Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
| |||
---|---|---|---|
Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Accordo di stabilizzazione e associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri e la Bosnia-Erzegovina - A.C. 3446 | ||
Riferimenti: |
| ||
Serie: | Progetti di legge Numero: 334 | ||
Data: | 05/05/2010 | ||
Descrittori: |
| ||
Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
|
Camera dei deputati |
XVI LEGISLATURA |
|
|
|
Documentazione per l’esame di |
Accordo di stabilizzazione e associazione tra le Comunità europee A.C. 3446 |
|
|
|
|
|
|
n. 334 |
|
|
5 maggio 2010 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri ( 066760-4939 / 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it |
|
Ha collaborato alla redazione del presente dossier: Ufficio Rapporti con l’Unione europea ( 066760-2145 / 066760-2146 – *cdrue@camera.it
|
|
|
|
I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. |
File: es0452.doc |
INDICE
Dati identificativi del disegno di legge di ratifica
§ Accordo di stabilizzazione ed associazione
§ I rapporti con la Bosnia Erzegovina nella relazione della Commissione
§ Rapporti economici e assistenza finanziaria
§ La presenza dell’UE in Bosnia-Erzegovina
Dati identificativi
del disegno di legge
di ratifica
Numero del progetto di legge |
A.C. 3446 |
Titolo del progetto di legge |
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale con dichiarazioni allegate, fatto a Lussemburgo il 16 giugno 2008 |
Iniziativa |
Governo |
Settore di intervento |
Trattati internazionali, Unione europea, Stati esteri |
Iter al Senato |
si |
Numero di articoli del ddl di ratifica |
4 |
Date del ddl di ratifica |
|
§ Trasmissione alla Camera |
29 aprile 2010 |
§ Assegnazione |
4 maggio 2010 |
Commissione competente |
III Affari esteri |
Sede |
referente |
Pareri previsti |
I Affari Costituzionali, II Giustizia, IV Difesa, V Bilancio, VI Finanze, VII Cultura, VIII Ambiente, IX Trasporti, X Attività produttive, XI Lavoro, XII Affari sociali, XIII Agricoltura e XIV Politiche dell'Unione europea |
Oneri finanziari |
si |
L'Accordo di stabilizzazione e associazione (ASA), concluso a Lussemburgo il 16 giugno 2008 tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da un lato, e la Bosnia-Erzegovina, dall'altro, rientra nella categoria degli accordi cosiddetti "misti", in quanto contengono disposizioni che interessano anche gli aspetti più propriamente politici, e quindi gli ordinamenti dei singoli Stati membri, dei quali è necessaria la ratifica.
Per quanto riguarda la Comunità europea, la procedura sulla conclusione dei trattati internazionali è disciplinata dall'articolo 300 del Trattato istitutivo della Comunità europea, che prevede le competenze delle diverse istituzioni. In particolare è previsto che la conclusione degli accordi avvenga su proposta della Commissione, debitamente autorizzata dal Consiglio a condurre i negoziati, e sia deliberata dal Consiglio a maggioranza qualificata (salvo casi particolari che richiedono l'unanimità), previa consultazione del Parlamento europeo. E' richiesto il parere conforme del Parlamento europeo nel caso di accordi che creino un quadro istituzionale particolare (art. 310) organizzando procedure di cooperazione, o che abbiano ripercussioni finanziarie considerevoli.
Considerata la durata delle procedure di ratifica necessarie per il perfezionamento degli Accordi misti, è prassi che la Comunità europea concluda contestualmente i cosiddetti Accordi interlocutori (o interinali), che contengono le disposizioni commerciali e dai quali vengono scorporate le parti politiche che comportano le ratifiche da parte dei singoli Stati membri nonché il parere conforme del Parlamento europeo.
L’Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina[1], dall’altra, oggetto del disegno di legge di ratifica in esame, è finalizzato ad integrare la Bosnia nel contesto politico ed economico europeo, anche nella prospettiva di una futura candidatura all’ingresso nell’Unione europea.
L’Accordo è parte del processo di stabilizzazione e di associazione (PSA) previsto dalla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 26 maggio 1999, che costituisce il quadro di riferimento delle relazioni esterne dell’Unione nei confronti dei Paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, ex Repubblica jugoslava di Macedonia-ERJM, Serbia, Montenegro, così come Kosovo)[2].
Le finalità del PSA sono la stabilizzazione della situazione politica, economica e istituzionale dei singoli Paesi e dell’intera regione attraverso lo sviluppo delle istituzioni e la riforma della pubblica amministrazione; l’intensificazione della cooperazione commerciale ed economica; il rafforzamento della sicurezza nazionale e regionale; lo sviluppo della cooperazione in numerosi settori compreso quello della giustizia e degli affari interni. L’obiettivo di fondo del PSA è quello di porre le condizioni per l’adesione all’Unione europea dei Paesi in questione.
L’ASA con la Bosnia-Erzegovina è l’ultimo Accordo di questo tipo in ordine temporale concluso con la UE (ad eccezione del Kosovo). Tutti i Paesi dei Balcani occidentali sono ora dotati di stabili ed articolate relazioni contrattuali con l’Unione europea.
Per quanto riguarda l’iter procedurale che ha portato alla firma dell’Accordo, va rammentato che dopo la fase negoziale, avviata dalla Commissione nel novembre 2005, già nel maggio 2007 gli Stati membri dell’Ue avevano approvato la finalizzazione tecnica dell’ASA, la parafatura del quale, tuttavia, in quanto legata al completamento del processo di riforme, in quel periodo sensibilmente rallentato in alcuni settori ritenuti cruciali per la sua conclusione, è intervenuta nel dicembre di quell’anno. Le riforme in questione riguardano la polizia, la pubblica amministrazione, il sistema radio-televisivo pubblico, nonché la piena cooperazione con il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia-TPIJ. Come accennato, l’ASA è stato firmato al Lussemburgo il 16 giugno 2008, contestualmente all’Accordo interinale, che ha reso operative, a partire dal 1º luglio 2008[3] le disposizioni riguardanti gli scambi, le questioni commerciali ed i trasporti.
Nella relazione illustrativa che accompagna il disegno di legge di ratifica (A.S. 1933), che il Senato ha approvato il 28 aprile 2010, si sottolinea che l’Accordo con la Bosnia-Erzegovina in esame, analogamente all’ASA col Montenegro[4], (recentemente ratificato dal nostro Paese) presenta alcuni elementi di novità rispetto agli Accordi precedenti. In particolare:
§ include una disposizione (articolo 112) che subordina l’erogazione dell’aiuto comunitario sia all’ottenimento di risultati concreti da parte della Bosnia-Erzegovina nel conformarsi ai criteri politici di Copenaghen (i quali postulano la presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell'uomo, il rispetto delle minoranze e la loro tutela), sia all’impegno per l’attuazione delle riforme democratiche. È inoltre prevista (articolo 129) la facoltà dei firmatari di sospendere l’Accordo, con effetto immediato, qualora l’altra Parte venga meno ad uno dei suoi elementi essenziali;
§ introduce un sistema di clausole che consente di esportare verso l'Unione beneficiando di un trattamento preferenziale anche se parte della lavorazione delle merci proviene da Stati terzi (il così detto cumulo diagonale delle regole di origine).Tali clausole hanno trovato applicazione a decorrere dalla data di entrata in vigore dell’Accordo interinale (1° luglio 2008).
