Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento difesa
Altri Autori: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Nuovi profili della partecipazione italiana alle missioni militari internazionali
Serie: Quaderni    Numero: 4
Data: 24/06/2010
Descrittori:
MISSIONI INTERNAZIONALI DI PACE     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

 

Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 


Quaderni

Nuovi profili della partecipazione italiana alle missioni militari internazionali

 

 

 

 

 

 

 

n. 4

 

 

 

24 giugno 2010

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Difesa

( 066760-4172 – * st_difesa@camera.it

Ha partecipato alla redazione del dossier il:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4939 – * st_affari_esteri@camera.it

 

 

Hanno collaborato alla redazione del Quaderno Francesca Andreoli e Sara Hassan, tirocinanti presso il Servizio Studi della Camera dei deputati, rispettivamente nel periodo 28 febbraio – 11 giugno 2010 e 28 febbraio – 31 luglio 2010

 

 

 

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: DI0238.doc

 


INDICE

 

Nota introduttiva

1. Lo strumento militare nel contesto internazionale  3

§      1.1. Il sistema delle Nazioni Unite  3

§      1.2. Il sistema dell’Alleanza Atlantica  9

§      1.3. Il contributo dell'Unione europea nella gestione delle crisi internazionali13

2. La partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali19

§      2.1. Il quadro normativo nazionale.19

§      2.2. Le regole di ingaggio (ROE)25

§      2.3. Il quadro delle missioni militari dell’Italia dal secondo dopoguerra ad oggi27

3. La partecipazione del Parlamento al processo decisionale sull’uso dello strumento militare  33

Tabelle

§      Cronologia delle missioni41

§      Oneri annuali delle missioni indicati da interventi legislativi47

Grafici

§      Oneri annuali delle missioni indicati da interventi legislativi51

§      Ministero della Difesa - Missioni/Attività internazionali - situazione dal 1° gennaio al 30 giugno 2010  53

Schede delle missioni

§      Active Endeavour57

§      Althea  61

§      Atalanta  70

§      Bilaterale Interni74

§      DIE   78

§      EU BAM Moldova e Ucraina  82

§      EU BAM Rafah  84

§      EULEX Kosovo  90

§      EUMM Georgia  93

§      EUPM   98

§      EUPOL Afghanistan  102

§      EUPOL COPPS   104

§      EUPOL RD Congo  106

§      ISAF  111

§      KFOR   169

§      MAIL-T  179

§      MFO   180

§      MIATM   183

§      MINURSO   184

§      MINUSTAH   186

§      Missione in Libia contro la lotta degli esseri umani188

§      MSU   190

§      NATO HQ Sarajevo  195

§      NATO HQ Skopje  198

§      NTM-I202

§      Ocean Shield  217

§      TIPH II218

§      UNAMID   223

§      UNFICYP   228

§      UNIFIL  233

§      UNMIK   243

§      UNMOGIP   247

§      UNTSO   249


SIWEB

Nota introduttiva

 


Rispetto alle precedenti edizioni il presente Quaderno sulla partecipazione dell’Italia alle missioni militari internazionali reca alcune novità. In particolare le schede relative alle missioni militari concluse sono state espunte dal testo cartaceo e sono consultabili on-line sul sito www.camera.it, nella sezione Temi dell'attività Parlamentare, nell’area tematica Difesa e Forze armate. Inoltre, laddove la missione militare internazionale a partecipazione italiana sia riconducibile ad uno specifico conflitto armato interno o internazionale, si è introdotta una breve nota informativa su origini e sviluppi del conflitto medesimo, nonché, laddove possibile, dati statistici sul conflitto e sulla situazione sociale ed economica del paese interessato.

 

 


1. Lo strumento militare nel contesto internazionale

1.1. Il sistema delle Nazioni Unite

Nel sistema delineato dalla Carta delle Nazioni Unite, al Consiglio di Sicurezza è attribuita (articolo 24) la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionali.

La principale novità introdotta nel 1945 dalla Carta di San Francisco rispetto alla disciplina precedente è il divieto generale di usare la forza nelle relazioni internazionali. L’art. 2 par. 4 stabilisce infatti che gli Stati membri delle Nazioni Unite non debbano fare ricorso alla minaccia o all’uso della forza quando sia incompatibile con i fini dell’Organizzazione oppure sia contraria all’integrità territoriale o l’indipendenza di qualsiasi altro Stato.

Nel delimitare l’ambito soggettivo della proibizione, bisogna rimarcare che essa ha come destinatari i soli Stati nelle loro relazioni internazionali, per cui è oggetto del divieto la forza esercitata nel territorio di un altro Stato oppure nei territori non soggetti ad alcun tipo di sovranità.

Ciò premesso, la Carta delle Nazioni Unite riconosce all’articolo 51 (ultimo articolo del Capo VII) agli Stati il diritto all’autotutela individuale e collettiva nei casi in cui subiscano un attacco armato, fintantoché il Consiglio di sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionali.

L’ONU ha riconosciuto il diritto all’autodifesa in occasione dell’invasione della Corea del Sud da parte della Corea del Nord nel 1950 e in occasione dell’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq nel 1991.

Più complesso è il caso delle operazioni militari in Afghanistan del 2001. Infatti, precedentemente all’avvio delle operazioni militari contro il regime talebano, il Consiglio di sicurezza dell’ONU con le risoluzioni 1368 (2001) del 12 settembre 2001 e 1373 (2001) del 28 settembre 2001 aveva riconosciuto il diritto all’autodifesa individuale o collettiva secondo quanto previsto dalla Carta delle Nazioni Unite per gli Stati Uniti in relazione agli eventi dell11 settembre 2001. Tale richiamo non era tuttavia contenuto nella risoluzione 1386 (2001) del 20 dicembre 2001 con la quale, a seguito dell’azione militare USA contro il regime talebano, avviata il 7 ottobre 2001, si prendeva atto dell’avvenuta costituzione del governo provvisorio afgano; venivano comunque richiamate le precedenti risoluzioni 1368 (2001) e 1373 (2001).

Fermo restando quindi il diritto all’autotutela individuale e collettiva, in materia di mantenimento della sicurezza internazionale intervengono principalmente il capitolo VI ed il capitolo VII della Carta.

Il capitolo VI prevede la possibilità per il Consiglio di Sicurezza di adottare misure non implicanti l’uso della forza per la tutela della sicurezza internazionale, quali la mediazione internazionale (art. 33) o la sottoposizione delle controversie internazionali al Consiglio di sicurezza (artt. 34-38).

L’insieme delle competenze attribuite invece al Consiglio dal capitolo VII intervengono invece in conseguenza, come recita il titolo del capitolo, di minaccia alla pace, violazionie della pace ed atti di aggressione; esse hanno trovato nuova applicazione a partire dal termine della guerra fredda con la fine della pratica dei veti incrociati tra l’URSS e i membri permanenti occidentali.

Il capitolo VII è aperto dall’art. 39 che prevede come condizioni imprescindibili per l’esercizio delle competenze da questo previste l’esistenza di una minaccia alla pace, di una violazione della pace o di un atto di aggressione.

La Carta riconosce al Consiglio di Sicurezza dell’ONU un’ampia discrezionalità nel constatare l’esistenza di tali presupposti, soprattutto nel caso della “minaccia alla pace”.

In base al testo dell’art. 39 il Consiglio, in presenza di minaccia, violazione della pace o atto di aggressione, può intervenire sia deliberando delle misure coercitive, in linea con gli artt. 41 e 42, sia emanare delle raccomandazioni con una finalità conciliativa.

A tale ultimo riguardo l’art. 40 stabilisce la possibilità per il Consiglio di adottare delle misure provvisorie con il fine di prevenire un peggioramento della situazione esistente. In realtà non è molto semplice distinguere una raccomandazione circa l’adozione di misure provvisorie da una indicante dei termini di regolamento per la risoluzione di una controversia internazionale ex art. 37 del capitolo VI della Carta.

L’inquadramento sotto l’art. 40 è preferibile quando lo scopo principale è quello di non permettere l’aggravarsi di una situazione.

Si tratta di misure d’urgenza che vengono solitamente adottate in via preliminare rispetto a qualsiasi altra delibera basata sul capitolo VII, nonostante non esista un ordine preciso nell’adozione degli atti. Il Consiglio può solamente invitare gli Stati ad adottare delle misure emanando delle raccomandazioni aventi natura non vincolante. Tipico esempio di misura non vincolante ai sensi dell’art. 40 è la raccomandazione di cessate il fuoco in caso di guerra civile o internazionale.

In base all’art. 41 il Consiglio può decidere di infliggere delle misure sanzionatorie ad uno Stato che a suo giudizio stia turbando o minacciando la pace o sia un aggressore.

Viene riportata una lista esemplificativa delle misure che gli Stati possono concretamente adottare, che spaziano dall’interruzione totale o parziale delle relazioni economiche e delle comunicazioni ferroviarie, marittime, aeree, postali, telegrafiche fino alla definitiva rottura delle relazioni diplomatiche.

Tali misure possono essere inflitte ad uno Stato anche in occasione di un comportamento meramente interno essendo sottratte al limite della domestic jurisdiction previsto dall’art. 2 par. 7.[1]

Per evitare che gli Stati disattendano l’obbligo di rispettare le sanzioni decise, il Consiglio di Sicurezza solitamente istituisce un Comitato con il compito di controllare l’esecuzione delle decisioni attraverso l’esame di rapporti statali di attuazione. Tale controllo è inoltre necessario per evitare che siano inflitte inutili sofferenze alla popolazione dello Stato colpito.

In base all’art. 50 anche uno Stato la cui economia sia collegata a quella dello Stato colpito da sanzioni e sia per tale ragione danneggiato, può rivolgersi al Consiglio di sicurezza per cercare le soluzioni appropriate.

Gli artt.42 e seguenti disciplinano la decisione del Consiglio di fare ricorso ad azioni di polizia internazionale contro uno Stato colpevole di aggressione, di minaccia o violazione della pace oppure all’interno del territorio di uno Stato colpito da una guerra civile. L’organo emana a tal fine delle risoluzioni che si configurano come delibere operative che permettono all’Organizzazione di agire direttamente. Gli artt. 43, 44 e 45 stabiliscono l’obbligo per gli Stati di stipulare degli accordi con il Consiglio per fissare il numero, il grado di preparazione e la dislocazione delle forze armate utilizzabili dall’organo. In base agli artt.46 e 47 l’uso dei vari contingenti nazionali deve fare capo ad un Comitato di Stato maggiore, composto dai Capi di Stato maggiore dei cinque membri permanenti e posto sotto l’autorità del Consiglio.

In realtà gli artt. 43 e seguenti non sono mai stati applicati e per ovviare a tale mancanza il Consiglio è finora intervenuto in due modi diversi nelle crisi internazionali o interne:

§         ha creato delle Forze delle Nazioni Unite da impiegare nelle peace-keeping operations;

§         ha autorizzato l’uso della forza da parte degli Stati singolarmente oppure nell’ambito di organizzazioni regionali.

 

 

1.1.1 Le azioni ONU per il mantenimento della pace

Rispetto al sistema delineato dalla Carta delle Nazioni Unite la prassi in materia di azioni delle Nazioni Unite per la tutela della pace è risultata molto variegata. In particolare, come precisa la United Nations 1.1.1 Le azioni ONU per il mantenimento della pace

Peacekeeping Operations, Principles and Guidelines, 2008, con questo termine possono essere indicate tutte le operazioni condotte sotto l’egida delle Nazioni Unite e quindi riconducibili sia al Capitolo VI che al Capitolo VII della Carta, oltre che al Capitolo VIII che disciplina la possibilità di utilizzo da parte delle Nazioni Unite delle organizzazioni regionali per il perseguimento dei propri scopi. Tuttavia il Consiglio di sicurezza non ha l’obbligo di indicare a quale capitolo della Carta deve essere ricondotto il mandato di una specifica operazione. In particolare mai si è fatto riferimento al Capitolo VI della Carta, anche quando la tipologia di operazione poteva richiamare le fattispecie individuate da tale Capitolo; negli anni recenti è invece invalsa la prassi di richiamare il Capitolo VII nell’autorizzare un’operazione delle Nazioni Unite al fine di enfatizzare l’impegno in quello specifico contesto dell’organizzazione. Questo conferma come le tipologie di operazioni di peacekeeping possono risultare estremamente variegate. Si possono comunque individuare cinque principali tipologie:

§         prevenzione del conflitto: prevede l’applicazione di misure diplomatiche per evitare la degenerazione delle tensioni internazionali oppure intrastatuali in conflitto aperto. Le attività di prevenzione del conflitto possono includere l’uso dei buoni uffici da parte del Segretario generale e mediazione internazionale;

§         operazioni di peacemaking: consistono nel tentativo di condurre due controparti alla conclusione di un accordo mediante l’uso di mezzi pacifici indicati dal Capitolo VI della Carta delle Nazioni Unite.

§         operazioni di peacekeeping: consistono nell’assistenza mediante l’utilizzo di contingenti militari internazionali, all’attuazione di cessate il fuoco e accordi di pace. Nel corso degli anni le operazioni di peacekeeping sono evolute da un modello di intervento militare per il monitoraggio di cessate il fuoco e di separazione dei contendenti ad un modello più complesso che incorpora diversi elementi: militare, di polizia e civile.

Le caratteristiche principali del peacekeeping sono:

1)        neutralità intesa come imparzialità nella disputa e non interventismo nel conflitto;

2)        equipaggio militare leggero;

3)        uso della forza solo in caso di legittima difesa;

4)        consenso all’intervento delle parti in conflitto;

5)        prerequisito di un accordo sul cessate il fuoco;

6)        contributo dei contingenti su base volontaria.

§         operazione di peaceenforcement: prevedono, con l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza, l’utilizzo di misure coercitive, inclusa la forza militare, per ripristinare la pace e la sicurezza internazionale nelle situazioni in cui il Consiglio di sicurezza abbia individuato, come recita l’articolo 39 della Carta, una minaccia alla pace, una violazione della pace, o un atto di aggressione. Il Consiglio di sicurezza può utilizzare organizzazioni regionali a tale scopo.

§         operazioni di peacebuilding: coinvolgono una ampia gamma di attività associate al state-building e alla riconciliazione al fine di evitare rischi di ricadute nel conflitto; si caratterizzano pertanto come processi complessi e di lungo termine.

Come si vede, la distinzione tra le diverse tipologie di operazione internazionale non risulta sempre facile e il mandato ricevuto dal Consiglio di sicurezza da una specifica operazione si può facilmente collocare in aree intermedie tra il peacemaking ed il peacekeeping, ovvero tra il peacekeeping ed il peacebuilding. In tal senso si rinvia al grafico sottostante ripreso dal United Nations Peacekeeping Operations: Principles and Guidelines, 2008

L’ultima disposizione del capitolo VII° della Carta è l’art. 51 in cui viene riconosciuto agli Stati il diritto naturale all’autotutela individuale e collettiva nei casi in cui subiscano un attacco armato. Si tratta del diritto di legittima difesa che può essere esercitato fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie a garantire la pace e la sicurezza internazionale.

Più complesso è il caso degli eventi successivi all’11 settembre 2001 e delle operazioni militari USA contro il regime talebano in Afghanistan.


1.2. Il sistema dell’Alleanza Atlantica

Nelle missioni militari internazionali a partire dagli anni Novanta del XX secolo, ha assunto un notevole rilievo la North Atlantic Treaty Organization (NATO). Infatti, se alle origini dell’Alleanza atlantica vi sono esigenze di difesa collettiva (vedi box sotto) nei confronti della percepita minaccia sovietica, la fine della guerra fredda ha imposto un cambiamento radicale dell’alleanza e un ripensamento del suo ruolo e del suo modus operandi nel nuovo sistema internazionale.

 

 

La NATO come sistema di difesa collettiva

Nel sistema dell’Alleanza atlantica sono centrali gli articoli 4, 5 e 6 del Trattato Nord-atlantico.

In particolare, l’articolo 4 prevede che le parti si consultino ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una di esse siano minacciate. Si tratta, quindi, di una disposizione procedurale relativa ai casi in cui nessuna delle parti abbia ritenuto di aver subito un attacco armato.

Il successivo articolo 5 costituisce invece la chiave di volta dell’Alleanza militare prevedendo, infatti, l’impegno reciproco delle parti a considerare un attacco armato contro una o più di esse come un attacco diretto contro tutte. Ciascuna delle parti, nell’esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva riconosciuto dell’articolo 51 dello Statuto dell’ONU assisterà la parte o le parti attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che riterrà necessaria, compreso l’impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale. La norma in esame prosegue disponendo che ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente segnalati al Consiglio di sicurezza e che tali misure saranno sospese quando il Consiglio di sicurezza avrà adottato le disposizioni necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali.

Le disposizioni dell’articolo 5 hanno peraltro subìto un’evoluzione interpretativa a seguito delle determinazioni assunte dai Capi di Stato e di Governo all’incontro del Consiglio del Nord Atlantico di Washington del 23 e 24 aprile 1999 che hanno definito le linee di sviluppo dell’Alleanza atlantica per il XXI secolo, mediante l’approvazione di un nuovo concetto strategico.

In estrema sintesi, il nuovo concetto strategico individua nuovi rischi per la sicurezza, tra i quali: la diffusione globale di una tecnologia che può essere impiegata nell’introduzione di armi; la circostanza che avversari, siano o meno Stati, possano sfruttare l’utilizzazione di strumenti informatici; il terrorismo internazionale; il sabotaggio e la criminalità organizzata.

Il nuovo concetto strategico ha ampliato il novero degli aggressori ex articolo 5: il punto 24 del documento approvato nell’aprile 1999 dichiara, infatti, che “ogni attacco armato sul territorio di Alleati, proveniente da qualsiasi direzione, darà luogo all’applicazione degli articoli 5 e 6 del Trattato di Washington”. Inoltre, il punto 42 del comunicato del Summit del citato Consiglio del Nord Atlantico prevede espressamente che il terrorismo costituisce una seria minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità, che può minacciare l’integrità territoriale degli Stati.

L’articolo 5 ha trovato applicazione per la prima volta nella riunione del Consiglio atlantico di mercoledì 12 settembre 2001, all’indomani degli attentati terroristici di New York e Washington.

 

Nel dopo guerra fredda si possono individuare due fasi di questo processo di adattamento al nuovo scenario internazionale: un primo periodo negli anni Novanta legato essenzialmente all’esperienza della Nato nei Balcani e una fase, attualmente in corso, stimolata dai cambiamenti post 11 settembre 2001.

Il primo sviluppo significativo successivo alla fine della guerra fredda è avvenuto in relazione al coinvolgimento della Nato in Bosnia a partire dal 1993. Infatti, con la missione Deny Flight nel 1993 la NATO si impegnò a far rispettare la zona di interdizione al volo sopra la Bosnia in ottemperanza della risoluzione 816 (1993) del Consiglio di sicurezza; questa rappresentò la prima operazione NATO al di fuori della propria tradizionale sfera di azione. Successivamente, nel 1995, con l’operazione Deliberate Force la NATO procedette ad una serie di attacchi aerei in territorio bosniaco per proteggere la safe area di Sarajevo in ottemperanza alla risoluzione 836 (1993) che autorizzava l’uso della forza a difesa delle safe areas istituite dalle Nazioni Unite in Bosnia.

Con le missioni successive agli accordi di Dayton sulla Bosnia (Ifor-Implementation Force e Sfor-Stabilization Force) e ancor di più con l’intervento in Kosovo nel 1999 (Kfor-Kosovo Force), la Natosi è candidata come credibile ed efficace forza di stabilizzazione. Al fianco delle missioni Onu, e poi di quelle dell’Unione europea, il nuovo ruolo della Nato sembrava convergere dunque in quello di nation builder. Tale ruolo veniva ribadito dal nuovo concetto strategico della NATO del 1999.

Rispetto a questo sviluppo, gli eventi dell’11 settembre 2001 hanno dato un segnale in controtendenza: infatti la NATO è tornata a focalizzarsi sui suoi compiti di struttura per la difesa collettiva, con il ricorso, per la prima volta nella storia dell’Alleanza, all’art. 5 del Trattato.

Negli anni successivi la NATO ha attuato significative innovazioni nelle sue modalità di azione. In particolare nel summit di Praga del 2002, ha assunto due decisioni importanti: da un lato si decide di avviare una forte semplificazione della struttura di comando, dall’altro viene concepita la formazione di una forza di reazione rapida (NFR).

Il principale risultato della revisione del sistema decisionale è l’accentramento di tutte le responsabilità operative ad un unico comando: l’Allied Command for Opera-tions (ACO), che ha sede a Mons, in Belgio. A questo si accompagna l’Allied Com-mand for Transformation (ACT), con sede a Norfolk, in Virginia. Il primo centralizza la struttura di comando in sede operativa, il suo scopo è ridurre le sovrapposizioni, le incertezze e i conflitti di competenze nei processi deci-sionali per poterli semplificare e velocizzare. Il secondo invece è responsabile, ma ha evidentemente anche il compito di coordinare, delle trasformazioni dell’alleanza sul piano militare.

La seconda importante decisione di Praga, la più significativa sul piano militare presa dall’Alleanza nel dopo guerra fredda, riguarda la nascita della Nato Response Force (Nrf). Essa risponde alla necessità di far uscire l’alleanza da una postura solamente reattiva e centrata su un impiego massiccio di forze di difesa, ritagliate sulla protezione dell’Europa occidentale. La Nrf è una forza tecnologicamente avanzata, flessibile, dispiegabile su teatri anche lontani. Essa inoltre si distingue per la sua interoperatività fra forze di terra, dell’aviazione e della marina. La logica che sostiene la Nrf riguarda la capacità di rispondere alle nuove minacce internazionali, di natura terroristica, la fragilità dei failed states, i conflitti civili, in tempi rapidi e potenzialmente ovunque. Per rispondere a queste esigenze la Nrf si basa su un nuovo equilibrio fra la forza (capacità di sostenere combattimenti ad alta intensità) e velocità di dispiegamento (capacità di proiezione nei teatri di instabilità in pochi giorni).

Permane tuttavia la natura ibrida della NATO: da un lato organizzazione per la difesa collettiva, dall’altra organizzazione multilaterale per la promozione di operazioni di peace-keaping e di peace-enforcement.

La NATO è attualmente impegnata in una nuova revisione del suo Concetto strategico. Infatti, al vertice di Strasburgo-Kehl dell’aprile 2009, i leader dei paesi della Nato hanno approvato una “Dichiarazione sulla sicurezza dell’Alleanza” e hanno incaricato il segretario generale Anders Rasmussen di preparare il testo del nuovo “Concetto strategico”, la cui approvazione dovrebbe avere luogo durante il prossimo vertice Nato di Lisbona, a dicembre 2010.

 

L’approvazione del nuovo Concetto strategico avverrà in conclusione di un lungo processo di elaborazione che consta di 3 frasi e coinvolge più attori:

·         nella prima fase, detta di riflessione (settembre 2009-aprile 2010), un gruppo di esperti indipendenti è stato incaricato di preparare un rapporto in cui vengano individuate le questioni chiare e di fornire una serie di raccomandazioni;

·         nella seconda fase, quella di consultazione (maggio-agosto 2010), il segretario generale discuterà le conclusioni del rapporto degli esperti con ogni stato membro e redigerà una prima bozza del nuovo Concetto strategico;

·         nella fase conclusiva, quella di negoziazione (settembre-dicembre 2010), gli stati membri emenderanno il testo del segretario generale in vista dell’approvazione del documento finale.

Il segretario generale si avvale del lavoro di consulenza di un Gruppo di esperti da lui stesso nominati, formato da dodici membri che prendono parte ai lavori su base personale; oltre a ex ministri degli esteri e diplomatici di alto livello, sono presenti anche rappresentanti del settore privato; nessuno è funzionario della Nato. Il gruppo è presieduto dall’ex segretario di stato americano Madeleine Albright. Gli stati membri hanno contributo ai lavori del gruppo, producendo una serie di rapporti, dossier o policy papers.

Nel maggio 2010 sono state rese pubbliche le conclusioni del gruppo di lavoro presieduto dall’ex Segretario di Stato statunitense Madeleine Albright sul “nuovo Concetto strategico” e raccolte in un rapporto denominato “NATO 2020: Assured Security; Dynamic Engagement-Analysis and Recommendations of the Group of Experts on a New Strategic Concept for NATO”. Tale rapporto sarà oggetto di discussione del prossimo summit della NATO che si terrà a Lisbona dal 19 al 21 novembre 2010. Per gli aspetti che qui interessano, il documento ribadisce che nell’ambito del “nuovo concetto strategico”, la NATO deve essere in grado di operare in partnership avviando operazioni militari vere e proprie, finalizzate in particolare al peacekeeping, programmi di cooperazione per la gestione della crisi, programmi di controllo degli armamenti e della non proliferazione;


1.3. Il contributo dell'Unione europea nella gestione delle crisi internazionali

Con i Consigli europei di Colonia e di Helsinki del 1999 venne deciso l’avvio, nell’ambito della già istituita politica estera e di sicurezza comune (PESC) della politica europea di sicurezza e di difesa (PESD) al fine di dotare l’Unione europea di una capacità autonoma di azione basata su forze militari credibili. In particolare nel Consiglio europeo di Helsinki vennero definiti i cosiddetti Helsinki headline goal per dotare l’Unione europea delle capacità militari necessarie ad attuare le missioni di Petersberg. In base a tali obiettivi gli Stati dell’Unione dovevano essere in grado entro il 2003 di mettere a disposizione una capacità comune composta di 60.000 soldati, militarmente autosufficiente, dotata del necessario supporto aereo e navale e schierabile entro 60 giorni. Tali obiettivi sono stati aggiornati nel 2004, con gli headline goal 2010 che hanno previsto, tra le altre cose, la creazione di un’Agenzia europea della difesa (effettivamente istituita nel 2004) per conseguire una maggiore integrazione nel mercato europeo della difesa; l’implementazione di un coordinamento congiunto per il trasporto strategico in vista del raggiungimento di una piena capacità ed efficienza di trasporto per il 2010 e la creazione di gruppi di combattimento rapidamente dispiegabili (battlegroups). Nel medesimo consiglio di Helsinki si era giunti anche ad un’intesa sulle modalità di cooperazione completa tra l’Unione europea e la NATO. Il successivo Consiglio europeo di Nizza del dicembre 2000 istituiva gli organismi di gestione della PESD, rendendo permanente il Comitato politico di sicurezza (già previsto in via transitoria dal Trattato di Maastricht, è composto da Ambasciatori o alti funzionari degli Stati membri, dal rappresentante della Commissione europea, dai Capi missioni PESD, dai rappresentanti speciali e dal Presidente del Comitato militare dell’Unione) e creando altresì il Comitato militare dell’Unione europea, composto dai Capi di Stato maggiore degli Stati membri, e lo Stato maggiore dell’Unione europea, composto da 200 esperti militari degli Stati membri distaccati presso il Segretariato del Consiglio. Infine, nel 2002 venne deciso l’avvio della prima missione PESD, la missione Althea in Bosnia-Erzegovina.[2]

Nel 2003 è stata adottata dall’Alto rappresentante della PESC la Strategia di sicurezza europea, con cui viene data all’Unione la possibilità di usare lo strumento militare per far fronte alle principali nuove minacce alla sua sicurezza.

Con la fine della guerra fredda e l’avvento della globalizzazione, il concetto di autodifesa non si riferisce più solamente alla possibilità di subire una invasione nemica, ma anche a minacce non più puramente militari. Proprio per riuscire ad affrontare al meglio queste minacce, il documento riconosce la necessità di utilizzare una combinazione di strumenti militari, civili e politici.

Come obbiettivi centrali sono individuati la costruzione della sicurezza nei territori vicini e il rispetto di un multilateralismo efficace in linea con la Carta delle Nazioni Unite.

Nel dicembre 2008 è stato approvato un documento di revisione della Strategia, in cui viene approfondita la categoria di nuove sfide che l’Europa deve affrontare, come la criminalità, la pirateria, l’immigrazione illegale, la degradazione ambientale, i disordini finanziari, il terrorismo, la proliferazione delle armi di distruzione di massa, i mutamenti climatici.

Le missioni PESD sono caratterizzate fin dalle loro origini da un funzionale coordinamento tra la componente civile e militare e dall’assenza di vincoli geografici.

La componente militare ha il compito di proteggere i civili, di mantenere la sicurezza, di pianificare le operazioni, di predisporre la logistica e il trasporto strategico.

Le aree di intervento della dimensione civile della PESD, delineate già dal Consiglio Europeo di Santa Maria da Feira del 2000, sono la cooperazione di polizia, l’assistenza giudiziaria, l’assistenza all’amministrazione civile e la protezione civile. Le principali attività in ambito militare sono inquadrabili in tre categorie principali:

§           Assistenza nel settore della sicurezza, attraverso missioni di addestramento , consulenza e supporto tecnico-logistico.

§           Assistenza nel settore dell’amministrazione giudiziaria e civile, attraverso l’addestramento, la consulenza e l’assistenza del personale dell’apparato giudiziario e amministrativo;

§           Monitoraggio delle frontiere in zone di potenziale conflitto e verifica del rispetto degli accordi per la sospensione delle ostilità.

Anche Stati non membri dell’UE possono partecipare alle missioni PESD tramite la conclusione di accordi ad hoc in cui solitamente è previsto che il personale dello Stato terzo rimanga sotto il comando delle autorità nazionali lasciando però il comando operativo al comandante delle operazioni UE.

Per le operazioni militari è prevista una diversa catena di comando a seconda del caso in cui siano condotte dall’UE in totale indipendenza oppure siano sviluppate in collaborazione con la NATO.

Nel primo caso viene adottato un sistema di attribuzione di compiti e funzioni denominato nazione-quadro in base a cui uno Stato membro si prende l’impegno di ospitare nelle sue strutture nazionali il quartier generale delle operazioni, che viene poi affiancato da una cellula di pianificazione civile-militare presso lo Stato maggiore dell’UE.

Esistono anche le missioni autonome dell’Ue condotte dall’Operations Centre attivabile all’interno della Cellula civile-militare quando si è in presenza di operazioni di piccole dimensioni e nel caso in cui sia difficile individuare il quartier generale presso gli Stati.

Nel secondo caso, il Consiglio Affari Generali, deliberando all’unanimità, può anche richiedere la cooperazione con la NATO in base agli accordi denominati Berlin Plus.

Il pacchetto di accordifortifica la cooperazione tra le due organizzazioni e permette all’Unione Europea nell’ambito della conduzione delle proprie missioni di accedere alle capacità di pianificazione della NATO e di utilizzarne mezzi e capacità collettive. L’origine di tali accordi risale alla riunione dei Ministri degli Esteri Nato a Berlino del 1996 in cui si cercò di creare un pilastro europeo in materia di sicurezza con la decisione di dar vita ad una Identità europea di sicurezza e di difesa (Iesd) e di dare la possibilità all’UEO di usufruire delle risorse dell’Alleanza durante le proprie operazioni.

A seguito del Trattato di Amsterdam, con cui l’Ueo venne integrata nell’UE e le cosiddette missioni di Petersberg furono incorporate nel corpo del trattato all’art. 17, nel 1999 al vertice Nato di Washington i capi di Stato e di Governo decisero di estendere le decisioni di Berlino anche alle operazioni condotte dall’Unione Europea. Vennero allora preparati alcuni accordi preliminari tra le due organizzazioni in cui si prevedeva l’accesso dell’Ue alla pianificazione operativa della Nato, l’uso da parte Ue delle capacità e risorse comuni della Nato, l’attribuzione di opzioni di comando Nato per le operazioni a guida Ue e l’adattamento del sistema di pianificazione della difesa della Nato per includervi la disponibilità di forze per operazioni a guida Ue.

L’opposizione della Turchia, che chiedeva di partecipare a pieno titolo alla pianificazione delle operazioni a guida Ue, specialmente nel caso in cui riguardassero interessi di sicurezza turchi e aree vicine alla Turchia, bloccò fino al 2002 la formalizzazione di tali accordi. Nel 2002, infatti, la prospettiva dell’avvio dei negoziati di adesione della Turchia all’Unione europea (poi effettivamente avviati nel 2005) sbloccò il negoziato e si giunse alla stipula degli accordi.

Essi sono volti a permettere un supporto della NATO alle operazioni UE, disponendo principalmente l’accesso garantito alle capacità di pianificazione operativa e di comando del Quartiere generale NATO (Shape); L’istituzione di una cellula di collegamento UE presso Shape e la presunzione di disponibilità di assetti e capacità collettive NATO per le operazioni UE (vedi grafico sotto). Gli accordi Berlin Plus sono stati attivati fino ad oggi in due occasioni: l’operazione Concordia nell’ex repubblica jugoslava di Macedonia del 2003 e l’operazione Eufor Althea nel 2004[3].

 


ACCORDI BERLIN PLUS

Organigramma

 

Con l’entrata in vigore il 1° dicembre 2009 del Trattato di Lisbona sono stati introdotti importanti cambiamenti nelle disposizioni riguardanti la PESC e la PESD. Alcune nuove norme prevedono un ruolo preminente degli Stati membri nella definizione e attuazione della Politica estera e di sicurezza comune pregiudicando una sua possibile evoluzione in senso sopranazionale.

Anche la Pesd registra alcuni progressi rispetto alle disposizioni dei precedenti Trattati in tema di clausole di mutua difesa collettiva, nuove formule per l’integrazione flessibile e l’istituzione dell’Agenzia di sicurezza europea.

Di fondamentale importanza è l’introduzione di una clausola di difesa reciproca tra tutti i paesi Ue: “ Qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite.” Viene inoltre introdotto un riferimento ai paesi neutrali e ai paesi Nato: “ ciò non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri e che gli impegni e la cooperazione in questo settore rimangono conformi agli impegni assunti nell’ambito dell’organizzazione del Trattato Nato che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva.”

Il Trattato include anche una clausola di solidarietà contro il terrorismo e catastrofi che prevede la mobilitazione da parte dell’Ue di tutti gli strumenti a sua disposizione per reagire ad un attacco terroristico avvenuto sul territorio comunitario.

Infine per quanto riguarda le missioni, il Trattato amplia le cosiddette missioni di Petersberg includendo le missioni condotte a sostegno dei paesi terzi per contrastare il terrorismo.

 


2. La partecipazione dellItalia alle missioni internazionali

 

2.1. Il quadro normativo nazionale.

Nel corso degli ultimi anni la partecipazione delle forze armate italiane a missioni militari all’estero ha assunto una considerevole importanza, sia in considerazione del notevole incremento delle operazioni che hanno visto impegnati contingenti militari italiani, sia sotto il profilo del maggior impiego di uomini e di mezzi, connesso alla più complessa articolazione degli interventi ai quali l’Italia ha partecipato.

Al riguardo, va, infatti, rilevato che nel corso degli ultimi decenni si è passati da semplici operazioni di ingerenza umanitaria, attraverso l'invio di osservatori internazionali, a missioni di mantenimento della pace (peace keeping), di formazione della pace e prevenzione dei conflitti (peace making), di costruzione della pace (peace building), fino ad arrivare a missioni di imposizione della pace (peace enforcement).

Sotto il profilo della loro durata, si tratta di operazioni di portata assai variabile in quanto si passa da missioni esauritesi nel breve lasso di tempo di qualche mese, ad altre, invece, che arrivano a coprire un notevole arco temporale, quasi ad assumere il carattere della permanenza.

Da un punto di vista normativo, nel nostro ordinamento giuridico non esiste una legge ad hoc che disciplini organicamente la materia delle missioni all’estero, con la conseguenza che le citate operazioni sono di volta in volta regolate da specifici provvedimenti.

Per quanto riguarda, invece, l'inquadramento di queste operazioni nell'ordinamento costituzionale, la legittimità delle operazioni militari per mantenere o imporre la pace è stata finora individuata sulla base del parametro contenuto nella seconda parte dell’articolo 11 della Costituzione secondo il quale “l’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni”.

In questo contesto si colloca la legge 14 novembre 2000, n.331[4],. la quale, dopo aver ricordato che il compito delle Forze armate italiane è la difesa dello Stato, aggiunge che queste possono essere impiegate all’estero al fine della realizzazione della pace e della sicurezza, ma sempre in conformità delle regole del diritto internazionale e alle determinazioni delle organizzazioni internazionali di cui l’Italia sia membro

Per quanto riguarda, poi, le procedure interne al nostro ordinamento in forza delle quali è possibile pervenire all’adozione della decisione riguardante il coinvolgimento delle truppe italiane nell’ambito delle missioni militari oltreconfine, va rilevato che l’assenza di una disciplina costituzionale degli stati di crisi diversi dalla guerra intesa in senso classico e di una disciplina costituzionale dell’uso della forza militare in forma circoscritta e con obiettivi limitati, come avviene nelle missioni di pace all’estero, ha posto il problema relativo all’applicabilità alle missioni internazionali del procedimento previsto dagli articoli 78 e 87 della Costituzione[5].

Le due disposizioni, alle quali non si è mai fatto ricorso dopo l’entrata in vigore della Costituzione, implicano una deliberazione delle Camere e il conferimento al Governo dei poteri necessari (art. 78). Spetta invece al Presidente della Repubblica, che ha il comando delle Forze armate, dichiarare lo stato di guerra deliberato dalle Camere (art. 87, 9° comma).

La questione è emersa, in particolare, nel corso dei primi anni novanta, quando successivamente allo scoppio della c.d. “guerra del Golfo”, si è verificata la crisi internazionale che ha costretto il nostro paese a misurarsi con le tematiche della legittimità costituzionale dei procedimenti di deliberazione delle decisioni connesse all’invio all’estero di contingenti militari italiani[6].

Peraltro, nella prassi, la conclusione del dibattito parlamentare relativo ai vari interventi militari è avvenuta generalmente mediante l’approvazione di mozioni (partecipazione italiana alla missione internazionale nel 1987 per la protezione di navi mercantili nel Golfo persico, durante il conflitto Iran-Iraq), o risoluzioni in Assemblea (invio nel 1991 di una forza multinazionale per il ristabilimento dello status quo in Kuwait dopo l’invasione irachena), o risoluzioni in Commissione (partecipazione italiana alla missione navale nel Golfo persico del 1990-91 per il controllo dell’embargo ONU e per lo sminamento del Golfo).

In altri casi il Governo è ricorso allo strumento del decreto legge, soprattutto ai fini del finanziamento delle missioni militari, ma anche in modo da sollecitare la decisione parlamentare e, nello stesso tempo, la formulazione di un indirizzo politico sull’operazione.

Va, comunque, rilevato che a partire dalla XI legislatura la gestione degli stati di crisi è stata oggetto di varie proposte di legge le quali, pur nella loro diversità, sostanzialmente miravano ad un rafforzamento del ruolo del Governo e, al suo interno, del Presidente del Consiglio e, nello stesso tempo, ad un incremento dei poteri di controllo e di garanzia del Parlamento, cui veniva riservata la definizione della politica generale della difesa, indipendentemente dal verificarsi delle varie emergenze interne ed internazionali.

In questo contesto la legge 18 febbraio 1997, n. 25[7] si è proposta di dare una risposta, sul piano organizzativo-procedimentale, alle diverse esigenze di difesa alle quali lo Stato è tenuto a fare fronte[8] .

A tal fine, nella citata legge al Governo sono riservate le deliberazioni in materia di sicurezza e difesa, le quali sono prima sottoposte al Consiglio supremo di difesa, poi approvate dal Parlamento ed infine attuate dal Ministro della difesa; al Ministro della difesa sono, invece, riservate le direttive nell’ambito della politica militare[9].

In relazione alla citata normativa occorre evidenziare che la Commissione difesa della Camera dei Deputati, con la risoluzione n. 7-1007 del 16 gennaio 2001, ha apportato ulteriori elementi di precisazione al vigente quadro normativo specificando, con riferimento all’indicato procedimento decisionale, la necessità dei seguenti quattro passaggi procedurali:

ü      deliberazione governativa in ordine alla partecipazione alla missione di pace all’estero e conseguente informativa alle Camere;

ü      approvazione parlamentare (anche da parte di una sola Camera o delle Commissioni permanenti competenti) della deliberazione governativa;

ü      presentazione di un disegno di legge o emanazione di un decreto-legge contenente la copertura finanziaria della missione;

ü      adozione delle disposizioni attuative da parte della amministrazione militare.

Si segnala infine che, nel corso della XVI legislatura, sono state presentate alla Camera dei deputati quattro proposte di legge (C. 1213, C. 1820, C. 2605 e C. 2849) in materia ordinamento delle missioni internazionali. Le proposte di legge sono attualmente all’esame delle Commissioni riunite III Affari esteri e IV Difesa, che, ai fini dell’istruttoria legislativa, hanno svolto un’indagine conoscitiva, dalla quale, per gli aspetti che qui maggiormente interessano, sono emersi i seguenti elementi:

Ø      Sulle linee politiche che l’Italia dovrebbe assumere in sede internazionale con riferimento alle missioni:

§         Risulta nell’interesse dell’Italia potenziare la PESD e rafforzare la cooperazione rafforzata in materia di difesa nell’ambito dell’Unione europea, in quanto, rispetto a soluzioni alternative è quella che consente il maggior coinvolgimento italiano ad impegno finanziario invariato.

§         Risulta nell’interesse dell’Italia sviluppare un mercato integrato della difesa al fine di razionalizzare la domanda nel settore, realizzando così economie di scala.

§         Nell’ambito delle missioni risulta interesse dell’Italia incentivare la componente di polizia militare, settore nel quale l’Italia è particolarmente specializzata anche in confronto ai principali partner europei[10].

§         Nell’ambito delle missioni internazionali ha assunto per l’Italia un carattere prioritario la partecipazione alle missioni nei Balcani, mentre risulterebbe necessario un maggior coinvolgimento nel contesto africano[11].

§         Potrebbe risultare opportuno prendere coscienza che l’area di interesse dell’Italia (così come quella della Germania, della Francia e della Gran Bretagna) è oramai regionale e non globale, mentre solo gli USA hanno una dimensione di interessi e forze globale, cioè in grado di agire in tutti i contesti regionali.

§         L’Italia dovrebbe comunque richiedere che la partecipazione ad una missione in un determinato contesto regionale la legittimi ad una partecipazione alla definizione della politica in quel determinato contesto[12].

Ø      Sul procedimento di autorizzazione delle missioni internazionali e loro svolgimento:

§         Nell’ambito delle informazioni fornite dal Governo al Parlamento sulle missioni internazionali (quali ad esempio le relazioni illustrative ai Decreti Legge di proroga del finanziamento delle missioni) dovrebbero essere fornite indicazioni specifiche sulle motivazioni politico-strategiche della partecipazione italiana a determinate missioni [13].

§         Risulta necessaria una legge organica e stabile in materia di missioni che disciplini anche le modalità di rinnovo della partecipazione alle missioni in raccordo con le decisioni al riguardo delle istituzioni internazionali. Si potrebbe ipotizzare un meccanismo fondato su una legislazione generale a tempo indeterminato e sull’obbligo di informazione al Parlamento in ordine alla partecipazione a missioni, fermo restando che eventuali dissensi tra Parlamento e Governo in materia dovrebbero esser risolti nell’ambito del rapporto fiduciario[14].

§         La necessità di una legge quadro stabile in materia di missioni internazionali deriva dal fatto che tale legge si configurerebbe come lex specialis e non potrebbe quindi essere derogata da una norma successiva di forza formale uguale, a meno che non ci sia un’espressa, o anche implicita, statuizione, o che non sia ricavabile che tale deroga sia effettuata in piena cognizione di causa[15].

