Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Incontro con il Ministro degli Affari esteri iracheno, Hoshyar Zebari - (15 dicembre 2009)
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 106
Data: 14/12/2009
Descrittori:
IRAQ   RELAZIONI INTERNAZIONALI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Incontro con il Ministro degli

Affari esteri iracheno,

Hoshyar Zebari

(15 dicembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 106

 

 

 

14 dicembre 2009

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4939 / 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

 

 

 

 

 

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File: es0354.doc

 


INDICE

 

Schede di lettura

§      L’evoluzione del quadro politico, economico e della sicurezza in Iraq   3

§      La Commissione mista di cooperazione italo-irachena  11

§      Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione fra l’Italia e l’Iraq   12

§      Rapporti parlamentari Italia-Iraq (a cura del Servizio Rapporti internazionali)15

Documentazione

§      Scheda paese (a cura del Ministero degli Affari esteri)21

§      Profilo biografico di Hoshyar Zebari,  Ministro degli Affari esteri iracheno  77 (a cura del Ministero degli Affari esteri)77

§      Componenti della delegazione irachena  79

Pubblicistica

§      A. Buttitta, Iraq: le azioni terroristiche in vista delle prossime elezioni, in:Equilibri.net, 11 novembre 2009  83

§      A. Beccaro, La partecipazione in Iraq tra elezioni e attentati, in: ISPI Policy Brief, n. 165/novembre 2009  83

 

 

 


 

Schede di lettura

 


L’evoluzione del quadro politico, economico e
della sicurezza in Iraq

I rapporti USA-Iraq ed il programma di rientro delle forze armate americane

Tra gli elementi che caratterizzano l’attuale situazione irachena va anzitutto ricordato che il 17 novembre 2008 l'Amministrazione statunitense ed il Governo di Baghdad avevano firmato due accordi bilaterali destinati a regolare i rapporti di sicurezza tra Iraq e USA già a partire dall'inizio del 2009. Mentre il secondo accordo  era inteso a disciplinare le relazioni economiche, commerciali, scientifiche, tecnologiche, culturali e sanitarie tra i due paesi; il primo dei due accordi rileva in modo particolare anzitutto perché prevede un preciso calendario per il ripristino della piena sovranità irachena e il ritiro del forze armate statunitensi dall’ Iraq entro il 2011.

L'accordo in questione, dal punto di vista tecnico, è un accordo sullo status delle forze (SOFA), abbastanza simile a numerosi altri accordi stipulati dagli Stati Uniti con vari paesi, ad esempio con i membri della NATO - si stima che siano in tutto il mondo tra 80 e 115, molti dei quali tuttora segreti.

Per quanto concerne in particolare il ritiro delle forze statunitensi, esso prevede che entro il 30 giugno 2009 le forze da combattimento si ritirino dai centri abitati nelle proprie basi, mentre entro il 31 dicembre 2011 sarà ultimato il ritiro completo dal paese, nel quale non vi dovranno essere basi militari statunitensi permanenti. Il completo ritiro entro il 2011 include anche la componente civile della presenza statunitense, mentre per le forze di combattimento è prevista la data intermedia del 31 agosto 2010. Si tenga presente che giuridicamente il recupero del pieno controllo della sovranità sul territorio iracheno è già avvenuto dal 1° gennaio 2009, e che la presenza statunitense fino alla fine del 2011 è resa possibile solo dall'autorizzazione fornita dallo stesso governo iracheno.

Naturalmente, il raggiungimento dell'accordo sul ritiro delle forze statunitensi è stato possibile per il netto miglioramento della situazione della sicurezza in Iraq nel 2008: più in generale, la definizione del calendario per il ritiro statunitense sembra presupporre il pieno ritorno dell’Iraq nel seno della Comunità internazionale, e la fine dello status in qualche modo eccezionale del paese, iniziato con l'invasione del Kuwait nell'estate del 1990. Solo in questo modo, del resto, è spiegabile l'accettazione da parte delle Nazioni Unite della richiesta irachena di non rinnovare, in base al Capitolo VII della Carta dell'ONU, il mandato di autorizzazione della presenza internazionale in Iraq. A conferma di tutto ciò, si tenga presente che il governo iracheno, in funzione del livello di ristabilimento della sicurezza nel paese, potrebbe anche richiedere un anticipo nel ritiro completo delle forze statunitensi rispetto alla data del 31 dicembre 2011. Viene quindi di fatto a configurarsi una limitazione temporanea della giurisdizione irachena sulle forze statunitensi, che però non potrà protrarsi oltre il 2011: nel frattempo gli Stati Uniti manterranno piena giurisdizione sulle proprie forze nel paese ma, solo all'interno delle “installazioni ed aree concordate”. Inoltre gli Stati Uniti manterranno la giurisdizione sui propri dipendenti militari e civili in Iraq, con l'eccezione di gravi reati compiuti da uno di essi non in servizio - ma anche in questo caso gli Stati Uniti si riservano il diritto di detenere l'accusato.

Per quanto concerne comunque il futuro ruolo degli Stati Uniti nei confronti dell'Iraq, è previsto l'impegno americano, sempre su richiesta delle autorità di Baghdad, di continuare a proteggere la sicurezza interna ed esterna dell’Iraq finanche con strumenti militari, anche se, come si è accennato, gli Stati Uniti non dovrebbero più mantenere basi militari nel paese. La questione è delicata soprattutto per quanto concerne i futuri rapporti dell'Iraq con l'Iran e la Siria, e l'accordo con gli Stati Uniti non a caso prevede che l'intero territorio iracheno non venga usato come base di attacco o di transito per un'azione militare contro i paesi limitrofi. Sarà tuttavia la concreta applicazione dell'accordo di sicurezza iracheno-statunitense a delineare l'effettivo ruolo militare di Washington in Iraq.

Non vi è però alcun dubbio sulla correlazione tra le prospettive di successo nell'applicazione dell'accordo di sicurezza tra Stati Uniti e Iraq ed un primo fattore essenziale, ovvero il progredire delle capacità delle forze di sicurezza irachene nell'acquisire il pieno controllo della situazione del proprio paese. A tal fine appare determinante la strategia sia delle milizie sciite sia di quelle sunnite, non integrate nelle forze nazionali di sicurezza, con riferimento al periodo successivo alla fine dell'occupazione statunitense. Va al proposito ricordato che diversi atteggiamenti delle milizie non regolari hanno senz'altro favorito il miglioramento sensibile della situazione della sicurezza: si ricorda anzitutto la tregua annunciata e poi attuata dalla milizia sciita fedele a Moqtada al Sadr, ma anche la decisione dei principali capi tribali e gruppi ribelli sunniti di abbandonare l'insurrezione, schierandosi invece con le forze multinazionali e le forze di sicurezza irachene. Non va naturalmente dimenticata la nuova strategia portata avanti dal generale americano Petraeus, con il deciso rafforzamento del contingente militare statunitense nel 2007, parallelamente al potenziamento delle capacità aggressive dell'intelligence USA.

Il 27 febbraio 2009 il presidente USA Obama, in un discorso tenuto a migliaia di marines a Camp Lejeune, nella Carolina del Nord, ha ufficialmente comunicato la data del ritiro delle forze combattenti dall'Iraq, fissato per la fine di agosto 2010 –Obama ha concesso una dilazione di tre mesi alle esigenze dei militari, rispetto a quanto aveva promesso durante la campagna elettorale. Tuttavia, non meno di 35.000 uomini delle forze armate statunitensi resteranno nel paese fino a tutto il 2011, con il compito di assistere le forze del governo di Baghdad nelle aree più “calde”, nonché per fungere da istruttori.

Intanto, il 30 giugno 2009 è stato completato il ritiro di 130.000 soldati dai centri urbani, in attuazione dell'accordo di novembre 2008: ai militari USA è rimasto comunque il controllo aereo e la prosecuzione delle operazioni antiterrorismo in zone particolarmente difficili per la sicurezza.

Lo scenario del 2009 in Iraq vede ancora segnali contraddittori, in vista delle elezioni legislative finalmente fissate per il 7 marzo 2010: il passaggio della cosiddetta “zona verde” di Baghdad, in cui sono concentrate tutte le principali istituzioni del paese, sotto il controllo delle forze irachene, come pure del controllo sul secondo aeroporto nazionale, quello di Bassora (1° gennaio 2009), ha segnato senza dubbio un ulteriore punto positivo - si ricorda tuttavia che fino al mese di settembre 2009 vi saranno anche ufficiali americani ad assistere l'attività delle forze irachene, come pure ridotti contingenti ugandesi e peruviani. Già il 2 gennaio, tuttavia, un attentato suicida compiuto a sud della capitale provocava la morte di 23 persone in occasione di un raduno di capi tribali sciiti che si recavano alle annuali celebrazioni dell’Ashura.

Un segnale di fiducia nella normalizzazione della vita irachena è stata il 5 gennaio l'inaugurazione della nuova Ambasciata americana, a seguito della quale è stato abbandonato il palazzo già residenza di Saddam Hussein: va registrato che il nuovo complesso costituisce la più grande rappresentanza diplomatica statunitense nel mondo, articolata su una ventina di edifici per una superficie di oltre 400.000 m².

 

Le elezioni provinciali del gennaio scorso e la prosecuzione degli attacchi terroristici

Il 31 gennaio 2009 si sono svolte in Iraq le elezioni provinciali, con la partecipazione di oltre 14.000 candidati - tra cui quasi 4000 donne - esponenti di più di 400 partiti, gruppi o movimenti politici. La consultazione ha riguardato 14 delle 18 province dell'Iraq, con esclusione delle tre province autonome curde e della provincia in cui si trova la città di Kirkuk, oggetto di una difficile trattativa fra i diversi gruppi del paese. Le elezioni hanno visto una notevole vittoria del partito che fa capo al premier al Maliki, i cui seguaci avevano presentato una lista improntata a un carattere laico e denominata “Per lo stato di diritto”.

Il partito del premier si è aggiudicato il controllo di 9 province, a fronte di un netto ridimensionamento dei partiti religiosi, e anzitutto di quello che fa capo ad al Hakim, alleato di Maliki nella compagine di governo. Tra i partiti di ispirazione sciita hanno parimenti registrato una sconfitta, anche se di minori proporzioni, quelli sostenuti dalla corrente di Moqtada al Sadr. Per quanto concerne i sunniti, essi hanno  invece riportato buoni risultati sia nella provincia di Ninive, limitrofa alla zona curda settentrionale, sia nei governatorati di Diyala (nord-est) e di Al-Anbar (ovest). Non va dimenticato tuttavia che proprio il 5 febbraio, giorno in cui sono stati resi noti i risultati preliminari della consultazione relativi al 90% delle schede, si è verificato un attentato suicida compiuto da una donna in una cittadina a circa 200 km. nord-est di Baghdad, che ha provocato 15 morti, mentre il 13 febbraio un'altra donna kamikaze ha colpito pellegrini sciiti facendone strage (35 morti e circa 70 feriti).

Nonostante una chiara diminuzione del numero di atti di terrorismo durante il 2009, non è possibile sottacere gli attentati che hanno continuato punteggiare l'anno tuttora in corso.

In marzo un kamikaze si è fatto esplodere durante un funerale curdo nel nord del paese, provocando almeno 25 morti, mentre un attentato a una fermata dell'autobus nella località di Abu Ghraib, a ovest di Bagdad, ha provocato nove morti e numerosi feriti. In aprile sei autobomba nella capitale hanno provocato oltre 30 morti e decine di feriti, mentre un camion bomba a Mosul ha ucciso cinque marines, e alla fine del mese due attentati hanno provocato 97 morti, rispettivamente in un gruppo di agenti di polizia che distribuivano a Baghdad aiuti umanitari e in un ristorante affollato di pellegrini iraniani diretti ai luoghi santi sciiti dell’Iraq. Ancora in aprile - mese nel quale veramente si è temuto un ritorno al passato - due donne kamikaze hanno ucciso oltre 60 fedeli sciiti in una moschea della capitale.

Dopo una pausa in maggio, un camion bomba lanciato contro una moschea sciita a sud di Kirkuk ha provocato in giugno oltre 65 morti e 175 feriti; altre decine di vittime si sono avute in luglio a seguito di attentati kamikaze a Tal Afar, Sadr City e Mosul. Alla fine dello stesso mese un'ondata dinamitarda contro alcune moschee di Baghdad ha provocato 30 morti, e altri 50 se ne sono avuti in seguito ad attentati contro gli sciiti perpetrati a Mosul e Baghdad il 10 agosto. Il 20 agosto si è verificato uno dei più gravi attacchi dal febbraio 2008, quando sei esplosioni hanno devastato la capitale provocando oltre cento morti: in particolare, due camion bomba hanno investito addirittura i ministeri delle finanze e degli esteri, e in seguito alla potenza dell'esplosivo si è verificato il crollo di un ponte sul fiume Tigri.

L'8 settembre sono stati uccisi in due diversi attentati quattro marines statunitensi, nonostante il ritiro completo delle truppe americane dai centri abitati. Nella stessa giornata una decina di poliziotti iracheni sono stati uccisi da ordigni piazzati sul ciglio della strada al loro passaggio, mentre altre esplosioni in diverse parti dell’Iraq hanno causato 22 morti. Il 25 agosto un duplice attentato perpetrato a Baghdad ha provocato la morte di altre 153 persone: in questo caso vi è stato anche l'inquietante corollario dell'arresto di 61 agenti, tutti in servizio nel quartiere dove si sono verificati i due attacchi, con accuse di negligenza o addirittura connivenza. Vi è stata poi una pausa abbastanza lunga durante la quale non si sono verificati gravi attentati, finché il 7 dicembre una bomba in una scuola di Sadr City ha provocato la morte di otto persone, tra le quali sei bambini, provocando anche oltre 40 feriti. L'8 dicembre, proprio in concomitanza dell'annuncio della data delle elezioni politiche per il 7 marzo 2010, vi sono stati cinque attentati nel cuore di Baghdad, con oltre 100 morti e 450 feriti.

Vi è un legame tra l'andamento degli attacchi terroristici e la difficile gestazione dell'accordo tra le diverse forze politiche e confessionali per la riforma elettorale, sulla quale evidentemente almeno una parte dei terroristi ha inteso influire. Dopo l'approvazione da parte del Parlamento, all'inizio di novembre, della nuova legge elettorale, il componente sunnita del Consiglio di presidenza dell'Iraq, al Hashimi, ha posto il veto su di essa, con la motivazione che non sarebbe stata tale da garantire le minoranze. In particolare, per Hashimi, ai due milioni di iracheni tuttora viventi all'estero – e in gran parte sunniti, espatriati dopo il 2003 - dovevano essere destinati molti più seggi del mero 5% stabilito dalla nuova legge elettorale. Si è così innescata una nuova tornata di negoziati che è durata venti giorni, e alla fine della quale il Parlamento ha approvato le ulteriori modifiche alla legge elettorale, ottenendo poi il via libera dal Consiglio di presidenza. Come già detto, dunque, la data delle elezioni politiche è stata fissata per il 7 marzo 2010.

Uno dei punti più controversi dei negoziati per la nuova legge elettorale è stato quello dei meccanismi di voto concernenti la città di Kirkuk, al centro di gravi tensioni in ragione delle ricchezze petrolifere che possiede. Dopo che Saddam Hussein aveva modificato a svantaggio dei curdi l'equilibrio etnico della città, dopo il 2003 questo è stato gradualmente ristabilito. Tuttavia, gli arabi e i turcomanni di Kirkuk avrebbero comprensibilmente preferito tenere le prossime elezioni con i registri elettorali degli anni precedenti: i curdi hanno però ottenuto il riferimento a liste elettorali aggiornate al 2009, ma è stato introdotto un meccanismo di garanzia per le altre componenti. D'altra parte proprio i curdi, subito dopo l'approvazione della nuova legge elettorale all'inizio di novembre, si erano lamentati per una loro presunta sottorappresentanza, alla quale è stato posto rimedio con opportuni meccanismi. A questo punto, tuttavia, è stata la volta dei sunniti, che hanno manifestato il timore che le ultime modifiche alla legge elettorale potessero far perdere loro seggi nelle province in cui costituiscono la maggioranza: si è allora nuovamente negoziato, concordando su un aumento del numero dei seggi totali, potendo così aumentare quelli per i curdi senza diminuire quelli per i sunniti.

Un giudizio complessivo sull'attuale situazione di sicurezza dell’Iraq non può prescindere da una valutazione, sebbene difficile, delle conseguenze del progressivo ritiro delle forze statunitensi. La presenza di esse, infatti, ha esercitato sicuramente un duplice effetto: nei confronti delle forze armate nazionali, sia mediante una funzione di sostegno e addestramento, sia impedendone la possibile deriva etnica e confessionale; nei confronti dei paesi vicini, contenendone l'influenza sull’Iraq, che potrebbero attuare servendosi ciascuno delle teste di ponte religiose o etniche più confacenti. Ne deriva che quando e se si sarà realizzato il completo ritiro del contingente statunitense le forze armate nazionali dovranno effettivamente dimostrare di essere tali, senza cedere ai richiami particolaristici, né subordinarsi a interessi stranieri: è del tutto evidente che si tratta di una difficile scommessa, se si considera che attualmente è possibile addirittura delimitare precisi riferimenti di alcuni reparti delle forze armate a diversi esponenti politici.

 

Un quadro politico interno ancora instabile

Per quanto concerne le tensioni interne all’Iraq sembra che attualmente quella più grave riguardi il nord del paese, ove si fronteggiano sunniti e curdi. Oltre al caso già ricordato di Kirkuk, nella provincia nordoccidentale di Ninive, con capitale Mosul, gli effetti dell'invasione americana del 2003 hanno determinato una preponderanza curda, anche al di là dell'effettiva presenza etnica - e il boicottaggio sunnita delle elezioni amministrative del 2005 non ha fatto che peggiorare la situazione. La resistenza dei sunniti ha allora preso la strada delle armi, con la formazione di gruppi sunniti nazionalisti composti da ex appartenenti all'esercito e al partito Baath. I successivi sviluppi, favoriti dal mutamento di strategia americana sotto la guida del generale Petraeus, hanno ricondotto questi elementi nell'alveo della legalità, tanto che nelle elezioni provinciali del gennaio 2009 il partito sunnita ha riportato una buona affermazione, ponendo però con ciò le basi per un rinnovato attrito proprio con i curdi.

Anche nei rapporti tra sunniti sciiti non mancano le preoccupazioni, in quanto vi sono stati segnali di violenze degli sciiti contro alcuni capi dei gruppi paramilitari sunniti che hanno molto coadiuvato la nuova strategia americana contro al Qaeda.

Le apparentemente insanabili fratture etnico-religiose dell'Iraq sembrano però anche in parte in crisi: proprio le già ricordate elezioni provinciali del 2009 hanno visto una forte affermazione del partito del Primo Ministro al Maliki, il quale, sullo slancio di questa vittoria, ha abbandonato l'alleanza elettorale sciita, nella quale rimangono ormai soltanto il Supremo consiglio islamico dell'Iraq - appoggiato dall'Iran - e i seguaci politici di Moqtada al Sadr. Al Maliki si è invece mosso in direzione di una formazione politica di coalizione, l'Alleanza per lo stato di diritto, cui si sono uniti anche gruppi  politici curdi, laici e sunniti: in tal modo si può immaginare la prefigurazione di un partito autenticamente nazionale, su cui evidentemente al Maliki scommette per il suo futuro politico. Il tentativo potrebbe rivelarsi vincente, anche in ragione delle incertezze sia del campo sciita che di quello sunnita, in cui non sembrano emergere leader adeguati, e la cui frammentazione gioca a favore di al Maliki.

Tale frammentazione si è verificata anche nel Kurdistan iracheno, dove le elezioni parlamentari del 25 luglio 2009 hanno fatto registrare una notevole affermazione del partito Goran (un quarto dei voti circa), in competizione con la grande coalizione curda di Barzani e Talabani, e che secondo alcuni osservatori potrebbe costituire un altro interlocutore futuro per al Maliki.

 

La gestione delle risorse petrolifere

Va poi considerato un nodo politico ed economico di primaria importanza che ha caratterizzato il 2009 in Iraq, ossia la lotta intorno all’approvazione di una regolamentazione sulla gestione delle risorse petrolifere del paese - va infatti ricordato che tale argomento costituisce potenzialmente un fattore dirompente della compagine nazionale proprio in quanto le risorse petrolifere non sono dislocate omogeneamente nel paese, ma prevalentemente nel Nord curdo e nel Sud sciita; in assenza di un’accorta regolamentazione di legge il loro sfruttamento taglierebbe fuori quasi del tutto dai relativi proventi i gruppi sanniti, prevalenti nella zona centrale dell'Iraq.

La stessa prima ricordata questione di Kirkuk è legata alla presenza in loco del secondo giacimento dell'Iraq, e la rivendicata incorporazione della città nella zona autonoma curda sarebbe di per sé suscettibile di garantire l'autonomia economica al Kurdistan iracheno. Alla preferenza dei curdi per la tenuta di un referendum si contrappone la proposta di rappresentanti arabi, sunniti e turcomanni di Kirkuk per un accordo di condivisione dei poteri di governo della città.

In generale, il 2009 è stato l'anno in cui il governo di Baghdad ha riaperto la competizione tra le varie compagnie internazionali per lo sfruttamento dei campi petroliferi iracheni. L'attuale produzione petrolifera del paese ha raggiunto a malapena i livelli che, nonostante l'embargo, si erano toccati nell'ultimo periodo del potere di Saddam Hussein. Per elevare la produzione lo strumento scelto dal governo iracheno è quello dei contratti con le compagnie internazionali che riconoscono una certa somma per barile – ovvero una quota sulla produzione - alle società operative. In questo contesto, ad esempio, già il 2 marzo il nostro ministro dello sviluppo economico Scajola incontrava a Baghdad il Primo Ministro dell'Iraq, unitamente a rappresentanti dell'ENI, della Finmeccanica, della Technital e dell'Istituto nazionale del commercio estero.

Nel mese di maggio si è acceso lo scontro tra le autorità della Regione autonoma del Kurdistan iracheno e il Governo centrale: infatti il governo regionale curdo aveva stipulato in autonomia contratti petroliferi con compagnie straniere, che il ministero nazionale del petrolio ha provveduto ad azzerare. Ciononostante, le autorità curde hanno avviato le esportazioni del petrolio, in una vera e propria sfida a Baghdad. Le autorità nazionali hanno contestato tra l'altro ai curdi l’eccessiva ampiezza delle quote di produzione riconosciute alle compagnie internazionali.

Nel mese di giugno, mentre sembrava profilarsi una decisione per il greggio di Nassirya, di particolare interesse anche per l’ENI, in competizione Nippon Oil, il Consiglio dei ministri di Baghdad ha approvato un disegno di legge che aumentava drasticamente dal 15 al 35% l'imposta sul reddito delle compagnie petrolifere. Tutto ciò avveniva nel profilarsi del primo grande round per l'assegnazione di contratti petroliferi: alla fine di giugno, tuttavia, l’asta andava quasi completamente a vuoto, poiché le compagnie più importanti ritenevano eccessivamente onerose le condizioni poste dal governo di Baghdad. L'unico giacimento assegnato, sebbene il maggiore, è stato quello di Rumaila, nell’Iraq meridionale, il cui sfruttamento è andato al consorzio tra la British Petroleum e la compagnia cinese China National Petroleum. Alla fine di agosto, non a caso, il governo di Baghdad ha fatto sapere che per la successiva asta di dicembre avrebbe ridotto le richieste economiche alle compagnie petrolifere.

In ottobre si è registrato un notevole successo dell'ENI, quale capofila di un consorzio che si è aggiudicato lo sfruttamento del giacimento di Zubair.

