Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Altri Autori: Servizio Rapporti Internazionali , Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Missione in Marocco - (17-20 maggio 2011)
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 232
Data: 16/05/2011
Descrittori:
MAROCCO   POLITICA ESTERA
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Missione in Marocco

 

(17-20 maggio 2011)

 

 

 

 

 

 

n. 232

 

 

 

16 maggio 2011

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4939 – * st_affari_esteri@camera.it

 

Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi e Uffici:

 

Servizio Rapporti internazionali

( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1i@camera.it

Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 / 066760-2146 – * cdrue@camera.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: es0791.doc

 


INDICE

 

Programma della missione

Schede di sintesi

Scheda Paese (a cura del Servizio Rapporti internazionali) 7

§     Marocco: scheda paese politico - parlamentare  27

Le relazioni parlamentari Italia-marocco (a cura del Servizio Rapporti internazionali) 31

RAPPORTI BILATERALI ITALIA - MAROCCO (a cura del Ministero degli Affari esteri) 38

LA QUESTIONE DEL SAHARA OCCIDENTALE (a cura del Ministero degli Affari Esteri) 47

I rapporti Unione europea – Marocco (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 59

Profili biografici  (a cura del Servizio Rapporti internazionali)

ABDELWAHED RADI Presidente della Camera dei Rappresentanti 69

ABBAS EL FASSI Primo Ministro  71

TAIEB FASSI FIHRI Ministro degli Affari esteri e della cooperazione  73

Pubblicistica  (a cura del Servizio Studi)

§     Marocco: la sfida terroristica alla primavera riformista, dal sito: http://equilibri.net/nuovo, 5 maggio 2011  143

§     S.J. King, The Constitutional Monarchy Optino in Morocco and Baharain, in: Middle East Institute, Policy Brief, maggio 2011  143

§     Deadly Blast at Popular Tourist Spot in Morocco, dal sito: http://www.stratfor.com, 28 aprile 2011  143

§     J.I. Torreblanca, Springtime in Morocco, in: European Council on Foreign Relations, 12 aprile 2011  143

§     He Taib Fassi Fihri, C. Spencer, An Emerging Morocco in a Changing Regional Environment, in: Chatam House, 10 marzo 2011  143

§     Marocco’, in Osservatorio di politica internazionale ‘Focus Mediterraneo e Medio Oriente, gennaio/marzo 2011, a cura del CeSI 143

§     Marocco: tra Occidente e islamismo, dal sito: http://equilibri.net/nuovo, 14 febbraio 2011  143

§     M.E. Maiolini, La fine della grande illusione e l’instabilità nei paesi del maghreb: Tunisia, Algeria, Marocco, in: Circolo di studi diplomatici Palazzotto Venezia, Confidenziale – lettera diplomatica, 31 gennaio 2011  143

§     I. Williams, From Palesatine to Western Sahara, Double Standards and Hypocrisies, in ProQuest, gennaio/febbraio 2011  143

§     Ce.S.I., Report geopolitica: Sahara occidentale, gennaio/febbraio 2011  143

§     M.C. Paciello, Le monde arabe dans la crise, in: Mashreb Machrek, n. 206 – Inverno 2010/2011  143

§     Equilibri, Marocco: la questione del Sahara Occidentale e la cooperazione regionale contro il terrorismo, 15 ottobre 2010  143

§     M. Daadaoui, Party Politics and Elections in Morocco, in: The Middle East Institute Policy Brief, maggio 2010  143

§     A. Antil, Le Maghreb dans son environnement régional et international, in: Ifri, anno 2010  143

Documentazione

Discorso di Re Mohammed VI del  9 marzo 2011  205

 

 


Programma della missione

 


COMMISSIONE AFFARI ESTERI

Missione in Marocco

 

 

PROGRAMMA

(18-20 maggio 2011)

 

 

 

Martedì 17 maggio 2011

Ore 9.10

Partenza dall’aeroporto di Fiumicino, con il volo AZ 874

Ore 11.35

Arrivo all’aeroporto di Casablanca

 

 

Mercoledì 18 maggio 2011

Ore 11

Incontro con il Presidente della Camera dei Rappresentanti Abdelwahed RADI

Ore 12

Incontro con il Primo Ministro Abbas EL FASSI

Ore 13

Colazione offerta dal Presidente RADI per la delegazione

Ore 15.30

Incontro con il Ministro dell’Agricoltura Aziz AKHANNOUCH

Ore 16.30

Incontro con il Ministro dell’Industria Ahmed Reda CHAMI

Ore 17.30

Incontro con il Ministro degli Esteri Taieb FASSI FIHRI

Ore 19

Inaugurazione mostra sui bozzetti del Teatro dell’Opera di Roma

Ore 20.30

Cena in Residenza dell’Ambasciatore Cherubini

 

 

Giovedì 19 maggio 2011

Ore 9.30

Incontro con il Presidente del Consiglio Nazionale per i Diritti Umani Driss EL YAZAMI

Ore 11

Incontro con il Presidente del Consiglio Reale per gli Affari Sahariani Khalihenna OULD RACHID

 

 

Venerdì 20 maggio 2011

Ore 12.25

Partenza dall’aeroporto di Casablanca, con il volo AZ 875

Ore 16.20

Arrivo all’aeroporto di Fiumicino

 

 


Schede di sintesi

 


Scheda Paese
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

REGNO DEL MAROCCO[1]

 

 

 

 

 

Marocco - Bandiera 
CENNI STORICI

 

 

Il Marocco – unico Paese Nord Africano a non essere mai finito nell’orbita dell’impero ottomano, che aveva per frontiera occidentale l’Algeria – va fiero della sua storia, delle sue antiche istituzioni e della sua millenaria indipendenza, perduta solo durante il protettorato franco-spagnolo.

 

1912: A seguito di un accordo franco-ispano-britannico (Conferenza di Algeciras del 1906), il Marocco venne posto sotto il protettorato francese, il cui primo generale residente, Lyautey, si mostrò rispettoso verso la cultura del Paese, permettendo tra l’altro al sovrano di mantenere la sua carica, seppur con un ruolo puramente rappresentativo.

 

1921: Il forte sentimento nazionalista marocchino sfocia in una ribellione berbera guidata dall’emiro Abd el-Krim contro le forze occupanti il Paese.

 

1926: Le truppe francesi riescono ad ottenere la resa dell’emiro.

 

Anni ’30: Nascono i primi gruppi nazionalisti, che danno vita all’ Istiqlal (Partito dell’Indipendenza).

 

Seconda Guerra Mondiale: Il sultano Mohammad V (lasciato sul trono benché con un ruolo puramente rappresentativo) diventa portavoce del movimento nazionalista dell’Istiqlal.

 

1953: In seguito al tentativo dei francesi di esiliare il sultano, si intensificano le lotte armate contro i  colonizzatori.

 

1956 Viene proclamata l’indipendenza e il sultano Mohammad V assume il titolo di Re.

 

1962: Alla morte del Re sale al trono il figlio Hassan II, che l’anno dopo bandisce le prime elezioni del Paese.

 

1999: Mohammad VI succede al padre Hassan II

 

2004: Moahmmed VI inaugura i lavori della Commissione per l’Equità e la Riconciliazione, incaricata di fare piena luce sulle violazioni dei diritti umani perpetrate durante il regno di Hassan II.

 

2008: Viene firmato lo “Statut Avancé”, documento che istituisce una speciale relazione tra il Marocco e l’UE.

 


 

 

DATI GENERALI

 

Superficie

446.550  Km2

 

Capitale

RABAT (650.000 abitanti)

 

Abitanti

31.285.174 (il 65,4% della popolazione ha tra i 15  e i 64 anni)

Gruppi etnici

Arabi/berberi 99%, ebrei 0,2%, altri 0,7%

 

Confessioni religiose

98,7% musulmana, 1,1% cristiana, 0,2% ebraica

 

Lingue ufficiali

Arabo, dialetti berberi, francese (spesso utilizzato in campo economico, governativo e diplomatico)

Tasso di alfabetizzazione

52,3% (uomini 65,7%; donne 39,6%)

 

Tasso di crescita popolazione

1,7%

 

Aspettativa di vita

69 anni uomini; 74 anni donne

Mortalità infantile

29,7 per 1000

 

Fonte: The Cia Worldfactbook 2011

 

 

Principali cariche dello Stato

 

Sovrano

Mohammed VI, dal 30 luglio 1999

Presidente della Camera dei Rappresentanti

Abdelwahed RADI (Unione Socialista delle Forze Popolari – U.S.F.P), dal 9 aprile 2010; il Presidente Radi aveva già esercitato tale carica durante la 6° legislatura (1997-2002) e la 7° (2002-2007).

Presidente della Camera dei Consiglieri

Mohamed Cheikh Biadillah, Partito Autenticità e Modernità, in carica da ottobre 2009

 

Composizione del Governo

Ministri di nomina regia

Primo Ministro

 

Abbas el FASSI  (Istiqlal, partito conservatore), dal 19 settembre 2007

Ministro degli Affari esteri e cooperazione

Taieb FASSI FIHRI

Ministro degli Affari interni

Taieb CHERKAOUI

Giustizia

Mohamed Naciri

Affari Islamici

Ahmed Toufiq

Altri Ministri

Ministro di Stato senza portafoglio

 

Mohamed El Yazghi

Ministro di Stato senza portafoglio

Mohand Laenser

Cultura

Bensalem Himmich

Energia e miniere

Amina Benkhadra

Economia e Finanze

Salaheddine Mezouar

Sanità

Yasmina Baddou

Habitat e Urbanizzazione

Ahmed Taoufiq Hejira

Comunicazione e portavoce del governo

Khalid Naciri

Relazioni parlamentari

Driss Lachguar

Turismo e artigianato

Yassir Zenagui

Industria, Commercio e nuove tecnologie

Ahmed Chami

Commercio internazionale

Abdellatif Maâzouz

Trasporti

Karim Ghellab

Istruzione e ricerca scientifica

Ahmed Akhchichine

Agricoltura e Pesca

Aziz Akhenouch

Sport e Gioventù

Moncef Belkhayat

Sviluppo sociale, famiglia e solidarietà

Nouzha Skalli

Lavoro e Formazione Professionale

Jamal Aghmani

Difesa nazionale (Ministro delegato)

Abderrahmane Sbaï

Affari economici generali (Ministro delegato)

Nizar Baraka

Funzione Pubblica (Ministro delegato)

Mohamed Saad Alami

Comunità marocchina all’estero (Ministro delegato)

Mohammed Ameur

Segretario Generale del Governo

Driss Dahak

 

 

 

Scadenze elettorali

 

Camera dei Rappresentanti:

le ultime elezioni si sono tenute il 7 settembre 2007; le prossime sono previste per il 2012

 

Camera dei Consiglieri: 

L’ultimo rinnovo parziale di un terzo dei componenti si è tenuto il 3 ottobre 2009. Le prossime elezioni sono previste nel 2012.

 

 

 


 

Quadro istituzionale

 

 

 

Il Marocco è una monarchia costituzionale dal 1972, la cui Costituzione è stata emendata nel 1992 e nel 1999. Il Re Mohammed Ben Al-Hassan, Mohammed VI, è Capo dello Stato ed è, sulla base della Costituzione, il Difensore della Fede. La Costituzione garantisce un sistema multipartitico. Oltre 20 partiti politici sono rappresentati alla Camera dei Rappresentanti.

Il sistema giuridico è basato sulla Legge Islamica e sul sistema di diritto civile francese e spagnolo. Nel preambolo della Costituzione si afferma che: “il  Regno del Marocco, Stato musulmano sovrano, la cui lingua ufficiale è l’arabo, costituisce una parte del grande Maghreb arabo. È uno Stato africano che si prefigge tra i suoi principali obiettivi la realizzazione dell’Unità africana”.

 

 

Il Re

 

L’attuale Sovrano, Mohammed Ben Al-Hassan, della dinastia Alaouita al potere da tre secoli, è il terzo re dalla ritrovata indipendenza nel 1956; ha poteri ben più ampi di quelli di un monarca costituzionale europeo: è Capo dello Stato e il Rappresentante supremo della nazione. La sua persona è sacra e inviolabile ed è attorno a lui che si organizza tutto il potere. Il monarca sherifiano, discendente del Profeta, è il solo Capo di Stato arabo del Maghreb a poter vantare una doppia leadership, temporale e spirituale. Si legge infatti nella Costituzione: “Il Re, Rappresentante supremo della Nazione, simbolo della sua unità, garante delle perennità e della continuità dello Stato, provvede al rispetto dell’Islam e della Costituzione. Egli tutela i diritti e le libertà dei cittadini, dei ceti sociali e delle collettività. Egli garantisce l’indipendenza della Nazione e l’integrità territoriale del Regno nei suoi confini autentici”.

Il Re nomina (e revoca), per decreto reale, il Primo Ministro e, su proposta di quest’ultimo, nomina e revoca i membri del Governo. Presiede il Consiglio dei Ministri, il Consiglio superiore della Magistratura, il Consiglio Superiore dell’Educazione. È il Capo supremo delle Forze armate reali (è Capo di Stato Maggiore delle tre Armi), non esistendo Ministero della Difesa (abolito da re Hassan II dopo i due falliti colpi di stato dei primi anni settanta); promulga le leggi, firma e ratifica i trattati; esercita il diritto di grazia; nomina, altresì, la maggior parte degli alti funzionari dello Stato, civili e militari.

Il Re revoca il Governo sia di propria iniziativa, sia in seguito a dimissioni spontanee. Può sciogliere, sentito il parere dei Presidenti delle Camere e del Presidente del Consiglio costituzionale, uno o entrambi i rami del Parlamento con decreto reale.

Il Re può rinviare per una nuova lettura un progetto di legge alle Camere, le quali possono superare il veto del Re approvando il testo a maggioranza dei 2/3 dei componenti.

Inoltre il Re è “Comandante dei Credenti”, ruolo unico tra gli attuali monarchi arabi e che gli deriva principalmente dall’essere discendente del profeta Maometto. Tale ultimo elemento conferisce al Marocco una tradizionale stabilità ed al Sovrano un diffuso affetto popolare: pur non essendogli riconosciuta un’autorità dogmatica, il Re “guida” la comunità anche negli affari religiosi e le sue decisioni (in qualsiasi campo) sono, per definizione, in linea coi precetti dell’Islam.

 

 

Governo

 

Il Governo è composto dal Primo Ministro e dai Ministri ed è responsabile davanti al Re e al Parlamento (art. 59 Cost.). La Costituzione prevede che il Re nomini in piena autonomia i cosiddetti “Ministri di sovranità”, ossia i titolari dei Dicasteri gli Esteri, degli Interni e degli Affari religiosi. Il resto del Gabinetto è proposto dal Primo Ministro incaricato. Dopo la nomina da parte del Re, il Primo Ministro sottopone il suo programma ad entrambi i rami del Parlamento. Presso la Camera dei Rappresentanti, si procede al voto di fiducia espresso a maggioranza assoluta dei membri; alla Camera dei Consiglieri è prevista la maggioranza dei due terzi. 

 

Il Primo Ministro ha il potere di iniziativa delle leggi, esercita inoltre un potere regolamentare generale e coordina l’attività del governo. Il peso del Primo Ministro è andato crescendo negli ultimi anni ed attualmente egli presiede il Consiglio di Gabinetto, organo esecutivo che esamina tutte le questioni di Stato prima che esse siano sottoposte alla ratifica del Sovrano in Consiglio dei Ministri. Il peso del Primo Ministro è andato crescendo, pur in maniera limitata, negli ultimi anni.

 

L’attuale Primo Ministro è Abbas El Fassi, leader del Partito conservatore Istiqlal che ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi. Questi è a capo di una coalizione di quattro partiti: l’Istiqlal (conservatore), l’Unione Socialista delle Forze Popolari (USFP), il Raggruppamento Nazionale Indipendenti (RNI) e il Partito del Progresso e del Socialismo (PPS). Il Re ha nominato il nuovo Governo il 16 ottobre 2007 (ultimo rimpasto 4 gennaio 2011).

 

 

Parlamento

 

In seguito alle modifiche costituzionali introdotte nel 1996 ed approvate con referendum popolare, il Parlamento del Marocco ha assunto una struttura bicamerale ed è formato dalla Camera dei Rappresentanti (325 membri, eletti a suffragio popolare ogni 5 anni) e dalla Camera dei Consiglieri (270 membri, eletti indirettamente ogni 9 anni da organizzazioni professionali, sindacati e consigli locali, e sono rinnovati per 1/3 ogni 3 anni).

L’iniziativa legislativa è riconosciuta al Primo Ministro e ai membri del Parlamento. Ambedue i rami partecipano, in maniera quasi paritaria, al processo di approvazione legislativa: se le due Camere dovessero trovarsi in contrasto su un determinato progetto di legge, il Governo può proporre la costituzione di un Comitato bicamerale. Se anche tale Comitato non dovesse approvare il progetto, spetta alla Camera dei Rappresentanti l’approvazione finale a maggioranza assoluta dei suoi membri.

Il potere di iniziativa di revisione costituzionale appartiene al Re e alle due Camere. La proposta di legge di revisione costituzionale deve essere approvata da ciascuna Camera con la maggioranza dei 2/3 dei componenti. Una volta approvata, la legge è sottoposta a referendum. Non possono essere oggetto di revisione costituzionale la forma monarchica dello Stato e le disposizioni relative alla religione musulmana.

 

Ultime elezioni[2]

Le ultime elezioni della Camera dei Rappresentanti si sono svolte il 7 settembre 2007. Il tasso di affluenza alle urne è stato particolarmente basso: solo il 37% degli aventi diritto si è recato alle urne. Le elezioni hanno visto l’affermazione dell’Istiqlal, il partito conservatore, che ha ottenuto 52 seggi. Sconfitta per l’Unione socialista delle forze popolari che perde ben 12 seggi. Guadagnano il Movimento popolare che ottiene 14 seggi in più rispetto al passato e l’Unione costituzionale che guadagna 11 seggi in più. Il principale partito di opposizione, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD), è il secondo partito più numeroso e l’unico partito islamico rappresentato alla Camera dei Rappresentanti.

A seguito delle elezioni di settembre 2007, la Camera dei Rappresentanti risulta così composta:

 

 

PARTITI

SEGGI

Istiqlal (Partito conservatore)

52

Partito Islamico della Giustizia e dello sviluppo (PJD)

46

Movimento popolare berbero (MP)

41

Raggruppamento Nazionale Indipendente (RNI)

39

Unione Socialista delle Forze Popolari (USFP)

38

Unione Costituzionale (UC)

27

Partito del Progresso e del Socialismo (PPS)

17

Unione PND-Al Ahd e alleati

14

Fronte delle Forze Democratiche (FFD)

9

Movimento sociale e democratico (MDS)

9

Unione PADS-CNI-PSU e alleati

6

Partito dei lavoratori (PT)

5

Partito dell’ambiente e lo sviluppo (PED)

5

Indipendenti

5

Partito del rinnovo e dell’uguaglianza (PRE)

4

Unione marocchina per la democrazia (UMD)

2

Partito socialista (PS)

2

Altri

4

TOTALE

325

 

Le donne presenti nella Camera dei Rappresentanti sono 34, pari al 10.46%.

 

Il 3 ottobre 2009 si sono svolte le elezioni per il rinnovo parziale della Camera dei Consiglieri, per assegnare un terzo dei seggi (90 su 270). L’elezione è indiretta: i collegi elettorali sono composti a) da membri dei consigli locali e regionali, che eleggono 162 membri; e b) da rappresentanti dell’industria, dell’agricoltura e dei sindacati, che eleggono 108 membri. Le donne presenti alla Camera dei Consiglieri sono 3.