§         Nell’ambito di questa legge stabile dovrebbero trovare razionalizzazione e consolidamento le prassi fin qui istauratesi, come recepite dalla risoluzione Ruffino del 2001, nonché l’orientamento legislativo progressivamente consolidatosi nelle varie disposizioni (quali quelle in materia di personale ed amministrative) inserite con poche modifiche nei successive decreti legge di proroga; ad integrazione di tale normativa legislativa si potrebbe anche ipotizzare una modifica della Costituzione che “costituzionalizzi” quanto già previsto dalla legge n. 25 del 1997 e dalla legge n. 331 del 2000 in ordine alla possibilità di usare lo strumento militare per missioni all’estero nel rispetto dei valori costituzionali e dei principi fissati nelle convenzioni internazionali. In altre parole si dovrebbe ipotizzare “una normativa tendenzialmente a tempo indeterminato, però con verifiche periodiche da parte del Governo che informa le Commissioni parlamentari”[16].

§         Nell’ambito degli obblighi di informazione del Governo a al Parlamento si può prendere in considerazione l’ipotesi di fare riferimento anche alle regole di ingaggio, ferma restando l’esigenza di considerare gli ovvi motivi di riservatezza al riguardo[17].

§          Risulta necessario prevedere un apparato burocratico unico che coordini sia gli aspetti civili sia quelli militari delle missioni internazionali; un primo passo in tal senso può essere rappresentato dalla disposizione prevista nelle proposte di legge all’esame delle commissioni sulla nomina di un Consigliere diplomatico presso ciascuna missione[18]

 

Per gli atti dell’indagine e per ulteriori approfondimenti si rinvia al dossier Documentazione e ricerche n. 119.

2.2. Le regole di ingaggio (ROE)

Elemento essenziale delle operazioni militari internazionali è la definizione delle regole di ingaggio. Secondo la definizione fornita dal testo militare United Kingdom Glossary of Joint Multinational Terms and Definitions, le Rules of Engagement (ROE) sono “quelle direttive diramate dalle competenti autorità militari che specificano le circostanze ed i limiti entro cui le forze possono iniziare e/o continuare il combattimento con le forze contrapposte”.

Più specificatamente, le regole d’ingaggio consistono in talune istruzioni predefinite e dettagliate che stabiliscono il comportamento tattico di una unità per l’assolvimento della missione assegnata, consentendo, limitando o negando, a seconda delle situazioni, determinate azioni in modo da permettere il pieno raggiungimento degli obiettivi militari necessari per il conseguimento degli obiettivi politici.

Naturalmente, sotto il profilo giuridico le regole d’ingaggio devono essere conformi sia all’ordinamento interno dello Stato che dispone l’invio del contingente all’estero, sia al diritto internazionale. Sotto il primo profilo vengono in considerazione specialmente le regole costituzionali, nel nostro caso l’art. 11 della Costituzione; per quanto riguarda, invece, il secondo profilo, occorre tenere conto del diritto internazionale umanitario in vigore, tanto di quello convenzionale (in particolare le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i due Protocolli aggiuntivi del 1977), nonché dello Statuto della Corte penale internazionale .

La formulazione delle regole d’ingaggio spetta allo Stato nazionale del contingente, ma per le operazioni multinazionali le regole sono emanante dall’organizzazione sotto il cui comando la Forza è posta. Questo vale per le Nazioni Unite, la Nato e l’Unione Europea. In questi casi i singoli Stati che partecipano alle operazioni multinazionali, hanno il diritto di prevedere singole regole che tengano conto dei loro ordinamenti giuridici e dei trattati internazionali di cui siano parti.

In particolare, i singoli paesi partecipanti possono inserire restrizioni nazionali, i cosiddetti caveat, che sono delle vere e proprie riserve.

I caveat sono importanti poiché consentono di partecipare ad un’operazione multinazionale, senza derogare alle regole di condotta dettate dalla legislazione nazionale o stabilite dal potere politico. Sono ad esempio note le diverse posizioni esistenti tra alleati in relazione alle modalità di partecipazione alla missione ISAF, a guida Nato, in Afghanistan, tra chi chiede una partecipazione più incisiva alle ostilità e chi invece è ancorato ad una visione strettamente difensiva dell’operazione.

Il valore giuridico delle regole d’ingaggio dipende dal singolo ordinamento interno. In quello italiano, tali regole non possono essere considerate come cause di giustificazione aggiuntive a quelle previste dai codici penali militari, ma semplicemente come una modalità applicativa di un impiego della forza armata consentito dal diritto internazionale e non proibito dalle norme interne al nostro ordinamento giuridico.

 


2.3. Il quadro delle missioni militari dell’Italia dal secondo dopoguerra ad oggi

Dal secondo dopoguerra ad oggi l’Italia ha partecipato a 124 missioni militari fuori dai confini nazionali[19] e, di queste, 33 sono tuttora in corso.

La prima missione ha riguardato la presenza di contingenti italiani in Somalia nell’ambito dell’esercizio del mandato fiduciario conferito all’Italia dall’ONU nel 1950, e si è conclusa nel 1960 con l’indipendenza di quel Paese.

Nel corso dell’ultimo decennio si è assistito ad un netto incremento del numero delle missioni militari internazionali cui l’Italia ha preso parte. Fino alla fine degli anni Ottanta tali operazioni hanno comportato l’impiego di una ridotta quantità di uomini (se si eccettuano le operazioni di pace in Libano tra il 1982 e il 1984), anche in considerazione del fatto che la media delle missioni in corso nei singoli anni è stata costantemente inferiore a 4; nella seconda metà degli anni Ottanta la media delle missioni in corso ha raggiunto progressivamente quota 9-10.

Negli anni Novanta, la presenza internazionale italiana è cresciuta in particolare attraverso la partecipazione alle operazioni conseguenti alla crisi del Golfo Persico (1990-1991) e alle vicende dei Balcani (in particolare nel 1995 e nel 1999) ed il numero di missioni svolte in ciascun anno ha superato mediamente le 20, raggiungendo quota 30 nel 1999. Dal 2000 il numero delle missioni si è mantenuto prossimo alle 30.

Delle 124missioni a cui hanno preso parte contingenti italiani, quelle condotte dalle Organizzazioni internazionali alle quali l’Italia appartiene sono 90, così ripartite:

ONU

34

NATO

26

UE

22

UEO

3

NATO e UEO

2

OSCE

2

UE e UEO

1


La figura seguente rappresenta graficamente i valori percentuali di tale ripartizione:

Le missioni cui l’Italia ha partecipato e che non sono condotte dalle Organizzazioni internazionali cui appartiene sono, invece, 34: di queste, 9 sono state svolte in attuazione di risoluzioni ONU o sono comunque ad esse collegate.


Per quanto riguarda le aree geografiche interessate dalle missioni, emerge che il nostro Paese si è maggiormente impegnato nei territori tradizionalmente strategici e delicati per la sua sicurezza: Europa e area mediterranea. Si evidenziano, infatti, i dati seguenti:

Sotto il profilo della tipologia, le missioni si possono suddividere secondo il seguente prospetto:

operazioni di mantenimento della pace

(peace-keeping)

49

operazioni di assistenza internazionale

44

operazioni di imposizione della pace

(peace-enforcing)

22

operazioni di formazione della pace e

prevenzione del conflitto (peace-making)

9

 


ll grafico seguente rappresenta la ripartizione in percentuale:

Delle 22missioni di peace enforcing 4 sono consistite in attività sostanzialmente riconducibile a quella bellica.

Le 44 missioni di assistenza internazionale possono essere così ulteriormente suddivise:

operazioni con mandato fiduciario ONU

1

operazioni di polizia locale

14

operazioni di assistenza tecnica e

di addestramento

18

operazioni di assistenza umanitaria

11

Per quanto riguarda le 33 missioni in corso, più di un terzo si sta svolgendo in Europa (11 in quella extracomunitaria – Balcani - e 2 in quella UE –Malta e Cipro), mentre le altre sono presenti in Caucaso (1), in Medio Oriente (8), in Africa (3 nel Nord Africa e 3 nell’Africa subsahariana), in Asia (4) e in America latina (1).

Le missioni vedono attualmente impegnato il nostro Paese con circa 8.670 uomini così ripartiti tra Forze armate e Corpi di polizia[20]:

Il personale militare che partecipa alle operazioni che non sono condotte dalle Organizzazioni internazionali è pari a 242 unità, mentre quello che partecipa alle missioni condotte dalle Organizzazioni internazionali (8.427) è ripartito tra i seguenti organismi: NATO (5.342), ONU (2.566) UE (519).


Se si analizza, infine, la distribuzione dei contingenti italiani tra le diverse aree geografiche, risulta prevalente l’impiego delle nostre Forze armate nei Balcani:

Asia centrale e meridionale

3.214

Medio oriente

2.594

Europa non comunitaria

di cui 7.426 nei Balcani

2.000

Africa[21]

442

Mediterraneo

249

America latina

130

Unione europea

40

Dall’analisi degli oneri derivanti dalle missioni, osservati a partire dagli anni Ottanta - decennio in cui si registra un consistente aumento del loro numero - emerge un costante incremento delle spese, soprattutto a partire dagli anni Novanta.

In particolare, rilevanti aumenti della spesa si sono registrati in occasione della crisi libanese del 1983 e dell’intervento per lo sminamento del Mar Rosso nel 1988, in seguito alla guerra Iran-Iraq. Successivamente, il costante intensificarsi dell’impegno italiano nelle missioni internazionali in relazione alla guerra del Golfo, alla crisi in Somalia e alla grave destabilizzazione dell’area balcanica ha determinato un significativo aumento delle spese. Un ulteriore aumento si è recentemente registrato con l’impegno italiano nella guerra al terrorismo internazionale e nelle operazioni in Afghanistan e in Iraq e successivamente con l’intervento in Libano.

La tabella II a pagina 47 ed il grafico a pagina 51 contengono i dati analitici relativi all’evoluzione degli oneri.


3. La partecipazione del Parlamento al processo decisionale sull’uso dello strumento militare

Nell’ambito dei principi costituzionali concernenti la partecipazione alle missioni militari internazionali, il Parlamento svolge un ruolo rilevante nella procedura di decisione dell’intervento, in linea con il rapporto fiduciario con il Governo. Questo ruolo si estrinseca attraverso strumenti e procedure diverse, che vanno dall’esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge o di disegni di legge ordinaria allo svolgimento di attività di indirizzo, controllo e informazione, in una o in entrambe le Camere

In base ai dati rilevati, il coinvolgimento del Parlamento nel processo decisionale sulla partecipazione a missioni militari internazionali si è verificato in 94 casi.

L’intervento parlamentare è stato in 49 casi precedente all’inizio della missione, in 11 casi contemporaneo e negli altri 34 successivo. A tal fine si è preso in considerazione solo il primo intervento parlamentare in ordine cronologico, fermo restando che, il più delle volte, le Camere sono ripetutamente intervenute, a diverso titolo, in merito alla stessa missione. Per 30 missioni non vi è stato alcun intervento diretto delle Camere.

Per quanto riguarda la forma, il primo intervento da parte del Parlamento si è realizzato attraverso gli strumenti o nelle sedi indicate nella tabella seguente:


Legge

in 6 casi la presentazione del disegno di legge è stata precedente all’inizio della missione

in 1 caso contemporanea

7

Decreto-legge

in 25 casi precedente all’inizio della missione

in 3 casi contemporaneo

in 21 casi successivo

49

Approvazione di mozioni

in entrambi i casi le sedute sono state precedenti all’inizio della missione

2

Approvazione di risoluzioni

in 6 casi l’approvazione è stata precedente all’inizio della missione

in 2 casi contemporanea

in 3 casi successiva

11

Approvazione di un ordine del giorno

approvato successivamente all’inizio della missione

1

Sindacato ispettivo

in 1 caso la seduta è stata precedente

in 1 caso contemporanea

in 2 casi successiva all’inizio della missione

4

Procedure informative

in 9 casi precedenti all’inizio della missione

in 4 casi contemporanee

in 7 casi successive

20

 

Per quanto riguarda le leggi originate da disegni di legge governativi, ai fini della determinazione del momento dell’intervento parlamentare, si è scelto di far coincidere quest’ultimo con la data della loro presentazione alle Camere.

Nell’ambito di 85 missioni sono stati comunque adottati uno o più provvedimenti legislativi:

×            in 26 casi è stato utilizzato esclusivamente il decreto-legge, successivamente convertito;

×            in 3 casi è stata approvata una legge ordinaria di iniziativa del Governo (prevalentemente ratifiche di accordi internazionali relativi alla missione);

×            in 56 casi nel corso della missione si è registrata sia l’adozione di decreti-legge, poi convertiti, sia l’approvazione di leggi ordinarie (in taluni casi contenenti la sanatoria dei decreti-legge decaduti, in altri casi contenenti disposizioni integrative).

 

In caso di operazioni condotte dalle Organizzazioni internazionali cui l’Italia appartiene, la prassi che si è registrata dal dopoguerra ad oggi, mostra 31 casi di intervento parlamentare precedente all’inizio delle missioni, 7 di intervento contemporaneo e 30 di intervento successivo, mentre in 22 casi non si è avuto alcun intervento del Parlamento.

In questi casi si riscontra generalmente un’iniziativa volta ad aprire un dibattito in Parlamento, che si conclude, secondo la prassi che si è instaurata, con un atto di indirizzo politico.

La prassi in ordine a questo passaggio parlamentare non è tuttavia costante: non si è verificata, infatti, nei casi in cui si è ritenuto che la partecipazione alla missione godesse di ampio e unanime supporto delle Camere; oppure, in caso di modesta entità della missione stessa, il Governo si è limitato ad informare le Commissioni parlamentari competenti (Esteri e Difesa).

In alcuni casi, infine, il Governo ha portato a conoscenza del Parlamento la propria decisione direttamente con la presentazione del disegno di legge relativo alla copertura finanziaria dell'operazione, ovvero con la presentazione del decreto-legge, qualora la necessità e l'urgenza di partecipare alla missione impongano l'adozione di tale strumento normativo (talvolta emanato dopo che la missione è già iniziata).

 

 

Nello schema che segue si segnalano alcuni dei casi più rilevanti, rinviando per i dati di dettaglio alle rispettive schede.


Schema n. 1 – Alcuni esempi di intervento delle Camere nel caso di partecipazione dell’Italia ad operazioni condotte dalle Organizzazioni internazionali cui appartiene

Intervento precedente l’inizio della missione

Per la partecipazione alla missione IFOR nella ex Jugoslavia, nel dicembre 1995, realizzata in ambito NATO, alle missioni ONU INTERFET, del settembre 1999 a Timor Est, e UNMIS, del giugno 2005 in Sudan, il Governo ha preventivamente verificato il sostegno delle Camere, aprendo un dibattito concluso con un atto di indirizzo politico.

Intervento contemporaneo all’inizio della missione

Nel caso della missione di pace UNMEE, in Etiopia ed Eritrea, l’intervento parlamentare sulla missione ONU (iniziata nel novembre 2000) si sono svolte, congiuntamente all’inizio della missione stessa (il 15 novembre), comunicazioni del Governo presso la Camera e successivamente (il 28 novembre) presso il Senato. Nel caso dell’intervento della Nato in Kosovo, l’attacco militare iniziò il 24 marzo 1999. Lo stesso giorno il Vicepresidente del Consiglio rese un’informativa urgente alla Camera e Comunicazioni del Governo al Senato sugli sviluppi della crisi. Il 26 marzo si svolse un dibattito in entrambi i rami del Parlamento con l’approvazione di due mozioni da parte del Senato e di tre risoluzioni da parte della Camera.

Intervento successivo all’inizio della missione

Nel caso della missione umanitaria NATO AFOR (o Allied Harbour) svoltasi in Albania dall’8 aprile 1999, contestualmente alle operazioni di guerra nel Kosovo l’intervento parlamentare si è svolto successivamente all’inizio della missione attraverso l’approvazione di risoluzioni. In altri casi il Governo si è limitato ad informare le Commissioni parlamentari competenti (come nell’operazione militare Deliberate Force realizzata dalla NATO in territorio bosniaco nel 1995). Per le recenti missioni dell’UE, in Congo e in Darfur, (2005) e per la missione NATO in Iraq (2004), il Parlamento si è pronunciato durante la discussione del D.L. relativo al finanziamento, comunque emanato dopo l’inizio delle missioni.

Nessun intervento

A questa tipologia appartengono missioni quali UNMOGIP (gennaio 1959) in India e Pakistan, UNIIMOG (agosto 1988) in Iran e Iraq, UNIFIL (luglio 1979) in Libano, UNTAC (luglio 1992) in Cambogia, MINUGUA (luglio 1995) in Guatemala, fino alle più recenti missioni MONUC (dicembre 1999) in Congo, UNMIL (ottobre 2003) in Liberia e Distinguished Games (luglio 2004) in Grecia. Si tratta prevalentemente di missioni svolte per adempiere agli obblighi derivanti dall’adesione alle organizzazioni internazionali.


Per quanto attiene, invece, alla partecipazione dell’Italia alle operazioni che non sono condotte dalle Organizzazioni internazionali cui appartiene, si sono registrati 18 casi di intervento parlamentare precedente all’inizio delle missioni, 4 di intervento contemporaneo e 4 di intervento successivo, mentre in 8 casi non si è avuto alcun intervento del Parlamento.

Sotto il profilo dell’ordinamento interno la prassi registra sia il caso in cui il Governo decide di inserire nel disegno di legge di autorizzazione alla ratifica le norme relative al reperimento della copertura finanziaria, sia il caso, più frequente, in cui i due momenti sono separati e la copertura finanziaria viene assicurata tramite un disegno di legge ordinaria o, in caso di necessità ed urgenza, con un decreto-legge. Vi sono tuttavia anche casi in cui il Governo non ha presentato alle Camere il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica, emanando invece unicamente il decreto-legge contenente la disciplina economico-giuridica della missione e la sua “autorizzazione”.

 

 

Anche in relazione a queste ipotesi segnaliamo nello schema che segue i casi più rilevanti, rinviando per i dati di dettaglio alle rispettive schede.

 


Schema n. 2 - Alcuni esempi di intervento delle Camere nel caso di partecipazione dell’Italia ad operazioni che non sono condotte dalle Organizzazioni internazionali cui appartiene

 

Intervento precedente l’inizio della missione

È il caso più frequente tra le missioni svolte fuori dall’ambito delle organizzazioni internazionali. In questi casi l’esecutivo ha proceduto sia sulla base di intese internazionali, che sulla scorta di atti di indirizzo parlamentare. È il caso, ad esempio, della prima missione in Libano (agosto 1982), delle missioni umanitarie Pellicano (settembre 1991) e Alba (aprile 1997) in Albania e della missione Antica Babilonia (2003)

Intervento contemporaneo all’inizio della missione

Tra i casi di intervento parlamentare contestuale all’inizio della missione si possono ricordare: la seconda missione di pace in Libano (settembre 1982) e l’operazione Restore hope (dicembre 1992) in Somalia.

Intervento successivo all’inizio della missione

Il coinvolgimento parlamentare in queste fase risulta meno frequente. A titolo di esempio si possono: citare l’operazione MFO (marzo 1982) per il pattugliamento dello stretto di Tiran nel Sinai tra Egitto e Israele e la missione umanitaria Provide comfort I (aprile 1991) per il soccorso alle popolazioni curde in Iraq.

Nessun intervento

In altre occasioni, il Parlamento non è stato coinvolto, come, ad esempio, nella missione MIF (settembre 1995) per il rispetto dell’embargo verso l’Iraq o la missione Ippocampo Rwanda (aprile 1994) per il recupero e l'evacuazione dei cittadini stranieri durante in conflitto tra etnie in Rwanda.

 


Tabelle

 


Dal 1948 al 1980

 

Missione

 

 

 

Primo intervento parlamentare

 

 

 

Data di inizio

 

P

C

S

1

Mandato fiduciario ONU in Somalia

ONU

2 febbraio 1950

conclusa

 

ü

 

2

UNEF

ONU

21 novembre 1956

conclusa

 

ü

 

3

UNTSO

ONU

5 giugno 1958

in corso

 

 

 

4

UNOGIL

ONU

19 giugno 1958

conclusa

 

 

 

5

UNMOGIP

ONU

3 gennaio 1959

in corso

 

 

 

6

Laos 1959

ONU

7 ottobre 1959

conclusa

 

 

 

7

UNOC

ONU

11 luglio 1960

conclusa

 

 

 

8

UNYOM

ONU

20 dicembre 1963

conclusa

 

 

 

9

DIATM

-------

3 settembre 1969

conclusa

 

 

 

10

UNIFIL

ONU

3 luglio 1979

in corso

 

 

 

Dal 1981 al 1990

 

Missione

 

 

 

Primo intervento parlamentare

 

 

 

 

Data di inizio

 

P

C

S

 

 

11

MFO

-------

10 marzo 1982

in corso

 

 

ü

 

12

Libano I

-------

21 agosto 1982

conclusa

ü

 

 

 

13

Libano II

-------

23 settembre 1982

conclusa

 

ü

 

 

14

Mine nel Mar Rosso

-------

22 agosto 1984

conclusa

 

ü

 

 

15

Protezione delle navi mercantili nel Golfo Persico

-------

15 settembre 1987

conclusa

ü

 

 

 

16

MIATM

-------

14 luglio 1988

in corso

 

 

17

UNIIMOG

ONU

15 agosto 1988

conclusa

 

 

18

UNTAG

ONU

13 marzo 1989

conclusa

 

 

ü

 

19

UNOCA

ONU

30 marzo 1989

conclusa

 

 

 

 

20

Golfo 2

-------

16 agosto 1990

conclusa

ü

 

 

 

21

Operazione Locusta

-------

25 settembre 1990

conclusa

ü

 

 

 

P= precedente all’inizio della missione

C=contemporaneo all’inizio della missione

S= successivo all’inizio della missione


 

Dal 1991 al 2000

 

 

Missione

 

 

 

Primo intervento parlamentare

 

 

 

 

Data di inizio

 

P

C

S

 

22

UNOSGI

ONU

1° marzo 1991

conclusa

 

 

 

 

 

23

UNIKOM

ONU

18 aprile 1991

conclusa

 

 

 

 

 

24

Provide comfort I

-------

20 aprile 1991

conclusa

 

 

ü

 

 

25

UNSCOM

ONU

23 giugno 1991

conclusa

 

 

 

26

Provide comfort II

-------

15 luglio 1991

conclusa

ü

 

 

 

 

27

EUMM

UE

20 luglio 1991

conclusa

 

 

ü

 

 

28

ONUSAL

ONU

26 luglio 1991

conclusa

 

 

 

29

Pellicano

-------

16 settembre 1991

conclusa

ü

 

 

 

 

30

MINURSO

ONU

27 settembre 1991

in corso

 

 

ü

 

 

31

Sharp Fence (poi Sharp Guard)

NATO e UEO

10 luglio 1992

conclusa

 

 

ü

 

 

32

Maritime Guard (poi Sharp Guard)

NATO e UEO

10 luglio 1992

conclusa

 

 

ü

 

33

UNTAC

ONU

23 luglio 1992

conclusa

 

 

34

Restore hope

-------

11 dicembre 1992

conclusa

 

ü

 

 

35

UNOMOZ

ONU

22 febbraio 1993

conclusa

ü

 

 

 

36

Deny flight

NATO

12 aprile 1993

conclusa

ü

 

 

 

37

UNOSOM II

ONU

4 maggio 1993

conclusa

ü

 

 

 

38

Operazione Danubio

UEO

26 maggio 1993

conclusa

 

 

ü

 

39

Ippocampo Rwanda

-------

10 aprile 1994

conclusa

 

 

40

TIPH I

-------

8 maggio 1994

conclusa

ü

 

 

 

41

Entebbe

-------

3 giugno 1994

conclusa

 

 

42

United Shield

-------

10 gennaio 1995

conclusa

 

 

ü

 

43

UPFM

UEO

8 marzo 1995

conclusa

ü

 

 

 

44

MINUGUA

ONU

17 luglio 1995

conclusa

 

 

45

UNAVEM III

ONU

24 agosto 1995

conclusa

 

 

46

Deliberate Force

NATO

4 settembre 1995

conclusa

 

 

ü

 

47

MIF

-------

14 settembre 1995

conclusa

 

 

 

48

IFOR

NATO

28 dicembre 1995

conclusa

ü

 

 

 

 

49

SFOR

NATO

20 dicembre 1996

conclusa

ü

 

 

 

 

50

TIPH II

-------

29 gennaio 1997

in corso

 

ü

 

 

 

51

ALBA

-------

13 aprile 1997

conclusa

ü

 

 

 

 

P= precedente all’inizio della missione

C= contemporaneo all’inizio della missione

S= successivo all’inizio della missione


Dal 1991 al 2000 (segue)

 

 

 

Missione

 

 

 

Primo intervento parlamentare

 

 

 

 

Data di inizio

 

P

C

S

52

Albania 2

-------

15 aprile 1997

in corso

ü

 

 

 

53

MAPE

UEO

12 maggio 1997

conclusa

 

 

ü

 

54

IPTF

ONU

27 maggio 1997

conclusa

 

 

ü

 

55

DIE

-------

11 ottobre 1997

in corso

ü

 

 

 

56

Bilaterale Interni

-------

16 ottobre 1997

in corso

 

 

ü

 

 

57

Determined Falcon

NATO

15 giugno 1998

conclusa

 

 

ü

 

 

58

UNSMA

ONU

18 luglio 1998

conclusa

 

 

 

59

MSU

NATO

1 agosto 1998

in corso

ü

 

 

 

 

60

KVM

OSCE

20 ottobre 1998

conclusa

 

 

ü

 

 

61

Eagle Eye

NATO

27 novembre 1998

conclusa

 

 

ü

 

 

62

Joint Guarantor

NATO

9 dicembre 1998

conclusa

 

 

ü

 

 

63

Allied Force

NATO

24 marzo 1999

conclusa

 

ü

 

 

 

64

AFOR

NATO

8 aprile 1999

conclusa

 

 

ü

 

 

65

WEUDAM

UE e UEO

10 maggio 1999

conclusa

 

 

 

66

Allied Harvest

NATO

17 maggio 1999

conclusa

 

 

ü

 

 

67

KFOR

NATO

13 giugno 1999

in corso

ü

 

 

 

 

68

UNMIK

ONU

30 giugno 1999

in corso

ü

 

 

 

 

69

COMMZW

NATO

1 settembre 1999

conclusa

ü

 

 

 

 

70

INTERFET

ONU

20 settembre 1999

conclusa

ü

 

 

 

 

71

MONUC

ONU

15 dicembre 1999

conclusa

 

 

 

72

Albit

-------

6 aprile 2000

conclusa

ü

 

 

 

 

73

UNMEE

ONU

15 novembre 2000

conclusa

 

ü

 

 

 

P= precedente all’inizio della missione

C= contemporaneo all’inizio della missione

S= successivo all’inizio della missione


Dal 2001 ad oggi

 

 

Missione

 

 

 

Primo intervento parlamentare

 

 

 

 

Data di inizio

 

P

C

S

 

74

Essential Harvest

NATO

27 agosto 2001

conclusa

ü

 

 

 

 

75

Amber Fox

NATO

23 settembre 2001

conclusa

 

 

ü

 

 

76

Active Endeavour

NATO

9 ottobre 2001

in corso

 

ü

 

 

77

Enduring Freedom

-------

18 novembre 2001

conclusa

ü

 

 

 

78

ISAF (a)

NATO

10 gennaio 2002

in corso

ü

 

 

 

79

NATO HQ Skopje

NATO

17 giugno 2002

in corso

ü

 

 

 

80

NATO HQ Tirana

NATO

17 giugno 2002

conclusa

ü

 

 

 

81

Coherent Behaviour

-------

4 ottobre 2002

conclusa

 

 

82

Allied Harmony

NATO

16 dicembre 2002

conclusa

ü

 

 

 

83

EUPM

UE

1 gennaio 2003

in corso

ü

 

 

 

84

Operazione Concordia

UE

31 marzo 2003

conclusa

ü

 

 

 

85

Processo di pace in Sudan

-------

3 aprile 2003

conclusa

ü

 

 

 

86

Cessate il fuoco sui Monti Nuba

-------

3 aprile 2003

conclusa

ü

 

 

 

87

Antica Babilonia

-------

9 maggio 2003

conclusa

ü

 

 

 

88

Processo di pace in Somalia

-------

20 maggio 2003

conclusa

ü

 

 

 

89

Artemis

UE

12 giugno 2003

conclusa

 

 

 

 

90

UNMIL

ONU

30 ottobre 2003

conclusa

 

 

 

 

91

Proxima

UE

1° maggio 2004

conclusa

ü

 

 

 

92

Distinguished Games

NATO

29 luglio 2004

conclusa

 

 

 

 

93

NTM-I

NATO

14 agosto 2004

in corso

 

 

ü

 

94

UNOWA

ONU

1 novembre 2004

conclusa

 

 

 

 

95

Althea

UE

2 dicembre 2004

in corso

ü

 

 

 

96

NATO HQ Sarajevo

NATO

2 dicembre 2004

in corso

ü

 

 

 

97

EUPOL Kinshasa

UE

30 aprile 2005

conclusa

 

 

ü

 

98

UNMIS

ONU

17 giugno 2005

conclusa

ü

 

 

 

99

Missione sostegno AMIS II

UE

18 luglio 2005

conclusa

 

 

ü

 

100

UNFICYP

ONU

20 luglio 2005

in corso

 

 

 

 

101

Mare sicuro 2005

------

15 agosto 2005

conclusa

 

 

 

 

102

Indus

NATO

18 ottobre 2005

conclusa

 

 

ü

 

103

EU BAM Rafah

UE

25 novembre 2005

in corso

 

 

ü

 

104

EU BAM Moldova e Ucraina

UE

1° dicembre 2005

in corso

 

 

ü

 

(a) La NATO ha assunto la guida della missione l'11 agosto 2003

Dal 2001 ad oggi (segue)

 

 

Missione

 

 

 

Primo intervento parlamentare

 

 

 

 

Data di inizio

 

P

C

S

105

EUPAT

UE

15 dicembre 2005

conclusa

 

 

ü

 

106

EUPOL COPPS

UE

1 luglio 2006

in corso

 

ü

 

 

107

EUFOR RD Congo

UE

17 luglio 2006

conclusa

ü

 

 

 

108

EUPT Kosovo

UE

14 settembre 2006

conclusa

ü

 

 

 

109

EUSEC Congo

UE

17 maggio 2007

conclusa

 

 

ü

 

110

EUPOL Afghanistan

UE

15 giugno 2007

in corso

 

 

ü

 

111

Missione europea di sostegno ad AMISOM

UE

1° luglio 2007

conclusa

ü

 

 

 

112

EUPOL RD Congo

UE

1° luglio 2007

in corso

ü

 

 

 

113

UNAMID

ONU

15 gennaio 2008

conclusa

ü

 

 

 

114

EUFOR Tchad

UE

1° marzo 2008

conclusa

ü

 

 

 

115

MTG - Georgia

OSCE

20 agosto 2008

conclusa

 

 

 

 

116

EUMM Georgia

UE

23 settembre 2008

in corso

 

 

ü

 

117

EULEX Kosovo

UE

9 dicembre 2008

in corso

 

 

 

118

Atalanta

UE

7 marzo 2009

in corso

 

 

 

119

MAIL-T

NATO

15 aprile 2009

in corso

 

 

 

120

Missione in Libia contro la tratta degli esseri umani

 

25 maggio 2009

in corso

 

 

 

121

Ocean Shield

NATO

17 agosto 2009

in corso

 

 

 

122

Cooperazione con l’Iraq nel settore navale

 

1 ottobre 2009

conclusa

 

 

 

123

White Crane

 

19 gennaio 2010

conclusa

 

 

 

 

124

MINUSTAH

ONU

25 maggio 2010

in corso

 

 

 


Oneri annuali delle missioni indicati da interventi legislativi

Anno

Valore nominale

(in milioni di euro)

In valori reali*

(in milioni di euro)

1982

3,099

9,887

1983

79,018

219,243

1984

-

-

1985

0,620

1,432

1986

-

-

1987

26,339

54,825

1988

93,479

185,387

1989

-

-

1990

25,823

45,275

1991

312,210

514,428

1992

15,959

24,946

1993

107,755

161,653

1994

164,257

237,088

1995

50,555

69,260

1996

141,234

186,231

1997

152,804

198,049

1998

99,390

126,543

1999

417,843

523,725

2000

562,946

687,977

2001

652,329

776,467

2002

913,502

1.061,489

2003

1.003,054

1.137,564

2004

1.161,606

1.291,706

2005

1.195,000

1.306,613

2006

1.139,165

1.221,185

2007

937,483

987,919

2008

1.041,920

1.063,696

2009

1.438,854

1.457,991

2010 (primo semestre)

738,017

738,017

*In valori reali (coefficienti ISTAT aprile 2010)


Grafici

 



 

 


Schede delle missioni

 


Missione Active Endeavour

Attività navale della NATO nel Mediterraneo nell'ambito del contrasto al terrorismo internazionale

Partecipazione italiana dal 9 ottobre 2001

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                            NATO

Operazione di imposizione della pace (peace-enforcing)

Il dispiegamento nel Mediterraneo orientale, a partire dal 9 ottobre 2001, della Forza Navale Permanente della NATO nel Mediterraneo (STANAVFORMED) è stato effettuato a seguito della decisione del Consiglio del Nord Atlantico del 3 ottobre 2001, relativa all’applicazione dell’articolo 5 del Trattato di Washington, in conseguenza degli avvenimenti dell’11 settembre. Compito della missione è quello di monitorare il flusso del traffico delle merci via mare nella regione, stabilendo contatti con le navi mercantili che vi transitano (oltre 100.000 a fine 2008). La STANAVFORMED è una delle forze NATO di reazione immediata, che si caratterizza per la capacità di schierarsi rapidamente in aree di tensione o di crisi. Essa costituisce, inoltre, un nucleo (che comprende otto unità, tra le quali una fregata della Marina Militare italiana) attorno al quale è possibile, se necessario, costruire una forza navale ancor più versatile e potente. Successivamente, si sono alternate nella zona delle operazioni, unità della flotta NATO appartenenti alla STANAVFORLANT, la forza navale permanente della Nato nell'Atlantico. L’operazione è effettuata nel contesto della lotta al terrorismo internazionale svolta dalla missione “Enduring Freedom”. Dal 16 marzo 2004 la NATO ha esteso a tutto i Mediterraneo l'area di pattugliamento. Nel gennaio 2005, in seguito della integrazione nella NRF (NATO Response Force) la STANAVFORLANT e la STANAVFORMED sono state rispettivamente rinominate SNMG-1 (Standing NRF Maritime Group 1) e SNMG-2 (Standing NRF Maritime Group 2). Il contributo italiano consiste, secondo la turnazione delle forze, in una unità della classe “Maestrale”, alternata all’utilizzo di un sommergibile e di un pattugliatore della classe “Soldati”.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 220 unità

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Unità

600

220

220


Riferimenti normativi

Decreto-legge 1° dicembre 2001, n. 421, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 gennaio2002, n. 6, recante disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione multinazionale denominata "Enduring Freedom"

Il D.L. 421/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2001

Decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.15, recante disposizioni urgenti per la proroga della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 451/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 marzo 2002

Decreto-legge 16 aprile 2002, n. 64, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n.116, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana adoperazioni militari internazionali

Il D.L. 64/2002 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2002

Decreto-legge 20 gennaio 2003, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2003, n.42, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 4/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2003

Decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2003, n. 219, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena

Il D.L. 165/2003, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 231/2003.

Legge 11 agosto 2003, n. 231, recante differimento della partecipazione italiana a operazioni internazionali (originata da una proposta di legge il 23 luglio 2003)

La legge 231/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003

Decreto-legge 20 gennaio 2004, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 marzo 2004, n. 68, recante proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali

Il D.L. 9/2004 ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2004.

Decreto-legge 24 giugno 2004, n. 160, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2004, n. 207, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 160/2004, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 208/2004.

Legge 30 luglio 2004, n. 208, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata l'8 luglio 2004)

La legge 208/2004 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2005. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 39/2005.

Legge 21 marzo 2005, n. 39, recante disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata il 2 febbraio 2005)

La legge 39/2005 ha differito la partecipazione italiana al 30 giugno 2005

Decreto-legge 28 giugno 2005, n. 111, convertito dalla legge 31 Luglio 2005, n. 157, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 111/2005 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2005.

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 209/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 12/2009, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2009

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

9 ottobre 2001                                      Senato                            Assemblea

Comunicazioni del Governo (Presidente del Consiglio e Ministro della difesa) sui più recenti sviluppi della situazione internazionale ed approvazione delle risoluzioni Schifani ed altri 6-00008 e Angius ed altri 6-00009

9 ottobre 2001                                     Camera                            Assemblea

Comunicazioni del Governo (Ministro degli esteri) sui più recenti sviluppi della situazione internazionale ed approvazione delle risoluzioni Vito ed altri 6-00004 e Rutelli ed altri 6-00006

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

12 settembre 2007                               Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

 


Missione Althea

Missione di pace dell'UE che ha rilevato la missione NATO SFOR per il rispetto degli Accordi di Dayton e per il consolidamento della pace in Bosnia

Partecipazione italiana dal2 dicembre 2004

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali         UE

Operazione di imposizione della pace (peace-enforcing)

L’operazione Althea, che ha avuto inizio il 2 dicembre 2004, ha rilevato le attività condotte dalla missione SFOR della NATO in Bosnia-Erzegovina, con l’obiettivo di rafforzare l’approccio globale dell’Unione europea nei confronti del Paese e di sostenerne i progressi verso la sua integrazione nell’Unione europea.

Dopo che, il vertice NATO di Istanbul del giugno 2004 aveva preso atto della disponibilità dell’UE a rilevare i compiti della SFOR ed aveva contemporaneamente deciso la conclusione della medesima missione entro la fine del 2004, il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato tale passaggio di consegne, con la risoluzione 1551 del 9 luglio 2004. Successivamente, con la risoluzione 1575 del 22 novembre 2004, il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha autorizzato la nuova missione per un periodo iniziale di dodici mesi.

Nella fase iniziale la componente militare (EUFOR) è rimasta invariata rispetto a quella di SFOR, sia riguardo la consistenza che riguardo i Paesi partecipanti. Il Quartier Generale è stato fissato a Camp Butmir, a Sarajevo, già sede del comando operativo di SFOR.

Il Consiglio Affari generali e relazioni esterne dell’UE ha adottato, il 12 luglio 2004, l’azione comune 2004/570/PESC, con cui, nel definire la nuova missione a guida europea “una missione generale PESD”, ne ha precisato le caratteristiche seguenti:

•    l'operazione si svolge avvalendosi di mezzi e capacità comuni della NATO;

•    il compito della missione è quello di assicurare il rispetto degli aspetti militari dell’accordo GFAP (General Framework Agreement for Peace) di Dayton; di esercitare un ruolo deterrente nei confronti delle Forze Armate delle parti e degli altri gruppi armati; di contribuire a un ambiente sicuro e di impedire l’eventuale insorgere di episodi di violenza e/o di tentativi di ostacolare il processo di pace;

•    l’operazione, il cui comando operativo UE ha sede presso il Quartier Generale di SHAPE (Belgio), è guidata dal vice comandante delle Forze NATO in Europa (D-SACEUR);

•    il controllo politico dell'operazione è assegnato al Comitato politico e di sicurezza (COPS) dell'UE, che ne assicura la direzione strategica, sotto la responsabilità del Consiglio. Le competenze decisionali riguardanti gli obiettivi e la conclusione dell'operazione militare restano attribuite al Consiglio, assistito dal Segretario Generale/Alto Rappresentante;

•    il comandante generale della forza UE tiene inoltre conto del parere politico a livello locale dello speciale rappresentante dell’UE in Bosnia Erzegovina (EUSR) e prende in considerazione, nei limiti del suo mandato, le richieste proveniente dallo stesso.

Su queste basi il COPS ha costituito, con decisione del 29 settembre 2004, il comitato dei contributori, definendone la composizione, la presidenza e le modalità di funzionamento. Fanno parte del Comitato, oltre ai Paesi dell’Unione europea (esclusa la Danimarca): Albania, Argentina, Bulgaria, Canada, Cile, Marocco, Norvegia, Nuova Zelanda, Romania, Svizzera e Turchia.

Nell'ambito della missione Althea opera forze di polizia ad ordinamento militare EUROGENDFOR (European Gendarmerie Force), destinate al contrasto alle organizzazioni criminali ed alla sicurezza della Comunità internazionale. L’Arma dei carabinieri costituisce una componente di tali forze, denominata IPU (Integrated Police Unit), con sede a Sarajevo.

Dal 6 dicembre 2005 al 5 dicembre 2006 la missione è stata posta sotto il comando italiano.

La missione Althea è stata da ultimo prorogata fino al 18 novembre 2010 dalla risoluzione 1895/2009 del Consiglio di sicurezza dell’ONU.

Il 28 febbraio 2007 il Consiglio europeo ha deciso, in seguito al miglioramento della situazione relativa alla sicurezza in Bosnia Erzegovina, una progressiva riduzione degli assetti operanti nl teatro bosniaco. Il 26 aprile 2007 è avvenuta infatti la chiusura della MNTFs (Multinational Task Force South East), a guida italiana,che gestiva una delle tre aree di competenza territoriale in cui era suddivisa Althea.

Il 17 novembre 2005, in un incidente stradale, ha perso la vita il Maresciallo Capo dei Carabinieri Antonino Aiello, in servizio presso l’IPU, ed è rimasto ferito un altro militare dell’Arma.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 260unità (su un totale di 2.150)

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

875

322

279

Totale contingenti missione

6.143

2.611

2.150

Riferimenti normativi

Legge 30 luglio 2004, n. 208, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata l'8 luglio 2004)

La legge autorizza la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2004.

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2005. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 39/2005.

Legge 21 marzo 2005, n. 39, recante disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata il 2 febbraio 2005)

La legge 39/2005 ha differito la partecipazione italiana al 30 giugno 2005

Decreto-legge 28 giugno 2005, n. 111, convertito dalla legge 31 Luglio 2005, n. 157, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 111/2005 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2005.

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2007.

Decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria

L'articolo 9 del D.L. 81/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 127/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 30 settembre 2008.

Decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2008, n. 183, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia

Il D.L. 147/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 183/2008, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2008

Decreto-legge 29 Settembre 2008, n. 150, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l'anno 2008 (decaduto)

Il D.L. 150/2008, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nel D.L. 147/2008, convertito dalla legge 183/2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 209/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 12/2009, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2009

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

13 febbraio 2007                                  Camera                            Esteri e Difesa

Audizione del capo di Stato maggiore della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

 

Il conflitto: retroterra storico e sviluppi recenti
(a cura del Dipartimento Affari esteri)

Bosnia-Erzegovina

La Bosnia Erzegovina rappresenta allo stato attuale l’area dei Balcani occidentali che desta maggiori preoccupazioni sul piano della sicurezza e della stabilità politica. La ripartizione della popolazione in tre distinti gruppi etnico-religiosi (musulmano-bosniaci pari a quasi la metà della popolazione, serbo-bosniaci e croato-bosniaci rispettivamente pari a un terzo e a un sesto della popolazione) richiama alla mente le matrici etniche e religiose che furono alla base dei conflitti balcanici della prima metà degli Anni Novanta, proseguiti con la crisi del Kosovo a fine decennio. In base agli accordi di Dayton (Ohio) del 1995, che posero fine al conflitto nell’area bosniaca, il paese è caratterizzato attualmente da una forma istituzionale che può definirsi confederale, basata da una parte sulla Repubblica serba di Bosnia (Republika Srpska-RS), e dall’altra sulla Federazione croato-bosniaca.

