelle principali organizzazioni internazionali e la questione energetica sono stati  temi al centro dei colloqui.

Nel corso dell’incontro con il Presidente della Repubblica Gül, sono stati sottolineati, da entrambi gli interlocutori, gli eccellenti rapporti bilaterali (così come confermato dagli incontri istituzionali di alto livello sia già realizzati che futuri, tra cui la prevista visita, nel 2009, del Presidente Napolitano in Turchia), l’ottima collaborazione  economica e quella culturale (con la recente istituzione della Università italo-turca). Durante il colloquio ci si è inoltre soffermati sullo stato dei rapporti con l’Unione europea (da parte turca si sollecita un’azione più rapida e più equilibrata dell’UE su cui non pesino i pregiudizi) e sul ruolo della Turchia nello scacchiere medio-orientale e nel Caucaso ai fini della pace e della stabilità di queste regioni. Per quanto concerne la questione cipriota il Presidente Gul ha espresso la massima disponibilità di Ankara ad una soluzione nell’ambito dei parametri delle Nazioni Unite (Gul ha quindi sottolineato che le forze armate turche già in passato era disponibili ad un ritiro dall’isola). Gul ha infine ricordato la recente visita a Yerevan e la proposta avanzata, in passato, da parte turca di istituire una commissione mista di storici per esaminare nel dettaglio la questione del genocidio armeno che  non venne accolta da Yerevan.

Con il Primo Ministro Erdoğan è stata ricordata, tra l’altro, la cooperazione nel settore della difesa (l’aggiudicazione ad Agusta del programma ATAK II, che riguarda la fornitura di 51 elicotteri d’attacco), e la cooperazione energetica (accordo relativo al trasporto di gas naturale tra Turchia, Azerbajian, Grecia e Italia). Il Premier ha quindi richiamato l’attenzione sul ruolo del PKK negli attentati terroristici nel suo paese e condannato le dichiarazioni di sostegno, fatte da parlamentari di paesi amici, a tale gruppo “terrorista”. Il Presidente Fini dopo aver rilevato l’attenzione con cui l’Italia guarda alla Turchia e il sostegno dato dal Governo e dal Parlamento italiani nel processo di adesione all’UE, ha ribadito la necessità di una visione equilibrata e non condizionata dei fatti storici e delle vicende più drammatiche della storia recente della Turchia.

Il 29 settembre 2008 il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha incontrato l'allora Ambasciatore della Repubblica di Turchia, Sitki Ugur Ziyal, per discutere gli aspetti inerenti alla visita ufficiale che il Presidente Fini avrebbe effettuato in Turchia il 31 ottobre 2008, contemporaneamente allo svolgimento del Seminario parlamentare italo-turco. Nel corso dell'incontro ci si è altresì soffermati sulle prospettive di sviluppo delle relazioni parlamentari e culturali tra i due Paesi.

 

 

 

INCONTRI DELLE COMMISSIONI

Dal 16 al 18 maggio 2012 una delegazione del Comitato Schengen ha effettuato una missione in Turchia. La delegazione era guidata dall’on. Margherita Boniver, Presidente, e composta dall’on. Ivano Strizzolo e dai senn. Massimo Livi Bacci (Pd) e Diana De Feo (Pdl).

Il 30 novembre 2011 una delegazione della Commissione Affari Esteri della Grande Assemblea Nazionale Turca (GNAT), guidata dal Presidente della medesima Commissione, Volzan Bozkir ha avuto un incontro con la Commissione Affari Esteri della Camera.

Il ruolo della Turchia nella regione, la questione della Siria, i rapporti con Israele, il ruolo dell’Iran e l’adesione all’UE sono stati i temi al centro dell’incontro. L’on. Bazkir ha sottolineato la volontà turca di colmare il vuoto di leadership verificatosi in Medio Oriente e ha ricordato l’interessamento del proprio paese e della Lega Araba per la questione siriana, nonostante l’assenza dell’ONU. Ha espresso, inoltre, perplessità in merito all’adozione di sanzioni che danneggerebbero solo la popolazione. Per quanto riguarda Israele, Bazkir ha ribadito che il blocco di Gaza e l’attacco alla nave di Freedom Flottilla hanno danneggiato i rapporti con Tel Aviv e ribadito che Ankara aspetta le scuse formali di Israele per riprendere le relazioni. Rispondendo ad una domanda posta dall’on. Nirenstein (PdL), l’on. Bazkir ha confermato che la Turchia è favorevole al nucleare iraniano per usi pacifici ma si oppone ad un uso militare. A conclusione dell’incontro è stata auspicata da entrambe le parti  la ripresa dei negoziati con l’Unione Europea. L’On. Bozkir ha invitato la Commissione a compiere una visita in Turchia.

Il 30 novembre 2011, l’allora Presidente della Commissione Cultura, Scienza ed Istruzione, Valentina Aprea, nonché Alto Rappresentante per la parte italiana dei lavori del seminario parlamentare previsto dal Protocollo di collaborazione (vedi infra), ha incontrato – insieme ad Aurelio Misiti, componente della parte italiana – una delegazione della Commissione Affari Esteri della Grande Assemblea Nazionale Turca (GNAT), guidata dal Presidente della medesima Commissione, Volzan Bozkir.

Nel corso dell’incontro, la parte turca ha fatto un’ampia panoramica del sistema scolastico turco, evidenziando in particolare il ruolo delle istituzioni universitarie, forte di 22 milioni di studenti e 160 sedi. L’on. Bozkir ha quindi invitato l’on. Aprea a contraccambiare la visita nel 2012.

Il 22 novembre 2011, l’allora Presidente della Commissione Cultura, Scienza ed Istruzione, Valentina Aprea, ha incontrato il Consigliere d’Ambasciata della Repubblica di Turchia, Cecil Erdogan.

Nello stesso giorno ha avuto luogo, presso il Comitato diritti umani, costituito nell’ambito della Commissione Affari Esteri, un incontro informale con Ertugrul Kurkcu, deputato del partito BDP Partito della Pace e della Democrazia (fondato nel 2008, erede di altri partiti filo curdi) alla Grande Assemblea Nazionale turca.

Il 7 novembre 2011 ha avuto luogo un incontro tra il Presidente della Commissione Affari Esteri, onorevole Stefano Stefani, e l’ambasciatore della Turchia in Italia Hakki Hakil. I rapporti bilaterali, la crisi politica in Italia e la crisi in Medioriente sono stati i temi al centro del colloquio.

In particolare, l’Ambasciatore ha ricordato gli ottimi rapporti bilaterali e ha auspicato un incremento dei rapporti commerciali anche attraverso joint-venture tra piccole e medie imprese (la Turchia, ha sottolineato, è in espansione verso i mercati dell'Asia centrale e dell'Africa, dove ha recentemente aperto 20 nuove ambasciate). Rispetto alla crisi politica italiana, Hakil ha espresso la convinzione che il vero problema per l'Italia non sia tanto l'elevato debito pubblico, quanto la debole crescita economica (in Turchia il debito ammontava al 98 % del Pil, ma in tre anni il PIL è triplicato e la percentuale del debito è pertanto scesa al 38 %). Rispondendo ad una domanda del Presidente Stefani relativa ad i rapporti con Israele, l’Ambasciatore ha sottolineato che non vi sono problemi con gli israeliani, bensì con il governo Netaniahu. Ha quindi osservato che la Turchia ha sempre supportato gli ebrei (dal tempo delle persecuzioni in Spagna, fino ad arrivare allo sterminio durante la seconda guerra mondiale) ed è stata tra le prime nazioni a riconoscere lo Stato di Israele e a patrocinare i negoziati di pace con la Siria. Ha tuttavia evidenziato che l'atteggiamento di Israele non è amichevole ed il governo turco non può accettare quanto Israele sta mettendo in atto nella striscia di Gaza. “Israele deve smettere di pensare di avere il diritto di fare ciò che vuole solo perché si sente minacciata. Dovrebbe dare un compenso alle famiglie delle vittime e fornire aiuti umanitari”. L’Ambasciatore ha infine rilevato che, rispetto all’Europa, in Turchia vi è un maggior rispetto delle minoranze religiose e osservato che nel corso delle sue missioni in Tunisia, Egitto in Libia, il primo ministro ha dichiarato che lo Stato deve essere laico, non le persone.

Dal 4 al 6 dicembre 2008 si è svolta la visita congiunta delle Commissioni esteri di Camera e Senato in Turchia. La delegazione era composta dal Presidente della Commissione esteri del Senato, Lamberto Dini, dai senatori Sergio Divina (LNP) e Claudio Micheloni (PD) e dai deputati Giorgio La Malfa, Manuela Repetti (PdL) e Francesco Tempestini (PD). Nel corso della missione la delegazione ha incontrato il Presidente della Repubblica, Abdullah Gul, il primo ministro, Recep Tayyip Erdogan, la Vice Presidente del Parlamento, Sukran Guldal Mumcu, esponente del partito di opposizione CHP, alcuni rappresentanti della Commissione esteri turca, presieduta dall'onorevole Murat Mercan, l’allora Vice primo ministro Cemil Çiçek (ora Presidente della GNAT), il Vice presidente della Commissione Affari Europei del Parlamento turco, Lutfi Elvan, il Presidente della Commissione per i Diritti Umani, Mehmet Zafer Uskul, il leader del partito di opposizione kemalista, Deniz Baykal.

Nel corso della missione sono state affrontate le maggiori questioni a partire dal tema del negoziato di adesione della Turchia all'Unione europea, della connessa questione di Cipro, dell'energia e del ruolo della Turchia nell'attuale scenario internazionale. Nei diversi incontri è stato regolarmente ribadito l'ottimo stato delle relazioni tra i due Paesi. Allo stesso modo gli incontri hanno rappresentato un'occasione per ribadire in modo puntuale il pieno favore della maggior parte delle forze politiche presenti in Parlamento per l'ingresso della Turchia nell'Unione europea una volta realizzati tutti i presupposti e le condizioni di adesione richieste da Bruxelles.

Il 4 novembre 2008, il Presidente della Commissione Esteri della Camera, Stefano Stefani, ha ricevuto l’allora Ambasciatore d’Italia in Turchia, Carlo Marsili, in vista della futura missione di una delegazione della Commissione esteri in quel Paese.

Il 4 giugno 2008, il Presidente della Commissione Esteri della Camera, Stefano Stefani, ha ricevuto la visita dell’allora Ambasciatore di Turchia, Ugur Ziyal.

Al centro dei colloqui, il buon andamento dei rapporti bilaterali e la possibilità di un loro ulteriore miglioramento a livello parlamentare, attraverso maggiori contatti tra le Commissioni Affari esteri.

 

 

PROTOCOLLO DI COOPERAZIONE

Il 26 gennaio 2005, l’allora Presidente della Camera dei Deputati, Pier Ferdinando Casini, e l’allora Presidente della Grande Assemblea Nazionale di Turchia dell’epoca, Bulent Arinc, hanno sottoscritto un Protocollo di collaborazione bilaterale.

Ai sensi di tale Protocollo, entrambi i Presidenti hanno provveduto a designare i rispettivi Alti Rappresentanti. Compito degli Alti Rappresentanti è di coordinare le varie attività di cooperazione e di dialogo che si collocano nel quadro dell’attuazione del Protocollo. In attuazione del paragrafo 1) relativo allo “scambio di esperienze”, gli Alti Rappresentanti hanno concordato di avviare lo svolgimento di Seminari parlamentari bilaterali articolati tematicamente, con la partecipazione di delegazioni parlamentari all’uopo selezionate, da tenersi in alternanza nei due paesi.

Nella XVI Legislatura, è stato nominato Alto Rappresentante per la parte italiana, l’On. Valentina Aprea, Presidente della Commissione Cultura, che già ricopriva tale incarico nella XV legislatura. A seguito delle dimissioni della Presidente Aprea da deputato deve essere nominato il nuovo Alto Rappresentante per la parte italiana. Per la parte turca, nel gennaio 2008 era stata designata quale Alto Rappresentante la deputata Nursuna Memecan[6]. A seguito delle elezioni del 12 giugno 2011, al suo posto l’incarico è stato affidato Zeynep Karahan Uslu, che è stata anche nominata Capo della delegazione turca presso l’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo. Gli altri componenti sono: Ali Şahin (già Presidente della GNAT), Osman Askin Bak, Ayse Gulsun Bilgehan e Mehmet Gunal.

A seguito della sua nomina, Zeynep Karahan Uslu, ha inviato, in data 28 ottobre 2011, una lettera alla Presidente Aprea per informarla della nomina ed esprimere la volontà di rafforzare ulteriormente le relazioni parlamentari. A tale lettera, la Presidente Aprea ha risposto il 16 novembre 2011.

Si ricorda che fanno parte della delegazione della Camera incaricata di seguire i seminari e le iniziative di cooperazione parlamentare previste dal Protocollo, i deputati: Salvatore CICU (PdL), Alessandro MARAN (PD), Aurelio MISITI (Misto- Repubblicani Azionisti) e Raffaele VOLPI (LNP)[7].

La Camera dei deputati ha ospitato il V Seminario a Roma, l’11 e 12 ottobre 2010, che si è articolato in tre sessioni tematiche dedicate a:

“La sicurezza energetica nell’area mediterranea”, “La promozione delle piccole e medie imprese attraverso la creazione di una Banca euro mediterranea” e “Promozione della cultura di genere e delle pari opportunità”.

