Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: La crisi in Libia e negli altri paesi del Nord Africa e del Medio Oriente - Cronologia dei principali avvenimenti (dicembre 2010 ' aprile 2011)
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 229
Data: 02/05/2011
Descrittori:
LIBIA   MEDIO ORIENTE
NORD AFRICA     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

 

Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

La crisi in Libia e negli altri paesi del Nord Africa e del Medio Oriente

 

Cronologia dei principali avvenimenti
(dicembre 2010 – aprile 2011)

 

 

 

 

 

 

n. 229

 

 

 

2 maggio 2011

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4939 / 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

 

 

 

 

 

 

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File: es0741.doc


INDICE

 

Cronologia dei principali avvenimenti

Dicembre 2010                                                                                                    5

Gennaio 2011                                                                                                      6

Febbraio 2011                                                                                                   11

Marzo 2011                                                                                                        20

Aprile 2011                                                                                                        30

 

 


LEGENDA:

 

 

Algeria

Arabia Saudita

Bahrein 

Egitto                     

Gibuti 

Giordania 

Iraq 

Libia 

Marocco 

Oman 

Siria  

Tunisia  

Yemen 

 


Cronologia dei principali avvenimenti


Dicembre 2010

 

17 dicembre

Un giovane ambulante abusivo, Mohammed Bouazidi Samir, si dà fuoco per protesta nella cittadina di Sidi Bouzid (nella Tunisia centro-occidentale) dopo che gli viene sequestrata la merce.

 

24 dicembre

Proteste nella cittadina di Menzel Bouzayane (Tunisia centrale), alla notizia della morte di Mohammed Bouazidi Samir. Un giovane di 18 anni rimane ucciso da un colpo di arma da fuoco della polizia.

 

26 dicembre

Scontri nella regione di Sidi Bouzid tra polizia e manifestanti che protestavano contro la disoccupazione hanno causato il ferimento di un uomo e notevoli danni materiali.

 

27 dicembre

A Tunisi gruppi di giovani laureati disoccupati scendono in piazza per rivendicare il diritto al lavoro e la fine della corruzione sono stati dispersi dalla polizia.

 

29 dicembre

Rimpasto di governo in Tunisia. Cambia, tra gli altri, il ministro per la gioventù. Altri due disoccupati tentano il suicidio dandosi fuoco. Arrestati due giornalisti tunisini che coprivano due manifestazioni.

 

 


Gennaio 2011

 

5 gennaio

Scontri ad Algeri tra gruppi di giovani manifestanti e polizia nel corso di una protesta contro l'impennata dei prezzi dei principali beni di consumo. Manifestazioni anche in altre città.

 

6 gennaio

Sciopero generale degli avvocati in Tunisia.

 

Nuovi scontri ad Algeri. Le proteste algerine si estendono in Cabilia.. Arrestato Ali Benhadj, il numero due del disciolto Fronte islamico per la salvezza algerino (Fis).

 

7 gennaio

Un ragazzo di 18 anni muore a M'Sila (Algeria), colpito da pallottole.

 

8 gennaio

Altri due morti tra i manifestanti in Algeria (a Bou Smail, cittadina 50 chilometri a ovest di Algeri e, di nuovo, a M'Sila).

Il governo algerino adotta misure straordinarie per frenare l'impennata dei prezzi di prodotti alimentari, in particolare olio e zucchero.

Il ministro degli Affari esteri, Frattini esprime il sostegno dell’Italia all’Algeria e alla Tunisia.

 

9 gennaio

Scontri a Thala e Kasserine (Tunisia) provocano 14 morti

Il Governo tunisino riconosce la legittimità del movimento sociale di protesta in Tunisia, ma critica alcuni media stranieri accusandoli di ''esagerare e deformare i fatti''.

Il ministro dell'interno algerino, Daho Ould Kablia, dichiara che fino a quel momento erano state arrestate circa mille persone, in gran parte minorenni, e che, oltre ai tre manifestanti morti, 826 persone, tra cui 763 agenti di polizia, erano rimaste ferite. Circa 6 mila persone in piazza ad Ain Hadjel per i funerali del giovane di 18 anni ucciso. Dal 6 al 9 gennaio le proteste algerine hanno provocato cinque morti e piu' di 800 feriti.

 

11 gennaio

Il partito islamico radicale algerino, El Islah, chiede ''elezioni anticipate trasparenti''.

In vista di manifestazioni annunciate, il Governo giordano adotta misure "immediate" per far calare i prezzi dei generi essenziali.

 

12 gennaio

Manifestazioni a Sfax e al centro di Tunisi. Giornalisti di una troupe del Tg3 vengono aggrediti dalla polizia. Il Presidente tunisino Zine al-Abidine Ben Ali nomina il nuovo ministro dell’interno e ordina il rilascio di tutte le persone arrestate nei disordini degli ultimi giorni che non siano "implicate in gravi atti di violenza". I blogger ribattezzano la rivolta “la rivoluzione dei gelsomini”, dal nome dei fiori che i dimostranti avrebbero offerto ai poliziotti per rispondere alla repressione.

 

13 gennaio

Ben Ali si impegna a lasciare il potere nel 2014 e promette libertà di stampa. Dopo una giornata nella quale si registrano molti morti negli scontri, Ben Ali ordina alla polizia di cessare il fuoco. L'esercito, dispiegato il giorno precedente, si ritira da Tunisi che rimane presidiata dalle forze di polizia. Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) lancia un appello per rovesciare il potere costituito e a instaurare la Shaaria.

 

14 gennaio

Ben Ali lascia la Tunisia e sceglie l’Arabia saudita per il suo esilio. l’interim della presidenza viene assunto dal presidente della Camera Foued Mebazaa.

Proteste pacifiche contro il carovita si svolgono in numerose città giordane.

In Mauritania, a Nouakchott, migliaia di persone partecipano ad una marcia e ad un meeting organizzato dal Coordinamento dell'opposizione democratica per protestare contro l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.

 

15 gennaio

Migliaia di detenuti evasi dalle carceri di tutta la Tunisia; molti vengono uccisi. Arresto di Ali Seriati, capo della guardia presidenziale, con l’accusa di avere radunato bande criminali per organizzare i saccheggi dei giorni precedenti.

 

16 gennaio

Sparatorie a Cartagine, di fronte al palazzo presidenziale e nel centro di Tunisi. Il palazzo della presidenza della repubblica, all'interno del quale sono asserragliati uomini della Guardia presidenziale, viene circondato dall’esercito.

Quattro persone, delle quali una muore subito, si danno fuoco in Algeria per protestare contro la disoccupazione e le difficili condizioni di vita

Un migliaio di studenti yemeniti manifestano a Sanaa per chiedere ai popoli arabi di sollevarsi contro i dirigenti dei loro paesi sull’esempio dei tunisini.

 

17 gennaio

Ghannouchi forma un nuovo governo provvisorio di coalizione e promette libere elezioni presidenziali entro 60 giorni; i ministri del vecchio governo sono 11 su 24, mentre ai leader dell'opposizione vanno solo tre posti.

Un altro disoccupato si dà fuoco in Algeria.

Un uomo si dà fuoco al Cairo.

Circa 200 persone manifestano contro il carovita a Mascate, capitale del Sultanato dell'Oman.

 

18 gennaio

I tre ministri provenienti dal sindacato Ugtt decidono di non prestare giuramento e lasciano l’esecutivo. Rientra in Tunisia Moncef Marzouki, storico oppositore laico di Ben Alì. Primi arrivi a Lampedusa di due piccole imbarcazioni provenienti dalla Tunisia.

Un altro giovane si dà fuoco in Algeria (Cabilia).

 

19 gennaio

Vengono legalizzati tre partiti d'opposizione non riconosciuti sotto il regime di Ben Ali.

Afif Hadri, venditore abusivo, padre di sei bambini, si dà fuoco nel mercato di El Oued (Algeria orientale).

Le forze dell'ordine yemenite impediscono a centinaia di studenti universitari di manifestare nella capitale Sanaa per celebrare il cambiamento politico in Tunisia 

Audizione del ministro degli Affari esteri Frattini sui recenti sviluppi della situazione in Tunisia presso le Commissioni riunite Affari esteri di Camera e Senato.

 

20 gennaio

Prima riunione del Consiglio dei ministri. Nuove manifestazioni di piazza contro i ministri provenienti dal partito di Ben Ali. Tutti i ministri del governo di transizione tunisino appartenenti al partito dell'ex presidente Ben Ali, il Raggruppamento costituzionale democratico (RCD), si sono dimessi da questa formazione. Rimosso il bando di giornali come Le Monde e Libération.

Nuove manifestazioni guidate da gruppi islamici in Giordania, dopo la preghiera del venerdì, per chiedere riforme economiche e protestare contro il carovita.

Un uomo di sessanta anni si uccide dandosi fuoco in Arabia Saudita al confine con lo Yemen. Non sono chiare le motivazioni del gesto.

 

21 gennaio

Due uomini tentano di darsi fuoco, uno nel Sahara Occidentale e l’altro in Marocco, portando a tre il numero dei tentativi compiuti nel Paese dall’inizio delle proteste in Tunisia

 

22 gennaio

Poliziotti e vigili del fuoco in piazza a Tunisi contro il nuovo governo ancora troppo legato al vecchio regime.

Scontri ad Algeri durante una manifestazione (vietata) organizzata dal partito d'opposizione, Raggruppamento per la cultura e la democrazia (RCD). Ferito anche un deputato dell’opposizione.

In Arabia Saudita, in Marocco, in Sudan, almeno quattro persone si sono date alle fiamme.

 

23 gennaio

Centinaia di manifestanti a Tunisi chiedono le dimissioni del governo di transizione sfidando il coprifuoco. Un ventiseienne disoccupato si uccide a Gabès.

Settimo tentativo di suicidio col fuoco in Algeria. Secondo il Fondo monetario internazionale l'Algeria deve diversificare la sua economia troppo dipendente dagli idrocarburi per ridurre con ''urgenza'' la disoccupazione, in particolare giovanile.

Almeno diciannove attivisti, tra i quali Tawakkol Karman, la donna che aveva guidato la protesta degli studenti contro il presidente Ali Abdullah Saleh la settimana precedente, vengono arrestati al termine di una nuova ondata di proteste nella capitale Sanaa.

In Arabia Saudita un altro uomo cerca di uccidersi col fuoco in una stazione di servizio a Damam, nell'est del Paese.

 

25 gennaio

Il ministro degli Esteri tunisino, Kamel Morjane, riceve gli ambasciatori dei Paesi europei. Un giovane disoccupato si uccide a Gafsa dandosi fuoco. Un altro disoccupato tenta il suicidio con lo stesso sistema a Rgueb, nei pressi di Sidi Bouzid.

