Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse - COM(2011)571
Serie: Documentazione per le Commissioni - Esame di atti e documenti dell'UE    Numero: 104
Data: 13/10/2011
Descrittori:
POLITICA ECONOMICA     


Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 


 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

esame di atti e documenti dell’unione europea

 

 

 

 

Tabella di marcia verso un’Europa efficiente

nell'impiego delle risorse

 

COM(2011)571

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 104

 

13 ottobre 2011


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

________________________________________________________________

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

 


INDICE

 

Scheda di lettura  

Verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse   1

1. Sfide e opportunità per l’Europa  1

2. Rendere l’Europa efficiente nell’impiego delle risorse  1

3. Trasformare l’economia  2

4. Capitale naturale e servizi ecosistemici5

5. Settori chiave  9

6. Gestione e controllo   11

Allegati                                                                                                               14


 

 


 

 

 

 

Scheda di lettura

 


 

 


Verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse

(Comunicazione della Commissione - COM(2011)571)

 

 

1. Sfide e opportunità per l’Europa

Il 20 settembre 2011 la Commissione ha presentato una comunicazione relativa a una tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse (COM(2011)571).

In particolare, la Commissione prospetta un approccio coerente e integrato che introduca una più razionale gestione e uso di tutti i materiali e risorse naturali nel corso del loro ciclo di vita - dalla progettazione dei prodotti alla sostituzione di materiali, dall'estrazione al trasporto, dalla trasformazione al consumo, dalla promozione del riciclaggio e del riuso allo smaltimento dei rifiuti – sia nei processi produttivi dei vari settori economici, sia nel comportamento dei consumatori.  La Commissione considera necessario integrare in tali processi il ruolo della biodiversità, degli ecosistemi e dei relativi servizi, oltre a far sì i costi dei rifiuti si rispecchino nei prezzi.

 

Citando recenti studi, la Commissione valuta che nel corso del XX secolo l’estrazione di risorse materiali nel mondo è cresciuta di 34 volte (di 12 volte l’impiego di combustibili fossili). La Commissione stima che nel 2007 l’economia europea ha utilizzato oltre 8 miliardi di tonnellate di materie prime, equivalenti a un consumo annuo pro capite di 16 tonnellate, 6 delle quali sprecate o conferite in discarica. Secondo il documento, il 60% dei principali ecosistemi del pianeta è già degradato o sfruttato in modo non sostenibile, a fronte di un possibile incremento del 70% della domanda di alimenti, mangimi e fibre da qui al 2050. La Commissione cita infine il World Business Council for Sustainable Development, secondo le cui stime entro il 2050 occorrerà moltiplicare l’efficienza delle risorse da 4 a 10 volte, con miglioramenti importanti da conseguire già entro il 2020. Un recente rapporto dell’ONU[1] indica come entro il 2050, il l'umanità potrebbe arrivare a consumare 140 miliardi di tonnellate all’anno di minerali, fossili e biomassa, pari a circa tre volte l’attuale tasso di consumo.

2. Rendere l’Europa efficiente nell’impiego delle risorse

La tabella di marcia offre un quadro di riferimento coerente che mostra le interazioni fra le varie politiche ed effettua i collegamenti tra settori e risorse essenziali e le iniziative strategiche dell’UE. In tale contesto, la Commissione ritiene necessario concordare entro il 2013 indicatori precisi e facilmente comprensibili per misurare i progressi ottenuti nel migliorare l’efficienza delle risorse, con il concorso di tutte le parti interessate.

La Commissione invita gli Stati membri a rimuovere gli ostacoli all’uso efficiente delle risorse, ad esempio, mettendo a punto un insieme di incentivi adeguati in materia di produzione e consumo, riconsiderando tasse e sovvenzioni che non rispecchiano i costi effettivi dell’utilizzo delle risorse, incoraggiando un atteggiamento innovativo a lungo termine nelle imprese, nella finanza e in politica, migliorando le conoscenze, e operando perché tale approccio si diffonda a livello globale.

