Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Altri Autori: | Servizio Rapporti Internazionali , Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||
Titolo: | Missione in Marocco - (17-20 maggio 2011) | ||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 232 | ||
Data: | 16/05/2011 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari | ||
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Camera dei deputati |
XVI LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Missione in Marocco |
(17-20 maggio
2011) |
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n. 232 |
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16 maggio 2011 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri ( 066760-4939 – * st_affari_esteri@camera.it |
Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi e Uffici: |
Servizio Rapporti
internazionali ( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1i@camera.it Ufficio Rapporti con
l’Unione europea ( 066760-2145 / 066760-2146 – * cdrue@camera.it |
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File: es0791.doc |
INDICE
Programma della
missione
Scheda Paese (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
§
Marocco: scheda paese
politico - parlamentare
Le relazioni
parlamentari Italia-marocco (a cura del
Servizio Rapporti internazionali)
RAPPORTI BILATERALI ITALIA - MAROCCO (a cura del Ministero degli Affari
esteri)
LA QUESTIONE DEL SAHARA OCCIDENTALE (a cura del Ministero degli
Affari Esteri)
I rapporti Unione
europea – Marocco (a cura dell’Ufficio Rapporti
con l’Unione europea)
Profili biografici (a cura del Servizio Rapporti
internazionali)
ABDELWAHED RADI Presidente della Camera dei Rappresentanti
ABBAS EL FASSI Primo
Ministro
TAIEB FASSI FIHRI Ministro degli Affari esteri e della cooperazione
Pubblicistica (a cura del Servizio Studi)
§
Marocco:
la sfida terroristica alla primavera riformista, dal sito:
http://equilibri.net/nuovo, 5 maggio 2011
§ S.J. King, The Constitutional Monarchy Optino in Morocco and Baharain, in:
Middle East Institute, Policy Brief, maggio 2011
§ Deadly Blast at Popular Tourist Spot in Morocco, dal sito: http://www.stratfor.com,
28 aprile 2011
§
J.I. Torreblanca, Springtime in Morocco, in: European Council on Foreign Relations,
12 aprile 2011
§ He Taib Fassi Fihri, C. Spencer, An Emerging Morocco in a Changing Regional
Environment, in: Chatam House, 10 marzo 2011
§
’Marocco’,
in Osservatorio di politica internazionale ‘Focus Mediterraneo e Medio
Oriente, gennaio/marzo 2011, a cura del CeSI
§
Marocco:
tra Occidente e islamismo, dal sito: http://equilibri.net/nuovo, 14
febbraio 2011
§
M.E. Maiolini, La fine della grande illusione e l’instabilità nei paesi del maghreb:
Tunisia, Algeria, Marocco, in: Circolo di studi diplomatici Palazzotto
Venezia, Confidenziale – lettera diplomatica, 31 gennaio 2011
§ I. Williams, From Palesatine to Western Sahara, Double Standards and Hypocrisies, in
ProQuest, gennaio/febbraio 2011
§
Ce.S.I., Report
geopolitica: Sahara occidentale, gennaio/febbraio 2011
§
M.C. Paciello, Le monde arabe dans la crise, in: Mashreb Machrek, n. 206 – Inverno
2010/2011
§
Equilibri, Marocco:
la questione del Sahara Occidentale e la cooperazione regionale contro il
terrorismo, 15 ottobre 2010
§ M. Daadaoui, Party Politics and Elections in Morocco, in: The Middle East
Institute Policy Brief, maggio 2010
§ A. Antil, Le Maghreb dans son environnement régional et international, in:
Ifri, anno 2010
Documentazione
Discorso di Re Mohammed VI
del 9 marzo 2011
Missione in Marocco
PROGRAMMA
(18-20 maggio 2011)
Martedì 17 maggio 2011 |
|
Ore
9.10 |
Partenza
dall’aeroporto di Fiumicino, con il volo AZ 874 |
Ore
11.35 |
Arrivo
all’aeroporto di Casablanca |
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Mercoledì 18 maggio 2011 |
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Ore
11 |
Incontro
con il Presidente della Camera dei Rappresentanti Abdelwahed RADI |
Ore 12 |
Incontro con il Primo Ministro Abbas EL FASSI |
Ore 13 |
Colazione offerta dal Presidente RADI per la delegazione |
Ore 15.30 |
Incontro con il Ministro dell’Agricoltura Aziz AKHANNOUCH |
Ore 16.30 |
Incontro con il Ministro dell’Industria Ahmed Reda CHAMI |
Ore 17.30 |
Incontro con il Ministro degli Esteri Taieb FASSI FIHRI |
Ore 19 |
Inaugurazione mostra sui bozzetti del Teatro dell’Opera di
Roma |
Ore 20.30 |
Cena in Residenza dell’Ambasciatore Cherubini |
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Giovedì 19 maggio 2011 |
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Ore
9.30 |
Incontro
con il Presidente del Consiglio Nazionale per i Diritti Umani Driss EL YAZAMI |
Ore
11 |
Incontro
con il Presidente del Consiglio Reale per gli Affari Sahariani Khalihenna
OULD RACHID |
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Venerdì 20 maggio 2011 |
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Ore
12.25 |
Partenza
dall’aeroporto di Casablanca, con il volo AZ 875 |
Ore
16.20 |
Arrivo
all’aeroporto di Fiumicino |
REGNO
DEL MAROCCO[1]
Il
Marocco – unico Paese Nord Africano a non essere mai finito nell’orbita
dell’impero ottomano, che aveva per frontiera occidentale l’Algeria – va fiero
della sua storia, delle sue antiche istituzioni e della sua millenaria
indipendenza, perduta solo durante il protettorato franco-spagnolo.
1912: A seguito di un accordo
franco-ispano-britannico (Conferenza di Algeciras del 1906), il Marocco venne
posto sotto il protettorato francese, il cui primo generale residente, Lyautey,
si mostrò rispettoso verso la cultura del Paese, permettendo tra l’altro al
sovrano di mantenere la sua carica, seppur con un ruolo puramente
rappresentativo.
1921: Il forte sentimento
nazionalista marocchino sfocia in una ribellione berbera guidata dall’emiro Abd
el-Krim contro le forze occupanti il Paese.
1926: Le truppe francesi
riescono ad ottenere la resa dell’emiro.
Anni ’30: Nascono i primi gruppi nazionalisti,
che danno vita all’ Istiqlal (Partito
dell’Indipendenza).
Seconda
Guerra Mondiale: Il sultano Mohammad V
(lasciato sul trono benché con un ruolo puramente rappresentativo) diventa
portavoce del movimento nazionalista dell’Istiqlal.
1953: In seguito al tentativo dei
francesi di esiliare il sultano, si intensificano le lotte armate contro i colonizzatori.
1956 Viene proclamata
l’indipendenza e il sultano Mohammad V assume il titolo di Re.
1962: Alla morte del Re sale al
trono il figlio Hassan II, che l’anno dopo bandisce le prime elezioni del
Paese.
1999: Mohammad VI succede al
padre Hassan II
2004: Moahmmed VI
inaugura i lavori della Commissione per l’Equità e la Riconciliazione,
incaricata di fare piena luce sulle violazioni dei diritti umani perpetrate
durante il regno di Hassan II.
2008: Viene firmato
lo “Statut Avancé”, documento che
istituisce una speciale relazione tra il Marocco e l’UE.
DATI GENERALI |
|
Superficie |
446.550
Km2 |
Capitale |
RABAT
(650.000 abitanti)
|
Abitanti |
31.285.174 (il 65,4% della popolazione ha
tra i 15 e i 64 anni) |
Gruppi etnici |
Arabi/berberi 99%, ebrei 0,2%,
altri 0,7% |
Confessioni religiose |
98,7% musulmana, 1,1%
cristiana, 0,2% ebraica |
Lingue ufficiali |
Arabo, dialetti
berberi, francese (spesso utilizzato in campo economico, governativo e
diplomatico) |
Tasso di alfabetizzazione |
52,3% (uomini 65,7%; donne
39,6%) |
Tasso di crescita popolazione |
1,7% |
Aspettativa di vita |
69 anni uomini;
74 anni donne |
Mortalità infantile |
29,7 per 1000 |
Fonte: The Cia Worldfactbook 2011 |
Principali cariche dello Stato |
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Sovrano |
Mohammed VI, dal
30 luglio 1999 |
|
Presidente della
Camera dei Rappresentanti |
Abdelwahed RADI
(Unione Socialista delle Forze Popolari – U.S.F.P), dal 9 aprile 2010; il
Presidente Radi aveva già esercitato tale carica durante la 6° legislatura
(1997-2002) e la 7° (2002-2007). |
|
Presidente della
Camera dei Consiglieri |
Mohamed Cheikh Biadillah, Partito Autenticità
e Modernità, in carica da ottobre 2009
|
|
Composizione del Governo Ministri di
nomina regia |
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Primo Ministro |
Abbas el
FASSI (Istiqlal, partito
conservatore), dal 19 settembre 2007 |
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Ministro degli
Affari esteri e cooperazione |
Taieb FASSI FIHRI
|
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Ministro degli
Affari interni |
Taieb CHERKAOUI
|
|
Giustizia |
Mohamed Naciri
|
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Affari Islamici |
Ahmed Toufiq
|
|
Altri Ministri Ministro di
Stato senza portafoglio |
Mohamed
El Yazghi |
|
Ministro di
Stato senza portafoglio |
Mohand
Laenser |
|
Cultura |
Bensalem Himmich |
|
Energia e
miniere |
Amina
Benkhadra |
|
Economia e
Finanze |
Salaheddine
Mezouar |
|
Sanità |
Yasmina
Baddou |
|
Habitat e
Urbanizzazione |
Ahmed
Taoufiq Hejira |
|
Comunicazione e
portavoce del governo |
Khalid
Naciri |
|
Relazioni
parlamentari |
Driss Lachguar |
|
Turismo e
artigianato |
Yassir Zenagui |
|
Industria,
Commercio e nuove tecnologie |
Ahmed
Chami |
|
Commercio
internazionale |
Abdellatif
Maâzouz |
|
Trasporti |
Karim
Ghellab |
|
Istruzione e
ricerca scientifica |
Ahmed
Akhchichine |
|
Agricoltura e
Pesca |
Aziz Akhenouch |
|
Sport e Gioventù |
Moncef Belkhayat |
|
Sviluppo
sociale, famiglia e solidarietà |
Nouzha
Skalli |
|
Lavoro e
Formazione Professionale |
Jamal
Aghmani |
|
Difesa nazionale
(Ministro delegato) |
Abderrahmane
Sbaï |
|
Affari economici
generali (Ministro delegato) |
Nizar
Baraka |
|
Funzione
Pubblica (Ministro delegato) |
Mohamed
Saad Alami |
|
Comunità marocchina all’estero (Ministro delegato) |
Mohammed
Ameur |
|
Segretario
Generale del Governo |
Driss Dahak |
|
Scadenze elettorali
Camera dei
Rappresentanti: |
le ultime
elezioni si sono tenute il 7 settembre 2007; le prossime sono previste per il
2012 |
Camera dei
Consiglieri: |
L’ultimo rinnovo
parziale di un terzo dei componenti si è tenuto il 3 ottobre 2009. Le
prossime elezioni sono previste nel 2012. |
Quadro
istituzionale |
Il
Marocco è una monarchia costituzionale
dal 1972, la cui Costituzione è stata emendata nel 1992 e nel 1999. Il Re
Mohammed Ben Al-Hassan, Mohammed VI, è Capo dello Stato ed è, sulla base della
Costituzione, il Difensore della Fede. La Costituzione garantisce un sistema
multipartitico. Oltre 20 partiti politici sono rappresentati alla Camera dei
Rappresentanti.
Il
sistema giuridico è basato sulla Legge
Islamica e sul sistema di diritto civile francese e spagnolo. Nel preambolo
della Costituzione si afferma che: “il
Regno del Marocco, Stato musulmano sovrano, la cui lingua ufficiale è
l’arabo, costituisce una parte del grande Maghreb arabo. È uno Stato africano
che si prefigge tra i suoi principali obiettivi la realizzazione dell’Unità
africana”.
Il Re
L’attuale
Sovrano, Mohammed
Ben Al-Hassan, della dinastia Alaouita al potere da tre secoli, è il terzo re
dalla ritrovata indipendenza nel 1956; ha poteri ben più ampi di quelli di un
monarca costituzionale europeo: è Capo dello Stato e il Rappresentante
supremo della nazione. La sua persona è sacra e inviolabile ed è attorno a lui
che si organizza tutto il potere. Il monarca sherifiano, discendente del
Profeta, è il solo Capo di Stato arabo
del Maghreb a poter vantare una doppia leadership, temporale e spirituale. Si
legge infatti nella Costituzione: “Il Re, Rappresentante supremo della Nazione,
simbolo della sua unità, garante delle perennità e della continuità dello
Stato, provvede al rispetto dell’Islam e della Costituzione. Egli tutela i
diritti e le libertà dei cittadini, dei ceti sociali e delle collettività. Egli
garantisce l’indipendenza della Nazione e l’integrità territoriale del Regno
nei suoi confini autentici”.
Il Re nomina (e revoca), per decreto reale, il Primo Ministro e, su proposta di
quest’ultimo, nomina e revoca i membri del Governo.
Presiede il Consiglio dei Ministri, il Consiglio superiore della Magistratura,
il Consiglio Superiore dell’Educazione. È il Capo supremo delle Forze armate
reali (è Capo di Stato Maggiore delle tre Armi), non esistendo Ministero della
Difesa (abolito da re Hassan II dopo i due falliti colpi di stato dei primi
anni settanta); promulga le leggi, firma e ratifica i trattati; esercita il diritto di
grazia; nomina, altresì, la maggior parte degli alti funzionari dello Stato,
civili e militari.
Il Re revoca il Governo sia di propria iniziativa,
sia in seguito a dimissioni spontanee. Può sciogliere, sentito il parere dei
Presidenti delle Camere e del Presidente del Consiglio costituzionale, uno o
entrambi i rami del Parlamento con decreto reale.
Il
Re può rinviare per una nuova lettura un progetto di legge alle Camere, le
quali possono superare il veto del Re approvando il testo a maggioranza dei 2/3
dei componenti.
Inoltre
il Re è “Comandante dei Credenti”,
ruolo unico tra gli attuali monarchi arabi e che gli deriva principalmente
dall’essere discendente del profeta Maometto. Tale ultimo elemento conferisce
al Marocco una tradizionale stabilità ed al Sovrano un diffuso affetto
popolare: pur non essendogli riconosciuta un’autorità dogmatica, il Re “guida”
la comunità anche negli affari religiosi e le sue decisioni (in qualsiasi
campo) sono, per definizione, in linea coi precetti dell’Islam.
Governo
Il Governo è composto dal Primo
Ministro e dai Ministri ed è
responsabile davanti al Re e al Parlamento (art. 59 Cost.). La Costituzione
prevede che il Re nomini in piena autonomia i cosiddetti “Ministri di sovranità”, ossia i titolari dei Dicasteri gli Esteri,
degli Interni e degli Affari religiosi. Il resto del Gabinetto è proposto dal
Primo Ministro incaricato. Dopo la nomina da parte del Re, il Primo Ministro
sottopone il suo programma ad entrambi i rami del Parlamento. Presso la Camera
dei Rappresentanti, si procede al voto di fiducia espresso a maggioranza
assoluta dei membri; alla Camera dei Consiglieri è prevista la maggioranza dei
due terzi.
Il Primo Ministro ha il potere di iniziativa delle leggi, esercita
inoltre un potere regolamentare generale e coordina l’attività del governo. Il
peso del Primo Ministro è andato crescendo negli ultimi anni ed attualmente
egli presiede il Consiglio di Gabinetto, organo esecutivo che esamina tutte le
questioni di Stato prima che esse siano sottoposte alla ratifica del Sovrano in
Consiglio dei Ministri. Il peso del Primo Ministro è andato crescendo, pur in
maniera limitata, negli ultimi anni.
L’attuale
Primo Ministro è Abbas El Fassi, leader
del Partito conservatore Istiqlal che
ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi. Questi è a capo di una coalizione di quattro partiti:
l’Istiqlal (conservatore), l’Unione Socialista delle Forze Popolari (USFP), il
Raggruppamento Nazionale Indipendenti (RNI) e il Partito del Progresso e del
Socialismo (PPS). Il Re ha nominato il nuovo Governo il 16 ottobre 2007 (ultimo
rimpasto 4 gennaio 2011).
Parlamento
In
seguito alle modifiche costituzionali introdotte nel 1996 ed approvate con
referendum popolare, il Parlamento
del Marocco ha assunto una struttura
bicamerale ed è formato dalla Camera
dei Rappresentanti (325 membri, eletti a suffragio popolare ogni 5 anni) e
dalla Camera dei Consiglieri (270
membri, eletti indirettamente ogni 9 anni da organizzazioni professionali, sindacati
e consigli locali, e sono rinnovati per 1/3 ogni 3 anni).
L’iniziativa legislativa è riconosciuta
al Primo Ministro e ai membri del Parlamento. Ambedue i rami partecipano, in
maniera quasi paritaria, al processo di approvazione legislativa: se le due
Camere dovessero trovarsi in contrasto su un determinato progetto di legge, il
Governo può proporre la costituzione di un Comitato bicamerale. Se anche tale
Comitato non dovesse approvare il progetto, spetta alla Camera dei
Rappresentanti l’approvazione finale a maggioranza assoluta dei suoi membri.
Il
potere di iniziativa di revisione
costituzionale appartiene al Re e alle due Camere. La proposta di legge di
revisione costituzionale deve essere approvata da ciascuna Camera con la
maggioranza dei 2/3 dei componenti. Una volta approvata, la legge è sottoposta
a referendum. Non possono essere oggetto di revisione costituzionale la forma
monarchica dello Stato e le disposizioni relative alla religione musulmana.
Ultime elezioni[2]
Le
ultime elezioni della Camera dei Rappresentanti si sono svolte il 7 settembre
2007. Il tasso di affluenza alle
urne è stato particolarmente basso: solo il 37% degli aventi diritto si è
recato alle urne. Le elezioni hanno visto l’affermazione
dell’Istiqlal, il partito conservatore, che ha ottenuto 52 seggi. Sconfitta
per l’Unione socialista delle forze popolari che perde ben 12 seggi. Guadagnano
il Movimento popolare che ottiene 14 seggi in più rispetto al passato e
l’Unione costituzionale che guadagna 11 seggi in più. Il principale partito di
opposizione, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD), è il secondo
partito più numeroso e l’unico partito islamico rappresentato alla Camera dei
Rappresentanti.
A
seguito delle elezioni di settembre 2007,
la Camera dei Rappresentanti risulta così composta:
PARTITI |
SEGGI |
Istiqlal
(Partito conservatore) |
52 |
Partito
Islamico della Giustizia e dello sviluppo (PJD) |
46 |
Movimento
popolare berbero (MP) |
41 |
Raggruppamento
Nazionale Indipendente (RNI) |
39 |
Unione
Socialista delle Forze Popolari (USFP) |
38 |
Unione
Costituzionale (UC) |
27 |
Partito
del Progresso e del Socialismo (PPS) |
17 |
Unione
PND-Al Ahd e alleati |
14 |
Fronte
delle Forze Democratiche (FFD) |
9 |
Movimento
sociale e democratico (MDS) |
9 |
Unione
PADS-CNI-PSU e alleati |
6 |
Partito
dei lavoratori (PT) |
5 |
Partito
dell’ambiente e lo sviluppo (PED) |
5 |
Indipendenti |
5 |
Partito
del rinnovo e dell’uguaglianza (PRE) |
4 |
Unione
marocchina per la democrazia (UMD) |
2 |
Partito
socialista (PS) |
2 |
Altri |
4 |
TOTALE |
325 |
Le donne presenti nella Camera dei Rappresentanti
sono 34, pari al 10.46%.
Il 3 ottobre 2009 si sono svolte le
elezioni per il rinnovo parziale
della Camera dei Consiglieri, per assegnare un terzo dei seggi (90 su 270).
L’elezione è indiretta: i collegi elettorali sono composti a) da membri dei
consigli locali e regionali, che eleggono 162 membri; e b) da rappresentanti
dell’industria, dell’agricoltura e dei sindacati, che eleggono 108 membri. Le
donne presenti alla Camera dei Consiglieri sono 3.
