Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Approfondimenti sulla crisi politica in Nord Africa e Medio Oriente - MENA (Medio Oriente e Nord Africa): quadro economico e sviluppo umano
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 220    Progressivo: 3
Data: 13/04/2011
Descrittori:
MEDIO ORIENTE   NORD AFRICA
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Approfondimenti sulla crisi politica in Nord Africa e Medio Oriente

MENA (Medio Oriente e Nord Africa): quadro economico e sviluppo umano

 

 

 

 

 

 

n. 220/3

 

 

 

13 aprile 2011

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4939 / 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

 

 

 

 

 

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File: es0722c.doc

 


INDICE

 

Scheda di lettura

MENA: quadro economico e sviluppo umano  3

Pubblicistica

§      Analisi dello stato dell’integrazione regionale dei paesi di Medio Oriente e Nord Africa (MENA) dell’ERF (Economic Research Forum), network di ricerca regionale dedicato al sostegno dello sviluppo sostenibile dei paesi arabi,  di Iran e Turchia  15

Bernard Hoekman, Khalid Sekkat - ERF Policy Research Report, Deeper integration of Goods, Services, Capital and Labor Markets: A Policy Research Agenda for the Mena Region, july 2009  15

§      La versione più aggiornata del report UNDP (il precedente risale al 2002) che presenta un’ampia gamma di dati anche di natura socio economica (in particolare il capitolo 5) relativi ai paesi arabi e nordafricani15

UNDP, Arab Human Development Report 2009  15

§      Un’analisi delle dinamiche economiche, di flusso di capitali e dei trend commerciali interni al mondo arabo condotta a partire dalla nuova leadership dell’area, esercitata dai Paesi del Golfo  15

Edward Burke, Sara Bazoobandi – FRIDE, The Gulf takes charge in the MENA region, Working Paper 97, april 2010  15

§      Nell’ambito di un’analisi delle carenze della politica estera europea nel Medio Oriente, focalizzata esclusivamente sull’area della sicurezza, vengono presentate riflessione sulle aree di ‘stagnazione’ delle relazioni bilaterali, tra le quali l’integrazione economica e la cooperazione energetica  15

Richard Youngs, Ana Echague, Europe, the Mediterranean, the Middle East and the Need for Triangulation, The International Spectator vol. 45 n. 3 september 2010  15

§      Analisi della presenza economica e del ruolo di sviluppo dell’area mediterranea svolto dai paesi GCC (Gulf Cooperation Council) attraverso l’incremento dei loro investimenti diretti esteri, e ricognizione delle prospettive della cooperazione tra Unione europea e GCC   15

Valeria Talbot, GCC economic presence in the Mediterranean and the outlook for EU-GCC cooperation, The German Marshall Found, Mediterranean Paper series 2010  15

§      Un aggiornato documento di approfondimento, a cura dell’UNDP, del tema cruciale della creazione di posti di lavoro nei Paesi arabi, fondato sull’analisi delle differenze tra le economie dell’area, l’incidenza della pressione demografica, i modelli di impiego, gli ostacoli e le migliori policies  per il loro superamento  15

Jaad Chaban, Job Creation in the Arab Economies: Navigating Trough Difficult Waters, Arab Human Development Report Research Paper series,  2010  16

§      Un articolo che focalizza gli effetti dispiegati in ambito socio economico dalla composizione demografica (caratterizzata da un’ampia porzione di popolazione giovane) dei paesi di Medio oriente e Nord Africa  16

National Journal, The Whole World is Watching: Why the Middle East’s own ‘youth bulge’ is key to the region’s economic and political stability, 21 febbraio 2011  16

§      Breve articolo tratto dal Financial Times  16

Peterson Institute for International Economics, Arab Spring Will not see an Economic Boom, 21 febbraio 2011  16

§      Un’analisi del possibile riverbero sul fronte interno cinese delle recenti rivoluzioni nordafricane  16

AsiaNews.it, Le rivoluzioni16

§      Analisi delle peculiarità del quadro economico e politico dell’Arabia Saudita  16

CSIS, Undestanding Saudi Stability and Instability: a very different Nation, 26 febbraio 2011  16

§      Breve disamina degli effetti sull’economia iraniana dei sommovimenti in corso nella regione  16

BROOKINGS, Iran’s Economy in the Shadow of Regional Upheaval, 28 febbraio 2011  16

