Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Incontro con l'Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia presso la III Commissione Affari esteri
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 217
Data: 05/04/2011
Descrittori:
AMBASCIATORI   MAROCCO
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

 

Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Incontro con l’Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia presso
la III Commissione Affari esteri

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 217

 

 

 

5 aprile 2011

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4939 / 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi e Uffici:

Servizio Rapporti Internazionali

( 066760-3948 – * cdrin1@camera.it

 

 

 

 

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: es0748.doc

 


INDICE

Scheda sintetica politico-istituzionale

Gli eventi di inizio 2011

Marocco (Da Osservatorio di politica internazionale “Focus Mediterraneo e Medio Oriente”, gennaio/marzo 2011, a cura del CeSI)9

Le riforme istituzionali proposte da Mohammed VI

Discorso di Re Mohammed VI del  9 marzo 2011  13

Appendice 1

§      Scheda-paese Regno del Marocco, a cura del Servizio Rapporti Internazionali21

§      ’Questione del Sahara Occidentale’, a cura del Servizio Rapporti Internazionali45

Appendice 2

§      ’Rapporti bilaterali Italia-Marocco’, a cura del Servizio Rapporti Internazionali59

Appendice 3

§      ’Relazioni parlamentari’, a cura del Servizio Rapporti Internazionali75

Appendice 4

§      ’Biografia di Hassan Abouyoub’, a cura del Servizio Rapporti Internazionali83

Appendice 5

§’Il Marocco e la sfida delle riforme, Intervista ad Hassan Abouyoub, Ambasciatore del Marocco’, in: www.ilmediterraneo.it, 7 febbraio 2011 (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)87

 


SIWEB

Scheda sintetica politico-istituzionale


Casella di testo: SCHEDA PAESE
politico-parlamentare

n. 19 – 5 aprile 2011

Marocco                          

 


Il quadro istituzionale

Il Regno del Marocco è una monarchia costituzionale.

In base alla Costituzione del 1972, il re nomina e revoca il primo ministro, e, su proposta di questi, i ministri. Il re può anche sciogliere il Parlamento e partecipa al potere legislativo sanzionando le leggi. In seguito alla riforma costituzionale del 1996, la Camera dei consiglieri ha il potere, con una maggioranza di due terzi, di sfiduciare il governo.

Sempre a seguito della riforma costituzionale del 1996, che ha appunto istituito la seconda camera, la Camera dei consiglieri, il Parlamento è bicamerale. La Camera dei rappresentanti è composta da 325 deputati eletti per cinque anni a suffragio universale diretto con sistema proporzionale su base circoscrizionale e di liste nazionali riservate a candidate donne, in modo da garantire che almeno il 10 per cento degli eletti appartenga al sesso femminile (a seguito della riforma elettorale del 2002). La Camera dei consiglieri è composta da 270 membri, eletti con un mandato di nove anni (un terzo dell’assemblea è rinnovato ogni tre): 162 membri sono eletti dalle assemblee elettive locali; 81 dalle camere di commercio e 27 dai sindacati. Il bicameralismo non è perfetto, in quanto la Camera dei consiglieri ha la prerogativa di avviare la legislazione e quella di rivolgere mozioni di censura al governo.

Secondo Freedom House, il Marocco è uno “Stato parzialmente libero”, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit  lo classifica come regime autoritario (cfr. infrala tabella Indicatori internazionali sul paese). Al riguardo, per quel che concerne il rispetto delle libertà politiche e civili, merita segnalare l’esistenza di un effettivo multipartitismo, anche se il carattere frammentato del sistema partitico non appare in grado di bilanciare la forte influenza regia nella vita politica. Inoltre, il movimento islamista “Giustizia e Carità”, che appare riscuotere un significativo consenso nella popolazione, è formalmente illegale, anche se tollerato nella pratica. Lo Stato ha il controllo dei mezzi di comunicazione di massa, anche se la popolazione marocchina ha accesso ai canali satellitari stranieri. Esiste una diffusa stampa indipendente, sia pure osservatori internazionali registrino una legge sulla stampa restrittiva ed episodi di pressione ed intimidazione da parte delle autorità pubbliche sui giornalisti. In particolare, Human Rights Watch evidenzia come la legge sulla stampa punisca con l’incarcerazione la diffusione “maliziosa” di “informazioni false” suscettibili di disturbare l’ordine pubblico o per discorsi che risultino diffamatori e offensivi per membri della famiglia reale o che minaccino “L’Islam, l’istituzione monarchica e l’integrità territoriale marocchina”. Anche le associazioni non governative indipendenti sono numerose e generalmente libere, anche se si registrano ostacoli alla legalizzazione di organizzazioni che operano in determinati settori quali quello dei diritti del popolo Saharawi, dei berberi, degli immigrati provenienti dall’Africa sub-sahariana. Secondo OpenNet Initiative (rilevazioni 2008), non vi sono prove di “filtraggio” di siti in materia politica (neanche per i siti che si occupano della questione Saharawi) mentre vi sarebbe un “filtraggio selettivo” per i siti in materia sociale e di sicurezza. In questo contesto, il 9 marzo con un discorso televisivo, re Mohammed VI ha annunciato un programma di riforme costituzionali (cfr. box sotto)

Le modifiche costituzionali annunciato da re Mohammed VI

Il discorso di re Mohammed VI ha in primo luogo assicurato un rilancio del processo di regionalizzazione del paese (anche con riferimento al Sahara occidentale), prevedendo, tra le altre cose, l’elezione diretta dei consigli regionali a suffragio universale; l’attribuzione ai presidenti dei consigli regionali, invece che ai governatori, del compito di attuare le decisioni dei consigli; la promozione della partecipazione delle donne nella gestione degli affari regionali; la revisione della composizione del camera dei consiglieri in modo da accrescere la rappresentanza delle regioni.

Il re ha poi annunciato un programma in sette punti di riforme istituzionali, la cui stesura sarà affidata ad un Comitato presieduto da Abdeltif Mennouni, costituzionalista marocchina, che dovrà concludere i suoi lavori entro il prossimo giugno, per poi sottoporre le modifiche a referendum:

1.       inclusione nella Costituzione del carattere plurale dell’identità marocchina, anche con riferimento alla componente berbera

2.       consolidamento dello stato di diritto, attraverso l’espansione delle libertà individuali e collettive e garanzia del loro esercizio

3.       rafforzamento dell’indipendenza della magistratura

4.       rafforzamento della separazione dei poteri, con un Parlamento liberamente eletto nel quale la Camera dei rappresentanti eserciti il ruolo preminente, potenziandone i poteri legislativi; con un governo che emerga dalle elezioni, che goda della fiducia del Parlamento e la cui guida sia affidata al leader del partito maggioritario in Parlamento

5.       rafforzamento del ruolo dei partiti nella vita politica e civile

6.       rafforzamento di meccanismi di vigilanza e di etica pubblica nell’esercizio delle funzioni pubbliche

7.       previsione nella Costituzione di istituzioni di vigilanza sui diritti umani e per la protezione delle libertà

Il testo del discorso di Mohammed VI è riprodotto infra nel presente dossier

 

La situazione politico-sociale

Capo dello Stato, dalla morte di re Hassan II nel 1999, è il re Mohammed VI (n. 1963).

Con riferimento ai dati socio-economici assunti come possibile parametro di interpretazione dei recenti eventi in Nord-Africa e Medio Oriente, si segnala che nel 2009 il PIL marocchino è cresciuto del 7 per cento; il PIL pro-capite è di 2.847 dollari; la percentuale di popolazione compresa tra i 15 e i 24 anni è del 20 per cento, e quella compresa tra i 15 e i 29 anni è del 29 per cento; il tasso di scolarizzazione secondaria è del 35 per cento mentre la disoccupazione giovanile è del 18,3 per cento (19,1 maschile e 16,1 femminile). Nel 2008 il tasso di penetrazione di Internet risultava del 38 per cento.

Il Marocco è stato interessato dalle proteste in corso in Nord Africa, anche se le riforme costituzionali annunciate il 9 marzo da re Mohammed VI (cfr. supra)sembrano aver soddisfatto la richiesta di cambiamenti. Di seguito si fornisce una sintetica cronologia degli ultimi eventi:

20 febbraio: si svolgono pacifiche manifestazione di protesta contro il carovita e per le riforme politiche promossa anche via Internet dal movimento liberale per la democrazia e dal gruppo Facebook “movimento del 20 febbraio” costituito per l’occasione. In alcune città si verificano scontri con le forze dell’ordine e nella città di Al Hoceima, nel nord del Paese, si registrano cinque morti all’interno di istituti di credito dati alle fiamme. Esprime sostegno alle proteste, se non violente, anche Molay Hicham El Aloui, cugino del re, soprannominato, per le sue posizioni dissidenti “il principe ribelle”

21 febbraio: il re del Marocco ribadisce il suo impegno per le riforme

3 marzo: il re istituisce un nuovo Consiglio nazionale dei diritti dell’uomo, con poteri più incisivi del precedente “Consiglio consultivo dei diritti dell’uomo”, che aveva, appunto, solo funzioni consultive, e composto da personalità più indipendenti; a presiederlo è chiamato Driss El Yazami, ex militante dell’estrema sinistra in esilio in Francia dal 1970

6 marzo: nuove manifestazioni a Rabat, Casablanca e Tangeri

9 marzo: il re del Marocco annuncia con un intervento televisivo un programma di riforme istituzionali (cfr. supra)

10 marzo: il segretario del partito islamico di Giustizia e Sviluppo, vicino ai fratelli musulmani, esprime soddisfazione per il discorso del re

13 marzo: in nuovi scontri a Casablanca rimangono ferite cinque persone, nel corso del tentativo delle forze dell’ordine di fare irruzione nella sede di un partito di sinistra

20 marzo: il movimento del 20 febbraio convoca nuove manifestazioni per protestare per gli scontri di Casablanca; le manifestazioni si svolgono senza incidenti

 

Per approfondimenti sulla realtà politico istituzionale del Marocco si rinvia alla scheda-paese predisposta dal Servizio Rapporti internazionali.


 

 

Indicatori internazionali sul paese:

Libertà politiche e civili: Stato “parzialmente libero” (Freedom House); regime autoritario (Economist)

Indice della libertà di stampa: 135 su 178

Libertà religiosa: limitazioni alla libertà religiosa (ACS); Islam religione di Stato, riconoscimento della libertà religiosa ma divieto di proselitismo (USA)

Corruzione percepita: 85  su 178

Variazione PIL 2009: + 4,9 per cento

Situazione di cessate il fuoco in conflitto armato interno


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Unione interparlamentare, Freedom House, Human Rights Watch, Arab Reform Bulletin –Carnegie endowment for international peace, Brookings Institution, Ansa, Euronews

 

 

 

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 06 6760-4939 – *st_affari_esteri@camera.it

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: ES0652paese.doc

 


Gli eventi di inizio 2011

 


Marocco
(Da Osservatorio di politica internazionale Focus Mediterraneo e Medio Oriente”, gennaio/marzo 2011, a cura del CeSI)

A differenza degli altri Paesi del Nord Africa, il Marocco sembra essere quello che ha retto meglio l’onda delle proteste di piazza che hanno scosso Nord Africa e Medio Oriente. Sono molte le misure e le iniziative che il governo di Rabat ha tentato di mettere in piedi nel corso degli ultimi due mesi, con l’obiettivo di venire incontro alle richieste della popolazione e prevenire, in questo modo, ulteriori occasioni di dissenso.

In particolare, ha destato molto interesse da parte degli osservatori

internazionali il discorso che re Mohammed VI ha fatto nei primi giorni di marzo. Il Monarca marocchino ha annunciato la nascita di una commissione che lavorerà a una riforma della costituzione, da approvare con un referendum popolare, che prevede la costituzionalizzazione della monarchia e la rinuncia, da parte del Re, al diritto di nominare il Primo Ministro, che sarà scelto dal partito più votato. Saranno rafforzati, inoltre, il ruolo dei partiti politici e il pluralismo e sarà ampliata la libertà di stampa e l’indipendenza della magistratura. La volontà di Rabat è quella di consolidare il modello di democrazia e di sviluppo del Marocco.

Si è trattato del primo discorso pubblico del re dall’inizio delle proteste nel Paese il 20 febbraio e, nonostante queste ultime, Mohammed VI ha sempre rifiutato di lasciare il potere. Le manifestazioni si sono concentrate soprattutto nelle città di Rabat, Casablanca, Marrakech e Tangeri, dove migliaia di cittadini chiedevano maggiore democrazia, un freno alla corruzione e migliori livelli di educazione e sanità. I cortei si sono svolti abbastanza tranquillamente, fatta eccezione per alcuni episodi di violenza, che in una circostanza, nella cittadina costiera di al-Hoceima, nel Nord del Paese, hanno visto la morte di cinque persone, vittime dell’incendio di una banca. Tuttavia, i manifestanti, fatta eccezione per alcune minoranze, non hanno mai rivolto la loro rabbia contro il re, considerato diretto discendente del Profeta Maometto in quanto parte della famiglia degli Alaouiti.

In generale, confrontando la situazione del Marocco con quella degli altri Paesi nordafricani e mediorientali, Rabat ha saputo contenere la rivolta soprattutto per il fatto che importanti riforme erano già state sviluppate da tempo. Dal 2008 il Re aveva dato avvio all’Iniziativa Nazionale di Sviluppo Umano, un piano per migliorare le condizioni di vita della popolazione più povera che ha finanziato, con milioni di euro, piccoli progetti di sviluppo nel settore dell’edilizia, della pesca e dell’agricoltura.

Nonostante questi sforzi, restano tuttavia forti le sperequazioni sociali. A ciò bisogna aggiungere il fatto che tutte le iniziative in campo sociale si devono principalmente agli aiuti americani – non va dimenticato, infatti, che, a differenza del vicino algerino, il Marocco non è ricco di risorse naturali. Ma gli aiuti USA alimentano inoltre anche le Forze Armate, che hanno visto un imponente sviluppo negli ultimi anni e che continuano a mantenere un pesante dispositivo nel Sahara Occidentale per il controllo del territorio e per fronteggiare il Fronte del Polisario. Ne consegue che il governo marocchino rimane strettamente dipendente dall’estero, circostanza che ne indebolisce in qualche modo le sue politiche.

Per quanto riguarda il quadro delle proteste, un ulteriore campanello

d’allarme è rappresentato dal ruolo svolto nell’organizzazione delle

manifestazioni dal gruppo Al-Adl Wal Ihsane (Giustizia e Benevolenza), movimento islamico molto attivo presso le università marocchine che ha come obiettivo la creazione di uno Stato islamico basato sulla sharia ed una maggiore islamizzazione della società marocchina. Di ispirazione sufi, Al-Adl Wal Ihsane ha portato avanti negli ultimi anni un’azione di profonda penetrazione nel tessuto sociale e culturale del Paese, non arrivando a costituire ancora una vera e propria minaccia per la monarchia, ma cominciando ad incanalare il dissenso verso il Re attraverso le proprie istanze conservatrici di stampo islamico.

L’ultimo avvenimento di un certo rilievo si è verificato tra il 12 e il 13 marzo, quando sono stati registrati scontri tra la polizia e circa 100 manifestanti a Casablanca. Le forze di sicurezza in assetto antisommossa hanno sigillato la piazza Mohammed V dove era prevista la manifestazione non autorizzata.

Nel quadro delle riforme economiche che il Marocco sta cercando di attuare, a metà febbraio, Rabat ha annunciato la predisposizione di circa 1.4 miliardi di euro in sussidi per cercare di abbassare i prezzi dei generi di prima necessità. Come riferito dal Primo Ministro El Fassi, queste misure hanno proprio l’obiettivo di compensare la crescita dei prodotti di base sul mercato internazionale.

Va posto in evidenza anche il piano di 600 milioni di euro per rilanciare Tangeri. È la cifra che il governo marocchino e il fondo sovrano della famiglia reale di Rabat hanno messo a disposizione per valorizzare il potenziale turistico della città. Lo scopo del progetto è la riconversione dell’area portuale e lo sviluppo edilizio dell’area interna entro il 2015. La gara d’appalto per la realizzazione del porto turistico è già stata indetta, mentre a breve seguiranno quelle per l’ampliamento del terminale per navi da crociera, per la conclusione del porto da pesca e per lo sviluppo edilizio dell’area interna della città.

Nel settore economico, va ricordata anche l’Unione Europea che, a fine febbraio, ha rinnovato con Rabat l’accordo sulla pesca per altri 4 anni.

L’intesa, nata nel 2007, regola l’accesso dei pescherecci europei nelle acque territoriali marocchine e delinea le politiche per partnership economiche, finanziarie, tecniche e scientifiche.


Le riforme istituzionali proposte da Mohammed VI

 


Discorso di Re Mohammed VI del  9 marzo 2011

Praise be to God May peace and blessings be upon the Prophet, His Kith and Kin.

My loyal subjects, (M4C note: Cha3biya al 3aziz literally translates into “My Dear People”).

My address to you today will concern the launching of the next phase of the advanced regionalization process, the impact such a development can have in terms of strengthening our democratic development model and the substantial revision of the Constitution it implies. The latter should serve as the cornerstone of the new, comprehensive reforms I intend to initiate, as part of the continuing interaction with all of the nation’s stakeholders.

I should like, first, to praise the report of the Advisory Committee on Regionalization. On 3 January 2010, I had asked the Committee to prepare a general conception for an advanced Moroccan regionalization model.

In this regard, I wish to commend the work done by the chair and members of the Committee, and to praise the constructive contribution of political parties, trade unions and civil society organizations to this particularly important project.

Consistent with what I had announced in my address on 20 August 2010, commemorating the anniversary of the Revolution of the King and the People, I call on everyone to continue contributing to this general plan to bring it to maturity, through a wide-ranging, constructive national debate.

The Committee proposed a gradual approach, namely to institute advanced regionalization through the enactment of a law, under the current institutional framework, until the right conditions are therefore the constitutionalization of regionalization.

However, considering our accomplishments in the area of promoting democracy, I personally consider that Morocco is in a position today to start enshrining advanced regionalization in the Constitution.

I have opted for this confident, forward-looking initiative to make sure broad regionalization will stem from the direct free will of the people, through a constitutional referendum.

Ever since my accession to the Throne, I have sought to bring about the right conditions for thorough institutional reform. Accordingly, I have decided that the constitutionalization of regionalization should be based on several key guidelines, including the following:

- Give the region its rightful place in the Constitution as a territorial entity, within the framework of the unity of the State, the nation and the territory, keeping in mind the requirements of balance and national solidarity at inter- and intraregional levels;
-    Stipulate that regional councils shall be elected through direct universal suffrage, and that regional affairs shall be run in accordance with democratic principles;
-    Empower the presidents of regional councils – instead of governors and walis – to implement council decisions;
-    Promote the participation of women in the management of regional affairs in particular, and the exercise of political rights in general; in this respect, the law should favour equal access by women and men to elected office;
-    Review the composition and powers of the House of Councillors thoroughly and in such a way as to enhance the regions’ representation in the House. As regards the representation of trade unions and professional organizations, it remains guaranteed by several institutions, particularly the Economic and Social Council, the aim being to rationalize the performance of institutional bodies.

