Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Altri Autori: | Servizio Rapporti Internazionali , Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||
Titolo: | Missione in Tunisia (Tunisi, 7 giugno 2012) | ||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 355 | ||
Data: | 05/06/2012 | ||
Descrittori: |
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Camera dei deputati |
XVI LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Missione in
Tunisia |
(Tunisi, 7
giugno 2012) |
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n. 355 |
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5 giugno 2012 |
Servizi responsabilI: |
Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri ( 066760-4939 / 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it Servizio Rapporti
internazionali ( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1i@camera.it Ufficio Rapporti con
l’Unione europea ( 066760-2145 / 066760-2146 – * cdrue@camera.it |
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File: es1145.doc |
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INDICE
Il recente quadro
politico tunisino
Il processo di Transizione in Tunisia (a cura del Ministero degli Affari esteri)
Rapporti parlamentari Italia-Tunisia (a
cura del Servizio Rapporti Internazionali)
Il sostegno dell’UE alla
Tunisia (a cura dell’Ufficio rapporti con
l’unione europea)
Scheda-paese (a cura del Ministero degli Affari Esteri)
Profili biografici (a cura del
Servizio Rapporti Internazionali)
Rafik ABDESSALEM (Ministro
degli Affari esteri della Repubblica tunisina)
Mustapha BEN JAAFAR (Presidente dell’Assemblea nazionale
costituente)
Jameleddine GHARBI (Ministro
dello Sviluppo e della pianificazione regionale
della Repubblica tunisina)
Pubblicistica
§
B. S. Khoury ‘La
questione dell’Islam politico: il caso tunisino’, in: Aspenia, dal sito www.aspeninstitute.it, 11 settembre 2011
§
G. Dentice ‘Tunisia:
la ‘rinascita’ di an-Nahda’, in: Equilibri, dal sito www.equilibri.net, 19 dicembre 20111
§
D. Moro ‘Il
baratto di Tunisi’, in: Limes, n. 1/2011
§ A. Boubakri ‘Is the AKP’s success story reproducible in Tunisia?’, in: Middle
East Round Table, dal sito www.bitterlemons-international.org/previous.php,
2 febbraio 2012
§ J. A. Khalek ‘Tunisia’s challenge after Ben Ali: tackling inequality’, in:
Aspenia, dal sito www.aspeninstitute.it/aspenia-online,
24 febbraio 2012
§
E. Ardemagni ‘Marocco
– Tunisia – Egitto: la transizione amara di chi ha fatto le rivolte’, in:
Equilibri, dal sito www.equilibri.net/nuovo,
27 febbraio 2012
§
G. Dentice ‘Ripresa
e trasformazione economica in Tunisia: aiuti internazionali e riforme’, in:
Aspenia, dal sito www.aspeninstitute.it/aspenia-online,
12 marzo 2012
§ M. Labidi Maiza ‘Tunisia One Year On: The Achievements and the Challenges’, in:
Chatham House, 21 marzo 2012
§ A. Boubakri ‘A prospective opinion on the Tunisian revolution’, in: Middle East
Round Table, dal sito www.bitterlemons-international.org/previous.php,
19 aprile 2012
§ D. Pickard ‘The Current Status of Constitution Making in Tunisia’, in:
Carnegie Endowment, 19 aprile 2012
§ ‘Tunisia: Combatting Impunity, Restoring Security’, in: Executive Summary and
Recommendations - International Crisis Group, Middle East/North Africa Report
n. 123, 9 maggio 2012
§
G. Isgrò ‘Tunisia:
I piani per la ripresa economica’, in: Equilibri, dal sito www.equilibri.net/nuovo, 21 maggio 2012
La
transizione istituzionale
A seguito delle
dimissioni del presidente Ben Alì nel gennaio 2011, la Tunisia ha avviato un processo di transizione istituzionale, che
ha vissuto un passaggio fondamentale nelle elezioni
dell’Assemblea costituente, svoltesi il
23 ottobre 2011.
L’Assemblea è
composta da 217 deputati eletti in 33 circoscrizioni plurinominali (delle
quali 6 estere) con sistema proporzionale con metodo del quoziente con i più
alti resti e liste chiuse con presenza paritaria ed alternata di un candidato
di sesso maschile e di un candidato di sesso femminile. In attesa
dell’approvazione della Costituzione, l’Assemblea costituente ha approvato a
metà dicembre una legge sull’organizzazione provvisoria dei poteri che prevede
l’elezione a maggioranza assoluta da parte dell’Assemblea del Presidente della
Repubblica (con un’eventuale seconda votazione limitata ai candidati che
abbiano ottenuto almeno 15 voti).
Il Presidente della Repubblica deve essere
tunisino, musulmano, figlio di genitori tunisini e con un’età di almeno 35
anni. Il Presidente nomina il primo ministro, il cui governo deve ottenere la
fiducia dell’Assemblea. E’ previsto che il Presidente della Repubblica fissi di
concerto con il primo ministro la linea di politica estera, sia capo delle
forze armate ma non possa nominare gli ufficiali superiori senza il concerto
del primo ministro; potrà dichiarare la guerra con l’approvazione dei due terzi
dell’Assemblea. (sugli equilibri politici interni della Tunisia cfr. infra paragrafo “La situazione politica interna”)
Precedentemente
all’elezione dell’Assemblea costituente, il 9 febbraio 2011 il Parlamento
tunisino aveva approvato una legge che consente al presidente ad interim (in base alla Costituzione
previgente il Presidente della Camera bassa) di emanare, su proposta del
governo provvisorio, decreti con forza
di legge in materia quali i diritti dell’uomo come definiti dalle
convenzioni internazionali; l’organizzazione dei partiti politici; la riforma
del sistema elettorale; l’amnistia.
Su queste materie
il Governo ha ricevuto i pareri dell’Alta
autorità per il raggiungimento degli obiettivi della Rivoluzione, della
riforma politica e della transizione democratica, costituita il 18 febbraio
2011 e composta di rappresentanti di partiti politici, organizzazioni e associazioni
di carattere nazionale, esponenti della società civile.
La costituzione
dell’Alta autorità ha coinciso con la decisione del governo provvisorio di
convocare un’Assemblea costituente, la cui legge elettorale è stata definita
nell’ambito dei lavori dell’Autorità medesima. L’Alta autorità ha concluso i
suoi lavori con le elezioni dell’Assemblea costituente.
Nell’assetto previgente la Repubblica di Tunisia era,
dal punto di vista della forma di governo, una repubblica presidenziale. Il Presidente della Repubblica era eletto
direttamente dai cittadini con un mandato di cinque anni contestualmente
all’elezione della Camera dei deputati. In base alla riforma costituzionale del
2002, era stato eliminato il limite di tre mandati consecutivi presidenziali
introdotto nel 1988 (in precedenza, durante la presidenza di Bourghiba, era
prevista la carica di “presidente a vita”); conseguentemente il presidente
poteva essere rieletto senza limiti di mandato. Il Presidente della Repubblica
era anche capo del governo e poteva sciogliere la Camera dei Deputati nel caso
questa sfiduciasse il governo. Il Parlamento era bicamerale. La Camera dei
deputati era composta da 214 membri, eletti con un mandato di cinque anni; 161
seggi erano assegnati con sistema maggioritario uninominale a turno unico e i
rimanenti con sistema proporzionale, tra i candidati nei collegi uninominali
non eletti che avevano ottenuto il maggior numero dei voti. La Camera dei
consiglieri era composta da 126 membri, eletti con un mandato di sei anni; due
terzi dei membri sono eletti con suffragio indiretto dalle assemblee locali,
mentre un terzo è di nomina presidenziale.
Al riguardo, con
riferimento alle condizioni delle libertà politiche e civili durante il regime
di Ben Alì, si ricorda che solo i partiti ufficialmente riconosciuti potevano
partecipare alle elezioni e la disciplina in materia risultava estremamente
restrittiva. Pur esistendo, a fianco di quelle statali, alcune emittenti
private, i mezzi di comunicazione di massa risultavano sotto il controllo
governativo. La stampa indipendente risultava particolarmente debole in quanto,
tra le altre cose, la diffamazione veniva perseguita penalmente e i giornalisti
erano perseguibili anche per reati attinenti il “disturbo dell’ordine
pubblico”. La libertà di associazione e di riunione risultava ostacolata da una
normativa restrittiva in materia di registrazione delle associazioni e di
accesso ai finanziamenti (che, in particolare, rende molto difficile
prescindere dai finanziamenti governativi).
A seguito dei
rivolgimenti del gennaio 2011, che hanno condotto alla dimissioni del
presidente Ben Alì, è stata consentita la registrazione e la legalizzazione di tutti i partiti politici, saliti
rapidamente al numero di 81.
La
situazione politica interna
Presidente della
Repubblica eletto dall’Assemblea costituente il 12 dicembre 2011 è Moncef Marzouki, leader del movimento di
opposizione laico a Ben Alì del Congresso della Repubblica. Primo ministro
dal dicembre 2011 è Hamadi Jebali,
segretario del partito islamista moderato Ennahda. Presidente dell’Assemblea
costituente è Mustafa Ben Jafaar
leader di un altro movimento di opposizione laico a Ben Alì, il Forum democratico per la libertà e il
lavoro (Ettakol).
Le elezioni per
l’Assemblea costituente hanno registrato l’affermazione del partito islamista Ennahda, che ha conquistato la maggioranza relativa dei seggi.
Risultati
elettorali delle elezioni dell’Assemblea costituente:
Partiti |
Percentuale di voto |
Seggi |
Ennahda |
41,70 |
90 |
Congresso per la Repubblica |
13,82 |
30 |
Forum democratico per il lavoro e la libertà |
9,68 |
21 |
Petizione popolare |
8,19 |
19 |
Partito democratico progressista |
7,86 |
17 |
Le principali forze politiche
Ennahda (Rinascita), vincitore netto delle elezioni, è un movimento
islamista moderato legato ai fratelli musulmani fondato nel 1981 da Rached Ghannouchi e messo al bando nel 1989. A febbraio Ghannouchi
ha affidato la leadership attiva del movimento al portavoce Hamadi Jebali. Sulla base delle
dichiarazioni dei principali esponenti del partito, la piattaforma politica del
partito appare “flessibile” (o, secondo i critici, ambigua): il movimento ha
espresso il proprio sostegno non solo ai valori democratici ed ai diritti
umani, ma anche al codice personale e di famiglia come definito dalla
legislazione laica tunisina, che rifiuta la poligamia e prevede la piena
uguaglianza tra uomo e donna.
I due esponenti
politici hanno altresì definito l’indossare l’hijab come scelta personale; al tempo stesso però viene confermata
l’adesione del partito alla Sharia e il rifiuto della separazione tra Stato e
religione, puntando piuttosto ad una
conciliazione tra ispirazione religiosa e laicità dello Stato e richiamando
il modello del partito del primo
ministro turco Erdogan, AKP. Il movimento appare poi subire la pressione di
movimenti giovanili “salafiti” più estremisti, come Hizb al-Tahrir che invocano la costituzione di un califfato
islamico e la messa al bando dei partiti politici.
Movimenti salafiti
si sono resi protagonisti negli ultimi mesi di episodi di antisemitismo e di
attacchi a negozi di alcolici e a donne prive del velo. Da segnalare anche la
differenziazione operata da Ennahda
rispetto agli altri partiti impegnati nella transizione con il rifiuto di
sottoscrivere, la scorsa estate, il ”patto repubblicano”, un insieme di
disposizioni di riferimento discusse ed approvate dall’Alta Istanza allo scopo
di guidare i futuri membri della Costituente e che propone una società
pluralista, libera ed egualitaria. D’altro canto Ennahda aveva abbandonato altresì l’Alta istanza in segno di
protesta contro la volontà di adottare un progetto di decreto legge-quadro sui
partiti politici che limitava significativamente la possibilità di
finanziamenti esteri.
Il secondo
vincitore delle elezioni è il Partito
del congresso per la Repubblica (PDR), partito di centro sinistra fondato
dal professore universitario e attivista per i diritti umani Moncef Marzouki
nel 2001. Illegale dal 2002 e riconosciuto solo nel marzo di questo anno dopo
le dimissioni di Ben Alì, il partito guidato da Moncef Marzouki, di
impostazione laica, chiede l’instaurazione di un regime democratico, rispettoso
dei diritti umani e civili. Ha caratterizzato la sua campagna elettorale per la
polemica contro i finanziamenti privati ai partiti politici.
Il Forum
democratico per il lavoro e la libertà (FDLL), fondato nel 1994 dal medico
tunisino Mustafa Ben Jafaar, di
impostazione laica, radicato tra gli intellettuali, gli attivisti per i diritti
umani e i professionisti; il partito è stato legalizzato nel 2002 ma il suo
programma ha continuato a richiedere libere elezioni, amnistia per i
prigionieri politici e eliminazione del ruolo egemone nella vita politica
tunisina dell’RCD
Il Partito democratico progressista (PDP),
partito laico di centro sinistra fondato nel 1983 dall’avvocato Ahmed Najib Chebbi, è stato uno dei
pochi partiti legali durante il regime di Ben Ali, pur subendo persecuzioni per
l’assunzione di posizioni critiche contro il regime e di denuncia
dell’autoritarismo. Evolutosi da posizioni inizialmente di ispirazione marxista
verso una piattaforma liberaldemocratica,
con un accento comunque sulla tutela delle fasce più deboli della popolazione,
è guidato dal 2006 da Maya Jribi, prima donna leader di partito in Tunisia
e da tempo impegnata nella tutela dei
diritti delle donne e nella parità di genere.
Ettajdid: “Rinnovamento”, nato nel 1994 dalla
trasformazione del partito comunista, riconosciuto legalmente, guidato da Ahmed Ibrahim con posizioni di
centro-sinistra.
Petizione popolare, nuovo movimento fondato nel marzo 2011 dall’uomo
di affari e imprenditore televisivo tunisino Mohamed Hamdi, dall’identità politica non nettamente definita, ha
preso posizioni ostili sia ad Ennahda sia ai sostenitori del precedente regime
di Ben Alì. Ciononostante al movimento sono state lanciate accuse di legami con
il precedente regime di Ben Alì. Parte di queste accuse sono legate anche alla
biografia del leader del movimento Hamdi. Hamdi infatti ha fondato negli anni
novanta un canale televisivo satellitare con sede a Londra (città dalla quale
Hamdi ha anche seguito tutta la campagna elettorale), che, dopo essere stato
inizialmente critico nei confronti di Ben Alì, ha successivamente evitato la
contrapposizione con il regime.
Tra i punti del
programma elettorale figurano l’assistenza sanitaria gratuita universale e un
sussidio di disoccupazione universale di 200 dinari mensili.
La situazione politica
Il governo Jebali è sostenuto, oltre che da Ennahda, dal Congresso della Repubblica
e dal Forum democratico per la libertà e il lavoro. Esso è composto da quarantuno ministri ed undici
segretari. Ad Ennahda sono andati anche i ministeri dell’interno, della
giustizia e degli esteri, mentre l’economia è stata attribuita ad un
indipendente Hussein Dimassi. Il governo
ha ottenuto la fiducia dell’Assemblea costituente il 23 dicembre con 154
voti a favori, 38 contrari e 11 astenuti.
All’opposizione
invece il Partito democratico del progresso che ha annunciato, il 10 gennaio,
la costituzione insieme ad altri movimenti di una coalizione progressista di centro-sinistra.
Il carattere che
dovrà assumere l’assetto costituzionale tunisino è al centro dell’agenda
politica del Paese e, ovviamente, dei lavori dell’Assemblea Costituente. A tale
proposito, come accennato, Ennahda ha più volte indicato come
proprio modello l’AKP di Erdogan, nonché la propria volontà di conciliare
ispirazione religiosa e laicità dello Stato. Anche il comportamento del partito
nel corso della campagna elettorale è apparso orientato in senso moderato.
Da segnalare,
tuttavia, il rifiuto, nell’ambito dei lavori dell’Alta Autorità, della
sottoscrizione del “patto repubblicano”, una sorta di dichiarazione di intenti
firmata dai principali partiti tunisini e volta a delineare una società
pluralista, libera ed egualitaria, nonché l’abbandono dei lavori dell’Alta
Autorità per protesta contro le limitazioni al finanziamento estero contenute
nello schema di decreto-legge sui partiti politici (suscettibile di
pregiudicare i significativi
finanziamenti che Ennahda
riceverebbe da altri paesi arabi, come Arabia
Saudita e Qatar).
Merita rilevare
che un questionario sottoposto ai rappresentanti dei principali partiti
tunisini da Human Rights Watch mostra una
sostanziale convergenza di tutti i partiti sulla salvaguardia delle libertà
pubbliche, compresa la libertà di espressione e la libertà di stampa,
mentre appaiono delle divergenze sui limiti da individuare per la libertà di
espressione in casi che coinvolgano il diritto alla privacy, la protezione delle minoranze contro incitazioni all’odio
e la diffamazione in materia religiosa.
L’organizzazione non
governativa segnala che Ennahda non ha risposto, nonostante numerosi inviti, al
questionario. Al riguardo, Human Rights
Watch segnala come il programma ufficiale del partito affermi il
riconoscimento e la protezione dei diritti civili e politici cercando di
radicarli nella storia e nei valori islamici e sostenga che il “pensiero
islamico necessita di un rinnovamento al fine di renderlo pronto per le sfide
della modernità e necessita di essere interpretato in conformità con le
dichiarazioni internazionali sui diritti umani che sono, in generale,
compatibili con i valori e gli obiettivi dell’Islam”. In tal senso, il
programma sostiene il modello dello
“Stato civile” come opposto allo “Stato
islamico”.
Il programma
riafferma i diritti delle donne all’eguaglianza, all’educazione, al lavoro,
alla partecipazione nella vita pubblica, mentre non fa riferimento al diritto
all’eguale eredità. In una intervista il leader del partito Jebali ha
minimizzato i contrasti tra la Sharia
e i principi internazionali in materia di diritti umani, affermando allo stesso
tempo che “Ennahda non autorizzerà ciò
che è espressamente ritenuto illecito da Dio e non proibirà ciò che è
espressamente autorizzato da Dio. Altrimenti non saremmo un movimento islamista”.
Nell’approvazione
della legge sull’organizzazione
provvisoria dei poteri, che disciplinerà il funzionamento istituzionale fino all’approvazione della nuova
Costituzione (cfr. supra), si è registrata
una significativa differenziazione tra Ennahda,
che ha insistito per un assetto dei poteri centrato sul primo ministro e i due
alleati laici di governo che invece hanno insistito per un potenziamento della
figura del Presidente della Repubblica, allo scopo probabilmente di evitare una
concentrazione di poteri eccessiva nel primo ministro appartenente al partito
islamista: ne è derivato un assetto provvisorio parzialmente ispirato al
semipresidenzialismo francese.