§      Analisi e prospettive delle relazioni sino-mediterranee alla luce dei recenti rivolgimenti politici nordafricani, con riguardo alle posizioni ed agli interessi di entrambi gli attori16

Franco Zallio, China and the Mediterranean: Recent Developments and new Challenges, German Marshall Found, Policy Brief, February 2011  16

§      Slides ricche di dati economici ed anche demografici e sociali sottesi alla crisi del Nordafrica  16

Marco Zupi, La crisi nel Nord Africa: fallimenti del mercato e incognite sulla democrazia, presentazione alla Camera dei deputati, Commissione Esteri, 2 marzo 2011  17

§      Un recente articolo sulle relazioni economiche e commerciali del nostro paese con i paesi nordafricani17

ICE: rapporti economici e commerciali tra Italia e Paesi del Nord Africa, pubblicato da Tribuna Economica, Giornale di economia e finanza, settimanale on line(http://www.etribuna.com), 23 marzo 2011  17

 

 


SIWEB

Scheda di lettura

 


MENA: quadro economico e sviluppo umano

La maggior parte degli osservatori e dei commentatori della crisi politica esplosa nei primi mesi del 2011 ha dato grande evidenza agli squilibri economici e demografici presenti nei paesi della sponda Sud del Mediterraneo e del Medio Oriente. In questo dossier si presenta una selezione di materiali utili all’approfondimento di queste tematiche.

L’acronimo MENA (Middle East and North Africa) indica la regione che si estende dal Marocco, ad ovest, attraversa la fascia nord-occidentale dell’Africa e prosegue verso l’Iran nel sud ovest asiatico. I paesi che ne fanno parte, come enumerati dalla Banca Mondiale, presente nell’area con propri progetti, sono Algeria, Bahrain, Djibouti, Egitto, Iran, Iraq, Israele, Giordania,
Kuwait, Libano, Libia, Malta, Marocco, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Siria, Tunisia, Emirati Arabi Uniti, West Bank and Gaza, Yemen[1].

 

 

MENA è una regione economicamente diversificata che include sia le economie ricche di petrolio del Golfo, sia paesi che contano risorse scarse in rapporto alla popolazione (quali Egitto, Marocco Yemen).

In termini di popolazione la regione MENA conta circa 355 milioni di persone delle quali l’85% vive in paesi definiti a medio reddito, l’8% in paesi ad alto reddito e il 7% in paesi a basso reddito.

Gli indicatori sociali mostrano nel 2010 progressi significativi rispetto agli anni precedenti: l’aspettativa di vita media ha raggiunto i 70 anni, il tasso di completamento dell’istruzione primaria è del 90% e la mortalità infantile al di sotto dei 5 anni è di 38 casi ogni mille. Quanto al dato relativo alla povertà assoluta - fissato a una soglia di reddito inferiore a 1,25 dollari al giorno – tale condizione riguarda circa 14,2 milioni di persone (4% del totale demografico regionale); sebbene il dato venga giudicato basso dagli analisti della Banca Mondiale, il quadro delineato dalla sua effettiva consistenza appare controbilanciato dall’elevata vulnerabilità alla povertà assoluta derivante dal fatto che una porzione considerevole della popolazione vive ai margini di tale soglia. Infatti, se si considera la popolazione che si pone subito al di sopra della linea della povertà assoluta – in quanto dispone di un reddito pro capite giornaliero compreso tra 1,25 e 2,50 dollari - emerge che tale situazione riguarda circa il 45% della popolazione dello Yemen, oltre il 30% degli egiziani, poco meno del 30% degli algerini e, rispettivamente, poco più e poco meno del 20% degli abitanti del Marocco e della Tunisia.

 

I grafici seguenti espongono i dati appena riportati:

 

 

Fonte: The World Bank. Nel grafico di sinistra vengono utilzzati gli acronimi adottati dalla World Bank per indicare le varie macroregioni planetarie:EAP-East Asia and Pacific; ECA-Europe and Central Asia; LAC-Latin America and Caribbean; MNA-Middle East and North Africa; SAR-South Asia Region.