Our ultimate objective is to strengthen the foundations for a Moroccan regionalization system throughout the Kingdom, particularly in the Moroccan Sahara provinces. It should be based on good governance which guarantees a new, more equitable system for sharing not only powers, but also resources between the central authority and the regions.

What I do not want is a ‘two-speed’ regionalization, with fortunate regions that have the resources required for their progress on the one hand, and underprivileged regions lacking the requisites for development, on the other.

My loyal subjects,

To ensure the efficiency of the regionalization process, I have decided that it should be part of a comprehensive constitutional reform which is designed to upgrade and revamp state institutions.

Needless to say, many significant accomplishments have been made thanks to an innovative concept of authority, far-reaching political reforms, major development projects and groundbreaking, historical reconciliations. Through these achievements, we have managed to firmly establish a set of sophisticated political and institutional practices which are actually ahead of what is allowed by the current constitutional framework.

I am fully aware of the immense challenges ahead, of the legitimate aspirations expressed, and of the need to preserve accomplishments and redress inadequacies. I am just as deeply committed to giving strong momentum to the substantial reforms under way, of which a democratic constitution is both the basis and the essence.

The sacred character of our immutable values, which are unanimously supported by the nation – namely Islam as the religion of a state which guarantees freedom of worship; Imarat al-Muminin (Commandership of the faithful); the monarchy; national unity and territorial integrity; and commitment to democratic principles – provides solid guarantees for a historic consensual agreement and a new charter between the Throne and the People.

Building on the above, unshakable frame of reference, I have decided to introduce a comprehensive package of constitutional amendments based on the seven key elements below:

1.    Enshrine in the Constitution the rich, variegated yet unified character of the Moroccan identity, including the Amazigh component as a core element and common asset belonging to all Moroccans;
2.    Consolidate the rule of law and the institution-based State; expand the scope of collective and individual freedoms and guarantee their practice; promote all types of human rights – political, economic, social and cultural rights as well as those relating to development and the environment – especially by inscribing, in the Constitution, the Justice and Reconciliation Commission’s well-founded recommendations as well as Morocco’s international commitments in this domain.
3.    Elevate the judiciary to the status of an independent power and reinforce the prerogatives of the Constitutional Council to enhance the primacy of the Constitution, of the rule of law and of equality before the law;
4.    Strengthen the principle of separation of powers, with the relating checks and balances, and promote the democratization, revamping and rationalization of institutions through the following:
*    A parliament emerging from free, fair elections, and in which the House of Representatives plays the prominent role; expand the scope of legislative action and provide parliament with new powers that enable it to discharge its representative, legislative and regulatory mission;
*    An elected government which reflects the will of the people, through the ballot box, and which enjoys the confidence of the majority of the House of Representatives;
*    Confirming the appointment of the Prime Minister from the political party which wins the most seats in parliamentary election, as attested by election results;
*    Consolidating the status of the Prime Minister as the head of an effective executive branch, who is fully responsible for government, civil service and the implementation of the government’s agenda;
*    Enshrining, in the Constitution, the Governing Council as an institution and specifying its prerogatives;
5.    Shore up constitutional mechanisms for providing guidance to citizens, by invigorating the role of political parties within the framework of an effective pluralistic system, and by bolstering the standing of parliamentary opposition as well as the role of civil society;
6.     Reinforce mechanisms for boosting moral integrity in public life, and establish a link between the exercise of power and the holding of public office with oversight and accountability;
7.    Enshrine in the Constitution the institutions concerned with good governance, human rights and protection of liberties.

My loyal subjects,

Consistent with a standard practice of resorting to a participatory approach in all the major reforms we have introduced so far, I have decided to set up an ad hoc committee for the revision of the Constitution. In selecting committee members, special attention will be paid to competence, impartiality and integrity.

The committee will be chaired by Mr. Abdeltif Mennouni who is known for his wisdom and who has vast knowledge and great experience in constitutional and legal matters.
 
I call on committee members to listen to political parties, trade unions, youth organizations and qualified civil society groups, intellectuals and scholars, to work closely with them and to seek their views.

The committee is expected to report back to me within next June.

These general guidelines are meant to lay dawn a frame of reference for the committee’s action. Still, the committee is encouraged to show resourcefulness and creativity in order to come up with an advanced constitutional system which is suitable for Morocco, now and into the future.

Until the new draft constitution is submitted to the people via referendum for adoption and implementation, and pending the establishment of the institutions to be called for in the new constitution, the existing institutions will continue to discharge their mission, in accordance with the provisions of the current Constitution.

I call on everyone to be mobilized in order to ensure the success of this crucial constitutional undertaking, to show determination, commitment and a keen sense of purpose, and to put the nation’s best interests above all other considerations.

I should like to say how proud I am of the sincere patriotism shown by my loyal people across the Kingdom, by committed political parties and trade unions and by our ambitious youth. I hope the broad national debate will cover issues that are of crucial importance for the nation and the citizens.

The launching, today, of this constitutional reform is a milestone in the consolidation of our distinctive model which is based on democracy and the pursuit of development.
 
To support this major step, we shall continue to press ahead with thorough reforms in the political, economic, social and cultural domains, and in development-related sectors. We shall see to it all institutions and agencies fulfil their mission in an optimal manner, observe good governance standards, promote social justice as best they can and foster conditions that are conducive to dignified life.

“I only desire (your) betterment to the best of my power; and my success (in my task) can only come from Allah. In Him I trust, and unto Him I look.”

True is the Word of God.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Appendice 1

 


 

 

 

REGNO DEL MAROCCO[1]

 

 

 

 

aprile 2011

 

Marocco - Bandiera 
CENNI STORICI

 

 

Il Marocco – unico Paese Nord Africano a non essere mai finito nell’orbita dell’impero ottomano, che aveva per frontiera occidentale l’Algeria – va fiero della sua storia, delle sue antiche istituzioni e della sua millenaria indipendenza, perduta solo durante il protettorato franco-spagnolo.

 

1912: A seguito di un accordo franco-ispano-britannico (Conferenza di Algeciras del 1906), il Marocco venne posto sotto il protettorato francese, il cui primo generale residente, Lyautey, si mostrò rispettoso verso la cultura del Paese, permettendo tra l’altro al sovrano di mantenere la sua carica, seppur con un ruolo puramente rappresentativo.

 

1921: Il forte sentimento nazionalista marocchino sfocia in una ribellione berbera guidata dall’emiro Abd el-Krim contro le forze occupanti il Paese.

 

1926: Le truppe francesi riescono ad ottenere la resa dell’emiro.

 

Anni ’30: Nascono i primi gruppi nazionalisti, che danno vita all’ Istiqlal (Partito dell’Indipendenza).

 

Seconda Guerra Mondiale: Il sultano Mohammad V (lasciato sul trono benché con un ruolo puramente rappresentativo) diventa portavoce del movimento nazionalista dell’Istiqlal.

 

1953: In seguito al tentativo dei francesi di esiliare il sultano, si intensificano le lotte armate contro i  colonizzatori.

 

1956 Viene proclamata l’indipendenza e il sultano Mohammad V assume il titolo di Re.

 

1962: Alla morte del Re sale al trono il figlio Hassan II, che l’anno dopo bandisce le prime elezioni del Paese.

 

1999: Mohammad VI succede al padre Hassan II

 

2004: Moahmmed VI inaugura i lavori della Commissione per l’Equità e la Riconciliazione, incaricata di fare piena luce sulle violazioni dei diritti umani perpetrate durante il regno di Hassan II.

 

2008: Viene firmato lo Statut Avancé, documento che istituisce una speciale relazione tra il Marocco e l’UE.

 


 

 

DATI GENERALI

 

Superficie

446.550  Km2

Capitale

RABAT (650.000 abitanti)

Abitanti

31.285.174 (il 65,4% della popolazione ha tra i 15  e i 64 anni)

Gruppi etnici

Arabi/berberi 99%, ebrei 0,2%, altri 0,7%

Confessioni religiose

98,7% musulmana, 1,1% cristiana, 0,2% ebraica

Lingue ufficiali

Arabo, dialetti berberi, francese (spesso utilizzato in campo economico, governativo e diplomatico)

Tasso di alfabetizzazione

52,3% (uomini 65,7%; donne 39,6%)

Tasso di crescita popolazione

1,7%

Aspettativa di vita

69 anni uomini; 74 anni donne

Mortalità infantile

29,7 per 1000

Fonte:The Cia Worldfactbook 2010

 

 

 

Principali cariche dello Stato

Sovrano

Mohammed VI, dal 30 luglio 1999

Presidente della Camera dei Rappresentanti

Abdelwahed RADI (Unione Socialista delle Forze Popolari – U.S.F.P), dal 9 aprile 2010; il Presidente Radi aveva già esercitato tale carica durante la 6° legislatura (1997-2002) e la 7° (2002-2007).

Presidente della Camera dei Consiglieri

Mohamed Cheikh Biadillah, Partito Autenticità e Modernità, in carica da ottobre 2009

 

Primo Ministro

 

Abbas el FASSI  (Istiqlal, partito conservatore), dal 19 settembre 2007

Ministro degli Affari interni

Taieb CHERKAOUI

Ministro degli Affari esteri

Taieb FASSI FIHRI

 

 

 

Scadenze elettorali

 

Camera dei Rappresentanti:

Le ultime elezioni si sono tenute il 7 settembre 2007; le prossime sono previste per il 2012

 

Camera dei Consiglieri:  

L’ultimo rinnovo parziale di un terzo dei componenti si è tenuto il 3 ottobre 2009. Le prossime elezioni sono previste nel 2012.

 

 

 


 

QUADRO ISTITUZIONALE

 

 

 

Il Marocco è una monarchia costituzionale dal 1972, la cui Costituzione è stata emendata nel 1992 e nel 1999. Il Re Mohammed Ben Al-Hassan, Mohammed VI, è Capo dello Stato ed è, sulla base della Costituzione, il Difensore della Fede. La Costituzione garantisce un sistema multipartitico. Oltre 20 partiti politici sono rappresentati alla Camera dei Rappresentanti.

Il sistema giuridico è basato sulla Legge Islamica e sul sistema di diritto civile francese e spagnolo. Nel preambolo della Costituzione si afferma che: “il  Regno del Marocco, Stato musulmano sovrano, la cui lingua ufficiale è l’arabo, costituisce una parte del grande Maghreb arabo. È uno Stato africano che si prefigge tra i suoi principali obiettivi la realizzazione dell’Unità africana”.

 


 

Il Re

 

L’attuale Sovrano, Mohammed Ben Al-Hassan, della dinastia Alaouita al potere da tre secoli, è il terzo re dalla ritrovata indipendenza nel 1956; ha poteri ben più ampi di quelli di un monarca costituzionale europeo: è Capo dello Stato e il Rappresentante supremo della nazione. La sua persona è sacra e inviolabile ed è attorno a lui che si organizza tutto il potere. Il monarca sherifiano, discendente del Profeta, è il solo Capo di Stato arabo del Maghreb a poter vantare una doppia leadership, temporale e spirituale. Si legge infatti nella Costituzione: “Il Re, Rappresentante supremo della Nazione, simbolo della sua unità, garante delle perennità e della continuità dello Stato, provvede al rispetto dell’Islam e della Costituzione. Egli tutela i diritti e le libertà dei cittadini, dei ceti sociali e delle collettività. Egli garantisce l’indipendenza della Nazione e l’integrità territoriale del Regno nei suoi confini autentici”.

Il Re nomina (e revoca), per decreto reale, il Primo Ministro e, su proposta di quest’ultimo, nomina e revoca i membri del Governo. Presiede il Consiglio dei Ministri, il Consiglio superiore della Magistratura, il Consiglio Superiore dell’Educazione. È il Capo supremo delle Forze armate reali (è Capo di Stato Maggiore delle tre Armi), non esistendo Ministero della Difesa (abolito da re Hassan II dopo i due falliti colpi di stato dei primi anni settanta); promulga le leggi, firma e ratifica i trattati; esercita il diritto di grazia; nomina, altresì, la maggior parte degli alti funzionari dello Stato, civili e militari.

Il Re revoca il Governo sia di propria iniziativa, sia in seguito a dimissioni spontanee. Può sciogliere, sentito il parere dei Presidenti delle Camere e del Presidente del Consiglio costituzionale, uno o entrambi i rami del Parlamento con decreto reale.

Il Re può rinviare per una nuova lettura un progetto di legge alle Camere, le quali possono superare il veto del Re approvando il testo a maggioranza dei 2/3 dei componenti.

 

 

Governo

 

Il Governo è composto dal Primo Ministro e dai Ministri ed è responsabile davanti al Re e al Parlamento (art. 59 Cost.). La Costituzione prevede che il Re nomini in piena autonomia i cosiddetti “Ministri di sovranità”, ossia i titolari dei Dicasteri gli Esteri, degli Interni e degli Affari religiosi. Il resto del Gabinetto è proposto dal Primo Ministro incaricato. Dopo la nomina da parte del Re, il Primo Ministro sottopone il suo programma ad entrambi i rami del Parlamento. Presso la Camera dei Rappresentanti, si procede al voto di fiducia espresso a maggioranza assoluta dei membri; alla Camera dei Consiglieri è prevista la maggioranza dei due terzi. 

Il Primo Ministro ha il potere di iniziativa delle leggi, esercita inoltre un potere regolamentare generale e coordina l’attività del governo. Il peso del Primo Ministro è andato crescendo negli ultimi anni ed attualmente egli presiede il Consiglio di Gabinetto, organo esecutivo che esamina tutte le questioni di Stato prima che esse siano sottoposte alla ratifica del Sovrano in Consiglio dei Ministri.

L’attuale Primo Ministro è Abbas El Fassi, leader del Partito conservatore Istiqlal che ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi. Questi è a capo di una coalizione di quattro partiti: l’Istiqlal (conservatore), l’Unione Socialista delle Forze Popolari (USFP), il Raggruppamento Nazionale Indipendenti (RNI) e il Partito del Progresso e del Socialismo (PPS). Il Re ha nominato il nuovo Governo il 15 ottobre 2007.

 

Parlamento

 

In seguito alle modifiche costituzionali introdotte nel 1996 ed approvate con referendum popolare, il Parlamento del Marocco ha assunto una struttura bicamerale ed è formato dalla Camera dei Rappresentanti (325 membri, eletti a suffragio popolare ogni 5 anni) e dalla Camera dei Consiglieri (270 membri, eletti indirettamente ogni 9 anni da organizzazioni professionali, sindacati e consigli locali, e sono rinnovati per 1/3 ogni 3 anni).

L’iniziativa legislativa è riconosciuta al Primo Ministro e ai membri del Parlamento. Ambedue i rami partecipano, in maniera quasi paritaria, al processo di approvazione legislativa: se le due Camere dovessero trovarsi in contrasto su un determinato progetto di legge, il Governo può proporre la costituzione di un Comitato bicamerale. Se anche tale Comitato non dovesse approvare il progetto, spetta alla Camera dei Rappresentanti l’approvazione finale a maggioranza assoluta dei suoi membri.

Il potere di iniziativa di revisione costituzionale appartiene al Re e alle due Camere. La proposta di legge di revisione costituzionale deve essere approvata da ciascuna Camera con la maggioranza dei 2/3 dei componenti. Una volta approvata, la legge è sottoposta a referendum. Non possono essere oggetto di revisione costituzionale la forma monarchica dello Stato e le disposizioni relative alla religione musulmana.

 

Ultime elezioni[2]

Le ultime elezioni della Camera dei Rappresentanti si sono svolte il 7 settembre 2007. Il tasso di affluenza alle urne è stato particolarmente basso: solo il 37% degli aventi diritto si è recato alle urne. Le elezioni hanno visto l’affermazione dell’Istiqlal, il partito conservatore, che ha ottenuto 52 seggi. Sconfitta per l’Unione socialista delle forze popolari che perde ben 12 seggi. Guadagnano il Movimento popolare che ottiene 14 seggi in più rispetto al passato e l’Unione costituzionale che guadagna 11 seggi in più. Il principale partito di opposizione, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD), è il secondo partito più numeroso e l’unico partito islamico rappresentato alla Camera dei Rappresentanti.

A seguito delle elezioni di settembre 2007, la Camera dei Rappresentanti risulta così composta:

 


 

PARTITI

SEGGI

Istiqlal (Partito conservatore)

52

Partito Islamico della Giustizia e dello sviluppo (PJD)

46

Movimento popolare berbero (MP)

41

Raggruppamento Nazionale Indipendente (RNI)

39

Unione Socialista delle Forze Popolari (USFP)

38

Unione Costituzionale (UC)

27

Partito del Progresso e del Socialismo (PPS)

17

Unione PND-Al Ahd e alleati

14

Fronte delle Forze Democratiche (FFD)

9

Movimento sociale e democratico (MDS)

9

Unione PADS-CNI-PSU e alleati

6

Partito dei lavoratori (PT)

5

Partito dell’ambiente e lo sviluppo (PED)

5

Indipendenti

5

Partito del rinnovo e dell’uguaglianza (PRE)

4

Unione marocchina per la democrazia (UMD)

2

Partito socialista (PS)

2

Altri

4

TOTALE

325

 

Le donne presenti nella Camera dei Rappresentanti sono 34, pari al 10.46%.

 

Il 3 ottobre 2009 si sono svolte le elezioni per il rinnovo parziale della Camera dei Consiglieri, per assegnare un terzo dei seggi (90 su 270). L’elezione è indiretta: i collegi elettorali sono composti a) da membri dei consigli locali e regionali, che eleggono 162 membri e b) da rappresentanti dell’industria, dell’agricoltura e dei sindacati, che eleggono 108 membri. Le donne presenti alla Camera dei Consiglieri sono 3.


 

 

PARTITO

Seggi

Partito dell’Autenticità e Modernità (PAM)

22

Istiqlal (Partito conservatore)

17

Movimento popolare (MP)

11

Unione Socialista delle Forze Popolari (USFP)

10

Raggruppamento Nazionale Indipendente (RNI)

9

Partito dell’ambiente e lo sviluppo (PED)

4

Unione Costituzionale (UC)

3

Partito del Progresso e del Socialismo (PPS)

2

Unione marocchina del lavoro (UMT)

2

Unione generale dei lavoratori del Marocco (UGTM)

2

Federazione democratica del lavoro (FDT)

2

Unione Nazionale del lavoro del Marocco (UNTM)

2

Unione democratica dei lavoratori (UGDT)

1

Partito delle forze cittadine (PFC)

1

Partito liberale marocchino

1

Fronte delle forze democratiche (FFD)

1

 

 

 

Le elezioni amministrative del giugno 2009 hanno sancito il crescente peso degli islamisti moderati del Partito Giustizia e Sviluppo (PJD) sulla scena politica marocchina. Pur contando solamente su circa il 7% dei voti totali, il PJD ha fatto registrare ottimi risultati nei grandi centri urbani, ove riesce ad intercettare il crescente malcontento sociale: primo partito a Casablanca e Tangeri, secondo a Rabat e a Salè, con ottimi piazzamenti a Marrakech, Meknès e Agadir.