L’affermarsi delle tendenze fondamentaliste
L’evoluzione nel 2012 ha visto il progressivo rafforzamento degli elementi più integralisti,
lanciati alla conquista delle principali moschee, ma anche impegnati in una
serrata azione nelle università che non ha mancato di destare reazioni di
docenti e studenti. Tuttavia il 23
marzo, l'onda di piena islamista è sembrata arrestarsi, quando è
sostanzialmente fallito un raduno alla Kasbah
di Tunisi dedicato alla volontà di far prevalere la legge coranica su quella
civile, ponendo la Shaaria a fondamento della futura Costituzione tunisina.
Un’ulteriore frenata alle istanze islamico-radicali è stata imposta dallo stesso partito maggioritario Ennahdha e dal suo leader
Gannouchi, con la decisione di confermare la formulazione vigente dell’art. 1
della Costituzione, escludendo quindi di porre la legge coranica alla base di
essa. Gannouchi, in sintonia in questo con il capo delle forze armate Ammar, ha inoltre lanciato messaggi
obliqui ai salafiti, che sembrano volerne spuntare le manifestazioni più aggressive.
Nonostante tutto ciò, il Governo islamico moderato in carica è stato duramente
contestato il 9 aprile da migliaia di manifestanti nella capitale
La tensione tra le autorità di governo – pur ispirate all’islamismo moderato di Ennahdha – e le correnti
islamiche più fondamentaliste è proseguita il 23 e 24 aprile, quando il
Ministero dell’interno è stato infine costretto a intervenire contro
l’asfissiante assedio portato avanti da un mese e mezzo dagli estremisti
islamici nei confronti dell’edificio e del personale della televisione di Stato
tunisina, accusata di essere una roccaforte della tradizionale cultura laica
del Paese: si è giunti a proibire sine
die qualunque manifestazione nello spazio antistante all’edificio della
televisione.
Significativa
vittoria islamista è
stata alla metà di maggio la restituzione dello status di luogo di insegnamento alla Moschea di Zitouna, del quale l’istituzione era stata privata dal
governo laico della Tunisia postcololoniale di Burghiba. Negli stessi giorni
era a Tunisi il Capo dello Stato Giorgio
Napolitano, che il 17 maggio ha tenuto un discorso innanzi all’Assemblea
costituente tunisina: il Presidente italiano
ha tenuto a sottolineare il carattere esemplare della Tunisia per
l’intero processo di cambiamento in atto nei paesi del Nordafrica, in un
equilibrio tra fede religiosa e istituzioni che l’Italia intende doverosamente
aiutare a mantenere, nella fiducia che il paese saprà intraprendere una
rinnovata strada di sviluppo avvalendosi anche del proprio qualificato capitale
umano.
Il
23 maggio la procura militare del Kef ha richiesto la pena capitale nel
procedimento contro l'ex dittatore
tunisino Ben Alì per la repressione delle sollevazioni popolari all’inizio del
2011,
giudicando la sua responsabilità perfino superiore a quella di chi direttamente
mise in atto la repressione nelle prime fasi della rivolta tunisina: infatti,
nei confronti degli altri 22 imputati, la procura militare si è limitata a
richiedere genericamente l'applicazione di pene massime, e ciò ha costituito
per la difesa di Ben Alì motivo di opposizione alla richiesta di condanna a
morte, che colpirebbe un semplice associato ai fatti in causa, mentre ne
sarebbero esenti i diretti responsabili.
Va peraltro ricordato che Ben Alì, con la
moglie Leila Trabelsi e il più piccolo dei figli, si trova dal 14 gennaio 2011
in Arabia Saudita, ove né i circa sette decenni di condanne finora ricevute per
ruberie e malversazioni, né tantomeno l'eventuale condanna a morte potrebbero
raggiungerlo.
Gli
ultimi giorni hanno visto un ulteriore peggioramento del clima civile della
Tunisia,
ove le manifestazioni di prepotenza dei
salafiti sembrano moltiplicarsi senza un'adeguata risposta da parte delle
autorità, e ciò comincia con evidenza a suscitare malumori anche nelle forze di polizia, espressi dal loro sindacato
maggioritario, che ha richiesto al governo di poter finalmente agire in modo
efficace per assolvere i compiti che il quadro istituzionale del paese assegna
alla polizia.
Vi sono inoltre segnali non meno preoccupanti
di insofferenza anche da parte di forze
laiche, ispirate al principio della separazione tra fede e Stato, che non
sopportano più l'arroganza aggressiva degli integralisti islamici. Il vero
nodo, però, sta proprio nel governo islamico moderato di Ennahdha, che sembra quasi
paralizzato tra le opposte esigenze dell’affermazione della legalità e la
scarsa volontà di colpire il movimento salafita, con cui evidentemente le
radici comuni non sono poi tanto secondarie, e nonostante tale movimento
critichi aspramente l’islamismo di governo per il suo carattere moderato.
Del resto, tale carattere moderato resta
ancora l'incognita che gli ambienti internazionali non riescono ancora a
mettere a fuoco, se è vero che il 30 maggio si è giunti addirittura a temere un
assedio di attivisti del partito di
governo contro la sede della più
forte centrale sindacale tunisina, l’UGTT, accusata di mettere in
difficoltà l'Esecutivo con le sue richieste nell'ambito del rinnovo dei
contratti nazionali di varie categorie di lavoratori. Così, accanto alle voci
di organizzazione paramilitare tanto dei salafiti quanto di Ennahdha, all'opposto circolano
informazioni su milizie di autodifesa che sarebbero in via di organizzazione in
molti quartieri delle grandi città tunisine, maggiormente permeate da principi
laici e perciò timorose di prossimi attacchi integralisti islamici.
In tutto ciò, l'ambiguità del partito di governo non è sembrata certamente
sciogliersi quando il 28 maggio è stata autorizzata ufficialmente l'attività
politica del partito Hezb Ettahir,
espressione politica dei salafiti: se è vero che questa apertura potrebbe
favorire una progressiva istituzionalizzazione del movimento salafita - e ciò
potrebbe credibilmente essere nei piani dell'élite direttiva di Ennahdha
-, è altrettanto vero che da parte dei salafiti potrebbe aversi buon gioco a
presentare questo successo come un segnale di debolezza della compagine
istituzionale, e un volano per un rinnovato slancio verso la conquista del
potere in Tunisia, o quantomeno l’imposizione
di elevati livelli di osservanza della legge coranica a tutto il paese.
Il quadro economico e la nuova politica estera
tunisina
La situazione economico-sociale del paese rimane complessa, con una contrazione del PIL nel
2011, a causa del calo del turismo e dell’instabilità politica e sociale, ma
con prospettive di un ritorno ad una crescita, in caso di buon esito nella
transizione alla democrazia e di conseguimento della stabilità politica, per il
quadriennio 2012-2016 (con una crescita del 4,2% del PIL). I primi giorni del
2012 si sono caratterizzati per quattro episodi di persone che si sono date
fuoco per protesta, mentre il presidente Marzouki è stato contestato nella
città di Kasserine; un’ondata di scioperi ha inoltre interessato il settore
dell’industria dei fosfati e dell’estrazione dei minerali. In questo contesto
uno dei primi atti dell’Assemblea costituente è stato costituito
dall’approvazione del bilancio previsionale per il nuovo anno: il bilancio
prevede un significativo incremento delle spese per lo sviluppo sociale e per
la creazione di nuovi posti di lavoro (la disoccupazione è stimata al 18 per
cento), anche se la voce di spesa più significativa è quella per gli stipendi
pubblici (il 37% delle spese totali). Il bilancio prevede una crescita del PIL
nel 2012 del 4,5 per cento.
Per quel che
riguarda le relazioni internazionali: il presidente Marzouki si è recato in
Libia e ha annunciato prossimi viaggi in Algeria e Marocco. Si sono recati in
visita in Tunisia, invece, il leader di Hamas di Gaza Ismail Haniyeh ed una
delegazione del Senato USA. Nei rapporti
con l’Italia, va segnalata la visita
a Roma (15 marzo) del primo ministro tunisino Jebali, durante la quale ha
incontrato il proprio omologo, il sen. Mario Monti, nonché il Capo dello Stato
Napolitano ed il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini. A breve giro ha
fatto seguito la visita del Ministro
dell'interno Cancellieri a Tunisi del 22 marzo, nel corso della quale ha
incontrato il Ministro degli esteri tunisino e il proprio omologo nel paese
arabo: al centro dei colloqui sono stati soprattutto i timori di una ripresa
delle partenze di immigrati clandestini verso il territorio italiano, fenomeno
attualmente pressoché nullo, ma che con l'arrivo della buona stagione potrebbe
ripresentarsi. La parte tunisina ha confermato gli impegni presi nell'aprile
2011 di evitare esodi via mare dalle proprie coste, a fronte di un impegno
dell'Italia a fornire collaborazione in specifici settori - in particolare da
parte tunisina sono stati chiesti aiuti nel settore della protezione civile, in
termini di mezzi e di formazione del personale.
Tunisia
Il
processo di transizione in Tunisia procede con risultati soddisfacenti: dopo le
elezioni del 23 ottobre e la formazione del nuovo Governo transitorio, guidato
da Hamadi Jebali, esponente del movimento islamico moderato Ennahdha, l’Assemblea Costituente è al lavoro per redigere il testo della nuova
Costituzione.
Una
volta risolta la c.d. “questione identitaria” (ovvero il possibile riferimento
alla Shari’a come fonte di diritto nel progetto di Costituzione), tema che
aveva animato un forte dibattito nella società civile tunisina, con l’accordo
anche del partito islamico Ennahdha sull’opportunità di tutelare la laicità
dello Stato, i lavori dell’Assemblea proseguono senza particolari sussulti in
vista della scadenza della primavera 2013 per le elezioni Presidenziali,
elemento che conferma come l’esperienza tunisina possa sin qui rappresentare un
positivo esempio per tutta la regione.
Il
processo di transizione democratica in atto in Tunisia e il rilancio delle
relazioni bilaterali sono stati al centro della visita del Sig. Presidente della
Repubblica a Tunisi, accompagnato dal Sig. Ministro, il 16-17 maggio 2012. Nel ribadire l’apprezzamento per l’impegno italiano a sostegno della
transizione tunisina, da parte delle Autorità di Tunisi è stata confermata
l’aspettativa di un concreto supporto internazionale, in particolare
dell’Europa, in vista dello sviluppo economico e sociale del Paese come
elemento fondamentale di stabilità e progresso, soprattutto nelle regioni più
depresse, dove l’impazienza della popolazione aumenta ed emergono ancora
elementi di tensione.
L’Italia ha in tale quadro confermato il proprio
impegno a sostenere
l’accesso della Tunisia ad un « partenariato privilegiato » con l’UE
e a richiedere in ambito comunitario un più consistente aiuto finanziario in
favore di Tunisi.
Nell’ottica del rilancio e rafforzamento della collaborazione
italo-tunisina sia dal punto di vista bilaterale che in tutti gli ambiti
internazionali e regionali, nel corso della visita è stata firmata la Dichiarazione Congiunta istitutiva del
Partenariato Strategico Rafforzato, che sancisce la
realizzazione, a cadenza annuale, di un Vertice bilaterale intergovernativo e la creazione di Tavoli
settoriali misti sui principali temi di interesse comune. In tale quadro
si inserisce in particolare il rinnovato dialogo avviato con Tunisi in ambito migratorio, settore
di specifica rilevanza non solo per l’Italia.
Nelle scorse settimane è stato intrapreso un negoziato in vista
della conclusione di un Accordo bilaterale che, attraverso l’adozione di un
approccio onnicomprensivo del fenomeno migratorio, includa e coniughi gli
aspetti dello sviluppo solidale, della mobilità e della migrazione legale,
della sicurezza e della lotta all’immigrazione clandestina.
Si tratta di un impegno che si
inquadra anche negli sforzi dell’UE in vista della conclusione, a partire dalla
Tunisia (ad inizio giugno) e dal Marocco di nuovi strumenti, definiti
Partenariati di Mobilità e sicurezza, volti a dare risposte concrete alle sfide
più complesse, come quella di una gestione condivisa del fenomeno migratorio,
attraverso politiche che assicurino un’adeguata rilevanza alle aspettative dei
giovani provenienti dai Paesi della sponda sud in termini di formazione, di
opportunità occupazionali, di mobilità per motivi di studio e di lavoro.
PRESIDENTE
DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE COSTITUENTE TUNISINA |
Mustapha
Ben JAAFAR (Ettakatol, dal novembre 2011)
RAPPRESENTANTI
DIPLOMATICI |
AMBASCIATORE D’ITALIA
S.
E. Pietro BENASSI (dal 1° dicembre 2009)
AMBASCIATORE DI TUNISIA
S. E. Naceur MESTIRI (luglio 2011)
***
L’onorevole Gennaro Malgieri
ha ricevuto dal Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, l’incarico di
coordinare le relazioni della Camera con i Parlamenti dei Paesi arabi del
bacino del Mediterraneo.
In tale veste, il 23 gennaio 2009
l'on. Malgieri ha incontrato una delegazione di Ambasciatori dei Paesi arabi,
tra cui il Consigliere dell’Ambasciata della Tunisia, Sabri Bachtobji.
****
Si
ricorda che la Camera dei deputati italiana e la Camera dei deputati tunisina
hanno firmato il 7 ottobre 1997, in occasione della visita dell’allora
Presidente della Camera Violante in Tunisia[1], una Dichiarazione
Congiunta che prevede l’organizzazione di una giornata parlamentare a
cadenza biennale. Al momento non è ne è stata realizzata alcuna.
Corrispondenza
In data 5 dicembre 2011, il
Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha scritto al Presidente
dell’Assemblea Nazionale Costituente tunisina, Mustapha Ben Jaafar, una lettera di congratulazioni per la sua
elezione all’alto incarico.
Incontri bilaterali
Il 15
marzo 2012, il Presidente della
Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato
Primo Ministro della Tunisia, Hamadi Jebali. Durante l’incontro il Primo
ministro ha illustrato la fase critica di profondo cambiamento che sta
attraversando il Paese ed ha sottolineato che occorre risolvere nel breve
periodo i problemi economico-sociali per rafforzare i processi di
democratizzazione in atto. Il Primo ministro tunisino ha messo in rilievo il
ruolo prioritario per la trasformazione del Paese giocato dalla maggiore
istruzione dei giovani e dai nuovi mezzi di comunicazione ed ha sottolineato la
necessità di imparare a convivere con una mentalità nuova, modificando e relativizzando
la concezione di identità araba che deve essere profondamente rivista. Sotto
questo profilo Jebali ha anche espresso la preoccupazione per gli estremismi
che si affacciano non solo nell’ambito dell’Islam ma anche nell’estrema destra
europea. Sono state poi esaminate questioni relative agli altri paesi della
regione, in particolare alla Libia e all’Egitto. Il Presidente Fini ha espresso
l’intenzione di recarsi in visita ufficiale in Tunisia, prima della fine del
mandato del Primo ministro.
Il 29
febbraio 2012, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato
il leader del Partito islamista Ennahdha, Rachid
Ghannouchi. Il Presidente Fini, ha ribadito la convinzione sulla necessitò
che le due sponde del Mediterraneo proseguano il dialogo ed ha auspicato che
l’Europa comprenda l’errore compiuto nell’aver mantenuto rapporti privilegiati
con i regimi che governavano i paesi arabi. Tuttavia ha anche affermato che vi
sono preoccupazioni per gli sviluppi della situazione nella regione, ma che la
primavera araba ha dimostrato che l’Islam non è incompatibile con la
democrazia. Il successo tunisino servirà in questo senso ad aiutare l’Europa a
mettere da parte la diffidenza. Lo stesso convegno, che si svolgerà in
giornata, organizzato dalla Comunità Sant’Egidio, dimostra l’attenzione del
mondo cattolico alle realtà della sponda sud del Mediterraneo. Il leader
tunisino ha apprezzato l’autocritica del Presidente Fini e, dopo aver ricordato
che per venti anni gli è stato impedito di venire in Italia, ha sottolineato
che la Tunisia sta cercando di costruire un nuovo futuro non solo per sé, ma
anche per tutta la regione. Si vuole infatti costruire un nuovo modello che
faccia incontrare l’Islam con la democrazia, il progresso, la scienza. La
primavera araba, secondo Ghannouchi, ha posto fine alla guerra dichiarata l’11
settembre, quando Bush avrebbe indetto una vera e propria crociata contro
l’Islam. L’islam è stato sequestrato dal terrorismo e ora la primavera araba lo
ha liberato. Il Governo tunisino è costituito da islamici e laici che ora
lavorano insieme per un futuro comune. E’importante, per il leader tunisino,
imparare dall’esperienza dell’occidente a gestire pacificamente un paese
pluralista. Per quello che riguarda la
situazione degli immigrati in Italia, Ghannouchi ha auspicato il miglioramento
della legge sui rifugiati e la concessione della cittadinanza.
Il 12
dicembre 2011, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha ricevuto
alla Camera una delegazione degli
Ambasciatori dei Paesi delle Lega Araba, guidata dall’Ambasciatore della Libia, Abdulhafed Gaddur, Vice Decano del Corpo Diplomatico Arabo in Italia. Gli
altri Ambasciatori sono: Sabri Ateyeh,
Delegato Generale Palestinese; Naceur
Mestiri, Ambasciatore
della Tunisia; Nur Hassan Hussein,
Ambasciatore della Somalia; Said Nasser Al-Harthy, Ambasciatore dell'Oman; Saywan Mustafa Barzani,
Ambasciatore dell'Iraq; Sherif Fouad Sadek, Incaricato d'Affari della Lega degli
Stati Arabi.