L’obiettivo primario dell’ASA con la Bosnia-Erzegovina è il consolidamento dei legami tra le Parti e l’instaurazione di intense e durature relazioni. L’Accordo prevede un dialogo politico regolare sulle questioni bilaterali e internazionali e favorisce lo sviluppo del commercio - attraverso la creazione di una zona di libero scambio tra la Comunità e la Bosnia-Erzegovina - degli investimenti e della cooperazione tra le Parti in numerosi settori, tra cui anche giustizia e affari interni. L’Accordo, inoltre, sancisce la disponibilità della UE ad integrare il più possibile la Bosnia-Erzegovina nel contesto politico ed economico dell’Europa, anche attraverso un ravvicinamento della legislazione locale, nei settori pertinenti, a quella della Comunità. Per quanto riguarda la cooperazione regionale, l’ASA costituisce la premessa per l’evoluzione futura delle relazioni con la Bosnia-Erzegovina nella prospettiva di una sua progressiva integrazione nelle strutture dell’Unione. L’Accordo riconosce infatti la qualità del Paese come potenziale candidato all’adesione alla UE sulla base del Trattato sull’Unione europea e del rispetto dei criteri definiti dal Consiglio europeo di Copenaghen del giugno 1993 e di quelli del PSA.
Passando al contenuto dell’Accordo, esso comprende un Preambolo, 135 articoliraggruppati in dieci titoli, 7 Allegati, 7 Protocolli, Atto finale e Dichiarazioni.
Gli obiettivi dell’Accordo con la Bosnia-Erzegovina, delineati nell’articolo 1, sono quelli di: aiutare il Paese a consolidare la democrazia e lo Stato di diritto e contribuire alla sua stabilizzazione politica, economica ed istituzionale; favorire il dialogo per consentire lo sviluppo delle relazioni politiche tra le Parti; sostenere la Bosnia-Erzegovina nello sviluppo della cooperazione economica e internazionale e nel completamento della transizione verso un’economia di mercato; instaurare progressivamente una zona di libero scambio tra la Comunità europea e la Bosnia-Erzegovina; promuovere la cooperazione regionale.
I principi generali cui le Parti si impegnano ad ispirare la politica interna ed estera sono: il rispetto dei princìpi democratici e dei diritti umani; il rispetto dei principi del diritto internazionale - con particolare riferimento alla piena collaborazione con il tribunale ONU per i crimini nella ex Jugoslavia - e dello Stato di diritto; il rispetto dei principi dell'economia di mercato; la lotta contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (ADM); il rispetto dei principi relativi alla promozione della pace e della stabilità a livello internazionale e regionale; il rispetto e la tutela delle minoranze, individuati come elementi fondamentali del processo di stabilizzazione e associazione; lo sviluppo di relazioni di buon vicinato, da perseguire mediante progetti di comune interesse soprattutto nel campo della lotta al crimine organizzato, alla corruzione, al riciclaggio di denaro, all’immigrazione clandestina, ai traffici illegali di persone, di armi leggere e di stupefacenti. Tale sviluppo è definito come essenziale per l’incremento delle relazioni e della cooperazione tra l’Ue e la Bosnia-Erzegovina e contribuisce pertanto alla stabilità regionale; la lotta contro ogni forma di terrorismo e al rispetto degli obblighi internazionali in materia (Titolo I, articoli da 2 a 7).
E’ previsto un periodo transitorio della durata massima di sei anni – suddiviso in due fasi - per la realizzazione dell’Associazione, durante il quale verranno applicate gradualmente le disposizioni dell’ASA: le due fasi hanno lo scopo di consentire, dopo i primi tre anni, una completa revisione sull’applicazione dell’Accordo da parte del Consiglio di stabilizzazione e di associazione (CSA), istituito dall’articolo 115 dell’Accordo stesso (Titolo I, articolo 8).
Il titolo II (articoli da 10 a 13) riguarda lo sviluppo del dialogo politico a livello bilaterale, multilaterale e regionale. Il dialogo politico bilaterale è mirato a facilitare la progressiva convergenza di posizioni sulle questioni internazionali, la cooperazione regionale e lo sviluppo di relazioni di buon vicinato, e a favorire la comunanza di vedute sulla sicurezza e la stabilità in Europa. L’articolo 10 prevede, inoltre, la collaborazione delle Parti nella lotta contro la proliferazione di ADM (armi di distruzione di massa), nonché nel controllo efficace delle operazioni di import/export e di transito e di impiego finale delle tecnologie così dette dual use, suscettibili quindi di utilizzazione anche a fini bellici o terroristici.
Il dialogo politico avviene in seno al CSA (Consiglio di stabilizzazione), ma anche, su richiesta delle Parti, a livello di alti funzionari o attraverso i canali diplomatici (articolo 11).
L’Accordo in esame prevede altresì il dialogo politico a livello parlamentare, nell’ambito di un apposito Comitato parlamentare di stabilizzazione e di associazione (articolo 12), istituito (a norma dell’articolo 121 dell’Accordo) quale foro di consultazione tra Parlamentari europei, da un lato, e bosniaci, dall’altro. Il Comitato decide la frequenza, il calendario e il turno di presidenza delle proprie riunioni in base al proprio regolamento interno. Il dialogo politico può svolgersi a livello multilaterale e regionale, anche nell’ambito del Forum UE-Balcani occidentali (articolo 13).
Il titolo III (articoli da 14 a 17) riguarda la cooperazione regionale.
In particolare, ai sensi dell’articolo 14 la Bosnia-Erzegovina deve promuovere attivamente la cooperazione regionale mentre l’Ue, per parte sua, sostiene progetti aventi dimensione regionale o transfrontaliera attraverso programmi di assistenza tecnica. La Bosnia-Erzegovina dà attuazione agli Accordi bilaterali esistenti, negoziati a norma del memorandum d’intesa su agevolazione e liberalizzazione del commercio del 27 giugno 2001 tra i Paesi dei Balcani occidentali e dell’Accordo per la costituzione di un’Area regionale di libero scambio-nuovo CEFTA, firmato il 19 dicembre 2006 ed entrato in vigore nel novembre 2007 tra i Paesi dei Balcani occidentali più la Moldova.
La Bosnia-Erzegovina, entro due anni dall’entrata in vigore dell’Accordo in esame, stipulerà convenzioni bilaterali sulla cooperazione regionale con i Paesi che hanno firmato un ASA, sulla base dei seguenti elementi: il dialogo politico; l’instaurazione di una zona di libero scambio in conformità con le disposizioni dell’OMC; concessioni reciproche in materia di circolazione dei lavoratori, stabilimento, prestazione di servizi, pagamenti correnti e circolazione dei capitali; disposizioni relative alla cooperazione in altri settori, segnatamente in materia di giustizia e affari interni (articolo 15).
La Bosnia-Erzegovina si impegna ad avviare la cooperazione regionale con gli altri Paesi coinvolti nel processo di stabilizzazione e di associazione (PSA), nei settori contemplati dall’Accordo in esame (articolo 16), nonché con qualsiasi Paese candidato all’adesione all’UE, concludendo apposite convenzioni. Con la Turchia, che ha instaurato un’unione doganale con l’Ue, la Bosnia-Erzegovina dovrà concludere un accordo per l’istituzione di una zona di libero scambio al fine di realizzare una analoga area e liberalizzare lo stabilimento e la prestazione di servizi in misura equivalente al presente Accordo (articolo 17).
Le disposizioni commerciali – rispetto alle quali va ricordato il precedente articolo 9, in cui si afferma la piena compatibilità dell’ASA con il quadro normativo dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) - sono contenute nel titolo IV (articoli da 18 a 46) dell’Accordo.
In conformità ai disposti dell’ASA, le Parti instaurano progressivamente una zona di libero scambio nel corso di un periodo transitorio della durata massima di cinque anni dall’entrata in vigore dell’Accordo (articolo 18).