La delegazione turca che aveva partecipato ai lavori era composta, oltre che dall’on. MEMECAN, dagli onn. Bihlun TAMAYLIGIL, Zeki KARABAYIR, Vahit ERDEM, Osman ÇAKIR.

Il precedente seminario si era svolto in Turchia dal 30 ottobre al 1 novembre 2008.

Dalla firma del protocollo di collaborazione, si sono tenuti cinque Seminari, due nella XIV, uno nella XV Legislatura e due nella XVI Legislatura.

Si segnala che la parte turca avrebbe intenzione di ospitare la VI edizione del Seminario parlamentare Italo – turco ad Istanbul, cui seguirebbe un programma sociale a Şanlıurfa.

 

 

COOPERAZIONE MULTILATERALE

Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’Unione europea

Il Presidente del Parlamento Cemil Çiçek ha preso parte alla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’Unione europea che si è svolta a Varsavia dal 19 al 21 aprile 2012 e a cui ha partecipato il Presidente della Camera Fini.

 

NATO, OSCE, CdE

La Turchia invia proprie delegazioni alle Assemblee parlamentari della NATO, dell’OSCE, del Consiglio d’Europa.

Per quanto attiene al Consiglio d’Europa, si segnala che il 26 giugno 2012 l’Assemblea parlamentare del CdE è chiamata a scegliere il nuovo Vice Segretario Generale del Consiglio d’Europa. In tale quadro, in occasione della riunione del Bureau e della Commissione Permanente dell’Assemblea del CdE che sarà ospitata dal Parlamento albanese dal 24 al 25 maggio 2012 verranno auditi i due candidati alla carica di Vice Segretario del CdE, ovvero lo svizzero Stoudman e la candidata italiana Gabriella Battaini Dragoni. Proprio in relazione alla candidatura italiana, il Presidente della delegazione parlamentare del CdE, On. Luigi Vitali, in data 23 aprile 2012 ha inviato una lettera al Presidente della Camera Fini chiedendo di sostenere tale candidatura in occasione dei suoi incontri istituzionali.

Si ricorda, inoltre, che l’onorevole Mevlüt Çavusoglu, componente della delegazione turca, è stato Presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa dal gennaio 2010 al gennaio 2012 (riconfermato a gennaio 2011). Çavusoglu è stato il primo turco a ricoprire tale carica dall’adesione della Turchia al CdE nel 1949.

L’11 novembre 2009 il Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, On. Luigi Vitali, ha incontrato l'allora Ambasciatore della Repubblica di Turchia in Italia, Ali Yakital.

 

Per quanto riguarda l’OSCE, si segnala che dall’8 all’11 ottobre 2010 si è svolta la riunione autunnale dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE organizzata dal Parlamento italiano a Palermo e dedicata alla “Lotta al crimine organizzato transnazionale e alla corruzione”. Facevano parte della delegazione parlamentare turca che partecipava alla riunione gli onorevoli Karabayir e Tamayligil[8].

Il 27 aprile 2011 il Presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE, on. Riccardo Migliori (PdL), ha incontrato l'Ambasciatore della Repubblica di Turchia in Italia, Hakki Akil. L’On. Riccardo Migliori aveva in precedenza incontrato l'allora Ambasciatore della Repubblica di Turchia in Italia, Ali Yakital, il 12 novembre 2009 ed il 7 ottobre 2008 il precedente Ambasciatore, Ugur Ziyal.

Il 26 e il 27 febbraio 2009 ha avuto luogo ad Ankara il 1° incontro bilaterale tra le Delegazioni parlamentari NATO  italiana e turca.

Si segnala, inoltre, che il 18 gennaio 2011 il Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’InCE, On. Roberto Antonione (PdL) ha incontrato l’Incaricato d’Affari ad interim Mehmet Erkan AYTUN, (il Consigliere Aytun ha assunto l’interim in attesa dell’arrivo a Roma dell’Ambasciatore designato Hakki AKIL). L’incontro aveva lo scopo di avviare un preliminare scambio di idee in preparazione della riunione della Commissione Politica della Dimensione parlamentare dell’InCE, circa un possibile allargamento della dimensione territoriale dell’InCE anche alla Turchia. La riunione si è svolta a Roma il 7 aprile 2011 ed è stata dedicata al tema delle “Prospettive di sviluppo dell’InCE”; alla riunione era presente in qualità di osservatore il Consigliere Aytun.

 

Cooperazione parlamentare euromediterranea

La Turchia partecipa a tutte le sedi della cooperazione euromediterranea e quindi alle riunioni dell’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo, di cui l’Italia ha esercitato la presidenza dal marzo 2010 al marzo 2011.

In occasione dell’ultima Sessione Plenaria dell’AP-UpM, che si è tenuta a Rabat il 24 e 25 marzo 2012, la delegazione turca era composta dai deputati Zeynep Uslu (capo delegazione), Ali Ercoskun (che ha ottenuto l’incarico di Presidente della Commissione Economica dell’AP-UpM), Safak Pavey, Abdullah Caliskan, Kasim Gulpinar.

Il Parlamento italiano ha ospitato la penultima riunione dell’Assemblea Plenaria il 4 e 5 marzo 2011. Alla riunione hanno partecipato gli onorevoli Zeynep DAĞI, Akif AKKUŞ, Abdullah ÇALIŞKAN, Mehmet DOMAÇ, Metin YILMAZ.

 

PAM[9]

Il Parlamento turco invia, inoltre, una propria delegazione alla PAM Parliamentary Assembly of the Mediterranean, costituita in ambito UIP. La prossima sessione plenaria, la VII, si terrà a Malta dall’11 al 13 ottobre 2012.

Si segnala che dal 23 al 24 ottobre 2009 si è svolta ad Istanbul la IV Sessione della Assemblea Parlamentare del Mediterraneo (PAM). Alla riunione hanno partecipato l’on. Angela Napoli e il sen. Francesco Amoruso.

 

LA CONFERENZA DI TIRANA

Si segnala che il Parlamento albanese dal 7 all’8 dicembre 2009 ha organizzato una conferenza sul tema “Rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza per un piu’ rapido ingresso in Unione Europea dell’Europa Sud Orientale”. La Camera dei deputati è stata rappresentata da Renato Farina (PdL).

Alla Conferenza sono stati invitati parlamentari di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Kosovo, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Romania e Serbia, nonché rappresentanti di Austria, Grecia, Italia, Turchia, Unione Europea e Stati Uniti[10]. L’evento intendeva creare l’occasione per promuovere programmi regionali comuni, studiare ulteriori misure legislative ed incentivare i Governi ad intensificare la collaborazione in materia di sicurezza dei confini, lotta al crimine organizzato, terrorismo, traffico internazionale ed altre forme di criminalità transnazionale. La parte albanese ha proposto altresì l’istituzione di una nuova Assemblea parlamentare dell’Europa Sudorientale, composta da delegazioni dei Parlamenti dei Paesi dell’area (a tale proposta non è stato dato ulteriore sviluppo a seguito della mancanza del quorum di delegazioni necessario per l’approvazione).

 

 

COOPERAZIONE AMMINISTRATIVA

Una delegazione composta da funzionari e 4 deputati turchi componenti del Comitato di Conciliazione sul Regolamento è stata in visita alla Camera dal 3 al 5 dicembre 2008 al fine di acquisire elementi sulla Giunta del regolamento, sulla organizzazione delle sedute di Aula e sul lavoro delle Commissioni di merito.  

Dal 23 al 25 luglio 2008, la Camera ha ospitato una delegazione di funzionari della Grande Assemblea Nazionale Turca, in attuazione del programma Twinning per la Turchia, finanziato dalla Commissione europea, di cui la Camera dei deputati è stata titolare con l’Assemblea nazionale ungherese.

Infatti, la Camera dei deputati italiana – unitamente all’Assemblea Nazionale ungherese – si è aggiudicata, nel 2007, il progetto comunitario TWINNING (gemellaggio) in favore della Grande Assemblea nazionale. Si trattava di un programma di circa 12 mesi di affiancamento, corsi, seminari e visite rivolto a parlamentari e funzionari della Grande Assemblea Nazionale turca (GNAT). Lo scopo del progetto TWINNING per la Turchia è stato quello di rafforzare la struttura della GNAT responsabile per i rapporti con l’UE e di prestare ausilio agli sforzi del legislatore turco per addivenire a un ordinamento compatibile con i principi comunitari. Il progetto di gemellaggio ha preso avvio nel mese di novembre 2007 e si è concluso il 31 ottobre 2008 con una cerimonia di chiusura presso il Parlamento turco nel corso della quale è intervenuto il Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini.

 

MONITORAGGIO ELETTORALE

Una delegazione di parlamentari italiani appartenenti alla delegazione OSCE e del CdE ha effettuato una missione di monitoraggio elettorale in Turchia dal 9 al 13 giugno 2011 in occasione delle elezioni politiche del 12 giugno 2011.

Della delegazione facevano parte l’On. Riccardo Migliori(PdL), Presidente della delegazione italiana e Vice Presidente dell’Assemblea OSCE, il Sen. Nino Randazzo (PD), l’On. Emerenzio Barbieri (PdL), l’On. Matteo Mecacci (PD), l’On. Claudio D’Amico (LNP), l’On. Guglielmo Picchi (PdL) quali componenti dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE, e l’onorevole Andrea Rigoni (PD) e i senatori Giuseppe Saro (PDL), Giacomo Santini (PDL) e Pietro Marcenaro (PD) quali componenti dell’Assemblea Parlamentare del CdE.

 

 

UNIONE INTERPARLAMENTARE (UIP)

 

La sezione di amicizia Italia-Turchia è in via di ricostituzione. La presidenza è stata affidata all’on. Marcello De Angelis (PdL).

 

 

ATTIVITA’ PARLAMENTARE

 

Disegni di legge di ratifica

Al momento non è all’esame del Parlamento alcun disegno di legge di ratifica di trattati internazionali riguardante la Turchia.

Legge n. 98/09 del 10 luglio 2009, Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla Forza multinazionale di pace per l'Europa Sud-orientale, con cinque annessi, firmato a Skopje il 26 settembre 1998, del Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 12 gennaio 1999, del secondo Protocollo aggiuntivo, con annessi, firmato a Bucarest il 30 novembre 1999, del terzo Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 21 giugno 2000, del quarto Protocollo aggiuntivo, con allegati, firmato a Roma l'11 dicembre 2002[11].

Legge n. 84/10 del 14 maggio 2010 Ratifica ed esecuzione della Dichiarazione di intenti tra i Ministri della difesa di Francia, Italia, Olanda, Portogallo e Spagna relativa alla creazione di una Forza di gendarmeria europea, con Allegati, firmata a Noordwijk il 17 settembre 2004, e del Trattato tra il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica portoghese per l'istituzione della Forza di gendarmeria europea, EUROGENDFOR, firmato a Velsen il 18 ottobre 2007. Si segnala che della Gendarmeria Europea fanno parte Francia, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Romania. La Turchia ha lo status di osservatore, mentre Polonia e Lituania sono paesi partner.

 

ATTI DI INDIRIZZO E CONTROLLO

Si segnalano:

Unione europea

Il 7 settembre 2011 nell’ambito della discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2011, sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2011 e sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze polacca, danese e cipriota è stata approvata la risoluzione in Assemblea 6-00087 presentata dall’On. Turco  il 6 settembre 2011 con la quale si impegna il Governo, tra l’altro, a sostenere l'ingresso della Turchia nell'Unione europea alle stesse condizioni poste ad altri Paesi candidati all'adesione.

Il 14 gennaio 2009 è stata approvata la Risoluzione in Commissione 7-00013 sulla Comunicazione della Commissione europea al Parlamento europeo e al Consiglio "Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2008-2009"; presentata dal sen. Massimo Livi Bacci nella quale si ribadisce la centralità della Turchia, la cui prospettiva europea rappresenta un potente fattore di equilibrio geopolitico e di stabilità nell'area del Mediterraneo e del Medio oriente. La Risoluzione saluta con favore l’apertura di due ulteriori capitoli negoziali in occasione della Conferenza di adesione del dicembre 2008 ed auspica che la dinamica del processo di adesione possa proseguire con slancio nel corso della Presidenza ceca e di quella svedese nella seconda metà del 2009. Auspica pertanto che al governo turco venga concesso il massimo sostegno in vista delle riforme politiche necessarie perché il paese risponda ai criteri di Copenhagen e possa fruire di un'ulteriore accelerazione del processo negoziale. Invita quindi il Governo e tutti gli altri attori in campo a profondere il massimo impegno, in tutte le sedi, per incoraggiare la Turchia nel processo di allineamento all’acquis comunitario nonché, per favorire il buon esito dei negoziati tra i leader delle comunità greco-cipriota e turco-cipriota e la normalizzazione dei rapporti bilaterali tra Turchia e Cipro.

Sullo stesso tema l’interpellanza urgente n. 2-00214, presentata dall’on. Giovanni Fava (LNP) il 7 novembre 2008, sugli orientamenti del Governo in merito all'adesione della Turchia all'Unione europea cui il Governo ha risposto il 27 novembre 2008.