L’incontro è stato richiesto dagli
Ambasciatori per discutere, in particolare, la questione palestinese in riferimento alle varie istanze di
riconoscimento presentate presso gli Organismi Internazionali ed agli sviluppi
del processo di pace con Israele. Gli Ambasciatori hanno richiesto il sostegno
dell’Italia in occasione della decisione dell’ONU in ordine al riconoscimento
dello Stato Palestinese. Tale richiesta non è stata avanzata per isolare
Israele, bensì perché si è constato lo stallo del negoziato. Il Presidente
Fini, dopo aver ricordare il tradizionale sostegno dell’Italia alla causa
palestinese, ha evidenziato che l’azione di un singolo Stato non otterrebbe
nessun risultato: determinante sarebbe riuscire ad avere una posizione unitaria
in sede UE. In tal caso sarebbe possibile esercitare un’effettiva pressione sugli
USA, su Israele e su Hamas per ottenere un risultato soddisfacente. L’Italia si
sta quindi impegnando affinchè la politica estera europea riesca finalmente a
parlare con una sola voce. Inoltre, ha invitato gli Ambasciatori a non
affrettare i tempi, ma aspettare un possibile cambio di scenario, riconducibile
a: le elezioni negli USA e in Israele, la possibilità che si riesca ad
individuare una data per le elezioni legislative palestinesi, la possibilità
che – per quelle date – l’UE abbia individuato una linea comune.
Il 29 giugno 2010, il
Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, si è recato in visita ufficiale a Tunisi, dove è stato ricevuto dall’allora Presidente della Camera
dei Rappresentanti, Fouad Mebazaa, e
dall’allora Ministro degli Affari esteri, Kamel
Morjane.
Nell’incontro con
il Presidente Mebazaa, a cui erano presenti il Vice Presidente dell’Assemblea
Sahbi Karoui, l’on. Salah Tabarki,
Presidente della Commissione Affari esteri e Presidente del Gruppo di amicizia
parlamentare Italia-Tunisia e l’on. Afifa Salah, Presidente della Commissione
per i diritti delle donne nei Paesi euro mediterranei dell’AP-UpM, è stato
sottolineata l’importanza dell’integrazione euro mediterranea e la necessità di
far avanzare il dossier relativo alla Banca euro mediterranea di sviluppo che
costituisce l’obiettivo più concreto e funzionale allo sviluppo della regione.
Il Presidente Mebazaa ha auspicato che la Presidenza di turno italiana
dell’AP-UpM possa far progredire la collaborazione tra le due rive del Mediterraneo.
E’ stata espressa preoccupazione per lo stallo del processo di pace e
l’auspicio di un’iniziativa statunitense in grado di far riprendere il
processo. Il Presidente Fini ha affermato la necessità che l’Unione europea
faccia sentire maggiormente la sua presenza, ma ha richiamato l’attenzione
sulla questione che la chiave della pace non è più solo il Medio Oriente ma
anche Teheran. E’ stata poi ricordata l’importanza di sostenere il dialogo tra
le civiltà e le politiche di integrazione.
Il Ministro degli esteri, Kamel Morjane, nel colloquio con il Presidente
Fini ha sottolineato l’impegno italiano per lo sviluppo della Tunisia e
l’eccellente relazione tra i due Paesi. Si è parlato anche dell’importanza
delle politiche di integrazione e il Ministro tunisino ha espresso l’auspicio
che l’Italia realizzi iniziative in questo senso. Il Presidente Fini ha
affermato che sarebbe opportuno dare il diritto di voto nelle elezioni
amministrative ai cittadini stranieri che vivono e lavorano da tempo nel nostro
Paese.
Il 5 febbraio 2009 si è
svolto l’incontro del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, con l’allora Ministro degli Esteri di Tunisia,
Abdelwaheb Abdallah.
Commissioni
Il 18-19 gennaio 2012 una delegazione del Comitato Schengen, guidata dalla sua Presidente, Margherita Boniver, e composta dai deputati Strizzolo e D'Ippolito Vitale nonchè dai senatori De Feo e Livi Bacci, ha svolto una missione in Tunisia, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su asilo, immigrazione ed integrazione.
Il 15 giugno 2011, una delegazione tunisina, guidata dal Prof.
Mohamed Salah Ben Aissa, Presidente del Sottocomitato per le Riforme giuridiche
e giudiziarie dell'Alta Istanza tunisina, si è recata in visita alla Camera e
ha incontrato il Presidente della Commissione
Affari costituzionali, Donato Bruno, e alcuni membri della medesima
Commissione, ossia i deputati Maria Piera Pastore, Mario Tassone e Roberto
Zaccaria, nonchè il Segretario della Commissione
Giustizia. Il Prof. Mohamed Salah Ben Aissa ha poi svolto un’audizione
informale presso la Commissione Affari
esteri sul processo di transizione democratica in atto in Tunisia.
Il 2 aprile 2009 il Presidente della Commissione Affari esteri, Stefano Stefani, ha incontrato l'allora Ambasciatore di Tunisia, S.E. Habib Achour.
Cooperazione multilaterale
La Tunisia partecipa alla cooperazione parlamentare nell’ambito dell’Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea
(APEM), che ha assunto la denominazione, a seguito della decisione adottata
dalla Sessione plenaria di Amman e resa esecutiva dal Bureau di Palermo del 18
giugno 2010, Assemblea parlamentare
dell’Unione del Mediterraneo (AP-UpM), prendendo parte a tutte le sedi ove
si svolge tale cooperazione. In tale ambito alla Tunisia era stata affidata,
per il quadriennio 2008-2012, la responsabilità della Presidente della Commissione
diritti della donna e la Vice Presidenza della Commissione per l’energia e
l’ambiente.; inoltre la Tunisia ha
copresieduto insieme all’Italia il Gruppo di lavoro tecnico incaricato di
approfondire ulteriormente la questione della trasformazione del FEMIP[2] in
Banca
A seguito degli avvenimenti avvenuti in Tunisia, nessuna delegazione
parlamentare è intervenuta alla Sessione
Plenaria del 3 e 4 marzo 2011, svoltasi a Roma, a conclusione della Presidenza di turno italiana, né alla
successiva svoltasi a Rabat il 24 e 25 marzo 2012, a conclusione
dell’anno di Presidenza di turno del
Marocco. In tale occasione il
Plenum, su proposta del Bureau di Presidenza, ha deciso di affidare nuovamente
alla Tunisia la Presidenza della Commissione per i diritti delle donne nel
Mediterraneo.
Si ricorda che la Tunisia ha esercitato la Presidenza di turno dell’Assemblea Parlamentare dal marzo 2006 al marzo
2007 ed ha organizzato, a Tunisi,
la riunione Plenaria il 16 e 17 marzo
2007.
DIALOGO 5 + 5 La Tunisia partecipa al Dialogo 5 + 5 (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta e Algeria, Tunisia, Marocco, Libia e Mauritania), la cui terza e ultima riunione, dedicata al tema Le sfide del Mediterraneo, si è tenuta a Rabat, il 23 e 24 novembre 2006.
NATO Il Parlamento tunisino ha lo status di osservatore nel Gruppo Speciale del Mediterraneo e del Medio oriente dell’Assemblea Parlamentare della NATO (si segnala che nel giugno 2002 si è svolto a Tunisi l’incontro del Gruppo e in tale occasione è stato conferito alla Camera dei deputati tunisina tale status[3]). Il Gruppo Speciale Mediterraneo e Medio oriente (GSM) dell’Assemblea parlamentare della NATO è un organismo specializzato di tale Assemblea, creato nel 1997, per intensificare le relazioni con i paesi della riva sud del Mediterraneo; esso rappresenta un foro di dialogo per i parlamentari dei Paesi NATO e del Medio Oriente e Nord Africa per discutere questioni politiche e di sicurezza.
OSCE La Tunisia è partner per la cooperazione mediterranea dell’OSCE.
Il Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’OSCE e Vicepresidente dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE,, on. Riccardo Migliori (PdL), ha incontrato in tre occasioni l'Ambasciatore della Tunisia a Roma: S.E. Naceur Mestiri, il 31 gennaio 2012 e il 15 settembre 2011; l'Incaricato d'Affari, Min. Ridha Azaliz, il 22 giugno 2011 e S.E. Habib Achour, il 22 giugno 2010.
L'on. Riccardo Migliori e l'on. Matteo Mecacci, componente della Delegazione italiana e Presidente della Commissione Democrazia, Diritti umani e Questioni umanitarie dell'Assemblea OSCE, hanno svolto una missione in Tunisia dal 14 al 16 febbraio 2012. Nel corso della visita, hanno incontrato il Presidente dell'Assemblea Costituente tunisina, on. Mustapha Ben Jafaar e il Primo Vicepresidente della medesima Assemblea costituente, Mehrzia Laabidi; il Ministro dei diritti umani e della giustizia, Samir Dilou; il Ministro degli Affari sociali e dei tunisini all'estero, Houcine Jaziri ed il suo collaboratore Omayya Seddik; il Direttore generale per i rapporti con la UE del Ministero degli esteri tunisino, Selim Hammami; il direttore dell'ufficio di Tunisi dell'IFES (Fondazione internazionale per i sistemi elettorali), Nicolas Kaczorowski. Al centro dei colloqui, l'ipotesi di organizzare la Riunione autunnale 2012 dell'Assemblea OSCE a Tunisi e gli sviluppi della situazione politica in Tunisia.
L’Assemblea parlamentare dell’OSCE ha effettuato una missione di osservazione elettorale in Tunisia in occasione delle elezioni per la costituzione dell’Assemblea Costituente, del 23 ottobre 2011. L’on. Riccardo Migliori, Presidente della delegazione italiana all’assemblea parlamentare dell’OSCE, è stato incaricato di coordinare tale missione. Al termine della missione, sulla base delle risultanze del lavoro svolto, l’Assemblea parlamentare dell’OSCE ha espresso un giudizio positivo sullo svolgimento delle elezioni, apprezzando l’alta partecipazione al voto del popolo tunisino come una grande dimostrazione di maturità democratica. Sono stati comunque fatti anche alcuni rilievi critici che, tuttavia, nel complesso non inficiano il giudizio sostanzialmente positivo sulla tornata elettorale.
In vista di tale evento, l’on. Migliori, ha effettuato due visite pre-elettorali nel paese in
qualità di coordinatore della missione di osservazione: la prima dal 6 al 9 settembre 2011 e la seconda dal 28 settembre al 1° ottobre. Nel corso
della prima missione il Presidente Migliori ha incontrato Taieb Baccouche,
Ministro dell’Istruzione e Portavoce del Governo; Kemal Jendoubi, Presidente dell’Alta Commissione indipendente per
le elezioni in Tunisia (ISIE); Yadh Ben Achour, Presidente dell’Alta autorità per il raggiungimento
degli obiettivi della rivoluzione, della riforma politica e della transizione
democratica; Mohamed Mouldi Kefi, Ministro degli Affari
esteri, nonché esponenti dei partiti politici, delle ONG e della società
civile. Il Presidente Migliori ha svolto la seconda visita preelettorale nel
Sud del Paese per avere una diretta impressione del grado di preparazione delle
elezioni e per valutare il clima socio-politico nel corso della campagna
elettorale, incontrando nei dipartimenti di Sousse, Sfax, Gabes e Medenine, i
funzionari delle autorità elettorali locali, i leader e i candidati dei
maggiori partiti e i rappresentanti degli osservatori internazionali attivi sul
territorio. Ha altresì incontrato il Presidente dell’Autorità nazionale
indipendente per l’Informazione e le Comunicazioni ed i coordinatori delle
missioni di osservazione internazionale dell’Unione Europea e del Carter
center, per discutere sulle possibili forme di coordinamento e condivisione
delle informazioni nella fase preelettorale. Ha infine visitato due campi
profughi presso il confine con la Libia, a Ras Ajdir, gestiti dall’Alto
commissariato delle Nazioni Unite per I rifugiati (ACNUR) e dall’Organizzazione
internazionale per le migrazioni (OIM).
Si segnala che nell’ambito della Conferenza Internazionale, dedicata a "Le donne come agenti di cambiamento nel sud del Mediterraneo", organizzata presso la Camera, il 24 e 25 ottobre 2011, dall’on. Deborah Bergamini (PdL), Presidente del Centro Nord-Sud del Consiglio d'Europa, una specifica sessione è stata dedicata alle elezioni che si sono svolte in Tunisia e sono intervenuti nel corso della sessione il Professor Mohamed Aziza (Tunisia) dell'Osservatorio Mediterraneo, che ha moderato la sessione speciale, e la blogger e giornalista tunisina, Sondes Ben Khalifa.
Unione Interparlamentare
Nell’ambito dell’Unione interparlamentare opera il Gruppo di amicizia Italia - Tunisia. Il presidente della sezione è il sen. Gianpiero D’Alia (UDC-SVP-Aut); ne fanno altresì parte i deputati Francesco Colucci (PdL), Niccolò Cristaldi (PdL), Leoluca Orlando (IdV) e i senatori Francesco Amoruso (PdL), Giuseppe Lumia (PD) e Beppe Pisanu (PdL).
Il 27 dicembre 2011, in una dichiarazione congiunta, l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR), Catherine Ashton, e il Commissario per l’allargamento, Stefan Füle, hanno espresso soddisfazione per la nomina del nuovo governo tunisino che rappresenta - dopo le elezioni del 23 ottobre 2011[4] - un ulteriore passo nella transizione del paese verso la democrazia. Nella dichiarazione è espressa la volontà dell’UE di avviare un intenso dialogo con il nuovo governo e ribadito l’impegno a continuare a fornire assistenza in risposta alle richieste delle nuove autorità e della società civile.
L’impegno dell’UE nei confronti del paese è stato confermato il 2 febbraio 2012, in occasione della prima visita ufficiale presso le istituzioni europee di Hamadi Jebali, Capo del Governo tunisino. In una dichiarazione congiunta, rilasciata al termine dell’incontro, UE e Tunisia hanno riaffermato il carattere privilegiato delle relazioni reciproche e la determinazione ad approfondirle in tutti i settori e a tutti i livelli. Nella dichiarazione congiunta sono state individuate le seguenti priorità:
· la ripresa dei negoziati per la conclusione di un partenariato privilegiato - attraverso la concessione dello status avanzato - che preveda in particolare il rafforzamento della cooperazione politica, il sostegno alla democratizzazione, l’integrazione progressiva nel mercato interno dell’UE. L’obiettivo è quello di arrivare ad un accordo entro l’anno;
· l’istituzione di un dialogo in materia di occupazione e formazione, volto anche a consentire la partecipazione della Tunisia allo spazio europeo di ricerca e innovazione;
· l’istituzione di un consiglio misto di imprese europee e tunisine, per rafforzare il clima di fiducia degli investitori privati;
· la ripresa, entro il primo semestre del 2012, dei negoziati per la liberalizzazione degli scambi di prodotti agricoli, agricoli trasformati e della pesca. La liberalizzazione sarà progressiva, accordando alla Tunisia un calendario di abolizioni asimmetriche delle tariffe;
· l’avvio di negoziati per un accordo di libero scambio completo ed approfondito che contribuisca all’integrazione dell’economia tunisina nel mercato dell’UE, con l’obiettivo di arrivare ad uno spazio economico comune[5];
· l’apertura di negoziati in vista di un accordo sulla conformità dei prodotti industriali;
· l’avvio di discussioni preliminari per pervenire alla liberalizzazione del trasporto aereo;
· il proseguimento del dialogo su migrazione, mobilità e sicurezza lanciato ad ottobre 2011, con l’obiettivo di concludere un partenariato per la mobilità. La Tunisia è il primo paese del Mediterraneo meridionale a beneficiare di questa iniziativa.
Il sostegno politico dell’Unione europea ai cambiamenti in atto nel paese è evidenziato anche nella relazione sui progressi compiuti dal paese nel corso del 2011, pubblicata dall’Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza e dalla Commissione il 15 maggio 2012, nell’ambito del pacchetto sulla politica di vicinato. La relazione segnala che la Tunisia ha assunto nel corso del 2011 iniziative significative tra cui: l’istituzione di tre commissioni ad hoc sulle riforme politiche, sui casi di malversazione e corruzione, sugli abusi perpetrati durante la rivoluzione; l’adozione di una legislazione volta al rafforzamento della libertà di associazione; il miglioramento della situazione dei media; l’avvio di riforme in materia di indipendenza del sistema giudiziario; l’adesione a numerose convenzioni internazionali. Secondo la relazione la vita politica del paese ha conosciuto inoltre un’apertura senza precedenti, con l’interdizione dell’antico “partito-stato” e le legalizzazione di un numero molto elevato di nuovi partiti,
Per quanto riguarda il 2012, sulla base della relazione la Tunisia è invitata a:
· adottare la nuova legge elettorale;
· intraprendere la creazione dell’istanza pubblica indipendente, incaricata della gestione e organizzazione delle elezioni;
· assicurare l’attuazione effettiva delle convenzioni internazionali in materia di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
· adottare le riforme legislative e organizzative necessarie al consolidamento della democrazia (indipendenza dl sistema giudiziario; riforma del settore della sicurezza, indipendenza dei media);
· prevedere l’adesione della Tunisia ad alcuni strumenti e convenzioni del Consiglio d’Europa;
· rafforzare il ruolo della società civile, come partner essenziale nel processo di democratizzazione;
· preparare la Tunisia all’integrazione nel mercato unico europeo, in particolare nel quadro dei negoziati per un’area di libero scambio completa e approfondita;
· siglare e ratificare la Convenzione regionale sulle norme di origine preferenziali paneuromediterranee[6].
Lo stato delle relazioni UE-Tunisia ed i
passi futuri
Le relazioni tra Unione europea e Tunisia hanno trovato una prima definizione nel 1969, quando fu firmato un primo accordo di cooperazione, a prevalente contenuto commerciale; nel quadro della politica mediterranea dell’UE, nel 1976 nuovi accordi bilaterali furono firmati dall’UE con Tunisia, Algeria e Marocco. I nuovi accordi includono per la prima volta aiuto economico e finanziario, in forma di protocolli finanziari bilaterali. A seguito del lancio del partenariato euro mediterraneo nel 1995 a Barcellona, la Tunisia fu il primo paese a firmare un accordo di associazione con l’UE. L’accordo – che costituisce tuttora la base giuridica delle relazioni tra UE e Tunisia - include un partenariato politico e di sicurezza; un partenariato economico e finanziario; un partenariato culturale, sociale e umano. Sulla base delle previsioni dell’accordo, una zona di libero scambio dei prodotti industriali è in vigore dal 2008. Sono state inoltre istituite strutture permanenti di lavoro su dialogo politico e dialoghi settoriali. A partire dal 2004, le relazioni con la Tunisia si sono sviluppate anche nel quadro della politica europea di vicinato, sulla base del piano d’azione UE-Tunisia, adottato nel 2005. Nel contesto attuale, la Tunisia è chiamata ad elaborare nel corso del 2012 un nuovo piano d’azione.