Il carattere confederale dell'assetto del paese è connesso alla notevole debolezza delle istituzioni centrali della Bosnia-Erzegovina, debolezza cui ha sino ad ora supplito la figura del Rappresentante speciale dell’Unione Europea - attualmente il diplomatico austriaco di origini slovene Valentin Inzko - dotato di prerogative molto ampie (i cosiddetti “Bonn Powers”), quali il potere di annullare leggi, imporne di nuove e destituire anche titolari di cariche elettive.

L'assetto costituzionale della Bosnia-Erzegovina non è tale da poter evitare un'elevata frammentazione nelle funzioni di direzione politica, derivante dal fatto che, a suo tempo, nel prendere atto dello status quo esistente alla fine del conflitto bosniaco, gli accordi di Dayton previdero l’articolazione delle cariche istituzionali in riferimento ai principali gruppi etnico-religiosi. In tale contesto va rilevato, inoltre, che all'interno di ciascuno di tali gruppi predominano gli elementi più nazionalisti, evidentemente ritenuti capaci, tra l’altro, di una più aggressiva negoziazione con le controparti.

Il quadro politico del paese è caratterizzato da una sostanziale paralisi per la difficoltà delle due entità che la compongono nel trovare una linea comune d'azione per l'attuazione delle riforme necessarie a far avanzare il paese verso l'integrazione europea.

Il dibattito politico è monopolizzato dalla campagna in vista del doppio appuntamento elettorale di ottobre 2010 - quando si terranno le elezioni presidenziali e politiche - da cui deriva una situazione di stallo decisionale che ostacola il difficile il percorso di stabilizzazione interno, mentre il mancato progresso del dialogo interetnico e delle riforme costituzionali non consente il rilancio del processo di avvicinamento alla Ue e alla Nato.

Su proposta dell’Unione europea e degli Stati Uniti, i responsabili delle tre comunità avevano accettato di definire una revisione della Costituzione entro la fine di ottobre 2009, per rilanciare il percorso di integrazione euro-atlantica. I negoziati - che si sono svolti a Butmir, nei pressi di Sarajevo - non hanno portato però al raggiungimento di un’intesa tra i rappresentanti delle tre componenti etniche sul pacchetto di riforme costituzionali (rispetto alle quali il premier serbo-bosniaco Dodik è fortemente contrario), finalizzate ad assicurare il corretto funzionamento dell’apparato istituzionale. In tale scenario la già infuocata campagna elettorale rischia di focalizzarsi su temi cari alla retorica nazionalista - con conseguente pericolo di incremento della tensione interetnica - e non sulla prospettiva europea ed atlantica del paese.

Le auspicate riforme, ossia il raggiungimento, allo stato non ancora verificatosi, dei parametri fissati dalla Comunità internazionale (i così detti 5+2), nonché l’approvazione delle modifiche costituzionali necessarie al corretto funzionamento dell’apparato istituzionale, comporterebbero la cessazione dell'Ufficio del Rappresentante speciale, nato con gli accordi di Dayton.

Proprio il mancato rispetto dei 5 obiettivi e delle 2 condizioni previsti per la chiusura dell’OHR, ritenuta condizione per valutare una possibile domanda di adesione all’Ue, sono stati tra le principali preoccupazioni espresse nel Progress Report del 14 ottobre 2009 della Commissione Ue. Il Consiglio europeo quindi, nelle “Conclusioni sulla strategia di allargamento” adottate il 7-8 dicembre 2009, ha esortato le autorità locali ad intensificare gli sforzi per l’approvazione delle necessarie modifiche costituzionali.

L'agenzia di stampa bosniaca Fena ha reso noto, il 10 febbraio 2010, che il Parlamento confederale ha chiesto al governo di avviare una procedura al fine di emendare la Costituzione e la legge elettorale, ritenute discriminatorie verso le minoranze dalla Corte europea dei diritti dell'uomo: la nuova normativa dovrà essere approvata prima che siano indette le elezioni politiche previste per il prossimo ottobre.

Eventuali rischi di secessione sono stati fortemente stigmatizzati dall’Alto Rappresentante e Vice Presidente della Commissione europea, Catherine Ashton che, nel corso della missione nei Balcani del 17-19 febbraio 2010, ha affermato che l’UE non accetterà mai la scomposizione della Bosnia-Erzegovina che dovrà essere accolta nell’Unione come uno stato funzionale all’interno del quale opereranno forti entità federali.

Il 30 aprile 2010 l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha votato un documento che richiama il governo e i partiti politici ad introdurre le riforme costituzionali necessarie a garantire il corretto funzionamento di tutte le istituzioni del Paese, sottolineando, tra il resto, che le elezioni di ottobre potrebbero tenersi in violazione del diritto a non essere discriminati dei candidati che non appartengono ai gruppi etnici serbo, croato e bosniaco.

La Bosnia ancora non è ammessa al regime di liberalizzazione dei visti; tuttavia, nella recente Conferenza UE Balcani di Sarajevo del 2 giugno 2010 è stata prospettata la possibilità di giungere entro Natale alla liberalizzazione[22].

Si rammenta che il disegno di legge di ratifica dell’Accordo di associazione e stabilizzazione (ASA) tra le Comunità europee e la Bosnia-Erzegovina, firmato a Lussemburgo il 16 giugno 2008, già approvato dal Senato (AS 1933) il 28 aprile 2010, è stato approvato anche dalla Camera dei deputati (AC 3446) il 19 maggio 2010. Il provvedimento non è ancora stato pubblicato.

Quanto all’integrazione atlantica, dopo la formale presentazione, il 2 ottobre 2009, da parte del presidente bosniaco di turno, Zeljko Komsic del Membership Action Plan- MAP, lo strumento ufficiale per il cammino di adesione verso la piena appartenenza all’Alleanza Atlantica, cui la Nato non aveva dato seguito per alcuni mesi, il 22 aprile 2010 i ministri degli esteri della Nato hanno deciso di concedere il MAP alla Bosnia Erzegovina, subordinandolo, tuttavia, al raggiungimento di tutte le condizioni; il MAO sarà operativo solo quando sarà realizzato anche formalmente il passaggio di proprietà di 69 siti militari alla autorità centrale bosniaca.

In ambito Nato sono state considerate fondamentali le decisioni precedentemente assunte da Sarajevo di procedere alla distruzione di una consistente quantità di munizioni e di inviare in Afghanistan un'unità di fanteria composta di cento uomini, sotto comando danese.

Si rammenta, infine, che il mandato di EUFOR Althea, la missione europea di stabilizzazione per la Bosnia-Erzegovina è stato prorogato di dodici mesi dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione 1895 del 18 novembre 2009.

 

DATI STATISTICI
Bosnia-Erzegovina

Fonte: CIA - The World Factbook

Popolazione: 4,621,598 (stime 2010)

Ripartizione della popolazione per classi di età (stime 2010):

da 0 a 14 anni

14.2% (maschi 339,507; femmine: 318,352)

Da 15 a 64 anni

70.9% (maschi 1,652,435; femmine 1,623,549)

Oltre 65 anni

14.9% (maschi 281,248; femmine 406,507)

Tasso di crescita della popolazione (stime 2010): 0.016% (centonovantatreesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Popolazione urbana (dati 2008): 47 % del totale (tasso di urbanizzazione: 1,4 % annuo, stime 2005-2010)

Tasso di mortalità infantile: 8.88 morti ogni mille nati (centocinquantasettesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Gruppi etnici (stime 2000):

Bosniaci

48%

Serbi

37,1%

Croati

14.3%

Altri gruppi etnici

0,6%

PIL: Grandezza a parità di potere di acquisto e tasso di crescita

Anno

Grandezza PIL[23]

Tasso di crescita

2007:

28,55 miliardi

6 %

2008:

30,09 miliardi

5,4 %

2009:

29,07 miliardi

- 3,4 %

Nota: La Bosnia ha una cospicua percentuale di economia sommersa che ammonta a circa il 50 percento del PIL.

PIL: Composizione per settore (stime 2006):

Agricoltura (grano, mais, frutta, verdure; allevamento di bestiame)

10 %

Industria (acciaio, carbone, ferro, piombo, zinco, manganese, bauxite, assemblaggio veicoli, industria tessile, tabacco, arredamento, assemblaggio nell’industria militare (carri armati ed aerei), raffinerie di petrolio.

23,9 %

Servizi

66 %

Spese militari (stime 2005): 4,5% del PIL (ventiduesimo Stato nella graduatoria mondiale).

Partners commerciali:

Principali destinatari delle esportazioni (dati 2008):

Principali importatori (dati 2008):


Missione Atalanta

Missione dell'unione europea nelle acque della Somalia per la lotta alla pirateria marittima

Partecipazione italiana dal 7 marzo 2009

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali         UE

Operazione di assistenza internazionale (polizia locale)

La missione Atalanta è stata istituita con l'azione comune 2008/851/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 10 novembre 2008, allo scopo di contribuire alla deterrenza e repressione degli atti di pirateria e rapina a mano armata commessi a largo delle coste della Somalia. L’operazione militare è condotta a sostegno delle risoluzioni 1814, 1816 e 1838 del 2008 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in modo conforme all'azione autorizzata in caso di pirateria dagli articoli 100 e seguenti della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.

Il mandato prevede:

a) la protezione delle navi del Programma alimentare mondiale (PAM) che inoltrano aiuti umanitari alle popolazioni sfollate della Somalia e delle navi mercantili che navigano al largo del territorio somalo;

b) la sorveglianza delle zone al largo della Somalia, comprese le acque territoriali giudicate rischiose per le attività marittime;

c) l’uso della forza per la dissuasione, la prevenzione e la repressione degli atti di pirateria;

d) la possibilità di arresto, fermo e trasferimento delle persone che hanno commesso o che si sospetta abbiano commesso atti di pirateria o rapine a mano armata e la possibilità di sequestrare le navi di pirati o di rapinatori, le navi catturate a seguito di pirateria o rapina nonché di requisire i beni che si trovano a bordo di tali navi.

Le forze schierate operano fino a cinquecento miglia marine al largo della Somalia e dei paesi vicini. Il mandato dell’operazione, inizialmente fissato in un anno a decorrere dal 13 dicembre 2008 (data della dichiarazione di capacità operativa iniziale), è stato successivamente prorogato al 14 dicembre 2010.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 202unità (su un totale di 1.518)

Riferimenti normativi

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 209/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 12/2009, ha autorizzato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2009

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

25 giugno 2009                                    Camera                            Assemblea

Svolgimento dell'interpellanza urgente Ginoble 2-00400, concernente iniziative urgenti in merito all'evoluzione della situazione relativa al sequestro del rimorchiatore oceanico italiano Buccaneer e del suo equipaggio, avvenuto nel Golfo di Aden in Somalia

 

Il conflitto: retroterra storico e sviluppi recenti

 

Somalia

Negli ultimi mesi sono proseguiti, anche nella capitale Mogadiscio, gli scontri tra il governo federale provvisorio del presidente Sheick Ahmed ed il movimento islamista radicale degli Al-Shabaab. L’instabilità della regione è andata aumentando a seguito del ritiro delle truppe etiopi agli inizi del 2009 (l’Etiopia era intervenuta nel 2006 a sostegno del governo federale provvisorio contro il movimento delle Corti islamiche) e la situazione non è migliorata neanche a seguito dell’accordo che ha visto la scelta come presidente dell’islamista Sheick Ahmed, già esponente delle Corti islamiche, il quale ha imposto l’adozione della Sharia nel Paese; contro il governo di Sheick continua infatti l’insorgenza degli islamisti radicali Al-Shabaab. Nel frattempo nella zona secessionista del Somaliland sono annunciate per il 26 giugno elezioni presidenziali.


 

DATI STATISTICI

Somalia

 

 

Situazione umanitaria

Fonte: Human Rights Watch Rapporto annuale 2010.

Secondo il rapporto 2010 di Human Rights Watch circa 3,75 mlioni di persone - equivalente quasi alla metà della popolazione residua somala - necessita di assistenza umanitaria. Più di un milione di persone sono sfollate dalle proprie case e decine di migliaia hanno lasciato il paese nel 2009.

Fonte: CIA - The World Factbook

Popolazione: 10,112,453 (stime 2010)

Ripartizione della popolazione per classi di età (stime 2010):

da 0 a 14 anni

45% (maschi 2,282,325; femmine: 2,271,707)

Da 15 a 64 anni

52.5% (maschi 2,659,151; femmine 2,650,330)

Oltre 65 anni

2.5% (maschi 102,941; femmine 145,999)

Tasso di crescita della popolazione (stime 2010): 2.809% (sedicesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Popolazione urbana (dati 2008): 37% del totale (tasso di urbanizzazione: 4.2% annuo, stime 2005-2010)

Tasso di mortalità infantile: 107.42 morti ogni mille nati (quinto Stato nella graduatoria mondiale)

Diffusione Hiv/Aids (stime 2007):

Adulti colpiti da AIDS

24,000 (settantacinquesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Morti di AIDS

1,600 (sessantaseiesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Gruppi etnici (stime 2002):

Somali

85%

Bantu e altri non Somali (inclusi 30 mila arabi)

15%

PIL: Grandezza a parità di potere di acquisto e tasso di crescita

Anno

Grandezza PIL[24]

Tasso di crescita

2007:

5,45 miliardi

2.6%

2008:

5,589 miliardi

2.6%

2009:

5,731 miliardi

2.6%

 

PIL: Composizione per settore (stime 2005):

 

Agricoltura (banane, sorgo, grano, noci di cocco, riso, canna da zucchero, mango, sesamo semi, fagioli; allevamento di bestiame, ovini e capre, pesce)

65%

Industria (poche industrie di elettricità, raffinerie di zucchero tessile comunicazioni wireless)

10%

Servizi

25%

Spese militari (stime 2005): 0,9% del PIL (centotrentanovesimo Stato nella graduatoria mondiale).

Partners commerciali:

Principali destinatari delle esportazioni (dati 2008):

Principali importatori (dati 2008):

 


Missione Bilaterale Interni

Missione finalizzata all'opera di addestramento delle Forze di polizia albanesi

Partecipazione italiana dal16 ottobre 1997

Operazioni non condotte da Organizzazioni internazionali

Operazione di assistenza internazionale (tecnica e di addestramento)

Il protocollo d'intesa firmato a Roma il 17 settembre 1997 dai Ministri degli interni italiano e albanese, prevede l'impegno italiano ad affiancare i vertici delle amministrazioni albanesi con esperti delle Forze di polizia nazionali, per cooperare nella riorganizzazione delle strutture di polizia albanesi. Il compito è affidato ad una missione, composta da nuclei distinti: uno centrale, uno di frontiera marittima, e da nuclei territoriali. Le aree di intervento sono state individuate nelle province di Tirana, Durazzo, e Valona, con possibilità di successiva estensione ad altre zone. La durata della missione era fissata in 180 giorni, salva la possibilità di un prolungamento, deciso in relazione allo stato di attuazione del Protocollo. La collaborazione è proseguita in base ai protocolli bilaterali siglati nel 1998 e il 5 luglio 2000 e prorogata al 31 dicembre 2001 dal protocollo d'intesa sottoscritto il 13 febbraio 2001. Il 12 novembre 2002 è stato sottoscritto il settimo Protocollo d'Intesa con il quale, oltre a confermare i principi espressi nei Protocolli precedenti, si è provveduto ad aggiornare il dispositivo funzionante lungo le coste dell'Albania. In particolare, si è previsto: un più diretto coinvolgimento della Polizia di confine albanese nel controllo delle proprie coste e l'assistenza, fino al 31 dicembre 2003, di unità navali delle Forze di polizia italiane; il perfezionamento delle modalità tecnico-operative per il contrasto dei traffici illeciti tra l'Italia e l'Albania; il coordinamento, da parte albanese, di tali attività con quelle previste dagli accordi bilaterali e multilaterali riguardanti il controllo dei propri confini terrestri e marittimi.

Il D.L. 451/2001 ha istituito un ufficio di collegamento interforze in Albania ed ha previsto la presentazione di una relazione annuale al Parlamento,da parte del Ministro dell'interno, che dia conto della realizzazione degli obiettivi fissati, dei risultati raggiunti e dell'efficacia degli interventi effettuati.

Consistenza del contingente italiano al 1° gennaio 2010: 59unità

Riferimenti normativi

Decreto-legge 27 ottobre 1997, n. 362, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 1997, n. 437, recante finanziamento della missione italiana in Albania per riorganizzare le Forze di polizia albanesi e dell'assistenza ai profughi della ex Jugoslavia

Il D.L. 362/1997 ha autorizzato la missione in base all'apposito protocollo d'intesa Italia-Albania senza fissare un termine di durata

Legge 3 agosto 1998, n. 300, recante finanziamento dei progetti di intervento coordinati dal commissario straordinario del Governo per la prosecuzione del processo di ricostruzione dell'Albania (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 28 aprile 1998)

La legge 300/1998 ha integrato il trattamento economico del personale impiegato

Decreto-legge 7 gennaio 2000, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 marzo 2000, n. 44, recante disposizioni urgenti per prorogare la partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace

Il D.L. 1/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2000

Decreto-legge 28 agosto 2000, n. 239, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2000, n. 305, recante disposizioni urgenti in materia di finanziamenti per lo sviluppo ed il completamento dei programmi italiani a sostegno delle Forze di polizia albanesi

Il D.L. 239/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2000

Decreto-legge 29 dicembre 2000, n. 393, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2001, n. 27, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché dei programmi delle Forze di polizia italiane in Albania

Il D.L. 393/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2001

Decreto-legge 19 luglio 2001, n.294, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 agosto 2001, n. 339, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché prosecuzione dei programmi delle Forze di polizia italiane in Albania

Il D.L. 294/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2001

Decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.15, recante disposizioni urgenti per la proroga della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 451/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 marzo 2002

Decreto-legge 16 aprile 2002, n. 64, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n.116, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 64/2002 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2002

Decreto-legge 20 gennaio 2003, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2003, n.42, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 4/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2003

Decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2003, n. 219, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena

Il D.L. 165/2003, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 231/2003.

Legge 11 agosto 2003, n. 231, recante differimento della partecipazione italiana a operazioni internazionali (originata da una proposta di legge il 23 luglio 2003)

La legge 231/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003

Decreto-legge 20 gennaio 2004, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 marzo 2004, n. 68, recante proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali

Il D.L. 9/2004 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2004.

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2005. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 39/2005.

Legge 21 marzo 2005, n. 39, recante disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata il 2 febbraio 2005)

La legge 39/2005 ha differito la partecipazione italiana al 31 dicembre 2005

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

20 gennaio 2005            Commissioni riunite Camera e Senato          Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

 


Missione DIE

Delegazione italiana di esperti che collaborano con i militari albanesi per la riorganizzazione delle loro Forze armate

Partecipazione italiana dall’11 ottobre 1997

Operazioni non condotte da Organizzazioni internazionali

Operazione di assistenza internazionale (tecnica e di addestramento)

La DIE (Delegazione italiana di esperti) ha il compito di sostenere le Forze Armate albanesi nel processo di trasformazione per adeguare le proprie strutture a modelli NATO-compatibili. La cooperazione è regolata dal Protocollo firmato a Roma, dai Ministri della Difesa italiano e albanese, il 28 agosto 1997, a distanza di pochi giorni dal ritiro delle forze di Alba e dall’insediamento del nuovo Governo albanese. L’accordo, che prevedeva la costituzione di un Gruppo Italiano di Esperti (Gie), dette l’avvio subito dopo alla Delegazione Italiana di Esperti (Die), costituita da un Comando e da un Gie.

La DIE, che dipende direttamente dallo Stato Maggiore della Difesa, ha sede nella città di Tirana. Gli interventi si svolgono nei settori più importanti, tra cui la riorganizzazione delle Forze armate, la difesa aerea, la comunicazione e i trasporti; la bonifica di mine e ordigni

esplosivi.

Attualmente sono in corso 5 progetti di carattere generale, 2 per le forze terrestri, 3 per le forze navali; 5 per le forze aeree. La cooperazione si è basata sulla cessione di beni (nella maggioranza dei casi di materiali fuori ciclo logistico o esuberanti alle esigenze delle Forze Armate italiane), nella prestazione di servizi e nella conduzione di corsi di addestramento e di specializzazione e lavori di gruppo a vario genere.

Nell’ambito delle attività promosse dalla DIE, si segnala, infine, la ristrutturazione della Scuola di Volo a Valona, che costituisce l’oggetto della missione Albit svolta dall’Aeronautica Militare tra l’aprile 2000 e il febbraio 2004.

Il 9 febbraio 1998, il sottotenente Lorenzo Lazzareschi ha perso la vita durante un'immersione nelle acque del porto di San Nicolò, a causa di un malore. L'ufficiale lavorava al ripristino delle strutture portuali dell'isola di Saseno, affidato alla Marina militare italiana. Il 20 giugno 2004 perdeva la vita il sergente Daniele D’Amicis.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 28unità


 

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Unità

32

24

24

Riferimenti normativi

Legge 21 maggio 1998, n. 170, recante ratifica ed esecuzione del trattato di amicizia e collaborazione tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Albania, con scambio di lettere esplicativo dell'articolo 19, fatto a Roma il 13 ottobre 1995 (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 3 dicembre 1996)

La legge 170/1998 ha ratificato il trattato da cui derivano i vari accordi di collaborazione in materia di difesa e forze di polizia

Decreto-legge 13 gennaio 1998, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 1998, n. 42, recante disposizioni urgenti in materia di cooperazione tra Italia e Albania nel settore della difesa, nonché proroga della permanenza di contingenti militari italiani in Bosnia-Erzegovina. Proroga della partecipazione italiana al gruppo di osservatori temporanei

Il D.L. 1/1998 ha costituito la Die definendone i compiti senza fissarne un termine di durata

Decreto-legge 17 giugno 1999, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 1999, n. 269, recante disposizioni urgenti in materia di proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali nei territori della ex Jugoslavia, in Albania e ad Hebron, nonché autorizzazione all'invio di un ulteriore contingente di militari dislocati in Macedonia per le operazioni di pace nel Kosovo

Il D.L. 180/1999 ha disposto la cooperazione con il Dipartimento della protezione civile

Decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.15, recante disposizioni urgenti per la proroga della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 451/2001 ha finanziato ulteriormente il programma della missione

Decreto-legge 16 aprile 2002, n. 64, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n.116, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 64/2002 ha finanziato ulteriormente il programma della missione

Decreto-legge 20 gennaio 2003, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2003, n.42, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 4/2003 ha finanziato ulteriormente il programma della missione. La legge ha finanziato ulteriormente il programma della missione

Decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2003, n. 219, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena

Il D.L. 165/2003, nel testo originario, ha finanziato ulteriormente il programma della missione al 31 dicembre 2003. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e al finanziamento si è successivamente provveduto con la legge 231/2003.

Legge 11 agosto 2003, n. 231, recante differimento della partecipazione italiana a operazioni internazionali (originata da una proposta di legge il 23 luglio 2003)

La legge 231/2003 ha finanziato ulteriormente il programma della missione fino al 31

Decreto-legge 20 gennaio 2004, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 marzo 2004, n. 68, recante proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali

Il D.L. 9/2004 ha finanziato ulteriormente il programma della missione al 31 dicembre 2004.

Decreto-legge 24 giugno 2004, n. 160, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2004, n. 207, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 160/2004 ha finanziato ulteriormente il programma della missione al 31 dicembre 2004. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e al finanziamento si è successivamente provveduto con la legge 208/2004.

Legge 30 luglio 2004, n. 208, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata l'8 luglio 2004)

La legge 208/2004 ha finanziato ulteriormente il programma della missione fino al 31

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2005. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 39/2005.

Legge 21 marzo 2005, n. 39, recante disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata il 2 febbraio 2005)

La legge 39/2005 ha differito la partecipazione italiana al 30 giugno 2005

Decreto-legge 28 giugno 2005, n. 111, convertito dalla legge 31 Luglio 2005, n. 157, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 111/2005 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2005.

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

12 settembre 2007                               Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

 


Missione EU BAM Moldova e Ucraina

Missione dell'Unione europea per l'assistenza nell'istituzione di un controllo doganale internazionale sul settore transdnestriano del confine tra Moldova e Ucraina

Partecipazione italiana dal1° dicembre 2005

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali         UE

Operazione di assistenza internazionale (tecnica e di addestramento)

La missione EU BAM (European Union Border Assistance Mission) Moldova e Ucraina è stata istituita con l’Azione comune 2005/776/PESC del 7 novembre 2005 del Consiglio dell’Unione Europea, che modifica la precedente Azione comune 205/265/PESC, relativa alla nomina di un rappresentante speciale dell’UE per la Moldova.

Essa ha il compito di svolgere assistenza presso il confine tra Moldova e Ucraina per la

prevenzione dei traffici illeciti, del contrabbando e delle frodi doganali, attraverso l’addestramento e del personale dei due Paesi addetto ai servizi doganali. La missione lavora in stretto contatto con il team del rappresentante speciale dell’UE per la Moldova, cui verrà assegnato ulteriore personale dislocato a Kiev, Chisinau e Odessa per le questioni relative alle frontiere.

La missione, inizialmente autorizzata con un mandato biennale, a decorrere dal 1° dicembre 2005, è stata da ultimo prorogata al 30 novembre 2011. Dal quartiere generale stabilito a Odessa dipendono cinque sedi distaccate. L’Italia partecipa alla missione con unità della Polizia di Stato.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 1unità (su un totale di 200)

Riferimenti normativi

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha autorizzato la partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha autorizzato la partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio 2006)

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha autorizzato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

 


Missione EU BAM Rafah

Missione dell'Unione europea presso il valico di Rafah, al confine fra la striscia di Gaza e l'Egitto

Partecipazione italiana dal25 novembre 2005

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali         UE

Operazione di assistenza internazionale (polizia locale)

La missione EU BAM Rafah (European Union Border Assistance Mission on the Gaza-Egypt Border-Crossing) è stata istituita con l’Azione comune del Consiglio del 25 novembre 2005. Tale nuovo impegno europeo scaturisce da un'intesa siglata il 15 novembre 2005 tra l'Autorità Palestinese ed Israele, che comprende due accordi denominati "Agreement on Movement and Access" e "Agreed Principles for Rafaj Crossing", al momento applicabile solo al confine Gaza-Egitto, ma suscettibile in futuro di applicazione a tutti gli accessi alla Striscia e da e per la West Bank.

La missione è volta ad assistere le Autorità Palestinesi nella gestione del valico di Rafah (Rafah Crossing Point – RCP) con l’Egitto, riaperto il 25 novembre 2005, dopo essere stato chiuso all’atto del disimpegno israeliano dall’area. Il contingente ha compiti di monitoraggio e assistenza presso il valico, nonché di istruzione della polizia locale destinata al controllo, al fine di garantire il rispetto degli accordi e lo sviluppo progressivo della Road Map.

La missione, di cui è stata inizialmente prevista una durata di un anno, è stata successivamente prorogata al 24 maggio 2011. È previsto che il contingente, non armato, sia composto complessivamente da circa 70 unità provenienti da Paesi dell'UE e che risieda nella vicina città di Askelon, in Israele.

Dal 14 marzo 2006, il Comandante della missione europea in Gaza attuava, per motivi di sicurezza e su disposizione delle autorità israeliane, la temporanea sospensione dell’attività di controllo del valico di Rafah, limitazioni (imposte da Israele) al movimento dei monitors ed il trasferimento del personale presso Ashkelon (Israele). Il valico veniva riaperto il 25 agosto 2006, mentre il 9 maggio 2007 veniva decisa la sospensione delle attività di monitoraggio del valico.

Dal 13 giugno 2007 il valico è stato nuovamente chiuso.

Da quella data gli osservatori si trovano ad Ashqelon e mantengono una piena capacità operativa che consentirebbe la riattivazione della propria attività qualora si decidesse la riapertura del valico. Il 1° giugno 2010 l’Egitto ha ordinato la riapertura del valico.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 2unità (su un totale di 22)

 

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

16

5

4

Totale contingenti missione

55

49

22

Riferimenti normativi

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria

L'articolo 9 del D.L. 81/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 127/2007, ha autorizzato la partecipazione italiana di ulteriori unità fino al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

13 febbraio 2007                                  Camera                            Esteri e Difesa

Audizione del capo di Stato maggiore della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e

12 settembre 2007                               Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

15 gennaio 2009                                  Camera                            Assemblea

Svolgimento dell'interpellanza urgente Evangelisti 2-00266, concernente iniziative per il raggiungimento degli obiettivi di pace in Medio Oriente, con particolare riferimento ai recenti sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza


Il conflitto: retroterra storico e sviluppi recenti

 

Israele

Autorità nazionale palestinese

Nel pluridecennale contenzioso israelo-palestinese, i primi mesi del 2010 sono stati caratterizzati dal tentativo dell’Amministrazione USA di riavviare il dialogo tra Israele e ANP, interrotto dalla fine del 2008, a seguito degli attacchi missilistici di Hamas a città israeliane dalla Striscia di Gaza e della conseguente operazione militare israeliana nella Striscia denominata “piombo fuso”. In questo tentativo si sono susseguite visite nella regione del vicepresidente Biden, e del segretario di Stato Clinton, oltre che del mediatore nominato dal presidente Obama, Gorge Mitchell. Le parti hanno accettato in febbraio il principio di colloqui indiretti, mediati dagli USA, per elaborare una proposta di pace complessiva. Il dialogo continua tuttavia ad essere ostacolato dalla decisione del governo israeliano, contestata dall’ANP, di autorizzare, in deroga alla moratoria di nuove costruzioni in territori palestinesi decisa dal medesimo governo Netanyahu, la costruzione di 1600 nuove abitazioni a Gerusalemme Est, nel quartiere di Ramat Shlomo (l’annuncio della decisione, avvenuto nei primi giorni di marzo, durante la visita in Israele del vicepresidente Biden ha anche concorso al raffreddamento dei rapporti tra Israele e USA). La tensione era già salita a fine febbraio a seguito della decisione del governo israeliano, anch’essa contestata dall’Autorità nazionale palestinese e dal mondo arabo, di includere nel patrimonio religioso nazionale due luoghi sacri che si trovano in Cisgiordania: la tomba dei Patriarchi ad Hebron, rivendicata anche dai musulmani come Moschea di Ibrahimi, e la tomba di Rachele a Betlemme. A seguito della querelle si sono anche registrati scontri tra la fine di febbraio e il mese di marzo nella zona adiacente la Moschea di al-Aqsa. Infine Israele continua a considerare prioritarie le esigenze di sicurezza nazionale, che ritiene seriamente minacciate dal programma nucleare iraniano e dal riarmo, pienamente in corso, secondo Israele di Hezbollah in Libano (al riguardo cfr. scheda Libano).

 

Per approfondire questi aspetti cfr. Osservatorio di politica internazionale, Mediterraneo e Medio Oriente, gennaio-marzo 2010, a cura del CESI.

 

Il 31 maggio, a seguito di un confronto dalle dinamiche non ancora chiarite, le forze speciali israeliane hanno provocato la morte di nove attivisti di movimenti filo palestinesi che, a bordo di un convoglio di sei navi, stavano tentando di forzare il blocco navale di Gaza con il proposito dichiarato di consegnare aiuti umanitari nella Striscia (la cosiddetta “Freedom Flotilla”, tra le organizzazioni partecipanti vi è anche l’associazione turca IHH, “fondo di soccorso umanitario”, accusata da Israele e da altre fonti di legami con Hamas); gli scontri sono avvenuti a bordo della nave Mavi Marmaris, dell’associazione IHH, battente bandiera turca; il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato una dichiarazione per richiedere un’inchiesta credibile e trasparente sull’accaduto. Il 14 giugno il governo israeliano ha annunciato la costituzione di una commissione d’inchiesta nazionale pubblica e indipendente sull’accaduto. Della commissione, che sarà guidata dal giudice in pensione della Corte Suprema, Yaakov Tirkel, faranno parte anche due osservatori internazionali, l'ex leader del Partito d'Unione dell'Ulster e premio Nobel per la Pace 1998, Lord Trimble, e l'ex avvocato generale dell'esercito canadese, Ken Watkin. Israele ha inoltre annunciato un allentamento del blocco di Gaza, escludendo dal blocco i beni civili.

Anche l’Egitto, dopo i fatti del 31 maggio, ha riaperto il valico di Rafah con la striscia di Gaza in precedenza chiuso.

 

 

DATI STATISTICI

Israele

 

 

Situazione umanitaria

Fonte: Human Rights Watch Rapporto annuale 2010.

Secondo il rapporto di Human Rights Watch 2010 dall'ottobre 2008 al marzo 2009 le ali militari di Hamas, della Jihad islamica, e del fronte per la liberazione della Palestina ed altri gruppi hanno lanciato centinaia di razzi, in larga parte di fabbricazione locale, uccidendo tre civili israeliani e ferendone severamente quattro. Più di ottocentomila cittadini israeliani vivono nell'area dei possibili attacchi. In molti casi i razzi non hanno raggiunto i loro obiettivi in Israele ed hanno danneggiato i palestinesi di Gaza, incluse due bambine uccise da un razzo nella parte settentrionale della striscia di Gaza. Gli attacchi sono nettamente diminuiti dal marzo 2009. I ripetuti attacchi su centri abitati e le dichiarazioni dei gruppi armati palestinesi indicano che gli attacchi intendevano deliberatamente danneggiare i civili. Nello stesso periodo uomini mascherati apparentemente riconducibili ad Hamas hanno ucciso nella striscia di Gaza almeno 32 persone accusate di collaborazionismo con Israele ed hanno esercitato violenze contro esponenti di Fatah. In risposta nella West Bank sono aumentate le misure repressive contro i membri di Hamas e i loro sostenitori. Nell'operazione "Piombo fuso" condotta dalle forze armate israeliane tra dicembre 2008 e gennaio 2009 nella Striscia di Gaza sono risultati uccisi almeno 773 civili palestinesi 330 combattenti e 248 poliziotti (per i quali non é stato possibile verificare l'effettivo coinvolgimento nei combattimenti) e sono state distrutte strutture civili prive di utilizzo militare, compresa una sede dell'Agenzia per i rifugiati ONU". In relazione al blocco di Gaza (che comunque é ufficialmente finalizzato da parte di Israele ad impedire l'afflusso di materiale potenzialmente suscettibile di utilizzo militare ed esclude gli aiuti umanitari  - cfr. la mappa redatta dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari a pag. 89) a cui si é unito il blocco del valico di Rafah da parte dell'Egitto, precendentemente agli ultimi sviluppi, il rapporto di Human Rights Watch afferma che il blocco ha provocato l'interruzione periodica per settimane per centinaia di migliaia di abitanti della striscia di Gaza di gas, elettricità, acqua corrente, nonché impedito l'afflusso di materiale di costruzione e impianti per la distillazione dell'acqua".

http://www.ochaopt.org/documents/ocha_opt_map_of_gaza_strip_june_2009_english.pdf

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Missione EULEX Kosovo

Missione dell'Unione europea di supporto alle autorità kosovare nei settori di polizia, giudiziario e doganale

Partecipazione italiana dal 9 dicembre 2008

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali         UE

Operazione di assistenza internazionale (polizia locale)

La missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo) è stata istituita dall’azione comune 2008/124/PESC del Consiglio per gli Affari Generali dell’Unione Europea del 4 febbraio 2008.

EULEX, che è stata ufficialmente avviata il 9 dicembre 2008, ha il compito di assistere e supportare le autorità del Kosovo, attraverso l'impiego di un dispositivo di 3.000 unità (di cui 1.900 UE e 1.100 locali) prevalentemente appartenenti alle Forze di Polizia, Dogana e settore Giustizia. Il Comando ha sede in Pristina.

L’obiettivo centrale della missione è di assistere e supportare le autorità kosovare nell’area dello Stato di diritto con specifico riguardo ai settori di polizia, giudiziario e doganale. La missione, pertanto, sostiene le istituzioni, le autorità giudiziarie e i servizi di contrasto kosovari nell’evoluzione verso la sostenibilità e la responsabilizzazione, supportando lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi giudiziario, di polizia e doganale verso connotati di multietnicità e indipendenza da ingerenze politiche, nonché favorendo l’adesione di tali sistemi alle norme riconosciute a livello internazionale e alle migliori prassi europee.

EULEX è una missione tecnica concepita come uno sforzo congiunto con le autorità kosovare, in linea con il principio della titolarità locale; essa assolve il proprio mandato mediante attività di monitoraggio, tutoraggio e consulenza nei settori di polizia, giudiziario e doganale. La missione ha, inoltre, alcuni limitati poteri correttivi nel settore dello stato di diritto, in particolar modo per investigare e perseguire i crimini più gravi.

EULEX opera nella cornice della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244 del 10 giugno 1999 ma, pur traendo ispirazione dalla stessa risoluzione che aveva legittimato la presenza della missione UNMIK, ha mantenuto solo un numero limitato di poteri esecutivi e correttivi nelle aree di pertinenza dei crimini interetnici e di guerra, della criminalità organizzata, del terrorismo, dei crimini finanziari e delle problematiche relative alla proprietà.

La missione EULEX è la più vasta missione civile approntata nell’ambito della politica europea di sicurezza comune.

La componente internazionale del personale EULEX (1.900 unità) lavora a stretto contatto con le rispettive controparti in Kosovo: polizia locale, autorità giudiziarie, servizi penitenziari e dogana.

In particolare, EULEX Police Component, è composta da circa 1.400 agenti, che assistono la polizia kosovara nella costruzione di una polizia multietnica libera da interferenze politiche; il mandato prevede la possibilità di utilizzare poteri correttivi.

EULEX Justice Component impegna circa il 300 persone, che esercitano le loro funzioni secondo criteri oggettivi stabiliti dalla legge e operano in stretta collaborazione con gli omologhi locali con i quali condividono conoscenze ed esperienze.

Infine EULEX Customs Component che coopera con i programmi doganali dell’Ue, effettua le attività di monitoraggio, tutoraggio e consulenza nel proprio settore di competenza.

Consistenza del contingente italiano: vedi missione KFOR

Riferimenti normativi

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

 

 

Per informazioni sulla situazione politica e sociale del Kosovo cfr. Scheda missione KFOR.


Missione EUMM Georgia

Missione dell'Unione europea in Georgia per il monitoraggio di quanto previsto dagli accordi UE-Russia dell'agosto-settembre 2008

Partecipazione italiana dal 23 settembre 2008

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                     UE

Operazione di mantenimento della pace (peace-keeping)

A seguito della crisi russo-georgiana dell’estate 2008, l'Unione Europea, con l'Azione Comune del Consiglio UE n.736 del 15 settembre 2008, ha disposto il dispiegamento in Georgia, nelle zone adiacenti l'Ossezia del sud e l'Abkhazia, della missione EUMM (European Union Monitoring Mission) con quartier generale a Tbilisi, finalizzata a garantire il monitoraggio di quanto previsto dagli accordi UE - Russia del 12 agosto e dell'8 settembre 2008.

L'EUMM opera in stretto coordinamento con le missioni già attivate nel Paese dall'OSCE e dall'ONU (United Nations Observer Mission in Georgia - UNOMG).

La missione ha il compito di monitorare l’Accordo dell’8 settembre 2008 prefiggendosi i seguenti obiettivi:

a) Stabilization: monitorare, analizzare e riportare in merito al processo di stabilizzazione basato sul citato accordo;

b) Normalization: monitorare, analizzare e riportare in merito al processo di normalizzazione, ponendo particolare attenzione ai sistemi di trasporto ed agli aspetti politici e di sicurezza relativi al rientro dei rifugiati e dei profughi;

c) Confidence building: contribuire alla riduzione delle tensioni tra le parti, attraverso l’attivazione di collegamenti fra le stesse;

d) Alimentazione dell’azione politica UE e di altre forme di impegno dell’Unione nell’area.

Dopo un periodo di transizione di circa 4 mesi, è subentrata, a fine gennaio 2009, la missione definitiva dell’UE. L’Italia contribuisce con un contingente di circa 21 unità (13 unità della Difesa, impiegatei nell’ambito di monitoring teams, presso il Field Office di Zugdidi e presso il quartier generale di Tbilisi, ed 8 del MAE).

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 13 unità (su un totale di 320)

Serie storica

Gennaio 2009

Contingente italiano

36

 

Riferimenti normativi

Decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2008, n. 183, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia

Il D.L. 147/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 183/2008, ha autorizzato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2008

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

 

Il conflitto: retroterra storico e sviluppi recenti

 

Georgia

Il conflitto che contrappone la Georgia alle sue due regioni separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud (culturalmente maggiormente legate alla Russia), scoppiato violentemente nel 1992 a seguito dello scioglimento dell’URSS alla fine del 1991, conobbe un primo assestamento già con il cessate il fuoco in Ossezia del Sud del luglio 1992, che prevedeva un cessate il fuoco ed il dispiegamento di una missione di osservatori CSCE (poi OSCE), e con gli accordi di Mosca sull’Abkhazia del 1994 che stabilirono un cessato il fuoco e il dispiegamento nella regione della missione di osservatori ONU (ONUMIG) e della missione di peacekeeping a guida russa della Comunità degli Stati indipendenti. Le trattative per la definizione dello status definitivo delle due regioni è da allora proseguito senza esito: in particolare ostacolo ad una conclusione positiva era la sorte dei 250.000 profughi georgiani provenienti dall’Abkhazia. Controverso era poi giudicato il ruolo della Russia, accusata di sostenere apertamente le rivendicazioni indipendentiste. In questo contesto si sono succedute episodiche violazioni del cessate il fuoco da parte abkhaza (come l’operazione nella regione di Gali nella primavera del 1995 che provocò la morte di 400 persone) e georgiana (come l’occupazione da parte della polizia della regione mista di Kodori Gorge, demilitarizzata secondo gli accordi di Mosca). Nel 2008 si è registrata una recrudescenza del conflitto, con l’attacco militare georgiano all’Ossezia del Sud, e la conseguente reazione russa, che penetrava con le sue forze armate nello stesso territorio georgiano; la recrudescenza del conflitto seguiva a mesi di tensione (la Russia, preoccupata per l’eventualità di un ingresso della Georgia nella NATO, prospettato in termini in vero vaghi anche dal Summit NATO di Bucarest dell’aprile 2008, aveva aumentato la presenza di proprie truppe di peacekeeping in Abkhazia; un velivolo radiocomandato georgiano veniva abbattuto a fine aprile; in base ad un’indagine ONU responsabile dell’abbattimento sarebbe stato un velivolo russo). Il cessate il fuoco, mediato dall’Unione europea, ha condotto al dispiegamento nella zona di una nuova missione di monitoraggio dell’Unione europea (EUMM Georgia). Il 26 agosto 2008 la Russia ha riconosciuto l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud, stipulando nell’autunno successivo con le medesime repubbliche un trattato di mutua assistenza. L’indipendenza delle due repubbliche è attualmente riconosciuta anche dal Nicaragua, dal Venezuela e da Nauru (isola del Pacifico). Dall’autunno 2008 proseguono a Ginevra, senza esito, colloqui di pace mediati dall’ONU, dall’Unione europea e dall’OSCE, mentre si sono registrate violazioni del cessate il fuoco con episodi di violenza di bassa intensità, l’Abkhazia ha in più occasioni accusato la missione EUMM di ignorare le “provocazioni armate” georgiane, mentre la Georgia ha accusato le forze russe di tentare l’isolamento delle persone di nazionalità georgiana residenti in Abkhazia.