Giornata della collera” in Egitto: in migliaia scendono in piazza Tahrir al Cairo, ma anche a Suez e Alessandria per chiedere la fine del regime e condizioni di vita migliori. Le proteste degenerano in violenti scontri. Quattro i morti.

Quarto tentativo in Marocco (a Safi, nel sud est del paese) di immolarsi con il fuoco.

 

26 gennaio

Ancora manifestazioni nelle città egiziane: morti negli scontri al Cairo un manifestante e un poliziotto. A Suez coprifuoco in tre zone, incendiata la sede locale del partito di Mubarak.

 

27 gennaio

Rimpasto di governo in Tunisia dopo le dimissioni dei ministri esteri, dell’interno, della difesa e delle finanze. Estromessi i ministri del partito di Ben Ali; sostituiti in tutto 12 ministri.

La rivolta dilaga in Egitto. Un ragazzo di 17 anni muore negli scontri a nord del Sinai. Rientra nel Paese l'ex direttore generale dell'Aiea Mohammed el Baradei, che si dice ''pronto a guidare la transizione''. Blackout di facebook e twitter.

Migliaia di persone manifestano a Sanaa per chiedere che il presidente Ali Abdallah Saleh se ne vada dopo 32 anni al potere.

 

28 gennaio

La polizia evacua i manifestanti rimasti per 6 giorni nella piazza della Kasbah, davanti alla sede del Governo tunisino, per chiederne le dimissioni.

Marcia in Cabilia organizzata dal Raggruppamento per la cultura e la democrazia per chiedere un cambiamento di regime e la revoca dello Stato d'emergenza, in vigore dal 1992.

Scontri fra dimostranti e poliziotti in Egitto. I morti sono almeno 62. Cortei anti-Mubarak al Cairo, ad Alessandria e a Suez. Mubarak annuncia il rimpasto di governo.

Manifestazioni contro il carovita ad Amman

Arrestate decine di persone a Gedda (Arabia Saudita) mentre manifestavano per protestare contro la mancanza di infrastrutture adeguate nella città colpita da una violenta inondazione.

 

29 gennaio

Proseguono le proteste a piazza Tahrir al Cairo. Saccheggiatori irrompono nel Museo egizio del Cairo e distruggono due mummie. Il generale Oman Suleiman, capo dei servizi segreti, viene nominato vice presidente e il generale Ahmed Shafik diventa premier.

Scontri a Sanaa tra oppositori e filogovernativi

Circa 200 attivisti di sinistra manifesta pacificamente ad Amman per chiedere le dimissioni del premier giordano Samir Rifai.

 

30 gennaio

Rientra a Tunisi Rachid Ghannouchi, il capo del partito islamico tunisino Ennahda, in esilio da oltre venti anni.

Sono almeno quindici le persone che si sono date fuoco in Algeria di nel mese di gennaio. Tre sono morte.

L'esercito chiude l'accesso a piazza Tahrir e gli stranieri vengono invitati a lasciare il Paese. Viene saccheggiato anche il museo archeologico di AlQantara, (Suez).

 

31 gennaio

La polizia a Tunisi disperde gruppi di manifestanti davanti alla sede del ministero dell'Interno.

Mubarak si rifiuta di lasciare il potere mentre continuano le proteste in piazza Tahrir violando il coprifuoco e ad Alessandria. Il presidente chiede al premier di iniziare i colloqui con l’opposizione.

Il Fronte islamico in Giordania afferma di volere riforme politiche e non un cambio di regime.

 


Febbraio 2011

 

1° febbraio

Centinaia di dimostranti vengono dispersi dalla polizia a Kasserin, nel centro della Tunisia, dove si erano radunati per protestare contro i  saccheggi e furti del giorno precedente e contro l’inerzia della polizia in quella circostanza. Secondo le Nazioni Unite sono oltre duecenteo i morti nella rivoluzione tunisina.

Oltre un milione di persone scende nelle strade di tutto l'Egitto. Mubarak annuncia che resta al potere, ma che non si ricandiderà alle presidenziali di settembre.

Re Abdallah di Giordania licenzia il premier Samir Rifai, inviso all'opposizione soprattutto per la sua politica economica, sostituendolo con un ex generale, Marouf Bakhit. Sfavorevoli le reazioni dei Fratelli Musulmani e del Fronte di azione islamica.

 

2 febbraio

Violenti scontri scoppiano a piazza Tahrir quando fanno irruzione dei sostenitori di Mubarak.

 

3 febbraio

Proseguono gli scontri tra i sostenitori di Mubarak e gli oppositori al regime.

Oltre ventimila  persone in piazza a Sanaa per la "giornata della collera" indetta dalle opposizioni. Un numero analogo di persone si radunato in una piazza centrale della città per manifestare invece il proprio sostegno al presidente.

Giovani marocchini lanciano un invito attraverso Facebook a manifestare pacificamente il 20 febbraio prossimo per “una grande riforma politica” nel loro Paese.

 

4 febbraio

Il Governo tunisino approva una serie di convenzioni internazionali e di protocolli non vincolanti riguardanti, in particolare, l'abolizione della pena di morte, la lotta contro la tortura e la protezione delle persone contro le scomparse forzate. Il governo decide indennizzi per le famiglie dei “martiri” della rivoluzione che ha fatto cadere il regime. Vengono sostituiti tutti i 24  governatori regionali.

Milioni di persone scendono in strada per una mobilitazione generale detta “giornata della partenza”.

Manifestazione organizzata dal Movimento islamico giordano ad Amman per chiedere le riforme.

In Iraq la polizia apre il fuoco su una manifestazione nel distretto di Al-Hamza, organizzata per chiedere lavoro e servizi e per protestare contro il carovita. Un manifestante rimane ucciso.

 

5 febbraio

Quattro persone rimangono uccise a Le Kef, nel nord-ovest della Tunisia, in scontri tra manifestanti e forze dell'ordine davanti alla sede della prefettura. I manifestanti chiedevano la sostituzione del commissario capo della polizia di Le Kef, Khaled Ghazouani, accusandolo di "abuso di potere nell'esercizio delle sue funzioni".

Sostituiti i vertici del partito di Mubarak, il Pnd. Il nuovo segretario generale è Hossan Badrawy, che diventa anche presidente al posto di Gamal Mubarak.

 

 

6 febbraio

Il ministro dell'Interno tunisino decide di sospendere tutte le attività dell'RCD, il partito di Ben Ali, e di chiuderne le sedi.

Suleiman riceve i leader dell’opposizione.

L’opposizione islamista giordana respinge l’offerta di entrare nel nuovo governo giordano guidato dal primo ministro Marruf Bakhit.

 

7 febbraio

Il Parlamento tunisino si riunisce per la prima volta dopo la caduta di Ben Ali. Alcune centinaia di persone si radunano davanti alla sua sede e ne chiedono lo scioglimento poiché l'80% degli eletti appartiene all’ Rcd.

 

 

8 febbraio

Mubarak istituisce una commissione per la riforma costituzionale. Vengono rilasciati 34 prigionieri politici. Le vittime della rivolta sono circa 300.

Un manifestante viene ucciso ed altri dodici arrestati dopo una manifestazione ad Aden (Yemen del sud) dispersa dalla polizia.

 

 

9 febbraio

Contestazioni popolari nei confronti dei governatori di recente nomina governativa: le nuove nomine sono contestate, perché 19 (su 24) neogovernatori erano membri o simpatizzanti dell'Rcd. Una fonte governativa anonima dichiara all’AFP che sono 234 i morti e 510 i feriti dall'inizio dei disordini che hanno portato alla caduta del regime di Ben Ali.

Suleiman parla di rischio di golpe

Il premier giordano annuncia la formazione del nuovo esecutivo di cui fanno parte tecnocrati, una sola donna, e alcuni ministri già presenti in governi precedenti.

 

 

10 febbraio

Mubarak annuncia in un discorso alla nazione che cederà alcuni poteri al vicepresidente.

Nove sauditi annunciano sul loro sito internet di aver creato il primo partito politico saudita, il ''Partito della nazione islamica'' e ne chiedono al re il riconoscimento. In Arabia Saudita non è consentita la formazione di partiti politici.

 

 

11 febbraio

Hosni Mubarak viene deposto. Il controllo del paese viene assunto dal Consiglio Militare supremo.

 

 

12 febbraio

Migliaia di persone manifestano ad Algeri e in diverse città del paese, in nome della “democrazia e liberta'', nonostante il divieto delle autorità e il massiccio dispiegamento delle forze di sicurezza. Arrestate 300 persone (liberate il giorno successivo). 

Il Procuratore generale egiziano ordina il divieto di espatrio per l'ex premier Ahmad Nazif e per l'ex ministro dell'Interno Habib el Adly. Dimissioni del ministro egiziano dell'Informazione Anas el-Fekky, messo poi agli arresti domiciliari.   

Circa 4 mila giovani in piazza a Sana'a, per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh.

 

 

13 febbraio

Si dimette il ministro degli esteri Ounaies a seguito delle polemiche suscitate dal suo elogio del ministro degli esteri francese Michèle Alliot-Marie. Solo un mese prima si era dimesso il precedente ministro degli esteri tunisino, Kamel Morjane, costretto a lasciare la carica dalle proteste che chiedevano l'esclusione dal governo dei ministri legati al regime.

Protesta dei poliziotti al Cairo per rivendicare aumenti salariali. 

Manifestazioni di protesta a Sanaa e scontri con la polizia.

Un disoccupato di 30 anni con quattro figli si dà fuoco a Mossul, a nord di Baghdad, e muore.

I tre maggiori sindacati mauritani organizzano una manifestazione di protesta per chiedere al Governo un aumento dei salari e l'apertura di trattative.

 

 

14 febbraio

L'Unione europea annuncia 258 milioni di euro - di cui 17 milioni subito - entro il 2013 per aiutare il governo di Tunisi nella transizione istituzionale. La Francia sblocca 350 mila euro per gli aiuti di emergenza.

Dopo oltre due settimane gli ultimi manifestanti hanno lasciato piazza Tahrir, in seguito alle richieste di soldati e polizia militare. 

Scontri a Sanaa fra oppositori e filogovernativi.

Le comunità sciite scendono in piazza nei villaggi che circondano Manama, la capitale del Bahrein per il "giorno della rabbia". I dimostranti chiedono riforme. Negli scontri con la polizia muore un ragazzo e una ventina rimangono feriti.

 

 

15 febbraio

Esplode in Libia la protesta contro Gheddafi: la polizia disperde un sit-in a Bengasi, in Cirenaica, città roccaforte dell'opposizione. Ad Al Baida, 1200 km est da Tripoli, 2 dimostranti vengono uccisi dalle forze di sicurezza.

Il Ministero dell’Interno tunisino revoca il coprifuoco ma prolunga lo stato d'emergenza fino a data da destinarsi.

Il ministro degli Esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit chiede sostegno all’economia alla comunità internazionale.