L’interrogazione a risposta scritta 4-06442 presentata dal Sen. Paolo Amato il 15 dicembre 2011, sull'obbligo del visto per i cittadini turchi e sull’opportunità che l'Italia si faccia promotrice presso la Commissione europea di un'istanza di immediata cancellazione dell'obbligo del visto di ingresso per i cittadini turchi nell'UE. Ad essa il governo ha risposto il 25 gennaio 2012 (vedi allegato).

L’interrogazione a risposta scritta 4-03390 presentata dal Sen. Paolo Amato il  29 giugno 2010 sul il persistere dell'obbligo del visto per i cittadini turchi che desiderano recarsi in Italia; se non sia nell'interesse del Governo italiano richiedere l'apertura di un tavolo negoziale bilaterale tra Turchia e UE volto all'eliminazione degli obblighi relativi al visto per i cittadini turchi per l'ingresso nell'area Schengen; se non sia inoltre opportuno intervenire intanto con ulteriori risorse a beneficio dei consolati italiani in Turchia, attualmente in affanno nell'evadere le richieste di visto per l'Italia il cui numero, per il 2010, è dato in forte aumento. Ad essa il governo ha risposto il 15 settembre 2010 (vedi allegato).

Questione cipriota

L’Interrogazione a risposta scritta 4-08058 presentata dall’On. Maurizio Turco il 15 luglio 2010, in cui si chiede quale sia la posizione del Governo italiano in merito all'accordo commerciale diretto tra l'Unione europea e Cipro nord, tenendo presente l'importanza che tale accordo rappresenta anche per lo sblocco definitivo del processo di ingresso della Turchia nell'Unione europa; se il Governo sia al corrente della posizione di altri Stati membri dell'Unione europea, come per esempio quelle della Germania, e come intenda, data la nota posizione italiana a favore della rapida conclusione del processo di accesso della Turchia nell'Unione europea, coordinarsi cogli altri Governi al fine di facilitare l'adozione di tale accordo, pendente dal 2004, entro la fine del corrente anno. Il Governo ha risposto il 18 ottobre 2010 evidenziando che:

si è costantemente adoperato in questi anni a favore di una riapertura della discussione in ambito europeo sulla proposta di Regolamento sul commercio diretto con Cipro nord, bloccata in Consiglio dal 2004 a causa del veto cipriota.

In tale ottica l'Italia ha pertanto incoraggiato l'iniziativa della Commissione volta a riavviare l'iter di esame del progetto di regolamento da parte del Parlamento e del Consiglio dell'Unione europea, a seguito dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona e del conseguente mutamento della base giuridica del regolamento. La base giuridica individuata dalla Commissione viene tuttavia contestata da parte di Nicosia, che ritiene che debba invece applicarsi il Protocollo X all'atto di adesione di Cipro, che disciplina la sospensione dell'acquis comunitario nelle zone dell'isola non controllate dal Governo cipriota e prevede una decisione all'unanimità in Consiglio. Tale tesi è stata peraltro sostenuta dal servizio giuridico del Consiglio nel 2004, mentre il servizio giuridico della Commissione aveva giustificato la base giuridica attuale. L'Italia ha sempre mantenuto nell'ambito di tale disputa legale un approccio flessibile e costruttivo e, pur comprendendo le preoccupazioni e gli interessi di Cipro, auspica che si possa giungere ad una soluzione concordata nel quadro dell'acquis comunitario. Riteniamo infatti essenziale procedere ad avviare un dibattito sul merito del progetto di regolamento e sosteniamo pertanto tutte le iniziative volte a favorire una sua rapida approvazione. In tale contesto abbiamo pertanto mantenuto uno stretto coordinamento con gli eurodeputati italiani all'interno della Commissione commercio internazionale del Parlamento europeo, cui è stato assegnato il dossier, ed in particolare con il relatore, Niccolò Rinaldi, onde far avanzare celermente l'esame parlamentare del provvedimento.

Il Governo italiano è infatti pienamente consapevole dell'importanza dell'approvazione di tale regolamento non solo al fine di garantire il necessario sviluppo socio-economico della comunità turco-cipriota, ma anche al fine di favorire il processo di adesione della Turchia, obiettivo prioritario di politica estera dell'Italia. Come ribadito da ultimo dal Ministro degli affari esteri turco Davutoglu in occasione del Consiglio di associazione Ue-Turchia del 10 maggio 2010, l'approvazione di tale provvedimento rappresenterebbe il giusto segnale di apertura da parte dell'UE per indurre il Governo turco a dare piena applicazione al Protocollo addizionale all'accordo di associazione Ue-Turchia (cosiddetto Protocollo di Ankara), estendendo anche a Cipro la libertà di transito attraverso i porti e gli scali aerei turchi. in tal modo verrebbe meno uno dei principali ostacoli al progresso dei negoziati tecnici in vista dell'adesione. Secondo le decisioni del Consiglio del dicembre 2006, all'adempimento da parte turca del Protocollo di Ankara è infatti subordinata l'apertura di 8 capitoli negoziali (1 circolazione delle merci; 3 diritto di stabilimento e libertà di circolazione dei servizi; 9 servizi finanziari; 11 agricoltura e sviluppo rurale; 13 pesca; 14 trasporti; 29 unione doganale; 30 relazioni esterne) e la chiusura delle trattative in tutti gli altri settori dell'acquis comunitario. La riapertura della discussione sul commercio diretto potrebbe altresì costituire una leva per accelerare il negoziato inter-cipriota, anche alla luce di un atteggiamento di disponibilità della Turchia a considerare la possibilità di una contropartita (ad esempio, consentire l'accesso dei ciprioti alla città di Varosha).

Alla luce di tali considerazioni, l'Italia è impegnata in un'intensa attività di sensibilizzazione a favore di una rapida approvazione del regolamento, sia nei competenti fori comunitari che a livello bilaterale, in occasione dei numerosi incontri tra i massimi esponenti governativi italiani e gli omologhi dei paesi partner. Riteniamo infatti opportuno sostenere le iniziative suscettibili di imprimere maggiore dinamismo al dialogo fra l'Ue e la Turchia e favorire il superamento delle difficoltà che ostacolano il negoziato di adesione. In tale ottica, abbiamo esortato da un lato Nicosia a mantenere un atteggiamento aperto e costruttivo sulla questione del commercio diretto e, dall'altro, incoraggiato il Governo turco ad una maggiore flessibilità nelle relazioni con Cipro, con particolare riferimento al Protocollo di Ankara.

Sullo stesso tema anche l’Interrogazione a risposta scritta 4-03454 presentata dal sen. Marco Perduca il 14 luglio 2010, cui il governo ha risposto il 23 settembre 2010.

L’interrogazione a risposta scritta 4-03754 presentata dall’On. Maurizio Turco il 27 luglio 2009, il cui iter è in corso,  nella quale con riferimento alla questione turco-cipriota, si chiede al governo, tra l’altro, se non ritenga di farsi promotore all'interno dell'Unione europea di una soluzione che punti all'adozione piena del «piano Annan», già votato dai cittadini turco ciprioti, attraverso l'indizione di un referendum nella parte greco-cipriota come estremo tentativo di dialogo.

L’interrogazione a risposta scritta 4-02259 presentata dall’On. Maurizio Turco il 9 febbraio 2009, nella quale si fa riferimento ad una dichiarazione del 3 febbraio 2009, del Vice-Primo ministro e il Ministro degli affari esteri della Repubblica turca di Cipro del Nord, Turgay Avci, nella quale denunciava che la parte greca dell'isola continuava la sua politica dell'armamento per rinforzare le sue forze armate. Si chiede quindi al governo se sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa e se intenda porre la questione del riarmo della Repubblica di Cipro in seno all'Unione europea e alla NATO. Ad essa il governo ha risposto il 27 marzo 2009.

Nel teso della risposta si segnala che la Turchia mantiene circa 30.000 militari a Cipro Nord. Nicosia, a sua volta, ha sviluppato negli anni una politica militare che, seppur ragguardevole rispetto alle ridotte dimensioni del Paese, non è tuttavia certamente in grado di costituire una minaccia per Ankara. Nell'ambito della sua politica di difesa Nicosia, non disponendo di una propria industria del settore, ricorre tradizionalmente ad importazioni dalla Russia ma non si dispone di elementi di riscontro circa le dichiarazioni del «Ministro degli esteri» di Cipro Nord, che afferma che Nicosia avrebbe destinato la somma di 368 milioni e 600.000 euro per l'acquisto di armamenti dalla Russia.  In linea generale, la strategia militare di Nicosia non presenta intenzioni aggressive, ma risulta strettamente difensiva. Questo anche alla luce della politica dello stesso Presidente Christofias, che mira sinceramente alla pacifica riunificazione dell'Isola. Infatti, dopo alcuni incontri di natura esplorativa tra il neo-Presidente cipriota ed il leader turco-cipriota Talat, i due esponenti politici hanno dato l'avvio al negoziato formale, il 3 settembre 2008. Allo stato attuale risulta chiusa la prima fase negoziale relativa a governance and power-sharing ed avviata quella relativa alle proprietà.  Il processo negoziale potrebbe concludersi nei prossimi mesi e la relativa intesa essere quindi sottoposta a referendum.

Rapporti con l’Armenia e Partenariato orientale

la mozione 1-00293 presentata dal sen. Roberto della Seta il 14 luglio 2010, (il cui iter è in corso) che fa riferimento alla necessità di commemorare annualmente, nell'Assemblea del Senato, l'anniversario del Medz yeghern ("Grande male") del 1915 in ricordo delle violenze e le persecuzioni che l'Impero ottomano compì contro gli armeni e che trovò il suo tragico culmine nel massacro del popolo armeno; nel testo si impegna il Governo ad adoperarsi per favorire ad ogni livello la prosecuzione del cammino di dialogo e di collaborazione tra la Repubblica di Turchia e la Repubblica Armena aperto dall'Accordo di normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi sottoscritto a Zurigo il 10 ottobre 2009 e a trasmettere ai Governi della Turchia e dell'Armenia la presente mozione.

L’Interrogazione a risposta scritta n. 4-00969 presentata dal sen. Enrico Musso il 22 dicembre 2008, e relativa alle intimidazioni provenienti da estremisti turchi e dirette al giornalista e scrittore genovese Alberto Rosselli, autore del libro "L'olocausto armeno", il cui iter è ancora in corso.

Interrogazione a risposta scritta 4-12497 presentata dall’On. Bitonci  il 29 giugno 2011; nel testo si fa riferimento al comune di San Giorgio in Bosco (Padova), che a marzo 2011 ha approvato una mozione con la quale, in concomitanza con l'anniversario storico del sterminio perpetrato dalla Turchia nei confronti del popolo armeno, invita il Governo italiano a riconoscere con il termine di «genocidio» la violenza subita; come riportato anche da organi di stampa locale di Padova, l'ambasciatore turco in Italia ha scritto personalmente al sindaco di San Giorgio in Bosco esprimendo la sua piena contrarietà all'iniziativa assunta dal comune evidenziando al contempo sia la falsità della ricostruzione dei fatti storici asserita dagli armeni, sia come tali iniziative, pur essendo ristrette ad un ambito comunale, potrebbero rendere più complessi i rapporti socio-economici tra l'Italia e la Turchia; la Commissione dei diritti umani dell'Onu già nel 1973, il Papa Giovanni Paolo II, il Parlamento francese, il Parlamento europeo e la Commissione esteri del Congresso degli Usa hanno riconosciuto formalmente ed ufficialmente che la violenza perpetrata tra il 1915 e il 1917 dalla Turchia nei confronti del popolo armeno può essere denominata «genocidio»; numerose amministrazioni locali italiane, nel corso degli anni passati, si sono espressi per il riconoscimento del genocidio degli armeni: chiede, quindi, se non ritenga di assumere iniziative nell'ambito delle proprie competenze, allo scopo di verificare, anche da parte del Governo la possibilità del riconoscimento di «genocidio» per i fatti occorsi al popolo armeno ad opera della Turchia tra il 1915 e il 1917.  Il governo ha risposto il 6 settembre 2011 evidenziando che il Governo italiano ritiene che la strada maestra per affrontare una questione tanto controversa quale quella del cosiddetto «genocidio armeno» risieda nel dialogo tra le parti e nell'approfondimento, senza pregiudizi e precondizioni, della ricerca storiografica (come previsto dagli stessi protocolli volti alla normalizzazione dei rapporti tra la Repubblica di Turchia e la Repubblica Armena, sottoscritti a Zurigo il 10 ottobre 2009, che contemplano misure volte a pervenire a una lettura quanto più possibile condivisa degli eventi della prima guerra mondiale nell'impero Ottomano). Le risoluzioni dei parlamenti e dei Governi possono utilmente attirare l'attenzione su questa necessità, ma non possono e non devono sostituirsi né ai Governi interessati, né al lavoro degli storici. Per troppi anni, fattori esterni hanno infatti contribuito a determinare lo stallo delle relazioni tra Turchia e Armenia. Il Governo italiano, che ha quindi valutato con molto favore la firma dei protocolli di Zurigo, continua ad incoraggiare entrambe le parti a procedere quanto prima alla loro ratifica affinché vengano avviate relazioni diplomatiche tra Turchia e Armenia ed i due Paesi procedano speditamente allo sviluppo dei propri rapporti bilaterali.

la mozione 1-00217 presentata dal sen. Alberto Filippi il 9 dicembre 2009, approvata il 16 febbraio 2010 in una nuova formulazione nella quale con riferimento all'iniziativa di Partenariato orientale dell'Unione europea e alla situazione nell'area del Caucaso meridionale impegna il governo, tra l’altro, a:

- sostenere un processo di stabilizzazione del Caucaso meridionale che, nel quadro degli attuali sistemi di sicurezza euroatlantica cui partecipa a pieno titolo l'Italia, coinvolga Russia, Stati Uniti e Turchia, sulla base del rispetto dei principii fondamentali della coesistenza pacifica, dell'autodeterminazione e del rispetto dell'integrità territoriale;

- sostenere la normalizzazione, ormai avviata, dei rapporti tra Turchia ed Armenia.