PARTITO |
Seggi |
Partito
dell’Autenticità e Modernità (PAM) |
22 |
Istiqlal
(Partito conservatore) |
17 |
Movimento
popolare (MP) |
11 |
Unione
Socialista delle Forze Popolari (USFP) |
10 |
Raggruppamento
Nazionale Indipendente (RNI) |
9 |
Partito
dell’ambiente e lo sviluppo (PED) |
4 |
Unione
Costituzionale (UC) |
3 |
Partito
del Progresso e del Socialismo (PPS) |
2 |
Unione
marocchina del lavoro (UMT) |
2 |
Unione
generale dei lavoratori del Marocco (UGTM) |
2 |
Federazione
democratica del lavoro (FDT) |
2 |
Unione
Nazionale del lavoro del Marocco (UNTM) |
2 |
Unione
democratica dei lavoratori (UGDT) |
1 |
Partito
delle forze cittadine (PFC) |
1 |
Partito
liberale marocchino |
1 |
Fronte
delle forze democratiche (FFD) |
1 |
Le elezioni
amministrative del giugno 2009
hanno sancito il crescente peso
degli islamisti moderati del Partito Giustizia e Sviluppo (PJD)
sulla scena politica marocchina. Pur contando solamente su circa il 7% dei voti
totali, il PJD ha fatto registrare ottimi risultati nei grandi centri urbani,
ove riesce ad intercettare il crescente malcontento sociale: primo partito a
Casablanca e Tangeri, secondo a Rabat e a Salè, con ottimi piazzamenti a
Marrakech, Meknès e Agadir.
Consiglio Costituzionale
La
Costituzione prevede, inoltre, la presenza di un Consiglio Costituzionale
composto da 12 membri di cui 6 designati dal Re, 3 designati dal Presidente
della Camera dei Rappresentanti e 3 dal Presidente della Camera dei
Consiglieri; il mandato è di 9 anni. Ogni tre anni sono rinnovati per un terzo.
Il
Consiglio Costituzionale dichiara la regolarità delle elezione dei membri del
Parlamento e delle operazioni referendarie. Il Consiglio si pronuncia altresì
sulla legittimità costituzionale delle leggi. Prima della loro promulgazione,
le leggi possono essere deferire al Consiglio per iniziativa del Re, del Primo
Ministro, di ciascun Presidente delle due Camere e di ¼ dei componenti di
ciascun ramo del Parlamento. Le decisioni del Consiglio Costituzionale non sono
suscettibili di ricorso.
Governo in carica
Il Primo Ministro Abbas El Fassi, leader
del Partito Istiqlal (PI) guida una coalizione
di Governo formata, oltre che dal suo Partito (affermatosi come partito di
maggioranza relativa nelle elezioni del 2007), dai socialisti dell’USFP e del
PS e dai centristi dell’RNI e dall’MP, partito rappresentativo dell’etnia berbera.
Il Governo non può contare sulla maggioranza in Parlamento (ha infatti 146
deputati su un totale di 325), e fa affidamento sul sostegno esterno del gruppo
parlamentare del Partito Autenticità e Modernità (PAM), nato nel 2008 e guidato
dal Presidente della Commissione Esteri, Fouad Ali El Himma, persona assai
vicina al Sovrano.
L’Esecutivo
guidato da El Fassi è oggetto di forti
critiche della stampa e dell’opinione pubblica a causa dell’incapacità di
far fronte in maniera adeguata ai bisogni essenziali della popolazione. Da
tempo si rincorrono le voci di una prossima sostituzione di El Fassi con un
esponente dell’area “centrista”, ovvero dei partiti più vicini alla Corona.
Secondo molti osservatori, i candidati più probabili sono Fouad Ali El Himma del
partito PAM o il leader del Raggrupamento Nazionale Indipendente (RNI) e
Ministro dell’Economia Mezouar, particolarmente attivi negli ultimi mesi sulla
scena politica marocchina.
ATTUALITA’
DI POLITICA INTERNA[3] |
A differenza degli altri Paesi del Nord Africa, il
Marocco sembra essere quello che ha
retto meglio l’onda delle proteste di piazza che hanno scosso Nord Africa e
Medio Oriente, in
buona parte dovuto allo speciale legame
che il Re intrattiene con il popolo in
virtù del suo ruolo spirituale e della capacità di aver saputo finora giocare
la carta delle riforme (nelle settimane antecedenti le manifestazioni il
Governo di Rabat aveva varato una serie di provvedimenti di natura
socio-economica: calmiere sui prezzi di prima necessità; assunzione senza
concorso dei diplomes chomeurs nella pubblica amministrazione; abbattimento dei
dazi doganali di diversi generi alimentari importati; estensione a tutto il
territorio nazionale della gratuità delle cure mediche per i non abbienti;
istituzione del Consiglio Economico e Sociale, che dovrà assistere il
Parlamento ed il Governo nella definizione delle politiche economiche e
sociali). Ad assicurare stabilità contribuisce anche l’assenza di forze
politiche e/o sociali in grado di porsi in modo antagonistico all’interno del
panorama marocchino e di inserire con forza nell’agenda politica i temi della
riforma costituzionale, che costituiscono il nucleo delle rivendicazioni dei
manifestanti.
Si ricorda che il 20 febbraio 2011 in diverse città
marocchine si sono svolte, senza incidenti e con una limitata partecipazione, manifestazioni volte a rivendicare
maggiore giustizia sociale, lotta alla corruzione e un cammino più spedito
sulla strada della democrazia. I partiti politici si sono astenuti dal
sostenere o partecipare alle proteste che si sono giovate dell’apporto di
diverse Ong presenti in Marocco. I cortei si sono svolti abbastanza
tranquillamente, fatta eccezione per alcuni episodi di violenza, che in una
circostanza, nella cittadina costiera di al-Hoceima, nel Nord del Paese, hanno
visto la morte di cinque persone, vittime dell’incendio di una banca. Tuttavia,
i manifestanti, fatta eccezione per alcune minoranze, non hanno mai rivolto la
loro rabbia contro il re, considerato diretto discendente del Profeta Maometto
in quanto parte della famiglia degli Alaouiti.
Per quanto riguarda il quadro delle proteste, un
ulteriore campanello d’allarme è rappresentato dal ruolo svolto
nell’organizzazione delle manifestazioni
dal gruppo Al-Adl Wal Ihsane (Giustizia e Benevolenza), movimento islamico
molto attivo presso le università marocchine che ha come obiettivo la creazione
di uno Stato islamico basato sulla sharia ed una maggiore islamizzazione della
società marocchina. Di ispirazione sufi, Al-Adl Wal Ihsane ha portato avanti
negli ultimi anni un’azione di profonda penetrazione nel tessuto sociale e
culturale del Paese, non arrivando a costituire ancora una vera e propria
minaccia per la monarchia, ma cominciando ad incanalare il dissenso verso il Re
attraverso le proprie istanze conservatrici di stampo islamico.
Il 9 marzo, il Re ha annunciato un ampio disegno di riforma costituzionale
concernente: l’elevazione a rango costituzionale del pluralismo
dell’identità del Marocco e dei partiti politici; il rafforzamento dello stato
di diritto, attraverso l’allargamento delle libertà e il rafforzamento del
sistema dei diritti umani; la volontà di erigere il potere giudiziario ad
organo indipendente e di rafforzare le prerogative della Corte Costituzionale;
il rafforzamento dello statuto del Primo Ministro (anche se non è ancora chiaro
se ciò comporterà una riduzione delle prerogative del Re nella formazione
dell’Esecutivo e nello svolgimento delle sue attività) e del Governo (con
l’introduzione del principio di responsabilità esclusivamente nei confronti del
Parlamento e non anche della Corona); la costituzionalizzazione della riforma
regionale. L’elaborazione del testo di riforma è stata affidata ad una Commissione presieduta da Abdellatif
Mennouni, docente di diritto costituzionale, e dovrebbe essere finalizzata entro il prossimo giugno. La volontà di Rabat è quella di
consolidare il modello di democrazia e di sviluppo del Marocco.
Sarebbe ascrivibile al nuovo corso riformatore anche
la decisione del Re (14 aprile 2011)
di concedere la grazia a 190 detenuti
per reati politici e/o di terrorismo. Fra essi vi sono anche un attivista
saharawi (accusato di aver partecipato a manifestazioni a favore
dell’indipendenza del Sahara Occidentale) e il connazionale Abdelkrim Britel,
condannato per associazione eversiva. Decisiva è stata l’azione di mediazione
posta in essere dal neo costituito Conseil National des Droits de l’Homme
(CNDH) e dal suo Segretario Generale, Mohamed Sebbar.
Il 28 aprile
2011 un attentato ha colpito la
città di Marrakech, provocando
decine di vittime (soprattutto stranieri). Incerto risulta essere il movente,
ma appare verosimile che il Marocco sia stato preso di mira sia per la
posizione internazionale filo-occidentale (tradottasi fra l’altro con il
sostegno politico assicurato da Rabat alle operazioni militari autorizzate dal
Consiglio di Sicurezza in Libia), sia per il processo riformatore in atto che
si vuole cercare di far deragliare
attraverso un inasprimento dell’atteggiamento delle Autorità nei confronti dei
movimenti contestatari. Il 5 maggio
scorso oltre 5.000 persone hanno manifestato a Marrakech, per condannare
l’attentato terrorista e chiedere che vengano realizzate le riforme nel Paese.
In generale, confrontando la situazione del Marocco
con quella degli altri Paesi nordafricani e mediorientali, Rabat ha saputo
contenere la rivolta soprattutto per il fatto che importanti riforme erano già
state sviluppate da tempo. Dal 2008 il Re aveva dato avvio all’Iniziativa
Nazionale di Sviluppo Umano, un piano per migliorare le condizioni di vita
della popolazione più povera che ha finanziato, con milioni di euro, piccoli
progetti di sviluppo nel settore dell’edilizia, della pesca e dell’agricoltura.
Si
ricorda che da già qualche anno il Marocco ha dedicato particolare attenzione
al campo dello sviluppo sociale, anche nell’ottica della lotta contro il
fondamentalismo islamico: nel 2005 è stata lanciata l’Iniziativa Nazionale di
Sviluppo Umano (INDH), fortemente voluta da Mohammed VI, ambizioso programma di
interventi mirato a fornire ad oltre 6 milioni di cittadini (un quinto della
popolazione), abitazioni decorose, strade, acqua potabile, scuole e servizi
sanitari. Un bilancio del primo quinquennio dell’INDH è stato tracciato in
occasione del Forum Internazionale sullo Sviluppo Umano (Agadir, 1-2 novembre
2010) che ha fornito alle Autorità marocchine una vetrina, sia sul piano
interno che esterno, per illustrare i risultati fin qui raggiunti: 22.000
progetti di sviluppo avviati in svariati settori; 3.400 progetti microimprenditoriali
e 40.000 posti di lavoro creati; investimenti in infrastrutture di base per
circa 900 milioni di Euro. In ogni caso, il Marocco ha intrapreso un profondo
rinnovamento istituzionale progetto di riforma del sistema giudiziario; è stata
avviata un’opera di “riscoperta” delle regioni settentrionali e rurali; il
sistema economico marocchino è stato progressivamente aperto alla concorrenza
internazionale e agli investimenti stranieri.
Tuttavia gli obiettivi dell’Iniziativa appaiono ancora distanti.
Nonostante il netto miglioramento di alcuni indicatori sociali (dal 2001 ad
oggi la popolazione che vive sotto la soglia della povertà è passata dal 15,3%
al 9% ed il tasso netto di scolarizzazione è passato dal 79,1% a circa il 96%),
secondo una recente statistica elaborata dall’UNDP, il Marocco si colloca
infatti ancora al 126.mo posto (su 177 Paesi, ultimo nella regione) per quanto
concerne l’Indice di Sviluppo Umano.
Nonostante questi sforzi, restano tuttavia forti le
sperequazioni sociali. A ciò bisogna aggiungere il fatto che tutte le
iniziative in campo sociale si devono principalmente agli aiuti americani. Non
va dimenticato, infatti, che, a differenza del vicino algerino, il Marocco non è ricco di risorse naturali.
Ma gli aiuti USA alimentano inoltre anche le Forze Armate, che hanno visto un
imponente sviluppo negli ultimi anni e che continuano a mantenere un pesante
dispositivo nel Sahara Occidentale per il controllo del territorio e per
fronteggiare il Fronte del Polisario. Ne consegue che il governo marocchino
rimane strettamente dipendente dall’estero, circostanza che ne indebolisce in
qualche modo le sue politiche.
Nel quadro delle riforme economiche che il Marocco
sta cercando di attuare, a metà febbraio,
Rabat ha annunciato la predisposizione di circa 1.4 miliardi di euro in sussidi
per cercare di abbassare i prezzi dei generi di prima necessità. Come
riferito dal Primo Ministro El Fassi, queste misure hanno proprio l’obiettivo
di compensare la crescita dei prodotti di base sul mercato internazionale.
Va posto in evidenza anche il piano di 600 milioni di
euro per rilanciare Tangeri. È la cifra che il governo marocchino e il fondo
sovrano della famiglia reale di Rabat hanno messo a disposizione per
valorizzare il potenziale turistico della città. Lo scopo del progetto è la
riconversione dell’area portuale e lo sviluppo edilizio dell’area interna entro
il 2015. La gara d’appalto per la realizzazione del porto turistico è già stata
indetta, mentre a breve seguiranno quelle per l’ampliamento del terminale per
navi da crociera, per la conclusione del porto da pesca e per lo sviluppo
edilizio dell’area interna della città.
Nel settore economico, va ricordata anche l’Unione
Europea che, a fine febbraio, ha rinnovato con Rabat l’accordo sulla pesca per
altri 4 anni. L’intesa, nata nel 2007, regola l’accesso dei pescherecci europei
nelle acque territoriali marocchine e delinea le politiche per partnership
economiche, finanziarie, tecniche e scientifiche.
POLITICA ESTERA |
1. Quadro generale
Il Marocco è Paese a forte vocazione “europea” e
considera la collaborazione con l’UE elemento cardine della propria politica
estera, elemento che ha certamente favorito il processo in atto di
consolidamento democratico e di liberalizzazione. Il Marocco ha anche una forte
vocazione africana, araba e
mediterranea, anche se Rabat non fa parte dell’Unione Africana, per la
presenza in seno all’organizzazione della Repubblica Araba Saharawi Democratica
(RASD) (sulla questione si veda
l’apposita scheda). Ciò non impedisce un’importante presenza marocchina in
Africa sia dal punto di vista politico che da quello economico. Il Marocco è
uno dei principali fornitori di truppe per alcune missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite nel
continente (MONUC e UNOCI) e l’Africa Sub-Sahariana rappresenta per le aziende
marocchine un fertile terreno di investimento economico, in particolare nei
settori delle telecomunicazioni, minerario e finanziario.
A livello regionale, la questione del Sahara Occidentale rende assai
complesse le relazioni del Marocco con l’Algeria (da 16 anni è chiusa la
frontiera terrestre tra i due Paesi), che ha una politica di aperto sostegno
alla causa saharawi. Il tradizionale contrasto tra Rabat ed Algeri, che trova
la propria origine su recriminazioni risalenti in parte al periodo della lotta
per l’indipendenza, è la causa principale degli scarsi progressi nel processo
di integrazione dell’area del Maghreb e del consolidamento dell’Unione del
Maghreb Arabo (UMA). Tuttavia, si è assistito recentemente ad una ripresa di
contatti bilaterali a livello ministeriale, volti al consolidamento delle
relazioni di cooperazione economica e sociale. Si inserisce in tale contesto
l’incontro ad Algeri fra i due Ministri dell’Energia nel corso del quale sono
state annunciate importanti iniziative quali un progetto (ancora in fase di
studio) per la realizzazione di un gasdotto tra i due Paesi e la prossima
conclusione di un partenariato tra l’ufficio marocchino dell’elettricità e del
gas e Sonelgaz, principale società algerina di distribuzione di gas ed
elettricità.
I paesi del Consiglio
di cooperazione del Golfo (CCG), l’11
maggio 2011, nel corso di un Vertice a Riad, nell’ambito del quale hanno
deciso di accogliere la richiesta della Giordania di aderire all’organismo regionale,
hanno rivolto un invito al Marocco affinché anch’esso aderisca
all’organizzazione. Il Marocco, da parte sua, ha mostrato di non essere
interessato a tale offerta, sottolineando che suo principale obiettivo è quello
di costruire un’unione del Maghreb arabo.
Rabat è impegnata nelle principali tematiche arabe
e nel contesto della collaborazione nel Mediterraneo, sia sul versante del
processo di Barcellona che nel quadro del Dialogo 5+5. Rispetto al mondo arabo,
il Marocco riconosce la necessità di riforme politiche nella regione ed è tra i
Paesi più aperti ai “suggerimenti” occidentali in materia. A ciò si aggiunga la
posizione particolare del Marocco per quel che concerne i rapporti con Tel Aviv
a causa della nutrita comunità di origine marocchina residente in Israele,
fatto questo che permette al Sovrano di mantenere costantemente aperto un
canale diplomatico privilegiato, seppur non ufficiale, con Israele.
Assai difficili sono i rapporti con Teheran, con
cui Rabat ha interrotto le relazioni diplomatiche nel marzo 2009 a seguito
delle “offese” rivolte dall’Iran al Sovrano marocchino, reo di aver appoggiato
le Autorità del Bahrein nel contenzioso con le Autorità iraniane. La crisi tra
i due Paesi trova peraltro origine nei presunti tentativi di proselitismo
sciita, con il conseguente sostegno offerto alle correnti islamiste marocchine
più radicali, che sarebbero stati effettuati nel corso degli ultimi anni da
parte delle Autorità iraniane attraverso l’Ambasciata a Rabat.
Per quanto riguarda le tematiche di carattere
multilaterale, Rabat ha mantenuto in passato un atteggiamento prudente sul tema
della riforma del CdS, anche se recentemente ha assunto posizioni più vicine
alle nostre.
In Marocco, pur restando in vigore la pena di morte
per una serie di reati, non si eseguono esecuzioni dal 1993. Nel Paese è in
corso da tempo un importante dibattito interno sull’abolizione della pena di
morte ed è all’esame del Governo un progetto di revisione della legislazione
marocchina in senso abolizionista, la cui adozione non è prevedibile tuttavia
in tempi brevi. Così come nel 2007, Rabat si è astenuta nel 2008 al momento del
voto della risoluzione sulla moratoria della pena di morte alla Terza
Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (approvata il 20
novembre scorso con 105 voti a favore, 48 contrari e 31 astenuti), che verrà
presentata anche quest’anno in AG dall’Italia e dall’UE nel quadro di
un’alleanza transregionale di Paesi.
La proiezione esterna del Marocco si traduce anche
nella partecipazione a missioni di peacekeeping dell’ONU e a operazioni NATO in
altre aree geografiche, quali il Kosovo e la Bosnia-Erzegovina. E’ inoltre
prevista, in ambito mediterraneo, una partecipazione marocchina all’operazione
NATO anti-terrorismo “Active Endeavour” a partire dal 2011.
Il rafforzamento della collaborazione tra il
Marocco e l’Occidente, in particolare l’Unione Europea, riguarda anche alcune
specifiche tematiche collegate al problema della sicurezza regionale, come per
esempio la lotta al fenomeno della pirateria nel Golfo di Guinea e il contrasto
al traffico di droga proveniente dall’America Latina.
La Francia e la Spagna rimangono i principali
partner politici, economico-commerciali e diplomatici del Marocco. Le
ricorrenti frizioni con Madrid per la questione delle enclave spagnole di Ceuta
e Melilla non compromettono i buoni rapporti esistenti fra i due Paesi. Anche i
rapporti con Washington sono tradizionalmente solidi.
SITUAZIONE ECONOMICA |
PRINCIPALI
INDICATORI ECONOMICI* |
|
PIL a parità di potere di acquisto |
153,8 miliardi dollari USA |
Composizione per settore |
agricoltura 17,1%;
industria 31,6%; servizi 51,4% |
Crescita PIL |
4,2 % |
PIL pro capite |
4.900 dollari USA |
Inflazione |
2,5 % |
Tasso di disoccupazione |
9,8% |
Spese militari |
5% del PIL (stima del 2003) |
Debito estero |
22,6 miliardi di dollari USA |
1. Andamento congiunturale e politiche economiche
Nel
2010 la crisi economica internazionale e la crisi politica dei Paesi del Nord
Africa hanno influito solo parzialmente sulla crescita economica marocchina
registrata al 4,2%, solo con un leggero calo rispetto al 2009. La
diminuzione è originata dalla ridotta produzione industriale ma più
significativamente dalla moderata performance del settore agricolo, da cui il
Paese ancora largamente dipende.
