Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Il nuovo Parlamento egiziano
Serie: Note elezioni nel mondo    Numero: 136
Data: 15/03/2012
Descrittori:
EGITTO   ELEZIONI POLITICHE
PARLAMENTO     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

SIWEB

Casella di testo: Elezioni parlamentari e presidenziali nel mondon. 136 – 15  marzo 2012

 


Il nuovo parlamento egiziano

 

Flag of Egypt

 

Il 22 febbraio 2012 si è svolto il secondo turno delle elezioni del Consiglio della Shura, Camera alta del Parlamento egiziano (il primo turno si era svolto il 29 gennaio). In questo modo si è chiuso il lungo periodo delle elezioni parlamentari egiziane apertosi con il primo turno elettorale per l’elezione dell’Assemblea del popolo, Camera bassa del Parlamento, svoltosi il 28 novembre 2011. In quella occasione si era votato in un terzo delle province egiziane (Cairo, Fayoum, Port Said, Damietta, Alessandria, Kafr El-Sheick, Assiut, Luxor e il Mar Rosso); un ulteriore terzo delle province si è recato al voto il 14 dicembre (Giza, Beni Suef, Menoufiya, Sharquya, Ismaylia, Suez, Baheria, Sohag e Assuan, simultaneamente all’eventuale secondo turno nelle province dove si è votato il 28 novembre), mentre nelle rimanenti province il voto si è svolto il 3 gennaio 2012 (simultaneamente all’eventuale secondo turno nelle province dove si è votato il 14 dicembre; l’eventuale secondo turno, per le province nelle quali il primo turno si è svolto il 3 gennaio, è stato effettuato l’11 gennaio).

 

Si ricorda che il Parlamento egiziano è bicamerale: a seguito delle modifiche introdotte dal Consiglio delle forze armate nel corso del 2011 l’Assemblea del popolo è composta da 508 membri (di cui 10 nominati dal Consiglio supremo delle forze armate, in luogo dei 518 precedenti, di cui dieci, però, erano di nomina presidenziale) e che il Consiglio della Shura è composta da 264 membri, dei quali 180 eletti e i rimanenti di nomina presidenziali (saranno nominati dal prossimo presidente eletto a maggio cfr. infra), in luogo dei 176 precedenti, dei quali 88 di nomina presidenziale.

 

Il sistema elettorale, come modificato dal consiglio supremo delle forze armate nel 2011, prevede che:

-        i due terzi dei seggi siano assegnati con sistema proporzionale in circoscrizioni plurinominali con liste bloccate;

-        un terzo dei seggi sia assegnato con sistema maggioritario a doppio turno (si svolge il secondo turno se nessun candidato ottiene più del 50 per cento dei voti) in collegi “binominali” (in ciascun collegio sono eletti due candidati, uno dei quali deve essere un lavoratore o un contadino, retaggio dell’impostazione socialista nasseriana).

 

L’affluenza alle urne è andata progressivamente calando, passando dal 62 per cento del primo turno delle elezioni dell’Assemblea del popolo al 10 per cento dell’ultimo turno delle elezioni del Consiglio della Shura.

 

Dalle elezioni è uscita nettamente vincitrice l’alleanza democratica egemonizzata dal partito Libertà e giustizia, emanazione della dirigenza della Fratellanza musulmana egiziana, che ha conquistato la maggioranza relativa sia all’Assemblea del popolo (225 seggi su 498) sia al Consiglio della Shura (dove Libertà e giustizia da sola ha conquistato 105 seggi). Segue l’alleanza islamista, coalizione di movimenti radicali islamisti di orientamento salafita[1], che ha conquistato 125 seggi all’Assemblea del popolo, mentre il movimento salafita Al Nour da solo ha ottenuto 45 seggi al Consiglio della Shura. Il partito liberale laico Wafd ha ottenuto 41 seggi all’Assemblea del popolo e 14 seggi al Consiglio della Shura mentre la coalizione laica del blocco egiziano ha conquistato 34 seggi all’Assemblea del popolo e 8 seggi al Consiglio della Shura.