Sullo stesso tema, la Risoluzione in Commissione 7-00452 presentata dall’On. Stefano Stefani e approvata il 14 dicembre 2010, che con riferimento al Partenariato Orientale impegna il Governo, tra l’altro a, a favorire attraverso tutti gli strumenti diplomatici, bilaterali e multilaterali - anche per il tramite dei Parlamenti nazionali degli Stati membri dell'Unione europea - la costruzione della dimensione parlamentare del Partenariato orientale al fine di promuovere la cooperazione in particolare nei settori della democrazia e dei diritti umani; e a promuovere la stabilizzazione del Caucaso meridionale che, nel quadro degli attuali sistemi di sicurezza euro-atlantica a cui partecipa a pieno titolo l'Italia, coinvolga Russia, Stati Uniti e Turchia, sulla base del rispetto dei princìpi fondamentali della coesistenza pacifica, del principio di autodeterminazione e dell'integrità territoriale;

Minoranza curda

L’interrogazione a risposta scritta 4-05793 presentata dall’On. Leoluca Orlando il 20 gennaio 2010 sulla messa al bando del DTP (Partito della società democratica) decisa dalla Corte costituzionale turca l'11 dicembre 2009 (e il divieto di fare politica per 5 anni a 37 dirigenti del DTP con la motivazione di essere una minaccia per l'unità nazionale secondo quanto previsto dagli articoli 101 e 102 del codice penale) e sull'atteggiamento repressivo del governo turco nei confronti dei movimenti politici filo-curdi; nel testo si chiede al governo la posizione assunta. Nella risposta  pubblicata il 5 luglio 2010 il governo evidenzia, tra l’altro, che:

nel quadro del processo di adesione all'Unione europea, la Turchia ha compiuto notevoli progressi in materia di tutela dei diritti umani e rispetto delle minoranze. Si fa notare che nella sua relazione annuale del 14 ottobre 2009 sui progressi compiuti da Ankara verso l'adesione, la Commissione esorta Ankara a compiere ulteriori sforzi al fine di promuovere i diritti delle minoranze, la libertà di religione e di espressione. In tale quadro la decisione della Corte costituzionale turca di chiudere il partito della società democratica (Dpt) - motivata dalle presunte collusioni di quest'ultimo con il partito dei lavoratori del Kurdistan - è stata pertanto accolta con preoccupazione dall'Unione europea. L'11 dicembre 2009 la Presidenza ha adottato una dichiarazione nella quale, si esorta tra l’altro la Turchia ad attuare le necessarie riforme costituzionali per allineare la propria legislazione in materia di partiti politici alle raccomandazioni del Consiglio d'Europa e alle disposizioni della Convenzione europea sui diritti umani;

si evidenzia, altresì, che l'Italia ha costantemente esortato il Governo turco a portare avanti le riforme al fine di raggiungere quanto prima gli standard europei e internazionali in materia di diritti umani. In tale prospettiva, è essenziale far avanzare il negoziato di adesione con Ankara, che rappresenta il maggiore incentivo per la Turchia a rafforzare la democrazia e lo stato di diritto e a consolidare il rispetto dei diritti umani. In particolare, l'Italia sostiene l'apertura del capitolo 23-sistema giudiziario e diritti fondamentali (al momento bloccato da Cipro) in quanto l'avvio dei negoziati contribuirà senza dubbio a dare rinnovato slancio al processo di riforma in Turchia in tale settore fondamentale dell'acquis comunitario.

A tale questione si ricollega una precedente interrogazione a risposta scritta n. 4-01454 presentata dal sen. Oskar Peterlini il 05/05/2009 a cui il governo ha risposto il 17 giugno 2009. Nel testo l’interrogante chiedeva al Governo di riferire sugli arresti in Turchia avvenuti nell’aprile 2009 di bambini, politici, dirigenti e militanti del DTP (Partito della Società democratica) filo curdo all'indomani della sua vittoria elettorale alle amministrative, di prendere posizione contro questo attacco nei confronti del DTP, di attivarsi per ricercare una soluzione politica del conflitto che coinvolge la popolazione turca e curda. Le stesse tematiche sono poi richiamate nell’Interrogazione a risposta scritta 4-02970 presentata dall’on. Marialuisa Gnecchi l’11/05/2009 (iter in corso).

Interrogazione a risposta scritta 4-06937 presentata dall’On. Zamparutti il 27 aprile 2010, e relativa all’arresto nel 2004 in Italia di Avni Er, un oppositore politico turco, accusato di appartenere al partito comunista DHKP-C, su cui pende una richiesta di estradizione da parte del Governo turco; in essa si chiede quali provvedimenti si intendano assumere a tutela dei diritti umani di Avni Er e se, nello specifico, il Ministro dell'intero intenda riconoscere l'asilo politico ad Avni Er ed il Ministro della giustizia non procedere all'estradizione. L’iter è in corso.

L’interrogazione a risposta scritta 4-05139 presentata dall’On. Rita Bernardini il  24 novembre 2009, il cui iter è in corso, nella quale con riferimento ad un presunta ispezione avvenuta il 17 novembre 2009 da parte di una decina di funzionari turchi provvisti di videocamere, nel centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) di Castelnuovo di Porto (Roma) dove erano presenti tra gli altri anche una trentina di richiedenti asilo curdi provenienti dalla Turchia; si chiede:

- se quanto riportato corrisponda al vero; ed in caso affermativo, se i funzionari di Stato turchi avevano ottenuto l'autorizzazione della prefettura e in quali termini; quali provvedimenti intenda prendere affinché tali gravi episodi non si abbiano più a ripetere; quanti siano in Italia i richiedenti asilo curdi provenienti dalla Turchia e quante sono state nel 2008 e 2009 le domande presentate e quante quelle accolte.

Interrogazione a risposta scritta 4-05150 presentata dall’On. Reguzzoni il 25 novembre 2009,  sulla situazione del popolo Curdo. Ad essa il governo ha risposto  l’8 aprile 2010 evidenziando che, per quanto riguarda la Turchia, sin dal suo arrivo al potere nel 2002, il Governo espressione del partito AKP, pur senza modificare la linea di fermezza nel contrastare le attività terroristiche del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), ha adottato un approccio di maggiore apertura rispetto alle istanze della popolazione curda. Il premier Erdogan ha promosso una progressiva normalizzazione scandita dalle seguenti tappe: abolizione dello stato d'emergenza nelle province del sud-est anatolico; avvio di programmi televisivi e di corsi in lingua curda presso scuole private; possibilità di celebrare il «capodanno» curdo; ingresso nel parlamento turco (luglio 2007) di 20 deputati «indipendenti» legati al DTP, partito di riferimento dell'etnia curda nel paese. A queste aperture politiche hanno fatto seguito importanti iniziative di sviluppo economico tra le quali si segnalano il «piano d'azione» per il sud-est che, a completamento del progetto di sviluppo «GAP» (già in corso di attuazione), prevede un ulteriore stanziamento di 14 miliardi di euro per interventi di promozione economico-sociale e infrastrutturale (maggio 2008).

Tale normalizzazione ha subito un'accelerazione a partire dallo scorso agosto, con il cosiddetto «piano di apertura democratica per la soluzione della questione curda» che prevede misure di autonomia locale, il riconoscimento della lingua e della cultura curde oltre che il «perdono» degli ex-militanti del PKK che decidono di avvalersi dell'articolo 221 del codice penale (la «legge del pentimento»). La stesura, ancora incompleta, è stata svolta in consultazione con le diverse forze politiche ed istituzionali ed il piano, al vaglio del parlamento, ha già contribuito con successo al rientro nel Paese di diverse decine di militanti del PKK.

Inoltre, in applicazione delle indicazioni del Consiglio d'Europa, lo scorso novembre, il Ministero della giustizia turco ha deciso di interrompere il regime di isolamento per Ocalan, il leader del PKK che sta scontando l'ergastolo nei carcere di massima sicurezza dell'isola di Irali.

L'Italia sostiene l'evoluzione in corso e la linea del Presidente della Repubblica Gul che identifica nella visione di una nazione pluralistica il tratto più autentico della modernità e impegna il Governo a perseguire, nel medio termine, i seguenti obiettivi: ratifica parlamentare della convenzione ONU contro la tortura; meccanismi nazionali per garantirne la sua applicazione; creazione di un'istituzione autonoma a difesa dei diritti umani, di una commissione che combatta la discriminazione e di un comitato indipendente incaricato di investigare sulle accuse di maltrattamenti rivolte agli organi di polizia; restituzione ai villaggi del sud-est dei nomi originali in curdo e abrogazione del divieto di utilizzare lingue diverse dal turco nelle campagne politiche.

Tale apertura è certo graduale e non sempre lineare. Esso incontra del resto forti resistenze sul piano interno: da parte del partito nazionalista MHP e di quello repubblicano CHP oltre che da ampi settori delle forze armate e della magistratura. Inoltre, tanto l'intreccio tra dimensione politica e militare, quanto il mancato raggiungimento di uno stabile punto di equilibrio tra contrasto al terrorismo e promozione socio-economica dell'area, hanno condotto ad un alternarsi di aperture e arretramenti.

Non sembra giovare al citato processo di normalizzazione democratica la sentenza emessa dalla Corte Costituzionale turca lo scorso 11 dicembre con la quale è stata disposta la chiusura del DTP e l'interdizione dall'attività politica per cinque anni a carico di 37 esponenti del partito (su un totale di 219 sotto scrutinio) oltre che del capogruppo parlamentare, Ahmet Turk, e del deputato, Ayse Tugluk, che decadranno dalla carica di parlamentari.

Un provvedimento che - pur trovando giustificazione nel fiancheggiamento al terrorismo del PKK di una parte consistente del DTP - appare politicamente inopportuno, anche perché potrebbe dare nuovo alimento al terrorismo interno. Ciò tenendo tuttavia presente che il provvedimento non lascia gli elettori di etnia curda privi di rappresentanza parlamentare dato che l'interdizione dall'attività politica riguarda solo due dei venti parlamentari eletti come indipendenti nelle fila del DTP (non avendo la formazione superato la soglia del 10 per cento necessaria per essere rappresentata nell'Assemblea nazionale come partito). La sentenza sembra quindi non compromettere, a priori, la possibilità di trovare una soluzione politica alla questione curda nel quadro di una normale dialettica democratica parlamentare. Su un piano generale, sia in ambito bilaterale che nel contesto comunitario, l'Italia continua a prestare la massima attenzione alla questione curda e, nel ribadire la ferma condanna per ogni forma di violenza e di terrorismo, incoraggia il Governo turco a perseguire la linea del dialogo politico e della promozione economica e socio-culturale dell'area sud-orientale del Paese, ove maggiore è la presenza di popolazione di tale etnia. Le ambasciate comunitarie ad Ankara svolgono una costante azione di monitoraggio e la questione figura tra i principali temi dell'agenda del dialogo politico tra Unione Europea e Turchia, tanto da essere centrale nelle considerazioni che la Commissione rende note ogni anno nel suo progress report sullo stato di avanzamento dei negoziati di adesione.

L'Italia continuerà ad esortare Ankara, in ogni occasione utile, a procedere lungo il cammino delle riforme interne nella prospettiva di garantire il rispetto dei diritti culturali ed amministrativi della popolazione curda. Appare opportuno evidenziare come le vicende richiamate dall'interrogante siano oggetto, in Turchia, di un vasto dibattito interno, a riprova di come gli spazi di democrazia nel Paese si stiano allargando, sotto l'impulso del processo di integrazione all'Unione Europea che si conferma strumento essenziale di promozione e consolidamento delle riforme nel Paese. In conclusione, il nostro Paese è da sempre schierato sul fronte di quanti - in seno alla comunità internazionale ed in particolare nelle sedi multilaterali - chiedono il rispetto dei diritti umani e la tutela delle minoranze all'interno degli Stati. D'altro canto, l'Italia riconosce come una più efficace affermazione delle istanze provenienti dalle minoranze possa e debba essere realizzata nel quadro degli ordinamenti statuali ove tali comunità risultano inserite, in uno spirito di inclusione e di equa compartecipazione agli strumenti di governo locale e statuale. Vanno per contro evitati processi di destabilizzazione e disgregazione degli esistenti ordinamenti statali, le cui conseguenze proprio quelle popolazioni sarebbero le prime a pagare direttamente.