All’entrata in vigore dell’ASA verranno aboliti i dazi doganali, le restrizioni quantitative e le misure d'effetto equivalente relativi alle importazioni nella Comunità di prodotti industriali originari della Bosnia-Erzegovina (articolo 20). I dazi doganali applicabili alle importazioni in Bosnia-Erzegovina di prodotti industriali provenienti da Paesi della Comunità sono aboliti dalla data di entrata in vigore dell'ASA ovvero, per le merci di cui all’Allegato I dell’ASA medesimo, progressivamente ridotti secondo un calendario prestabilito. Sono inoltre abolite, sempre a far data dall’entrata in vigore dell’ASA, le restrizioni quantitative sulle importazioni in Bosnia-Erzegovina di prodotti industriali originari della Comunità, i dazi doganali all'importazione e gli oneri di effetto equivalente, nonché tutte le restrizioni quantitative all'importazione e le misure ad esse equivalenti (articolo 21). Ai sensi dell’articolo 22, dall’entrata in vigore dell’ASA la Comunità e la Bosnia-Erzegovina aboliscono nei loro scambi i dazi doganali all’esportazione e gli oneri ad effetto equivalente, nonché le restrizioni quantitative e le misure di effetto equivalente, sempre con riferimento ai prodotti industriali. La Bosnia-Erzegovina si dichiara disponibile, ove le condizioni economiche generali e la situazione dello specifico settore lo consentano, a ridurre i suoi dazi doganali in tempi più rapidi di quelli sopra indicati (articolo 23).
Le disposizioni riguardanti i prodotti agricoli e della pesca (capitolo II), particolarmente complesse, vengono qui riassunte sulla base delle informazioni contenute nella relazione illustrativa che accompagna il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica (A.S. 1933).
Dopo il rimando al Protocollo n. 1 per la specifica delle condizioni applicabili agli scambi di taluni prodotti agricoli trasformati, ivi elencati (articolo 25), per quanto riguarda la Comunità le norme dispongono che all’entrata in vigore dell’ASA, essa abolisca restrizioni quantitative e misure di effetto equivalente sulle importazioni agricole dalla Bosnia-Erzegovina, come anche i dazi e gli oneri di effetto equivalente, con l'esclusione di animali vivi e carni bovine fresche o congelate, nonché di vini e zucchero: quanto agli ortaggi, legumi, tuberi mangerecci, frutta commestibile, si eliminerà solo la parte del dazio calcolata sul valore. Con riferimento ai cosiddetti prodotti baby beef - definiti nell'Allegato II - la Comunità si impegna ad applicare dazi del 20% sia sulla parte ad valorem sia su quella specifica, come previste dalla tariffa doganale comunitaria, ma limitando l'importazione ad un contingente annuo di 1.500 tonnellate. La Comunità, dall’entrata in vigore dell’Asa, concede l’importazione in franchigia doganale di zucchero di canna e di barbabietola, sciroppi e caramello entro un contingente tariffario annuale di 12.000 tonnellate. Per quanto concerne la Bosnia-Erzegovina, l'impegno riguarda l'abolizione delle restrizioni quantitative e delle misure di effetto equivalente sui prodotti agricoli originari della Comunità europea, assieme all'impegno ad abolire i dazi applicabili alle importazioni di prodotti agricoli quale specificati nella parte a) dell'Allegato III. la Bosnia-Erzegovina ridurrà invece progressivamente i tassi applicabili alle importazioni elencate nell'Allegato terzo, lettere b), c) e d), secondo il calendario ivi indicato (articoli 26 e 27).
Mentre il regimi applicabili agli scambi di bevande alcoliche tra la Comunità europea e la Bosnia-Erzegovina è definito dal Protocollo 7, per i prodotti della pesca le Parti aboliscono qualunque dazio, restrizione quantitativa, ecc., salvo che per i prodotti elencati nell'Allegato IV (articolo 28).
Gli articoli 29 e 30, in considerazione della particolare delicatezza che i settori dell'agricoltura e della pesca rivestono per l'economia della Bosnia-Erzegovina, contengono rispettivamente una clausola di revisione entro tre anni delle disposizioni dell’ASA, e una clausola di salvaguardia in base alla quale, nel caso in cui l'importazione nel territorio di una delle due Parti di prodotti agricoli e della pesca provochi gravi turbamenti di mercato, si darà luogo a consultazioni per l'adozione di opportune contromisure.
Per quanto concerne le indicazioni geografiche di prodotti agricoli, della pesca ed alimentari, diversi da vini e bevande alcoliche della Comunità, la Bosnia-Erzegovina ne assicura la protezione a norma della corrispondente legislazione dell’UE e si impegna a vietare l’uso, nel suo territorio, delle denominazioni protette nella Comunità per prodotti analoghi non conformi alla specifica dell’indicazione geografica (articolo 31).
Sempre nel Titolo IV, ma con riferimento alle disposizioni comuni, l’ASA vieta, a partire dall’entrata in vigore, la reintroduzione di dazi o misure ad effetto equivalente, come anche di restrizioni quantitative e di discriminazioni fiscali. L’ASA, inoltre, sarà compatibile con altri accordi di libero scambio o la partecipazione a unioni doganali della Bosnia-Erzegovina, qualora ciò non alteri le condizioni commerciali dell’ASA stesso. E’ altresì prevista la facoltà di ciascuna Parte di adottare eventuali misure antidumping, sia in base alla clausola generale di salvaguardia di cui all’articolo 39, sia qualora sia posta a rischio la disponibilità di beni essenziali nel territorio della Parte esportatrice (articolo 40). Inoltre, ciascuna delle Parti mantiene il diritto di imporre divieti o restrizioni sulle importazioni, le esportazioni o il transito di merci contemplate nell'ASA per diversi motivi, tra i quali la pubblica sicurezza, la tutela della salute di persone o animali, nonché del patrimonio vegetale, artistico, storico, e anche la tutela della proprietà intellettuale (articolo 43). E’ specificato tuttavia che tale facoltà non deve costituire una restrizione commerciale dissimulata tra le Parti.
Sussiste inoltre (articolo 44) uno specifico impegno delle Parti a collaborare per ridurre il potenziale di frode nell'applicazione delle disposizioni commerciali, con la possibilità di sanzioni commerciali per la Parte corresponsabile di irregolarità amministrative e commerciali. La validità delle misure di sospensione è limitata a sei mesi, rinnovabili.
Nel titolo V, in materia di circolazione dei lavoratori, l'ASA stabilisce che i lavoratori cittadini di una Parte legalmente occupati nel territorio dell'altra Parte, nonché i loro familiari, non siano soggetti ad alcuna discriminazione basata sulla nazionalità, per quanto riguarda le condizioni di lavoro, di retribuzione e di licenziamento (articolo 47). L'ASA prevede altresì il mantenimento nonché la possibilità di ampliamento delle agevolazioni all'ingresso dei lavoratori della Bosnia-Erzegovina concesse dagli Stati membri attraverso Accordi bilaterali. Il CSA (Consiglio di stabilizzazione e di associazione) dopo tre anni valuta l’opportunità di concedere ulteriori facilitazioni, ivi compresa la possibilità di accesso alla formazione professionale (articolo 48).
E' previsto che vengano stabilite delle norme per coordinare i sistemi di previdenza sociale per i lavoratori della Bosnia-Erzegovina ed i loro familiari, con riferimento a periodi lavorativi effettuati in Paesi membri della UE. La Bosnia-Erzegovina, per parte sua, concede ai lavoratori comunitari e ai loro congiunti la trasferibilità dei trattamenti previdenziali e il versamento degli assegni familiari (articolo 49).
L’ASA prevede che ciascuna delle due Parti conceda, per lo stabilimento delle società, nonché per le attività delle filiali e delle consociate dell'altra Parte, un trattamento non meno favorevole di quello nazionale o della nazione più favorita. Dopo quattro anni dall’entrata in vigore dell’ASA, il CSA definisce le modalità per estendere tali facilitazioni verranno estese fino a ricomprendere lo stabilimento di cittadini di entrambe le Parti che intendano avviare attività economiche come lavoratori autonomi. L'Accordo riconosce il diritto di consociate e filiali comunitarie di acquistare, locare e utilizzare proprietà immobiliari nel territorio della Bosnia-Erzegovina e di godere dei diritti derivanti da tali proprietà (articoli 50 e 51). Le norme sullo stabilimento non si applicano ai servizi di trasporto aereo, fluviale e di cabotaggio marittimo, con salvaguardia, tuttavia, dell’Accordo sullo spazio aereo comune europeo[5] (articolo 53). Particolarmente rilevante nell’attuale congiuntura economico-finanziaria internazionale appare quanto previsto dall’articolo 52, per il quale le Parti potranno adottare misure a titolo cautelare nel caso di rischi per investitori, risparmiatori e assicurati, o per garantire la stabilità del sistema finanziario; tali misure non saranno utilizzate per eludere gli obblighi assunti a norma dell’Accordo in esame.