 

In base alla dichiarazione costituzionale del marzo 2011del Consiglio supremo delle forze armate, il Parlamento dovrà ora eleggere un’assemblea ristretta di 100 membri chiamata a redigere la nuova Costituzione. Non sono ancora chiare le modalità con le quali si procederà alla designazione dei componenti di tale organismo. Nello scorso novembre il Consiglio supremo delle forze armate aveva elaborato una bozza di dichiarazione sui “principi sopra-costituzionali” che prevedeva che 80 dei 100 componenti dell’assemblea venissero eletti dal Parlamento sulla base di designazioni operate dalle diverse articolazioni della società egiziana (magistratura; professori universitari; sindacati; organizzazioni della società civile; camere di commercio; forze armate; l’Università di Al Azhar; la Chiesa copta; i sindacati studenteschi; i partiti politici) e 20 liberamente eletti dal Parlamento. Il documento era però stato criticato da tutte le forze politiche. Alla luce dei risultati delle elezioni le forze laiche richiedono di dare spazio prevalente nell’assemblea ristretta ai rappresentanti della società civile, in modo da evitare che questa sia egemonizzata dalla maggioranza parlamentare islamista, mentre le forze islamiste richiedono un ruolo prevalente per i membri eletti dal Parlamento (Libertà e giustizia ha presentato una proposta che prevede che 40 componenti dell’Assemblea ristretta siano parlamentari eletti dal Parlamento, 30 rappresentanti della società civile eletti dal Parlamento e 30 rappresentanti della società civile direttamente eletti dalle diverse articolazioni della stessa).

 

Per il 23 e 24 maggio è previsto il primo turno delle elezioni presidenziali (sulla base delle riforme costituzionali predisposte dal Consiglio supremo delle forze armate e approvate con referendum nel marzo 2011 il Presidente, eletto direttamente, avrà un mandato di cinque anni e sarà rieleggibile una sola volta). Appare difficile, allo stato, che per quella data il processo di redazione della nuova Costituzione sia concluso: la prosecuzione della fase costituente anche successivamente all’elezione del nuovo presidente potrebbe creare nuove tensioni in quanto uno dei punti controversi è proprio quello della definizione dei poteri presidenziali: le forze islamiste chiedono una riduzione dei poteri presidenziali, prevedendo ad esempio un primo ministro responsabile esclusivamente verso il Parlamento, mentre le forze laiche preferiscono un assetto presidenziale, per riequilibrare la maggioranza parlamentare islamista.

 

 

Nelle tabelle sottostanti sono riportate:

-        la ripartizione per seggi dell’Assemblea del popolo;

-        la composizione dell’Ufficio di presidenza e la ripartizione delle presidenze delle Commissioni permanenti dell’Assemblea del popolo;

-        la ripartizione per seggi del Consiglio della Shura

 

Nel box sottostante è invece riportata una descrizione dei principali partiti politici egiziani che hanno partecipato alle elezioni parlamentari.

 

 

Risultati elezioni Assemblea del popolo[2]

 

Partiti

Seggi

Alleanza democratica di cui

225

Partito libertà e giustizia

216

Al-Karama

6

Al-Hadara

2

Partito del lavoro

1

Alleanza islamista di cui

125

Al Nour

109

Partito Costruzione e sviluppo

13

Al Asala

3

Al Wafd

41

Blocco egiziano di cui

34

Al Tagammu

3

Partito socialdemocratico egiziano

16

Partito dei liberi egiziani

15

Partito Riforma e sviluppo

10

Partito al - Wasat

9

Alleanza per la prosecuzione della rivoluzione

8

Partito nazionale egiziano

5

Partito cittadini egiziani

4

Partito dell’Unione

3

Partito Libertà

3

Partito al - Adl

2

Partito Pace democratica

2

Partito Unione araba egiziana

1

Partito Nasserita

1

Indipendenti

25

TOTALE

498

 

Incarichi all’interno dell’Assemblea del popolo[3]

 

Incarichi

Nome

Partito

Presidente

Mohamed Saad Tawfik Al Katatni

Libertà e giustizia

Vicepresidente

Ashraf Thabit Saad Eddin Al-Sayed

al-Nour

Secondo Vicepresidente

Mohamed Abdel Aleem Dawoud

al-Wafd

Presidente Commissione Affari esteri

Essam al-Din Mohamed al-Erian

Libertà e giustizia

Presidente Commissione parlamentare legislativa

Mahmoud Reda Abdel Aziz al-Khudairi

Indipendenti

Presidente Comitato sicurezza nazionale

Abbas Mohamed Mohamed Mukhaimar

Libertà e giustizia

Presidente Commissione sanità

Akram Al-Mendoh Awad Al-Shaer

Libertà e giustizia

Presidente Commissione ricerca educativa e scientifica

Shaaban Ahmed Abdel-Alim

al – Nour

Incarichi

Nome

Partito

Presidente Commissione diritti umani

Mohamed Anwar Esmat Al-Sadat

Riforma e sviluppo

Presidente Commissione affari economici

Tarek Hassan al-Desouki,

al-Nour

Presidente Commissione lavoro

Saber Abu al-Fotouh Badawi al-Sayed

Libertà e giustizia

Presidente Commissione giovani

Osama Yassin Abdel Wahab Mohamed

Libertà e giustizia

Presidente affari arabi

Mohamed Saeed Ibrahim Idris

al-Karama

Presidente Commissione Comunicazione e cultura

Mohamed Abdel-Moneim Mahmoud Al-Sawy,

al-Hadara

 