Libertà religiosa

L’interrogazione a risposta in Commissione 5-06603 presentata dall’on. Renato Farina il 16 aprile 2012, su come il Governo intenda esercitare la propria influenza sulla Turchia e nelle sedi internazionali perché siano rispettati i diritti umani fondamentali di libertà religiosa e di movimento nelle aree occupate della Repubblica di Cipro e siano immediatamente cancellate le restrizioni imposte al vescovo di Carpasia; come intenda sollevare la questione nel Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, di cui la Turchia è membro, e nella cui Assemblea parlamentare sono rappresentati anche i turco-ciprioti. Ad essa il governo ha risposto il 9 maggio 2012 evidenziando, tra l’altro che:

·        in un recente contatto telefonico con il Ministro degli Esteri turco Davutoglu, il Ministro Terzi ha ricordato l'impegno dell'Italia per l'affermazione della libertà religiosa, evidenziando le difficoltà cui va incontro la comunità cristiana di Cipro Nord. Il Ministro turco ha assicurato il proprio interessamento alla questione, pur segnalando anch'egli la necessità di assicurare parallelamente un regolare finanziamento alle moschee nella zona sud.

·        Il Ministro Terzi ha quindi trasmesso alla sua omologa cipriota, Sig.ra Markoullis le osservazioni formulate dal Ministro Davutoglu, auspicando il raggiungimento di una rapida intesa tra le parti. Nel corso del Vertice italo-turco svoltosi l8 maggio 2012 a Roma, facendo leva sulla tradizionale amicizia tra i due Paesi, il Ministro Terzi è tornato quindi a discutere la questione con il Ministro Davutoglu. I due Ministri hanno convenuto che uno sforzo reciproco in materia di libertà religiosa potrebbe costituire una opportuna misura di «confidence building» fra le due comunità.

·        Si confida inoltre anche sull'azione di sensibilizzazione che la Delegazione italiana potrà svolgere sulle delegazioni turca e cipriota nell'ambito dell'Assemblea Parlamentare dei Consiglio d'Europa. Il Ministro Terzi si sta inoltre adoperando per un maggiore coinvolgimento della Turchia nelle attività del Consiglio d'Europa, attraverso l'auspicata adesione di quest'ultima al Centro Nord-Sud.

Grazie ad un considerevole sostegno parlamentare bipartisan, la Farnesina, continua ad adoperarsi con determinazione affinché la libertà religiosa sia fatta oggetto di una adeguata attenzione sul piano internazionale. Su iniziativa del Ministro Terzi, il tema della libertà religiosa è stato infatti discusso al Consiglio Affari Esteri del 23 gennaio 2012 ed è stato profusamente trattato durante la riunione informale dei Ministri degli Esteri della UE di Copenaghen del 9 marzo 2012. Tale azione continuerà a svilupparsi con determinazione in tutti gli appropriati fori internazionali, a cominciare naturalmente dalle NU.

l’interrogazione a risposta scritta 4-00741 presentata dall’on. Pierluigi Castagnetti il 18 luglio 2008 cui il Governo ha risposto il 7 novembre 2008 e l’interrogazione a risposta in Commissione 5-00281, presentata dall’on. Riccardo Migliori il 30 luglio 2008, concernenti il mancato riconoscimento della personalità giuridica delle comunità cristiane in Turchia e le conseguenti restrizioni al diritto di proprietà (la proprietà dei beni di cui la Chiesa godeva all'avvento della Repubblica continua ad essere contestata di diritto e di fatto), a cui si aggiungono ingerenze nella gestione delle fondazioni oltre all'impossibilità di formare il clero; ad essa il governo ha risposto il 5 novembre 2008;

In particolare, nella risposta all’interrogazione Castagnetti il governo fa riferimento all’entrata in vigore della legge sulle Fondazioni (n. 5737 del 20 febbraio 2008) che si pone l'obiettivo di disciplinare la gestione, l'attività e il regime di controllo a cui vanno sottoposte le fondazioni, tra cui quelle a finalità religiosa. Essa riforma profondamente un settore in precedenza regolato in maniera carente, in un'ottica di «tolleranza» più che di «tutela» delle minoranze religiose, tanto che la situazione era stata definita gravemente deficitaria e stigmatizzata ancora nel rapporto della Commissione Europea del novembre 2007. Gli elementi innovativi della legge sono stati invece sottolineati positivamente dal Commissario per l'allargamento, Olli Rehn, che ne ha parlato come di un «passo in avanti», per quanto occorra ora verificarne l'attuazione sul piano concreto. In sintesi, alle fondazioni viene attribuita personalità giuridica (articolo 4 della legge) e la possibilità di acquisire e gestire proprietà immobiliari. L'autorità demandata in prima istanza ad esercitare la supervisione sulle attività delle fondazioni è la Direzione generale per le fondazioni, posta alle dipendenze dirette dell'ufficio del Primo Ministro. Il principale organo gestionale della Direzione generale è il consiglio, formato da quindici membri. Un terzo di essi è nominato dal Primo Ministro, i restanti due terzi sono eletti direttamente dalle fondazioni.

Un rilevante aspetto tuttora non chiarito dalla legge riguarda il destino delle proprietà immobiliari requisite alle fondazioni non musulmane pre-esistenti vale a dire quelle individuate dal trattato di Losanna del 1923 (armena, ortodossa, ebraica). A quanto riportato dalle Autorità turche, questi aspetti saranno oggetto del regolamento applicativo in corso di elaborazione. Non rientra invece nell'ambito della legge sulle fondazioni la questione della personalità giuridica in Turchia della Chiesa cattolica in quanto tale; va ricordato che la Santa Sede intrattiene regolari relazioni diplomatiche con la Turchia e la nunziatura ad Ankara è pertanto competente a verificare le possibili ripercussioni della nuova normativa sulla complessa questione delle proprietà immobiliari nel paese.

l’interpellanza urgente 2-00151, presentata dall’on. Di Virgilio il 01/10/2008, sulle iniziative in relazione a ripetuti episodi di violenza e persecuzione nei confronti dei cristiani nel mondo. Alla interpellanza ha risposto il governo il 23 ottobre 2008. Nel resoconto  stenografico con riferimento alla Turchia si legge che:

“Di un generalizzato odio anticristiano non vi sono segnali in Turchia, Paese che intrattiene relazioni diplomatiche con la Santa Sede; ha ospitato visite papali ed aspira ad un ruolo di primo piano nel dialogo interculturale. Sarebbe, però, riduttivo considerare le violenze come gesti di squilibrati. Sono verosimili collegamenti con settori della società turca che, seppur marginali, alimentano un'ostilità verso l'Occidente. Il tema della libertà religiosa ha un rilievo particolare in Turchia, Paese a stragrande maggioranza islamica, ma fondato sul laicismo. Lo statuto delle minoranze religiose è tradizionalmente disciplinato in maniera molto rigorosa, ma in un'ottica restrittiva, ispirata alla tolleranza più che alla tutela delle minoranze stesse. L'avvio dei negoziati di adesione con l'Unione europea ha evidenziato le carenze di tale approccio. Il Governo turco ha quindi promosso a febbraio l'adozione di una legge sulle fondazioni, nonostante la dura opposizione dei conservatori. L'obiettivo è disciplinare le attività delle fondazioni, tra cui quelle religiose, riconoscendo loro personalità giuridica e diritto di proprietà immobiliare. «Un passo in avanti», ha commentato il commissario per l'allargamento, Olli Rehn. Nel considerare positivamente il percorso intrapreso dalle autorità turche, rimaniamo impegnati, anche nel contesto europeo, a monitorare con attenzione la situazione, con l'obiettivo ultimo di un pieno riconoscimento e l'inclusione delle minoranze religiose nella vita politica e sociale del Paese”.

Altri temi

Interrogazione a risposta in Commissione 5-06253 presentata dall’on. Touadi il 23 febbraio 2012 sul diniego dell'ingresso in Turchia ad un avvocato italiano difensore di attivisti curdi, a cui il governo ha risposto il 17 aprile 2012.

L’interrogazione a risposta scritta 4-02075 presentata dal sen. Amoroso il  7 ottobre 2009, sullo sviluppo dei collegamenti marittimi sul versante orientale del Mediterraneo  in cui si chiede, tra l’altro, quale tipo di cooperazione in materia di trasporti marittimi sia in corso tra l'Italia e i Paesi affacciati sul versante orientale del Mediterraneo. Nel testo della risposta del 3 dicembre 2009 al riguardo si segnala che, per quanto riguardala Turchia,  la prima tornata di negoziato relativa al nuovo accordo in materia di trasporto marittimo con  Ankara, avuto luogo a Roma nel 2007. È stato suggerito, inoltre, di tenere la seconda riunione di carattere tecnico in Turchia  durante l'autunno 2009, allo scopo di poter completare congiuntamente l'esercizio negoziale. Nel frattempo, colloqui interlocutori con una delegazione turca di alto livello si sono svolti, sempre presso la Farnesina, nel gennaio 2009,.

L’Interrogazione a risposta scritta 4-01785 presentata dall’on. Tommaso Foti  il  3 dicembre 2008, su un contenzioso tra la società italiana Ompi Costruzioni Meccaniche e la società turca ISMAIL EKINCI di Izmir (iter in corso).

L’interrogazione a risposta scritta 4-06937 (iter in corso) presentata dall’On. Elisabetta Zamparutti, il 27 aprile 2010, nella quale si chiede se il Ministro dell'intero intenda riconoscere l'asilo politico ad Avni Er (oppositore politico turco accusato di appartenere al partito comunista DHKP-C, arrestato in Italia nel 2004) ed il Ministro della giustizia non procedere all'estradizione. Sulla stessa questione è stata presentata un’interrogazione a risposta in Commissione 5-02692 dall’On. Ginefra il 30 marzo 2010, a cui il governo ha risposto il 26 maggio 2010.

L’Interrogazione a risposta scritta 4-08736 presentata dall’On. Massimiliano Fedriga il 23 settembre 2010, sulla violazione delle quote di cattura del tonno rosso concordate in sede ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas), da parte della Turchia; nel testo si chiede se e quali iniziative sul piano politico-diplomatico si intendano assumere nei confronti della Turchia e, in specie, se non si ritenga di far rientrare i problemi di cui in premessa nell'ambito del dossier sull'ampliamento della Unione europea alla stessa Turchia. Ad essa ha risposto il governo il 15 febbraio 2011 evidenziando che spetta all'Unione europea, quale parte contraente dell'Iccat (e non i singoli Stati membri) a doversi fare carico di rappresentare la questione nella sede competente.

Interrogazione a risposta scritta 4-12541 presentata dall’On. Zacchera il 30 giugno 2011, sulle motivazioni della chiusura della scuola materna ed elementare statale italiana, operante ad Istanbul dal 1989. Il governo ha risposto il 6 settembre 2011 evidenziando che non risulta l'esistenza ad Istanbul, almeno in tempi recenti, di una scuola statale materna ed elementare. ma privata, che garantisce ai bambini italiani il diritto alla conoscenza e allo studio della lingua materna. La scuola, avendo cambiato ente gestore, ha dovuto riavviare le pratiche per l'ottenimento della parità scolastica (la quale potrà essere rilasciata già dal prossimo anno scolastico). Attualmente è ubicata in locali idonei ed attrezzati, messi a disposizione del consolato generale d'Italia. Non sussiste alcun timore che la scuola materna ed elementare possa essere chiusa.

L’interrogazione a risposta scritta 4-04052 presentata dall’On. Zamparutti  il  14 settembre 2009, il cui iter è in corso,  nella quale si chiede, tra l’altro, se sia vero che il progetto Geogastock di stoccaggio da realizzare nella Val Basento sarebbe legato all'oleodotto «South Stream». 

L’interrogazione a risposta in Commissione 5-03124 presentata dall’On. Marcello De Angelis il 23 giugno 2010 sulle relazioni bilaterali con la Turchia a seguito delle tensioni nei rapporti tra Ankara e Tel Aviv. Ad essa ha risposto il governo il 29 luglio 2010.

L’interpellanza urgente 2-00757 presentata il 15 giugno 2010 dall’On. Maurizio Lupi e relativa all’assassinio, il 3 giugno 2010, a Iskenderun in Turchia, di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia e cittadino italiano; ad essa il governo ha risposto il 16 giugno 2010.

L’interpellanza 2-00066, il cui iter è ancora in corso, presentata dal Sen. Roberto di Giovan Paolo il 12 marzo 2009, sui problemi della frutta in guscio in Italia, nella quale si chiede di conoscere quale sia la posizione del Governo italiano circa un possibile accordo con la Commissione europea sulla proposta del Codex Alimentarius di aumentare i limiti massimi delle aflatossine per i pistacchi, mandorle e nocciole da 3 a 10 parts per billions, in quanto l'aumento di tali limiti sarebbe letale per la produzione italiana di eccellenza, specialmente per quanto concerne le nocciole in guscio, a rischio di competitività nell'Unione europea (Grecia) e con la Turchia.

In merito si segnala una precedente interrogazione a risposta scritta 4-02974 presentata dall’on. Francesco Pionati il 12 maggio 2009 sulla concorrenza sleale della Turchia nei confronti dell'Europa e dell'Italia per quanto riguarda la produzione e il commercio di nocciole nella quale si chiede al governo, tra l’altro, di assumere una posizione netta nei confronti della Commissione europea, per evitare la possibile modifica della Decisione 2006/504, che prevede l’innalzamento dei limiti massimi consentiti di aflatossine, come richiesto dalla Turchia e dal Codex Alimentarius e che richieda l’applicazione di un dazio di entrata sulle nocciole turche per garantire una giusta tutela alle piccole e medie aziende agricole italiane.