 

 

PARTITO

Seggi

Partito dell’Autenticità e Modernità (PAM)

22

Istiqlal (Partito conservatore)

17

Movimento popolare (MP)

11

Unione Socialista delle Forze Popolari (USFP)

10

Raggruppamento Nazionale Indipendente (RNI)

9

Partito dell’ambiente e lo sviluppo (PED)

4

Unione Costituzionale (UC)

3

Partito del Progresso e del Socialismo (PPS)

2

Unione marocchina del lavoro (UMT)

2

Unione generale dei lavoratori del Marocco (UGTM)

2

Federazione democratica del lavoro (FDT)

2

Unione Nazionale del lavoro del Marocco (UNTM)

2

Unione democratica dei lavoratori (UGDT)

1

Partito delle forze cittadine (PFC)

1

Partito liberale marocchino

1

Fronte delle forze democratiche (FFD)

1

 

 

 

Le elezioni amministrative del giugno 2009 hanno sancito il crescente peso degli islamisti moderati del Partito Giustizia e Sviluppo (PJD) sulla scena politica marocchina. Pur contando solamente su circa il 7% dei voti totali, il PJD ha fatto registrare ottimi risultati nei grandi centri urbani, ove riesce ad intercettare il crescente malcontento sociale: primo partito a Casablanca e Tangeri, secondo a Rabat e a Salè, con ottimi piazzamenti a Marrakech, Meknès e Agadir.

 

 

Consiglio Costituzionale

La Costituzione prevede, inoltre, la presenza di un Consiglio Costituzionale composto da 12 membri di cui 6 designati dal Re, 3 designati dal Presidente della Camera dei Rappresentanti e 3 dal Presidente della Camera dei Consiglieri; il mandato è di 9 anni. Ogni tre anni sono rinnovati per un terzo.

Il Consiglio Costituzionale dichiara la regolarità delle elezione dei membri del Parlamento e delle operazioni referendarie. Il Consiglio si pronuncia altresì sulla legittimità costituzionale delle leggi. Prima della loro promulgazione, le leggi possono essere deferire al Consiglio per iniziativa del Re, del Primo Ministro, di ciascun Presidente delle due Camere e di ¼ dei componenti di ciascun ramo del Parlamento. Le decisioni del Consiglio Costituzionale non sono suscettibili di ricorso.

 

 

Governo in carica

 

Il Primo Ministro Abbas El Fassi, leader del Partito Istiqlal (PI) guida una coalizione di Governo formata, oltre che dal suo Partito (affermatosi come partito di maggioranza relativa nelle elezioni del 2007), dai socialisti dell’USFP e del PS e dai centristi dell’RNI e dall’MP, partito rappresentativo dell’etnia berbera. Il Governo non può contare sulla maggioranza in Parlamento (ha infatti 146 deputati su un totale di 325), e fa affidamento sul sostegno esterno del gruppo parlamentare del Partito Autenticità e Modernità (PAM), nato nel 2008 e guidato dal Presidente della Commissione Esteri, Fouad Ali El Himma, persona assai vicina al Sovrano.

L’Esecutivo guidato da El Fassi è oggetto di forti critiche della stampa e dell’opinione pubblica a causa dell’incapacità di far fronte in maniera adeguata ai bisogni essenziali della popolazione. Da tempo si rincorrono le voci di una prossima sostituzione di El Fassi con un esponente dell’area “centrista”, ovvero dei partiti più vicini alla Corona. Secondo molti osservatori, i candidati più probabili sono Fouad Ali El Himma del partito PAM o il leader del Raggrupamento Nazionale Indipendente (RNI) e Ministro dell’Economia Mezouar, particolarmente attivi negli ultimi mesi sulla scena politica marocchina.

 

 


 

ATTUALITA’ DI POLITICA INTERNA[3]

 

 

 

A differenza degli altri Paesi del Nord Africa, il Marocco sembra essere quello che ha retto meglio l’onda delle proteste di piazza che hanno scosso Nord Africa e Medio Oriente, in buona parte dovuto allo  speciale legame che il Re intrattiene con il popolo  in virtù del suo ruolo spirituale e della capacità di aver saputo finora giocare la carta delle riforme (nelle settimane antecedenti le manifestazioni il Governo di Rabat aveva varato una serie di provvedimenti di natura socio-economica: calmiere sui prezzi di prima necessità; assunzione senza concorso dei diplomes chomeurs nella pubblica amministrazione; abbattimento dei dazi doganali di diversi generi alimentari importati; estensione a tutto il territorio nazionale della gratuità delle cure mediche per i non abbienti; istituzione del Consiglio Economico e Sociale, che dovrà assistere il Parlamento ed il Governo nella definizione delle politiche economiche e sociali). Ad assicurare stabilità contribuisce anche l’assenza di forze politiche e/o sociali in grado di porsi in modo antagonistico all’interno del panorama marocchino e di inserire con forza nell’agenda politica i temi della riforma costituzionale, che costituiscono il nucleo delle rivendicazioni dei manifestanti.

Si ricorda che il 20 febbraio 2011 in diverse città marocchine si sono svolte, senza incidenti e con una limitata partecipazione, manifestazioni volte a rivendicare maggiore giustizia sociale, lotta alla corruzione e un cammino più spedito sulla strada della democrazia. I partiti politici si sono astenuti dal sostenere o partecipare alle proteste che si sono giovate dell’apporto di diverse Ong presenti in Marocco. I cortei si sono svolti abbastanza tranquillamente, fatta eccezione per alcuni episodi di violenza, che in una circostanza, nella cittadina costiera di al-Hoceima, nel Nord del Paese, hanno visto la morte di cinque persone, vittime dell’incendio di una banca. Tuttavia, i manifestanti, fatta eccezione per alcune minoranze, non hanno mai rivolto la loro rabbia contro il re, considerato diretto discendente del Profeta Maometto in quanto parte della famiglia degli Alaouiti.

Per quanto riguarda il quadro delle proteste, un ulteriore campanello d’allarme è rappresentato dal ruolo svolto nell’organizzazione delle manifestazioni dal gruppo Al-Adl Wal Ihsane (Giustizia e Benevolenza), movimento islamico molto attivo presso le università marocchine che ha come obiettivo la creazione di uno Stato islamico basato sulla sharia ed una maggiore islamizzazione della società marocchina. Di ispirazione sufi, Al-Adl Wal Ihsane ha portato avanti negli ultimi anni un’azione di profonda penetrazione nel tessuto sociale e culturale del Paese, non arrivando a costituire ancora una vera e propria minaccia per la monarchia, ma cominciando ad incanalare il dissenso verso il Re attraverso le proprie istanze conservatrici di stampo islamico.

Il 9 marzo, il Re ha annunciato un ampio disegno di riforma costituzionale concernente: l’elevazione a rango costituzionale del pluralismo dell’identità del Marocco e dei partiti politici; il rafforzamento dello stato di diritto, attraverso l’allargamento delle libertà e il rafforzamento del sistema dei diritti umani; la volontà di erigere il potere giudiziario ad organo indipendente e di rafforzare le prerogative della Corte Costituzionale; il rafforzamento dello statuto del Primo Ministro (anche se non è ancora chiaro se ciò comporterà una riduzione delle prerogative del Re nella formazione dell’Esecutivo e nello svolgimento delle sue attività) e del Governo (con l’introduzione del principio di responsabilità esclusivamente nei confronti del Parlamento e non anche della Corona); la costituzionalizzazione della riforma regionale. L’elaborazione del testo di riforma è stata affidata ad una Commissione presieduta da Abdellatif Mennouni, docente di diritto costituzionale, e dovrebbe essere finalizzata entro il prossimo giugno. La volontà di Rabat è quella di consolidare il modello di democrazia e di sviluppo del Marocco.

Sarebbe ascrivibile al nuovo corso riformatore anche la decisione del Re (14 aprile 2011) di  concedere la grazia a 190 detenuti per reati politici e/o di terrorismo. Fra essi vi sono anche un attivista saharawi (accusato di aver partecipato a manifestazioni a favore dell’indipendenza del Sahara Occidentale) e il connazionale Abdelkrim Britel, condannato per associazione eversiva. Decisiva è stata l’azione di mediazione posta in essere dal neo costituito Conseil National des Droits de l’Homme (CNDH) e dal suo Segretario Generale, Mohamed Sebbar.

Il 28 aprile 2011 un attentato ha colpito la città di Marrakech, provocando decine di vittime (soprattutto stranieri). Incerto risulta essere il movente, ma appare verosimile che il Marocco sia stato preso di mira sia per la posizione internazionale filo-occidentale (tradottasi fra l’altro con il sostegno politico assicurato da Rabat alle operazioni militari autorizzate dal Consiglio di Sicurezza in Libia), sia per il processo riformatore in atto che si  vuole cercare di far deragliare attraverso un inasprimento dell’atteggiamento delle Autorità nei confronti dei movimenti contestatari. Il 5 maggio scorso oltre 5.000 persone hanno manifestato a Marrakech, per condannare l’attentato terrorista e chiedere che vengano realizzate le riforme nel Paese.

In generale, confrontando la situazione del Marocco con quella degli altri Paesi nordafricani e mediorientali, Rabat ha saputo contenere la rivolta soprattutto per il fatto che importanti riforme erano già state sviluppate da tempo. Dal 2008 il Re aveva dato avvio all’Iniziativa Nazionale di Sviluppo Umano, un piano per migliorare le condizioni di vita della popolazione più povera che ha finanziato, con milioni di euro, piccoli progetti di sviluppo nel settore dell’edilizia, della pesca e dell’agricoltura.

Si ricorda che da già qualche anno il Marocco ha dedicato particolare attenzione al campo dello sviluppo sociale, anche nell’ottica della lotta contro il fondamentalismo islamico: nel 2005 è stata lanciata l’Iniziativa Nazionale di Sviluppo Umano (INDH), fortemente voluta da Mohammed VI, ambizioso programma di interventi mirato a fornire ad oltre 6 milioni di cittadini (un quinto della popolazione), abitazioni decorose, strade, acqua potabile, scuole e servizi sanitari. Un bilancio del primo quinquennio dell’INDH è stato tracciato in occasione del Forum Internazionale sullo Sviluppo Umano (Agadir, 1-2 novembre 2010) che ha fornito alle Autorità marocchine una vetrina, sia sul piano interno che esterno, per illustrare i risultati fin qui raggiunti: 22.000 progetti di sviluppo avviati in svariati settori; 3.400 progetti microimprenditoriali e 40.000 posti di lavoro creati; investimenti in infrastrutture di base per circa 900 milioni di Euro. In ogni caso, il Marocco ha intrapreso un profondo rinnovamento istituzionale progetto di riforma del sistema giudiziario; è stata avviata un’opera di “riscoperta” delle regioni settentrionali e rurali; il sistema economico marocchino è stato progressivamente aperto alla concorrenza internazionale e agli investimenti stranieri.  Tuttavia gli obiettivi dell’Iniziativa appaiono ancora distanti. Nonostante il netto miglioramento di alcuni indicatori sociali (dal 2001 ad oggi la popolazione che vive sotto la soglia della povertà è passata dal 15,3% al 9% ed il tasso netto di scolarizzazione è passato dal 79,1% a circa il 96%), secondo una recente statistica elaborata dall’UNDP, il Marocco si colloca infatti ancora al 126.mo posto (su 177 Paesi, ultimo nella regione) per quanto concerne l’Indice di Sviluppo Umano.

Nonostante questi sforzi, restano tuttavia forti le sperequazioni sociali. A ciò bisogna aggiungere il fatto che tutte le iniziative in campo sociale si devono principalmente agli aiuti americani. Non va dimenticato, infatti, che, a differenza del vicino algerino, il Marocco non è ricco di risorse naturali. Ma gli aiuti USA alimentano inoltre anche le Forze Armate, che hanno visto un imponente sviluppo negli ultimi anni e che continuano a mantenere un pesante dispositivo nel Sahara Occidentale per il controllo del territorio e per fronteggiare il Fronte del Polisario. Ne consegue che il governo marocchino rimane strettamente dipendente dall’estero, circostanza che ne indebolisce in qualche modo le sue politiche.

Nel quadro delle riforme economiche che il Marocco sta cercando di attuare, a metà febbraio, Rabat ha annunciato la predisposizione di circa 1.4 miliardi di euro in sussidi per cercare di abbassare i prezzi dei generi di prima necessità. Come riferito dal Primo Ministro El Fassi, queste misure hanno proprio l’obiettivo di compensare la crescita dei prodotti di base sul mercato internazionale.

Va posto in evidenza anche il piano di 600 milioni di euro per rilanciare Tangeri. È la cifra che il governo marocchino e il fondo sovrano della famiglia reale di Rabat hanno messo a disposizione per valorizzare il potenziale turistico della città. Lo scopo del progetto è la riconversione dell’area portuale e lo sviluppo edilizio dell’area interna entro il 2015. La gara d’appalto per la realizzazione del porto turistico è già stata indetta, mentre a breve seguiranno quelle per l’ampliamento del terminale per navi da crociera, per la conclusione del porto da pesca e per lo sviluppo edilizio dell’area interna della città.

Nel settore economico, va ricordata anche l’Unione Europea che, a fine febbraio, ha rinnovato con Rabat l’accordo sulla pesca per altri 4 anni. L’intesa, nata nel 2007, regola l’accesso dei pescherecci europei nelle acque territoriali marocchine e delinea le politiche per partnership economiche, finanziarie, tecniche e scientifiche.


 


 

POLITICA ESTERA

 

 

 

1. Quadro generale

Il Marocco è Paese a forte vocazione “europea” e considera la collaborazione con l’UE elemento cardine della propria politica estera, elemento che ha certamente favorito il processo in atto di consolidamento democratico e di liberalizzazione. Il Marocco ha anche una forte vocazione africana, araba e mediterranea, anche se Rabat non fa parte dell’Unione Africana, per la presenza in seno all’organizzazione della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) (sulla questione si veda l’apposita scheda). Ciò non impedisce un’importante presenza marocchina in Africa sia dal punto di vista politico che da quello economico. Il Marocco è uno dei principali fornitori di truppe per alcune missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite nel continente (MONUC e UNOCI) e l’Africa Sub-Sahariana rappresenta per le aziende marocchine un fertile terreno di investimento economico, in particolare nei settori delle telecomunicazioni, minerario e finanziario.

A livello regionale, la questione del Sahara Occidentale rende assai complesse le relazioni del Marocco con l’Algeria (da 16 anni è chiusa la frontiera terrestre tra i due Paesi), che ha una politica di aperto sostegno alla causa saharawi. Il tradizionale contrasto tra Rabat ed Algeri, che trova la propria origine su recriminazioni risalenti in parte al periodo della lotta per l’indipendenza, è la causa principale degli scarsi progressi nel processo di integrazione dell’area del Maghreb e del consolidamento dell’Unione del Maghreb Arabo (UMA). Tuttavia, si è assistito recentemente ad una ripresa di contatti bilaterali a livello ministeriale, volti al consolidamento delle relazioni di cooperazione economica e sociale. Si inserisce in tale contesto l’incontro ad Algeri fra i due Ministri dell’Energia nel corso del quale sono state annunciate importanti iniziative quali un progetto (ancora in fase di studio) per la realizzazione di un gasdotto tra i due Paesi e la prossima conclusione di un partenariato tra l’ufficio marocchino dell’elettricità e del gas e Sonelgaz, principale società algerina di distribuzione di gas ed elettricità.

 

I paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), l’11 maggio 2011, nel corso di un Vertice a Riad, nell’ambito del quale hanno deciso di accogliere la richiesta della Giordania di aderire all’organismo regionale, hanno rivolto un invito al Marocco affinché anch’esso aderisca all’organizzazione. Il Marocco, da parte sua, ha mostrato di non essere interessato a tale offerta, sottolineando che suo principale obiettivo è quello di costruire un’unione del Maghreb arabo.

 

Rabat è impegnata nelle principali tematiche arabe e nel contesto della collaborazione nel Mediterraneo, sia sul versante del processo di Barcellona che nel quadro del Dialogo 5+5. Rispetto al mondo arabo, il Marocco riconosce la necessità di riforme politiche nella regione ed è tra i Paesi più aperti ai “suggerimenti” occidentali in materia. A ciò si aggiunga la posizione particolare del Marocco per quel che concerne i rapporti con Tel Aviv a causa della nutrita comunità di origine marocchina residente in Israele, fatto questo che permette al Sovrano di mantenere costantemente aperto un canale diplomatico privilegiato, seppur non ufficiale, con Israele.

Assai difficili sono i rapporti con Teheran, con cui Rabat ha interrotto le relazioni diplomatiche nel marzo 2009 a seguito delle “offese” rivolte dall’Iran al Sovrano marocchino, reo di aver appoggiato le Autorità del Bahrein nel contenzioso con le Autorità iraniane. La crisi tra i due Paesi trova peraltro origine nei presunti tentativi di proselitismo sciita, con il conseguente sostegno offerto alle correnti islamiste marocchine più radicali, che sarebbero stati effettuati nel corso degli ultimi anni da parte delle Autorità iraniane attraverso l’Ambasciata a Rabat.

Per quanto riguarda le tematiche di carattere multilaterale, Rabat ha mantenuto in passato un atteggiamento prudente sul tema della riforma del CdS, anche se recentemente ha assunto posizioni più vicine alle nostre.

In Marocco, pur restando in vigore la pena di morte per una serie di reati, non si eseguono esecuzioni dal 1993. Nel Paese è in corso da tempo un importante dibattito interno sull’abolizione della pena di morte ed è all’esame del Governo un progetto di revisione della legislazione marocchina in senso abolizionista, la cui adozione non è prevedibile tuttavia in tempi brevi. Così come nel 2007, Rabat si è astenuta nel 2008 al momento del voto della risoluzione sulla moratoria della pena di morte alla Terza Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (approvata il 20 novembre scorso con 105 voti a favore, 48 contrari e 31 astenuti), che verrà presentata anche quest’anno in AG dall’Italia e dall’UE nel quadro di un’alleanza transregionale di Paesi.

La proiezione esterna del Marocco si traduce anche nella partecipazione a missioni di peacekeeping dell’ONU e a operazioni NATO in altre aree geografiche, quali il Kosovo e la Bosnia-Erzegovina. E’ inoltre prevista, in ambito mediterraneo, una partecipazione marocchina all’operazione NATO anti-terrorismo “Active Endeavour” a partire dal 2011.

Il rafforzamento della collaborazione tra il Marocco e l’Occidente, in particolare l’Unione Europea, riguarda anche alcune specifiche tematiche collegate al problema della sicurezza regionale, come per esempio la lotta al fenomeno della pirateria nel Golfo di Guinea e il contrasto al traffico di droga proveniente dall’America Latina.

La Francia e la Spagna rimangono i principali partner politici, economico-commerciali e diplomatici del Marocco. Le ricorrenti frizioni con Madrid per la questione delle enclave spagnole di Ceuta e Melilla non compromettono i buoni rapporti esistenti fra i due Paesi. Anche i rapporti con Washington sono tradizionalmente solidi.

 

 


 


 

SITUAZIONE ECONOMICA

 

 

 

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI*

 

PIL a parità di potere di acquisto

153,8 miliardi dollari USA

Composizione per settore

agricoltura 17,1%;  industria 31,6%; servizi 51,4%

Crescita PIL

4,2 %

PIL pro capite

4.900 dollari USA

Inflazione

2,5 %

Tasso di disoccupazione

9,8%

Spese militari

5% del PIL (stima del 2003)

Debito estero

22,6 miliardi di dollari USA

 

 

1.     Andamento congiunturale e politiche economiche

 

Nel 2010 la crisi economica internazionale e la crisi politica dei Paesi del Nord Africa hanno influito solo parzialmente sulla crescita economica marocchina registrata al 4,2%, solo con un leggero calo rispetto al 2009. La diminuzione è originata dalla ridotta produzione industriale ma più significativamente dalla moderata performance del settore agricolo, da cui il Paese ancora largamente dipende.

Per il 2011 permarranno tre principali criticità: il deficit della Bilancia commerciale, tradizionalmente negativa, quello del bilancio pubblico, che nel 2010 si è attestato a circa il 59% del PIL, e la prevista crescita dell’inflazione. Nonostante il buon andamento dell’export marocchino (+16,18% nel 2010), il deficit commerciale è previsto ampliarsi per la dipendenza energetica dall’estero; il Marocco, infatti, importa circa il 97% del proprio fabbisogno di energia con una bolletta energetica passata da 2 miliardi Euro circa nel 2003 a oltre 6 miliardi nel 2009. Inoltre, a seguito della crisi libica, il conseguente aumento dei prezzi degli idrocarburi prevedibilmente genererà un aumento dell’inflazione, che negli anni 2009 e 2010 il Governo era riuscito a tenere sotto controllo. Inoltre dovrà essere nuovamente rimandata la diminuzione dell’ingente spesa pubblica, più volte prospettata da Rabat sia per la necessità di affrontare importanti questioni di carattere socio-economico, in particolare legate alla disoccupazione, nel 2010 stimata al 9,8%, ed in continua crescita che di proseguire i programmi di rinnovamento infrastrutturale.