3. Trasformare l’economia

3.1 Consumo e produzione sostenibili

Il documento della Commissione, in primo luogo, individua nel mercato - e in una maggiore informazione dei consumatori - lo strumento più adatto a costruire un quadro capace di orientare i modelli di consumo, pubblici e privati verso servizi e prodotti più efficienti sul piano delle risorse. In particolare, la Commissione ritiene opportuno, entro il 2020, fissare degli standard di prestazione ambientale minimi per eliminare dal mercato i prodotti meno efficienti dal punto di vista delle risorse e più inquinanti. In tale contesto anche nuovi modelli imprenditoriali, dove i prodotti sono noleggiati anziché comprati, possono soddisfare le esigenze dei consumatori con un minor uso delle risorse nel corso del ciclo di vita.

Al fine di incentivare una migliore “simbiosi industriale” - in cui le materie prime scartate come rifiuti sono riutilizzate, come risorse, da altre industrie – la Commissione intende predisporre a tappe un quadro più favorevole al consumo e alla produzione sostenibili che prevede:

·      più rigorose prescrizioni degli “Appalti pubblici verdi” (Green public procurement - GPP) per i prodotti che hanno un impatto ambientale significativo (nel 2012);

·      la definizione di un approccio metodologico comune per valutare l’impatto ambientale dei prodotti, dei servizi e delle aziende nel corso del loro ciclo di vita (“impronta ecologica”) (nel 2012);

·      un processo consultivo inteso a inserire l’impronta ecologica nel quadro della direttiva sulla progettazione ecocompatibile, al fine di rafforzare l’efficienza sotto il profilo delle risorse dei prodotti (riusabilità/recuperabilità/riciclabilità, contenuto riciclato, durabilità) e ampliarne la portata a prodotti non legati all’energia (nel 2012);

·      migliore informazione ai consumatori e perfezionamento dei sistemi di etichettatura ecologica (nel 2012).

3.2 Trasformare i rifiuti in una risorsa

La Commissione intende favorire una vera economia del riciclaggio nella quale i rifiuti sono destinati a diventare una risorsa da reintrodurre nell’economia come materia prima.

I rifiuti prodotti annualmente dall’UE, secondo la Commissione, ammontano a 2,7 miliardi di tonnellate, di cui 98 milioni sono rifiuti pericolosi. Pur in presenza di una stabilizzazione della produzione totale, alcuni flussi di rifiuti - i rifiuti da costruzione e demolizione, i fanghi di depurazione e i rifiuti marini – risultano in aumento. Anche i rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche dovrebbero aumentare di circa l’11% tra il 2008 e il 2014. Sebbene il tasso di riciclaggio nell’UE sia tendenzialmente in aumento rispetto al passato, in media solo il 40% dei rifiuti solidi viene riutilizzato o riciclato (38% nel 2008, 33% nel 2005, 20% nel 1995), il resto è messo in discarica o è destinato all’incenerimento, con grandi differenze tra gli Stati membri.

In tale contesto la tabella di marcia propone un quadro orientato a:

·      stimolare il mercato delle materie secondarie e la domanda di materie riciclate, attraverso incentivi economici e l’elaborazione di criteri per smettere di produrre rifiuti (2013/2014);

·      riesaminare gli obiettivi esistenti in materia di prevenzione, riuso, riciclaggio, recupero e di alternative alla discarica (2014);

·      valutare l’introduzione di quote minime di materie riciclate, di criteri di durabilità e riutilizzabilità ed estendendo la responsabilità del produttore per i prodotti principali (2012);

·      valutare i settori in cui la legislazione sui vari flussi di rifiuti potrebbe essere allineata ai fini di una maggior coerenza (2013/2014).

3.3 Sostenere la ricerca e l’innovazione

Secondo la Commissione, la transizione verso un’economia verde a basse emissioni di carbonio non può prescindere da un forte impulso alla ricerca e all’innovazione nel settore dell’utilizzo efficiente delle risorse.

Al fine di conseguire gli obiettivi in materia di efficienza delle risorse la Commissione propone di:

·      sviluppare forme di partenariato pubblico-privato già sperimentate quali ad esempio i “partenariati per l’innovazione” (COM(2011)572) o le iniziative tecnologiche congiunte, nonché iniziative di programmazione congiunta che mettano in comune le attività di ricerca nazionali nel settore.

3.4 Sovvenzioni dannose per l’ambiente e prezzi determinati correttamente

La Commissione considera fondamentale che i prezzi di mercato riflettano i costi effettivi legati all’uso delle risorse e al loro impatto ambientale e che, a tal fine, gli Stati membri si adoperino per rimuovere gradualmente le distorsioni ai prezzi generate da sovvenzioni dannose per l’ambiente (Environmentally harmful subsidies – EHS), che attribuiscono vantaggi a determinate categorie, ma possono incoraggiare pratiche inefficienti e dissuadere le imprese dall’investire in tecnologie “verdi”,  comportando, a seconda dei casi, un aumento dei rifiuti, delle emissioni e dell’estrazione di risorse o effetti negativi sulla biodiversità.