La Politica europea di vicinato (PEV) si rivolge ai nuovi Stati
indipendenti (Bielorussia, Moldova, Ucraina), ai paesi del Mediterraneo
meridionale (Algeria, Autorità palestinese, Egitto, Giordania, Israele, Libano,
Libia, Marocco, Siria, Tunisia) e a quelli del Caucaso (Armenia, Azerbaigian e
Georgia). Inaugurata dalla Commissione nel 2003 e più volte rafforzata, ha
l’obiettivo di prevenire l’emergere di nuove linee di divisione tra l’Unione
europea allargata e i suoi vicini, condividendo con questi ultimi i benefici
dell’allargamento e consentendo loro di partecipare alle diverse attività
dell’UE, attraverso una cooperazione politica, economica e culturale
rafforzata. La componente principale
della PEV è rappresentata dai piani d’azione che l’UE concorda con ciascuno dei
paesi interessati. Tali piani d’azione, differenziati, per riflettere lo stato
delle relazioni con ciascun paese, le sue necessità e capacità, nonché gli
interessi comuni, definiscono il percorso da seguire nel medio periodo.
L’UE è intervenuta a sostegno della Tunisia
in occasione dei recenti cambiamenti politici. Sono state effettuate
numerose visite ad alto livello, la prima delle quali poche settimane dopo la
rivoluzione, il 14 febbraio 2011, da parte dell’Alto rappresentante dell’Unione
per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR), Catherine Ashton, seguita
da quelle del Presidente della Commissione, José Manuel Barroso, dei Commissari
europei Štefan Füle (allargamento
e politica di vicinato), Cecilia Malmström
(affari interni) e Karel De Gucht (commercio internazionale), così come dal
Presidente pro-tempore del Parlamento
europeo, Jerzy Buzek.
L’UE ha fornito sostegno alla preparazione delle elezioni, attraverso la previsione di assistenza tecnica alle autorità transitorie cosi come attraverso il sostegno diretto alle organizzazioni della società civile.
E’ stato reso disponibile anche un considerevole aiuto umanitario, in particolar modo per aiutare la Tunisia a fronteggiare il massiccio afflusso di rifugiati dalla Libia.
A seguito del cambiamento di regime, l’UE ha incrementato i fondi disponibili per la cooperazione bilaterale per il periodo 2011-2013, aumentati da 240 a 400 milioni di euro, con un incremento di oltre il 60% degli aiuti.
Complessivamente per il solo 2011 l’UE ha raddoppiato il contributo, fino a 160 milioni di euro, destinati in particolare a:
· sostegno al programma di emergenza in materia di crescita economica del governo transitorio (100 milioni di euro);
· sostegno al settore dei servizi per rafforzare la competitività, soprattutto in materia di salute, trasporti, servizi professionali, information tecnology (20 milioni di euro);
· sostegno alle aree meno sviluppate per facilitare la transizione democratica, riducendo le disuguaglianze sociali e le discrepanze regionali (20 milioni di euro);
· azioni a sostegno della società civile e della preparazione delle elezioni ( 9.7 milioni di euro).
Come anticipato, l’impegno dell’UE a sostegno della Tunisia sarà rafforzato. A tale scopo, una task force presieduta congiuntamente dall’Alto rappresentante, Catherine Ashton, e dal primo ministro tunisino è stata istituita per assicurare un migliore coordinamento tra il sostegno dell’UE e quello internazionale. In totale, quasi 4 miliardi di euro (inclusi prestiti e sovvenzioni) potrebbero essere resi disponibili per sostenere la transizione in Tunisia nei prossimi tre anni: 3 miliardi dalle istituzioni dell’UE banche dell’UE e istituti internazionali (banca africana per lo sviluppo banca islamica per lo sviluppo banca mondiale) e un miliardo dagli Stati membri dell’UE. La task force è chiamata anche ad individuare le priorità di azione.
Tali priorità includono, oltre a quelle riportate nella citata dichiarazione congiunta del 2 febbraio 2012, tra l’altro:
· il sostegno alle autorità tunisine sui temi della ricostruzione;
· il sostegno alla società civile, attraverso dialogo rinforzato e incremento dei finanziamenti;
· ulteriori finanziamenti per i programmi Erasmus Mundus e TEMPUS, con l’obiettivo di rafforzare, modernizzare e internazionalizzare l’istruzione superiore e dare opportunità di movimento a studenti e personale accademico.
Per quanto riguarda le attività del 2012, è stata mobilitata una missione di programmazione, per rivedere la cooperazione in corso e definire obiettivi e parametri per i finanziamenti del 2012. L’attenzione dovrebbe essere concentrata su occupazione (quasi 60 milioni di euro) e giustizia (20 milioni di euro). Sarà anche valutato come rendere disponibili al paese i fondi del programma SPRING varato dalla Commissione il 27 settembre 2011 con un budget totale di 350 milioni di euro per due anni (2012-2013) e destinato a favorire la transizione democratica, la ripresa economica e la crescita inclusiva.
Oltre che con il sostegno ai singoli paesi, l’Unione europea ha risposto agli eventi della primavera araba con una serie di iniziative di carattere generale, messe in atto già a partire dall’inizio del 2011, riconoscendo - insieme all’importanza delle sfide poste dalla transizione politica ed economica della regione - anche la necessità di un nuovo approccio nelle relazioni con i suoi vicini meridionali.
A tal fine, l'Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR), Catherine Ashton, ha istituito una task force volta a riunire il Servizio europeo di azione esterna e gli esperti della Commissione per adattare gli strumenti già a disposizione dell’UE al fine di aiutare i Paesi del Nord Africa. L'obiettivo è quello di fornire un pacchetto completo di misure adeguate alle esigenze specifiche di ciascun Paese.
La risposta strategica dell’UE è arrivata già durante il Consiglio europeo dell’11 marzo 2011, quando l’Alto rappresentante e la Commissione hanno presentato un documento orientativo, volto a proporre un nuovo partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale. Tale partenariato dovrebbe essere fondato su una maggiore integrazione economica, un accesso al mercato più ampio e la cooperazione politica. La comunicazione sottolinea la necessità di sostenere la domanda di partecipazione politica, dignità, libertà e opportunità di occupazione proveniente dai popoli della regione e di delineare un approccio basato sul rispetto dei valori universali e su interessi condivisi. Si propone inoltre il principio del “more for more” in base al quale maggiore assistenza finanziaria, mobilità incrementata e accesso al mercato unico dell’UE saranno resi disponibili ai paesi partner più avanzati sulla strada delle riforme.
Tale approccio è stato ulteriormente elaborato nella comunicazione “Una nuova risposta ad un vicinato in mutamento” (COM (2011) 313)[7] che l’Alto rappresentante e la Commissione hanno presentato il 25 maggio 2011 nell’ambito dell’annuale pacchetto sulla politica di vicinato. Secondo quanto indicato nella comunicazione, i risultati di un’ampia consultazione con le parti interessate avviata già nell’estate 2010 nonché i recenti avvenimenti nei paesi del bacino meridionale del Mediterraneo hanno mostrato che il sostegno dell’UE alle riforme politiche nei paesi vicini ha ottenuto risultati limitati; è emersa dunque la necessità di una maggiore flessibilità e di risposte più adeguate, in linea con la rapida evoluzione della situazione nei partner. Su tali basi, l’UE è impegnata nel breve e lungo periodo ad aiutare i suoi partner in due importanti sfide:
- in primo luogo, costruire una democrazia solida, non soltanto scrivendo costituzioni democratiche e conducendo libere elezioni, ma anche creando e sostenendo sistema giudiziario indipendente, libera stampa, società civile dinamica e tutte le altre caratteristiche di una democrazia matura;
- in secondo luogo, assicurare una crescita economica inclusiva e sostenibile, senza la quale la democrazia non può attecchire. Una particolare sfida è rappresentata dalla creazione di nuovi e solidi posti di lavoro.
Su tali basi e su sollecitazione del Consiglio europeo dell’1 e 2 marzo 2012, Commissione e AR hanno presentato – nell’ambito del pacchetto sulla politica europea di vicinato del 15 maggio 2012 - una tabella di marcia intesa a definire e orientare l'attuazione della politica dell'UE nei confronti dei partner del Mediterraneo meridionale, che elenca gli obiettivi, gli strumenti e le azioni, concentrandosi sulle sinergie con l'Unione per il Mediterraneo e altre iniziative regionali.
Il Consiglio europeo di marzo 2012 ha inoltre ribadito la volontà dell’UE di far corrispondere l’entità del sostegno economico al livello delle riforme democratiche, “offrendo maggiori aiuti ai partner che compiono maggiori progressi verso sistemi democratici inclusivi, riconsiderando il sostegno ai governi in casi di oppressione o di gravi o sistematiche violazioni dei diritti umani''.
Scheda-paese
(a cura del Ministero degli Affari
Esteri)
Tunisia
CENNI
STORICI
1956 Il Paese ottiene l’indipendenza dalla
Francia.
1957 Con voto parlamentare, è deposto il Bey. La
Tunisia diventa una Repubblica, con a capo Habib Bourguiba che introduce una
serie di riforme in ambito politico e sociale, tra cui l’abolizione della
poligamia e la promozione dei diritti delle donne.
1964 Il Neodestour,
ribattezzato Partito Socialista Destour (PSD), diventa l’unico partito legale.
1975 Bourguiba è eletto
Presidente a vita.
1982 L’OLP si rifugia a Tunisi, costretta da
Israele ad abbandonare il Libano.
1986 Bourguiba nomina il generale Zine el-Abdine
Ben Ali Ministro degli Interni per arginare la deriva fondamentalista del
Mouvement de la tendance islamique (MTI).
1987 Ben Ali depone per senilità il Presidente
Bourguiba e diventa premier. Il PSD è rinominato RCD (Raggruppamento
Costituzionale Democratico).
1988 La nuova
Costituzione introduce il multipartitismo ed abolisce la Presidenza a vita.
Vengono ammessi a partecipare alla vita politica tunisina anche due partiti
dell’opposizione. Il MTI assume il nuovo nome di Partito della Rinascita (Hizb
al-Nahda, o Ennahdha).
1989 L’RCD vince in
tutti i seggi alle elezioni legislative, mentre i fondamentalisti conquistano
il 13% dei voti. Ben Ali diventa Presidente della Repubblica.
1991 Fallisce un colpo
di Stato attribuito al Partito della Rinascita. Viene intensificata la lotta
contro i fondamentalisti.
1994
Ben Ali, candidato unico, è rieletto Presidente.
Alle elezioni legislative, l’RCD si aggiudica tutti i seggi.
1999 Ben Ali domina
nuovamente le elezioni presidenziali cui, per la prima volta, partecipano altri
due candidati.
2002 Con due
emendamenti alla costituzione del 1959, viene abolita la clausola che limita a
tre i mandati presidenziali. Viene inoltre innalzata a 75 anni l’età massima
per ricoprire l’incarico presidenziale.
2004
Il 24 ottobre, in occasione delle elezioni presidenziali,
il Presidente Ben Ali vince con il 94,48% di preferenze, ottenendo così il
quarto mandato.
2005
Si svolgono le prime elezioni per la Camera dei
Consiglieri, secondo ramo del Parlamento, composta da rappresentanti degli Enti
locali territoriali e dalle parti sociali, nonché da membri di diretta nomina
presidenziale.
2009 Nelle elezioni presidenziali del 25 ottobre
il Presidente Ben Ali viene rieletto per il quinto mandato presidenziale
consecutivo con l’89,62% dei voti.
2011 A seguito dei moti di protesta popolari,
il Presidente Ben Ali abbandona il Paese il 14 gennaio. Il giorno dopo il
Presidente della Camera Mebazaa giura quale nuovo Capo dello Stato ad
interim e affida al Primo Ministro
uscente Ghannouchi l’incarico di formare un Governo di unità nazionale. A
seguito delle dimissioni di Ghannouchi, il 27 febbraio, viene nominato al suo
posto Caid Essebsi. Il 23 ottobre si svolgono le elezioni per l’Assemblea
Nazionale Costituente (ANC), che vedono vincitore il partito moderato di
ispirazione islamica Ennahdha (89 seggi su 217). La ANC (Presidente Moustapha
Ben Jafaar – Ettakatol) elegge Presidente provvisorio della Repubblica Moncef
Marzouki (CPR), il quale nomina Primo Ministro Hamadi Jebali (Ennahdha), che
assume funzioni il 24 dicembre.
STRUTTURA
ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE
Struttura istituzionale e dati di base
Superficie: |
162.155 kmq |
Capitale: |
Tunisi (699.700 abitanti, esclusi i sobborghi) |
Principali
città: |
Sfax, Ariana, Gabès,
Sousse, Kairouan |
|
|
Nome Ufficiale: |
Repubblica tunisina |
Forma di Governo: |
In via di
definizione (è in corso la fase costituente). Con il “decreto sui poteri
provvisori”, approvato ai primi di dicembre, l’assetto istituzionale del
paese è “di fatto” quello di un regime parlamentare. |
Capo provvisorio dello Stato: |
Moncef MARZOUKI |
Capo del Governo: |
Hamadi JEBALI |
Ministro degli Esteri: |
Rafik ABDESSELAM |
|
|
Sistema legislativo: |
al momento monocamerale (Assemblea Nazionale
Costituente) |
Sistema legale: |
fondato sul diritto francese e islamico |
Suffragio: |
20 anni; universale |
|
|
Partecipazione
ad Organizzazioni Internazionali: |
ONU, UNCTAD, OIL, FMI, UNESCO, UNIDO, G77, BIRS,
WTO, FAO, AIEA, ICAO, IFAD, IOM, UNHCR, WHO, Lega Araba, OIC, UMA, ecc. |
Popolazione ed indicatori sociali
Popolazione: |
10,6 milioni di
abitanti (stima al 1° luglio 2011 da
Institut Nationale de la Statistique ) |
Tasso di crescita: |
1,2% (stima 2009 - INS) |
Aspettativa di vita alla nascita: |
uomini: 72,5 anni; donne: 76,5 anni (stima 2009 -
INS) |
Gruppi etnici: |
arabi 98%; europei ed altri 2% |
Religioni: |
musulmana sunnita 98%; cristiana 1%; ebraica 1% |
Lingue: |
arabo (lingua ufficiale), francese |
Principali
partiti politici: |
Ennaahdha
(movimento di ispirazione islamica) Congrès pour la République (CPR, sinistra nazionalista) Al-Aridha Chaabia ("Pétition
populaire”, populista) Forum
Democratico per il Lavoro e le Libertà (FDTL – Ettakatol, socialista) Partito
Democratico Progressista (centro-sinistra) L’Iniziativa
(liberali, guidato da un membro del Governo pre-rivoluzione) Afec Tounes
(liberali) Harakat Ettajdid
(centro-sinistra, ex comunisti) Partito
Comunista degli Operai Tunisini (PCOT) |
Composizione
del Governo tunisino (24 dicembre 2011)
Primo Ministro |
Hamadi JEBALI |
Ministri |
|
Affari esteri |
Rafik ABDELSSELAM |
Interno |
Ali LARAYEDH |
Trasporti |
Abd Karim HAROUNI |
Infrastrutture ed urbanismo |
Mohamed SALAMANE |
Difesa nazionale |
Aelkarim ZBIDI |
Tecnologie della comunicazione |
Mongi MARZOUK |
Affari Religiosi |
Nourdine KHADMI |
Giustizia |
Nourddine BHIRI |
Diritti Umani, giustizia transitoria e portavoce |
Samir DILOU |
Affari Sociali |
Khalil ZAWIYA |
Pianificazione e sviluppo
regionale |
Jamel Eddine GHARBI |
Occupazione e formazione
Professionale |
Abd Waheb MAATAR |
Investimenti e cooperazione
Internazionale |
Riadh BETTAIB |
Gioventù e Sport |
Tarek DHIAB |
Agricoltura |
Mohamed BEN SALEM |
Finanze |
Hassin DEMASSI |
Affari della donna |
Siham BADI (Sig.ra) |
Insegnamento superiore e ricerca
scientifica |
Moncef BEN SALEM |
Cultura |
Mahdi MABROUK |
Industria, commercio ed artigianato |
Mohamed Amine CHAKHARI |
Salute |
Abd Latif MAKKI |
Ambiente |
Mamiya EL BANNA (Sig.ra) |
Turismo |
Elyes FAKHFAKH |
Istruzione |
Abd Latif ABID |
Demanio |
Slim Ben HMIDAINE |
Ministri presso il Primo Ministro |
|
Trasparenza e lotta corruzione |
Abd Rahmane ADGHAM |
Riforma amministrativa |
Mohamed ABBOU |
Economia |
Ridha SAIDI |
Relazioni con l’Ass. naz. costituente |
Abd Razek KILANI |
POLITICA INTERNA
Il quadro politico della Tunisia è stato
completamente modificato da quella che i media internazionali hanno chiamato la
“rivoluzione dei gelsomini” e
dall’abbandono del potere da parte del Presidente Ben Ali il 14 gennaio 2011.
I moti di protesta, inizialmente caratterizzati da
rivendicazioni di carattere socio-economico da parte di studenti e disoccupati,
cominciati nella seconda metà di dicembre 2010 a Sidi Bouzid, in una delle aree più depresse del Paese, si sono
rapidamente estesi. Alle manifestazioni, represse con brutalità dalle Autorità
tunisine, hanno successivamente aderito, grazie anche alla diffusione delle
ragioni della protesta attraverso internet, altre componenti sociali, inclusi
alcuni ordini professionali, come quello degli avvocati. Anche le richieste dei
dimostranti si sono via, via ampliate, includendo rivendicazioni di carattere
politico, in particolare per quanto concerne il rispetto delle libertà di stampa,
espressione ed associazione, e inerenti il dilagare dei fenomeni di corruzione
e nepotismo in favore dei familiari e dell’entourage del Presidente.
Il giorno successivo all’uscita di scena del
Presidente Ben Ali, il 15 gennaio 2011, in base a quanto previsto dalla
Costituzione tunisina, il Presidente della Camera, Mebazaa, ha giurato quale
Capo dello Stato ad interim e ha conferito al Primo Ministro uscente,
Ghannouchi, l’incarico di formare un Governo di Unità nazionale. Si trattava,
tuttavia, di un Governo ancora largamente rappresentato da personalità legate
al precedente regime. Il 27 febbraio, a seguito di alcuni incidenti e saccheggi
in varie località del Paese, culminati in una grande manifestazione di piazza a
Tunisi sfociata in nuove violenze (5 morti e vari feriti tra i dimostranti) e
un sit-in di settimane presso la Casbah contro il governo, il Primo Ministro
Ghannouchi, rassegnava quindi le proprie dimissioni. Lo sostituiva Be’ji Caid
Essebsi, ottantacinquenne avvocato con una lunga esperienza di governo durante
l’epoca di Bourghiba che nei giorni successivi procedeva ad un nuovo rimpasto
che avrebbe sancito l’uscita di scena degli ultimi esponenti del vecchio regime
ancora presenti nel governo, a soddisfazione della richiesta della piazza di una
cesura netta ed irreversibile con il passato. Nonostante questo le
manifestazioni sarebbero proseguite fino a maggio 2011.