 

La regione MENA ha risentito della crisi finanziaria ed economica in misura minore rispetto sia alle economie sviluppate, sia a quelle dei paesi in via di sviluppo. Ciò si è inverato sia laddove gli elevati prezzi del petrolio avevano permesso la costituzione di una eccedenza di liquidità, sia, in altri casi, in conseguenza del relativo isolamento di alcune economie della regione dai mercati globali. Ciononostante, il Medio Oriente non è stato risparmiato da un rallentamento della crescita nel corso della crisi, come indicato dal PIL cresciuto nel 2009 solo dell’1,3%, a causa soprattutto della caduta dei prezzi dei prodotti petroliferi - in particolare nei Paesi GCC[2] - che hanno reagito con un sostanzioso ricorso alle risorse finanziarie. Ancor più leggero l’impatto della crisi sui paesi del Nord Africa (+3,5% il PIL nel 2009), in virtù sia, ancora una volta, di una non piena integrazione nei mercati internazionali, ma anche di una pronta reazione attraverso l’adozione di pacchetti di stimolo all’economia fortemente improntati all’intervento infrastrutturale destinati alla rapida creazione di posti di lavoro, nonché a rappresentare investimenti nel futuro sviluppo economico. Ciò ha determinato la crescita del PIL nordafricano 2010 in misura superiore al 5% (media che, peraltro comprende nella fascia alta il 10,6% della Libia, ma anche il 3,8% di Tunisia e Algeria al livello più basso). L'aumento del PIL è imputabile a un più robusto export petrolifero, all’incremento dei ricavi provenienti dal settore del turismo (Egitto, Marocco e Tunisia) ma anche dalla ripresa dei consumi interni e delle esportazioni[3].

 

 

In relazione alle potenzialità connesse alla crescita dei consumi nell’area MENA si richiamano qui i datidiffusi all’inizio di marzo da MEC, gruppo americano attivo in 84 paesi, uno dei colossi mondiali della pubblicità. Secondo tali dati la crescita dei ricavi pubblicitari nella regione sta superando quella dei mercati sviluppati occidentali; sotto il profilo previsionale, inoltre, nonostante le agitazioni in corso nel mondo arabo, i ricavi pubblicitari - che attualmente valgono circa il 6% del totale globale del gruppo - sono attesi in incremento annuo “a due cifre” nel prossimo quinquennio. Settore trainante dei consumi è quello tecnologico, in particolare la telefonia mobile e l’accesso ad internet, sospinti in crescita esponenziale dal passaggio in corso da una società dove le persone non hanno telefono né internet ad una dove tutti sono connessi attraverso cellulare.

 

 

In corrispondenza con l’attuale fase di ripresa dalla crisi alcune aree della regione si trovano a fronteggiare inediti sviluppi del proprio quadro politico, con implicazioni potenzialmente di vasta portata; il quadro politico, caratterizzato dalla richiesta di riforme della rappresentanza, dell’accountability e della governance, risultaaggravato dall’elevato tasso di disoccupazione giovanile e dall’aumento dei prezzi dei generi alimentari.

Benché non sia ancora possibile quantificare con precisione – come sottolinea il più recente outlook della Banca Mondiale sulla regione, rilasciato nel febbraio 2011[4] - l’impatto economico della crisi politica sull’area MENA, alcuni elementi appaiono acquisiti. In particolare sono previsti e/o si osservano i seguenti fenomeni:

§         esitante ripresa della crescita, già lenta soprattutto per i paesi importatori di petrolio, a causa della caduta delle entrate derivanti dal turismo e le perturbazioni che hanno colpito le attività finanziarie;

§         impatto potenzialmente significativo degli effetti della crisi sulle fasce più povere della popolazione, specialmente in un quadro di crescita inflazionistica;

§         diminuzione degli investimenti determinata dal perdurare del quadro di incertezza e possibili complicazioni di lungo periodo per gli operatori del settore finanziario;

§         aggravamento del deficit fiscale a seguito del rallentamento delle entrate e all’aumento della spesa corrente. Tale quadro critico si sta progressivamente componendo nei paesi i cui governi aumentano gli stipendi della pubblica amministrazione e annunciano assunzioni nel settore pubblico, sussidi e aumento del salario minimo;

§         crescita generalizzata dei costi economici in particolare nei casi di persistente instabilità o di mancanza di chiarezza nella transizione politica in atto.

 

Premesse tali considerazioni, l’outlook della Banca Mondiale indica cinque temi cruciali considerati alla stregua di sfide per lo sviluppo della regione MENA:  disoccupazione, in particolare giovanile e femminile; protezionedelle porzioni di popolazione che si trovano nello stato di povertà assoluta e di quelle vulnerabili, entrambe particolarmente esposte all’aumento dei prezzi dei generi alimentari; miglioramento della governance; misure di contrasto alla penuria di risorse idriche e ai cambiamenti climatici.