Per
il 2011 permarranno tre principali criticità: il deficit della Bilancia
commerciale, tradizionalmente negativa, quello del bilancio pubblico, che nel
2010 si è attestato a circa il 59% del PIL, e la prevista crescita
dell’inflazione. Nonostante il buon andamento dell’export marocchino (+16,18%
nel 2010), il deficit commerciale è previsto ampliarsi per la dipendenza
energetica dall’estero; il Marocco, infatti, importa circa il 97% del proprio
fabbisogno di energia con una bolletta energetica passata da 2 miliardi Euro
circa nel 2003 a oltre 6 miliardi nel 2009. Inoltre, a seguito della crisi
libica, il conseguente aumento dei prezzi degli idrocarburi prevedibilmente
genererà un aumento dell’inflazione, che negli anni 2009 e 2010 il
Governo era riuscito a tenere sotto controllo. Inoltre dovrà essere nuovamente
rimandata la diminuzione dell’ingente spesa pubblica, più volte prospettata da
Rabat sia per la necessità di affrontare importanti questioni di carattere
socio-economico, in particolare legate alla disoccupazione, nel 2010 stimata al
9,8%, ed in continua crescita che di proseguire i programmi di rinnovamento
infrastrutturale.
La
politica di sviluppo perseguita dal Governo marocchino punta alla creazione di
nuove infrastrutture - con stanziamenti che hanno raggiunto rispettivamente i
12 ed i 14 miliardi di Euro nel 2009 e nel 2010 - ed al sostegno degli
investimenti privati per il rilancio del settore produttivo privato, per cui è
prevista una spesa di 5,6 miliardi di Euro. Le Autorità hanno altresì stabilito
finanziamenti aggiuntivi per interventi in settori strategici come quello delle
energie rinnovabili attraverso la realizzazione del “Piano Nazionale delle
Azioni Prioritarie” ed il “Piano Solare del Marocco”; i settori dell’ITC, BTO e
dell’outsourcing con il “Piano di emergenza industriale”; i settori della
logistica e dei trasporti e per lo sviluppo della meccanizzazione agricola
attraverso il Programma “Maroc Vert”.
Nonostante
tali ambiziosi programmi di modernizzazione economica, tuttavia, il Paese
risente ancora di un sistema amministrativo altamente burocratizzato e poco
trasparente, elemento questo che non favorisce l’instaurasi di un clima di
fiducia da parte degli investitori esteri. Nella graduatoria stilata dalla
Banca Mondiale nell’ultimo del rapporto “Doing Business” il Marocco si colloca,
infatti, al 128° posto su 183 Paesi.
L’economia
soffre anche di una presenza invasiva della casa reale che detiene
attività economiche in diversi
importanti ambiti produttivi e finanziari il cui valore è stato stimato a circa
il 4% del PIL. Si tratta di una presenza vista con fastidio non solo
dalla popolazione ma dalla comunità degli affari stessa e che, ora più di
prima, è necessario ridimensionare. Questo il motivo della recente fusione
delle due principali holding reali, la
ONA (Omnium Nord Africain) e SNI (Societé Nationale d’Investissement),
che consentirà di preparare il terreno sul piano tecnico-finanziario per la
cessione, entro il 2012, di una buona
parte delle società appartenenti ai due Gruppi in particolare nei settori ad
alto grado di visibilità quali quelli della produzione e della distribuzione
agroalimentare.
Il
principale partner economico del Paese è la Francia, seguita dalla Spagna e
dall’Italia. Grande rilievo è stato dato dalle Autorità locali negli ultimi
anni all’integrazione del Marocco nel contesto economico internazionale,
fattore cruciale di crescita. Il Marocco ha aderito all’Accordo di Agadir, ha
concluso Accordi di libero scambio con la Turchia e con gli USA (quest’ultimo
entrato in vigore nel gennaio 2006) ed ha deciso di far parte dell’Area di
Libero Scambio Euro-Mediterranea. Prosegue la politica di smantellamento
tariffario concordata con l’UE, parallelamente alla riforma del sistema
doganale. Persistono tuttavia alcune limitazioni per quanto riguarda le licenze
all’esportazione, soprattutto nel settore del cuoio, e per l’importazione di
medicinali.
Gli
investimenti stranieri sono regolati dalla Carta degli Investimenti Esteri,
adottata nel 1995, in virtù della quale gli investitori stranieri sono
equiparati a quelli locali; sono ammessi investimenti in tutti i settori, ad
eccezione delle attività riservate allo Stato ed il possesso di terreni
agricoli. Gli investimenti esteri sono rivolti soprattutto alle infrastrutture,
all’immobiliare, al turismo ed al settore finanziario.
2. Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali e situazione debitoria
I rapporti con il FMI si limitano alle
consultazioni periodiche. Attualmente non vi sono finanziamenti in essere o
programmi in via di attuazione. Nel 2005 il Marocco si impegnato a rispettare
gli standard del Fondo per quanto riguarda l’elaborazione dei dati finanziari
ed economici di fruizione pubblica.
La Banca Mondiale è presente nel Paese con nove
progetti per un impegno totale di circa 640 milioni di USD indirizzati allo
sviluppo di educazione, competitività, infrastrutture e pubblica
amministrazione.
Anche la Banca Africana di Sviluppo impiega risorse
in diversi progetti tesi alla promozione dell’educazione e dell’accesso ai
servizi basilari per i gruppi più poveri ed emarginati del Paese nonché alla
conservazione delle risorse ambientali.
Il quadro
istituzionale
Il Regno del Marocco è una monarchia costituzionale.
In base alla Costituzione del 1972, il re nomina e revoca il primo
ministro, e, su proposta di questi, i ministri. Il re può anche sciogliere il
Parlamento e partecipa al potere legislativo sanzionando le leggi. In seguito
alla riforma costituzionale del 1996, la Camera dei consiglieri ha il potere,
con una maggioranza di due terzi, di sfiduciare il governo.
Sempre a seguito della riforma costituzionale del 1996, che ha appunto
istituito la seconda camera, la Camera dei consiglieri, il Parlamento è
bicamerale. La Camera dei rappresentanti è composta da 325 deputati eletti per
cinque anni a suffragio universale diretto con sistema proporzionale su base
circoscrizionale e di liste nazionali riservate a candidate donne, in modo da
garantire che almeno il 10 per cento degli eletti appartenga al sesso femminile
(a seguito della riforma elettorale del 2002). La Camera dei consiglieri è
composta da 270 membri, eletti con un mandato di nove anni (un terzo
dell’assemblea è rinnovato ogni tre): 162 membri sono eletti dalle assemblee
elettive locali; 81 dalle camere di commercio e 27 dai sindacati. Il
bicameralismo non è perfetto, in quanto la Camera dei consiglieri ha la
prerogativa di avviare la legislazione e quella di rivolgere mozioni di censura
al governo.
Secondo Freedom House, il Marocco è uno “Stato parzialmente libero”,
mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit lo classifica come regime autoritario
(cfr. infra la tabella Indicatori internazionali sul paese). Al
riguardo, per quel che concerne il rispetto delle libertà politiche e civili,
merita segnalare l’esistenza di un effettivo multipartitismo, anche se il
carattere frammentato del sistema partitico non appare in grado di bilanciare
la forte influenza regia nella vita politica. Inoltre, il movimento islamista
“Giustizia e Carità”, che appare riscuotere un significativo consenso nella
popolazione, è formalmente illegale, anche se tollerato nella pratica. Lo Stato
ha il controllo dei mezzi di comunicazione di massa, anche se la popolazione
marocchina ha accesso ai canali satellitari stranieri. Esiste una diffusa
stampa indipendente, sia pure osservatori internazionali registrino una legge
sulla stampa restrittiva ed episodi di pressione ed intimidazione da parte
delle autorità pubbliche sui giornalisti. In particolare, Human Rights Watch
evidenzia come la legge sulla stampa punisca con l’incarcerazione la diffusione
“maliziosa” di “informazioni false” suscettibili di disturbare l’ordine pubblico
o per discorsi che risultino diffamatori e offensivi per membri della famiglia
reale o che minaccino “L’Islam, l’istituzione monarchica e l’integrità
territoriale marocchina”. Anche le associazioni non governative indipendenti
sono numerose e generalmente libere, anche se si registrano ostacoli alla
legalizzazione di organizzazioni che operano in determinati settori quali
quello dei diritti del popolo Saharawi, dei berberi, degli immigrati
provenienti dall’Africa sub-sahariana. Secondo OpenNet Initiative (rilevazioni
2008), non vi sono prove di “filtraggio” di siti in materia politica (neanche
per i siti che si occupano della questione Saharawi) mentre vi sarebbe un
“filtraggio selettivo” per i siti in materia sociale e di sicurezza. In questo
contesto, il 9 marzo con un discorso televisivo, re Mohammed VI ha annunciato
un programma di riforme costituzionali (cfr. box sotto)
Le modifiche costituzionali annunciato da re Mohammed VI
Il discorso di re Mohammed
VI ha in primo luogo assicurato un rilancio del processo di regionalizzazione del paese (anche con
riferimento al Sahara occidentale), prevedendo, tra le altre cose, l’elezione
diretta dei consigli regionali a suffragio universale; l’attribuzione ai
presidenti dei consigli regionali, invece che ai governatori, del compito di
attuare le decisioni dei consigli; la promozione della partecipazione delle
donne nella gestione degli affari regionali; la revisione della composizione
del camera dei consiglieri in modo da accrescere la rappresentanza delle regioni.
Il re ha poi annunciato un
programma in sette punti di riforme istituzionali, la cui stesura sarà affidata
ad un Comitato presieduto da Abdeltif
Mennouni, costituzionalista marocchina, che dovrà concludere i suoi lavori
entro il prossimo giugno, per poi sottoporre le modifiche a referendum:
1. inclusione nella
Costituzione del carattere plurale dell’identità marocchina, anche con
riferimento alla componente berbera
2.
consolidamento dello stato di diritto, attraverso l’espansione delle
libertà individuali e collettive e garanzia del loro esercizio
3.
rafforzamento dell’indipendenza della magistratura
4.
rafforzamento della separazione dei poteri, con un Parlamento
liberamente eletto nel quale la Camera dei rappresentanti eserciti il ruolo
preminente, potenziandone i poteri legislativi; con un governo che emerga dalle
elezioni, che goda della fiducia del Parlamento e la cui guida sia affidata al leader
del partito maggioritario in Parlamento
5.
rafforzamento del ruolo dei partiti nella vita politica e civile
6.
rafforzamento di meccanismi di vigilanza e di etica pubblica
nell’esercizio delle funzioni pubbliche
7.
previsione nella Costituzione di istituzioni di vigilanza sui diritti
umani e per la protezione delle libertà
La situazione
politico-sociale
Capo dello Stato, dalla morte di re Hassan II nel 1999, è il re Mohammed
VI (n. 1963).
Con riferimento ai dati socio-economici assunti come possibile parametro
di interpretazione dei recenti eventi in Nord-Africa e Medio Oriente, si
segnala che nel 2009 il PIL marocchino è cresciuto del 7 per cento; il PIL pro-capite è di 2.847 dollari; la
percentuale di popolazione compresa tra i 15 e i 24 anni è del 20 per cento, e
quella compresa tra i 15 e i 29 anni è del 29 per cento; il tasso di
scolarizzazione secondaria è del 35 per cento mentre la disoccupazione
giovanile è del 18,3 per cento (19,1 maschile e 16,1 femminile). Nel 2008 il
tasso di penetrazione di Internet risultava del 38 per cento.
Il Marocco è stato interessato dalle proteste in corso in Nord Africa,
anche se le riforme costituzionali annunciate il 9 marzo da re Mohammed VI
(cfr. supra) sembrano aver soddisfatto la richiesta di cambiamenti. Di seguito
si fornisce una sintetica cronologia
degli ultimi eventi:
20 febbraio: si svolgono pacifiche manifestazione di protesta contro il carovita e
per le riforme politiche promossa anche via Internet dal movimento liberale per
la democrazia e dal gruppo Facebook “movimento del 20 febbraio” costituito per
l’occasione. In alcune città si verificano scontri con le forze dell’ordine e
nella città di Al Hoceima, nel nord del Paese, si registrano cinque morti
all’interno di istituti di credito dati alle fiamme. Esprime sostegno alle
proteste, se non violente, anche Molay Hicham El Aloui, cugino del re,
soprannominato, per le sue posizioni dissidenti “il principe ribelle”
21 febbraio: il re del Marocco ribadisce il suo impegno per le riforme
3 marzo: il re istituisce un nuovo Consiglio nazionale dei diritti dell’uomo, con
poteri più incisivi del precedente “Consiglio consultivo dei diritti dell’uomo”,
che aveva, appunto, solo funzioni consultive, e composto da personalità più
indipendenti; a presiederlo è chiamato Driss El Yazami, ex militante
dell’estrema sinistra in esilio in Francia dal 1970
6 marzo: nuove manifestazioni a Rabat, Casablanca e Tangeri
9 marzo: il re del Marocco annuncia con un intervento televisivo un programma di
riforme istituzionali (cfr. supra)
10 marzo: il segretario del partito islamico di Giustizia e Sviluppo, vicino ai
fratelli musulmani, esprime soddisfazione per il discorso del re
13 marzo: in nuovi scontri a Casablanca rimangono ferite cinque persone, nel corso
del tentativo delle forze dell’ordine di fare irruzione nella sede di un
partito di sinistra
20 marzo: il movimento del 20 febbraio convoca nuove manifestazioni per protestare
per gli scontri di Casablanca; le manifestazioni si svolgono senza incidenti
13 aprile: il movimento 20 febbraio annuncia per la domenica successiva una
manifestazione di protesta contro il ritardo nell'entrata in vigore delle
riforme costituzionali promesse dal re Mohammed VI nelle prime settimane di
marzo.
24 aprile: la manifestazione convocata dal movimento 20 febbraio coinvolge
migliaia di persone 26 aprile: il
governo marocchino annuncia l'aumento di 60 euro mensili dei salari degli impiegati
pubblici. Il salario minimo, inoltre, viene incrementato del 15% e sono
ritoccate verso l'alto anche le pensioni minime.
28 aprile: un attentato terroristico, presumibilmente organizzato da un gruppo
locale legato ad Al Qa’ida, provoca 15 morti e 20 feriti in un caffè di
Marrakesh, tra cui sei francesi ed un britannico.
Indicatori internazionali sul paese[4]:
Libertà politiche e civili: Stato “parzialmente
libero” (Freedom House); regime autoritario (116 su 178; Economist)
Indice della
libertà di stampa: 135 su 178
Libertà religiosa: limitazioni alla libertà religiosa
(ACS); Islam religione di Stato, riconoscimento della libertà religiosa ma
divieto di proselitismo (USA)
Libertà di Internet: nessun filtraggio in materia
politica; filtraggio selettivo in materia sociale e di sicurezza
Corruzione
percepita: 85 su 178
Libertà
economica: Stato prevalentemente non libero (93 su 179)
Variazione
PIL: 2009: + 4,9 per cento; 2010: + 3,1
per cento (stima)
Situazione di
cessate il fuoco in conflitto armato interno
Presidente della Camera dei
Rappresentanti
ABDELWAHED RADI (dal 9 aprile 2010; aveva già ricoperto tale
carica dal 1997 al 2002 e riconfermato nel 2002-2007)
Presidente della Camera dei Consiglieri
MOHAMED
CHEIKH BIADILLAH (dal
13 ottobre 2009)
Ambasciatore del Marocco in Italia
HASSAN
ABOUYOUB (dal
6 maggio 2010)
Ambasciatore
italiano in Marocco
PIERGIORGIO
CHERUBINI
******
Si
ricorda che l’on. Gennaro Malgieri (PDL) è stato nominato dal Presidente della
Camera coordinatore dei rapporti della Camera dei deputati con i Parlamenti dei
Paesi arabi del Mediterraneo.
Incontri del Presidente
Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, si è recato in visita ufficiale in Marocco il
18 ottobre 2010, nell’ambito della
quale ha avuto incontri con il Presidente della Camera dei rappresentanti, Abdelwahed Radi, con il Primo Ministro Abbas El Fassi, e con il
Presidente della Camera dei Consiglieri,
Mohamed Cheikh Biadillah.
Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato a Roma, il 22 gennaio 2009, l'allora Ambasciatore del Marocco, Mohammed Nabil Benabdallah.
Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato a Roma, il 19 gennaio 2009, una delegazione del Consiglio degli Ambasciatori
della Lega degli Stati arabi in Italia per discutere della crisi di Gaza. Si
tratta degli Ambasciatori di Qatar, Al-Moraikhi, di Giordania, Al Hashemi, di
Egitto, Rashed, del Marocco, Benabdallah, ed il Delegato Generale della
Palestina in Italia, Ateyeh. La delegazione era accompagnata dal Capo Missione
della Lega Araba, Al Gargani.
Commissioni parlamentari
Il 6
aprile 2011, una delegazione della Commissione Esteri, guidata dal Presidente
on. Stefano Stefani, ha ricevuto l’Ambasciatore del Marocco, Hassan Abouyoub.
Nel corso
dell’incontro, l’Ambasciatore ha tracciato un quadro della situazione interna,
soffermandosi in particolare sulle riforme in campo giuridico ed economico che hanno
caratterizzato il periodo dal 1983 al 1998. In particolare l’Ambasciatore ha
rilevato che il Marocco ha saputo eliminare i vincoli protezionistici e ad
attuare un percorso verso la democrazia che ha permesso al Paese di avere – ed
è uno dei pochi sistemi politici nel mondo arabo – una reale possibilità di
alternanza politica. Attualmente, il Marocco è impegnato nel perseguimento di
alcune riforme costituzionali che dovrebbero in particolare portare ad una
revisione dei poteri del Primo Ministro. Riguardo alla questione del Sahara
Occidentale, l’Ambasciatore ha affermato che si tratta di un mero conflitto tra
Marocco e Algeria; relativamente all’immigrazione, l’Ambasciatore dopo aver
ricordato che la comunità marocchina è la minoranza straniera più numerosa in
Italia, ha sollevato perplessità sull’adozione dei criteri di Schengen in
Europa che, a suo parere, hanno costretto molti emigrati marocchini a prendere
una cittadinanza in Paesi in cui non avrebbero pensato di stabilirsi
definitivamente. L’Italia, ha infine affermato l’Ambasciatore, potrebbe giocare
un ruolo molto importante nell’Unione per il Mediterraneo, organizzazione che
in questo momento sta attraversando un grande momento di crisi. Ha poi
affermato che i rivolgimenti in Tunisia, Egitto e Libia sono da considerare dei
veri colpi di stato, le cui conseguenze non sono al momento prevedibili e in
cui i Paesi occidentali stanno intervenendo senza avere una sufficiente
conoscenza dei problemi arabi.
Il 1°
dicembre 2010, il Presidente della Commissione Affari Esteri, on. Stefano
Stefani, ha incontrato una delegazione del Regno del Marocco, guidata dal
Segretario generale del Partito di Progresso e Socialismo, Mohammad Nabil
Benabdallah (in precedenza Ambasciatore in Italia) e integrata dal sindaco di
Rabat, Fadlallah Oualalou. Durante
l’incontro, nell’ambito del quale è stato sottolineato l’ottimo andamento delle
relazioni bilaterali, il parlamentare marocchino ha auspicato
un’intensificazione della cooperazione tra i Parlamenti, anche al fine di ampliare
gli spazi di dialogo e di cooperazione nell'area mediterranea, nell'ambito
della quale il Marocco ha un ruolo di trait-d’union con l'Europa.
Il 23
settembre 2009 ha avuto luogo un incontro tra il Presidente della
Commissione Affari Esteri, onorevole Stefani, e l’Incaricato d’affari del Regno
del Marocco, Amal Belcaid.
Nell’incontro l’Incaricato d’Affari ha illustrato le linee direttrici della
riforma della giustizia annunciata dal sovrano, il 20 agosto 2009, in occasione
della festa nazionale del Paese. Si tratta di una riforma che ha come obiettivo
il rafforzamento dell'indipendenza della magistratura, il perfezionamento del quadro
normativo in materia commerciale e il miglioramento del decentramento amministrativo.