Nella risposta del governo dell’11 gennaio 2010 si fa  presente che è stato istituito un Tavolo di filiera corilicolo che sta coinvolgendo tutti gli operatori del comparto: che ha lo scopo di evidenziare le problematiche e le criticità strutturali e congiunturali. L'iniziativa dell'amministrazione è proprio quella di predisporre un «Piano Nazionale del settore Corilicolo», che contenga proposte di politica economica che si inseriscano, in maniera organica, nell'attuale quadro di sostegno comunitario e nazionale.


ALLEGATO

Risposta scritta all'Interrogazione 4-06442 presentata dal Sen. Paolo Amato il 15 dicembre 2011

 

 

Risposta. - Coerentemente con il ruolo di primo piano già svolto in favore della liberalizzazione dei visti per i Paesi dei Balcani occidentali ed in linea con la tradizionale politica di aperto sostegno alla prospettiva europea della Turchia, da parte italiana si è da tempo assunta in sede comunitaria una posizione di deciso favore alla prospettiva dell'abolizione dell'obbligo di visto a favore dei cittadini turchi. Il processo di liberalizzazione dei visti ha tradizionalmente rivestito per le popolazioni coinvolte grande importanza e forte valore simbolico, contribuendo a rafforzare i contatti people to people e ad avvicinare concretamente l'Europa ai cittadini. Ciò è a maggior ragione valido nei rapporti con Ankara, che insiste da tempo sulla richiesta di abolizione dell'obbligo di visto e percepisce la posizione di chiusura finora mantenuta dalla UE nella materia come profondamente discriminatoria, soprattutto se paragonata a quanto avvenuto nei Balcani occidentali e alle recenti iniziative a favore dei Paesi del Partenariato orientale.

Nel quadro delle strette relazioni fra l'Unione europea ed Ankara, la Commissione ha invitato gli Stati membri ad adottare un atteggiamento flessibile nei confronti dei cittadini turchi richiedenti visto, sottolineando l'importanza di ricorrere alle facilitazioni previste all'interno del quadro normativo del codice comunitario dei visti (regolamento (CE) 810/2009).

La nostra rete diplomatico-consolate in Turchia (ambasciata ad Ankara, Consolato generale ad Istanbul e consolato ad Izmir), che ha trattato nel 2011 oltre 100.000 domande di visto, fa già ampio ricorso a tali margini di flessibilità, in particolare per quanto riguarda il rilascio di visti a lunga validità ed ingresso multiplo, particolarmente importanti per consolidare la fiducia, moltiplicare le opportunità e rafforzare durevoli relazioni d'affari. Tale atteggiamento di apertura è stato da parte nostra più volte ribadito, sia nei competenti contesti comunitari che in sede di cooperazione consolare locale, ed ha anche di recente formato oggetto di una lettera del ministro Terzi ai Commissari per gli affari interni, Malmstrom, e per l'allargamento e la politica europea di vicinato, Fule.

Abbiamo certo accolto con favore l'avvio da parte della Commissione di un dialogo tecnico UE-Turchia su visti, mobilità e migrazione in linea con le conclusioni del Consiglio GAI del febbraio 2011 e abbiamo fortemente sostenuto sia la proposta della Commissione di rafforzare la collaborazione in tale settore nell'ambito della "nuova agenda positiva per le relazioni UE-Turchia, sia le iniziative concrete recentemente promosse al fine di facilitare le procedure di rilascio dei visti ai cittadini turchi nel quadro del vigente codice visti.

Occorre nondimeno a nostro avviso che tali sviluppi vengano intesi in ambito UE come primi passi in vista dell'elaborazione di una vera e propria road map per l'abolizione dei visti e che il Consiglio conferisca alla Commissione un chiaro mandato per avviare concretamente il processo. Da parte italiana ci si propone dunque, eventualmente di concerto con gli altri Stati membri del Turkey focus group, di continuare l'azione di sensibilizzazione al riguardo nei confronti dei partner comunitari più scettici, sollecitando nel contempo la parte turca ad un approccio costruttivo e flessibile sulla firma dell'accordo di riammissione con la UE, che Ankara continua a condizionare a concreti segnali di apertura in materia di visti.

DASSU' MARTA Sottosegretario di Stato per gli affari esteri

25/01/2012

 

 


ALLEGATO

Risposta scritta all'Interrogazione 4-03390 presentata dal Sen. Paolo Amato il 29 giugno 2010

 

Risposta. - La decisione di esentare dall'obbligo del visto Schengen per corto soggiorno i cittadini di un Paese terzo, attraverso un'apposita modifica del regolamento CE n. 539/2001 (contenente la lista dei Paesi soggetti e non soggetti a visto), è di esclusiva competenza comunitaria.

Usualmente, a tal fine viene avviato con il Paese interessato un apposito dialogo che, attraverso un percorso che stabilisce le condizioni che il candidato deve soddisfare porta la Commissione europea a proporre al Consiglio ed al Parlamento la modifica del citato regolamento, con l'effetto di far venir meno l'obbligo del visto. L'Italia ha sostenuto l'opportunità dell'avvio di tale percorso, nel quadro del dialogo complessivo con la Turchia.

Da parte europea la conclusione dell'accordo di riammissione viene ritenuta una condizione preliminare per intraprendere qualsiasi forma di dialogo e cooperazione con Ankara in materia di visti, dato il nesso politico esistente tra le due questioni.

Tra la UE e la Turchia sono attualmente in corso i negoziati per la stipula di un tale accordo avviati nel 2005 e rilanciati a fine 2009 dopo una lunga fase di stallo. Nel corso delle ultime tornate negoziali, il Governo turco ha peraltro dimostrato spirito costruttivo e rinnovata volontà politica a concludere l'accordo, accogliendo le sollecitazioni ripetutamente avanzate in tal senso da parte europea. La Presidenza spagnola dell'Unione, facendosi interprete delle resistenze e ritrosie di molti Stati membri (in particolare Grecia, Germania, Austria, Bulgaria, Cipro) che ritengono insufficienti gli sforzi compiuti da Ankara nel rispettare gli impegni già assunti in via bilaterale in materia di controllo dell'immigrazione clandestina e contestano diversi punti dell'attuale progetto di accordo, ha ritenuto opportuno invitare la Commissione a proseguire il negoziato sull'accordo per raggiungere un risultato più vicino a quello atteso dagli Stati membri più direttamente interessati.

La Commissione europea ha pertanto chiesto al Consiglio giustizia e affari interni (GAI) del 3-4 giugno 2010 l'autorizzazione ad avviare, secondo un approccio improntato a gradualità e prudenza, un dialogo ad alto livello con la Turchia in vista dell'introduzione di misure per la facilitazione del rilascio dei visti a determinate categorie di persone (studenti, imprenditori, eccetera) subito dopo l'eventuale firma dell'accordo. In linea generale, sul tema della facilitazione dei visti nei confronti della Turchia si registra una netta prevalenza tra gli Stati membri per un approccio favorevole ad instaurare un dialogo con Ankara, sia pur in un quadro di cautela e gradualità.

In più occasioni il Governo turco ha peraltro sollecitato un segnale di apertura da parte della UE in materia di visti al fine di procedere alla conclusione dell'accordo di riammissione. Come ribadito da ultimo dal Ministro degli esteri Davutoglu in occasione della riunione del Consiglio di associazione UE-Turchia del 10 maggio 2010, Ankara auspica in particolare la definizione di una "road map" per l'abolizione del visto d'ingresso nell'area Schengen a favore dei cittadini turchi, al pari di quanto avvenuto nei confronti dei Paesi dei Balcani occidentali.

Su un piano bilaterale, nel pieno rispetto della normativa Schengen, sono stati adottati dagli uffici consolari italiani in Turchia accorgimenti organizzativi per lo snellimento di alcune procedure connesse alla presentazione delle domande di visto, anche al fine di facilitare le relazioni bilaterali in campo turistico, culturale ed economico-commerciale. In tale contesto, si è fatto ricorso a società esterne di servizi per la ricezione delle domande di visto (cosiddetto outsourcing) e sono stati conclusi accordi con locali Camere di commercio per una più agevole trattazione dei visti per affari.

Infine, alcune precisazioni si rendono opportune in merito alla portata della sentenza della Corte di giustizia europea riguardante il caso Soysal/Savatli (C-228/06), citata nell'interrogazione. Tale sentenza ha stabilito che i cittadini turchi residenti in Turchia, che si recano in uno Stato membro al fine di effettuarvi prestazioni di servizi per conto di un'impresa avente sede in Turchia, non sono soggetti a obbligo di visto per entrare in quello Stato membro se, al momento dell'entrata in vigore nei confronti di tale Stato membro del protocollo addizionale del 23 novembre 1970 all'accordo del 12 settembre 1963 che crea un'associazione tra la Comunità economica europea e la Turchia, tale visto non era richiesto.

La Commissione europea, attraverso apposite linee guida (allegato 6 del Manuale pratico per la trattazione delle domande di visto, adottato con decisione della Commissione C(2010)1620 del 19 marzo 2010), ha chiarito che l'ingresso senza visto è possibile soltanto in Germania e Danimarca, unici Stati membri a non chiedere il visto per affari ai cittadini turchi alla data di riferimento. Inoltre, la finalità del viaggio deve rientrare nell'ambito di applicazione della clausola di "standstill" di cui al protocollo addizionale. Il cittadino turco che desideri, invece, recarsi in un altro Stato membro, o in uno di questi due Stati membri passando per il territorio di un altro o di altri Stati membri, deve munirsi di apposito visto.

MANTICA ALFREDO Sottosegretario di Stato per gli affari esteri

15/09/2010

 

 


Stato dei negoziati di adesione della Turchia
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

La Turchia – che ha ottenuto lo status di paese candidato dal Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999 – ha avviato i negoziati di adesione con l’Unione europea il 3 ottobre 2005. A partire da quella data, si sono tenute otto conferenze di adesione. Allo stato:

·     è stato sostanzialmente chiuso il negoziato sul capitolo scienza e ricerca;

·     sono aperti dodici capitoli negoziali: impresa e politica industriale (marzo 2007); controllo finanziario; statistica (giugno 2007); reti transeuropee; salute e protezione dei consumatori (dicembre 2007); diritto delle imprese; proprietà intellettuale (giugno 2008); libera circolazione dei capitali; società dell'informazione (dicembre 2008); fiscalità (30 giugno 2009); ambiente (21 dicembre 2009); sicurezza alimentare (30 giugno 2010).

Si ricorda inoltre che – in conseguenza della mancata applicazione del Protocollo di Ankara nei confronti della Repubblica di Cipro da parte della Turchia (vd. par. seguente) - sono tuttora sospesi otto capitoli negoziali: libera circolazione delle merci, diritto di stabilimento e libera prestazione dei servizi, servizi finanziari, agricoltura e sviluppo rurale, pesca, politica dei trasporti, unione doganale e relazione esterne.

 

 

 

1.  Il processo di avvicinamento della Turchia all’Unione europea: la questione cipriota

Sulla base della relazione periodica e della raccomandazione presentate dalla Commissione il 6 ottobre 2004, il Consiglio europeo del 16 e 17 dicembre 2004 ha deciso che la Turchia soddisfa sufficientemente i criteri politici di Copenaghen, fissando per il 3 ottobre 2005 la data di avvio dei negoziati di adesione, a condizione che entrassero in vigore alcuni specifici atti legislativi (legge sulle associazioni; nuovo codice penale; giurisdizione d’appello; codice di procedura penale; istituzione della polizia giudiziaria; esecuzione delle pene)[12].

Determinante per la decisione favorevole del Consiglio europeo di dicembre 2004 è stata la disponibilità manifestata dal Governo turco a firmare, prima dell’avvio dei negoziati, il Protocollo che estende ai dieci nuovi Stati membri, compresa la Repubblica di Cipro, l’Accordo di associazione stipulato nel 1963 con la Comunità europea (cosiddetto Accordo di Ankara). La firma del Protocollo è avvenuta il 29 luglio 2005. In occasione della firma, la Turchia ha allegato al protocollo una dichiarazione in cui riafferma di non riconoscere la Repubblica di Cipro. Il 21 settembre 2005, in una contro dichiarazione, l’Unione europea ha precisato fra l’altro che la dichiarazione della Turchia è unilaterale, non fa parte integrante del Protocollo e non ha effetti giuridici sugli obblighi che derivano al paese dall’applicazione dell’accordo.

Dopo l’apertura formale dei negoziati e l’avvio del processo di screening della legislazione turca, è stato possibile avviare la fase dei negoziati tecnici. Il 12 giugno 2006, nel corso della prima conferenza di adesione tra UE e Turchia, è stato provvisoriamente chiuso il negoziato sul capitolo scienza e ricerca.