 

La politica di sviluppo perseguita dal Governo marocchino punta alla creazione di nuove infrastrutture - con stanziamenti che hanno raggiunto rispettivamente i 12 ed i 14 miliardi di Euro nel 2009 e nel 2010 - ed al sostegno degli investimenti privati per il rilancio del settore produttivo privato, per cui è prevista una spesa di 5,6 miliardi di Euro. Le Autorità hanno altresì stabilito finanziamenti aggiuntivi per interventi in settori strategici come quello delle energie rinnovabili attraverso la realizzazione del “Piano Nazionale delle Azioni Prioritarie” ed il “Piano Solare del Marocco”; i settori dell’ITC, BTO e dell’outsourcing con il “Piano di emergenza industriale”; i settori della logistica e dei trasporti e per lo sviluppo della meccanizzazione agricola attraverso il Programma “Maroc Vert”.

 

Nonostante tali ambiziosi programmi di modernizzazione economica, tuttavia, il Paese risente ancora di un sistema amministrativo altamente burocratizzato e poco trasparente, elemento questo che non favorisce l’instaurasi di un clima di fiducia da parte degli investitori esteri. Nella graduatoria stilata dalla Banca Mondiale nell’ultimo del rapporto “Doing Business” il Marocco si colloca, infatti, al 128° posto su 183 Paesi.

 

L’economia soffre anche di una presenza invasiva della casa reale che detiene attività economiche in  diversi importanti ambiti produttivi e finanziari il cui valore è stato stimato a circa il 4% del PIL. Si tratta di una presenza vista con fastidio non solo dalla popolazione ma dalla comunità degli affari stessa e che, ora più di prima, è necessario ridimensionare. Questo il motivo della recente fusione delle due principali holding reali, la  ONA (Omnium Nord Africain) e SNI (Societé Nationale d’Investissement), che consentirà di preparare il terreno sul piano tecnico-finanziario per la cessione,  entro il 2012, di una buona parte delle società appartenenti ai due Gruppi in particolare nei settori ad alto grado di visibilità quali quelli della produzione e della distribuzione agroalimentare.

 

Il principale partner economico del Paese è la Francia, seguita dalla Spagna e dall’Italia. Grande rilievo è stato dato dalle Autorità locali negli ultimi anni all’integrazione del Marocco nel contesto economico internazionale, fattore cruciale di crescita. Il Marocco ha aderito all’Accordo di Agadir, ha concluso Accordi di libero scambio con la Turchia e con gli USA (quest’ultimo entrato in vigore nel gennaio 2006) ed ha deciso di far parte dell’Area di Libero Scambio Euro-Mediterranea. Prosegue la politica di smantellamento tariffario concordata con l’UE, parallelamente alla riforma del sistema doganale. Persistono tuttavia alcune limitazioni per quanto riguarda le licenze all’esportazione, soprattutto nel settore del cuoio, e per l’importazione di medicinali.

Gli investimenti stranieri sono regolati dalla Carta degli Investimenti Esteri, adottata nel 1995, in virtù della quale gli investitori stranieri sono equiparati a quelli locali; sono ammessi investimenti in tutti i settori, ad eccezione delle attività riservate allo Stato ed il possesso di terreni agricoli. Gli investimenti esteri sono rivolti soprattutto alle infrastrutture, all’immobiliare, al turismo ed al settore finanziario.

 

2. Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali e situazione debitoria

I rapporti con il FMI si limitano alle consultazioni periodiche. Attualmente non vi sono finanziamenti in essere o programmi in via di attuazione. Nel 2005 il Marocco si impegnato a rispettare gli standard del Fondo per quanto riguarda l’elaborazione dei dati finanziari ed economici di fruizione pubblica.  

La Banca Mondiale è presente nel Paese con nove progetti per un impegno totale di circa 640 milioni di USD indirizzati allo sviluppo di educazione, competitività, infrastrutture e pubblica amministrazione.

Anche la Banca Africana di Sviluppo impiega risorse in diversi progetti tesi alla promozione dell’educazione e dell’accesso ai servizi basilari per i gruppi più poveri ed emarginati del Paese nonché alla conservazione delle risorse ambientali.

 

 


 

 

Casella di testo: SCHEDA PAESE
politico-parlamentare

 

Marocco                                

 


Il quadro istituzionale

Il Regno del Marocco è una monarchia costituzionale.

In base alla Costituzione del 1972, il re nomina e revoca il primo ministro, e, su proposta di questi, i ministri. Il re può anche sciogliere il Parlamento e partecipa al potere legislativo sanzionando le leggi. In seguito alla riforma costituzionale del 1996, la Camera dei consiglieri ha il potere, con una maggioranza di due terzi, di sfiduciare il governo.

Sempre a seguito della riforma costituzionale del 1996, che ha appunto istituito la seconda camera, la Camera dei consiglieri, il Parlamento è bicamerale. La Camera dei rappresentanti è composta da 325 deputati eletti per cinque anni a suffragio universale diretto con sistema proporzionale su base circoscrizionale e di liste nazionali riservate a candidate donne, in modo da garantire che almeno il 10 per cento degli eletti appartenga al sesso femminile (a seguito della riforma elettorale del 2002). La Camera dei consiglieri è composta da 270 membri, eletti con un mandato di nove anni (un terzo dell’assemblea è rinnovato ogni tre): 162 membri sono eletti dalle assemblee elettive locali; 81 dalle camere di commercio e 27 dai sindacati. Il bicameralismo non è perfetto, in quanto la Camera dei consiglieri ha la prerogativa di avviare la legislazione e quella di rivolgere mozioni di censura al governo.

Secondo Freedom House, il Marocco è uno “Stato parzialmente libero”, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit  lo classifica come regime autoritario (cfr. infra la tabella Indicatori internazionali sul paese). Al riguardo, per quel che concerne il rispetto delle libertà politiche e civili, merita segnalare l’esistenza di un effettivo multipartitismo, anche se il carattere frammentato del sistema partitico non appare in grado di bilanciare la forte influenza regia nella vita politica. Inoltre, il movimento islamista “Giustizia e Carità”, che appare riscuotere un significativo consenso nella popolazione, è formalmente illegale, anche se tollerato nella pratica. Lo Stato ha il controllo dei mezzi di comunicazione di massa, anche se la popolazione marocchina ha accesso ai canali satellitari stranieri. Esiste una diffusa stampa indipendente, sia pure osservatori internazionali registrino una legge sulla stampa restrittiva ed episodi di pressione ed intimidazione da parte delle autorità pubbliche sui giornalisti. In particolare, Human Rights Watch evidenzia come la legge sulla stampa punisca con l’incarcerazione la diffusione “maliziosa” di “informazioni false” suscettibili di disturbare l’ordine pubblico o per discorsi che risultino diffamatori e offensivi per membri della famiglia reale o che minaccino “L’Islam, l’istituzione monarchica e l’integrità territoriale marocchina”. Anche le associazioni non governative indipendenti sono numerose e generalmente libere, anche se si registrano ostacoli alla legalizzazione di organizzazioni che operano in determinati settori quali quello dei diritti del popolo Saharawi, dei berberi, degli immigrati provenienti dall’Africa sub-sahariana. Secondo OpenNet Initiative (rilevazioni 2008), non vi sono prove di “filtraggio” di siti in materia politica (neanche per i siti che si occupano della questione Saharawi) mentre vi sarebbe un “filtraggio selettivo” per i siti in materia sociale e di sicurezza. In questo contesto, il 9 marzo con un discorso televisivo, re Mohammed VI ha annunciato un programma di riforme costituzionali (cfr. box sotto)

Le modifiche costituzionali annunciato da re Mohammed VI

Il discorso di re Mohammed VI ha in primo luogo assicurato un rilancio del processo di regionalizzazione del paese (anche con riferimento al Sahara occidentale), prevedendo, tra le altre cose, l’elezione diretta dei consigli regionali a suffragio universale; l’attribuzione ai presidenti dei consigli regionali, invece che ai governatori, del compito di attuare le decisioni dei consigli; la promozione della partecipazione delle donne nella gestione degli affari regionali; la revisione della composizione del camera dei consiglieri in modo da accrescere la rappresentanza delle regioni.

Il re ha poi annunciato un programma in sette punti di riforme istituzionali, la cui stesura sarà affidata ad un Comitato presieduto da Abdeltif Mennouni, costituzionalista marocchina, che dovrà concludere i suoi lavori entro il prossimo giugno, per poi sottoporre le modifiche a referendum:

1.      inclusione nella Costituzione del carattere plurale dell’identità marocchina, anche con riferimento alla componente berbera

2.      consolidamento dello stato di diritto, attraverso l’espansione delle libertà individuali e collettive e garanzia del loro esercizio

3.      rafforzamento dell’indipendenza della magistratura

4.      rafforzamento della separazione dei poteri, con un Parlamento liberamente eletto nel quale la Camera dei rappresentanti eserciti il ruolo preminente, potenziandone i poteri legislativi; con un governo che emerga dalle elezioni, che goda della fiducia del Parlamento e la cui guida sia affidata al leader del partito maggioritario in Parlamento

5.      rafforzamento del ruolo dei partiti nella vita politica e civile

6.      rafforzamento di meccanismi di vigilanza e di etica pubblica nell’esercizio delle funzioni pubbliche

7.      previsione nella Costituzione di istituzioni di vigilanza sui diritti umani e per la protezione delle libertà

La situazione politico-sociale

Capo dello Stato, dalla morte di re Hassan II nel 1999, è il re Mohammed VI (n. 1963).

Con riferimento ai dati socio-economici assunti come possibile parametro di interpretazione dei recenti eventi in Nord-Africa e Medio Oriente, si segnala che nel 2009 il PIL marocchino è cresciuto del 7 per cento; il PIL pro-capite è di 2.847 dollari; la percentuale di popolazione compresa tra i 15 e i 24 anni è del 20 per cento, e quella compresa tra i 15 e i 29 anni è del 29 per cento; il tasso di scolarizzazione secondaria è del 35 per cento mentre la disoccupazione giovanile è del 18,3 per cento (19,1 maschile e 16,1 femminile). Nel 2008 il tasso di penetrazione di Internet risultava del 38 per cento.

Il Marocco è stato interessato dalle proteste in corso in Nord Africa, anche se le riforme costituzionali annunciate il 9 marzo da re Mohammed VI (cfr. supra) sembrano aver soddisfatto la richiesta di cambiamenti. Di seguito si fornisce una sintetica cronologia degli ultimi eventi:

20 febbraio: si svolgono pacifiche manifestazione di protesta contro il carovita e per le riforme politiche promossa anche via Internet dal movimento liberale per la democrazia e dal gruppo Facebook “movimento del 20 febbraio” costituito per l’occasione. In alcune città si verificano scontri con le forze dell’ordine e nella città di Al Hoceima, nel nord del Paese, si registrano cinque morti all’interno di istituti di credito dati alle fiamme. Esprime sostegno alle proteste, se non violente, anche Molay Hicham El Aloui, cugino del re, soprannominato, per le sue posizioni dissidenti “il principe ribelle”

21 febbraio: il re del Marocco ribadisce il suo impegno per le riforme

3 marzo: il re istituisce un nuovo Consiglio nazionale dei diritti dell’uomo, con poteri più incisivi del precedente “Consiglio consultivo dei diritti dell’uomo”, che aveva, appunto, solo funzioni consultive, e composto da personalità più indipendenti; a presiederlo è chiamato Driss El Yazami, ex militante dell’estrema sinistra in esilio in Francia dal 1970

6 marzo: nuove manifestazioni a Rabat, Casablanca e Tangeri

9 marzo: il re del Marocco annuncia con un intervento televisivo un programma di riforme istituzionali (cfr. supra)

10 marzo: il segretario del partito islamico di Giustizia e Sviluppo, vicino ai fratelli musulmani, esprime soddisfazione per il discorso del re

13 marzo: in nuovi scontri a Casablanca rimangono ferite cinque persone, nel corso del tentativo delle forze dell’ordine di fare irruzione nella sede di un partito di sinistra

20 marzo: il movimento del 20 febbraio convoca nuove manifestazioni per protestare per gli scontri di Casablanca; le manifestazioni si svolgono senza incidenti

13 aprile: il movimento 20 febbraio annuncia per la domenica successiva una manifestazione di protesta contro il ritardo nell'entrata in vigore delle riforme costituzionali promesse dal re Mohammed VI nelle prime settimane di marzo.

24 aprile: la manifestazione convocata dal movimento 20 febbraio coinvolge migliaia di persone 26 aprile: il governo marocchino annuncia l'aumento di 60 euro mensili dei salari degli impiegati pubblici. Il salario minimo, inoltre, viene incrementato del 15% e sono ritoccate verso l'alto anche le pensioni minime.

28 aprile: un attentato terroristico, presumibilmente organizzato da un gruppo locale legato ad Al Qa’ida, provoca 15 morti e 20 feriti in un caffè di Marrakesh, tra cui sei francesi ed un britannico.


 


Indicatori internazionali sul paese[4]:

Libertà politiche e civili: Stato “parzialmente libero” (Freedom House); regime autoritario (116 su 178; Economist)

Indice della libertà di stampa: 135 su 178

Libertà religiosa: limitazioni alla libertà religiosa (ACS); Islam religione di Stato, riconoscimento della libertà religiosa ma divieto di proselitismo (USA)

Libertà di Internet: nessun filtraggio in materia politica; filtraggio selettivo in materia sociale e di sicurezza

Corruzione percepita: 85  su 178

Libertà economica: Stato prevalentemente non libero (93 su 179)

Variazione PIL:  2009: + 4,9 per cento; 2010: + 3,1 per cento (stima)

Situazione di cessate il fuoco in conflitto armato interno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


Le relazioni parlamentari Italia-marocco
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

 

 

Presidente della Camera dei Rappresentanti

 

ABDELWAHED RADI (dal 9 aprile 2010; aveva già ricoperto tale carica dal 1997 al 2002 e riconfermato nel 2002-2007)

 

 

Presidente della Camera dei Consiglieri

 

MOHAMED CHEIKH BIADILLAH (dal 13 ottobre 2009)

 

 

Ambasciatore del Marocco in Italia

 

HASSAN ABOUYOUB (dal 6 maggio 2010)

 

Ambasciatore italiano in Marocco 

 

PIERGIORGIO CHERUBINI

 

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Si ricorda che l’on. Gennaro Malgieri (PDL) è stato nominato dal Presidente della Camera coordinatore dei rapporti della Camera dei deputati con i Parlamenti dei Paesi arabi del Mediterraneo.


 

Incontri del Presidente

 

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini,  si è recato in visita ufficiale in Marocco il 18 ottobre 2010, nell’ambito della quale ha avuto incontri con il Presidente della Camera dei rappresentanti,  Abdelwahed Radi, con il Primo Ministro Abbas El Fassi, e con  il Presidente della Camera dei Consiglieri,  Mohamed Cheikh Biadillah.

 

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini,  ha incontrato a Roma, il 22 gennaio 2009, l'allora Ambasciatore del Marocco, Mohammed Nabil Benabdallah.

 

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini,  ha incontrato a Roma, il 19 gennaio 2009, una delegazione del Consiglio degli Ambasciatori della Lega degli Stati arabi in Italia per discutere della crisi di Gaza. Si tratta degli Ambasciatori di Qatar, Al-Moraikhi, di Giordania, Al Hashemi, di Egitto, Rashed, del Marocco, Benabdallah, ed il Delegato Generale della Palestina in Italia, Ateyeh. La delegazione era accompagnata dal Capo Missione della Lega Araba, Al Gargani.

 

 

Commissioni parlamentari

 

Il 6 aprile 2011, una delegazione della Commissione Esteri, guidata dal Presidente on. Stefano Stefani, ha ricevuto l’Ambasciatore del Marocco, Hassan Abouyoub.

 

Nel corso dell’incontro, l’Ambasciatore ha tracciato un quadro della situazione interna, soffermandosi in particolare sulle riforme in campo giuridico ed economico che hanno caratterizzato il periodo dal 1983 al 1998. In particolare l’Ambasciatore ha rilevato che il Marocco ha saputo eliminare i vincoli protezionistici e ad attuare un percorso verso la democrazia che ha permesso al Paese di avere – ed è uno dei pochi sistemi politici nel mondo arabo – una reale possibilità di alternanza politica. Attualmente, il Marocco è impegnato nel perseguimento di alcune riforme costituzionali che dovrebbero in particolare portare ad una revisione dei poteri del Primo Ministro. Riguardo alla questione del Sahara Occidentale, l’Ambasciatore ha affermato che si tratta di un mero conflitto tra Marocco e Algeria; relativamente all’immigrazione, l’Ambasciatore dopo aver ricordato che la comunità marocchina è la minoranza straniera più numerosa in Italia, ha sollevato perplessità sull’adozione dei criteri di Schengen in Europa che, a suo parere, hanno costretto molti emigrati marocchini a prendere una cittadinanza in Paesi in cui non avrebbero pensato di stabilirsi definitivamente. L’Italia, ha infine affermato l’Ambasciatore, potrebbe giocare un ruolo molto importante nell’Unione per il Mediterraneo, organizzazione che in questo momento sta attraversando un grande momento di crisi. Ha poi affermato che i rivolgimenti in Tunisia, Egitto e Libia sono da considerare dei veri colpi di stato, le cui conseguenze non sono al momento prevedibili e in cui i Paesi occidentali stanno intervenendo senza avere una sufficiente conoscenza dei problemi arabi.

 

Il 1° dicembre 2010, il Presidente della Commissione Affari Esteri, on. Stefano Stefani, ha incontrato una delegazione del Regno del Marocco, guidata dal Segretario generale del Partito di Progresso e Socialismo, Mohammad Nabil Benabdallah (in precedenza Ambasciatore in Italia) e integrata dal sindaco di Rabat, Fadlallah Oualalou.  Durante l’incontro, nell’ambito del quale è stato sottolineato l’ottimo andamento delle relazioni bilaterali, il parlamentare marocchino ha auspicato un’intensificazione della cooperazione tra i Parlamenti, anche al fine di ampliare gli spazi di dialogo e di cooperazione nell'area mediterranea, nell'ambito della quale il Marocco ha un ruolo di trait-d’union con l'Europa.

 

Il 23 settembre 2009 ha avuto luogo un incontro tra il Presidente della Commissione Affari Esteri, onorevole Stefani, e l’Incaricato d’affari del Regno del Marocco, Amal Belcaid. Nell’incontro l’Incaricato d’Affari ha illustrato le linee direttrici della riforma della giustizia annunciata dal sovrano, il 20 agosto 2009, in occasione della festa nazionale del Paese. Si tratta di una riforma che ha come obiettivo il rafforzamento dell'indipendenza della magistratura, il perfezionamento del quadro normativo in materia commerciale e il miglioramento del decentramento amministrativo. Il Presidente Stefani dopo aver espresso il suo compiacimento per il progetto di riforma, ha ricordato la questione del popolo saharawi, sottolineando l'importanza di un accordo con l'Algeria per ottenere la pacificazione di tutta l'area; ha poi confermato l’intenzione di accettare l’invito che gli era stato rivolto precedentemente e di volersi recare, a breve, in visita ufficiale in Marocco

 

L’11 marzo 2009, il Presidente della Commissione Affari esteri, on. Stefano Stefani, ha ricevuto l’allora ambasciatore del Marocco in Italia, Mohammed Nabil Benabdallah. Nell’incontro è stato sottolineato l’ottimo andamento delle relazioni bilaterali e la comune volontà di sviluppare ulteriormente le occasioni di incontro e di scambio sia a livello parlamentare, sia a livello economico e commerciale. L’ambasciatore Benabdallah si è soffermato ad illustrare l’andamento dell’economia marocchina, mettendo in luce il trend  di crescita che si è registrato negli ultimi anni, ma anche i problemi sociali che pesano sullo sviluppo del Paese. Sono stati inoltre esaminate questioni legate al rischio del terrorismo e al rapporto con l’Algeria, in particolare in relazione al problema del Saharawi, relativamente al quale l’ambasciatore marocchino ha ribadito la volontà del suo governo di riconoscere a tale territorio una larga autonomia, ma escludendo l’indipendenza. Al termine dell’incontro l’ambasciatore Banebdallh ha consegnato al Presidente Stefani una lettera d’invito ufficiale a visitare il Marocco.