L’ASA promuove anche, a partire dal quarto anno successivo all’entrata in vigore, la graduale liberalizzazione della prestazione di servizi da parte di società o di persone legalmente residenti nell’altra Parte contraente, consentendo allo scopo la temporanea circolazione dei prestatori di servizi (articolo 57). Va però ricordata la specifica trattazione, nell’Accordo, relativa alla prestazione tra le Parti di servizi di trasporto: il Protocollo n. 3, infatti, è dedicato ai trasporti terrestri, e mira a garantire un livello di traffico stradale illimitato tra i territori della Bosnia-Erzegovina e della CE, assieme alla progressiva armonizzazione della normativa bosniaca con quella comunitaria. Nel campo dei trasporti marittimi le Parti si impegnano ad applicare la più ampia liberalizzazione commerciale, contestualmente all’adeguamento della normativa della Bosnia-Erzegovina a quella comunitaria nei settori del trasporto aereo, marittimo, fluviale e terrestre (articolo 59).
La libera circolazione dei capitali relativi agli investimenti diretti (nonché la liquidazione e il rimpatrio di tali investimenti e dei profitti che ne derivano) e dei capitali relativi ai crediti per transazioni commerciali o alla prestazione di servizi è garantita a partire dalla data di entrata in vigore dell'ASA; dalla stessa data le Parti garantiscono la libera circolazione dei capitali relativi a prestiti e crediti finanziari con scadenza superiore a un anno. Sempre a far data dall’entrata in vigore, la Bosnia-Erzegovina autorizza i cittadini comunitari ad acquistare beni immobili sul suo territorio e, al fine di garantire loro parità di trattamento con i cittadini bosniaci, si impegna ad adeguare, nei sei anni successivi l’entrata in vigore dell’ASA, la propria legislazione in materia. Infine, le Parti garantiscono la libera circolazione dei capitali relativi agli investimenti di portafoglio e a prestiti e crediti finanziari con scadenza inferiore a un anno dal quinto anno dall’entrata in vigore dell’ASA (articolo 61). Le Parti hanno inoltre facoltà di adottare, per un periodo non superiore ai sei mesi, eventuali misure di salvaguardia sui movimenti di capitale, nel caso in cui possano causare difficoltà al funzionamento della politica di cambio o monetaria di una delle Parti. Ai sensi dell’articolo 60 “qualsiasi pagamento e bonifico ... sul conto corrente della bilancia dei pagamenti tra la Comunità e la Bosnia-Erzegovina” verranno autorizzati in moneta liberamente convertibile. Durante il quinquennio successivo all’entrata in vigore dell’ASA le Parti adottano le misure necessarie per favorire l’applicazione graduale dell’acquis communautaire allaBosnia-Erzegovina in materia di libera circolazione di capitali (articolo 62).
Le disposizioni generali del capitolo V dell'ASA in materia di circolazione dei lavoratori, stabilimento, prestazione di servizi, capitali sono soggette ad alcune limitazioni. Esse infatti non si applicano alle attività svolte sul territorio di una o l'altra delle Parti se connesse all'esercizio dei poteri pubblici, né trovano attuazione in caso di allarme per motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza e di pubblica sanità (articolo 63). Le disposizioni dell'ASA, inoltre, saranno progressivamente adeguate a quelle dell'Accordo generale (GATS) sullo scambio dei servizi nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio (articolo 68).
Ai sensi degli articoli 64, 66 e 69, nessuna disposizione dell’Accordo impedisce alle Parti di applicare le leggi nazionali in materia di ingresso e soggiorno, lavoro, stabilimento delle persone fisiche, prestazione di servizi (rilascio, rinnovo, rifiuto di un permesso di residenza), lotta all’evasione fiscale, elusione delle disposizioni relative all’accesso di Paesi terzi ai rispettivi mercati. L’articolo 67, infine, stabilisce che in caso di gravi difficoltà di bilancia dei pagamenti di uno o più Stati membri della Comunità o della Bosnia-Erzegovina, una delle Parti può adottare misure restrittive in base alle condizioni stabilite nel quadro OMC, informandone l’altra Parte; tali misure restrittive non si applicano ai trasferimenti relativi agli investimenti né ai redditi da essi derivanti
Al fine di avvicinare la Bosnia-Erzegovina all'acquis communautaire, l'ASA prevede una disciplina specifica in materia di ravvicinamento, applicazione delle legislazioni e regole di concorrenza (titolo VI), giustizia, libertà e sicurezza (titolo VII), politiche di cooperazione (titolo VIII) e cooperazione finanziaria (titolo IX).
Con riferimento alle norme di cui al titolo VI, l’ASA prevede che il graduale ravvicinamento della legislazione bosniaca a quella comunitaria abbia inizio con la firma dell’Accordo e si estenda progressivamente a tutti gli elementi dell’acquis ivi contemplati entro sei anni, concentrandosi, nella prima fase, su alcuni elementi fondamentali relativi al mercato interno e gli altri aspetti connessi al commercio e, successivamente, sulle rimanenti parti. A tale fine, tra Commissione europea e Bosnia-Erzegovina verrà concordato un programma che riguarderà anche le modalità per il controllo del ravvicinamento delle legislazioni e per l’adozione di misure di applicazione delle leggi (articolo 70).
Le problematiche tipicamente comunitarie del contrasto all'abuso di posizione dominante da parte di imprese monopolistiche e delle pratiche che impediscono, limitano o falsano la concorrenza, come pure gli aiuti di Stato – considerando che la Bosnia-Erzegovina rientra nella previsione dell’art. 87, par. 3 del Trattato istitutivo della CEE in quanto ancora equiparato, per i primi sei anni di vigenza dell’ASA, alle “regioni ove il tenore di vita sia anormalmente basso, oppure si abbia una grave forma di sottoccupazione” – saranno assolutamente incompatibili con le disposizioni dell’ASA nella misura in cui rechino pregiudizio al commercio. Per i profili differenti dagli aiuti di Stato (AdS) l’Accordo prevede che le Parti conferiscano ad un organismo pubblico indipendente i poteri necessari per la completa applicazione delle disposizioni relative alle pratiche che ostacolano la concorrenza per quanto riguarda le imprese pubbliche e private e quelle che godono di speciali diritti. La Bosnia-Erzegovina, da parte sua, istituisce un’autorità indipendente sotto il profilo operativo alla quale vengono conferiti i poteri necessari per la completa applicazione delle disposizioni relative agli AdS entro due anni dalla data di entrata in vigore dell’Accordo. Le Parti garantiscono la reciproca trasparenza nel campo degli AdS presentando una relazione periodica annuale. La Bosnia-Erzegovina compila un elenco completo dei regimi di aiuti istituiti prima della creazione dell’autorità indipendente e li allinea con i criteri previsti dall’acquis comunitario entro e non oltre quattro anni dalla data di entrata in vigore dell’ASA (articolo 71). L'ASA contiene anche delle disposizioni specifiche relative alle imprese pubbliche o alle imprese cui sono stati riconosciuti diritti speciali o esclusivi; alla tutela e alla applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale (articolo 73 e Allegato VII); all'aggiudicazione di appalti pubblici; alla standardizzazione, metrologia, certificazione e valutazione della conformità (articoli 74 e 75).