Il Presidente Stefani dopo aver espresso il suo compiacimento per il progetto
di riforma, ha ricordato la questione del popolo saharawi, sottolineando l'importanza di un accordo con l'Algeria
per ottenere la pacificazione di tutta l'area; ha poi confermato l’intenzione
di accettare l’invito che gli era stato rivolto precedentemente e di volersi
recare, a breve, in visita ufficiale in Marocco
L’11
marzo 2009, il Presidente della Commissione Affari esteri, on. Stefano
Stefani, ha ricevuto l’allora ambasciatore del Marocco in Italia, Mohammed Nabil Benabdallah.
Nell’incontro è stato sottolineato l’ottimo andamento delle relazioni
bilaterali e la comune volontà di sviluppare ulteriormente le occasioni di
incontro e di scambio sia a livello parlamentare, sia a livello economico e
commerciale. L’ambasciatore Benabdallah si è soffermato ad illustrare
l’andamento dell’economia marocchina, mettendo in luce il trend di crescita che si è
registrato negli ultimi anni, ma anche i problemi sociali che pesano sullo
sviluppo del Paese. Sono stati inoltre esaminate questioni legate al rischio
del terrorismo e al rapporto con l’Algeria, in particolare in relazione al
problema del Saharawi, relativamente al quale l’ambasciatore marocchino ha
ribadito la volontà del suo governo di riconoscere a tale territorio una larga
autonomia, ma escludendo l’indipendenza. Al termine dell’incontro
l’ambasciatore Banebdallh ha consegnato al Presidente Stefani una lettera
d’invito ufficiale a visitare il Marocco.
Il 18
febbraio 2009 presso il Comitato dei diritti umani della Commissione Affari
esteri, nell’ambito dell’ Indagine
conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, ha
avuto luogo l’audizione di Aminatu HAIDAR, presidente del CODESA (Collettivo dei difensori dei diritti umani nel
Sahara occidentale, Omar MIH e Fatima MAHFUD, rappresentanti del Fronte Polisario per l'Italia e Luciano
ARDESI, presidente dell'Associazione
nazionale di solidarietà con il popolo Saharawi.
Nel corso
dell’audizione sono state avanzate dai rappresentanti del Popolo del Saharawi
due richieste: la prima è che venga
effettuata nei territori del Saharawi una missione delle Nazioni Unite con lo
specifico mandato di controllare il rispetto dei diritti umani; in secondo
luogo, è stato invitato il Comitato dei diritti umani della Camera a recarsi
sul territorio, ad andare a trovare gli attivisti, al fine di verificare
personalmente l’operato del Marocco nel territorio del Sahara occidentale.
L’incontro è stato aggiornato a data da destinarsi.
Il 17
febbraio 2009 l'on. Emilia De Biasi, Segretario di Presidenza, ha
incontrato una delegazione di rappresentanti del popolo Saharawi.
Il Presidente della Commissione Esteri, Stefano
Stefani, ha incontrato a Roma, il 16 gennaio 2009, una delegazione del Consiglio degli Ambasciatori della Lega
degli Stati arabi in Italia per discutere della crisi di Gaza. Si tratta degli
Ambasciatori di Qatar, Al-Moraikhi, di Giordania, Al Hashemi, di Egitto,
Rashed, del Marocco, Benabdallah, ed
il Delegato Generale della Palestina in Italia, Ateyeh. La delegazione era
accompagnata dal Capo Missione della Lega Araba, Al Gargani.
Cooperazione multilaterale
Il Marocco partecipa alla cooperazione
parlamentare nell’ambito del Partenariato
euromediterraneo prendendo parte a tute le sedi ove si svolge tale
cooperazione.
La delegazione parlamentare del Marocco
partecipa regolarmente alle riunioni dell’Assemblea
Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM) sin dalla sua
costituzione. In particolare, il Presidente della Camera dei Rappresentanti del
Marocco, Abdelwahed Radi, è stato copresidente, insieme al Presidente del
Parlamento europeo, del Forum
parlamentare euromediterraneo ed ha svolto un ruolo incisivo nella
costituzione dell’Assemblea Parlamentare.
Il Presidente Radi ha partecipato alla VII Sessione Plenaria dell’AP-UpM che si è
tenuta a Roma, il 3 e 4 marzo 2011 presso Palazzo Montecitorio, al termine
della quale è avvenuto il passaggio
della Presidenza di turno dall’Italia al Marocco. Il Presidente della
Camera dei Rappresentanti marocchina, Radi,
è quindi divenuto Presidente
dell’AP-UpM.
Si ricorda che il
Marocco fa parte del Bureau
dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo, insieme a
Parlamento europeo, Giordania e Italia, per il quadriennio 2008-2012.
La
prossima Sessione Plenaria dell’AP-Upm si svolgerà a Rabat nel marzo 2012.
Il Marocco partecipa altresì all’Assemblea Parlamentare Mediterranea[5], la
cui Sessione inaugurale si è svolta ad Amman il 10 e 11 settembre 2006 sotto
l’egida dell’Unione interparlamentare.
Il Presidente della Camera dei
Rappresentanti marocchina, Radi, è
attualmente Presidente della PAM, carica
che aveva già ricoperto nel 2006.
La sessione
2010 ha avuto luogo in Marocco dal
28 al 30 ottobre.
Il Parlamento del Marocco partecipa alle riunioni dei Presidenti dei Parlamenti del
Mediterraneo Occidentale (Dialogo 5+5) e ne ha ospitato l’ultima riunione a
Rabat (Marocco), il 23 e 24 novembre 2006, dedicata al tema “Le sfide del
Mediterraneo”.
Alla riunione, a cui per l’Italia ha partecipato il
Vice Presidente della Camera, Pierluigi Castagnetti, sono stati esaminati i
problemi principali che investono l’area
e in particolare le questioni legate alla sicurezza, all’emigrazione, al
rafforzamento dei processi di democratizzazione e di crescita economica, e al dialogo
tra le civiltà. La riunione si è conclusa con un sostanziale accordo
nell’identificare le sfide del Mediterraneo e le possibili proposte di
soluzione. La questione riguarda ora le modalità e gli strumenti con cui le
sfide possono essere concretamente affrontate e le proposte realizzate: questi
profili dovrebbero quindi essere il sostanziale contenuto dell’ordine del
giorno della IV riunione del Dialogo
parlamentare 5+5. In tale quadro, una particolare attenzione andrà posta,
ad avviso dei partecipanti, sulle misure da adottare per migliorare la fiducia
reciproca e per consentire ai protagonisti del conflitto medio-orientale di
arrivare a dialogare tra loro.
Il Parlamento del Marocco è membro associato
del Gruppo Speciale del Mediterraneo e del Medio oriente dell’Assemblea
Parlamentare della NATO.
Protocollo di
collaborazione
Con la Camera dei Rappresentati marocchina è
stato, inoltre, firmato un protocollo di
collaborazione (1999) che prevede un dialogo politico più intenso a livello
di Commissioni, lo scambio periodico di visite di studio da parte di funzionari
parlamentari, dedicate a temi specifici di comune interesse e correlate ad
iniziative culturali. Il Protocollo, che non
istituisce un Gruppo parlamentare di collaborazione, prevede invece l’organizzazione
di una giornata parlamentare con cadenza
biennale, con la partecipazione dei Presidenti delle due Camere e di
delegazioni di diverse Commissioni, su temi settoriali concreti (finora tale iniziativa non è stata mai
realizzata).
Attività legislativa
A.C 2541 / S. 1738 - Ratifica
ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo a un Sistema globale di
navigazione satellitare (GNSS) ad uso civile tra la Comunità europea e i suoi
Stati membri, e il Regno del Marocco, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006, approvato definitivamente dal Senato il 29
settembre 2009, Legge n. 161/09 del 13 ottobre 2009, GU n. 265 del 13 novembre
2009.
A.C. 2542 – S. 1735 - Ratifica
ed esecuzione dell'Accordo Euromediterraneo sul trasporto aereo, fra la
Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno del Marocco,
dall'altro, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006, approvato definitivamente dal Senato il 29 settembre 2009, Legge n. 158/09 del 13 ottobre 2009, GU n.
264 del 12 novembre 2009 (suppl. ord.).
S. 2662 - Ratifica ed
esecuzione dell'Accordo nel campo della cooperazioone militare tra il Governo
della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco, fatto a Taormina
il 10 febbraio 2006, presentato al Senato
il 16 marzo 2011, in corso di esame in Commissione.
1. Relazioni politiche
L’Italia ritiene di prioritaria importanza assicurare un adeguato
sostegno alla stabilità, al progressivo sviluppo ed alla liberalizzazione e
modernizzazione del Marocco, partner d’interesse strategico nel contesto degli
obiettivi condivisi della creazione di un’area di sicurezza e prosperità nel
Mediterraneo, della lotta contro il terrorismo internazionale e la criminalità
organizzata e del contrasto all’immigrazione clandestina.
Il nostro interesse ad un approfondimento delle relazioni politiche con
Rabat trova fondamento innanzitutto nella presenza di una consistente comunità
marocchina residente in Italia (oltre 400.000 unità secondo i dati ISTAT), la
terza in assoluto nel nostro Paese e la prima extra-europea, con il più alto
indice di imprenditori privati stabilmente operanti nel nostro Paese (oltre
57.000).
E’ interesse dell’Italia assicurare un adeguato sostegno alla stabilità,
al progressivo sviluppo ed alla liberalizzazione e modernizzazione del Marocco,
anche nel quadro di una crescente integrazione dei sistemi economici dei due
Paesi. L’Italia rappresenta per Rabat un partner strategico, dal punto di vista
sia politico che economico, anche nell’ottica di una sempre maggiore
integrazione del Marocco nel contesto dell’Unione Europea.
Il quadro di riferimento del rapporto bilaterale è il Protocollo sulle consultazioni politiche
rafforzate firmato nel 2000, che
prevede lo svolgimento di riunioni a cadenza annuale, a livello di Ministri,
Sottosegretari e Direttori Generali dei Ministeri degli Affari Esteri dei due
Paesi, alternativamente a Roma e a Rabat, sui principali temi bilaterali e di
politica internazionale.
Elenco dei più recenti scambi
di visite e incontri politici: l’allora Ministro degli Affari Esteri
marocchino, Benaissa, è stato ricevuto a Roma il 31 luglio 2007; il 20-22
gennaio 2008 il Ministro degli Affari Esteri D’Alema si è recato a Rabat in
occasione della riunione ministeriale del Dialogo 5+5; il 9-11 luglio 2008 il
Sottosegretario On. Craxi si è recata in visita in Marocco. L’On. Ministro
Frattini ha effettuato una visita a Rabat il 13-14 maggio 2009, nel corso della
quale è stato firmato un nuovo Accordo di conversione del debito marocchino per
un ammontare di 20 milioni di Euro. Il 2-3 novembre 2009, l’On. Ministro
Frattini si è nuovamente recato in Marocco, per presiedere a Marrakech,
congiuntamente al proprio omologo marocchino, Fassi Fihri, il “Forum for The
Future”, iniziativa realizzata nell’ambito del Partenariato G8-BMENA. Il 15
giugno 2010 il Segretario di Stato marocchino agli Affari Estri, Akarbach, ha
incontrato a Roma il Sottosegretario On. Craxi. Il 10-11 ottobre 2010 il Vice
Ministro Urso ha guidato una missione di sistema in Marocco, incentrata sul
settore delle infrastrutture. Il 18 ottobre 2010, il Presidente Fini ha
effettuato una visita a Rabat durante la quale si è incontrato con il
Presidente della Camera dei Rappresentanti Radi e con il Primo Ministro El
Fassi. Il 7 marzo 2011 il Sottosegretario Craxi ha incontrato a Rabat il
Sottosegretario agli Esteri Akarbach.
2. Relazioni economiche
L’Italia è il terzo principale
partner commerciale del Marocco, preceduto da Francia e Spagna. Nei primi sei
mesi del 2010 l’interscambio ha registrato un incremento dell’11,05% rispetto
allo stesso periodo del 2009, fondamentalmente per l’aumento delle importazioni
dal Marocco, cresciute del 21,9%. Anche le nostre esportazioni hanno subito una
leggera ripresa rispetto allo stesso periodo (+7,7%) in particolare nei settori
petrolifero (+61,45), dell’elettronica (+45,99) e chimico (+15,20). Le
importazioni dal Marocco hanno riguardato il settore chimico con una vera e
propria impennata rispetto ai primi sei mesi del 2009 (+370,5%) ed i settori
automobilistico (+171,22) e delle apparecchiature elettriche (+62,92).
Il Marocco offre condizioni economiche particolarmente favorevoli:
indicatori macroeconomici stabili, bassi costi della manodopera, importanti
incentivi per gli investitori esteri, un ampio mercato interno, accordi di
libero scambio con numerosi Paesi, importanti investimenti infrastrutturali,
zone franche e poli tecnologici in via di istituzione.
L’interesse delle nostre aziende per il mercato marocchino è
sensibilmente aumentato grazie anche alle opportunità offerte dalla creazione
della Free Trade Zone di Tangeri, dove attualmente operano oltre 400 imprese
italiane, dall’espansione del porto di Tangeri con l’implementazione del
progetto di TANGER MED II e dalla nascita di aree in grado di ospitare servizi
off-shore, sulle quali il Governo di Rabat ha investito ingentemente negli
ultimi anni.
Il livello degli IDE italiani in Marocco, tuttavia, rappresenta ancora
il punto debole della nostra presenza economica nel Paese e il volume degli
investimenti è al di sotto delle aspettative marocchine (l’Italia è
all’undicesimo posto tra i Paesi investitori).
I principali investimenti italiani in Marocco riguardano: Italcementi,
Cristalstrass (secondo produttore mondiale di cristalli), acciaierie Di Grandi,
Martelli Lavorazione Tessili, Grandi Navi Veloci (linea
Genova/Barcellona/Tangeri) ed ENI.
Per quanto riguarda le commesse pubbliche, le principali gare vinte
recentemente dalle imprese italiane riguardano:
Particolarmente rilevanti sono gli interessi di Enel in Marocco nel
settore della generazione e del trading elettrici, attraverso Endesa, e Enel
Green Power sta attivamente partecipando, con risultati sinora molto
promettenti, al piano nazionale di sviluppo di capacità rinnovabile. Il Marocco
intende sviluppare infatti 6000 MW di capacità addizionale da fonti rinnovabili
entro il 2020.
Enel Green Power si è pre-qualificata (in consorzio con una società spagnola)
nella gara pubblica per la prima fase del progetto solare di Ouarzazate
riguardante la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica a
tecnologia solare termica. La messa in esercizio del primo impianto è prevista
per l’inizio del 2014. La presentazione dell’offerta vincolante è prevista
entro ottobre 2011. EGP è fortemente interessata allo sviluppo e
all’applicazione della tecnologia italiana “Archimede” per impianti solari
termici. Archimede è in grado di raccogliere e conservare per molte ore
l’energia termica del sole per poterla usare anche di notte o quando il cielo è
coperto.
Per quanto riguarda lo sviluppo dell’eolico, è prevista la realizzazione
di cinque progetti coordinata dall’utility di Stato ONE ed Enel Green Power si
è pre-qualificata per realizzare il progetto di
Taza, un impianto eolico da 150 megawatt. L’entrata in esercizio è
prevista nel 2015.
3. Relazioni culturali,
scientifiche e tecnologiche
La cooperazione bilaterale tra Italia e Marocco in campo culturale e
scientifico è regolata nel quadro dell’Accordo
di collaborazione culturale e scientifico firmato a Rabat il 28 luglio
1998, ratificato nel 2003 e dal relativo Protocollo Esecutivo firmato a Rabat
il 10 maggio 2004, scaduto nel 2008. Il negoziato per il rinnovo del Protocollo
Esecutivo che unisce il settore culturale a quello scientifico è stato avviato
nell’aprile del 2009.
Cooperazione universitaria: gli atenei italiani
hanno inserito nella piattaforma MAE-MIUR-CRUI
(http://accordi-internazionali.cineca.it) 65 accordi vigenti con atenei
marocchini (dato dinamico). Gli accordi riguardano programmi di ricerca e
mobilità di docenti e ricercatori. Fra le più attive: Uni Cagliari 8 accordi,
Torino 4 e Poli TO 4. Nel network coordinato dall’Università Telematica
Internazionale UNINETTUNO sono rappresentate 5 università marocchine. Gli
accordi interuniversitari erano scarsamente visibili e si auspicano maggiori
risorse. La piattaforma MAE-MIUR-CRUI sembra un valido strumento tecnologico
atto a superare tali criticità.
Studenti iscritti presso Università italiane: nell’a.a. 2009-2010
risultavano iscritti presso atenei italiani 1.485 studenti marocchini (197 Uni
Torino, 150 Bologna, 95 Poli Torino, 71 Padova).
Borse di studio: nell’a.a. 2010/2011 le mensilità offerte
dall’Italia (dell’importo di 700 euro netti) sono state 52.
Diffusione della lingua italiana:
l'italiano è insegnato a livello universitario principalmente a Rabat, a
Casablanca, a Tetouan, a Mohammedia, e da ultimo a Marrakech (Università Cadi
Ayyad). Dal 2001 esiste un Dipartimento
di Italianistica presso la facoltà di Lettere dell’Università “Mohamed V” di
Rabat, cui è stato assegnato un lettore di ruolo inviato dal MAE. Alla stessa
università nel 2007 sono stati assegnati: un contributo per l’istituzione di
cattedre ed uno per la realizzazione di un corso di formazione docenti. Un
ulteriore contributo per la creazione di cattedre di italiano è stato previsto
nel 2010 in favore dell’Università Cady Ayyad di Marrakech.
Corsi di italiano vengono organizzati dal locale Istituto di Cultura,
dalla Società Dante Alighieri di Casablanca e dall'Istituto Superiore per il
Turismo (di livello universitario) di Tangeri. I corsi di lingua dell’Istituto Italiano di Cultura
nel 2009 sono stati 79, con 928 iscritti, strutturati su sei livelli in base al
Quadro Comune di Riferimento per le Lingue stabilito dal Consiglio d’Europa.
Sono previsti inoltre corsi preparatori all’esame di certificazione CILS
dell’Università per Stranieri di Siena con cui l’Istituto ha stipulato una
convenzione. E’ attivo un Comitato Società Dante Alighieri.
Istituzioni scolastiche italiane e sezioni d’italiano presso Scuole
marocchine: a Casablanca funziona l’Istituto
scolastico italiano paritario “Enrico Mattei” a livello dell’infanzia, primario
e secondario di I e II grado (liceo scientifico) e dall’anno scolastico
2007-2008 è stato istituito un Istituto Professionale Tecnico Gestione
Aziendale. Il numero complessivo degli
alunni è di 328 unità.
L'insegnamento dell'italiano nelle scuole marocchine è stato potenziato
nel 1992 per far fronte alle numerose esigenze che si andavano sviluppando nel
settore terziario. In una trentina di Licei concentrati soprattutto nell’area
di Rabat e Casablanca è previsto l’insegnamento della lingua italiana come
seconda lingua straniera obbligatoria. Una decina sono le scuole medie in cui
sono stati di recente avviati insegnamenti di lingua italiana.
Missioni Archeologiche: nel 2010, il MAE ha
cofinanziato 2 missioni archeologiche in Marocco, per un importo totale di
13.000 Euro. Le missioni finanziate sono le seguenti:
- Lixus - ricerche, restauri, attività di formazione - Università di
Siena: la missione prosegue la cooperazione con l'INSAP di Rabat, in corso dal
1999, sul sito di Thamusida, cui si aggiunge l'Università Mohamed V di Rabat.
Dopo la conclusione delle precedenti ricerche l'INSAP ( Institut National des
Sciences de l'Archéologie et du Patrimoine) ha invitato l'Università di Siena a
una nuova collaborazione a Lixus per ricerche diagnostiche su tutto il sito,
scavi e restauri di importanti monumenti, formazione di personale marocchino
nel campo del restauro, dell'informatica, delle tecniche di scavo e della
diagnostica archeologica.
- Archeologia e arte rupestre nel Jebel Bani orientale - Università “La
Sapienza”: la missione italo-marocchina, attiva dal mese di ottobre 2009, ha
ottenuto interessanti risultati sia in ambito etno-archeologico che
antropologico. In particolare, l'interesse scientifico si è concentrato sullo
studio dell'arte rupestre, si sono prelevati campioni di materia colorante che
potrebbero dimostrare la datazione assoluta delle pitture rupestri dei siti di
Ifran-n-Taska nel Jebel Bani.