 

Il 18 febbraio 2009 presso il Comitato dei diritti umani della Commissione Affari esteri, nell’ambito dell’ Indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, ha avuto luogo l’audizione di Aminatu HAIDAR, presidente del CODESA (Collettivo dei difensori dei diritti umani nel Sahara occidentale, Omar MIH e Fatima MAHFUD, rappresentanti del Fronte Polisario per l'Italia e Luciano ARDESI, presidente dell'Associazione nazionale di solidarietà con il popolo Saharawi.

 

Nel corso dell’audizione sono state avanzate dai rappresentanti del Popolo del Saharawi due richieste: la prima è  che venga effettuata nei territori del Saharawi una missione delle Nazioni Unite con lo specifico mandato di controllare il rispetto dei diritti umani; in secondo luogo, è stato invitato il Comitato dei diritti umani della Camera a recarsi sul territorio, ad andare a trovare gli attivisti, al fine di verificare personalmente l’operato del Marocco nel territorio del Sahara occidentale. L’incontro è stato aggiornato a data da destinarsi.

 

Il 17 febbraio 2009 l'on. Emilia De Biasi, Segretario di Presidenza, ha incontrato una delegazione di rappresentanti del popolo Saharawi.

 

Il Presidente della Commissione Esteri, Stefano Stefani, ha incontrato a Roma, il 16 gennaio 2009, una delegazione del Consiglio degli Ambasciatori della Lega degli Stati arabi in Italia per discutere della crisi di Gaza. Si tratta degli Ambasciatori di Qatar, Al-Moraikhi, di Giordania, Al Hashemi, di Egitto, Rashed, del Marocco, Benabdallah, ed il Delegato Generale della Palestina in Italia, Ateyeh. La delegazione era accompagnata dal Capo Missione della Lega Araba, Al Gargani.

 

 

Cooperazione multilaterale

 

Il Marocco partecipa alla cooperazione parlamentare nell’ambito del Partenariato euromediterraneo prendendo parte a tute le sedi ove si svolge tale cooperazione.

 

La delegazione parlamentare del Marocco partecipa regolarmente alle riunioni dell’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM) sin dalla sua costituzione. In particolare, il Presidente della Camera dei Rappresentanti del Marocco, Abdelwahed Radi, è stato copresidente, insieme al Presidente del Parlamento europeo, del Forum parlamentare euromediterraneo ed ha svolto un ruolo incisivo nella costituzione dell’Assemblea Parlamentare.

 

Il Presidente Radi ha partecipato alla VII Sessione Plenaria dell’AP-UpM che si è tenuta a Roma, il 3 e 4 marzo 2011 presso Palazzo Montecitorio, al termine della quale è avvenuto il passaggio della Presidenza di turno dall’Italia al Marocco. Il Presidente della Camera dei Rappresentanti marocchina, Radi, è quindi divenuto Presidente dell’AP-UpM.

Si ricorda che il Marocco fa parte del Bureau dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo, insieme a Parlamento europeo, Giordania e Italia, per il quadriennio 2008-2012.

 

La prossima Sessione Plenaria dell’AP-Upm si svolgerà a Rabat nel marzo 2012.

 

Il Marocco partecipa altresì all’Assemblea Parlamentare Mediterranea[5], la cui Sessione inaugurale si è svolta ad Amman il 10 e 11 settembre 2006 sotto l’egida dell’Unione interparlamentare.

Il Presidente della Camera dei Rappresentanti marocchina, Radi, è attualmente Presidente della PAM, carica che aveva già ricoperto nel 2006.

 

La sessione 2010 ha avuto luogo in Marocco dal 28 al 30 ottobre.

 

Il Parlamento del Marocco partecipa alle riunioni dei Presidenti dei Parlamenti del Mediterraneo Occidentale (Dialogo 5+5) e ne ha ospitato l’ultima riunione a Rabat (Marocco), il 23 e 24 novembre 2006, dedicata al tema “Le sfide del Mediterraneo”.

Alla riunione, a cui per l’Italia ha partecipato il Vice Presidente della Camera, Pierluigi Castagnetti, sono stati esaminati i problemi principali che investono  l’area e in particolare le questioni legate alla sicurezza, all’emigrazione, al rafforzamento dei processi di democratizzazione e di crescita economica, e al dialogo tra le civiltà. La riunione si è conclusa con un sostanziale accordo nell’identificare le sfide del Mediterraneo e le possibili proposte di soluzione. La questione riguarda ora le modalità e gli strumenti con cui le sfide possono essere concretamente affrontate e le proposte realizzate: questi profili dovrebbero quindi essere il sostanziale contenuto dell’ordine del giorno della IV riunione del Dialogo parlamentare 5+5. In tale quadro, una particolare attenzione andrà posta, ad avviso dei partecipanti, sulle misure da adottare per migliorare la fiducia reciproca e per consentire ai protagonisti del conflitto medio-orientale di arrivare a dialogare tra loro.

 

Il Parlamento del Marocco è membro associato del Gruppo Speciale del Mediterraneo e del Medio oriente dell’Assemblea Parlamentare della NATO.

 

 

Protocollo di collaborazione

 

Con la Camera dei Rappresentati marocchina è stato, inoltre, firmato un protocollo di collaborazione (1999) che prevede un dialogo politico più intenso a livello di Commissioni, lo scambio periodico di visite di studio da parte di funzionari parlamentari, dedicate a temi specifici di comune interesse e correlate ad iniziative culturali. Il Protocollo, che non istituisce un Gruppo parlamentare di collaborazione, prevede invece l’organizzazione di una giornata parlamentare con cadenza biennale, con la partecipazione dei Presidenti delle due Camere e di delegazioni di diverse Commissioni, su temi settoriali concreti (finora tale iniziativa non è stata mai realizzata).

 

 

Attività legislativa

 

A.C 2541 / S. 1738 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo a un Sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) ad uso civile tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, e il Regno del Marocco, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006, approvato definitivamente dal Senato il 29 settembre 2009, Legge n. 161/09 del 13 ottobre 2009, GU n. 265 del 13 novembre 2009.

 

A.C. 2542 – S. 1735 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo Euromediterraneo sul trasporto aereo, fra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno del Marocco, dall'altro, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006, approvato definitivamente dal Senato il 29 settembre 2009, Legge n. 158/09 del 13 ottobre 2009, GU n. 264 del 12 novembre 2009 (suppl. ord.).

 

S. 2662 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo nel campo della cooperazioone militare tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco, fatto a Taormina il 10 febbraio 2006, presentato al Senato il 16 marzo 2011, in corso di esame in Commissione.

 

 


RAPPORTI BILATERALI ITALIA - MAROCCO
(a cura del Ministero degli Affari esteri)

1.  Relazioni politiche

L’Italia ritiene di prioritaria importanza assicurare un adeguato sostegno alla stabilità, al progressivo sviluppo ed alla liberalizzazione e modernizzazione del Marocco, partner d’interesse strategico nel contesto degli obiettivi condivisi della creazione di un’area di sicurezza e prosperità nel Mediterraneo, della lotta contro il terrorismo internazionale e la criminalità organizzata e del contrasto all’immigrazione clandestina.

Il nostro interesse ad un approfondimento delle relazioni politiche con Rabat trova fondamento innanzitutto nella presenza di una consistente comunità marocchina residente in Italia (oltre 400.000 unità secondo i dati ISTAT), la terza in assoluto nel nostro Paese e la prima extra-europea, con il più alto indice di imprenditori privati stabilmente operanti nel nostro Paese (oltre 57.000).

E’ interesse dell’Italia assicurare un adeguato sostegno alla stabilità, al progressivo sviluppo ed alla liberalizzazione e modernizzazione del Marocco, anche nel quadro di una crescente integrazione dei sistemi economici dei due Paesi. L’Italia rappresenta per Rabat un partner strategico, dal punto di vista sia politico che economico, anche nell’ottica di una sempre maggiore integrazione del Marocco nel contesto dell’Unione Europea.  

Il quadro di riferimento del rapporto bilaterale è il Protocollo sulle consultazioni politiche rafforzate firmato nel 2000, che prevede lo svolgimento di riunioni a cadenza annuale, a livello di Ministri, Sottosegretari e Direttori Generali dei Ministeri degli Affari Esteri dei due Paesi, alternativamente a Roma e a Rabat, sui principali temi bilaterali e di politica internazionale.

Elenco dei più recenti scambi di visite e incontri politici: l’allora Ministro degli Affari Esteri marocchino, Benaissa, è stato ricevuto a Roma il 31 luglio 2007; il 20-22 gennaio 2008 il Ministro degli Affari Esteri D’Alema si è recato a Rabat in occasione della riunione ministeriale del Dialogo 5+5; il 9-11 luglio 2008 il Sottosegretario On. Craxi si è recata in visita in Marocco. L’On. Ministro Frattini ha effettuato una visita a Rabat il 13-14 maggio 2009, nel corso della quale è stato firmato un nuovo Accordo di conversione del debito marocchino per un ammontare di 20 milioni di Euro. Il 2-3 novembre 2009, l’On. Ministro Frattini si è nuovamente recato in Marocco, per presiedere a Marrakech, congiuntamente al proprio omologo marocchino, Fassi Fihri, il “Forum for The Future”, iniziativa realizzata nell’ambito del Partenariato G8-BMENA. Il 15 giugno 2010 il Segretario di Stato marocchino agli Affari Estri, Akarbach, ha incontrato a Roma il Sottosegretario On. Craxi. Il 10-11 ottobre 2010 il Vice Ministro Urso ha guidato una missione di sistema in Marocco, incentrata sul settore delle infrastrutture. Il 18 ottobre 2010, il Presidente Fini ha effettuato una visita a Rabat durante la quale si è incontrato con il Presidente della Camera dei Rappresentanti Radi e con il Primo Ministro El Fassi. Il 7 marzo 2011 il Sottosegretario Craxi ha incontrato a Rabat il Sottosegretario agli Esteri Akarbach.

    

2.  Relazioni economiche

L’Italia è il terzo  principale partner commerciale del Marocco, preceduto da Francia e Spagna. Nei primi sei mesi del 2010 l’interscambio ha registrato un incremento dell’11,05% rispetto allo stesso periodo del 2009, fondamentalmente per l’aumento delle importazioni dal Marocco, cresciute del 21,9%. Anche le nostre esportazioni hanno subito una leggera ripresa rispetto allo stesso periodo (+7,7%) in particolare nei settori petrolifero (+61,45), dell’elettronica (+45,99) e chimico (+15,20). Le importazioni dal Marocco hanno riguardato il settore chimico con una vera e propria impennata rispetto ai primi sei mesi del 2009 (+370,5%) ed i settori automobilistico (+171,22) e delle apparecchiature elettriche (+62,92).

Il Marocco offre condizioni economiche particolarmente favorevoli: indicatori macroeconomici stabili, bassi costi della manodopera, importanti incentivi per gli investitori esteri, un ampio mercato interno, accordi di libero scambio con numerosi Paesi, importanti investimenti infrastrutturali, zone franche e poli tecnologici in via di istituzione.

L’interesse delle nostre aziende per il mercato marocchino è sensibilmente aumentato grazie anche alle opportunità offerte dalla creazione della Free Trade Zone di Tangeri, dove attualmente operano oltre 400 imprese italiane, dall’espansione del porto di Tangeri con l’implementazione del progetto di TANGER MED II e dalla nascita di aree in grado di ospitare servizi off-shore, sulle quali il Governo di Rabat ha investito ingentemente negli ultimi anni.

Il livello degli IDE italiani in Marocco, tuttavia, rappresenta ancora il punto debole della nostra presenza economica nel Paese e il volume degli investimenti è al di sotto delle aspettative marocchine (l’Italia è all’undicesimo posto tra i Paesi investitori).

I principali investimenti italiani in Marocco riguardano: Italcementi, Cristalstrass (secondo produttore mondiale di cristalli), acciaierie Di Grandi, Martelli Lavorazione Tessili, Grandi Navi Veloci (linea Genova/Barcellona/Tangeri) ed ENI.

Per quanto riguarda le commesse pubbliche, le principali gare vinte recentemente dalle imprese italiane riguardano:

Particolarmente rilevanti sono gli interessi di Enel in Marocco nel settore della generazione e del trading elettrici, attraverso Endesa, e Enel Green Power sta attivamente partecipando, con risultati sinora molto promettenti, al piano nazionale di sviluppo di capacità rinnovabile. Il Marocco intende sviluppare infatti 6000 MW di capacità addizionale da fonti rinnovabili entro il 2020. 

Enel Green Power si è pre-qualificata (in consorzio con una società spagnola) nella gara pubblica per la prima fase del progetto solare di Ouarzazate riguardante la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica a tecnologia solare termica. La messa in esercizio del primo impianto è prevista per l’inizio del 2014. La presentazione dell’offerta vincolante è prevista entro ottobre 2011. EGP è fortemente interessata allo sviluppo e all’applicazione della tecnologia italiana “Archimede” per impianti solari termici. Archimede è in grado di raccogliere e conservare per molte ore l’energia termica del sole per poterla usare anche di notte o quando il cielo è coperto.

Per quanto riguarda lo sviluppo dell’eolico, è prevista la realizzazione di cinque progetti coordinata dall’utility di Stato ONE ed Enel Green Power si è pre-qualificata per realizzare il progetto di  Taza, un impianto eolico da 150 megawatt. L’entrata in esercizio è prevista nel 2015.

 

3. Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

La cooperazione bilaterale tra Italia e Marocco in campo culturale e scientifico è regolata nel quadro dell’Accordo di collaborazione culturale e scientifico firmato a Rabat il 28 luglio 1998, ratificato nel 2003 e dal relativo Protocollo Esecutivo firmato a Rabat il 10 maggio 2004, scaduto nel 2008. Il negoziato per il rinnovo del Protocollo Esecutivo che unisce il settore culturale a quello scientifico è stato avviato nell’aprile del 2009.

Cooperazione universitaria: gli atenei italiani hanno inserito nella piattaforma MAE-MIUR-CRUI (http://accordi-internazionali.cineca.it) 65 accordi vigenti con atenei marocchini (dato dinamico). Gli accordi riguardano programmi di ricerca e mobilità di docenti e ricercatori. Fra le più attive: Uni Cagliari 8 accordi, Torino 4 e Poli TO 4. Nel network coordinato dall’Università Telematica Internazionale UNINETTUNO sono rappresentate 5 università marocchine. Gli accordi interuniversitari erano scarsamente visibili e si auspicano maggiori risorse. La piattaforma MAE-MIUR-CRUI sembra un valido strumento tecnologico atto a superare tali criticità.

Studenti iscritti presso Università italiane: nell’a.a. 2009-2010 risultavano iscritti presso atenei italiani 1.485 studenti marocchini (197 Uni Torino, 150 Bologna, 95 Poli Torino, 71 Padova).

Borse di studio: nell’a.a. 2010/2011 le mensilità offerte dall’Italia (dell’importo di 700 euro netti) sono state 52.

Diffusione della lingua italiana: l'italiano è insegnato a livello universitario principalmente a Rabat, a Casablanca, a Tetouan, a Mohammedia, e da ultimo a Marrakech (Università Cadi Ayyad). Dal  2001 esiste un Dipartimento di Italianistica presso la facoltà di Lettere dell’Università “Mohamed V” di Rabat, cui è stato assegnato un lettore di ruolo inviato dal MAE. Alla stessa università nel 2007 sono stati assegnati: un contributo per l’istituzione di cattedre ed uno per la realizzazione di un corso di formazione docenti. Un ulteriore contributo per la creazione di cattedre di italiano è stato previsto nel 2010 in favore dell’Università Cady Ayyad di Marrakech.

Corsi di italiano vengono organizzati dal locale Istituto di Cultura, dalla Società Dante Alighieri di Casablanca e dall'Istituto Superiore per il Turismo (di livello universitario) di Tangeri. I corsi  di lingua dell’Istituto Italiano di Cultura nel 2009 sono stati 79, con 928 iscritti, strutturati su sei livelli in base al Quadro Comune di Riferimento per le Lingue stabilito dal Consiglio d’Europa. Sono previsti inoltre corsi preparatori all’esame di certificazione CILS dell’Università per Stranieri di Siena con cui l’Istituto ha stipulato una convenzione. E’ attivo un Comitato Società Dante Alighieri.                  

Istituzioni scolastiche italiane e sezioni d’italiano presso Scuole marocchine: a Casablanca funziona l’Istituto scolastico italiano paritario “Enrico Mattei” a livello dell’infanzia, primario e secondario di I e II grado (liceo scientifico) e dall’anno scolastico 2007-2008 è stato istituito un Istituto Professionale Tecnico Gestione Aziendale.  Il numero complessivo degli alunni è di 328 unità.

L'insegnamento dell'italiano nelle scuole marocchine è stato potenziato nel 1992 per far fronte alle numerose esigenze che si andavano sviluppando nel settore terziario. In una trentina di Licei concentrati soprattutto nell’area di Rabat e Casablanca è previsto l’insegnamento della lingua italiana come seconda lingua straniera obbligatoria. Una decina sono le scuole medie in cui sono stati di recente avviati insegnamenti di lingua italiana.

Missioni Archeologiche: nel 2010, il MAE ha cofinanziato 2 missioni archeologiche in Marocco, per un importo totale di 13.000 Euro. Le missioni finanziate sono le seguenti:

- Lixus - ricerche, restauri, attività di formazione - Università di Siena: la missione prosegue la cooperazione con l'INSAP di Rabat, in corso dal 1999, sul sito di Thamusida, cui si aggiunge l'Università Mohamed V di Rabat. Dopo la conclusione delle precedenti ricerche l'INSAP ( Institut National des Sciences de l'Archéologie et du Patrimoine) ha invitato l'Università di Siena a una nuova collaborazione a Lixus per ricerche diagnostiche su tutto il sito, scavi e restauri di importanti monumenti, formazione di personale marocchino nel campo del restauro, dell'informatica, delle tecniche di scavo e della diagnostica archeologica.

- Archeologia e arte rupestre nel Jebel Bani orientale - Università “La Sapienza”: la missione italo-marocchina, attiva dal mese di ottobre 2009, ha ottenuto interessanti risultati sia in ambito etno-archeologico che antropologico. In particolare, l'interesse scientifico si è concentrato sullo studio dell'arte rupestre, si sono prelevati campioni di materia colorante che potrebbero dimostrare la datazione assoluta delle pitture rupestri dei siti di Ifran-n-Taska nel Jebel Bani.

Eventi culturali: l’Istituto Italiano di Cultura propone annualmente, anche in collaborazione con le istituzioni culturali locali, un ricco programma di concerti, mostre, convegni, proiezioni cinematografiche. Grande successo di pubblico ed un’ampia copertura mediatica hanno avuto le iniziative curate dall’Istituto, nel febbraio 2011, nell’ambito della partecipazione dell’Italia in qualità di “ospite d’onore” al Salone Internazionale del Libro di Casablanca. Particolare interesse hanno suscitato gli incontri letterari con autori italiani e marocchini e le tavole rotonde che hanno fornito l’opportunità di approfondire tematiche a carattere storico, geografico e sociale comuni alle due sponde del Mediterraneo.