Come accennato, il titolo VII disciplina la cooperazione nel settore della giustizia, libertà e sicurezza. Le Parti riconoscono l'importanza del rafforzamento delle istituzioni amministrative e giudiziarie, dell’indipendenza del sistema giudiziario e del miglioramento della sua efficienza, della riorganizzazione delle Forze di polizia e dell’amministrazione doganale, della lotta alla corruzione ed alla criminalità organizzata (articolo 78). La Bosnia-Erzegovina si impegna ad assicurare l’adeguamento della propria legislazione a quella comunitaria per quanto concerne la protezione dei dati personali, istituendo uno o più organi di controllo indipendenti (articolo 79). E’ prevista l’istituzione di un ambito di cooperazione, bilaterale e regionale, in materia di visti, controlli alle frontiere, asilo e immigrazione nonché controllo dell'immigrazione illegale (articolo 80). Nell’ambito dell’azione di prevenzione e controllo dell’immigrazione clandestina le Parti, che accettano di riammettere i propri cittadini presenti illegalmente sui rispettivi territori, decidono altresì di applicare integralmente l’accordo di riammissione, firmato il 18 settembre 2007 ed entrato in vigore il 1º gennaio 2008, contestualmente all’Accordo di facilitazione del rilascio dei visti (articolo 81).
L’ASA impegna le Parti a collaborare anche nella lotta al riciclaggio di denaro, alla criminalità e finanziamento del terrorismo e ad altre attività illecite (tratta di esseri umani, contrabbando, traffico di armi) e nella lotta alla droga (articoli 82-85).
Con riguardo alle politiche di cooperazione (titolo VIII) le Parti si impegnano a rafforzare i legami economici esistenti per contribuire allo sviluppo e alla crescita della Bosnia-Erzegovina attraverso politiche ed altre misure che favoriscano lo sviluppo economico e sociale del Paese nel rispetto dell’ambiente. L’Accordo prevede inoltre che vengano promosse le misure atte a favorire la cooperazione fra la Bosnia-Erzegovina ed i Paesi limitrofi, compresi gli Stati membri dell’UE. Il CSA stabilisce le priorità tra le diverse politiche di cooperazione contemplate dall’ASA, in linea con il partenariato europeo (articolo 86). La Comunità si impegna in particolare a fornire assistenza tecnica, su richiesta della Bosnia-Erzegovina, per aiutare il Paese nel ravvicinamento delle sue politiche a quelle dell’Unione economica e monetaria e del mercato unico europeo. La cooperazione mira a consolidare lo Stato di diritto nel settore delle imprese attraverso un quadro legislativo stabile e non discriminatorio riferito all’attività commerciale (articolo 87). Le Parti, inoltre, collaborano nel settore statistico (articolo 88), nel favorire un adeguato sviluppo dei servizi bancari, assicurativi e finanziari (articolo 89), nel controllo gestionale interno ed esterno delle finanze pubbliche (articolo 90) e nella promozione e tutela degli investimenti privati nazionali ed esteri (articolo 91). La cooperazione riguarda inoltre l'ammodernamento e la ristrutturazione dell'industria bosniaca (articolo 92) ed è mirata, in particolare, allo sviluppo delle piccole e medie imprese (articolo 93), alla promozione del settore turistico (articolo 94), alla modernizzazione del comparto agro-industriale bosniaco favorendo il progressivo avvicinamento della legislazione locale alle norme ed agli standard comunitari (articoli 95 e 96). La cooperazione riguarda altresì il settore delle dogane, contemplato dal Protocollo n. 5 (articolo 97), della fiscalità (articolo 98); del sociale, con particolare riferimento alla politica occupazionale, al regime previdenziale, alle pari opportunità, alla protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori (articolo 99); dell’istruzione e formazione (articolo 100). L’Accordo promuove inoltre la cooperazione culturale e nei settori dell'informazione e della comunicazione, dell'audiovisivo, cinematografico e televisivo, della comunicazione nonché delle infrastrutture di comunicazione elettronica, quest’ultimo con l’obiettivo dichiarato di un’ampia digitalizzazione per consentire alla Bosnia-Erzegovina di recepire l’acquis comunitario nell’anno successivo alla data di entrata in vigore dell’ASA (articoli 101-105). Quanto alla cooperazione nel settore dei trasporti (articolo 106) nella relazione illustrativa che accompagna il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica presentato al Senato (A.S. 1933) viene precisato che in tale ambito si inserisce l’avvio, il 24 giugno 2008, dei negoziati per la conclusione di un Trattato che istituisce una Comunità di trasporti UE-Paesi dei Balcani occidentali. E’ altresì prevista la cooperazione nel settore dell’energia, compresa la sicurezza nucleare (articolo 107); nel settore dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alla ratifica ed attuazione del Protocollo di Kyoto (articolo 108); della ricerca scientifica civile e dello sviluppo tecnologico (articolo 109); dello sviluppo regionale e locale, con riguardo alla cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale (articolo 110); della pubblica amministrazione a tutti i livelli, in particolare per il consolidamento delle istituzioni e la sostenibilità fiscale, in linea con le priorità del partenariato europeo (articolo 111).
In materia di cooperazione finanziaria (titolo IX) l’ASA stabilisce norme per consentire alla Bosnia-Erzegovina di beneficiare di assistenza finanziaria da parte della Comunità sotto forma di sovvenzioni e di prestiti, compresi quelli concessi dalla Banca europea per gli investimenti. L’erogazione degli aiuti comunitari è subordinata al compimento di ulteriori progressi in conformità con i criteri politici di Copenaghen e con le priorità del partenariato europeo. Viene tenuto conto altresì dei rapporti annuali della Commissione per il Paese, in particolare per quanto riguarda l’impegno ad attuare riforme democratiche, economiche ed istituzionali (articolo 112). L’assistenza finanziaria, sotto forma di sovvenzioni, può riguardare qualsiasi settore della cooperazione - segnatamente giustizia e affari interni, ravvicinamento delle legislazioni e sviluppo economico - ed è disciplinata dalle misure operative previste dal pertinente regolamento del Consiglio nell’ambito di un quadro indicativo pluriennale ed in base a programmi di azione annuali, definiti dalla Comunità in seguito a consultazioni con la Bosnia-Erzegovina (articolo 113). L'Accordo prevede inoltre l'impegno delle Parti ad adoperarsi per favorire uno stretto coordinamento tra i contributi comunitari e quelli provenienti da altre fonti (articolo 114).
Per assicurare il corretto funzionamento dell'Accordo è istituito - come già accennato - un Consiglio di stabilizzazione e di associazione (CSA) composto, da un lato, da membri del Consiglio UE e della Commissione CE e, dall'altro, da membri del Governo bosniaco; il CSA è presieduto, a turno, da un rappresentante della UE e da un rappresentante bosniaco (articoli 115 e 116).
Il CSA, che adotta decisioni vincolanti in merito all’attuazione dell’ASA, ma può anche formulare raccomandazioni (articolo 117), è assistito nel suo lavoro dal Comitato di stabilizzazione e di associazione (ComSA), composto, da un lato, da membri del Consiglio UE e della Commissione e, dall’altro, da rappresentanti del Governo bosniaco. Il ComSA può creare sotto comitati tematici entro la fine del primo anno successivo alla data di entrata in vigore dell’ASA; è prevista, in particolare, la creazione di un sottocomitato per le questioni connesse ai fenomeni migratori. Il CSA può decidere l’istituzione di qualsiasi altro comitato o organo speciale che lo assista nell’esercizio delle sue funzioni (articoli 118, 119 e 120).