Nuovi scontri a Sanaa fra oppositori e filogovernativi 

La protesta si estende a Manama, dove migliaia di persone scendono in piazza; alcune chiedono un cambio del regime.

Il ministro degli esteri Franco Frattini in Aula alla Camera propone un “piano Marshall” per l'Egitto ed i paesi attraversati dalla crisi.

 

 

16 febbraio

A Bengasi, nella Libia orientale, circa duemila persone che protestavano contro l'arresto di un attivista per i diritti umani si sono scontrate con le forze dell'ordine e con sostenitori di Muammar Gheddafi. Due persone sarebbero morte e decine sono rimaste ferite.

Inizia il richiamo dei riservisti delle forze armate tunisine, per integrare i servizi di vigilanza ed ordine pubblico svolti dall'esercito dai primi giorni della “rivoluzione dei gelsomini”.
Manifestazione di circa 1.500 persone a Irbid, seconda città della Giordania, per denunciare la ''corruzione'' del governo e chiedere riforme politiche e costituzionali fra le quali una limitazione dei poteri del re
.

Un migliaio di studenti manifesta davanti alla sede del ministero dell'insegnamento superiore ad Algeri.  

Due manifestanti muoiono nei violenti scontri con le forze nell'ordine ad Aden.

Migliaia di dimostranti sciiti trascorrono la notte nella Piazza della Perla a Manama. Centinaia di persone partecipano ai funerali della seconda vittima degli scontri avvenuti nei giorni precedenti tra dimostranti e polizia.

A Kut, in Iraq, restano uccise almeno tre persone mentre decine di altre ferite negli scontri fra polizia e manifestanti. La protesta, contro il carovita, chiedeva anche la rimozione degli amministratori corrotti e la garanzia di servizi basilari.

 

 

17 febbraio

Viene convocata attraverso Facebook una “Giornata della collera” con manifestazioni anti-Gheddafi a Bengasi, il capoluogo della Cirenaica e in altre città. La violenta repressione delle forze di sicurezza causa 8 morti e decine di feriti.

Il ministro dell'Industria e della tecnologia tunisino Afif Chelbi ritiene insufficienti le somme stanziate dall’Unione europea per aiutare il processo di transizione tunisino.

Protestano in Algeria la guardia comunale, i dipendenti dei tribunali e la protezione civile.  

Arrestati tre ex ministri (titolari dell’Interno, del Turismo e dell’Edilizia popolare) che avevano fatto parte del governo egiziano fino al 28 gennaio, con le accuse di riciclaggio di denaro e appropriazione indebita. Risoluzione del Parlamento europeo per congelare i beni di Mubarak.

Settimo giorno di proteste nello Yemen. Quattro manifestanti rimangono uccisi in scontri con la polizia nel sud del paese

Squadre antisommossa sparano gas lacrimogeni contro i manifestanti accampati in piazza della Perla causando almeno quattro morti. L’opposizione chiede le dimissioni del governo e la fine della dinastia sunnita degli Al Khalifa.

I giovani del movimento islamico “Giustizia e benevolenza” rivolgono un appello per l’adesione alla manifestazione del 20 febbraio in varie città del Marocco.

Scontri a Suleimaniya, nella provincia autonoma del Kurdistan iracheno tra giovani e polizia. I manifestanti chiedevano maggiori libertà e si sono diretti verso le sedi locali dei due principali partiti curdi, al potere nella provincia autonoma: il Pdk di Massud Barzani e l’Upk del presidente Jalal Talabani. Negli scontri per impedire l’assalto ai due partiti, due persone sono morte e una quarantina sono rimaste ferite.

 

 

18 febbraio

Scontri in tutta la Libia orientale fino al confine con l'Egitto. Almeno 40 i morti. Due manifestanti vengono impiccati dai manifestanti

Due milioni di persone circa si sono radunate nella piazza Tahrir per celebrare la “giornata della vittoria” e per la preghiera del venerdì. Almeno 10 mila persone si sono invece radunate in un’altra grande piazza per rendere onore all'ex presidente Hosni Mubarak. 

Una granata lanciata da sconosciuti contro una manifestazione anti-governativa nella citta' yemenita di Taez provoca la morte di 2 persone e il ferimento di altre 27.

Il principe ereditario del Bahrein, Salman ben Hamad Al-Khalifa, promette un dialogo con l'opposizione quando si sarà ristabilita la calma. La polizia spara sui dimostranti a Piazza della Perla. 

Qualche centinaio di uomini e donne manifestano pacificamente nel centro di Mascate per chiedere salari più alti e riforme politiche.

Scontri a Gibuti fra alcune migliaia di manifestanti radunati nello stadio della capitale che chiedono la fine del regime del presidente Ismael Omar Guelleh e la polizia che usa lacrimogeni. Un manifestante e un agente rimangono uccisi.

 

 

19 febbraio

Entra in vigore in Tunisia l'amnistia generale per i prigionieri politici. Dopo il ritrovamento del corpo di un sacerdote salesiano sgozzato e dopo il tentativo da parte di alcune decine di islamisti di incendiare la strada di Tunisi dove sono siti numerosi bordelli, centinaia di persone manifestano nel centro della città invocando un paese laico.

Circa un migliaio di persone hanno risposto all'appello del Collettivo nazionale per la democrazia e il cambiamento (CNDC), che riunisce partiti d'opposizione, sindacati e associazioni, tra cui la Lega algerina per i diritti umani (Laddh) e l'Osservatorio sulla violenza contro le donne. La polizia carica e disperde i manifestanti. Tahar Besbes, deputato del Raggruppamento per la cultura e la democrazia (RCD), viene ferito. In piazza ci sono anche i sostenitori di Bouteflika.   

Autorizzata in Egitto la costituzione di Al Wasat, il primo partito politico egiziano a base religiosa, composto da musulmani e copti

Uno studente viene ucciso da colpi di arma da fuoco e altri cinque sono feriti in scontri con sostenitori del regime intorno all'università di Sanaa.  

I blindati dell'esercito si ritirano da Manama e i manifestanti riprendono il controllo di piazza delle Perle. 

Gli attivisti che avevano tentato di dar vita ad un partito politico vengono arrestati. Sciiti sauditi manifestano nelle province petrolifere orientali per chiedere il rilascio di alcuni loro compagni arrestati.

A Tangeri presa d'assalto una stazione di polizia per protestare contro le tariffe dei servizi. Il  “Movimento del 20 febbraio per il Cambiamento” dichiara di rinunciare alla manifestazione del 20 febbraio per dissidi con islamici e partiti di sinistra.

Secondo giorno di proteste a Gibuti e nuovi scontri con la polizia. Tre dei principali dirigenti dell'opposizione a Gibuti vengono arrestati e guardati a vista. Si tratta dei presidenti del Partito nazional-democratico, dell'Unione per la giustizia e la democrazia e del Partito democratico di Gibuti. Uno di loro, Ismael Guedi Hared dirige anche l'Unione per l'alternanza democratica, principale coalizione di opposizione che ha guidato la manifestazione del giorno precedente.

Nuove proteste contro la carenza d'acqua e il carovita, il 19 febbraio, vengono duramente nella cittadina di Vassala, in Mauritania, vicino al confine con il Mali.

 

 

20 febbraio

Seif al-Islam, figlio di Gheddafi, parla di complotto esterno, di rischio guerra civile mentre fonti mediche affermano che sono  285 le persone uccise a Bengasi dall'inizio della protesta.

La Tunisia chiede all’Arabia Saudita l’estradizione di Ben Ali. Migliaia di manifestanti di fronte alla sede del primo ministro chiedono le dimissioni del governo.

Liberati 108 prigionieri politici in Egitto. 

Un disoccupato di 27 anni si dà fuoco a Dhaleh, nel sud dello Yemen. Morirà quattro giorni dopo.

Migliaia di persone marciano in oltre venti città del Marocco per chiedere al re Mohammed VI di rinunciare ad alcuni dei suoi poteri, sciogliere il governo e avviare una serie di riforme politiche per una maggiore democratizzazione del paese. Incidenti in alcune città. Negli scontri con la polizia ad Al Hoceima, nel nord del paese, muoiono cinque persone.

Messi in libertà provvisoria i tre leader dell’opposizione arrestati il giorno precedente.

 

 

21 febbraio

Gheddafi bombarda Tripoli, provocando centinaia di vittime. Incendiate le sedi di Parlamento e Governo. Le società petrolifere  straniere evacuano il proprio personale.

La Tunisia chiede l'assistenza del Consiglio d'Europa per l'elaborazione della riforma costituzionale.

La polizia disperde studenti davanti al ministero dell'insegnamento superiore ad Algeri ferendone alcuni in modo grave. Si registrano altri tre tentativi di suicidio col fuoco.

Migliaia di persone ancora in piazza a Sanaa. Un manifestante ucciso ad Aden dalle Forze speciali. Decine di migliaia di sciiti partecipano a Saada, nel nord dello Yemen, a una manifestazione per la caduta del regime.

Mentre continua il sit-in in Piazza della Perla, migliaia di sostenitori del governo si radunano a Manama.

Mohammed VI dichiara di essere “impegnato a proseguire nella realizzazione di riforme strutturali”.

 

 

22 febbraio

Gheddafi appare in un lungo discorso alla tv libica e annuncia: ''Rimarrò fino alla morte''. Il ministro dell'Interno si unisce alla rivolta. Nonostante la dura repressione, la protesta continua. Il componente libico della Corte penale Internazionale (Cpi) parla di 10.000 morti. La Libia viene sospesa dalla Lega Araba.

Il governo algerino decide la revoca dello stato d’emergenza in vigore dal 1992 e approva misure per contrastare la disoccupazione giovanile.   

Giuramento del nuovo governo egiziano formato da civili. Dieci ministri, fra i quali quelli del petrolio, della cultura e della sanita', sono stati cambiati.

Un gruppo di sostenitori del regime yemenita attacca dei manifestanti durante un sit-in all'università di Sanaa e ne uccidono due.

Decine di migliaia di persone si radunano per chiedere le dimissioni del governo e la fine della dinastia sunnita degli al Khalifa.

Diversi gruppi di giovani che tentano di organizzare sit in nelle principali città del Marocco vengono dispersi dalla polizia.

Missione del ministro Frattini in Egitto dove incontra il capo del Consiglio Supremo delle Forze armate egiziane, maresciallo Tantawi e il ministro degli esteri Ahmed Abul Gheit.

 

 

23 febbraio

Otto deputati del Congresso generale popolare (Cpg, al potere) dello Yemen si dimettono per protesta contro le procedure usate per reprimere le proteste nel paese.

Il Governo decide la liberazione di 23 persone arrestate la settimana precedente ma le manifestazioni continuano. 