Prestigioso simbolo della presenza culturale italiana in Marocco è il Palazzo delle Istituzioni Italiane a Tangeri. Il complesso immobiliare, rimasto chiuso per diversi anni, è stato riaperto nel 2007 grazie all’opera di recupero avviata dal Consolato Generale italiano a Casablanca. Dopo una prima fase durante la quale è stato utilizzato quale semplice “contenitore” di eventi culturali italiani o organizzati da istituzioni di altri Paesi (nell’aprile 2010 ha ospitato, per il terzo anno consecutivo, il Salone Internazionale del Libro di Tangeri), l’obiettivo è fare del Palazzo delle Istituzioni un centro mediterraneo di dialogo interculturale, con un’offerta di contenuti di impronta prevalentemente italiana. Il Palazzo è destinato a ospitare la Fondazione Mediterranea Elisa Chimenti, tra le cui finalità, oltre alla valorizzazione della produzione della letterata italiana, vi è quella della promozione fra i giovani marocchini della conoscenza delle comuni matrici culturali mediterranee.


4. Questioni migratorie

Gli italiani residenti in Marocco sono circa 2.000. Ai ‘vecchi’ immigrati provenienti da Tunisia e Sicilia si sono aggiunti, di recente, tecnici e rappresentanti di società italiane operanti in territorio marocchino.

La comunità marocchina, presente in Italia da oltre venticinque anni, ammonta, secondo l’ultimo rapporto ISTAT sulla popolazione straniera residente in Italia (al 1° gennaio 2010), a 431.529 unità, ovvero oltre il 10% degli stranieri presenti nel Paese. Si tratta di una comunità caratterizzata da una forte componente di ricongiungimenti familiari, seguita dagli ingressi per lavoro subordinato, che, pur essendo presente su tutto il territorio, si concentra soprattutto nelle aree industriali del Nord Italia (Lombardia in testa, cui fanno seguito l’Emilia Romagna, il Piemonte e il Veneto).

Come già segnalato, secondo uno studio dell’ICE (maggio 2010), la comunità imprenditoriale marocchina è la più numerosa tra quelle straniere in Italia con 57.621 aziende private, seguita da quella cinese (49.854) e romena (49.132).

Il Marocco, oltre ad essere un Paese di origine, è anche zona di transito dei flussi migratori illegali che coinvolgono cittadini di Paesi terzi (provenienti in particolare dall’Algeria e dall’Africa sub-sahariana). La rotta principale seguita dagli immigrati clandestini per l’arrivo in Italia è quella via mare verso la Sicilia, ma viene percorsa anche una rotta terrestre attraverso Spagna e Francia.

Il Marocco figura altresì al primo posto per numero di detenuti in Italia (circa il 20% del totale dei detenuti stranieri al 31 marzo 2010, pari a 5.339 unità). Per i cittadini marocchini, la comunicazione tempestiva dell’adozione delle misure restrittive della libertà personale alle rispettive autorità diplomatiche è fatta senza il consenso dell’interessato (cd. obbligo di notifica indipendentemente dall’assenso del detenuto), come previsto dalla Convenzione di reciproca assistenza giudiziaria, di esecuzione delle sentenze e di estradizione (firmata a Roma il 12 febbraio  1971).

Un Accordo italo-marocchino di riammissione è stato firmato a Rabat il 27 luglio 1998: non ancora ratificato da parte marocchina, viene applicato di fatto, con una soddisfacente collaborazione bilaterale. La Commissione UE sta negoziando un Accordo di riammissione comunitario, sul quale Rabat ha recentemente mostrato flessibilità circa i due punti di sofferenza del negoziato: l’estensione delle disposizioni dell’accordo alla riammissione di cittadini di Paesi terzi ed il carattere dei mezzi di prova della provenienza del clandestino da riammettere, che da parte marocchina si è sempre insistito dovessero essere di carattere assolutamente concludente, e non semplici indizi. In cambio, Rabat ha chiesto il sostegno finanziario dell’UE per il reinserimento dei clandestini da rimpatriare, sulla base di contributo pro-capite da definire.

In tema di rimpatrio volontario assistito, l’Italia ha finanziato per una quota pari a 285.000 Euro, insieme ad altri Paesi europei donatori, il progetto dell’OIM per il biennio 2008-2010 “Assisted Voluntary Return and Reintegration”. Nella stessa linea si colloca anche il progetto di rimpatrio volontario regionale, LIMO “Programme for Stranded Migrants in Libya and Morocco”, finanziato con il contributo sia del Ministero degli Affari Esteri (750.000 Euro) che del Ministero dell'Interno (300.000 Euro).

Dal 1998 il Marocco beneficia di una quota riservata nell’ambito della programmazione annuale di ingressi in Italia per lavoratori stranieri (c.d. Decreto Flussi): 1.500 unità nel 1998 e 1999, 3.000 nel 2000, 1.500 nel 2001, 2.000 nel 2002, 500 nel 2003, 2.500 nel 2004, 4.000 nel 2005 e nel 2006, 4.500 nel 2007. Negli anni successivi, la quota annuale di 4500 unità è rimasta invariata.

I cittadini marocchini possono inoltre usufruire, dal 2006, a parità con gli altri Paesi beneficiari, della quota di ingressi per lavoro stagionale, complessivamente stabilita in 80.000 unità annue, disposizione da ultimo confermata nel Decreto Flussi stagionali 2010 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.91 del 20 aprile 2010).

Allo scopo di meglio allocare le quote di ingresso riservate, è stato concluso nel novembre 2005 un Accordo di lavoro per la “regolamentazione e gestione dei flussi migratori per ragioni di lavoro” che prevede corsi di selezione e formazione linguistica e professionale ai fini del reclutamento di lavoratori marocchini. Un Protocollo esecutivo è stato firmato a Roma il 9 luglio 2007 e definisce le modalità di applicazione dell'accordo, individuando nell'Agence Nationale pour la Promotion de l'Emploi et des Competences (ANAPEC), agenzia pubblica di intermediazione per l'inserimento lavorativo, l’ente esecutore da parte marocchina. 

A seguito delle richieste pervenute da parte marocchina, è allo studio un Addendum all’accordo, che riservi all'ANAPEC la gestione diretta di una percentuale della quota annuale di ingressi,  anche se il relativo negoziato è da tempo sospeso. Recentemente il Ministero del Lavoro ha manifestato la volontà di riprendere il negoziato, a fronte della richiesta marocchina di avviare percorsi di “migrazione circolare”: si sta studiando la possibilità di inserire nell’Addendum anche clausole che contengano l’impegno a promuovere meccanismi di ritorno dei cittadini marocchini in Patria al termine del contratto di lavoro in Italia. Ciò permetterebbe anche di avviare programmi di formazione e lavoro in Italia - su fondi disponibili dell’UE - finalizzati al rientro in Marocco dei lavoratori così formati.  

Altre iniziative di sostegno all’integrazione e alla formazione e di assistenza all’imprenditoria privata sono state avviate da enti locali e organizzazioni di categoria italiane in collaborazione con la Fondazione Hassan II per i Marocchini Residenti all’Estero, con la firma, nel dicembre 2010, di cinque Convenzioni di promozione socio-economica.

 

5. Cooperazione allo sviluppo

La cooperazione italiana in Marocco è definita dal Memorandum d’Intesa firmato in occasione della visita dell’On. Ministro a Rabat, nel maggio 2009. Esso definisce le priorità geografiche (regioni del centro e del nord) e settoriali (lotta alla povertà e migrazioni) della cooperazione nel Paese.

Con circa 10 ME a dono e 6 ME a credito d’aiuto, cui si aggiungono 20 ME derivanti dalla conversione del debito, l’Italia si colloca al quinto posto nella classifica dei maggiori donatori bilaterali del Marocco, dopo Francia, Germania, Giappone e Spagna. È in corso il negoziato per la stipula di un nuovo Accordo quadro di cooperazione allo sviluppo che sostituisca quello del 1977, fornendo un assetto giuridico certo ed attuale alle attività di cooperazione, spesso ostacolate da problematiche di carattere amministrativo quali la concessione delle esenzioni fiscali sui beni forniti a titolo gratuito dalla Cooperazione Italiana, i diritti e le agevolazioni da accordare al personale e agli enti pubblici e privati. Si auspica di giungere alla firma entro la fine del 2010.

Considerato lo stadio di sviluppo del Paese e del suo settore pubblico ed in ottemperanza al principio di ownership stabilito nella Dichiarazione di Parigi e ribadito ad Accra, la DGCS predilige l’affidamento delle iniziative al Governo beneficiario. Di seguito i settori di intervento.

Risorse idriche. È stato avviato recentemente un programma da 4,5 ME a dono per l’approvvigionamento di acqua nella provincia di Settat, dove il tasso di accesso all’acqua potabile è tra i più bassi del Paese (22%).

Sanità di base. Nella stessa provincia, è in corso un programma destinato alla riabilitazione di strutture sanitarie di base, alla formazione del personale medico e paramedico in ambito materno-neonatale ed al rafforzamento istituzionale in ambito sanitario (circa 2 ME a dono).

Microcredito. Con 1,2 ME a dono e 6 ME a credito d’aiuto sosteniamo rafforzamento delle associazioni di microfinanza nelle zone rurali del Paese. Tale contributo iscrive l'Italia nel novero dei donatori che partecipano al Fondo JAIDA, strumento finanziario fortemente voluto dalla controparte marocchina per canalizzare l'aiuto internazionale al settore del microcredito.

Un programma di conversione del debito da 20 ME è interamente votato ad iniziative di lotta alla povertà. Il 90% di tale importo è destinato al sostegno di due importanti programmi nazionali: l’Initiative Nationale de Developpement Humain, lanciata dal Re Maometto VI (8 ME) ed il Programma nazionale di strade rurali (10 ME). I restanti 2 ME saranno destinati al rafforzamento della società civile con il contributo delle ONG italiane.

Migrazioni e partenariato territoriale: E’ in fase di conclusione un progetto da 1,5 ME, affidato all’OIM per la creazione di alternative socio-economiche alla migrazione irregolare dei minori (Progetto SALEM). Complessivamente, negli ultimi anni la DGCS ha finanziato programmi in questo settore per circa 6 ME. A tali importi vanno ad aggiungersi gli interventi che fanno capo all’iniziativa del progetto Accordi di Programma Quadro-APQ (con fondi CIPE), per ulteriori 4,5 ME. Ciò è valso all’Italia il ruolo di capofila, congiuntamente con la Spagna, del gruppo “Migrazioni e Sviluppo”, istituito dai donatori con l’obiettivo di armonizzare gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo.

È stata avviata una riflessione sull’opportunità di utilizzare maggiormente lo strumento del credito d’aiuto per sostenere il partenariato dell’Italia col Marocco in materia di sviluppo ed assicurare la continuità dei rapporti di cooperazione italo - marocchini.

Da parte italiana, l’utilizzo di crediti d’aiuto sarebbe auspicabile considerate le scarse risorse che potranno essere allocate sulla componente a dono negli anni a venire. Da parte marocchina, è sempre più frequente il ricorso a prestiti concessionali di svariati donatori: Banca Mondiale, Agence Française de Développement, Cooperazione finanziaria tedesca e Jica (Giappone).

 


 

LA QUESTIONE DEL SAHARA OCCIDENTALE
(a cura del Ministero degli Affari Esteri)

 

 

 

 

aprile 2011

 

Con l'accordo di Madrid (novembre 1975), Marocco e Mauritania procedettero alla spartizione del Sahara Occidentale abbandonato dagli spagnoli. Nel 1979 la Mauritania decise di rinunciare al controllo della propria porzione di territorio, che fu anch’essa occupata dal Marocco. Nel 1976 era stata intanto proclamata la Repubblica Democratica Araba Sahrawi (RASD) che è riconosciuta da numerosi Paesi (dato soggetto a continue oscillazioni a seguito della “campagna acquisti” condotta dalle parti) ed ha un seggio in seno all’Unione Africana.

Scontri armati tra forze marocchine e militanti del Fronte Polisario (movimento indipendentista attivo dal 1973, appoggiato da Algeri) si susseguirono fino al 1991, anno in cui le parti concordarono sui termini del Settlement Plan elaborato in sede ONU. Il Piano prevedeva l’organizzazione di un referendum, da tenersi l’anno successivo, che avrebbe dovuto contemplare anche l’opzione dell’indipendenza. Esso prescriveva anche il cessate-il-fuoco immediato e l’invio nella regione della MINURSO, forza di pace delle Nazioni Unite, tuttora presente nella regione.  Le divergenze tra Marocco e Polisario riguardo alla formazione delle liste elettorali e l’identificazione degli aventi diritto al voto impedirono peraltro l’organizzazione della prevista consultazione referendaria. Nonostante un tentativo effettuato nel 2001-2003 dall’Inviato Personale del Segretario Generale, James Baker, per cercare di risolvere la questione (attraverso la presentazione dell’infruttuoso Piano Baker) si è quindi consolidata una situazione di stallo, che solo nel corso del 2007 ha visto alcuni sviluppi di rilievo.

In ambito ONU la questione del Sahara Occidentale è seguita dal Segretario Generale attraverso il proprio Inviato Personale, che è stato incaricato nel 2007 dal CdS di avviare e seguire il processo negoziale diretto tra le parti in vista del raggiungimento di una soluzione giusta e definitiva del contenzioso. Il Segretario Generale è tenuto a presentare a cadenza annuale un Rapporto sulla situazione nel Sahara Occidentale.

All’interno della membership ONU è inoltre stato costituito un gruppo denominato “Group of Friends”, composto da USA, Francia, Gran Bretagna, Russia e Spagna, che segue più direttamente l’evolversi della vicenda e che si incarica di redigere e sottoporre in CdS le pertinenti Risoluzioni.

Nell’aprile 2007 il CdS ha approvato la Risoluzione 1754 che invita Marocco e Polisario ad avviare un negoziato diretto, ritenuto l’unica opzione per raggiungere una soluzione giusta, duratura e condivisa del contenzioso sul Sahara Occidentale. Il negoziato tra le Parti sotto gli auspici delle Nazioni Unite ha preso avvio nel giugno 2007 e ad oggi si sono svolti quattro round negoziali (l’ultimo il 16-18 marzo 2008) senza peraltro registrare progressi di rilievo. Le posizioni sono rimaste sostanzialmente sui rispettivi punti di partenza e non si è entrati in una fase di discussione delle rispettive proposte: un Piano marocchino, che prevede la concessione di una larga autonomia al Sahara Occidentale nel quadro della sovranità di Rabat sulla regione (da approvare o respingere da parte delle popolazioni interessate attraverso un referendum, che dovrebbe costituire, secondo i marocchini, il libero esercizio del diritto di autodeterminazione previsto dalle Risoluzioni ONU); un Piano del Fronte Polisario, che ricalca sostanzialmente il Piano Baker del 2003 (prevedendo lo svolgimento di un referendum popolare con anche l’opzione dell’indipendenza).

Il 6 gennaio 2009 il Segretario Generale ha nominato come nuovo Inviato Personale per il Sahara Occidentale il diplomatico statunitense Christopher Ross, in sostituzione dell’olandese Van Walsum, non più gradito al Polisario e all’Algeria, avendo affermato di ritenere impraticabile l’indipendenza del Sahara Occidentale e realistica la sola opzione dell’autonomia. Ross ha cercato di far ripartire il dialogo tra le Parti con lo svolgimento di incontri informali, propedeutici alla convocazione del quinto round di colloqui, al fine di creare il clima di fiducia indispensabile per un buon esito del processo negoziale. Il 9-11 agosto 2009 hanno avuto luogo nei pressi di Vienna gli incontri voluti da Ross, che non hanno peraltro prodotto particolari risultati se non quello di sbloccare, seppur parzialmente, la situazione di completo stallo che si trascinava da oltre un anno.

A partire dall’ottobre 2009 si è assistito ad un crescere della tensione tra Marocco e Polisario, a seguito della decisione delle Autorità di Rabat di procedere all’arresto di sette attivisti saharawi reduci da una visita nei campi profughi di Tindouf, con l’accusa di “alto tradimento” e di respingere alla frontiera l’attivista saharawi Aminatou Haidar, in provenienza dalla Spagna. Quest’ultimo caso si è risolto positivamente grazie anche alle pressioni internazionali esercitate su Rabat (il Ministro Frattini, al pari dei principali partner europei, ha manifestato la propria preoccupazione per il deteriorarsi della situazione dei diritti umani nel Sahara Occidentale, facendo appello alle Autorità marocchine per una rapida soluzione della vicenda Haidar): dopo aver condotto per oltre un mese uno sciopero della fame presso l’aeroporto di Lanzarote, l’attivista ha potuto far rientro presso i propri familiari nel dicembre 2009.

Il caso dei sette attivisti è invece ancora in attesa di una soluzione definitiva dal punto di vista giudiziario, non essendo al momento stata ancora fissata la data della prima udienza del processo nei loro confronti. Quattro degli attivisti sono peraltro stati nel frattempo rimessi in libertà provvisoria (anche a seguito di un prolungato sciopero della fame). Il Marocco ha per parte sua a più riprese accusato il Polisario e gli algerini di tenere in “ostaggio” le popolazioni saharawi ospitate nei campi profughi di Tindouf, costrette a vivere in condizioni di estremo disagio (i campi profughi dipendono essenzialmente dagli aiuti umanitari internazionali) e impossibilitate di fatto a fare rientro nei territori controllati dal Marocco.

Tali fattori hanno senza alcun dubbio contribuito a creare un clima di tensione che ha reso ancora più difficile il già complesso operato di Ross. L’atmosfera poco favorevole al prosieguo su base costruttiva del dialogo tra Marocco e Polisario, emersa in occasione del secondo round di colloqui informali organizzati il 10-11 febbraio 2010 nei pressi di New York, è stata confermata il 6 aprile 2010 con la pubblicazione del Rapporto annuale del Segretario Generale sul Sahara Occidentale. Nel documento si fa stato della perdurante situazione di stallo nel negoziato tra Marocco e Polisario e particolarmente significativo per le attuali prospettive negoziali è l'appello fatto nel Rapporto alla "immaginazione e creatività" necessarie a sbloccare l'impasse. Contrariamente alle aspettative saharawi, Ban Ki Moon non ha raccomandato l’attribuzione alla MINURSO di un mandato anche in tema di rispetto dei diritti dell’uomo nella regione, mentre ha accolto il desiderio marocchino di veder sottolineata la necessità di procedere ad un censimento dei saharawi dei campi di Tindouf, la cui cifra totale sarebbe secondo Rabat “gonfiata” ad arte dal Polisario e dagli algerini. Con la risoluzione 1920, il 30 aprile il CdS ha rinnovato fino al 30 aprile 2011 il mandato della MINURSO senza alcuna modifica sostanziale. 

Nel giugno 2010 in una lettera indirizzata ai membri del Group of Friends (gruppo che segue più direttamente in ambito ONU l’evolversi della vicenda e di cui fanno parte USA, FRA, SPA, GB e RUS) osservatori Ross ha ribadito il proprio pessimismo per le prospettive del negoziato. Il continuo reiterare delle rispettive, inconciliabili posizioni e la mancanza di volontà delle Parti di entrare in una fase di discussione di sostanza non lasciano per il momento intravedere una rapida soluzione al conflitto.

Il terzo round di negoziati informali ha preso avvio l’8 novembre 2010 a Manhasset, nei pressi di New York, sotto auspici non certo positivi. La crescente tensione tra le Parti, collegata al deteriorarsi della situazione dei diritti umani nella regione, ha infatti contribuito a creare un clima poco favorevole ad un prosieguo su base costruttiva del dialogo tra le Parti.

La vicenda dei sette dirigenti saharawi arrestati nell’ottobre 2009 in Marocco di ritorno da una visita ai campi profughi di Tindouf con l’accusa di “alto tradimento” (successivamente derubricata); il caso dell’attivista saharawi Aminatou Haidar che, respinta alla frontiera marocchina nel dicembre 2009, ha potuto far rientro a Laayoune dalla Spagna solo dopo un prolungato sciopero della fame; il blocco del programma di visite familiari gestito dall’UNHCR imposto dal Polisario nel settembre 2010 per divergenze sulle liste dei partecipanti; hanno preceduto il preoccupante episodio avvenuto a cavallo tra il 7 e l’8 novembre 2010 (proprio alla vigilia dei colloqui informali), allorché lo sgombero con la forza da parte dei militari marocchini di un accampamento di manifestanti nei pressi di Laayoune (il campo di Gdim Izik ospitava circa 20.000 saharawi che da alcune settimane rivendicavano migliori condizioni di lavoro e la concessione di abitazioni da parte del Governo), ha provocato un pesante bilancio di vittime e feriti da entrambe le parti.