 

L’elevato tasso di disoccupazione, considerata la principale delle sfide della regione, anche alla luce delle rivolte e proteste che hanno profondamente scosso il quadro politico di diversi paesi dell’area, è determinata da una bassa domanda del settore privato, che soffre a sua volta della mancanza di un ambiente e di condizioni che ne favoriscano lo sviluppo. Gli ostacoli a tale sviluppo sono, sul lato della domanda, le barriere all’accesso a un mercato del lavoro connotato più dalla persistenza di privilegi che da trasparenti meccanismi concorrenziali; l’accesso limitato al credito per le PMI (nell’area MENA si registra il più basso accesso ai prestiti d’impresa a livello globale); una regolamentazione restrittiva del mercato del lavoro; livelli insufficienti di innovazione e scarsi collegamenti con gli enti di ricerca. Quanto al lato dell’offerta esso risulta ipertrofico a causa di una composizione demografica della popolazione fortemente sbilanciata, in tutti i paesi dell’area, nella fascia dei 15-24enni, che si situa tra il 20 e il 25% del totale, contro una media mondiale del 18%. Tale quadro, in sinergia anche con le caratteristiche di un mercato del lavoro connotato da inefficienze nei meccanismi di reclutamento dei lavoratori nonché dalla persistenza di un settore pubblico assai ampio e dotato di benefici tanto vasti da produrre effetti distorsivi nei confronti dei nuovi entrati, un livello di disoccupazione giovanile più alto che in qualsiasi altra regione del mondo, come mostrato nel grafico seguente.

 

               Fonte: MENA Regional Strategy. Update 2011, cit.

 

Il grado di istruzione conseguito dai giovani dell’area MENA non trova sufficiente corrispondenza nella possibilità di trovare un lavoro adeguato alla preparazione raggiunta e la sfida della transizione dalla scuola al mondo del lavoro è ancora tutta da giocare. Il quadro è ancora più severo per la parte femminile della popolazione giovanile, che soffre sia di più gravi difficoltà nel rinvenimento di un impiego, sia di assai limitate opportunità imprenditoriali. Il grafico seguente illustra, nella prima parte, il dato relativo alla disoccupazione intellettuale, maschile e femminile, in due paesi quali Egitto e Tunisia, la cui folle giovanili sono state tra le forze propulsive delle rivolte dei primi mesi del 2011 e, nella seconda, la partecipazione giovanile e femminile al mercato del lavoro nelle macroaree regionali considerate dalla Banca Mondiale.

 


Fonte: MENA Regional Strategy. Update 2011, cit.

 

Nel grafico successivo, parte a sinistra, viene mostrato più in dettaglio quanto il tasso di disoccupazione, sempre riferito all’Egitto (dati 2006) e alla Tunisia (dati 2009) vada crescendo parallelamente all’elevarsi del grado di istruzione, fino ad attestarsi, nella Tunisia del 2009, vicino al 45% per i titolari di diploma di istruzione secondaria o terziaria; nel 2006 in Egitto erano disoccupati circa il 25% dei diplomati e il 35% dei laureati.

La parte destra del grafico, relativa al solo Egitto, indica che la percentuale di laureati appartenenti alle classi di età più giovani impiegata in lavori non qualificanti (low pay/low productivity) è sensibilmente aumentata.

 

Fonte: MENA Regional Strategy. Update 2011, cit.

 

Il “Global Employment Trends 2011”, report rilasciato a gennaio dall’ILO (International Labour Organization), l’agenzia delle Nazioni Unite responsabile dell’elaborazione e supervisione di norme internazionali sul lavoro, conferma il Medio Oriente come la regione con il più alto tasso di disoccupazione al mondo, con una quota, riferita al 2009 del 10,3% contro il 6,3% della media globale. Il dato è ancora più severo nell'analisi delle fasce giovanili, dove tra i soggetti fino ai 25 anni di età la disoccupazione sale al 40% e dove il quadro è ulteriormente aggravato dal fatto che la regione registra uno dei più alti tassi di crescita della popolazione in età lavorativa, secondo solo alla crescita registrata nell'Africa sub-sahariana.