Eventi culturali: l’Istituto Italiano di Cultura propone
annualmente, anche in collaborazione con le istituzioni culturali locali, un
ricco programma di concerti, mostre, convegni, proiezioni cinematografiche.
Grande successo di pubblico ed un’ampia copertura mediatica hanno avuto le
iniziative curate dall’Istituto, nel febbraio 2011, nell’ambito della
partecipazione dell’Italia in qualità di “ospite d’onore” al Salone
Internazionale del Libro di Casablanca. Particolare interesse hanno suscitato
gli incontri letterari con autori italiani e marocchini e le tavole rotonde che
hanno fornito l’opportunità di approfondire tematiche a carattere storico,
geografico e sociale comuni alle due sponde del Mediterraneo.
Prestigioso simbolo della presenza culturale italiana in Marocco è il Palazzo delle Istituzioni Italiane a
Tangeri. Il complesso immobiliare, rimasto chiuso per diversi anni, è
stato riaperto nel 2007 grazie
all’opera di recupero avviata dal Consolato Generale italiano a Casablanca.
Dopo una prima fase durante la quale è stato utilizzato quale semplice
“contenitore” di eventi culturali italiani o organizzati da istituzioni di
altri Paesi (nell’aprile 2010 ha ospitato, per il terzo anno consecutivo, il
Salone Internazionale del Libro di Tangeri), l’obiettivo è fare del Palazzo
delle Istituzioni un centro mediterraneo di dialogo interculturale, con
un’offerta di contenuti di impronta prevalentemente italiana. Il Palazzo è
destinato a ospitare la Fondazione Mediterranea Elisa Chimenti, tra le cui
finalità, oltre alla valorizzazione della produzione della letterata italiana,
vi è quella della promozione fra i giovani marocchini della conoscenza delle
comuni matrici culturali mediterranee.
4. Questioni migratorie
Gli italiani residenti in Marocco sono circa 2.000. Ai ‘vecchi’
immigrati provenienti da Tunisia e Sicilia si sono aggiunti, di recente,
tecnici e rappresentanti di società italiane operanti in territorio marocchino.
La comunità marocchina, presente in Italia da oltre venticinque anni,
ammonta, secondo l’ultimo rapporto ISTAT sulla popolazione straniera residente
in Italia (al 1° gennaio 2010), a 431.529 unità, ovvero oltre il 10% degli
stranieri presenti nel Paese. Si tratta di una comunità caratterizzata da una
forte componente di ricongiungimenti familiari, seguita dagli ingressi per
lavoro subordinato, che, pur essendo presente su tutto il territorio, si
concentra soprattutto nelle aree industriali del Nord Italia (Lombardia in
testa, cui fanno seguito l’Emilia Romagna, il Piemonte e il Veneto).
Come già segnalato, secondo uno studio dell’ICE (maggio 2010), la
comunità imprenditoriale marocchina è la più numerosa tra quelle straniere in
Italia con 57.621 aziende private, seguita da quella cinese (49.854) e romena
(49.132).
Il Marocco, oltre ad essere un Paese di origine, è anche zona di
transito dei flussi migratori illegali che coinvolgono cittadini di Paesi terzi
(provenienti in particolare dall’Algeria e dall’Africa sub-sahariana). La rotta
principale seguita dagli immigrati clandestini per l’arrivo in Italia è quella
via mare verso la Sicilia, ma viene percorsa anche una rotta terrestre
attraverso Spagna e Francia.
Il Marocco figura altresì al primo posto per numero di detenuti in
Italia (circa il 20% del totale dei detenuti stranieri al 31 marzo 2010, pari a
5.339 unità). Per i cittadini marocchini, la comunicazione tempestiva
dell’adozione delle misure restrittive della libertà personale alle rispettive
autorità diplomatiche è fatta senza il consenso dell’interessato (cd. obbligo
di notifica indipendentemente dall’assenso del detenuto), come previsto dalla
Convenzione di reciproca assistenza giudiziaria, di esecuzione delle sentenze e
di estradizione (firmata a Roma il 12 febbraio
1971).
Un Accordo italo-marocchino di
riammissione è stato firmato a Rabat il 27 luglio 1998: non ancora ratificato da parte marocchina, viene applicato
di fatto, con una soddisfacente collaborazione bilaterale. La Commissione UE
sta negoziando un Accordo di riammissione comunitario, sul quale Rabat ha
recentemente mostrato flessibilità circa i due punti di sofferenza del
negoziato: l’estensione delle disposizioni dell’accordo alla riammissione di
cittadini di Paesi terzi ed il carattere dei mezzi di prova della provenienza
del clandestino da riammettere, che da parte marocchina si è sempre insistito
dovessero essere di carattere assolutamente concludente, e non semplici indizi.
In cambio, Rabat ha chiesto il sostegno finanziario dell’UE per il
reinserimento dei clandestini da rimpatriare, sulla base di contributo
pro-capite da definire.
In tema di rimpatrio volontario assistito, l’Italia ha finanziato per
una quota pari a 285.000 Euro, insieme ad altri Paesi europei donatori, il
progetto dell’OIM per il biennio 2008-2010 “Assisted Voluntary Return and
Reintegration”. Nella stessa linea si colloca anche il progetto di rimpatrio
volontario regionale, LIMO “Programme for Stranded Migrants in Libya and
Morocco”, finanziato con il contributo sia del Ministero degli Affari Esteri
(750.000 Euro) che del Ministero dell'Interno (300.000 Euro).
Dal 1998 il Marocco beneficia di una quota riservata nell’ambito della programmazione annuale di
ingressi in Italia per lavoratori stranieri (c.d. Decreto Flussi): 1.500 unità
nel 1998 e 1999, 3.000 nel 2000, 1.500 nel 2001, 2.000 nel 2002, 500 nel 2003,
2.500 nel 2004, 4.000 nel 2005 e nel 2006, 4.500 nel 2007. Negli anni
successivi, la quota annuale di 4500 unità è rimasta invariata.
I cittadini marocchini possono inoltre usufruire, dal 2006, a parità con
gli altri Paesi beneficiari, della quota di ingressi per lavoro stagionale,
complessivamente stabilita in 80.000 unità annue, disposizione da ultimo
confermata nel Decreto Flussi stagionali 2010 (pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale n.91 del 20 aprile 2010).
Allo scopo di meglio allocare le quote di ingresso riservate, è stato
concluso nel novembre 2005 un Accordo di lavoro per la “regolamentazione e
gestione dei flussi migratori per ragioni di lavoro” che prevede corsi di
selezione e formazione linguistica e professionale ai fini del reclutamento di
lavoratori marocchini. Un Protocollo esecutivo è stato firmato a Roma il 9
luglio 2007 e definisce le modalità di applicazione dell'accordo, individuando
nell'Agence Nationale pour la Promotion de l'Emploi et des Competences
(ANAPEC), agenzia pubblica di intermediazione per l'inserimento lavorativo,
l’ente esecutore da parte marocchina.
A seguito delle richieste pervenute da parte marocchina, è allo studio
un Addendum all’accordo, che riservi all'ANAPEC la gestione diretta di una
percentuale della quota annuale di ingressi,
anche se il relativo negoziato è da tempo sospeso. Recentemente il
Ministero del Lavoro ha manifestato la volontà di riprendere il negoziato, a
fronte della richiesta marocchina di avviare percorsi di “migrazione
circolare”: si sta studiando la possibilità di inserire nell’Addendum anche
clausole che contengano l’impegno a promuovere meccanismi di ritorno dei
cittadini marocchini in Patria al termine del contratto di lavoro in Italia.
Ciò permetterebbe anche di avviare programmi di formazione e lavoro in Italia -
su fondi disponibili dell’UE - finalizzati al rientro in Marocco dei lavoratori
così formati.
Altre iniziative di sostegno all’integrazione e alla formazione e di
assistenza all’imprenditoria privata sono state avviate da enti locali e
organizzazioni di categoria italiane in collaborazione con la Fondazione Hassan
II per i Marocchini Residenti all’Estero, con la firma, nel dicembre 2010, di cinque Convenzioni di promozione socio-economica.
5. Cooperazione allo sviluppo
La cooperazione italiana in Marocco è definita dal Memorandum d’Intesa firmato in occasione della visita dell’On.
Ministro a Rabat, nel maggio 2009.
Esso definisce le priorità geografiche (regioni del centro e del nord) e
settoriali (lotta alla povertà e migrazioni) della cooperazione nel Paese.
Con circa 10 ME a dono e 6 ME a credito d’aiuto, cui si aggiungono 20 ME
derivanti dalla conversione del debito, l’Italia si colloca al quinto posto
nella classifica dei maggiori donatori bilaterali del Marocco, dopo Francia,
Germania, Giappone e Spagna. È in corso il negoziato per la stipula di un nuovo
Accordo quadro di cooperazione allo sviluppo che sostituisca quello del 1977,
fornendo un assetto giuridico certo ed attuale alle attività di cooperazione,
spesso ostacolate da problematiche di carattere amministrativo quali la
concessione delle esenzioni fiscali sui beni forniti a titolo gratuito dalla
Cooperazione Italiana, i diritti e le agevolazioni da accordare al personale e
agli enti pubblici e privati. Si auspica di giungere alla firma entro la fine
del 2010.
Considerato lo stadio di sviluppo del Paese e del suo settore pubblico
ed in ottemperanza al principio di ownership stabilito nella Dichiarazione di
Parigi e ribadito ad Accra, la DGCS predilige l’affidamento delle iniziative al
Governo beneficiario. Di seguito i settori di intervento.
Risorse idriche. È stato avviato recentemente un programma
da 4,5 ME a dono per l’approvvigionamento di acqua nella provincia di Settat,
dove il tasso di accesso all’acqua potabile è tra i più bassi del Paese (22%).
Sanità di base.
Nella stessa provincia, è in corso un programma destinato alla riabilitazione
di strutture sanitarie di base, alla formazione del personale medico e
paramedico in ambito materno-neonatale ed al rafforzamento istituzionale in
ambito sanitario (circa 2 ME a dono).
Microcredito. Con 1,2 ME a dono e 6 ME a credito d’aiuto
sosteniamo rafforzamento delle associazioni di microfinanza nelle zone rurali
del Paese. Tale contributo iscrive l'Italia nel novero dei donatori che
partecipano al Fondo JAIDA, strumento finanziario fortemente voluto dalla
controparte marocchina per canalizzare l'aiuto internazionale al settore del
microcredito.
Un programma di conversione
del debito da 20 ME è interamente votato ad iniziative di lotta alla povertà.
Il 90% di tale importo è destinato al sostegno di due importanti programmi
nazionali: l’Initiative Nationale de Developpement Humain, lanciata dal Re
Maometto VI (8 ME) ed il Programma nazionale di strade rurali (10 ME). I
restanti 2 ME saranno destinati al rafforzamento della società civile con il
contributo delle ONG italiane.
Migrazioni e partenariato territoriale: E’
in fase di conclusione un progetto da 1,5 ME, affidato all’OIM per la creazione
di alternative socio-economiche alla migrazione irregolare dei minori (Progetto
SALEM). Complessivamente, negli ultimi anni la DGCS ha finanziato programmi in
questo settore per circa 6 ME. A tali importi vanno ad aggiungersi gli
interventi che fanno capo all’iniziativa del progetto Accordi di Programma
Quadro-APQ (con fondi CIPE), per ulteriori 4,5 ME. Ciò è valso all’Italia il
ruolo di capofila, congiuntamente con la Spagna, del gruppo “Migrazioni e
Sviluppo”, istituito dai donatori con l’obiettivo di armonizzare gli Aiuti
Pubblici allo Sviluppo.
È stata avviata una riflessione sull’opportunità di utilizzare
maggiormente lo strumento del credito d’aiuto per sostenere il partenariato
dell’Italia col Marocco in materia di sviluppo ed assicurare la continuità dei
rapporti di cooperazione italo - marocchini.
Da parte italiana, l’utilizzo di crediti d’aiuto sarebbe auspicabile
considerate le scarse risorse che potranno essere allocate sulla componente a
dono negli anni a venire. Da parte marocchina, è sempre più frequente il
ricorso a prestiti concessionali di svariati donatori: Banca Mondiale, Agence
Française de Développement, Cooperazione finanziaria tedesca e Jica (Giappone).
LA QUESTIONE DEL SAHARA OCCIDENTALE
(a cura del Ministero degli Affari Esteri)
aprile 2011
Con l'accordo di Madrid (novembre 1975),
Marocco e Mauritania procedettero alla spartizione del Sahara Occidentale
abbandonato dagli spagnoli. Nel 1979 la Mauritania decise di rinunciare al
controllo della propria porzione di territorio, che fu anch’essa occupata dal
Marocco. Nel 1976 era stata intanto proclamata la Repubblica Democratica Araba
Sahrawi (RASD) che è
riconosciuta da numerosi Paesi (dato soggetto a continue oscillazioni a seguito
della “campagna acquisti” condotta dalle parti) ed ha un seggio in seno
all’Unione Africana.
Scontri armati tra
forze marocchine e militanti del Fronte Polisario (movimento indipendentista
attivo dal 1973, appoggiato da Algeri) si susseguirono fino al 1991, anno in
cui le parti concordarono sui termini del Settlement Plan elaborato in sede ONU. Il Piano prevedeva
l’organizzazione di un referendum, da tenersi l’anno successivo, che avrebbe
dovuto contemplare anche l’opzione dell’indipendenza. Esso prescriveva anche il
cessate-il-fuoco immediato e l’invio nella regione della MINURSO, forza di pace
delle Nazioni Unite, tuttora presente nella regione. Le divergenze tra Marocco e Polisario
riguardo alla formazione delle liste
elettorali e l’identificazione degli aventi diritto al voto impedirono
peraltro l’organizzazione della prevista consultazione referendaria. Nonostante
un tentativo effettuato nel 2001-2003 dall’Inviato Personale del Segretario
Generale, James Baker, per cercare di risolvere la questione (attraverso la
presentazione dell’infruttuoso Piano Baker) si è quindi consolidata una situazione di stallo, che solo nel
corso del 2007 ha visto alcuni sviluppi di rilievo.
In ambito ONU la
questione del Sahara Occidentale è seguita dal Segretario Generale attraverso
il proprio Inviato Personale, che è stato incaricato nel 2007 dal CdS di
avviare e seguire il processo negoziale diretto tra le parti in vista del
raggiungimento di una soluzione giusta e definitiva del contenzioso. Il
Segretario Generale è tenuto a presentare a cadenza annuale un Rapporto sulla
situazione nel Sahara Occidentale.
All’interno della
membership ONU è inoltre stato costituito un gruppo denominato “Group of
Friends”, composto da USA, Francia, Gran Bretagna, Russia e Spagna, che segue
più direttamente l’evolversi della vicenda e che si incarica di redigere e
sottoporre in CdS le pertinenti Risoluzioni.
Nell’aprile 2007
il CdS ha approvato la Risoluzione 1754 che invita Marocco e Polisario ad
avviare un negoziato diretto, ritenuto l’unica opzione per raggiungere una
soluzione giusta, duratura e condivisa del contenzioso sul Sahara Occidentale.
Il negoziato tra le Parti sotto gli auspici delle Nazioni Unite ha preso avvio
nel giugno 2007 e ad oggi si sono svolti quattro round negoziali (l’ultimo il
16-18 marzo 2008) senza peraltro registrare progressi di rilievo. Le posizioni
sono rimaste sostanzialmente sui rispettivi punti di partenza e non si è
entrati in una fase di discussione delle rispettive proposte: un Piano marocchino, che prevede la
concessione di una larga autonomia al Sahara Occidentale nel quadro della
sovranità di Rabat sulla regione (da approvare o respingere da parte delle
popolazioni interessate attraverso un referendum, che dovrebbe costituire,
secondo i marocchini, il libero esercizio del diritto di autodeterminazione
previsto dalle Risoluzioni ONU); un Piano
del Fronte Polisario, che ricalca sostanzialmente il Piano Baker del 2003
(prevedendo lo svolgimento di un referendum popolare con anche l’opzione
dell’indipendenza).
Il 6 gennaio 2009
il Segretario Generale ha nominato come nuovo Inviato Personale per il Sahara
Occidentale il diplomatico statunitense Christopher Ross, in sostituzione
dell’olandese Van Walsum, non più gradito al Polisario e all’Algeria, avendo
affermato di ritenere impraticabile l’indipendenza del Sahara Occidentale e
realistica la sola opzione dell’autonomia. Ross ha cercato di far ripartire il
dialogo tra le Parti con lo svolgimento di incontri informali, propedeutici
alla convocazione del quinto round di colloqui, al fine di creare il clima di
fiducia indispensabile per un buon esito del processo negoziale. Il 9-11 agosto
2009 hanno avuto luogo nei pressi di Vienna gli incontri voluti da Ross, che
non hanno peraltro prodotto particolari risultati se non quello di sbloccare,
seppur parzialmente, la situazione di completo stallo che si trascinava da
oltre un anno.
A partire
dall’ottobre 2009 si è assistito ad un crescere della tensione tra Marocco e
Polisario, a seguito della decisione delle Autorità di Rabat di procedere
all’arresto di sette attivisti saharawi reduci da una visita nei campi profughi
di Tindouf, con l’accusa di “alto tradimento” e di respingere alla frontiera
l’attivista saharawi Aminatou Haidar, in provenienza dalla Spagna. Quest’ultimo
caso si è risolto positivamente grazie anche alle pressioni internazionali
esercitate su Rabat (il Ministro Frattini, al pari dei principali partner
europei, ha manifestato la propria preoccupazione per il deteriorarsi della
situazione dei diritti umani nel Sahara Occidentale, facendo appello alle Autorità
marocchine per una rapida soluzione della vicenda Haidar): dopo aver condotto
per oltre un mese uno sciopero della fame presso l’aeroporto di Lanzarote,
l’attivista ha potuto far rientro presso i propri familiari nel dicembre 2009.
Il caso dei sette
attivisti è invece ancora in attesa di una soluzione definitiva dal punto di
vista giudiziario, non essendo al momento stata ancora fissata la data della
prima udienza del processo nei loro confronti. Quattro degli attivisti sono
peraltro stati nel frattempo rimessi in libertà provvisoria (anche a seguito di
un prolungato sciopero della fame). Il Marocco ha per parte sua a più riprese
accusato il Polisario e gli algerini di tenere in “ostaggio” le popolazioni
saharawi ospitate nei campi profughi di Tindouf, costrette a vivere in
condizioni di estremo disagio (i campi profughi dipendono essenzialmente dagli
aiuti umanitari internazionali) e impossibilitate di fatto a fare rientro nei
territori controllati dal Marocco.
Tali fattori hanno
senza alcun dubbio contribuito a creare un clima di tensione che ha reso ancora
più difficile il già complesso operato di Ross. L’atmosfera poco favorevole al
prosieguo su base costruttiva del dialogo tra Marocco e Polisario, emersa in
occasione del secondo round di colloqui informali organizzati il 10-11 febbraio
2010 nei pressi di New York, è stata confermata il 6 aprile 2010 con la
pubblicazione del Rapporto annuale del Segretario Generale sul Sahara
Occidentale. Nel documento si fa stato della perdurante situazione di stallo
nel negoziato tra Marocco e Polisario e particolarmente significativo per le
attuali prospettive negoziali è l'appello fatto nel Rapporto alla
"immaginazione e creatività" necessarie a sbloccare l'impasse.
Contrariamente alle aspettative saharawi, Ban Ki Moon non ha raccomandato
l’attribuzione alla MINURSO di un mandato anche in tema di rispetto dei diritti
dell’uomo nella regione, mentre ha accolto il desiderio marocchino di veder
sottolineata la necessità di procedere ad un censimento dei saharawi dei campi
di Tindouf, la cui cifra totale sarebbe secondo Rabat “gonfiata” ad arte dal
Polisario e dagli algerini. Con la risoluzione 1920, il 30 aprile il CdS ha
rinnovato fino al 30 aprile 2011 il mandato della MINURSO senza alcuna modifica
sostanziale.
Nel giugno 2010 in
una lettera indirizzata ai membri del Group of Friends (gruppo che segue più
direttamente in ambito ONU l’evolversi della vicenda e di cui fanno parte USA,
FRA, SPA, GB e RUS) osservatori Ross ha ribadito il proprio pessimismo per le
prospettive del negoziato. Il continuo reiterare delle rispettive,
inconciliabili posizioni e la mancanza di volontà delle Parti di entrare in una
fase di discussione di sostanza non lasciano per il momento intravedere una
rapida soluzione al conflitto.