L'attivismo del governo iracheno è proseguito con un accordo con la Turchia, in base al quale si è deciso di costruire un nuovo gasdotto capace di trasportare 8 miliardi di metri cubi all'anno di gas iracheno in Turchia e successivamente in Europa.

Il premier iracheno al Maliki negli stessi giorni si è recato negli Stati Uniti per una chiamata alle imprese statunitensi in vista della ricostruzione del paese, tentando di vincere le resistenze degli investitori, tuttora preoccupati della precaria situazione di sicurezza del paese.

In novembre si è registrata un'affermazione della Exxon, che in consorzio con la Shell ha ottenuto il contratto relativo al giacimento di West Qurna, dotato di riserve pari ad 8, 7 miliardi di barili.

 

 

 


La Commissione mista di cooperazione italo-irachena

La Commissioneè un organismo previsto dall’articolo 14 del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione fra la Repubblica italiana e la Repubblica dell’Iraq, firmato a Roma il 23 gennaio 2007[1] ed entrato in vigore il 5 luglio 2009, dopo il perfezionamento dello scambio delle notifiche (previsto dall’articolo 17, lettera b) del Trattato medesimo).

La Commissione, co-resieduta dai Ministri degli Affari Esteri dei due Paesi e composta da rappresentanti ed esperti di entrambe le parti, è finalizzata a facilitare l’esecuzione del Trattato. La Commissione è incaricata di esaminare i mezzi e le possibilità per lo sviluppo della cooperazione bilaterale e di presentare proposte relative ad ogni aspetto dell’esecuzione del Trattato italo-iracheno.

Più in particolare la Commissione:

a)  identifica i settori di interesse reciproco nei quali si possono realizzare forme di cooperazione fra Italia e Iraq;

b)  individua i progetti e le iniziative in fase di studio e di attuazione che possono essere realizzati nel quadro del Trattato;

c)  presenta proposte per ampliare la cooperazione fra i due Paesi e facilitare l'esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione fra Italia e Iraq.

Le riunioni della Commissione sono previste alternativamente a Roma e a Baghdad almeno una volta all’anno e comunque ogni volta che Italia o Iraq lo richiedano.

La prima riunione della Commissione si è svolta il 14 dicembre scorso, a Roma: nel corso dell’incontro sono stati trattati alcune problematiche di comune interesse afferenti ai settori dell’energia, della difesa, della sanità, dell’industria manifatturiera, delle infrastrutture e dei trasporti, dell’agricoltura, delle comunicazioni, dell’information technology e dei servizi. E’ stato altresì esaminato lo stato di avanzamento di alcune iniziative promosse da varie istituzioni italiane, a livello sia statale sia regionale, in materia di promozione degli investimenti, istruzione, cooperazione culturale e cooperazione allo sviluppo. Nel corso della riunione i due Ministri hanno sottoscritto l’Accordo bilaterale per la Promozione e la Protezione degli Investimenti ed un Protocollo esecutivo di cooperazione culturale.


Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione fra
l’Italia e l’Iraq

Il Trattato è stato firmato a Roma il 23 gennaio 2007 sulla base degli impegni assunti nel corso di una visita compiuta in Iraq nel giugno 2006 dall’allora Ministro degli Affari esteri, Massimo D’Alema. L’intesa è stata siglata subito dopo la conclusione della partecipazione italiana alla missione militare in Iraq (dicembre 2006), nel cui ambito le truppe italiane avevano il compito di garantire la cornice di sicurezza essenziale per consentire l’arrivo degli aiuti e di contribuire alle attività di più urgenti di ripristino delle infrastrutture e dei servizi essenziali. Alcune forme di collaborazione erano già in atto - per lo più in sede multilaterale - prima del raggiungimento dell’accordo, e tra queste le attività per la formazione del personale militare iracheno e per la configurazione del nuovo sistema giudiziario.

Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione ha quindi l’obiettivo di lanciare e dare un quadro giuridico a nuove forme di collaborazione sul piano bilaterale, in alcuni importanti settori, e di strutturare la partecipazione italiana alla ricostruzione.

Il Consiglio di Presidenza iracheno ha approvato il 18 agosto 2008 la legge che ratifica il trattato con l’Italia.

L'Italia - che è uno dei principali partner per la stabilizzazione in Iraq - partecipa all'International Compact with Iraq, un’iniziativa congiunta del governo iracheno e delle Nazioni Unite, che fissa gli obiettivi di sviluppo e riforma economica dell'Iraq. Il nostro Paese contribuisce inoltre all'IRFFI (International Reconstruction Fund Facility for Iraq), uno strumento finanziario multilaterale per la ricostruzione dell'Iraq che opera attraverso due fondi fiduciari amministrati dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale.

L’Accordo si compone di 17 articoli oltre che di un esteso Preambolo che delinea i principi generali cui esso si ispira: innanzitutto il rispetto della legalità internazionale, nel quadro della comune visione della centralità dell’ONU e dell’adesione alla Carta delle Nazioni Unite e alle altre Convenzioni in ambito di relazioni internazionali. Vengono poi affermati i principi del rispetto dell'uguaglianza sovrana degli Stati, del non ricorso alla minaccia o all'impiego della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza dell’altra Parte e della non ingerenza – diretta o indiretta -  negli affari interni della controparte.

Viene altresì enunciato il principio della cooperazione per la crescita socio-economica, in base al quale l’Italia metterà a disposizione esperti e militari per ridurre il divario di sviluppo. Viene parimenti sancito l’impegno al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nonché quello alla soluzione pacifica delle eventuali controversie.Le Parti si impegnano inoltre ad adottare iniziative atte alla creazione di uno spazio culturale comune all’interno del quale si possa sviluppare il dialogo tra le due culture.

Per realizzare la cooperazione, l’articolo 1 prevede riunioni periodiche, da tenersi alternativamente nei due Paesi, sia tra Capi di governo sia tra Ministri degli esteri, sia tra Vice ministri o funzionari.

Gli articoli 2, 3 e 4 disciplinano la cooperazione economica e finanziaria attribuendo un particolare interesse ai settori delle fonti energetiche,m della generazione elettrica, dei trasporti, delle comunicazioni, della tutela dell’ambiente, della lotta all’inquinamento, delle opere idrauliche e dei poli tecnologici. Le Parti favoriscono l’attuazione di Piani di Azione a favore delle PMI.

La cooperazione nel campo della sicurezza prevede scambi fra personale delle Forze armate e di polizia, corsi di formazione, addestramento ed esercitazioni congiunte. Tali attività saranno condotte a livello multilaterale oltre che bilaterale. La cooperazione investirà anche il settore industriale della sicurezza (articolo 5).

L’articolo 6 promuove la cooperazione per la crescita socio-economica mirata particolarmente allo sviluppo della condizione delle donne, dei bambini e delle fasce più deboli della popolazione.  A tal fine, l’articolo menziona una lunga serie di settori ai quali verrà attribuita grande attenzione (ad es. risorse umane, ambiente, energia, ecc.) sui quali le Parti si impegnano a scambiare informazioni ed esperti. Inoltre, le Parti riconoscono l’importanza della cooperazione decentrata che sarà attuata attraverso l’azione della società civile.

Alla cooperazione in campo culturale, dell’istruzione, scientifico e tecnologico sono dedicati gli articoli 7, 8 e 9. E’ previsto che la cooperazione in questi campi avvenga attraverso l’insegnamento (anche delle due lingue) e lo scambio di studenti, professori, formatori, ricercatori e artisti. Saranno favoriti i rapporti tra Università e istituti culturali dei due paesi, anche attraverso la concessione di borse di studio, ed è previsto un rafforzamento della collaborazione già esistente nel settore media-audiovisivo.

L’articolo 10 promuove la cooperazione per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale. Sono previsti, tra l’altro, il potenziamento del Sistema Nazionale iracheno per la tutela del patrimonio e la creazione del Sistema Nazionale iracheno per il catalogo dei beni culturali materiali e immateriali. La cooperazione si svolgerà nel settore museale, archeologico, architettonico, delle biblioteche, della musica e dello spettacolo. 

 La cooperazione nel settore medico-sanitario stabilita all’articolo 11, prevede sostanzialmente il potenziamento dell’offerta di servizi sanitari iracheni, attraverso l’adeguamento degli ospedali, sia generali che specializzati, nonché di tutte le altre strutture del sistema sanitario.

Il Trattato prevede anche un rafforzamento delle relazioni consolari (articolo 12) e la cooperazione nel settore legale, giudiziario e amministrativo (articolo 13).

Per conseguire l’attuazione del Trattato, viene istituita una Commissione mista ad alto livello, copresieduta dai Ministri degli esteri dei due Paesi, che si riunirà almeno una volta l’anno alternativamente in Italia e in Iraq (articolo 14[2]).

Infine, viene prevista una cooperazione finanziaria in base alla quale l’Italia si impegna a fornire strumenti creditizi ed assicurativi alle imprese italiane che intendano realizzare progetti di sviluppo in Iraq, mentre l’Iraq concederà alle stesse imprese le facilitazioni possibili per eseguire tali progetti (articolo 15).

Con l’articolo 16, l’Italia si impegna a rendere disponibili un massimo di 400 milioni di euro in crediti di aiuto entro il triennio che seguirà l’entrata in vigore del Trattato. Tale importo sarà rinnovabile per identico periodo.

L’articolo 17 reca le disposizioni finali. Il Trattato ha durata illimitata, salvo la denuncia di una delle due Parti, che avrà effetto sei mesi dopo la ricezione della notifica dall’altra Parte, ed entrerà in vigore alla ricezione della seconda comunicazione circa l’avvenuto espletamento delle procedure di ratifica.

L’autorizzazione alla ratifica del Trattato è intervenuta con la legge 20 marzo 2009, n. 27.

 

 


 

RAPPORTI PARLAMENTARI
ITALIA-IRAQ

(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

                                                                  

Presidente del Parlamento

(Consiglio dei Rappresentanti dell’Iraq)

Ayad al-Samarraye, eletto il 19 aprile 2009

 

 

Rappresentanze diplomatiche

 

Ambasciatore d’Italia in Iraq:Maurizio MELANI (dal marzo 2006).

 

Incaricato d’affari d’Iraq in Italia:Shamil Abdulaziz Mohammed AL KHATEEB (dal 14 settembre 2009), con grado di ministro plenipotenziario.

 

 

Incontri del Presidente

 

Il 9 giugno 2009, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha partecipato alla presentazione del “Museo virtuale dell’Iraq", svoltasi presso il Ministero degli affari esteri, un’iniziativa promossa dallo stesso Ministero e realizzata dal Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).

 

Il 27 febbraio 2009, il Vice Presidente della Camera, on. Rocco Buttiglione ha incontrato il Presidente del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani. Al centro del colloquio, i temi della ricostruzione e della tutela delle minoranze religiose.

 

Il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha incontrato il 18 giugno 2008 il Presidente della regione del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani. All’incontro hanno partecipato anche gli onn. Giorgio La Malfa (Misto) e Giorgio Holzmann (PDL). Barzani era accompagnato dall’ex deputato Dario Rivolta.

 

Il Presidente Fini ha ricordato come la comunità internazionale sia sensibile alle sofferenze patite dal popolo iracheno. Il Presidente del Kurdistan, pur sottolineando le difficoltà nel processo di ricostruzione del Paese, ha auspicato un ruolo sempre più incisivo dell’Italia ed ha invitato una delegazione parlamentare a visitare il Paese. Barzani ha inoltre espresso il timore che un’aumentata influenza dell’Iran in Iraq possa avere conseguenze sul Paese e sulla regione curda.

 

Incontri delle Commissioni

 

       Il Presidente della Commissione Affari Esteri, on. Stefano Stefani, ha incontrato, il 23 ottobre 2008, l’incaricato di affari dell’Ambasciata dell’Iraq a Roma, Mazin Abdulwahab Thiab al Abbas.

 

A centro del colloquio la questione delle risorse idriche in Iraq, che si trova in drammatiche difficoltà di approvvigionamento. I più importanti fiumi dell’Iraq, infatti, hanno la fonte in altri paesi e vengono da questi sfruttati intensivamente o  addirittura interrotti nel loro corso (come avverrebbe in Turchia e Iran). Mazin Abdulwahab Thiab al Abbas ha pertanto auspicato che la questione venga affrontata a livello internazionale ed il Presidente Stefani ha affermato  che il Parlamento italiano è sensibile a questo tema.

 

       Il Presidente della Commissione Affari Esteri, on. Stefano Stefani, ha incontrato, il 18 giugno 2008, il Presidente della regione del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani.

 

Barzani ha tracciato un quadro della situazione nel Paese ricordando che, nonostante gli sforzi compiuti, restano grandi tensioni soprattutto tra sunniti e sciiti. La Turchia, ha ricordato Barzani, deve risolvere politicamente i problemi con il PKK, ed in tale direzione i curdi iracheni sono pronti a dare una mano. Il petrolio resta la principale risorsa del Paese e viene gestita direttamente dallo Stato. Manca la presenza dell’ENI in Iraq. Il futuro del Paese è in un assetto federale, ma nel frattempo gli USA non devono abbandonare prematuramente il Paese. Da ultimo, Barzani ha auspicato l’apertura di un Consolato italiano, sulla falsariga di quanto hanno fatto altri Paesi europei.

 

Si ricorda che mercoledì 11 giugno 2008 il Ministro degli Affari esteri, Franco Frattini e il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, hanno reso comunicazioni davanti alle Commissioni riunite III (Affari esteri e comunitari)e IV (Difesa) della Camera dei deputatie III (Affari esteri, emigrazione) e IV  (Difesa) del Senato della Repubblica sugli sviluppi relativi alle missioni internazionali.

 

Cooperazione amministrativa

 

       Una delegazione di funzionari del Consiglio dei Rappresentanti dell'Iraq e del Global Centre for ICT in Parliaments ha visitato le biblioteche parlamentari della Camera e del Senato dal 17 al 19 novembre 2008. La visita è stata organizzata congiuntamente con il Senato della Repubblica.

 

La Camera dei deputati ha ospitato, il 13 giugno 2008, una delegazione di 13 diplomatici iracheni partecipanti al "Corso di specializzazione in geopolitica, democratizzazione e tutela dei diritti umani", organizzato dalla SIOI, su incarico del Ministero degli Affari esteri italiano. La delegazione è stata ricevuta alla Camera dal dott. Marco Cerase, Consigliere del Servizio Prerogative e Immunità, che ha illustrato le principali caratteristiche dell'ordinamento costituzionale italiano, con particolare riguardo al ruolo del  Parlamento e all'iter di approvazione delle leggi.

 

Unione Interparlamentare

 

In ambito UIP opera la sezione di amicizia Italia-Iraq, presieduta dalla sen. Barbara Contini (PDL).

 

Disegni di legge di ratifica di trattati internazionali

 

Legge 20 marzo 2009, n. 27, Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione fra la Repubblica italiana e la Repubblica dell'Iraq[3], firmato a Roma il 23 gennaio 2007.

 

Legge 24 febbraio 2009, n. 12, "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali"[4]


Documentazione

 


 

 

 

Direzione Generale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente

 

Scheda Paese

Repubblica dell’Iraq

 

15 dicembre 2009

 

Iraq - Bandiera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mappaINDICE

Quadro macroeconomico                                                 

CENNI STORICI

QUADRO ISTITUZIONALE  

POLITICA INTERNA 

Questione curda 

Diritti umani e minoranze religiose  

L’IMPEGNO MULTILATERALE IN IRAQ  

Iraq e Nato  

Iraq e Consiglio di Sicurezza ONU  

Status Force Agreement (SOFA)

ECONOMIA 

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE  

COOPERAZIONE BILATERALE  

Visite  

Interscambio con l’Italia 

Principali gare internazionali e commesse acquisite da imprese italiane..

Trattative in corso  

COOPERAZIONE CULTURALE  

Recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale e archeologico..

Formazione  

COOPERAZIONE SCIENTIFICA 

Università e Istituzioni Scientifiche  

COOPERAZIONE PER LA RICOSTRUZIONE DEL PAESE  

 

 

QUADRO MACROECONOMICO

 

Popolazione*: circa 30.1 milioni [Fonte EIU 2008]

Superficie: 441.839 Kmq

PIL 2007 (in US$)**: 62.400 milioni

PIL 2008 (in US$)**: 97.200 milioni

PIL 2009 (proiezioni in US$)**: 83.500 milioni

Variazione PIL reale 2007**: + 1.5%

Variazione PIL reale 2008**: + 9%

Variazione PIL reale 2009** (proiezioni a prezzi interni e internazionali del petrolio costanti): + 7.7%

PIL Pro capite nominale 2007 (in US$) **: 2.108

PIL Pro capite nominale 2008 (in US$) **: 3.198

PIL Pro capite nominale 2009 (in US$)**: 2.673

Interscambio 2007 (volume complessivo Export+Import in US$)**: 58.463 milioni

Export: 37.835 milioni

Import: 20.628 milioni

Interscambio 2008 (volume complessivo Export+Import in US$)**: 108.065 milioni

Export:  65.487 milioni

Import: 42.578 milioni

Interscambio 2009 (proiezioni volume complessivo Export+Import in US$)**: 91.147 milioni

Export: 46.396 milioni

Import: 44.751 milioni

Bilancio pubblico 2007 (in US$)***: entrate 33.400 milioni; spese 41.000 milioni

Bilancio pubblico 2008 (in US$)***: entrate 42.300 milioni (con prezzo medio del greggio a 57 US$ al barile), assestato a 59.700 milioni da stanziamenti supplementari; spese 48.700 milioni

Bilancio pubblico 2009 (in US$)***: entrate 42.700 milioni (con prezzo medio del greggio a 50 US$ al barile), con previsioni di assestamento a 44.000 milioni; spese 58.600 milioni, con previsioni di assestamento della spesa a 63.200 milioni

*     (dati Banca Mondiale)

**   (dati Fondo Monetario Internazionale)

*** (dati Ministero delle Finanze iracheno)

CENNI STORICI

 

Il moderno Iraq si estende in gran parte nel territorio dell'antica Mesopotamia, culla delle più antiche civiltà del mondo come i Sumeri, i Babilonesi e gli Assiri. La regione fu a lungo contesa dall’impero persiano, dall’impero romano e dagli arabi, divenendo definitivamente parte integrante dell'impero ottomano nel 1638. Al termine del primo conflitto mondiale, le truppe britanniche, unendo le tre province di Bassora, Mosul e Baghdad, dichiararono l’Iraq stato indipendente. Nell'agosto del 1921 - nell'Iraq ormai in mani inglesi - fu istituito il Regno dell’Iraq, e ne fu posto a capo l’hāshemitaFaysal ibn al-Husayn. La decisione era effetto della Conferenza del Cairo, cui aveva partecipato anche Churchill, ministro delle colonie inglesi, e nella quale si optò per un colonialismo indiretto, coperto da un apparato arabo. I britannici governarono l’Iraq fino al 1932. Nel 1941, la monarchia fu rovesciata da un colpo di stato sostenuto dalla Germania nazista. Alla fine della seconda guerra mondiale, cessata la tutela britannica, la monarchia perseguì una linea filo-occidentale, ma nel 1958 un secondo colpo di stato, attuato dal Comitato degli Ufficiali Liberi guidati dal generale Abd al-Karim Qāsim (Kassem), istituì la repubblica, giustiziando la famiglia reale. Dopo una serie di colpi di stato, nel 1963 conquista il potere il Baath, partito di ispirazione socialista e panaraba, sostenuto dall'Egitto di Nasser. Nel 1972 il Governo in carica nazionalizza l’industria petrolifera e vengono avviate una serie di riforme, che hanno il merito di riconoscere i diritti delle donne e di imporre uno stato laico. Si arriva alla definitiva conquista del potere da parte di Saddam Hussein nel 1979, che instaura un regime dittatoriale improntato al culto della personalità. L’anno successivo, con l’appoggio degli Stati Uniti e dei paesi NATO, l’Iraq invade alcuni territori del vicino Iran per riacquistare il controllo dello Shatt al-Arab; la guerra si conclude  solo nel 1988. Il 2 agosto1990, l'Iraq occupa il Kuwait, provocando la prima guerra del Golfo. L’intervento internazionale – dietro mandato ONU – viene guidato dagli Stati Uniti. Il 3 aprile 1991, con la Risoluzione 687, il Consiglio di Sicurezza ONU definisce le condizioni per il cessate il fuoco formale tra l’Iraq e le forze della coalizione e decide in merito al processo di disarmo del Paese. La Risoluzione istituisce inoltre una Commissione Speciale delle Nazioni Unite (UNSCOM) con il compito di effettuare ispezioni e controlli nel territorio iracheno e stabilisce la creazione di un fondo per risarcire i danni provocati a seguito dell’invasione del Kuwait, prevedendo anche una commissione incaricata di gestirlo.  Con la Risoluzione 986 del 1995, le sanzioni vengono attenuate con il programma “Oil for Food”, che autorizzava l’Iraq a esportare due miliardi di dollari di greggio al semestre per l’acquisto di viveri e medicinali. Tale situazione di instabilità porterà alla seconda guerra del Golfo, che vedrà la caduta di Saddam Hussein nel dicembre 2003. Il regime si sgretola e Saddam Hussein, dopo una breve fuga, viene arrestato nel 2004, quindi processato e giustiziato nel 2006. Una delle conseguenze della guerra e della caduta del regime è stato il risveglio delle tradizionali divisioni religiose e tribali tra la comunità sciita (maggioritaria, ma emarginata durante il regime baathista), e quella sunnita. In entrambe le comunità crebbe l’avversione contro l’occupazione militare e l’amministrazione straniera, provocando numerosi attentati terroristici. Nell'ottobre 2003, con la Risoluzione 1511, l’ONU ha ripreso un ruolo centrale nella crisi irachena, autorizzando la presenza della forza multinazionale in Iraq e fissando un piano rivolto all’elezione di un Parlamento e alla costituzione di un governo, cui sarebbe stata trasferita la sovranità entro il giugno del 2004.   

Fino al giugno 2004, il Paese rimane governato dalla Coalition Provisional Authority (CPA) a guida americana, presto affiancata dal Governing Council, organo consultivo composto da vecchi oppositori politici del precedente regime. Nel maggio 2004, il Governing Council vara la Transitional Administration Law (TAL) con il compito di guidare l’amministrazione provvisoria del paese fino alle prime elezioni democratiche.Successivamente, l’autorità viene trasformata in un “Interim Government”, guidato dal Primo Ministro Iyad Allawi.

La TAL istituisce un’Assemblea Costituente, incaricata di redigere la nuova Costituzione democratica. Durante la stesura della Costituzione, il potere esecutivo viene affidato ad un Governo Provvisorio guidato dal Primo Ministro Ibrahim al-Jaafari.

La Costituzione viene approvata da un referendum popolare nell’ottobre 2005 e nel mese di dicembre dello stesso anno si tengono le elezioni per l’Assemblea Legislativa (Consiglio dei Rappresentanti). Dopo lunghe discussioni sulla formazione del nuovo governo, nel maggio 2006, si insedia il governo guidato dall’attuale Primo Ministro, Nouri al-Maliki.


Dati di base:

 

 

Capitale (abitanti):

Baghdad (6.307.000)

Principali città (abitanti):

Niniveh (1.353.000), Bassora (1.932.000), Babil (1.424.000)

Nome ufficiale:

Repubblica dell’Iraq

Forma dello Stato:

Repubblica

Presidente della Repubblica:

Jalal Talabani

Primo Ministro:

Nouri al-Maliki

Unità monetaria:

Dinaro iracheno

Partecipazione a

Organizzazioni Internazionali:

Lega Araba, OCI, ONU, OPEC

Popolazione:

30,1 milioni (Fonte EIU: 2008. Stime 2009: 30,7 mil.)