A metà del 2009, a seguito dell’apposizione del veto russo al Consiglio di sicurezza ONU ad una sua proroga, la missione ONU ONUMIG si è ritirata. La stessa sorte ha subito la missione OSCE in Ossezia del Sud. Rimane la missione EUMM Georgia, dislocata sul lato georgiano del confine amministrativo con l’Abkhazia. L’indagine indipendente sul conflitto del 2008 promossa dall’Unione europea, nelle sue conclusioni esposte nel corso del 2009, ha evidenziato responsabilità sia georgiane sia russe nello scoppio del conflitto

Da ultimo, lo scorso 7 aprile la Russia ha siglato con l’Ossezia del Sud un accordo di 49 anni rinnovabili per installare una base russa permanente nell’Ossezia del Sud.


 

DATI STATISTICI

Georgia

 

Fonte: CIA - The World Factbook

Popolazione: 4,600,825 (stime 2010)

Ripartizione della popolazione per classi di età (stime 2010):

da 0 a 14 anni

15.8% (maschi 389,647; femmine: 338,845)

Da 15 a 64 anni

68% (maschi 1,508,950; femmine 1,620,227)

Oltre 65 anni

16.2% (maschi 296,557; femmine 446,599)

Tasso di crescita della popolazione (stime 2010): -0.325% (duecentoventesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Popolazione urbana (dati 2008): 53% del totale (tasso di urbanizzazione: -0.6% annuo, stime 2005-2010)

Tasso di mortalità infantile: 15.67 morti ogni mille nati (centoventunesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Gruppi etnici (stime 2002):

Georgiani

83.8%

Azeri

6.5%

Armeni

5.7%

Russi

1.5%

Altri gruppi etnici

2.5%

PIL: Grandezza a parità di potere di acquisto e tasso di crescita

Anno

Grandezza PIL[25]

Tasso di crescita

2007:

21,37 miliardi

12.3%

2008:

21,82 miliardi

2.1%

2009:

20,29 miliardi

-7%

PIL: Composizione per settore (stime 2009):

Agricoltura (limoni, uva, tè, nocciole, verdure, allevamento di bestiame)

12.1%

Industria (acciaio, aerei, macchine utensili, apparecchiature elettriche, mineraria (manganese e rame), chimica, prodotti in legno e vino)

25.9%

Servizi

62 %

Spese militari (stime 2005): 0,59% del PIL (centosessantunesimo Stato nella graduatoria mondiale).

Partners commerciali:

Principali destinatari delle esportazioni (dati 2008):

Principali importatori (dati 2008):


Missione EUPM

Missione dell'Unione europea di assistenza e riorganizzazione delle Forze di Polizia della Bosnia-Erzegovina operante a Brcko

Partecipazione italiana dal 1 gennaio 2003

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                           UE

Operazione di assistenza internazionale (polizia locale)

La missione EUPM (European Union Police Mission), iniziata il 1° gennaio 2003, prosegue le attività condotte dalla missione IPTF, operante nell'ambito della missione ONU UNMIBH, in Bosnia-Erzegovina, con il compito di fornire sostegno alla Polizia locale tramite attività addestrativa e cooperazione investigativa ed informativa.

L'EUPM è stata istituita con una decisione del Consiglio dell'11 marzo 2002. La missione è stata approvata sia dal Comitato direttivo del Consiglio per l'attuazione della pace (PIC) che dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU (Risoluzione 1396/2002). Alla missione partecipano circa 500 funzionari di polizia provenienti dai 15 Paesi dell'UE e da altri 18 Paesi.

La missione è stata successivamente prorogata fino al 31 dicembre 2011 dall’Azione comune 2009/906/PESC del Consiglio dell'8 dicembre 2009.

L’Italia ha assunto il comando di EUPM a partire dal 1° gennaio 2006.

Il 20 novembre 2003 ha perso la vita in un incidente stradale nei pressi di Foca, nell'Est della Bosnia, il sovrintendente capo Francesco Nijutta, della Polizia di Stato, mentre altri due poliziotti sono rimasti feriti.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 19unità (su un totale di 190)

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

12

13

12

Totale contingenti missione

491

491

190

Riferimenti normativi

Decreto-legge 20 gennaio 2003, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2003, n.42, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 4/2003 ha autorizzato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2003

Decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2003, n. 219, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena

Il D.L. 165/2003, nel testo originario, ha finanziato ulteriormente il programma della missione al 31 dicembre 2003. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e al finanziamento si è successivamente provveduto con la legge 231/2003.

Legge 11 agosto 2003, n. 231, recante differimento della partecipazione italiana a operazioni internazionali (originata da una proposta di legge il 23 luglio 2003)

La legge 231/2003 ha finanziato ulteriormente il programma della missione

Decreto-legge 20 gennaio 2004, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 marzo 2004, n. 68, recante proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali

Il D.L. 9/2004 ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2004.

Decreto-legge 24 giugno 2004, n. 160, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2004, n. 207, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 160/2004, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 208/2004.

Legge 30 luglio 2004, n. 208, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata l'8 luglio 2004)

La legge 208/2004 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2005. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 39/2005.

Legge 21 marzo 2005, n. 39, recante disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata il 2 febbraio 2005)

La legge 39/2005 ha differito la partecipazione italiana al 30 giugno 2005

Decreto-legge 28 giugno 2005, n. 111, convertito dalla legge 31 Luglio 2005, n. 157, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 111/2005 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2005.

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

19 maggio 2002                                    Senato                            Commissione Difesa

Seguito del dibattito sulle comunicazioni del Ministro della difesa, rese nella seduta del 17 aprile 2002, sui programmi di sviluppo e di organizzazione del dicastero alla luce della recente presentazione del "Libro bianco della Difesa 2002", nonché sui recenti sviluppi della situazione

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

13 febbraio 2007                                  Camera                            Esteri e Difesa

Audizione del capo di Stato maggiore della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

12 settembre 2007                                Camera           Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

 

Per informazioni sulla situazione politica e sociale della Bosnia-Erzegovina cfr. Scheda missione Althea.


Missione EUPOL Afghanistan

Missione dell'Unione europea per lo sviluppo di una struttura di polizia afghana

Partecipazione italiana dal 15 giugno 2007

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                           UE

Operazione di assistenza internazionale (tecnica e di addestramento)

Nel quadro del processo di riforma della polizia afgana, il Consiglio dell’Unione Europea ha predisposto, con l’azione comune 2007/369/PESC del 30 maggio 2007, un’attività di pianificazione connessa alla iniziativa PESD denominata European Police Afghanistan (EUPOL Afghanistan).

La missione ha il compito di favorire lo sviluppo di una struttura di sicurezza afghana sostenibile ed efficace, in conformità agli standard internazionali. Tale iniziativa è finalizzata allo svolgimento delle attività di monitoring, training, advising e mentoring a favore del personale afgano destinato alle unità dell’Afghan National Police (ANP), e dell’Afghan Border Police (ABP). Essa prevede, per l’Italia, lo schieramento di uomini dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Attualmente sono presenti 12 carabinieri e 4 unità della Guardia di finanza.

La missione ha sede a Kabul (organismo di direzione) ed è previsto che operi a livello sia regionale (presso i 5 Comandi regionali della Polizia nazionale afgana) sia provinciale (presso i PRT).

Nel corso della riunione del Consiglio UE affari generali e relazioni esterne, tenutasi a Bruxelles il 26 maggio 2008, i ministri degli Esteri dei ventisette Paesi hanno deciso di raddoppiare da 200 a 400 il numero degli effettivi della missione.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 16unità (su un totale di 445)

Riferimenti normativi

Decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria

L'articolo 9 del D.L. 81/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 127/2007, ha autorizzato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2008, n. 183, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia

Il D.L. 147/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 183/2008, ha autorizzato un'ulteriore partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2008

Decreto-legge 29 Settembre 2008, n. 150, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l'anno 2008 (decaduto)

Il D.L. 150/2008, nel testo originario, ha autorizzato una ulteriore partecipazione italiana al 31 dicembre 2008. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nel D.L. 147/2008, convertito dalla legge 183/2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 209/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 12/2009, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2009

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forzearmate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

 

Per informazioni sulla situazione politica e sociale afghana cfr. Scheda ISAF

Missione EUPOL COPPS

Missione di Polizia dell'Unione europea nei Territori Palestinesi

Partecipazione italiana dal 1 luglio 2006

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                           UE

Operazione di assistenza internazionale (polizia locale)

La missione EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories), è stata istituita dal Consiglio europeo con l’azione comune 2005/797/PESC del 14 novembre 2005. La missione aveva una durata prevista di tre anni ed è stata successivamente prorogata al 31 dicembre 2010 dall’azione comune 2009/955/PESC.

Lo scopo della missione è quello di contribuire all’istituzione di una struttura di polizia sotto la direzione palestinese. A tal fine EUPOL COPPS assiste la polizia civile palestinese nell’attuazione del programma di sviluppo e fornisce ad essa assistenza e sostegno; coordina e agevola l’assistenza dell’UE e degli Stati membri; fornisce consulenza su elementi di giustizia penale collegati alla polizia.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 2unità (su un totale di 83)

Riferimenti normativi

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha autorizzato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha autorizzato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2006

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

 

 

Per informazioni sulla situazione politica e sociale cfr. Scheda EUBAM Rafah


Missione  EUPOL RD Congo

Missione dell'Unione europea per l'assistenza alla Repubblica democratica del Congo nella riforma del settore della sicurezza

Partecipazione italiana dal       1 luglio 2007

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                           UE

Operazione di assistenza internazionale (tecnica e di addestramento)

La missione EUPOL RD Congo è stata istituita dal Consiglio dell'Unione europea con l'Azione comune 2007/405/PESC del 12 giugno 2007.

La missione, condotta nell’ambito della PESD, ha rilevato la precedente missione EUPOL Kinshasa.

L'EUPOL RD Congo sostiene la riforma del settore della sicurezza, nel campo della polizia e delle sue relazioni con la giustizia, con un’azione di controllo, di guida e di consulenza, senza poteri esecutivi; la missione contribuisce alla riforma ed alla ristrutturazione della polizia nazionale congolese, contribuisce a migliorare l’interazione tra la polizia ed il sistema giudiziario penale, ad assicurare la coerenza nell’insieme degli sforzi intrapresi in materia di sicurezza ed agisce in stretta collaborazione con EUSEC RD Congo ed altri progetti nel settore della riforma della polizia e della giustizia penale.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 4unità (su un totale di 49)

Serie storica

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

3

5

Totale contingenti missione

23

49

Riferimenti normativi

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

L'articolo 9 del D.L. 81/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 127/2007, ha autorizzato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

12 settembre 2007                               Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 febbraio 2010                                  Camera                            Assemblea

Discussione e approvazione delle mozioni Leoluca Orlando ed altri 1-00327, Casini ed altri 1-00056, Fava ed altri 1-00059, Touadi ed altri 1-00328 e Boniver ed altri 1-00329, concernenti le iniziative volte a favorire il processo di pace nella Repubblica democratica del Congo e a fronteggiare l'emergenza umanitaria in atto


Il conflitto: retroterra storico e sviluppi recenti

 

Repubblica democratica del Congo

Tra le origini dell’attuale crisi dell’ex-colonia belga indipendente dal 1960 può essere individuato il genocidio tutsi nel vicino Ruanda del 1994, che ha contribuito notevolmente alla destabilizzazione dell’intera regione dei Grandi Laghi. Tale evento provocò infatti un massiccio afflusso di profughi nell’allora Zaire, ed in particolare nella provincia di Kivu, prima di etnia tutsi, quindi, a seguito della vittoria tutsi in Ruanda, di etnia hutu; mescolati ai profughi hutu vi erano anche alcuni esponenti del regime responsabile del genocidio che volevano utilizzare i campi profughi per lanciare attacchi contro il Ruanda. Questo provocò, nel 1996, la rivolta del colonnello dell’esercito zairese Kabila, che, con il supporto di Ruanda ed Uganda, espulse la presenza hutu dalla provincia di Kivu; Laurent Kabila spodestò quindi, nel 1997, il presidente Mobutu, al potere dagli anni ’60, e cambiò il nome del paese in Repubblica democratica del Congo. Successivamente Kabila epurò dal proprio governo gli esponenti tutsi e chiese il ritiro delle truppe ruandesi, provocando invece un conflitto con Ruanda ed Uganda, che invasero le province orientali. Il cessate il fuoco di Lukasa nel 1999 e il successivo dispiegamento della missione ONU Monuc nel 2000 ha posto fine al conflitto interstatale, lasciando parte delle province orientali sotto il controllo di milizie contrapposte, spesso appoggiate dagli ex-contendenti in un conflitto che coinvolge anche il controllo delle ingenti risorse minerarie della zona: in particolare devono essere ricordate le forze hutu dell’FLDR, le forze tutsi del CNDP, nonché l’afflusso dall’Uganda delle forze del Lord Resistance Army (LRA). Nel 2000 Laurent Cabila fu assassinato nel gennaio 2001 e sostituito alla guida del Congo dal figlio Joseph.

Gli accordi di Nairobi e di Goma, tra fine 2007 e inizio 2008, hanno visto, superando le precedenti divisioni, l’impegno comune di Congo, Ruanda, Repubblica centrafricana ed Uganda contro i movimenti di insorgenza nella zona orientale del paese, consentendo in particolare l’uccisione di Nkunda, leader ribelle tutsi del CNDP in precedenza appoggiato dal Ruanda.

L’esercito congolese è ancora impegnato contro le forze ribelli hutu dell’FLDR. E la situazione della sicurezza nel paese rimane significativamente deteriorata nei primi mesi del 2010. Proseguono inoltre le tensioni tra il Governo e le forze ONU, che stanno conducendo il Segretariato dell’ONU, a seguito delle pressioni del governo congolese, a programmare un ritiro della missione: in particolare è previ-sto un ritiro di 2000 unità dalla zona occidentale del paese entro il 30 giugno (il ritiro è conferma-to da una risoluzione del Consiglio di sicurezza ONU del 30 maggio che ha anche trasformato la missione MONUC in missione di stabilizzazione, MONUSCO) mentre dalla zona orientale le truppe ONU dovrebbero essere ritirate secondo un calendario da concordare tra ONU e governo del Congo. Questo nonostante gli operatori umanitari dell’ONU abbiano posto in guardia contro i rischi derivanti da un ritiro troppo affrettato delle truppe. Prosegue infine lentamente il processo di riforme della Repubblica democratica del Congo, avviato dalle elezioni presidenziali del 2006, che hanno confermato alla presidenza Joseph Kabila, giudicate accettabili secondo gli standard internazionali, ed il particolare il processo di decentralizzazione .

 

 

DATI STATISTICI

Repubblica Democratica del Congo

 

Situazione umanitaria

Fonte: Human Rights Watch Rapporto annuale 2010.

Nei combattimenti avvenuti nel corso del 2009, in base al rapporto 2010 di Human Rights Watch sarebbero risultati uccisi almeno 2500 civili, violentate oltre 7000 donne e ragazze e costretti ad abbandonare le proprie abitazioni più di un milione di persone, che condurrebbero il numero totale degli sfollati a oltre 2 milioni.

Altre informazioni

Fonte: CIA - The World Factbook

Popolazione: 70,916,439 (stime 2010)

Ripartizione della popolazione per classi di età (stime 2010):

da 0 a 14 anni

46.7% (maschi 16,616,938; femmine: 16,487,162)

Da 15 a 64 anni

50,8% (maschi 17,921,796; femmine 18,106,461)

Oltre 65 anni

2.5% (maschi 726,066; femmine 1,058,016)

Tasso di crescita della popolazione (stime 2010): 3,165 % (decimo Stato nella graduatoria mondiale)

Popolazione urbana (dati 2008): 34 % del totale (tasso di urbanizzazione: 5,1 % annuo, stime 2005-2010)

Tasso di mortalità infantile: 79,36 morti ogni mille nati (sedicesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Diffusione Hiv/Aids (stime 2003):

Adulti colpiti da AIDS

1,1 milioni (decimo Stato nella graduatoria mondiale)

Morti di AIDS

100.000 (sesto Stato nella graduatoria mondiale)

PIL: Grandezza a parità di potere di acquisto e tasso di crescita

Anno

Grandezza PIL[26]

Tasso di crescita

2007:

19,56 miliardi

6,3 %

2008:

20,77 miliardi

6,2 %

2009:

21,33 miliardi

2,7 %

PIL: Composizione per settore (stime 2000):

Agricoltura (principali prodotti: caffé, zucchero, olio di palma, banane, prodotti del legno)

55 %

Industria (principali attività: industria mineraria per l’estrazione di diamanti, oro, cobalto, coltan, zinco; industria tessile e delle sigarette)

11 %

Servizi

34 %

Spese militari (stime 2006): 2,5% del PIL (cinquantanovesimo Stato nella graduatoria mondiale).

Partners commerciali:

Principali destinatari delle esportazioni (dati 2008):

Principali importatori (dati 2008):


Missione ISAF

Missione NATO di assistenza al Governo afghano per l’estensione della sua autorità ed influenza nel Paese

Partecipazione italiana dal10 gennaio 2002

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                      NATO

Operazione di imposizione della pace (peace-enforcing)

 

L’11 settembre 2001

Dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 che colpirono gli Stati Uniti, fu avviata l’operazione Enduring Freedom (Libertà duratura), in Afghanistan, con l'obiettivo di combattere il terrorismo internazionale ed i regimi nazionali che lo sostengono.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il giorno successivo agli eventi, adottò la risoluzione n. 1368, nel cui preambolo si riconosceva il diritto di legittima difesa individuale e collettiva degli Stati Uniti. Va aggiunto che il paragrafo 1 definiva gli attacchi terroristici “una minaccia alla pace” e nel paragrafo 5 si affermava che il Consiglio era “pronto ad adottare tutte le misure necessarie per rispondere agli attacchi terroristici”.

Lo stesso 12 settembre 2001, il Consiglio atlantico adottò una determinazione nella quale si affermava che, qualora fosse stato accertata l’origine esterna degli attacchi terroristici, avrebbe trovato applicazione l’articolo 5 del Trattato NATO, ai sensi del quale un attacco armato contro un membro dell’Alleanza deve essere considerato come un attacco contro tutti i membri dell’Alleanza stessa. Il Consiglio ha riconosciuto, il successivo 3 ottobre, per la prima volta nella storia dell'Alleanza, l’esistenza delle condizioni per l'applicazione dell’articolo 5 del Trattato.

Una coalizione di Stati a guida statunitense, di cui favevano parte sia Paesi dell'Alleanza Atlantica che Paesi non facenti parte della NATO, ha quindi autonomamente avviato l’operazione Enduring Freedom contro obiettivi militari e basi terroristiche in territorio afgano, con l’obiettivo, in particolare, di colpire le cellule dell’organizzazione terroristica Al Qaeda presenti nel Paese.

Le operazioni militari, iniziate il 7 ottobre con una serie di attacchi aerei contro obiettivi militari e basi terroristiche in territorio afgano, sono proseguite nei due mesi successivi provocando la caduta del regime talebano e la costituzione, a seguito della Conferenza di Bonn del 5 dicembre, svoltasi sotto il patrocinio dell'ONU, di un governo ad interim, con il compito di governare il paese per i primi sei mesi del 2002.

L’Italia ha partecipato all’operazione dal 18 novembre 2001 con compiti di sorveglianza, interdizione marittima, nonché di monitoraggio di eventuali traffici illeciti. La partecipazione italiana alla missione si è conclusa il 3 dicembre 2006.

L’operazione Enduring Freedom ha progressivamente sviluppato una diversa configurazione e si è proposta di realizzare la definitiva pacificazione e stabilizzazione del Paese, oltre che con lo svolgimento di attività militari di contrasto degli insorti e delle formazioni terroriste, anche attraverso un supporto alle operazioni umanitarie.

La missione ISAF

A tale fine è stata costituita la missione ISAF (International Security Assistance Force), a seguito della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU n. 1386 del 20 dicembre 2001 che, come previsto dall'Accordo di Bonn, ha autorizzato la predisposizione di una forza di intervento internazionale con il compito di garantire, nell'area di Kabul, un ambiente sicuro a tutela dell'Autorità provvisoria afghana, guidata da Hamid Karzai, che si è insediata il 22 dicembre 2001 e del personale delle Nazioni Unite presente nel Paese.

La missione è iniziata nel gennaio 2002 ed è stata inizialmente svolta dai contingenti di 19 Paesi sotto la guida inglese.

Il 13 giugno 2002 la Loya Jirga (l'Assemblea tradizionale) ha eletto il premier Hamid Karzai alla guida del governo per un periodo di due anni, fino allo svolgimento delle elezioni generali, che si sono tenute il 9 ottobre 2004 e che hanno confermato presidente Karzai.

Successivamente il vertice NATO di Praga del novembre 2002, ha approvato un nuovo concetto militare che stabilisce un approccio globale per la difesa contro il terrorismo e consente alle forze dell’Alleanza di intervenire ovunque i suoi interessi lo richiedano (quindi anche fuori dall’area dei Paesi membri). Anche a seguito di tali determinazioni, il 16 aprile 2003 il Consiglio Nord Atlantico (NAC) ha deciso l'assunzione, da parte della NATO, del comando, del coordinamento e della pianificazione dell’operazione ISAF, senza modificarne nome, bandiera e compiti. La decisione è stata resa operativa l'11 agosto 2003, con l'assunzione della guida della prima missione militare extraeuropea dell'Alleanza Atlantica.

La risoluzione ONU n. 1510 del 13 ottobre 2003, oltre a prevedere l’ulteriore proroga del mandato di ISAF, ha, altresì, autorizzato l'espansione delle attività della missione anche al di fuori dell'area di Kabul.

La guida politica dell’operazione è esercitata dal NAC, in stretto coordinamento con i Paesi non NATO che contribuiscono all’operazione. Secondo il memorandum sottoscritto fra i Paesi partecipanti e l'Autorità provvisoria afghana il 4 gennaio 2002, mentre le “Coalition Forces, sono quegli elementi militari nazionali della Coalizione guidati dagli Stati Uniti che conducono la guerra al terrorismo in Afghanistan […] ISAF non è parte delle Forze della Coalizione" e rimane pertanto distinta da Enduring Freedom, mantenendo le due missioni differenti mandati e rispondendo a catene di Comando differenti, l'una facente capo al Comando Supremo Alleato della NATO ed al Consiglio Atlantico, l'altra al Central Command statunitense di Tampa (Florida). Le due missioni rimangono però in costante coordinamento operativo, attraverso il Deputy Chief of Staff Operations di ISAF, statunitense, responsabile del raccordo con le Forze di Enduring Freedom.

Lo svolgimento della missione ISAF è articolato in cinque fasi:

Ø      la prima fase ha riguardato l’attività di analisi e preparazione;

Ø      la seconda fase ha avuto l’obiettivo di realizzare l’espansione sull’intero territorio afgano, in 4 distinti stages che hanno riguardato in senso antiorario le aree Nord, Ovest, Sud e d Est;

Ø      la terza fase è volta a realizzare la stabilizzazione del Paese;

Ø      la quarta fase riguarda il periodo di transizione;

Ø      la quinta fase prevede il rischieramento dei contingenti.

I quattro stages della seconda fase sono stati realizzati progressivamente con la sostituzione degli Stati Uniti, da parte della NATO, nella guida delle operazioni di stabilizzazione nelle diverse aree del Paese. La fase di espansione è stata completata nell’ottobre 2006 con l’assunzione del controllo ISAF anche sulla regione orientale del paese.

La fase dell’espansione è stata realizzata attraverso la costituzione in ogni area di una FSB (Forward Support Base), ovvero una installazione militare aeroportuale avanzata necessaria innanzitutto per fornire supporto operativo e logistico ai PRT (Provincial Reconstruction Team) presenti nella stessa regione. In alcune regioni (tra le quali Herat) i PRT erano già stati istituiti nell’ambito dell’operazione Enduring Freedom.

Il PRT è una struttura mista composta da unità militari e civili con il compito di assicurare il supporto alle attività di ricostruzione condotte dalle organizzazioni nazionali ed internazionali operanti nella regione. Ogni PRT é strutturato in base al rischio, alla posizione geografica ed alle condizioni socio economiche della regione in cui opera.

Fin dall’inizio della missione, ISAF, accanto alle attività militari, ha svolto il compito di assicurare la fornitura di beni di necessità alla popolazione e promuovere la ricostruzione delle principali infrastrutture economiche; a tal fine, la missione intrattiene relazioni con numerose organizzazioni internazionali e non-governative e collabora in modo stretto con l’Assistance Mission delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA).

La missione ISAF è stata da ultimo prorogata con la risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 1890/2009 fino al 13 ottobre 2010.

L’operazione ISAF si configura quindi come operazione di peace enforcing.

La missione ISAF si trova attualmente nella sua terza fase: quella di stabilizzazione. L’attività di stabilizzazione ha incontrato crescenti difficoltà per l’insorgenza “talebana” contro la presenza internazionale che è andata col tempo notevolmente rafforzandosi.

Le origini dell’insorgenza possono essere fatte in realtà risalire già al 2002, pochi mesi dopo, quindi, la caduta del regime talebano in Afghanistan ad opera della coalizione internazionale guidata dagli USA e dell’Alleanza del Nord afghana, composta prevalentemente da elementi tagiki e uzbeki (merita ricordare che tuttavia Hamid Karzai, da subito individuato come leader del nuovo Afghanistan è invece un pashtun). Infatti, fin dall’aprile del 2002, si iniziarono a registrare attacchi, in particolare nelle zone di Kandahar, Khowst, Jalalabad, Kabul ad opera di talebani, di forze del movimento Hezb-I-Islami del signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar (già protagonista delle vicende afghane negli anni Novanta del Novecento, successivamente alla caduta del regime filosovietico del presidente Najibullah) e di elementi jihadisti stranieri riconducibili ad Al Qaeda. Dal 2004 le forze della coalizione hanno potuto registrare un aumento delle capacità della guerriglia in termini di penetrazione nel territorio, testimoniato anche dal passaggio all’impiego di unità di combattimento più piccole, di meno di dieci elementi, capaci di creare maggiori difficoltà alla coalizione[27]. Nello stesso periodo l’insorgenza ha potuto trovare sostegno oltre la frontiera con il Pakistan, nelle zone tribali delle province nord-occidentali di quel paese. L’insorgenza si è ulteriormente intensificata nel corso del 2008 e del 2009 in modo particolare nel Sud e nell’Est del paese.

 

Il deterioramento della situazione è testimoniato dall’incremento di vittime civili, provocate non solo delle forze dell’insorgenza ma anche dagli errori delle forze governative afghane e di quelle di ISAF e di Enduring Freedom. Dal gennaio all’agosto 2008, secondo fonti dell’Alto commissariato ONU per i diritti umani e di UNAMA, sono risultati uccisi 1445 civili con un aumento del 39 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le vittime della guerriglia talebana e delle altre forze antigovernative (800 nel medesimo periodo) sono raddoppiate rispetto ai primi otto mesi del 2007 e sono pari a circa il 55 per cento del totale delle vittime registrate. Nello stesso periodo è aumentato il numero di civili uccisi dalle forze governative e dalle forze militari internazionali: un totale di 577 morti, di cui 395 per raid aerei[28]. Secondo il rapporto annuale di Human Rights Watch, le Nazioni Unite indicano in circa 2021 i civili uccisi dalle forze dell’insorgenza antigovernativa e da quelle governative e internazionali dal gennaio all’ottobre 2009. Di queste il 69 per cento sono attribuite alle forze dell’insorgenza e il 23 per cento alle forze militari internazionali. Le perdite civili attribuibili alle forze militari internazionali registrano un decremento rispetto alla percentuale del 2008, attribuibile ad una revisione nelle modalità operative delle forze NATO e di Enduring Freedom[29].

Esistono diverse interpretazioni del deterioramento della situazione afghana: secondo alcuni l’impegno internazionale in Afghanistan si è posto, dopo il crollo del regime talebano nel dicembre 2001, obiettivi troppo ambiziosi (rispetto a quello essenziale di combattere il terrorismo di Al Qaeda) di State Building e di democratizzazione del Paese per i quali non si era impostato una chiara strategia e non si erano approntati i mezzi necessari, anche a causa del concomitante impegno (in particolare degli USA e della Gran Bretagna) in Iraq[30]. Secondo altri, le forze della coalizione internazionale così come gli Stati confinanti con l’Afghanistan hanno in tutti questi anni privilegiato la ricerca di intese con i leader locali (spesso ex-signori della guerra del periodo successivo alla fine dell’occupazione sovietica), anziché impegnarsi effettivamente in un’opera maggiormente dispendiosa, in termini di uomini e mezzi impiegati, di State building, di promozione della rule of law e di rafforzamento del governo centrale[31].

Nell’insorgenza si devono poi distinguere diverse componenti:

Ø      una componente ideologicamente talebana (all’interno della quale diverse fonti prospettano la presenza di una “filiera talebano-pachistana”, vale a dire la presenza, a partire dal 2003, dell’afflusso di guerriglieri del Kashmir, appartenenti al movimento talebano Lashkar-e-Tayyba, che in molti casi avrebbero ricevuto sostegno dai servizi segreti pachistani per insediarsi nella zona di confine tra Pakistan e Afghanistan del Waziristan)

Secondo numerose fonti, le forze talebane avrebbero trovato sostegno e rifugio principalmente nelle zone tribali della provincia nord-occidentale del Pakistan, al confine con l’Afghanistan, soprattutto a seguito degli accordi tra il governo Pakistano e i capi tribù locali nel sud del Waziristan tra 2004 e 2005 e nel nord del Waziristan nel 2006, che hanno posto fine ai tentativi dell’allora leader pakistano Musharraf di ottenere un effettivo controllo della regione e hanno condotto alla riduzione dei posti di blocco e della presenza dell’esercito pakistano in quelle zone. Nel febbraio 2009 anche il nuovo presidente pachistano Zardari ha raggiunto un accordo con i leader talebani locali per l’applicazione della Sharia nella zona di Malakand e nel distretto di Swat nella provincia nord-occidentale, in cambio dell’impegno al disarmo delle milizie. Nel corso del 2009 si sono però anche succedute offensive dell’esercito pachistano nella provincia nord-occidentale del paese per porre un argine alla crescente “talebanizzazione” della zona (rivolte in particolare contro il movimento dei talebani pakistani di Tehrik-e-Taliban). Tali attacchi si sono intensificati nelle prime settimane del 2010. Si ritiene poi che parte consistente della leadership talebana afghana sia attiva nella città di Quetta nel Pakistan occidentale.

Ø      la cosiddetta “rete Haqqani” guidata da Jalaluddin Haqqani, ex-comandante Mujaheddin contro i sovietici, e dal figlio Sirajuddin, fortemente integrata con i talebani della zona di Kandahar e con i gruppi attivi nella provincia nord-occidentale del Pakistan

Ø      il movimento Hizb I Islam del signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar, ex-primo ministro, già protagonista delle vicende afghane negli anni Novanta del Novecento, successivamente alla caduta del regime filosovietico del presidente Najibullah. Merita segnalare che lo scorso 22 marzo è avvenuto un incontro tra il presidente Karzai e Hekmatyar; l’incontro potrebbe precludere ad un cessate il fuoco con questa componente dell’insorgenza, nel quadro della politica di riconciliazione avviata da Karzai.

Ø      componenti, per così dire “nazionaliste pashtun” che temono la prevalenza in Afghanistan degli elementi dell’Alleanza del Nord prevalentemente tagika e uzbeka, ai danni dell’etnia maggioritaria pashtun,

Ø      componenti tribali in rotta con il potere centrale[32].

 

Non deve essere sottovalutato inoltre il canale di finanziamento dell’insorgenza rappresentato dalla produzione di oppio che rappresenta il maggior settore dell’economia nazionale afghana (nel 2008 l’Afghanistan rappresentava il maggior produttore mondiale di oppio)[33]

 

L’evoluzione degli eventi ha quindi indotto ad una revisione della strategia della missione ISAF. In particolare la NATO, a partire dal 2008, ha promosso un comprehensive approach alla questione afghana (poi ribadito nel vertice di Strasburgo-Kehl del 3-4 aprile 2009) insistendo sul sostegno al rafforzamento delle istituzioni afghane ed inviando nuovo personale, non solo militare, ma anche civile. Da parte statunitense fin dal marzo 2010, l’amministrazione Obama ha delineato un comprehensive approach alla questione afghano-pakistana postulando la distruzione di Al Qaeda in Afghanistan e Pakistan e la stabilizzazione dell’area mediante un incremento della presenza militare in Afghanistan accompagnata ad un maggior sostegno finanziario e organizzativo alla crescita civile dei due paesi. Dopo un lungo dibattito all’interno dell’Amministrazione, inoltre, nel dicembre 2010, gli USA hanno annunciato l’invio di 30.000 ulteriori soldati USA e, allo stesso tempo, ha indicato il luglio 2011 come data dell’inizio di un graduale ritiro delle truppe USA. Contestualmente la NATO ha annunciato un incremento della propria presenza complessiva di circa 7.000 unità.

Da ultimo, la Conferenza internazionale di Londra ha insistito nelle sue conclusioni del 28 gennaio 2010 sulla necessità di recuperare alla vita civile ai combattenti dell’insorgenza non riconducibili al nucleo più ideologicamente talebano e ad Al Qaeda che accettino la rinuncia alla violenza (a tale proposito è stato istituito anche un apposito trust fund per la “pace e la reintegrazione”); sull’opportunità di incrementare gli aiuti umanitari e sulla ricerca di un maggiore coinvolgimento di tutte le componenti afghane e dei paesi confinanti nella ricerca della pace.

In questo quadro devono essere collocati i tentativi di riconciliazione con componenti dell’insorgenza avviati dal governo afghano: tra questi meritano di essere ricordati i contatti con il movimento Hizb I Islam di Hekmatyar, a cui già sopra si è fatto riferimento, nonché quelli con componenti talebane. Nell’ambito di queste complesse trattative anche il Pakistan si sta muovendo per rivendicare il suo ruolo e la sua influenza nella regione. Secondo alcune fonti, anche il recente arresto in Pakistan del leader dell’insorgenza talebana Baradar, indicato come interlocutore del governo afghano nelle trattative, rientrerebbe in questa logica. Il Pakistan si starebbe comunque anche muovendo autonomamente al fine di raggiungere nuove intese con componenti talebane per limitare la violenza nelle zone di confine, nonché un modus vivendi con l’Alleanza del Nord afghana, rivale storico dei tentativi pakistani di ricondurre l’Afghanistan alla propria sfera di influenza[34].

Nel quadro della strategia delineata dalla Conferenza di Londra si è svolta, a partire dal 2 giugno 2010, la Loya Jirga di riconciliazione nazionale promossa dal presidente Karzai. Infine con un attacco ad opera di un drone USA, alla fine di maggio 2010, nelle aree tribali del Pakistan è rimasto ucciso il leader di Al Qaeda in Afghanistan, al Masri.

Elemento fondamentale nell’ambito della nuova strategia NATO è lo sviluppo di una capacità autonoma di difesa afgana. Al riguardo si rinvia al box sotto.

 

La riorganizzazione delle forze armate e di sicurezza afghane

 

Il comunicato finale della Conferenza di Londra ha apprezzato i progressi compiuti nell’organizzazione delle Forze di sicurezza afghane e l’impegno del governo afghano di far assumere all’esercito nazionale afghano e alla polizia nazionale afghana la capacità di guidare e condurre la maggioranza delle operazioni nelle aree insicure dell’Afghanistan entro tre anni e di assumere la responsabilità per il mantenimento della sicurezza nel paese entro cinque anni. Gli Stati e le organizzazioni internazionali partecipanti si sono anche impegnate a garantire il necessario supporto al raggiungimento dell’obiettivo di incrementare, entro l’ottobre 2011, l’esercito nazionale afghano fino 171.600 unità e la polizia nazionale afghana a 134.000 unità.

Fonti NATO indicano, al 19 maggio 2010, la consistenza dell’esercito nazionale afghano in 119.388 unità. L’esercito dispone di truppe capaci di pianificare ed eseguire operazioni a livello di battaglione senza supporto esterno. In particolare, in simili operazioni possono essere impiegati 21 battaglioni, due quartier generali di corpi d’armata, 6 quartier generali di brigata, 6 unità di supporto alle guarnigioni, 2 quartier generali speciali di supporto alle brigate di sicurezza della città di Kabul.

Dal 2008 è attiva anche l’aviazione afghana che vede impiegate 2.876 uomini e donne, con una flotta di 46 aerei (l’obiettivo è di raggiungere entro il 2016 un personale di oltre 8000 unità con una flotta di 152 aerei).

A partire dall’agosto 2008 l’esercito nazionale afghano sta gradualmente assumendo la responsabilità per la sicurezza nella provincia di Kabul.

Sempre fonti NATO, indicano, al 19 maggio 2010, in 104.459 unità gli effettivi della polizia nazionale afghana (con 7.116 unità attualmente in addestramento). Degli effettivi 14.494 sono impegnati nella polizia di confine, 3.964 nelle forze di ordine pubblico interno (recentemente ridenominate “Gendarmeria”) e 2.695 nella polizia antinarcotici.

 

Nel febbraio del 2010 le truppe ISAF e quelle afghane sono state impiegate in un’importante operazione militare, l’operazione Moshtarak. Al riguardo, si rinvia al box sotto.

 

L’operazione moshTArak

 

Il 13 febbraio 2010 è iniziata la più vasta offensiva della coalizione internazionale dal 2001, con il coinvolgimento anche dell’esercito afghano: l’operazione “moshtarak” (in lingua dari “insieme”). Obiettivo dell’operazione sono state le roccaforti talebane di Marjah e di Nad Ali localizzate nella provincia di Helmand, nel sud dell’Afghanistan.

Fonti nato indicano in 15.000 unità l’entità delle forze della coalizione ed afghane coinvolte.

In particolare sono state impiegate:

-  cinque brigate afghane, con il coinvolgimento dell’esercito nazionale afghano e della polizia nazionale afghana (in particolare della polizia di confine e della gendarmeria afghana).

-  forze del comando regionale meridionale di Isaf appartenenti ai contingenti degli Usa, del Regno Unito, della Danimarca, dell’Estonia e del Canada.

La resistenza talebana è stata inizialmente debole, quindi più forte. l’operazione è stata dichiarata comunque conclusa da un portavoce del ministero dell’interno afghano il 4 marzo 2010, con la caduta di Marjah nelle mani delle forze della coalizione e la bonifica di parti del distretto di Nad Ali.

Si sono registrate vittime civili nelle zone interessate dall’operazione. Fonti della missione ONU in Afghanistan indicano in 27.770 i civili che hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni nella provincia di Helmand a causa dei combattimenti. Secondo alcune analisi dell’operazione, comunque, le nuove direttive del generale McChrystal avrebbero consentito una riduzione dei civili feriti e caduti, in particolare attraverso la limitazione degli interventi di supporto aereo e l’avviso alla popolazione locale delle operazioni con anticipo[35].

 

Dopo la conclusione dell’operazione Moshtarak è annunciata l’intenzione di avviare operazioni militari e di intelligence nella provincia di Kandahar. Secondo dati forniti da ISAF le violenze nella zona di Kandahar sono andate costantemente aumentando negli ultimi anni; in vista dell’operazione è programmato, entro il mese di luglio, un significativo aumento delle truppe ISAF ed afgane nella regione (su questi aspetti cfr. Dati statistici Figure 1.15, 1.16 e 1.17).

Per ulteriori approfondimenti cfr. infra Recenti sviluppi della situazione politica in Afghanistan e Pakistan e Osservatorio di politica internazionale, Mediterraneo più Medio Oriente, gennaio/marzo 2010.

ISAF comprende attualmente (dati del 21 giugno 2010) circa 119.500 militari appartenenti a contingenti di 46 Paesi. Il contributo maggiore è fornito dagli Stati Uniti (78.430 unità), seguiti dal Regno Unito (9.500), dalla Germania (4.350), dalla Francia (3.750), dal Canada (2.830), dall’Italia (3.300), dalla Polonia (2.500), dalla Turchia (1.710) e dall’Olanda (1.705).

 

I dati sopra riportati sono ripresi dal sito della NATO (www.nato.int). La nota aggiuntiva al bilancio del Ministero della difesa del marzo 2010 indicava invece una consistenza effettiva del contingente italiano di 3.191; la relazione tecnica all’ultimo provvedimento di proroga del finanziamento delle missioni internazionali (decreto-legge n. 1 del 2010) indicava comunque che, in coerenza con l’autorizzazione di spesa, veniva finanziato l’impiego complessivo nelle missioni ISAF ed EUPOL in Afghanistan di 3.451 unità.

Di seguito è invece fornito un confronto nell’evoluzione della partecipazione dei principali contingenti nazionali alla missione ISAF. Le ultime due colonne riportano gli ultimi aggiornamenti in ordine temporale forniti dalla NATO, risalenti rispettivamente al 5 marzo 2010 e al 7 giugno 2010. Dal raffronto in particolare di tali dati si evidenzia la progressiva attuazione di incremento delle truppe presenti in Afghanistan posta in essere dalla NATO.


 

Contingente missione ISAF in Afghanistan

data

29/1/2007

6/2/2008

12/1/2009

5/3/2010

21/6/2010

Paesi

37

40

41

44

46

Totale militari

di cui

35.460

43.250

55.100

89.480

119.500

USA

14.000

15.000

23.220

50.590

78.430

Regno Unito

5.200

7.800

8.910

9.500

9.500

Germania

3.000

3.210

3.405

4.335

4.350

Francia

1.000

1.515

2.890

3.750

3.750

Italia

1.950

2.880

2.350

3.160

3.300

Canada

2.500

2.500

2.830

2.830

2.830

Polonia

160

1.100

1.590

2.140

2.500

Olanda

2.200

1.650

1.770

1.880

1.705

Turchia

800

675

800

1.835

1.710

Australia

500

1.070

1.090

1.550

1.550

Spagna

550

740

780

1.075

1.415

 

Merita segnalare che la prosecuzione della partecipazione ad ISAF ha provocato una crisi politica in Olanda. Con una mozione approvata dal parlamento olandese nell’ottobre 2009, infatti la data del ritiro delle truppe di quel paese è stato fissato per l’agosto 2010; la NATO ha quindi richiesto il prolungamento della missione per un altro anno. Questa richiesta ha visto, all’interno del governo olandese, favorevoli i cristiano-democratici del primo ministro Balkenende ma contrari i laburisti. Si è quindi aperta una crisi di governo che ha condotto il paese ad elezioni anticipate, che si sono svolte il 9 giugno e che hanno visto la sconfitta del primo ministro Balkanenende; anche il partito laburista ha perso tre seggi ed è risultato partito di maggioranza relativa il partito liberale Vvd guidato da Mark Rutte.

Infine, di notevole importanza potrebbe risultare la ristrutturazione, annunciata da alcune fonti di stampa, della presenza statunitense in Afghanistan. In particolare, sarebbe in corso di trasferimento sotto il comando NATO l’azione delle forze speciali attualmente operanti nel quadro dell’operazione USA Enduring Freedom; ciò potrebbe precludere alla piena integrazione di Enduring Freedom nella missione ISAF (attualmente, come sopra ricordato, le due missioni risultano distinte, anche se entrambe sono poste sotto il comando del generale USA Mc Chrystal).