Il terzo round di
negoziati informali ha preso avvio l’8 novembre 2010 a Manhasset, nei pressi di
New York, sotto auspici non certo positivi. La crescente tensione tra le Parti,
collegata al deteriorarsi della situazione dei diritti umani nella regione, ha infatti
contribuito a creare un clima poco favorevole ad un prosieguo su base
costruttiva del dialogo tra le Parti.
La vicenda dei
sette dirigenti saharawi arrestati nell’ottobre 2009 in Marocco di ritorno da
una visita ai campi profughi di Tindouf con l’accusa di “alto tradimento”
(successivamente derubricata); il caso dell’attivista saharawi Aminatou Haidar
che, respinta alla frontiera marocchina nel dicembre 2009, ha potuto far
rientro a Laayoune dalla Spagna solo dopo un prolungato sciopero della fame; il
blocco del programma di visite familiari gestito dall’UNHCR imposto dal
Polisario nel settembre 2010 per divergenze sulle liste dei partecipanti; hanno
preceduto il preoccupante episodio avvenuto a cavallo tra il 7 e l’8 novembre
2010 (proprio alla vigilia dei colloqui informali), allorché lo sgombero con la
forza da parte dei militari marocchini di un accampamento di manifestanti nei
pressi di Laayoune (il campo di Gdim Izik ospitava circa 20.000 saharawi che da
alcune settimane rivendicavano migliori condizioni di lavoro e la concessione
di abitazioni da parte del Governo), ha provocato un pesante bilancio di
vittime e feriti da entrambe le parti.
Secondo la
ricostruzione marocchina, l’intervento delle Forze dell’ordine si è reso
necessario per l’infiltrazione nell’accampamento di elementi collegati al
Polisario e di esponenti della criminalità locale, che avrebbero finito per
operare una vera e propria “militarizzazione” della protesta, che inizialmente
era stata affrontata da Rabat attraverso il dialogo con i manifestanti. Tale
versione dei fatti è stata aspramente contestata da parte saharawi ed il
Polisario ha parlato di un eccidio premeditato compiuto dal Marocco.
In ogni caso, è
apparsa evidente l’impreparazione dell'apparato di polizia marocchino, che non
è riuscito a contenere l’esplodere della violenza, nonché l’inadeguata gestione
dell’episodio sul piano della comunicazione e dell'immagine da parte di Rabat.
Se da un lato è stata orchestrata in alcuni Paesi una campagna mediatica
pro-saharawi (i giornali spagnoli hanno pubblicato vecchie foto delle
operazioni israeliane nella striscia di Gaza facendole passare per immagini
degli incidenti di Laayoune), dall’altro lato appare difficilmente
giustificabile la decisione marocchina di non permettere l’accesso all’area
degli scontri non solo alla stampa internazionale, ma anche agli stessi membri
della MINURSO.
Nel corso dei
colloqui dell’8-9 novembre, pur nel permanere della situazione di stallo dal
punto di vista sostanziale, si sono peraltro registrati alcuni seppur limitati
segnali positivi. Le Parti hanno concordato sullo svolgimento di nuove sessioni
di colloqui informali e per la prima volta sono stati analizzati insieme alle
delegazioni dei Paesi osservatori (Algeria e Mauritania), i dettagli operativi
del programma Confidence Building
Measures gestito dall’UNHCR, raggiungendo un accordo per l’immediata
ripresa dello scambio di visite tra familiari saharawi (già riprese a partire
da gennaio 2011) e l’avvio a breve anche delle visite via terra (su quest’ultimo
aspetto, divergenze di carattere politico tra le parti impediscono di giungere
ad una soluzione: da un lato infatti il Fronte Polisario pretende che le visite
abbiano come terminale i campi profughi stessi, nella porzione di territorio
''subappaltata'' dall'Algeria alla Repubblica Sarhawi Democratica; dall’altro,
nell'ottica marocchina accettare tale principio equivarrebbe ad un
''riconoscimento'' de facto della Repubblica Sarhawi. Di qui la pretesa
marocchina che le visite via terra abbiano come terminale al di la' della
frontiera la localita' di Tindouf, in territorio algerino. l’UNHCR effettuerà
nelle prossime settimane una missione volta a determinare un tracciato che
possa aggirare tali problemi politici). Il rilancio delle CBM è stato oggetto
dell’incontro organizzato dall’UNHCR
a Ginevra lo scorso 9-10 febbraio e che ha visto la partecipazione di Marocco,
Polisario, Algeria e Mauritania. Le parti si sono impegnate a collaborare per
l’attuazione delle misure, riconoscendone la natura prettamente umanitaria.
L’Italia contribuirà anche nel 2011 al programma (con un finanziamento di
30.000 €).
Nei colloqui del
21-23 gennaio si è peraltro registrato un nuovo nulla di fatto, anche se
indiscrezioni di stampa parlano di una nuova iniziativa marocchina volta a dare
nuovo impulso al negoziato. E’ infatti opinione degli osservatori che gli
eventi che stanno scuotendo il Nord Africa stiano stimolando una riflessione da parte marocchina per trovare soluzioni
innovative. Secondo molti gli incidenti di Laayoune, pur se circoscritti ad un
contesto specifico, sono assimilabili a una “rivoluzione dei gelsomini” e non
potranno non avere conseguenze sulle scelte politiche di Rabat. Rimane inoltre
l’incognita dell’impatto sulla posizione internazionale del Marocco che
potrebbero avere i rivolgimenti istituzionali in atto in Egitto e Tunisia i
quali tradizionalmente, nella questione del Sahara Occidentale, sono su
posizioni filo-marocchine.
Sono previste a
breve nuove consultazioni informali a New York, mentre lo scorso 19 aprile è
stato pubblicato il Rapporto Annuale del Segretario Generale ONU che dà risalto
alle recenti iniziative marocchine su scala nazionale per la tutela dei diritti
umani (come l’impegno del Marocco ad accogliere eventuali visite effettuate
nella regione dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani). In linea con i
Rapporti degli anni precedenti, continua a non trovare spazio la richiesta del
Fronte Polisario di estendere il mandato
della MINURSO al monitoraggio in materia di tutela dei diritti umani.
Analogo risalto
agli sforzi marocchini nel negoziato è stato dato lo scorso 28 aprile dalla
Risoluzione di rinnovo del mandato della MINURSO. La Risoluzione è stata
particolarmente apprezzata da Rabat nella parte in cui il CdS, esortando l’Alto
Commissariato per i Rifugiati a considerare l’opportunità di svolgere un
censimento nei campi profughi di Tindouf, si pronuncia su una delicata
questione spesso in passato sollevata da Rabat per mettere in causa la
legittimità del Fronte Polisario a farsi alfiere dell’indipendentismo saharawi.
Posizione marocchina
Per comprendere la
posizione marocchina sulla questione
del Sahara Occidentale, che prevede come unica soluzione il riconoscimento
della sovranità del Marocco sui territori contesi, si deve considerare come la
regione rivesta per il Marocco una particolare importanza, che va ben al di là
delle considerazioni relative alla presenza di risorse economiche sul
territorio. Con la cosiddetta “Marcia Verde” del 1975, ovvero l’occupazione del
territorio sahariano abbandonato dalla Spagna, il Sovrano marocchino Hassan II
probabilmente salvò il trono alauita violentemente scosso dai due falliti colpi
di Stato dei primi anni Settanta. Egli riuscì allo stesso tempo ad
"esiliare" l'esercito nel Sahara - affidandogli una missione che lo
teneva occupato e lontano dai centri di potere - ed a coagulare il consenso
della popolazione intorno alla figura del Sovrano, distogliendo l'attenzione
dalle difficoltà sociali ed economiche e dagli abusi nel campo dei diritti umani.
Da allora la sorte
della monarchia è in qualche modo collegata a quella del Sahara: il grosso
delle forze armate vi rimane dispiegato; i soldati operano in condizioni
difficili ma ricevono doppio salario; le truppe rimangono lontane da Rabat e
dai focolai dell'integralismo islamico.
A ciò si aggiunga
che l'intera popolazione è fermamente convinta che il Marocco sia "nel suo
Sahara" (espressione dell'attuale Re Mohamed VI). Per secoli le frontiere
del Paese sono rimaste fluide: prima del Protettorato il territorio controllato
dal Sultano si estendeva e riduceva a seconda della capacità d'imporsi alle
tribù periferiche, tra le quali, appunto, quelle dell'attuale Sahara
Occidentale. La mappa del Marocco sognato dall'Istiqlal (il partito
nazionalista che guidò la lotta contro il Protettorato e da cui proviene il
Primo Ministro El Fassi) comprendeva non solo il Sahara Occidentale, ma anche
zone oggi facenti parte di Algeria e Mauritania, "sottratte" dalla
Francia al Marocco.
Il riconoscimento della sovranità sul Sahara
Occidentale è in sostanza l'obiettivo preminente, se non l’unico, della
politica estera marocchina. Il Sahara è
costato a Rabat centinaia di morti e comporta il trasferimento nella Regione di
ingenti risorse (un tempo per costruirvi il "muro di protezione" che
divide le "province del Sud", nome che danno i marocchini alla
regione, dai territori controllati dal Polisario; attualmente le necessità
securitarie del Sahara occidentale esigono circa il 7% del PIL). In sostanza il
Marocco non vuole il Sahara per ragioni economiche, ma non può rinunciarvi per
motivi storici e politici.
A tutto ciò deve
essere aggiunta la legittima preoccupazione, condivisa anche da alcuni
osservatori internazionali, per l’incognita costituita da uno Stato indipendente
saharawi – 300.000 persone in un territorio grande quanto la Gran Bretagna – in
un’area dove potrebbero facilmente trovare rifugio formazioni islamiche
integraliste collegate al terrorismo internazionale. Una conferma a questi
timori sembra venire dallo smantellamento di una cellula terroristica nel
Sahara Occidentale, a 200 chilometri dal capoluogo Laayoune, annunciato dalle
autorità marocchine ai primi di gennaio 2011. Dei 27 arrestati, trovati in
possesso di un consistente arsenale di armi, almeno uno sarebbe sicuramente
affiliato alla rete di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI). Tali circostanze
rafforzano la convinzione presso gli osservatori che il Marocco debba essere
ampiamente coinvolto nelle iniziative internazionali per la sicurezza e la stabilità
nella fascia del Sahel.
Posizione del Fronte Polisario
Fondato nel 1973 con lo scopo di ottenere
l'indipendenza del Sahara dall'occupazione militare di Spagna, Marocco e
Mauritania, il Fronte Polisario è il successore del Movimento di Liberazione del
Sahara e svolge nei primi anni di esistenza attività di guerriglia contro le
forze di occupazione straniere. A partire dal 1975 il Polisario si stabilisce a
Tindouf, in Algeria, e viene riconosciuto dall'ONU come l’organismo
rappresentante del popolo saharawi, motivo per il quale vi è un Rappresentante
del Polisario accreditato presso le Nazioni Unite. Il Polisario dipende
fortemente da Algeri sia economicamente che politicamente: anche se formalmente
è un’entità del tutto indipendente, la strategia politica e le decisioni del
Polisario sono da sempre fortemente influenzate da parte delle Autorità
algerine.
Nel 1976 il Fronte
Polisario proclama unilateralmente la Repubblica Democratica Araba Saharawi
(RASD), riconosciuta da numerosi Paesi, principalmente africani e
sudamericani, e dall'Unione Africana, ma non dalle Nazioni Unite. La RASD ha un
governo in esilio con sede a Tindouf, guidato da Mohamed Abdelaziz, che è al
contempo Segretario Generale del Fronte Polisario.
Dopo la firma del
cessate-il-fuoco con il Marocco, avvenuta nel settembre 1991, il Polisario ha
rinunciato a qualsiasi attività bellica ed ha deciso di seguire la via del
negoziato per ottenere l’obiettivo dell’indipendenza del Sahara Occidentale.
Ciononostante il Fronte mantiene un “esercito” di circa 10.000 elementi,
impegnato prevalentemente nella gestione dei campi profughi a Tindouf.
Basandosi su
quanto stabilito dalla Risoluzione 1514 (XV) dell’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite del 1965 (contenente la Dichiarazione sulla Concessione
dell’Indipendenza ai Paesi e Popoli Coloniali) e sul parere emesso dalla Corte
Internazionale di Giustizia dell’Aja nel 1975 su richiesta dell’ONU (che
afferma che il Sahara Occidentale non era terra nullius al momento della
colonizzazione spagnola e che pertanto deve rientrare nelle previsioni della
Risoluzione 1514) il Polisario considera il Marocco come potenza coloniale ed i
saharawi come popolo colonizzato.
L’unica possibile
soluzione del contenzioso è quindi per il Polisario, come già evidenziato sopra,
la realizzazione di un referendum che preveda anche l’opzione dell’indipendenza
per permettere alla popolazione di decidere il proprio destino, ritenendo
inaccettabile ogni ipotesi di autonomia.
La proposta di
soluzione presentata dal Fronte nell’aprile 2007 al Segretario Generale,
ricalca sostanzialmente il Piano Baker II del 2003: svolgimento di un
referendum; ammettere al voto, oltre ai saharawi, i marocchini stabilitisi nel
territorio del Sahara Occidentale entro il 1999; proporre tre opzioni agli elettori:
integrazione al Regno del Marocco, indipendenza, autonomia sotto sovranità
marocchina.
La questione del Sahara Occidentale nel contesto internazionale
Per quanto riguarda il ruolo assunto dagli attori
internazionali, l'Unione Europea si è da
sempre concentrata maggiormente sulla cooperazione a livello umanitario, ma a
livello politico gli stati membri hanno sostenuto posizioni differenti. In
particolare, la Francia ha sempre
appoggiato le posizioni del Marocco, in quanto alleato storico e perno della
presenza francese nella regione. Per quanto riguarda gli Stati Uniti la politica di sostegno alle posizioni marocchine è
legata non solo ai rapporti storicamente buoni fra i due paesi, ma soprattutto
in quanto il Marocco è un alleato nella lotta globale contro il
terrorismo. Con l'elezione di Obama sembra che gli Stati Uniti si siano mossi
in direzione di una maggiore neutralità, vista la recente lettera inviata al re
Mohammed VI in cui si sollecitava una soluzione in ambito ONU. Alcuni hanno
obbiettato che nello stesso tempo gli Stati Uniti hanno dato il proprio
appoggio alla proposta marocchina di dare autonomia alla regione mantenendola,
però, sotto il proprio controllo.
La cooperazione con il
Marocco nella regione è anche fondamentale a causa dello sviluppo di
organizzazioni terroristiche di matrice islamista sul territorio, considerate
un pericolo dal governo statunitense. Per questo gli Stati Uniti hanno
proposto delle iniziative di cooperazione regionale contro il terrorismo,
come la “Trans Sahara terrorism
initiative” che include anche il Marocco oltre a Algeria, Ciad, Mali,
Mauritania, Niger, Senegal, Nigeria e Tunisia. Questa iniziativa prevede non
solo degli aiuti di tipo economico, ma anche programmi specifici che consentano
ai governi di diventare autonomi nella lotta al terrorismo. Attualmente in Marocco è, ad esempio, in
vigore un programma, in cooperazione con l'Unione Europea, per insegnare alle
forze dell'ordine i metodi per sventare il riciclaggio di denaro da parte dei
movimenti terroristici.
I saharawi sono invece
tradizionalmente sostenuti da tutti i
Paesi africani, che trovano nella Russia
una sponda in seno al “Group of Friends”, e dai Paesi latino americani.
Posizione algerina
L’Algeria
sostiene, condizionandola fortemente, la causa del Fronte Polisario in nome del
principio di autodeterminazione (secondo Algeri non potrebbe essere altrimenti,
tenuto conto della storia stessa algerina e della sua lotta per l’indipendenza)
e della legalità internazionale (in ossequio a tutte le risoluzioni ONU, la
causa Saharawi è ritenuta tuttora una questione di “decolonizzazione”).
Elementi
irrinunciabili per giungere ad una soluzione giusta della questione sono per
gli algerini il riconoscimento del Marocco come potenza colonizzatrice e lo svolgimento
di un referendum con l’opzione dell’indipendenza che garantisca il rispetto
della legalità internazionale.
Contrariamente
alla Mauritania, che ha una posizione più defilata, l'Algeria è da sempre lo
sponsor chiave del Fronte Polisario in ambito internazionale e in particolare
in seno alle Nazioni Unite. Non a caso sia il “governo” della RASD in esilio
che i campi profughi saharawi si trovano in territorio algerino. In questo
senso è assai evidente l’influenza che può avere l’Algeria sulle linee politiche
e sulle decisioni della dirigenza del Polisario.
Per gli algerini
la responsabilità di trovare una soluzione alla questione del Sahara
Occidentale ricade interamente sulle Nazioni Unite e vi è un rifiuto di
principio dell’Algeria, ribadito anche recentemente a fronte di allusioni
neanche troppo velate da parte marocchina, a prendere parte ad eventuali
negoziati tra le Parti, non avendo “niente da reclamare e nulla da offrire”.
In realtà
l’eventuale riconoscimento della sovranità marocchina sul territorio del Sahara
Occidentale costituirebbe per Algeri, opposta a Rabat da antichi rancori
risalenti spesso all’epoca coloniale, una pesante sconfitta politica ed una
prospettiva inquietante dal punto di vista della sicurezza nazionale.
Posizione italiana
L’Italia ha sempre mantenuto in merito alla
questione del Sahara Occidentale una posizione equilibrata e di equidistanza,
reiterando in ogni occasione di ritenere che solo nell'ambito del dialogo
diretto tra Marocco e Fronte Polisario, sotto gli auspici delle Nazioni Unite,
possa essere trovata una soluzione giusta e duratura del contenzioso sul Sahara
Occidentale che garantisca il diritto all’autodeterminazione del popolo
Saharawi, in linea con quanto previsto dalle pertinenti Risoluzioni del
Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale.
In tale ottica
l'Italia ha a più riprese invitato Marocco e Polisario a mantenere un dialogo
franco, aperto e senza precondizioni, che consenta di ottenere concreti
progressi nell’ambito del processo negoziale condotto sotto l’egida delle
Nazioni Unite. In virtù degli eccellenti rapporti che intratteniamo con tutti
gli attori coinvolti nella vicenda, l’Italia ha in passato anche offerto i
propri buoni uffici in vista dello sviluppo del dialogo tra le Parti.
Vi è un forte
interesse italiano per quanto riguarda gli aspetti umanitari della tematica.
Qui di seguito uno schema riassuntivo delle principali attività di assistenza
realizzate in favore della popolazione saharawi.
Il Ministero degli
Affari Esteri interviene in favore dei circa 200.000 profughi saharawi ospitati
nei pressi di Tindouf attraverso: 1) la fornitura di beni alimentari sul canale
bilaterale (per un valore di 1-1,5 milioni di Euro l’anno circa), 2) contributi
a organismi internazionali (PAM, UNHCR) per la realizzazione di programmi di
emergenza e riabilitazione, contributi alla realizzazione di progetti promossi
da ONG italiane, 3) borse di studio per corsi di laurea e specializzazione
post-laurea presso Università italiane.
1) Tra il 2005 e
il 2007 sono stati consegnati (tramite AGEA – Azienda per le Erogazioni in
Agricoltura, organismo del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali)
beni alimentari per un valore complessivo di 4,5 milioni di Euro. Nel 2008 è
stata effettuata un’ulteriore fornitura di carni avicole per un valore di 1
milione di Euro. L’invio delle forniture alimentari tramite AGEA è condizionata
alla ratifica annuale, da parte del Parlamento, della Convenzione di Londra
sugli aiuti alimentari. Non sono in programma per il 2009 ulteriori donazioni.
2) Nel febbraio
2008 è stato concesso al PAM un contributo di 100.000 Euro per il Programma di
assistenza umanitaria alla popolazione saharawi realizzato dal PAM in
collaborazione con l’UNHCR, la Mezzaluna Rossa algerina e la Mezza Luna Rossa
Saharawi (“Protracted Relief and Recovery
Operation: Assistance to Western Saharan Refugees”). A seguito dell’appello
che il PAM ha rivolto ai donatori agli inizi di giugno 2008 per evitare
l’interruzione delle attività di acquisto e distribuzione dei viveri, sono
stati approvati due contribuiti al Programma sopra citato per un importo
complessivo di 3 milioni di Euro. Una parte del contributo (600.000 Euro) è
destinata al finanziamento di un progetto di assistenza tecnica e capacity bulding per il monitoraggio
sulla distribuzione dei viveri, realizzato dall’ONG italiana CISP. E’
attualmente in fase di erogazione un ulteriore contributo di 300.000 €, che
verrà utilizzato, sulla base delle indicazioni ricevute dalla DGCS direttamente
dai rappresentanti saharawi, per l’acquisto di pasta e di olio vegetale.
