Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: I risultati elettorali in Serbia
Serie: Note elezioni nel mondo    Numero: 142
Data: 10/05/2012
Descrittori:
ELEZIONI   RISULTATI ELETTORALI
SERBIA     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

Casella di testo: Elezioni parlamentari e presidenziali nel mondon. 142 – 10 maggio 2012

 


 

Risultati elettorali in Serbia

 

 

 

Il 6 maggio 2012 si sono svolte le elezioni legislative ed amministrative e il primo turno delle elezioni presidenziali in Serbia. Nelle elezioni presidenziali sono prevalsi il presidente uscente Boris Tadic (partito democratico) con il 26,7 per cento dei voti e Tomislav Nikolic (partito progressista serbo) con il 25,5 per cento dei voti, i quali si affronteranno nel secondo turno di ballottaggio il 20 maggio prossimo. Alle elezioni legislative del Parlamento monocamerale la coalizione del partito progressista serbo con altri partiti minori ha prevalso, con il 24 per cento dei voti e 73 seggi sul partito democratico, che ha ottenuto il 22,3 per cento dei voti e 68 seggi. Il partito socialista è arrivato terzo con il 14,7 per cento dei voti e 45 seggi. Il partito radicale serbo, movimento ultranazionalista, è rimasto al di sotto della soglia di sbarramento del 5 per cento (cfr. infratabelle risultati elettorali). Il tasso di affluenza è risultato del 59 per cento, di due punti inferiore a quello registrato nel 2008.

 

Si ricorda che la Serbia ha una forma di governo di tipo semipresidenziale. Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale con un sistema a doppio turno per un mandato di cinque anni ed è rieleggibile una sola volta. Il primo ministro, nominato dal Presidente, è responsabile nei confronti del Parlamento. L’Assemblea nazionale, unica camera del Parlamento serbo, è composta da 250 membri eletti per un mandato di cinque anni con un sistema proporzionale con liste bloccate in un collegio unico nazionale, formula D’Hondt e soglia di sbarramento al cinque per cento.

 

I rapporti con l’Unione europea (la Serbia ha ottenuto lo scorso 1° marzo lo status di candidato all’ingresso nell’Unione) e la questione del Kosovo sono risultati al centro della campagna elettorale. Il partito democratico di Boris Tadic ha confermato la sua piattaforma politica fortemente europeista, sostenendo insieme l’ipotesi di una “Serbia europea” e di un “Kosovo serbo”, vale a dire la ricerca di una mediazione che consenta alla Serbia l’ingresso nell’Unione europea e che garantisca la tutela degli interessi dei serbi del Kosovo, senza violare i diritti della maggioranza albanese e delle istituzioni di Pristina (l’indipendenza del Kosovo è riconosciuta dalla maggioranza degli Stati membri dell’Unione europea). In questo quadro, il 24 febbraio scorso, la Serbia e il Kosovo hanno raggiunto un accordo che consente alle autorità kosovare di partecipare agli incontri internazionali sui Balcani senza che la Serbia debba pregiudizialmente riconoscere l’indipendenza del Kosovo. L’intesa ha sbloccato il riconoscimento da parte dell’Unione europea dello status di candidato per la Serbia.

Più scettico sull’ingresso nell’Unione europea il partito progressista serbo di Tomislav Nikolic. Nikolic, già esponente del partito radicale serbo, di carattere nazionalista, ha col tempo moderato le sue posizioni, uscendo dal partito radicale nel 2008 e fondando il partito progressista, che ha abbandonato una posizione di netta chiusura nei confronti dell’Unione europea per assumere un atteggiamento più flessibile anche se comunque critico. Molto netta rimane comunque la difesa del carattere serbo del Kosovo e il rifiuto di qualsiasi paventato “baratto” tra il Kosovo e l’adesione all’Unione europea.

Le autorità kosovare hanno ritenuto una violazione della risoluzione ONU 1244(1999) l’organizzazione in alcuni comuni kosovari a maggioranza serba di seggi elettorali per le elezioni del 6 maggio.

 


Risultati elettorali elezioni legislative (affluenza: 2012: 59 per cento; 2011: 61 per cento)

 

Partiti

Percentuale di voto 2012

Seggi 2012

Percentuale di voto 2008

Seggi 2012

Coalizione partito progressista serbo e altri movimenti[1]

24

73

-

-

Per una Serbia europea (partito democratico e altri movimenti)

22,3

68

        38,42

102

Partito socialista

14,7

45

7,58[2]

20

Partito democratico di Serbia

6,8

20

11,62[3]

30

Partito liberaldemocratico

6,7

20

5,24

13

Partito delle regioni unite

5,4

16

-

-

Unione degli ungheresi della Vojvodina

-

5

-

-

Azione democratica del Sandjak

-

1

 

 

 

 

Indicatori internazionali sul paese[4]:

Libertà politiche e civili: Stato “libero” (Freedom House); “democrazia difettosa” (64 su 167 Economist)

Libertà di stampa: 80  su 179

Libertà di Internet -

Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); restrizioni nella pratica trattamento di favore per la Chiesa ortodossa (USA)

Libertà economica: Stato “prevalentemente non libero” (98 su 179)

Corruzione percepita: 86 su 178

Variazione PIL 2010: + 1,01 per cento; 2011: + 1,7 per cento (stima)

 

 


 

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 06 6760-4939 – *st_affari_esteri@camera.it

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: Es1120ele.doc



[1]    Il partito progressista non ha partecipato alle elezioni del 2008 in quanto nato in quell’anno da una scissione del partito radicale serbo successiva alle elezioni.

[2]    Nel 2008 il partito socialista si è presentato in coalizione con altri due movimenti (il partito dei pensionati e Serbia unita)

[3]    Nel 2008 il partito democratico di Serbia si è presentato insieme al movimento Nuova Serbia

[4]    Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative presenti nel dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (29 luglio 2011)e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011).