Il Governo di Caid Essersi, pur nella
criticità rappresentata dalle condizioni economiche del paese, dal persistere
di un quadro securitario fragile (di
cui fu tra l’altro termometro il massiccio flusso di migranti clandestini verso
l’isola di Lampedusa nel periodo primaverile) come anche dalle tensioni
createsi al confine tuniso-libico, ha comunque garantito una corretta
transizione del Paese fino alle elezioni dell’Assemblea nazionale costituente (ANC) tenutesi il 23 ottobre 2011.
Tali consultazioni si sono svolte nell’ordine ed in un clima partecipativo di
generalizzato ottimismo, con un’affluenza del 54% ed una positiva valutazione
dei numerosi osservatori internazionali in merito a trasparenza e correttezza
della consultazione.
Favorito dalla parcellizzazione del voto (hanno partecipato ben 118 partiti, nella
quasi totalità formatisi o legalizzati dopo la caduta di Ben Ali) e dal suo
rapido radicarsi sul territorio, oltre che per essere stato il partito i cui
componenti più avevano sofferto le repressioni del passato regime, il partito
di ispirazione islamica Ennahdha ha conquistato la maggioranza dei seggi (89 su
217) ed ha potuto esprimere il Primo Ministro (Hamadi Jebali, Segretario Generale del partito) grazie ad un
accordo di maggioranza con CPR (29 seggi) e FDTL-Ettakatol (20), i cui leader
(rispettivamente Moncef Marzouki e Moustapha Ben Jafaar) sono stati eletti
rispettivamente Presidente provvisorio della Repubblica e Presidente dell’ANC.
Alla figura del Primo Ministro è stato dato il potere di rimuovere i Ministri
designati e di definire le politiche di governo, mentre al Presidente della
Repubblica Marzouki assegnato un ruolo puramente simbolico.
L’Assemblea Costituente è al lavoro per redigere il testo della nuova
Costituzione. Nelle ultime settimane, i
lavori si sono concentrati sulla c.d. “questione identitaria” e sul possibile
riferimento alla Shari’a come fonte
di diritto nel progetto di Costituzione, come inizialmente prospettato da
Ennahdha. Il tema ha animato un forte dibattito nella società civile tunisina,
sfociato in manifestazioni anche violente da parte di gruppi legati alla
minoranza salafita a difesa della necessità di introdurre un richiamo alla Legge coranica. A conferma dello
spirito moderato che ha sin qui caratterizzato l’azione di Ennahdha, il
movimento ha convenuto sull’opportunità, a tutela della laicità dello Stato, di
non inserire alcun riferimento alla Shari’a, ferma restando la salvaguardia del
principio dell’Islam come religione di Stato. Pur non essendo stato fissato un
termine per l’adozione della Costituzione (che, in caso di mancata approvazione
da parte dei 2/3 dell’Assemblea Costituente, sarà sottoposta a referendum) è
previsto indicativamente nella primavera del 2013 lo svolgimento delle elezioni
presidenziali, momento che segnerà la fine del periodo transitorio.
Alle Autorità transitorie tunisine è anche affidato
il compito di realizzare importanti misure in campo economico e sociale in
linea con le riforme, positivamente valutate dagli osservatori internazionali,
portate avanti dal governo precedente soprattutto in tema di modernizzazione
del sistema industriale, di liberalizzazione del commercio e di promozione
degli investimenti. Si tratta di indicatori importanti per un Paese che si è
sviluppato principalmente grazie all’apertura del mercato. Va ricordato,
infatti, che tra il 2000 ed il 2010 la Tunisia ha assorbito oltre il 6%
dell’insieme dei flussi d’investimento destinati al continente africano, flussi
che hanno permesso di coprire i quattro quinti del deficit corrente tunisino
(612 Milioni di Euro in media annua).
Dal punto di vista sociale, durante i suoi ventitre
anni di governo, Ben Ali aveva agito lungo quattro direttrici
fondamentali: alfabetizzazione del Paese ed
istruzione gratuita (il tasso di analfabetismo è praticamente azzerato tra la
popolazione in età scolare; scolarizzazione primaria ( al 97%); sviluppo del
sistema sanitario pubblico; proprietà diffusa della « prima casa »
(77%); diritti del fanciullo; libertà di religione e condizione della donna,
giuridicamente assimilabile a quella maschile. In materia di pari opportunità
tra uomo e donna la Tunisia è tradizionalmente all’avanguardia nel mondo arabo.
Già nel 1956 il
Codice dello Statuto Personale (modificato nel 1993) aveva tra l'altro abolito
la poligamia, il divorzio tramite ripudio e limitato la pratica dei matrimoni
combinati, stabilendo per le donne tunisine un quadro di
riferimento del tutto simile a quello delle donne europee. Pur permanendo oggi
alcune forme di discriminazione legate a precetti coranici, le donne
rappresentano una componente sociale molto importante in Tunisia, con standard
da Paese occidentale, anche se più in campo economico che politico.
La fase transitoria avviatasi con la rivoluzione dei gelsomini ha
ampliato le politiche sociali alla sfera dei diritti umani, sia attraverso l’adesione della Tunisia alle
principali intese internazionali in tale materia, che tramite uno sforzo di
apertura alla pluralità politica (autorizzazione alla registrazione di partiti
politici, movimenti e ONG) ed in materia di media e informazione (anche se
questo settore sarebbe meritevole di un riordino complessivo) nonché attraverso
il tentativo di attenersi allo Stato di Diritto per quanto riguarda i processi
intentati nei confronti di Ben Ali, dei suoi familiari e principali
collaboratori.
All’inizio di aprile il Governo ha
presentato un Piano di Azione di 120
pagine, redatto in collaborazione con un gruppo di esperti in campo economico e
sociale, con il principale Sindacato dei lavoratori (UGTT) e con la Federazione
dei datori di lavoro (UTICA). Gli obiettivi del Piano “per una Tunisia libera,
democratica, autentica, moderna, giusta e tollerante” sono: l’accelerazione
delle riforme; il miglioramento della sicurezza nazionale; la realizzazione di
una società “centrista” e la creazione di un ambiente multiculturale. Benché il
Piano sia già stato ampiamente criticato per il suo carattere troppo
“idealista”, sicuramente si tratta di una mossa mediatica diretta a
tranquillizzare i partner stranieri sulle intenzioni del Governo provvisorio,
perlomeno della sua componente più moderata.
Il principale problema sul tavolo
rimane quello del gap sociale, specialmente a livello territoriale tra regioni
più arretrate (il sud-ovest e l’interno del Paese) e gran parte dell’area
costiera. Il permanere di sacche di povertà in varie zone del Paese, rimaste al
margine del processo di sviluppo economico, rappresenta ancora un significativo
elemento di instabilità, che per anni ha alimentato i flussi di migranti
tunisini verso l’Europa, ha innescato i disordini sfociati nella deposizione di
Ben Ali e potrebbe innescarne di nuovi se il nuovo Governo non sarà in grado di
rispondere alle richieste di cambiamento.
Da un lato vi sono i giovani
tunisini, veri promotori della rivoluzione, che aspirano ad una Tunisia
economicamente efficiente ed alla creazione di nuove opportunità di lavoro, e
dall’altra vi è la costituente salafita che chiede una rivisitazione del ruolo
della donna nella società e misure restrittive, quali la proibizione del
consumo di alcolici, che possono influire negativamente proprio a livello
economico.
Andamento
congiunturale e politiche economiche
Gli effetti negativi della
crisi sull’economia e sulla finanza tunisina si è sostanziata in modo più
evidente nella prima parte del 2011. L’economia ha registrato
un brusco deterioramento con perdite stimate in circa 2,5 miliardi di Dinari,
l’equivalente del 4% del PIL; principale causa della contrazione è stata il
rallentamento delle attività produttive per i continui scioperi e sit-in da
parte dei lavoratori. Nella seconda metà
dell’anno, tuttavia, con l’instaurarsi di un clima di maggiore fiducia si è
registrata una leggera ripresa e le stime a fine 2011 erano di una crescita tra lo zero ed il -0,3, in ogni modo
in netto contrasto con la crescita media annua dell’ultimo decennio attestatasi
intorno al 5% circa. L’anno si è chiuso con una recessione del 2,2% ed è prevista una debole ripresa per il 2012
(+2.8%).
Nel corso
del 2011, a
dispetto di previsioni molto più pessimistiche, le esportazioni di beni e
servizi sono aumentate del 7,9% rispetto all’anno precedente, in conseguenza della ripresa delle attività industriali anche nei comparti, a più
alto valore aggiunto, della trasformazione industriale. Il trend
positivo è continuato anche nei primi tre mesi del 2012 con un incremento del
9,1%. Trainanti in tal senso si sono dimostrate le produzioni agroalimentari le
industrie elettriche e le industrie del tessile e dell’abbigliamento. Anche per
quanto riguarda le importazioni si è registrato un aumento del 12,45% spinto dall’aumento dei prezzi
dei generi alimentari ed energetici che hanno rappresentato rispettivamente il
27 ed 26% delle importazioni complessive.
Nonostante la
risalita delle esportazioni, il deficit della bilancia commerciale ha
raggiunto i 5,8 miliardi di USD e quello della bilancia delle partite correnti
i 3,1 miliardi di USD, principalmente per il rincaro dei prodotti energetici,
il sostanziale calo delle rimesse (in particolare dovuto alla crisi libica) ed
lo stallo del settore turistico. I flussi turistici in ingresso, a fine agosto
2011, secondo i dati forniti dall’Office Nationale du Tourisme, sono
diminuiti di circa il 47% con una conseguente diminuzione delle entrate in
valuta da essi derivanti (-49,9%, nel primo semestre 2011).
Le riserve sono diminuite di oltre il 19,7%
passando da 9,462 miliardi di USD a 7,372 miliardi ed il debito estero è
passato da 21,5 miliardi di USD$ del 2010 ad oltre 23 miliardi nel 2011. La
disoccupazione – soprattutto nella fascia dei giovani diplomati -, il cui tasso
era già relativamente alto, nel 2011 si è attestato al 18% della popolazione
attiva (circa 900.000 disoccupati molti dei quali altamente scolarizzati), con
un brusco aumento rispetto al biennio 2009-2010 (13%).
Il rilancio dell’economia dipenderà, in primo
luogo, dalla capacità, di fornire rinnovato impulso alle attività produttive e
dei servizi, dopo un periodo di ridotti investimenti e mancati
introiti e da una risposta adeguata alla richiesta popolare di equa
redistribuzione del reddito. E’ presumibile che la Banca Centrale opterà per
una politica monetaria espansiva, con un occhio all’inflazione che nel 2011 si
è attestata su una media del 3,5%.
Nonostante il Governo tenterà di prevenire il deprezzamento del dinaro per
rallentare l’acuirsi del disavanzo delle partite correnti, è presumibile che la
valuta locale potrà viceversa rafforzarsi per tutto il 2012, a causa del
deprezzamento dell’Euro che costituisce i due terzi del paniere a cui la valuta
tunisina è ancorata. Le strategie di politica economica
dell’attuale Governo sono, quindi, influenzate dalla necessità, da una parte,
di cercare di riassorbire il più possibile la disoccupazione strutturale,
aggravata dai rientri di lavoratori tunisini dalla Libia, e dall’altra di
incoraggiare lo sviluppo degli IDE, attenuando al contempo il gap sociale.
A fine 2011
è stato approvato il Nuovo Piano di
Sviluppo (2012-2016) che oltre a riprendere le misure adottate dai
precedenti governi in tema di sviluppo economico pone un maggiore accento
proprio a questioni di carattere sociale. Il Piano prevede importati
investimenti, in particolare nel settore delle infrastrutture di base, nelle
zone più depresse del Paese e la creazione di circa 75.000 nuovi posti di
lavoro nel settore pubblico.
Per il prossimo biennio il Governo prevede un aumento
della spesa pubblica del 10% rispetto al 2011, spinta anche dall’incremento dei
sussidi, dei salari minimi statali e dagli indennizzi alle imprese danneggiate
nel corso dei moti rivoluzionari; il deficit di bilancio è previsto ampliarsi
di oltre il 9% in rapporto al PIL secondo le previsioni dell’Economist Intelligence Unit. D’altro
canto, obbiettivi di crescita appaiono difficili in presenza di entrate
limitate e di investimenti incerti e per questo motivo tra le ipotesi formulate
dal Governo vi è quella di sviluppare
partnership pubblico-privato (PPP) che abbiano un impatto minimo sul deficit e
sul debito pubblico. La principale sfida sarà quella di venire incontro
alle richieste dei lavoratori senza scontentare gli investitori; un traguardo
arduo ma anche l’unico in grado di scongiurare una paralisi dell’attività
produttiva.
Nel 2011
gli IDE hanno subito una
contrazione di oltre il 25% e quelli di portafoglio del 59,5%, rispetto al 2010. A fine 2010 erano operative oltre 3000 imprese
straniere, con circa 320.000 addetti, di cui circa il 88,6% di provenienza
europea, in particolare da Francia (1300 imprese), Italia (con circa 750
aziende), Gran Bretagna, Germania e Belgio, seguiti da Paesi del Nord America
(2,8% sul totale) ed asiatici. Tuttavia, è da notare che nei primi nove mesi
del 2011 a fronte di 82 imprese straniere chiuse, con una perdita di 5.900
posti di lavoro, ne sono state aperte 98 nuove ed ulteriori 136 aziende estere
già operative nell’industria manifatturiera hanno ampliato le loro attività,
permettendo di creare 6720 nuovi posti di lavoro. Dodici delle 98 nuove aziende
si sono, peraltro, impiantate in regioni interne o meno sviluppate del Paese.
Circa la metà delle imprese straniere presenti nel
Paese operano in joint-venture ed il
76% di esse esportano la totalità della produzione. Secondo fonti locali nei primi due mesi del 2012
gli investimenti hanno segnato un’inversione di tendenza con un aumento del 35%
rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.
Con l’intento di
rimettere in moto la crescita degli IDE nazionali ed esteri, l’OCSE ha di
recente invitato la Tunisia ad aderire alla Declaration
on International Investment and Multinational Enterprises. Tunisi si è
riservata di verificare l’impatto che tale impegno potrebbe avere sulla propria
economia anche con l’ausilio di un “Punto di Contatto Nazionale” che sarà
ubicato all’interno del Ministero degli Investimenti e della Cooperazione
Internazionale, composto da rappresentanti del Governo, delle imprese private e
dei sindacati e che inizialmente provvederà a divulgare le Linee Guida
dell’OCSE in materia di IDE ed investimenti multinazionali.
La posizione della Tunisina relativamente al clima
d’affari rimane quindi ancora buona nonostante il declassamento del Paese da parte delle principali agenzie di rating. Il
rapporto della Banca Mondiale e della Società Finanziaria Internazionale,
“Doing Business 2012”, pubblicato a novembre 2011 posiziona la Tunisia al 46°
posto nella classifica dei 183 Paesi oggetto di rilevazione (contro il 40°
posto dell’anno precedente); la Tunisia resta ben posizionata in tutta la regione Nord Africana e del Medio
Oriente, preceduta solo dagli emirati Arabi (33° posto) e del Qatar (36°
posto).
La perdita di 6
posizioni é dovuta essenzialmente al peggioramento di alcuni indicatori tra i
quali l’accesso al credito. Il settore bancario è frammentato e la piccola
dimensione degli istituti di credito ostacola lo sfruttamento di importanti
economie di scala. Una delle più preoccupanti incognite per gli investitori
esteri è la risposta che il Governo tunisino vorrà dare alla richiesta di
aumenti salariali da parte dei sindacati anche se l’impianto normativo
particolarmente favorevole ed attrattivo sviluppato negli anni precedenti non è
stato finora messo in discussione e gli investimenti privati continuano ad
essere agevolati.
Secondo le
previsioni contenute nel “Regional Economic Outlook” del FMI,
la crescita dei Paesi MENAP importatori di petrolio” nel 2012 , tra i quali la
Tunisia, continuerà ad essere condizionata da fattori di instabilità sociale,
politica ed economica. Il quadro è ulteriormente complicato da inefficienti
politiche di bilancio e dall’aumento della bolletta energetica. Per questo
motivo il Fondo suggerisce l’attuazione di riforme in materia di “business environment”, di protezione
sociale ed in materia di mercato del lavoro nonché una più attenta gestione
della spesa.
In un permanente clima di incertezza di carattere
politico, che solo l’instaurarsi di un nuovo Esecutivo potrà attenuare, le
attività produttive in Tunisia, proprio per la loro natura export-oriented, hanno risentito più del calo della domanda estera, in primis
di quella dell’Europa, che della variata situazione interna. Nel 2010 l’UE si
posizionata come principale partner della Tunisia fornendo più dei tre quarti
dei flussi turistici in ingresso e di circa i due terzi di IDE complessivi
nonché posizionandosi come principale mercato di sbocco delle merci tunisine.
La maggior parte delle rimesse, inoltre provengono dall’Europa. Qualsiasi
analisi economica sul futuro della Tunisia nel breve-medio termine non può
quindi prescindere da una valutazione sul futuro dell’economia
dell’Eurozona.
Relazioni
economiche e commerciali con i Principali Paesi partner
Oltre il 75%
dell’interscambio è realizzato con l’Unione Europea, in primis con la Francia e
l’Italia, seguite da Germania e Spagna. Con l’UE, sin dall’entrata in vigore
dell’Accordo di Associazione nel 1998, è stato avviato e concluso lo
smantellamento tariffario per la maggioranza dei prodotti industriali e dal
2006 sono in corso negoziati per la liberalizzazione del settore agricolo e dei
servizi. Altri partner commerciali di
rilievo per il Paese sono gli Stati Uniti ed alcuni Paesi del mondo arabo.
Con la Libia,
nell’ambito dell’Accordo sulla liberalizzazione degli scambi, è stata
concordata nel 2007 l’abolizione delle barriere tariffarie al fine di
sviluppare ulteriormente la cooperazione in campo economico e commerciale.