Il contributo italiano ad ISAF

La partecipazione italiana, iniziata il 10 gennaio 2002, è inizialmente consistita in un contingente di 450 unità, di cui 400 militari dell’Esercito a Kabul e 50 unità dell’Aeronautica, con compiti di supporto, di stanza ad Abu Dhabi (negli Emirati Arabi).

L’Italia ha assunto, dal giugno 2005, il compito di coordinare la FSB di Herat ed i PRT della regione ovest del Paese (che comprende le province di Farah, Badghis e Ghor, oltre a quella omonima di Herat). L’impegno italiano, accresciuto in questa fase da 600 a 2.000 unità, è stato ulteriormente rafforzato anche in vista dell'assunzione del comando ISAF, che è stato ricoperto dall’Italia dal 4 agosto 2005 al 4 maggio 2006.

Il 2 aprile 2007 il Consiglio supremo di difesa ha fornito concrete indicazioni per un rafforzamento in uomini e mezzi del contingente militare italiano in Afghanistan, quale attuazione dell’impegno assunto dall’Esecutivo in Parlamento, senza mutamenti nel carattere della missione, ma in previsione di una sua durata non breve e di maggiori pericoli potenziali. L’operazione è stata completata nel giugno successivo, con l’arrivo di due velivoli UAV Predator, di cinque elicotteri da combattimento A-129 Mangusta e due plotoni di bersaglieri con otto cingolati Dardo.

In seguito, la componente aerea del contingente è stata rafforzata con la dotazione dei velivoli senza pilota Predator (da giugno 2007), da ricognizione e sorveglianza e degli elicotteri A129 Mangusta (da giugno 2007), per il supporto aereo e successivamente, da dicembre 2008, dei velivoli Tornado (sostituiti dai caccia AMX nel dicembre 2009), per assicurare al contingente nazionale un maggior livello di sicurezza e protezione.

Come già sopra ricordato, la nota aggiuntiva al bilancio di previsione del Ministero della difesa del marzo 2010 indica l’impiego di un contingente effettivo di 3.191 unità, mentre fonti NATO indicano, al 7 giugno 2010, una presenza effettiva di 3.300 unità. A seguito della nuova strategia per l’Afghanistan annunciata dall’Amministrazione Obama e delle conseguenti decisioni assunte in sede NATO, il Consiglio dei ministri, nella riunione del 3 dicembre 2009, ha deciso un incremento di 1.000 unità del contingente impegnato in Afghanistan, da attuare con gradualità nel corso del 2010 e con una maggiore incidenza nella seconda parte dell’anno (sul punto si vedano le comunicazioni dei ministri degli esteri e della difesa alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato del 10 dicembre 2009).

La missione italiana ha fin qui principalmente interessato le aree di Kabul e di Herat. Al riguardo si segnala che:

Ø      nell’area di Kabul, il 30 ottobre 2009, la missione del contingente italiano a Kabul denominata “ITALFOR XX” è ufficialmente terminata, con il passaggio di consegne al contingente turco.

Ø      nell’area di Herat, il contingente italiano ha la responsabilità del Regional Command West (RC-W), ampia regione dell'Afghanistan Occidentale (pari al Nord Italia) che si estende dal Capoluogo Herat fino a toccare la Provincia di Farah. L’ossatura principale di RC-W è costituita dal personale proveniente dalla Brigata meccanizzata "Sassari", anche se è presente un significativo contributo di uomini e mezzi della Marina Militare, dell’Aeronautica, dei Carabinieri e della guardia di Finanza[36].

 

Durante la missione ISAF hanno perso la vita ventiquattro militari italiani, di cui 15 in seguito ad attentati o conflitti armati.

Il 3 ottobre 2004 ha perso la vita in un incidente stradale il Caporal Maggiore Giovanni Bruno, mentre altri quattro militari sono rimasti feriti.

Il 3 febbraio 2005 è deceduto in un incidente aereo il Capitano di vascello Bruno Vianini.

L’11 ottobre 2005, a causa di un incidente mortale, ha perso la vita il Caporal Maggiore Capo Michele Sanfilippo.

II 5 maggio 2006 hanno perso la vita in un attentato ad una pattuglia del contingente, il Tenente Manuel Fiorito e il Maresciallo Luca Polsinelli.

Il 2 luglio 2006, è deceduto a causa di un malore il Tenente Colonnello Carlo Liguori (Capo del settore Cimic del Cdo RC-W).

Il 20 settembre 2006 ha perso la vita in un incidente stradale a Kabul il Caporal maggiore Giuseppe Orlando.

Il 26 settembre 2006, a seguito dell'esplosione di un ordigno al passaggio di una pattuglia, nel distretto di Chahar Asyab, a circa 10 km a sud di Kabul, ha perso la vita il Caporal Maggiore Capo Giorgio Langella e successivamente, il 30 settembre 2006, a seguito delle ferite riportate nell’attentato, è deceduto anche il Caporal Maggiore Vincenzo Cardella.

Il 24 novembre 2007 ha perso la vita, a causa di un attentato, il Maresciallo capo Daniele Paladini.

Il 13 febbraio 2008 è deceduto in uno scontro a fuoco con elementi ostili, il Maresciallo Giovanni Pezzullo.

Il 21 settembre 2008 il Caporal Maggiore Alessandro Caroppo perdeva la vita per cause naturali.

Il 15 gennaio 2009 perdeva la vita per cause naturali il Maresciallo di prima classe Arnaldo Forcucci.

Il 14 luglio 2009 è rimasto vittima di un attentato in un villaggio nei pressi di Farah il Primo Caporal Maggiore Alessandro Di Lisio.

Il 17 settembre 2009, hanno perso la vita a Kabul in un attentato esplosivo ad un convoglio di VTLM "Lince" sei militari dell'Esercito: il Capitano Antonio Fortunato; il Sergente Maggiore Capo Roberto Valente; il Caporal Maggiore Capo Massimiliano Randino; il Caporal Maggiore Scelto Matteo Mureddu; il Caporal Maggiore Scelto Giandomenico Pistonami; il Caporal Maggiore Scelto Davide Ricchiuto.

Il 15 ottobre 2009, è deceduto a causa di un incidente presso Herat il Primo Caporal Maggiore Rosario Ponziano.

Il 17 maggio 2010, a seguito dell'esplosione di un ordigno al passaggio di un convoglio del Contingente, a sud di Bala Murghab, hanno perso la vita il Sergente Massimiliano Ramadù e il Caporal Maggiore Luigi Pascazio.

Il 23 giugno 2010 è rimasto vittima di un incidente il Caporal Maggiore Scelto Francesco Saverio Positano.

 

I caveat per l’impiego del contingente italiano in operazioni militari

 

Durante le comunicazioni sugli sviluppi relativi alle missioni internazionali, che sono state svolte nella seduta delle Commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera e del Senato l’11 giugno 2008, i Ministri degli affari esteri e della difesa hanno riferito in merito alle modifiche dei cosiddetti caveat[37] per la missione ISAF in Afghanistan.

Il Ministro degli esteri Frattini ha richiamato il Vertice NATO di Bucarest (2-4 aprile 2008), che ha deciso di rafforzare il sostegno militare e politico all'ISAF, considerando la riflessione sui caveat come lo sviluppo di tale decisione.

Il Ministro della difesa La Russa ha precisato che le non esiste “alcuna limitazione all'utilizzo del nostro contingente nelle regioni ovest, nord e della capitale: lì il dispiegamento è già autorizzato. Nelle regioni est e sud, invece, a differenza di molte altre nazioni che operano nel contingente, il nostro contingente può essere dislocato solo per operazioni di eccezionale necessità e urgenza, senza bisogno di alcuna autorizzazione politica, per una scelta che può fare direttamente il comandante della missione. Si tratta di quelle che vengono definite in gergo in extremis operation”.

Qualora “in queste regioni, il comando ISAF, per specifiche e limitate operazioni in tempi ben definiti, chieda che il nostro contingente venga dispiegato” La Russa ricordava che, fino a quel momento, “il caveat prevede che si possa fare, purché ci sia l'ok delle autorità italiane. Il tempo che gli italiani si sono riservati per dare una risposta è di 72 ore” precisando che in “sostanza, non si è mai verificata, fino ad ora, una utilizzazione in questa direzione.”

Il Ministro sottolineava che, invece, “nell'ipotesi in cui ne avessimo bisogno, non avendo gli altri questi caveat, otterremmo in tempi immediati la disponibilità da parte di altri, sempre su richiesta del comando dell'ISAF” e che pertanto era necessario “che la risposta deve arrivare in tempi brevissimi: entro 6 ore anziché entro 72 ore.“

La Russa puntualizzava che “questa variante non deve portare a preoccupazioni in ordine ad un eventuale nuovo utilizzo del contingente (…)” e che “l'eventuale uso della forza da parte dei nostri militari avviene unicamente in funzione delle circostanze e in misura proporzionale alla situazione, nel rispetto del diritto internazionale, delle norme e degli usi sui conflitti armati, nonché delle leggi e dei regolamenti nazionali e in coerenza con quelli delle forze cooperanti. Non modificheremo assolutamente nulla della qualità di impiego dei nostri soldati.”

Il Ministro della difesa ammetteva “che da più parti, in via formale o informale, è pervenuta la richiesta di (…) poter già considerare disponibili all'impiego in altri quadranti i nostri soldati” ma che il Governo italiano aveva unicamente “modificato il termine temporale all'interno del caveat” e non “consentito che si aprisse una discussione su «caveat sì» o «caveat no».”

Il Ministro La Russa riconosceva infine che, con questa modifica, potrebbe “anche capitare che (…) avremo un effettivo maggiore impiego dei nostri soldati. D'altronde, non avremmo potuto evitarlo neanche con l'attuale previsione di 72 ore (…) perché da parte nostra sarebbe stato strano, a seguito di una richiesta urgente, aspettare 72 ore per rispondere.”

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 3.191unità (su un totale di 63.500)

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

1.800

2.550

2.404

Totale contingenti missione

20.565

49.357

50.500

Riferimenti normativi

Decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.15, recante disposizioni urgenti per la proroga della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 451/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 marzo 2002

Decreto-legge 16 aprile 2002, n. 64, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n.116, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 64/2002 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2002

Decreto-legge 20 gennaio 2003, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2003, n.42, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 4/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2003

Decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2003, n. 219, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena

Il D.L. 165/2003, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 231/2003.

Legge 11 agosto 2003, n. 231, recante differimento della partecipazione italiana a operazioni internazionali (originata da una proposta di legge il 23 luglio 2003)

La legge 231/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003

Decreto-legge 20 gennaio 2004, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 marzo 2004, n. 68, recante proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali

Il D.L. 9/2004 ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2004.

Decreto-legge 24 giugno 2004, n. 160, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2004, n. 207, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 160/2004, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 208/2004.

Legge 30 luglio 2004, n. 208, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata l'8 luglio 2004)

La legge 208/2004 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2005. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 39/2005.

Legge 21 marzo 2005, n. 39, recante disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata il 2 febbraio 2005)

La legge 39/2005 ha differito la partecipazione italiana al 30 giugno 2005

Decreto-legge 28 giugno 2005, n. 111, convertito dalla legge 31 Luglio 2005, n. 157, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 111/2005 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2005.

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria

L'articolo 9 del D.L. 81/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 127/2007, ha autorizzato la partecipazione di ulteriore personale militare italiano fino al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2008, n. 183, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia

Il D.L. 147/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 183/2008, ha autorizzato un'ulteriore partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2008

Decreto-legge 29 Settembre 2008, n. 150, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l'anno 2008 (decaduto)

Il D.L. 150/2008, nel testo originario, ha autorizzato una ulteriore partecipazione italiana al 31 dicembre 2008. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nel D.L. 147/2008, convertito dalla legge 183/2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 209/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 12/2009, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2009

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

 

 

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

20 dicembre                Commissioni riunite Camera e Senato    Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo sugli sviluppi della crisi internazionale (Ministro della difesa)

19 marzo 2002                                    Camera                            Commissione difesa

Audizione del ministro della difesa sulla situazione della politica di difesa

17 aprile 2002                                      Senato                            Commissione difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) sui programmi di sviluppo e di organizzazione del Dicastero alla luce della recente presentazione del "Libro bianco della Difesa 2002", nonché sui recenti sviluppi della situazione politica internazionale

9 luglio 2002                                        Camera                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle principali problematiche di settore

25 marzo 2003                                     Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) sugli sviluppi delle operazioni dei contingenti militari in Afghanistan

26 marzo 2003                                    Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) sugli sviluppi delle operazioni dei contingenti militari italiani in Afghanistan

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

17 novembre 2005                                Camera                            Assemblea

Svolgimento dell'interpellanza urgente Deiana e altri 2-01657 sull'ipotesi di un comando unificato delle missioni ISAF ed Enduring Freedom

21 dicembre                                        Camera                            Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (sottosegretario per la difesa) sul recente attentato al contingente militare italiano in Afghanistan

14 giugno 2006            Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Esteri

Audizione del ministro degli affari esteri sulle linee programmatiche del suo dicastero

4 luglio 2006                Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle linee programmatiche del suo Dicastero (proseguita nelle sedute del 5 e dell'11 luglio)

29 novembre 2006                                Camera                            Assemblea

Svolgimento dell'interrogazione a risposta immediata Borghesi e altri 3-00426: intendimenti del Governo circa l’impegno delle truppe italiane nelle missioni internazionali di pace, con particolare riferimento alla presenza italiana in Afghanistan.

13 febbraio 2007                                  Camera                            Esteri e Difesa

Audizione del capo di Stato maggiore della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

15 febbraio 2007                                  Camera                            Esteri e Difesa

Audizione dell'ambasciatore italiano a Kabul sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

15 maggio 2007           Commissioni riunite Camera e Senato    Esteri e Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa sulle dotazioni del contingente militare italiano impegnato nella missione ISAF

25 luglio 2007                                      Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro degli affari esteri sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e

12 settembre 2007                                Camera                                   Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

20 novembre 2007                                Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Sottosegretario per la difesa) sul grave attentato subito da un convoglio del contingente militare italiano nei pressi di Delaram e sulle condizioni di sicurezza

14 febbraio 2008                                  Camera                            Esteri e Difesa

Audizione del Direttore generale del Ministero degli affari esteri per la cooperazione allo sviluppo sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

18 febbraio 2008                                  Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (Sottosegretario per la difesa) sul recente attentato al contingente italiano in Afghanistan

20 maggio 2008                                   Camera                            Assemblea

Informativa urgente del Governo (Sottosegretario per la difesa) sull'attentato subito da alcuni militari del contingente italiano in Afghanistan

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

17 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Svolgimento dell’interrogazione a risposta orale 3-00320, Negri e Amati, concernente le regole di ingaggio e i caveat previsti per il contingente italiano operante in Afghanistan.

22 aprile 2009              Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) sulla situazione militare in Afghanistan, con particolare riferimento al contingente italiano

5 maggio 2009                                     Camera                            Assemblea

Informativa urgente del Governo (Ministro della Difesa) sul tragico episodio occorso il 3 maggio 2009 presso la città di Herat, in Afghanistan, che ha visto coinvolti militari del contingente

7 maggio 2009                                     Camera                            Assemblea

Informativa urgente del Governo sul tragico episodio occorso il 3 maggio 2009 presso la città di Herat, in Afghanistan, che ha visto coinvolti militari del contingente italiano

16 giugno 2009                                    Camera                            Assemblea

Informativa urgente del Governo (Ministro della difesa) sul ferimento di tre militari italiani nel corso di un conflitto a fuoco avvenuto a Farah, in Afghanistan

15 luglio 2009                                      Camera                            Assemblea

Informativa urgente del Governo (Ministro della difesa) sul grave attentato in Afghanistan che ha causato la morte del caporal maggiore Alessandro Di Lisio, nonché il ferimento di tre paracadutisti italiani

28 luglio 2009                                      Camera                            Assemblea

Informativa urgente del Governo (Ministro della difesa) sulla partecipazione delle Forze armate italiane alle missioni internazionali

17 settembre 2009                               Camera                            Assemblea

Informativa urgente del Governo (Ministro della difesa) sul tragico attentato al contingente militare italiano a Kabul in Afghanistan che ha causato la morte di sei militari italiani ed i ferimento di quattro

10 dicembre      Commissioni riunite Camera e Senato          Esteri e Difesa

Comunicazioni dei Ministri degli affari esteri e della difesa sulle strategie e sugli sviluppi della partecipazione italiana alla missione ISAF

18 gennaio 2010                                  Camera                            Assemblea

Discusisone e approvazione, nelle sedute del 18 e del 20 gennaio 2010, delle mozioni Di Pietro ed altri 1-00239, Fassino ed altri 1-00313, Cicu ed altri 1-00314 e Bosi ed altri 1-00315 sulla situazione in Afghanistan e prospettive dell'impegno del contingente italiano

18 maggio 2010                                   Camera                            Assemblea

Informativa urgente del Governo (Ministro della difesa) sul grave attentato in Afghanistan nel quale due militari italiani sono rimasti uccisi ed altri due feriti

1 giugno 2010                                      Camera                            Assemblea

Svolgimento dell'interrogazione a risposta immediata Evangelisti 3-01096 concernente chiarimenti in merito ad un'operazione condotta dai militari italiani nella zona di Bala Murghab

 

Recenti sviluppi della situazione politica in Afghanistan e Pakistan

(a cura del Dipartimento Affari esteri)

 

Dal 2008 la situazione in Afghanistan è connotata da un ininterrotto peggioramento del quadro della sicurezza, che ha visto una sempre più aggressiva azione della guerriglia talebana, la moltiplicazione di attentati e scontri e l’aumento del numero delle vittime. La situazione si è ancor più deteriorata, nonostante la crescente presenza militare internazionale, nel corso del 2009, anno in cui si sono registrati i più elevati livelli di violenza dalla caduta del regime talebano, con una media di 960 “security incidents” al mese, rispetto ai 731 registrati nel 2008. La tendenza, inoltre, è risultata ulteriormente accentuata nel mese di gennaio 2010, nel corso del quale si è registrato un aumento del 40% del numero degli episodi rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il 2009 è stato l’anno peggiore anche con riferimento alle vittime civili, che sono state 2.412 (+14% sul 2009), di cui 1.630 sono state attribuite agli elementi antigovernativi, 596 alle forze filo-governative (del decesso dei rimanenti 186 non è stata individuata la responsabilità) .

Il complesso delle forze antigovernative - un coacervo più ampio della sola rete dei talebani, come si dirà poco più avanti - non solo ha consolidato il proprio controllo nelle aree pashtun al sud e al sud-est, ma ha anche destabilizzato le aree settentrionali ed occidentali del paese.

 

L’articolazione dell’insorgenza

Come è noto la maggior parte degli insorti appartiene all’etnia pashtun, tradizionalmente dislocata a nelle aree a sud ed est del paese, una delle etnie, insieme a tagiki, hazara e uzbeki, che compone il complesso puzzle etnico afghano. Recentemente è stato rilevato che i pashtun sono rappresentati nel gabinetto Karzai (a sua volta appartenente a tale etnia) dove sono alla guida di importanti ministeri, quali la Difesa con il generale Abdul Rahim Wardak e, prima delle dimissioni intervenute il 6 giugno 2010 (a seguito dell’attentato in occasione della Jirga, di cui si dirà nelle pagine successive della presente Nota), gli Interni con Mohammad Anif Atmar; tuttavia i pashtun risultano meno presenti nei ranghi delle ricostruende forze militari e di polizia. In tale situazione viene individuato un elemento di criticità; se, infatti, il potenziamento delle forze di sicurezza afghane, uno dei cardini della nuova strategia adottata dall’Amministrazione Usa e dagli alleati dovesse avvenire senza il pieno coinvolgimento della componente pashtun, il dispiegamento di ANA (Afghan National Army) e ANP (Afghan National Police) nelle aree a dove tale etnia rappresenta la maggioranza della popolazione diverrebbe elemento non di stabilizzazione ma, al contrario, di ulteriore instabilità . Tale criticità confligge, sottolineano gli osservatori, con il ruolo cruciale attribuito alle forze di sicurezza afghane sia sul versante interno, in quanto manifestazione di forza sul territorio, e quindi di controllo dello stesso e di protezione della popolazione da minacce interne ed esterne, sia dal punto di vista dei Paesi occidentali militarmente coinvolti in Afghanistan, in particolare alla luce dei dubbi circa la sostenibilità politica e finanziaria della missione.

Il fenomeno dell’insorgenza in Afghanistan è assai complesso. Secondo uno studio pubblicato nel luglio 2009 , dal punto di vista organizzativo l’insorgenza consiste di sette strutture armate di differente provenienza.

Il nucleo centrale è rappresentato dal movimento talebano articolato in quattro segmenti, che insieme formano the Islamic Movement of the Taleban: la corrente principale di Kandahar, il network semi autonomo basato sulle famiglie Haqqani e Mansur e il Tora Bora front presente a est del paese e composto da ex militanti di Hezb-e Eslami. La complessità e il carattere multi-level delle relazioni (tribali, politiche, ideologiche, parentali) tra i componenti dei vari gruppi trova la propria sintesi di coesione e di identità nel leader Mulla Muhammad Omar, nella comune ideologia e, soprattutto, nell’individuazione di un comune nemico. L’organizzazione, strutturata secondo una gerarchia verticale al cui apice sono il leader e il leadership council (la così detta Shura di Quetta, composta da 10-12 membri), si articola a livello provinciale, distrettuale e di villaggio con esponenti sono in grado di far rispettare le decisioni, ponendo in essere una catena di comando e di controllo capace di operare con grande efficacia; tale strutturazione, inoltre, lasciando un certo grado di autonomia ai livelli di comando locali produce l’effetto di aumentare il grado di coesione complessiva dell’organizzazione.

Lo studio individua, inoltre, altre due organizzazioni armate di insurgents, distinte dal punto di vista organizzativo, ossia Hezb-e Eslami Afghanistan (meglio conosciuta come HIA) guidata da Gulbuddin Hekmatyar e presente in tutto il paese e piccoli Salafi Groups, presenti e rilevanti nella parte orientale dell’Afganistan.

La settima struttura è rappresentata da un recente fenomeno, presente a livello locale, che raggruppa formazioni mujaheddin che sono stati esclusi (o che ritengono di esserlo) dai processi politici successivi al 2001 e che, pur avendo adottato modalità e linguaggi taleban si muovono indipendentemente gli uni dagli altri. Tali gruppi, che pure non considerano il Mulla Omar quale loro leader, occasionalmente agiscono a livello locale insieme ai taleban con i quali conducono operazioni congiunte, e dei quali talvolta utilizzano il “marchio” in azioni di intimidazione alla popolazione.

All’inizio di marzo 2010 si è verificata una frattura tra due dei principali gruppi dell’insorgenza; nella provincia nord orientale di Baghlan i combattenti di Hezb-e Eslami Afghanistan fedeli al warlord Hekmatyar si sono arresi alle forze di sicurezza afghane dopo essere stati circondati e attaccati dai taleban della Shura di Quetta, fedeli al Mullah Omar. È stato sottolineato che alle origini dello scontro potrebbe esserci non una mera questione di controllo del territorio, fonte di rilevanti introiti nel periodo del raccolto per la tassa imposta ai contadini, ma una vera e propria questione strategica derivante dalla posizione, da ultimo più conciliante, di Hekmatyar, in merito alla riconciliazione con il Governo.

 

La risposta della comunità internazionale

Nella comunità internazionale, negli ultimi anni, si è andata sempre più consolidando la convinzione che per fare fronte alle criticità del quadro afghano non è sufficiente il solo intervento militare, peraltro indispensabile per il mantenimento delle condizioni di sicurezza, ma risulta necessario un approccio globale al problema.

Sul versante statunitense, il comprehensive approach alla questione afghano-pakistana postula la distruzione di Al Qaeda in Afghanistan e in Pakistan e punta a stabilizzare l’area da un lato incrementando la presenza militare in Afghanistan e intensificando le azioni contro gli insorgenti e, dall’altro, fornendo un maggior sostegno organizzativo e finanziario alla crescita civile dei due paesi.

Quanto alla NATO, il concetto di comprehensive approach, già promosso nel 2008, è stato ribadito dall’Alleanza atlantica nel Vertice di Strasburgo-Kehl (3-4 aprile 2009), dove i paesi membri hanno deciso, tra l’altro, di sostenere il rafforzamento delle istituzioni afghane inviando ulteriore personale militare e civile all’interno di nuove missioni istituite nell’ambito della missione ISAF.

Il 1° dicembre 2009, la nuova strategia per l’Afghanistan e il Pakistan è stata resa pubblica dal presidente degli Stati Uniti, Barak Obama in un discorso tenuto davanti ai cadetti dell’accademia militare di West Point. La nuova strategia di controinsurrezione , fortemente voluta dal generale Mc Chrystal, che guida le due missioni internazionali (ISAF della Nato e Enduring Freedom a guida Usa) ha previsto l’invio di 30mila ulteriori soldati statunitensi. I paesi alleati hanno risposto all’appello del Presidente americano per un più ampio impegno militare (circa 7.000 unità). La nuova strategia statunitense si basa su due elementi, entrambi contrassegnati dal rilievo dato al fattore tempo: massiccio rafforzamento della presenza militare, come richiesto dai vertici militari, ma con tempi di dislocazione dei nuovi contingenti nel teatro di guerra più rapidi di quelli prefigurati dagli stessi militari, e con un’aspettativa di risultati (in definitiva, lo smantellamento di Al Qaeda) in tempi brevi; nuove pressioni sul governo del presidente afghano Karzai, chiamato ad assolvere precisi compiti di sicurezza e stabilità.

Al Pakistan, che con l’Afghanistan costituisce – nella visione condivisa dalla comunità internazionale – un’unica partita nella battaglia contro al Qaeda, Obama, in una lettera inviata al presidente Asif Ali Zardari, ha offerto una partnership strategica allargata, fondata su una più ampia cooperazione economica e militare e una più decisa mediazione per la soluzione dei contrasti con l’India, ma che esige che Islamabad rinunci ad usare i gruppi estremisti per perseguire obiettivi politici.

A Karzai, in particolare, Obama ha chiesto impegni precisi, tra cui l'istituzione di tribunali anti-corruzione. Le forze Usa saranno affiancate da unità specifiche dell'esercito afghano in un rinnovato sforzo (i tentativi in questo senso sono sino ad ora falliti) di trasformare le forze locali in una entità combattente autonoma.

Con riferimento alla strategia civile va sottolineato che, in parallelo con il surge militare, il Dipartimento di Stato americano ha definito il surge civile in un'apposita strategia che prevede anche l’aumento del numero di diplomatici e di esperti dei vari Dipartimenti inviati in Afghanistan, destinati ad aumentare consistentemente rispetto al 2009. La Afghanistan and Pakistan Regional Stabilization Strategy, presentata il 22 gennaio 2010 dal Segretario di Stato Clinton prevede un forte incremento dell’assistenza civile ad Afghanistan e Pakistan nell’ambito di una partnership duratura, destinata a prolungarsi oltre il ritiro delle truppe. Gli sforzi saranno concentrati, in attuazione di una nuova strategia civile-militare, innanzitutto nel sostegno all'agricoltura, cui verranno destinate, tra il resto, opere infrastrutturali di irrigazione.

Quanto ai PRTs, (Provincial Reconstruction Teams) le piccole unità addette alla cooperazione civile-militare (Cimic, secondo il gergo Nato) concepite secondo la dottrina, tipica dei manuali tattici di controinsurrezione, del “vincere i cuori e le menti”, esse si occupano, oltre che di mantenere rapporti con la popolazione, di piccoli progetti di infrastrutturazione e del conferimento di materiale umanitario. Le finalità dei PRT sono l’incremento del margine di sicurezza dei militari sul territorio, la promozione dell’accettazione della missione da parte della popolazione locale e il reperimento di informazioni a fini di intelligence. Non si tratta pertanto di un vero e proprio programma di ricostruzione, bensì di una serie di piccoli progetti non sempre tra di loro articolati. I PRT presenti in Afghanistan sono 26, distribuiti su 34 province e gestiti complessivamente da 14 paesi (gli Usa da soli ne hanno attivati 12, l’Italia uno, con base a Herat). È stato rilevato che il modello italiano di Prt rappresenta un esempio virtuoso, sia sotto il profilo dell’elevato rapporto tra la quantità di progetti realizzati e la relativa disponibilità finanziaria, sia sul versante metodologico, caratterizzato da un notevole grado di condivisione con le autorità locali e con le maestranze afghane, nonché da una modalità operativa sostanzialmente autonoma della parte civile rispetto a quella militare, pur in un ambito di collaborazione e di ricerca di sinergie. Va tuttavia sottolineato che il limitatissimo apporto di operatori civili che accomuna tutti i PRT, derivante anche dalle difficoltà di reclutamento, rappresenta un elemento di debolezza in quanto il ruolo della componente civile per la sostenibilità a lungo periodo della ricostruzione è unanimemente ritenuto cruciale. Inoltre, le Ong presenti in loco lamentano l’ingerenza del Prt nella sfera umanitaria, sostenendo che essa compromette i principi di neutralità, imparzialità ed indipendenza.

Nel primo trimestre 2010 il PRT italiano ha finanziato una serie di iniziative – portate a termine con manodopera locale - a favore del Governo della provincia di Herat, tra cui la costruzione di un edificio adibito a sala stampa e di uno destinato ad ospitare i funzionari del Consiglio provinciale, l’installazione di sistemi luce e di videosorveglianza finalizzati ad incrementare la sicurezza del compound del Governatore Nouristani e la costruzione di una base per il Comando Regionale dell’ANP.

 

Il quadro politico afghano

Il 19 dicembre 2009 è stato presentato alla Camera bassa afghana il nuovo governo di Hamid Karzai, nel quale figuravano numerosi ministri già membri della precedente compagine, oggetto di critiche in relazione a episodi di corruzione. La conferma, da parte di Karzai, dei responsabili dei dicasteri-chiave aveva suscitato una forte opposizione parlamentare; il braccio di ferro era culminato il 2 gennaio 2010 con il diniego della fiducia, in Parlamento, a 17 dei 24 ministri proposti dal presidente. Il carattere prevalentemente interno alle dinamiche politiche afghane del risultato della votazione era dimostrato, sottolineavano gli osservatori, dal fatto che il Parlamento aveva dato il via libera per i dicasteri i cui responsabili designati erano sostenuti dalla Comunità internazionale, come nel caso della Difesa e dell'Interno.

Nel tentativo di presentarsi alla Conferenza di Londra sull'Afghanistan (28 gennaio 2010) forte di una compagine governativa al completo, Karzai aveva revocato la pausa invernale dei lavori parlamentari; il Parlamento, tuttavia, il 16 gennaio aveva nuovamente bocciato 10 dei 17 ministri proposti, pur dando il via libera ai titolari di alcuni importanti Dicasteri, quali gli Esteri, la Giustizia e l’Economia.

La Conferenza di Londra ha fatto emergere un orientamento favorevole all’inizio di un recupero alla vita civile dei combattenti inquadrati dai talebani, ma in molti casi stanchi e sfiduciati: a tale scopo è stato stanziato un Fondo di 140 milioni di dollari, quasi interamente a carico di Germania e Giappone, a valere sul quale – come ha rilevato il Ministro degli Esteri italiano, On. Frattini – saranno finanziati specifici progetti (l’Italia ha mostrato preferenza per la formazione dei diplomatici afghani). Un ruolo di primo piano nella mediazione nei confronti dei talebani è stato affidato alla monarchia saudita, che ha peraltro escluso da ogni trattativa i talebani che fossero in diretto collegamento con Al Qaeda. In tale cornice il Presidente Karzai ha annunciato la convocazione di una Loya Jirga (assemblea) di riconciliazione nazionale, e un inasprimento della lotta alla corruzione. Durante la Conferenza è stato ribadito, da parte britannica e americana, che nel 2010 inizierà il passaggio (assai graduale) alle forze nazionali afghane della responsabilità della sicurezza in alcuni territori, destinato a completarsi, negli auspici della Conferenza, entro cinque anni. Già prima della Conferenza i dirigenti talebani avevano definito l’appuntamento di Londra una perdita di tempo.

Nonostante le speranze alimentate dalla Conferenza di Londra la situazione della sicurezza in Afghanistan è rimasta difficile: in gennaio vi è stata una serie di attentati nella capitale con un bilancio di oltre dieci morti e settanta feriti, mentre il 3 febbraio una pattuglia italiana è stata oggetto di un attentato mediante una bomba posta sul ciglio della strada al passaggio del blindato, fortunatamente senza serie conseguenze.

Il 13 febbraio è iniziata la più vasta offensiva della coalizione internazionale dal 2001, con largo impiego di uomini e mezzi, inizialmente per cacciare i talebani dalla roccaforte di Marjah e dal distretto di Nad Ali, nella provincia di Helmand. L’operazione denominata Moshtarak (“insieme” in lingua dari), che un portavoce del Ministero dell’interno afghano ha dichiarato conclusa il 4 marzo con la conquista di Marjah e la bonifica di parti del distretto di Nad Ali, ha avuto sostanzialmente successo ma, confermando le preoccupazioni preventivamente espresse da Karzai, non ha potuto evitare il coinvolgimento di alcuni civili. Il 7 marzo in visita a Marjah il Presidente afghano, accompagnato anche dal generale Stanley Mc Chrystal, ha incontrato circa 300 capi tribali dell’area ai quali ha chiesto appoggio politico promettendo la costruzione di infrastrutture civili.

Il 21 febbraio in un’altra area dell’Afghanistan un errore della NATO ha provocato 27 morti tra i civili che viaggiavano su un convoglio di minibus, scambiati per guerriglieri.

Una notizia positiva per la coalizione è venuta dalla capitale pakistana, ove i servizi di intelligence, in collaborazione con gli USA, avevano arrestato già il 7 febbraio il numero due dei talebani fedeli al mullah Omar, Abdul Ghani Baradar, con importanti compiti organizzativi militari e finanziari. Il 4 marzo le forze di sicurezza pakistane hanno arrestato Motasim Agha Jan, ex ministro delle finanze all’epoca del governo dei talebani (1996-2001), considerato dal Pakistan il numero sette nella lista dei “most wanted” degli Stati Uniti.

Va segnalato che la prosecuzione della missione NATO in Afghanistan è stata all’origine, a febbraio, della crisi del governo Balkenende, nei Paesi Bassi (determinando la necessità di un ricorso anticipato alle urne, il 9 giugno): i laburisti infatti hanno ritirato il loro sostegno all’Esecutivo in quanto contrari alla proroga di un anno richiesta dall’Alleanza atlantica al contingente olandese.

In un attentato compiuto a Kabul il 26 febbraio 2010 è deceduto il funzionario dell’Ambasciata italiana in Afghanistan Pietro Antonio Colazzo; i responsabili, un gruppo di sette talebani agli ordini del “governatore ombra” di Kabul, Daoud Shurkha (forse nascosto in Pakistan) sono stati arrestati, come annunciato dal governo di Kabul, il 24 maggio. Della serie di attentati suicidi coordinati compiuti nel centro di Kabul nella giornata del 26 febbraio sono rimaste vittime 17 persone tra le quali almeno 9 cittadini indiani e un cittadino francese. In un Consiglio di sicurezza nazionale riunito il 28 febbraio da Karzai erano state per il momento respinte le dimissioni del capo della polizia di Kabul, generale Abdul Rahman Rahman, del suo vice, e del capo del Dipartimento anticrimine, generale Abdul Ghafar Seyedzada, incaricati di portare a termine le indagini sul gravissimo attentato di Kabul che, secondo una tesi prevalente sebbene non ufficiale, sarebbe da ricondurre all’azione di un commando venuto dall’estero e mirante a scoraggiare il coinvolgimento dell’India nella soluzione della crisi afghana.

Il 6 marzo la parlamentare Fozia Kofi, ex vicepresidente della Camera bassa afghana, è uscita illesa da un attentato di un gruppo talebano al convoglio che la accompagnava da Jalalabad verso Kabul, costato invece il ferimento di due guardie del corpo.

In un incontro ad Islamabad il 10 marzo, il presidente afghano Karzai e il suo omologo pakistano Asif Ali Zardari si sono accordati per il rilancio del processo di una grande Jirga (Assemblea) congiunta a sostegno del processo di pace e riconciliazione proposto dal governo afghano. Secondo una sorta di road map concordata tra le due capitali, alla grande Jirga “consultativa” inizialmente convocata da Karzai a Kabul dal 29 aprile (e poi spostata a fine maggio) dovrebbe fare seguito una piccola assemblea (Jirgagai) e quindi una nuova grande Jirga a Islamabad. L’intento è anche quello di studiare il ruolo che le tribù pashtun residenti lungo la frontiera comune possono svolgere per arginare i talebani e al Qaeda.

Secondo quanto riportato dal New York Times il 16 marzo, il generale McCrystal, avrebbe deciso di assumere il controllo diretto dei reparti delle Forze speciali USA al fine di migliorare il coordinamento tra i reparti militari in campo e limitare gli incidenti che hanno frequentemente causato vittime tra i civili.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato il 22 marzo la risoluzione 1917(2010) che proroga per un altro anno la missione UNAMA a capo della quale è stato da poco nominato Staffan de Mistura in sostituzione di Kai Eide. La risoluzione, approvata all’unanimità, ha accolto le considerazioni espresse nel Rapporto del Segretario generale dell’ONU del 17 marzo, nel quale venivano indicate tre grandi aree di intervento: il coordinamento della ricostruzione civile con il governo di Kabul; l'assistenza in vista delle prossime elezioni legislative; la riconciliazione con i talebani moderati in seno alla Loya Jirga convocata nelle prossime settimane.

 

I rapporti tra il presidente afghano e i paesi della coalizione hanno conosciuto un momento di tensione all’inizio di aprile, quando Karzai, nel corso di una conferenza stampa, ha accusato organismi internazionali (Onu), i paesi europei e le rappresentanze diplomatiche straniere a Kabul di aver organizzato i brogli elettorali in occasione delle elezioni presidenziali dell'agosto 2009 e che erano stati imputati agli ambienti vicini allo stesso presidente. Gli osservatori avevano sottolineato come la denuncia di Karzai fosse avvenuta subito la bocciatura, da parte del Parlamento afghano, di un decreto di riforma della legge elettorale volto a revocare la maggioranza di membri stranieri all’interno della Commissione di controllo delle elezioni (Ecc); va rammentato che a settembre 2010 è previsto lo svolgimento delle elezioni legislative per il rinnovo della Wolesi Jirga. Immediata la richiesta di chiarimenti da parte segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, alla quale Karzai - nel sostenere di essere stato frainteso - ha confermato la “gratitudine del popolo e del governo afghani per il sostegno e il sacrificio della comunità internazionale per la pace in Afghanistan e nel mondo''.

La divisione del Parlamento tra Senato (Meshrano Jirga) che appoggia Karzai nel tentativo di emendare la legge elettorale, e Camera bassa (Wolesi Jirga) che, come accennato, lo ha respinto, ben rappresenta il clima di incertezza che caratterizza l’attuale quadro politico interno afghano.

Nonostante l’inquietudine espressa dall’Amministrazione americana per i commenti di Karzai sulle ingerenze occidentali nelle elezioni, il previsto incontro a Washington, tra i presidenti afghano e statunitense ha avuto luogo (11-14 maggio). In tale occasione l’amministrazione Usa ha ribadito al presidente afghano di considerarlo ''un partner affidabile'' nella lotta contro l'estremismo radicale, ma a patto che anche l'Afghanistan faccia la sua parte, e cominci a pensare alla sua sicurezza in termini di ''transizione''. Nel corso degli incontri è stata ribadita l’importanza della piena collaborazione da parte del governo afghano sia per quanto riguarda la lotta alla corruzione, sia per quanto riguarda la percezione delle truppe da parte della popolazione. Karzai, per parte sua, ha assicurato l’impegno afghano nel rafforzamento delle istituzioni per progredire “verso il suo futuro a passi decisi''.

La mattina del 17 maggio 2010 durante il trasferimento di un convoglio composto da numerosi mezzi delle forze internazionali da Herat verso Bala Murghab, nella zona nord-orientale dell'Afghanistan, l'esplosione di uno IED (ordigno improvvisato ad altissima potenza) sotto un Lince italiano che procedeva in quarta posizione nel convoglio ha causato l'uccisione di due alpini della Brigata Taurinense. Sul gravissimo episodio è intervenuto alla Camera il Ministro della difesa, Ignazio La Russa .

 

Breve focus sulla situazione in Pakistan

Il consolidamento delle istituzioni democratiche pakistane procede a rilento, a causa delle divisioni tra le forze politiche e della minaccia dei gruppi eversivi che mirano a imporre una visione radicale dello Stato, fondata sulla legge della shariah.

Le sfide che il Paese deve affrontare sono molte e complesse e per poterle affrontare è necessaria una leadership di altissimo livello. Tuttavia, il Presidente Zardari, in carica dal 6 settembre 2008, non sembra avere tutte le doti necessarie per guidare il Paese in questa delicata fase di transizione; sulla sua capacità di leader influisce negativamente anche la riapertura di vicende giudiziarie chiuse con un provvedimento di amnistia annullato dalla Corte Suprema.

La debolezza del quadro politico coincide con una fase assai delicata della vita del Pakistan, che sente ancora pesantemente la crisi economica e deve lottare contro gruppi eversivi che con ferocia e determinazione perseguono il rovesciamento delle istituzioni democratiche, nonostante i duri colpi subiti negli ultimi mesi con le operazioni dell’esercito nelle Federally Admistered Tribal Areas (FATA) e nella North Western Frontier Province (NWFP) e con gli attacchi dei droni statunitensi. La concretizzazione di ipotesi di soluzione negoziale del conflitto afghano potrebbe fornire al Pakistan l’opportunità di affermarsi come fattore di stabilità nell’intera regione facendo valere i legami dei suoi apparati intelligence e di sicurezza con il movimento taliban e gli altri gruppi impegnati nello jihad in Afghanistan. Tuttavia, il governo non riesce a esprimersi con una azione efficace e credibile ma si limita ad appelli generici e a impegni assai vaghi. In questo contesto, si sono aperti per i militari i margini per diventare gli interlocutori privilegiati degli USA, che hanno bisogno di un partner affidabile per il successo della loro strategia per la stabilizzazione dell’Afghanistan.

L’incertezza dello scenario politico interno costituisce anche un ostacolo alla ripresa del dialogo con l’India per la soluzione di annosi contenziosi che hanno prodotto guerre tra i due paesi.

Anche se molti osservatori hanno ancora dubbi sulla serietà dell’impegno pakistano nella lotta al terrorismo, l’arresto a Karachi di uno dei principali collaboratori del mullah Omar, Abdul Ghani Baradar, potrebbe rappresentare una svolta nell’atteggiamento dell’intelligence di Islamabad verso i gruppi jihadisti che ha contribuito a creare o ha appoggiato. I vertici delle forze armate sembrano aver rinunciato al loro interventismo in politica ma vogliono continuare a svolgere un ruolo di rilievo nella vita del Paese, sottraendosi al pieno controllo del potere civile. Tuttavia, nell’attuale contesto interno e internazionale, è da escludere l’ipotesi di una involuzione autoritaria, con l’esercito di nuovo alla guida del Pakistan o direttamente o tramite un governo da esso controllato.