L'Accordo dispone che le Parti adottino tutti i provvedimenti necessari per l'adempimento degli obblighi previsti dall'Accordo stesso e per la realizzazione degli obiettivi da questo fissati e stabilisce che possano essere adottate, dopo l’esame da parte del CSA, opportune misure in caso di inottemperanza. Ulteriori clausole generali riguardano la garanzia della tutela giuridica e amministrativa dei diritti individuali e di proprietà delle persone fisiche e giuridiche delle Parti (articolo 122); nonché la possibilità di adottare eventuali misure restrittive per ragioni di sicurezza interna e internazionale (articolo 123). In caso di controversie sull’interpretazione o applicazione dell’ASA, competente a decidere è il CSA, salvo che per le materie di cui al Protocollo n. 6 per le quali, dopo due mesi, potrà essere adita la procedura arbitrale (articoli 125 e 126). Ai sensi dell’articolo 128, l’Accordo è corredato da sette Allegati e sette Protocolli che costituiscono parte integrante del medesimo, al pari dell’Accordo quadro sui principi generali della partecipazione della Bosnia-Erzegovina ai programmi comunitari del 22 novembre 2004.
A norma dell’articolo 129, la durata dell’Accordo è illimitata, salva la facoltà delle Parti di denunciarlo, con effetto sei mesi dopo la notifica, ovvero di sospenderne l’applicazione con effetto immediato, in caso di non applicazione di uno degli elementi essenziali di esso. Gli ultimi articoli disciplinano l’ambito territoriale di applicazione (articolo 131), le versioni linguistiche (articolo 133) e l’entrata in vigore dell’Accordo il primo giorno del secondo mese successivo alla data del deposito dell'ultimo strumento di ratifica da parte dei firmatari (articolo 134), e prevedono la possibilità della conclusione di un Accordo interinale (che, come già accennato, è entrato in vigore il 1° luglio 2008) (articolo 135).
Contenuto del disegno di legge di ratifica
Il disegno di legge in esame si compone di quattro articoli: i primi due recano, rispettivamente, l’autorizzazione alla ratifica e l’ordine di esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e associazione CE-Bosnia-Erzegovina.
L’articolo 3 reca la clausola di copertura degli oneri derivanti dal provvedimento, pari a euro 6.940 annuo a decorrere dal 2010, ai quali si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 3 della legge 4 giugno 1997, n. 170[6].
L’articolo 3 del disegno di legge di autorizzazione alla ratifica è stato modificato al Senato, in recepimento delle condizioni poste dalla Commissione bilancio. La Commissione bilancio, nella seduta del 21 aprile 2010, aveva infatti condizionato il parere non ostativo sul provvedimento a due modifiche dell’articolo 3 in questione volte, rispettivamente, a trasformare l'onere in un'autorizzazione massima di spesa, ovvero ad aggiornare la clausola di monitoraggio con una clausola di salvaguardia ai sensi della legge n. 196 del 2009[7].
L'articolo 4 del disegno di legge, infine, dispone l’entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica per il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Il disegno di legge è altresì corredato da un’Analisi tecnico-normativa (ATN) e da un’Analisi di impatto della regolamentazione (AIR).
L'ATN, in particolare, rileva che la ratifica dell'Accordo in esame, che rientra nelle fattispecie di cui all’art. 80 Cost., non presenta profili di impatto sull’assetto costituzionale e normativo italiano, né sull’ordinamento amministrativo. D'altra parte, l'ATN non rileva contraddizioni o incompatibilità a livello comunitario, trattandosi proprio di un Accordo in quella sede originato.
Rapporti
tra l’Unione europea
e
la Bosnia-Erzegovina
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)
Le relazioni tra UE e Bosnia-Erzegovina, come per gli altri paesi dei Balcani occidentali- Albania, Croazia, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro, Serbia e Kosovo - si svolgono prevalentemente nel quadro del Processo di stabilizzazione ed associazione (PSA), istituito nel 1999.
Il processo è la cornice entro cui diversi strumenti – accordo di stabilizzazione ed associazione, programma di assistenza finanziaria, preferenze commerciali, supporto tecnico, dialogo politico, cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni – sostengono gli sforzi compiuti da questi paesi nella fase di transizione verso democrazie ed economie di mercato stabili, facilitando il rafforzamento delle relazioni con l’UE.
Nel lungo periodo, la prospettiva è quella della progressiva integrazione nell’Unione europea, sulla base delle previsioni del Trattato sull’Unione europea e dei criteri di Copenaghen. Tale approccio è stato ribadito in più occasioni dal Consiglio europeo, a partire da quello tenutosi a Feira il 19 e 20 giugno 2000 che ha definito i paesi della regione “candidati potenziali all’adesione all’Unione europea”.
L’impegno in favore di una concretizzazione della prospettiva europea dei paesi dei Balcani occidentali è per altro confermato nel programma dei 18 mesi presentato il 22 dicembre 2009 dalle Presidenze spagnola, belga e ungherese. Secondo quanto indicato nel programma “l'UE continuerà a rafforzare la prospettiva europea dei Balcani occidentali mediante il processo di stabilizzazione e associazione e l'Agenda di Salonicco e contribuirà alla stabilità e prosperità della regione attivando tutti gli strumenti di cui dispone”.
I Balcani occidentali sono stati indicati come una delle maggiori priorità dell’UE anche dall’Alto rappresentante per la PESC, Catherine Ashton, che si è recata in visita ufficiale in Bosnia-Erzegovina, Serbia e Kosovo dal 17 al 19 febbraio 2010.
L’Unione europea ha inoltre manifestato il proprio sostegno ai paesi della regione anche in occasione della recente crisi economica e finanziaria internazionale, inserendoli nel Piano europeo di ripresa economica presentato dalla Commissione il 26 novembre 2008[8] e approvato dal Consiglio europeo di dicembre 2008. A tal fine, nell’ambito dello strumento finanziario di preadesione (IPA), la Commissione ha creato uno specifico “pacchetto di risposta alla crisi”, con uno stanziamento di 120 milioni di euro (che dovrebbero raggiungere i 500 milioni di euro in forma di prestiti da parte delle istituzioni finanziarie internazionali). Si ricorda che i paesi dei Balcani occidentali beneficiano a partire dal 27 febbraio 2009 dell’iniziativa avviata da BERS, BEI e Banca mondiale che hanno deciso di mettere a disposizione della regione 24,5 miliardi di euro con l’obiettivo di sostenere il settore bancario e imprenditoriale – con particolare riguardo alle piccole e medie imprese - colpito dalla crisi finanziaria globale.
Un documento di lavoro - presentato dalla Commissione il 3 febbraio scorso - dà conto delle diverse iniziative in atto a livello regionale per promuovere l’integrazione europea di tali paesi, tra le quali si ricordano in particolare:
- il processo di liberalizzazione dei visti in corso. Come primo passo verso la liberalizzazione dei visti, la Commissione ha negoziato con i paesi dei Balcani occidentali degli accordi di facilitazione del visto e di riammissione firmati a settembre 2007 ed entrati in vigore il 1° gennaio 2008 (l’accordo di riammissione con l’Albania è già in vigore dal 1° maggio 2006). La Commissione ha successivamente inaugurato dialoghi con i singoli paesi della regione e definito tabelle di marcia che fissano le condizioni per l’abolizione delle richieste di visto. I dialoghi con l’Albania sono stati avviati il 7 marzo 2008 e la relativa tabella di marcia è stata predisposta nel giugno 2008. Sulla base dei risultati raggiunti da ciascun paese e su invito del Consiglio, il 15 luglio 2009 la Commissione ha presentato la proposta di modifica del regolamento 539/2001[9] volta ad eliminare il regime dei visti nei confronti dei cittadini provenienti da ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro e Serbia. La proposta - esaminata il 12 novembre 2009 dal Parlamento europeo, che l’ha approvata con alcuni emendamenti – è stata adottata dal Consiglio giustizia e affari interni del 30 novembre. Di conseguenza, a partire dal 19 dicembre 2009 i cittadini di ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro e Serbia possono viaggiare senza visto nell’area Schengen. Per quanto riguarda Albania e Bosnia Erzegovina, seconda la Commissione i due paesi accusano ancora lacune nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, nelle procedure di rilascio dei passaporti e nella gestione dell'immigrazione e delle frontiere. Se il ritmo delle riforme resterà invariato e saranno rispettate tutte le condizioni, la Commissione potrà considerare di presentare una nuova proposta, entro la metà del 2010, che comprenda anche questi paesi;
- il raddoppio delle borse di studio per gli studenti dei paesi dei Balcani occidentali, a partire dall’anno accademico 2009/2010, con uno stanziamento annuale di 20 milioni di euro;
- l’ulteriore apertura di programmi e agenzie europei alla partecipazione dei paesi dei Balcani occidentali, per favorire contatti e cooperazione tra istituzioni scientifiche ed educative;
- il maggiore sostegno allo sviluppo della società civile e al dialogo. La Commissione ha istituito un nuovo fondo nell’ambito dello strumento finanziario IPA (vedi infra) che abbraccerà i seguenti settori: diritti umani, uguaglianza di genere, inclusione sociale, salute, ambiente, cultura e protezione dei consumatori.