 

Da un recente studio storico-demografico dei paesi musulmani (2007)[5] è emerso che in quel mondo si è da tempo avviata una radicale e profonda modernizzazione destinata a rivoluzionare strutture familiari, rapporti di autorità e riferimenti ideologici; e tutto ciò condurrebbe non già verso uno scontro ma, al contrario, verso un incontro di civiltà. Tale convergenza si presta, secondo uno degli autori dello studio[6], a fungere da sfondo interpretativo delle rivolte che, a partire dalla Tunisia per propagarsi ad altri paesi nordafricani e del Medio oriente, hanno coinvolto una parte del mondo musulmano. L’interpretazione di indicatori classici, mostrava già nel 2007 la sussistenza in quelle aree di un rilevante grado di modernità: si tratta del tasso di alfabetizzazione - con particolare riguardo alla fascia dei 20-24enni - che segnava un incremento tanto consistente da toccare quasi l’universalità, e del tasso di fecondità - considerato rappresentativo del controllo esercitato dai soggetti sul proprio destino - al contrario in drastica diminuzione (seppur con notevoli differenze regionali). In un simile quadro di misurabile modernità sociale e dei comportamenti, l’assenza di modernità politica e di aspirazioni verso la democrazia – giudicata “bizzarra” dagli autori dello studio demografico – veniva da costoro spiegata con l’alta frequenza del ricorso all’endogamia, soprattutto nel mondo arabo, dove i matrimoni tra cugini mantenendo i gruppi familiari chiusi su loro stessi, ostacolavano l’emergere di individualità politiche attive e libere operando, pertanto, in direzione contraria ai processi di modernizzazione. E anche il crollo della pratica endogamica rilevato nelle fasce più giovani delle popolazione avrebbe contribuito a provocare, senz’altro in Tunisia e, in misura minore anche in Egitto, il divampare delle rivolte contro gli statici regimi e per la modernizzazione da parte delle classi più giovani.

 

Quanto al tema degli effetti dell’aumento del prezzo dei generi alimentari sulla soglia di vulnerabilità delle fasce più deboli della popolazione, seconda delle sfide per lo sviluppo economico e umano della regione MENA, va premesso che la popolazione della regione è tra le più rapide in crescita al mondo, con un incremento del 19% negli ultimi dieci anni, a fronte di un tasso di incremento medio della popolazione mondiale pari all’11%. Altro elemento di contesto da considerare è che nelle previsioni di stima i Paesi dell’area sono attesi permanere in stato di vulnerabilità agli shock di prezzo e quantità dei generi alimentari in quanto il loro fabbisogno dipende largamente dalle importazioni. Se attualmente il volume del frumento importato nell’area è pari al 30% del totale del frumento commercializzato al mondo, le previsioni stimano un aumento di tale quota, destinata a raggiungere il 55% entro il 2030. Le potenziali criticità relative sia ai prezzi sia alle dinamiche di approvvigionamento sui mercati internazionali da parte dei paesi MENA si sono concretizzate nell’ultimo semestre 2010, quando zucchero e cereali, due materie prime che rappresentano il 61% dell’apporto calorico pro capite nella regione (+7% rispetto alla media mondiale) si sono apprezzate, rispettivamente, del 40 e del 77%. L’incremento dei prezzi evidentemente ha colpito e continua a colpire le fasce più povere della popolazione, ossia coloro che destinano alla spesa alimentare una percentuale compresa tra il 35 e il 65% del reddito. I paesi in questo senso più vulnerabili sono Giordania, Yemen, Gibuti, Libano, Iraq e Tunisia, fortemente dipendenti dalle importazioni di generi alimentari e con problemi di bilancio.

 

Con riferimento alla governance, terzo tema cruciale per lo sviluppo, gli indicatori utilizzati per una sua valutazione appaiono relativamente deboli in tutti i paesi dell’area MENA, seppur con ampie variabili. Il deficit di governanceè evidente sul lato della domanda, con particolare riferimento all’accesso alle informazioni da parte dei cittadini, alla trasparenza e alla responsabilità dell’azione di governo.

Il grafico che segue espone la performance, relativa al 2009, degli Indicatori Globali di Integrità[7] dei paesi MENA (la cui media è rappresentata dalle colonne in colore rosso) in rapporto al valore medio mondiale (in blu).

 

                Fonte: MENA Regional Strategy. Update 2011, cit.