Tasso di crescita:

2,0% (crescita media annuale nel periodo 2001-2007) [Fonte: Banca Mondiale, settembre 2008]

Gruppi etnici:

Arabi Sunniti, Sciiti, Curdi, Azeri

Religioni:

Musulmana sciita (concentrata soprattutto nelle regioni del sud; 60%), musulmana sunnita (17%), curda, minoranze cristiane (sia cattoliche che ortodosse)

Lingue:

Arabo, Curdo, Turcomanno e Aramaico in alcune parti del nord e nord-est del paese. Diffuso l’Inglese

Partiti politici principali

United Iraq Alliance, Democratic Patriotic Alliance of Kurdistan; Iraqi Accord Front (sunnita); Iraqi National List (misto); National Dialogue Front (misto, ma a guida sunnita); The Iraqis (sunnita); Kurdistan Islamic Union; Turkoman Front

 


QUADRO ISTITUZIONALE

 

L’Iraq, secondo la Costituzione adottata nel 2005, è una Repubblica federale a sistema  parlamentare. Il potere legislativo è affidato ad una struttura bicamerale: il Consiglio dei Rappresentanti ed il Consiglio Federale. Il Consiglio dei Rappresentanti è composto da 275 parlamentari, di cui 70 donne che, secondo la Costituzione, devono essere in numero pari ad almeno il 25% dei deputati.

Il Presidente della Repubblica, Jalal Talabani (curdo, capo della componente PUK della Kurdish Alliance), è affiancato da due Vice Presidenti: Adel Abd al-Mahdi (sciita del SIIC, partito di ispirazione religiosa) e Tariq al-Hashimi (sunnita del Partito Islamico). Le tre cariche costituiscono il “Presidency Council”[5].

Il potere esecutivo è affidato al Consiglio dei Ministri, guidato dal Primo Ministro al-Maliki (sciita del partito Dawa, di ispirazione religiosa e nazionalista). Questo incarico viene affidato dal Presidente della Repubblica al candidato della coalizione più ampia in seno al Consiglio dei Rappresentanti. Il Primo Ministro presenta i Ministri ed il programma di governo al Consiglio dei Rappresentanti, che li approva a maggioranza assoluta.

Secondo la Costituzione, il potere giudiziario è indipendente. L’“Higher Judicial Council” è l’organo di controllo incaricato di supervisionare il buon andamento della giustizia, mentre la Corte Suprema Federale si pronuncia sulla costituzionalità delle leggi e sui conflitti di attribuzione tra governo federale e autorità periferiche.


Composizione del Governo di Al-Maliki:

Portafoglio

Ministero

Coalizione

Partito

Nomina (data)

Primo Ministro

Nouri al-Maliki

United Iraqi Alliance

Islamic Dawa Party

20/05/2006

Vice Primo Ministro

·          Barham Salih

·          Salam al-Zobaie

 

·          Raffie al-Issawi

Kurdistani Aliance

Iraqi Accord Front

 

Iraqi Accord Front

Patriotic Union of Kurdistan

Iraqi People’s Conference

 

Iraqi Islamic Party

20/05/2006

20/05/2006

01/08/2007

19/07/2008

Ministro degli Interni

·          Nouri al-Maliki

(acting)

·          Jawad Bulani

United Iraqi Alliance

 

United Iraqi Alliance

Islamic Dawa Party

 

Indipendente

20/05/2006

08/06/2006

08/06/2006

Ministro degli Esteri

Hoshyar Zebari

Kurdistani Alliance

Kurdistan Democratic Party

20/05/2006

Ministro della Difesa

·          Salam al-Zaubai

(acting)

·          Qadir Obeidi

Iraqi Accord Front

 

Iraqi Accord Front

Iraqi People’s Conference

 

Indipendente

20/05/2006

08/06/2006

08/06/2006

Ministro del Petrolio

Hussain al-Shahristani

United Iraqi Alliance

Indipendente

20/05/2006

Ministro dell’Elettricità

Karim Waheed

United Iraqi Alliance

Indipendente

20/05/2006

Ministro della

Pianificazione

Ali Baban

Iraqi Accord Front

(expelled 2007)

Iraqi Islamic Party

(expelled 2007)

20/05/2006

Ministro della Scuola

Abd Dhiyab al-Ajili

Iraqi Accord Front

Iraqi Islamic Party

20/05/2006

01/08/2007

19/07/2008

Ministro della

Municipalità e Lavori

Pubblici

Riad Ghareeb

United Iraqi Alliance

Supreme Islamic Iraqi Council

20/06/2006

Ministro delle Finanze

Bayan Jabor

United Iraqi Alliance

Supreme Islamic Iraqi Council

20/05/2006

Ministro delle Risorse Idriche

Abdul-Latif Rashid

Kurdistani Alliance

Patriotic Union of Kurdistan

20/05/2006

Ministro dell’Ambiente

Narmin Othman

Kurdistani Alliance

Patriotic Union of Kurdistan

20/05/2006

Ministro del

Commercio

Abdul Falah al-Sudany

United Iraqi Alliance

Islamic Dawa Party – Iraq Organisation

20/05/2006

Ministro dei Trasporti

·                     Karim Mahdi Salih

Aamer Abdeljabbar Ismail

United Iraqi Alliance

United Iraqi Alliance

Sadrist Movement

20/05/2006

16/04/2007

Ministro del Lavoro e degli Affari Sociali

Mahmoud al-Radi

United Iraqi Alliance

Supreme Islamic Iraqi Council

20/05/2006

Ministro dei Diritti

Umani

Wijdan Michael

Iraqi National List

Iraqi National Accord

20/05/2006

16/04/2007

Ministro della Salute

Ali al-Shemari Salih al-Hasnawi

United Iraqi Alliance

Sadrist Movement

20/05/2006

16/04/2007

30/10/2007

Ministro della

Costruzione Edilizia

Bayan Dezei

Kurdistani Alliance

Kurdistan Democratic Party

20/05/2006

Ministro dell’Educazione

Khodair al-Khozaei

United Iraqi Alliance

Islamic Dawa Party – Iraq Organisation

20/05/2006

Ministro dell’Agricoltura

·                     Yaroub al-Abodi

·                     Ali al-Bahadili

United Iraqi Alliance

Sadrist Movement

20/05/2006

16/04/2007

30/11/2007

Ministro della Giustizia

·                     Hashem al-Shebly

·                     Safa al-Safi

Iraqi National List

United Iraqi Alliance

National Democratic Party

Indipendente

20/05/2006

31/03/2007

31/03/2007

Ministro della Cultura

·                     Asaad Kamal Hashemi

·                     Mahir Dali Ibrahim al-Hadithi

Iraqi Accord Front

 

Iraqi Accord Front

Iraqi People’s Conference

Iraqi People’s Conference

20/05/2006

01/08/2007

19/07/2008

Ministro della Scienza e della Tecnologia

Raed Fahmy Jahid

Iraqi National List

Iraqi Communist party

20/05/2006

Ministro degli

Spostamenti e delle Migrazioni

Abdul Samad Sultan

United Iraqi Alliance

Fayli Kurd

20/05/2006

Ministro per lo Sport e la Gioventù

Jasem Mohammed Jaafar

Kurdistani Alliance

Shiite Turkmen

20/05/2006

Ministro dell’Industria e dei Minerali

Fawzi Hariri

Kurdistani Alliance

Kurdistan Democratic Party

20/05/2006

Ministro delle

Comunicazioni

Mohammed Tawfiq Allawi

Farouq Abdul Qadir Abdul Rahman

Iraqi National List

 

Iraqi Accord Front

 

20/05/2006

24/08/2007

19/07/2008

 

Ministri di Stato:

Affari di Sicurezza Nazionale

·      Barham Salih

 

·      Shirwan Waili

Kurdistani Alliance

United Iraqi Alliance

Patriotic Union of Kurdistan

 

Islamic Dawa Party – Iraq Organisation

20/05/2006

08/06/2006

08/06/2006

Affari dei Governatorati

·      Saad Taher Abd Khalaf al-Hashemi

·      Kholoud Sami Azaza

Iraqi National List

United Iraqi Alliance

Iraqi National Accord

20/05/2006

24/08/2007

19/07/2008

Affari della Società Civile

·      Adel al-Assadi

·      Thamir Jaafar al-Zubeidi

United Iraqi Alliance

United Iraqi Alliance

Islamic Action Organisation

20/05/2006

19/07/2008

Affari Esteri

·      Rafi al-Isawi

·      Mohammed Munajid Aifan al-Dulaimi

Iraqi Accord Front

Iraqi Accord Front

Iraqi Islamic Party

20/05/2006

01/08/2007

Dialogo Nazionale

·      Akram al-Hakim

United Iraqi Alliance

Supreme Islamic Iraqi Council

20/05/2006

Donne

·          Faten Abdul Rahman Mahmoud

·          Nawal Majeed Hameed

Iraqi Accord Front

 

Iraqi Accord Front

 

Iraqi Islamic Party

20/05/2006

01/08/2007

 

19/07/2008

Turismo ed Antichità

·                     Liwaa Semeism

 

·                     Ahtan Abbas No’man

United Iraqi Alliance

 

United Iraqi Alliance

 

Sadrist Movement

20/05/2006

16/04/2007

19/07/2008

Affari dell’Assemblea Nazionale

Safaaeddine al-Safi

United Iraqi Alliance

 

Indipendente

20/05/2006

Senza Portafoglio

Muhammad Abbas al-Uraybi

Iraqi National List

 

20/05/2006

24/08/2007

Senza Portafoglio

Ali Muhammad Ahmad

Kurdistan Islamic Union

Kurdistan Islamic Union

20/05/2006

Senza Portafoglio

Hasan Radi Kzim al-Sari

United Iraqi Alliance

 

Iraqi Hezbollah

20/05/2006


 

 

POLITICA INTERNA

 

 

Nelle due consultazioni elettorali del 2005 si è registrata la vittoria dei partiti religiosi sciiti e sunniti; nel Kurdistan iracheno hanno vinto i due partiti facenti capo rispettivamente ai leader Massoud Barzani (KDP) e Jalal Talabani (PUK), confluiti in un’unica lista. Il Primo Ministro al-Maliki ha formato nel maggio 2006 un governo di unità nazionale, espressione di una coalizione composta dai partiti sciiti Dawa e SCIRI (successivamente rinominato SIIC), dai partiti curdi PUK e KDP uniti nella “Kurdish Alliance”, dal movimento sadrista, dal Blocco sunnita (Tawafok) e dal partito laico “Iraqi List” dell’ex Primo Ministro Allawi.

Nel 2007, contrasti tra le forze politiche hanno portato i ministri, appartenenti al movimento sadrista  e,  successivamente, anche quelli del Tawafok e dell’Iraqi List, ad abbandonare il governo. Il 26 agosto 2007, per superare le crescenti difficoltà, è stata raggiunta un’intesa tra i “cinque leaders” per procedere ad una gestione collegiale mediante un Comitato di Direzione Strategica (non previsto dalla Costituzione, ma consolidatosi come prassi), di cui fanno parte il  Presidente della Repubblica, i due Vice Presidenti, il Primo Ministro. A partire dalla metà del 2007, dopo il grave deterioramento delle condizioni di sicurezza nel paese, si è assistito a progressivi miglioramenti della situazione generale e del processo di riconciliazione nazionale, che ha coinvolto anche  le forze sunnite. La decisione del Primo Ministro di disarmare le milizie, grazie soprattutto al potenziamento delle forze di sicurezza irachene, ha rafforzato la sua posizione, facilitando una nuova intesa con i partiti sunniti.

Un ulteriore rafforzamento del Primo Ministro si è avuto con le elezioni provinciali del 31 gennaio 2009 che hanno visto un crollo del SIIC, la vittoria delle sue liste  a Baghdad e nel sud, nonché un’affermazione di forze nazionaliste e tribali a scapito del partito islamico nelle aree abitate dai sunniti[6] e dei partiti curdi nelle aree miste.

In vista delle prossime del 2010, il dibattito politico è particolarmente acceso. Si sta ricostituendo l’Alleanza sciita, fortemente voluta dal regime iraniano. Al-Maliki, invece, vorrebbe costituire un’alleanza trasversale per unire i vincitori delle elezioni provinciali con un programma nazionalista e “iracheno”[7]. Il Grande Ayatollah Al Sistani appoggia, unitamente ai curdi e a parte del Partito Islamico Sunnita, l’ipotesi di una coalizione interetnica e intersettaria che dovrebbe lasciare pochissimo spazio a gruppi minori e dissidenti. Questa idea è sostenuta anche dallo speaker del Parlamento Al Samaray, che ad oggi ne è anche il più credibile leader. A questo progetto lavorano con ambiguità e incertezze il Vice Presidente della Repubblica, Adel Abd al-Mahdi, e il Presidente della Commissione Esteri del Parlamento, Humam Hamudi.

Il Vice Primo Ministro Al Issawi, uno dei sunniti più autorevoli tra i membri del Governo, è invece attivamente impegnato a ricostruire l’Alleanza Sciita, allo scopo dichiarato di superare le divisioni settarie con una coalizione tra le forze “secular and liberals”. Su tale piattaforma nazionale sembra stiano convergendo Ayad Allawi (sciita laico), il Ministro dell’Interno Jawad Bolani (sciita), il Ministro del Piano Ali Baban (sunnita) e Abu Risha.

In questa cornice in costante evoluzione, i curdi stanno vagliando con quali forze allearsi, soprattutto dopo la frattura intervenuta nell’alleanza sciita. Il Governo curdo ha dato un segnale di distensione decidendo di non far coincidere con le elezioni del 25 luglio 2009 il referendum sulla Costituzione regionale, molto criticato nel resto del paese perché rivendica aree contese. Ciononostante, i tentativi di intesa politica tra il Presidente curdo Barzani e Al-Maliki non hanno finora avuto successo.

La situazione di estrema incertezza anche rispetto alle prossime elezioni del 2010 è stata costellata da diversi attentati organizzati allo scopo di destabilizzare ulteriormente il Paese.

Dopo il ritiro, in un limitato numero di basi, delle forze americane dai centri delle città irachene in data 30 giugno 2009[8] si sono intensificati gli attacchi terroristici che hanno avuto un momento di picco ad agosto con i due attentati ai danni dei Ministeri delle Finanze e degli Esteri.[9]

Al-Maliki e Zebari, appoggiati dal Consiglio dei Ministri, hanno accusato paesi vicini come la Siria di ospitare gli autori dei sanguinosi attentati e di essere coinvolta nei tentativi di destabilizzazione dell’Iraq.[10] Il Governo iracheno ha sollecitato l’intervento dell’ONU per l’istituzione di un Tribunale Internazionale, al fine di individuare le interferenze e i sostegni al terrorismo da parte di paesi vicini. Il 25 ottobre 2009 si è verificata l’esplosione di due autobombe nei pressi di edifici governativi, provocando la morte di 160 persone e di almeno 500 feriti. Subito dopo l’attentato, il Governo iracheno ha  ufficializzato la richiesta all’ONU per la nomina di un fact finder, individuato nell’argentino ASG Fernandez Taranco, che a novembre 2009 si è recato in Iraq. La visita ha costituito una prima risposta a quanto chiesto dagli iracheni (anche se ha avuto un carattere più formale che sostanziale). Tutto dipenderà daeventuali ulteriori insistenze irachene e dall’atteggiamento americano e degli altri membri del CdS se la missione costituirà l’avvio di un serio meccanismo di indagine. In data 8 dicembre 2009, si sono verificati nuovi gravi attentati a Baghdad, che hanno provocato 180 morti (cifra da confermare), in prossimità dei Ministeri dell’Industria e del Lavoro ed in varie località (tra cui una moschea vicino l’Ambasciata italiana e l’Università). Ancora una volta si è trattato di attacchi contro simboli delle istituzioni e del potere statale.

Dopo lunghe e laboriose trattative, soprattutto sulle modalità del voto a Kirkuk, è stata votata dal Parlamento, in data 8 novembre 2009, la nuova legge elettorale che dovrebbe consentire lo svolgimento delle elezioni legislative nel prossimo anno.

La nuova legge, diversamente dalla precedente, prevede “liste aperte”, cioè con la possibilità di esprimere preferenze. A questa esigenza, fortemente voluta dalla maggioranza della popolazione e chiesta con tutta la sua autorevolezza dal Grande Ayatollah Al Sistani, hanno dovuto cedere le leadership di quasi tutti i partiti, più a loro agio con le liste bloccate.

Il voto a Kirkuk si farà, come voluto dai curdi, con le liste degli elettori aggiornate al 2009, e quindi con gli incrementi di popolazione comprensivi dei ritorni intervenuti dal 2003. Vi sarà però una loro verifica da parte della Commissione elettorale, che se accerterà irregolarità nella compilazione, potrà disporre misure riparatorie o compensative. E’ previsto un incremento su scala nazionale del numero complessivo dei seggi parlamentari che, per quanto riguarda il Governatorato di Kirkuk, dovrebbe andare a vantaggio di una maggiore rappresentanza di arabi e turcomanni.

Alla minoranza cristiana è garantita una quota minima di cinque seggi in tutto il paese.

Il testo della legge elettorale - approvato dal Parlamento e successivamente sottoposto al veto del Vice Ministro al-Hashimi, in quanto conteneva contraddizioni sulla distribuzione dei parlamentari tra le circoscrizioni – è stato finalmente approvato in data 6 dicembre 2009. Gli emendamenti apportati prevedono che i seggi della Regione curda sono aumentati di alcune unità, in modo accettabile per tutte le parti e sono state definite le modalità del voto degli iracheni all’estero. Per ridurre al massimo i malumori sulle compensazioni necessarie, il numero totale dei parlamentari, già aumentato rispetto all’attuale Parlamento per tenere conto della crescita demografica, è ulteriormente salito da 323 a 325,

Il Vice Presidente Al-Hashimi, che aveva posto il veto al precedente testo, si è detto soddisfatto. Un ruolo determinante per trovare una via d’uscita è stato svolto dal Capo dell’UNAMI, Ad Melkert, e da Iyad Allawi che ha fatto la spola tra Barzani, al-Hashimi e gli sciiti di Ammar al-Hakim per fare accettare il lodo messo a punto dal suo alleato di coalizione al-Issawi. La data delle elezioni dovrebbe essere quindi il 27 febbraio 2010, suggerita da Melkert, se aspetti tecnici non richiederanno qualche leggero rinvio, comunque entro il 7 marzo.

E’ ancora difficile valutare come si distribuiranno i voti tra i quattro principali blocchi: l’alleanza a dominanza sciita (forte soprattutto nel sud; se si esprimesse come candidato Primo Ministro il Vice Presidente della Repubblica Adel Abdel Mahdi e se si alleasse dopo le elezioni con la lista Allawi-Mutlaq-Issawi potrebbe non essere troppo sgradita agli arabi); quella di al-Maliki, probabilmente prevalente a Baghdad (ma verso la quale resta una forte diffidenza dei vicini paesi arabi); quella curda; quella sopracitata facente capo ad Allawi (forte tra i sunniti e con buoni sostegni interconfessionali a Baghdad).

Da tale quadro emerge che, dopo le elezioni, la formazione del nuovo Governo sarà laboriosa e che sarà difficile averla prima dell’estate. Nel frattempo, il Paese dovrà andare avanti e, collaborare con i paesi vicini per contrastare le infiltrazioni terroristiche, permettendo all’attuale Governo di poter gestire, seppur con le limitazioni del caso, alcuni aspetti cruciali come l’attuazione dei grandi contratti nei settori dell’energia e delle infrastrutture.  

 

Questione curda

In data 28 ottobre 2009 è stato formato il nuovo Governo Regionale curdo guidato dall’esponente del PUK, Barham Salih, già autorevole Vice Primo Ministro nel Governo centrale a Baghdad.

Si tratta di una compagine ridotta rispetto alla precedente (i ministri sono scesi da 42 a 21) nella quale, oltre ai due maggiori partiti KDP e PUK, sono entrati a far parte il partito comunista, il movimento islamico e i partiti di rappresentanza delle minoranze cristiana, turcomanna e yazidi.

Restano fuori, malgrado i tentativi di Barzani e dello stesso Barham Salih di coinvolgerli nella coalizione, il nuovo partito Gorran/Change, che ha eroso i consensi del PUK soprattutto nella provincia di Suleymaniya.

Il nuovo Governo avrà essenzialmente due sfide. La prima sarà la coabitazione tra il Presidente Massoud Barzani e il Primo Ministro Barham Salih, pragmatico, moderato, molto vicino al Presidente della Repubblica Talabani e fautore del dialogo e della moderazione nei rapporti con il Governo centrale iracheno e con la Turchia, in una situazione nella quale il ridimensionamento elettorale soprattutto del PUK in favore di Gorran/Change rafforza oggettivamente il KDP, malgrado le ostentazioni di gestione paritetica riflessa nella distribuzione dei Ministeri.

La seconda sfida sarà l’esigenza di recuperare ai due grandi partiti storici una credibilità in larga parte erosa e che sarà messa nuovamente alla prova nelle previste prossime elezioni provinciali all’interno della Regione (la cui data non è stata ancora fissata) nelle quali il Gorran/Change si candida, con notevoli probabilità di successo, a sostituire il PUK alla guida della provincia di Suleymaniya.

Dalla precedente compagine governativa rimangono in carica soltanto il potente Ministro dell’Interno Karim Sinjari (KDP) e il Ministro delle Finanze Bayiz Saeed Talabani (PUK).

 

Diritti umani e minoranze religiose

L’Iraq non ha ratificato il Primo Protocollo Addizionale al Patto dei diritti civili e politici, il Protocollo sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, la Convenzione contro la tortura ed il suo Protocollo addizionale, la Convenzione sulle persone con disabilità, la Convenzione Internazionale contro le sparizioni forzate e il secondo Protocollo Addizionale al Patto dei diritti civili e politici sull’abolizione della pena capitale e  le successive moratorie.  Per quanto riguarda le carceri, secondo l’UNAMI, le condizioni dei detenuti restano preoccupanti (molti rimangono a lungo nelle prigioni senza garanzia di un giusto processo; diffuso altresì l’uso della tortura e la detenzione di minorenni). Critica è anche la situazione delle minoranze presenti nel Paese tra le quali rientrano i cristiani, gli shabak, gli yazidi, i turchi (a Nineveh e Tameem) e i curdi. Varie fonti riferiscono che gli attacchi contro le minoranze spesso rimangono impuniti. Molti sono stati costretti ad identificarsi come arabi e kurdi per accedere all’educazione o ai servizi sanitari. In molti casi, in particolare i cristiani, sono stati costretti a vendere le proprie proprietà e a lasciare il paese.

Dall’inizio della guerra, la libertà religiosa è stata fortemente condizionata da diffusi episodi di violenza, che hanno coinvolto cristiani, sciiti e sunniti. Si ritiene tra l’altro che le violenze spesso abbiano avuto come obiettivo quello di alterare l’equilibrio demografico in aree contese.

Negli ultimi tempi, le violenze contro i cristiani si sono intensificate, tanto che il 19 febbraio 2009 a Beirut, nel convegno “Cristiani d’Iraq”, organizzato dalle Chiese Cristiane mediorientali, si è parlato della drammaticità della loro situazione.


L’IMPEGNO MULTILATERALE IN IRAQ

 

 

La Risoluzione 1770 del Consiglio di Sicurezza ONU, approvata nell’agosto 2007, ha rafforzato il ruolo delle Nazioni Unite che, grazie alla missione UNAMI, sostiene il governo e le istituzioni irachene nei processi di ricostruzione e riconciliazione nazionale.