Risultati elezioni Consiglio della Shura[4]

 

Partito

Totale Seggi

Libertà e giustizia

105

Al - Nour

45

Al - Wafd

14

Blocco egiziano

8

Libertà

2

Pace democratica

2

Indipendenti

4

Totale

180

 

 

Indicatori internazionali sul paese [5]1:

Libertà politiche e civili: Stato “non libero”, (Freedom House); regime autoritario 2010, 138 su 167; 2011: regime “ibrido”  115 su 167 (Economist)

Indice della libertà di stampa 2010: 127 su 178, 2011-12: 166 su 178

Libertà di Internet : assenza di evidenza di “filtraggio”

Libertà religiosa: limitazioni alla libertà religiosa ed episodi di violenza (ACS); Islam religione di stato e limitazioni alle libertà delle altre religioni  da parte del governo (USA)

Libertà economica: 100 su 179 (Heritage Foundation)

Corruzione percepita 2010: 98 su 178, 2011: 112 su 178

Variazione PIL 2010: + 5,1 per cento, 2011: 1,2 per cento

 

Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Unione interparlamentare, Freedom House, Human Rights Watch, Arab Reform Bulletin –Carnegie endowment for international peace, Brookings Institution, Economist Intelligence Unit, agenzie di stampa.

 

Movimenti e coalizioni partecipanti alle elezioni egiziane

In vista delle elezioni i principali movimenti politici egiziani si sono aggregati in cinque coalizioni principali. Fino alla presentazione delle liste, comunque, la configurazione delle coalizioni è apparsa molto incerta e soggetta a significative variazioni per i numerosi contrasti interni; un numero significativo di partiti, come si vedrà nella descrizione delle singole coalizioni, ha preferito alla fine presentare liste autonome. Le coalizioni risultano essere:

- Alleanza democratica

Il principale partito della coalizione è il partito Libertà e Giustizia, nato a giugno, emanazione della dirigenza dei Fratelli musulmani egiziani e guidato da Mohammed Morsi. Tra i suoi punti programmatici: l’instaurazione dello Stato di diritto, di un sistema parlamentare con poteri solo di rappresentanza per il Presidente della Repubblica, di uno “Stato civile” né teocratico né militare con l’Islam religione di Stato e la Sharia come fonte di legislazione (come già previsto, comunque, dall’articolo 2 dell’attuale Costituzione egiziana); l’attribuzione ad una Corte costituzionale del potere di dichiarare illegittime leggi che contrastino con i principi islamici di giustizia; il sostegno ai principi islamici nell’azione di governo, con riconoscimento per i non musulmani del diritto al proprio status personale e alla libertà di culto; in politica estera previsione dell’obbligo di referendum per i trattati di pace ed il sostegno all’autodeterminazione palestinese, ivi compreso il diritto al ritorno dei profughi e la richiesta di Gerusalemme capitale.

Merita segnalare che la Fratellanza musulmana egiziana appare divisa. In particolare la dirigenza conservatrice del movimento da parte della Guida suprema Muhammed Badie è contestata dall’esponente riformatore della fratellanza Abd al Fatuh, secondo alcuni possibile candidato alle elezioni presidenziali, nonché dall’ala giovanile del movimento, che, a differenza della dirigenza, ha preso convintamente parte alle manifestazioni di piazza che hanno condotto alle dimissioni di Mubarak. In particolare, oggetto di discussione è la posizione della Fratellanza rispetto alla laicità dello Stato egiziano. Tale concetto continua ad essere respinto dalla dirigenza della Fratellanza; gli esponenti riformisti hanno dimostrato aperture verso il concetto di “Stato civile”, vale a dire fondato sui diritti di cittadinanza ma rispettoso nei confronti delle radici religiose egiziane, in coerenza anche con le posizioni recentemente assunte dall’Università Al Azhar. Ora il concetto di “Stato civile”, come si è visto, si ritrova anche nel programma del partito Libertà e giustizia, anche se, in questo caso, il concetto appare prefigurare comunque un’ampia penetrazione della religione nella vita politica. Il dibattito interno alla Fratellanza ha determinato la nascita, a fianco del partito “ufficiale” Libertà e Giustizia, anche di altri partiti come Al Wasat e Al Tayara Al Masry (cfr. infra).