Sempre con la Libia, sono all’esame delle Autorità tunisine le prospettive di cooperazione
energetica. Sullo stesso fronte, va registrata anche la partnership con
l’Algeria nel cui ambito sono stati conclusi importanti accordi commerciali.
Molto attiva è
stata infine la collaborazione economica tra Tunisia ed Emirati Arabi Uniti, come
testimoniato dai numerosi scambi di visite ad alto livello a partire dal 2005,
che hanno portato, nel periodo in questione, ad un’importante crescita degli
investimenti emiratini (acquisizione del 35% del capitale della Telecom
–Tunisia; realizzazione del complesso turistico di Hergla). Ad inizio 2011 il
gruppo del Qatar “Qtel” ha acquisito il 25% della società di telecomunicazioni
Tunisiana - primo gestore GSM privato tunisino.
Rapporti con le Istituzioni finanziarie internazionali
La Tunisia è membro del Fondo monetario internazionale
sin dall’aprile 1958 (al momento non ha nessun accordo in corso) e
della Banca Mondiale attiva nell’ambito della Country Assistance Strategy con 18 progetti nei settori delle
infrastrutture, educazione ed energia per un ammontare complessivo di 700
milioni di USD. La BM, nel 2009, ha concesso alla Tunisia un prestito del
valore di 250 milioni di USD (cofinanziati dall’UE e dalla Banca Africana di
Sviluppo - AfDB) per il finanziamento di un programma d’appoggio alla competitività
dell’economia, mirato a favorire lo snellimento delle procedure amministrative
e la modernizzazione di quelle legislative.
Inoltre la BM, nel
2011 ha erogato 500 milioni di USD ( Development
Policy Loan) per il sostegno al Bilancio; si tratta di un prestito in due
tranche annuali per complessivi 1,5 miliardi di USD. Nel marzo 2011 la BEI, ha
messo a disposizione 600 Milioni di Euro per prestiti supplementari da
integrare a quelli della BM. La Tunisia aderisce anche al Programma MEDA,
lanciato dalla BEI, grazie al quale beneficia di un finanziamento per un
progetto di assistenza tecnica a favore dello sviluppo di cinque poli
tecnologici ed è membro fondatore dell’OMC.
A fine gennaio 2012 la Tunisia ha completato l’iter per l’ottenimento di Paese azionista
della Banca Europea di Ricostruzione e Sviluppo (BERS). Già il 17
gennaio la BERS aveva autorizzato il ricorso ai cooperation funds per finanziare attività di assistenza tecnica nel
Paese. La BERS focalizzerà la sua azione, in stretta cooperazione con le altre
IFI, in settori in cui potrà fornire valore aggiunto, tra i quali: la
ristrutturazione ed il rafforzamento del settore finanziario per favorire lo
sviluppo del settore privato; il sostegno alle PMI; la promozione
dell’efficienza energetica e lo sviluppo del settore dell’energia rinnovabile.
A febbraio 2012 la
AfDB ha approvato un nuovo “Interim
Country Strategy Paper 2012-2013”. Si tratta di un nuovo strumento
flessibile che, a differenza del passato, copre un biennio anziché un
quinquennio per rispondere alla fluidità di carattere sociale, politico ed
economico che inevitabilmente caratterizzerà il futuro (almeno quello più
prossimo) della Tunisia. Tra gli obiettivi del Paper vi è il sostegno alla crescita ed alla transizione economica
sia attraverso il rafforzamento della governance
che tramite la realizzazione di attività atte a favorire l’occupazione e
l’inclusione delle fasce sociali più vulnerabili, con particolare riguardo alle
diversità territoriali.
La FAO/WFP ha di recente approvato un progetto del
valore di 42 milioni di USD per la sostenibilità alimentare delle popolazioni
di quattro governatorati di aree depresse. Si tratta di un intervento “Cash for Work” (CFW) e di formazione che si avvarrà della
collaborazione dell’amministrazione tunisina la quale ha già stanziato 5
milioni di Euro per l’avvio del progetto.
La Tunisia ha
manifestato altresì interesse ad aderire alla Convenzione OCSE-CoE sulla mutua
assistenza amministrativa in materia fiscale.
Il
“Partenariato di Deauville”
Nel solco dei
consolidati rapporti con l’Unione Europea, gli Usa e le Istituzioni Finanziarie
Internazionali si inserisce il “Partenariato di Deauville”, iniziativa del G8
in favore dei Paesi della cd. “Primavera Araba”. La Tunisia è stato il primo
Paese chiamato a far parte di questo processo, che si propone di convogliare
risorse politiche e finanziarie (in questo caso soprattutto attraverso una
maggiore coordinazione e rimodulazione degli interventi delle IFI) a sostegno
ai processi di transizione democratica.
La Tunisia pre-rivoluzione aveva da
tempo impostato la propria politica estera su una scelta strategica di
partenariato con l’UE, di mediazione nelle crisi regionali e di promozione
dell'integrazione maghrebina. In tale contesto, si inquadrano anche la
moderazione di toni nel sostegno assicurato alla causa palestinese e il clima
di cauto dialogo con Israele. Per il momento, non sono intervenuti da parte del
governo provvisorio segnali di cambiamento sostanziale delle linee guida della
politica estera tunisina, anche se è possibile aspettarsi per il futuro un
maggiore dinamismo, dalla rimodulazione dei rapporti con l’Unione Europea, a
quella delle relazioni con i vicini e con i Paesi dell’area del Mediterraneo
orientale, in particolare la Turchia.
Medio Oriente
I profondi legami del Paese con il mondo arabo
continuano ad essere al centro della politica estera tunisina. La Tunisia è
stata, fino al 1990, sede della Lega Araba ed ospita tuttora una riunione
annuale dei Ministri dell’Interno dell'Organizzazione.
La Tunisia, Paese moderato e tradizionalmente
vicino all’Occidente, ha sempre manifestato il suo sostegno alla causa
palestinese. La scelta strategica effettuata sul piano della sicurezza da
Tunisi in favore di Washington non impedisce, infatti, alla Tunisia di
esprimere un giudizio critico nei confronti della politica statunitense in
Medio Oriente. Quanto alla Siria, la Tunisia, che sostiene apertamente il
Consiglio Nazionale Siriano contro il regime di Bashar al-Assad, ha ospitato il
24 febbraio 2012 a Tunisi la prima riunione del Gruppo dei “Friends of Sirya”.
Maghreb
Per la sua stessa posizione geografica, la
Tunisia è attivamente impegnata nell’ambito dell’integrazione sub-regionale, in
particolare nel quadro dell’Unione del
Maghreb Arabo (UMA), non solo per motivi di sicurezza, ma anche come
presupposto di una più fattiva e profonda collaborazione con l’UE.
L‘integrazione del Maghreb costituirebbe per i tunisini un importante segnale
politico e avrebbe conseguenze economiche di rilievo, come l’avvio dei grandi
progetti infrastrutturali, che potrebbero costituire un ulteriore stimolo alla
crescita economica e allo sviluppo degli investimenti esteri. La Tunisia ha
svolto un’azione di primo piano tentando di rimediare alla situazione di stallo
che caratterizza l’Unione in conseguenza dei difficili rapporti bilaterali tra
Algeria e Marocco sulla questione del Sahara Occidentale. In tale quadro, è
stato avviato il processo di stabilimento in Tunisia della Banca Maghrebina di
Investimento e del Commercio Estero, il cui Statuto è stato parafato nel marzo
2010. Il tradizionale impegno tunisino a
favore dell’integrazione regionale caratterizza anche la politica estera del
Governo Jebali, il cui Ministro degli Esteri Abdessalem, forte anche dei
segnali di “distensione” recentemente registratisi nelle relazioni tra Algeria
e Marocco, nel corso dell’ultima riunione dei Ministri degli Esteri dei Paesi
dell’UMA (Rabat, 16-17 febbraio 2012) ha annunciato la disponibilità di Tunisi
ad ospitare entro la fine del 2012 un Vertice dei Capi di Stato e di Governo.
Africa sub-sahariana
Sempre viva è
stata l’attenzione delle Autorità tunisine nei confronti dell’Africa
sub-sahariana, in un’ottica di stabilizzazione sub-regionale, anche in
ragione della preoccupazione tunisina per i focolai di instabilità presenti
nella regione sahariana. Pur in un contesto di risorse limitate, la
cooperazione tunisina con i Paesi Africani si era tradotta nella promozione
della cooperazione sud-sud, soprattutto nei settori sanitario e della
formazione, e nel convogliare le risorse dei Paesi occidentali per progetti di
cooperazione triangolare.
Occidente
La Tunisia
continua a rappresentare un partner
di primaria importanza per gli Stati Uniti nella regione. Il Governo americano
non ha mancato di assicurare il proprio sostegno alla “rivoluzione dei
gelsomini” e alla delicata fase di transizione in atto, anche con importanti
aiuti economici. La Tunisia è chiamata, da parte americana, a svolgere un ruolo
funzionale alla stabilizzazione della regione nell’ambito del più ampio teatro
strategico del “Grande Medio Oriente”.
In tale ottica occorre peraltro inquadrare la decisione di Washington di
istituire a Tunisi, presso la propria Ambasciata, l’Ufficio regionale per
l’Africa del Nord per la messa in opera dell’“Iniziativa di partenariato tra
gli Stati Uniti e il Medio Oriente”.
Sempre nel contesto di uno stretto rapporto con
l’Occidente, è da segnalare l’attenzione rivolta da Tunisi agli aspetti della
sicurezza e alla cooperazione con la NATO.
Per quanto concerne la
proposta di moratoria sulla pena di morte, anche se in Tunisia resta in vigore
la pena capitale, sin dal 1991 è stata di fatto applicata una moratoria delle
esecuzioni.
Per quanto riguarda la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dopo aver, in un
primo tempo, appoggiato le aspirazioni di Germania e Giappone nel quadro di una
formula che prevedesse l’attribuzione di seggi permanenti anche a Paesi in via
di sviluppo, la Tunisia si è allineata
alla posizione comune africana (il c.d. “Consenso di Ezulwini”, che prevede
l’istituzione di sei nuovi seggi
permanenti con diritto di veto, di cui due da attribuire al Gruppo africano, e
cinque nuovi seggi non permanenti) e sostiene la necessità di una maggiore
rappresentanza per il continente africano in CdS. Tale posizione è stata
ribadita in tutti gli incontri al più alto livello degli ultimi mesi. In
particolare, da parte tunisina si è posto l’accento sull’esigenza che ogni
ipotesi di riforma raccolga la più ampia adesione politica possibile e sia
volta a riformare il CdS con l’obiettivo di renderlo più efficace e
trasparente.
Relazioni con l’Unione Europea
Per la Tunisia il continuo sviluppo e rafforzamento
delle relazioni con l’UE costituisce una scelta strategica, come confermato ai
più alti livelli in tutte le occasioni di incontro anche dall’attuale Governo
di transizione. Tunisi aspira ad intrattenere relazioni privilegiate con l’UE
in tutti i settori: il dialogo politico bilaterale si estende ormai a ogni
ambito contemplato dall’Accordo di Associazione (firmato dalla Tunisia -
primo dei Paesi dell’area - già nel 1995 ed entrato in vigore nel 1998), nonché
dal Piano d’Azione PEV, adottato nel 2005, che ha ulteriormente
approfondito le relazioni bilaterali.
Nell’ultimo Consiglio di Associazione, svoltosi nel
maggio 2010, si era deciso di avviare i negoziati per un partenariato
rafforzato, sul modello dello “Statuto Avanzato” UE-Marocco, accogliendo
le sollecitazioni tunisine al riguardo, creando un gruppo di lavoro UE-Tunisia
ad hoc. Da parte europea era stato tuttavia a più riprese rilevato come il
Paese non avesse compiuto sufficienti sforzi per raggiungere gli obiettivi
concordati, specie per quanto riguarda la questione dei diritti umani (in particolare
nel settore della libertà di associazione e di espressione e in quello
giudiziario).
A seguito della deposizione di Ben Ali, vi è stato
generalizzato consenso in seno all’UE per una rapida ripresa, su basi
rinnovate, del negoziato sullo Statuto Avanzato, inteso come chiaro segnale
della volontà europea di sostenere il processo di transizione tunisino. Lo
Statuto Avanzato dovrà comunque essere concluso dal Governo legittimamente
eletto a seguito delle libere consultazioni popolari del 2012. Al riguardo, si segnala che il 2 febbraio
2012 il Primo Ministro tunisino Jebali e l’AR Ashton hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta per la concretizzazione di un
"partenariato privilegiato", in cui spiccano un
maggiore sostegno finanziario dell'UE (400 milioni di euro per il
2012-2013), l'impegno a riattivare, entro il primo semestre del 2012, i
negoziati per un Accordo di liberalizzazione dei prodotti agricoli e della
pesca e la ripresa del dialogo sulla mobilità.
Completano il quadro la previsione di negoziati per la
liberalizzazione del traffico aereo e l'avvio dei negoziati (a marzo 2012) per
un Accordo sull'accettazione e valutazione di conformità dei prodotti
industriali, per i settori elettrico e dei materiali da costruzione.
In campo economico, il Paese occupa già il primo
posto nella regione in fatto di integrazione con l’UE ed è stato il primo dello
spazio Euromed a entrare a far parte, il 1 gennaio 2008, di una zona di
libero scambio con l’UE per i prodotti industriali, con due anni di
anticipo rispetto alla data prevista. L’UE copre il 68% delle importazioni
tunisine e il 73,5% delle sue esportazioni. Sono attualmente in corso negoziati
sulla liberalizzazione graduale dei servizi, sui prodotti agricoli e sui
prodotti agricoli trasformati, sul diritto di stabilimento.
La Tunisia beneficia dello Strumento Europeo di
Vicinato e Partenariato (ENPI), che fornisce assistenza ai Paesi
destinatari della Politica Europea di Vicinato. Il Piano Indicativo Nazionale
2011-2013 stanzia a favore della Tunisia 240 milioni di euro destinati a
riforme politiche per democrazia, diritti umani, stato di diritto e buon
governo; gestione dei flussi migratori e dell’asilo, lotta al crimine
organizzato, al terrorismo e al riciclaggio; sviluppo di condizioni propizie
all’investimento privato; sviluppo sostenibile ambientale, sociale ed
economico; sostegno all’istruzione, alla formazione superiore e alla ricerca;
rafforzamento dei programmi sociali; agevolazioni per lo scambio di beni e
servizi; sviluppo dei trasporti, del settore energetico e della società
dell’informazione.
Da ENPI è finanziato anche il Programma di
cooperazione transfrontaliera tra Tunisia ed Italia che interessa 5 Province
siciliane (Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, Trapani e Siracusa), per un budget
complessivo di 25 milioni di euro. Le priorità del Programma sono tre: lo
sviluppo e l’integrazione regionale, la promozione dello sviluppo sostenibile e
la cooperazione culturale e scientifica.
Nel dicembre 2010 il relativo Comitato di Monitoraggio ha selezionato i
primi 11 progetti per un totale di 7 milioni di euro.
Da parte tunisina si auspica un rafforzamento del
sostegno europeo in ambito PEV, in considerazione della grave situazione di
emergenza creatasi nel Paese. Vi è in tal senso un generalizzato consenso in
ambito comunitario, anche se non si è ancora discusso di una concreta strategia
di revisione della PEV. Sempre in materia di accordi, sono allo studio la
possibile adesione della Tunisia all’Accordo sullo spazio aereo comune ed un
progetto di Accordo sulla cooperazione marittima.
La Tunisia ha
sostenuto fin dall’inizio l’iniziativa francese dell’Unione per il Mediterraneo ed aveva
presentato la candidatura di Tunisi a sede del Segretariato della costituenda
organizzazione. Il mancato accordo del gruppo arabo su tale ipotesi ha peraltro
portato al ritiro della candidatura tunisina. La Tunisia partecipa attivamente
al “Forum Mediterraneo” ed è interessata al rilancio del “Dialogo 5+5”, ambedue
sedi di dialogo tra i Paesi delle due sponde del Mediterraneo. L’ultima
riunione dei Ministri degli Esteri del 5+5 si è tenuta a Roma il 20 febbraio
2012, sotto la co-presidenza italo-tunisina. Nel corso della visita del
Ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola a Tunisi dell’aprile 2012 è stata
confermata la volontà da parte delle autorità tunisine di sostenere
l’iniziativa 5+5 quale forma di cooperazione multilaterale in grado di
garantire stabilità regionale e favorire condizioni di sviluppo e capacità di
risposta congiunte nei vari scenari di interesse nel bacino occidentale del
Mediterraneo.
Relazioni
politiche
Il
rapporto tra Italia e Tunisia è ormai da anni amichevole e intenso: la
prossimità geografica, la comune appartenenza all’area mediterranea e il
continuo contatto tra le comunità italiana e tunisina sono gli elementi che,
più di altri, hanno contribuito, sin dalla nascita della Repubblica di Tunisia
nel 1956, ad un positivo sviluppo delle relazioni bilaterali.
Italia e Tunisia,
anche alla luce della loro posizione geopolitica, mostrano una comune
sensibilità su diverse tematiche di rilievo internazionale, sancita dalla
conclusione nel 2003 del Trattato di Buon Vicinato, Amicizia e Collaborazione,
che prevede periodici incontri e consultazioni al più alto livello politico. I
due Paesi hanno tradizionalmente un intenso dialogo su tutte le principali
tematiche internazionali ed hanno instaurato un ampio partenariato in vari
settori, tra cui la lotta al terrorismo internazionale ed il contrasto
all’immigrazione clandestina.
A riprova dell’eccellente andamento delle relazioni
bilaterali e al fine di darvi ulteriore slancio, il 16 maggio 2012 il Sig.
Ministro Terzi e il Ministro degli Esteri tunisino Abdessalem hanno
sottoscritto a Tunisi una Dichiarazione Congiunta di Partenariato Strategico
Rafforzato istitutiva del Vertice bilaterale annuale.
Frequenti sono gli
incontri ai più alti livelli, da ultimo: la
visita a Tunisi del Presidente del Consiglio Prodi del 30 ottobre 2006; le
visite in Tunisia del Ministro degli Affari Esteri D’Alema del 3-4 aprile 2007
e del 24-25 ottobre 2007; il Ministro degli Affari Esteri tunisino è stato
ricevuto a Roma dal Ministro Frattini il 28 gennaio 2009; il 12 e 13 maggio
2009 ha avuto luogo la visita in Tunisia dell’On. Ministro Frattini, recatosi nuovamente
a Tunisi il 16 e 17 gennaio 2010. L’on Ministro ha inoltre rappresentato
l’Italia, accompagnato dal Sottosegretario Craxi, alla Conferenza Ministeriale
del Dialogo 5+5, tenutasi a Tunisi il 15 e 16 aprile 2010. Il 1 novembre 2010
il Sottosegretario Craxi è stata ricevuta a Tunisi dal Ministro degli Affari
Esteri e dalla sua omologa Chtioui. In quell’occasione l’on.le Stefania Craxi
sensibilizzò con adeguata enfasi l’allora Ministro degli Esteri Morjane sulla
questione del rispetto dei diritti umani in Tunisia.