La missione di addestramento della NATO (NTM-I) svolge un ruolo significativo nella formazione della leadership delle Forze Armate e di sicurezza irachene. Nell’ambito dell’NTM-I, l’Italia, che annovera il maggior numero di formatori, è responsabile dell’addestramento della Polizia Nazionale attraverso l'Arma dei Carabinieri.

La NATO ha deciso di accogliere la richiesta irachena di estendere la missione anche dopo la fine del 2009 e di ampliarne le competenze.

L’Unione Europea, a sua volta, sta rafforzando il suo impegno in Iraq soprattutto nel campo dell’institution building. Ha avviato con il programma EuJust/Lex, la formazione di magistrati, ufficiali di polizia e funzionari dell'amministrazione penitenziaria.

I paesi del G8 hanno avviato nelle due Conferenze ministeriali, tenutesi a Sharm el-Sheikh (3-4  maggio 2007), l’International Compact with Iraq (ICI) per la stabilizzazione e lo sviluppo economico-sociale del paese, in un quadro di riconciliazione interna e di dialogo regionale, e il programma “Neighbouring process”[11] per rafforzare il Paese. In questo ambito, si è  decisa la costituzione di tre gruppi di lavoro (controllo delle frontiere, rifugiati ed energia) per affrontare più efficacemente le problematiche transfrontaliere.[12]

Dal marzo 2007, l’Italia presiede il Comitato dei Donatori dell’International Reconstruction Fund Facility for Iraq (istituito nel 2004), che gestisce le risorse dei Paesi donatori (1,3 miliardi di €) per la ricostruzione dell’Iraq. A questi sforzi si sono affiancati quelli dell’ICI che coordina i donatori in stretta collaborazione con il Governo iracheno. A partire dall’estate 2009, anche grazie all’arrivo di Ad Melkert alla guida di UNAMI, il Compact ha modificato il proprio approccio allo scopo di rendere l’Iraq più autonomo nelle scelte e per integrare maggiormente i programmi ICI con il Piano di Sviluppo Nazionale, come richiesto dagli stessi iracheni.


Iraq e NATO

Alla fine del 2008, è stato approvato il progetto di legge per il ritiro delle forze alleate che consente il rinnovo degli accordi vigenti tra Iraq, NATO e altri 5 Paesi sullo status delle forze armate nel paese. L’approvazione del progetto ha permesso di definire il quadro giuridico necessario alla prosecuzione della NATO Training Mission–Iraq (NTM–I), molto simile al SOFA concluso tra Iraq e Stati Uniti.

Il Long Term Agreement relativo alla NTM-I è stato firmato anche grazie all’intervento diretto del Presidente Obama, a seguito della visita di Hoop Scheffer nel luglio 2009. 

Il SOFA con i britannici, firmato nel dicembre 2008, è stato ratificato dal Parlamento iracheno solo nell’ottobre 2009. Ciò consentirà il ritorno in Iraq delle truppe britanniche, che medio tempore avevano lasciato il paese.

L’accordo con la NATO, si è a sua volta concluso positivamente. L’intesa è stata raggiunta dall’ASG Howard e dal Ministro della Difesa iracheno, Abdul Qader Jassim e prevede che la giurisdizione irachena venga esercitata soltanto in caso di gravi crimini, compiuti fuori dal servizio e al di fuori delle aree identificate per le attività del personale NATO. Le Autorità irachene avranno inoltre l’obbligo di consegna immediata del personale arrestato alle Autorità della NATO, che dovranno metterlo a diposizione per attività investigative e processuali. Il testo richiama anche le garanzie e le protezioni previste dall’ordinamento dello Stato al quale il personale appartiene. Non viene invece prevista una immunità totale, disciplinata in base all’art. 37, comma 2 della Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche, come auspicato in un primo tempo da parte italiana.

Nel novembre 2009, con lettera del Ministro dell’Interno Bolani, inviata al Segretario Generale della NATO, è stato formalmente chiesto di proseguire possibilmente fino al dicembre 2011 la formazione fornita dai Carabinieri alla Polizia Federale nell’ambito del NTM-I. Gli attuali corsi, l’ultimo dei quali inizierà a metà dicembre, termineranno a fine febbraio 2010. La lettera di Bolani, inviata tramite il JFC di Napoli, esprime apprezzamento e gratitudine per il contributo italiano. La prosecuzione del sostegno richiesto terrà conto dei progressi nella formazione della polizia, compresa la “formazione dei formatori”, e sarà quindi centrata in attività di mentoring, supervisione e assistenza all’organizzazione dei corsi, pur essendo possibili attività dirette di addestramento per aspetti specifici.

 


Iraq e Consiglio di Sicurezza ONU

Il Ministro degli Esteri Zebari ha scritto una lettera al Presidente del CdS sulla questione della Risoluzione 1859, soprattutto riguardo al paragrafo 5, dove si chiede al Segretario Generale di riferire al CdS, dopo essersi consultato con l'Iraq, sulle misure necessarie affinché il Paese ottenga lo status internazionale equivalente a quello di cui godeva prima dell'invasione del Kuwait. In questo quadro, il Ministro Zebari cita tre dossier ancora aperti: la questione dei cittadini iracheni e di Paesi terzi dispersi e la restituzione delle proprietà kuwaitiane sottratte; la manutenzione delle strutture poste a demarcazione del confine tra Iraq e Kuwait; le riparazioni dei danni causati.

Zebari auspica che il CdS decida di chiudere i dossier, affidandone i seguiti alla cooperazione bilaterale tra Iraq e Kuwait.

 

Status Force Agreement (SOFA)

L'approvazione dell'"Agreement regarding the temporary US presence in Iraq and its activities and withdrawal" costituisce un passo fondamentale verso la definizione di un rapporto di lungo periodo tra Stati Uniti e Iraq.

Il 30 giugno 2009 è avvenuto, come previsto, il ritiro delle truppe USA dalle città, con permanenza solo in un limitato numero di basi fuori città fino al 31 dicembre 2011, data alla quale tutte le forze americane dovranno essere fuori dal Paese. Il Governo iracheno potrà tuttavia richiedere agli USA “to retain certain forces for the purpose of training and support to the Iraqi forces”. Le forze statunitensi potranno essere ritirate “at an earlier date at the request of either party”;allo stesso modo, gli Stati Uniti riconoscono il diritto sovrano del Governo iracheno di richiedere “at any time” la partenza delle truppe americane dal Paese. Questa disposizione serve ad al-Maliki per dimostrare di aver recuperato l’esercizio incondizionato della sovranità.

Il presidente degli Stati Uniti Obama ha affrontato il tema del “ritiro responsabile” dall’Iraq senza togliere sostegno alle crescenti capacità di sicurezza delle forze irachene. Si prevede il mantenimento della presenza militare con compiti essenzialmente addestrativi, come previsto nell’accordo bilaterale del dicembre scorso. In pratica, si intende passare dall’intervento militare alla collaborazione in campo diplomatico, sociale, economico, culturale e educativo.


ECONOMIA

 

La situazione attuale del Paese è il risultato di una successione di eventi che, dopo quasi un decennio di guerra con l’Iran e l’invasione del Kuwait del 1990 seguita dalle sanzioni della comunità internazionale, hanno portato ad un rallentamento dell’attività economica e ridotto il livello di vita della popolazione.

Dal 1996, il programma delle Nazioni Unite Oil-for-food ha consentito all’Iraq di esportare quantità limitate di greggio per poter acquisire beni essenziali e fronteggiare le esigenze di base. La guerra del 2003, e successivamente il terrorismo e le violenze settarie, hanno ulteriormente danneggiato le strutture produttive e le infrastrutture e ridotto significativamente la capacità di funzionamento della pubblica amministrazione, impedendo all’Iraq di raggiungere gli obiettivi di crescita fissati dal Governo ad interim del 2004 e poi dai successivi Governi.

Il 2008 ha fatto registrare sensibili miglioramenti rispetto all’anno precedente in termini di stabilità macroeconomica, governance e crescita complessiva. Dato confermato anche per il primo semestre del 2009.

La capacità di spesa del governo rimane su buoni livelli, attestandosi al 28% a giugno 2009, dato comparativamente migliore rispetto al 30% del primo semestre del 2008. I migliori risultati rimangono, come nel semestre passato, quelli dei Dicasteri dell’Educazione, dell’Istruzione Superiore, della Scienza e Tecnologia, delle Costruzioni, della Giustizia e degli Sfollati e Migranti, con percentuali superiori al 40%, oltre a quelli dell’Interno e della Difesa, rispettivamente 39% e 34%, a riprova dell’impegno del Governo per il mantenimento degli impegni dell’International Compact e della Strategia di Sviluppo Nazionale in termini di garanzia dei servizi di base alla popolazione e del reinserimento nei luoghi di origine di sfollati e rifugiati.

Il bilancio del 2009 si basa su un prezzo del greggio di 50 dollari al barile, ben inferiore alle stime iniziali di 80-90 dollari. Ciononostante la spesa pubblica è superiore rispetto al 2008. Per garantire tale livello, il Governo sta operando in deficit (15.96 miliardi elevabili a 19.2 secondo le proiezioni dell’assestamento all’esame del Parlamento) ed attinge alle riserve del Development Fund for Iraq (DFI), ove sono accumulati gli elevati extra introiti da idrocarburi ricavati nel 2008.

Il contesto economico nella prima metà del 2009 è stato in generale positivamente influenzato dal miglioramento della sicurezza, pur con il parziale deterioramento negli ultimi mesi. Il numero di attacchi subiti dalle infrastrutture produttive e in particolare da quelle dell’industria petrolifera, spina dorsale del Paese, è stato quasi nullo. Il Governo ha adottato misure anche per la messa in sicurezza dei siti industriali attraverso l’impiego delle proprie forze armate e di polizia.

Il Kurdistan iracheno rimane in generale l’area che presenta il più facile accesso da parte di imprese straniere tra cui quelle italiane che vi hanno stabilito contatti con partners locali in vista dell’estensione della loro azione al resto dell’Iraq.

Nonostante il rallentamento dell’economia internazionale, la crescita del prodotto interno lordo è rimasta consistente con proiezioni per fine 2009 pari al 7% (inferiore alla crescita del 2008). Sull’andamento del PIL del 2009 ha influito la diminuzione del prezzo del greggio, non compensata da un adeguato incremento della produttività dell’industria petrolifera, che si è attestata a circa 2,3 mln di barili al giorno (di cui 1,9 esportati).

Il reddito pro-capite ha subito una flessione in ragione del già citato rallentamento del PIL dovuto al calo del greggio. Dai 3.200 dollari nel 2008 si è passati a previsioni per fine anno attorno ai 2.600 dollari. Resta una forte sperequazione distributiva che privilegia la popolazione delle fasce medio-alte. Studi recentemente pubblicati da Governo e Banca Mondiale calcolano che il 13% della popolazione viva con meno di 50 dollari al mese e che oltre il 3% di essa guadagni meno di 1 dollaro al giorno.

L’inflazione è diminuita di circa il 3% rispetto alla fine del 2008, passando dal 13,5% al 10,5% di inizio luglio 2009. Tale diminuzione, secondo l’Istituto iracheno di statistica (COSIT), è imputabile principalmente alla diminuzione sui mercati internazionali dei costi per prodotti alimentari dei quali l’Iraq è grande importatore.

Il tasso di sconto è stato progressivamente ridotto dal 20% nel 2007, al 15% nel 2008, sino all’attuale 7%, in ragione dei buoni risultati della politica anti-inflazionistica e quale segnale di una politica monetaria espansiva tesa moderatamente a favorire la crescita economica, anche attraverso stimoli ai prestiti al settore privato, e a incentivare le necessarie sinergie, ancora troppo deboli, tra settore finanziario ed imprenditoria.

Il tasso di cambio dinaro/dollaro, secondo dati della Banca Centrale, é mantenuto stabile dal dicembre 2008 dopo un apprezzamento di quasi il 16% dalla fine del 2006.[13]

La disoccupazione si mantiene ancora su livelli alti, sostanzialmente costanti negli ultimi quattro anni. Gli ultimi studi condotti dal Governo iracheno riflettono i dati precedentemente elaborati da Banca Mondiale e USAID (oscillazione tra il 30% e il 50%), in quanto riportano una percentuale del 55% di disoccupati, dei quali il 17% senza occupazione e il 38% sotto-occupati.

 

Nell’ambito del Club di Parigi l’Iraq ha ottenuto la cancellazione dell’intero 80% del debito nel corso del 2009 (dall’Italia per 2,4 miliardi di € su un totale di 37.15 miliardi di US$).  

Al di fuori del Club di Parigi, oltre alle cancellazioni accordate da Paesi con crediti di piccolo ammontare per un totale di circa 7.9 miliardi di US$, gli Emirati Arabi hanno annunciato, ma non ancora confermato, la cancellazione integrale del debito iracheno pari a 7 miliardi di US$. L’Iraq non ha ancora concluso accordi con sedici dei rimanenti creditori, tra cui altri Paesi del Golfo e la Cina (ai quali è dovuto circa l’85% del totale residuo, pari a 76.4 miliardi di US$). Con dodici di tali Paesi, inclusa la Cina, verso i quali l’Iraq ha debiti complessivi per 25.4 miliardi di US$, sono in corso negoziati.

Nel complesso il debito estero iracheno, dopo gli accordi sopra menzionati, si è ridotto a metà del 2009 a circa il 32% del PIL, in un percorso che dovrebbe portarlo attorno al 25% nel 2013, secondo gli impegni assunti dal Governo con il Fondo Monetario Internazionale.

 

Per quanto riguarda il commercio internazionale, la bilancia dei pagamenti dell’Iraq rimane in positivo. Il surplus registrato a fine 2008 è stato di 22.908 milioni di US$. Le previsioni per il 2009 indicano invece un avanzo molto più ridotto dell’ordine di 1.645 milioni di US$, dovuto al forte ridimensionamento dei prezzi medi del greggio. L’Italia si colloca oggi al secondo posto tra gli importatori dall’Iraq e all’ottavo posto tra gli esportatori verso questo Paese. Tra i Paesi europei é il primo partner sia per le importazioni che per le esportazioni.

La Turchia è rimasta il primo esportatore verso l’Iraq, con un valore di 2.95 miliardi di € nella prima metà dell’anno, in notevole incremento rispetto all’intero 2008 (3.5 miliardi complessivi). L’import turco ammonta nello stesso periodo a 462 milioni di US$ (pressoché identico agli anni scorsi). La Siria è un partner altrettanto importante il quale nei primissimi tempi della ricostruzione (2003-2004) risultava essere, secondo studi del Governo iracheno, il primo per interscambio commerciale complessivo con un ammontare, di difficile calcolo, dell’ordine di oltre 7 miliardi di US$ su base annua.

Gli Stati Uniti hanno continuato a vantare il più alto interscambio commerciale con quasi 5 miliardi di US$ nel primo semestre del 2009, ben inferiore ai 12.5 miliardi dello stesso periodo 2008 in ragione del ribasso considerevole dei prezzi del greggio, la cui importazione ne costituisce di gran lunga la maggior componente (pari a 3.93 mld US$; 7.82 mld nel primo semestre 2008). Il valore delle esportazioni è stato di 982 milioni di US$, di poco inferiore al dato 2008 (1.14 mld nel primo semestre).

Il Canada ha aumentato le esportazioni per un ammontare complessivo di 221 milioni di US$. Alte sono le importazioni, 604 milioni di US$ fino a luglio (903 milioni nello stesso periodo del 2008), pressoché tutte di idrocarburi.

Le importazioni della Corea del Sud rimangono consistenti con un valore di 1.36 miliardi di US$, pur se forzatamente minori dei circa 2 miliardi del primo semestre 2008 a causa della citata riduzione dei prezzi degli idrocarburi. Le esportazioni sono balzate a 496 milioni nei primi sei mesi del 2009 (369 milioni nell’intero 2008).

Le importazioni dell’Iraq dalla Cina sono state pari a 714 milioni di US$, in aumento del 185% rispetto allo stesso periodo del 2008. Le esportazioni irachene sono state pari a 243 milioni di dollari, in diminuzione del 67% rispetto al primo semestre 2008, sempre in relazione al forte ribasso dei prezzi del greggio.

Il Giappone ha accresciuto le esportazioni, pari a 168.9 milioni di US$, con un incremento del 178% rispetto alla prima metà del 2008. L’aumento è giustificato in ragione dei diversi progetti di riabilitazione e ricostruzione di strutture, particolarmente del settore energetico e sanitario, finanziati con crediti d’aiuto ed approvati negli ultimi due anni. Il valore dell’import, pur restando elevato (619.8 milioni di US$), è giocoforza inferiore (-13.2%) rispetto allo scorso anno.

Secondo le ultime statistiche disponibili, le esportazioni della Francia hanno fatto registrare alla fine del 2008 una flessione, scendendo a 173 milioni di € rispetto ai 200.2 milioni del 2007 (-16%). Tale contrazione è da imputare a minori vendite di turbine, motori e compressori, oggetto di contratti negli anni precedenti, che sono in concorrenza con le esportazioni italiane. In aumento sono state le importazioni di petrolio che hanno raggiunto alla fine del 2008 il valore di 1.46 miliardi di US$ (+45% circa rispetto al 2007).

A livelli costanti sono le esportazioni della Gran Bretagna (oltre 110 milioni di € nel primo semestre del 2009 contro i 103.9 milioni nello stesso periodo del 2008). Esse si concentrano nei prodotti dell’industria medica e in forniture sanitarie. Restano irrilevanti le importazioni non acquistando finora il Regno Unito petrolio dall’Iraq.

In aumento del 38% le esportazioni della Germania, pari a 222 milioni di € (principalmente equipaggiamenti per le telecomunicazioni, macchinari e componenti per l’elettronica). Basso resta il livello delle importazioni pari a 20.5 milioni di € (quasi esclusivamente greggio).

Fortissima è la presenza in Iraq della produzione dell’Iran, pur rimanendo difficile una quantificazione attendibile dell’interscambio in quanto buona parte sfugge alle statistiche ufficiali. Secondo fonti iraniane (in occasione delle visite di Ahmadinejad in aprile 2008 e di Rafsanjani nel marzo 2009), il valore dell’interscambio avrebbe raggiunto il valore di circa 4 miliardi di US$ a fine 2008[14], consistente per oltre il 90% in esportazioni, con buona concentrazione nella Regione curda e nel sud del Paese (soprattutto nel Governatorato di Bassora).

 

 

 

[Fonte EIU: Country Report novembre 2009).

 

Settori produttivi

 

Il settore degli idrocarburi, i cui introiti rappresentano ancora oltre l’85% del bilancio 2009 e circa il 63% del PIL, ha deluso le attese di un significativo incremento della produttività. Unici dati positivi sono stati il potenziamento della linea settentrionale da Kirkuk con attuale capacità di 600.000 barili al giorno e l’intesa raggiunta con la Regione del Kurdistan iracheno affinché venga esportata la produzione dei campi in essa ubicati. Gli introiti vengono raccolti dal Governo centrale e successivamente redistribuiti alla Regione nella misura per adesso stabilita al 17%.

Il Ministero del Petrolio ha stimato l’aumento della produttività nei prossimi dieci anni tra i 6 e gli 8 milioni di barili al giorno, con un incremento di medio termine, tre-quattro anni, di almeno 4 milioni di barili. Considerati gli attualmente bassi livelli di produttività (2.6 mbpd a luglio 2009), tali prospettive implicano l’indispensabile coinvolgimento di “majors” internazionali, su cui il Governo si è dichiarato favorevole in linea di principio. L’esito sostanzialmente fallimentare del primo “bid round” del giugno 2009, con remunerazioni richieste dal Ministero del Petrolio di gran lunga al di sotto delle offerte presentate, ha chiaramente mostrato resistenze ancora presenti ad una reale apertura verso forme di collaborazione con aziende petrolifere internazionali sui maggiori campi del Paese. È atteso entro la fine dell’anno un secondo “round” per 15 altri campi, dei quali uno di gas, per un totale di circa 40 miliardi di barili di riserve.

Il Ministero del Petrolio è impegnato anche nel miglioramento del settore della raffinazione.

Il Consiglio dei Ministri ha inoltre approvato il disegno di legge per il ristabilimento della Iraq National Oil Company (INOC), le cui competenze erano state frammentate nel 1987 in varie entità. Questo disegno è all’esame del Parlamento assieme a quello della “legge quadro sugli idrocarburi” approvato nel 2007. Rimangono da definire i testi sulla ripartizione dei proventi da idrocarburi e sulla riorganizzazione del Ministero del Petrolio.

L’Iraq dispone di ingenti riserve di gas,particolarmente nel sud,calcolate in circa 3.200 miliardi di metri cubi, che lo collocano al decimo posto nel mondo, ma con stime che si spingono fino a tre volte tanto, posizionando il Paese tra i primi cinque produttori al mondo.

Evidente è anche l’importanza crescente dell’Iraq per l’Europa nella prospettiva di una differenziazione del suo approvvigionamento energetico. Piani strategici per il trasporto di gas prevedono il possibile utilizzo del gasdotto Orient (o Arab) Line dall’Egitto alla Turchia, da allacciare all’Iraq con una bretella in territorio siriano, nonché di una nuova linea dalla Regione del Kurdistan iracheno verso la Turchia dove essa si unirebbe alle strutture provenienti dall’Asia centrale. Dalla Turchia il gas sarebbe trasportato verso l’Austria (gasdotto Nabucco) e verso l’Italia, via Grecia. In data 15 ottobre 2009, Turchia e Iraq hanno firmato a Baghdad un accordo per costruire un nuovo gasdotto con una capacità di trasportare 8 miliardi di metri cubi di gas iracheno all’anno in Turchia, da questo territorio, attraverso collegamenti come l’ITGI (coordinato dall’Edison o il Nabucco), il gas arriverebbe in territorio europeo.

La situazione del settore elettrico rimane molto precaria pur con alcuni segnali positivi. La capacità installata è calcolata dal Ministero dell’Elettricità in 12.000 MW. Essa deve far fronte ad un fabbisogno di capacità di 10.500 MW, che riesce a soddisfare solo parzialmente la domanda (35% a Baghdad e circa il 50% nel resto del Paese).

Tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 sono stati fatti progressi con una produzione che si è attestata mediamente attorno ai 6.500 MW (60% della domanda), dei quali 2.100 MW forniti alla capitale.[15]

Il Ministero ha progettato di elevare dal 2009 al 2015 la capacità installata a 20.065 MW, con 9.500 MW prodotti da unità termiche, 14.210 MW a gas e 1.355 a diesel ed ha avviato le procedure per l’assegnazione di contratti relativi alla loro installazione ed avviamento (EPC)[16]. È in programma la costruzione di dieci nuove centrali termiche del valore stimato di oltre un miliardo di dollari ciascuna. Tali piani si pongono in linea con l’azione sviluppata dal Ministero del Petrolio per lo sfruttamento a fini interni delle ingenti risorse di gas.

Il settore manifatturiero contribuisce in misura limitata al PIL ma ha una crescita costante, segno che le politiche di sostegno alle aziende pubbliche e soprattutto all’imprenditoria privata stanno conseguendo risultati. La crescita del settore su base annua è passata dallo 0.2% nel 2006 ad oltre il  2% nel  2009.

Nel campo dell’industria, il programma di modernizzazione di alcune delle 192 imprese pubbliche,avviatonella prima metà del 2007, è stato esteso anche al settore agro-industriale.

Il programma è stato rilanciato nel marzo 2009 e si sono aggiunte imprese nei settori delle costruzioni, dell’ingegneristica, della chimica, del tessile e dei prodotti alimentari per un totale di oltre 60 aziende dal 2007.