Re Abdallah rientra in ArabiaSaudita dopo tre mesi di convalescenza in Marocco e annuncia una serie di provvedimenti a favore della popolazione fra cui sussidi per gli alloggi e borse di studio per studenti.

 

 

24 febbraio

Nuovo intervento di Gheddafi per chiedere alla popolazione di Zawia di arrendersi. Gheddafi accusa al-Qaida della rivolta che si estende all’ovest del paese.  

L'USP, uno dei principali partiti marocchini, parte della coalizione di governo, chiede l’adozione di un calendario di riforme politiche.

                                                                                 

 

25 febbraio

Circa centomila persone, nella gran parte studenti, si radunano alla Kasbah di Tunisi per chiedere ancora le dimissioni di Mohammed Ghannouchi e del Governo di transizione da lui guidato. Negli scontri muoiono tre manifestanti. Sciopero dei giornalisti TV contro la censura.

Circa cinquemila giordani marciano nel centro di Amman chiedendo ampie riforme costituzionali.  

Alcune migliaia di persone si radunano a tarda sera in Piazza Tahrir, al Cairo, chiedendo a gran voce le dimissioni del primo ministro, Ahmed Shafiq. La polizia militare disperde la folla con proiettili e manganelli e il giorno successivo si scusa per gli incidenti.     

10.000 persone si radunano ad Aden per contestare il presidente Ali Abdullah Saleh. La manifestazione viene dispersa dalla polizia con gas lacrimogeni e colpi d’arma da fuoco provocando 7 morti e  circa 40 feriti.

Nel “venerdi' del lutto” migliaia di dimostranti commemorano i sette “martiri” uccisi dall'inizio delle proteste anti-regime.

“Giornata della collera” in Iraq. Sette persone vengono uccise a nord della capitale negli scontri con la polizia durante la manifestazione contro il governo a cui partecipano migliaia di iracheni. Circa 5.000 manifestanti manifestano anche in piazza Tahrir a Baghdad.

 

 

26 febbraio

Mercenari a Misurata (terza città della Libia) aprono il fuoco su manifestanti. Ancora stranieri in fuga. Londra e Parigi chiudono le ambasciate.

L’opposizione (spaccata dopo la scissione del CNCD) organizza una marcia per il terzo sabato consecutivo, alla quale aderiscono poche persone.

I capi delle due più potenti tribù del Paese, gli Hashed e i Baqil, si sono dissociati dal presidente Saleh.

I manifestanti marciano verso l'ex ufficio del premier, in carica da 40 anni. Viene annunciato un rimpasto di governo.

Nuova protesta degli sciiti nelle province orientali dell'Arabia Saudita ricche di petrolio al confine con il Bahrein.

Il sultano Qabus bin Said promette un sussidio di disoccupazione e un incremento di 50.000 posti di lavoro nel pubblico impiego; fa inoltre intravedere la possibilità di riforme come la concessione di maggiori poteri al parlamento, che ora ha solo funzioni consultive.

Poco più di mille persone, circondate dalla polizia, manifestano a Casablanca per chiedere riforme politiche e una nuova Costituzione.

 

 

27 febbraio

Le Nazioni Unite adottano nuove sanzioni contro la Libia fra cui il blocco di beni di Gheddafi e l’embargo sulla vendita di armi. A Bengasi gli oppositori formano un Consiglio nazionale.  

Si dimette il primo ministro tunisino Mohammed Ghannouchi, per 11 anni premier con il presidente Ben Ali.

Nuove tensioni a Piazza Tahrir tra polizia militare e qualche migliaio di manifestanti che non intende lasciare la piazza. Amr Mussa annuncia la propria candidatura alle presidenziali. 

Ancora migliaia di persone in piazza a Manama per chiedere la cacciata del regime della dinastia sunnita degli al-Khalifa. Il gruppo sciita al Parlamento conferma le proprie dimissioni.

Re Abdullah annuncia una riforma economica che dovrebbe coinvolgere circa novantamila dipendenti pubblici. Con un appello via Internet decine di intellettuali sauditi chiedono importanti riforme politiche e costituzionali. 

A Sohar, la piú grande città industriale dell’Oman e secondo porto del paese, circa duemila persone scendono in piazza per chiedere riforme. Sei dimostranti vengono uccisi durante gli scontri con la polizia, mentre altri otto rimangono feriti. Il Palazzo del governo e un  commissariato vengono dati alle fiamme. Le proteste si allargano anche al sud del Paese.

Il primo ministro iracheno Nuri al Maliki, dà un termine di 100 giorni ai suoi ministri per dimostrare le loro capacità nella lotta alla corruzione e nel miglioramento dei servizi pubblici.

 

 

28 febbraio

Secondo l’UNHCR, nella sola giornata del 28 febbraio quattordici mila persone hanno valicato la frontiera.

Viene nominato il nuovo primo ministro: l'84enne Beji Caid Sebsi che fu ministro e ambasciatore del presidente Habib Bourghiba.

Decine di migliaia di dimostranti sono nuovamente scesi in piazza nello Yemen. Saleh annuncia di voler dar vita ad un governo di unità nazionale ma l’opposizione rifiuta. 

Alcune centinaia di manifestanti bloccano il porto di Sohar dove  si registra un primo saccheggio e il tentativo di assalire un posto di polizia.

Nel Kuwait il 28 febbraio il Ministro degli interni rassegna le dimissioni in seguito alla morte in carcere di un giovane che avrebbe subito torture da parte della polizia penitenziaria. La richiesta di dimissioni proveniva da un importante gruppo dell' opposizione guidato da Ahmed al-Saadoun, veterano della vita politica kuwaitiana e da un gruppo di giovani  denominato Quinta Muraglia che, attraverso Facebook lancia un appello per una manifestazione l’8 marzo.

 

 

 


Marzo 2011

 

1° marzo

L’Unhcr avverte che dopo l'esodo di 70-75 mila profughi, la situazione alla frontiera tra la Tunisia e la Libia sta raggiungendo "il punto di crisi". L’opposizione annuncia la creazione di un consiglio militare a Bengasi.

3 ministri si dimettono dal governo provvisorio. Viene legalizzato Ennahda (Rinascita), il partito islamista guidato da Rachid Ghannouchi e riassume il vecchio nome di Mouvement de la tendance islamique (Mti).

Decine di migliaia di manifestanti anti-regime scendono nelle strade di Sanaa. Il presidente Saleh accusa Israele e Stati Uniti di fomentare la rivolta nei paesi arabi

Quarto giorno di proteste per chiedere posti di lavori e riforme politiche a Sohar. A Mascate circa 300 persone in un sit-in di davanti alla sede del Consiglio consultivo manifestano il loro appoggio al sultano, Qabus bin Said, mentre alcune migliaia di persone protestano contro la corruzione nel governo.

 

2 marzo

Gheddafi interviene di nuovo alla tv libica: attacca i giornalisti, che avrebbero montato il caso di una “sola e piccola manifestazione nella città di Bengasi"., parla dell’Italia, dicendo che grazie alla sua rivoluzione  questa è stata costretta a scusarsi per il suo colonialismo e a pagare i danni, minaccia la sostituzione delle compagnie petrolifere e minaccia una carneficina se la Nato dovesse intervenire. Al confine con la Tunisia arrivano i primi aiuti per i profughi, mentre Francia annuncia invio di aerei cargo per evacuare i cittadini egiziani.   

Vengono liberati gli ultimi prigionieri politici in Tunisia.

Nuove manifestazioni pro e contro il sultano Qabus bin Said.

 

3 marzo

Combattimenti a Brega, Gheddafi fa bombardare i pozzi di petrolio. Navi da guerra americane si avvicinano alla costa libica. L'Ue decide per il congelamento dei beni del Colonnello. La Corte penale internazionale apre un'inchiesta per crimini contro l'umanità.

Il presidente ad interim Fued Mebazaa annuncia che le elezioni per l’assemblea costituente si terranno il 24 luglio e che rimarrà in carica fino a quel momento nonostante la scadenza del suo incarico sia fissata per il 15 marzo.

Il governo giordano formato da Maaruf Bakhit ottiene la fiducia del parlamento al termine di due giorni di accese discussioni in aula.    

Il premier egiziano Ahmad Shafiq si e' dimesso: il Consiglio supremo delle forze armate ha accettato le sue dimissioni e incaricato Essam Sharaf, ex ministro trasporti di formare un nuovo governo.  

L'opposizione yemenita e gli ulema propongono al presidente Saleh un piano di  uscita dalla crisi in cinque punti che prevede la sua rinuncia all'incarico entro la fine dell’anno. Gli studenti che protestano da undici giorni chiedono invece che Saleh lasci il potere immediatamente, ma il presidente non intende lasciare prima della scadenza del suo mandato.

Un centinaio circa di sauditi sciiti manifestano nuovamente nella provincia orientale dell’Arabia Saudita, per ottenere la liberazione di prigionieri che sarebbero detenuti senza processo e per chiedere uguaglianza.

Re Mohammed VI del Marocco istituisce un organismo pubblico incaricato di difendere i diritti umani, sostituendo il precedente che aveva un ruolo solo consultivo.

Il sindaco di Baghdad si dimette dopo una lunga serie di manifestazioni che contestavano la sua inefficienza.         

 

4 marzo

L'aviazione libica bombarda per il terzo giorno Ajdabija. Scontri sanguinosi a Ras Lanuf e Braga, ad est ed a Zawiya, ad ovest. Allerta Interpol sui movimenti di Gheddafi e di 15 familiari e fedelissimi. Inizia la missione umanitaria italiana che porterà aiuti al confine tra Libia e Tunisia.

Scontri nel nord dello Yemen tra esercito governativo e manifestanti sciiti: cinque i morti.

Diverse persone rimangono ferite in scontri fra sunniti e sciiti a Hamad. Lo sceicco Ali Salman, leader del Wefaq, (il principale movimento dell'opposizione sciita) lancia un appello alla coesistenza fra sciiti e sunniti.

Circa cinquecento giovani manifestano a Sohar per chiedere riforme politiche, un aumento del salario minimo, punizioni contro i ministri corrotti e riforme.

Secondo venerdì di proteste in Iraq, dove decine di migliaia di persone scendono in piazza, a Baghdad e Bassora, per chiedere al governo aumenti dei salari, lotta alla corruzione e servizi essenziali.

 

5 marzo

Scontri a Tripoli. Gheddafi invia carri armati a Zawiya dove si svolgono violenti combattimenti.

Il governo ricorda con un comunicato del ministero dell'interno che in Arabia Saudita  le manifestazioni sono vietate.

Il sultano Qabus ben Said al Muazzam rimuove due ministri ritenuti responsabili di episodi di corruzione.

 

6 marzo

Continua l'offensiva delle forze di Gheddafi sulle città ribelli. Scontri notturni a Tripoli.

Il regime yemenita accusa al Qaida di aver compiuto tre attacchi in diverse zone del Paese, uccidendo sei militari.  