Nel marzo 2009 è
stato concesso all’UNHCR un contributo di Euro 254.332 per contribuire alla
realizzazione di interventi volti a migliorare le strutture dei servizi
igienico-sanitari e di approvvigionamento idrico nei campi di Tindouf. Come già
avvenuto nel 2008, è stato concesso anche quest’anno dalla DGMM un contributo
all’UNHCR di circa 60.000 Euro, nell’ambito del programma denominato “Confidence Building Measures” (CBM),
per la realizzazione di scambi di visite tra familiari saharawi residenti nei
campi profughi in Algeria e nella regione del Sahara Occidentale.
3) Sono state
assegnate ai Sahrawi sei borse di studio (confermate nel 2008): tre per corsi
di laurea in medicina e tre per specializzazioni post laurea (1 in ginecologia
e 2 in gastroenterologia). Nel 2008 è stata anche assegnata una borsa di studio
per uno stage in campo medico. Sono in programmazione per il 2009 due ulteriori
borse di studio per corsi di laurea.
Si segnala altresì
che varie Regioni, Enti locali ed ONG organizzano in maniera autonoma rilevanti
iniziative in favore dei profughi saharawi, finalizzate alla raccolta e
donazione di beni di prima necessità e allo svolgimento di incontri o convegni
sulla tematica del Sahara Occidentale. Il trasporto in Algeria e la consegna
nei campi profughi dei beni raccolti in Italia da parte dei donatori avviene di
norma in coordinamento con l’Ambasciata ad Algeri.
Lo sviluppo del terrorismo nella regione
Attualmente la situazione è resa ulteriormente complicata
dal fatto che si sta diffondendo in tutta la regione del Sahel il movimento terroristico Al-Qaeda nel
Maghreb Islamico (AQIM), con cui si sospetta abbia dei legami anche
il fronte Polisario, secondo un rapporto pubblicato dell'European Strategic
Intelligence and Security Center (ESISC) a maggio di 2010. Il movimento
terroristico AQIM nasce con questo nome nel 2007 in Algeria, dove ha la sua
base operativa, dalla decisione del Gruppo Salafita per la Preghiera e il
Combattimento (GSPC), esistente già dal 1998, di integrasi all'interno di Al
Qaeda. Secondo il rapporto dell’ESISC i collegamenti fra il fronte Polisario e
i movimenti di matrice islamista posso essere fatti risalire agli anni Ottanta,
con i contatti fra i giovani che si trovavano nel campo profughi di Tidouf, in
Algeria, e i rappresentanti del Fronte Islamico di salvezza (FIS), partito
algerino di matrice islamista, nato nel 1988 con l'obiettivo di creare uno
stato Islamico governato dalla sharia.
Sempre sulla base del
citato rapporto, un altro esempio dell’esistenza di contatti risale al 1994,
quando i servizi segreti algerini sequestrarono al Gruppo Islamico Armato
(GIA), altro movimento terroristico algerino di matrice islamista passato nato
nel 1992, delle armi che lo stesso governo algerino aveva fornito al Fronte
Polisario. Nel 2008 – si riporta inoltre – sarebbero stati identificati in un
campo di addestramento di AQIM numerose persone provenienti dal Sahara
Occidentale e si stimava che almeno 265 ex combattenti del fronte Polisario si
fossero uniti a AQIM. Un altro caso emblematico è il coinvolgimento di Omar el
Saharaui, un ex leader del fronte Polisario, nel rapimento di tre cittadini
spagnoli avvenuto il 29 novembre 2009 e rivendicato da AQIM. L' uomo è stato
arrestato a febbraio 2010 insieme a un'altra ventina di persone sempre
coinvolte nel sequestro, molte delle quali erano ex combattenti del Fronte
Polisario.
Secondo il rapporto
dell'ESISC, ex combattenti del Fronte in cerca di ulteriori guadagni sfruttano
l'esperienza acquisita in campo militare per partecipare ad attività illegali
come il contrabbando anche in collaborazione con movimenti terroristici che
utilizzano gli stessi mezzi.
Infine, secondo l'ESISC,
la collaborazione fra AQIM e Fronte Polisario sarebbe mutualmente vantaggiosa.
Infatti, AQIM ha bisogno di basi locali per espandere la propria attività,
mentre il Fronte Polisario guadagnerebbe in visibilità e potrebbe sopperire
alla carenza di ideologia che attualmente sta affrontando. Entrambi i movimenti
condividono, poi, la finalità di destabilizzazione rispetto al governo del
Marocco, anche se AQIM ha obiettivi che riguardano un'estensione geografica più
ampia.
La strategia contro il terrorismo e la fallita
cooperazione regionale
La politica del governo marocchino contro il terrorismo si
basa su differenti aspetti: non solo esiste un servizio di intelligence
adeguato ad affrontare la minaccia terroristica e delle politiche preventive
efficaci, secondo il rapporto del dipartimento di stato americano sulla
politica marocchina contro il terrorismo del 2009, ma si lavora anche sul creare un rifiuto della società contro il
terrorismo.
In questo senso sono
state attuate delle riforme da parte del Ministero degli affari islamici per
promuovere l' Islam moderato. Il Marocco ha inoltre basato la propria strategia
sulla cooperazione internazionale soprattutto con Stati Uniti e Unione Europea
che danno aiuti sia materiali sia in termini di competenze.
L'esistenza
di gruppi terroristici che, però, valicano i confini nazionali richiederebbe
anche una cooperazione a livello regionale, su cui lo stesso ministro degli
esteri marocchino ha più volte posto l'enfasi. Il permanere del conflitto nel Sahara occidentale, ha però
fortemente limitato questa possibilità a causa delle rivalità esistenti con
l'Algeria, che a marzo 2010 ha promosso una conferenza fra ministri degli
esteri degli stati del Sahel (Burkina Faso, Ciad, Libia, Mali, Mauritania
Niger) senza invitare il Marocco a partecipare, peggiorando ulteriormente
le relazioni fra i due paesi.
L’accordo di associazione
Le relazioni tra UE e Marocco sono disciplinate dall’Accordo euromediterraneo di associazione, firmato a Bruxelles il 26 febbraio 1996 - nel quadro del Partenariato euro mediterraneo – e, a conclusione del processo di ratifica, entrato in vigore il 1° marzo 2000. Esso rimpiazza il precedente accordo di cooperazione del 1976.
L’accordo
prevede un dialogo politico regolare
a livello ministeriale (nell’ambito del Consiglio di associazione) e di
funzionari, nonché a livello
parlamentare. L’accordo include previsioni in materia di libertà di
stabilimento, liberalizzazione dei servizi, libera circolazione dei capitali,
regole di concorrenza, rafforzamento della cooperazione economica sulle più
ampie basi possibili e cooperazione in materie sociali. L’accordo conferma le
previsioni in materia di libero scambio dei beni manufatti, tra i quali anche i
prodotti tessili, e rafforza le disposizioni in materia di libero scambio di
prodotti industriali, che sono in vigore dagli anni settanta. In linea
generale, le previsioni sull’importazione nell’UE dei prodotti marocchini sono
più flessibili nel nuovo accordo rispetto al precedente. È prevista inoltre una
progressiva e reciproca liberalizzazione
dei prodotti agricoli.
Su tali basi, nel quadro della tabella di marcia per
l'agricoltura adottata il 28 novembre 2005, nel febbraio 2006 la Commissione e
il Marocco hanno avviato i negoziati per migliorare le disposizioni esistenti
sulla liberalizzazione degli scambi per i prodotti agricoli, i prodotti
agricoli trasformati, il pesce e i prodotti della pesca.
A conclusione dei negoziati, il 13 dicembre 2010 è
stato firmato un accordo commerciale bilaterale fra l'UE e il Marocco per i
prodotti del settore agroalimentare e della pesca, che entrerà in vigore una
volta che sarà stato ratificato dal Marocco e sottoposto all'approvazione del
Consiglio e del Parlamento europeo. L'accordo prevede in particolare il
rafforzamento della posizione degli esportatori europei sul mercato marocchino,
soprattutto nel settore dei prodotti agricoli trasformati, che rappresenta un
interesse offensivo importante per l'UE: in tale settore è prevista una
liberalizzazione totale progressiva nei prossimi 10 anni, salvo che per le
paste alimentari, per cui è prevista una limitazione quantitativa. Nel settore
dei prodotti agricoli l'accordo consentirà la liberalizzazione immediata del 45%
(in valore delle esportazioni) degli scambi dell'UE e del 70% di tali scambi in
10 anni. I settori degli ortofrutticoli, delle conserve alimentari, dei
prodotti lattiero-caseari e delle piante oleaginose beneficeranno di una
liberalizzazione totale. Il settore della pesca sarà anch'esso liberalizzato
per i prodotti dell'UE (in misura del 91% in 5 anni e nella sua totalità in 10
anni).
Un altro importante capitolo dell’accordo si riferisce a questioni migratorie e affari sociali. A partire dall’entrata in vigore nel marzo 2000, diversi incontri a livello ministeriale e fra esperti hanno affrontato il tema migratorio, consentendo di stabilire un clima di reciproca confidenza, di affrontare anche questioni molto delicate e di avviare diversi progetti di cooperazione. In linea generale, l’UE sta elaborando una politica dell’immigrazione coerente e complessiva che incorpora aree come migrazione legale, integrazione dei marocchini che vivono legalmente nell’UE, uguale trattamento, riunificazione familiare e armonizzazione dei sistemi di sicurezza sociale. Il rispetto dell’identità culturale è un tema specifico che riceve particolare attenzione. Marocco e UE stanno inoltre collaborando nella lotta alla migrazione illegale.
Come parte di questa politica, la Commissione ha ricevuto dal Consiglio il mandato a negoziare con il Marocco un accordo di riammissione. I negoziati sono tuttora in corso.
Rapporti commerciali e assistenza finanziaria
L’UE è il maggior partner commerciale del Marocco: gli scambi ammontano a circa 21,3 miliardi di euro nel 2010 (di cui 7,7 di importazioni di prodotti marocchini nel territorio UE e 13,6 di esportazioni dell’UE), pari al 60% del commercio marocchino totale. La maggioranza delle importazioni UE riguardano prodotti tessili e agricoli. Gli scambi tra UE e Marocco stanno aumentando rapidamente: tra il 1998 e il 2008 il loro volume è cresciuto di oltre l’80%, raggiungendo il valore di 22,8 miliardi di euro (14,4 di esportazioni UE e 8,4 di importazioni); dopo una restrizione nel 2009, a causa dell’impatto della crisi globale sulla domanda europea, sono nuovamente aumentati nel corso del 2010.
Per quanto riguarda i servizi, nel 2009 l’UE ha esportato per 3,3 miliardi di euro (servizi finanziari in prevalenza ) e importato per 4,2 miliardi (viaggi).
Nello stesso anno l’UE ha investito in Marocco
per 14 miliardi di euro, con un incremento del 13% rispetto al 2007: la cifra
rappresenta quasi il 60% degli investimenti totali nell’area del Maghreb.
A partire dal 2007, nel quadro delle nuove prospettive finanziarie 2007-2013, l’assistenza dell’UE al Marocco, come agli altri paesi del partenariato euro mediterraneo, viene fornita attraverso un nuovo strumento, denominato strumento europeo di vicinato e partenariato (anche detto ENPI) destinato alla frontiera esterna dell’UE allargata[6]. Tale strumento ha sostituito i programmi geografici e tematici precedenti, compreso il programma MEDA[7].
In questo contesto, il programma indicativo nazionale per il periodo 2011-2013[8] ha allocato al Marocco 580,5 milioni di euro per sostenere le cinque priorità identificate congiuntamente per la cooperazione finanziaria: sviluppo di politiche sociali; modernizzazione dell’economia; sostegno istituzionale: governance e diritti umani; protezione ambientale.
Politica europea di vicinato
Il Marocco partecipa – insieme agli altri paesi del Mediterraneo meridionale[9], ai nuovi Stati indipendenti[10], e, a seguito della decisione del Consiglio del 14 giugno 2004, anche agli Stati del Caucaso[11], - alla Politica europea di vicinato, inaugurata dalla Commissione con una comunicazione[12] presentata l’11 marzo 2003 e a più riprese rafforzata, con l’obiettivo di creare una zona di prosperità condivisa e buon vicinato.
Una delle componenti principali della politica europea
di vicinato è rappresentata dai piani di
azione, che vengono concordati dall’Unione europea con ciascuno dei paesi
interessati. Tali piani d’azione, differenziati, per riflettere lo stato delle
relazioni con ciascun paese, le sue necessità e capacità, nonché gli interessi
comuni, definiscono il percorso da seguire per un periodo di 3-5 anni.
Per quanto riguarda il Marocco, il piano d’azione - entrato in vigore nel luglio del 2005, con una durata triennale poi esteso per mutuo consenso - copre le seguenti aree prioritarie:
- rafforzamento del dialogo politico;
- incremento dell’integrazione economica con l’UE, attraverso una più ampia liberalizzazione degli scambi, particolarmente per quanto riguarda i servizi finanziari;
- cooperazione rafforzata sui temi della migrazione, del crimine organizzato e della giustizia;
- cooperazione nelle aree dei trasporti, energia, reti di telecomunicazioni, scienza e tecnologia;
- promozione delle politiche di sviluppo sostenibile; contatti personali tra professionisti operanti nei campi dell’istruzione, della cultura e della sanità pubblica.
Nel quadro della politica di vicinato il 13 ottobre 2008 le parti hanno concordato su un rafforzamento delle relazioni bilaterali, attraverso la concessione al Marocco di uno status avanzato, che ha l’obiettivo di tradurre il rafforzamento del dialogo politico e della cooperazione economica e sociale negli ambiti parlamentare, di sicurezza e giudiziario e nei diversi settori, in particolare agricoltura ambiente energia e trasporti e di favorire la progressiva integrazione del Marocco nel mercato comune e la convergenza legislativa e regolamentare.
I progressi compiuti dal paese nell’ambito della Politica di vicinato sono verificati costantemente dalla Commissione che pubblica regolari relazioni, l’ultima delle quali risale al 12 maggio 2010 e si inserisce nel quarto "Pacchetto PEV" annuale, composto da: una comunicazione che valuta i risultati conseguiti dal 2004, cioè l'anno in cui è stata varata questa politica, 12 relazioni sui progressi compiuti nel 2009 dai 12 paesi che hanno concordato piani d'azione PEV con l'UE e una relazione sui progressi settoriali.
Come indicato dalla
Commissione, il 2009 è stato un anno importante per il rafforzamento del
partenariato UE-Marocco nel quadro dello status avanzato. I risultati positivi
si sono avuti in particolare nel dialogo politico e due dei quattro negoziati
bilaterali in corso si sono conclusi nel 2009, quello sulle controversie
commerciali e quello sulla liberalizzazione dei prodotti agricoli. Il vertice UE-Marocco di Granada del marzo 2010 - il primo mai tenuto
tra l’Unione europea e un paese arabo – secondo la Commissione è venuto a
coronare un anno ricco di progressi. L’obiettivo dei prossimi anni è quello di
tradurre in realizzazioni concrete gli impegni assunti nel quadro dello status
avanzato, soprattutto in materia di convergenza regolamentare, e di mettere in
pratica le numerose riforme annunciate, in particolare quella della giustizia
avviata nel 2009, che è essenziale per il consolidamento dello stato di diritto
e per il miglioramento del clima per gli affari.
Riforme e dialogo politico, inclusa la PESC.
- È stata concordata la costituzione di una commissione parlamentare mista tra Parlamento marocchino e Parlamento europeo, che ha tenuto la sua riunione costitutiva il 5 maggio 2010;
- la modifica del quadro elettorale e il buon svolgimento delle elezioni comunali di giugno 2009 hanno segnato un progresso in materia di pratiche democratiche. L’inserimento delle quote ha consentito di migliorare la rappresentanza politica femminile (il 12 % dei rappresentanti locali invece dello 0.58% delle precedenti elezioni);
- è stata avviata una collaborazione molto promettente tra il Marocco e il Consiglio d’Europa. Il Marocco è stato inoltre il primo paese non europeo a divenire membro del Centro Nord Sud del Consiglio d’Europa;
- il discorso del trono di agosto 2009 interamente dedicato alla riforma della giustizia ne ha definito gli assi principali. Un progetto finanziato dall’UE ha permesso l’installazione di un sistema informatizzato per la gestione dell’intera catena giudiziaria (civile e penale);
- progressi sono ancora necessari nella lotta alla corruzione. Ha iniziato i suoi lavori l’istituto centrale di prevenzione della corruzione e sono stati creati un centro giuridico anti corruzione e un numero verde;
- gli emendamenti alla Carta comunale e una nuova legge sulle collettività locali hanno tradotto la volontà di decentralizzazione del paese e introdotto vantaggi per quanto riguarda la gestione locale. Il re ha proceduto nel gennaio 2010 all’istituzione della Commissione consultiva per la regionalizzazione;
- nell’aprile 2009 il Marocco ha ratificato la Convenzione per i diritti delle persone disabili;
- per quanto riguarda i diritti culturali e linguistici, il Marocco ha organizzato l’insegnamento della lingua Amazigh ai funzionari del ministero dell’interno che si occupano di affari giuridici. Nel 2009 ha iniziato i suoi programmi la rete televisiva in lingua Amazigh.
Commercio e riforme economiche
-
La crisi economica
mondiale ha provocato un parziale rallentamento della crescita marocchina,
passata dal 6% nel 2008 al 5% nel 2009. Il trasferimento di fondi dai
marocchini all’estero, pari al 10% del PIL, è diminuito sensibilmente, a
dimostrazione del deterioramento del mercato europeo dell’occupazione;
-
Importanti misure sono
state assunte per il settore dell’agricoltura, che rappresenta il 15 % del PIL
e occupa il 40% della manodopera;
- malgrado i progressi compiuti, la situazione sociale resta precaria: la povertà affligge il 9% della popolazione, con forti disparità regionali. Più della metà dell’aiuto dell’UE al Marocco è rivolto ai settori sociali per sostenere la lotta alla povertà (sanità, istruzione, habitat insalubre);
- la creazione nel marzo 2009 dell’agenzia marocchina per lo sviluppo degli investimenti, con l’obiettivo di attirare e facilitare gli investimenti stranieri esprime la volontà di migliorare il clima per gli affari, elemento chiave di un rafforzamento delle relazioni economiche tra i partner.
Cooperazione in materia di giustizia, libertà e sicurezza
- Gli scambi di informazione sulle questioni legate alla migrazione legale proseguono. Il miglioramento della cooperazione tra Marocco e Spagna ha permesso di diminuire la migrazione illegale nel corso del 2009. Per contro i negoziati per l’accordo di riammissione non hanno visto significativi progressi nel 2009;
- Il Marocco ha aderito a due protocolli delle Nazioni unite in materia di lotta alla criminalità organizzata, uno sul traffico di armi da fuoco e l’altro sulla tratta di donne e bambini;
-
in materia di uso di
cannabis, il Marocco - che è uno dei maggiori produttori mondiali - ha
intensificato i buoni risultati nella lotta contro questa cultura, in
particolare con la riduzione dell’offerta e lo smantellamento delle rete di
trafficanti. In tale ambito è stata rafforzata la collaborazione con Francia e
Spagna;
- il Marocco ha deciso di aderire alla Convenzione europea sulla cyber criminalità e coopera con il Consiglio d’Europa per la formazione dei giudici su questa materia. E’ stata avviata la preparazione di negoziati in vista di un accordo strategico tra Europol e Marocco.