Molto numerose le visite effettuate nel 2011.
L’on. Ministro Frattini si è recato a Tunisi per
incontri con la dirigenza del nuovo corso politico il 14 febbraio 2011. Nel
marzo il Sottosegretario Craxi ha svolto a Tunisi una missione nel corso della
quale ha incontrato il Primo Ministro del Governo di unità nazionale, Essebsi.
Il 25 marzo l’on. Ministro Frattini e il Ministro Maroni si sono recati in
visita a Tunisi, incontrando, tra gli altri, il Primo Ministro Essebsi. Il 4
aprile u.s. il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, accompagnato dal
Ministro dell’Interno Roberto Maroni e dal Sottosegretario Craxi, ha incontrato
a Tunisi il Presidente Mebazaa e il Primo Ministro Essebsi. Il 5 aprile 2011 il
Ministro Maroni ha incontrato il suo omologo Essid ed è stato firmato un
processo verbale di collaborazione migratoria (volto a regolare, in
particolare, i seguiti dell’emergenza causata dagli irregolari tunisini verso
l’isola di Lampedusa). Entrambi hanno partecipato, l’11 maggio 2011, a Civitavecchia
alla cerimonia di consegna di 4 motovedette nell'ambito della suddetta Intesa.
Il 18 maggio 2011 il Ministro Brambilla ha
incontrato a Roma il suo omologo tunisino, Houas. Il 15-16 giugno 2011 il Ministro dello
Sviluppo Economico Paolo Romani
ha incontrato, accompagnato da una delegazione comprendente tra gli altri i
Presidenti di Ice, Sace, Simest e Sistema Moda, il Primo Ministro Caid Essebsi,
il Ministro degli Esteri Kefi, il Ministro del Piano e della Cooperazione
Internazionale Triki, il Ministro del Commercio e Turismo Houas ed il Ministro
di Stato presso il Primo Ministero Ben Achour. Il 12 settembre il
Ministro dell’Interno Roberto Maroni, accompagnato dal Sottosegretario agli
Affari Esteri Stefania Craxi e dal Sottosegretario all’Interno Sonia Viale, ha
incontrato il Ministro dell’Interno Habib Essid, il Ministro degli Affari
Esteri Mohamed Mouldi Kefi ed il Ministro della Difesa Abdelkarim Zbidi,
attualizzando ulteriormente il quadro delle intese in campo di contrasto
all’emigrazione clandestina.
Il 22 novembre 2011 Il Ministro degli Esteri Terzi
ha incontrato il suo omologo tunisino Kefi a margine del G8 BMENA. Nel dicembre
scorso il Ministro della Difesa di Paola ha incontrato il suo omologo tunisino
a margine della Ministeriale Difesa del 5+5 (Nouackchott, 10-11 dicembre 2011).
Il 6 gennaio 2012 il Ministro Terzi, in visita a Tunisi, ha avuto colloqui con
il Presidente della Repubblica, il Presidente dell’Assemblea Costituente, il
Primo Ministro e il Ministro degli Esteri.
Il 10 gennaio 2012 il SS all’Interno, Ruperto, ha
incontrato il SS Abdouli, che l’11 gennaio 2012 ha avuto un colloquio a Roma
con il SS Dassù. Il 14
gennaio 2012 il SS Dassù ha incontrato a Tunisi il MAE Abdessalem, a margine
delle celebrazioni del primo anniversario della “rivoluzione dei gelsomini”. Il
13 e 14 febbraio 2012 il Ministro della Cooperazione Riccardi si è recato a
Tunisi. Il 20 febbraio il Ministro degli Esteri Abdessalem ha co-presieduto con
il Ministro Terzi la IX Ministeriale Esteri del Dialogo 5+5, svoltasi a Roma.
Il 29 febbraio 2012 il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, si è recato in
missione a Tunisi. Il 15 marzo 2012 il Capo del Governo di transizione
tunisino, Hamadi Jebali, ha incontrato a Roma il Presidente della Repubblica,
Napolitano, il Presidente del Consiglio, Monti e i Presidenti della Camera e
del Senato, Fini e Schifani. Il 22 marzo 2012 il Ministro dell’Interno
Cancellieri ha incontrato a Tunisi il suo omologo tunisino Larayedh e il
Ministro degli Esteri Abdessalem. Il 14 aprile 2012 il Ministro della Difesa,
Di Paola ha co-presieduto con l’omologo tunisino Zbidi a Tunisi la XIII Commissione Militare Mista
italo-tunisina. Il 16-17 maggio 2012 il Presidente della Repubblica si è recato
in visita a Tunisi, accompagnato dal Sig. Ministro Terzi, che ha incontrato il
suo omologo tunisino Abdessalem.
La classifica dei partner della Tunisia non presenta sostanziali variazioni da alcuni
anni, con la Francia in testa (anche per motivi storico-sociali), l’Italia al
secondo posto e la Germania, primo esportatore europeo, al terzo posto.
Continua, però il trend di aumento delle importazioni di provenienza extra-UE,
con particolare rilievo per quanto concerne quelle di provenienza cinese.
Consistente anche l’incremento delle importazioni di provenienza russa,
probabilmente riferite al settore energetico. Il principale Paese di destinazione delle merci tunisine continua ad
essere la Francia, seguito dall’Italia, dalla Germania e dal Regno Unito
mentre la crisi in Libia ha favorito l’avvicendamento con l’Algeria quale più
importante partner regionale.
Nel corso del 2011 si è assistito ad un brusco rallentamento delle nostre
esportazioni rispetto all’anno precedente (-11%) mentre le importazioni dalla
Tunisia sono aumentate di circa il 10,5%. L’Italia importa dalla Tunisia
principalmente articoli nel settore dell’abbigliamento (anche in pelle) e
calzaturiero, che nel 2011 hanno rappresentato rispettivamente il 30,3% ed
l’15,18% delle importazioni complessive, ma anche beni in settori a più alto
valore aggiunto quali quelli delle attrezzature e macchinari ( oltre il 10%
delle importazioni complessive). I principali prodotti esportati dal’Italia in
Tunisia sono quelli derivanti dalla raffinazione del petrolio (oltre il 17% delle
esportazioni complessive nel semestre in esame), i prodotti tessili ( il
15,19%) e macchinari di vario tipo, (che hanno costituito oltre il 19% delle
nostre esportazioni).
Nell’ultimo decennio si è assistito ad un processo
di delocalizzazione ed internazionalizzazione di nostre imprese nel Paese nord
africano,
rilevante ed articolata è quindi la presenza dell’imprenditoria italiana in
Tunisia con circa 744 imprese nel 2010, con un numero di impiegati che supera
le 55.000 unità ed un totale di investimenti di oltre 170 milioni di Euro nel
2010 e di circa 143 milioni di Euro nel 2011. Nel 2011 l’Italia risulta esser
il primo investitore in Tunisia.
Circa l’82% delle imprese italiane destina almeno
il 70% della produzione all’estero avvalendosi di una favorevole normativa off-shore che consente, tra l’altro, la
defiscalizzazione degli utili su base decennale. Il settore merceologico con maggiore presenza è
quello del tessile/abbigliamento dove operano in prevalenza piccole e medie
imprese ma che vede anche la presenza di grandi gruppi industriali quali
Benetton, Miroglio, Marzotto e Cucirini.
La Tunisia ha
sempre presentato caratteristiche ideali per gli investitori italiani, grazie
alla vicinanza geografica, alla stabilità politica e sociale, ad una normativa
particolarmente favorevole in materia di incentivi (prorogata sino alla fine
del 2011) ed al basso costo dei fattori di produzione. Gli investimenti
italiani sono stati indirizzati in varia misura verso tutti i principali
settori industriali tra cui quello energetico, siderurgico ed automobilistico
nonché a quelli delle costruzioni, dei servizi ed in particolare del turismo,
dei trasporti, logistici e bancari.
Tra le imprese che
operano stabilmente in Tunisia figurano l’Eni, la Snam Progetti, la Terna, la
Ansaldo Energia (che ad ottobre 2010 si è aggiudicata il contratto per la
costruzione della centrale elettrica di Sousse) la Fiat Auto, la Fiat Iveco, la
Fiat Avio e la Piaggio, la Colacem ed il Gruppo Safas, le Fonderie Fratelli
Gervasoni e la Ilva.
Per quanto
riguarda le grandi opere sono presenti la Todini, la Astaldi, la Tecnis, la
Ferretti e la Carta Isnardo.
L’interesse
dell’Italia ai progetti nel settore delle infrastrutture in Tunisia è stato
confermato da una recente missione dell’ANCE (febbraio 2012) alla quale hanno
partecipato 80 imprese italiane. Nel corso degli incontri sono state
presentante agli operatori italiani nuove “grandi progetti” attualmente allo
studio ed avanzate proposte per progetti in partenariato con aziende locali.
Nel settore bancario hanno aperto filiali
ed uffici di rappresentanza il Monte de Paschi di Siena, la BNL (BNP Paribas),
l’Agrileasing del Gruppo ICCREA e l’Intesa San Paolo. Il Gruppo Intesa ha di
recente riferito l’intenzione di creare una filiale full-branch in luogo dell’Ufficio di rappresentanza a Tunisi; tale
operazione potrà essere resa operativa attraverso uno specifico accordo tra le
Banche Centrali dei due Paesi. Intesa San paolo ha altresì segnalato
l’intenzione di partecipare con una quota di capitale alla Banca tunisina BIAT.
Nel settore dei trasporti operano la
CAI-Alitalia, la Messina, la Tarros, la Grimaldi e la Faggioli, tra le altre.
La Lucchini SpA si è aggiudicata il tender internazionale per fornitura di
rotaie per un valore di oltre 3 milioni di euro e la Società Thales Italia
S.p.A., leader mondiale nel settore delle apparecchiature di radionavigazione
aerea, si è aggiudicata un contratto di fornitura del valore di 1,4 milioni di
Euro. Per quanto le telecomunicazioni, è da segnalare l’acquisizione da parte
della Mediaset del 25% della “Nessma TV” canale satellitare con sede a Tunisi,
secondo canale privato del Paese rivolto non solo al pubblico tunisino ma
all’audience araba di tutta l’area mediterranea.
La SIMEST è sempre
stata molto attiva in Tunisia, con partecipazioni al capitale sociale di dieci
società. A fine dicembre 2010 risultavano approvati dalla SIMEST 48 progetti
per un totale di 47 milioni di euro.
Il settore energetico è uno tra i più rilevanti ambiti di collaborazione
economica tra Italia e Tunisia. Tra le iniziative più rilevanti in questo
settore vi è il Progetto congiunto ELMED, oggetto di due Memorandum d’Intesa
firmati nel 2007 e nel 2008 nella prospettiva di integrazione tra il sistema
elettrico europeo e maghrebino. Il progetto prevede la (di cui 800 diretti verso il mercato italiano)
e della sua connessione elettrica con l’Italia, attraverso un cavo sottomarino,
nonché la gestione dell’impianto da parte di una impresa mista composta dalla
italiana TERNA e dalla tunisina STEG. Le fasi di progettazione del sistema di
connessione ed il lancio della gara internazionale per la realizzazione della
Centrale sono gestiti dalla joint-venture ELMED Etudes, composta dalla due
sopra indicate società.
Si tratta di un’iniziativa di importanza strategica
in una prospettiva di integrazione del mercato dell’energia nel Mediterraneo, per questo motivo, il progetto ha suscitato
interesse anche da parte delle Istituzioni Europee, nell’ambito del progetto
MED-EMIP e delle Istituzioni Internazionali, tra le quali la Banca Mondiale che
lo ha inserito tra le 12 iniziative eleggibili di finanziamento nell’ambito
della “Clean Technology Fund”.
L’8 giugno 2011 è
stata approvata la lista delle società pre-qualificate tra le quali rientrano
le italiane Enel, Edison e Sorgenia e sono in corso i negoziati per definire la
cornice istituzionale bilaterale funzionale alla componente produttiva. Nel
corso della visita del Ministro dell’Ambiente Clini, a febbraio 2012, nel
riconfermare la valenza industriale dell’iniziativa, il Ministro ha tuttavia
sottolineato l’esigenza di sviluppare nel suo ambito una componente rilevante
da fonti rinnovabili.
Nel settore delle rinnovabili, l’ENEA sta
negoziando un Protocollo di Intesa con la Società con sede a Tunisi SDI Med per
lo sviluppo delle tecnologie ENEA mentre in quello degli idrocarburi è
particolarmente rilevante è la presenza dell’ENI che gestisce, attraverso
l’impresa controllata TTPC, il gasdotto Transmed che collega l’Algeria con la
Sicilia attraverso la Tunisia. La portata del gasdotto è stata recentemente
ampliata fino a raggiungere i 34 miliardi di metri cubi annui.
Con lo scopo di
rafforzare la collaborazione bilaterale nei settori del turismo, dei trasporti,
delle infrastrutture, energetico e delle PMI, nel mese di marzo 2012 è stato
attivato, da questo Ministero degli Affari Esteri, un tavolo di coordinamento
interistituzionale. Nell’ambito del primo incontro sono state esaminate
iniziative a favore dei nostri Tour
Operators, anche in collaborazione con la PROMOS, e progetti finalizzati ad
incentivare l’occupazione locale, come quello finanziato con fondi della
cooperazione allo sviluppo per la formazione del personale e lo sviluppo di
nuovi itinerari culturali; è stato inoltre concordato di riavviare il negoziato
per la formalizzazione dell’Accordo bilaterale nel settore del turismo,
anch’esso incentrato sugli stessi temi di formazione e turismo culturale.
Per quanto
riguarda il sostegno alle PMI tunisine,
la collaborazione verrà rafforzata attraverso una specifica linea di credito
del valore di 73 milioni di Euro, recentemente approvata nell’ambito del
Programma bilaterale di cooperazione allo sviluppo nonché dalle attività
previste dalla PROMOS, che di recente ha dichiarato l’intenzione di voler creare
un Centro Euromed per micro, piccole e medie imprese, anche con l’utilizzo del Membership Partnership Fund. Infine,
relativamente al settore delle infrastrutture, l’ANCE sta lavorando per
identificare possibili meccanismi destinati a finanziare la costituzione di
joint-venture nel settore delle costruzioni.
Relazioni
culturali, scientifiche e tecnologiche
Le affinità
culturali, il fiorente interscambio commerciale, l’influenza trentennale della
televisione italiana e i crescenti flussi migratori verso il nostro Paese fanno
registrare un sempre crescente interesse per la cultura e la lingua italiane,
testimoniato anche dall’affluenza di pubblico e dal successo mediatico che
riscuotono le iniziative organizzate dal locale Istituto Italiano di Cultura.
Sul piano
istituzionale, le relazioni culturali tra Italia e Tunisia sono regolate
dall’Accordo di Collaborazione culturale, scientifica e tecnologica, firmato a
Roma il 29 maggio 1997 e ratificato nel 1999, e dal relativo Protocollo
esecutivo valido per il triennio 2005-2007. Il testo definitivo del Protocollo
esecutivo 2009-2013, che coinvolge diversi settori, dall’organizzazione di
eventi, alla valorizzazione dei rispettivi patrimoni culturali, dagli scambi
interuniversitari alla scienza ed alla tecnologia, è in attesa di essere
licenziato definitivamente, dopo un lungo iter approvativo..
La lingua e
cultura italiane sono veicolate nel Paese grazie all’attività in loco di
molteplici strutture e enti culturali. L’Istituto di Cultura, fondato
nel 1962, svolge un’intensa e qualificata attività linguistica e culturale, in
stretta collaborazione con le istituzioni e gli atenei locali. E’ attualmente
presieduto da un Direttore “di chiara fama”. La Scuola Italiana di Tunisi,
legalmente riconosciuta, assicura l’insegnamento a livello materno, elementare,
medio e scientifico.
L’insegnamento
dell’italiano, come lingua opzionale, nelle scuole
secondarie tunisine, è impartito in circa 400 licei sparsi su tutto il
territorio nazionale, ad opera di circa 600 docenti e con la partecipazione di
oltre 54.000 allievi. A livello universitario, la nostra lingua viene insegnata
in 6 dei 12 Atenei esistenti nel Paese. Nell’anno accademico 2007-2008, il
numero degli iscritti ai corsi di laurea in italiano ha superato le 3.500 unità.
Un contributo del nostro Ministero degli Affari esteri
assicura da anni una cattedra di italiano presso l’Università tunisina di
Manouba e due lettorati.
E’ attualmente in negoziato un Accordo per
consentire l’insegnamento della lingua araba e della cultura tunisina negli
istituti scolastici italiani in favore dei giovani tunisini residenti nel
nostro Paese.
Questioni migratorie
I cambiamenti politici intervenuti dopo la
rivoluzione del 14 gennaio 2011 non hanno influito sulla struttura delle diverse
comunità straniere emigrate in Tunisia, tra cui quella italiana e che si può
distinguere in due principali componenti:
a) una
collettività storica (3.578 iscritti all’Anagrafe Consolare), che affonda
le radici della sua presenza già nel Cinquecento e accompagna la storia della
Tunisia sino all’indipendenza nel 1956. Si tratta di italiani provenienti
generalmente dal Meridione per esercitare professioni e mestieri per lo più di
natura artigianale oppure agricola e della pesca;
b) una
recente presenza di titolari di imprese, non necessariamente residenti su
base continuativa nel Paese e per lo più non registrati in anagrafe, che si
avvalgono del regime di produzione “off shore” per condurre attività produttive
destinate all’esportazione fuori della Tunisia. Si stima la presenza di circa
700 imprese sul territorio nazionale, cui puo’ corrispondere un numero non
esattamente quantificabile di connazionali stimato in circa 1.000 unità, che
continuano a mantenere un legame stretto con l’Italia e non si considerano
residenti in Tunisia;
c) un nuovo
fenomeno manifestatosi negli anni più recenti, che riguarda individui
titolari di pensioni o di altre fonti di reddito stabile in euro che hanno
scelto di dimorare per parte dell’anno in Tunisia, incentivate dal valore relativamente
basso della moneta locale rispetto all’euro e dal costo della vita inferiore
rispetto all’Italia.