Migliaia di persone ancora in piazza a Manama per chiedere le dimissioni del governo.

Una quarantina di donne saudite sono arrestate per aver protestato pubblicamente di fronte ad un edificio governativo a Dammam, per chiedere il rilascio di prigionieri sciiti detenuti dal 1996. 

Diverse centinaia di manifestanti, in maggioranza giovani, partecipano a dimostrazioni a Rabat, a Casablanca e a Tangeri chiedendo uno Stato di diritto e riforme politiche e sociali radicali.

 

7 marzo

Nominato il terzo governo ad interim: vengono sostituiti i cinque ministri più legati al regime di Ben Ali. Il ministero dell’interno scioglie la polizia politica.

Protesta delle guardie comunali per un aumento dei salari.   

Il nuovo governo egiziano, guidato da Essan Sharaf giura davanti al capo del Consiglio supremo delle forze armate, Hussein Tantawi.   

Rilasciato un religioso sciita il cui arresto nell'ultimo mese ha innescato manifestazioni di protesta della minoranza religiosa.

Il sultano Qabus annuncia un più ampio rimpasto del governo.

 

8 marzo

ll Cnt (Consiglio nazionale transitorio) intima a Gheddafi di abbandonare il potere entro settantadue ore. Le forze del Colonnello colpiscono Zawiya e la Cirenaica. L'Unione europea rafforza le sanzioni contro Tripoli. La Nato è pronta a intervenire se Gheddafi continuerà a bombardare i civili. La conferenza islamica si schiera a favore dell’imposizione di una no-fly zone.

Scontri fra cristiani e musulmani al Cairo dopo tre giorni di proteste dei copti per la chiesa bruciata il 4 marzo ad Atfih. Una donna copta muore.  

La polizia spara su un gruppo di manifestanti a Sanaa ferendone circa 50.

Tre movimenti integralisti sciiti del Bahrein annunciano di avere dato vita alla “Coalizione per la Repubblica” con il fine di abolire la monarchia.

L’8 marzo un migliaio di manifestanti scendono in piazza in Kuwait per chiedere le dimissioni del governo ed una serie di riforme.

 

9 marzo

Le forze di Gheddafi riconquistano Zawiya, unico bastione degli insorti ad ovest di Tripoli.

Dopo essere stati solidali nella lotta al vecchio regime, riesplode la guerra tra copti e musulmani che causa in poche ore 13 morti e 140 feriti.

Un gruppo di giovani sciiti mettono in atto un'altra piccola protesta nella provincia petrolifera orientale, sfidando il divieto di manifestare, per chiedere la liberazione di prigionieri.

Re Mohammed VI annuncia una riforma costituzionale che prevede “l'ampliamento delle libertà individuali e collettive”, il rafforzamento dello status del primo ministro e l’indipendenza della magistratura.

 

10 marzo

Le forze di Gheddafi riconquistano anche Ras Lanuf. La Francia riconosce il Cnt.

Il presidente Saleh, si impegna a varare entro l'anno una nuova costituzione, da sottoporre a referendum, che prevede un ''sistema parlamentare'', e una legge elettorale.

La polizia saudita apre il fuoco nell'est del paese contro i manifestanti radunati in piazza ad Al Qatif (nell’est del paese) per chiedere la liberazione dei prigionieri.

I paesi del Consiglio per la cooperazione del Golfo creano un fondo da 20 miliardi di dollari destinato al Bahrein e all'Oman per aiutare i due stati a fronteggiare le rivolte antigovernative.

 

11 marzo

Il Vertice dei capi di stato e di governo dell’Unione europea non raggiunge l’accordo sulla No-fly zone, dichiara di volere il dialogo con gli insorti ma non riconosce il CNT. Proseguono gli scontri tra i ribelli e le truppe di Gheddafi.

Il Tribunale amministrativo tunisino decide la sospensione del pagamento degli stipendi ai parlamentari a seguito di un ricorso che si appellava al fatto che il parlamento aveva votato a febbraio una legge che autorizza il presidente ad interim a governare per decreto.

Migliaia di persone, in gran parte sciiti, marciano verso il palazzo reale e i quartieri residenziali a Manama, innalzando la bandiera nazionale e reclamando maggiori diritti e riforme costituzionali.

“Giornata della collera” indetta via internet per chiedere riforme democratiche e l'istituzione di una monarchia costituzionale. Il forte dispiegamento di forze di polizia impedisce lo svolgersi del corteo.  

 

12 marzo

Le truppe di Gheddafi avanzano verso est. Un cameraman di Al Jazeera viene ucciso. I ministri degli Esteri della Lega Araba chiedono all'Onu di imporre la no-fly zone.

Il ministero dell'Interno rifiuta la legalizzazione di cinque partiti politici, di cui tre religiosi. I partiti legali in Tunisia sono 34, 26 dei quali approvati dopo la fuga di Ben Ali.

La polizia carica dimostranti antigovernativi uccidendone 7 e ferendone centinaia. ad Aden. L’Onu condanna l’uso eccessivo della forza.

Migliaia di manifestanti manifestano ancora a Manama.

 

13 marzo

Gheddafi riconquista Brega.

Nel tentativo delle forze dell'ordine di bloccare l'accesso dei manifestanti al centro finanziario della città, decine di persone rimangono ferite a Manama.

Decine di persone si riuniscono nei pressi del ministero degli interni a Riad per chiedere il rilascio di attivisti detenuti dalla polizia.

Il sultano Qabus cederà i poteri legislativi al Consiglio d’Oman, che finora aveva solo funzioni consultive.

A Casablanca la polizia disperde una manifestazione pacifica di un movimento integralista che chiede riforme politiche e fa irruzione nella sede del Partito socialista unificato (Psu), all'opposizione, dove alcuni militanti si sono rifugiati, ferendone decine.

 

14 marzo

Gheddafi riconquista anche Zuara.

Scontri in due località a nord-est e a est di Sanaa, dove circa 40 yemeniti, tra manifestanti anti-regime e lealisti, rimangono feriti.

Truppe saudite e degli Emirati arabi uniti entrano nel Bahrein per “contribuire a mantenere l’ordine e la stabilità”. 

 

15 marzo

Il G8 riunito a Parigi rinvia la scelta di un’eventuale azione militare in Libia al Consiglio di sicurezza dell'Onu.

Il ministero dell'Interno tunisino respinge le richiesta di autorizzazione alla costituzione di un partito confessionale islamico. Scontri all’aeroporto di Cartagine tra polizia e manifestanti che protestavano per l’arrivo in Tunisia del segretario di stato USA Clinton.

Per la prima volta decine di siriani manifestano a Damasco per chiedere libertà e protestare contro la repressione del regime degli Assad, al potere da circa quarant’anni.  

Migliaia di persone, per lo più sciiti, protestano a Manama contro il regime sunnita dei Khalifa e contro “l'occupazione militare”.  Negli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine rimangono vittime due persone e ferite circa 200. Viene proclamato lo stato di emergenza e la legge marziale per tre mesi.

 

16 marzo

Gheddafi annuncia di aver ripreso anche Ajdabiya. Continuano gli attacchi su Zenten e Misurata. Nella notte ultimatum dell'esercito ai civili di Bengasi. 

Almeno 120 manifestanti sono feriti in scontri con la polizia nell'ovest dello Yemen.

Un centinaio di parenti di prigionieri politici e di attivisti per i diritti umani si radunano di fronte al ministero degli Interni a Damasco. Vengono arrestati in 32. La Siria accusa Israele di fomentare la protesta tramite l’invio di sms

Nuovi scontri a Manama causano almeno cinque morti, dei quali due sono poliziotti. Viene istituito il coprifuoco.

Scioperi in Oman dei lavoratori della zona industriale di Rusayl, degli impiegati dei Servizi di sicurezza, del personale di diversi impianti petroliferi e dei servizi portuali per chiedere aumenti salariali.

 

17 marzo

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu approva la risoluzione 1973 che impone alla Libia una no-fly zone e autorizza il ricorso alla forza contro le truppe di Muammar Gheddafi per proteggere i civili.

Manifestazione di disoccupati nella città petrolifera di Hassi Messaoud (800 km a sud-est da Algeri) contro un ufficio di collocamento accusato di corruzione. 15 feriti negli scontri con la polizia.  

Il vice presidente siriano Faruq ash Sharaa dichiara che saranno presto avviate le riforme politiche e giudiziarie.   

Arrestati sei oppositori, definiti “leader della rivolta civile”. Sono accusati di aver preso contatti con paesi stranieri e di incitazione all'omicidio e alla distruzione di proprietà.

Centinaia di sciiti protestano in piazza a Kuwait City contro il sanguinoso attacco contro gli sciiti che dimostravano in Bahrein.

 

18 marzo

Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna ed alcuni Paesi arabi lanciano un ultimatum a Gheddafi chiedendo la fine immediata di tutti gli attacchi contro la popolazione

Nuove manifestazioni ad Amman per chiedere riforme costituzionali e lo scioglimento del Parlamento.  

Strage di manifestanti anti-regime a Sanaa dove 52 persone muoiono per mano di non meglio identificati cecchini appostati sui tetti. Viene proclamato lo stato di emergenza.

Attraverso i social network viene convocato il “venerdì della dignità”. Quattro manifestanti vengono uccisi a Daraa (120 km a sud di Damasco): appartengono tutti alle influenti tribù (sunnite) della Siria meridionale da sempre ostile al regime baatista (sciita).  

Re Abdullah promette nuovi posti di lavoro nelle agenzie di sicurezza, un adeguamento degli stipendi degli agenti della polizia religiosa, e l'apertura di nuovi uffuci dell'ente nazionale per l'emissione dei pareri religiosi (fatwa) ufficiali. Ribadisce che le forze di sicurezza saudite sono pronte a fronteggiare chiunque tenti di minacciare la sicurezza e la stabilità del regno. 

Alcune migliaia di manifestanti sfilano in varie città dell'Iraq per sostenere l'opposizione sciita del Barhein, 

 

19 marzo

Si svolge a Parigi il summit sulla Libia. Tra i Paesi arabi sono presenti alti esponenti governativi di Emirati arabi Uniti, Iraq, Marocco, Qatar e Giordania, oltre alla Lega araba. E’ assente l’Unione africana. Cominciano i raid aerei sulla Libia da parte della “coalizione di volonterosi” che ha dato vita all’operazione "Odyssey Dawn.

Referendum in Egitto sulle proposte di riforma della Costituzione. Vinceranno i sì (77% dei voti). Per il no si erano schierati i due principali potenziali candidati alla presidenza, Amr Mussa e Mohamed el Baradei.

Diecimila persone nell'estremo sud della Siria scendono in piazza e partecipano ai funerali dei morti di Daraa del giorno precedente.  Le forze di sicurezza disperdono la folla con il lancio di lacrimogeni. Il governo di Damasco annuncia un’''inchiesta trasparente” per far luce su quanto accaduto e accusa “infiltrati manovrati dall'estero”.  