 

 

Consiglio Costituzionale

 

La Costituzione prevede, inoltre, la presenza di un Consiglio Costituzionale composto da 12 membri di cui 6 designati dal Re, 3 designati dal Presidente della Camera dei Rappresentanti e 3 dal Presidente della Camera dei Consiglieri; il mandato è di 9 anni. Ogni tre anni sono rinnovati per un terzo.

Il Consiglio Costituzionale dichiara la regolarità delle elezione dei membri del Parlamento e delle operazioni referendarie. Il Consiglio si pronuncia altresì sulla legittimità costituzionale delle leggi. Prima della loro promulgazione, le leggi possono essere deferire al Consiglio per iniziativa del Re, del Primo Ministro, di ciascun Presidente delle due Camere e di ¼ dei componenti di ciascun ramo del Parlamento. Le decisioni del Consiglio Costituzionale non sono suscettibili di ricorso.

 

 

Governo in carica

 

Il Primo Ministro Abbas El Fassi, leader del Partito Istiqlal (PI) guida una coalizione di Governo formata, oltre che dal suo Partito (affermatosi come partito di maggioranza relativa nelle elezioni del 2007), dai socialisti dell’USFP e del PS e dai centristi dell’RNI e dall’MP, partito rappresentativo dell’etnia berbera. Il Governo non può contare sulla maggioranza in Parlamento (ha infatti 146 deputati su un totale di 325), e fa affidamento sul sostegno esterno del gruppo parlamentare del Partito Autenticità e Modernità (PAM), nato nel 2008 e guidato dal Presidente della Commissione Esteri, Fouad Ali El Himma, persona assai vicina al Sovrano.

L’Esecutivo guidato da El Fassi è oggetto di forti critiche della stampa e dell’opinione pubblica a causa dell’incapacità di far fronte in maniera adeguata ai bisogni essenziali della popolazione. Da tempo si rincorrono le voci di una prossima sostituzione di El Fassi con un esponente dell’area “centrista”, ovvero dei partiti più vicini alla Corona. Secondo molti osservatori, i candidati più probabili sono Fouad Ali El Himma della PAM o il leader del Raggrupamento Nazionale Indipendente (RNI) e Ministro dell’Economia Mezouar, entrambi particolarmente attivi negli ultimi mesi sulla scena politica marocchina.

 

 


 


 

ATTUALITA’ DI POLITICA INTERNA[3]

 

 

 

A differenza degli altri Paesi del Nord Africa, il Marocco sembra essere quello che ha retto meglio l’onda delle proteste di piazza che hanno scosso Nord Africa e Medio Oriente, in buona parte dovuto allo  speciale legame che il Re intrattiene con il popolo  in virtù del suo ruolo spirituale e della capacità di aver saputo finora giocare la carta delle riforme (nelle settimane antecedenti le manifestazioni il Governo di Rabat aveva varato una serie di provvedimenti di natura socio- economica: calmiere sui prezzi di prima necessità; assunzione senza concorso dei diplomes chomeurs nella pubblica amministrazione; abbattimento dei dazi doganali di diversi generi alimentari importati; estensione a tutto il territorio nazionale della gratuità delle cure mediche per i non abbienti; istituzione del Consiglio Economico e Sociale, che dovrà assistere il Parlamento ed il Governo nella definizione delle politiche economiche e sociali). Ad assicurare stabilità contribuisce anche l’assenza di forze politiche e/o sociali in grado di porsi in modo antagonistico all’interno del panorama marocchino e di inserire con forza nell’agenda politica i temi della riforma costituzionale che costituiscono il nucleo delle rivendicazioni dei manifestanti.

Si ricorda che il 20 febbraio 2011 in diverse città marocchine si sono svolte, senza incidenti e con una limitata partecipazione, manifestazioni volte a rivendicare maggiore giustizia sociale, lotta alla corruzione e un cammino più spedito sulla strada della democrazia. I partiti politici si sono astenuti dal sostenere o partecipare alle proteste che si sono giovate dell’apporto di diverse Ong presenti in Marocco. I cortei si sono svolti abbastanza tranquillamente, fatta eccezione per alcuni episodi di violenza, che in una circostanza, nella cittadina costiera di al-Hoceima, nel Nord del Paese, hanno visto la morte di cinque persone, vittime dell’incendio di una banca. Tuttavia, i manifestanti, fatta eccezione per alcune minoranze, non hanno mai rivolto la loro rabbia contro il re, considerato diretto discendente del Profeta Maometto in quanto parte della famiglia degli Alaouiti.

Successivamente, il 9 marzo, il Re ha annunciato un ampio disegno di riforma costituzionale concernente: l’elevazione a rango costituzionale del pluralismo dell’identità del Marocco e dei partiti politici; il rafforzamento dello stato di diritto, attraverso l’allargamento delle libertà e il rafforzamento del sistema dei diritti umani; la volontà di erigere il potere giudiziario ad organo indipendente e di rafforzare le prerogative della Corte Costituzionale; il rafforzamento dello statuto del Primo Ministro (anche se non è ancora chiaro se ciò comporterà una riduzione delle prerogative del Re nella formazione dell’Esecutivo e nello svolgimento delle sue attività) e del Governo (con l’introduzione del principio di responsabilità esclusivamente nei confronti del Parlamento e non anche della Corona); la costituzionalizzazione della riforma regionale. L’elaborazione del testo di riforma è stata affidata ad una Commissione presieduta da Abdellatif Mennouni, docente di diritto costituzionale, e dovrebbe essere finalizzata entro il prossimo giugno. La volontà di Rabat è quella di consolidare il modello di democrazia e di sviluppo del Marocco.

In generale, confrontando la situazione del Marocco con quella degli altri Paesi nordafricani e mediorientali, Rabat ha saputo contenere la rivolta soprattutto per il fatto che importanti riforme erano già state sviluppate da tempo. Dal 2008 il Re aveva dato avvio all’Iniziativa Nazionale di Sviluppo Umano, un piano per migliorare le condizioni di vita della popolazione più povera che ha finanziato, con milioni di euro, piccoli progetti di sviluppo nel settore dell’edilizia, della pesca e dell’agricoltura.

Nonostante questi sforzi, restano tuttavia forti le sperequazioni sociali. A ciò bisogna aggiungere il fatto che tutte le iniziative in campo sociale si devono principalmente agli aiuti americani – non va dimenticato, infatti, che, a differenza del vicino algerino, il Marocco non è ricco di risorse naturali. Ma gli aiuti USA alimentano inoltre anche le Forze Armate, che hanno visto un imponente sviluppo negli ultimi anni e che continuano a mantenere un pesante dispositivo nel Sahara Occidentale per il controllo del territorio e per fronteggiare il Fronte del Polisario. Ne consegue che il governo marocchino rimane strettamente dipendente dall’estero, circostanza che ne indebolisce in qualche modo le sue politiche.

Per quanto riguarda il quadro delle proteste, un ulteriore campanello d’allarme è rappresentato dal ruolo svolto nell’organizzazione delle manifestazioni dal gruppo Al-Adl Wal Ihsane (Giustizia e Benevolenza), movimento islamico molto attivo presso le università marocchine che ha come obiettivo la creazione di uno Stato islamico basato sulla sharia ed una maggiore islamizzazione della società marocchina. Di ispirazione sufi, Al-Adl Wal Ihsane ha portato avanti negli ultimi anni un’azione di profonda penetrazione nel tessuto sociale e culturale del Paese, non arrivando a costituire ancora una vera e propria minaccia per la monarchia, ma cominciando ad incanalare il dissenso verso il Re attraverso le proprie istanze conservatrici di stampo islamico.

L’ultimo avvenimento di un certo rilievo si è verificato tra il 12 e il 13 marzo, quando sono stati registrati scontri tra la polizia e circa 100 manifestanti a Casablanca. Le forze di sicurezza in assetto antisommossa hanno sigillato la piazza Mohammed V dove era prevista la manifestazione non autorizzata.

Nel quadro delle riforme economiche che il Marocco sta cercando di attuare, a metà febbraio, Rabat ha annunciato la predisposizione di circa 1.4 miliardi di euro in sussidi per cercare di abbassare i prezzi dei generi di prima necessità. Come riferito dal Primo Ministro El Fassi, queste misure hanno proprio l’obiettivo di compensare la crescita dei prodotti di base sul mercato internazionale.

Va posto in evidenza anche il piano di 600 milioni di euro per rilanciare Tangeri. È la cifra che il governo marocchino e il fondo sovrano della famiglia reale di Rabat hanno messo a disposizione per valorizzare il potenziale turistico della città. Lo scopo del progetto è la riconversione dell’area portuale e lo sviluppo edilizio dell’area interna entro il 2015. La gara d’appalto per la realizzazione del porto turistico è già stata indetta, mentre a breve seguiranno quelle per l’ampliamento del terminale per navi da crociera, per la conclusione del porto da pesca e per lo sviluppo edilizio dell’area interna della città.

Nel settore economico, va ricordata anche l’Unione Europea che, a fine febbraio, ha rinnovato con Rabat l’accordo sulla pesca per altri 4 anni. L’intesa, nata nel 2007, regola l’accesso dei pescherecci europei nelle acque territoriali marocchine e delinea le politiche per partnership economiche, finanziarie, tecniche e scientifiche.

 

 

 


 

QUADRO POLITICO

 

 

Il 30 luglio 2009, è stato celebrato il decennale dell’ascesa al trono di Mohammed VI, succeduto al padre Hassan II, occasione che ha consentito di tracciare un bilancio del suo regno, positivo sotto molti punti di vista: il Marocco ha intrapreso un profondo rinnovamento istituzionale in direzione di una maggiore democratizzazione del sistema politico; si sono registrati significativi sviluppi in materia di diritti dell’uomo e di emancipazione femminile; è in cantiere un ambizioso progetto di riforma del sistema giudiziario; è stata avviata un’opera di “riscoperta” delle regioni settentrionali e rurali, abbandonate per anni a se stesse; notevoli sforzi sono stati compiuti nella lotta alla povertà; il sistema economico marocchino è stato progressivamente aperto alla concorrenza internazionale e agli investimenti stranieri. 

Particolare attenzione è stata dedicata negli ultimi anni da Rabat al campo dello sviluppo sociale, anche nell’ottica della lotta contro il fondamentalismo islamico: nel 2005 è stata lanciata l’Iniziativa Nazionale di Sviluppo Umano (INDH), fortemente voluta da Mohammed VI, ambizioso programma di interventi mirato a fornire ad oltre 6 milioni di cittadini (un quinto della popolazione), abitazioni decorose, strade, acqua potabile, scuole e servizi sanitari. Un bilancio del primo quinquennio dell’INDH è stato tracciato in occasione del Forum Internazionale sullo Sviluppo Umano (Agadir, 1-2 novembre 2010) che ha fornito alle Autorità marocchine una vetrina, sia sul piano interno che esterno, per illustrare i risultati fin qui raggiunti: 22.000 progetti di sviluppo avviati in svariati settori; 3.400 progetti microimprenditoriali e 40.000 posti di lavoro creati; investimenti in infrastrutture di base per circa 900 milioni di Euro. Tuttavia gli obiettivi dell’Iniziativa appaiono ancora distanti. Nonostante il netto miglioramento di alcuni indicatori sociali (dal 2001 ad oggi la popolazione che vive sotto la soglia della povertà è passata dal 15,3% al 9% ed il tasso netto di scolarizzazione è passato dal 79,1% a circa il 96%), secondo una recente statistica elaborata dall’UNDP, il Marocco si colloca infatti ancora al 126.mo posto (su 177 Paesi, ultimo nella regione) per quanto concerne l’Indice di Sviluppo Umano. 

Per quel che concerne la questione dei diritti umani, all’inizio del 2004 il Re ha dato mandato ad una commissione creata ad hoc (l’Istanza di Equità e Riconciliazione) di far luce sugli abusi degli “anni di piombo” di Hassan II e determinare gli indennizzi alle vittime, curandone inoltre la riabilitazione medico-psicologica e sociale. Scarsi progressi sono stati invece registrati nel campo della libertà di stampa: nonostante l’aumento del numero delle testate indipendenti, il Marocco si colloca al 127° posto (su 175 Paesi) nella relativa classifica stilata da Reporters sans Frontiers. La normativa marocchina prevede una fattispecie di reato - punibile anche con pene detentive - in relazione alla pubblicazione di articoli di stampa ritenuti offensivi su temi quali l'istituzione monarchica, la salute del re, la religione islamica e la questione del Sahara occidentale.

Negli ultimi mesi si sono registrati segnali di un irrigidimento delle Autorità marocchine in materia non solo di libertà di stampa, con la censura di alcune testate giornalistiche e l’arresto e la condanna anche a pene detentive di diversi giornalisti, ma anche in materia di libertà religiosa, tematica sulla quale vi è una particolare sensibilità di Rabat. In effetti in Marocco il Re è anche “Comandante dei Credenti”, ruolo unico nel mondo arabo, che gli deriva dall’essere discendente del profeta Maometto: pur non essendogli riconosciuta un’autorità dogmatica, il Sovrano “guida” la comunità anche negli affari religiosi e le sue decisioni (in qualsiasi campo) sono, per definizione, in linea coi precetti dell’Islam.

Come in molti altri Paesi islamici in Marocco vige la libertà di fede con il contestuale divieto di attività di proselitismo volte a convertire i musulmani ad altra fede. Nel corso della primavera del 2010 sono stati espulsi dal Paese numerosi pastori protestanti e predicatori evangelici, tra i quali vari cittadini americani e britannici.

Sul piano della sicurezza, il Marocco si trova a fronteggiare, come del resto gli altri Paesi della regione, la sempre più concreta minaccia di Al-Qaeda di estendere la propria attività in tutta l’area del Maghreb e una crescente instabilità nella fascia saheliana. Gli attentati suicidi realizzati nel 2007 a Casablanca e a Meknes e le conseguenti operazioni delle Forze di Sicurezza marocchine, che hanno portato allo smantellamento di alcune cellule terroristiche di matrice islamica collegate alla rete di Al Qaeda ed all’arresto di numerosi individui appartenenti anche alla classe media (politici, docenti e professionisti), hanno avvalorato i timori di una crescente penetrazione del terrorismo internazionale in Marocco e della capacità dei movimenti radicali di creare ramificazioni all’interno della società marocchina. Al contempo sono stati confermati i segnali dell’infiltrazione di settori legati al fondamentalismo islamico anche nelle comunità marocchine residenti all’estero, come già emerso in occasione degli attentati di Madrid dell’11 marzo 2004 realizzati da un gruppo di terroristi composto in gran parte da cittadini del Marocco: numerose sono state negli ultimi mesi le attività investigative condotte in collaborazione con le Forze di Sicurezza di vari Paesi europei (Spagna, Italia e Francia, tra gli altri), che hanno condotto allo smantellamento di cellule collegate ad Al-Qaeda in Europa composte prevalentemente da cittadini marocchini.

 

Dal punto di vista politico, le ultime elezioni legislative (7 settembre 2007) hanno fatto registrare l’affermazione come partito di maggioranza relativa dell’Istiqlal, il cui leader, Abbas El Fassi, ricopre l’incarico di Primo Ministro. Dal 30 luglio 2009 la coalizione di Governo è composta dall’Istiqlal, dai socialisti dell’USFP e del PS e dai centristi dell’RNI e dall’MP, partito rappresentativo dell’etnia berbera. El Fassi non può peraltro contare sulla maggioranza in Parlamento, dovendo fare sovente affidamento sul sostegno esterno del gruppo parlamentare del Partito Autenticità e Modernità (PAM), nato nel 2008 e guidato dal Presidente della Commissione Esteri, El Himma, persona assai vicina al Sovrano.

L’Esecutivo guidato da El Fassi è oggetto di forti critiche della stampa e dell’opinione pubblica a causa dell’incapacità di far fronte in maniera adeguata ai bisogni essenziali della popolazione. Da tempo si rincorrono le voci di una prossima sostituzione di El Fassi con un esponente dell’area “centrista”, ovvero dei partiti più vicini alla Corona. Secondo molti osservatori, i candidati più probabili sono El Himma o il leader dell’RNI e Ministro dell’Economia Mezouar, entrambi particolarmente attivi negli ultimi mesi sulla scena politica marocchina.

Le elezioni amministrative del giugno 2009 hanno sancito il crescente peso degli islamisti moderati del PJD sulla scena politica marocchina. Pur contando solamente su circa il 7% dei voti totali, il PJD ha fatto registrare ottimi risultati nei grandi centri urbani, ove riesce ad intercettare il crescente malcontento sociale: primo partito a Casablanca e Tangeri, secondo a Rabat e a Salè, con ottimi piazzamenti a Marrakech, Meknès e Agadir.

Il 3 gennaio 2010 il Re Mohammed VI ha annunciato l’istituzione di una Commissione consultiva della Regionalizzazione (CCR), che dovrà elaborare un progetto di regionalizzazione avanzata, sulla base di un modello che tenga conto delle specificità del Paese.

 

 


 

POLITICA ESTERA

 

 

1. Quadro generale

Il Marocco è Paese a forte vocazione “europea” e considera la collaborazione con l’UE elemento cardine della propria politica estera, elemento che ha certamente favorito il processo in atto di consolidamento democratico e di liberalizzazione. Il Marocco ha anche una forte vocazione africana, araba e mediterranea, anche se Rabat non fa parte dell’Unione Africana, per la presenza in seno all’organizzazione della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) (sulla questione si veda l’apposita scheda). Ciò non impedisce un’importante presenza marocchina in Africa sia dal punto di vista politico che da quello economico. Il Marocco è uno dei principali fornitori di truppe per alcune missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite nel continente (MONUC e UNOCI) e l’Africa Sub-Sahariana rappresenta per le aziende marocchine un fertile terreno di investimento economico, in particolare nei settori delle telecomunicazioni, minerario e finanziario.

A livello regionale, la questione del Sahara Occidentale rende assai complesse le relazioni del Marocco con l’Algeria (da 16 anni è chiusa la frontiera terrestre tra i due Paesi), che ha una politica di aperto sostegno alla causa saharawi. Il tradizionale contrasto tra Rabat ed Algeri, che trova la propria origine su recriminazioni risalenti in parte al periodo della lotta per l’indipendenza, è la causa principale degli scarsi progressi nel processo di integrazione dell’area del Maghreb e del consolidamento dell’Unione del Maghreb Arabo (UMA).