Alla collettività
italiana residente vengono erogati servizi di assistenza con l’ausilio di
enti italiani di assistenza operanti in Tunisia. Si contano circa 60
connazionali indigenti, spesso anziani e senza mezzo di sostentamento e/o
invalidi. A questi si aggiungono giovani donne italiane, senza lavoro,
costrette a vivere in Tunisia per poter vedere i propri figli spesso sottratti
dal genitore tunisino illegalmente.
Accanto a tale presenza stanziale o semi stanziale
di nostri connazionali, si registra un consistente flusso turistico (4-500.000
unità) che ogni anno decide di trascorrere le proprie vacanze sul territorio
tunisino.
La Tunisia fin dal 1998 è beneficiaria di una quota privilegiata per lavoro
subordinato nell’ambito della programmazione annuale di ingressi in Italia di
lavoratori stranieri. In particolare, il Decreto Flussi 2007 ha
incrementato la quota riservata a favore di cittadini tunisini portandola da
3500 a 4.000 unità, quota riconfermata negli anni anche con il Decreto Flussi
del 2011. Nel 2010 erano residenti in Italia oltre 3.800 tunisini, a questi si
aggiungono immigrati irregolari che nel 2008 avevano raggiunto le 7.611 unità
con un incremento rispetto al 2007 di oltre il 400% ma che grazie ad
un’efficace opera di sorveglianza delle proprie coste da parte delle autorità
tunisine nel 2009 e nel 2010 avevano subito un sostanziale decremento.
La crisi tunisina
ha comportato una recrudescenza del fenomeno, con un
improvviso incremento degli sbarchi di clandestini provenienti dalla Tunisia
sulle coste italiane nella primavera del 2001, che ha creato una situazione di
grave emergenza ed ha riproposto il tema
della lotta all’immigrazione clandestina al centro dell’agenda bilaterale.
La ricerca di una soluzione immediata ha portato
alla formulazione di un’intesa mutualmente soddisfacente concretizzatasi nel
Processo Verbale firmato il 5 aprile 2011 dal Ministro Maroni e dal suo omologo
Essid che, accanto ad un consistente programma di rimpatri, prevedeva rilevanti
concessioni in termini di rilascio di permessi di soggiorno temporanei per
ragioni umanitarie ed un importante programma di forniture a beneficio delle
forze di polizia e della guardia costiera tunisine. Solo parte degli
equipaggiamenti promessi sono stati, tuttavia finora forniti, per problemi
legati alle procedure di gare europee.
Con l’inverno gli sbarchi si sono via, via interrotti per poi riprendere
con l’arrivo della primavera.
Le Autorità tunisine non escludono nuovi arrivi nel
corso dell’estate 2012. La consapevolezza di entrambi i Paesi di dover quindi
operare un salto di qualità non solo rispetto ad iniziative in emergenza ma
anche ad integrazione di quanto previsto in materia di riammissione (Scambio di
Note del 1998) ha portato alla formulazione, su spinta italiana, di un Accordo
quadro, alla stregua di quello conclusosi
con la Francia che affronti in modo sinergico temi di sviluppo socio-economico,
di mobilità legale e di lotta all’immigrazione illegale Già nel corso dell’ incontro tra il Ministro Frattini
ed il suo omologo di allora Morjane, avvenuto a Tunisi il 16 gennaio
2010, si era convenuto sulla necessità di un aggiornamento del quadro
bilaterale in materia migratoria.
Al riguardo, è in corso il negoziato per la
conclusione di un Accordo quadro che consentirà di affrontare la tematica
secondo un approccio onnicomprensivo, tale da includere il contrasto ai flussi
migratori legali, la gestione congiunta della migrazione legale, la mobilità,
il co-sviluppo.
Cooperazione allo sviluppo
La
Tunisia, tradizionale partner privilegiato dell’Italia, è
un Paese di prima priorità per la nostra Cooperazione. In linea con le priorità
elencate dal Governo tunisino, siamo attivi nel sostegno al settore privato,
con interventi tesi ad aumentare la produttività e la competitività delle
piccole e medie imprese; nella protezione dell’ambiente, con una gestione
ottimale delle risorse e degli effetti legati ai cambiamenti climatici; nello
sviluppo delle risorse umane; nella valorizzazione socio-economica del
patrimonio ambientale e culturale; nella promozione del welfare e negli
equilibri macro-economici del Paese.
La cooperazione allo sviluppo italo-tunisina è regolata da Grandi Commissioni Miste (GCM) che si
tengono di norma ogni tre anni.
In Tunisia sono attualmente in
corso iniziative della Cooperazione allo sviluppo per un totale di 324 milioni
di Euro, di cui 72 milioni di Euro a dono e 252 milioni di Euro a credito
d’aiuto, di cui una buona parte approvata a seguito della “rivoluzione dei
gelsomini”.
Nel dettaglio, questi sono i
settori prioritari dell’intervento di cooperazione italiano in Tunisia:
Settore privato. Sono state finora attivate
sette linee di credito, con un impegno globale di circa 232 milioni di euro.
Un’ottava linea di credito da 73 milioni è stata recentemente approvata, il
relativo Protocollo di Accordo è stato firmato a novembre 2011 e si attende ora
la ratifica dello stesso da parte del Governo tunisino. Il protocollo che
consentirà l’avvio del nuovo programma di cooperazione tecnica di sostegno al
settore privato da 9 ME, è stato interamente impegnato ed in parte erogato alle
controparti tunisine per il sostegno all’imprenditoria giovanile, femminile ed allo
sviluppo di incubatori di imprese. Si procederà ora alla creazione della
struttura di gestione del Programma. Il Programma agirà in sinergia con altri
strumenti a favore del settore privato in particolare il Commodity Aid del valore di 95 ME di cui sotto.
Sostegno alla bilancia dei
pagamenti. L’impegno in tale settore, nell’ultimo quinquennio, ha raggiunto circa
142 milioni di euro. Oltre il Commodity Aid a dono da 46,8 milioni di
Euro, sono stati stanziati 50 milioni di euro a credito per il triennio
2009-2011, poi elevati a 95 milioni nel novembre 2009, sulla base di una
richiesta del Governo tunisino maturata nel quadro delle discussioni bilaterali
sulle questioni migratorie.
Settore ambientale. L’Italia è tradizionalmente
impegnata in iniziative di cooperazione finalizzate alla gestione ottimale
delle risorse naturali (suolo agricolo, risorse idrauliche), alla protezione
dell’ambiente (gestione rifiuti solidi e liquidi). Il protocollo che consentirà
l’avvio del nuovo programma di cooperazione tecnica da 9 ME, centrato sui
cambiamenti climatici e sulla protezione del Mediterraneo è stato ratificato a
fine 2010 è già disponibile la prima tranche di finanziamento per un totale
pari a 3 milioni di Euro. L’avvio del progetto di gestione dei rischi di inquinamento
marino del valore di 35 ME a credito d’aiuto che vede il coinvolgimento di
diversi Ministeri (Trasporti, Interni, Difesa) è stato per ora sospeso.
Welfare/Sanità. L’Italia è impegnata da anni
sul tema del welfare, con una particolare attenzione alla problematica della
disabilità e della salute delle donne. Attualmente sono in corso un programma
per la reinserzione socio-economica delle persone disabili e un programma di
prevenzione del cancro femminile al seno. Un nuovo programma da 6,5 milioni di
Euro, centrato sull’inserzione scolastica dei giovani disabili, sui cancri
femminili e sulla salute materno-infantile, è in fase di avvio.
Patrimonio culturale/Risorse
umane. Da anni, l’Italia è impegnata in iniziative finalizzate allo sviluppo
delle risorse umane e alla salvaguardia del patrimonio culturale del Paese;
citiamo, a titolo di esempio, il progetto per la formazione di personale
specializzato nel recupero dell’architettura delle città oasi, il recupero di
complessi storici nelle Medine di Tunisi e Kairouan e la riabilitazione del
quartiere della Piccola Sicilia. Un nuovo programma da 9 milioni di Euro,
centrato sullo sviluppo delle competenze in materia di amministrazione
elettronica e sul rafforzamento dei tecnici intermedi, nonché sulla valorizzazione
socio-economica del patrimonio ambientale e culturale, è già stato approvato.
A seguito della crisi libica e
dell’emergenza che si è determinata al confine tra Libia e Tunisia, vi è stata, da parte della
nostra Cooperazione una pronta risposta
umanitaria concretizzatasi nell’invio di aiuti di prima necessità e nella prima
assistenza e rimpatrio dei fuoriusciti dai teatri di guerra (creazione di una
struttura di appoggio al campo che l’UNHCR e l’OIM hanno allestito a Choucha, 8
Km dal valico di Ras Edjir al confine con la Libia, e operazioni di rimpatrio
di cittadini egiziani, maliani e bengalesi).
Nel Paese operano da tempo le ONG COSPE
e CISS, la prima con un importante intervento a favore dello sviluppo della
pesca e della pescicoltura nella Regione del Nord Ovest, la seconda con il
progetto “Sviluppo integrato del quartiere di Sidi Amor Abada, Kairouan”, volto
a impiegare i giovani del quartiere attraverso lo sviluppo di 20 nuove attività
imprenditoriali.
Nel corso di un
Tavolo Misto tenutosi a Tunisi il 17-18 febbraio 2012 si è potuto tracciare uno
schema condiviso di partenariato allo sviluppo nel medio-lungo termine.
L’Italia concentrerà le risorse già impegnate e quelle di prossimo impegno
principalmente per la promozione del settore privato (attraverso i programmi
già in corso ed il Commodity Aid) con
particolare enfasi sulle PMI e sulla micro-imprenditoria. Una particolare
attenzione è stata data proprio alle operazioni di micro-credito, già previste
dal citato Programma a sostegno del settore privato, il quale include 1 ME da
mettere a disposizione per lo sviluppo delle aree più depresse del Paese.
Il settore
della PMI permetterà di sviluppare sinergie anche con il Ministero del Lavoro,
per programmi di formazione e di assistenza all’imprenditoria, che potrà godere
di finanziamenti UE. L’Italia, peraltro,
nell’ambito del sistema comunitario, coordina a livello locale il gruppo di
lavoro sul settore privato.
Profili biografici
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)
Rafik Abdessalem è
nato nel 1968.
Laureato in
Filosofia presso l'Università Mohammed V di Rabat, ha conseguito il Dottorato
di Politica e Relazioni Internazionali presso l’Università inglese di
Westminster. E’ sposato con una
delle figlie del fondatore del partito di ispirazione islamica Ennahdha, Rached Gannouchi.
Membro
dell’Ufficio Esecutivo del Sindacato Generale Tunisino degli Studenti tra il
1987 ed il 1990, lascia la Tunisia in
quell’anno per sfuggire alle repressioni del Governo contro Ennahdha e gli
altri movimenti di ispirazione islamica, stabilendosi in Marocco e di quindi
nel Regno Unito a partire dal 1993.
Terminati gli
studi ed intrapresa la carriera universitaria e dell’analista politico, fonda a
Londra il Centro Magrebino per la Ricerca e la Traduzione e presiede il London
Platform for Dialogue, che riunisce alcuni politici ed intellettuali risiedenti
nel Regno Unito. In questi anni resta
legato alle strutture in esilio di Ennahdha, ricoprendo le funzioni di membro dell’Ufficio politico, prima, e
di membro dell’Ufficio esecutivo
(incaricato dei media) tra il 2001 e il 2007.
Prima di assumere l’incarico di
ministro degli Esteri, lavora a Londra presso l’Al Jazeera’s Center for Studies come Capo del dipartimento Ricerca
e Studi, responsabile di diverse unità (studi internazionali, arabi, africani
ed asiatici).
Sposato con Intissar, figlia di
Rached Ghannouchi, leader storico di Ennahdha; due figli.
E’ nominato Ministro degli Esteri nel
Governo guidato da Hamadi Jebali (Segretario Generale di Ennahdha) il 22 dicembre 2011.
Mustapha. BEN
JAAFAR, nominato il 22 novembre 2011 Presidente dell’Assemblea nazionale costituente,
é nato l’8 dicembre 1940 nel quartiere di Bab Souika a Tunisi.
Dopo gli studi
secondari presso il « Collège Sadiki », finiti nel 1956, raggiunge il
Neo-Destour e milita in seno all’UGET
(Unione Generale degli Studenti Tunisini).
Nel 1970,
terminati in Francia gli studi di medicina, partecipa alla fondazione del
settimanale Erraï - (L’Opinione) e
del Consiglio delle Libertà (1976, antenato della Lega tunisina dei diritti
dell’uomo (LTDH) di cui sarà il Vice Presidente dal 1986 el 1994.
Nel 1978 Mustapha
BEN JAAFAR diviene membro del Movimento dei democratici socialisti (MDS).
Durante lo stesso periodo insegna quale Professore presso la Facoltà di
Medicina di Tunisi, e dirige il reparto di radiologia presso l’Istituto Salah Azaïez, quindi presso il Centro ospedaliero
ed universitario La Rabta a Tunisi
(1981).
Nel 1994 BEN
JAAFAR fonda il Forum democratico per il lavoro e le libertà (FDTL).
Nel 1998 partecipa
alla creazione del Consiglio Nazionale delle Libertà in Tunisia (CNLT).
Nel 2009 presenta
la sua candidatura all’elezione presidenziale, la quale viene respinta per
vizio di forma.
Il 17 gennaio 2011
viene nominato Ministro della Sanità pubblica
nel Governo di unione nazionale formato dopo la rivoluzione del 14 gennaio
2011. Il 18 gennaio, un giorno dopo, si dimette per protesta contro la nomina
di ministri dell’ex partito di Ben Ali.
Il 23 ottobre 2011
viene eletto deputato all’Assemblea costituente nella circoscrizione di Tunisi I.
Il 22 novembre
viene eletto presidente dell’Assemblea Costituente.
E’ sposato e padre
di quattro figli.
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Jameleddine GHARBI é nato a Jendouba, nel
Nord-Ovest della Tunisia, il 5 dicembre 1964. Esperto in scienze della
gestione, è sposato e padre di quattro figli.
Il Ministro Garbi ha un profilo prettamente
accademico. Titolare di un Dottorato in
Scienze della Gestione, è professore presso l’Università di Jendouba. Nello
stesso Ateneo ha ricoperto le cariche di Vice Presidente, Direttore della
Formazione e Responsabile dei servizi di insegnamento a distanza (e-learning).
È inoltre il Presidente di una associazione di
sviluppo e investimento, di cui è stato il fondatore e Capo della sezione di
Jendouba del Centro di Riflessione Strategica per lo Sviluppo del Nord-Ovest.
Tra le sue molte pubblicazioni si ricordano i
volumi sull’ontologia e l’epistemologia del marketing, oltre ad una quarantina
di articoli scientifici apparsi in riveste tunisine ed americane.
È stato nominato Ministro dello Sviluppo e della pianificazione Regionale nel Governo
Jebali (guidato dal Segretario Generale del suo partito, di ispirazione
islamica, Ennahdha) il 24 dicembre 2011.
[1] Si segnala che nel corso della XIV legislatura, l’allora Presidente
della Camera, on. Pier Ferdinando Casini
si è recato in visita ufficiale in Tunisia dal 16 al 17 gennaio 2003, su invito del Presidente della Camera dei
Deputati tunisina Mebazaă. Nel corso della visita il Presidente Casini ha
incontrato il Presidente della Repubblica tunisina BEN ALÌ, il Presidente della
Camera dei Deputati Fouad MEBAZAĂ e il Ministro degli Affari Esteri Habib
BEN YAHIA. Il Presidente Casini si è nuovamente recato a Tunisi il 17 e 18 novembre 2005 per partecipare alla
Conferenza UIP sul tema" Il ruolo dei Parlamenti della società
dell'informazione”. Anche la Commissione
Esteri della Camera, nel corso della XIV legislatura ha effettuato una
missione in Tunisia dal 26 al 28 maggio 2002.
Si ricorda altresì che nella XIII legislatura
il Presidente Luciano Violante ha
effettuato una visita ufficiale in
Tunisia nell’ottobre 1997.
[2] Si ricorda che il Consiglio europeo di
Barcellona del marzo 2002 ha istituito nell’ambito della BEI, un Fondo finanziario
euromediterraneo di investimenti, integrato da un accordo di partenariato e
denominato “Facilitazione euromediterranea di investimenti e partenariato”
(FEMIP).
[3] Il Parlamento dell’Egitto, della Tunisia e
il Consiglio Legislativo palestinese hanno lo status di osservatore. Sono
invece membri associati i Parlamenti di Israele, Algeria, Giordania, e Marocco.
[4] Il 14 novembre 2011 il Consiglio affari esteri si è congratulato con la Tunisia per lo svolgimento delle prime elezioni democratiche per l'Assemblea costituente, durante le quali il popolo tunisino ha potuto esprimere liberamente e pacificamente la propria scelta. In occasione delle elezioni e su richiesta delle autorità tunisine, l’UE ha dispiegato - a partire dal 21 settembre 2011 - una missione di osservazione elettorale, diretta da un gruppo di 10 esperti da 5 Stati dell’UE e guidata da Michael Gahler, membro del Parlamento europeo.
[5] il Consiglio affari esteri del 14 dicembre 2011 ha autorizzato la Commissione ad avviare negoziati bilaterali con la Tunisia, l’Egitto, la Giordania e il Marocco.
[6] La convenzione – che l’UE ha ratificato il 25 marzo 2012 - stabilisce le disposizioni sull'origine delle merci scambiate nell'ambito degli accordi di libero scambio nella zona paneuromediterranea. Occorre infatti determinare l'origine delle merci per poter loro applicare delle preferenze tariffarie, vale a dire la riduzione o la soppressione dei dazi doganali e degli oneri di effetto equivalenti. Sono parti contraenti della Convenzione, oltre all’Unione europea gli Stati dell'Associazione europea di libero scambio (EFTA), ovvero Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein; i signatari della dichiarazione di Barcellona, ovvero Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia, Autorità palestinese; le Isole Færøer; i paesi dei Balcani occidentali, partecipanti al processo di stabilizzazione e di associazione dell'Unione europea.
[7] Si veda il Bollettino a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea, “Una nuova risposta ad un vicinato in mutamento” (COM (2011) 313), XVI legislatura-Documentazione per le Commissioni-Esami di atti e documenti dell’UE, n. 95, 8 luglio 2011.