 

20 marzo

Un’enorme folla partecipa ai funerali dei manifestanti uccisi. La ministra yemenita per i diritti umani, Houda al-Baan, si dimette in segno di protesta contro la strage del 18 marzo. Per la stessa ragione aveva lasciato l’incarico anche il ministro del Turismo Nabil al-Faqih e, all'inizio della settimana, si era dimesso anche il ministro dei Wakfs (Beni religiosi).

Centinaia di manifestanti incendiano il palazzo di giustizia e altri edifici a Daraa. La polizia spara sulla folla e causa la morte di una persona.   

Alcune centinaia di persone, tra cui numerosi islamisti, manifestano a Rabat e Casablanca, per invocare democrazia e giustizia sociale.

 

21 marzo

Il Consiglio straordinario dei ministri degli esteri dell’UE decide un terzo round di sanzioni a carico della Libia e dichiara che l'Unione è pronta a intraprendere azioni umanitarie anche con l'impegno di strutture militari.

Una quindicina di alti ufficiali dell’esercito, e tra questi Generale Ali Mohsen al-Ahmar a lungo uomo di fiducia del Presidente Saleh, annunciano il proprio appoggio ai dimostranti pro-democrazia. Al-Ahmar e altri due alti ufficiali appartengono alla stessa tribù di Saleh Secondo la Comunita' degli arabi in Italia (Comai), sono almeno 20 gli ambasciatori yemeniti dimissionari.

 

22 marzo

Raggiunta un’intesa al fine di conferire alla NATO un “ruolo chiave” nella “struttura di comando delle operazioni in Libia”.

Scontro tra soldati del comando del generale Mohammed Ali Mohsen (che si è unito agli oppositori) e membri della guardia presidenziale comandata da Ahmed Saleh, uno dei figli del presidente a Mukalla.

Liberati i 15 bambini del clan degli Abizayd di Daraa e alunni della quarta elementare  arrestati dalle autorità siriane circa un mese prima perché sorpresi a scandire a scuola slogan anti-regime. Il rilascio è volto a placare l'ira dei residenti di Daraa.

L'Ufficio dell'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani denuncia che nell’ultima settimana sono stati segnalati da cinquanta a cento casi di persone scomparse in Bahrein.

Un centinaio di giornalisti dell'agenzia di stampa marocchina Map (Maghreb-Arabe Press), considerata contigua al potere, manifesta per una informazione più libera.

 

23 marzo

Almeno quaranta persone, tra cui anche alcuni poliziotti, sono rimaste ferite in violenti scontri ad Algeri tra giovani e le forze dell'ordine che si apprestavano a distruggere alcune baraccopoli.

Crollo della Borsa egiziana che riapre dopo 55 giorni di chiusura. 

Il presidente yemenita propone elezioni presidenziali anticipate alla fine del 2011. 

Venticinque morti, secondo fonti sanitarie ufficiali; cento secondo attivisti dei diritti umani, a Daraa durante gli scontri tra forze dell'ordine siriane e manifestanti anti-regime. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, condanna la violenza delle forze di sicurezza e chiede l'apertura di un'inchiesta sull'accaduto.

Nominati il nuovo ministro per l'edilizia in sostituzione del ministro sciita dimissionario, ed il nuovo ministro per la sanità in sostituzione del precedente ministro sciita che boicottava il governo.

 

24 marzo

Migliaia di attivisti di movimenti giovanili protestano ad Amman per chiedere urgenti riforme politiche ed economiche. Alcuni attivisti che rimangono accampati nella piazza centrale di Amman vengono aggrediti nella notte da un gruppo di lealisti, senza che le forze dell'ordine intervenissero.  

Almeno ventimila persone partecipano a Daraa ai funerali delle vittime degli incidenti del giorno precedente. Riunione straordinaria dei vertici del partito Baath al governo: si annunciano l'aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici, l’aumento di posti di lavoro per i giovani, il rafforzamento del sistema giudiziario, nuove leggi sui partiti e la libertà di stampa e la possibile revoca della legge sullo stato d'emergenza in vigore dal 1963

 

25 marzo

Il Consiglio europeo esprime soddisfazione per l’adozione della risoluzione n. 1973 del Consiglio di sicurezza dell’ONU e ribadisce l’invito al colonnello Gheddafi ad abbandonare il potere immediatamente. L’UE dichiara di essere pronta ad adottare ulteriori sanzioni per impedire che gli introiti derivanti dalla vendita di gas e petrolio arrivino al regime di Gheddafi.

Sale a cinquanta il numero dei partiti politici legalizzati in Tunisia che prenderanno parte alle elezioni dell’Assemblea costituente il prossimo luglio.

Scontri ad Amman tra dimostranti e polizia che per la prima volta dall’inizio dell’ondata di proteste carica i manifestanti. Il bilancio è di un morto e oltre 100 feriti. Uno dei giovani aggrediti ad Amman il giorno precedente, muore in ospedale. 

Migliaia di persone manifestano in due piazze diverse, l’una a favore, l’altra contro il presidente Saleh. Fallito il tentativo occidentale di far uscire dalla scena sia Saleh che il potente generale Mohsen Ali al Ahmar, passato dalla parte dell'opposizione.

Alla protesta del sud della Siria si uniscono i giovani delle città medio-grandi: Homs, Hama, Latakia, Raqqa, e in parte anche dei due centri più importanti, Damasco e Aleppo.  

Il ministro degli esteri del Bahrein accusa il movimento sciita libanese Hezbollah di essere un'organizzazione terroristica che sostiene gli agitatori. Il ministro dello sviluppo sociale, oltre ad Hezbollah, accusa anche “un paese vicino” e critica l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani per aver accusato di violenze le forze di sicurezza del Bahrein, senza averne le prove.   

26 marzo

Il gruppo dei ''giovani del 24 marzo'', gli integralisti islamici giordani e l’opposizione di sinistra chiedono le dimissioni del primo ministro Maaruf Bakhit.

Bloccate dalla polizia alcune decine di manifestanti che tentano di sfilare ad Algeri in favore della Coalizione nazionale per il cambiamento e la democrazia (Cncd).

A Latakia, capitale della regione alawita da cui proviene la famiglia presidenziale Al Assad e i clan suoi alleati, alcuni civili (quattro, forse sette) sono stati uccisi da  cecchini appostati sui palazzi del porto mediterraneo. Ulema sunniti e alawiti (sciiti) di Latakia, invitano i fedeli a scendere in strada per fermare la fitna, la divisione confessionale. 

 

27 marzo

Il Parlamento giordano diffonde un comunicato nel quale si afferma che il sovrano non instaurerà una monarchia costituzionale e che manterrà tutti i poteri conferitigli dalla Costituzione.  

Il Wefaq, principale partito dell'opposizione sciita in Bahrein, accetta l'offerta del Kuwait per mediare con il governo e porre fine alla crisi politica.

Secondo Human Rights Watch sono oltre centosessante le persone arrestate dopo le manifestazioni delle scorse settimane e “detenute senza alcuna accusa” in Arabia Saudita.

 

28 marzo

Barack Obama, David Cameron, Nicolas Sarkozy, Angela Merkel si consultano in videoconferenza sulla questione libica a poche ore dal vertice di Londra  

 Habid Essid viene nominato Ministro dell'Interno al posto di Farhat Rajhi.

La Procura rilascia venticinque persone arrestate il 25 marzo ad Amman, nel corso di scontri di piazza.  

Ridotto a tre ore il coprifuoco in Egitto, dalle 2 alle 5 del mattino. Emanata nuova legge sulla formazione di nuovi partiti politici.

Una fortissima esplosione in una fabbrica di armi nella città di Jaar, nello Yemen meridionale, causa la morte di oltre cento persone. Le vittime sono abitanti della città che cercavano di razziare munizioni nella fabbrica, dopo un raid condotto dai ribelli separatisti legati ad Al Qaida.

Il ministro degli Esteri del Bahrein smentisce la notizia in base alla quale il Kuwait potrebbe mediare per risolvere la crisi politica del Paese.

Il Presidente della Commissione elettorale annuncia che le donne continueranno ad essere escluse dalle prossime elezioni municipali in Arabia Saudita, fissate per il 23 aprile.

 

29 marzo

Conferenze a Londra dei ministri degli esteri dei paesi coinvolti nel conflitto libico. Vi prendono parte 37 Stati e 4 organizzazioni internazionali (ONU, Nato, UE, l’Organizzazione della Conferenza Islamica e Lega Araba, nonché esponenti del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) libico. Assente l’Unione Africana.    

Migliaia di persone scendono in piazza nella “giornata della lealtà alla nazione” per sostenere il presidente Bashar al Assad, che accetta le dimissioni del governo in carica dal 2003.

Si dimettono dal Parlamento del Bahrein (composto di quaranta membri) undici dei diciotto deputati di Wefaq, il maggior partito dell'opposizione.

L'esercito disperde con la forza un gruppo di manifestanti riuniti in un sit-in da oltre un mese a Sohar per chiedere riforme politiche e sociali.

 

30

marzo

Passaggio delle operazioni militari in Libia sotto il comando  della Nato.

Alla televisione di stato viene letta da un componente del Consiglio Supremo delle Forze Armate la Dichiarazione costituzionale: la legge islamica continuerà ad essere la fonte principale del diritto egiziano. Il primo ministro egiziano Essam Sharaf annuncia il rinnovo dei vertici dell'agenzia Mena e di altre 13 testate, quotidiane e periodiche.

Nel suo discorso in parlamento, il presidente Basher al-Assad afferma che "Una minoranza fomenta il caos usando lo slogan delle riforme" e che la Siria è oggetto di un complotto ordito da paesi vicini e lontani. Sulle riforme, il presidente afferma la necessità di rinviarle perché le attuali priorità riguardano le ripetute crisi regionali e la siccità che dura da quattro anni. Non parla di revoca dello stato di emergenza. Dopo il discorso di Assad tornano in piazza gli oppositori a Latakia e a Daraa.

 

31 marzo

La Nato decide di avviare un'inchiesta per verificare eventuali responsabilità nella morte di almeno quaranta civili a Tripoli, che sarebbe stata provocata dai raid aerei della coalizione internazionale

I giovani della Rivoluzione del 25 gennaio in Egitto respingono la Dichiarazione Costituzionale.

Bashar al-Assad ordina alla magistratura di formare una commissione d'inchiesta per indagare sulle violenze avvenute nei giorni precedenti a Daraa e a Latakia e approva un decreto che prevede un aumento immediato degli stipendi pubblici del 20 e del 30 per cento. Nuovi scontri a Latakia tra manifestanti e polizia, i morti sono almeno 25.