Tuttavia, si è assistito recentemente ad una ripresa di contatti bilaterali a livello ministeriale, volti al consolidamento delle relazioni di cooperazione economica e sociale. Si inserisce in tale contesto l’incontro ad Algeri fra i due Ministri dell’Energia nel corso del quale sono state annunciate importanti iniziative quali un progetto (ancora in fase di studio) per la realizzazione di un gasdotto tra i due Paesi e la prossima conclusione di un partenariato tra l’ufficio marocchino dell’elettricità e del gas e Sonelgaz, principale società algerina di distribuzione di gas ed elettricità. Nelle prossime settimane sono previsti altri scambi a livello ministeriale.

Rabat è impegnata nelle principali tematiche arabe e nel contesto della collaborazione nel Mediterraneo, sia sul versante del processo di Barcellona che nel quadro del Dialogo 5+5. Rispetto al mondo arabo, il Marocco riconosce la necessità di riforme politiche nella regione ed è tra i Paesi più aperti ai “suggerimenti” occidentali in materia. A ciò si aggiunga la posizione particolare del Marocco per quel che concerne i rapporti con Tel Aviv a causa della nutrita comunità di origine marocchina residente in Israele, fatto questo che permette al Sovrano di mantenere costantemente aperto un canale diplomatico privilegiato, seppur non ufficiale, con Israele.

Assai difficili sono i rapporti con Teheran, con cui Rabat ha interrotto le relazioni diplomatiche nel marzo 2009 a seguito delle “offese” rivolte dall’Iran al Sovrano marocchino, reo di aver appoggiato le Autorità del Bahrein nel contenzioso in atto con le Autorità iraniane. La crisi tra i due Paesi trova peraltro origine nei presunti tentativi di proselitismo sciita, con il conseguente sostegno offerto alle correnti islamiste marocchine più radicali, che sarebbero stati effettuati nel corso degli ultimi anni da parte delle Autorità iraniane attraverso l’Ambasciata a Rabat.

Per quanto riguarda le tematiche di carattere multilaterale, Rabat ha mantenuto in passato un atteggiamento prudente sul tema della riforma del CdS, anche se recentemente ha assunto posizioni più vicine alle nostre.

In Marocco, pur restando in vigore la pena di morte per una serie di reati, non si eseguono esecuzioni dal 1993. Nel Paese è in corso da tempo un importante dibattito interno sull’abolizione della pena di morte ed è all’esame del Governo un progetto di revisione della legislazione marocchina in senso abolizionista, la cui adozione non è prevedibile tuttavia in tempi brevi. Così come nel 2007, Rabat si è astenuta nel 2008 al momento del voto della risoluzione sulla moratoria della pena di morte alla Terza Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (approvata il 20 novembre scorso con 105 voti a favore, 48 contrari e 31 astenuti), che verrà presentata anche quest’anno in AG dall’Italia e dall’UE nel quadro di un’alleanza transregionale di Paesi.

La proiezione esterna del Marocco si traduce anche nella partecipazione a missioni di peacekeeping dell’ONU e a operazioni NATO in altre aree geografiche, quali il Kosovo e la Bosnia-Erzegovina. E’ inoltre prevista, in ambito mediterraneo, una partecipazione marocchina all’operazione NATO anti-terrorismo “Active Endeavour” a partire dal 2011.

Il rafforzamento della collaborazione tra il Marocco e l’Occidente, in particolare l’Unione Europea, riguarda anche alcune specifiche tematiche collegate al problema della sicurezza regionale, come per esempio la lotta al fenomeno della pirateria nel Golfo di Guinea e il contrasto al traffico di droga proveniente dall’America Latina.

La Francia e la Spagna rimangono i principali partner politici, economico-commerciali e diplomatici del Marocco. Le ricorrenti frizioni con Madrid per la questione delle enclave spagnole di Ceuta e Melilla non compromettono i buoni rapporti esistenti fra i due Paesi. Anche i rapporti con Washington sono tradizionalmente solidi.

 

2. Relazioni con l’Unione Europea

Disciplinate dall’Accordo di Associazione in vigore dal 2000, le relazioni UE-Marocco si sono ulteriormente sviluppate nel quadro della Politica europea di Vicinato (PEV) con l’approvazione nel 2005 di un apposito Piano d’Azione. Stanti i lusinghieri risultati conseguiti da Rabat nella collaborazione con l’UE, nell’ottobre 2008 è stato poi formalmente sancito il rafforzamento delle relazioni bilaterali (“Statut avancé”). Si tratta del primo caso di upgrading delle relazioni in ambito PEV, con l’applicazione del principio della differenziazione dei rapporti sulla base dei meriti di ciascun partner. L’upgrading accoglie la maggior parte delle istanze marocchine, in particolare riguardo al dialogo politico, prevedendo la partecipazione di Ministri marocchini a riunioni ministeriali europee ad hoc, l’inclusione di esperti marocchini nei gruppi di lavoro tecnici europei (che sta dando luogo ad una fruttuosa interazione soprattutto in materia di politica di sicurezza) e l'organizzazione di un Vertice annuale UE–Marocco (il primo si è svolto a Grenada, in Spagna, il 7 marzo scorso). Oltre agli Accordi già in vigore in materia di trasporto aereo e di comunicazioni satellitari (Galileo), va ricordato che il 17 dicembre scorso è stato firmato anche l’Accordo agricolo che liberalizza lo scambio di prodotti agroalimentari e della pesca.

Gli elementi di criticità ancora presenti nel quadro del rapporto UE-Marocco riguardano in particolare il settore della politica commerciale, le tematiche migratorie e il rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani. Sotto il profilo commerciale, Rabat si è da tempo impegnata all’adeguamento alla normativa e agli standard comunitari, in vista della conclusione di un Accordo di libero scambio “approfondito e globale”, i cui negoziati sono peraltro ancora in corso. In ambito migratorio, permangono ostacoli da parte marocchina alla conclusione di un Accordo di riammissione con l’UE (Rabat è contraria al principio della riammissione dei cittadini di paesi terzi in mancanza di contropartite tangibili nel settore dei visti). Nonostante i progressi già compiuti, da parte UE vengono chiesti a Rabat significativi, ulteriori passi in avanti per quanto riguarda il rispetto della libertà di stampa e la protezione dei diritti dell’uomo. In agenda c’è anche la riforma del sistema giudiziario. Le Autorità marocchine hanno messo a punto un insieme di progetti di legge che dovrebbero essere sottoposti a breve all’esame del Parlamento. Riorganizzazione delle risorse umane e importanti modifiche ai codici di procedura penale e civile, sono i due assi portanti del corpus della riforma che si pone l’obiettivo di fondo di garantire celerità e trasparenza dei processi.  

Per quanto riguarda il sostegno finanziario europeo al Paese, il Marocco si conferma quale primo beneficiario, in valori assoluti, di fondi europei in ambito PEV. Da parte comunitaria i finanziamenti per il periodo 2011/2013 ammonteranno a circa 580 milioni di euro e saranno ripartiti nei settori: sviluppo delle politiche sociali, modernizzazione economica, sostegno alle istituzioni, buon governo e diritti umani, tutela ambientale. L’aiuto bilaterale è completato dai prestiti della Banca Europea per gli Investimenti(BEI), attraverso il Fondo per gli investimenti e il partenariato euro-mediterranei (FEMIP), destinati prioritariamente a progetti realizzati dal settore privato, con speciale attenzione a infrastrutture, capitale umano e protezione dell’ambiente.

 

 


 

SITUAZIONE ECONOMICA

 

 

1.      Andamento congiunturale e politiche economiche

Anche l’economia del Marocco ha risentito nel 2009 degli effetti della crisi internazionale e solo grazie ad un’eccezionale performance del settore agricolo – per motivi climatici più che strutturali - la crescita del PIL si è potuta assestare intorno al 4,7%, dato confermato anche nel primo semestre del 2010. Tale fatto ha confermato che il Marocco rimane ancora sostanzialmente vincolato al settore dell’agricoltura, che contribuisce al 15% del PIL ed impiega il 42% della forza lavoro.   

I principali indicatori macroeconomici marocchini sono sostanzialmente positivi: disoccupazione stabile (9,2%), inflazione in calo (1,2%), deficit di bilancio al 2,7% del PIL, debito estero tutto sommato contenuto e debito pubblico intorno al 50% del PIL. La produzione industriale, in calo nel 2009 dell’1,3% rispetto al 2008, ha risentito della crisi dei settori tessile/abbigliamento (-2,4%), del cuoio e calzature (-8,3%) e di quello automobilistico (-7,1%).

Anche con l’intento di limitare gli effetti della crisi internazionale, il Governo di Rabat ha varato alcune importanti misure di politica economica che comprendono: un importante programma di rinnovamento infrastrutturale (strade, aeroporti, dighe, reti elettriche ed idriche, per un investimento complessivo di 12 miliardi € nel 2009 e di 14 miliardi nel 2010); interventi, del valore complessivo di 5,6 miliardi €, a sostegno degli investimenti privati e per il rilancio del settore produttivo; iniziative come il “Piano Solare del Marocco” per lo sviluppo delle energie alternative o il “Piano di emergenza industriale” per lo sviluppo dei settori dell’ITC, BTO e dell’outsourcing.

Nonostante gli ambiziosi programmi di modernizzazione economica, tuttavia, il Paese risente ancora di un sistema amministrativo altamente burocratizzato e poco trasparente, elemento questo che non favorisce l’instaurasi di un clima di fiducia da parte degli investitori esteri. Nella graduatoria stilata dalla Banca Mondiale nell’ultimo del rapporto “Doing Business” il Marocco si colloca, infatti, al 128° posto su 183 Paesi.

La bilancia commerciale marocchina è tradizionalmente negativa: privo di giacimenti fossili il Marocco importa circa il 97% del proprio fabbisogno energetico con una conseguente elevatissima bolletta energetica, più che triplicatasi negli ultimi anni (da quasi 2 miliardi € nel 2003 a oltre 6 miliardi € nel 2009).

Il principale partner economico del Paese è la Francia, seguita dalla Spagna e dall’Italia. Grande rilievo è stato dato dalle Autorità locali negli ultimi anni all’integrazione del Marocco nel contesto economico internazionale, fattore cruciale di crescita. Il Marocco ha aderito all’Accordo di Agadir, ha concluso Accordi di libero scambio con la Turchia e con gli USA (quest’ultimo entrato in vigore nel gennaio 2006) ed ha deciso di far parte dell’Area di Libero Scambio Euro-Mediterranea. Prosegue la politica di smantellamento tariffario concordata con l’UE, parallelamente alla riforma del sistema doganale. Persistono tuttavia alcune limitazioni per quanto riguarda le licenze all’esportazione, soprattutto nel settore del cuoio, e per l’importazione di medicinali.

Gli investimenti stranieri sono regolati dalla Carta degli Investimenti Esteri, adottata nel 1995, in virtù della quale gli investitori stranieri sono equiparati a quelli locali; sono ammessi investimenti in tutti i settori, ad eccezione delle attività riservate allo Stato ed il possesso di terreni agricoli. Gli investimenti esteri sono rivolti soprattutto alle infrastrutture, all’immobiliare, al turismo ed al settore finanziario.     

 

2. Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali e situazione debitoria

I rapporti con il FMI si limitano alle consultazioni periodiche. Attualmente non vi sono finanziamenti in essere o programmi in via di attuazione. Nel 2005 il Marocco si impegnato a rispettare gli standard del Fondo per quanto riguarda l’elaborazione dei dati finanziari ed economici di fruizione pubblica.  

La Banca Mondiale è presente nel Paese con nove progetti per un impegno totale di circa 640 milioni di USD indirizzati allo sviluppo di educazione, competitività, infrastrutture e pubblica amministrazione.

Anche la Banca Africana di Sviluppo impiega risorse in diversi progetti tesi alla promozione dell’educazione e dell’accesso ai servizi basilari per i gruppi più poveri ed emarginati del Paese nonché alla conservazione delle risorse ambientali.


 

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

 

2008

2009

2010

PIL (Nominale in mld di DH)

688,8

736,2

769,5 (*)

Variazione reale del PIL (%)

5,6

4,9

4,4

Reddito pro-capite (US$)*

4.000

n.d.

2,748

Disoccupazione (%)

9,5

9,2

9,8

Inflazione (%)

3,7

1,0

1,4

Riserve - escluso oro (mil. US$)

22.717

23.580

24.576

Tasso di cambio DH:US$ (media)

7.75

8.06

8.39

Bilancia partite correnti (mil US$)

- 5.659

-5.362

-6.557

Bilancia commerciale (mil. US$)

-19.497

-16.363

-17.902

Esportazioni fob (mil US$)

20.330

14.045

16.318

Importazioni fob (mil US$)

39.827

30.408

34.220

Debito estero (mld US$)

20,82

21,12

22,76

Programma/Accordo col FMI

NO

NO

NO

Fonte: EIU - *World Bank - (2009 dati provvisori)

(*) equivalente a 91.699 milioni di US$)

 

 

 

PRINCIPALI VOCI DEL PIL 2010 (%)

Servizi: 51,4                    Industria: 31,6                      Agricoltura e pesca: 17,1

 

VARIAZIONE % import-export

 

2009

2010

Variazione %

Esportazioni marocchine  (mil US$)

14.045

16.318

+16,18

Importazioni marocchine (mil US$)

30.408

34.220

+12,53

Elaborazione DGAP VII su dati EIU (2009 stime)

 

 

 

 

Investimenti Diretti Esteri  (milioni di  US $) -2008

 

Investimenti netti in entrata

 2.388

Investimenti netti in uscita

 0.369

Fonte:EIU-FMI- UNCTAD 2008

 

 

 

 

Indicatori di Business Cimate

Attuale

Precedente

Doing Buisiness 2010

128 su 183

128 su 181

Index of Economic Freedom 2010

91 su 179

101 su 183

Fonte: World Bank

 

 

 


 

QUESTIONE DEL SAHARA OCCIDENTALE*

 

 

 

 

Aprile 2011

 

Con l'accordo di Madrid (novembre 1975), Marocco e Mauritania procedettero alla spartizione del Sahara Occidentale abbandonato dagli spagnoli. Nel 1979 la Mauritania decise di rinunciare al controllo della propria porzione di territorio, che fu anch’essa occupata dal Marocco. Nel 1976 era stata intanto proclamata la Repubblica Democratica Araba Sahrawi (RASD) che è riconosciuta da numerosi Paesi (dato soggetto a continue oscillazioni a seguito della “campagna acquisti” condotta dalle parti) ed ha un seggio in seno all’Unione Africana.

Scontri armati tra forze marocchine e militanti del Fronte Polisario (movimento indipendentista attivo dal 1973, appoggiato da Algeri) si susseguirono fino al 1991, anno in cui le parti concordarono sui termini del Settlement Plan elaborato in sede ONU. Il Piano prevedeva l’organizzazione di un referendum, da tenersi l’anno successivo, che avrebbe dovuto contemplare anche l’opzione dell’indipendenza. Esso prescriveva anche il cessate-il-fuoco immediato e l’invio nella regione della MINURSO, forza di pace delle Nazioni Unite, tuttora presente nella regione.  Le divergenze tra Marocco e Polisario riguardo alla formazione delle liste elettorali e l’identificazione degli aventi diritto al voto impedirono peraltro l’organizzazione della prevista consultazione referendaria. Nonostante un tentativo effettuato nel 2001-2003 dall’Inviato Personale del Segretario Generale, James Baker, per cercare di risolvere la questione (attraverso la presentazione dell’infruttuoso Piano Baker) si è quindi consolidata una situazione di stallo, che solo nel corso del 2007 ha visto alcuni sviluppi di rilievo.

In ambito ONU la questione del Sahara Occidentale è seguita dal Segretario Generale attraverso il proprio Inviato Personale, che è stato incaricato nel 2007 dal CdS di avviare e seguire il processo negoziale diretto tra le parti in vista del raggiungimento di una soluzione giusta e definitiva del contenzioso. Il Segretario Generale è tenuto a presentare a cadenza annuale un Rapporto sulla situazione nel Sahara Occidentale.

All’interno della membership ONU è inoltre stato costituito un gruppo denominato “Group of Friends”, composto da USA, Francia, Gran Bretagna, Russia e Spagna, che segue più direttamente l’evolversi della vicenda e che si incarica di redigere e sottoporre in CdS le pertinenti Risoluzioni.

Nell’aprile 2007 il CdS ha approvato la Risoluzione 1754 che invita Marocco e Polisario ad avviare un negoziato diretto, ritenuto l’unica opzione per raggiungere una soluzione giusta, duratura e condivisa del contenzioso sul Sahara Occidentale. Il negoziato tra le Parti sotto gli auspici delle Nazioni Unite ha preso avvio nel giugno 2007 e ad oggi si sono svolti quattro round negoziali (l’ultimo il 16-18 marzo 2008) senza peraltro registrare progressi di rilievo. Le posizioni sono rimaste sostanzialmente sui rispettivi punti di partenza e non si è entrati in una fase di discussione delle rispettive proposte: un Piano marocchino, che prevede la concessione di una larga autonomia al Sahara Occidentale nel quadro della sovranità di Rabat sulla regione (da approvare o respingere da parte delle popolazioni interessate attraverso un referendum, che dovrebbe costituire, secondo i marocchini, il libero esercizio del diritto di autodeterminazione previsto dalle Risoluzioni ONU); un Piano del Fronte Polisario, che ricalca sostanzialmente il Piano Baker del 2003 (prevedendo lo svolgimento di un referendum popolare con anche l’opzione dell’indipendenza).

Il 6 gennaio 2009 il Segretario Generale ha nominato come nuovo Inviato Personale per il Sahara Occidentale il diplomatico statunitense Christopher Ross, in sostituzione dell’olandese Van Walsum, non più gradito al Polisario e all’Algeria, avendo affermato di ritenere impraticabile l’indipendenza del Sahara Occidentale e realistica la sola opzione dell’autonomia. Ross ha cercato di far ripartire il dialogo tra le Parti con lo svolgimento di incontri informali, propedeutici alla convocazione del quinto round di colloqui, al fine di creare il clima di fiducia indispensabile per un buon esito del processo negoziale. Il 9-11 agosto 2009 hanno avuto luogo nei pressi di Vienna gli incontri voluti da Ross, che non hanno peraltro prodotto particolari risultati se non quello di sbloccare, seppur parzialmente, la situazione di completo stallo che si trascinava da oltre un anno.