Sono state concluse intese per la riabilitazione e co-gestione, con ripartizione degli utili, delle fabbriche di cemento di Kirkuk e Al Qaim da parte di imprenditori locali con partner dei Paesi dell’area, in particolare libanesi. Sull’impianto di Falluja è stata raggiunta un’intesa della durata di 15 anni con investitori tedeschi. A fronte di una capacità di produzione a pieno regime degli impianti di 15-18 milioni di tonnellate di cemento all’anno, il Ministero dell’Industria stima un fabbisogno interno di 30 milioni.

Nel corso della prima parte del 2009 l’agricoltura ha saputo risollevarsi dalle difficoltà create dalla siccità eccezionale del 2008 che ha rovinato molte colture in diverse aree del Paese e costretto il Governo a misure di emergenza in aiuto degli agricoltori. Per il 2009 viene stimata una crescita complessiva di circa 5,9% dopo l’andamento negativo del 2008. Esso ha contribuito mediamente negli ultimi tre anni all’11% del PIL.

La differenziazione dell’economia irachena si basa molto sul rilancio del settore agricolo che è oggetto di uno specifico piano varato dal Primo Ministro. Tra le misure adottate dal Governo vi è quella di accesso a credito agevolato a tasso zero per l’acquisto di moderni macchinari, sementi e vaccini.

Le recenti riforme hanno permesso di creare un mercato competitivo tra gli agricoltori, non più obbligati a vendere la loro produzione ad entità pubbliche le quali, in ogni caso, praticano prezzi di mercato. Sono state varate inoltre nuove legislazioni sulla sicurezza alimentare e sui controlli di qualità.

Il terziario pubblico contribuisce al PIL mediamente nella misura di un quinto e resta predominante per quanto riguarda la percentuale di impiego di forza lavoro, che secondo stime del Governo si aggirerebbe sui 2/3 del totale (più di 4 milioni di impiegati, di cui  600 mila unità facenti capo allo stato federale). Il livello di spesa di tale settore assieme ad altri trasferimenti, tra cui quelli per pensioni, assorbe circa il 45% delle risorse di bilancio destinate a spese correnti. Le necessarie riforme intraprese hanno cominciato a produrre effettivi positivi in termini di produttività.

Per il settore della sanità pubblica, il Ministero della Sanità ha elaborato un piano che prevede la costruzione di nuovi ospedali e di ambulatori “primary health care” (PHC), questi ultimi ad un previsto ritmo di circa 170 all’anno nei prossimi 5-8 anni.

Prosegue la ristrutturazione del settore bancario. Alcune banche private, tra cui la Islamic Bank, la Al-Warka e la Trade Bank of Iraq (TBI), hanno messo a punto sistemi elettronici di trasferimento automatico interconto e stanze di compensazione che permettono di valersi dei circuiti internazionali di credito. Esse stanno anche adottando un sistema contabile in linea con gli standard internazionali (International Financial Reporting Standards). Sono inoltre adesso possibili trasferimenti elettronici di fondi tra Ministero delle Finanze, Banca Centrale e banche commerciali.

La Banca Centrale ha fissato i termini da osservare per il rilascio delle licenze, l’adeguatezza del capitale, il rischio sul prestito e la liquidità minima da mantenere.

La gestione e la trattazione delle lettere di credito non è più esclusivamente competenza della Trade Bank of Iraq (TBI). Dall’inizio del 2008 altre banche private possono gestire lettere di credito benché non oltre il tetto massimo di 2 milioni di US$, lasciando in tal modo alla TBI un monopolio di fatto su quelle relative ai grandi contratti.

Le attività di auditing propedeutiche alla ristrutturazione delle due grandi banche pubbliche, Rafidain e Rasheed, avviate nella seconda metà del 2007 sono state completate e giudicate positivamente dal Fondo Monetario Internazionale. La Banca Mondiale ha quindi elaborato un piano di interventi assieme all’Iraq Supreme Board of Audit.

Proseguono anche i progetti di riammodernamento delle altre banche pubbliche tra cui le c.d. “specializzate”, ossia la Bank of Agriculture, la Bank of Industry e la Real Estate Bank.

In Iraq sono presenti complessivamente 41 enti bancari e creditizi, di cui 7 banche pubbliche e 4 straniere da Turchia, Bahrein, Iran e Libano. Unica banca occidentale presente é la HSBC con partecipazioni nella Bank of Middle East. Mediamente oltre il 98% degli “assets” bancari è detenuto da banche pubbliche, con concentrazione di circa il 70% nella Rafidain e nella Rasheed Bank. Ciononostante, il 45-50% del capitale bancario fa capo agli enti privati (anche ad enti stranieri attraverso partecipazioni dirette). Questo evidenzia il tentativo di sviluppo in corso del settore finanziario privato, che però soffre ancora della mancanza di una cultura del prestito e di specifiche professionalità.

 

 

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

 

Kuwait

Il Kuwait continua ad osservare con attenzione la difficile situazione irachena ed invita il popolo iracheno ad unirsi per rafforzare la sicurezza interna del Paese.

Nel febbraio 2009, si è svolta la visita del Vice Primo Ministro degli Esteri kuwaitiano Sheikh Mohammad al-Sabah al-Salem al-Sabah a Baghdad, la prima ad un livello così elevato dall’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq nel 1990. La visita si è svolta in un contesto nel quale le relazioni tra i due Paesi risentono dei contenziosi di vario tipo legati alla pesante eredità del ‘90.

Il Primo Ministro al-Maliki ha detto che gli attuali problemi dell'Iraq sono stati ereditati dal regime di Saddam, ma che per risolverli "abbiamo adottato il principio della pace e della stabilità, al contrario del principio delle armi e della dittatura come nel passato". Maliki ha poi aggiunto di avere fiducia nelle forze di sicurezza irachene e di non avere timore del ritiro americano "perché siamo riusciti a liberare il paese dal settarismo e dal confessionalismo". Anche il Vice Premier kuwaitiano si è congratulato, ribadendo la volontà del Kuwait di rafforzare le relazioni bilaterali anche attraverso la costituzione di una commissione mista.

La visita del Vice Premier kuwaitiano segna un ulteriore progresso nella normalizzazione dei rapporti tra Iraq e Kuwait, anche se molti rimangono gli aspetti da risolvere in materia di compensazioni per la guerra del ’90.

 

 

Bahrein

Nel corso dei colloqui con il Premier Al-Maliki, il Ministro degli Esteri bahrenita, Khalid Bin Ahmad al-Khalifa, avrebbe detto che non sussistono più impedimenti per rappresentanti dei Governi arabi a visitare l’Iraq, considerati i progressi politici e nel campo della sicurezza compiuti dal Governo iracheno. Quest’ultimo si è dichiarato interessato allo sviluppo di un processo di intesa regionale, con una valenza più ampia di quella della stabilizzazione del Paese.

 

Iran

Vi è stata una visita a Baghdad del Presidente dell’Assemblea degli Esperti, Rafsanjani. In questa occasione Talabani ha espresso, in una conferenza stampa congiunta, la volontà di stabilire buoni rapporti non solo con i vicini ma con tutti i paesi arabi (questi ultimi preoccupati delle influenze iraniane nel paese). Questo incontro, che segue di poco lavisita del Presidente Talabani in Iran, sembra parte di un processo di visite ed intese volte a favorire l’instaurazione di un dialogo regionale.

In seguito alla crisi post-elettorale in Iran, i rapporti tra i due Paesi sono destinati con molta probabilità a subire delle modificazioni. Il Ministro degli Esteri iracheno Zebari ha sottolineato la gravità dei fatti inerenti le elezioni iraniane, aggiungendo che l’Iran non può avere una politica estera di stabilizzazione della regione e dialogo con gli Stati Uniti e i paesi occidentali. Il processo di acquisizione del nucleare, irreversibile per Zebari, peggiorerà questa situazione, con conseguenze negative soprattutto per l’Iraq. Sempre secondo il Ministro degli Esteri iracheno la stabilizzazione dell’Iraq contribuirà positivamente al quadro regionale. La situazione richiede che da una parte si impedisca all’Iran di raggiungere la soglia nucleare, dall’altra non si deve esasperare uno scontro che porterebbe ulteriori violenze.

La costante tensione tra le parti (l’Iraq accusa l’Iran di appoggiare gruppi terroristici sciiti) non impedisce regolari visite degli esponenti politici. Ad ottobre 2009, si è recato a Teheran lo speaker del Parlamento iracheno e a novembre il Presidente del Parlamento iraniano Larijani ha svolto una visita ufficiale di 4 giorni in Iraq discutendo delle questioni di reciproco interesse riguardanti i  confini, la chiusura del campo di Ashraf, ma anche il futuro assetto politico  dell’Iraq[17].

 

Siria

I rapporti con la Siria, altro paese baathista del Medio Oriente, sono solidi dal punto di vista economico, ma conflittuali dal punto di vista politico.

Dopo gli attentati di Baghdad del 19 agosto 2009, il Primo Ministro iracheno al-Maliki e il Ministro degli Esteri Zebari hanno accusato i servizi segreti siriani di aver appoggiato attivamente gli esecutori degli attacchi, asseritamente legati al gruppo baathista facente capo a Mohammed Younis al-Ahmed e Stam Farhan e richiesto l’istituzione di una Commissione di inchiesta ONU allo scopo di dare vita ad un tribunale internazionale. La decisa presa di posizione del governo iracheno ha inoltre creato diversi malumori all’interno della comunità sunnita, che accusa al-Maliki di non usare la stessa fermezza nel denunciare le responsabilità dell’Iran nella destabilizzazione del paese. Nonostante il governo iracheno spinga sulla pista baathista, permangono numerosi dubbi riguardo la “paternità” degli attentati. Non è da escludere, infatti, che dietro gli avvenimenti del 19 agosto vi sia “al Qaeda”, con lo scopo di provocare crisi a livello locale (riaprendo il conflitto etnico-religioso tra sunniti, sciiti e curdi), regionale (destabilizzando i rapporti tra Iraq e Siria) e internazionale (mettendo a rischio il crescente dialogo tra Siria e USA per la stabilizzazione della regione).  

Le posizioni di Damasco e Baghdad continuano ad essere distanti anche in seguito alle riunioni quadripartite (Iraq-Siria-Turchia-Lega Araba) tenutesi al Cairo, ad Istanbul e a New York. La causa principale della discordia è rappresentata dalla ferma volontà irachena di procedere ad accertamenti internazionali sugli attentati, nonostante l’opera di mediazione di Turchia e Lega Araba. La Siria da parte sua si oppone a tale ipotesi, dando la propria disponibilità ad affrontare la questione per vie bilaterali.

 

Lega Araba

Il Segretario Generale della Lega Araba, Amr Mousa, ha guidato una missione in Iraq tra il 15 e 19 marzo 2009 con il chiaro intento di riavviare un ruolo positivo dei paesi arabi nello sviluppo di maggiori condizioni di sicurezza e nel processo politico del paese. Pur permanendo diffidenze, soprattutto saudite, sembra dunque profilarsi un atteggiamento favorevole o comunque meno ostile verso il nuovo corso iracheno.

Dopo aver incontrato alcune tra le principali cariche politiche irachene (Al-Maliki, Talabani, Zebari), il Presidente ha annunciato che l’Iraq assumerà la presidenza della Lega Araba, senza tuttavia specificare se ciò comporterà che il successivo vertice nel 2010 si tenga a Baghdad. Ciò sarebbe senz’altro gradito ai vertici iracheni, come ha sottolineato Zebari, ma, se la capitale dovesse continuare a presentare problemi logistici e di sicurezza, è stata anche evocata la possibilità di svolgere il vertice ad Erbil. Pur non essendo gradita a diversi settori arabo-iracheni, questa soluzione sarebbe un segnale di appartenenza al mondo arabo della componente curdo-irachena.

Maliki ha colto l’occasione della visita per promuovere l’apertura a Baghdad di Ambasciate arabe.   

 

Turchia

Si è svolta tra il 23 ed il 24 febbraio 2009 la visita a Baghdad del Presidente turco Abdullah Gul, che segue di pochi giorni quella di Talabani ad Istanbul in occasione del Forum sull’acqua. Nell’occasione è stato firmato un Accordo di Partenariato Economico. La Turchia è uno dei principali partner economici dell’Iraq e, anche se la maggior parte degli investimenti sono localizzati nel Kurdistan iracheno, sono in aumento anche in altre parti del paese, soprattutto a Bassora.

La Turchia è uno dei paesi che più opera per la stabilizzazione dell’Iraq, pur non esitando ad intervenire apertamente all'estremo nord del suo territorio, con forze regolari, per colpirvi unità armate del PKK. Il Governo di Ankara sembra avere accettato l’idea di un Iraq federale ed intrattiene rapporti, giudicati necessari per ottenere collaborazione con il PKK, con il Governo regionale curdo. La Turchia ha espresso la sua contrarietà all’annessione di Kirkuk alla regione del Kurdistan iracheno, ma ha sottolineato la necessità di trovare una soluzione politica attraverso dei compromessi. Riguardo alla questione dei curdi in Turchia, Baghdad ha sempre sottolineato che, per quanto sia contraria alla presenza sul proprio territorio di bande armate, la soluzione non potrà essere militare ma politica, con il pieno riconoscimento dei diritti dei curdi. 

In occasione della firma dell’accordo sulla costruzione del nuovo gasdotto verso il territorio turco, Turchia ed Iraq hanno deciso di aumentare i valichi lungo le frontiere comuni, allo scopo di rafforzare i rapporti politico-economici bilaterali. Nei colloqui tra i due Paesi si è parlato di  unire le forze per combattere i ribelli del PKK nel nord dell’Iraq.

Il Primo Ministro turco Erdogan si è recato a Baghdad nell’ottobre 2009 per una seconda visita, dopo quella effettuata nel luglio 2008, accompagnato dai Ministri degli Esteri, degli Interni, del Commercio e dell’Energia, nonché da una ampia delegazione di operatori economici. La visita consolida i rapporti politici ed economici tra i due paesi e conferma il ruolo della Turchia quale partner strategico per la stabilizzazione e la ricostruzione dell’Iraq. Riguardo all’annosa questione delle risorse idriche, da parte turca si è ribadita la disponibilità ad assicurare un approvvigionamento adeguato all’Iraq nel quadro della ricerca di una soluzione permanente che necessita di una maggiore collaborazione tra Baghdad, Ankara e Damasco.

Dopo la visita di Erdogan, il Ministro degli Esteri Davutoglu ha visitato Bassora, Erbil e Mosul nel novembre 2009. Segno dei positivi sviluppi intervenuti nell’ultimo anno tra il Governo regionale del Kurdistan e Ankara.    

 

 

Unione Europea :

Per quanto riguarda l’Accordo di Partenariato e Cooperazione (PCA), la Presidenza e la Commissione UE hanno espresso soddisfazione per i risultati raggiunti nell’ambito del nono round negoziale, conclusivo per la firma dell’Accordo. Durante l’ultimo round, svoltosi nel novembre 2009, è stato concordato un compromesso sulle questioni aperte, in particolare relativamente ai paragrafi sulle questioni commerciali, sulla Corte Penale Internazionale e sull’immigrazione.

I negoziati con l’Iraq sono stati avviati nel novembre 2006. La mancanza di capacità amministrativa e di un’adeguata legislazione nel Paese ha costretto la Commissione a rivedere la propria strategia negoziale nel corso delle trattative. L’approccio rivisto si è basato su impegni semplificati, “best endeavours”, clausole di rendez-vous che hanno poi permesso l’avanzamento dei negoziati. L’Iraq si è infatti impegnato sia nell’adozione delle regole basilari dell’OMC, che in altre ambiziose iniziative OMC plus (nonostante il Paese non sia ancora membro dell’Organizzazione), in particolare con riferimento ai dazi alle esportazioni, appalti pubblici, servizi e investimenti, che creeranno sostanziali opportunità di accesso al mercato per le imprese europee. 

L’obiettivo dell’Accordo (inizialmente Accordo di Commercio e Cooperazione, nel 2009 “ribattezzato” Accordo di Partenariato e Cooperazione) è quello di stabilire un quadro di riferimento per rafforzare i rapporti tra l’UE e l’Iraq in un vasto ambito di settori, promozione dei diritti umani, lotta al terrorismo, commercio[18], investimenti. 

La Commissione ha informato gli Stati membri che il PCA dovrebbe essere concluso entro la fine del 2009, mentre la parafatura é prevista per la prima metà del 2010.

 

Francia:

La stampa francese ha dato un certo rilievo alla visita del sindaco di Baghdad, Sabir Il-Assawi, a Parigi. È da segnalarsi il forte interesse del Ministro Kouchner per un ruolo più attivo nel processo di stabilizzazione e ricostruzione, ma permangono cautele per le precarie condizioni di sicurezza e  per il quadro politico nazionale (elezioni–questione curda).

Da parte francese si intenderebbe comunque avviare uno sforzo per incoraggiare le imprese nazionali a guardare con maggiore ottimismo alle prospettive di investimento nella realtà irachena.

Lo stesso sindaco di Baghdad ha manifestato la disponibilità ad offrire uno spazio per la creazione di un centro d’affari franco-iracheno, all’interno del quale potranno insediarsi i rappresentanti delle imprese francesi in loco. Su un piano più generale, ha manifestato l’auspicio che la Francia partecipi più attivamente nella formazione delle forze armate e della fornitura dei relativi equipaggiamenti.

Nel novembre 2009, si è svolta la visita di stato del Presidente iracheno Talabani a Parigi, che consacra anche sul piano formale il pieno rilancio delle relazioni bilaterali con l’Iraq e sottolinea la volontà della Francia di approfondire l’impegno per accompagnare la ricostruzione e il processo di stabilizzazione del Paese. Oltre ai colloqui politici all’Eliseo tra i due Presidenti, sono state firmate intese significative sul piano della cooperazione nei settori della difesa, culturale, tecnico-scientifico ed economico. Espresse difficoltà a mobilitare gli investimenti francesi per la tuttora delicata situazione di sicurezza che permane nel paese.

 

Regno Unito:

Il Foreign Office ha fornito valutazioni positive sui progressi sinora compiuti dall’Iraq.

Sul piano politico, Londra è compiaciuta per l’adozione della legge elettorale, relativa alle elezioni provinciali nonostante la presenza di questioni politicamente rilevanti, ma ancora irrisolte,  che vanno dallo sfruttamento degli idrocarburi alla distribuzione dei profitti, di Kirkuk e dei territori contesi.

L’accordo sulla permanenza temporanea e sullo status delle forze britanniche ratificato dagli iracheni solo nell’ottobre 2009 pone fine ad un contenzioso tra i due Paesi che aveva visto il ritiro delle truppe britanniche. E’ comunque rilevante l’interesse britannico alle attività di ricostruzione, come ribadito dal Ministro degli Esteri, David Miliband, durante la sua visita a Baghdad il 26 febbraio 2009.

 

Germania

La recente visita in Iraq del Ministro degli Esteri Steinmeier ha evidenziato le rilevanti implicazioni sotto il profilo economico-commerciale per il mondo imprenditoriale tedesco.
La visita, salutata dal Ministro degli Esteri Zebari come un segno di crescente fiducia nel paese, ha permesso al capo della diplomazia tedesca di constatare i progressi compiuti sotto il profilo della situazione di sicurezza, rafforzati. Nei colloqui con il Presidente Talabani, il Premier Al-Maliki e il Ministro degli Esteri Zebari, Steinmeier ha espresso l'auspicio che l'Iraq continui lungo la strada intrapresa, ponendosi così come fattore di stabilizzazione nel complesso scacchiere mediorientale. Il ministro tedesco ha indicato nel rafforzamento dell'economia, nella ricostruzione, nel consolidamento della democrazia e nella formazione i settori chiave dell'azione di sostegno di Berlino a favore di Baghdad.

Particolare attenzione sarà dedicata dalla Repubblica federale al settore della formazione dell’esercito, della polizia, della diplomazia, dei funzionari parlamentari e nel settore dei diritti umani. In ambito culturale, sono stati firmati 3 MoU.

 

Estonia

Il Ministro degli Esteri estone, Jaak Aviksoo, ha annunciato – dopo il ritiro del residuo contingente nel febbraio 2009 - che proseguirà la partecipazione alla missione di formazione NATO (NTM) alla quale l’Estonia contribuisce con la presenza di tre ufficiali.

 

Corea

Il Presidente iracheno Jalal Talabani si è recato in visita a Seoul fra il 23-26 febbraio 2009 per incontrare il Presidente Lee Myung-bak. Talabani è il primo Presidente iracheno a visitare la Corea dallo stabilimento delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi nel 1989. Al centro dei colloqui fra i due leader soprattutto gli interessi economici ed energetici.

Durante il vertice, i due capi di Stato hanno concluso un Accordo economico e un MoU, in base al quale la Corea parteciperà in importanti progetti di “social overhead capital' (SOC), che includono la costruzione di impianti energetici per aiutare la ricostruzione dell'Iraq in cambio di diritti di sviluppo e sfruttamento di giacimenti petroliferi nella regione di Bassora nel sud del Paese, dove viene prodotta la maggior parte del petrolio iracheno.

Il Presidente coreano ha chiesto la cooperazione delle Autorità irachene per agevolare i progetti di sviluppo e i progetti di costruzione SOC, la Korean National Oil Corporation e il Governo regionale del Kurdistan.

Da parte sua, il Presidente Talabani ha accolto favorevolmente l'offerta del Governo coreano di espandere la cooperazione nell'area dell'energia e delle risorse primarie, così come la partecipazione delle aziende coreane nei progetti di costruzione SOC in Iraq.

Infine, un MoU è stato firmato fra la Korean Federation of Construction Industry Societies e il Ministero iracheno per le Abitazioni e le Costruzioni, preannunciando l'arrivo a breve delle imprese di costruzione coreane nel Paese mediorientale.


COOPERAZIONE BILATERALE

 

Visite:

Maggio 2006

Visita in Iraq del Ministro Martino

Giugno 2006

Visita in Iraq del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema

Agosto 2006

Visita in Italia del Vice Primo Ministro, Barhem Saleh

Dicembre 2006

Visita in Iraq del Ministro della Difesa, Arturo Parisi

Gennaio 2007

Visita in Italia del Ministro degli Esteri, Zebari

Aprile 2007

Visita in Iraq del Vice Ministro degli Esteri, On. Ugo Intini

Ottobre 2007

Visita in Italia del Ministro delle Finanze, Al-Zubaydi

Ottobre 2007

Visita in Italia dello Speaker del Parlamento Mashhadani con un gruppo del Consiglio dei Rappresentanti 

Ottobre 2007

Visita in Italia del Ministro della Pianificazione, Ali Baban

Gennaio 2008

Visita in Kurdistan del SS Gianni Vernetti

Luglio 2008

Visita in Italia del Ministro della Giustizia, Safaaldeen al-Saafi

Luglio 2008

Visita in Italia del Primo Ministro, Al-Maliki

Novembre 2008

Visita in Iraq (Baghdad e Erbil) del SS del Ministero per lo Sviluppo Economico, con delega al commercio internazionale, Adolfo Urso

Marzo 2009

Visita in Iraq del Ministro delle Attività Produttive, Claudio Scajola

Settembre 2009

Visita del Ministro dell’Interno Bolani in Italia e sigla del MoU tra i rispettivi Ministeri dell’Interno

 

L’Italia aderendo alle risoluzioni ONU, che chiedevano agli Stati membri di contribuire alla stabilizzazione e alla sicurezza in Iraq, ha istituito sin dal maggio 2003 una Delegazione Diplomatica Speciale a Baghdad. In questa cornice ha inviato un contingente nella Provincia del Dhi Qar nell’ambito della missione di pace “Antica Babilonia”, terminata nel dicembre 2006, con il trasferimento delle competenze alle autorità locali.