In un rapporto della London School of economics diffuso all’inizio di giugno viene stata sottolineata la forte influenza pakistana, in particolare dei servizi di intelligence ISI, sui talebani afghani. Il rapporto è stato definito assolutamente sbagliato dal governo pakistano mentre il portavoce dell’esercito ha smentito che i servizi segreti militari pakistani addestrino e finanzino i talebani afghani.

 

Gli sviluppi più recenti

In una dichiarazione rilasciata il 26 maggio, Richard Holbrooke, rappresentante speciale di Barack Obama per Afghanistan e Pakistan, nel dirsi impressionato dallo ''sforzo non solo militare che sta facendo l'Italia'', definito determinante anche per la ricostruzione generale dell’Afghanistan, ha affermato che, secondo gli Usa, “gli italiani dovrebbero assumere anche un ruolo politico nell'Ovest, così come i tedeschi nel Nord e gli stessi Stati Uniti nel Sud'', sollecitando il nostro paese “a occupare sul fronte politico la stessa posizione occupata nell'addestramento”.

Nel corso di una conferenza stampa tenutasi il 30 maggio a Kabul il generale americano Stanley McChrystal ha sostenuto che, a seguito dell’esistenza di prove certe di un’attività di fornitura di armi dall’Iran e di addestramento di talebani svolta in territorio iraniano, le forze dislocate in Afghanistan stanno “lavorando per limitare nell'immediato e bloccare in futuro'' tali attività.

Sotto il profilo degli equilibri politici interni afghani va segnalato che il 31 maggio, nell’imminenza della Jirga (per la quale si veda oltre nella presente Nota) Karzai ha nominato sei dei sette membri di uno speciale comitato di controllo dell’attuazione della Costituzione, per dare riscontro a una richiesta dei parlamentari che hanno minacciato di boicottare l’appuntamento con l’attesa assemblea di pace. Gli osservatori hanno sottolineato che la decisione di Karzai è giunta in un momento di tensione nelle relazioni fra presidenza e Wolesi Jirga (Camera bassa del Parlamento) derivanti dal fatto che i parlamentari hanno deciso di non proseguire il lavoro legislativo se la presidenza non sottoporrà alla necessaria approvazione i nomi dei sette ministri che ancora mancano al governo afghano. Secondo quanto affermato da un portavoce della presidenza, i candidati per il completamento della compagine governativa saranno presentati alla Camera non appena conclusi i lavori della Jirga di pace.

A Kabul, dal 2 al 4 giugno 2010, si è svolta la Consultative Peace Jirga, più volte annunciata dal Presidente Karzai (in particolare nel corso della Conferenza di Londra del 28 gennaio 2010). Alla Jirga hanno partecipato circa 1.400 dei 1.600 delegati invitati (esponenti politici nazionali e locali, anziani tribali, elementi della società civile, personalità religiose) con una ridotta presenza femminile; erano presenti circa 200 osservatori afghani e stranieri. Nelle intenzioni l’assemblea avrebbe dovuto rappresentare tutta la società afghana (ad esclusione dei gruppi militanti che non sono stati invitati) ma, di fatto, la completezza della rappresentanza nazionale è risultata limitata dalla circostanza che i partecipanti sono stati scelti dal governo, in collaborazione con i governatori provinciali. Tale criterio ha provocato malcontento e riserve, e anche prese di posizione pretestuose o eccessivamente critiche. Rilevante l’assenza dell’ex candidato presidente Abdullah Abdullah , nonché di una serie di esponenti politici a vario titolo avversi al presidente Karzai.

Assenti anche due esponenti taliban indicati da molti come possibili mediatori nei colloqui di pace con i ribelli: maulawi Wakil Ahmad Mutawakil (ex Ministro degli esteri durante il regime islamico) e maulawi Abdul Salam Zaeef (ex Ambasciatore in Pakistan). Nell’aprire i lavori, il Presidente Karzai ha invitato i taleban a rinunciare alla guerra, creando così le condizioni per il ritiro delle forze straniere e ha anche offerto un’amnistia e incentivi agli elementi di basso livello che accettano la Costituzione, dichiarandosi pronto a negoziare la cancellazione dei nomi di dirigenti dalla blacklist dell’ONU e a garantire ad alcuni di essi la possibilità di ottenere asilo in paesi islamici. Karzai ha riconosciuto la grave condizione in cui versa la popolazione a causa di operazioni di counterinsurgency (arresti di persone innocenti e uccisione di civili) ma ha anche ribadito che il governo ha fatto il possibile per controllare la situazione, peraltro sensibilmente migliorata dopo la nomina del Generale McChrystal a comandante delle forze NATO e della Coalizione. Le proposte di Karzai erano già note in quanto contenute nell’Afghan Peace and Reintegration Programme, presentato in bozza agli inizi di maggio e illustrato all’Amministrazione Obama nel corso del vertice di Washington di maggio.

La scontata approvazione all’unanimità del piano del Presidente, che prevede, tra l’altro, per i militanti di base che rinunciano alla violenza la creazione di posti di lavoro nei settori delle costruzioni e dell’agricoltura e la possibilità di arruolarsi nell’esercito e nella polizia, nonché opportunità di formazione, e interessa interessando 220 distretti del paese (circa 4.000 villaggi) a partire dalle province di Kandahar, Helmand, Herat, Badghis, Nangarhar, Kunduz e Baghlan, è stata giudicata da taluni analisti come l’esito di un dibattito controllato dai “powerbrokers” filo-governativi a danno dei rappresentanti di interessi e realtà locali. Non manca chi ritiene che la Jirga costituisca un’iniziativa organizzata principalmente per rafforzare, di fronte all’opinione pubblica interna e internazionale, la credibilità di Karzai, seriamente compromessa dalle accuse di brogli che hanno macchiato la sua conferma alla Presidenza (le elezioni hanno avuto luogo il 20 agosto 2009). La conferenza si è conclusa con una risoluzione che chiede l’avvio di un processo articolato, comprendente anche colloqui con i militanti .

La comunità internazionale ha seguito con grande attenzione i lavori della Jirga: in una conferenza stampa congiunta, il generale McChrystal e il NATO Senior Civilian Representative, Mark Sedwill, hanno ribadito l’appoggio dell’occidente all’iniziativa, sottolineando che si tratta del primo di una serie di importanti eventi politici che si svolgeranno in Afghanistan nel 2010 (Conferenza di Kabul, nel prossimo luglio, ed elezioni politiche, a settembre).

In un comunicato del Segretario Generale dell’ONU, rilasciato il 4 giugno, Ban Ki-moon ha definito la Consultative Peace Jirga un passo significativo “toward reaching out to all Afghan people to promote an inclusive dialogue aimed at achieving stability and peace in Afghanistan”.

Per contro, la risposta dei gruppi armati anti-governativi alle offerte della Jirga è stata di netta chiusura come dimostrato, dopo le minacce apparse su siti web alla vigilia dell’evento, dall’attacco compiuto dai taliban il 2 giugno, durante il discorso di Karzai nel corso della Jirga. Nonostante il fallimento tattico dell’operazione, contenuta dalle forze di sicurezza presenti in formazione massiccia, l’obiettivo strategico di dimostrare che i taleban sono in grado di colpire ovunque a Kabul e sono una forza con la quale è comunque necessario fare i conti è stato conseguito: il 6 giugno, infatti, il Direttore del National Directorate of Security (NDS), Amrullah Saleh, e il Ministro dell’interno, Hanif Atmar si sono dimessi dai rispettivi incarichi, suscitando, negli ambienti occidentali, preoccupazione per gli eventuali riflessi sulle operazioni in corso o in preparazione, visto il buon livello di cooperazione che era stato raggiunto con le istituzioni da essi dirette. Al posto di Hatmar è stato designato, ad interim, Munir Mangal (attuale Vice Ministro) mentre la direzione del NDS è stata affidata a Ibrahim Spinzada, attuale Vice Direttore.

Le dimissioni delle due personalità sono state diversamente interpretate dagli osservatori. Secondo alcuni, Karzai ha subito le pressioni di Iran e Pakistan, più volte accusati di ingerenza negli affari interni afghani e di sostegno ai gruppi eversivi, evidentemente interessati a sgombrare il campo da interlocutori apprezzati dagli occidentali; nell’opinione di altri, dietro la sfiducia nei confronti dei due importanti collaboratori manifestata dal Presidente, che ha portato alle loro dimissioni, si intravvede l’autonoma volontà di Karzai di ribadire la propria indipendenza dall’Occidente, che aveva apprezzato e appoggiato l’azione dei dimissionari. Le opinioni convergono sul fatto che non sarà facile trovare sostituti adeguati alla delicatezza dei compiti correlati alla guida dell’ NDS e del dicastero dell’interno, anche tenuto conto del fatto che Karzai non è ancora riuscito a completare la formazione del governo, nonostante i ripetuti richiami da parte della Wolesi Jirga.

Il 7 giugno, giornata nera per i militari della Nato, che hanno subito 10 vittime, la comunità internazionale ha esaminato a Madrid le possibili tappe verso un ancora complicato superamento della guerra in Afghanistan, in occasione della 11ma riunione informale del gruppo 'AfPak', formato dagli inviati speciali per Afghanistan e Pakistan di quasi 40 governi. Per l’Italia ha partecipato Massimo Iannucci, inviato del Ministro degli affari esteri Franco Frattini. Incontrando la stampa, l’inviato statunitense Richard Holbrook ha ribadito che, sul piano militare, l’obiettivo rimane quello indicato da Obama, ossia avviare nel 2013 il ritiro delle truppe combattenti. Ma prima, sulla base anche delle indicazioni che verranno dalla Conferenza internazionale di Kabul del 20 luglio 2010, dove si prevede che il presidente Karzai annunci nuovi impegni verso il popolo afghano davanti ai rappresentanti della comunità mondiale, lungo il difficile percorso della normalizzazione ci sarà la tappa dell’ “afghanizzazione”: in tempi e modalità ancora da definire – ha spiegato all’ANSA Iannucci – vi sarà la graduale trasmissione alle autorità afghane della responsabilità di governo provincia per provincia, a partire dalle più stabili, “in un quadro di sicurezza garantita''. E fra le prime potrebbe esserci proprio la provincia di Herat, nel settore italiano, ha affermato il rappresentante italiano.

Il 23 giugno il Presidente degli Stati Uniti Obama ha rimosso il comandante della missione generale McChrystal, dopo che questi aveva rilasciato una serie di dichiarazioni polemiche verso l’Amministrazione americana. In sostituzione di McChrystal è stato designato il generale Petraeus (attuale comandante dell'U.S. Centcom - ilcomando centrale di Tampa in Florida, responsabile delle operazioni in Iraq e Afghanistan), la cui nomina dovrà essere a breve convalidata dal Senato americano e dai vertici della NATO. Sia il Presidente USA che il Segretario generale della NATO hanno precisato che l’avvicendamento non comporta alcun cambiamento nella strategia in Afghanistan.

 

 

DATI STATISTICI

Afghanistan

 

 

Di seguito si riporta un estratto del Afghanistan index redatto dalla Brookings Institution del 28 maggio 2010. Nell’Afghanistan index sono riportate statistiche di diversa natura e diversa fonte sulla situazione afgana, sia dal punto di vista militare sia dal punto di vista politico sociale ed economico. La stessa Brookings Institution precisa che la maggior parte delle informazioni proviene dal Governo USA anche se le stesse vengono spesso rielaborate in modo da mostrare i trend complessivi a partire dal 2001. Le informazioni provengono anche da fonti ONU, da organizzazioni non governative e da giornalisti stranieri sul campo. Ad ogni modo per ogni grafico di seguito fornito viene indicata con un’apposita nota la fonte di provenienza. In particolare nell’estratto vengono di seguito indicati (dove non altrimenti specificato le figure forniscono la serie storica dei relativi dati a partire dal 2001):

 

§         Figura 1.1 Truppe statunitensi impiegate in Afghanistan;

§         Figura 1.2 Truppe NATO impiegate in Afghanistan;

§         Figura 1.3 entità dei diversi contingenti nazionali

§         Figura 1.4 ripartizione delle truppe NATO nei diversi contingenti regionali,

§         Figura 1.5 dimensione delle forze di sicurezza afgane;

§         Figura 1.6 crescita annua, per effettivi, dell’esercito nazionale afgano dal 2003 ad oggi;

§         Figura 1.14 numero degli attacchi dell’insorgenza;

§         Figura 1.15 numero di eventi violenti nella zona di Kandahar nel 2006 e nel 2009;

§         Figura 1.16 numero stimato di omicidi nella zona di Kandahar nel 2009 e nel 2010;

§         Figura 1.17 forze di sicurezza nella zona di Kandahar, consistenza attuale e proiezioni per il luglio 2010;

§         Figura 1.18 incidenti mortali delle truppe statunitensi e della coalizione

§         Figura 1.20 ripartizioni per categorie delle vittime di incidenti mortali appartenenti alle truppe USA;

§         Figura 1.21 incidenti mortali delle truppe non statunitensi, ripartite per paese di appartenenza;

§         Figura 1.26 incidenti mortali dell’esercito nazionale afgano e della polizia nazionale afgana dal gennaio 2007 ad oggi;

§         Figura 1.27 stima delle vittime civili afgane di incidenti mortali come risultato diretto di combattimenti tra forze internazionali e governative da un lato e truppe di opposizione armata dall’altra negli anni 2006-2009;

§         Figura 1.28 dettaglio delle vittime civili afgane di incidenti mortali stimate per l’anno 2008, ripartite per tipo di incidente;

§         Figura 1.29 ripartizione per mese delle vittime civile afgane di incidenti mortali dal 2007 ad oggi;

§         Figura 1.31 numero stimato di sfollati in Afghanistan dal 2008 ad oggi;

§         Figura 1.32 famiglie afgane sfollate a seguito dell’operazione Moshtarak nella provincia di Hermand;

§         Figura 1.33 stima del numero di profughi negli stati confinanti;

§         Figura 1.34 profughi afgani rientrati volontariamente nel paese tra il 2002 e il 2008;

§         Figura 1.48 confronto delle esplosioni ripartite per provincia e per comando regionale nelle prime 22 settimane (da gennaio alla fine di maggio) del 2008 e del 2009;

§         Figura 2.1 informazioni demografiche sulla popolazione afgana;

§         Figura 2.2 informazioni sulla composizione delle assemblee legislative afgane;

§         Figura 2.3 numero detenuti in Afghanistan (2004-2010);

§         Figura 2.7 coltivazione annua di papavero in Afghanistan per ettari e percentuale sulla coltivazione globale (1990- 2009)

§         Figura 2. 8 produzione annuale di oppio (in tonnellate) e percentuale sulla coltivazione globale (1990- 2009);

§         Figura 2. 9 livelli di coltivazione di papavero, in Afghanistan, per ettari, ripartite per province;

§         Figura 2. 11 prezzo medio mensile dell’oppio dal settembre 2004 (espresso in dollari USA al Kg);

§         Figura 2. 12 posizione dell’Afghanistan nell’indice della libertà di stampa di Reporteurs sans frontières;

§         Figura 2. 13 posizione dell’Afghanistan nell’indice annuale di Transparency international;

§         Figura 3.1 tasso di inflazione annuale (2003-2009);

§         Figura 3. 2 PIL nominale (2002.2010);

§         Figura 3.3 crescita del PIL (2003-2007);

§         Figura 3.6 dimensioni del bilancio statale e locale dell’Afghanistan;

§         Figura 3.7 livelli stipendiali delle forze di sicurezza nazionali afgane;

§         Figura 3.9 depositi nelle banche commerciali afgane nel 2008-2009:

§         Figura 3.11 stima del numero delle utenze telefoniche in Afganistan;

§         Figura 3.12 percentuale stimata della popolazione afgana con accesso a acqua potabile e strutture igieniche (dati 2008);

§         Figura 3.13 iscrizione stimata annuale all’istruzione elementare secondaria;

§         Figura 3.14 livelli di povertà 2007;

§         Figura 3.15 finanziamenti stranieri.

 

Sul sito della Brookings institution (www.brookings.edu) è possibile consultare un ulteriore aggiornamento, all’11 giugno 2010, dell’Afghanistan index.


























 

 


Missione KFOR Kosovo

Partecipazione italiana dal13 giugno 1999

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                      NATO

Operazione di imposizione della pace (peace-enforcing)

Al termine dell’operazione “Allied Force" (guerra del Kosovo), il Consiglio atlantico della NATO ha deliberato, il 9 giugno 1999, la costituzione della KFOR (Kosovo Force) per ristabilire e mantenere la sicurezza nel Kosovo, nell'ambito dell'operazione Joint Guardian.

L’operazione, nella fase iniziale, ha comportato un dispiegamento di circa 43.000 militari sia della NATO, che di Paesi non appartenenti all’Alleanza, compresa la Russia.

L'obiettivo della missione è stato inizialmente quello di attuare e, se necessario, far rispettare gli accordi del cessate il fuoco o dell’Interim Agreement, allo scopo di fornire assistenza umanitaria e supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili, agevolando il processo di pace e stabilità.

Il compito attuale della missione, che è costituita da circa 15.700 militari, è quello di svolgere un’azione di presenza e deterrenza che mantenga un ambiente sicuro e che impedisca il ricorso alla violenza.

Nello specifico, i militari della KFOR effettuano il controllo dei confini tra il Kosovo e la Serbia; svolgono compiti di ordine pubblico e controllo del territorio; collaborano con l’UNMIK e realizzano attività di assistenza umanitaria.

Le attività di gestione dell'ordine pubblico sono affidate alla missione MSU (che ha supportato anche la missione SFOR in Bosmia), con sede a Pristina, posta alle dirette dipendenze del comandante di KFOR e composta prevalentemente dal personale dell'Arma dei Carabinieri.

Nell’ambito di KFOR si è inoltre svolta la missione NATO COMMZ W (Communication Zone West), che ha avuto inizio il 1° settembre 1999, con il compito di assicurare le vie di comunicazione per i rifornimenti logistici a KFOR e mantenere i necessari contatti con le organizzazioni internazionali presenti. Nell’ambito della riconfigurazione della presenza NATO nei Balcani, dal giugno 2002, la missione è stata rilevata dalla missione NHQ Tirana, con il compito di contribuire al coordinamento tra le Autorità albanesi, la NATO e le Organizzazioni della Comunità Internazionale.

Nell’ambito del processo di ricostituzione delle forze a guida NATO nei Balcani, il 12 novembre 2002, sono state accorpate le brigate multinazionali Nord e Ovest ed è stata costituita la Multinational Brigade South-West (MNB-SW) alla cui guida si sono alternate l’Italia e la Germania.

Alla fine del 2004, in occasione del passaggio di responsabilità delle operazioni militari NATO in Bosnia all’Unione europea, le autorità NATO hanno deciso di raggruppare tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto operativo, dando origine all’operazione Joint Enterprise che comprende le attività di KFOR, MSU, l’interazione NATO-UE, e gli Headquarters della NATO presso Skopje, Tirana e Sarajevo.

L’Italia ha retto il Comando di KFOR dal 1° settembre 2005 al 1° settembre 2006.

Nel maggio 2006, al fine di accrescere la flessibilità di impiego e la capacità di risposta a fronte di crisi improvvise, è stata decisa una ulteriore trasformazione della struttura di KFOR, completata nell’estate 2007, che, senza prevedere riduzioni numeriche dei contingenti, ha visto il passaggio dalla precedente articolazione su quattro Brigate multinazionali aventi ognuna la propria area di competenza, a cinque Task Forces, dotate di particolare flessibilità operativa, più una Forza di Reazione Rapida (Quick Reaction Force).

La MNB-SW è stata riarticolata in due distinte Multinational Task Force: una sotto Comando italiano (MNTF-W) che comprende contingenti di Spagna, Ungheria, Slovenia e Romania e una a guida tedesca (MNTF-S).

Le 5 Task Force sono basate a Mitrovica (Nord), Pristina (Centro), Gnjlane (Est), Prizren (Sud) e Belo Polje - PEC (Ovest).

Sono cinque i militari che hanno perso la vita nel corso della missione KFOR: il caporal maggiore Pasquale Dragano, appartenente al Corpo dei Bersaglieri, morto il 24 giugno 1999 a Djakovica; il caporalmaggiore Samuele Utzeri, che ha perso la vita il 2 aprile 2000 a Pec e, il 2 agosto 2000, il caporal maggiore Luigi Nardone. Il 9 agosto 2001 il Caporal Maggiore Scelto Giuseppe Fioretti ed il Caporal Maggiore Dino Paolo Nigro, del 3° Reggimento Alpini hanno perso la vita cadendo da un elicottero in fase di atterraggio.

La missione KFOR continua a svolgere i propri compiti nell’area kosovara anche dopo la proclamazione dell’indipendenza del Kosovo avvenuta il 17 febbraio 2008.

Consistenza del contingente italiano, compresa le missioni MSU ed EULEX Kosovo, al 31 gennaio 2010: 1.596unità (su un totale di 12.990)

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

2.219

2.314

2.150

Totale contingenti missione

16.169

15.589

15.500

Riferimenti normativi

Decreto-legge 17 giugno 1999, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 1999, n. 269, recante disposizioni urgenti in materia di proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali nei territori della ex Jugoslavia, in Albania e ad Hebron, nonché autorizzazione all'invio di un ulteriore contingente di militari dislocati in Macedonia per le operazioni di pace nel Kosovo

Il D.L. 180/1999 ha fissato il termine della partecipazione italiana al 30 settembre 1999

Decreto-legge 25 ottobre 1999, n. 371, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 1999, n. 487, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché autorizzazione all'invio di un contingente di militari in Indonesia ed in Australia per la missione internazionale di pace a Timor Est

Il D.L. 371/1999 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 1999

Decreto-legge 7 gennaio 2000, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 marzo 2000, n. 44, recante disposizioni urgenti per prorogare la partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace

Il D.L. 1/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2000

Decreto-legge 19 giugno 2000, n. 163, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 agosto 2000, n. 228, recante disposizioni urgenti in materia di proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace

Il D.L. 163/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2000

Decreto-legge 29 dicembre 2000, n. 393, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2001, n. 27, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché dei programmi delle Forze di polizia italiane in Albania

Il D.L. 393/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2001

Decreto-legge 19 luglio 2001, n.294, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 agosto 2001, n. 339, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché prosecuzione dei programmi delle Forze di polizia italiane in Albania

Il D.L. 294/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2001

Decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.15, recante disposizioni urgenti per la proroga della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 451/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 marzo 2002

Decreto-legge 16 aprile 2002, n. 64, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n.116, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 64/2002 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2002

Decreto-legge 20 gennaio 2003, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2003, n.42, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 4/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2003

Decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2003, n. 219, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena

Il D.L. 165/2003, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 231/2003.

Legge 11 agosto 2003, n. 231, recante differimento della partecipazione italiana a operazioni internazionali (originata da una proposta di legge il 23 luglio 2003)

La legge 231/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003

Decreto-legge 20 gennaio 2004, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 marzo 2004, n. 68, recante proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali

Il D.L. 9/2004 ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2004.

Decreto-legge 24 giugno 2004, n. 160, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2004, n. 207, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 160/2004, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 208/2004.

Legge 30 luglio 2004, n. 208, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata l'8 luglio 2004)

La legge 208/2004 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2005. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 39/2005.

Legge 21 marzo 2005, n. 39, recante disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata il 2 febbraio 2005)

La legge 39/2005 ha differito la partecipazione italiana al 30 giugno 2005

Decreto-legge 28 giugno 2005, n. 111, convertito dalla legge 31 Luglio 2005, n. 157, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 111/2005 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2005.

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2008, n. 183, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia

Il D.L. 147/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 183/2008, ha autorizzato un'ulteriore partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2008

Decreto-legge 29 Settembre 2008, n. 150, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l'anno 2008 (decaduto)

Il D.L. 150/2008, nel testo originario, ha autorizzato una ulteriore partecipazione italiana al 31 dicembre 2008. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nel D.L. 147/2008, convertito dalla legge 183/2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

26 marzo 1999                                     Senato                            Assemblea

Discussione di mozioni sulla crisi del Kosovo e approvazione delle mozioni Salvi ed altri 1-00378 e Meluzzi ed altri 1-00379

26 marzo 1999                                    Camera                            Assemblea

Comunicazioni del Governo (Presidente del Consiglio), e discussione di mozioni sulla crisi in Kosovo e approvazione delle risoluzioni Mussi ed altri 6-00078, Sbarbati ed altri 6-00079 e Volonté ed altri 6-00081

13 aprile 1999                                      Senato                            Assemblea

Comunicazioni del Governo (Presidente del Consiglio dei ministri) sulla crisi balcanica e approvazione della risoluzione Salvi ed altri 6-00037

13 aprile 1999                                      Camera                            Assemblea

Comunicazioni del Governo (Presidente del Consiglio dei ministri) ed approvazione delle risoluzioni Mussi ed altri 6-00083 e Pisanu ed altri 6-00082 sugli sviluppi della crisi nei Balcani

24 marzo 2004                                    Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro degli esteri) sulla situazione in Kosovo

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

13 febbraio 2007                                  Camera                            Esteri e Difesa

Audizione del capo di Stato maggiore della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

12 settembre 2007                                Camera                                   Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

11 dicembre 2007                                 Senato                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (Sottosegretari agli Esteri e alla difesa) sugli ultimi sviluppi della situazione nei Balcani con particolare riferimento al Kosovo

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

28 luglio 2009                                      Camera                            Assemblea

Informativa urgente del Governo (Ministro della difesa) sulla partecipazione delle Forze armate italiane alle missioni internazionali

25 novembre 2009                                Camera                            Commissione Esteri

Svolgimento dell'interrogazione 5-02144 Stefani sulla protezione internazionale dei luoghi sacri ortodossi in Kosovo

1 giugno 2010                                      Camera                            Assemblea

Svolgimento dell'interrogazione a risposta immediata Mosella 3-01097 concernente iniziative per la revisione della qualità della spesa del Ministero della difesa, anche al fine di valorizzare il      ruolo internazionale dell'Italia

9 giugno 2010                                      Camera                            Commissione Difesa

Svolgimento dell'interrogazione a risposta immediata 5-03012 Mogherini Rebesani sulle notizie di stampa concernenti la rinuncia da parte del Governo italiano ad assumere il Comando centrale della missione KFOR in Kosovo

 

Il conflitto: retroterra storico e sviluppi recenti
(a cura del Dip. Affari esteri)

 

Kosovo

Il Kosovo rappresenta un’area di grande incertezza nel quadro pur non lineare dei Balcani occidentali. Dopo circa dieci anni di amministrazione internazionale Pristina ha unilateralmente dichiarato l’indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio del 2008.

L’indipendenza è stata subito riconosciuta dagli Usa e dalla maggior parte dei paesi europei (Italia inclusa); la Serbia continua però a considerare il Kosovo parte integrante del suo territorio nazionale, come del resto riconosce anche la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, approvata nel 1999 nell’ambito degli accordi che hanno messo fine ai bombardamenti della Serbia da parte della Nato. Molti Stati, tra cui Russia e Cina, paesi con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sono solidali con Belgrado.

Ad oggi i paesi che hanno riconosciuto il Kosovo sono oltre sessanta con un trend dei riconoscimenti in netta flessione nel 2009 rispetto all’anno precedente, probabilmente a seguito del ricorso alla Corte internazionale di giustizia, l’organo dell’Onu incaricato di regolamentare le controversie tra gli Stati cui Belgrado ha chiesto di pronunciarsi sulla legittimità dell’indipendenza proclamata unilateralmente da Pristina. La Corte ha iniziato a esaminare il caso il 1° dicembre 2009 e il suo parere, peraltro non vincolante, è atteso per i prossimi mesi.

Come è noto, cinque paesi membri dell’Unione europea (Spagna, Grecia, Romania, Slovacchia e Cipro) non sono disposti a riconoscere il nuovo Stato senza un previo avallo dell’Onu, per timore di alimentare movimenti separatisti interni . L’assetto istituzionale del paese rimane contrassegnato da fragilità ed all’interno del territorio kosovaro Pristina esercita un’autorità limitata sia dall’importante ruolo svolto dagli attori internazionali, fra cui gli Usa e l’Ue, sia dall’incapacità di controllare le aree a maggioranza serba. In seguito alle ostilità dei nazionalisti albanesi, la gran parte dei serbo-kosovari si è spostata nei distretti settentrionali, dove hanno dato vita a istituzioni autonome che non riconoscono l’autorità di Pristina.

La fragilità economica del Kosovo nonostante gli ingenti sforzi finanziari della comunità internazionale incrementa le capacità di reclutamento delle organizzazioni criminali. In un rapporto rilasciato a Pristina il 20 maggio 2010 da International Crisis Group si afferma che corruzione e criminalità, coniugate alla debolezza del sistema giudiziario,ostacolano gli investimenti impedendo al Paese di contrastare efficacemente povertà e isolamento.

In tale difficile contesto l’Unione europea sta profondendo un grande impegno per normalizzare la situazione del Kosovo. Oltre a partecipare alle missioni della Nato (KFOR) e dell’Onu (UNMIK), i paesi membri hanno dato il via nel 2008 alla missione di polizia e amministrazione civile e giudiziaria Eulex che ha il compito di migliorare la sicurezza e promuovere il rispetto dello stato di diritto e che, dopo un periodo di transizione, avrebbe dovuto sostituire l'UNMIK.

A tale proposito va sottolineato che, nell’ambito del processo di riduzione del contingente militare italiano impegnato nella missione KFOR in Kosovo, la ''riconfigurazione'' del contingente italiano , non farà venir meno, come affermato da fonti dello Stato Maggiore della Difesa, l’impegno per la protezione quattro luoghi di culto della Chiesa serbo-ortodossa: il monastero di Visoky in Decane, il monastero di Goriok, il monastero di Budisavic ed il Patriarcato di Pec.

Il quadro politico emerso dalle elezioni per il rinnovo di 36 amministrazioni locali svoltesi il 15 novembre 2009 ha visto la netta affermazione dei partiti di governo, il Partito democratico del Kosovo (PDK), del Premier Hashim Thaci e la Lega democratica del Kosovo (LDK), fondata dallo scomparso Ibrahim Rugova e guidata attualmente dal presidente Fatmir Sejdiu. Ampio l'astensionismo nelle enclaves serbe nel nord del paese, dove la maggioranza delle municipalità è sostenuta economicamente da Belgrado; al contrario le comunità serbe del sud hanno partecipato al voto.

Il 27 gennaio 2010 hanno preso il via a Pristina colloqui tra rappresentanti del governo del Kosovo e una delegazione della Commissione europea in vista di una possibile liberalizzazione dei visti per i cittadini del Kosovo verso i Paesi dell'area Schengen. La posizione italiana su tale tema è favorevole ma esige che Pristina compia progressi in termini di organizzazione della magistratura, rafforzamento della tutela dei diritti umani e lotta alla corruzione.

La richiesta che il Kosovo non venga escluso dal processo di liberalizzazione dei visti è stata da ultimo (1° marzo 2010) formulata dal Ministro degli esteri kosovaro, Skender Hyseni, ai componenti della delegazione della Commissione esteri della Camera, guidata dal Presidente Stefano Stefani, durante la missione da essi svolta nei Balcani occidentali. Il Presidente Stefani, con riferimento al tema dell’indipendenza del Kosovo, ha ribadito che la realtà del Kosovo indipendente è irreversibile, ribadendo, tra il resto, l’impegno italiano per la prospettiva europea di Pristina. Il consenso dell’Ue su tale prospettiva è stato ribadito, il 6 maggio 2010, dal Commissario europeo all’allargamento, Stefan Fuele.

La posizione italiana, come è noto, è volta a incoraggiare Pristina a non irrigidirsi nei confronti di Belgrado e a prodursi nel dialogo, in particolare nell’area Mitrovica, nel nord del Kosovo, dove vive una maggioranza serba e dove Belgrado mantiene proprie strutture parallele.

Il 4 febbraio 2010 la comunità dei serbi del Kosovo ha respinto il piano per l'integrazione del nord del paese nel resto delle strutture istituzionali kosovare, messo a punto dal Rappresentante internazionale Pieter Feith. Il piano per il Kosovo settentrionale - dove più massiccia è la presenza di popolazione serba - prevede di integrare nel resto del paese le strutture parallele (scuole, ospedali) create dai serbi con l'appoggio politico ed il sostegno finanziario di Belgrado. L’8 febbraio il piano ha avuto l’avallo del Gruppo internazionale sul Kosovo, promosso dall’UNHCR, provocando l’immediata reazione di Belgrado, che lo ha respinto.

Il 17 febbraio 2010, secondo anniversario della proclamazione di indipendenza del Kosovo dalla Serbia, in un discorso pronunciato dinanzi al Parlamento il presidente del Kosovo Fatmir Seydiu ha denunciato la ''politica aggressiva'' di Belgrado nei confronti di Pristina riferendosi anche alle strutture di governo parallele create dalla popolazione serba, e finanziate e sostenute dalle autorità di Belgrado.

Nel corso della sua missione nei Balcani occidentali (febbraio 2010) il Rappresentante Ue per gli affari esteri Catherine Ashton, nel ribadire che il Kosovo è parte integrante della strategia comunitaria dei Balcani occidentaliha affermato che l’Ue “può aver lasciato la questione dello status ai singoli Stati membri ma è chiaro che il futuro del Kosovo è europeo”.

In vista della Conferenza Ue-Balcani in programma a Sarajevo il 2 giugno 2010, destinata a confermare, come sottolineato dal ministro degli esteri italiano Franco Frattini, che i Balcani occidentali non hanno alternativa all’adesione graduale all'Unione europea, è in corso un intenso lavoro diplomatico volto a garantire la presenza contemporanea al tavolo delle due delegazioni, serba e kosovara. La Serbia, infatti, ha in più circostanze ribadito la propria disponibilità a partecipare alla Conferenza soltanto se la delegazione del Kosovo sarà accompagnata da una rappresentanza dell’UNMIK, la missione Onu presente in Kosovo, mentre Pristina ha fatto sapere che sarà presente solo se i rappresentanti kosovari potranno parlare, senza intermediazione, a nome del proprio paese. Proprio a causa di tale contrapposizione la Serbia non ha preso parte alla conferenza sull'integrazione europea dei Balcani occidentali di Brdo pri Kranju, in Slovenia, organizzata, il 20 marzo 2010 con l'appoggio della Ue.

 

In questo contesto complessivo, nel mese di aprile il governo kosovaro ha annunciato che dal prossimo anno i cittadini serbi potranno attraversare il confine con il Kosovo solo se muniti di passaporto e non con la carta di identità come attualmente previsto. L’autorità per le telecomunicazioni del Kosovo il 23-24 aprile ha disattivato oltre 20 stazioni di operatori telefonici serbi, nel Kosovo centrale, causando proteste nell’enclave serba di Gracanica e due attacchi ad installazioni dell’operatore telefonico kosovaro. Infine il 30 maggio si sono svolte elezioni locali nella parte settentrionali della provincia organizzate dalla Serbia e non riconosciute da EULEX.

 

 

 

DATI STATISTICI
Kosovo

 

Fonte: CIA - The World Factbook

Popolazione: 1,815,048 (stime 2010)

Ripartizione della popolazione per classi di età (stime 2010):

da 0 a 14 anni

27.5% (maschi 259,756; femmine: 239,247)

Da 15 a 64 anni

65.9% (maschi 623,674; femmine 572,015)

Oltre 65 anni

6.6% (maschi 51,042; femmine 69,314)

 

Gruppi etnici (stime 2000):

Albanesi

88%

Serbi

7%

Altri gruppi etnici (Bosniaci, Gorani, zingari (gruppo etnico “Roma” o “Gypsies”), Turchi, Ashkali, Egiziani)

5%


Missione MAIL-T

Missione NATO in di supporto alle Forze armate albanesi dopo l’ingresso dell’Albania nell'Alleanza

Partecipazione italiana dal       15 aprile 2009

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                      NATO

Operazione di assistenza internazionale (tecnica e di addestramento)

La missione MAIL-T (Military Accession and Integration Liaison Tirana) ha il compito di fornire supporto alle autorità locali per facilitare, a seguito dell’ingresso del Paese nella NATO, il processo di integrazione delle Forze Armate albanesi con quelle degli altri paesi appartenenti all’Alleanza Atlantica.

La missione è stata costituita il 15 aprile 2009, all’ingresso dell’Albania nella NATO, per trasformazione del precedente NATO HQ TIRANA - NHQT, ed è guidata da un NATO Senior Military Representative (SMR) del Joint Force Commander Naples e svolge azioni di supporto alle Autorità albanesi per facilitare il processo d’integrazione delle Forze Armate albanesi.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 2unità (su un totale di 11)

Riferimenti normativi

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010


Missione MFO

Forza multinazionale di interposizione che pattuglia lo stretto di Tiran nel Sinai tra Egitto e Israele

Partecipazione italiana dal 10 marzo 1982

Operazioni non condotte da Organizzazioni internazionali

Operazione di mantenimento della pace (peace-keeping)

L'MFO (Multinational Force and Observer) è un'organizzazione internazionale indipendente per il mantenimento della pace tra la Repubblica Araba d'Egitto e lo Stato d' Israele, sancita dal Trattato di Pace di Camp David del 1979, con l'obiettivo di assicurare la libertà di navigazione nello stretto di Tiran (Mar Rosso), nel rispetto dell'art. 5 del Trattato. La MFO è stata istituita con contingenti di 11 Paesi (Fiji, Norvegia, Colombia, USA, Gran Bretagna, Uruguay, Francia, Australia, Olanda, Nuova Zelanda e Italia) a seguito degli accordi trilaterali di Camp David del 26 maggio 1979 (USA, Egitto, Israele); con tale intesa Israele restituiva all’Egitto il territorio della penisola del Sinai, occupato nella guerra del 1967, a condizione che l’intera area fosse demilitarizzata e sorvegliata da una forza multinazionale, che doveva garantire il rispetto delle clausole del Trattato da parte degli Stati contraenti. Successivamente, sono entrate a far parte della MFO l’Ungheria e il Canada mentre hanno cessato la propria partecipazione l’Olanda e la Gran Bretagna.

La partecipazione dell'Italia è stata stabilita con l'accordo del 16 marzo 1982 tra il Governo della Repubblica italiana e il direttore generale della Forza multinazionale e di osservatori.

Secondo tale accordo il Governo italiano fornisce alla MFO un contingente navale che ha una responsabilità primaria nell'effettuare pattugliamenti navali nello Stretto di Tiran e nelle sue vicinanze.

Il contingente navale che effettua la missione è composto da tre dragamine e può impiegare fino a 90 unità di personale. Lo Scambio di Note, effettuato a Roma il 6 e il 25 marzo 2002, proroga la partecipazione italiana ad MFO fino al 25 marzo 2007.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 78unità (su un totale di 1.700)

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

78

80

78


Riferimenti normativi

Legge 29 dicembre 1982, n. 968, recante ratifica ed esecuzione dell'accordo di sede tra il Governo della Repubblica italiana e la Forza multinazionale e osservatori (MFO) per lo stabilimento in Italia del quartiere generale dell'Organizzazione, firmato a Roma il 12 giugno 1982 (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 7 agosto 1982)

La legge 968/1982 ha ratificato l'Accordo tra l'Italia e il direttore della MFO per lo stabilimento in Italia del Quartier generale

Legge 29 dicembre 1982, n. 967 recante ratifica ed esecuzione dell'accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il direttore generale della Forza multinazionale e di osservatori, effettuato con scambio di lettere, con due allegati, a Roma, il 16 marzo 1982, per la partecipazione dell'Italia alla Forza multinazionale e di osservatori nel Sinai (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 23 settembre 1982)

La legge 967/1982 ha ratificato l'Accordo tra l'Italia e il direttore della MFO che fissa il termine della partecipazione italiana al 25 marzo 1984

Legge 28 novembre 1985, n. 721 recante ratifica ed esecuzione dello scambio di lettere tra l'Italia e la MFO concernente l'estensione della partecipazione dell'Italia nella MFO, effettuato a Roma il 16 marzo 1984 (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 17 settembre 1984)

La legge 721/1985 ha ratificato l'Accordo tra l'Italia e il direttore della MFO che fissa il termine della partecipazione italiana al 25 marzo 1986

Legge 25 marzo 1988, n. 102 recante ratifica ed esecuzione dello scambio di note tra l'Italia e la MFO concernente la proroga della partecipazione italiana nella MFO, effettuato a Roma il 24 marzo 1986 (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 12 novembre

La legge 102/1988 ha ratificato l'Accordo tra l'Italia e il direttore della MFO che fissa il termine della partecipazione italiana al 25 marzo 1988

Legge 1 dicembre 1989, n. 397 recante ratifica ed esecuzione dello scambio di lettere tra il Governo della Repubblica italiana e la MFO (Forza multinazionale ed osservatori), concernente la proroga della partecipazione italiana alla MFO, effettuato a Roma il 25 marzo 1988 (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 9 novembre 1988)

La legge 397/1989 ha ratificato il rinnovo dell'Accordo tra l'Italia e il direttore della MFO che fissa il termine della partecipazione italiana al 25 marzo 1990

Legge 5 ottobre 1991, n. 328 recante ratifica ed esecuzione dell'accordo, effettuato mediante scambio di lettere, tra il Governo della Repubblica italiana e la MFO (Forza multinazionale ed osservatori), concernente la proroga della partecipazione italiana alla MFO, firmato a Roma il 12 marzo 1990 (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 17 ottobre 1990)

La legge 328/1991 ha ratificato l'Accordo tra l'Italia e il direttore della MFO che fissa il termine della partecipazione italiana al 25 marzo 1992

Legge 2 gennaio 1995, n.12 recante ratifica ed esecuzione dello scambio di note relativo all'estensione della partecipazione italiana alla Forza multinazionale e osservatori (MFO), con allegato addendum, effettuato a Roma il 17 e 24 marzo 1992 (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 6 luglio 1994)

La legge 12/1995 ha ratificato l'Accordo tra l'Italia e il direttore della MFO che fissa il termine della partecipazione italiana al 25 marzo 1997

Legge 23 aprile 1998, n. 132 recante ratifica ed esecuzione dello scambio di note relativo al rinnovo dell'accordo per la partecipazione italiana alla Forza multinazionale ed osservatori (FMO), effettuato a Roma il 16 dicembre 1996 e il 21 marzo 1997 (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 31 ottobre 1997)

La legge 132/1998 ha ratificato il rinnovo dell'Accordo tra l'Italia e il direttore della MFO che fissa il termine della partecipazione italiana al 25 marzo 2002

Legge 19 agosto 2003, n. 249 recante ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note relativo al rinnovo dell'accordo per la partecipazione italiana alla Forza multinazionale ed osservatori (MFO), effettuato a Roma il 6 ed il 25 marzo 2002 (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 15 gennaio 2003)

La legge 249/2003 ha ratificato il rinnovo dell'Accordo tra l'Italia e il direttore della MFO che fissa il termine della partecipazione italiana al 25 marzo 2007

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

19 marzo 1982                                    Camera                            Commissioni riunite Esteri e

Comunicazioni del Governo (Ministri degli Esteri e della Difesa) sulla partecipazione dell'Italia       alla Forza multinazionale del Sinai: viene sostenuta da una dichiarazione di un rappresentante della maggioranza, di contenuto analogo alla risoluzione votata dal Senato

19 marzo 1982                                     Senato                            Commissioni riunite Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministri degli Esteri e della Difesa) sulla partecipazione dell'Italia alla Forza multinazionale del Sinai ed approvazione della risoluzione Orlando

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

12 settembre 2007                               Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

25 novembre 2009                                Camera                            Commissione Esteri

Audizione informale del Direttore Generale della Forza Multinazionale ed Osservatori in Sinai (MFO), Ambasciatore David Satterfield

 

Per informazioni sulla situazione politica e sociale cfr. Scheda Eubam Rafah


Missione MIATM

Missione italiana di assistenza tecnico militare a Malta

Partecipazione italiana dal       14 luglio 1988

Operazioni non condotte da Organizzazioni internazionali

Operazione di assistenza internazionale (tecnica e di addestramento)

Il 14 luglio del 1988 è stato firmato un Memorandum di intesa tra il Ministero della difesa italiano ed il Ministero degli esteri maltese in seguito al quale è stata istituita la MIATM (Missione di assistenza tecnico militare), che opera oggi con lo scopo di fornire assistenza all'addestramento militare di personale maltese in vari settori d'impiego e di assicurare un servizio di ricerca e soccorso (SAR).