La pietra angolare del PSA è rappresentata dalla conclusione, con ciascun paese della regione, di un accordo di stabilizzazione ed associazione (ASA), basato sul rispetto dei principi democratici e degli elementi fondanti del mercato unico europeo.
L’accordo si prefigge di integrare le economie della regione con quelle dell’UE, attraverso la graduale realizzazione di un’area di libero scambio e l’attuazione delle politiche connesse, tra le quali concorrenza, aiuti di stato, proprietà intellettuale. Per le aree in cui l’accordo non richiede obblighi specifici di adeguamento all’acquis comunitario, sono comunque previste forme di cooperazione e dialoghi specializzati. Gli accordi sono modulati sulle esigenze di ciascun paese, benché l’obiettivo finale sia il medesimo: la piena realizzazione di un’associazione formale con l’UE.
Il 16 giugno 2008 UE e Bosnia Erzegovina hanno firmato l’accordo di stabilizzazione ed associazione (ASA) che – non essendo completate le procedure di ratifica - non è ancora entrato in vigore. L’accordo deve essere ancora ratificato da Grecia, Francia, Italia, Lussemburgo, Regno Unito, Spagna. Per quanto riguarda l’Italia, il disegno di legge di ratifica è stato presentato al Senato il 15 dicembre 2009 che lo ha approvato il 28 aprile scorso.
Dal 1° luglio 2008 è in vigore un accorso transitorio che consente l’applicazione delle misure commerciali previste dall’ASA.
Lo stato di avanzamento del processo di stabilizzazione ed associazione viene costantemente seguito dalla Commissione che, attraverso la pubblicazione di una relazione annuale, fornisce indicazioni sui progressi realizzati dai paesi dei Balcani occidentali rispetto alla situazione dell’anno precedente. La relazione rappresenta l’indicatore principale per valutare se ciascun paese sia pronto per intrattenere rapporti più stretti con l’UE.
Nell’ultima relazione – che è stata pubblicata il 14 ottobre 2009, nell’ambito del pacchetto allargamento, e fa riferimento al periodo 1° ottobre 2008-15 settembre 2009[10] - Secondo la Commissione, la Bosnia-Erzegovina ha compiuto progressi molto limitati per quanto riguarda la conformità con i criteri politici: il clima politico interno si è deteriorato ed è tuttora caratterizzato da una retorica incendiaria e da minacce al buon funzionamento delle istituzioni; l'attuazione delle riforme è stata rallentata dalla mancanza di consenso e di volontà politica e dalla complessità del quadro istituzionale. Secondo la Commissione, perché la Bosnia-Erzegovina progredisca ulteriormente verso l'Unione europea, occorre che i dirigenti politici raggiungano un'intesa in merito alla direzione del paese. In particolare, il paese deve assolutamente raggiungere gli obiettivi e soddisfare le condizioni fissati per la chiusura dell'ufficio dell'Alto rappresentante (OHR). La relazione segnala che l'Unione europea potrà prendere in considerazione un'eventuale domanda di adesione all'UE soltanto quando l'OHR sarà stato chiuso; per parte sua, prima che la Commissione possa raccomandare di concederle lo status di paese candidato, la Bosnia-Erzegovina deve riformare il suo quadro istituzionale per consentire il buon funzionamento delle istituzioni.
In particolare in materia di democrazia e Stato di dirittosi registrano pochi progressi per quanto riguarda la riforma costituzionale e la creazione di strutture statali più funzionali ed efficienti; il Parlamentodella Bosnia-Erzegovina risente tuttora della mancanza di risorse tecniche e umane adeguate, cui si aggiunge una cooperazione insufficiente con il Consiglio dei ministri e con i Parlamenti delle entità. Il funzionamento delle istituzioni governative, a tutti i livelli, ha continuato a essere ostacolato dalle tensioni politiche interne nonché dalla frammentazione e dal mancato coordinamento nella definizione delle politiche. La Commissione segnala che è stato realizzato qualche progresso nel settore della pubblica amministrazione e nel potenziamento del sistema giudiziario, di cui tuttavia occorre rafforzare ulteriormente indipendenza, responsabilità ed efficienza. Modesti anche i progressi nella lotta alla corruzione, che regna tuttora in molti settori e costituisce un problema serio.
Secondo la Commissione, la Bosnia-Erzegovina ha registrato progressi limitati anche per quanto riguarda l'adeguamento della sua legislazione e delle sue politiche agli standard europei: si osserva qualche progresso in settori come i trasporti, le dogane, la fiscalità, l'istruzione e la cultura nonché per diverse questioni inerenti alla giustizia, alla libertà e alla sicurezza. Il paese dovrà impegnarsi in modo particolare per quanto riguarda la circolazione delle merci, delle persone e dei servizi, le politiche sociali e occupazionali, gli aiuti di Stato, l'energia e l'ambiente.
In una risoluzione adottata il 26 novembre 2009, nel riconoscere che la Bosnia-Erzegovina ha compiuto alcuni progressi in materia di sicurezza e gestione delle frontiere, il Parlamento europeo rileva tuttavia con crescente preoccupazione l'instabilità del clima politico e la mancanza di una visione comune condivisa da entrambe le entità. A tal fine il PE esorta il Consiglio a perseverare, con il sostegno della comunità internazionale, negli sforzi per portare avanti un dialogo con i leader politici in Bosnia-Erzegovina al fine di aiutare il paese e i suoi popoli a restare sul cammino verso l'integrazione europea. Nel sottolineare l'importanza di creare una struttura costituzionale più sostenibile che permetta alle istituzioni del paese di funzionare in modo più efficace, il PE prende atto dei più recenti sforzi diplomatici congiunti da parte della Presidenza del Consiglio, della Commissione e dell'amministrazione statunitense e raccomanda ulteriori negoziati in cui si tenga conto di precedenti accordi tra politici in Bosnia-Erzegovina. Infine, il PE richiama alla necessità di associare più strettamente i parlamentari e la società civile al consolidamento di un paese sostenibile.
L'UE è il principale partner commerciale della Bosnia-Erzegovina (74,5% del commercio estero) e il maggiore investitore straniero (circa il 50% degli investimenti esteri diretti (IED), che ammontano complessivamente a 4,5 miliardi di euro). Si ricorda inoltre che la Bosnia Erzegovina, come gli altri paesi della regione, beneficia dal 2000 di misure commerciali eccezionali, in base alle quali i prodotti originari dei paesi della regione possono essere importati nella Comunità senza restrizioni quantitative e in esenzione dai dazi doganali o da altre imposte di effetto equivalente.