Nel 2004, dopo l’istituzione del TAL, sono state riavviate le piene relazioni diplomatiche con l’Iraq  ed è stata riaperta l’Ambasciata a Baghdad.

I rapporti bilaterali tra Italia e Iraq, che vantano un’antica tradizione, hanno  come quadro di riferimento il Trattato di Amicizia, Cooperazione e Partenariato, firmato nel gennaio 2007 ed  entrato in vigore il 5 luglio 2009. Con questo trattato si intende dare nuovo slancio alla cooperazione tra i due paesi nel settore economico. Per favorire la ricostruzione e la modernizzazione dell’economia irachena si prevedono incentivi agli operatori privati, la realizzazione di progetti di investimento e piani di azione congiunti, a vantaggio in particolare delle piccole e medie imprese e del settore agricolo. In data 23 ottobre 2008 è stato firmato l’Accordo esecutivo, firmato dal Ministro delle Finanze iracheno e dal nostro Ministero degli Esteri che destina a queste finalità  400 milioni di € in crediti d’aiuto. Per il 2010, le priorità della nostra Cooperazione sono: 1) interventi a dono, nei settori: cultura, servizi sociali (sanità e istruzione), agricoltura (irrigazione e gestione risorse idriche), con eventuali attività volte a sostenere il settore privato; 2) interventi a credito di aiuto, con sostegno al settore privato e alle PMI, sostegno al bilancio con particolare attenzione alle aree in cui sono previsti anche interventi bilaterali a dono.

Frequenti le visite dei leader politici di entrambi i paesi. Da parte italiana si ricordano, tra le più recenti, quelle in Iraq del Ministro della Difesa, Martino (maggio 2006), del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema (giugno 2006), del Ministro della Difesa, Arturo Parisi (dicembre 2006), del Vice Ministro degli Esteri, Ugo Intini (aprile 2007), del Sottosegretario Gianni Vernetti nella Regione del Kurdistan iracheno (gennaio 2008), nella quale si sono anche recati in più occasioni parlamentari italiani, del Sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega per il Commercio Internazionale, Adolfo Urso, a Baghdad e ad Erbil (novembre 2008), ed il Ministro degli Esteri Franco Frattini (novembre 2008). Da parte irachena hanno effettuato visite in Italia il Vice Primo Ministro Barhem Saleh (agosto 2006), il Ministro degli Esteri Zebari (gennaio 2007 e gennaio 2009), il Ministro della Difesa Abdul Kadher Jassim (giugno 2007), lo Speaker del Parlamento Mashhadani assieme ad un nutrito gruppo di membri  del Consiglio dei Rappresentanti (ottobre 2007), il Ministro delle Finanze al-Zubaydi (ottobre 2007), il Ministro del Piano Ali Baban (ottobre 2007), il Ministro della Giustizia Safaaldeen al-Saafi (luglio 2008), il Primo Ministro al-Maliki accompagnato da una nutrita delegazione di Ministri (luglio 2008) e il Ministro dell’Interno Bolani  (settembre-ottobre 2009).

Nel corso di quest’ultima visita, i due Ministri dell’Interno rispettivamente Bolani e il Ministro Maroni hanno firmato a Roma il MoU di Cooperazione in materia di sicurezza che  consolida i rapporti tra i due Paesi e conferma l’apprezzamento iracheno per le nostre forze dell’ordine impegnate in Iraq nella formazione dei quadri iracheni.

 

Sono inoltre in corso di definizione l’Accordo sulla promozione e protezione degli Investimenti. la Convenzione per evitare le doppie imposizioni e prevenire le frodi fiscali, il Mou sulla Difesa  e il Protocollo esecutivo del programma culturale 2009/2014.

Nel contesto multilaterale Italia ed Iraq hanno reciprocamente più volte sostenuto le rispettive candidature in ambito ONU ed in altre organizzazioni internazionali, tra cui l’elezione dell’Italia a membro non permanente del CdS delle Nazioni Unite.

Nel giugno 2009, l’Iraq ha assicurato pieno sostegno alla candidatura italiana al Consiglio dei Diritti Umani per il mandato 2011-2014, anche se la formalizzazione ufficiale potrà avvenire solo con l’approssimarsi della scadenza elettorale prevista nel maggio 2011.

Nel luglio 2009, l’Iraq ha inoltre assicurato formalmente il proprio appoggio alla candidatura dell’Ambasciatore Valenza all’International Civil Service Commission per il quadriennio 2010-2013 e successivamente  alla candidatura della città di Catania ad ospitare i Campionati del Mondo assoluti di scherma del 2011.

L’Italia promuove il processo di riconciliazione nazionale irachena sostenendo iniziative per favorire il dialogo tra le diverse componenti del mondo politico e della società civile. Nel corso del 2008, anche grazie al finanziamento MAE-DGCS dell’IDLO nell’ambito del gemellaggio tra Parlamento Italiano e Parlamento Europeo, sono stati organizzati in Italia ed in Libano seminari sull’iter, sulle procedure e sull’organizzazione parlamentare.

Nel novembre 2009 sono stati approvati i programmi “Integrated Campaigning Against Insects Harmful for Crops in the Middle East Region” e “Enterprise Development and Investment Promotion for the SME Sector in Iraq”, realizzati rispettivamente da FAO e UNIDO con finanziamenti italiani.

 

Nel marzo 2009 il Ministro dello Sviluppo Economico On. Claudio Scajola si è recato in Iraq accolto dal Vice Primo Ministro Barhem Saleh, responsabile delle questioni economiche e della ricostruzione. Sono stati affrontati temi quali la realizzazione del porto di Al Faw, il settore energetico, il progetto riguardante la costruzione di un terminale “off shore” per l’esportazione del petrolio in un’area di Bassora, la ricostruzione del settore elettrico, il settore delle forniture per il comparto della difesa, il rilancio dell’agricoltura irachena e l’opportunità di definire accordi contro la doppia imposizione dei redditi e per la protezione degli investimenti.

Nel novembre 2009, rappresentanti dell’Ambasciata italiana a Baghdad si sono recati ad Erbil per incontrare esponenti del nuovo governo regionale curdo. Le Autorità locali hanno mostrato grande interesse a proseguire le numerose iniziative già avviate in campo economico (in particolare, sviluppo del settore agricolo e agroindustriale, alta formazione per personale tecnico, elaborazione di Master Plans per i settori industriali, nell’ambito di intese con Regioni italiane, associazioni di categoria interessate e sistemi camerali). Espresso grande apprezzamento per le attività di cooperazione per la valorizzazione del patrimonio culturale.

 

Kurdistan iracheno. Si assiste inoltre ad un crescente attivismo dei rapporti tra Kurdistan iracheno e regioni italiane.Il 23 febbraio 2009 è stato firmato un Protocollo d’intesa tra la Regione Lombardia e la Regione del Kurdistan per il miglioramento delle relazioni commerciali tra la regione irachena e le piccole e medie imprese lombarde. Nel maggio  2009 il Presidente della Regione Friuli, che si è recato in Iraq, con un largo seguito di imprenditori, per presenziare all’inaugurazione a Suleymaniya del primo centro di vendita della Bernardi Moda di Udine.  E’ stato inoltre  firmato un MoU tra la regione curda e la Regione Veneto. Per facilitare il dialogo con le Regioni italiane, il governo curdo sta vagliando la possibilità di organizzare una Commissione allo scopo di appianare le difficoltà degli imprenditori italiani in quel territorio. 

In data 20 e 21 luglio 2009 si è tenuto a Milano il Forum Economico-Finanziario del Mediterraneo, organizzato dalla Camera di Commercio milanese. L’evento non rientra nel calendario ufficiale dell’Unione per il Mediterraneo, ma ha avuto notevole importanza per il nostro Paese sulla base di una visione ispirata all’idea di un “Mediterraneo allargato.

 

Interscambio con l’Italia

L’Italia, rafforzando una tendenza già manifestatasi lo scorso anno, ha registrato un deciso aumento nelle sue esportazioni verso l’Iraq. Nel primo semestre del 2009, l’aumento rispetto al corrispondente periodo del 2008 é stato del 292%, passando da 57 milioni di € a 223.2 milioni, ed ha permesso all’Italia di diventare il primo esportatore europeo verso l’Iraq, oltre a consolidare la sua posizione di primo partner se si considera l’interscambio complessivo. Nell’intero 2008 vi era stato un incremento del 115% delle esportazioni passate dai 97.3 milioni del 2007 a 209.26 milioni di €. Il deficit strutturale della bilancia dei pagamenti risulta così parzialmente riequilibrato grazie a tale aumento dell’export che si affianca al minor valore di idrocarburi importati in ragione dei loro bassi prezzi rispetto a quelli della prima parte dello scorso anno.

L’Italia resta il principale cliente dell’Iraq dopo gli Stati Uniti con un import quasi interamente di idrocarburi pari a 1.1 miliardi di € nel periodo di riferimento contro i 2 miliardi da gennaio a giugno 2008. Le quantità importate di idrocarburi sono però pressoché costanti con 4.4 e 4.2 miliardi di kg rispettivamente nei primi semestri del 2008 e del 2009. Esse sono state negli anni scorsi in costante aumento: 5.7 miliardi di kg nel 2006, 7.9 miliardi nel 2007, 8.7 miliardi nel 2008[19] .

 

Le esportazioni italiane si concentrano nei macchinari e nelle apparecchiature per i settori energetico e petrolifero, quali motori, generatori e trasformatori elettrici, turbine idrauliche e termiche, caldaie, strumenti di precisione per misurazione ed osservazione, nonché, pur se in misura ridotta, prodotti dell’industria chimica e farmaceutica. Sul forte aumento sopra rilevato incidono gli effetti degli importanti contratti conclusi o resi operativi, o giunti all’imminente finalizzazione tra 2006 e 2008 dell’ordine complessivo di oltre 550 milioni di €, ai quali si aggiungono quelli conclusi nel 2009, o in fase di definizione, per circa 380 milioni (Vedi Presenza imprenditoriale italiana e Commesse acquisite).

Nostre imprese, che vantano in generale una rinomata fama in Iraq, hanno in corso contatti con il Ministero del Petrolio su aspetti “downstream” relativi ad interventi di riabilitazione dei principali oleodotti iracheni (Kirkuk-Ceyahn e “strategic pipeline”).

La visita compiuta nel marzo 2009 dal Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola accompagnato dal Presidente dell’ICE Ambasciatore Vattani ha rafforzato le prospettive di incremento delle attività in diversi settori.

Delle tematiche discusse in tale occasione, è in fase di finalizzazione il contratto per l’aggiudicazione ad imprese italiane della progettazione del porto di Al Faw coperta con fondi iracheni. Contatti sono avviati per la ricerca di partners per la costruzione e la gestione del porto stesso.

Altre intese sono state concluse per forniture di veicoli agricoli ed industriali, oltre che per studi di fattibilità e progettazione esecutiva di impianti di produzione elettrica.

I contratti di cui sopra si aggiungono a quelli conclusi nei settori navale, delle risorse idriche, delle forniture per centrali elettriche, dei macchinari e materiali per l’edilizia, degli impianti per l’agro-industria, dell’arredamento e del condizionamento industriale.

 

In generale, i miglioramenti intervenuti nella capacità di spesa e nella governance, con particolare riguardo ai processi decisionali relativi ai grandi contratti di appalto, sembrerebbero confermare le prospettive positive di un ulteriore incremento delle esportazioni italiane in Iraq. Aziende italiane hanno sofferto in passato di ritardi nei processi decisionali, nonché della concorrenza di consorzi internazionali che hanno privilegiato nelle loro offerte l’aspetto dei costi ridotti a scapito del livello delle soluzioni tecnologiche, inferiori rispetto a quelle più costose delle aziende italiane.

 

Quale specchio di tale situazione, nel 2009 si è registrata una attenzione crescente da parte di imprese italiane verso forme di collaborazione con partners iracheni e modalità di investimento nel Paese che denota l’attrattiva di questo mercato non soltanto per le forniture.

 

Restano comunque da superare difficoltà legate alla complicata gestione delle lettere di credito, al sistema bancario poco sviluppato, alla scarsa liquidità condizionata dai prezzi del greggio, alle diffidenze causate da contenziosi pregressi e soprattutto alle incertezze degli aspetti relativi alla sicurezza, parzialmente deterioratasi negli ultimi mesi rispetto ai forti miglioramenti dello scorso anno e dei primi mesi di quello corrente.

 

Qualora la stabilizzazione e lo sviluppo del Paese consentisse un ritorno e una ripresa all’interno dell’Iraq delle capacità di spesa delle classi medio-alte, che in buona parte hanno negli ultimi anni alimentato la diaspora, può essere prevista in prospettiva una penetrazione dei prodotti di consumo italiani di alta qualità.

Un sostegno alle nostre imprese potrebbe derivare dall’accordo quadro tra SACE e Trade Bank of Iraq (TBI) per la copertura dei crediti all’esportazione concluso nel 2008. Costituisce uno strumento importante che potrà consentire alle nostre imprese di intraprendere più facilmente iniziative verso l’Iraq, ponendole per questo aspetto sullo stesso piano delle concorrenti tedesche e giapponesi che già disponevano, nei rispettivi Paesi, di un simile strumento. Le condizioni di garanzia e copertura del rischio applicate sono in linea con quanto previsto per le “export credit agencies” di altri maggiori Paesi occidentali, tra cui la Exim Bank degli Stati Uniti.

SACE ha svolto recentemente una missione nella Regione del Kurdistan iracheno per esplorare possibilità di ulteriori rapporti con altre banche e istituti di credito, rispetto a quelli esistenti con la Trade Bank of Iraq.

 

Tra le principali aziende italiane attive o comunque interessate all’Iraq si annoverano, oltre a quelle sopra citate, Gruppo Trevi Spa, Saipem Spa, Progetti Europea & Global, STP, GE Oil & Gas Spa, Franco Tosi Meccanica Spa, Finmeccanica Spa e Fincantieri. Si segnalano inoltre, senza fini di esaustività nell’elencazione, Technital, Grandi Lavori Fincosit, ERG, Ansaldo, Telespazio e Selex (gruppo Finmeccanica),CNH-Case New Holland (Gruppo Fiat),  Electroconsult Spa, Temix SpA, Bertoli srl, Zennaro Bigelli, Boldrini, Bono Energia, Electrical Constructions, Candy Srl, Art Deco, Automatismi Benincà, Brasilia Srl, Camuna Istallazioni, Doimo Contract, Italia Pegasus Institute, Melete Srl, Hydro Pompe, Tekno Ice, Cottali Srl, Durocem Italia, AD Vigano, D’Apollonia, Esaote, Antonio Carraro SpA, Enereco Spa, Gedy Spa, Marini, INSA, Bernardi Impianti, Officine di Annone, Peron Srl, Pert Srl, Redi Spa, S.In.Pro, Rubinetterie Bresciane, Saniplast, Sial, Simec, Sumoto Srl, Tesmec, Technology Coedip, Tecnogas, Torno, Valente.

Sono presenti inoltre aziende che pur operando dall’Italia hanno una forte componente societaria straniera, come la citate G.E. Oil and Gas (ex Nuovo Pignone), G.E. Water Italy, Edison e TurboCare.

 

Non vi sono invece banche italiane in Iraq. Intesa-San Paolo ha comunque rapporti con la Trade Bank of Iraq, così come il gruppo Unicredit.

 

 

Paese

2009 (I sem)

2008

2007

2006

2005

2004

2003

Italia

1.107.308.367

3.935.414.065

2.929.000.000

2.224.900.000

1.643.548.000

807.919.969

713.254.168

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2002

2001

2000

1999

1998

1997

 

 

501.992.656

676.545.047

1.821.281.782

755.143.771

358.909.723

177.885.176

   Dati in euro Valore Importazioni dall’Iraq

 

Paese

2009 (I sem)

2008

2007

2006

2005

2004

2003

Italia

223.284.002

209.260.123

95.371.309

130.021.563

291.343.277

201.048.869

143.662.573

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2002

2001

2000

1999

1998

1997

 

 

335.490.665

362.475.181

261.769.786

67.908.091

33.624.852

4.405.763

   Dati in Euro, Valore Esportazioni verso l’Iraq

 

PRESENZA IMPRENDITORIALE ITALIANA E COMMESSE ACQUISITE

 

I contratti di seguito indicati hanno durata pluriennale e rappresentano solo la parte più consistente delle forniture previste. Nei primi 8 mesi del 2009, si è registrato un incremento delle commesse del 257% rispetto allo stesso periodo del 2008: si  è passati da 90.2 milioni di € a 321.9 milioni. E' da notare che nel 2008 vi era stato un incremento del 115% rispetto al 2007 (le esportazioni italiane erano passate da 97.3 a 209.26 milioni di €).  Anche se una parte delle forniture previste verranno da impianti delocalizzati o da sub-fornitori in paesi terzi, tali contratti, e quelli attesi a seguito delle iniziative promozionali e di sostegno poste in essere, stanno portando ad una contrazione del forte squilibrio strutturale esistente nell'interscambio tra i due paesi dovuto alla grande quantità di petrolio iracheno acquistato dall'Italia, mitigato nel 2009 in valore rispetto all'anno precedente dal lato delle importazioni italiane a causa del calo del prezzo del greggio e di una seppur limitata riduzione della domanda.

 


 

Anno 2006

 

Contratti conclusi e in esecuzione:

·         Fornitura di quattro pattugliatori Fincantieri alla Marina Militare irachena; valore 84 milioni di €. Il primo consegnato nel giugno 2009. Il secondo nell’ottobre 2009. Altri due attesi all’inizio del 2010.

·         Fornitura di compressori e altri macchinari di GE Oil & Gas (ex Nuovo Pignone Spa) per campi petroliferi in diverse parti dell’Iraq; valore 35 milioni di US$. Consegne completate.

·         Fornitura di compressori e turbine di GE Oil & Gas (ex Nuovo Pignone Spa) per il campo petrolifero di Al Zubair (Bassora); valore 150 milioni di US$. Consegne completate.

·         Forniture di sette turbine a gas della Turbocare (ex GTT) per la riabilitazione di alcune unità delle centrali elettriche di Dibis e Daura; valore 55 milioni di €. Consegne completate.

·         Fornitura di compressori di GE Oil & Gas (ex Nuovo Pignone Spa) per i campi petroliferi di West Qurna VII e VIII; valore 85 milioni di US$. Consegne completate.

 

 Anno 2007

 

Contratti conclusi e in esecuzione:

·         Fornitura di impianti di pompaggio di GE Oil & Gas (ex Nuovo Pignone Spa); valore 8 milioni di US$. Consegne completate.

·         Forniture da parte della Progetti Europa and Global di collettori per il campo petrolifero di West Qurna (Bassora), impianti di degassificazione per il campo di Sud Rumelia (Bassora) e sistemi di misurazione per il terminal “off-shore” di Al-Amaya; valore complessivo 40 milioni di €. Consegne completate.

·         Realizzazione di un impianto di isomerizzazione presso la raffineria di Daura della Midland Refinery Company (Ministero del Petrolio) da parte della STP-Studio Tecnologie e Progetti; valore 35 milioni di US$.Possibili ritardi nelle forniture per morosità nei pagamenti ed emendamenti della lettera di credito.

·         Forniture di piccole e medie dimensioni nel Kurdistan iracheno di generatori elettrici, componenti elettroniche, macchine agricole e movimentazione, dotazioni per allevamento e zootecnia, attrezzature per alberghi e ristorazione, materiali per l’edilizia, mobili e arredamenti d’ufficio,  macchinari per la lavorazione del marmo, elettrodomestici (Zennaro, Case New Holland, Agritech, Alca Impianti, Bigelli, Brasilia, Candy, Coelmo, Co.Pro., Coldest, Gedy, Bertoli, Mecc Alte, Teckno-Ice,Ilsa, VMI Berto Italia, Mondial Forni, Desco, Prometeo Export, Valentina Office, Barsanti Macchine, Susler Spa, Officine di Annone, Redi srl): valore complessivo20 milioni di US$.

 


Anno 2008

 

Contratti conclusi e in esecuzione:

·         Fornitura di 14 impianti di perforazione della Drillmec (Gruppo Trevi) per utilizzo in campi petroliferi; valore 207.2 milioni di US$. Consegne completate.

·         Fornitura di otto impianti di perforazione di media-alta potenza per utilizzo nei campi petroliferi nel Governatorato di Bassora, valore 104.2 milioni di US$, e di 4 impianti di perforazione acquifera per un valore di 2.9 milioni di €. Consegne completate.

·         Fornitura di un impianto di trattamento del greggio della Progetti Europa and Global da destinare al campo petrolifero di Naher Ben Umar nella provincia di Bassora; valore 63 milioni di €. Consegne iniziate a luglio 2009 e da completare entro la fine del febbraio 2010.

·         Forniture di trattori e di veicoli per movimentazione carichi (assemblaggio delle componenti in Turchia) da parte della CNH (Case New Holland – Gruppo Fiat) per un valore complessivo di 25 milioni di €. Consegne completate.

·         Supervisione generale da parte di Electroconsult Spa del progetto di riabilitazione della centrale elettrica di Al-Hartha nei pressi di Bassora e progettazione centrale termo-elettrica nei pressi di Ebril; valore complessivo 3.1 milioni di US$.

·         Fornitura di compressori della Nuovo Pignone Spa per sfruttamento giacimenti di gas e petrolio nel Governatorato di Bassora. Valore 10 milioni di €. Consegna prevista a fine 2009.

·         Fornitura di valvole per bombole a gas da parte di Cavagna Group per la Gas Filling Company per un valore di oltre 2.5 milioni di €. Sub-fornitura di ulteriori valvole per un valore stimato di 1.6 milioni di €. Consegne completate.

·         Fornitura di ricambi per le centrali elettriche di Dibis e Daura da parte della Turbocare (ex GTT) per un valore complessivo di 14.2 milioni di €. Consegne in corso (da completare entro marzo 2010).

 

Anno 2009

 

Contratti conclusi e in esecuzione:

·         Attività di “engineering and consulting” da parte della Electroconsult SpA per la installazione presso le centrali elettriche di Kerbala, Hilla e Taji di complessive otto turbine a gas. Valore complessivo di circa 12 milioni di US$.

·         Fornitura di 10 impianti di  perforazione per pozzi acquiferi da parte di Drillmec (Gruppo Trevi) per un valore complessivo di 11 milioni di €. Due unità fornite finora e ultima consegna prevista per la fine dell'anno. Drillmec ha concluso altri contratti per forniture di materiali e pezzi di ricambio di impianti di perforazione per un valore complessivo di 45 milioni di €. Consegne previste tra fine 2009 e inizio 2010.

·         Forniture da parte di Progetti Europa and Global di condotte, valvole e materiali per lo stoccaggio di derivati di idrocarburi presso l'impianto di Kerbala per un valore di 6.4 milioni di €. Consegne da completare entro settembre 2010. In corso anche forniture per la South Oil Company per apparecchiature per pompe del valore di 11.5 milioni di € e per l'oleodotto Shuaiba-Khor-al Zubair per 1.4 milioni di €. Consegne da completare entro luglio 2010.

·         La Technip Italy SpA si è aggiudicata il contratto per la progettazione esecutiva e la preparazione dei documenti di gara della nuova raffineria di Kerbala che tratterà 140.000 barili al giorno di greggio. Valore 20 milioni di €.