Dimissioni del Governo kuwaitiano a seguito della richiesta di allontanamento di tre ministri, tra cui quello degli Esteri, avanzata dai deputati dell’opposizione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aprile 2011

 

1° aprile

Il Consiglio europeo adotta una decisione concernente un’operazione militare dell’Unione europea a sostegno delle operazioni di assistenza umanitaria, denominata “EUFOR Libia”, a guida italiana.

Decine di migliaia di manifestanti tornano in piazza Tahrir per “salvare la rivoluzione”  e per chiedere che l'ex presidente Mubarak sia processato.

Manifestazioni anti-regime nelle principali città siriane. Secondo la TV Al Arabiya ci sono dieci morti.  

La polizia disperde un corteo con il quale si chiedeva la liberazione dei detenuti nel porto di Sohar e un manifestante rimane ucciso.

 

2 aprile

I soldati tunisini disperdono un gruppo di disoccupati nella città meridionale di Tozeur riuniti davanti alla sede del governo locale per protestare contro la mancanza di lavoro.

 

3 aprile

Almeno due persone sono morte e altre centinaia sono rimaste ferite a Taiz, a sud di Sanaa, dove la polizia ha sparato ad altezza d'uomo, caricato e lanciato gas lacrimogeni per disperdere la folla che reclamava le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh.

Il presidente Al Assad affida all'  ministro dell'agricoltura Adel Safar l'incarico di formare un nuovo governo. Migliaia di persone prendono parte a Duma, nei sobborghi di Damasco, ai funerali delle vittime del giorno precedente.

Viene sospesa la pubblicazione di Al-Wasat, il principale quotidiano dell'opposizione, per aver offerto una copertura "non-etica" della rivolta sciita.

 

4 aprile

L'Italia riconosce il Consiglio nazionale transitorio di Bengasi come ''unico interlocutore legittimo della Libia'' e ''per le relazioni bilaterali'' e non esclude, come estrema ipotesi, quella di fornire armi agli insorti.

Al Assad nomina il nuovo governatore di Daraa dopo che il precedente era fuggito durante i primi giorni di rivolta.

Al Wasat torna in edicola con un nuovo direttore e nuovi redattori. Due giornalisti di Al Wasat vengono espulsi dal paese.

 

5 aprile

L'ex portavoce in Europa dei Fratelli Musulmani e presidente della associazione musulmana britannica Kamal el Hilbawy, rientra in Egitto dopo un'assenza di 23 anni.

Lo Yemen accetta l’invito del Consiglio di cooperazione del Golfo per tenere colloqui (in data da decidere) in Arabia Saudita sulla sua crisi politica.

Il 5 aprile l'emiro del Kuwait Shaikh Sabah Al Ahmad Al Jaber Al Sabah ha nuovamente incaricato il premier uscente, sceicco Nasser Al Sabah, di formare un nuovo governo.

 

6 aprile

La Giordania invia un jet per contribuire all’operazione di mantenimento della no-fly zone in Libia.

Importanti aperture del regime siriano che dichiara di voler dialogare con islamici, dissidenti e curdi.

 

7 aprile

Alcuni poliziotti sono arrestati nell'ambito delle inchieste su 192 casi di omicidio e tentativo di omicidio nelle sparatorie durante le manifestazioni dei mesi precedenti.

Un uomo si dà fuoco ad Amman di fronte alla sede del primo ministro in segno di protesta per le difficili condizioni di vita nelle quali versa lui e la sua famiglia.

Viene concessa la naturalizzazione ai circa centoventimila residenti curdi che abitano la regione nord-orientale di Hasake; uno dei tre quotidiani del regime ospita il parere di un dissidente.

 

8 aprile

Centinaia di migliaia di persone riempiono nuovamente la piazza Tahir e il centro di Alessandria per chiedere che Mubarak, la sua famiglia ed il suo entourage siano processati. Nella notte si verificano violenti scontri tra manifestanti ed esercito e polizia (i primi da quando Mubarak è stato cacciato) che, secondo fonti mediche, causano due morti.

Saleh respinge l'offerta di mediazione del Consiglio di cooperazione del Golfo che, poiché volto a mettere fine al suo governo, sarebbe un “intervento belligerante”. Tre dimostranti vengono uccisi a Taziz.

Nuovo venerdì di proteste in tutto il paese, che vengono represse duramente. A Daraa sono circa trenta i manifestanti uccisi; il regime sostiene invece che i morti sono poliziotti.

Centinaia di sciiti sauditi manifestano a Qatif e nel vicino villaggio di Awamiya per chiedere diritti politici e libertà e il ritiro dei soldati sauditi dal Bahrein.  

 

9 aprile

Lo Yemen richiama il proprio ambasciatore in Qatar per consultazioni.

Impedito dalla polizia ad Algeri un corteo di oppositori riconducibili ad una fazione del Coordinamento nazionale per il cambiamento e la democrazia in Algeria.

Continuano le proteste e anche la loro repressione. Gli ulema sunniti di Homs si schierano a fianco dei manifestanti.

Il presidente uscente di Gibuti, Ismael Omar Guelleh, è rieletto con il 79,26% dei voti.

 

10 aprile

Gheddafi riceve una delegazione dell’Unione Africana che si propone come mediatrice per trovare una soluzione al conflitto e accetta la road map che viene proposta.

Arrestato il fratello di Ben Ali.

I ministri degli esteri del Consiglio di cooperazione del Golfo affermano che il presidente dello Yemen dovrebbe cedere i suoi poteri e permettere all'opposizione yemenita di guidare un governo di transizione.

Cinque persone vengono uccise da colpi di arma da fuoco dopo che milizie fedeli al presidente al-Assad attaccato un gruppo di persone davanti a una moschea della città costiera di Banias. Più tardi un ufficiale rimane vittima di un’imboscata sempre a Banias.

 

11 aprile

La road map dell’Unione africana viene respinta dal Cnt perché “non include l'uscita di scena di Muammar Gheddafi e dei suoi figli, non tiene conto della risoluzione Onu e non rispetta i voleri del popolo libico''.

Vengono liberati in Bahrein 86 persone arrestate durante le manifestazioni di protesta delle ultime settimane

Decine di studenti dell'università di Damasco manifestano in un campus . L'esercito continua a esser schierato dentro e fuori la città costiera di Banias

Ali Abdullah Saleh si dichiara pronto ad andarsene sulla base del piano dei Paesi del Golfo respinto dall’opposizione yemenita che non accetta ipotesi di immunità per il presidente.  

 

12 aprile

Secondo il Cnt, Misurata è "allo stremo", da giorni senza elettricità, né acqua, né alcun tipo di servizio pubblico funzionante. Il Cnt chiede armi ai paesi che lo hanno riconosciuto (Italia, Francia e Qatar). Pesanti scontri anche nella zona di Nalout, a una quarantina di chilometri dal confine con la Tunisia. La Nato comunica che l'aviazione dell’Alleanza ha distrutto nella giornata del 12 aprile 16 carri armati libici a Misurata e a Sirte.  

Lanciata nel nord-ovest della Siria un’operazione delle forze di sicurezza contro sospetti attivisti e dissidenti anti-regime che prevedono raid casa per casa da parte di agenti in borghese. Milizie del regime aprono il fuoco contro civili a Bayda. 

L’Alta commissione che in Tunisia sta preparando le elezioni dell’assemblea costituente del 24 luglio, approva un decreto che prevede che i candidati dovranno essere per metà uomini e per metà donne; lo stesso decreto introduce il sistema proporzionale ed esclude le candidature di coloro che hanno ricoperto incarichi nel precedente governo o nel Raggruppamento costituzionale democratico (Rcd).

 

13 aprile

Riunione in Qatar del Gruppo di contatto sulla Libia, al termine del quale si è deciso di fornire al Cnt  “Strumenti materiali per l'autodifesa dei ribelli”. Il Consiglio nazionale di Bengasi chiede alla Nato di intensificare i raid aerei contro le forze di Muammar Gheddafi. Il Pentagono rivelato che gli aerei Usa hanno continuato a bombardare le difese aree libiche anche dopo il trasferimento alla Nato del comando delle operazioni militari.

Decisa la custodia cautelare per quindici giorni per l'ex presidente Hosni Mubarak e per i due figli Alaa e Gamal Mubarak.

Centinaia di donne protestano e bloccano un’autostrada nel nord-ovest della Siria. Chiedono il rilascio dei loro parenti arrestati in massa nei giorni precedenti dalle forze di sicurezza. Protestano anche gli studenti dell'università di Aleppo.

Cinque morti in scontri fra opposte fazioni in Yemen. 

 

14 aprile

Il presidente francese Sarkozy ed il premier britannico Cameron concordano sulla necessità di ''accrescere la pressione militare'' su Gheddafi mentre i 5 principali Paesi emergenti - Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica - si dichiarano contrari all'uso della forza' e criticano i bombardamenti della Nato; della stessa opinione il presidente russo Medvedev. Il Consiglio dei ministri degli esteri della Nato riunito a Berlino decide che  le operazioni militari in Libia continueranno fino a quando ''tutte le violenze contro la popolazione civile saranno cessate''.

Nasce in Siria il nuovo governo guidato da Adel Safar, esponente del partito Baath ed ex ministro dell'agricoltura. Il ministero degli interni, è affidato al generale Ibrahim Shaar, già dirigente dei vertici di sicurezza.

 

15 aprile

Le forze governative libiche lanciano missili contro Misurata, uccidendo almeno otto persone e attaccano la città di Adjabiyah. Al termine del consiglio Nato-Russia il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov dichiara che la Russia ritiene ''urgente'' arrivare al cessate il fuoco in Libia e avviare negoziati tra le due parti in causa. Secondo il NYT le forze di Gheddafi starebbero utilizzando bombe a grappolo a Misurata. 

Il presidente algerino Bouteflika annuncia la creazione di una commissione per la revisione della Costituzione.

Centinaia di persone in piazza nell'est dell'Arabia saudita chiedono la liberazione di prigionieri sciiti e una maggiore tutela dei diritti umani.

Manifestazioni ad Amman dopo la preghiera del venerdì per chiedere nuovamente riforme politiche ed economiche.

Nonostante la formazione del nuovo governo, decine di migliaia di siriani sono di nuovo in piazza per protestare contro il regime al potere da 48 anni.

 

16 aprile

Il Governo tedesco rende noto di aver congelato nelle ultime settimane conti bancari detenuti dalla Libia in Germania per oltre sei miliardi di dollari.

L'Alta corte amministrativa egiziana decide lo scioglimento del partito nazionale democratico di Hosni Mubarak perché “ha corrotto la vita politica ed economica dell'Egitto” e dispone la restituzione di tutti i suoi beni allo Stato.

Oltre mille donne in piazza oggi a Banias manifestano a favore della democrazia e della libertà affermando di non volersi schierare né con i sunniti né con gli alawiti.