Come anticipato, uno degli aspetti più seri riscontrati dalla Commissione nel corso dei negoziati ed evidenziati nella relazione del novembre 2006[13] è rappresentato dalla mancata applicazione del Protocollo di Ankara. Si richiede infatti che la Turchia applichi il Protocollo integralmente e in maniera non discriminatoria e che siano eliminati tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci, comprese le restrizioni sui mezzi di trasporto nei confronti di Cipro. In più occasioni le istituzioni dell’Unione europea hanno ribadito che tale applicazione integrale è considerata determinante per il buon proseguimento dei negoziati.

Su tale base e in linea con la proposta avanzata dalla Commissione, il Consiglio affari generali nella riunione dell’11 dicembre 2006 ha raggiunto un accordo per rallentare il processo di adesione della Turchia. I 25 ministri degli Esteri hanno concordato di congelare parzialmente le trattative per l'adesione di Ankara, sospendendo otto dei 35 capitoli in cui è diviso il negoziato. Gli altri capitoli andranno avanti ma non si chiuderanno fino a quando Ankara non avrà soddisfatto i requisiti che riguardano Cipro. Il Consiglio valuterà costantemente la situazione sulla base delle relazioni predisposte annualmente dalla Commissione.

In più occasioni le istituzioni dell’Unione europea hanno invitato la Turchia a collaborare per la soluzione della questione cipriota, ritenendo che la mancanza di progressi in tal senso costituisse un serio ostacolo all’adesione della Turchia all’UE.

A seguito del referendum sul piano di unificazione dell’isola proposto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, tenutosi a Cipro il 24 aprile 2004, il Consiglio Affari generali del 26 aprile 2004 ha accolto con favore il contributo fornito dalla Turchia e ha sottolineato che il voto espresso dalla comunità turca di Cipro manifesta un chiaro desiderio di adesione all’Unione europea.

In considerazione del risultato del referendum, il 29 aprile 2004 l’Unione europea ha adottato il regolamento n. 866/2004, inteso a gestire il movimento di beni e persone attraverso la cosiddetta linea verde che separa le aree controllate dal governo cipriota dal resto dell’isola.

A tale proposito si segnala che il 16 giugno 2008 il Consiglio ha approvato una proposta di modifica del suddetto regolamento[14] volta a potenziare l'interazione economica e commerciale sull'isola attraverso: l’abolizione dei dazi su tutti i prodotti agricoli provenienti dalle zone sulle quali il governo della Repubblica di Cipro non esercita un controllo effettivo; l’aumento sostanziale, da 135 euro a 260 euro, del valore totale delle merci contenute nel bagaglio personale di coloro che attraversano la linea; la regolamentazione in modo trasparente dell'introduzione temporanea (fino a sei mesi) delle merci provenienti dalle zone sulle quali il governo della Repubblica di Cipro non esercita un controllo effettivo nelle zone sulle quali il governo della Repubblica di Cipro esercita un controllo effettivo.

In aggiunta al regolamento sulla “linea verde”, l’Unione europea ha intrapreso altre iniziative con l’obiettivo di porre fine all’isolamento della parte settentrionale dell’isola e di facilitare la riunificazione di Cipro, promuovendone lo sviluppo economico e sociale. Tra di esse si ricorda il regolamento CE 389/2006, adottato il 27 febbraio 2006, che ha istituito uno strumento di sostegno finanziario per promuovere lo sviluppo economico della comunità turco-cipriota. Il regolamento prevede lo stanziamento totale di 259 milioni di euro per cinque anni, concentrato su cinque obiettivi prioritari: sviluppo e risanamento delle infrastrutture (circa 129,25 milioni di euro); promozione dello sviluppo socioeconomico (circa 70,2 milioni di euro); promuovere la riconciliazione, le misure di rafforzamento della fiducia e il sostegno alla società civile (circa 13 milioni di euro); familiarizzazione della comunità turco-cipriota con l’Unione europea (circa 9,5 milioni di euro); preparare la comunità turco-cipriota a introdurre e attuare l’acquis comunitario (circa 13,46 milioni di euro).

Non è stata invece ancora approvata la proposta di regolamento del Consiglio presentata dalla Commissione il 7 luglio 2004[15] per agevolare gli scambi tra la parte settentrionale dell’isola e l’UE, prevedendo l’applicazione di un regime preferenziale ad una serie di beni, prodotti o trasformati a Cipro, ammessi sul territorio doganale dell’UE. La proposta della Commissione non ha finora incontrato il favore del governo cipriota che riteneva che tali misure comportassero di fatto un riconoscimento politico della comunità turca da parte dell’UE.

Come ribadito in più occasione dalle istituzioni dell’UE, è urgente che turco-ciprioti e greco-ciprioti trovino una soluzione alla questione, concludendo una controversia su suolo europeo che dura da oltre quarant’anni. L’UE sostiene pienamente i negoziati in corso tra i leader delle due comunità, Dervis Eroglu and Demetrios Christofias, sotto gli auspici delle Nazioni Unite per raggiungere una soluzione complessiva che porti alla riunificazione dell’isola. L’UE approverà qualsiasi aggiustamento, a patto che consenta a Cipro di giocare pienamente il suo ruolo di Stato membro e rispetti i principi fondamentali su cui di basa l’UE – democrazia, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani.

Il 23 e 24 gennaio 2012 il Segretario generale dell’ONU ha incontrato i due leader ciprioti. Nonostante le “vigorose e intense discussioni” i passi in avanti sono stati limitati. Ban Ki-moon avrebbe sottolineato che per ottenere il successo dei negoziati proseguire in questo modo “non è abbastanza”. Il Segretario ha inoltre ribadito che i negoziati hanno ormai raggiunto la “fase finale”, ma vi sono ancora significative divergenze in tre ambiti: governance e sistema elettorale; definizione dei confini delle due eventuali unità federali cipriote e gestione delle proprietà greco e turco-cipriote; diritto di cittadinanza nella nuova entità federale. Il 21 aprile 2012 – anche in considerazione della mancanza di ulteriori risultati - il Segretario Generale ONU, Ban Ki-Moon ha affermato che non si terrà alcuna conferenza internazionale sulla riunificazione di Cipro. Tale ipotesi era stata precendentemente lanciata dall’inviato delle Nazioni Unite, Alexander Downer.  Al momento - in assenza di una soluzione immediata e in vista, da un lato, del semestre di Presidenza cipriota dell’UE (1° luglio-31 dicembre 2012) e, dall’altro, delle elezioni presidenziali nella Repubblica di Cipro (febbraio 2013) – sarebbe stato modificato significativamente il formato dei negoziati, passando da dialoghi di alto livello a discussioni di carattere tecnico, come parte degli sforzi delle Nazioni Unite di mantenere in vita il processo fino alle elezioni presidenziali cipriote del prossimo anno e non disperdere le convergenze raggiunte fino a questo momento.

 

 

 

2. La relazione della Commissione

L’ultima relazione sui progressi compiuti dalla Turchia sulla via dell’adesione all’Unione europea (SEC (2011) 1201) è stata pubblicata dalla Commissione il 12 ottobre 2011, nell’ambito dell’annuale pacchetto allargamento.

La Commissione conclude che il paese ha fatto progressi nel rispetto dei criteri e standard europei; tra i segnali positivi ricorda in particolare l’avvio da parte del Governo turco dell’attuazione della riforma costituzionale e la creazione di un ministro per gli affari europei. Tuttavia, secondo la Commissione sono necessari ulteriori risultati per quanto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali, in particolare per assicurare nella pratica la libertà di espressione nonché la tutela dei diritti delle donne e la libertà di religione. A tale proposito, un significativo passo in avanti è rappresentato dall’adozione da parte della Turchia della legislazione in materia di fondazioni religiose, volta a facilitare il reintegro delle proprietà confiscate alle fondazioni.

Benché la Turchia abbia migliorato la sua capacità di rispettare gli obblighi derivanti dalla partecipazione all’UE, secondo la Commissione i negoziati acquisirebbero un passo più spedito se il paese procedesse alla piena attuazione dell’Unione doganale con l’UE e facesse progressi nella normalizzazione dei rapporti con la Repubblica di Cipro. La Turchia ha espresso il suo sostegno ai negoziati in corso, sotto gli auspici delle Nazioni Unite, tra i leader delle comunità turca e greca per trovare una soluzione complessiva alla questione cipriota. Tuttavia, a dispetto delle ripetute sollecitazioni del Consiglio e della Commissione, la Turchia non ha ancora assicurato la piena e non discriminatoria applicazione degli obblighi derivati dall’Unione doganale e dal protocollo aggiuntivo. Nonostante si registrino continui sforzi per migliorare le relazioni bilaterali con la Grecia, da quest’ultima sono stati avanzati numerosi reclami formali per violazioni dello spazio aereo e marittimo, ivi inclusi voli sopra le isole greche.

In considerazione della situazione e come anticipato nella relazione, la Commissione si sta adoperando per dar vita ad un nuovo circolo virtuoso nel processo di adesione della Turchia. A tal fine ha elaborato un nuovo programma fattivo – la cosiddetta agenda positiva - con l’obiettivo di instaurare relazioni migliori e più costruttive secondo un approccio pragmatico che tenga conto delle realizzazioni concrete nei settori di comune interesse, partendo da una comprensione comune dei vincoli e dalla volontà di compiere progressi nel processo di allineamento della Turchia con l'UE.

Il programma - approvato dagli Stati membri e dalla Turchia - è stato inaugurato ufficialmente il 17 maggio 2012 ad Ankara, dal Commissario europeo per l’allargamento, Štefan Füle, e dal Ministro turco per gli affari europei e capo negoziatore, Egemen Bağış.

Il programma spazia in un'ampia gamma di settori: il dialogo e la cooperazione rafforzati su riforme politiche, visti, mobilità, migrazione, energia, lotta contro il terrorismo, l'ulteriore partecipazione della Turchia a programmi UE quali "L'Europa per i cittadini", i gemellaggi tra città, il commercio e l'Unione doganale per dirimere gli attuali contrasti commerciali, cercare una più stretta cooperazione nei negoziati sugli accordi di libero scambio e esplorare nuove strade per sfruttare al massimo il potenziale economico comune dell'Unione e della Turchia. In parallelo ai negoziati di adesione, la Commissione intende approfondire la cooperazione con la Turchia a sostegno degli sforzi del paese nel realizzare le riforme e allinearsi con l'acquis, anche per quanto riguarda i capitoli su cui non è ancora possibile avviare negoziati di adesione. La Commissione continuerà ad informare il Consiglio, appena ritiene che la Turchia abbia soddisfatto importanti parametri.

Il lavoro concreto è iniziato immediatamente dopo il lancio ufficiale del programma, con il primo gruppo di lavoro su sistema giudiziario e diritti fondamentali (capitolo negoziale 23), copresieduto dal commissario Füle, dal Ministro Bağış e dal Ministro turco per la giustizia, Sadullah Ergin. Come dichiarato dal Commissario Füle si tratta probabilmente del capitolo negoziale più critico, dal momento che copre temi legati all’essenza dei valori e dei principi su cui si fonda l’UE e di immediato impatto nella vita dei cittadini.

2.1 La risoluzione del Parlamento europeo

Il 29 marzo 2012 il Parlamento europeo ha approvato (con 517 voti a favore, 66 contrari e 63 astensioni) una risoluzione, presentata dall’olandese Ria Oomen-Ruijten, del Partito popolare europeo, sui progressi compiuti dal paese in cui segnala che le relazioni tra l'UE e la Turchia hanno bisogno di slancio e che ciò può essere ottenuto solo se la Turchia continua sulla strada delle riforme,

La risoluzione esprime preoccupazioni in particolare riguardo al deterioramento della libertà di stampa e alle leggi che limitano la libertà di espressione in Turchia, ai numerosi processi in corso contro i giornalisti e ai lunghi periodi di carcerazione preventiva.

Il Parlamento europeo evidenzia che una riforma per un sistema giudiziario moderno, indipendente e imparziale creerebbe le condizioni adeguate per aprire i negoziati sul sistema giudiziario, i diritti fondamentali e gli affari interni. A tale proposito si esprime a favore del nuovo approccio adottato dalla Commissione, che consiste nell'affrontare questi temi nelle prime fasi del processo negoziale e nel chiuderli come ultimo atto.

Il Parlamento europeo ritiene che una riforma nel campo della libertà di pensiero sia cruciale, e chiede che tutte le comunità religiose siano trattate allo stesso modo. Un'altra necessità è la parità di genere[16], nonché una politica di tolleranza zero nei confronti della violenza contro le donne e i bambini e un accesso all'istruzione il più ampio possibile.

Secondo il Parlamento europeo la Turchia deve attuare il pacchetto di riforme costituzionali del 2010 e garantire un processo politico sereno, basato sul consenso, per redigere una nuova Costituzione civile. La società civile deve essere inclusa nel processo. Il processo di elaborazione costituzionale dovrebbe permettere il pieno riconoscimento di tutte le comunità etniche e religiose della Turchia, nonché riconoscere una cittadinanza moderna di natura inclusiva e promuovere la protezione costituzionale dei diritti linguistici madrelingua.

Nel mettere in risalto il ruolo strategico della Turchia nella regione, il Parlamento europeo afferma che l'UE e la Turchia dovrebbero rafforzare la loro cooperazione sulle priorità comuni in politica estera e di vicinato e nel campo dell'energia.