·         La Tognozzi di Firenze, assieme alla ACOTEC di Ferrara (quest'ultima per la parte di ingegneria), hanno concluso un contratto con il Governatorato di Suleymaniya per la realizzazione di tre piccoli ospedali pediatrici per un valore complessivo di 12.7 milioni di €. L’avvio dei lavori è previsto alla fine del 2009 per una durata di due anni.

·         Lo SGI – Studio Galli S.p.A. ha in corso la progettazione esecutiva per il rinnovamento urbano della città vecchia di Mosul, i piani strutturali di sviluppo economico-sociale e di sistemazione territoriale dei Governatorati di Babil e Muthanna (quest'ultimo già ultimato), la progettazione esecutiva delle dighe di Badush (Mosul) e Al-Baghdadi (Anbar), studi di fattibilità per tre impianti di produzione idroelettrica nelle Province di Erbil, Dohuk e Suleymaniya, attività di consulenza e supervisione per la realizzazione di un impianto di fornitura di acqua presso Suleimaniya e per la progettazione della diga di Qara Ali nella stessa Provincia. Valore complessivo 15 milioni di €.

 

Contratti conclusi non ancora in esecuzione:

·         La GE Oil & Gas (ex Nuovo Pignone Spa) ha finalizzato un contratto con la State Company for Oil Projects del Ministero del Petrolio per la fornitura di una nuova stazione di compressione presso il campo di West Qurna (C.S. 6) per un valore di 70 milioni di €, e di West Qurna II (NGL) per un valore di 80 milioni di €. Si è in attesa dell'apertura delle lettere di credito.

·         La GE Water Italy con sede a Milano ha concluso un contratto per la fornitura di infrastrutture per iniezione di acqua in pozzi petroliferi nel sud dell’Iraq. Valore 63 milioni di €. Si è in attesa dell'apertura della lettera di credito.

·         Il Ministero del Petrolio ha firmato un contratto con Cavagna Group per la costruzione in Iraq di tre impianti di ricondizionamento di bombole per gas (GPL) e relative valvole. Valore 42.4 milioni di €. Sono in corso le procedure per l’apertura della lettera di credito.

·         La Melete Srl di Roma ha concluso un contratto per l’ingegneria e la gestione di forniture dall’Italia di sfere per gas GPL per la Gas Filling Company del Ministero del Petrolio. Valore 30 milioni di dollari. E’ in corso di perfezionamento l’apertura della lettera di credito.

·         La Italia Pegasus Institute di Forliha concluso un contratto con la VANO Group per lo stabilimento in Kurdistan di una linea di produzione per la lavorazione di carni avicole. Valore 9.2 milioni di €. Sono in corso di definizione le modalità per l'apertura della lettera di credito.

·         WGB Global Recycling di Milano ha firmato un contratto con la Municipalità di Suleymaniya, in joint-venture con la ditta irachena Halmat Mohammad Co, per la realizzazione di un impianto di trattamento e riciclaggio dei rifiuti per un valore potenziale di 250 milioni di €. E' in corso l'acquisizione di finanziamenti e crediti da parte della società per la realizzazione dell'investimento.

·         La Temix S.p.a., alla guida di un consorzio di imprese siciliane, ha concluso un contratto di fornitura di materiale e trasferimento di know-how  nel settore delle telecomunicazioni con la Iraq Central Cooperative Associations for Communications and Transportations (ICCACT) per un valore complessivo di 20 milioni di €. E' attesa l'apertura della lettera di credito.

·         La Bono Energia di Peschiera Borromeo (Milano) ha concluso un contratto con la North Refinery Company del Ministero del Petrolio per la fornitura di sei caldaie a tubi d’acqua del valore di 14 milioni di €. Sono in corso di definizione le modalità di consegna e di emissione della lettera di credito.

 

Trattative in corso

 

Settore degli idrocarburi

 

L’ENI e la Edison sono tra le 45 maggiori imprese internazionali selezionate per la partecipazione alle aste relative allo sfruttamento di numerosi giacimenti di petrolio e gas. L’ENI in particolare ha acquisito una posizione di primo piano coltivando rapporti anche negli anni più difficili grazie a consistenti programmi di formazione di quadri e a studi a distanza di importanti giacimenti.

Nel "bid round" condotto dal Ministero del Petrolio nel mese di giugno 2009 l'ENI, capofila di un consorzio con la cinese SINOPEC, la coreana KOGAS e l'americana OXY, è stata la migliore offerente per il campo di Zubair. Il Gruppo italiano ha però rifiutato, così come le altre compagnie, le pretese irachene di una remunerazione giudicata troppo bassa. La EDISON ha concorso per il campo di gas di Akkas, ma anche in questo caso la "remuneration fee" offerta dagli iracheni é stata considerata troppo bassa. Il "bid round" si é pertanto risolto in un sostanziale fallimento, con un solo contratto assegnato per il campo di Rumelia al consorzio anglo-cinese BP-CNPC che, per questo campo ma non per altri, ha accettato una bassa remunerazione (la firma di questo contratto è avvenuta in data 3 novembre 2009). Il Governo iracheno sta riesaminando con difficoltà la propria strategia. L’11 e il 12 novembre prossimi è previsto che si svolga il secondo “bid round” nel quale l’ENI presenterebbe offerte per i giacimenti di Halafaya (nel Wasit, al confine iraniano) e di Manjoon (nella provincia di Bassora a nord di Zubair). Resta da vedere se tutto questo costituirà un incentivo per il Governo iracheno per chiudere rapidamente i contratti del “first bid round”.

Il 2 novembre 2009, l’ENI ha finalizzato e parafato presso  il Ministero del Petrolio il contratto per il “giant field” petrolifero di Zubair a seguito della decisione del Consiglio dei Ministri di negoziarlo e concluderlo con l’impresa italiana. L’ENI ha accettato una remuneration fee di 2 dollari al barile a fronte, però, di una modifica favorevole del regime fiscale e ha dovuto estromettere dal consorzio, la cinese SINOPEC[20], L’ENI prevede che i lavori coinvolgeranno fino a 13.000 lavoratori di cui circa 300 italiani e che lo sfruttamento di Zubair genererà globalmente circa 400 mld US$ per l’Iraq e fino a 40 mld per il consorzio guidato da ENI.

Dopo la parafatura del contratto, la sua approvazione è passata all’esame del Consiglio dei Ministri. L’Ufficio Legale di quest’ultimo ha richiesto modifiche[21] riguardanti in particolare la portata dell’esclusività concessa all’impresa sul giacimento di Zubair e le conseguenze sui termini contrattuali di eventuali modifiche legislative in materia di idrocarburi. Ad una prima risposta con richiesta di chiarimenti già fornita dall’ENI potrebbe seguire una missione tecnica per giungere ad una nuova finalizzazione del testo. Se tale passaggio fosse superato, l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri potrebbe aver luogo nella prevista seduta di martedì 8 dicembre o in quella successiva. Le Autorità irachene hanno confermato la volontà di finalizzare quanto prima i contratti con le compagnie petrolifere ed avviarne rapidamente l’attuazione.

L’Italia è il secondo importatore di greggio iracheno dopo gli Stati Uniti (quasi quattro miliardi nel 2008 e 1.6 miliardi nel primo otto mesi del 2009), ed è oggi al quarto posto dopo Libia, Russia e Azerbaijan tra i Paesi fornitori all'Italia con il 9.8% del totale (é stata al terzo posto nel 2008 con il 10.2%). Vi è un nostro interesse allo sviluppo della produzione di gas per uso interno e per l’esportazione verso l’Europa, sia in relazione alle opportunità che ne deriverebbero per l’industria italiana (impianti e sistemi di trasporto), sia ai fini della diversificazione delle nostre fonti di approvvigionamento.

Progetti Europa ha presentato offerte per forniture per impianti relativi all'estrazione, al trattamento e al convogliamento di idrocarburi per un valore complessivo di 1.28 mld di €, parte dei quali in joint-venture con una impresa indiana.

Drillmec (Gruppo Trevi) ha presentato offerte per forniture di impianti di perforazione per un valore totale di 59 milioni di €.

Studio Tecnologie e Progetti-STP ha in corso trattative con la North Refinery Company del Ministero del Petrolio relativamente al Front Engineering End Design per parti aggiuntive della raffineria di Baji per un valore indicativo di 20 milioni di €.

SPIG ha presentato una offerta per un impianto di raffreddamento per la Raffineria di Daura per un valore di 35 milioni di US$.

 

Settore industriale

 

Franco Tosi Meccanica Spa ha in corso di finalizzazione un contratto per 17 milioni di € per parti di ricambio della centrale elettrica di Baji e di 4 milioni di € per ricambi per quella di Hatra.

Ha presentato un'offerta per la fornitura di ulteriori parti di ricambio per la centrale di Baji per un valore di 95 milioni di €.

Sta elaborando su richiesta del Ministero dell’Elettricità un’offerta di 200 milioni di € per turbine, caldaie e ricambi per la centrale elettrica di Daura.

La TVR di Roma (gruppo F.I.M.I.) ha concordato con l’impresa pubblica irachena Ibn Majid di definire un accordo di joint-venture, del quale ha sottoposto una bozza, per la produzione di tubature in vetroresina di medie e grandi dimensioni. L’investimento iniziale ammonterebbe a 10 milioni di €.Il gruppo ha presentato anche una proposta preliminare per la produzione di rotaie e altro materiale fisso per ferrovia in joint-venture con la stessa Ibn Majid, per un valore dell’ordine di 20 milioni di €.

Cantieri Navali del Golfo sta esaminando con l’impresa pubblica irachena Ibn Majid State Company la possibilità di una joint-venture per la realizzazione di un cantiere del valore stimato di 85 milioni di US$ per la produzione e la manutenzione di imbarcazioni di piccole e medie dimensioni.

Il consorzio di Firenze CO.LA.NA.I. ha sottoscritto manifestazioni di interesse con la provincia di Misan per la riabilitazione di impianti industriali di produzione di oli vegetali, di zucchero e di plastica, nonché per lo stabilimento di una raffineria e la progettazione di un aeroporto.

L’azienda OMCM di Matera é stata interessata a partecipare alla modernizzazione di aziende pubbliche del Ministero dell’Industria nel comparto chimico in vista della loro privatizzazione.

La Melete Srl di Roma ha sottoscritto in data 2 novembre 2009 un accordo di cooperazione industriale con la società HEESCo (Heavy Engineering Equipment Company), facente capo al Ministero dell’Industria, per assemblaggi diretti a forniture e alla partecipazione a gare nel paese. L’intesa prevede che la Melete provveda alla progettazione, alla fornitura di materiali e del necessario know-how e alla supervisione tecnica mentre la HEESCo provvederà all’assemblaggio e alla messa in opera in loco. E’ stimato che da tale accordo possano derivare forniture dall’Italia tra i 50 e i 100 milioni di USD l’anno. Alla sopracitata fornitura è stata aggiunta un intesa con la quale alla HEESCo saranno assicurati 5 milioni di US$ nell’ambito di un ulteriore contratto appena concluso con la Gas Filling Company del valore di 10 milioni per l’istallazione delle sfere da parte della HEESCo stessa sotto la supervisione tecnica di personale della Melete in Iraq. In tale contratto è previsto, per il personale direttivo iracheno impiegato, un periodo di training specifico che verrà svolto in Italia. La prima spedizione dall’Italia delle sfere per lo stoccaggio del gas è prevista per il prossimo 15 dicembre. La firma del contratto è imminente.

 

Settore dei trasporti

 

Dopo che con un finanziamento del Ministero degli Esteri il consorzio CIITI (Italferr, Trenitalia, ANAS, ENAC, ENAV) ha elaborato un Master Plan dei trasporti del paese e lo studio di fattibilità del nuovo porto di Al Faw, vi é un interesse reciproco alla realizzazione di tale porto da parte di imprese italiane. E’ stato costituito un consorzio formato tra gli altri da Technital, Impregilo, Fincosit, Bonatti, Todini, Trevi, Sidra, Selex, Progetti Europa, con la partecipazione anche di imprese irachene, con la cui componente ingegneristica (Technital) è in corso di finalizzazione un contratto per la progettazione del porto del valore di 46,9 milioni di € più 100 milioni opzionali per la supervisione dei lavori. Per la costruzione il Governo iracheno intende al momento limitare al massimo l’impiego di fondi pubblici e contatti sono in corso per l’acquisizione di investimenti da altre fonti da estendere anche ad una zona industriale e/o ad altre iniziative per renderli pienamente remunerativi.

Nei primi giorni di dicembre, si è svolto un incontro tra rappresentanti dell’Ambasciata e il Vice Primo Ministro Issawi per discutere della realizzazione del Porto di Al Faw. Issawi ha confermato la volontà generale del Governo di finalizzare quanto prima il contratto con il Consorzio italiano per la progettazione del porto. Le correzioni irachene al contratto proposto da Technital sono ora all’esame delle due parti. Se l’intesa verrà raggiunta il Consiglio dei Ministri potrebbe approvarla a metà dicembre per una firma immediatamente successiva.

Potenzialità vi sono altresì nel settore ferroviario (interesse di Ansaldo soprattutto per il materiale rotabile e il suo assemblaggio), anche nella prospettiva della realizzazione di un corridoio mesopotamico per i trasporti tra Europa e Asia parallelo al canale di Suez.

Technital e Metropolitana Milanese sono tra le imprese in contatto con la Municipalità di Baghdad per la progettazione della metropolitana della capitale irachena.

Nel campo dei trasporti urbani vi è un interesse di Bredamenarinibus (gruppo Finmeccanica) alla realizzazione di impianti per la produzione e la manutenzione di autobus.

 

Settore della difesa

 

Contatti e trattative sono in corso tra Ministero della Difesa iracheno e Finmeccanica per l’acquisto di elicotteri Agusta, aerei da trasporto Sparta, e sistemi di controllo Selex-Sistemi Integrati per un valore di circa 600 milioni di €.

Contatti sono stati avviati con Cantieri Navali del Golfo (Gaeta) e con Cantiere Vittoria (Adria) per l'acquisizione di natanti per Polizia e Marina.

 

Settore ospedaliero

 

A livello nazionale vi sono ampie potenzialità per realizzazioni nel comparto ospedaliero e dei centri di medicina di base. Un consorzio di imprese italiane guidato da Costruzioni & Servizi S.p.a e Steam s.r.l. é in trattative con il Ministero della Sanità per la realizzazione da 3 a 5 ospedali. In tale settore vi é anche un interesse di Techint.

 

Settore agricolo e agro-alimentare

 

Il nostro credito di aiuto di 100 milioni di € per macchine agricole e forniture nei settori dell’agricoltura e dell’irrigazione, per le quali a breve verranno lanciate le gare, sarà un importante volano per la partecipazione di imprese italiane alla realizzazione di un grande piano di sviluppo agricolo lanciato dal Primo Ministro. Importanti potenzialità si aprono in conseguenza anche nel settore dell’industria agro-alimentare.

Contatti promossi dall’ICE sono in corso con il Ministero dell’Agricoltura della Regione del Kurdistan iracheno per la partecipazione di imprese italiane alla realizzazione di attività previste nel master plan di sviluppo dell’agricoltura e dell’agro-industria regionale.

  

Settore delle risorse idriche

 

Il Gruppo Trevi é nella fase finale delle trattative per la riabilitazione e messa in sicurezza della grande diga di Mosul la quale serve due centrali della potenza complessiva di 1.000 MW su una capacità idroelettrica totale di 2.500 MW istallata nel Paese. Valore stimato: 2.15 miliardi di US$. Probabile una intesa, gradita agli iracheni, con la concorrente tedesca Bauer.

Lo Studio Galli, in consorzio con la società italiana MED Ingegneria, la giordana El Concorde e le americane Sandia Laboratories, HEC e Exponent, é nella fase finale della selezione da parte del Ministero delle Risorse Idriche per la Pianificazione Strategica Nazionale della gestione delle Risorse Idriche dell’Iraq. Valore 42.5 milioni di US$.

 

Settore della produzione elettrica

 

Il Gruppo Bernardi di Udine ha sottoscritto con il Governatorato di Tamim una dichiarazione di intenti per la progettazione e la costruzione di una centrale elettrica da 30 MW. Valore dell’ordine di 50 milioni di €.

 

Settore dei Lavori Pubblici

 

Il Consorzio Italmework, costituito da società italiane e collegato a Telecom Italia, é in contatto con il Governo Regionale del Kurdistan per la realizzazione di lavori pubblici sotterranei con la tecnologia "trenchless".

 

Settore della distribuzione di articoli di abbigliamento

 

Il Gruppo Bernardi di Udine ha aperto un punto vendita a Suleymaniya, e prevede l’apertura di ulteriori centri ad Erbil, Dohuk e Kirkuk.

 

Piccole e medie imprese

 

Anche grazie ad attività promozionali nel Kurdistan iracheno tra cui le fiere italiane ad Erbil nel 2007, 2008 e 2009, organizzate dal gruppo Axis Fairs & Services di Milano, e visite in Italia di operatori e responsabili curdi organizzate tra l’altro dall’ICE, una serie di piccole e medie imprese (tra le quali Consorzio CIAC, IBI/Rosa Cometta, Badinmac, Tecnolamiere, Gambarelli Impianti, CEG, ALL.CO., Alca Impianti, D'Avino, Officine Facco, Officine di Villalta e Escher Mixers Srl) hanno concluso accordi per alcune decine di milioni di € e avviato trattative per alcune centinaia di milioni. Gli sviluppi in questo settore, per quanto riguarda il Kurdistan, sono anche collegati ad una Intesa conclusa nel febbraio 2009 tra tale Regione e la Lombardia. Una simile Intesa é in via di conclusione con il Veneto.

* * *

COOPERAZIONE CULTURALE

L’Italia ha una lunga e consolidata tradizione nel campo della cooperazione culturale con l’Iraq, in particolare nella conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico.

Importanti attività di ricerca, di esplorazione e di formazione sono state condotte per decenni nel Paese. Attività di questo tipo sono previste nel Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione tra Italia e Iraq.  E’ inoltre in corso di negoziato il Programma esecutivo culturale  2009–2014 sottoposto alla valutazione delle competenti Direzioni Generali del MIUR.

Sono inoltre numerosi i rapporti di cooperazione accademica tra Università italiane ed irachene, e tra altre istituzioni culturali dei due Paesi. Italia e Iraq hanno specifici programmi per il finanziamento di borse di studio di studenti iracheni che intendono intraprendere percorsi di studio post-laurea in Italia, nonché per coloro che desiderano perfezionare la conoscenza della lingua e della cultura italiana. In quest’ultimo campo sono stati organizzati nel 2008 corsi a Baghdad per l’aggiornamento dei docenti iracheni del Dipartimento di Italiano dell’Università di Baghdad.

Percorsi di formazione professionale per iracheni sono inoltre organizzati in numerosi settori (ad esempio agricoltura, agro-industria, elettricità, petrolio, risorse idriche, trasporti) sia in Iraq che in Italia.

 

Recupero e valorizzazione del patrimonio culturale e archeologico

Tra le principali attività sono da menzionare i lavori di ristrutturazione del Museo Nazionale di Baghdad, realizzati dal Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino (CRAST). Essi hanno consentito il ripristino dell’accesso alle strutture museali dopo la chiusura determinata dalla mancanza di sicurezza e il completo restauro nel 2007 della Galleria assira e delle strutture esterne adiacenti, nonché di quella islamica. Sono state inoltre realizzate opere per la sicurezza del sito. Tra il 2003 e il 2004 l’Istituto Centrale per il Restauro e il CRAST avevano reso possibile il ripristino dei laboratori del Museo, il recupero di importanti reperti archeologici e la formazione di esperti restauratori iracheni. Alla conclusione dei lavori il museo è stato visitato dal Ministro Frattini ed  è quindi stato  riaperto formalmente il 23 febbraio 2009. Il Centro Nazionale per le Ricerche ha sviluppato un progetto di visita virtuale al Museo Nazionale di Baghdad e dei principali siti di origine dei reperti archeologici che vi sono conservati.

È stata inoltre avviata una collaborazione per il restauro deimusei di Diwanya, Nassiryah e Najaf. Il progetto è condotto dall’Istituto Centrale per il Restauro.

L’Istituto Italiano di Studi per l’Africa e l’Oriente conduce dal 2005 un progetto per il restauro del Museo di Suleymaniya e per il recupero e la valorizzazione della stele di Paikuli. I lavori prevedono anche attività di formazione in loco e in Italia di archeologi della regione del Kurdistan iracheno.

Attività di formazione di specifiche professionalità irachene attive nella protezione e nel recupero dei beni archeologici, oltre che nella lotta al loro traffico illecito,  sono state svolte dai Carabinieri nell’ambito della Missione Antica Babilonia nella provincia del Dhi Qar dal 2004 al 2006.

È inoltre allo studio un programma per la ripresa del restauro di antichi avori, di tavolette con scritture cuneiformi, di vasi e di monete metalliche, inclusivo della formazione di esperti restauratori.

Reperti archeologici iracheni recuperati in Italia e dei quali viene accertata la provenienza e l’esportazione illegale dal paese sono restituiti alle autorità irachene.

Si è tenuta a gennaio 2009 la mostra “Ninive, il palazzo senza eguali di re Sennacherib” sugli scavi effettuati da archeologi iracheni e italiani in tale sito.

E’ in fase di negoziato il rinnovo del Protocollo di Cooperazione Culturalevenuto a scadenza nel 2001.

È stato inoltre approvato nel luglio 2009 il contributo di € 2.008.420,00, destinato al rafforzamento istituzionale del Ministero dei Beni Culturali e della Direzione per i Beni Museali. Lo scopo è di migliorare la gestione, conservazione e fruibilità per il pubblico dell’immenso patrimonio museale iracheno. Con il contributo del Ministero degli Affari Esteri (12 mila €)  verrà, nel corso del 2009, organizzata una mostra fotografica  sui tesori archeologici dell’Iraq.

 

Formazione

Ampia è la collaborazione tra Italia e Iraq nel campo della formazione di quadri. Sono state realizzate o sono in corso attività in Iraq e in Italia nei settori dell’agricoltura, dell’agro-industria, dell’elettricità, del petrolio, delle risorse idriche e dei trasporti, che tra il 2006 e il 2007 hanno già interessato oltre 200 persone provenienti da diverse realtà irachene sia centrali che locali. Diplomatici iracheni hanno frequentato a Roma nel 2007 e nel 2008 corsi di Alta Formazione in Studi Politici e Relazioni Internazionali. Il corso del 2009 ha avuto inizio il 26 ottobre scorso.

Attività di formazione sono svolte in diversi campi nell’ambito dell’Unità per il Sostegno alla Ricostruzione a guida italiana nel Dhi Qar.

Sono finanziate dal Ministero degli Affari Esteri italiano 150 mensilità annue per laureati iracheni che desiderano intraprendere dottorati di ricerca e corsi di specializzazione presso nostre Università e per coloro che desiderano approfondire lo studio della lingua italiana. Al Dipartimento di Lingua Italiana dell’Università di Baghdad viene anche garantito un contributo annuo per il sostegno alle cattedre. Il Governo iracheno a sua volta assicura sostegno a propri studenti che intendano intraprendere attività di formazione post-universitaria in Italia. Ulteriori rapporti a livello accademico sono presenti nell’ambito della cooperazione scientifica.

 

COOPERAZIONE SCIENTIFICA

La collaborazione in ambito scientifico tra Italia e Iraq interessa numerosi settori di ricerca e di applicazione pratica. Sono stati sviluppati rapporti tra Università e altri centri scientifici dei due Paesi, attraverso visite di professori e ricercatori, seminari di studio e l’aggiornamento delle tecnologie per la ricerca.

