Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento difesa
Titolo: Missione italo-libica contro l'immigrazione clandestina
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 207
Data: 11/03/2011
Descrittori:
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE   IMMIGRAZIONE
LIBIA     
Organi della Camera: IV-Difesa

Casella di testo: Approfondimenti 


 

11 marzo 2011

 

n. 207/0

 

Missione italo-libica contro l’immigrazione clandestina

 


Missione di cooperazione italo-libica per il contrasto ai flussi migratori irregolari

Callout 2: LampedusaLa missione di cooperazione italo-libica per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione  clandestina ha il compito di rendere esecutivo l'Accordo sottoscritto a Tripoli il 29 dicembre 2007, dal ministro dell'Interno italiano e dal ministro degli Esteri libico per il contrasto ai flussi migratori illegali. Il Protocollo d’intesa bilaterale è finalizzato a realizzare una cooperazione tra l'Italia e la Libia per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina. L'intesa è stata poi perfezionata il 4 febbraio 2009 con la firma a Tripoli di un protocollo d'attuazione da parte del Ministro dell’interno italiano e delle autorità libiche.

I due Paesi si impegnano ad intensificare la collaborazione nella lotta contro le organizzazioni criminali dedite al traffico degli esseri umani e allo sfruttamento dell'immigrazione irregolare.

L'accordo prevede, in particolare, l'organizzazione di pattugliamenti marittimi congiunti davanti alle coste libiche. Il Governo italiano si impegna, inoltre, a sostenere con l'Unione europea i programmi di cooperazione con la Libia, con particolare riferimento ai controlli sull'immigrazione clandestina.

Callout 3: Tratto vigilatoLe operazioni di controllo, di ricerca e salvataggio sono svolte nei luoghi di partenza e di transito delle imbarcazioni dedite al trasporto di immigrati clandestini, sia in acque territoriali libiche che internazionali.

 

 

L'Italia - secondo l'accordo - si impegna inoltre a cooperare con l'Unione europea per la fornitura (con finanziamento a carico del bilancio comunitario) di un sistema di controllo per le frontiere terrestri e marittime libiche, al fine di fronteggiare il fenomenodell'immigrazione clande-stina, da realizzare secondo le esigenze rappresentate dalla parte libica alla delegazione della missione Frontex.

Per garantire, poi, un’efficace direzione e il coordinamento delle attività addestrative ed operative di pattugliamentomarittimo, l’Italia e la Libia hanno convenuto di istituire, presso una idonea struttura, per l'intera durata del Protocollo di Cooperazione, un Comando operativo interforze, con il compito di:

a) disporre l'attuazione quotidiana delle crociere addestrative e di pattugliamento;

b) individuare, nell'area di pattugliamento, zone di specifico approfondimento, sulla base degli elementi informativi nel frattempo acquisiti;

c) raccogliere le informazioni operative acquisite dalle unità operative;

d) impartire le direttive di servizio necessarie in caso di avvistamento e/o fermo di natanti con clandestini a bordo;

e) svolgere compiti di punto di contatto con le omologhe strutture italiane.

In questo senso, il Comando interforze ha la facoltà di richiedere l'intervento e/o l'ausilio delle unità navali italiane ordinariamente rischierate presso l'isola di Lampedusa per le attività anti-immigrazione'.

In attuazione dell'accordo firmato a Tripoli, e in particolare, del protocollo tecnico firmato dal capo della polizia il 29 dicembre 2007, sono state cedute temporaneamente alla Libia sei unità navali (tre guardacoste della classe Bigliani e tre motovedette classe V.5000), prevedendo però la presenza a bordo delle imbarcazioni di equipaggi misti con personale libico e con personale della Guardia di finanza italiana per l'attività di addestramento, di formazione, di assistenza e manutenzione dei mezzi.

Sulle unità navali, utilizzate dal 25 maggio 2009 per il pattugliamento del mare territoriale libico e delle acque internazionali prospicienti Tripoli e Zuwarah, hanno pertanto prestato servizio, con compiti di “osservatori”, 12 militari della Guardia di Finanza. Inoltre, dal mese di maggio 2009, è stato inviato in territorio libico anche un contingente del Corpo, composto da un Ufficiale Superiore e da 10 militari, per assicurare la manutenzione delle unità navali cedute.

Dopo che il 12 settembre 2010 una delle motovedette cedute ai libici, con a bordo anche alcuni uomini delle Fiamme Gialle, aveva mitragliato un motopeschereccio siciliano, è stato deciso di rivedere il protocollo di collaborazione, in modo da evitare la presenza di personale della Guardia di Finanza sulle motovedette di Tripoli.