Secondo la ricostruzione marocchina, l’intervento delle Forze dell’ordine si è reso necessario per l’infiltrazione nell’accampamento di elementi collegati al Polisario e di esponenti della criminalità locale, che avrebbero finito per operare una vera e propria “militarizzazione” della protesta, che inizialmente era stata affrontata da Rabat attraverso il dialogo con i manifestanti. Tale versione dei fatti è stata aspramente contestata da parte saharawi ed il Polisario ha parlato di un eccidio premeditato compiuto dal Marocco.

In ogni caso, è apparsa evidente l’impreparazione dell'apparato di polizia marocchino, che non è riuscito a contenere l’esplodere della violenza, nonché l’inadeguata gestione dell’episodio sul piano della comunicazione e dell'immagine da parte di Rabat. Se da un lato è stata orchestrata in alcuni Paesi una campagna mediatica pro-saharawi (i giornali spagnoli hanno pubblicato vecchie foto delle operazioni israeliane nella striscia di Gaza facendole passare per immagini degli incidenti di Laayoune), dall’altro lato appare difficilmente giustificabile la decisione marocchina di non permettere l’accesso all’area degli scontri non solo alla stampa internazionale, ma anche agli stessi membri della MINURSO.

Nel corso dei colloqui dell’8-9 novembre, pur nel permanere della situazione di stallo dal punto di vista sostanziale, si sono peraltro registrati alcuni seppur limitati segnali positivi. Le Parti hanno concordato sullo svolgimento di nuove sessioni di colloqui informali e per la prima volta sono stati analizzati insieme alle delegazioni dei Paesi osservatori (Algeria e Mauritania), i dettagli operativi del programma Confidence Building Measures gestito dall’UNHCR, raggiungendo un accordo per l’immediata ripresa dello scambio di visite tra familiari saharawi (già riprese a partire da gennaio 2011) e l’avvio a breve anche delle visite via terra (su quest’ultimo aspetto, divergenze di carattere politico tra le parti impediscono di giungere ad una soluzione: da un lato infatti il Fronte Polisario pretende che le visite abbiano come terminale i campi profughi stessi, nella porzione di territorio ''subappaltata'' dall'Algeria alla Repubblica Sarhawi Democratica; dall’altro, nell'ottica marocchina accettare tale principio equivarrebbe ad un ''riconoscimento'' de facto della Repubblica Sarhawi. Di qui la pretesa marocchina che le visite via terra abbiano come terminale al di la' della frontiera la localita' di Tindouf, in territorio algerino. l’UNHCR effettuerà nelle prossime settimane una missione volta a determinare un tracciato che possa aggirare tali problemi politici). Il rilancio delle CBM è stato oggetto dell’incontro organizzato dall’UNHCR a Ginevra lo scorso 9-10 febbraio e che ha visto la partecipazione di Marocco, Polisario, Algeria e Mauritania. Le parti si sono impegnate a collaborare per l’attuazione delle misure, riconoscendone la natura prettamente umanitaria. L’Italia contribuirà anche nel 2011 al programma (con un finanziamento di 30.000 €).

Nei colloqui del 21-23 gennaio si è peraltro registrato un nuovo nulla di fatto, anche se indiscrezioni di stampa parlano di una nuova iniziativa marocchina volta a dare nuovo impulso al negoziato. E’ infatti opinione degli osservatori che gli eventi che stanno scuotendo il Nord Africa stiano stimolando  una riflessione  da parte marocchina per trovare soluzioni innovative. Secondo molti gli incidenti di Laayoune, pur se circoscritti ad un contesto specifico, sono assimilabili a una “rivoluzione dei gelsomini” e non potranno non avere conseguenze sulle scelte politiche di Rabat. Rimane inoltre l’incognita dell’impatto sulla posizione internazionale del Marocco che potrebbero avere i rivolgimenti istituzionali in atto in Egitto e Tunisia i quali tradizionalmente, nella questione del Sahara Occidentale, sono su posizioni filo-marocchine.

Sono previste a breve nuove consultazioni informali a New York, mentre lo scorso 19 aprile è stato pubblicato il Rapporto Annuale del Segretario Generale ONU che dà risalto alle recenti iniziative marocchine su scala nazionale per la tutela dei diritti umani (come l’impegno del Marocco ad accogliere eventuali visite effettuate nella regione dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani). In linea con i Rapporti degli anni precedenti, continua a non trovare spazio la richiesta del Fronte Polisario  di estendere il mandato della MINURSO al monitoraggio in materia di tutela dei diritti umani.

Analogo risalto agli sforzi marocchini nel negoziato è stato dato lo scorso 28 aprile dalla Risoluzione di rinnovo del mandato della MINURSO. La Risoluzione è stata particolarmente apprezzata da Rabat nella parte in cui il CdS, esortando l’Alto Commissariato per i Rifugiati a considerare l’opportunità di svolgere un censimento nei campi profughi di Tindouf, si pronuncia su una delicata questione spesso in passato sollevata da Rabat per mettere in causa la legittimità del Fronte Polisario a farsi alfiere dell’indipendentismo saharawi.

 

Posizione marocchina

Per comprendere la posizione marocchina sulla questione del Sahara Occidentale, che prevede come unica soluzione il riconoscimento della sovranità del Marocco sui territori contesi, si deve considerare come la regione rivesta per il Marocco una particolare importanza, che va ben al di là delle considerazioni relative alla presenza di risorse economiche sul territorio. Con la cosiddetta “Marcia Verde” del 1975, ovvero l’occupazione del territorio sahariano abbandonato dalla Spagna, il Sovrano marocchino Hassan II probabilmente salvò il trono alauita violentemente scosso dai due falliti colpi di Stato dei primi anni Settanta. Egli riuscì allo stesso tempo ad "esiliare" l'esercito nel Sahara - affidandogli una missione che lo teneva occupato e lontano dai centri di potere - ed a coagulare il consenso della popolazione intorno alla figura del Sovrano, distogliendo l'attenzione dalle difficoltà sociali ed economiche e dagli abusi nel campo dei diritti umani.

Da allora la sorte della monarchia è in qualche modo collegata a quella del Sahara: il grosso delle forze armate vi rimane dispiegato; i soldati operano in condizioni difficili ma ricevono doppio salario; le truppe rimangono lontane da Rabat e dai focolai dell'integralismo islamico. 

A ciò si aggiunga che l'intera popolazione è fermamente convinta che il Marocco sia "nel suo Sahara" (espressione dell'attuale Re Mohamed VI). Per secoli le frontiere del Paese sono rimaste fluide: prima del Protettorato il territorio controllato dal Sultano si estendeva e riduceva a seconda della capacità d'imporsi alle tribù periferiche, tra le quali, appunto, quelle dell'attuale Sahara Occidentale. La mappa del Marocco sognato dall'Istiqlal (il partito nazionalista che guidò la lotta contro il Protettorato e da cui proviene il Primo Ministro El Fassi) comprendeva non solo il Sahara Occidentale, ma anche zone oggi facenti parte di Algeria e Mauritania, "sottratte" dalla Francia al Marocco.

Il riconoscimento della sovranità sul Sahara Occidentale è in sostanza l'obiettivo preminente, se non l’unico, della politica estera marocchina. Il Sahara è costato a Rabat centinaia di morti e comporta il trasferimento nella Regione di ingenti risorse (un tempo per costruirvi il "muro di protezione" che divide le "province del Sud", nome che danno i marocchini alla regione, dai territori controllati dal Polisario; attualmente le necessità securitarie del Sahara occidentale esigono circa il 7% del PIL). In sostanza il Marocco non vuole il Sahara per ragioni economiche, ma non può rinunciarvi per motivi storici e politici. 

A tutto ciò deve essere aggiunta la legittima preoccupazione, condivisa anche da alcuni osservatori internazionali, per l’incognita costituita da uno Stato indipendente saharawi – 300.000 persone in un territorio grande quanto la Gran Bretagna – in un’area dove potrebbero facilmente trovare rifugio formazioni islamiche integraliste collegate al terrorismo internazionale. Una conferma a questi timori sembra venire dallo smantellamento di una cellula terroristica nel Sahara Occidentale, a 200 chilometri dal capoluogo Laayoune, annunciato dalle autorità marocchine ai primi di gennaio 2011. Dei 27 arrestati, trovati in possesso di un consistente arsenale di armi, almeno uno sarebbe sicuramente affiliato alla rete di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI). Tali circostanze rafforzano la convinzione presso gli osservatori che il Marocco debba essere ampiamente coinvolto nelle iniziative internazionali per la sicurezza e la stabilità nella fascia del Sahel.

 

 

Posizione del Fronte Polisario

Fondato nel 1973 con lo scopo di ottenere l'indipendenza del Sahara dall'occupazione militare di Spagna, Marocco e Mauritania, il Fronte Polisario è il successore del Movimento di Liberazione del Sahara e svolge nei primi anni di esistenza attività di guerriglia contro le forze di occupazione straniere. A partire dal 1975 il Polisario si stabilisce a Tindouf, in Algeria, e viene riconosciuto dall'ONU come l’organismo rappresentante del popolo saharawi, motivo per il quale vi è un Rappresentante del Polisario accreditato presso le Nazioni Unite. Il Polisario dipende fortemente da Algeri sia economicamente che politicamente: anche se formalmente è un’entità del tutto indipendente, la strategia politica e le decisioni del Polisario sono da sempre fortemente influenzate da parte delle Autorità algerine.

Nel 1976 il Fronte Polisario proclama unilateralmente la Repubblica Democratica Araba Saharawi (RASD), riconosciuta da numerosi Paesi, principalmente africani e sudamericani, e dall'Unione Africana, ma non dalle Nazioni Unite. La RASD ha un governo in esilio con sede a Tindouf, guidato da Mohamed Abdelaziz, che è al contempo Segretario Generale del Fronte Polisario.

Dopo la firma del cessate-il-fuoco con il Marocco, avvenuta nel settembre 1991, il Polisario ha rinunciato a qualsiasi attività bellica ed ha deciso di seguire la via del negoziato per ottenere l’obiettivo dell’indipendenza del Sahara Occidentale. Ciononostante il Fronte mantiene un “esercito” di circa 10.000 elementi, impegnato prevalentemente nella gestione dei campi profughi a Tindouf.

Basandosi su quanto stabilito dalla Risoluzione 1514 (XV) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1965 (contenente la Dichiarazione sulla Concessione dell’Indipendenza ai Paesi e Popoli Coloniali) e sul parere emesso dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja nel 1975 su richiesta dell’ONU (che afferma che il Sahara Occidentale non era terra nullius al momento della colonizzazione spagnola e che pertanto deve rientrare nelle previsioni della Risoluzione 1514) il Polisario considera il Marocco come potenza coloniale ed i saharawi come popolo colonizzato.

L’unica possibile soluzione del contenzioso è quindi per il Polisario, come già evidenziato sopra, la realizzazione di un referendum che preveda anche l’opzione dell’indipendenza per permettere alla popolazione di decidere il proprio destino, ritenendo inaccettabile ogni ipotesi di autonomia.

La proposta di soluzione presentata dal Fronte nell’aprile 2007 al Segretario Generale, ricalca sostanzialmente il Piano Baker II del 2003: svolgimento di un referendum; ammettere al voto, oltre ai saharawi, i marocchini stabilitisi nel territorio del Sahara Occidentale entro il 1999; proporre tre opzioni agli elettori: integrazione al Regno del Marocco, indipendenza, autonomia sotto sovranità marocchina.

 

La questione del Sahara Occidentale nel contesto internazionale

Per quanto riguarda il ruolo assunto dagli attori internazionali, l'Unione Europea si è da sempre concentrata maggiormente sulla cooperazione a livello umanitario, ma a livello politico gli stati membri hanno sostenuto posizioni differenti. In particolare, la Francia ha sempre appoggiato le posizioni del Marocco, in quanto alleato storico e perno della presenza francese nella regione. Per quanto riguarda gli Stati Uniti la politica di sostegno alle posizioni marocchine è legata non solo ai rapporti storicamente buoni fra i due paesi, ma soprattutto in quanto il Marocco è un alleato nella  lotta globale contro il terrorismo. Con l'elezione di Obama sembra che gli Stati Uniti si siano mossi in direzione di una maggiore neutralità, vista la recente lettera inviata al re Mohammed VI in cui si sollecitava una soluzione in ambito ONU. Alcuni hanno obbiettato che nello stesso tempo gli Stati Uniti hanno dato il proprio appoggio alla proposta marocchina di dare autonomia alla regione mantenendola, però, sotto il proprio controllo.

La cooperazione con il Marocco nella regione è anche fondamentale a causa dello sviluppo di organizzazioni terroristiche di matrice islamista sul territorio, considerate un pericolo dal governo statunitense. Per questo gli Stati Uniti hanno proposto  delle iniziative di cooperazione regionale contro il terrorismo, come la “Trans Sahara terrorism initiative” che include anche il Marocco oltre a  Algeria, Ciad, Mali, Mauritania, Niger, Senegal, Nigeria e Tunisia. Questa iniziativa prevede non solo degli aiuti di tipo economico, ma anche programmi specifici che consentano ai governi di diventare autonomi nella lotta al terrorismo. Attualmente in Marocco è, ad esempio, in vigore un programma, in cooperazione con l'Unione Europea, per insegnare alle forze dell'ordine i metodi per sventare il riciclaggio di denaro da parte dei movimenti terroristici. 

I saharawi sono invece tradizionalmente sostenuti da tutti i Paesi africani, che trovano nella Russia una sponda in seno al “Group of Friends”, e dai Paesi latino americani.

 

Posizione algerina

L’Algeria sostiene, condizionandola fortemente, la causa del Fronte Polisario in nome del principio di autodeterminazione (secondo Algeri non potrebbe essere altrimenti, tenuto conto della storia stessa algerina e della sua lotta per l’indipendenza) e della legalità internazionale (in ossequio a tutte le risoluzioni ONU, la causa Saharawi è ritenuta tuttora una questione di “decolonizzazione”).

Elementi irrinunciabili per giungere ad una soluzione giusta della questione sono per gli algerini il riconoscimento del Marocco come potenza colonizzatrice e lo svolgimento di un referendum con l’opzione dell’indipendenza che garantisca il rispetto della legalità internazionale.

Contrariamente alla Mauritania, che ha una posizione più defilata, l'Algeria è da sempre lo sponsor chiave del Fronte Polisario in ambito internazionale e in particolare in seno alle Nazioni Unite. Non a caso sia il “governo” della RASD in esilio che i campi profughi saharawi si trovano in territorio algerino. In questo senso è assai evidente l’influenza che può avere l’Algeria sulle linee politiche e sulle decisioni della dirigenza del Polisario.

Per gli algerini la responsabilità di trovare una soluzione alla questione del Sahara Occidentale ricade interamente sulle Nazioni Unite e vi è un rifiuto di principio dell’Algeria, ribadito anche recentemente a fronte di allusioni neanche troppo velate da parte marocchina, a prendere parte ad eventuali negoziati tra le Parti, non avendo “niente da reclamare e nulla da offrire”.

In realtà l’eventuale riconoscimento della sovranità marocchina sul territorio del Sahara Occidentale costituirebbe per Algeri, opposta a Rabat da antichi rancori risalenti spesso all’epoca coloniale, una pesante sconfitta politica ed una prospettiva inquietante dal punto di vista della sicurezza nazionale.

 

Posizione italiana

L’Italia ha sempre mantenuto in merito alla questione del Sahara Occidentale una posizione equilibrata e di equidistanza, reiterando in ogni occasione di ritenere che solo nell'ambito del dialogo diretto tra Marocco e Fronte Polisario, sotto gli auspici delle Nazioni Unite, possa essere trovata una soluzione giusta e duratura del contenzioso sul Sahara Occidentale che garantisca il diritto all’autodeterminazione del popolo Saharawi, in linea con quanto previsto dalle pertinenti Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale.

In tale ottica l'Italia ha a più riprese invitato Marocco e Polisario a mantenere un dialogo franco, aperto e senza precondizioni, che consenta di ottenere concreti progressi nell’ambito del processo negoziale condotto sotto l’egida delle Nazioni Unite. In virtù degli eccellenti rapporti che intratteniamo con tutti gli attori coinvolti nella vicenda, l’Italia ha in passato anche offerto i propri buoni uffici in vista dello sviluppo del dialogo tra le Parti.

 

Vi è un forte interesse italiano per quanto riguarda gli aspetti umanitari della tematica. Qui di seguito uno schema riassuntivo delle principali attività di assistenza realizzate in favore della popolazione saharawi.

 

 

Assistenza alla popolazione Saharawi

Il Ministero degli Affari Esteri interviene in favore dei circa 200.000 profughi saharawi ospitati nei pressi di Tindouf attraverso: 1) la fornitura di beni alimentari sul canale bilaterale (per un valore di 1-1,5 milioni di Euro l’anno circa), 2) contributi a organismi internazionali (PAM, UNHCR) per la realizzazione di programmi di emergenza e riabilitazione, contributi alla realizzazione di progetti promossi da ONG italiane, 3) borse di studio per corsi di laurea e specializzazione post-laurea presso Università italiane.

 

1) Tra il 2005 e il 2007 sono stati consegnati (tramite AGEA – Azienda per le Erogazioni in Agricoltura, organismo del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali) beni alimentari per un valore complessivo di 4,5 milioni di Euro. Nel 2008 è stata effettuata un’ulteriore fornitura di carni avicole per un valore di 1 milione di Euro. L’invio delle forniture alimentari tramite AGEA è condizionata alla ratifica annuale, da parte del Parlamento, della Convenzione di Londra sugli aiuti alimentari. Non sono in programma per il 2009 ulteriori donazioni.

2) Nel febbraio 2008 è stato concesso al PAM un contributo di 100.000 Euro per il Programma di assistenza umanitaria alla popolazione saharawi realizzato dal PAM in collaborazione con l’UNHCR, la Mezzaluna Rossa algerina e la Mezza Luna Rossa Saharawi (“Protracted Relief and Recovery Operation: Assistance to Western Saharan Refugees”). A seguito dell’appello che il PAM ha rivolto ai donatori agli inizi di giugno 2008 per evitare l’interruzione delle attività di acquisto e distribuzione dei viveri, sono stati approvati due contribuiti al Programma sopra citato per un importo complessivo di 3 milioni di Euro. Una parte del contributo (600.000 Euro) è destinata al finanziamento di un progetto di assistenza tecnica e capacity bulding per il monitoraggio sulla distribuzione dei viveri, realizzato dall’ONG italiana CISP. E’ attualmente in fase di erogazione un ulteriore contributo di 300.000 €, che verrà utilizzato, sulla base delle indicazioni ricevute dalla DGCS direttamente dai rappresentanti saharawi, per l’acquisto di pasta e di olio vegetale.

Nel marzo 2009 è stato concesso all’UNHCR un contributo di Euro 254.332 per contribuire alla realizzazione di interventi volti a migliorare le strutture dei servizi igienico-sanitari e di approvvigionamento idrico nei campi di Tindouf. Come già avvenuto nel 2008, è stato concesso anche quest’anno dalla DGMM un contributo all’UNHCR di circa 60.000 Euro, nell’ambito del programma denominato “Confidence Building Measures” (CBM), per la realizzazione di scambi di visite tra familiari saharawi residenti nei campi profughi in Algeria e nella regione del Sahara Occidentale.

3) Sono state assegnate ai Sahrawi sei borse di studio (confermate nel 2008): tre per corsi di laurea in medicina e tre per specializzazioni post laurea (1 in ginecologia e 2 in gastroenterologia). Nel 2008 è stata anche assegnata una borsa di studio per uno stage in campo medico. Sono in programmazione per il 2009 due ulteriori borse di studio per corsi di laurea.

Si segnala altresì che varie Regioni, Enti locali ed ONG organizzano in maniera autonoma rilevanti iniziative in favore dei profughi saharawi, finalizzate alla raccolta e donazione di beni di prima necessità e allo svolgimento di incontri o convegni sulla tematica del Sahara Occidentale. Il trasporto in Algeria e la consegna nei campi profughi dei beni raccolti in Italia da parte dei donatori avviene di norma in coordinamento con l’Ambasciata ad Algeri. 