L’Unione europea ha fornito assistenza finanziaria alla Bosnia Erzegovina a partire dal 1991. Nel corso del tempo, le priorità e gli obiettivi dell’assistenza fornita dall’Unione europea si sono costantemente evoluti, passando dalle iniziative di gestione del conflitto e di ricostruzione post conflitto dei primi anni novanta, al sostegno alla stabilizzazione, alla democratizzazione e all’indipendenza dei media. Tra il 2000 ed il 2006 l’UE ha impegnato in favore della Bosnia Erzegovina più di 500 milioni di euro, la maggior parte dei quali attraverso il programma CARDS[11], istituito nel novembre 2000 a sostegno del Processo di stabilizzazione ed associazione e dotato diuno stanziamento di circa cinque miliardi di euro[12] per gli anni 2000-2006.
Come per gli altri paesi dei Balcani occidentali, a partire dal 1° gennaio 2007 l’assistenza finanziaria alla Bosnia Erzegovina viene fornita attraverso il nuovo strumento di preadesione, denominato IPA[13], che sostituisce oltre al programma CARDS anche i programmi Phare (institution building e coesione economica e sociale), ISPA (ambiente e trasporti) e SAPARD (sviluppo rurale) nonché lo strumento finanziario per la Turchia. L’IPA è costituito da cinque componenti, di cui soltanto due (assistenza alla transizione e all’institution building; cooperazione transfrontaliera)[14] sono accessibili per i paesi dei Balcani occidentali.
Come risulta dal quadro finanziario multiannuale predisposto dalla Commissione per il periodo dal 2007 al 2012, la Bosnia Erzegovina beneficerà di 550 milioni di euro per l’intero periodo, di cui oltre il 90 percento per la prima componente (assistenza alla transizione e all’institution building). L’assistenza si concentrerà su: prosecuzione delle riforme del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione, lotta alla corruzione, promozione del ruolo della società civile, sostegno allo sviluppo delle piccole e medie imprese, attuazione degli standard europei in diversi settori.
Si ricorda che l’Unione europea è presente in Bosnia-Erzegovina con due missioni PESD:
· EUPM. Nell’ambito di un’impostazione più ampia improntata allo stato di diritto nella Bosnia-Erzegovina e nella regione, la missione di polizia (EUPM) - istituita con l’azione comune 2002/210/PESC dell'11 marzo 2002 – è stata lanciata il 1° gennaio 2003, in sostituzione dell’International Police Task Force (IPTF) delle Nazioni Unite. Obiettivo originario dell’EUPM era quello di stabilire un servizio di polizia sostenibile, professionale e multietnico, che operasse in linea con i migliori standard europei ed internazionali. L’8 dicembre 2009, nel prorogare la missione fino al 31 dicembre 2011, il Consiglio ne ha anche aggiornato il mandato. Secondo la decisione del Consiglio, infatti, l’EUPM, pur conservando capacità residuali in materia di riforma e di responsabilizzazione della polizia, sostiene in primo luogo i pertinenti servizi di contrasto della Bosnia-Erzegovina nella lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione;
· EUFOR Althea. Nel dicembre 2004 l’UE ha lanciato la missione militare di peace keeping EUFOR Althea (istituita con l’azione comune 2004/570/PESC del 12 luglio 2004), rimpiazzando la missione SFOR della NATO. EUFOR ha dislocato una robusta forza militare analoga a quella della SFOR – pari a 7.000 truppe – per assicurare il persistente rispetto degli accordi di Dayton. Ulteriori obiettivi sono il sostegno al Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia e alle competenti autorità, ivi inclusa la detenzione degli indagati, e la promozione di un ambiente sicuro in cui la polizia possa agire contro il crimine organizzato. Rilevando che la situazione in Bosnia-Erzegovina, sotto il profilo della sicurezza, si è positivamente evoluta, il 27 febbraio 2007 l’Unione europea ha provveduto ad una riconfigurazione della missione, riducendo le dimensioni del contingente EUFOR a 2500 unità circa. Il Consiglio del 25 gennaio 2010, nel ricordare i progressi compiuti nell’espletamento del suo mandato, in particolare il completamento degli obiettivi militari e di stabilizzazione, ha deciso di fornire un sostegno non esecutivo al rafforzamento delle capacità locali ed alla formazione, nel quadro dell'operazione ALTHEA. Il mandato esecutivo dell’operazione proseguirà in accordo con la risoluzione 1895 del 2009 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Nelle sue conclusioni, il Consiglio ha affermato che l'UE è pronta a mantenere una presenza militare sul posto, se necessario dopo il 2010, sulla base di un mandato dell'ONU. Il Consiglio del 26 aprile scorso ha espresso soddisfazione per i progressi nell’attuazione dei nuovi compiti dell’operazione in materia di capacity building e formazione e ha sottolineato l’importanza di continuare a fornire - da parte degli Stati membri - le necessarie risorse per il mandato esecutivo dell’operazione.
L’UE è inoltre presente in Bosnia Erzegovina con un Rappresentante speciale che svolge un ruolo molto importante nel coordinamento generale della politica dell’UE. L’attuale rappresentante, Valentin Inzko, è stato nominato nel marzo 2009; di recente il suo mandato è stato prorogato fino al 31 agosto 2010, in attesa in attesa di ulteriori sviluppi relativi all'istituzione del Servizio europeo per l'azione esterna. Il suo incarico è quello di assicurare una visione complessiva dell’intera gamma di azioni dell’UE nel settore dello Stato di diritto e in tale contesto fornire, se del caso, consulenza all’Alto rappresentante e alla Commissione.
[1] L'Accordo risulta al momento ratificato, oltre che dalla Bosnia, da 22 Stati membri della UE. Mancano le ratifiche di Spagna, Francia, Grecia, Lussemburgo nonché quella della Comunità europea.
[2] Per quanto riguarda la Macedonia, la Croazia, e l’Albania i relativi ASA sono entrati in vigore, rispettivamente, il 1° aprile 2004, il 1° febbraio 2005 e il 1° aprile 2009. L’Accordo di stabilizzazione e associazione con il Montenegro è entrato in vigore il 1° maggio 2010. L’ASA con la Serbia, non ancora in vigore, è stato firmato il 29 aprile 2008.
[3] Un mese dopo il deposito delle ratifiche, invece dei due mesi abituali, per compensare lo slittamento a giugno della cerimonia di firma per ragioni tecnico-procedurali.
[4] Ratificato con la legge 13 ottobre 2009, n. 156.
[5] Si tratta di un Accordo del 9 giugno 2006, non ancora in vigore, tra la CE e i suoi Stati membri, da un lato, e, dall’altro, la Norvegia, l’Islanda, e una serie di Stati balcanici (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia, Amministrazione provvisoria dell’ONU nel Kosovo). Parti dell’Accordo risultano essere anche la Romania e la Bulgaria, ma si ricorda che dal 1° gennaio 2007 esse sono entrate a far parte a tutti gli effetti dell’Unione europea.
[6] Ratifica ed esecuzione della convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro la desertificazione nei Paesi gravemente colpiti dalla siccità e/o dalla desertificazione, in particolare in Africa, con allegati, fatta a Parigi il 14 ottobre 1994.
[7] Va altresì segnalato che nel parere espresso dalla Commissione bilancio del Senato viene sottolineata l’opportunità di non reiterare la modalità di copertura impiegata nel provvedimento per la copertura di futuri accordi internazionali; pertanto il Ministero dell'economia e delle finanze è invitato a “individuare preventivamente modalità di copertura alternative più conformi alla legge n. 196 del 2009 per le altre ratifiche, recanti identica copertura, già presentate alle Camere e non ancora discusse”.
[8] COM (2008) 800
[9] Regolamento 539/2001 che adotta l’elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all’atto dell’attraversamento delle frontiere esterne degli Stati membri e l’elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo.
[10] SEC (2009) 1338.
[11] Community Assistance for Reconstruction, Development and Stabilisation.
[12] La cifra indica l’ammontare complessivo dell’assistenza finanziaria fornita dall’UE sia ai singoli paesi sia a livello regionale.
[13] Regolamento CE 1085/2006 del 17 luglio 2006.
[14] Le altre tre componenti sono: sviluppo regionale; sviluppo delle risorse umane; sviluppo rurale.