A partire dall’ottobre 2009 si è assistito ad un crescere della tensione tra Marocco e Polisario, a seguito della decisione delle Autorità di Rabat di procedere all’arresto di sette attivisti saharawi reduci da una visita nei campi profughi di Tindouf, con l’accusa di “alto tradimento” e di respingere alla frontiera l’attivista saharawi Aminatou Haidar, in provenienza dalla Spagna. Quest’ultimo caso si è risolto positivamente grazie anche alle pressioni internazionali esercitate su Rabat (il Ministro Frattini, al pari dei principali partner europei, ha manifestato la propria preoccupazione per il deteriorarsi della situazione dei diritti umani nel Sahara Occidentale, facendo appello alle Autorità marocchine per una rapida soluzione della vicenda Haidar): dopo aver condotto per oltre un mese uno sciopero della fame presso l’aeroporto di Lanzarote, l’attivista ha potuto far rientro presso i propri familiari nel dicembre 2009.

Il caso dei sette attivisti è invece ancora in attesa di una soluzione definitiva dal punto di vista giudiziario, non essendo al momento stata ancora fissata la data della prima udienza del processo nei loro confronti. Quattro degli attivisti sono peraltro stati nel frattempo rimessi in libertà provvisoria (anche a seguito di un prolungato sciopero della fame). Il Marocco ha per parte sua a più riprese accusato il Polisario e gli algerini di tenere in “ostaggio” le popolazioni saharawi ospitate nei campi profughi di Tindouf, costrette a vivere in condizioni di estremo disagio (i campi profughi dipendono essenzialmente dagli aiuti umanitari internazionali) e impossibilitate di fatto a fare rientro nei territori controllati dal Marocco.

Tali fattori hanno senza alcun dubbio contribuito a creare un clima di tensione che ha reso ancora più difficile il già complesso operato di Ross. L’atmosfera poco favorevole al prosieguo su base costruttiva del dialogo tra Marocco e Polisario, emersa in occasione del secondo round di colloqui informali organizzati il 10-11 febbraio 2010 nei pressi di New York, è stata confermata il 6 aprile 2010 con la pubblicazione del Rapporto annuale del Segretario Generale sul Sahara Occidentale. Nel documento si fa stato della perdurante situazione di stallo nel negoziato tra Marocco e Polisario e particolarmente significativo per le attuali prospettive negoziali è l'appello fatto nel Rapporto alla "immaginazione e creatività" necessarie a sbloccare l'impasse. Contrariamente alle aspettative saharawi, Ban Ki Moon non ha raccomandato l’attribuzione alla MINURSO di un mandato anche in tema di rispetto dei diritti dell’uomo nella regione, mentre ha accolto il desiderio marocchino di veder sottolineata la necessità di procedere ad un censimento dei saharawi dei campi di Tindouf, la cui cifra totale sarebbe secondo Rabat “gonfiata” ad arte dal Polisario e dagli algerini. Con la risoluzione 1920, il 30 aprile il CdS ha rinnovato fino al 30 aprile 2011 il mandato della MINURSO senza alcuna modifica sostanziale. 

Nel giugno 2010 in una lettera indirizzata ai membri del Group of Friends (gruppo che segue più direttamente in ambito ONU l’evolversi della vicenda e di cui fanno parte USA, FRA, SPA, GB e RUS) osservatori Ross ha ribadito il proprio pessimismo per le prospettive del negoziato. Il continuo reiterare delle rispettive, inconciliabili posizioni e la mancanza di volontà delle Parti di entrare in una fase di discussione di sostanza non lasciano per il momento intravedere una rapida soluzione al conflitto.

Il terzo round di negoziati informali ha preso avvio l’8 novembre 2010 a Manhasset, nei pressi di New York, sotto auspici non certo positivi. La crescente tensione tra le Parti, collegata al deteriorarsi della situazione dei diritti umani nella regione, ha infatti contribuito a creare un clima poco favorevole ad un prosieguo su base costruttiva del dialogo tra le Parti.

La vicenda dei sette dirigenti saharawi arrestati nell’ottobre 2009 in Marocco di ritorno da una visita ai campi profughi di Tindouf con l’accusa di “alto tradimento” (successivamente derubricata); il caso dell’attivista saharawi Aminatou Haidar che, respinta alla frontiera marocchina nel dicembre 2009, ha potuto far rientro a Laayoune dalla Spagna solo dopo un prolungato sciopero della fame; il blocco del programma di visite familiari gestito dall’UNHCR imposto dal Polisario nel settembre 2010 per divergenze sulle liste dei partecipanti; hanno preceduto il preoccupante episodio avvenuto a cavallo tra il 7 e l’8 novembre 2010 (proprio alla vigilia dei colloqui informali), allorché lo sgombero con la forza da parte dei militari marocchini di un accampamento di manifestanti nei pressi di Laayoune (il campo di Gdim Izik ospitava circa 20.000 saharawi che da alcune settimane rivendicavano migliori condizioni di lavoro e la concessione di abitazioni da parte del Governo), ha provocato un pesante bilancio di vittime e feriti da entrambe le parti.

Secondo la ricostruzione marocchina, l’intervento delle Forze dell’ordine si è reso necessario per l’infiltrazione nell’accampamento di elementi collegati al Polisario e di esponenti della criminalità locale, che avrebbero finito per operare una vera e propria “militarizzazione” della protesta, che inizialmente era stata affrontata da Rabat attraverso il dialogo con i manifestanti. Tale versione dei fatti è stata aspramente contestata da parte saharawi ed il Polisario ha parlato di un eccidio premeditato compiuto dal Marocco.

In ogni caso, è apparsa evidente l’impreparazione dell'apparato di polizia marocchino, che non è riuscito a contenere l’esplodere della violenza, nonché l’inadeguata gestione dell’episodio sul piano della comunicazione e dell'immagine da parte di Rabat. Se da un lato è stata orchestrata in alcuni Paesi una campagna mediatica pro-saharawi (i giornali spagnoli hanno pubblicato vecchie foto delle operazioni israeliane nella striscia di Gaza facendole passare per immagini degli incidenti di Laayoune), dall’altro lato appare difficilmente giustificabile la decisione marocchina di non permettere l’accesso all’area degli scontri non solo alla stampa internazionale, ma anche agli stessi membri della MINURSO.

Nel corso dei colloqui dell’8-9 novembre, pur nel permanere della situazione di stallo dal punto di vista sostanziale, si sono peraltro registrati alcuni seppur limitati segnali positivi. Le Parti hanno concordato sullo svolgimento di nuove sessioni di colloqui informali e per la prima volta sono stati analizzati insieme alle delegazioni dei Paesi osservatori (Algeria e Mauritania), i dettagli operativi del programma Confidence Building Measures gestito dall’UNHCR, raggiungendo un accordo per l’immediata ripresa dello scambio di visite tra familiari saharawi ( già riprese a partire da gennaio 2011) e l’avvio a breve anche delle visite via terra (su quest’ultimo aspetto, divergenze di carattere politico tra le parti impediscono di giungere ad una soluzione: da un lato infatti il Fronte Polisario pretende che le visite abbiano come terminale i campi profughi stessi, nella porzione di territorio ''subappaltata'' dall'Algeria alla Repubblica Sarhawi Democratica; dall’altro, nell'ottica marocchina accettare tale principio equivarrebbe ad un ''riconoscimento'' de facto della Repubblica Sarhawi. Di qui la pretesa marocchina che le visite via terra abbiano come terminale al di la' della frontiera la localita' di Tindouf, in territorio algerino. l’UNHCR effettuerà nelle prossime settimane una missione volta a determinare un tracciato che possa aggirare tali problemi politici) . Il rilancio delle CBM è stato oggetto dell’incontro organizzato dall’UNHCR a Ginevra lo scorso 9-10 febbraio e che ha visto la partecipazione di Marocco, Polisario, Algeria e Mauritania. Le parti si sono impegnate a collaborare per l’attuazione delle misure, riconoscendone la natura prettamente umanitaria. L’Italia contribuirà anche nel 2011 al programma (con un finanziamento di 30.000 €).

Nei colloqui del 21-23 gennaio si è peraltro registrato un nuovo nulla di fatto, anche se indiscrezioni di stampa parlano di una nuova iniziativa marocchina volta a dare nuovo impulso al negoziato. E’ infatti opinione degli osservatori che gli eventi che stanno scuotendo il Nord Africa stiano stimolando  una riflessione  da parte marocchina per trovare soluzioni innovative. Secondo molti gli incidenti di Laayoune, pur se circoscritti ad un contesto specifico, sono assimilabili a una “rivoluzione dei gelsomini” e non potranno non avere conseguenze sulle scelte politiche di Rabat. Rimane inoltre l’incognita dell’impatto sulla posizione internazionale del Marocco che potrebbero avere i rivolgimenti istituzionali in atto in Egitto e Tunisia i quali tradizionalmente, nella questione del Sahara Occidentale, sono su posizioni filo-marocchine.

Nelle prossime settimane sono previste nuove consultazioni informali a New York e la pubblicazione del Rapporto Annuale del Segretario Generale dell’ONU.

 

Per comprendere la posizione marocchina sulla questione del Sahara Occidentale, che prevede come unica soluzione il riconoscimento della sovranità del Marocco sui territori contesi, si deve considerare come la regione rivesta per il Marocco una particolare importanza, che va ben al di là delle considerazioni relative alla presenza di risorse economiche sul territorio. Con la cosiddetta “Marcia Verde” del 1975, ovvero l’occupazione del territorio sahariano abbandonato dalla Spagna, il Sovrano marocchino Hassan II probabilmente salvò il trono alauita violentemente scosso dai due falliti colpi di Stato dei primi anni Settanta. Egli riuscì allo stesso tempo ad "esiliare" l'esercito nel Sahara - affidandogli una missione che lo teneva occupato e lontano dai centri di potere - ed a coagulare il consenso della popolazione intorno alla figura del Sovrano, distogliendo l'attenzione dalle difficoltà sociali ed economiche e dagli abusi nel campo dei diritti umani.

Da allora la sorte della monarchia è in qualche modo collegata a quella del Sahara: il grosso delle forze armate vi rimane dispiegato; i soldati operano in condizioni difficili ma ricevono doppio salario; le truppe rimangono lontane da Rabat e dai focolai dell'integralismo islamico. 

A ciò si aggiunga che l'intera popolazione è fermamente convinta che il Marocco sia "nel suo Sahara" (espressione dell'attuale Re Mohamed VI). Per secoli le frontiere del Paese sono rimaste fluide: prima del Protettorato il territorio controllato dal Sultano si estendeva e riduceva a seconda della capacità d'imporsi alle tribù periferiche, tra le quali, appunto, quelle dell'attuale Sahara Occidentale. La mappa del Marocco sognato dall'Istiqlal (il partito nazionalista che guidò la lotta contro il Protettorato e da cui proviene il Primo Ministro El Fassi) comprendeva non solo il Sahara Occidentale, ma anche zone oggi facenti parte di Algeria e Mauritania, "sottratte" dalla Francia al Marocco.

Il riconoscimento della sovranità sul Sahara Occidentale è in sostanza l'obiettivo preminente, se non l’unico, della politica estera marocchina. Il Sahara è costato a Rabat centinaia di morti e comporta il trasferimento nella Regione di ingenti risorse (un tempo per costruirvi il "muro di protezione" che divide le "province del Sud", nome che danno i marocchini alla regione, dai territori controllati dal Polisario; attualmente le necessità securitarie del Sahara occidentale esigono circa il 7% del PIL). In sostanza il Marocco non vuole il Sahara per ragioni economiche, ma non può rinunciarvi per motivi storici e politici. 

A tutto ciò deve essere aggiunta la legittima preoccupazione, condivisa anche da alcuni osservatori internazionali, per l’incognita costituita da uno Stato indipendente saharawi – 300.000 persone in un territorio grande quanto la Gran Bretagna – in un’area dove potrebbero facilmente trovare rifugio formazioni islamiche integraliste collegate al terrorismo internazionale. Una conferma a questi timori sembra venire dallo smantellamento di una cellula terroristica nel Sahara Occidentale, a 200 chilometri dal capoluogo Laayoune, annunciato dalle autorità marocchine ai primi di gennaio 2011. Dei 27 arrestati, trovati in possesso di un consistente arsenale di armi, almeno uno sarebbe sicuramente affiliato alla rete di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI). Tali circostanze rafforzano la convinzione presso gli osservatori che il Marocco debba essere ampiamente coinvolto nelle iniziative internazionali per la sicurezza e la stabilità nella fascia del Sahel.

Posizione del Fronte Polisario

Fondato nel 1973 con lo scopo di ottenere l'indipendenza del Sahara dall'occupazione militare di Spagna, Marocco e Mauritania, il Fronte Polisario è il successore del Movimento di Liberazione del Sahara e svolge nei primi anni di esistenza attività di guerriglia contro le forze di occupazione straniere. A partire dal 1975 il Polisario si stabilisce a Tindouf, in Algeria, e viene riconosciuto dall'ONU come l’organismo rappresentante del popolo saharawi, motivo per il quale vi è un Rappresentante del Polisario accreditato presso le Nazioni Unite. Il Polisario dipende fortemente da Algeri sia economicamente che politicamente: anche se formalmente è un’entità del tutto indipendente, la strategia politica e le decisioni del Polisario sono da sempre fortemente influenzate da parte delle Autorità algerine.

Nel 1976 il Fronte Polisario proclama unilateralmente la Repubblica Democratica Araba Saharawi (RASD), riconosciuta da numerosi Paesi, principalmente africani e sudamericani, e dall'Unione Africana, ma non dalle Nazioni Unite. La RASD ha un governo in esilio con sede a Tindouf, guidato da Mohamed Abdelaziz, che è al contempo Segretario Generale del Fronte Polisario.

Dopo la firma del cessate-il-fuoco con il Marocco, avvenuta nel settembre 1991, il Polisario ha rinunciato a qualsiasi attività bellica ed ha deciso di seguire la via del negoziato per ottenere l’obiettivo dell’indipendenza del Sahara Occidentale. Ciononostante il Fronte mantiene un “esercito” di circa 10.000 elementi, impegnato prevalentemente nella gestione dei campi profughi a Tindouf.

Basandosi su quanto stabilito dalla Risoluzione 1514 (XV) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1965 (contenente la Dichiarazione sulla Concessione dell’Indipendenza ai Paesi e Popoli Coloniali) e sul parere emesso dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja nel 1975 su richiesta dell’ONU (che afferma che il Sahara Occidentale non era terra nullius al momento della colonizzazione spagnola e che pertanto deve rientrare nelle previsioni della Risoluzione 1514) il Polisario considera il Marocco come potenza coloniale ed i saharawi come popolo colonizzato.

L’unica possibile soluzione del contenzioso è quindi per il Polisario, come già evidenziato sopra, la realizzazione di un referendum che preveda anche l’opzione dell’indipendenza per permettere alla popolazione di decidere il proprio destino, ritenendo inaccettabile ogni ipotesi di autonomia.

La proposta di soluzione presentata dal Fronte nell’aprile 2007 al Segretario Generale, ricalca sostanzialmente il Piano Baker II del 2003: svolgimento di un referendum; ammettere al voto, oltre ai saharawi, i marocchini stabilitisi nel territorio del Sahara Occidentale entro il 1999; proporre tre opzioni agli elettori: integrazione al Regno del Marocco, indipendenza, autonomia sotto sovranità marocchina.

La questione del Sahara Occidentale nel contesto internazionale

Per quanto riguarda il ruolo assunto dagli attori internazionali, l'Unione Europea si è da sempre concentrata maggiormente sulla cooperazione a livello umanitario, ma a livello politico gli stati membri hanno sostenuto posizioni differenti. In particolare, la Francia ha sempre appoggiato le posizioni del Marocco, in quanto alleato storico e perno della presenza francese nella regione. Per quanto riguarda gli Stati Uniti la politica di sostegno alle posizioni marocchine è legata non solo ai rapporti storicamente buoni fra i due paesi, ma soprattutto in quanto il Marocco è un alleato nella  lotta globale contro il terrorismo. Con l'elezione di Obama sembra che gli Stati Uniti si siano mossi in direzione di una maggiore neutralità, vista la recente lettera inviata al re Mohammed VI in cui si sollecitava una soluzione in ambito ONU. Alcuni hanno obbiettato che nello stesso tempo gli Stati Uniti hanno dato il proprio appoggio alla proposta marocchina di dare autonomia alla regione mantenendola, però, sotto il proprio controllo.

La cooperazione con il Marocco nella regione è anche fondamentale a causa dello sviluppo di organizzazioni terroristiche di matrice islamista sul territorio, considerate un pericolo dal governo statunitense. Per questo gli Stati Uniti hanno proposto  delle iniziative di cooperazione regionale contro il terrorismo, come la “Trans Sahara terrorism initiative” che include anche il Marocco oltre a  Algeria, Ciad, Mali, Mauritania, Niger, Senegal, Nigeria e Tunisia. Questa iniziativa prevede non solo degli aiuti di tipo economico, ma anche programmi specifici che consentano ai governi di diventare autonomi nella lotta al terrorismo. Attualmente in Marocco è, ad esempio, in vigore un programma, in cooperazione con l'Unione Europea, per insegnare alle forze dell'ordine i metodi per sventare il riciclaggio di denaro da parte dei movimenti terroristici. 

I saharawi sono invece tradizionalmente sostenuti da tutti i Paesi africani, che trovano nella Russia una sponda in seno al “Group of Friends”, e dai Paesi latino americani.

Posizione algerina

L’Algeria sostiene, condizionandola fortemente, la causa del Fronte Polisario in nome del principio di autodeterminazione (secondo Algeri non potrebbe essere altrimenti, tenuto conto della storia stessa algerina e della sua lotta per l’indipendenza) e della legalità internazionale (in ossequio a tutte le risoluzioni ONU, la causa Saharawi è ritenuta tuttora una questione di “decolonizzazione”).

Elementi irrinunciabili per giungere ad una soluzione giusta della questione sono per gli algerini il riconoscimento del Marocco come potenza colonizzatrice e lo svolgimento di un referendum con l’opzione dell’indipendenza che garantisca il rispetto della legalità internazionale.

Contrariamente alla Mauritania, che ha una posizione più defilata, l'Algeria è da sempre lo sponsor chiave del Fronte Polisario in ambito internazionale e in particolare in seno alle Nazioni Unite. Non a caso sia il “governo” della RASD in esilio che i campi profughi saharawi si trovano in territorio algerino. In questo senso è assai evidente l’influenza che può avere l’Algeria sulle linee politiche e sulle decisioni della dirigenza del Polisario.

Per gli algerini la responsabilità di trovare una soluzione alla questione del Sahara Occidentale ricade interamente sulle Nazioni Unite e vi è un rifiuto di principio dell’Algeria, ribadito anche recentemente a fronte di allusioni neanche troppo velate da parte marocchina, a prendere parte ad eventuali negoziati tra le Parti, non avendo “niente da reclamare e nulla da offrire”.