 

Lo sviluppo del terrorismo nella regione

Attualmente la situazione è resa ulteriormente complicata dal fatto che si sta diffondendo in tutta la regione del Sahel il movimento terroristico Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM), con cui si sospetta abbia  dei legami anche il fronte Polisario, secondo un rapporto pubblicato dell'European Strategic Intelligence and Security Center (ESISC) a maggio di 2010. Il movimento terroristico AQIM nasce con questo nome nel 2007 in Algeria, dove ha la sua base operativa, dalla decisione del Gruppo Salafita per la Preghiera e il Combattimento (GSPC), esistente già dal 1998, di integrasi all'interno di Al Qaeda. Secondo il rapporto dell’ESISC i collegamenti fra il fronte Polisario e i movimenti di matrice islamista posso essere fatti risalire agli anni Ottanta, con i contatti fra i giovani che si trovavano nel campo profughi di Tidouf, in Algeria, e i rappresentanti del Fronte Islamico di salvezza (FIS), partito algerino di matrice islamista, nato nel 1988 con l'obiettivo di creare uno stato Islamico governato dalla sharia.

Sempre sulla base del citato rapporto, un altro esempio dell’esistenza di contatti risale al 1994, quando i servizi segreti algerini sequestrarono al Gruppo Islamico Armato (GIA), altro movimento terroristico algerino di matrice islamista passato nato nel 1992, delle armi che lo stesso governo algerino aveva fornito al Fronte Polisario. Nel 2008 – si riporta inoltre – sarebbero stati identificati in un campo di addestramento di AQIM numerose persone provenienti dal Sahara Occidentale e si stimava che almeno 265 ex combattenti del fronte Polisario si fossero uniti a AQIM. Un altro caso emblematico è il coinvolgimento di Omar el Saharaui, un ex leader del fronte Polisario, nel rapimento di tre cittadini spagnoli avvenuto il 29 novembre 2009 e rivendicato da AQIM. L' uomo è stato arrestato a febbraio 2010 insieme a un'altra ventina di persone sempre coinvolte nel sequestro, molte delle quali erano ex combattenti del Fronte Polisario.

Secondo il rapporto dell'ESISC, ex combattenti del Fronte in cerca di ulteriori guadagni sfruttano l'esperienza acquisita in campo militare per partecipare ad attività illegali come il contrabbando anche in collaborazione con movimenti terroristici che utilizzano gli stessi mezzi.

Infine, secondo l'ESISC, la collaborazione fra AQIM e Fronte Polisario sarebbe mutualmente vantaggiosa. Infatti, AQIM ha bisogno di basi locali per espandere la propria attività, mentre il Fronte Polisario guadagnerebbe in visibilità e potrebbe sopperire alla carenza di ideologia che attualmente sta affrontando. Entrambi i movimenti condividono, poi, la finalità di destabilizzazione rispetto al governo del Marocco, anche se AQIM ha obiettivi che riguardano un'estensione geografica più ampia.  

 

La strategia contro il terrorismo e la fallita cooperazione regionale

La politica del governo marocchino contro il terrorismo si basa su differenti aspetti: non solo esiste un servizio di intelligence adeguato ad affrontare la minaccia terroristica e delle politiche preventive efficaci, secondo il rapporto del dipartimento di stato americano sulla politica marocchina contro il terrorismo del 2009, ma si lavora anche sul creare un rifiuto della società contro il terrorismo.

In questo senso sono state attuate delle riforme da parte del Ministero degli affari islamici per promuovere l' Islam moderato. Il Marocco ha inoltre basato la propria strategia sulla cooperazione internazionale soprattutto con Stati Uniti e Unione Europea che danno aiuti sia materiali sia in termini di competenze.

L'esistenza di gruppi terroristici che, però, valicano i confini nazionali richiederebbe anche una cooperazione a livello regionale, su cui lo stesso ministro degli esteri marocchino ha più volte posto l'enfasi. Il permanere del conflitto nel Sahara occidentale, ha però fortemente limitato questa possibilità a causa delle rivalità esistenti con l'Algeria, che a marzo 2010 ha promosso una conferenza fra ministri degli esteri degli stati del Sahel (Burkina Faso, Ciad, Libia, Mali, Mauritania Niger) senza  invitare il Marocco a partecipare, peggiorando ulteriormente le relazioni fra i due paesi.

 


I rapporti Unione europea – Marocco
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

L’accordo di associazione

Le relazioni tra UE e Marocco sono disciplinate dall’Accordo euromediterraneo di associazione, firmato a Bruxelles il 26 febbraio 1996 - nel quadro del Partenariato euro mediterraneo – e, a conclusione del processo di ratifica, entrato in vigore il 1° marzo 2000. Esso rimpiazza il precedente accordo di cooperazione del 1976.

Casella di testo: Il Partenariato euromediterraneo (o Processo di Barcellona) è stato inaugurato dalla Conferenza di Barcellona del 27 e 28 novembre 1995, che ha riunito i Ministri degli esteri degli Stati membri dell'Unione europea insieme a quelli di Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia, dell'Autorità palestinese, Albania e Mauritania. Obiettivo generale dell'iniziativa è quello di fare del bacino del Mediterraneo una zona di dialogo, di scambi e di cooperazione che garantisca la pace, la stabilità e la prosperità. Nonostante i risultati positivi ottenuti negli anni dal Partenariato, diversi sono gli elementi critici che ne hanno rallentato lo sviluppo. Allo scopo di superare tali criticità Il partenariato si è successivamente evoluto nell'Unione per il Mediterraneo approvata dal Consiglio europeo del marzo 2008 e inaugurata dal Vertice di Parigi di luglio 2008, con l’obiettivo di rilanciare e rendere più visibili le relazioni dell'UE con i partner della regione mediterranea. Ciò nonostante, i processi di trasformazione in corso nei paesi del bacino meridionale del Mediterraneo hanno evidenziato la necessità di una riforma ulteriore dell’Unione per il Mediterraneo. Le proposte in tal senso avanzate dalla Commissione e dall’Alto rappresentante sono contenute nella comunicazione relativa a un partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale presentata l’8 marzo 2011, che illustra il contributo dell'Europa per sostenere i cambiamenti fondamentali in atto nei paesi meridionali vicini.L’accordo prevede un dialogo politico regolare a livello ministeriale (nell’ambito del Consiglio di associazione) e di funzionari, nonché a livello parlamentare. L’accordo include previsioni in materia di libertà di stabilimento, liberalizzazione dei servizi, libera circolazione dei capitali, regole di concorrenza, rafforzamento della cooperazione economica sulle più ampie basi possibili e cooperazione in materie sociali. L’accordo conferma le previsioni in materia di libero scambio dei beni manufatti, tra i quali anche i prodotti tessili, e rafforza le disposizioni in materia di libero scambio di prodotti industriali, che sono in vigore dagli anni settanta. In linea generale, le previsioni sull’importazione nell’UE dei prodotti marocchini sono più flessibili nel nuovo accordo rispetto al precedente. È prevista inoltre una progressiva e reciproca liberalizzazione dei prodotti agricoli.

Su tali basi, nel quadro della tabella di marcia per l'agricoltura adottata il 28 novembre 2005, nel febbraio 2006 la Commissione e il Marocco hanno avviato i negoziati per migliorare le disposizioni esistenti sulla liberalizzazione degli scambi per i prodotti agricoli, i prodotti agricoli trasformati, il pesce e i prodotti della pesca.

A conclusione dei negoziati, il 13 dicembre 2010 è stato firmato un accordo commerciale bilaterale fra l'UE e il Marocco per i prodotti del settore agroalimentare e della pesca, che entrerà in vigore una volta che sarà stato ratificato dal Marocco e sottoposto all'approvazione del Consiglio e del Parlamento europeo. L'accordo prevede in particolare il rafforzamento della posizione degli esportatori europei sul mercato marocchino, soprattutto nel settore dei prodotti agricoli trasformati, che rappresenta un interesse offensivo importante per l'UE: in tale settore è prevista una liberalizzazione totale progressiva nei prossimi 10 anni, salvo che per le paste alimentari, per cui è prevista una limitazione quantitativa. Nel settore dei prodotti agricoli l'accordo consentirà la liberalizzazione immediata del 45% (in valore delle esportazioni) degli scambi dell'UE e del 70% di tali scambi in 10 anni. I settori degli ortofrutticoli, delle conserve alimentari, dei prodotti lattiero-caseari e delle piante oleaginose beneficeranno di una liberalizzazione totale. Il settore della pesca sarà anch'esso liberalizzato per i prodotti dell'UE (in misura del 91% in 5 anni e nella sua totalità in 10 anni).

Un altro importante capitolo dell’accordo si riferisce a questioni migratorie e affari sociali. A partire dall’entrata in vigore nel marzo 2000, diversi incontri a livello ministeriale e fra esperti hanno affrontato il tema migratorio, consentendo di stabilire un clima di reciproca confidenza, di affrontare anche questioni molto delicate e di avviare diversi progetti di cooperazione. In linea generale, l’UE sta elaborando una politica dell’immigrazione coerente e complessiva che incorpora aree come migrazione legale, integrazione dei marocchini che vivono legalmente nell’UE, uguale trattamento, riunificazione familiare e armonizzazione dei sistemi di sicurezza sociale. Il rispetto dell’identità culturale è un tema specifico che riceve particolare attenzione. Marocco e UE stanno inoltre collaborando nella lotta alla migrazione illegale.

Come parte di questa politica, la Commissione ha ricevuto dal Consiglio il mandato a negoziare con il Marocco un accordo di riammissione. I negoziati sono tuttora in corso.

 

 

Rapporti commerciali e assistenza finanziaria

L’UE è il maggior partner commerciale del Marocco: gli scambi ammontano a circa 21,3 miliardi di euro nel 2010 (di cui 7,7 di importazioni di prodotti marocchini nel territorio UE e 13,6 di esportazioni dell’UE), pari al 60% del commercio marocchino totale. La maggioranza delle importazioni UE  riguardano prodotti tessili e agricoli. Gli scambi tra UE e Marocco stanno aumentando rapidamente: tra il 1998 e il 2008 il loro volume è cresciuto di oltre l’80%, raggiungendo il valore di 22,8 miliardi di euro (14,4 di esportazioni UE e 8,4 di importazioni); dopo una restrizione nel 2009, a causa dell’impatto della crisi globale sulla domanda europea, sono nuovamente aumentati nel corso del 2010.

Per quanto riguarda i servizi, nel 2009 l’UE ha esportato per 3,3 miliardi di euro (servizi finanziari in prevalenza ) e importato per 4,2 miliardi (viaggi).

Nello stesso anno l’UE ha investito in Marocco per 14 miliardi di euro, con un incremento del 13% rispetto al 2007: la cifra rappresenta quasi il 60% degli investimenti totali nell’area del Maghreb.

A partire dal 2007, nel quadro delle nuove prospettive finanziarie 2007-2013, l’assistenza dell’UE al Marocco, come agli altri paesi del partenariato euro mediterraneo, viene fornita attraverso un nuovo strumento, denominato strumento europeo di vicinato e partenariato (anche detto ENPI) destinato alla frontiera esterna dell’UE allargata[6]. Tale strumento ha sostituito i programmi geografici e tematici precedenti, compreso il programma MEDA[7].

In questo contesto, il programma indicativo nazionale per il periodo 2011-2013[8] ha allocato al Marocco 580,5 milioni di euro per sostenere le cinque priorità identificate congiuntamente per la cooperazione finanziaria: sviluppo di politiche sociali; modernizzazione dell’economia; sostegno istituzionale: governance e diritti umani; protezione ambientale.

 

 

Politica europea di vicinato

Il Marocco partecipa – insieme agli altri paesi del Mediterraneo meridionale[9], ai nuovi Stati indipendenti[10], e, a seguito della decisione del Consiglio del 14 giugno 2004, anche agli Stati del Caucaso[11], - alla Politica europea di vicinato, inaugurata dalla Commissione con una comunicazione[12] presentata l’11 marzo 2003 e a più riprese rafforzata, con l’obiettivo di creare una zona di prosperità condivisa e buon vicinato.

Una delle componenti principali della politica europea di vicinato è rappresentata dai piani di azione, che vengono concordati dall’Unione europea con ciascuno dei paesi interessati. Tali piani d’azione, differenziati, per riflettere lo stato delle relazioni con ciascun paese, le sue necessità e capacità, nonché gli interessi comuni, definiscono il percorso da seguire per un periodo di 3-5 anni.

Per quanto riguarda il Marocco, il piano d’azione - entrato in vigore nel luglio del 2005, con una durata triennale poi esteso per mutuo consenso - copre le seguenti aree prioritarie:

-     rafforzamento del dialogo politico;

-     incremento dell’integrazione economica con l’UE, attraverso una più ampia liberalizzazione degli scambi, particolarmente per quanto riguarda i servizi finanziari;

-     cooperazione rafforzata sui temi della migrazione, del crimine organizzato e della giustizia;

-     cooperazione nelle aree dei trasporti, energia, reti di telecomunicazioni, scienza e tecnologia;

-     promozione delle politiche di sviluppo sostenibile; contatti personali tra professionisti operanti nei campi dell’istruzione, della cultura e della sanità pubblica.

Nel quadro della politica di vicinato il 13 ottobre 2008 le parti hanno concordato su un rafforzamento delle relazioni bilaterali, attraverso la concessione al Marocco di uno status avanzato, che ha l’obiettivo di tradurre il rafforzamento del dialogo politico e della cooperazione economica e sociale negli ambiti parlamentare, di sicurezza e giudiziario e nei diversi settori, in particolare agricoltura ambiente energia e trasporti e di favorire la progressiva integrazione del Marocco nel mercato comune e la convergenza legislativa e regolamentare.

I progressi compiuti dal paese nell’ambito della Politica di vicinato sono verificati costantemente dalla Commissione che pubblica regolari relazioni, l’ultima delle quali risale al 12 maggio 2010 e si inserisce nel quarto "Pacchetto PEV" annuale, composto da: una comunicazione che valuta i risultati conseguiti dal 2004, cioè l'anno in cui è stata varata questa politica, 12 relazioni sui progressi compiuti nel 2009 dai 12 paesi che hanno concordato piani d'azione PEV con l'UE e una relazione sui progressi settoriali.

Come indicato dalla Commissione, il 2009 è stato un anno importante per il rafforzamento del partenariato UE-Marocco nel quadro dello status avanzato. I risultati positivi si sono avuti in particolare nel dialogo politico e due dei quattro negoziati bilaterali in corso si sono conclusi nel 2009, quello sulle controversie commerciali e quello sulla liberalizzazione dei prodotti agricoli. Il vertice UE-Marocco di Granada del marzo 2010 - il primo mai tenuto tra l’Unione europea e un paese arabo – secondo la Commissione è venuto a coronare un anno ricco di progressi. L’obiettivo dei prossimi anni è quello di tradurre in realizzazioni concrete gli impegni assunti nel quadro dello status avanzato, soprattutto in materia di convergenza regolamentare, e di mettere in pratica le numerose riforme annunciate, in particolare quella della giustizia avviata nel 2009, che è essenziale per il consolidamento dello stato di diritto e per il miglioramento del clima per gli affari.

 

 

Riforme e dialogo politico, inclusa la PESC.

-     È stata concordata la costituzione di una commissione parlamentare mista tra Parlamento marocchino e Parlamento europeo, che ha tenuto la sua riunione costitutiva il 5 maggio 2010;

-     la modifica del quadro elettorale e il buon svolgimento delle elezioni comunali di giugno 2009 hanno segnato un progresso in materia di pratiche democratiche. L’inserimento delle quote ha consentito di migliorare la rappresentanza politica femminile (il 12 % dei rappresentanti locali invece dello 0.58% delle precedenti elezioni);

-     è stata avviata una collaborazione molto promettente tra il Marocco e il Consiglio d’Europa. Il Marocco è stato inoltre il primo paese non europeo a divenire membro del Centro Nord Sud del Consiglio d’Europa;

-     il discorso del trono di agosto 2009 interamente dedicato alla riforma della giustizia ne ha definito gli assi principali. Un progetto finanziato dall’UE ha permesso l’installazione di un sistema informatizzato per la gestione dell’intera catena giudiziaria (civile e penale);

-     progressi sono ancora necessari nella lotta alla corruzione. Ha iniziato i suoi lavori l’istituto centrale di prevenzione della corruzione e sono stati creati un centro giuridico anti corruzione e un numero verde;

-     gli emendamenti alla Carta comunale e una nuova legge sulle collettività locali hanno tradotto la volontà di decentralizzazione del paese e introdotto vantaggi per quanto riguarda la gestione locale. Il re ha proceduto nel gennaio 2010 all’istituzione della Commissione consultiva per la regionalizzazione;

-     nell’aprile 2009 il Marocco ha ratificato la Convenzione per i diritti delle persone disabili;

-     per quanto riguarda i diritti culturali e linguistici, il Marocco ha organizzato l’insegnamento della lingua Amazigh ai funzionari del ministero dell’interno che si occupano di affari giuridici. Nel 2009 ha iniziato i suoi programmi la rete televisiva in lingua Amazigh.

Commercio e riforme economiche

-     La crisi economica mondiale ha provocato un parziale rallentamento della crescita marocchina, passata dal 6% nel 2008 al 5% nel 2009. Il trasferimento di fondi dai marocchini all’estero, pari al 10% del PIL, è diminuito sensibilmente, a dimostrazione del deterioramento del mercato europeo dell’occupazione;

-     Importanti misure sono state assunte per il settore dell’agricoltura, che rappresenta il 15 % del PIL e occupa il 40% della manodopera;

-     malgrado i progressi compiuti, la situazione sociale resta precaria: la povertà affligge il 9% della popolazione, con forti disparità regionali. Più della metà dell’aiuto dell’UE al Marocco è rivolto ai settori sociali per sostenere la lotta alla povertà (sanità, istruzione, habitat insalubre);

-     la creazione nel marzo 2009 dell’agenzia marocchina per lo sviluppo degli investimenti, con l’obiettivo di attirare e facilitare gli investimenti stranieri esprime la volontà di migliorare il clima per gli affari, elemento chiave di un rafforzamento delle relazioni economiche tra i partner.

Cooperazione in materia di giustizia, libertà e sicurezza

-     Gli scambi di informazione sulle questioni legate alla migrazione legale proseguono. Il miglioramento della cooperazione tra Marocco e Spagna ha permesso di diminuire la migrazione illegale nel corso del 2009. Per contro i negoziati per l’accordo di riammissione non hanno visto significativi progressi nel 2009;

-     Il Marocco ha aderito a due protocolli delle Nazioni unite in materia di lotta alla criminalità organizzata, uno sul traffico di armi da fuoco e l’altro sulla tratta di donne e bambini;

-     in materia di uso di cannabis, il Marocco - che è uno dei maggiori produttori mondiali - ha intensificato i buoni risultati nella lotta contro questa cultura, in particolare con la riduzione dell’offerta e lo smantellamento delle rete di trafficanti. In tale ambito è stata rafforzata la collaborazione con Francia e Spagna;

-     il Marocco ha deciso di aderire alla Convenzione europea sulla cyber criminalità e coopera con il Consiglio d’Europa per la formazione dei giudici su questa materia. E’ stata avviata la preparazione di negoziati in vista di un accordo strategico tra Europol e Marocco.