Durante l’audizione del Sottosegretario per gli Affari esteri Stefania Craxi sullo stato di attuazione del Trattato di amicizia Italia-Libia, svolta presso le Commissioni Affari Esteri congiunte della Camera e del Senato il 16 settembre 2010, con particolare riferimento all’incidente del peschereccio Ariete, il Governo ha infatti precisato che “le operazioni debbono essere condotte dalle motovedette impiegate nei pattugliamenti congiunti nel pieno rispetto del diritto internazionale e degli standard in materia di asilo politico e delle altre forme di protezione internazionale. D’altra parte, lo stesso comandante libico, e subito dopo le autorità di Tripoli, incluso il ministro degli esteri, hanno formalmente presentato le loro scuse. Le autorità libiche hanno inoltre istituito una commissione d’inchiesta incaricata di chiarire le dinamiche dei fatti e accertare le responsabilità, invitando il nostro Paese a farne parte con propri rappresentanti. Da parte nostra intendiamo approfondire con le controparti libiche i necessari correttivi e le intese tecniche che disciplinano le operazioni di pattugliamento congiunto. Tale approfondimento tecnico è ovviamente coordinato dal Ministero dell’interno mentre il Ministero degli affari esteri continuerà il dialogo bilaterale in corso con le autorità libiche per giungere a intese di interesse per le flotte italiane che svolgono attività di pesca, fermo restando che il Governo italiano non può concludere con Paesi terzi dell’Unione europea specifici accordi in materia di pesca essendo questi di competenza esclusiva delle istituzioni comunitarie.”

Dal gennaio 2011 non ci sono più militari della Guardia di finanza a bordo delle motovedette, ma, terminato il periodo di affiancamento, si è deciso di privilegiare non solo il carattere informativo e operativo ma soprattutto l'assistenza e l'aggiornamento tecnico a terra, sia in Libia sia eventualmente in territorio italiano.

Il D.L. n. 228 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 9 del 2011, recante proroga della partecipazione dell’Italia alle missioni militari internazionali, ha previsto una consistenza del contingente italiano, nel primo semestre 2011, di 23 unità del Corpo della guardia di finanza, con una spesa di 8,3 milioni di euro, (contro i 2 milioni di euro del secondo semestre 2010), che comprende anche la manutenzione ordinaria e l'efficienza delle unità navali cedute dal Governo italiano al Governo libico.

Gli aspetti di interesse della difesa nel Trattato di amicizia Italia-Libia del 2008

Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia, firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 e la cui autorizzazione alla ratifica è intervenuta con la legge n. 7 del 18 febbraio 2009, è entrato in vigore il 2 marzo 2009. Il Trattato investe anche aspetti di pertinenza della politica di sicurezza e difesa. In particolare:

Ø       l’articolo 3 stabilisce che“le Parti si impegnano a non ricorrere alla minaccia o all’impiego della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’altra Parte o a qualunque altra forma incompatibile con la Carta delle Nazioni Unite”. La norma non pone alcun nuovo obbligo in capo alle Parti in quanto essa è ripetitiva dell’art. 2, par. 4 della Carta delle Nazioni Unite.

Ø       l’articolo 4 del Trattato affronta invece in tema della non ingerenza negli affari interni: in particolare, il paragrafo 1 prevede che “le Parti si astengono da qualunque forma di ingerenza diretta e indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizione dell’altra Parte, attenendosi allo spirito di buon vicinato”. Il principio di non ingerenza stabilito dalla norma rappresenta un’ulteriore ripetizione sia della Carta delle Nazioni Unite sia di strumenti internazionali successivi. Il paragrafo 2 dell’articolo 4 del Trattato dispone inoltre che “nel rispetto dei principi della legalità internazionale, l’Italia non userà, né permetterà l’uso dei propri territori in


qualsiasi atto ostile contro la Libia e la Libia non userà, né permetterà l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro l’Italia”.

La norma sottende in questo caso un riferimento ad una famosa risoluzione sui princìpi di diritto internazionale concernenti le relazioni amichevoli e la cooperazione tra gli Stati adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 24 ottobre 1970, ai sensi della quale gli Stati sono tenuti ad astenersi, nelle loro relazioni internazionali, dal ricorso alla minaccia o all'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di uno Stato o in qualunque altro modo incompatibile con i fini delle Nazioni Unite.

Ø       gli articoli 20 e 21 del Trattato attengono infine alla collaborazione nel settore della difesa. L’articolo 20 rinvia a successive intese la disciplina dello scambio di esperti e tecnici e quella relativa alla conduzione di manovre congiunte. La collaborazione in questo settore riguarda anche le industrie militari e il sostegno dell’Italia alle vittime dello scoppio di mine e ai territori libici danneggiati. Con l’articolo 21 le Parti si impegnano a collaborare nel settore della non proliferazione delle armi di distruzione di massa e del disarmo, particolarmente al fine di ripulire l’area mediterranea dalla presenza di tali armamenti.

Durante la sopracitata audizione del Sottosegretario Craxi del 16 settembre 2010, il Governo ha precisato che, “per quanto concerne la collaborazione nel settore della difesa da parte italiana sono state elaborate una bozza di accordo di collaborazione nel settore della difesa e dell’industria della difesa, oggetto di specifico riferimento dell’articolo 20 del Trattato di amicizia, ed una bozza di memorandum tecnico per la cooperazione nel settore del materiale della difesa. Siamo attualmente in attesa di ricevere le valutazioni delle competenti autorità libiche su entrambe le bozze”.