 

Il settore pubblico nei paesi dell’area MENA è molto vasto ma spesso non in grado di fornire adeguati servizi ai cittadini, che tendono pertanto a percepirlo come eccessivamente burocratico. Inoltre il livello di decentramento delle  autorità e responsabilità delle funzioni pubbliche è assai limitato.

Il grafico che segue evidenzia che nell’area MENA nel suo complesso l’incidenza percentuale sul PIL degli stipendi pubblici a livello centrale, ampiamente superiore al 10%, è molto più elevata che in tutte le altre macro regioni considerate

 

        Fonte: MENA Regional Strategy. Update 2011, cit.

 

Quanto alla sfida rappresentata della necessità di contrastare la scarsità di risorse idriche va sottolineato, in positivo, il fatto che l’80% della popolazione di MENA ha accesso ad acqua potabile “portatile” e che nella regione, per fare fronte a tale bisogno, sono state estesamente implementate costose tecnologie, quali gli impianti di desalinizzazione, che nei paesi GCC (Consiglio di Cooperazione del Golfo) forniscono circa il 50% del fabbisogno. A fronte di tali positività permangono snodi critici, tra i quali inefficienze della gestione della risorsa idrica, adozione pervasiva di sussidi nel settore della fornitura d’acqua (i costi della quale sono solo parzialmente coperti da tariffe), degrado ambientale dell’area costiera e degli altri “corpi idrici” nonché rischio di conflitti su scala regionale incentrati sul controllo di tali risorse.

Il bassissimo livello di disponibilità di risorse idriche rinnovabili nell’area MENA, problema che per la natura della risorsa in questione proietta la sua ombra anche sul futuro, è rappresentato nel grafico seguente; i dati sono espressi in migliaia di metri cubi pro capite e riferiti all’anno 2008.

 

 

 

I cambiamenti climatici, infine, costituiscono fattore di stress ambientale dalle conseguenze assai severe. L’aumento della temperatura (fino a +1,5°gradi Celsius) negli ultimi trent’anni, ad esempio, ha sestuplicato gli episodi di siccità nel Magreb, passati da 1 a 6 ogni dieci anni; in Iran e nello Yemen, nel ventennio 1980-2009, i cambiamenti di clima sono all’origine di ben 94 alluvioni.

 

Quanto alle previsioni di crescita del PIL, il World Economic OutlookdelFondo Monetario Internazionale (aggiornamento al 25 gennaio 2011), pur correggendo al ribasso stime precedenti, attribuisce all’area MENA una crescita del 4,6% nel 2011 e del 4,7% nel 2012, superiore alla media mondiale prevista in +4,4% nell’anno in corso e +4,5% nel 2012 e inferiore solo alle economie asiatiche e a quelle dei paesi dell’Africa sub sahariana.

 




[1] Fonte: The World Bank, Middle East and North Africa. Regional Brief, October 2010.

[2] Gulf Cooperation Council è l’organizzazione di cooperazione regionale, istituita il 25 maggio 1981, che riunisce Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

[3] ILO, Global Employement Trends 2011.

[4] MENA Regional Strategy. Update 2011: Middle East & North Africa. Response to Recent Developments, February 2011.

[5] Youssef Courbage, Emmanuel Todd, Le rendez-vous des civilizations, Editions du Seuil et la République des Idées, 2007, pubblicato in Italia col titolo L’incontro delle civiltà, Marco Tropea editore 2009.

[6] Emmanuel Todd,Così ho intuito la primavera musulmana, IlSole24Ore, 27 febbraio 2011.

[7] I Global Integrity Indicatorssono eleborati da Global Integrity, provider indipendente di informazioni che, sulla base di dati raccolti sul campo produce reports di analisi quantitativa in materia di governo responsabile e democratico. Per ciascun paese esaminato gli indicatori sono organizzati in sei categorie, ciascuna delle quali, articolata in sottocategorie più specifiche, viene valutata con un punteggio espresso in centesimi al quale corrisponde un giudizio (all’interno di una scala che ha come migliore risultato strong e come peggior esito very weak); la media aritmetica dei sei punteggi, espressa ancora in centesimi, determina il giudizio complessivo sul paese. Le sei categorie considerate sono: società civile e media, elezioni, Government accountability, amministrazione e lavoro pubblico, vigilanza e regolazione, meccanismi anti-corruzione e Stato di diritto (http://report.globalintegrity.org).