Migliaia di donne in piazza a Sanaa e in altre città dello Yemen protestano contro il presidente Saleh che aveva dichiarato di considerare la partecipazione femminile alle proteste di piazza contraria alla Sharia.

 

17 aprile

I ribelli libici controllano tutta l’area di Ajdabiya; continuano i colpi di artiglieria delle forze di Gheddafi su Misurata.

Migliaia di manifestanti protestano, per il quarto giorno consecutivo, contro la nomina del neogovernatore, copto e alto ufficiale di polizia, della regione di Qena, nell'Alto Egitto.

Almeno trentuno persone vengono ferite, nella città di Suleimaniya (Kurdistan iracheno) durante le proteste, quasi quotidiane, contro il governo autonomo regionale curdo. I manifestanti chiedono la fine della corruzione e giustizia per la morte di tre manifestanti in febbraio.

In un comunicato ufficiale l'Oman afferma che spenderà 2,6 miliardi di dollari per soddisfare le richieste dei cittadini che da giorni protestano per avere lavoro e riforme e che è imminente la creazione di un prestito statale destinato alla popolazione.

Circa 10 mila persone scendono in piazza a Latakia dopo i funerali di un dimostrante ucciso ieri dalle forze dell'ordine per chiedere la liberazione dei prigionieri politici.   

Decine di migliaia di manifestanti in numerose città dello Yemen chiedono nuovamente le dimissioni del presidente Ali Abdallah Saleh.        

 

18 aprile

Il Governo del Bahrein dichiara che non scioglierà il  Wefaq, il principale partito sciita, nonostante i procedimenti giudiziari avviati contro di esso in seguito alle manifestazioni contro la famiglia regnante. 

Sit-in di oltre ventimila persone a Homs, nel centro della Siria, per chiedere la fine del regime degli Assad.

Un gruppo di appartenenti al partito di governo yemenita forma un nuovo partito, il Blocco per la Giustizia e lo Sviluppo, che sostiene le proteste contro il presidente Ali Abdullah Saleh.

 

19 aprile

Il ministro degli Esteri Frattini incontra il capo del Cnt, Mustafa Abdel Jalil che garantisce il rispetto di tutti i trattati internazionali a cominciare dal trattato di amicizia italo libico. Continuano i bombardamenti a Misurata. L'agenzia per gli aiuti umanitari dell'Onu (Ocha) rende noto che sono almeno ottocentomila le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria in Libia.

 La Siria vieta ogni tipo di corteo, manifestazione o raduno in tutto il Paese per assicurare “la stabilità e la sicurezza”. Le forze di sicurezza aprono il fuoco contro i manifestanti riuniti nel sit-in di Homs. Più tardi la tv di Stato riferisce che il nuovo governo ha emesso un decreto legislativo per l'abolizione della Corte suprema della Sicurezza dello Stato, e un decreto legislativo per la concessione “ai cittadini del diritto di manifestazione pacifica”.

 

20 aprile

Riunione del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) e Unione Europea (Ue) ad Abu Dhabi per trovare una soluzione politica alla crisi che nello Yemen ha già fatto almeno 130 morti. Nella riunione viene espresso pieno sostegno al Cnt libico.

Il responsabile per le relazioni esterne del Consiglio nazionale libico di transizione (Cnt), Ali al-Issaoui dichiara inaccettabile l’ipotesi di divisione della Libia tra Cirenaica e Tripolitania.

Le autorità algerine ordinano alle guardie di frontiera di sparare a vista contro chiunque tenti di varcare il confine con la Libia. La decisione fa seguito ai due scontri a fuoco avvenuti nei giorni precedenti con due gruppi di terroristi di al-Qaeda provenienti dalla Libia.

Continuano le proteste di migliaia di siriani in varie città del Paese.

 

21 aprile

Il Consiglio di cooperazione del Golfo, che ha offerto la sua mediazione nella crisi yemenita, propone al presidente Saleh di presentare le dimissioni entro trenta giorni, dopo la costituizione di un governo di unione nazionale formato per il 50% dai membri del Consiglio popolare generale (Cpg), attualmente al potere, per il 40% dall'opposizione e per il 10% da personalità indipendenti.

 

22 aprile

Circa 200 sciiti manifestano in Arabia saudita per chiedere il rispetto dei diritti umani e per protestare contro la distruzione di moschee sciite nel  Bahrein.

Circa 3.000 dimostranti manifestano in piazza dopo la preghiera del venerdì nella città portuale di Salalah (Oman del sud) per chiedere salari più alti, posti di lavoro e la fine della corruzione.

Oltre cento persone uccise dalle forze di sicurezza durante le proteste anti-regime in molte città siriane. E’ il giorno più sanguinoso dall'inizio delle proteste.

Si svolge a Sanaa la più grande manifestazione antiregime dall'inizio delle proteste. Il presidente Saleh dichiara di accogliere l'iniziativa dei Paesi del Consiglio del Golfo per una transizione pacifica, purché avvenga nel quadro della Costituzione.

 

23 aprile

Continuano i duri scontri tra i ribelli e le forze di Gheddafi che si contendono la città di Misurata.

Due manifestazioni ad Algeri (una di dipendenti della scuola che davanti all'Assemblea popolare nazionale chiedevano aumenti salariali, l’altra del Coordinamento nazionale per il cambiamento e la democrazia), sono state bloccate dalle forze dell’ordine.  

Le forze di sicurezza siriane aprono il fuoco contro alcuni cortei funebri delle oltre cento persone morte negli scontri con la polizia il giorno precedente. Almeno dieci civili rimangono uccisi. Si dimettono due deputati e il muftì di Daraa, la prima autorità religiosa sunnita che ha espresso dissenso nei confronti delle autorità siriane.

L'opposizione yemenita accetta il piano di transizione democratica dei Paesi del Consiglio del Golfo ma rifiuta di partecipare ad un governo di unità nazionale sotto la guida di Saleh.

 

24 aprile

Il rimorchiatore “Asso 22” rientra in Italia dopo essere stato bloccato per oltre un mese a Tripoli. Il Kuwait stanzia 177 milioni di dollari per aiutare i ribelli libici del Cnt.

Migliaia di persone (diecimila nella sola Casablanca) sono scese nelle piazze di molte città del Marocco per chiedere riforme radicali e la fine della carcerazione per motivi politici.

 

25 aprile

Le autorità del Bahrein inviano un rapporto al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel quale si afferma che dietro alle rivolte in corso nel paese ci sono gli Hezbollah filoiraniani addestrati in Libano e in Iran.

L'esercito siriano viene inviato a Daraa in appoggio alle forze di sicurezza “per riportare la calma e la sicurezza in risposta alle richieste di aiuto lanciate dagli abitanti”, secondo una fonte militare governativa.

A Ibb, a sud di Sanaa, le forze di sicurezza nel disperdere una manifestazione uccidono un dimostrante e ne feriscono altri 30. Saleh ritorna sui suoi passi e afferma che la transizione deve avvenire per mezzo di elezioni, seguendo le regole costituzionali, e che il potere non deve essere trasferito a chi sta tentando un “colpo di Stato”.

 

26 aprile

Vertice bilaterale Italia-Francia a Villa Madama. Continua la dura battaglia tra le forze governative libiche e i ribelli per il controllo del porto di Misurata. La Libia chiede una riunione urgente dei capi di stato dell'Unione Africana per discutere degli attacchi aerei della Nato in Libia. La Russia, questa volta per bocca di Putin, reitera la sua posizione di contrarietà all’intervento militare in Libia.

Il Bahrein espelle un diplomatico dell’Iran, accusato di sostenere la rivolta.

Il re Abdallah II di Giordania istituisce una commissione per la revisione della Costituzione.

Oltre 2.000 manifestanti protestano contro il regime. A Daraa, assediata dall'esercito, mancano l'acqua e i generi di prima necessità, e si teme l’emergenza umanitaria.

Il “Fronte comune”, il cartello dei partiti anti-Saleh, accetta il piano del Consiglio di cooperazione del Golfo per la transizione dei poteri.

 

27 aprile

Gli Stati Uniti stanziano venticinque milioni di dollari di aiuti non militari per il CNT. Si svolge a Doha una riunione tecnica del gruppo di contatto sulla Libia, per trovare un meccanismo finanziario temporaneo destinato ad aiutare il Cnt.

Arrestati due blogger sciiti in Arabia Saudita per avere preso parte alle manifestazioni anti-governative.

Duecento esponenti del partito Baath si dimettono per protestare contro la violenta repressione delle proteste nella città di Daraa.

Almeno dodici persone sono morte e oltre 130 sono rimaste ferite a Sanaa a causa della dura repressione di una manifestazione che chiedeva l’immediato allontanamento del presidente Saleh.  

 

28 aprile

La Tunisia condanna gli sconfinamenti sul proprio territorio da parte di unità delle forze armate libiche impegnate nell'inseguimento di miliziani ribelli.

Quattro sciiti sono condannati a morte da un tribunale militare del Bahrein che li ha riconosciuti colpevoli di omicidio di due poliziotti durante una recente manifestazione.

Tra 2.500 e 3.000 persone, soprattutto donne e bambini, sono fuggite nel giro di poche ore in Libano.

 

29 aprile

Continuano gli attacchi delle forze armate di Gheddafi su Misurata. Scontri a fuoco tra l'esercito tunisino e le forze fedeli a Gheddafi a Dehiba, città di confine tra Libia e Tunisia.

Venerdì della collera in Siria dove, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, in tutto il Paese rimangono uccise 48 persone.

 

30 aprile

Il papa Benedetto XVI sottolineato questa mattina l'importante ruolo avuto dai media come la radio ed internet nei cambiamenti in corso nei Paesi del Mediterraneo e in MedioOriente. Il Pontefice si è  riferito ai processi di democratizzazione in corso in Paesi del Mediterraneo e nel Medio Oriente in un discorso rivolto alle radio cattoliche europee, riunite in questi giorni in Vaticano. "Sappiamo che le nuove forme di comunicazione hanno svolto e svolgono un ruolo non secondario in questi stessi processi".

Sono oltre 2500, in meno di due giorni, i profughi della nuova ondata di sbarchi a Lampedusa

Il leader libico Muammar Gheddafi in un discorso alla nazione trasmesso dalla televisione di Stato si è detto è pronto a negoziare con i Paesi della Nato per mettere fine agli attacchi aerei sulla Libia. Il colonnello ha quindi aggiunto che il regime libico è pronto a negoziare: se invece i paesi dell'Alleanza atlantica non intendono trattare, allora il popolo libico combatterà fino alla morte per contrastare gli attacchi "terroristici". Il leader libico ha quindi accusato la NATO di andare oltre il mandato dell'ONU, invitando quindi Russia, Cina e i paesi amici in Africa e in America Latina a fare pressioni sul Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per rivedere la risoluzione.