Il Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione tra Italia e Iraq, firmato a Roma il 23 gennaio 2007, promuove lo sviluppo del settore delle scienze e della tecnologia attraverso il rafforzamento di tali attività, oltre alla promozione di progetti congiunti.

 

Università e Istituzioni Scientifiche

Il Landau Network-Centro Volta di Como, in collaborazione con l’Accademia Nazionale irachena delle Scienze, ha sviluppato una rete di rapporti tra Università ed Istituzioni scientifiche dei due Paesi. Ciò ha contribuito a consolidare le attività di formazione scientifica di studenti e ricercatori iracheni in Italia, ad incrementare le occasioni di scambio e di confronto tra realtà accademiche attraverso la partecipazione a seminari e a corsi di specializzazione.

Dal 2005, sono state concesse più di 50 “fellowships” di breve periodo ed oltre 20 borse di studio, della durata di un anno accademico, sono state utilizzate per attività di ricerca presso istituzioni universitarie e scientifiche italiane. Inoltre, sei borse di studio finanziate dal Ministero degli Affari Esteri (Cooperazione allo Sviluppo) consentono la specializzazione di laureati iracheni in discipline mediche.

Fanno parte di questa rete le Università irachene di Baghdad, Bassora, Erbil, Kirkuk, Nassiryah e Suleymaniya. Da parte italiana si ricordano le Università di Brescia, Genova, Insubria, Milano-Statale, Milano-Bicocca, Milano-Sacro Cuore, Torino-Politecnico, Napoli-Federico II, Napoli-L’Orientale, Pavia, Tuscia, Venezia-Cà Foscari oltre, tra gli altri, all’Azienda ospedaliera San Camillo di Roma, all’Istituto Nazionale di Ottica Applicata, all’Istituto Nazionale per la Ricerca Sperimentale sui Cereali e al Centro Elis di Roma.

Per il 2009 sono previste ulteriori 29 borse di ricerca in Italia che si integreranno a quelle finanziate dal Governo iracheno.

Nel novembre 2009, il Comitato Direzione della Cooperazione allo Sviluppo ha approvato un programma di riqualificazione e inserimento di scienziati iracheni nel settore civile, affidato all’Università dell’Insubria, per un ammontare di 612.872 €. Nello stesso incontro, è stato approvato altresì il progetto di potenziamento delle capacità cliniche e di formazione dell’unità sanitaria di Tallil USR Nassiriya, affidato all’Università di Sassari (valore 1,895.632 €).

COOPERAZIONE PER LA RICOSTRUZIONE DEL PAESE

L’Italia è tra i maggiori contribuenti per la ricostruzione dell’Iraq tramite fondi gestiti dalla Direzione Generale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente-Task Force Iraq e dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri con interventi a dono; sono stati inoltre stanziati finanziamenti a dono anche da altri Ministeri tra cui quello dell’Ambiente e quello per i Beni e le Attività Culturali. Dal 2003 ad oggi l’impegno per l’Iraq con attività a dono è stato di circa 290 milioni di €. A partire dal 2009,  la Cooperazione allo Sviluppo sta subentrando alla Direzione Generale per i Paesi del Mediterraneo e Medio Oriente per le nuove attività.

Agli interventi a dono si aggiungono crediti d’aiuto per 400 milioni di € previsti dal Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione tra Italia e Iraq, per il conseguimento degli obiettivi dell’International Compact with Iraq (mutuo impegno di Governo iracheno e Comunità internazionale per la stabilizzazione e lo sviluppo economico-sociale dell’Iraq in un quadro di riconciliazione interna e di dialogo regionale). Una prima parte del credito fino a 100 milioni di €, già disponibili, sarà impiegato per lo sviluppo dell’agricoltura, con particolare attenzione alla crescita del settore privato, e nel collegato settore delle risorse idriche. Sono in corso di definizione le future assegnazioni  dei crediti di aiuto.

 

Cooperazione internazionale: numerosi gli interventi di emergenza umanitaria che la Cooperazione italiana ha effettuato attraverso organizzazioni internazionali quali il ComitatoInternazionale della Croce Rossa per attività in favore dei rifugiati e delle vittime di violenze, l’Organizzazione Mondiale della Sanità per interventi di emergenza sanitaria e campagne di prevenzione di malattie infettive, l’UNICEF per assistenza alle fasce più vulnerabili della popolazione, il Programma Alimentare Mondiale per il sostegno alla alimentazione degli sfollati interni e dei rifugiati nei Paesi vicini, la FAO per programmi sulla sicurezza degli alimenti, l’UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale iracheno (vedi la sezione Cooperazione culturale) e l’UNMAS (United Nations Mine Action Service) per lo sminamento del territorio.

L’Italia è tra i maggiori contributori dell’International Reconstruction Fund Facility for Iraq (IRFFI), fondo multilaterale gestito da Banca Mondiale e Nazioni Unite. L’impiego dei fondi messi a disposizione dell’IRFFI mira al conseguimento degli obiettivi dell’International Compact in un quadro di co-finanziamento delle attività. Tra i progetti realizzati con contributi italiani si ricordano quelli in favore dello sviluppo del settore agro-industrialee della piccola e media impresa affidati all’UNIDO. Proprio nell’ambito dell’International Compact sono stati stanziati 2,6 milioni di €, di cui 500.000 destinati all’Integrated Pest Management (IPM) e 2,1 milioni all’Enterprise Development and Investment Promotion for the SME sector (UNIDO). Alla FAO sono stati affidati programmi nel settore della gestionedelle risorse idricheper l’agricoltura, consistenti, in particolare, nella ristrutturazione di stazioni di pompaggio in diverse province del Paese e la formazione di personale specializzato.

Nei settori della sicurezza e del “rule of law” l’Italia partecipa anche alle attività di formazione realizzate in ambito NATO e Unione Europea.

L’Unione Europea ha previsto le seguenti misure speciali per il 2008 (budget: 72,6 milioni di €): assistenza tecnica alle istituzioni irachene; sostegno per i servizi specializzati; sviluppo e sostenibilità dei servizi idrici ed igienico-sanitari; sostegno al ritorno ed al reinserimento dei rimpatriati e degli sfollati; riduzione delle perdite idriche a Zarqa (gestione delle scarse risorse idriche giordane nelle zone a forte concentrazione di rifugiati iracheni); aiuti di emergenza al settore dell’istruzione in Siria (che deve far fronte ad un massiccio afflusso di rifugiati iracheni); seconda fase (2009-2011) del sostegno comunitario al settore dell’istruzione in Siria (che deve far fronte ad un massiccio afflusso di rifugiati iracheni); e sostegno alla gestione dei rifiuti solidi e medici in Siria (nelle zone a forte concentrazione di rifugiati iracheni).

 

Cooperazione bilaterale: Dopo gli eventi del 2003, l’Italia è stata immediatamente attiva anche sul piano bilaterale con interventi di carattere umanitario per la fornitura di beni di prima necessità in favore delle fasce più deboli della popolazione.

Sul piano sanitario, la Croce Rossa Italiana ha allestito e gestito nel 2003 un ospedale da campo in Baghdad ove personale medico italiano ha effettuato interventi di pronto soccorso, chirurgia e altri trattamenti per migliaia di pazienti.

Fino al 2008 la “Fondazione Istituto Mediterraneo per l’Infanzia-MedChild Istitute” ha condotto un programma per la cura in Italia di bambini affetti essenzialmente da malattie ematiche e cardiopatiche, per la formazione di medici specialisti e per l’attivazione di centri di diagnostica cardiologia pediatrica nella Regione del Kurdistan iracheno. Nel novembre 2008, l’IME ha concluso un’intesa con il Ministero della Sanità iracheno per il trattamento in Italia di bambini affetti da malattie del sangue, per la formazione di personale medico e per l’allestimento di un moderno laboratorio di analisi (costi a carico del Governo iracheno). Un’analoga intesa è stata conclusa tra MedChild e il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica. Attività di telemedicina, a favore dell’Ospedale pediatrico di Baghdad, sono state curate dalla ONG “Intersos” con il concorso dell’Università “La Sapienza” di Roma su casi principalmente di onco-ematologia pediatrica. Un centro sanitario è stato progettato e realizzato nelle aree umide del Sud del Paese (Marshlands) da parte della “Sudgest”. Sono state inoltre condotte attività di formazione anche di tipo manageriale dalla ONG “Voci di Popoli del Mondo” ed è in corso nel Dhi Qar un progetto per la cura di giovani pazienti affetti da labiopalatoschisi e da traumi da ustioni condotto da “Smile Train Italia”.

Attività in favore del funzionamento e del consolidamentodelle istituzioni nonché del processo diriconciliazione nazionale sono condotte attraverso seminari ed altri incontri in Iraq, in Italia e in altri paesi cui hanno partecipato esponenti dei Parlamenti di Baghdad e di Erbil, rappresentanti del Governo, della società civile e della Comunità internazionale, organizzati, tra le altre, dalle ONG “Non c’è pace senza giustizia”, “International Alliance for Justice”, “Ipalmo” e “Landau Network-Centro Volta” di Como (vedi Cooperazione politica bilaterale).

Sono stati organizzati, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Scienze Criminali di Siracusa, seminari ed altre attività sulla riforma dellagiustizia, cui hanno preso parte alti esponenti della magistratura irachena, parlamentari, rappresentanti del Governo ed esperti internazionali. Oltre 50 funzionari iracheni hanno beneficiato di attività di formazione nel settore dei diritti umani, organizzate in Italia in collaborazione con l’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario di Sanremo, che sta svolgendo ulteriori programmi in Dhi Qar che si aggiungono ai percorsi formativi rivolti a quadri in materia di agricoltura, trasporti, petrolio, elettricità e risorse idriche, nonché a corsi per diplomatici iracheni.[22]

Dopo la conclusione della missione del contingente italiano nella provincia meridionale del Dhi Qar, le attività di assistenza alla popolazione e alle istituzioni locali sono proseguite attraverso l’Unità per il Sostegno alla Ricostruzione a guida italiana. In tale provincia, la Cooperazione italiana ha inoltre condotto interventi per la fornitura di acqua potabile e il sostegno alle strutture educative e sanitarie.

L’Italia assiste le competenti autorità irachene nel recupero delle aree umidedel sud del Paese (Marshlands) con finanziamenti del Ministero dell’Ambiente (Progetto “New Eden”). È stato realizzato un “Master Plan” per la loro completa riabilitazione e sono stati compiuti interventi volti a favorirne il ripopolamento e la ripresa di attività sociali e commerciali. Sono previste numerose ulteriori realizzazioni di carattere socio-economico e soprattutto ambientale, quali la creazione di un parco nazionale, la messa a punto di sistemi di monitoraggio a distanza e di strumenti per la rilevazione e lo sfruttamento dei dati relativi a tali ambienti, nonché l’istallazione di nuove stazioni idrometeorologiche e l’impiego delle più moderne tecniche per il controllo e la gestione delle acque.

 


Profilo biografico di Hoshyar Zebari,

Ministro degli Affari esteri iracheno

   (a cura del Ministero degli Affari esteri)

Dati biografici

 

Nato nel 1953 ad Akra (Provincia di Dohuk, nel Kurdistan iracheno).

E’ un curdo di confessione musulmana sunnita.

Laureato in Scienze Politiche all’Università di Amman, Giordania; Dottorato in Sociologia dello Sviluppo presso l’Università dell’Essex, Gran Bretagna.

Membro del Comitato Direttivo e dell’Ufficio Politico del Partito Democratico del Kurdistan (PDK) dal 1979.

Dal 1979 al 1981 è rappresentante del PDK in Europa Occidentale.

Dal 1988 al luglio 2003 è responsabile dell’Ufficio Relazioni Internazionali del PDK.

Nominato nel settembre 2003 Ministro degli Affari Esteri nel Gabinetto provvisorio iracheno (in regime CPA), è stato poi confermato, nella stessa carica, nel Governo interinale che ha assunto responsabilità e poteri di governo il 28 giugno 2004, dopo la dissoluzione dell’Autorità Provvisoria della Coalizione. Da quel giorno ha ininterrottamente coperto la carica di Ministro degli Affari Esteri.

 

Profilo

Zebari è il primo curdo a guidare la politica estera dell’Iraq dalla fondazione dello Stato. Abile negoziatore ed elemento di assoluta fiducia di Massoud Barzani, leader carismatico del Partito Democratico del Kurdistan. E’ Ministro degli Esteri dall’agosto 2004 avendo ricoperto la carica sia al tempo dell’Iraqi Governing Council che del Governo interinale.

Dopo la riconciliazione fra i vari gruppi dell’opposizione irachena, alla quale egli stesso ha contribuito guidando lunghe trattative, Zebari è stato nominato membro del Consiglio di Presidenza dell’opposizione irachena raggruppata nell’Iraqi National Conference, per il quale è stato responsabile per le relazioni internazionali nei mesi precedenti alla caduta di Saddam Hussein.

La sua nomina a Ministro degli Esteri era stata accolta a suo tempo accolta con scarso entusiasmo dal personale della carriera diplomatica irachena, dai nazionalisti iracheni e dai Governi arabi, nel timore che una diplomazia guidata da un non-arabo potesse attenuare l’impegno iracheno nei confronti dei temi di interesse del mondo arabo (Palestina). I membri del suo staff diplomatico sono in gran parte curdi, spesso legati al suo partito di provenienza e immessi di recente nel Ministero degli Esteri.

Nonostante queste premesse, sin dalle prime uscite internazionale come rappresentante del Governo ad interim,  il Ministro ha saputo, con parole concilianti e attente a rassicurare gli interlocutori arabi, conquistarsi un certo credito a livello regionale e internazionale.


COMMISSIONE MISTA ITALIA – IRAQ

(Roma, 14 dicembre 2009)

DELEGAZIONE IRACHENA

 

1

Hoshyar Zebari

Ministro Affari Esteri

2

Labeed Abawi

Vice Ministro Affari Esteri

3

Isam Namiq Abdallah

Sottosegretario Min. Salute

4

Ayad Ibrahim Al-Safi

Sottsegretario Min. Municipalità e Lavori Pubblici

5

Amb. Fareed Mustafa Kamil  Yassein

Ministero Affari Esteri (Dir. Gen. Policy Planning)

6

Faisal Rasheed Nasir

Ministero Agricoltura (Consigliere Speciale Ministro)

7

Min. Plen. Muowafak Yousif Maroki

Ministero degli Esteri (Vicedirettore Gen. Europa)

8

Sameer Mekhael 

Ministero del Petrolio (Dir. Gen.)

9

Laith Saleem Al-Ameer

Ministero delle Costruzioni (Dir. Gen.)

10

Aqeel Ibraheem Mohammed

Ministero della Cultura (Dir. Gen.)

11

Imad Hamzah Mohammed Hussein

Ministero della Pianificazione e Cooperazione allo Sviluppo (Dir. Gen.)

12

Mahmood Qasem Shareef

Ministero della Scienza e della Tecnologia (Dir. Gen.)

13

Ikram Abdulazeez Abdulwahab

Ente Nazionale per gli Investimenti (Dir. Gen)

14

Shadha Abdul Malik Khudhr

Ministero della Giustizia (Dir. Gen.)

15

Raad Khairalla Al-Asaadi

Ministero del Commercio (Dir. Gen.)

16

Ameera Aidan Hlail

Ministero del Turismo e L’Archeologia (Dir. Gen.)

17

Mehsen Hamzah Atiya

Municipio di Baghdad (Dir. Gen. Dipartimento Progetti)

18

Mustafa Abdulmajeed Habeeb

Ministero della Gioventù (Dir. Gen.)

19

Muthafer Mohammed Mahmoud

Ministero dell’Alta Istruzione e Ricerca Scientifica (Dir. Dip. Relazioni Culturali)

20

Abdulqader Abdulhameed Ahmed

Ministero Risorse Idriche (Vice Dir. Gen.)

21

Wafaa’ Gorge Nado

Ministero dei Trasporti (Vice Dir. Gen.)

22

Waleed Khalid Abdulwahhab

Ministero delle Finanze (Direttore della Cassa Irachena per lo Sviluppo Estero)

23

Ahmed Mohammed Raouf

Ministero Comunicazioni (Responsabile Servizi della Rete Internazionale)

24

Mamoon Lateef Salem

Ministero dei Diritti Umani (Vice Dir. Gen.)

25

Hanna Abdul Sattar

Ministero Affari Esteri (Primo Segretario)

26

Suliman Mikhael Taher

Ministero Affari Esteri (Primo Segretario)

27

Mayia Hadi Mahdi

Ministero Affari Esteri (Secondo Segretario)

28

Ammar Mohammed Dawood

Ministero Affari Esteri (Secondo Segretario)

29

Qusai Hameed Mareed

Ministero Affari Esteri (Terzo Segretario)

30

Haitham Neamah Raheem

Ministero dell’Educazione (Dir. Scambi Culturali)

31

Saleema Enaisal Karam

Ministero dell’Ambiente (Dip. Mine)

32

Ahmad Riyadh Joudah

Ministero del Commercio

33

Abdul Razzaq Al-Zuhairy

Unione delle Camere di Commercio (Dir. Camera di Commercio di Nassiriyah)

34

Hazim Nagm Abdallah

Banca Centrale dell’Iraq (Dir. Gen.)

35

Taiseer Jawad Mohammed

Trade Bank of Iraq (Senior Manager, Head of Trade Department)

36

Raghib Ridha Bleibel

Unione degli Impenditori Iracheni (Direttore)

37

Jamal Abdul Rsuol

Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali

38

Gorges Yaqo Gorges

Ufficio Stampa

 

 




[1]    Il trattato è stato ratificato dalla legge 20 marzo 2009, n. 27.

[2]    Cfr. sulla Commissione, l’apposita scheda di lettura.

[3]Il Trattato bilaterale di Amicizia, Partenariato e Cooperazione getta le basi per una proficua collaborazione nei principali settori di interesse (economico e finanziario, giudiziario, sanitario, culturale, scientifico e tecnologico). L’Italia si impegna a mettere a disposizione dell’Iraq fino a 400 milioni di euro in 3 anni. Il trattato è entrato in vigore il 5 luglio u.s., dopo che l’Iraq ha completato il relativo processo di ratifica.

[4]Il provvedimento,autorizza la spesa di 45 milioni di euro, fino al 30 giugno 2009, per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cooperazione in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, volte ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati nei paesi limitrofi, nonché il sostegno alla ricostruzione civile. La legge di proroga autorizza anche la spesa di 250 mila euro per il 2009 per il potenziamento delle attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale, con particolare riferimento alla partecipazione italiana, negli aspetti sia civili sia militari, alle missioni internazionali,nell'ambito delle procedure di collegamento tra governo e Parlamento.

[5]Quest’organo, eletto dal Consiglio dei Rappresentanti, decide all’unanimità.

 

[6] che al contrario del passato hanno partecipato a loro volta alla competizione elettorale.

[7] Questa nuova coalizione dovrebbe essere costituita dal suo partito, Dawa, dalle forze tribali sunnite della Provincia di Anbar, da sadristi “recuperabili” e da altre forze minori locali o fortemente identitarie, come cristiani assiri e caldei. Nei piani di al-Maliki ci sarebbe anche un accordo con i curdi.

[8] In realtà il numero dei soldati americani presenti in Iraq è rimasto immutato: 130.000. Solo dopo le elezioni del 2010, si prevede la riduzione del contingente americano a 50 mila unità.

[9] 100 morti e numerosi feriti iracheni.

[10] Vari sono stati i tentativi di conciliazione avviati da paesi vicini, ma il più serio è stato promosso da Turchia e Lega Araba, impegnati in una iniziativa per quanto possibile congiunta.

[11] Al cui avvio l’Italia aveva dato un notevole contributo.

[12]Lo scarso coinvolgimento dei Paesi arabi, costituisce un fattore di debolezza del programma, anche se nella Conferenza di Kuwait City dell’aprile 2008 si sono registrati progressi.

 

[13]La politica di apprezzamento ha aiutato a controllare l’inflazione e a combattere il fenomeno della “dollarizzazione”.

 

[14] Le esportazioni verso l’Iraq avrebbero raggiunto nel 2006 gli 1.3 miliardi di US$. Nel 2007, l’interscambio sarebbe stato di circa 2 miliardi di US$ (1.4 miliardi di €).

[15] Migliore è la situazione nella regione del Kurdistan iracheno dove è stata recentemente ultimata una centrale da 500 MW nei pressi di Erbil in grado di assicurare la completa copertura giornaliera del capoluogo regionale, che sino ad oggi godeva comunque di una fornitura regolare di elettricità di almeno 16 ore al giorno.

[16] Molte imprese italiane hanno manifestato particolare interesse a partecipare allo sviluppo del settore elettrico.

[17] Larijani ha cercato di convincere al-Maliki di confluire nel SIIC, coalizione di vari partiti compreso quello sciita.

[18]Per quanto concerne la politica tariffaria, é stato delineato un articolo per risolvere la particolare situazione in Iraq, che non prevede nè un prospetto doganale nè una legge sulle dogane, e potrebbe pertanto essere indotto ad aumentare il proprio livello di protezione tariffaria. Con riferimento ai servizi, anche se é stato concordato un approccio semplificato, in base al quale non ci sono impegni specifici, l'Iraq ha optato per un accesso alquanto sostanziale al proprio mercato, con una copertura ampia, concedendo inoltre la clausola della nazione più favorita (MFN) ed il trattamento nazionale (TN). Per il TN, tuttavia, l'Iraq necessitava della possibilità di modificare il trattamento, in quanto per la maggior parte dei settori non si ha ancora una legislazione. Pertanto si é convenuto che l'Iraq potrebbe in futuro introdurre eccezioni all'TN, mentre l'MFN dovrebbe rimanere la linea di fondo per il trattamento degli operatori europei e le condizioni proposte dovrebbero essere presentate al Comitato di cooperazione per l'esame e l'approvazione. L'UE ha garantito la MFN nel quadro GATS, ai servizi o ai fornitori di servizi iracheni. In tema di appalti pubblici, il PCA presenta: un capitolo sulla regolamentazione e un allegato sull'accesso al mercato. L'ampio capitolo sulle norme concernenti gli appalti introduce i principi fondamentali (trattamento nazionale e non-discriminazione) e gli obblighi di trasparenza cui sono soggetti gli enti appaltatori nel momento in cui presentanoun'offerta. Queste normative sono riconosciute a livello internazionale (regole del Government Procurement Agreement dell'OMC) e si applicano agli appalti che superano determinate soglie, mediante un elenco di enti appaltatori che include gli enti del governo centrale. Per i negoziati di copertura aggiuntiva é inclusa una clausola di rendez-vous di 1 anno, in quanto l'Iraq non ha ancora una legislazione in materia di appalti pubblici. Gli elementi chiave contenuti nell'allegato sono invece: beni, servizi e opere di tutti gli enti centrali; appalti nel settore dei servizi (anche da parte di imprese statali). La legislazione irachena é carente anche in materia di diritti di proprietà intellettuale, pertanto si é concordato su "best endeavours" e clausola di rendez-vous, sulla base di un trattamento MFN.

 

[19] L’Iraq è oggi al quarto posto dopo Libia, Russia e Azerbaijan tra i Paesi fornitori con il 9.8% del totale (al terzo posto nel corso del 2008 con il 10.2%).

[20] La Sinopec è stata iscritta nella lista nera  in quanto ha sottoscritto un  accordo con il Governo curdo per avviare  attività di perforazione in quella regione.

 

[21] Le stesse richieste sono state fatte per il giacimento di West Qurna all’Exxon, in situazione analoga a quella dell’ENI, e alla BP/CNPC per il campo di Rumaila il cui contratto però è stato già firmato.

[22] Vedi Cooperazione Culturale.