La missione è composta da Ufficiali e Sottufficiali dell'Esercito, della Marina Militare e dell'Aeronautica Militare e impiega 2 elicotteri AB-212 e 50 automezzi vari.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 36unità

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Unità

49

37

37

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

12 settembre 2007                                Camera                                   Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

 

 


Missione MINURSO

Missione delle Nazioni Unite per il referendum sull’autodeterminazione del popolo Sahrawi (Sahara occidentale)

Partecipazione italiana dal 27 settembre 1991

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                        ONU

Operazione di mantenimento della pace (peace-keeping)

MINURSO (Mission des Nations Unies pour le Referendoum dans le Sahara Occidentale) è stata costituita con risoluzione dell'ONU n. 690 del 29 aprile 1991, in conformità con le “proposte di accordo” accettate il 30 agosto 1988 dal Marocco e dal Frente Popular para la Liberaciòn de Saguia el-Hamra y de Rio de Oro (Frente POLISARlO).

Scopo principale della missione era quello di controllare lo svolgimento del referendum, programmato entro il termine di 29 settimane dall’entrata in vigore dell’accordo sul cessate il fuoco, sottoscritto il 6 settembre 1991. Il referendum doveva decidere sull’indipendenza della ex colonia spagnola annessa di fatto dal Marocco nel 1975. Tuttavia, a causa della divergenza tra le parti su alcuni degli elementi chiave del progetto di accordo, in particolare per quanto concerneva i criteri necessari ad ottenere il diritto di voto, non è stato possibile attuare il piano, anche se le scadenze previste sono state ripetutamente modificate. La principale funzione di MINURSO nel suo attuale limitato spiegamento è pertanto ristretta a completare il processo di identificazione, a verificare il cessate il fuoco e l'interruzione delle ostilità, a vigilare sulla polizia locale e a garantire sicurezza e ordine negli uffici per l'identificazione e la registrazione nelle liste elettorali.

Il mandato di MINURSO è stato da ultimo prorogato fino al 30 aprile 2011 dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 1920/2010.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 5unità (su un totale di 915)

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

5

5

5

Totale contingenti missione

221

232

239

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

21 novembre 1991                                Camera                            Commissione Esteri

Discussione e approvazione all'unanimità della risoluzione Crippa 7-00482, concernente il piano di pace ONU per il Sahara occidentale

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

13 febbraio 2007                                  Camera                            Esteri e Difesa

Audizione del capo di Stato maggiore della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

12 settembre 2007                                Camera                       Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

 

Il conflitto: retroterra storico e sviluppi recenti

 

Marocco (Sahara occidentale)

Proseguono senza esiti i colloqui di pace tra il Marocco e il Fronte Polisario. Il 7 aprile anche il segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon ha constatato il fallimento dei suoi recenti colloqui con le due parti. Il dialogo tra le parti prosegue dal giugno 2007, senza aver individuato una soluzione alla disputa accesasi a seguito dell’annessione del Sahara Occidentale da parte del Marocco dopo la fine del dominio coloniale spagnolo nel 1975. Il cessate il fuoco stabilito nel 1991 ha lasciato immutata la situazione fino ad oggi.

Il 29 aprile il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha prorogato il mandato della missione MINURSO fino all’aprile 2011.

 

Per approfondimenti cfr. Osservatorio di politica internazionale, Mediterraneo e Medio Oriente, gennaio-marzo 2010, a cura del Cesi

 

 


Missione MINUSTAH

Missione ONU per la stabilizzazione di Haiti

Partecipazione italiana dal 25 maggio 2010

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                        ONU

Operazione di mantenimento della pace (peace-keeping)

MINUSTAH (United Nations Stabilization Mission in Haiti) è stata costituita con la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1529 del 29 febbraio 2004 che gli ha affidato il compito di sostenere il Governo di transizione per assicurare condizioni di stabilità che favoriscano un processo di democratizzazione. In quest’ottica la missione ha altresì il compito di assistere il Governo nella ricostruzione di una forza di polizia nazionale, attraverso il monitoraggio, la ristrutturazione e la riforma della Polizia locale secondo standard democratici.

L’Italia aveva già partecipato alla missione, dal marzo al dicembre 2008, con 5 unità della Guardia di Finanza, che collaboravano alla riforma del Dipartimento marittimo, aereo, frontaliero e migratorio della Polizia locale.

A seguito del sisma che ha colpito Haiti il 12 gennaio 2010, l'ONU, con la risoluzione n. 1908/2010, ha incrementato il contingente della missione per sostenere la ricostruzione e la stabilità del Paese.

L’Italia ha attivato, dal 25 maggio 2010, l’operazione “Caravella” che si svolge nell’ambito della missione MINUSTAH e che vede l’impiego di un contingente di 120 carabinieri e di 10 unità dell'Aeronautica Militare. Gli italiani svolgono funzioni di controllo dell’ordine pubblico, attività di pattugliamento, nonché di addestramento delle unità di polizia locali. Il personale dell’Aeronautica Militare ha l’incarico di garantire le comunicazioni strategiche. Il contingente italiano integra nella sua struttura 39 unità di polizia messo a disposizione da altre due Nazioni.

Consistenza del contingente italiano al 25 maggio 2010: 130unità (su un totale di 10.916)

Riferimenti normativi

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 30 settembre 2008.

Decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2008, n. 183, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia

Il D.L. 147/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 183/2008, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2008

Decreto-legge 29 Settembre 2008, n. 150, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l'anno 2008 (decaduto)

Il D.L. 150/2008, nel testo originario, ha autorizzato il differimento del termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nel D.L. 147/2008, convertito dalla legge 183/2008.

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha autorizzato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

20 aprile 2010                                      Camera                            Assemblea

Svolgimento dell'interrogazione Fava ed altri 3-00849 su chiarimenti in merito all'invio di mezzi e contingenti militari ad Haiti

 

 


Missione in Libia contro la tratta degli esseri umani

Missione di cooperazione italo-libica per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina

Partecipazione italiana dal25 maggio 2009

Operazioni non condotte da Organizzazioni internazionali

Operazione di assistenza internazionale (polizia locale)

La missione ha il compito di rendere esecutivo l'Accordo sottoscritto a Tripoli il 29 dicembre 2007, dal ministro dell'Interno italiano e dal ministro degli Esteri libico. Il Protocollo è finalizzato a realizzare una cooperazione tra l'Italia e la Libia per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina.

Le due parti si impegnano ad intensificare la collaborazione nella lotta contro le organizzazioni criminali dedite al traffico degli esseri umani e allo sfruttamento dell'immigrazione clandestina.

L'accordo prevede, in particolare, l'organizzazione di pattugliamenti marittimi congiunti davanti alle coste libiche. Il Governo italiano si impegna, inoltre, a sostenere con l'Unione europea i programmi di cooperazione con la Libia, con particolare riferimento ai controlli sull'immigrazione clandestina.

L'accordo firmato a Tripoli prevede che l'Italia e la Libia organizzeranno pattugliamenti marittimi con 6 unità navali - tre guardacoste e tre vedette della Guardia di Finanza - cedute temporaneamente dall'Italia. I mezzi imbarcheranno equipaggi misti con personale libico e con personale di polizia italiano per l'attività di addestramento, di formazione, di assistenza e manutenzione dei mezzi. Le operazioni di controllo, di ricerca e salvataggio sono svolte nei luoghi di partenza e di transito delle imbarcazioni dedite al trasporto di immigrati clandestini, sia in acque territoriali libiche che internazionali.

L'Italia - secondo l'accordo - si impegna a cooperare con l'Ue per la fornitura (con finanziamento a carico del bilancio comunitario) di un sistema di controllo per le frontiere terrestri e marittime libiche, al fine di fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, da realizzare secondo le esigenze rappresentate dalla parte libica alla delegazione della missione Frontex.

Per garantire, poi, una efficace direzione e il coordinamento delle attività addestrative ed operative di pattugliamento marittimo, Italia e Libia convengono di istituire, presso una idonea struttura, per l'intera durata del Protocollo di Cooperazione, un Comando operativo interforze, con il compito di:

a) disporre l'attuazione quotidiana delle crociere addestrative e di pattugliamento;

b) individuare, nell'area di pattugliamento, zone di specifico approfondimento, sulla base degli elementi informativi nel frattempo acquisiti;

c) raccogliere le informazioni operative acquisite dalle unità operative;

d) impartire le direttive di servizio necessarie in caso di avvistamento e/o fermo di natanti con clandestini a bordo;

e) svolgere compiti di punto di contatto con le omologhe strutture italiane.

In questo senso, il Comando interforze ha la facoltà di richiedere l'intervento e/o l'ausilio delle unità navali italiane ordinariamente rischierate presso l'isola di Lampedusa per le attività anti-immigrazione''.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 29unità

Riferimenti normativi

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha autorizzato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2008, n. 183, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia

Il D.L. 147/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 183/2008, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2008

Decreto-legge 29 Settembre 2008, n. 150, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l'anno 2008 (decaduto)

Il D.L. 150/2008, nel testo originario, ha autorizzato il differimento del termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nel D.L. 147/2008, convertito dalla legge 183/2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010


Missione MSU

Missione militare di mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica a supporto delle operazioni di pace nei Balcani

Partecipazione italiana dal1° agosto 1998

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                      NATO

Operazione di assistenza internazionale (polizia locale)

L'istituzione della Multinational Specialized Unit (MSU), è stata decisa dai Ministri degli affari esteri del Gruppo di contatto allargato all'Italia che fanno parte del Consiglio Direttivo per l'Attuazione della Pace (Steering Board of the Peace Implementation), nella riunione tenutasi a Lussemburgo il 9 giugno 1998.

Tale dichiarazione è stata fatta propria dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU n. 1174 del 15 giugno 1998, che ha dato il consenso alla creazione dell'Unità specializzata. La MSU svolge compiti di mantenimento dell'ordine pubblico e di sicurezza pubblica, con possibilità di effettuare anche limitate azioni investigative, a supporto delle autorità locali, per il mantenimento dell'ordine e per il reinsediamento dei rifugiati e dei dispersi.

Un primo contingente della MSU è stato rischierato a Sarajevo, alle dipendenze del comandante della missione SFOR in Bosnia. Successivamente, un contingente della MSU è stato dislocato in Kosovo, a Pristina, nell’ambito dell’operazione “Joint Guardian” e posto sotto il comando della Forza multinazionale KFOR, istituita nel giugno 1999 dal Consiglio Atlantico della NATO.

Dopo la conclusione della missione SFOR, con il trasferimento di autorità dalla NATO alla UE, opera unicamente il contingente della MSU nell’ambito di KFOR, con sede a Pristina.

Alla fine del 2004 le autorità NATO hanno deciso di raggruppare tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto, dando origine all’operazione “Joint Enterprise” che comprende le attività di KFOR, MSU, l’interazione NATO-UE, e i NATO HQ di Skopje, Tirana e Sarajevo.

Il 3 giugno 1999 hanno perso la vita in un incidente stradale il Maresciallo Marcello Joseph Galloni ed il Carabiniere Angelo Foccià.

Consistenza del contingente italiano: vedi missione KFOR

Riferimenti normativi

Decreto-legge 30 giugno 1998, n. 200, recante disposizioni urgenti in materia di partecipazione militare italiana a missioni internazionali (decaduto - sanati effetti L. 270/1998)

Il D.L. 200/1998 (poi decaduto) ha fissato il termine della partecipazione italiana al 26

Legge 3 agosto 1998, n. 270, recante disposizioni urgenti in materia di partecipazione militare italiana a missioni internazionali (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 30 giugno 1998)

La legge 270/1998 ha fissato il termine della partecipazione italiana al 26 dicembre 1998

Decreto-legge 28 gennaio 1999, n. 12, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 1999, n. 77, recante disposizioni urgenti relative a missioni internazionali di pace

Il D.L. 12/1999 ha prorogato la partecipazione italiana al 24 giugno 1999

Decreto-legge 17 giugno 1999, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 1999, n. 269, recante disposizioni urgenti in materia di proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali nei territori della ex Jugoslavia, in Albania e ad Hebron, nonché autorizzazione all'invio di un ulteriore contingente di militari dislocati in Macedonia per le operazioni di pace nel Kosovo

Il D.L. 180/1999 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 settembre 1999

Decreto-legge 25 ottobre 1999, n. 371, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 1999, n. 487, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché autorizzazione all'invio di un contingente di militari in Indonesia ed in Australia per la missione internazionale di pace a Timor Est

Il D.L. 371/1999 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 1999

Decreto-legge 7 gennaio 2000, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 marzo 2000, n. 44, recante disposizioni urgenti per prorogare la partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace

Il D.L. 1/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2000

Decreto-legge 19 giugno 2000, n. 163, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 agosto 2000, n. 228, recante disposizioni urgenti in materia di proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace

Il D.L. 163/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2000

Decreto-legge 29 dicembre 2000, n. 393, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2001, n. 27, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché dei programmi delle Forze di polizia italiane in Albania

Il D.L. 393/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2001

Decreto-legge 19 luglio 2001, n.294, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 agosto 2001, n. 339, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché prosecuzione dei programmi delle Forze di polizia italiane in Albania

Il D.L. 294/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2001

Decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.15, recante disposizioni urgenti per la proroga della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 451/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 marzo 2002

Decreto-legge 16 aprile 2002, n. 64, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n.116, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 64/2002 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2002

Decreto-legge 20 gennaio 2003, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2003, n.42, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 4/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2003

Decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2003, n. 219, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena

Il D.L. 165/2003, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 231/2003.

Legge 11 agosto 2003, n. 231, recante differimento della partecipazione italiana a operazioni internazionali (originata da una proposta di legge il 23 luglio 2003)

La legge 231/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003

Decreto-legge 20 gennaio 2004, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 marzo 2004, n. 68, recante proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali

Il D.L. 9/2004 ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2004.

Decreto-legge 24 giugno 2004, n. 160, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2004, n. 207, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 160/2004, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 208/2004.

Legge 30 luglio 2004, n. 208, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata l'8 luglio 2004)

La legge 208/2004 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2005. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 39/2005.

Legge 21 marzo 2005, n. 39, recante disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata il 2 febbraio 2005)

La legge 39/2005 ha differito la partecipazione italiana al 30 giugno 2005

Decreto-legge 28 giugno 2005, n. 111, convertito dalla legge 31 Luglio 2005, n. 157, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 111/2005 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2005.

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e

12 settembre 2007                                Camera                                   Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

11 dicembre                                     2007Senato                                Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (Sottosegretari agli Esteri e alla difesa) sugli ultimi sviluppi della situazione nei Balcani con particolare riferimento al Kosovo

 

 

Per informazioni sulla situazione politica e sociale cfr. Scheda KFOR

 


Missione NATO Headquarters Sarajevo

Missione NATO per l'assistenza alla Bosnia per conseguire i requisiti per la PfP, per la lotta al terrorismo e per il supporto al Tribunale Penale Internazionale per la ex-Jugoslavia

Partecipazione italiana dal 2 dicembre 2004

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                      NATO

Operazione di formazione della pace e prevenzione del conflitto (peace-making)

Dopo la conclusione della missione SFOR ed il passaggio delle sue competenze alla missione Althea dell’UE, la NATO ha comunque mantenuto una propria presenza in Bosnia-Herzegovina, attraverso la missione Headquarters Sarajevo che ha il compito di fornire assistenza alla riforma della difesa della Bosnia, e di favorirne l’adesione al programma PfP. La missione svolge inoltre limitate mansioni operative per il supporto alla lotta al terrorismo ed attività di supporto al Tribunale penale per l’ex Iugoslavia (ICTY), in particolare per la ricerca e la cattura dei criminali di guerra.

Alla fine del 2004, in occasione del termine dell’operazione SFOR, le autorità NATO hanno deciso di raggruppare tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area), dando origine all’operazione “Joint Enterprise” che comprende le attività di KFOR, MSU, l’interazione NATO-UE, e i NATO HQ di Skopje, Tirana e Sarajevo.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 20unità (su un totale di 81)

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

9

7

7

Totale contingenti missione

89

66

81

Riferimenti normativi

Legge 30 luglio 2004, n. 208, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata l'8 luglio 2004)

La legge autorizza la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2004.

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2005. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 39/2005.

Legge 21 marzo 2005, n. 39, recante disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata il 2 febbraio 2005)

La legge 39/2005 ha differito la partecipazione italiana al 30 giugno 2005

Decreto-legge 28 giugno 2005, n. 111, convertito dalla legge 31 Luglio 2005, n. 157, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 111/2005 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2005.

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

12 settembre 2007        Camera           Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

11 dicembre 2007                                 Senato                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (Sottosegretari agli Esteri e alla difesa) sugli ultimi sviluppi della situazione nei Balcani con particolare riferimento al Kosovo

 

 

Per informazioni sulla situazione politica e sociale cfr. Scheda Althea

 


Missione NATO HQ Skopje

NATO Headquarters Skopje per il coordinamento delle attività in Macedonia

Partecipazione italiana dal       17 giugno 2002

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                      NATO

Operazione di mantenimento della pace (peace-keeping)

NATO Headquarters Skopje è stato costituito il 17 giugno 2002 nell'ambito della riconfigurazione della presenza dell'Alleanza Atlantica nei Balcani. NHQS ha la responsabilità delle attività NATO in Fyrom ed ha assunto i compiti in precedenza assegnati a KFOR REAR, NCCC (NATO Co-operation and Co-ordination Centre), Senior Military Representative (SMR) e del Comando di Amber Fox (conclusa nel dicembre 2002 e sostituita da Allied Harmony, a sua volta conclusa nel marzo 2003). L'impegno principale assunto dalla NATO in Macedonia è quello di rendere le strutture di quel paese pienamente integrate in quelle euroatlantiche.

La missione ha il compito di condurre attività di sostegno e di consulenza per contribuire al conseguimento degli obiettivi della comunità internazionale finalizzati alla stabilità del Paese e, più in generale, dell'area balcanica. Il Comandante del NHQS svolge le funzioni di NATO SMR (Senior Military Representative), coordinando tutte le attività della NATO in FYROM.

Alla fine del 2004, in occasione del termine dell’operazione SFOR, le autorità NATO hanno deciso di raggruppare tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area), dando origine all’operazione “Joint Enterprise” che comprende le attività di KFOR, MSU, l’interazione NATO-UE, e i NATO HQ di Skopje, Tirana e Sarajevo.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 1unità (su un totale di 12)

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

3

1

1

Totale contingenti missione

52

33

12

Riferimenti normativi

Decreto-legge 16 aprile 2002, n. 64, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n.116, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 64/2002 ha disposto la partecipazione italiana al 31 dicembre 2002

Decreto-legge 20 gennaio 2003, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2003, n.42, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 4/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2003

Decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2003, n. 219, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena

Il D.L. 165/2003, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 231/2003.

Legge 11 agosto 2003, n. 231, recante differimento della partecipazione italiana a operazioni internazionali (originata da una proposta di legge il 23 luglio 2003)

La legge 231/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003

Decreto-legge 20 gennaio 2004, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 marzo 2004, n. 68, recante proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali

Il D.L. 9/2004 ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2004.

Decreto-legge 24 giugno 2004, n. 160, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2004, n. 207, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 160/2004, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 208/2004.

Legge 30 luglio 2004, n. 208, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata l'8 luglio 2004)

La legge 208/2004 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2005. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 39/2005.

Legge 21 marzo 2005, n. 39, recante disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata il 2 febbraio 2005)

La legge 39/2005 ha differito la partecipazione italiana al 30 giugno 2005

Decreto-legge 28 giugno 2005, n. 111, convertito dalla legge 31 Luglio 2005, n. 157, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 111/2005 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2005.

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

 

 

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e

12 settembre 2007                                Camera                       Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

11 dicembre 2007                                 Senato                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (Sottosegretari agli Esteri e alla difesa) sugli ultimi sviluppi della situazione nei Balcani con particolare riferimento al Kossovo

 

 


Missione NTM-I

Missione NATO di assistenza e di addestramento delle Forze di sicurezza irachene

Partecipazione italiana dal       14 agosto 2004

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                      NATO

Operazione di assistenza internazionale (tecnica e di addestramento)

In risposta alla richiesta avanzata dal Primo Ministro del Governo Interinale iracheno la NATO ha deciso, nel Vertice di Istambul del 28 giugno 2004, di offrire l'assistenza dell'Alleanza per l'addestramento e l’equipaggiamento delle forze di sicurezza irachene.

Il 30 luglio 2004 il Consiglio Atlantico (NAC), facendo seguito alle decisioni assunte nel Vertice di Istanbul, ha definito le modalità per l'istituzione della missione NTIM-I (NATO Training Implementation Mission in Iraq).

Tra l’agosto e il settembre 2004 sono state predisposte le linee guida della missione, il Concetto operativo e le Regole di Ingaggio (ROE).

Gli obiettivi iniziali della missione erano quelli di stabilire collegamenti con il Governo Interinale e con la Forza Multinazionale per la definizione delle proposte operative; di fornire supporto alle Autorità irachene per la creazione di apposite strutture in ambito militare; di contribuire alla selezione di personale da addestrare al di fuori dell'Iraq.

Un team di ufficiali NATO, presente in Iraq dall’agosto 2004, ha svolto i compiti relativi alla realizzazione di questa fase, consentendo, a partire dal novembre successivo, l’inizio dell’attività di addestramento del personale iracheno al di fuori del Paese, presso il NATO Joint Warfare Centre di Stavanger (Norvegia).

Il 9 dicembre 2004, la NATO ha autorizzato l'ampliamento della missione in Iraq, che ha assunto la denominazione di NTM-I (NATO Training Mission – Iraq). Nell’ambito di questa missione, è stato costituito ed inaugurato ad Ar-Rustamiyah, nei pressi di Baghdad, il 27 settembre 2005, il Centro iracheno per l'addestramento, l'istruzione e la dottrina (NATO Training and Education Centre), supportato dalla NATO, per la preparazione dei vertici delle Forze di Sicurezza irachene

Lo scopo della missione riguarda esclusivamente gli aspetti addestrativi, di equipaggiamento e di assistenza tecnica.

La fase attualmente in corso prevede la transizione delle responsabilità formative e addestrative alle Autorità irachene competenti, riducendo gradualmente la presenza NATO; successivamente, quando tali capacità saranno completamente assunte dalle forze irachene o da altre organizzazioni, verrà progressivamente disposto il ritiro delle forze NATO dalla NTM-I.

NTM-I è posta sotto il controllo politico del NAC ed opera separatamente rispetto alla Forza Multinazionale, ma in stretto coordinamento con la stessa. La Forza Multinazionale provvede inoltre a garantire la sicurezza ambientale e la protezione ravvicinata del contingente; il ruolo di Comandante dell'attività NATO è ricoperto dal Comandante dell'attività addestrativa della Forza Multinazionale.

A seguito dell'approvazione del Consiglio atlantico del 12 giugno 2007 del progetto di addestramento della Iraqi National Police (INP), l'Arma dei Carabinieri ha iniziato a Bagdad l’attivtà formativa dell'unità di addestramento della forza di polizia irachena denominato Carabinieri Training Unit (CCTU) che opera sotto la direzione della Gendarmerie Training

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 82unità (su un totale di 169)

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

35

72

90

Riferimenti normativi

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005 ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2005.

Decreto-legge 28 giugno 2005, n. 112, convertito dalla legge 31 Luglio 2005, n. 158, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alla missione internazionale in Iraq

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 9, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alla missione internazionale in Iraq (decaduto)

Il D.L. 9/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies bis del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2008, n. 183, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia

Il D.L. 147/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 183/2008, ha autorizzato un'ulteriore partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2008

Decreto-legge 29 Settembre 2008, n. 150, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l'anno 2008 (decaduto)

Il D.L. 150/2008, nel testo originario, ha autorizzato una ulteriore partecipazione italiana al 31 dicembre 2008. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nel D.L. 147/2008, convertito dalla legge 183/2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010


Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

19 gennaio 2006          Commissioni riunite Camera e Senato    Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) sul piano di permanenza del contingente militare in Iraq

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e

12 settembre 2007                               Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

 

Sviluppi recenti

 

Il primo giugno la Corte Suprema irachena ha convalidato i risultati delle elezioni di marzo che assegnano 91 dei 325 seggi del Parlamento alla coalizione Iraqiya dell’ex primo ministro Allawi e 89 alla coalizione “stato di diritto” del primo ministro in carica Maliki, mentre proseguono le trattative per la formazione del Governo. Nel corso della primavera si è registrato un lieve incremento delle attività terroristiche che comunque si mantengono ben al di sotto dei livelli registrati nel periodo precedente alla nuova strategia antinsurrezionale avvita dalle truppe USA a partire dal 2007 (c.s. surge; al riguardo cfr. infra Dati statistici figure 1 e 2). In particolare, nella situazione di instabilità successiva alle elezioni di marzo, nella città di Baghdad si sono succeduti attacchi terroristici che hanno colpito la zona delle ambasciate (4 aprile, oltre 40 vittime) e i quartieri residenziali sciiti (6 aprile: 49 morti e 23 aprile: 50 morti).

 


 

DATI STATISTICI

Iraq

 

 

Di seguito si riporta un estratto dell’Iraq index redatto dalla Brookings Institution del 25 maggio 2010. Nell’Iraq index sono riportate statistiche di diversa natura e diversa fonte sulla situazione irachena, sia dal punto di vista militare sia dal punto di vista politico sociale ed economico. La Brookings Institution precisa che la maggior parte delle informazioni proviene dal Governo USA anche se le stesse vengono spesso rielaborate in modo da mostrare i trend complessivi a partire dal 2003. Le informazioni provengono anche da fonti ONU, da organizzazioni non governative e da giornalisti stranieri sul campo. Ad ogni modo per ogni grafico di seguito fornito viene indicata con un’apposita nota la fonte di provenienza. In particolare nell’estratto vengono di seguito indicati (dove non altrimenti specificato le figure forniscono la serie storica dei relativi dati a partire dal 2003):

§         Figura 1. Stima delle vittime civili irachene di incidenti mortali ;

§         Figura 2. Attacchi contro truppe della coalizione;

§         Figura 3: Incidenti mortali delle truppe USA;

§         Figura 4. Incidenti mortali delle truppe non statunitensi della coalizione;

§         Figura 5. Giornalisti uccisi in Iraq;

§         Figura 6. Nazionalità dei giornalisti uccisi in Iraq;

§         Figura 7. Stranieri sequestrati in Iraq;

§         Figura 8. Truppe della coalizione in Iraq;

§         Figura 9. Proventi mensili delle esportazioni petrolifere;

§         Figura 10. Comparazione su base annua dei proventi delle esportazioni petrolifere;

§         Figura 11. Debito contratto dal governo iracheno con vari prestatori (confronto tra la situazione precedente al 2003 e il 2009);

§         Figura 12. Bilancio annuale del governo iracheno (2005-2009);

 

 

 

 

Sul sito della Brookings institution (www.brookings.edu) è possibile consultare un ulteriore aggiornamento, al 16 giugno 2010, dell’Iraq index.

 

 


 



 


 


 


 


 


 


 


 

 


Missione Ocean Shield

Missione della NATO di contrasto alla pirateria nelle coste della Somalia

Partecipazione italiana dal       17 agosto 2009

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                      NATO

Operazione di assistenza internazionale (polizia locale)

Il 12 giugno 2009 i Ministri della difesa NATO hanno approvato l'avvio di una nuova missione ''a lungo termine'' contro la pirateria nel Golfo di Aden e al largo delle coste somale. La missione, denominata Ocean Shield (scudo oceanico), inizialmente prevista per un anno, a partire da luglio 2009, é costituita dal gruppo navale Standing NATO Maritime Group 2 (SNMG2).

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 230unità

Riferimenti normativi

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha autorizzato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

 

Per ulteriori informazioni sulla situazione politica e sociale somala cfr. Scheda Atalanta


Missione TIPH II

Missione di monitoraggio svolta in base all'Accordo israelo-palestinese del 15 gennaio 1997 (Hebron)

Partecipazione italiana dal       29 gennaio 1997

Operazioni non condotte da Organizzazioni internazionali

Operazione di mantenimento della pace (peace-keeping)

Il protocollo del 15 gennaio 1997 sottoscritto da Israele e Autorità palestinese, concernente il ritiro di Israele dalla zona di Hebron, prevede, all'art. 17, la costituzione della Temporary International Presence in Hebron (TIPH 2), forza multilaterale costituita da contingenti di Italia, Danimarca, Norvegia, Svezia, Svizzera e Turchia, con il compito di contribuire alla sicurezza del territorio, mediante un'opera di monitoraggio e osservazione.

All’accordo, sottoscritto tra le due parti il 21 gennaio 1997, ha fatto seguito un Memorandum siglato dai sei Paesi che partecipano alla missione, che hanno successivamente inviato una lettera congiunta ai governi israeliano e palestinese, perfezionando in tal modo la costituzione della forza multilaterale, chiamata ad operare a partire dal 1° febbraio 1997. Nel periodo febbraio-giugno 2006, a seguito del riacutizzarsi della situazione di tensione e dopo gli scontri avvenuti l'8 febbraio a Hebron, per motivi di sicurezza, parte del contingente è stata rimpatriata e parte è stata rischierata in Gerusalemme. Successivamente, il 26 giugno 2006, il personale italiano rientrava ad Hebron e il mese successivo riprendeva l'attività di pattugliamento diurno.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 12unità (su un totale di 37)

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

6

12

12

Totale contingenti missione

31

31

37

Riferimenti normativi

Decreto-legge 31 gennaio 1997, n. 12, convertito, con modificazioni, dalla leggge 25 marzo 1997, n. 72, recante partecipazione italiana alla missione di pace nella città di Hebron. Proroga della partecipazione italiana alla missione in Bosnia-Erzegovina

Il D.L. 12/1997 ha fissato il termine della partecipazione italiana al 1° agosto 1997

Legge 18 dicembre 1997, n. 439, recante proroga di termini relativi ad impegni internazionali del Ministero degli affari esteri e norme in materia di personale militare impegnato in missioni all'estero (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 31 luglio 1997)

La legge 439/1997 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 gennaio 1998

Decreto-legge 29 settembre 1997, n.327, recante proroga di termini relativi ad impegni internazionali del Ministero degli affari esteri (decaduto - sanati effetti L. 439/1997)

Il D.L. 327/1997 (decaduto) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 gennaio 1998

Decreto-legge 13 gennaio 1998, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 1998, n. 42, recante disposizioni urgenti in materia di cooperazione tra Italia e Albania nel settore della difesa, nonché proroga della permanenza di contingenti militari italiani in Bosnia-Erzegovina. Proroga della partecipazione italiana al gruppo di osservatori temporanei

Il D.L. 1/1998 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 luglio 1998

Decreto-legge 30 giugno 1998, n. 200, recante disposizioni urgenti in materia di partecipazione militare italiana a missioni internazionali (decaduto - sanati effetti L. 270/1998)

Il D.L. 200/1998 (poi decaduto) ha prorogato la partecipazione italiana al 26 dicembre 1998

Legge 3 agosto 1998, n. 270, recante disposizioni urgenti in materia di partecipazione militare italiana a missioni internazionali (originato da un disegno di legge governativo presentato in data 30 giugno 1998)

La legge 270/1998 ha prorogato la partecipazione italiana al 26 dicembre 1998

Decreto-legge 28 gennaio 1999, n. 12, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 1999, n. 77, recante disposizioni urgenti relative a missioni internazionali di pace

Il D.L. 12/1999 ha prorogato la partecipazione italiana al 24 giugno 1999

Decreto-legge 17 giugno 1999, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 1999, n. 269, recante disposizioni urgenti in materia di proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali nei territori della ex Jugoslavia, in Albania e ad Hebron, nonché autorizzazione all'invio di un ulteriore contingente di militari dislocati in Macedonia per le operazioni di pace nel Kosovo

Il D.L. 180/1999 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 settembre 1999

Decreto-legge 25 ottobre 1999, n. 371, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 1999, n. 487, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché autorizzazione all'invio di un contingente di militari in Indonesia ed in Australia per la missione internazionale di pace a Timor Est

Il D.L. 371/1999 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 1999

Decreto-legge 7 gennaio 2000, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 marzo 2000, n. 44, recante disposizioni urgenti per prorogare la partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace

Il D.L. 1/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2000

Decreto-legge 19 giugno 2000, n. 163, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 agosto 2000, n. 228, recante disposizioni urgenti in materia di proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace

Il D.L. 163/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2000

Decreto-legge 29 dicembre 2000, n. 393, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2001, n. 27, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché dei programmi delle Forze di polizia italiane in Albania

Il D.L. 393/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2001

Decreto-legge 19 luglio 2001, n.294, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 agosto 2001, n. 339, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché prosecuzione dei programmi delle Forze di polizia italiane in Albania

Il D.L. 294/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2001

Decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.15, recante disposizioni urgenti per la proroga della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 451/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 marzo 2002

Decreto-legge 16 aprile 2002, n. 64, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n.116, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 64/2002 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2002

Decreto-legge 20 gennaio 2003, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2003, n.42, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 4/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2003

Decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2003, n. 219, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena

Il D.L. 165/2003, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 231/2003.

Legge 11 agosto 2003, n. 231, recante differimento della partecipazione italiana a operazioni internazionali (originata da una proposta di legge il 23 luglio 2003)

La legge 231/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003

Decreto-legge 20 gennaio 2004, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 marzo 2004, n. 68, recante proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali

Il D.L. 9/2004 ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2004.

Decreto-legge 24 giugno 2004, n. 160, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2004, n. 207, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 160/2004, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 208/2004.

Legge 30 luglio 2004, n. 208, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata l'8 luglio 2004)

La legge 208/2004 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2005. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 39/2005.

Legge 21 marzo 2005, n. 39, recante disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata il 2 febbraio 2005)

La legge 39/2005 ha differito la partecipazione italiana al 30 giugno 2005

Decreto-legge 28 giugno 2005, n. 111, convertito dalla legge 31 Luglio 2005, n. 157, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 111/2005 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2005.

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

12 settembre 2007                               Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

 

 

Per ulteriori informazioni sulla situazione politica e sociale cfr. Scheda Eubam Rafah

 


Missione UNAMID

Missione dell’ONU e dell’Unione africana in Darfur

Partecipazione italiana dal15 gennaio 2008

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                        ONU

Operazione di mantenimento della pace (peace-keeping)

La missione UNAMID (United Nations-African Union Mission in Darfur) è stata istituita dal Consiglio di sicurezza dell’ONU con la risoluzione 1769 del 31 luglio 2007, con il compito di intraprendere le azioni necessarie per sostenere una tempestiva applicazione dell’Accordo di pace nel Darfur sottoscritto nel 2004, impedire attacchi armati e proteggere i civili. La missione si inserisce sulla preesistente missione dell’Unione Africana “AMIS”, che non è riuscita a raggiungere gli obiettivi preposti.

I compiti iniziali di UNAMID consistono innanzitutto nel reinstaurare la sicurezza al fine di permettere la continuazione dell'assistenza umanitaria, nel proteggere i civili, nonché nel monitorare l'andamento dell'accordo e nell’aiutare la sua della implementazione.

La risoluzione 1769 fissa inoltre degli obiettivi di lungo periodo, tra i quali: quello di fornire ONU un ambiente sicuro per la ricostruzione, lo sviluppo e il ritorno di più di 2 milioni di rifugiati e profughi nelle loro case, nonché quello di promuovere i diritti umani e le libertà basilari, lo stato di diritto ed infine, quello di monitorare la sicurezza al confine con il Ciad e la Repubblica Centrafricana.

La Risoluzione1769 ha ricevuto l’appoggio totale della Comunità internazionale ed è stata accettata dal Sudan. Con essa si arriva a quadruplicare il numero di unità precedentemente dislocate, offrendo protezione al personale impiegato ed alle popolazioni civili del Darfur. Attualmente, l’Italia contribuisce con un ufficiale di staff presso il Comando della Missione ad El Fasher, ma si prevede un incremento temporaneo della partecipazione nazionale alla missione a seguito dell’impiego di un C27J al fine di soddisfare le esigenze di trasporto logistico della missione.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 1unità (su un totale di 19.000)

Riferimenti normativi

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

 

 

Il conflitto: retroterra storico e sviluppi recenti

 

Sudan

Il più esteso Stato africano è diviso da linee di frattura religiose (il 70 per cento della popolazione è musulmano, il 25 per cento animista, il 5 per cento cristiano), etniche (tra popolazioni di origine araba e quelle di origine africana) sociali ed economiche (in particolari tra popolazioni nomade e sedentarie). Dall’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1956 si è aperto un conflitto tra il Nord a predominanza araba e musulmana, che controllava il governo centrale ed il Sud a maggioranza africana ed animista e cristiano che rivendicava la propria indipendenza, con in particolare due lunghe fasi conflittuali, tra il 1956 e il 1972 e tra il 1983 e il 2005.

La seconda fase del conflitto tra Nord e Sud si è conclusa con gli accordi di pace di Naivasha del 2005 che hanno delineato un percorso di pace, che, dall’inclusione del principale movimento politico del Sud Sudan, l’esercito popolare di liberazione del Sud SPLA nel governo di unità nazionale dovrebbe condurre al referendum sull’indipendenza del Sud Sudan previsto per gli inizi del 2011.

Da ultimo, nel percorso di attuazione degli accordi di pace, fin qui caratterizzato da molteplici difficoltà, hanno avuto luogo le prime elezioni parlamentari e presidenziali multipartitiche dal 1986, svoltesi a partire dello scorso 11 aprile hanno registrato irregolarità, in particolare, secondo alcune fonti, nella zona del Darfur dove prosegue lo stato di emergenza, ma secondo fonti ONU e dell’Unione europea hanno comunque rappresentato un significativo passo avanti verso l’attuazione degli accordi di pace. Il 29 aprile il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha prorogato il mandato della missione di pace UNMIS fino all’aprile del 2011, al fine di preparare il referendum.

In questo contesto, dal febbraio 2003, si è inserita la ribellione del Darfur, provincia occidentale a maggioranza africana; a guidare la ribellione due movimenti, l’armata di liberazione sudanese (SLA) e il movimento giustizia ed eguaglianza (JEM). La repressione dei movimenti di ribellione, in particolare ad opera delle milizie Janjaweed ha assunto, a detta degli osservatori internazionali, le dimensioni di una polizia etnica. Nel marzo 2005 il Consiglio di sicurezza ONU ha deferito la questione del Darfur alla Corte penale internazionale; nel luglio 2008 il procuratore della Corte Moreno Ocampo ha emesso un mandato di arresto per il presidente sudanese Bashir con le accuse di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Al riguardo, l’11 giugno 2010 il procuratore generale Ocampo ha presentato una relazione al Consiglio di sicurezza dell’ONU in cui si afferma che, mentre la situazione umanitaria continua a deteriorarsi, il governo sudanese non sta adeguatamente collaborando, rifiutando in particolare l’arresto dell’ex-ministro Ahmad Harun, accusato di coinvolgimento nei massacri e del leader delle milizie Janjaweed Ali Kushayb

Nel 2004 è stata dispiegata una missione di pace dell’Unione africana che tuttavia non ha rallentato le violenze, nel 2008 la missione è stata sostituita dalla missione ONU UNAMID, il cui dispiegamento è tuttavia rallentato con varie motivazioni dal governo sudanese

Nel febbraio 2010 è stato siglato un accordo tra il governo e uno dei due principali movimenti di ribellione del Darfur, il JEM.

Ciononostante, da ultimo, a metà maggio si sono verificati scontri tra l’esercito sudanese ed i ribelli del Darfur del Jem, che all’inizio di maggio hanno sospeso i colloqui di pace con il Governo .

 

 

 

DATI STATISTICI

Sudan

 

 

Situazione umanitaria

Fonte: Human Rights Watch Rapporto annuale 2010.

In base al rapporto 2010 di Human Rights Watch, in seguito ai combattimenti degli inizi del 2009, nel Darfur tra le forze governative e il Jem risulterebbero sfollati più di 40 mila civili, che condurrebbero il numero complessivo degli sfollati a 2,7 milioni.

Altre informazioni

Fonte: CIA - The World Factbook

Popolazione: 41,980,182 (stime 2010)

Ripartizione della popolazione per classi di età (stime 2010):

 

da 0 a 14 anni

40.2% (maschi 8,622,902; femmine: 8,255,839)

Da 15 a 64 anni

57.2% (maschi 12,092,278; femmine 11,938,793)

Oltre 65 anni

2.5% (maschi 547,444; femmine 522,926)

 

Tasso di crescita della popolazione (stime 2010): 2.154% (quarantaduesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Popolazione urbana (dati 2008): 43% del totale (tasso di urbanizzazione: 4.3% annuo, stime 2005-2010)

Tasso di mortalità infantile: 78,1 morti ogni mille nati (diciottesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Diffusione Hiv/Aids (stime 2003):

Adulti colpiti da AIDS

320,000 (ventiduesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Morti di AIDS

25,000 (diciannovesimo Stato nella graduatoria mondiale)

PIL: Grandezza a parità di potere di acquisto e tasso di crescita.

Anno

Grandezza PIL[38]

Tasso di crescita

2007:

83,87 miliardi

10.2%

2008:

89,41 miliardi

6.6%

2009:

92,81 miliardi

3,8 %

PIL: Composizione per settore (stime 2009):

Agricoltura (cotone, arachidi, sorgo, miglio, grano, gomma arabica, canna da zucchero, manioca (tapioca), mango, papaya, banane, patate dolci, sesamo; ovini e allevamento di bestiame)

32.6%

Industria (petrolio, cotone, tessile, cemento, oli commestibili, zucchero, sapone, calzature, raffinerie di petrolio, farmaceutica, industria bellica, assemblaggio nell’industria automobilistica e camion leggeri.

29.2%

Servizi

38.2%

 

Spese militari (stime 2005): 3% del PIL (quarantottesimo Stato nella graduatoria mondiale).

 

Partners commerciali:

Principali destinatari delle esportazioni (dati 2008):

Principali importatori (dati 2008):


Missione UNFICYP

Missione ONU per il mantenimento della pace e per il controllo del cessate il fuoco a Cipro

Partecipazione italiana dal       11 luglio 2005

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                        ONU

Operazione di mantenimento della pace (peace-keeping)

L’indipendenza di Cipro fu concessa dall’Inghilterra nel 1960 sulla base di una Costituzione che garantiva gli interessi sia della comunità greca che di quella turco-cipriota. Questo equilibrio si ruppe nel dicembre 1963 e, a seguito dei disordini e delle tensioni fra le due comunità, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU decise, con la risoluzione 186/1964, di costituire l’UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus), una forza di mantenimento della pace con il compito di prevenire gli scontri e di contribuire al ristabilimento dell’ordine e della legalità nell’isola.