Esempi di cooperazione settoriale

-     trasporti - l’adozione del nuovo codice della strada nel gennaio 2010 costituisce la tappa principale della riforma dei trasporti su strada di persone e merci. Il nuovo codice introduce disposizioni di professionalizzazione del settore e permette di applicare misure più severe. Il primo troncone di 200 km della futura linea ferroviaria ad alta velocità è in corso di valutazione;

-     energia - nel novembre 2009 il Marocco ha lanciato il suo programma solare, con una installazione della capacità produttiva di 2000 MW fino al 2020. Nel gennaio 2010 il Parlamento ha adottato la legge sulle energie rinnovabili;

-     cambiamenti climatici - il Marocco ha elaborato un piano nazionale di lotta al riscaldamento climatico. E’ stato inoltre concluso uno studio sugli adattamenti al cambiamento climatico nel settore dell’agricoltura. Il Marocco funge inoltre da capo fila  nell’attuazione del partenariato sul cambiamento climatico nel quadro della strategia UE-Africa;

-     ambiente - il progetto della carta nazionale dell’ambiente e dello sviluppo durevole è stata sottoposta ad una consultazione pubblica a partire da gennaio 2010. La carta fissa i principi fondamentali che guidano l’azione di governo nel settore;

-     ricerca - la partecipazione del Marocco al settimo programma quadro dell’UE resta molto significativa: 367 partecipanti marocchini fanno del Marocco il secondo paese mediterraneo. I progetti riguardano sopratutto ambiente, agricoltura e prodotti agroalimentari;

-     Istruzione - malgrado i progressi, 1,5 milioni di bambini in età di obbligo scolastico sono tuttora fuori dalla scuola, in maggioranza bambine delle zone rurali. Il piano d’urgenza adottato per il periodo 2009-2012 e dotato di un budget di 3,81 miliardi di euro intende accelerare la riforma dell’istruzione per rendere effettiva la scolarizzazione obbligatoria fino all’età di 15 ani e per stimolare le eccellenze. L’UE ha dato il suo aiuto al sistema educativo attraverso due programmi con un valore di 108 milioni di euro;

-     Erasmus Mundus: dal 2007 al 2009 grazie alle borse di studio dell’UE 294 fra studenti, ricercatori e membri del personale accademico marocchini hanno seguito periodi di studio nelle università europee.

L’obiettivo dell’Unione europea è lo sviluppo di relazioni ancora più strette con il Marocco e il sostegno alle riforme politiche ed economiche in corso. Come riconosciuto in occasione dell’ultimo Consiglio di associazione UE-Marocco tenutosi il 13 dicembre 2010, il partenariato con il Marocco ha un valore fondamentale per l'UE, tenuto conto del ruolo che esso svolge non solo nel Maghreb e nel continente africano, ma in tutta la regione mediterranea. Il Marocco continua a contraddistinguersi per la visione e l'impegno nell'ambito sia della politica europea di vicinato, sia dell'Unione per il Mediterraneo. L'UE invita il Marocco a portare avanti il suo contributo alla riflessione in corso sul futuro della politica europea di vicinato. L'UE riconosce e sostiene la scelta strategica del Marocco di ancorare le sue riforme e la sua modernizzazione all'UE. Conferma la sua solidarietà al processo di sviluppo e di apertura progressiva del Marocco e desidera elaborare con quest'ultimo una visione condivisa delle rispettive relazioni per gli anni avvenire.

 

 

Diritti umani

Della situazione dei diritti umani in Marocco e delle iniziative assunte dall’UE dà conto l’undicesima relazione sui diritti umani nel mondo, presentata l’11 maggio 2010.

La relazione ricorda che le riunioni del consiglio di associazione UE-Marocco rappresentano per l’UE un’occasione per riconoscere le riforme intraprese dal Marocco negli ultimi anni per consolidare i diritti umani ed estendere la portata delle libertà individuali. L'UE appoggia il Marocco nella preparazione di una strategia nazionale e un piano d'azione in questo campo.

L'UE ha appoggiato altresì il lavoro della Commissione per la giustizia e la riconciliazione ("Instance Equité et Réconciliation" - IER), inteso a creare una nuova cultura di rispetto per i diritti umani. L'UE ha incoraggiato il Marocco a proseguire serie riforme del sistema giudiziario.

Per quanto riguarda le elezioni comunali tenutesi il 12 giugno 2009, il Consiglio si compiace delle riforme introdotte (p. es. un nuovo codice elettorale) per assicurare il buon esito di questo esercizio. L'UE si è anche compiaciuta per il consistente aumento del numero di donne elette in queste elezioni grazie, in parte, a una modifica della legislazione.

L'UE ha accolto con favore la riforma del codice di famiglia per promuovere il ruolo delle donne nella società. Sono stati fatti grandi sforzi per combattere la violenza contro le donne, soprattutto istituendo un sistema di informazione e organizzando campagne di sensibilizzazione della popolazione.

Le principali preoccupazioni dell'UE si accentrano su carenze importanti in materia di libertà di associazione e libertà di espressione. Recentemente, l'UE ha altresì osservato una deteriorazione della situazione dei difensori dei diritti umani, soprattutto se originari del Sahara occidentale.

 

 

 

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Profili biografici

(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

 


ABDELWAHED RADI
Presidente della Camera dei Rappresentanti

 

 

 

 

 

Abdelwahed RADI è nato a Salé nel 1935. Fa parte dell’Unione Socialista delle Forze Popolari – U.S.F.P.

Professore di psicologia sociale presso la Facoltà di lettere e scienze umane dell’Università di Rabat.

Dal 1963 è deputato presso la Camera dei Rappresentanti e dal 1989 è membro del “Bureau Politique” dell’Unione Socialista delle Forze Popolari – U.S.F.P.

Nel 1971 ha ricoperto la carica di Segretario Generale del Sindacato Nazionale dell’Insegnamento Superiore.

Nel periodo 1983-1985 è stato Ministro della Cooperazione e, dal 1985 al 1986, ha svolto le funzioni di Segretario Generale dell’Unione Arabo-Africana.

Oltre alle suddette cariche, Abdelwahed Radi è stato Presidente del Gruppo Socialista (1977-1983); Presidente del Consiglio Comunale (1976); Presidente del Consiglio Provinciale di Kénitra (1984-1997); Deputato della circoscrizione di Sidi Yahya Ksibia (1993-1997) e Presidente della regione del “Ghard Chrarda Benihssen” (1998).

E’ stato rieletto Presidente della Camera dei Rappresentanti il 9 aprile 2010; il Presidente Radi aveva già esercitato tale carica durante la 6° legislatura (1997-2002) e la 7° (2002-2007).

Nel 2007 è stato nominato Ministro della giustizia nel Governo di Abbas El Fassi, incarico che ha esercitato fino al 4 gennaio 2010.

Il Presidente Radi ha co-presieduto, congiuntamente al Presidente del Parlamento europeo, il Forum parlamentare Euro-Mediterraneo fino alla sua trasformazione in Assemblea parlamentare euromediterranea, svolgendo un ruolo incisivo per la sua istituzione ed in tale veste ha partecipato alla Sessione inaugurale dell’APEM tenutasi ad Atene, nel marzo 2004, nell’ambito della quale ha lasciato il testimone – come rappresentanti dei Paesi terzi mediterranei nel Bureau di Presidenza – al Presidente dell’Assemblea del Popolo d’Egitto, Sorour, e al Presidente della Camera dei deputati della Tunisia, Fouad Mebazaa.

Ha, inoltre, svolto un importante ruolo a favore della creazione dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo (PAM), di cui è stato eletto primo Presidente, durante la seduta inaugurale, svoltasi ad Amman il 10 e 11 settembre 2006. Il Presidente Radi è stato riconfermato a tale carica nel marzo 2011.

Nella sua qualità di Presidente della Camera dei Rappresentanti, egli ricopre altresì la carica di Presidente dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM), di cui il Marocco detiene la Presidenza di turno (marzo 2011 – marzo 2012).


ABBAS EL FASSI
Primo Ministro

 

Nato a Berkane il 18 settembre 1940, dopo aver completato gli studi elementari e secondari a Kenitra e Tangeri, ha conseguito la laurea in giurisprudenza presso l’Università Mohammed V di Rabat.

Inizia la propria carriera professionale nel 1964 come avvocato nel Foro di Rabat, prima di diventare Presidente del Foro degli avvocati della stessa città negli anni 1975 e 1977.

E’ entrato giovanissimo nei quadri del Partito dell’Istiqlal (Indipendenza), essendo stato eletto membro del Consiglio Nazionale nel 1962. Nel 1974 accede per la prima volta al Comitato esecutivo dell’Istiqlal.

Nel 1971, è stato designato come Segretario Generale della Lega marocchina dei diritti umani.

A partire dal 1977 entra a far parte della compagine governativa ricoprendo l’incarico di Ministro dell’Habitat fino al 1981, quando viene nominato Ministro dell’Artigianato e degli Affari Sociali.

Dal 1985 al 1990 ricopre funzioni di Ambasciatore del Marocco a Tunisi e di Rappresentante Permanente presso la Lega Araba.

Nel 1990 diviene Ambasciatore del Marocco a Parigi, incarico che ricopre fino al 1994.

Rientrato in Marocco si dedica alla vita politica e nel 1998 viene eletto Segretario Generale dell’Istiqlal, incarico nel quale è stato confermato in due successive occasioni (2003 e 2008).

Dal 2000 al 2002 è Ministro del Lavoro, della Formazione Professionale, dello Sviluppo Sociale e della Solidarietà.

A seguito dell’affermazione dell’Istiqlal nelle elezioni legislative, nel settembre 2007 viene nominato Primo Ministro da Re Mohamed VI.

E’ sposato e padre di quattro figli.

 


TAIEB FASSI FIHRI
Ministro degli Affari esteri e della cooperazione

 

 

 

 

 

 

 

 

Nato il 12 aprile 1958 a Casablanca, dopo avere ottenuto, nel giugno 1976, il Diploma di Maturità in Scienze Matematiche presso il Liceo Descartes di Rabat, Taieb Fassi Fihri riceve, nel 1980, il titolo di Ingegnere per l’Applicazione della Statistica presso l’Istituto Nazionale della Statistica e dell’Economia Applicata (INSEA) di Rabat

Nel 1981, ottiene il Diploma di secondo ciclo degli studi universitari in “Economia Pubblica e Pianificazione” presso l’Università di Parigi 1 - Pantheon-Sorbona e, nel 1984, il Dottorato in Analisi e Politica economica presso l’Istituto di Studi Politici di Parigi.

Tra il 1983 ed il 1984 ricopre l’incarico di Professore in Microeconomia presso l’Università di Parigi VII e di Ricercatore presso l’Istituto Francese di Relazioni Internazionali.

A partire dal 1986 assume l’incarico di Direttore Generale per le Relazioni con la Comunità Europea presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione.

Nel 1989 diviene Capo di Gabinetto del Ministro di Stato per gli Affari Esteri e la Cooperazione.

Nel 1993 viene nominato Segretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione, incarico che mantiene nei Governi successivi fino al novembre 2002, quando viene nominato Ministro Delegato agli Affari Esteri ed alla Cooperazione.

Nel 1998 assume l’incarico di Capo di Gabinetto del Re e nel 2002 viene designato come coordinatore, responsabile e capo delegazione nell’ambito del negoziato con gli Stati Uniti per la conclusione di un Accordo di libero scambio.

Dal 15 ottobre 2007 ricopre l’incarico di Ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione.

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicistica

(a cura del Servizio Studi)

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Documentazione

 


Discorso di Re Mohammed VI del  9 marzo 2011

Praise be to God May peace and blessings be upon the Prophet, His Kith and Kin.

My loyal subjects, (M4C note: Cha3biya al 3aziz literally translates into “My Dear People”).

My address to you today will concern the launching of the next phase of the advanced regionalization process, the impact such a development can have in terms of strengthening our democratic development model and the substantial revision of the Constitution it implies. The latter should serve as the cornerstone of the new, comprehensive reforms I intend to initiate, as part of the continuing interaction with all of the nation’s stakeholders.

I should like, first, to praise the report of the Advisory Committee on Regionalization. On 3 January 2010, I had asked the Committee to prepare a general conception for an advanced Moroccan regionalization model.

In this regard, I wish to commend the work done by the chair and members of the Committee, and to praise the constructive contribution of political parties, trade unions and civil society organizations to this particularly important project.

Consistent with what I had announced in my address on 20 August 2010, commemorating the anniversary of the Revolution of the King and the People, I call on everyone to continue contributing to this general plan to bring it to maturity, through a wide-ranging, constructive national debate.

The Committee proposed a gradual approach, namely to institute advanced regionalization through the enactment of a law, under the current institutional framework, until the right conditions are therefore the constitutionalization of regionalization.

However, considering our accomplishments in the area of promoting democracy, I personally consider that Morocco is in a position today to start enshrining advanced regionalization in the Constitution.

I have opted for this confident, forward-looking initiative to make sure broad regionalization will stem from the direct free will of the people, through a constitutional referendum.

Ever since my accession to the Throne, I have sought to bring about the right conditions for thorough institutional reform. Accordingly, I have decided that the constitutionalization of regionalization should be based on several key guidelines, including the following:

- Give the region its rightful place in the Constitution as a territorial entity, within the framework of the unity of the State, the nation and the territory, keeping in mind the requirements of balance and national solidarity at inter- and intraregional levels;
-    Stipulate that regional councils shall be elected through direct universal suffrage, and that regional affairs shall be run in accordance with democratic principles;
-    Empower the presidents of regional councils – instead of governors and walis – to implement council decisions;
-    Promote the participation of women in the management of regional affairs in particular, and the exercise of political rights in general; in this respect, the law should favour equal access by women and men to elected office;
-    Review the composition and powers of the House of Councillors thoroughly and in such a way as to enhance the regions’ representation in the House. As regards the representation of trade unions and professional organizations, it remains guaranteed by several institutions, particularly the Economic and Social Council, the aim being to rationalize the performance of institutional bodies.

Our ultimate objective is to strengthen the foundations for a Moroccan regionalization system throughout the Kingdom, particularly in the Moroccan Sahara provinces. It should be based on good governance which guarantees a new, more equitable system for sharing not only powers, but also resources between the central authority and the regions.

What I do not want is a ‘two-speed’ regionalization, with fortunate regions that have the resources required for their progress on the one hand, and underprivileged regions lacking the requisites for development, on the other.

My loyal subjects,

To ensure the efficiency of the regionalization process, I have decided that it should be part of a comprehensive constitutional reform which is designed to upgrade and revamp state institutions.

Needless to say, many significant accomplishments have been made thanks to an innovative concept of authority, far-reaching political reforms, major development projects and groundbreaking, historical reconciliations. Through these achievements, we have managed to firmly establish a set of sophisticated political and institutional practices which are actually ahead of what is allowed by the current constitutional framework.

I am fully aware of the immense challenges ahead, of the legitimate aspirations expressed, and of the need to preserve accomplishments and redress inadequacies. I am just as deeply committed to giving strong momentum to the substantial reforms under way, of which a democratic constitution is both the basis and the essence.

The sacred character of our immutable values, which are unanimously supported by the nation – namely Islam as the religion of a state which guarantees freedom of worship; Imarat al-Muminin (Commandership of the faithful); the monarchy; national unity and territorial integrity; and commitment to democratic principles – provides solid guarantees for a historic consensual agreement and a new charter between the Throne and the People.

Building on the above, unshakable frame of reference, I have decided to introduce a comprehensive package of constitutional amendments based on the seven key elements below:

1.    Enshrine in the Constitution the rich, variegated yet unified character of the Moroccan identity, including the Amazigh component as a core element and common asset belonging to all Moroccans;
2.    Consolidate the rule of law and the institution-based State; expand the scope of collective and individual freedoms and guarantee their practice; promote all types of human rights – political, economic, social and cultural rights as well as those relating to development and the environment – especially by inscribing, in the Constitution, the Justice and Reconciliation Commission’s well-founded recommendations as well as Morocco’s international commitments in this domain.
3.    Elevate the judiciary to the status of an independent power and reinforce the prerogatives of the Constitutional Council to enhance the primacy of the Constitution, of the rule of law and of equality before the law;
4.    Strengthen the principle of separation of powers, with the relating checks and balances, and promote the democratization, revamping and rationalization of institutions through the following:
*    A parliament emerging from free, fair elections, and in which the House of Representatives plays the prominent role; expand the scope of legislative action and provide parliament with new powers that enable it to discharge its representative, legislative and regulatory mission;
*    An elected government which reflects the will of the people, through the ballot box, and which enjoys the confidence of the majority of the House of Representatives;
*    Confirming the appointment of the Prime Minister from the political party which wins the most seats in parliamentary election, as attested by election results;
*    Consolidating the status of the Prime Minister as the head of an effective executive branch, who is fully responsible for government, civil service and the implementation of the government’s agenda;
*    Enshrining, in the Constitution, the Governing Council as an institution and specifying its prerogatives;
5.    Shore up constitutional mechanisms for providing guidance to citizens, by invigorating the role of political parties within the framework of an effective pluralistic system, and by bolstering the standing of parliamentary opposition as well as the role of civil society;
6.     Reinforce mechanisms for boosting moral integrity in public life, and establish a link between the exercise of power and the holding of public office with oversight and accountability;
7.    Enshrine in the Constitution the institutions concerned with good governance, human rights and protection of liberties.

My loyal subjects,

Consistent with a standard practice of resorting to a participatory approach in all the major reforms we have introduced so far, I have decided to set up an ad hoc committee for the revision of the Constitution. In selecting committee members, special attention will be paid to competence, impartiality and integrity.

The committee will be chaired by Mr. Abdeltif Mennouni who is known for his wisdom and who has vast knowledge and great experience in constitutional and legal matters.
 
I call on committee members to listen to political parties, trade unions, youth organizations and qualified civil society groups, intellectuals and scholars, to work closely with them and to seek their views.

The committee is expected to report back to me within next June.

These general guidelines are meant to lay dawn a frame of reference for the committee’s action. Still, the committee is encouraged to show resourcefulness and creativity in order to come up with an advanced constitutional system which is suitable for Morocco, now and into the future.

Until the new draft constitution is submitted to the people via referendum for adoption and implementation, and pending the establishment of the institutions to be called for in the new constitution, the existing institutions will continue to discharge their mission, in accordance with the provisions of the current Constitution.

I call on everyone to be mobilized in order to ensure the success of this crucial constitutional undertaking, to show determination, commitment and a keen sense of purpose, and to put the nation’s best interests above all other considerations.

I should like to say how proud I am of the sincere patriotism shown by my loyal people across the Kingdom, by committed political parties and trade unions and by our ambitious youth. I hope the broad national debate will cover issues that are of crucial importance for the nation and the citizens.

The launching, today, of this constitutional reform is a milestone in the consolidation of our distinctive model which is based on democracy and the pursuit of development.
 
To support this major step, we shall continue to press ahead with thorough reforms in the political, economic, social and cultural domains, and in development-related sectors. We shall see to it all institutions and agencies fulfil their mission in an optimal manner, observe good governance standards, promote social justice as best they can and foster conditions that are conducive to dignified life.

“I only desire (your) betterment to the best of my power; and my success (in my task) can only come from Allah. In Him I trust, and unto Him I look.”

True is the Word of God.

 



[1]     Fonti: The Cia Worldfactbook 2011, Ministero degli Affari Esteri, fonti di stampa.

[2]     Fonte: sito Unione Interparlamentare (UIP).

[3]    Fonte: MAE, “Osservatorio di Politica Internazionale”, FOCUS del Centro Studi Internazionali, Mediterraneo e Medio Oriente, gennaio-marzo 2011.

*     fonte: CIA, World Factbook, 2011

[4]     Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la libertà di Internet come riportata da OpenNet Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la condizione della libertà economica come riportata dall’Heritage Foundation; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).

[5]     Sono attualmente membri della PAM i seguenti Paesi: Albania, Algeria, Bosnia Erzegovina, Croazia, Cipro, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Italia, Giordania, Libano, Libia, Malta, Monaco, Montenegro, Marocco, Palestina, Portogallo, Serbia, Slovenia, Siria, Ex repubblica iugoslava di Macedonia, Tunisia e Turchia. Membri associati e Organizzazioni con status di osservatori sono: Romania, San Marino, l’Unione del Maghreb arabo e l’Assemblea della UEO.   

 

[6]     Regolamento CE 1638/2006 del 24 ottobre 2006. Il nuovo strumento dispone di una dotazione finanziaria di 11 miliardi di euro per l’intero periodo.

 

[8]     Per il periodo 2007-2010 il Marocco ha beneficiato di assistenza finanziaria per 654 milioni di euro.

[9]     Algeria, Autorità palestinese, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Libia, Marocco, Siria, Tunisia.

[10]   Bielorussia, Moldova, Ucraina.

[11]   Armenia, Azerbaigian e Georgia.

[12]   COM(2003)104.