Se da una parte il PE loda la posizione ferma della Turchia rispetto alla Siria, indicandola come "fonte d'ispirazione per gli Stati arabi in fase di democratizzazione", dall'altra esprime rincrescimento per le sue dichiarazioni sull'intenzione di congelare le relazioni con la Presidenza dell'Unione europea di Cipro[17]. Il Parlamento europeo sostiene i negoziati di ricongiungimento attualmente condotti dall'ONU e chiede pertanto alla Turchia di cominciare a ritirare le sue truppe da Cipro.

 

 

3. Il partenariato per l’adesione

Il 6 novembre 2007, la Commissione ha presentato una proposta di modifica del partenariato di adesione per la Turchia, adottato l’8 marzo 2001 dal Consiglio e aggiornato da ultimo il 23 gennaio 2006[18]. Tale proposta, che è stata approvata dal Consiglio il 18 febbraio 2008, aggiorna le priorità e gli obiettivi richiesti sulla base del livello di preparazione raggiunto dalla Turchia.

Il partenariato per l’adesione, già sperimentato nel precedente allargamento, è lo strumento con cui l’UE guida le riforme dei paesi candidati, indicando azioni concrete considerate prioritarie nel breve (uno, due anni) e nel medio (tre, quattro anni) termine, nell’ambito di specifici settori che per la Turchia sono: democrazia e Stato di diritto; diritti umani e protezione delle minoranze; questioni regionali e obblighi internazionali; capacità di assumere gli obblighi derivanti dalla partecipazione all’UE. Sulla base delle indicazioni contenute nel partenariato, l’Unione europea richiede al paese interessato di predisporre un piano nazionale, contenente una tabella dei tempi e l’indicazione delle misure specifiche da adottarsi per rispondere alle priorità. Il partenariato per l’adesione, che costituisce la base per la programmazione dell’assistenza finanziaria dell’UE, è costantemente aggiornato per adeguarsi alle esigenze dei singoli paesi e al loro livello di preparazione.

Per quanto riguarda l’assistenza finanziaria resa disponibile per la realizzazione delle priorità indicate dal partenariato, si segnala che l’Unione europea ha previsto in favore della Turchia, nell’ambito dello strumento IPA, un finanziamento a livello nazionale pari a 4.831,6 milioni di euro per il periodo 2007-2013[19].

 


Profili biografici

 


Cemil ÇIÇEK
Presidente della Grande Assemblea nazionale turca

 

Çiçek says today’s discussions are oriented with Prime Minister Tayyip Erdoğan’s career rather than the advantages or disadvantages of the presidential system. AA photo

 

Cemil Çiçek è nato a Yozgat nel 1946.

E’ Presidente del Parlamento dal 4 luglio 2011, all’indomani delle elezioni legislative del 12 giugno 2011; è stato eletto con 322 voti su 550. Appartiene all’AKP.

E’ laureato in legge. Avvocato.

E’ stato prima Sindaco di Yozgat, quindi eletto deputato nella 18ma legislatura e dalla 20ma alla 24ma.

È stato Ministro della Salute nel governo di Turgut Özal (1983-1989), Ministro nei governi di Yıldırım Akbulut (1989-1991) e Mesut Yılmaz (1996), Ministro della Giustizia nei governi di Abdullah Gül (2002-2003) e di Recep Tayyip Erdoğan (2003-2007), nonché Vice Primo Ministro e portavoce del Governo (2007-2011).

Parla inglese e francese.

Sposato, ha 3 figli.

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Personaggio autorevole, è un profondo conoscitore della questione cipriota, di cui seguiva il coordinamento nel suo precedente incarico di vice premier.

In un’intervista dell’11 giugno 2012 dell’agenzia di stampa Anatolia, il Presidente del Parlamento ha affermato che è il momento opportuno per affrontare il tema di una riforma costituzionale in senso presidenziale o semi presidenziale. La Commissione di Conciliazione sulla Costituzione del parlamento avvierà la discussione sulla riforma del sistema di governo dopo aver concluso la stesura degli articoli sui diritti umani e sulle libertà fondamentali. Ha quindi esortato i partiti a presentare proposte e ad avviare un dibattito franco e aperto.

 

 

 

 


Volkan Bozkir
Presidente della Commissione Affari esteri della Grande Assemblea nazionale turca
[20]

 

 

 

 

 

 

 

 

Nato il 22 novembre 1950.

E’ Ambasciatore e membro del Parlamento turco da giugno 2011.

E’ membro del Partito AKP.

Carriera diplomatica:

·        1975-1978 Vice Console nel Consolato Generale a Stoccarda (Germania)

·        1978-1980 Secondo Segretario e Primo Segretario presso l’Ambasciata di Turchia a Baghdad.

·        1980-1982 Capo presso la Sezione del Dipartimento Economico bilaterale

·        1982-1986 Primo Segretario e Consigliere presso la Delegazione Permanente OCSE, Parigi

·        1986-1987 Vice Capo del Dipartimento agli Affari Economici Multilaterali

·        1987-1989 Consigliere Politico presso l’Ufficio del Primo Ministro, Turgut Ozal

·        1989-1992 Console Generale a New York

·        1992-1996 Capo di Gabinetto e Capo Consigliere Politico presso l’Ufficio del Presidente Turgut Ozal e del Presidente Suleyman Demirel

·        1996-2000 Ambasciatore di Turchia in Romania

·        2000-2003 Vice Segretario Generale per gli Affari EU, Ministero Affari Esteri

·        2003-2005 Vice Sottosegretario, Ministero Affari Esteri

·        2005-2009 Ambasciatore presso la Rappresentanza Permanente della Turchia presso l’UE

·        2009-2011 Segretario Generale per gli Affari Europei, Ministero Affari Esteri

Attualmente è Presidente della Commissione Esteri del Parlamento turco.


Documenti del Parlamento europeo

 


 

 

 

 



Pubblicistica

 


 

 

 


 



[1]     Con la controparte turca sono stati identificati 8 capitoli su cui lavorare a livello tecnico: 3-Diritto di stabilimento e libera prestazione di servizi (non aperto, bloccato a seguito di una decisione del Consiglio del dicembre 2006); 6-diritto societario (aperto nel 2008); 10-società dell’informazione e media (aperto nel 2008); 18-statistica (aperto nel 2007); 23-sistema giudiziario e diritti umani (non aperto, bloccato da veto cipriota); 24-giustizia, libertà e sicurezza (non aperto, bloccato da veto cipriota); 28-tutela dei consumatori e della salute (aperto nel 2007); 32-controllo finanziario (aperto nel 2007). Non è peraltro escluso un possibile dialogo sul fondamentale capitolo 15-energia, la cui apertura è peraltro condizionata da Nicosia al riconoscimento turco del diritto cipriota alla prospezione petrolifera e allo sfruttamento della Zona Economica Esclusiva.

[2]     E’ invece al momento rinviata l’ipotesi di un’apertura del capitolo 8-concorrenza (che, insieme al 19-politiche sociali e 5-appalti pubblici, rappresentano gli unici capitoli su cui è teoricamente possibile lavorare, in quanto non bloccati da veti politici). La Turchia non sembra infatti disposta, in questa fase del processo di adesione, ad adottare le riforme necessarie al raggiungimento dei benchmarks in un settore molto delicato e politicamente costoso come quello degli aiuti di stato.

 

 

[3]     L’Assemblea rimane in carica 4 anni ma il mandato della Presidenza del Parlamento dura 2 anni. Dall’agosto 2007 all’agosto 2009 la carica è stata ricoperta da Köksal Toptan e dal 2009 al 2011 da Mehemet Sahin.

[4]     L’Assemblea rimane in carica 4 anni ma il mandato della Presidenza del Parlamento dura 2 anni. Dall’agosto 2007 all’agosto 2009 la carica è stata ricoperta da Köksal Toptan.

[5]     Per quanto riguarda la questione del «riconoscimento del genocidio armeno» si osserva che Ankara è sempre intervenuta pesantemente per evitare che - sotto la pressione della diaspora armena, molto forte in Paesi quali la Francia e gli Stati Uniti - alcuni Parlamenti nazionali potessero ufficialmente riconoscere il genocidio in quanto tale come ad esempio nei casi della Svizzera, della Polonia, della Lituania, del Canada e della Francia. Per quel che riguarda la posizione italiana, risulta una mozione approvata dalla Camera dei Deputati il 17 novembre 2000 che tuttavia non consiste in una risoluzione di riconoscimento del genocidio armeno, ma impegna il Governo su di un piano generale ad «adoperarsi per il completo superamento di ogni contrapposizione tra popoli e minoranze dell'area, al fine di creare le condizioni, nel rispetto dell'integrità territoriale dei due Stati, per la pacifica convivenza e la corretta tutela dei diritti umani nella prospettiva di una più rapida integrazione della Turchia e dell'intera regione nell'Unione Europea». Inoltre sono stati presentati nella XV legislatura alla Camera l’interpellanza 2-00481 da parte dell’On. Boato il 23/04/2007 e l’interrogazione a risposta scritta 4-01290 presentata dall’On. Rampelli il 17 ottobre 2006.

[6]     Si segnala che sono sempre state scelte due donne parlamentari (per l’Italia, l’On. Monica Baldi nella XIV legislatura e l’on. Valentina Aprea per la XV;  per la Turchia l’On. Zeynep Uslu).

[7]     Nella XV legislatura la delegazione era formata dai deputati Marco Airaghi (AN), Marco Beltrandi (Rosa nel Pugno), Salvatore Cicu (FI), Elettra Deiana (Rif. Com.), Francesco Monaco (Ulivo), Michele Pisacane (Popolari-Udeur), Alba Sasso (Ulivo), Michele Giuseppe Vietti (UDC).          

[8]     I due deputati erano anche componenti del gruppo di lavoro del Seminario parlamentare italo turco.

[9]     Per quanto concerne i rapporti tra la PAM e l’AP-UpM, si ricorda che il Presidente della PAM, Rudy Salles, e l’allora Presidente dell’APEM, Abdulhadi Majali (senatore giordano) hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta, il 19 maggio 2009, nella quale le due Assemblee si sono impegnate ad unire le proprie forze a sostegno delle iniziative internazionali per una pace rapida e durevole tra i popoli di Israele e Palestina. Successivamente, il 4 luglio 2009 si è svolta ad Amman una riunione del Bureau dell’AP-UpM , presieduta dal Presidente Majali, che ha sollevato la questione della collaborazione con la PAM. Su tale proposta si sono espressi contrariamente il Presidente del Parlamento europeo Pottering ed il senatore D’Alì (in rappresentanza del Parlamento italiano).

Durante la riunione dell’Assemblea Plenaria dell’AP-UpM, svoltasi il 13 e 14 marzo 2010 ad Amman, è stato concesso lo status di osservatore alla PAM, decidendo altresì di richiedere reciprocamente per l’AP-UpM analogo status di osservatore presso la PAM.

[10]   Erano presenti  parlamentari di Albania, Croazia, Kosovo, Montenegro, Bosnia Herzegovina, Macedonia-FYROM, Italia, Austria, Grecia, Turchia.

[11]   L'Accordo sulla MPFSEE (Agreement on the Multinational Peace Force South-Eastern Europe - MPFSEE) si applica  ai Paesi firmatari (Albania, Bulgaria, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Grecia, Italia, Romania e Turchia; Croazia, Slovenia, Stati Uniti d'America, Ucraina e dall’ottobre 2009 Bosnia-Erzegovina, ne fanno parte con lo status di osservatore); l’Accordo impegna le citate Nazioni a contribuire, con la Forza multinazionale, alla sicurezza e alla stabilità della regione dell'Europa Sud-orientale nel contesto del Southern Europe Defence Ministerial (SEDM), del Consiglio del partenariato euroatlantico e nello spirito del Partenariato per la pace (PfP).

[12]   Tale condizione è stata soddisfatta dalla Turchia il 1° giugno 2005.

[13]       SEC (2006) 1390.

[14]   Regolamento (CE) n. 587/2008 del Consiglio

[15]   COM(2004)466.

[16]   Il tema della parità di genere è stato ripreso dal Parlamento europeo nella risoluzione adottata il 22 maggio 2012 su una prospettiva 2020 per le donne in Turchia.

[17]   In vista del semestre di Presidenza cipriota dell’UE, la Turchia avrebbe ribadito il suo ''no'' a qualsiasi contatto, formale e informale, con la prossima presidenza di turno dell'UE, mantenendo invece relazioni con la Commissione e in particolare con l'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza e difesa, Catherine Ashton. A confermarlo sarebbe stato – secondo fonti di stampa - il ministro degli esteri, Ahmet Davutoglu, dopo la riunione del dialogo ministeriale fra UE e Turchia del 7 giugno 2012.

[18]   Decisione del Consiglio 2006/35/CE.

[19]   Tale somma (che sarà così suddivisa: 497.2 milioni di euro per il 2007; 538.7 per il 2008; 566.4 per il 2009; 653.7 per il 2010; 779.9 per il 2011; 860,2 per il 2012 e 935,5 per il 2013) fa della Turchia uno dei principali destinatari dell’assistenza esterna dell’UE nel mondo. Per il periodo dal 2004 al 2006 la Turchia aveva beneficiato di un finanziamento totale di 1.050 milioni di euro.

[20] Fonte: Ministero Affari Esteri