Dell’Alleanza democratica fanno parte anche movimenti laici. Merita ricordare il partito Al Ghad (domani) fondato nel 2005 da Ayman Nour, sfidante nello stesso anno nelle elezioni presidenziali di Mubarak ed a lungo incarcerato dal regime. Aveva annunciato la sua adesione alla coalizione anche lo storico partito liberale egiziano Wafd guidato da Sayyed Al Badawi; tuttavia successivamente il partito ha annunciato la sua intenzione di presentare liste distinte da Libertà e giustizia;

- Blocco egiziano

Il Blocco egiziano è stato costituito a giugno da una serie di movimenti laici con lo scopo di perseguire gli ideali della “rivoluzione di piazza Tahrir” realizzando una “democrazia liberale” ed una “cittadinanza universale”. Sostenendo il concetto di “Stato civile”, piuttosto che quello di “Stato secolare”, il blocco intende comunque riconoscere il ruolo dell’Islam nella vita politica, condividendo l’impostazione del documento del giugno scorso sui rapporti tra religione e politica dell’Università di Al Azhar. Il blocco risultava inizialmente costituito dal partito dei liberi egiziani, fondato dall’imprenditore copto Naguib Sawiris, dal partito socialdemocratico, dal partito socialista Al Tagammu (già presente in Parlamento durante il regime di Mubarak), dall’associazione nazionale per il cambiamento (movimento fondato nel febbraio 2010 da Mohammed El Baradei), dal Fronte democratico (movimento fondato nel 2007 dall’ex-esponente del partito nazionale democratico di Mubarak Osama al Ghazali-Harb) e dal movimento di ispirazione sufi partito della liberazione egiziana. Disaccordi sulla composizione delle liste hanno indotto molti di questi partiti ad abbandonare il blocco che attualmente risulta composto solo dal partito dei liberi egiziani, dal partito socialdemocratico  e da Al Tagammu.


- Terza via

La coalizione della “Terza via” intende collocarsi in una posizione intermedia tra l’Alleanza democratica dominata dagli islamisti e il Blocco egiziano laico. La coalizione è attualmente composta dal partito della giustizia, fondato nel giugno 2011 da alcuni esponenti di movimenti di dissidenza giovanile come Kifaya e il movimento del 6 aprile, organizzatori delle proteste di piazza Tahrir. Alla coalizione aveva inizialmente guardato con interesse anche il partito Al Wasat, fondato nel marzo 2011 da esponenti riformisti dalla Fratellanza musulmana che assumono esplicitamente a modello l’Akp turco (e guidato da Abu El al-lla Mady). Tuttavia il Wasat  non è entrato a far parte della coalizione.

- Alleanza islamista

L’Alleanza islamista raccoglie alcuni movimenti di orientamento salafita e cioè collocati su posizioni maggiormente integraliste rispetto alla fratellanza musulmana come Hizb al-Nour (partito della luce); Bina ‘a wa Tanmia (partito della costruzione e dello sviluppo, braccio politico del movimento Jamaa al-Islamiya considerato dagli USA terrorista) e il partito al-Asala (autenticità, ispirato al pensiero del teorico dei fratelli musulmani Sayyd Qutb, ucciso dal regime di Nasser negli anni Sessanta): questi movimenti richiedono l’introduzione e l’applicazione letterale della legge islamica.

- Alleanza per la prosecuzione della rivoluzione

L’Alleanza per la prosecuzione della rivoluzione raccoglie una serie di movimenti liberali, socialisti e islamisti moderati, in precedenza per la maggioranza coinvolti nel blocco egiziano. Oltre che da partiti come il partito socialista popolare e il partito dell’Egitto libero, l’alleanza è sostenuta dalla maggior parte degli esponenti della coalizione giovanile, nata dall’esperienza delle proteste di piazza Tahrir. Fa parte dell’Alleanza anche il movimento Al Tayara Al Masry (l’Egitto attuale) guidato dal giovane esponente della Fratellanza musulmana Islam Lofti, uscito dall’organizzazione durante l’estate criticandone la struttura verticistica.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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[1]    Con il termine Salafiyya si indicano I movimenti di “risveglio islamico”, sostenitori di un ritorno alla purezza dell’Islam originario, sviluppatisi in fasi successive in ambito sunnita a partire dal Settecento. Tra questi movimenti si possono ricordare il wahabismo e il deobandismo. Attualmente il termine è utilizzato, in senso estensivo, per indicare tutti i movimenti islamisti radicali sostenitori di un approccio letterale al Corano.

[2]     Fonte: Carnegie Endowment for International Peace, Guide to Egypt’s Transition

[3]    Ibidem

[4]    ibidem

[5]Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà economica come riportata dalla fondazione Heritage la condizione della libertà di Internet come riportata da OpenNet Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative presenti nel dossier  dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (documentazione e ricerche 29 luglio 2011) e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011)