Esempi di cooperazione settoriale
- trasporti - l’adozione del nuovo codice della strada nel gennaio 2010 costituisce la tappa principale della riforma dei trasporti su strada di persone e merci. Il nuovo codice introduce disposizioni di professionalizzazione del settore e permette di applicare misure più severe. Il primo troncone di 200 km della futura linea ferroviaria ad alta velocità è in corso di valutazione;
- energia - nel novembre 2009 il Marocco ha lanciato il suo programma solare, con una installazione della capacità produttiva di 2000 MW fino al 2020. Nel gennaio 2010 il Parlamento ha adottato la legge sulle energie rinnovabili;
- cambiamenti climatici - il Marocco ha elaborato un piano nazionale di lotta al riscaldamento climatico. E’ stato inoltre concluso uno studio sugli adattamenti al cambiamento climatico nel settore dell’agricoltura. Il Marocco funge inoltre da capo fila nell’attuazione del partenariato sul cambiamento climatico nel quadro della strategia UE-Africa;
- ambiente - il progetto della carta nazionale dell’ambiente e dello sviluppo durevole è stata sottoposta ad una consultazione pubblica a partire da gennaio 2010. La carta fissa i principi fondamentali che guidano l’azione di governo nel settore;
- ricerca - la partecipazione del Marocco al settimo programma quadro dell’UE resta molto significativa: 367 partecipanti marocchini fanno del Marocco il secondo paese mediterraneo. I progetti riguardano sopratutto ambiente, agricoltura e prodotti agroalimentari;
- Istruzione - malgrado i progressi, 1,5 milioni di bambini in età di obbligo scolastico sono tuttora fuori dalla scuola, in maggioranza bambine delle zone rurali. Il piano d’urgenza adottato per il periodo 2009-2012 e dotato di un budget di 3,81 miliardi di euro intende accelerare la riforma dell’istruzione per rendere effettiva la scolarizzazione obbligatoria fino all’età di 15 ani e per stimolare le eccellenze. L’UE ha dato il suo aiuto al sistema educativo attraverso due programmi con un valore di 108 milioni di euro;
-
Erasmus Mundus: dal 2007
al 2009 grazie alle borse di studio dell’UE 294 fra studenti, ricercatori e
membri del personale accademico marocchini hanno seguito periodi di studio
nelle università europee.
L’obiettivo dell’Unione europea è lo sviluppo di relazioni ancora più strette con il Marocco e il sostegno alle riforme politiche ed economiche in corso. Come riconosciuto in occasione dell’ultimo Consiglio di associazione UE-Marocco tenutosi il 13 dicembre 2010, il partenariato con il Marocco ha un valore fondamentale per l'UE, tenuto conto del ruolo che esso svolge non solo nel Maghreb e nel continente africano, ma in tutta la regione mediterranea. Il Marocco continua a contraddistinguersi per la visione e l'impegno nell'ambito sia della politica europea di vicinato, sia dell'Unione per il Mediterraneo. L'UE invita il Marocco a portare avanti il suo contributo alla riflessione in corso sul futuro della politica europea di vicinato. L'UE riconosce e sostiene la scelta strategica del Marocco di ancorare le sue riforme e la sua modernizzazione all'UE. Conferma la sua solidarietà al processo di sviluppo e di apertura progressiva del Marocco e desidera elaborare con quest'ultimo una visione condivisa delle rispettive relazioni per gli anni avvenire.
Diritti umani
Della situazione dei diritti umani in Marocco e delle iniziative assunte dall’UE dà conto l’undicesima relazione sui diritti umani nel mondo, presentata l’11 maggio 2010.
La relazione ricorda che le riunioni del consiglio di associazione UE-Marocco rappresentano per l’UE un’occasione per riconoscere le riforme intraprese dal Marocco negli ultimi anni per consolidare i diritti umani ed estendere la portata delle libertà individuali. L'UE appoggia il Marocco nella preparazione di una strategia nazionale e un piano d'azione in questo campo.
L'UE ha appoggiato altresì il lavoro della Commissione per la giustizia e la riconciliazione ("Instance Equité et Réconciliation" - IER), inteso a creare una nuova cultura di rispetto per i diritti umani. L'UE ha incoraggiato il Marocco a proseguire serie riforme del sistema giudiziario.
Per quanto riguarda le elezioni comunali tenutesi il 12 giugno 2009, il Consiglio si compiace delle riforme introdotte (p. es. un nuovo codice elettorale) per assicurare il buon esito di questo esercizio. L'UE si è anche compiaciuta per il consistente aumento del numero di donne elette in queste elezioni grazie, in parte, a una modifica della legislazione.
L'UE ha accolto con favore la riforma del codice di famiglia per promuovere il ruolo delle donne nella società. Sono stati fatti grandi sforzi per combattere la violenza contro le donne, soprattutto istituendo un sistema di informazione e organizzando campagne di sensibilizzazione della popolazione.
Le principali preoccupazioni dell'UE si accentrano su carenze importanti in materia di libertà di associazione e libertà di espressione. Recentemente, l'UE ha altresì osservato una deteriorazione della situazione dei difensori dei diritti umani, soprattutto se originari del Sahara occidentale.
.
Abdelwahed RADI è
nato a Salé nel 1935. Fa parte dell’Unione Socialista delle Forze Popolari –
U.S.F.P.
Professore di
psicologia sociale presso la Facoltà di lettere e scienze umane dell’Università
di Rabat.
Dal 1963 è
deputato presso la Camera dei Rappresentanti e dal 1989 è membro del “Bureau
Politique” dell’Unione Socialista delle Forze Popolari – U.S.F.P.
Nel 1971 ha
ricoperto la carica di Segretario Generale del Sindacato Nazionale
dell’Insegnamento Superiore.
Nel periodo
1983-1985 è stato Ministro della Cooperazione e, dal 1985 al 1986, ha svolto le
funzioni di Segretario Generale dell’Unione Arabo-Africana.
Oltre alle
suddette cariche, Abdelwahed Radi è stato Presidente del Gruppo Socialista
(1977-1983); Presidente del Consiglio Comunale (1976); Presidente del Consiglio
Provinciale di Kénitra (1984-1997); Deputato della circoscrizione di Sidi Yahya
Ksibia (1993-1997) e Presidente della regione del “Ghard Chrarda Benihssen”
(1998).
E’ stato rieletto
Presidente della Camera dei Rappresentanti il 9 aprile 2010; il Presidente Radi
aveva già esercitato tale carica durante la 6° legislatura (1997-2002) e la 7°
(2002-2007).
Nel 2007 è stato
nominato Ministro della giustizia nel Governo di Abbas El Fassi, incarico che
ha esercitato fino al 4 gennaio 2010.
Il Presidente Radi
ha co-presieduto, congiuntamente al Presidente del Parlamento europeo, il Forum parlamentare Euro-Mediterraneo
fino alla sua trasformazione in Assemblea parlamentare euromediterranea,
svolgendo un ruolo incisivo per la sua istituzione ed in tale veste ha
partecipato alla Sessione inaugurale dell’APEM tenutasi ad Atene, nel marzo
2004, nell’ambito della quale ha lasciato il testimone – come rappresentanti
dei Paesi terzi mediterranei nel Bureau di Presidenza – al Presidente
dell’Assemblea del Popolo d’Egitto, Sorour, e al Presidente della Camera dei
deputati della Tunisia, Fouad Mebazaa.
Ha, inoltre,
svolto un importante ruolo a favore della creazione dell’Assemblea Parlamentare del
Mediterraneo (PAM), di cui è stato
eletto primo Presidente, durante la seduta inaugurale, svoltasi ad Amman il 10 e 11 settembre 2006. Il Presidente
Radi è stato riconfermato a tale
carica nel marzo 2011.
Nella sua qualità
di Presidente della Camera dei Rappresentanti, egli ricopre altresì la carica
di Presidente dell’Assemblea
parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM), di cui il Marocco
detiene la Presidenza di turno (marzo
2011 – marzo 2012).
Nato a Berkane il 18 settembre 1940, dopo aver
completato gli studi elementari e secondari a Kenitra e Tangeri, ha conseguito
la laurea in giurisprudenza presso l’Università Mohammed V di Rabat.
Inizia la propria carriera professionale nel 1964
come avvocato nel Foro di Rabat, prima di diventare Presidente del Foro degli
avvocati della stessa città negli anni 1975 e 1977.
E’ entrato giovanissimo nei quadri del Partito
dell’Istiqlal (Indipendenza), essendo stato eletto membro del Consiglio
Nazionale nel 1962. Nel 1974 accede per la prima volta al Comitato esecutivo
dell’Istiqlal.
Nel 1971, è stato designato come Segretario
Generale della Lega marocchina dei diritti umani.
A partire dal 1977 entra a far parte della
compagine governativa ricoprendo l’incarico di Ministro dell’Habitat fino al
1981, quando viene nominato Ministro dell’Artigianato e degli Affari Sociali.
Dal 1985 al 1990 ricopre funzioni di Ambasciatore
del Marocco a Tunisi e di Rappresentante Permanente presso la Lega Araba.
Nel 1990 diviene Ambasciatore del Marocco a Parigi,
incarico che ricopre fino al 1994.
Rientrato in Marocco si dedica alla vita politica e
nel 1998 viene eletto Segretario Generale dell’Istiqlal, incarico nel quale è
stato confermato in due successive occasioni (2003 e 2008).
Dal 2000 al 2002 è Ministro del Lavoro, della
Formazione Professionale, dello Sviluppo Sociale e della Solidarietà.
A seguito dell’affermazione dell’Istiqlal nelle
elezioni legislative, nel settembre 2007 viene nominato Primo Ministro da Re
Mohamed VI.
E’ sposato e padre di quattro figli.
Nato il 12 aprile 1958 a Casablanca, dopo avere ottenuto, nel giugno
1976, il Diploma di Maturità in Scienze Matematiche presso il Liceo Descartes
di Rabat, Taieb Fassi Fihri riceve, nel 1980, il titolo di Ingegnere per
l’Applicazione della Statistica presso l’Istituto Nazionale della Statistica e
dell’Economia Applicata (INSEA) di Rabat
Nel 1981, ottiene il Diploma di secondo ciclo degli
studi universitari in “Economia Pubblica e Pianificazione” presso l’Università
di Parigi 1 - Pantheon-Sorbona e, nel 1984, il Dottorato in Analisi e Politica
economica presso l’Istituto di Studi Politici di Parigi.
Tra il 1983 ed il 1984 ricopre l’incarico di Professore in Microeconomia presso
l’Università di Parigi VII e di Ricercatore presso l’Istituto Francese di
Relazioni Internazionali.
A partire dal 1986 assume l’incarico
di Direttore Generale per le Relazioni con la Comunità Europea presso il
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione.
Nel 1989 diviene Capo di Gabinetto del Ministro di
Stato per gli Affari Esteri e la Cooperazione.
Nel 1993 viene nominato Segretario di Stato agli
Affari Esteri e alla Cooperazione, incarico che mantiene nei Governi successivi
fino al novembre 2002, quando viene nominato Ministro Delegato agli Affari
Esteri ed alla Cooperazione.
Nel 1998 assume l’incarico di Capo di Gabinetto del
Re e nel 2002 viene designato come coordinatore, responsabile e capo
delegazione nell’ambito del negoziato con gli Stati Uniti per la conclusione di
un Accordo di libero scambio.
Dal 15 ottobre 2007 ricopre l’incarico di Ministro
per gli Affari Esteri e la Cooperazione.
Praise be to God May
peace and blessings be upon the Prophet, His Kith and Kin.
My loyal subjects, (M4C note: Cha3biya al 3aziz
literally translates into “My Dear People”).
My address to you today will concern the launching
of the next phase of the advanced regionalization process, the impact such a
development can have in terms of strengthening our democratic development model
and the substantial revision of the Constitution it implies. The latter should
serve as the cornerstone of the new, comprehensive reforms I intend to
initiate, as part of the continuing interaction with all of the nation’s
stakeholders.
I should like, first, to praise the report of the
Advisory Committee on Regionalization. On 3 January 2010, I had asked the
Committee to prepare a general conception for an advanced Moroccan
regionalization model.
In this regard, I wish to commend the work done by
the chair and members of the Committee, and to praise the constructive
contribution of political parties, trade unions and civil society organizations
to this particularly important project.
Consistent with what I had announced in my address
on 20 August 2010, commemorating the anniversary of the Revolution of the King
and the People, I call on everyone to continue contributing to this general
plan to bring it to maturity, through a wide-ranging, constructive national
debate.
The Committee proposed a gradual approach, namely
to institute advanced regionalization through the enactment of a law, under the
current institutional framework, until the right conditions are therefore the
constitutionalization of regionalization.
However, considering our accomplishments in the
area of promoting democracy, I personally consider that Morocco is in a
position today to start enshrining advanced regionalization in the
Constitution.
I have opted for this confident, forward-looking
initiative to make sure broad regionalization will stem from the direct free
will of the people, through a constitutional referendum.
Ever since my accession to the Throne, I have
sought to bring about the right conditions for thorough institutional reform.
Accordingly, I have decided that the constitutionalization of regionalization
should be based on several key guidelines, including the following:
- Give the region its rightful place in the
Constitution as a territorial entity, within the framework of the unity of the
State, the nation and the territory, keeping in mind the requirements of
balance and national solidarity at inter- and intraregional levels;
- Stipulate that regional councils shall be elected through
direct universal suffrage, and that regional affairs shall be run in accordance
with democratic principles;
- Empower the presidents of regional councils – instead of
governors and walis – to implement council decisions;
- Promote the participation of women in the management of
regional affairs in particular, and the exercise of political rights in
general; in this respect, the law should favour equal access by women and men
to elected office;
- Review the composition and powers of the House of
Councillors thoroughly and in such a way as to enhance the regions’
representation in the House. As regards the representation of trade unions and
professional organizations, it remains guaranteed by several institutions,
particularly the Economic and Social Council, the aim being to rationalize the
performance of institutional bodies.
Our ultimate objective is to strengthen the
foundations for a Moroccan regionalization system throughout the Kingdom,
particularly in the Moroccan Sahara provinces. It should be based on good
governance which guarantees a new, more equitable system for sharing not only
powers, but also resources between the central authority and the regions.
What I do not want is a ‘two-speed’ regionalization,
with fortunate regions that have the resources required for their progress on
the one hand, and underprivileged regions lacking the requisites for
development, on the other.
My loyal subjects,
To ensure the efficiency of the regionalization
process, I have decided that it should be part of a comprehensive
constitutional reform which is designed to upgrade and revamp state
institutions.
Needless to say, many significant accomplishments
have been made thanks to an innovative concept of authority, far-reaching
political reforms, major development projects and groundbreaking, historical
reconciliations. Through these achievements, we have managed to firmly
establish a set of sophisticated political and institutional practices which
are actually ahead of what is allowed by the current constitutional framework.
I am fully aware of the immense challenges ahead,
of the legitimate aspirations expressed, and of the need to preserve
accomplishments and redress inadequacies. I am just as deeply committed to giving
strong momentum to the substantial reforms under way, of which a democratic
constitution is both the basis and the essence.
The sacred character of our immutable values,
which are unanimously supported by the nation – namely Islam as the religion of
a state which guarantees freedom of worship; Imarat al-Muminin (Commandership
of the faithful); the monarchy; national unity and territorial integrity; and
commitment to democratic principles – provides solid guarantees for a historic
consensual agreement and a new charter between the Throne and the People.
Building on the above, unshakable frame of
reference, I have decided to introduce a comprehensive package of
constitutional amendments based on the seven key elements below:
1. Enshrine in the Constitution
the rich, variegated yet unified character of the Moroccan identity, including
the Amazigh component as a core element and common asset belonging to all
Moroccans;
2. Consolidate the rule of law and the institution-based
State; expand the scope of collective and individual freedoms and guarantee
their practice; promote all types of human rights – political, economic, social
and cultural rights as well as those relating to development and the
environment – especially by inscribing, in the Constitution, the Justice and
Reconciliation Commission’s well-founded recommendations as well as Morocco’s
international commitments in this domain.
3. Elevate the judiciary to the status of an independent
power and reinforce the prerogatives of the Constitutional Council to enhance
the primacy of the Constitution, of the rule of law and of equality before the
law;
4. Strengthen the principle of separation of powers, with the
relating checks and balances, and promote the democratization, revamping and
rationalization of institutions through the following:
* A parliament emerging from free, fair elections, and in
which the House of Representatives plays the prominent role; expand the scope
of legislative action and provide parliament with new powers that enable it to
discharge its representative, legislative and regulatory mission;
* An elected government which reflects the will of the
people, through the ballot box, and which enjoys the confidence of the majority
of the House of Representatives;
* Confirming the appointment of the Prime Minister from the
political party which wins the most seats in parliamentary election, as
attested by election results;
* Consolidating the status of the Prime Minister as the head
of an effective executive branch, who is fully responsible for government,
civil service and the implementation of the government’s agenda;
* Enshrining, in the Constitution, the Governing Council as
an institution and specifying its prerogatives;
5. Shore up constitutional mechanisms for providing guidance
to citizens, by invigorating the role of political parties within the framework
of an effective pluralistic system, and by bolstering the standing of
parliamentary opposition as well as the role of civil society;
6. Reinforce mechanisms for boosting moral integrity in
public life, and establish a link between the exercise of power and the holding
of public office with oversight and accountability;
7. Enshrine in the Constitution the institutions concerned
with good governance, human rights and protection of liberties.
My loyal subjects,
Consistent with a standard practice of resorting
to a participatory approach in all the major reforms we have introduced so far,
I have decided to set up an ad hoc committee for the revision of the Constitution.
In selecting committee members, special attention will be paid to competence,
impartiality and integrity.
The committee will be chaired by Mr. Abdeltif
Mennouni who is known for his wisdom and who has vast knowledge and great
experience in constitutional and legal matters.
I call on committee members to listen to political parties, trade unions, youth
organizations and qualified civil society groups, intellectuals and scholars,
to work closely with them and to seek their views.
The committee is expected to report back to me
within next June.
These general guidelines are meant to lay dawn a
frame of reference for the committee’s action. Still, the committee is
encouraged to show resourcefulness and creativity in order to come up with an
advanced constitutional system which is suitable for Morocco, now and into the
future.
Until the new draft constitution is submitted to
the people via referendum for adoption and implementation, and pending the
establishment of the institutions to be called for in the new constitution, the
existing institutions will continue to discharge their mission, in accordance
with the provisions of the current Constitution.
I call on everyone to be mobilized in order to
ensure the success of this crucial constitutional undertaking, to show
determination, commitment and a keen sense of purpose, and to put the nation’s
best interests above all other considerations.
I should like to say how proud I am of the sincere
patriotism shown by my loyal people across the Kingdom, by committed political
parties and trade unions and by our ambitious youth. I hope the broad national
debate will cover issues that are of crucial importance for the nation and the
citizens.
The launching, today, of this constitutional
reform is a milestone in the consolidation of our distinctive model which is
based on democracy and the pursuit of development.
To support this major step, we shall continue to press ahead with thorough
reforms in the political, economic, social and cultural domains, and in development-related
sectors. We shall see to it all institutions and agencies fulfil their mission
in an optimal manner, observe good governance standards, promote social justice
as best they can and foster conditions that are conducive to dignified life.
“I only desire (your) betterment to the best of my
power; and my success (in my task) can only come from Allah. In Him I trust,
and unto Him I look.”
True is the Word of God.
[1] Fonti: The Cia Worldfactbook 2011, Ministero degli Affari Esteri, fonti di stampa.
[2] Fonte: sito Unione Interparlamentare (UIP).
[3]
Fonte: MAE, “Osservatorio di Politica
Internazionale”, FOCUS del Centro Studi Internazionali, Mediterraneo e Medio
Oriente, gennaio-marzo 2011.
* fonte: CIA, World Factbook, 2011
[4] Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la libertà di Internet come riportata da OpenNet Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la condizione della libertà economica come riportata dall’Heritage Foundation; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).
[5] Sono attualmente membri della PAM i seguenti
Paesi: Albania, Algeria, Bosnia Erzegovina, Croazia, Cipro, Egitto, Francia,
Grecia, Israele, Italia, Giordania, Libano, Libia, Malta, Monaco, Montenegro,
Marocco, Palestina, Portogallo, Serbia, Slovenia, Siria, Ex repubblica
iugoslava di Macedonia, Tunisia e Turchia. Membri associati e Organizzazioni
con status di osservatori sono:
Romania, San Marino, l’Unione del Maghreb arabo e l’Assemblea della UEO.
[6] Regolamento CE 1638/2006 del 24 ottobre 2006. Il nuovo strumento dispone di una dotazione finanziaria di 11 miliardi di euro per l’intero periodo.
[8] Per il periodo 2007-2010 il Marocco ha beneficiato di assistenza finanziaria per 654 milioni di euro.
[9] Algeria, Autorità palestinese, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Libia, Marocco, Siria, Tunisia.
[10] Bielorussia, Moldova, Ucraina.
[11] Armenia, Azerbaigian e Georgia.
[12] COM(2003)104.