In realtà l’eventuale riconoscimento della sovranità marocchina sul territorio del Sahara Occidentale costituirebbe per Algeri, opposta a Rabat da antichi rancori risalenti spesso all’epoca coloniale, una pesante sconfitta politica ed una prospettiva inquietante dal punto di vista della sicurezza nazionale.

 

Posizione italiana

L’Italiaha sempre mantenuto in merito alla questione del Sahara Occidentale una posizione equilibrata e di equidistanza, reiterando in ogni occasione di ritenere che solo nell'ambito del dialogo diretto tra Marocco e Fronte Polisario, sotto gli auspici delle Nazioni Unite, possa essere trovata una soluzione giusta e duratura del contenzioso sul Sahara Occidentale che garantisca il diritto all’autodeterminazione del popolo Saharawi, in linea con quanto previsto dalle pertinenti Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale.

In tale ottica l'Italia ha a più riprese invitato Marocco e Polisario a mantenere un dialogo franco, aperto e senza precondizioni, che consenta di ottenere concreti progressi nell’ambito del processo negoziale condotto sotto l’egida delle Nazioni Unite. In virtù degli eccellenti rapporti che intratteniamo con tutti gli attori coinvolti nella vicenda, l’Italia ha in passato anche offerto i propri buoni uffici in vista dello sviluppo del dialogo tra le Parti.

 

Vi è un forte interesse italiano per quanto riguarda gli aspetti umanitari della tematica. Qui di seguito uno schema riassuntivo delle principali attività di assistenza realizzate in favore della popolazione saharawi.

Assistenza alla popolazione Saharawi

Il Ministero degli Affari Esteri interviene in favore dei circa 200.000 profughi saharawi ospitati nei pressi di Tindouf attraverso: 1) la fornitura di beni alimentari sul canale bilaterale (per un valore di 1-1,5 milioni di Euro l’anno circa), 2) contributi a organismi internazionali (PAM, UNHCR) per la realizzazione di programmi di emergenza e riabilitazione, contributi alla realizzazione di progetti promossi da ONG italiane, 3) borse di studio per corsi di laurea e specializzazione post-laurea presso Università italiane.

 

1) Tra il 2005 e il 2007 sono stati consegnati (tramite AGEA – Azienda per le Erogazioni in Agricoltura, organismo del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali) beni alimentari per un valore complessivo di 4,5 milioni di Euro. Nel 2008 è stata effettuata un’ulteriore fornitura di carni avicole per un valore di 1 milione di Euro. L’invio delle forniture alimentari tramite AGEA è condizionata alla ratifica annuale, da parte del Parlamento, della Convenzione di Londra sugli aiuti alimentari. Non sono in programma per il 2009 ulteriori donazioni.

2) Nel febbraio 2008 è stato concesso al PAM un contributo di 100.000 Euro per il Programma di assistenza umanitaria alla popolazione saharawi realizzato dal PAM in collaborazione con l’UNHCR, la Mezzaluna Rossa algerina e la Mezza Luna Rossa Saharawi (“Protracted Relief and Recovery Operation: Assistance to Western Saharan Refugees”). A seguito dell’appello che il PAM ha rivolto ai donatori agli inizi di giugno 2008 per evitare l’interruzione delle attività di acquisto e distribuzione dei viveri, sono stati approvati due contribuiti al Programma sopra citato per un importo complessivo di 3 milioni di Euro. Una parte del contributo (600.000 Euro) è destinata al finanziamento di un progetto di assistenza tecnica e capacity bulding per il monitoraggio sulla distribuzione dei viveri, realizzato dall’ONG italiana CISP. E’ attualmente in fase di erogazione un ulteriore contributo di 300.000 €, che verrà utilizzato, sulla base delle indicazioni ricevute dalla DGCS direttamente dai rappresentanti saharawi, per l’acquisto di pasta e di olio vegetale.

Nel marzo 2009 è stato concesso all’UNHCR un contributo di Euro 254.332 per contribuire alla realizzazione di interventi volti a migliorare le strutture dei servizi igienico-sanitari e di approvvigionamento idrico nei campi di Tindouf. Come già avvenuto nel 2008, è stato concesso anche quest’anno dalla DGMM un contributo all’UNHCR di circa 60.000 Euro, nell’ambito del programma denominato Confidence Building Measures (CBM), per la realizzazione di scambi di visite tra familiari saharawi residenti nei campi profughi in Algeria e nella regione del Sahara Occidentale.

3) Sono state assegnate ai Sahrawi sei borse di studio (confermate nel 2008): tre per corsi di laurea in medicina e tre per specializzazioni post laurea (1 in ginecologia e 2 in gastroenterologia). Nel 2008 è stata anche assegnata una borsa di studio per uno stage in campo medico. Sono in programmazione per il 2009 due ulteriori borse di studio per corsi di laurea.

Si segnala altresì che varie Regioni, Enti locali ed ONG organizzano in maniera autonoma rilevanti iniziative in favore dei profughi saharawi, finalizzate alla raccolta e donazione di beni di prima necessità e allo svolgimento di incontri o convegni sulla tematica del Sahara Occidentale. Il trasporto in Algeria e la consegna nei campi profughi dei beni raccolti in Italia da parte dei donatori avviene di norma in coordinamento con l’Ambasciata ad Algeri. 

Lo sviluppo del terrorismo nella regione

Attualmente la situazione è resa ulteriormente complicata dal fatto che si sta diffondendo in tutta la regione del Sahel il movimento terroristico Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM), con cui si sospetta abbia  dei legami anche il fronte Polisario, secondo un rapporto pubblicato dell'European Strategic Intelligence and Security Center (ESISC) a maggio di 2010. Il movimento terroristico AQIM nasce con questo nome nel 2007 in Algeria, dove ha la sua base operativa, dalla decisione del Gruppo Salafita per la Preghiera e il Combattimento (GSPC), esistente già dal 1998, di integrasi all'interno di Al Qaeda. Secondo il rapporto dell’ESISC i collegamenti fra il fronte Polisario e i movimenti di matrice islamista posso essere fatti risalire agli anni Ottanta, con i contatti fra i giovani che si trovavano nel campo profughi di Tidouf, in Algeria, e i rappresentanti del Fronte Islamico di salvezza (FIS), partito algerino di matrice islamista, nato nel 1988 con l'obiettivo di creare uno stato Islamico governato dalla sharia.

Sempre sulla base del citato rapporto, un altro esempio dell’esistenza di contatti risale al 1994, quando i servizi segreti algerini sequestrarono al Gruppo Islamico Armato (GIA), altro movimento terroristico algerino di matrice islamista passato nato nel 1992, delle armi che lo stesso governo algerino aveva fornito al Fronte Polisario. Nel 2008 – si riporta inoltre – sarebbero stati identificati in un campo di addestramento di AQIM numerose persone provenienti dal Sahara Occidentale e si stimava che almeno 265 ex combattenti del fronte Polisario si fossero uniti a AQIM. Un altro caso emblematico è il coinvolgimento di Omar el Saharaui, un ex leader del fronte Polisario, nel rapimento di tre cittadini spagnoli avvenuto il 29 novembre 2009 e rivendicato da AQIM. L' uomo è stato arrestato a febbraio 2010 insieme a un'altra ventina di persone sempre coinvolte nel sequestro, molte delle quali erano ex combattenti del Fronte Polisario.

Secondo il rapporto dell'ESISC, ex combattenti del Fronte in cerca di ulteriori guadagni sfruttano l'esperienza acquisita in campo militare per partecipare ad attività illegali come il contrabbando anche in collaborazione con movimenti terroristici che utilizzano gli stessi mezzi.

Infine, secondo l'ESISC, la collaborazione fra AQIM e Fronte Polisario sarebbe mutualmente vantaggiosa. Infatti, AQIM ha bisogno di basi locali per espandere la propria attività, mentre il Fronte Polisario guadagnerebbe in visibilità e potrebbe sopperire alla carenza di ideologia che attualmente sta affrontando. Entrambi i movimenti condividono, poi, la finalità di destabilizzazione rispetto al governo del Marocco, anche se AQIM ha obiettivi che riguardano un'estensione geografica più ampia.  

 

La strategia contro il terrorismo e la fallita cooperazione regionale

La politica del governo marocchino contro il terrorismo si basa su differenti aspetti: non solo esiste un servizio di intelligence adeguato ad affrontare la minaccia terroristica e delle politiche preventive efficaci, secondo il rapporto del dipartimento di stato americano sulla politica marocchina contro il terrorismo del 2009, ma si lavora anche sul creare un rifiuto della società contro il terrorismo.

In questo senso sono state attuate delle riforme da parte del Ministero degli affari islamici per promuovere l' Islam moderato. Il Marocco ha inoltre basato la propria strategia sulla cooperazione internazionale soprattutto con Stati Uniti e Unione Europea che danno aiuti sia materiali sia in termini di competenze.

L'esistenza di gruppi terroristici che, però, valicano i confini nazionali richiederebbe anche una cooperazione a livello regionale, su cui lo stesso ministro degli esteri marocchino ha più volte posto l'enfasi. Il permanere del conflitto nel Sahara occidentale, ha però fortemente limitato questa possibilità a causa delle rivalità esistenti con l'Algeria, che a marzo 2010 ha promosso una conferenza fra ministri degli esteri degli stati del Sahel (Burkina Faso, Ciad, Libia, Mali, Mauritania Niger) senza  invitare il Marocco a partecipare, peggiorando ulteriormente le relazioni fra i due paesi.

 


Appendice 2

 


 

RAPPORTI BILATERALI[4]

 

Relazioni politiche

L’Italia ritiene di prioritaria importanza assicurare un adeguato sostegno alla stabilità, al progressivo sviluppo ed alla liberalizzazione e modernizzazione del Marocco, partner d’interesse strategico nel contesto degli obiettivi condivisi della creazione di un’area di sicurezza e prosperità nel Mediterraneo, della lotta contro il terrorismo internazionale e la criminalità organizzata e del contrasto all’immigrazione clandestina.

Il nostro interesse ad un approfondimento delle relazioni politiche con Rabat trova fondamento innanzitutto nella presenza di una consistente comunità marocchina residente in Italia (oltre 400.000 unità secondo i dati ISTAT), la terza in assoluto nel nostro Paese e la prima extra-europea, con il più alto indice di imprenditori privati stabilmente operanti nel nostro Paese (oltre 57.000).

E’ interesse dell’Italia assicurare un adeguato sostegno alla stabilità, al progressivo sviluppo ed alla liberalizzazione e modernizzazione del Marocco, anche nel quadro di una crescente integrazione dei sistemi economici dei due Paesi. L’Italia rappresenta per Rabat un partner strategico, dal punto di vista sia politico che economico, anche nell’ottica di una sempre maggiore integrazione del Marocco nel contesto dell’Unione Europea.  

Il quadro di riferimento del rapporto bilaterale è il Protocollo sulle consultazioni politiche rafforzate firmato nel 2000, che prevede lo svolgimento di riunioni a cadenza annuale, a livello di Ministri, Sottosegretari e Direttori Generali dei Ministeri degli Affari Esteri dei due Paesi, alternativamente a Roma e a Rabat, sui principali temi bilaterali e di politica internazionale.

Elenco dei più recenti scambi di visite e incontri politici: l’allora Ministro degli Affari Esteri marocchino, Benaissa, è stato ricevuto a Roma il 31 luglio 2007; il 20-22 gennaio 2008 il Ministro degli Affari Esteri D’Alema si è recato a Rabat in occasione della riunione ministeriale del Dialogo 5+5; il 9-11 luglio 2008 il Sottosegretario On. Craxi si è recata in visita in Marocco. L’On. Ministro Frattini ha effettuato una visita a Rabat il 13-14 maggio 2009, nel corso della quale è stato firmato un nuovo Accordo di conversione del debito marocchino per un ammontare di 20 milioni di Euro. Il 2-3 novembre 2009, l’On. Ministro Frattini si è nuovamente recato in Marocco, per presiedere a Marrakech, congiuntamente al proprio omologo marocchino, Fassi Fihri, il “Forum for The Future”, iniziativa realizzata nell’ambito del Partenariato G8-BMENA. Il 15 giugno 2010 il Segretario di Stato marocchino agli Affari Estri, Akarbach, ha incontrato a Roma il Sottosegretario On. Craxi. Il 10-11 ottobre 2010 il Vice Ministro Urso ha guidato una missione di sistema in Marocco, incentrata sul settore delle infrastrutture. Il 18 ottobre 2010, il Presidente Fini ha effettuato una visita a Rabat durante la quale si è incontrato con il Presidente della Camera marocchina dei Rappresentanti e con il Primo Ministro El Fassi. Il 6-7 marzo 2011 il Sottosegretario Craxi ha effettuato una missione a Rabat nel corso della quale ha incontrato il Sottosegretario agli Esteri Akarbach

2. Relazioni economiche

L’Italia è il terzo  principale partner commerciale del Marocco, preceduto da Francia e Spagna. Nei primi sei mesi del 2010 l’interscambio ha registrato un incremento dell’11,05% rispetto allo stesso periodo del 2009, fondamentalmente per l’aumento delle importazioni dal Marocco, cresciute del 21,9%. Anche le nostre esportazioni hanno subito una leggera ripresa rispetto allo stesso periodo (+7,7%) in particolare nei settori petrolifero (+61,45), dell’elettronica (+45,99) e chimico (+15,20). Le importazioni dal Marocco hanno riguardato il settore chimico con una vera e propria impennata rispetto ai primi sei mesi del 2009 (+370,5%) ed i settori automobilistico (+171,22) e delle apparecchiature elettriche (+62,92).

Il Marocco offre condizioni economiche particolarmente favorevoli: indicatori macroeconomici stabili, bassi costi della manodopera, importanti incentivi per gli investitori esteri, un ampio mercato interno, accordi di libero scambio con numerosi Paesi, importanti investimenti infrastrutturali, zone franche e poli tecnologici in via di istituzione.

L’interesse delle nostre aziende per il mercato marocchino è sensibilmente aumentato grazie anche alle opportunità offerte dalla creazione della Free Trade Zone di Tangeri dove attualmente operano oltre 400 imprese italiane, dall’espansione del porto di Tangeri con l’implementazione del progetto di TANGER MED II e dalla nascita di aree in grado di ospitare servizi off-shore, sulle quali il Governo di Rabat ha investito ingentemente negli ultimi anni. Il livello degli IDE italiani in Marocco, tuttavia, rappresenta ancora il punto debole della nostra presenza economica nel Paese e il volume degli investimenti è al di sotto delle aspettative marocchine (l’Italia è all’undicesimo posto tra i Paesi investitori).

I principali investimenti italiani in Marocco riguardano: Italcementi, Cristalstrass (secondo produttore mondiale di cristalli), acciaierie Di Grandi, Martelli Lavorazione Tessili, Grandi Navi Veloci (linea Genova/Barcellona/Tangeri) ed ENI.

Per quanto riguarda le commesse pubbliche, le principali gare vinte recentemente dalle imprese italiane riguardano:

Settore infrastrutture: Consorzio Salini Locatelli - Co.Ge.Fer, Pivato S.p.A., Consorzio Pizzarotti - Alpi DeCo, Saipem.

Settore Energia: ENI Group/Snam Progetti; Enel

Settore Difesa: Alenia Aeronautica, Selex Communications, Gruppo Finmeccanica.

Settore trasporti: Selex Sistemi Integrati; ATR.

Particolarmente rilevanti sono gli interessi di Enel in Marocco nel settore della generazione e del trading elettrici, attraverso Endesa, e Enel Green Power sta attivamente partecipando, con risultati sinora molto promettenti, al piano nazionale di sviluppo di capacità rinnovabile. Il Marocco intende sviluppare infatti 6000 MW di capacità addizionale da fonti rinnovabili entro il 2020. 

Enel Green Power si è pre-qualificata (in consorzio con una società spagnola) nella gara pubblica per la prima fase del progetto solare di Ouarzazate riguardante la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica a tecnologia solare termica. La messa in esercizio del primo impianto è prevista per l’inizio del 2014. La presentazione dell’offerta vincolante è prevista entro ottobre 2011. EGP è fortemente interessata allo sviluppo e all’applicazione della tecnologia italiana “Archimede” per impianti solari termici. Archimede è in grado di raccogliere e conservare per molte ore l’energia termica del sole per poterla usare anche di notte o quando il cielo è coperto.

Per quanto riguarda lo sviluppo dell’eolico, è prevista la realizzazione di cinque progetti coordinata dall’utility di Stato ONE ed Enel Green Power si è pre-qualificata per realizzare il progetto di  Taza, un impianto eolico da 150 megawatt. L’entrata in esercizio è prevista nel 2015.

3. Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

La cooperazione bilaterale tra Italia e Marocco in campo culturale e scientifico è regolata nel quadro dell’Accordo di collaborazione culturale e scientifico firmato a Rabat il 28 luglio 1998, ratificato nel 2003 e dal relativo Protocollo Esecutivo firmato a Rabat il 10 maggio 2004, scaduto nel 2008. Il negoziato per il rinnovo del Protocollo Esecutivo che unisce il settore culturale a quello scientifico è stato avviato nell’aprile del 2009.

Cooperazione universitaria: gli atenei italiani hanno inserito nella piattaforma MAE-MIUR-CRUI (http://accordi-internazionali.cineca.it) 65 accordi vigenti con atenei marocchini (dato dinamico). Gli accordi riguardano programmi di ricerca e mobilità di docenti e ricercatori. Fra le più attive: Uni Cagliari 8 accordi, Torino 4 e Poli TO 4. Nel network coordinato dall’Università Telematica Internazionale UNINETTUNO sono rappresentate 5 università marocchine. Gli accordi interuniversitari erano scarsamente visibili e si auspicano maggiori risorse. La piattaforma MAE-MIUR-CRUI sembra un valido strumento tecnologico atto a superare tali criticità.

Studenti iscritti presso Università italiane: nell’a.a. 2009-2010 risultavano iscritti presso atenei italiani 1.485 studenti marocchini (197 Uni Torino, 150 Bologna, 95 Poli Torino, 71 Padova).

Borse di studio: nell’a.a. 2010/2011 le mensilità offerte dall’Italia (dell’importo di 700 euro netti) sono state 52.

Diffusione della lingua italiana: l'italiano è insegnato a livello universitario principalmente a Rabat, a Casablanca, a Tetouan, a Mohammedia, e da ultimo a Marrakech (Università Cadi Ayyad). Dal  2001 esiste un Dipartimento di Italianistica presso la facoltà di Lettere dell’Università “Mohamed V” di Rabat, cui è stato assegnato un lettore di ruolo inviato dal MAE. Alla stessa università nel 2007 sono stati assegnati: un contributo per l’istituzione di cattedre ed uno per la realizzazione di un corso di formazione docenti. Un ulteriore contributo per la creazione di cattedre di italiano è stato previsto nel 2010 in favore dell’Università Cady Ayyad di Marrakech.