A seguito del colpo di stato del luglio 1974 e del successivo intervento militare della Turchia, le cui truppe hanno ottenuto il controllo della parte settentrionale dell’isola, il mandato di UNFICYP è stato ulteriormente rafforzato per consentire alla Forza di espletare nuovi compiti, tra i quali il controllo del cessate il fuoco in vigore “de facto” dall’agosto 1974. La mancanza di un accordo di pace ha reso ancora più difficile lo svolgimento di questo compito, dato che la missione è stata costretta a fronteggiare ogni anno centinaia di incidenti.

Attualmente UNFICYP: investiga e interviene sulle violazioni del cessate il fuoco e dello status quo, vigila sulla inviolabilità della zona cuscinetto; coopera con le polizie cipriota e turco-cipriota; si adopera per il ristabilimento della normalità nella zona cuscinetto; svolge attività umanitarie; assiste le due comunità su questioni quali la fornitura di elettricità e di acqua; fornisce assistenza medica di emergenza; consegna la posta e i messaggi della Croce Rossa attraverso le due linee.

UNFICYP ha sede a Nicosia. Il mandato, esteso di sei mesi in sei mesi, è stato da ultimo prorogato fino al 15 dicembre 2010 dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 1930 del 15 giugno 2010.

L’Italia partecipa alla missione dal luglio 2005 con 4 carabinieri nelle mansioni di ufficiali di polizia.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 4unità (su un totale di 915)


Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

2.219

2.314

2.150

Totale contingenti missione

16.169

15.589

15.500

Riferimenti normativi

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e

12 settembre 2007                               Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

 

Il conflitto: retroterra storico e sviluppi recenti

 

L’attuale situazione di divisione dell’isola di Cipro risale al 1974. Infatti, già a seguito dell’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1960, nel 1963 gli esponenti turo-ciprioti abbandonarono il governo centrale egemonizzato dai greco-ciprioti. Fu però il reazione al golpe del 15 luglio 1974 organizzato dalla giunta dei colonnelli allora al potere in Grecia, che la Turchia invase la parte settentrionale dell’isola a maggioranza turco-cipriota, sancendo la divisione dello Stato (la Repubblica di Cipro Nord è riconosciuta dalla sola Turchia).

Nel 2003 l’allora Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan presentò un piano per la riunificazione dell’isola che, sottoposto a referendum venne respinto dai greco-ciprioti e approvato dai turco-ciprioti. Ciononostante la Repubblica di Cipro internazionalmente riconosciuta, vale a dire la parte greco-cipriota, entrò nel 2004 a far parte dell’Unione europea. Da allora le trattative per la riunificazione proseguono senza esito. In particolare la situazione di stallo si è verificata a seguito del veto cipriota alla decisione dell’Unione europea di riconoscere l’accesso alle merci turco-cipriote nei propri mercati, in considerazione della loro accettazione del piano di pace Annan; in reazione a ciò la Turchia non ha posto in essere l’annunciata riapertura del proprio mercato alle merci greco-cipriote; infine in conseguenza di tale situazione nel dicembre 2006 il Consiglio europeo, dietro pressione di Cipro, ha sospeso otto dei capitoli negoziali per l’adesione della Turchia all’Unione. Da ultimo lo scorso 18 aprile le elezioni presidenziali nella repubblica turca di Nord Cipro hanno visto la vittoria del candidato nazionalista Dervis Eroglu, giudicato maggiormente ostile alla riunificazione dell’isola. Eroglu ha comunque assunto l’impegno di proseguire i colloqui per la riunificazione dell’isola. Infine, il 14 maggio il Primo Ministro turco Erdogan ha compiuto la sua prima visita ufficiale ad Atene dal 2004 ribadendo il suo sostegno al piano Annan per la riunificazione di Cipro.

 

 

DATI STATISTICI
Cipro

 

 

Fonte: CIA - The World Factbook

Popolazione: 1,102,677 (stime 2010)

Ripartizione della popolazione per classi di età (stime 2010):

da 0 a 14 anni

16.5% (maschi 93,829; femmine: 88,543)

Da 15 a 64 anni

73.3% (maschi 420,062; femmine 388,050)

Oltre 65 anni

10.2% (maschi 48,652; femmine 63,541)

 

Tasso di crescita della popolazione (stime 2010): 1.663% (settantasettesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Popolazione urbana (dati 2008): 70% del totale (tasso di urbanizzazione: 1.3% annuo, stime 2005-2010)

Tasso di mortalità infantile: 9.57 morti ogni mille nati (centocinquantacinquesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Gruppi etnici (stime 2001):

Greci

77%

Turchi

18%

Altri gruppi etnici

5%


PIL: Grandezza a parità di potere di acquisto e tasso di crescita

Anno

Grandezza PIL[39]

Tasso di crescita

2007:

22,35 miliardi

5.1%

2008:

23,16 miliardi

3.6%

2009:

22,97 miliardi

-0.8%

PIL: Composizione per settore (stime 2009):

Agricoltura (limoni, verdure, orzo, uva, olive, pollame, agnello, prodotti lattiero-caseari, formaggio)

2.1%

Industria (turismo, industria alimntare e bevande, cemento e gesso, riparazioni industria navale, lavori di ristrutturazione, tessile, industria chimica, prodotti in metallo, di legname, di carta, di pietra e di argilla)

19%

Servizi

78.9%

Spese militari (stime 2005): 3,8% del PIL (trentaduesimo Stato nella graduatoria mondiale).

Partners commerciali:

Principali destinatari delle esportazioni (dati 2008):

Principali importatori (dati 2008):


Missione UNIFIL

Forza Temporanea delle Nazioni Unite in Libano

Partecipazione italiana dal 3 luglio 1979

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                        ONU

Operazione di mantenimento della pace (peace-keeping)

La prima fase di UNIFIL

Il 14 marzo 1978, dopo un nuovo attacco in territorio israeliano ad opera di un commando palestinese, le forze armate di Israele hanno invaso il Libano, occupandone la parte meridionale dove si trovavano le postazioni da cui partivano gli attacchi. Il successivo 19 marzo, il Consiglio di sicurezza dell’ONU, in seguito alle proteste del Governo libanese, ha approvato le risoluzioni 425 e 426, con le quali ha invitato Israele alla cessazione delle azioni militari ed al ritiro delle truppe ed ha deliberato contemporaneamente l’immediata costituzione di una forza di interposizione nel Libano meridionale, al confine con Israele.

È, stata, così, costituita la missione UNIFIL (United Nations Interim Force In Lebanon) con il compito di verificare il ritiro delle truppe israeliane, di ristabilire la pace e la sicurezza internazionale, nonché di assistere il Governo del Libano a ripristinare la sua effettiva autorità nella zona.

La partecipazione italiana alla missione è iniziata nel luglio 1979, con uno squadrone di elicotteri dell’Esercito, dotato di 4 velivoli e costituito da circa 50 militari, con compiti di ricognizione, ricerca e soccorso, trasporto sanitario e collegamento. Tale squadrone, dislocato presso Naquora, continua tuttora la sua attività di volo.

Dopo la nuova invasione israeliana del Libano, nel giugno 1982, che giunse quasi fino a Beirut, le attività di UNIFIL sono rimaste relegate dietro le linee israeliane, limitandosi a fornire protezione e assistenza umanitaria alla popolazione locale. Nel 1985, Israele ha proceduto ad un parziale ritiro, mantenendo, con la collaborazione dei miliziani dell’Esercito del Libano del Sud, il controllo del Libano meridionale.

Nei quindici anni successivi sono proseguite le ostilità tra Israele e le forze ausiliarie, da un lato, e le milizie sciite filosiriane di Hezbollah, dall’altro lato, mentre UNIFIL ha continuato a svolgere, anche se parzialmente, il proprio compito, adoperandosi per limitare il conflitto e per proteggere la popolazione dell’area. Il mandato della missione è rimasto infatti invariato, attraverso i rinnovi semestrali decisi dal Consiglio di sicurezza ONU.

A seguito del ritiro totale delle truppe israeliane, avvenuto tra maggio e giugno del 2000, UNIFIL ha svolto un importante ruolo nella fase di transizione, per il pattugliamento (insieme alle forze armate libanesi) e lo sminamento dell’area liberata, per la definizione della linea di confine (linea blu) e per l’assistenza ai libanesi che avevano fatto parte delle milizie filoisraeliane.

A partire dal 2000 la missione ha operato avvalendosi anche dell’assistenza degli osservatori militari della missione UNTSO (United Nations Truce Supervision Organization), istituita nel maggio 1948 per assistere il Mediatore delle Nazioni Unite e la Commissione per la tregua nella supervisione della tregua in Palestina.

Al termine di questa fase la consistenza del contingente impegnato era ridotta a circa 2.000 unità (giugno 2006).

La nuova UNIFIL

A seguito di una offensiva missilistica di Hezbollah in territorio israeliano e dell’uccisione di alcuni soldati israeliani e la cattura di altri, nel luglio 2006, si è aperta una nuova fase del conflitto, durata 34 giorni, durante la quale Israele ha lanciato un’offensiva in territorio libanese ed ha imposto il blocco aeronavale sul Paese, mentre Hezbollah ha risposto con una intensa attività di guerriglia e con il lancio di razzi che hanno raggiunto anche città ritenute sicure come Nazareth, Haifa e Tiberiade. Le forze militari libanesi non sono intervenute nel conflitto.

L’11 agosto 2006 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato, all’unanimità, la risoluzione n. 1701, che, tra l’altro, ha invitato alla completa cessazione delle ostilità (sia di ogni attacco da parte di Hezbollah sia di tutte le operazioni militari offensive da parte di Israele) ed ha previsto, a tregua avvenuta, il dispiegamento congiunto delle forze libanesi e di UNIFIL (il cui contingente è stato incrementato fino a un massimo di 15.000 unità) nel Libano meridionale, nonché il contestuale ritiro di Israele dalla regione. Il nuovo dispiegamento di UNIFIL, cui hanno contribuito in modo consistente e determinante l’Italia e la Francia, è stato avviato dopo il cessate il fuoco iniziato il 14 agosto. Nella guerra sono morti più di 1.100 libanesi, mentre oltre un milione sono stati costretti a lasciare le loro case. Sono stati danneggiati 150 ponti, 60.000 unità abitative, di cui almeno 15.000 completamente rase al suolo.

La risoluzione ha ridefinito i compiti di UNIFIL ed ha previsto la costruzione di una fascia di sicurezza a sud del fiume Litani, nella quale la missione, insieme all’esercito libanese, esercita una azione "cuscinetto" per prevenire la ripresa delle ostilità. La risoluzione impegna il Governo libanese “a sorvegliare i propri confini in modo da impedire l’ingresso illegale in Libano di armamenti e materiali connessi”, e tutti gli Stati ad adoperarsi affinché armamenti, materiali bellici e assistenza tecnico-militare siano forniti “solo su autorizzazione del Governo libanese o dell’UNIFIL”.

Tra i nuovi compiti di UNIFIL vi sono anche quelli di monitorare l’effettiva cessazione delle ostilità, di “mettere in atto i provvedimenti che impongono il disarmo dei gruppi armati in Libano”, nonché di prestare la propria assistenza per contribuire ad assicurare l’accesso umanitario alle popolazioni civili e il volontario e sicuro ritorno delle persone sfollate. UNIFIL è inoltre autorizzata a resistere a tentativi volti ad impedire ad essa con la forza l’esecuzione dei suoi compiti, e a proteggere il personale, i locali, le installazioni e il materiale delle Nazioni Unite, nonché gli operatori umanitari e i civili “esposti a una minaccia imminente di violenza fisica”.

Attualmente le attività operative di UNIFIL consistono: nell’osservazione dei posti fissi; nella condotta di pattuglie diurne e notturne e nella realizzazione di check-points; nel collegamento con le forze armate libanesi; nel pattugliamento marittimo.

Dal 2 febbraio 2007, il comando della missione, che ha sede a Naqoura, è stato esercitato dal generale italiano Claudio Graziano, che ha passato le consegne, il 28 gennaio 2010, al generale spagnolo Asarta Cuevas.

Il mandato dell’UNIFIL è stato prorogato, da ultimo, al 31 agosto 2010 dalla risoluzione ONU 1884 del 2009. Nel corso di più di 30 anni di attività sono deceduti 273 militari.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 2.410unità (su un totale di 12.800)

Il quartier generale del contingente italiano è stanziato nella base "Millevoi" presso Shama, dove ha sede anche il Comando del Settore Ovest di UNIFIL.

A Shama il 7 maggio 2010 è avvenuto l’avvicendamento tra la Brigata aeromobile “Friuli” e la Brigata bersaglieri “Garibaldi”, comandata dal generale Giuseppenicola Tota. Alle sue dipendenze operano due Battle Group di manovra, un gruppo di supporto di aderenza che garantisce il sostegno logistico al contingente, e unità specialistiche (genio, trasmissioni, CIMIC, NBC, EOD), assetti dell’aviazione dell’Esercito, Forze Speciali ed una componente di Polizia Militare dell’Arma dei Carabinieri. Le unità di manovra e i supporti sono suddivisi tra le basi di Ma’ Araka, Al Mansuri, Zibqin, Bayyadah, Hariss e Shaama. Nell’ambito del contingente nazionale operano unità di Francia, Ghana, Corea del Sud, Slovenia e Malesia.

A Naqoura ha sede la componente dell’Aviazione dell’Esercito, costituita da elicotteri AB-212 e AB-412 e con compiti d’evacuazione sanitaria, ricognizione, ricerca e soccorso e collegamento tra UNIFIL HQ e le unità operative dipendenti.

La struttura delle forze UNIFIL prevede anche una componente navale, la Maritime Task Force 448 - UNIFIL (TF 448), attualmente multinazionale a guida italiana, alla quale dal 1° dicembre 2009 prende parte la Fregata Zeffiro. L'impiego della TF448, nelle acque prospicienti le coste libanesi, è finalizzata ad impedire il traffico di armi illegali dal mare verso il Libano, di far rispettare le risoluzioni ONU 1701 e 1773, nonché il pattugliamento e la sorveglianza delle acque territoriali libanesi al fine di concorrere alla sicurezza delle stesse. La componente navale comprende unità di nazionalità tedesca, turca, greca ed indonesiana.

Per quanto riguarda le regole di ingaggio, il Ministro della difesa Ignazio La Russa, l’11 giugno 2008, dopo aver ricordato che l'obiettivo della missione UNIFIL è ''quello di assistere il governo libanese ad esercitare la sua sovranità nel Paese e di sostenere le forze armate libanesi nel garantire la sicurezza in una specifica area'', – ha, altresì, dichiarato che al momento “non occorre modificare regole di ingaggio; in verità, non credo che occorra modificare alcunché, prima di tutto perché non tocca a noi fare modifiche, in secondo luogo perché nella zona del nostro contingente il pericolo è lo stesso dei mesi precedenti e infine perché a parlare troppo di modifica di regole d'ingaggio si crea una tensione che non è affatto utile”.

Durante la missione UNIFIL sono deceduti, in un incidente elicotteri stico avvenuto il 6 agosto 1997, quattro militari italiani: i Capitani Antonino Sgrò e Giuseppe Parisi, il Maresciallo Capo Massimo Gatti e l'Appuntato dei Carabinieri Daniel Forner.

 

Di seguito è fornito un confronto nell’evoluzione della partecipazione dei principali contingenti nazionali alla missione UNIFIL a partire dall’estate 2006. Dal raffronto in particolare di tali dati si evidenzia che l’Italia risulta il principale contributore anche dopo il passaggio del comando della missione (esercitato dall’Italia dal febbraio 2007) agli spagnoli (gennaio 2010).

 

Contingente missione UNIFIL in Libano

data

30/9/2006

30/6/2007

30/6/2008

30/6/2009

31/5/2010

Paesi

11

30

26

31

31

Totale militari

di cui

5.147

13.286

12.235

12.030

12.067

Italia

1.074

2.452

2.709

2.662

1.936

Francia

1.531

1.634

1.626

1.444

1.761

Indonesia

-

856

869

1.248

1.326

Spagna

614

1.088

1.225

1.044

1.072

Nepal

-

859

866

866

1.020

India

673

877

884

898

899

Ghana

652

868

882

874

876

Malaysia

-

362

363

592

741

Corea del Sud

 

9

367

367

368

Turchia

 

930

366

378

363

Cina

187

343

343

343

344

Bangladesh

-

-

-

-

321

Germania

-

804

417

229

261

Belgio

162

324

358

234

225

Polonia

247

489

494

471

-

 

 

Riferimenti normativi

Decreto-legge 28 agosto 2006, n. 253, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 ottobre 2006, n. 270, recante disposizioni concernenti l'intervento di cooperazione allo sviluppo in Libano e il rafforzamento del contingente militare italiano nella missione UNIFIL, ridefinita dalla citata risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

Il D.L. 253/2006 ha autorizzato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2006.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 30 settembre 2008.

Decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2008, n. 183, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia

Il D.L. 147/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 183/2008, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2008

Decreto-legge 29 Settembre 2008, n. 150, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l'anno 2008 (decaduto)

Il D.L. 150/2008, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nel D.L. 147/2008, convertito dalla legge 183/2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 209/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 12/2009, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2009

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia

Il D.L. 152/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 197/2009, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 31 dicembre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa.

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010.

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

18 agosto 2006                                    Camera                            Esteri e Difesa

Discussione della risoluzione Ranieri e Pinotti 7-00048 sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 1701 dell'11 agosto 2006 e approvazione del testo riformulato

18 agosto 2006            Commissioni riunite Camera e Senato    Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministri degli affari esteri e della difesa) sugli sviluppi della situazione in Medio Oriente e sul seguito della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle

Nazioni Unite n. 1701 dell'11 agosto 2006

18 agosto 2006                                    Senato                            Esteri e Difesa

Esame dell'affare relativo alla partecipazione di un contingente nazionale alla missione Onu in Sudan e approvazione di una risoluzione (Doc. XXIV, n. 2)

13 settembre 2006                                Senato                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (vice ministro degli affari esteri Intini e sottosegretario diStato per la difesa Forcieri) sugli sviluppi della situazione in Medio Oriente

22 novembre 2006                                Senato                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (vice ministro degli affari esteri Intini e sottosegretario di Stato per la difesa Forcieri), nelle sedute del 22 e del 29 novembre, sugli ultimi sviluppi della situazione in Libano e Medio Oriente

29 gennaio 2007                                  Camera                            Assemblea

Informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione in Libano (Viceministro degli affari esteri)

13 febbraio 2007                                    Camera                       Esteri e Difesa

Audizione del capo di Stato maggiore della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

27 giugno 2007                                    Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) sulla situazione in Libano a dieci mesi dall'avvio della missione UNIFIL 2, anche in relazione all'attentato al contingente spagnolo del 24 giugno 2007

25 luglio 2007                                        Camera                       Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro degli affari esteri sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

12 settembre 2007                                Camera                       Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

10 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Ministro della difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

16 dicembre 2008                                 Senato                            Commissione Difesa

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa sulle problematiche inerenti alla partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali

28 luglio 2009                                      Camera                            Assemblea

Informativa urgente del Governo (Ministro della difesa) sulla partecipazione delle Forze armate italiane alle missioni internazionali

 


Il conflitto: retroterra storico e sviluppi recenti

 

Libano

Il primo ministro libanese Saad Hariri, figlio del leader anti-siriano Rafiq Hariri, ucciso in un attentato nel 2005, e alla guida di un governo di unità nazionale ha offerto, in una strategia che appare volta anche ad un riavvicinamento ad Hezbollah, di avviare una stagione di dialogo con la Siria. In questo quadro, dal mese di marzo è stato avviato per iniziativa del presidente Suleiman un dialogo nazionale sulla strategia di difesa con i rappresentanti delle diverse parti politiche, il cui obiettivo principale è stabilire le condizioni alle quali Hezbollah potrà mantenere il proprio arsenale; il 10 maggio il presidente Suleiman ha comunque dichiarato che il Governo non chiederà il disarmo di Hezbollah fino a quando persisteranno le tensioni con Israele e prima di un accordo sulla strategia di difesa nazionale.

Infatti, secondo diverse fonti, il riarmo di Hezbollah sta proseguendo: si stima che il movimento abbia a disposizione circa 40.000 razzi, più del doppio rispetto alla conclusione del conflitto con Israele nel 2006, ma anche nuovi missili a corto raggio, come gli M600, versione siriana dei Fateh 110 siriani .

In questo contesto si sono registrate violazioni da parte israeliana della risoluzione 1701 del 2006 che pose fine al conflitto tra Israele ed Hezbollah, con srovli dell’aviazione militare israeliana del territorio libanese .

Il 19 aprile il Primo Ministro Hariri ha comunque rigettato le accuse di Israele sull’afflusso di missili Scud da parte della Siria a Hezbollah.

 

Per approfondimenti cfr. Osservatorio di politica internazionale, Mediterraneo e Medio Oriente, gennaio-marzo 2010, a cura del Cesi

 

 

 

DATI STATISTICI

Libano

 

Fonte: CIA - The World Factbook

Popolazione: 4,125,247 (stime 2010)

Ripartizione della popolazione per classi di età (stime 2010):

 

da 0 a 14 anni

23.4% (maschi 495,291; femmine: 471,606)

Da 15 a 64 anni

67.7% (maschi 1,359,257; femmine 1,434,501)

Oltre 65 anni

8.8% (maschi 169,238; femmine 195,354)

 

Tasso di crescita della popolazione (stime 2010): 0.621% (centoquarantacinquesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Popolazione urbana (dati 2008): 87% del totale (tasso di urbanizzazione: 1.2% annuo, stime 2005-2010)

Tasso di mortalità infantile: 16.4 morti ogni mille nati (centosedicesimo Stato nella graduatoria mondiale)

Gruppi etnici

Arabi

95%

Armeni

4%

Altri gruppi etnici

1%

PIL: Grandezza a parità di potere di acquisto e tasso di crescita.

Anno

Grandezza PIL[40]

Tasso di crescita

2007:

46,45 miliardi

7.5%

2008:

50,17 miliardi

8%

2009:

53,68 miliardi

7%

PIL: Composizione per settore (stime 2009):

Agricoltura (limoni, uva, pomodori, mele, verdure, patate, olive, tabacco; pecore, capre)

5.1%

Industria (bancaria, turismo, industria alimentare, vino, gioielli, cemento, tessile, minerali e chimica)

18.7%

Servizi

76.2%

Spese militari (stime 2005): 3,1% del PIL (quarantaduesimo Stato nella graduatoria mondiale).

Partners commerciali:

Principali destinatari delle esportazioni (dati 2009):

Principali importatori (dati 2009):


Missione UNMIK

Forza di polizia civile internazionale dell'Onu delegata all'amministrazione civile del Kosovo

Partecipazione italiana dal30 giugno 1999

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                        ONU

Operazione di mantenimento della pace (peace-keeping)

UNMIK (United Nations Mission In Kosovo) è stata istituita dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244 del 10 giugno 1999 che ha autorizzato la costituzione di una amministrazione civile provvisoria guidata dalle Nazioni unite per favorire un progressivo recupero di autonomia nella provincia del Kosovo, devastata dalla guerra. La missione, che lavora a stretto contatto con i leader politici locali e con la popolazione, svolge un ruolo molto ampio, coprendo settori che vanno dalla sanità all’istruzione, dalle banche e finanza alle poste e telecomunicazioni.

L'Italia partecipa alla missione con un contingente composto da unità dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza di stanza a Pristina. In seno alla missione è costituita un'unità di "intelligence" contro la criminalità (Criminal Intelligence Unit-C.I.U.), a guida inglese, di supporto alla Amministrazione Provvisoria, anche per quanto riguarda i conflitti interetnici. La CIU ha, tra l'altro, il compito di mantenere un collegamento diretto con l’Ufficio italiano Interpol, in modo da snellire le procedure di trasmissione delle informazioni.

Consistenza del contingente italiano al 31/01/10: 1unità

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

29

43

14

Totale contingenti missione

2.023

2.036

1.009

Riferimenti normativi

Decreto-legge 17 giugno 1999, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 1999, n. 269, recante disposizioni urgenti in materia di proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali nei territori della ex Jugoslavia, in Albania e ad Hebron, nonché autorizzazione all'invio di un ulteriore contingente di militari dislocati in Macedonia per le operazioni di pace nel Kosovo

Il D.L. 180/1999 ha fissato il termine della partecipazione italiana al 30 settembre 1999

Decreto-legge 25 ottobre 1999, n. 371, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 1999, n. 487, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché autorizzazione all'invio di un contingente di militari in Indonesia ed in Australia per la missione internazionale di pace a Timor Est

Il D.L. 371/1999 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 1999

Decreto-legge 7 gennaio 2000, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 marzo 2000, n. 44, recante disposizioni urgenti per prorogare la partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace

Il D.L. 1/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2000

Decreto-legge 19 giugno 2000, n. 163, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 agosto 2000, n. 228, recante disposizioni urgenti in materia di proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace

Il D.L. 163/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2000

Decreto-legge 29 dicembre 2000, n. 393, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2001, n. 27, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché dei programmi delle Forze di polizia italiane in Albania

Il D.L. 393/2000 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2001

Decreto-legge 19 luglio 2001, n.294, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 agosto 2001, n. 339, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, nonché prosecuzione dei programmi delle Forze di polizia italiane in Albania

Il D.L. 294/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2001

Decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.15, recante disposizioni urgenti per la proroga della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 451/2001 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 marzo 2002

Decreto-legge 16 aprile 2002, n. 64, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n.116, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 64/2002 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2002

Decreto-legge 20 gennaio 2003, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2003, n.42, recante disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali

Il D.L. 4/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 30 giugno 2003

Decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2003, n. 219, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena

Il D.L. 165/2003, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 231/2003.

Legge 11 agosto 2003, n. 231, recante differimento della partecipazione italiana a operazioni internazionali (originata da una proposta di legge il 23 luglio 2003)

La legge 231/2003 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2003

Decreto-legge 20 gennaio 2004, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 marzo 2004, n. 68, recante proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali

Il D.L. 9/2004 ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2004.

Decreto-legge 24 giugno 2004, n. 160, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2004, n. 207, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 160/2004, nel testo originario, ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 208/2004.

Legge 30 luglio 2004, n. 208, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata l'8 luglio 2004)

La legge 208/2004 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 dicembre 2004

Decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 2005, n. 37, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 3/2005, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2005. Durante l'esame parlamentare tale disposizione è stata soppressa e la proroga è stata successivamente operata dalla legge 39/2005.

Legge 21 marzo 2005, n. 39, recante disposizioni per la partecipazione italiana a missioni internazionali (originata da una proposta di legge presentata il 2 febbraio 2005)

La legge 39/2005 ha differito la partecipazione italiana al 30 giugno 2005

Decreto-legge 28 giugno 2005, n. 111, convertito dalla legge 31 Luglio 2005, n. 157, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali

Il D.L. 111/2005 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2005.

Decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 10, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana a missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 10/2006, nel testo originario, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. Le disposizioni del D.L. decaduto sono state inserite nell'articolo 39-vicies semel del D.L. 273/2005, convertito dalla legge 51/2006.

Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, recante definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all' esercizio di deleghe legislative

Il D.L. 273/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 51/2006, ha differito il termine della partecipazione italiana al 30 giugno 2006. La disposizione relativa alle missioni è stata introdotta durante l’esame parlamentare.

Legge 4 agosto 2006, n. 247, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (originata da un disegno di legge governativo presentato il 5 luglio

La legge 247/2006 ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006.

Decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali (decaduto)

Il D.L. 224/2006, non convertito, ha differito il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2006. La legge 247/2006 riproduce le disposizioni dello stesso D.L.

Legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)

Il comma 1241 dell'articolo 1 della legge 296/2006 ha prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e

Il D.L. 4/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 38/2007, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria

L'articolo 9 del D.L. 81/2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 127/2007, ha autorizzato la partecipazione di ulteriore personale militare italiano fino al 31 dicembre 2007.

Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria

Il D.L. 248/2007 convertito, con modificazioni, dalla legge 31/2008, ha prorogato al 31 gennaio 2008 il termine per l'autorizzazione di spesa per la continuazione della missione.

Decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali

Il D.L. 8/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 45/2008, ha prorogato il termine della partecipazione italiana al 31 dicembre 2008.

Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

Decreto-legge 1 luglio 2009, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, recante provvedimenti anticrisi

Il D.L. 78/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 102/2009, (all'articolo 24 soppresso durante l'iter parlamentare) ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009. La proroga è stata successivamente operata dalla legge 108/2009.

Legge 3 agosto 2009, n. 108, recante proroga della partecipazione italiana a missioni

La legge 108/2009 ha prorogato la partecipazione italiana al 31 ottobre 2009

Decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2010, n. 30, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

Il D.L. 1/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30/2010, ha prorogato la partecipazione italiana fino al 30 giugno 2010

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

24 marzo 2004                                    Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro degli esteri) sulla situazione in Kosovo

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

13 febbraio 2007                                  Camera                            Esteri e Difesa

Audizione del capo di Stato maggiore della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

12 settembre 2007                               Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

 

Per ulteriori informazioni sula situazione olitica e sociale del Kosovo cfr. Scheda missione KFOR.


Missione UNMOGIP

Missione costituita per supervisionare il cessate il fuoco tra India e Pakistan nello Stato di Jammu e Kashmir a seguito dell'accordo India-Pakistan del 1972

Partecipazione italiana dal3 gennaio 1959

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                        ONU

Operazione di mantenimento della pace (peace-keeping)

L'UNMOGIP (United Nations Military Observer Group in India and Pakistan) è stato costituito nel luglio 1949 a seguito della risoluzione 39/1948 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. L'attività del Gruppo degli Osservatori Militari trae origine dall'accordo tra i rappresentanti militari dell'India e del Pakistan, noto come trattato di Karachi, che determinò la tregua d'armi nel conflitto indo-pakistano nato per la questione Jammu-Kashmir risalente alla spartizione dell'ex India britannica nel 1947 e successivamente perfezionato nel 1972 con il Trattato di Simla.

I compiti affidati all'UNMOGIP consistono nel vigilare e riferire alle Nazioni Unite sull'osservanza del mantenimento dello "status quo" lungo la linea del cessate il fuoco, chiamata dal 1971 linea di controllo, del rispetto delle clausole del trattato di Karachi.

A seguito dell'accordo India-Pakistan del 1972, che stabiliva una frontiera nel Kashmir, l'India ha assunto una posizione in base alla quale il mandato dell'UNMOGlP sarebbe caduto in prescrizione. Il Pakistan, tuttavia, non accettò questa posizione e, data l'esistenza di tale disaccordo, la posizione del Segretario Generale è stata quella di decidere che la missione dell'UNMOGlP possa terminare solo a seguito di una decisione del Consiglio di Sicurezza. Non essendo stata presa tale deliberazione, l'UNMOGIP è stata mantenuta in vita, con il medesimo mandato e le stesse funzioni del passato. La missione ha il suo Quartier Generale per sei mesi l'anno nella città di Rawalpindi in Pakistan e per gli altri sei nella città di Srinagar in India. La missione è stata guidata da un generale italiano dal 30 agosto 2004 al 13 settembre 2005.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 7unità (su un totale di 44)

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

7

7

7

Totale contingenti missione

44

44

44


Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

13 febbraio 2007                                  Camera                            Esteri e Difesa

Audizione del capo di Stato maggiore della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

12 settembre 2007                               Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

 

 

Il conflitto: retroterra storico e sviluppi recenti

I colloqui di pace tra India e Pakistan sulla regione contesa del Kashmir, ancora diviso, a seguito dell’ultimo conflitto del 1971, in due dalla “linea di controllo”, avviati nel 2004, sono stati sospesi nel novembre 2008 a seguito degli attacchi terroristici alla città di Mumbai, di cui sono accusati esponenti talebani pachistani di Lashkar-e-Tayyba. Nel febbraio 2010, con un incontro tra i ministri degli esteri indiano e pachistano i colloqui sono ripresi, mentre nel mese di maggio è avvenuto un incontro anche tra i primi ministri indiano e pakistano.

 

Per approfondimenti cfr. Osservatorio di politica internazionale, Mediterraneo e Medio Oriente, gennaio-marzo 2010, a cura del Cesi

 

 


Missione UNTSO

Assistenza del Mediatore e della Commissione per il Controllo della Tregua per il rispetto dell'armistizio in Palestina

Partecipazione italiana dal5 giugno 1958

Operazioni condotte da Organizzazioni internazionali                                        ONU

Operazione di mantenimento della pace (peace-keeping)

Alla costituzione dello Stato di Israele, proclamata il 14 maggio 1948, fece seguito immediatamente lo scoppio di feroci scontri tra la comunità israeliana e quella araba cui si erano unite truppe regolari provenienti dai vicini Stati arabi. I combattimenti, che durarono molte settimane, furono interrotti da una tregua decisa dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 29 maggio, ma diventata effettiva solo l’11 giugno. L'UNTSO (United Nations Truce Supervision Organization) è stata costituita con la risoluzione 50/1948 del Consiglio di sicurezza dell'ONU allo scopo di assistere il Mediatore e la Commissione per il Controllo della Tregua nella verifica del rispetto dell'armistizio in Palestina. Da allora, l'UNTSO ha eseguito diversi compiti affidatigli dal Consiglio di Sicurezza, tra cui la supervisione degli Accordi Generali sull'Armistizio del 1949 e il controllo del cessate il fuoco stabilito nella zona del Canale di Suez e sulle Alture del Golan a seguito della guerra arabo-israeliana del giugno 1967. Sulle Alture del Golan, l'UNTSO coopera ed assiste l'UNDOF nel settore Israele-Siria, e l'UNIFIL nel settore Israele-Libano. L'UNTSO è anche presente nel Sinai, all'interno del settore Egitto-lsraele. Inoltre, essa mantiene uffici a Beirut e Gaza.

L'Italia, il cui contingente è costituito da sette unità, partecipa alla missione dal 1958. Gli osservatori italiani sono normalmente distribuiti negli Out Stations del Libano, Israele e Siria. A seguito della crisi del 2006 tra Libano ed Israele, tutto il personale di UNTSO è stato ritirato dalle 4 Patrol Bases e, in particolare il personale italiano è tutto concentrato presso Naqoura.

Nel 1973 uno degli osservatori italiani nella zona di Suez ha perso la vita a causa di una mina.

Il 23 luglio 2006 è stato ferito da un colpo di granata il capitano Roberto Punzo.

Consistenza del contingente italiano al 31 gennaio 2010: 8unità (su un totale di 142)

Serie storica

Gennaio 2007

Gennaio 2008

Gennaio 2009

Contingente italiano

7

6

7

Totale contingenti missione

144

149

142

Attività parlamentare di indirizzo, controllo e informazione

20 gennaio 2005          Commissioni riunite Camera e Senato    Commissione Difesa

Comunicazioni del Governo (Ministro della difesa) in ordine agli impegni internazionali delle Forze armate nel 2005

13 febbraio 2007                                  Camera                            Esteri e Difesa

Audizione del capo di Stato maggiore della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

14 febbraio 2007                                  Camera                            Esteri e Difesa

Audizione del Direttore generale del Ministero degli affari esteri per i paesi dell'Europa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, in relazione all'esame in sede referente del disegno di legge C. 2193 (Conversione D.L. proroga missioni)

26 luglio 2007                                       Senato                            Commissione Difesa

Comunicazioni del ministro della difesa, nelle sedute del 26 luglio, del 26 settembre e del 13 novembre 2007, sugli sviluppi relativi alla partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali

12 settembre 2007                               Camera                            Esteri e Difesa

Comunicazioni del Ministro della difesa sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie e Internazionali

 

Per ulteriori informazioni sulla situazione politica e sociale cfr. Scheda di EUBAM RAFAH.

 

 



[1]    Art. 2 par.7 della Carta: “ Nessuna disposizione del presente Statuto autorizza le Nazioni Unite ad intervenire in questioni che appartengano essenzialmente alla competenza interna di uno Stato, né obbliga i Membri a sottoporre tali questioni ad una procedura di regolamento in applicazione del presente Statuto; questo principio non pregiudica però l’applicazione di misure coercitive a norma del capitolo VII.”

[2]    Fonte: Istituto Affari Internazionali, Politica europea di sicurezza e di difesa – Elementi, in www.iai.it, luglio 2009

[3]    Istituto Affari Internazionali, Politica europea di sicurezza e di difesa – Elementi, in: www.iai.it, luglio 2009

[4]    La legge reca Norme per l'istituzione del servizio militare professionale.

[5]    A questo proposito si ricorda che il progetto elaborato dalla Commissione bicamerale per le riforme costituzionali aveva adottato una disposizione secondo cui l’impiego delle Forze armate fuori dai confini nazionali doveva essere deliberato dalla Camera dei deputati su proposta del Governo.

[6]    Su questa problematica la dottrina si è espressa in maniera differente. In particolare, Capotosti ha considerato necessaria l’adozione della procedura più “pesante”, mentre Motzo la qualifica come opportuna ma non necessaria. A sua volta De Vergottini non ritiene sussistere una correlazione necessaria tra la difesa di un alleato ai sensi del Trattato NATO e la delibera dello ‘stato di guerra in senso tecnico-formale, potendo l’esigenza dell’immediatezza dell’aiuto richiesto dall’Alleanza non consentire i tempi di attesa connessi alla procedura prevista dagli art. 78 e 87 della Costituzione.

[7]    La legge reca Attribuzioni del Ministro della difesa, ristrutturazione dei vertici delle Forze armate e dell'Amministrazione della difesa.

[8]    Cfr. De Vergottini, Guerra e costituzione. Nuovi conflitti e sfide alla democrazia, Bologna, 2004, p. 301-326.

[9]    In particolare, ai sensi del comma 1 dell’articolo 1 della legge n. 25 del 1997, “il Ministro della difesa, preposto all'amministrazione militare e civile della difesa e massimo organo gerarchico e disciplinare, attua le deliberazioni in materia di difesa e sicurezza adottate dal Governo, sottoposte all'esame del Consiglio supremo di difesa e approvate dal Parlamento”.

[10]   Per i punti di cui alle lettere da a) a c) cfr. audizione dei rappresentanti dello IAI, intervento del prof. Silvestri, resoconto stenografico della seduta del 20 maggio 2009, pp. 5-8.

[11]   Per la lettera d) cfr. audizione di Alessandro Politi, Nomisma, resoconto della seduta del 26 maggio 2009, p.4; al riguardo si ricorda che comunque, successivamente all’audizione del prof. Politi, il decreto-legge n. 1 del 2010 ha iniziato a delineare una riduzione della presenza italiana nei Balcani.

[12]   Per i punti di cui alle lettere e) e f) cfr. audizione del prof. Colombo, ISPI, resoconto stenografico della seduta del 7 luglio 2009, pp. 5-8.

[13]   Audizione di Alessandro Politi, Nomisma, resoconto della seduta del 26 maggio 2009, pag. 5, e audizione del prof. Colombo, ISPI, resoconto stenografico della seduta del 7 luglio 2009, pag. 3.

[14]   Audizione del Professor Ronzitti, resoconto della seduta del 15 settembre 2009, pp. 6 e 15.

[15]   Audizione del professor Cataldi, resoconto stenografico della seduta del 6 ottobre 2009, pag. 3.

[16]   Audizione del Professor De Vergottini, resoconto della seduta del 15 settembre 2009, pp. 8-9 e 11.

[17]   Audizione Professor De Vergottini, resoconto della seduta del 15 settembre 2009, pag. 4.

[18]   Audizione del Professor Ronzitti e del Professor De Vergottini, resoconto della seduta del 15 settembre 2009, pp. 7-9 e pag. 15; audizione di Nino Sergi, rappresentante dell’Associazione Link2007, resoconto della seduta del 10 novembre 2009, pp. 5-6.

[19]  Oltre alle missioni elencate nei singoli allegati, si segnalano gli interventi operati dal Corpo militare della Croce rossa in Corea e in Congo. Il 16 ottobre 1951 fu inviato con le Forze delle Nazioni Unite in Corea l’Ospedale da campo n. 68, che vi è rimasto fino al 10 gennaio 1955, inquadrato nell'8a Armata U.S.A. Nel settembre 1960 l’Ospedale di emergenza n. 10, da 100 letti, venne inviato nel Katanga per l'assistenza sanitaria alle Forze dell’O.N.U. operanti nel Congo. Tale operazione fu affiancata da personale dell’Aeronautica utilizzato fino al giugno 1962 per operazioni di trasporto. Nel corso di questa missione tredici militari dell’Aeronautica della 46/a aerobrigata furono massacrati a Kindu.

[20]   I dati relativi alle Forze armate e all’Arma dei Carabinieri sono tratti dalla Nota aggiuntiva allo stato di previsione del Ministero della difesa 2010 (edizione marzo 2010), mentre i dati riferiti alle altre Forze di Polizia sono contenuti nella relazione tecnica al disegno di legge di conversione del D.L. n. 1/2010 (A.C. 3097).

[21]   432 militari sono imbarcati sulle unità navali impegnate nel contrasto alla pirateria al largo delle coste somale.

[22]   Comunicato stampa del Ministero degli esteri del 3 giugno 2010.

[23]   Espressa in dollari 2009

[24]   Espressa in Dollari 2009

[25]   Espressa in Dollari 2009

[26]   Espressa in Dollari 2009

[27]   S. Jones, Averting Failure in Afghanistan, in “Survival”, Spring 2006, pp.111-128 (nel sito dell’International Institute for Strategic Studies www.iiss.org)

[28]   La situazione in Afghanistan, “Osservatorio di politica internazionale”a cura del CeSPI, 16 dicembre 2008

[29]   In www.hrw.org

 

[30]   Per questa interpretazione cfr. ad esempio S. Silvestri, Che fare in Afghanistan, in www.affarinternazionali.it, 9 febbraio 2010

[31]   Per questa interpretazione cfr. ad esempio S. Jones, Averting Failure in Afghanistan, in “Survival”, Spring 2006, pp.111-128 (nel sito dell’International Institute for Strategic Studies www.iiss.org) e N. Grono – C. Rondeaux, Dealing with brutal Afghan warlords is a mistake, Boston Globe 17 gennaio 2010, (nel sito dell’International Crisis Group, www.crisisgroup.org)

[32]   Su questi aspetti cfr. La situazione in Afghanistan, “Osservatorio di politica internazionale”a cura del CeSPI, 16 dicembre 2008 e www.crisisgroup.org/Afghanistan

[33]   Su questi aspetti cfr. La produzione di oppio in Afghanistan, “Osservatorio di politica internazionale” a cura dell’ISPI, 9 febbraio 2009.

[34]   D. Giammaria, L’ago della bilancia dei negoziati in Afghanistan (26 marzo 2010) in www.affarinternazionali.it

[35]   Cfr. Focus Mediterraneo e Medio Oriente, gennaio-marzo 2010, a cura del CESI.

[36]   Fonte: Scheda notizie sulla partecipazione italiana alla missione NATO ISAF (aggiornata al 26 novembre 2009) in www.difesa.it

[37]   I caveat sono i limiti all'impiego delle forze nazionali nell’ambito di una missione militare internazionale. Le singole forze nazionali possono applicare tali limitazioni (caveat) alle regole generali dettate per tutti i contingenti della missione.

[38]   Espressa in Dollari 2009

[39]   Espressa in Dollari 2009

[40]   Espressa in Dollari 2009