Corsi di italiano vengono organizzati dal locale Istituto di Cultura, dalla Società DanteAlighieri di Casablanca e dall'Istituto Superiore per il Turismo (di livello universitario) di Tangeri. I corsi  di lingua dell’Istituto Italiano di Cultura nel 2009 sono stati 79, con 928 iscritti, strutturati su sei livelli in base al Quadro Comune di Riferimento per le Lingue stabilito dal Consiglio d’Europa. Sono previsti inoltre corsi preparatori all’esame di certificazione CILS dell’Università per Stranieri di Siena con cui l’Istituto ha stipulato una convenzione. E’ attivo un Comitato Società Dante Alighieri.                  

Istituzioni scolastiche italiane e sezioni d’italiano presso Scuole marocchine: a Casablancafunziona l’Istituto scolastico italiano paritario “Enrico Mattei” a livello dell’infanzia, primario e secondario di I e II grado (liceo scientifico) e dall’anno scolastico 2007-2008 è stato istituito un Istituto Professionale Tecnico Gestione Aziendale.  Il numero complessivo degli alunni è di 328 unità.

L'insegnamento dell'italiano nelle scuole marocchine è stato potenziato nel 1992 per far fronte alle numerose esigenze che si andavano sviluppando nel settore terziario. In una trentina di Licei concentrati soprattutto nell’area di Rabat e Casablanca è previsto l’insegnamento della lingua italiana come seconda lingua straniera obbligatoria. Una decina sono le scuole medie in cui sono stati di recente avviati insegnamenti di lingua italiana.

Missioni Archeologiche: nel 2010, il MAE ha cofinanziato 2 missioni archeologiche in Marocco, per un importo totale di 13.000 Euro. Le missioni finanziate sono le seguenti:

- Lixus - ricerche, restauri, attività di formazione - Università di Siena: la missione prosegue la cooperazione con l'INSAP di Rabat, in corso dal 1999, sul sito di Thamusida, cui si aggiunge l'Università Mohamed V di Rabat. Dopo la conclusione delle precedenti ricerche l'INSAP ( Institut National des Sciences de l'Archéologie et du Patrimoine) ha invitato l'Università di Siena a una nuova collaborazione a Lixus per ricerche diagnostiche su tutto il sito, scavi e restauri di importanti monumenti, formazione di personale marocchino nel campo del restauro, dell'informatica, delle tecniche di scavo e della diagnostica archeologica.

- Archeologia e arte rupestre nel Jebel Bani orientale - Università “La Sapienza”: la missione italo-marocchina, attiva dal mese di ottobre 2009, ha ottenuto interessanti risultati sia in ambito etno-archeologico che antropologico. In particolare, l'interesse scientifico si è concentrato sullo studio dell'arte rupestre, si sono prelevati campioni di materia colorante che potrebbero dimostrare la datazione assoluta delle pitture rupestri dei siti di Ifran-n-Taska nel Jebel Bani.

Eventi culturali: l’Istituto Italiano di Cultura propone annualmente, anche in collaborazione con le istituzioni culturali locali, un ricco programma di concerti, mostre, convegni, proiezioni cinematografiche. Grande successo di pubblico ed un’ampia copertura mediatica hanno avuto le iniziative curate dall’Istituto, nel febbraio 2011, nell’ambito della partecipazione dell’Italia in qualità di “ospite d’onore” al Salone Internazionale del Libro di Casablanca. Particolare interesse hanno suscitato gli incontri letterari con autori italiani e marocchini e le tavole rotonde che hanno fornito l’opportunità di approfondire tematiche a carattere storico, geografico e sociale comuni alle due sponde del Mediterraneo.

Prestigioso simbolo della presenza culturale italiana in Marocco è il Palazzo delle Istituzioni Italiane a Tangeri. Il complesso immobiliare, rimasto chiuso per diversi anni, è stato riaperto nel 2007 grazie all’opera di recupero avviata dal Consolato Generale italiano a Casablanca. Dopo una prima fase durante la quale è stato utilizzato quale semplice “contenitore” di eventi culturali italiani o organizzati da istituzioni di altri Paesi (nell’aprile 2010 ha ospitato, per il terzo anno consecutivo, il Salone Internazionale del Libro di Tangeri), l’obiettivo è fare del Palazzo delle Istituzioni un centro mediterraneo di dialogo interculturale, con un’offerta di contenuti di impronta prevalentemente italiana. Il Palazzo è destinato a ospitare la Fondazione Mediterranea Elisa Chimenti, tra le cui finalità, oltre alla valorizzazione della produzione della letterata italiana, vi è quella della promozione fra i giovani marocchini della conoscenza delle comuni matrici culturali mediterranee.


4. Questioni migratorie

Gli italiani residenti in Marocco sono circa 2.000. Ai ‘vecchi’ immigrati provenienti da Tunisia e Sicilia si sono aggiunti, di recente, tecnici e rappresentanti di società italiane operanti in territorio marocchino.

La comunità marocchina, presente in Italia da oltre venticinque anni, ammonta, secondo l’ultimo rapporto ISTAT sulla popolazione straniera residente in Italia (al 1° gennaio 2010), a 431.529 unità, ovvero oltre il 10% degli stranieri presenti nel Paese. Si tratta di una comunità caratterizzata da una forte componente di ricongiungimenti familiari, seguita dagli ingressi per lavoro subordinato, che, pur essendo presente su tutto il territorio, si concentra soprattutto nelle aree industriali del Nord Italia (Lombardia in testa, cui fanno seguito l’Emilia Romagna, il Piemonte e il Veneto).

Come già segnalato, secondo uno studio dell’ICE (maggio 2010), la comunità imprenditoriale marocchina è la più numerosa tra quelle straniere in Italia con 57.621 aziende private, seguita da quella cinese (49.854) e romena (49.132).

Il Marocco, oltre ad essere un Paese di origine, è anche zona di transito dei flussi migratori illegali che coinvolgono cittadini di Paesi terzi (provenienti in particolare dall’Algeria e dall’Africa sub-sahariana). La rotta principale seguita dagli immigrati clandestini per l’arrivo in Italia è quella via mare verso la Sicilia, ma viene percorsa anche una rotta terrestre attraverso Spagna e Francia.

Il Marocco figura altresì al primo posto per numero di detenuti in Italia (circa il 20% del totale dei detenuti stranieri al 31 marzo 2010, pari a 5.339 unità). Per i cittadini marocchini, la comunicazione tempestiva dell’adozione delle misure restrittive della libertà personale alle rispettive autorità diplomatiche è fatta senza il consenso dell’interessato (cd. obbligo di notifica indipendentemente dall’assenso del detenuto), come previsto dalla Convenzione di reciproca assistenza giudiziaria, di esecuzione delle sentenze e di estradizione (firmata a Roma il 12 febbraio  1971).

Un Accordo italo-marocchino di riammissione è stato firmato a Rabat il 27 luglio 1998: non ancora ratificato da parte marocchina, viene applicato di fatto, con una soddisfacente collaborazione bilaterale. La Commissione UE sta negoziando un Accordo di riammissione comunitario, sul quale Rabat ha recentemente mostrato flessibilità circa i due punti di sofferenza del negoziato: l’estensione delle disposizioni dell’accordo alla riammissione di cittadini di Paesi terzi ed il carattere dei mezzi di prova della provenienza del clandestino da riammettere, che da parte marocchina si è sempre insistito dovessero essere di carattere assolutamente concludente, e non semplici indizi. In cambio, Rabat ha chiesto il sostegno finanziario dell’UE per il reinserimento dei clandestini da rimpatriare, sulla base di contributo pro-capite da definire.

In tema di rimpatrio volontario assistito, l’Italia ha finanziato per una quota pari a 285.000 Euro, insieme ad altri Paesi europei donatori, il progetto dell’OIM per il biennio 2008-2010 “Assisted Voluntary Return and Reintegration”. Nella stessa linea si colloca anche il progetto di rimpatrio volontario regionale, LIMO “Programme for Stranded Migrants in Libya and Morocco, finanziato con il contributo sia del Ministero degli Affari Esteri (750.000 Euro) che del Ministero dell'Interno (300.000 Euro).

Dal 1998 il Marocco beneficia di una quota riservata nell’ambito della programmazione annuale di ingressi in Italia per lavoratori stranieri (c.d. Decreto Flussi): 1.500 unità nel 1998 e 1999, 3.000 nel 2000, 1.500 nel 2001, 2.000 nel 2002, 500 nel 2003, 2.500 nel 2004, 4.000 nel 2005 e nel 2006, 4.500 nel 2007. Negli anni successivi, la quota annuale di 4500 unità è rimasta invariata.

I cittadini marocchini possono inoltre usufruire, dal 2006, a parità con gli altri Paesi beneficiari, della quota di ingressi per lavoro stagionale, complessivamente stabilita in 80.000 unità annue, disposizione da ultimo confermata nel Decreto Flussi stagionali 2010 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.91 del 20 aprile 2010).

Allo scopo di meglio allocare le quote di ingresso riservate, è stato concluso nel novembre 2005 un Accordo di lavoro per la “regolamentazione e gestione dei flussi migratori per ragioni di lavoro” che prevede corsi di selezione e formazione linguistica e professionale ai fini del reclutamento di lavoratori marocchini. Un Protocollo esecutivo è stato firmato a Roma il 9 luglio 2007 e definisce le modalità di applicazione dell'accordo, individuando nell'Agence Nationale pour la Promotion de l'Emploi et des Competences (ANAPEC), agenzia pubblica di intermediazione per l'inserimento lavorativo, l’ente esecutore da parte marocchina.[5]

A seguito delle richieste pervenute da parte marocchina, è allo studio un Addendum all’accordo, che riservi all'ANAPEC la gestione diretta di una percentuale della quota annuale di ingressi,[6] anche se il relativo negoziato è da tempo sospeso. Recentemente il Ministero del Lavoro ha manifestato la volontà di riprendere il negoziato, a fronte della richiesta marocchina di avviare percorsi di “migrazione circolare”: si sta studiando la possibilità di inserire nell’Addendum anche clausole che contengano l’impegno a promuovere meccanismi di ritorno dei cittadini marocchini in Patria al termine del contratto di lavoro in Italia. Ciò permetterebbe anche di avviare programmi di formazione e lavoro in Italia - su fondi disponibili dell’UE - finalizzati al rientro in Marocco dei lavoratori così formati.  

Altre iniziative di sostegno all’integrazione e alla formazione, e di assistenza all’imprenditoria privata, sono state avviate da enti locali e organizzazioni di categoria italiane in collaborazione con la Fondazione Hassan  II per i Marocchini Residenti all’Estero, con la firma, nel dicembre 2010, di cinque Convenzioni di promozione socio-economica.

5. Cooperazione allo sviluppo

La cooperazione italiana in Marocco è definita dal Memorandum d’Intesa firmato in occasione della visita dell’On. Ministro a Rabat, nel maggio 2009. Esso definisce le priorità geografiche (regioni del centro e del nord) e settoriali (lotta alla povertà e migrazioni) della cooperazione nel Paese.

Con circa 10 ME a dono e 6 ME a credito d’aiuto, cui si aggiungono 20 ME derivanti dalla conversione del debito, l’Italia si colloca al quinto posto nella classifica dei maggiori donatori bilaterali del Marocco, dopo Francia, Germania, Giappone e Spagna. È in corso il negoziato per la stipula di un nuovo Accordo quadro di cooperazione allo sviluppo che sostituisca quello del 1977, fornendo un assetto giuridico certo ed attuale alle attività di cooperazione, spesso ostacolate da problematiche di carattere amministrativo quali la concessione delle esenzioni fiscali sui beni forniti a titolo gratuito dalla Cooperazione Italiana, i diritti e le agevolazioni da accordare al personale e agli enti pubblici e privati.

Considerato lo stadio di sviluppo del Paese e del suo settore pubblico ed in ottemperanza al principio di ownership stabilito nella Dichiarazione di Parigi e ribadito ad Accra, la DGCS predilige l’affidamento delle iniziative al Governo beneficiario. Di seguito i settori di intervento.

Risorse idriche. È stato avviato recentemente un programma da 4,5 ME a dono per l’approvvigionamento di acqua nella provincia di Settat, dove il tasso di accesso all’acqua potabile è tra i più bassi del Paese (22%).

Sanità di base. Nella stessa provincia, è in corso un programma destinato alla riabilitazione di strutture sanitarie di base, alla formazione del personale medico e paramedico in ambito materno-neonatale ed al rafforzamento istituzionale in ambito sanitario (circa 2 ME a dono).

Microcredito. Con 1,2 ME a dono e 6 ME a credito d’aiuto sosteniamo rafforzamento delle associazioni di microfinanza nelle zone rurali del Paese. Tale contributo iscrive l'Italia nel novero dei donatori che partecipano al Fondo JAIDA, strumento finanziario fortemente voluto dalla controparte marocchina per canalizzare l'aiuto internazionale al settore del microcredito.

Un programma di conversione del debito da 20 ME è interamente votato ad iniziative di lotta alla povertà. Il 90% di tale importo è destinato al sostegno di due importanti programmi nazionali: l’Initiative Nationale de Developpement Humain, lanciata dal Re Maometto VI (8 ME) ed il Programma nazionale di strade rurali (10 ME). I restanti 2 ME saranno destinati al rafforzamento della società civile con il contributo delle ONG italiane.

Migrazioni e partenariato territoriale: E’ in fase di conclusione un progetto da 1,5 ME, affidato all’OIM per la creazione di alternative socio-economiche alla migrazione irregolare dei minori (Progetto SALEM). Complessivamente, negli ultimi anni la DGCS ha finanziato programmi in questo settore per circa 6 ME. A tali importi vanno ad aggiungersi gli interventi che fanno capo all’iniziativa del progetto Accordi di Programma Quadro-APQ (con fondi CIPE), per ulteriori 4,5 ME. Ciò è valso all’Italia il ruolo di capofila, congiuntamente con la Spagna, del gruppo “Migrazioni e Sviluppo”, istituito dai donatori con l’obiettivo di armonizzare gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo.

È stata avviata una riflessione sull’opportunità di utilizzare maggiormente lo strumento del credito d’aiuto per sostenere il partenariato dell’Italia col Marocco in materia di sviluppo ed assicurare la continuità dei rapporti di cooperazione italo - marocchina.

Da parte italiana, l’utilizzo di crediti d’aiuto sarebbe auspicabile considerate le scarse risorse che potranno essere allocate sulla componente a dono negli anni a venire. Da parte marocchina, è sempre più frequente il ricorso a prestiti concessionali di svariati donatori: Banca Mondiale, Agence Française de Développement, Cooperazione finanziaria tedesca e Jica (Giappone).

 


DATI STATISTICI BILATERALI

Esportazioni - Principali prodotti verso il Marocco ( 1° semestre  2009 -2010)

  (valori in Euro)

sem. 2009

sem. 2010

Variazione %

% sul totale del 1° semestre 2010

Totale esportazioni verso il Marocco nel primo semestre 

665.834.265

716.963.447

7,68

 

Macchinari e apparecchiature

183.832.999

199.726.950

8,65

27,86

Coke e prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio

48.749.499

78.706.252

61,45

10,98

Prodotti tessili

65.026.848

68.690.972

5,63

9,58

Apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico

45.813.888

49.754.389

8,60

6,94

Prodotti chimici

40.275.409

46.396.752

15,20

6,47

Computer e prodotti di elettronica ed  ottica

22.765.771

33.235.097

45,99

4,64

Articoli in gomma e materie plastiche

28.662.535

32.130.246

12,10

4,48

Prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature

27.708.281

30.743.576

10,95

4,29

Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi

34.103.961

29.351.758

-13,93

4,09

Altri prodotti

202.999.035

177.579.213

-12,52

24,77

 



 

Importazioni principali prodotti  dal Marocco ( 1° semestre  2009 -2010)

(valori in Euro)

sem. 2009

sem. 2010

Variazione %

% sul totale del 1° semestre 2010

Totale importazioni dal Marocco nel primo semestre 

206.397.190

251.684.574

 

21,94

 

Prodotti alimentari

69.283.922

68.858.449

-0,61

27,36

Articoli di abbigliamento (anche in pelle e pelliccia)

64.603.727

59.505.862

-7,89

23,64

Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi

11.500.086

31.190.269

171,22

12,39

Apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche

12.907.242

21.027.889

62,92

8,35

Prodotti chimici

3.733.727

17.568.902

370,55

6,98

Altri prodotti

44.368.486

53.533.203

21

21,27

 


 

Totale interscambio e variazione sul totale – 1° semestre 2010

 

1° semestre 2009

1° semestre 2010

Totale interscambio

872,1

968,5

Variazione %

 

11,05%

Saldo

459,5

465,3

 

Elaborazioni DGMM1 su fonte ISTAT (1° semestre 2010 – dati provvisori)

SACE

Categoria di rischio

3/7

 

Categoria consensus

2

 

Indice rischio Paese

Media M1

 

Outlook

stabile

 

Rischio sovrano, bancario e corporate

apertura

 

Plafond Paese

1.000 milioni Euro

 

Garanzie deliberate (capitale e interessi)

132,2 milioni di Euro

 

Garanzie perfezionate in quota capitale

116,2 milioni di euro

Di cui 94,1 già erogati

    Fonte: SACE

 

 


Appendice 3

 


 

RELAZIONI PARLAMENTARI ITALIA – MAROCCO

 

Presidente della Camera dei Rappresentanti

 

ABDELWAHED RADI (dal 9 aprile 2010; aveva già ricoperto tale carica dal 1997 al 2002 e riconfermato nel 2002-2007)

 

 

Presidente della Camera dei Consiglieri

 

MOHAMED CHEIKH BIADILLAH (dal 13 ottobre 2009)

 

 

Ambasciatore del Marocco in Italia

 

HASSAN ABOUYOUB (dal 6 maggio 2010)

 

Ambasciatore italiano in Marocco 

 

PIERGIORGIO CHERUBINI

 

******

 

Si ricorda che l’on. Gennaro Malgieri (PDL) è stato nominato dal Presidente della Camera coordinatore dei rapporti della Camera dei deputati con i Parlamenti dei Paesi arabi del Mediterraneo.

 

 

Incontri del Presidente

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini,  si è recato in visita ufficiale in Marocco il 18 ottobre 2010, nell’ambito della quale ha avuto incontri con il Presidente della Camera dei rappresentanti,  Abdelwahed Radi, con il Primo Ministro Abbas El Fassi, e con  il Presidente della Camera dei Consiglieri,  Mohamed Cheikh Biadillah.

 

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini,  ha incontrato a Roma, il 22 gennaio 2009, l'allora Ambasciatore del Marocco, Mohammed Nabil Benabdallah.

 

      Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini,  ha incontrato a Roma, il 19 gennaio 2009, una delegazione del Consiglio degli Ambasciatori della Lega degli Stati arabi in Italia per discutere della crisi di Gaza. Si tratta degli Ambasciatori di Qatar, Al-Moraikhi, di Giordania, Al Hashemi, di Egitto, Rashed, del Marocco, Benabdallah, ed il Delegato Generale della Palestina in Italia, Ateyeh. La delegazione era accompagnata dal Capo Missione della Lega Araba, Al Gargani.

 

Commissioni parlamentari

Il 1° dicembre 2010, il Presidente della Commissione Affari Esteri, on. Stefano Stefani, ha incontrato una delegazione del Regno del Marocco, guidata dal Segretario generale del Partito di Progresso e Socialismo, Mohammad Nabil Benabdallah (in precedenza Ambasciatore in Italia) e integrata dal sindaco di Rabat, Fadlallah Oualalou.  Durante l’incontro, nell’ambito del quale è stato sottolineato l’ottimo andamento delle relazioni bilaterali, il parlamentare marocchino ha auspicato un’intensificazione della cooperazione tra i Parlamenti, anche al fine di ampliare gli spazi di dialogo e di cooperazione nell'area mediterranea, nell'ambito della quale il Marocco ha un ruolo di trait-dunion con l'Europa.

Il 23 settembre 2009 ha avuto luogo un incontro tra il Presidente della Commissione Affari Esteri, onorevole Stefani, e l’Incaricato d’affari del Regno del Marocco, Amal Belcaid. Nell’incontro l’Incaricato d’Affari ha illustrato le linee direttrici della riforma della giustizia annunciata dal sovrano, il 20 agosto scorso, in occasione della festa nazionale del Paese. Si tratta di una riforma che ha come obiettivo il rafforzamento dell'indipendenza della magistratura, il perfezionamento del quadro normativo in materia commerciale e il miglioramento del decentramento amministrativo. Il Presidente Stefani dopo aver espresso il suo compiacimento per il progetto di riforma, ha ricordato la questione del popolo saharawi, sottolineando l'importanza di un accordo con l'Algeria per ottenere la pacificazione di tutta l'area; ha poi confermato l’intenzione di accettare l’invito che gli era stato rivolto precedentemente e di volersi recare, a breve, in visita ufficiale in Marocco

L’11 marzo 2009, il Presidente della Commissione Affari esteri, on. Stefano Stefani, ha ricevuto l’allora ambasciatore del Marocco in Italia,Mohammed Nabil Benabdallah. Nell’incontro è stato sottolineato l’ottimo andamento delle relazioni bilaterali e la comune volontà di sviluppare ulteriormente le occasioni di incontro e di scambio sia a livello parlamentare, sia a livello economico e commerciale. L’ambasciatore Benabdallah si è soffermato ad illustrare l’andamento dell’economia marocchina, mettendo in luce il trend  di crescita che si è registrato negli ultimi anni, ma anche i problemi sociali che pesano sullo sviluppo del Paese. Sono stati inoltre esaminate questioni legate al rischio del terrorismo e al rapporto con l’Algeria, in particolare in relazione al problema del Saharawi, relativamente al quale l’ambasciatore marocchino ha ribadito la volontà del suo governo di riconoscere a tale territorio una larga autonomia, ma escludendo l’indipendenza. Al termine dell’incontro l’ambasciatore Banebdallh ha consegnato al Presidente Stefani una lettera d’invito ufficiale a visitare il Marocco.

Il 18 febbraio 2009 presso il Comitato dei diritti umani della Commissione Affari esteri, nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, ha avuto luogo l’audizione diAminatu HAIDAR, presidente del CODESA (Collettivo dei difensori dei diritti umani nel Sahara occidentale, Omar MIH e Fatima MAHFUD, rappresentanti del Fronte Polisario per l'Italia e Luciano ARDESI, presidente dell'Associazione nazionale di solidarietà con il popolo Saharawi.

Nel corso dell’audizione sono state avanzate dai rappresentanti del Popolo del Saharawi due richieste: la prima è  che venga effettuata nei territori del Saharawi una missione delle Nazioni Unite con lo specifico mandato di controllare il rispetto dei diritti umani; in secondo luogo, è stato invitato il Comitato dei diritti umani della Camera a recarsi sul territorio, ad andare a trovare gli attivisti, al fine di verificare personalmente l’operato del Marocco nel territorio del Sahara occidentale. L’incontro è stato aggiornato a data da destinarsi.

Il 17 febbraio 2009 l'on. Emilia De Biasi, Segretario di Presidenza, ha incontrato una delegazione di rappresentanti del popolo Saharawi.

Il Presidente della Commissione Esteri, Stefano Stefani, ha incontrato a Roma, il 16 gennaio 2009, una delegazione del Consiglio degli Ambasciatori della Lega degli Stati arabi in Italia per discutere della crisi di Gaza. Si tratta degli Ambasciatori di Qatar, Al-Moraikhi, di Giordania, Al Hashemi, di Egitto, Rashed, del Marocco, Benabdallah, ed il Delegato Generale della Palestina in Italia, Ateyeh. La delegazione era accompagnata dal Capo Missione della Lega Araba, Al Gargani.

 


 

Cooperazione multilaterale

Il Marocco partecipa alla cooperazione parlamentare nell’ambito del Partenariato euromediterraneo prendendo parte a tute le sedi ove si svolge tale cooperazione.

La delegazione parlamentare del Marocco partecipa regolarmente alle riunioni dell’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM) sin dalla sua costituzione. In particolare, il Presidente della Camera dei Rappresentanti del Marocco, Abdelwahed Radi, è stato copresidente, insieme al Presidente del Parlamento europeo, del Forum parlamentare euromediterraneo ed ha svolto un ruolo incisivo nella costituzione dell’Assemblea Parlamentare.

A partire dal marzo 2008 e fino al marzo 2012, il Presidente della Camera dei Rappresentanti del Marocco fa parte dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM) di cui attualmente esercita la Presidenza di turno.

Dell’Ufficio di Presidenza dell’APEM fanno parte altresì l’ex Presidente della Camera dei Rappresentanti della Giordania ed attualmente membro del Senato, Abdul Hadi Al- Majali il Presidente del Parlamento europeo e i Presidenti italiani di Camera e Senato.

Il Presidente Radi ha partecipato alla VII Sessione Plenaria dell’AP-UpM che si è tenuta a Roma, il 3 e 4 marzo 2011 presso Palazzo Montecitorio, al termine della quale è avvenuto il passaggio della Presidenza di turno dall’Italia al Marocco. Il Presidente della Camera dei Rappresentanti marocchina, Radi, è quindi divenuto Presidente dell’AP-UpM.

La prossima Sessione Plenaria dell’AP-Upm si svolgerà a Rabat nel marzo 2012.

Il Marocco partecipa altresì all’Assemblea Parlamentare Mediterranea[7], la cui Sessione inaugurale si è svolta ad Amman il 10 e 11 settembre 2006 sotto l’egida dell’Unione interparlamentare.

Il Presidente della Camera dei Rappresentanti marocchina, Radi, è attualmente Presidente della PAM, carica che aveva già ricoperto nel 2006.

 

La sessione 2010 ha avuto luogo in Marocco dal 28 al 30 ottobre.

 

Il Parlamento del Marocco partecipa alle riunioni dei Presidenti dei Parlamenti del Mediterraneo Occidentale (Dialogo 5+5) e ne ha ospitato l’ultima riunione a Rabat (Marocco), il 23 e 24 novembre 2006, dedicata al tema “Le sfide del Mediterraneo”.

Alla riunione, a cui per l’Italia ha partecipato il Vice Presidente della Camera, Pierluigi Castagnetti, sono stati esaminati i problemi principali che investono  l’area e in particolare le questioni legate alla sicurezza, all’emigrazione, al rafforzamento dei processi di democratizzazione e di crescita economica, e al dialogo tra le civiltà. La riunione si è conclusa con un sostanziale accordo nell’identificare le sfide del Mediterraneo e le possibili proposte di soluzione. La questione riguarda ora le modalità e gli strumenti con cui le sfide possono essere concretamente affrontate e le proposte realizzate: questi profili dovrebbero quindi essere il sostanziale contenuto dell’ordine del giorno della IV riunione del Dialogo parlamentare 5+5. In tale quadro, una particolare attenzione andrà posta, ad avviso dei partecipanti, sulle misure da adottare per migliorare la fiducia reciproca e per consentire ai protagonisti del conflitto medio-orientale di arrivare a dialogare tra loro.

 

Il Parlamento del Marocco è membro associato del Gruppo Speciale del Mediterraneo e del Medio oriente dell’Assemblea Parlamentare della NATO.

 

Protocollo di collaborazione

Con la Camera dei Rappresentati marocchina è stato, inoltre, firmato un protocollo di collaborazione (1999) che prevede un dialogo politico più intenso a livello di Commissioni, lo scambio periodico di visite di studio da parte di funzionari parlamentari, dedicate a temi specifici di comune interesse e correlate ad iniziative culturali. Il Protocollo, che non istituisce un Gruppo parlamentare di collaborazione, prevede invece l’organizzazione di una giornata parlamentare con cadenza biennale, con la partecipazione dei Presidenti delle due Camere e di delegazioni di diverse Commissioni, su temi settoriali concreti (finora tale iniziativa non è stata mai realizzata).


 

Attività legislativa

A.C 2541 / S. 1738 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo a un Sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) ad uso civile tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, e il Regno del Marocco, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006, approvato definitivamente dal Senato il 29 settembre 2009, Legge n. 161/09 del 13 ottobre 2009, GU n. 265 del 13 novembre 2009.

 

A.C. 2542 – S. 1735 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo Euromediterraneo sul trasporto aereo, fra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno del Marocco, dall'altro, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006, approvato definitivamente dal Senato il 29 settembre 2009, Legge n. 158/09 del 13 ottobre 2009, GU n. 264 del 12 novembre 2009 (suppl. ord.).

 

S. 2662 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo nel campo della cooperazioone militare tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco, fatto a Taormina il 10 febbraio 2006, presentato al Senato il 16 marzo 2011, da assegnare alle Commissioni.

 

 


Appendice 4

 


 

 

Hassan ABOUYOUB

Ambasciatore del Regno del Marocco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hassan Abouyoub è nato nel 1952 ed ha studiato a Lione (Francia).

 

Assunto presso il Ministero dell’Industria e del Commercio del Marocco, nel 1980, viene nominato Direttore del Commercio Internazionale. In tale veste, Abouyoub ha ideato e attuato la riforma della politica commerciale del Marocco. È stato alla guida del processo di adesione del Marocco al GATT (Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio) e dei relativi negoziati con la Comunità Europea e ha preso parte ai negoziati dell’Uruguay Round. E’ stato altresì candidato alla presidenza dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio).

 

Tra il 1990 e il 1993, Hassan Abouyoub diventa Ministro del Commercio con l’Estero e successivamente degli Investimenti Esteri e del Turismo. Ha partecipato alla conclusione dell’Uruguay Round e all’organizzazione della Conferenza Ministeriale di Marrakesh.

 

Da Ministro dell’Agricoltura, dal 1995 al 1997, Abouyoub è stato responsabile dell’attuazione degli impegni OMC del Marocco per ciò che riguarda l’agricoltura, ha negoziato con l’Unione Europea un accordo sulla pesca e l’accordo istitutivo della zona di libero scambio tra l’area Euro-Mediterranea e il Marocco.

 

È eletto parlamentare nel 1993 e nominato Ambasciatore in Arabia Saudita nel 1994. Successivamente ha ricoperto la carica di Ambasciatore del Regno del Marocco in Francia. Dal 1998, Hassan Abouyoub è ambasciatore responsabile dei negoziati commerciali.

 

Nel 2010 diventa Ambasciatore a Roma in sostituzione di Mohamed Nabil Benabdallah.

 

 

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Appendice 5

 


 

Il Marocco e la sfida delle riforme. Intervista ad Hassan Abouyoub, Ambasciatore del Marocco

(pubblicata su “ilmediterraneo.it” il 7 febbraio 2011)

 

 

Roma - S. E. Hassan Abouyoub, Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia. Uomo della diplomazia ma anche un umanista contemporaneo: pone l'uomo e la sua libertà al centro dello sviluppo di una società, in una visione rinnovata del comune destino che accompagna i Paesi del Mediterraneo: "l’Europa senza la sponda sud del Mediterraneo non può andare avanti e la sponda sud, senza una relazione rinnovata con l’Europa, non ha la possibilità di affrontare le sfide che la attendono nel prossimo futuro ".

 

Ambasciatore, come sta vivendo il Marocco questa ondata di rivolta in Egitto, in Tunisia e, in misura minore ma non per questo meno importante, anche in altri paesi del Nord-Africa? Ha timore che possa coinvolgere anche il suo paese?

Non abbiamo alcuna paura perché da noi lo spazio di libertà esiste. Abbiamo il multipartitismo poiché è proibito costituzionalmente il partito unico, abbiamo la rappresentanza sindacale. Abbiamo, dunque, accettato la sfida democratica accogliendo anche il partito islamico che è rappresentato nel parlamento, nella cornice delle istituzioni. In Marocco la società civile è poi molto attiva, è impegnata in tutti i settori della società, ci sono molte associazioni. Abbiamo inventato un concetto dello sviluppo umano: il partenariato tra lo Stato e la società civile. Certo, c’è ancora molto da fare. Siamo davanti a sfide storiche come per il resto del mondo, sfide che vanno dallo sviluppo sostenibile a quello di garantire un futuro ai giovani. Dobbiamo chiederci come dare un sogno alle giovani generazioni.

 

Dal suo punto di vista, cosa pensa di quanto sta accadendo in Egitto? C'è chi sostiene che gli egiziani siano manipolati dalla minoranza dei Fratelli Musulmani e ha timore per questo.

L’opinione pubblica araba ha bisogno di uno spazio di libertà e non abbiamo altre alternative per governare. E, dunque, al di là del pane e del lavoro una persona ha bisogno di esprimersi liberamente. E' quanto chiede il popolo egiziano. Anche ai Fratelli Musulmani bisogna dare pari diritti nella scena politica poichè la democrazia è giusta solo quando è capace di esprimere pluralità di opinioni. Cosa dire allora dell’estrema destra in Europa? Questo è stato lo sbaglio anche fatto dall’Europa.

 

In che cosa si distingue la politica del Marocco rispetto agli altri paesi arabi?
Ci sono differenze enormi rispetto agli altri paesi del nord-africa. Da anni in Marocco sono state avviate le riforme dell’economia, della giustizia, riforme per una maggiore emancipazione della donna e per contrastare la corruzione. Dunque, sul tavolo della scena politica da anni ci sono le riforme. Certo, il percorso non è semplice, basta vedere anche ciò che sta accadendo in Europa, in paesi come la Francia, la Spagna. Ma, nonostante queste difficoltà il Re Mohammed VI ha deciso di percorrere da anni questa strada. Occorre dare una risposta alla società, seguire i cambiamenti. In Marocco esiste una Monarchia Costituzionale in una cornice di una nazione tra le più vecchie al mondo e questa legittimità del Re, che è una legittimità sia spirituale sia politica, in quanto leadership del Paese, ha fatto sì che si avviasse il processo di cambiamento verso la modernità. In un paese come il Marocco fatto da tante regioni, tante culture diverse, il Re è l’unico Capo di Stato nel mondo arabo che ha il senso della prossimità, il re del Marocco non è isolato nella sua torre ma, ogni giorno, con un impegno personale, guarda al suo popolo inserendolo nel contesto anche internazionale.

 

Di fronte a queste vicende così drammatiche sembra che l'Europa non abbia preso posizioni comuni e sia rimasta a guardare silenziosamente. Come valuta, dal punto di vista politico, queste reazioni?

L’Europa è rimasta sempre silenziosa. Pensiamo al ’73 e al conflitto del Medio Oriente, anche in quel caso non c’è mai stata una posizione comune. L’Europa non ha la capacità di giocare un vero ruolo strategico politico nel Medio Oriente. L’attore principale è l’America, pensiamo solo a quanto è accaduto in Kosovo. Dunque, l’Europa è carente nella politica estera e, dunque, non sono affatto sorpreso del silenzio dell’Europa in questa situazione. Ricordo la frase di Kissinger che disse a proposito del'Europa: "non conosco il numero di telex dell’Europa". Non ha un impatto diretto sulla promozione di un progetto Mediterraneo. Non ha dunque la capacità di giocare un ruolo, poiché nel conflitto del Medio Oriente l’attore principale è sempre stato l’America.


Come vede il futuro di quest'area geografica così strategica per il mondo, come il Mediterraneo?
Ciò che sta accadendo penso sia un’opportunità. Abbiamo bisogno oggi di un nuovo modello di relazioni nel Mediterraneo che parta dal trattamento solidale delle numerose sfide che ci attendono. Fare insieme con l’Europa.

Dobbiamo avere la percezione comune del nostro destino. L’Europa senza la sponda sud del Mediterraneo non può andare avanti e la sponda sud senza una relazione rinnovata con l’Europa non ha la possibilità di affrontare le sfide del prossimo futuro che la attendono.

 



[1]    Fonti: The Cia Worldfactbook 2010, Ministero degli Affari Esteri, fonti di stampa.

[2]    Fonte: sito Unione Interparlamentare (UIP).

[3]   Fonte: MAE, “Osservatorio di Politica Internazionale”, FOCUS del Centro Studi Internazionali, Mediterraneo e Medio Oriente, gennaio-marzo 2011.

*    Fonte Ministero Affari esteri, Equilibri.net, agenzie di stampa.

[4]    Fonte: Ministero Affari Esteri.

[5]    Il Protocollo indica due linee di azione: (i) la creazione di un sistema trasparente per l'incontro fra domanda e offerta di lavoro; (ii) corsi di formazione professionale e di lingua italiana in Marocco.

[6]    La proposta italiana relativa all’Addendum riconosce un ruolo più incisivo all’Amministrazione marocchina nelle modalità di gestione dei flussi, impegnandosi a predisporre liste di lavoratori, organizzate per settori e profili professionali, sulla base delle indicazioni e degli standard forniti dall’Amministrazione italiana. Il Marocco dovrebbe inoltre strutturare l’attività di validazione dei dati relativi ai profili professionali contenuti nelle liste, anche attraverso colloqui con i lavoratori, verifica dei titoli e delle referenze possedute. 

[7] Sono attualmente membri della PAM i seguenti Paesi: Albania, Algeria, Bosnia Erzegovina, Croazia, Cipro, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Italia, Giordania, Libano, Libia, Malta, Monaco, Montenegro, Marocco, Palestina, Portogallo, Serbia, Slovenia, Siria, Ex repubblica iugoslava di Macedonia, Tunisia e Turchia. Membri associati e Organizzazioni con status di osservatori sono: Romania, San Marino, l’Unione del Maghreb arabo e l’Assemblea della UEO.