Secondo le stime della Commissione, le sovvenzioni con impatto potenzialmente  negativo sull’ambiente (in particolare nei settori dei combustibili fossili, dei trasporti e delle risorse idriche) ammontano complessivamente ad un totale di 1000 miliardi di dollari USA l’anno.

La Commissione considera importanti “le riforme fiscali verdi”, consistenti in un aumento delle tasse ambientali e in una concomitante riduzione di altre imposte, che potrebbero anche armonizzare gli sforzi di risanamento del bilancio agevolando l’evoluzione verso un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse.

Sebbene la Commissione rilevi che la percentuale media dell’imposizione ambientale nel gettito fiscale totale nell’UE sia in calo generale dal 1999 – nel 2009 si attestava al 6,3%[2] - in alcuni Stati membri, tuttavia, l’attuazione di riforme graduali delle tasse ambientali ha elevato le relative entrate fino al 10% delle entrate fiscali totali, facendo altresì registrare un miglioramento di competitività ed efficienza energetica. Ciò dimostra che è possibile spostare il carico fiscale sulle attività pericolose per l’ambiente.

Per affrontare i problemi delle sovvenzioni dannose per l’ambiente e dei migliori segnali di prezzo, la Commissione intende:

·      controllare, tramite il semestre europeo, il seguito dato dagli Stati membri alle raccomandazioni specifiche per paese in materia di riforme fiscali che favoriscono il passaggio dalla tassazione del lavoro agli impatti ambientali, nonché il progressivo abbandono delle sovvenzioni dannose per l’ambiente a partire dal 2012;

·      valutare in che modo sono stati attuati gli aiuti di Stato per misure intese ad aumentare l’efficienza delle risorse e in che misura gli obiettivi in materia di efficienza delle risorse debbano essere rafforzati in sede di revisione dei pertinenti orientamenti sugli aiuti di Stato a partire dal 2013;

·      portare avanti l’impegno a migliorare gli indicatori relativi all’uso delle tasse sull’inquinamento e le risorse.

Gli Stati membri dovrebbero:

·      individuare le principali sovvenzioni dannose per l’ambiente, conformemente alle metodologie stabilite (entro il 2012);

·      preparare piani e calendari per eliminare progressivamente le sovvenzioni dannose per l’ambiente e riferire in proposito nel quadro dei rispettivi programmi nazionali di riforma (entro il 2012/2013).

4. Capitale naturale e servizi ecosistemici

4.1 Servizi ecosistemici

Il mantenimento della prosperità economica, secondo la Commissione, è strettamente legato alla tutela del capitale naturale e degli ecosistemi che forniscono beni e servizi essenziali - dai terreni fertili alle terre e ai mari produttivi, dalle acque dolci e dall’aria pura all’impollinazione, dalla prevenzione delle alluvioni  alla regolazione del clima. Tuttavia, la Commissione sottolinea come attualmente l’inadeguata contabilizzazione sul mercato del loro valore economico ne favorisce un eccessivo utilizzo. La Commissione considera pertanto necessaria un’adeguata valutazione del capitale naturale al fine di garantire nel lungo termine l’approvvigionamento di beni e servizi ecosistemici essenziali e la resistenza agli shock ambientali.

Secondo le stime della Commissione, il 60% dei servizi ecosistemici del pianeta si è degradato negli ultimi 50 anni. Nell’UE, l’88% degli stock ittici è pescato oltre il rendimento massimo sostenibile e solo l’11% degli ecosistemi protetti è in uno stato di conservazione positivo.

In tale contesto, la Commissione intende:

·      promuovere l’impiego di strumenti finanziari innovativi e basati sul mercato, anche tramite la creazione di un eventuale strumento di finanziamento basato sulla biodiversità e pagamenti per i servizi ecosistemici, in particolare in collaborazione con la BEI e tramite partenariati pubblico-privato;

·      presentare proposte per promuovere gli investimenti nel capitale naturale al fine di valorizzare appieno il potenziale di crescita e di innovazione delle infrastrutture verdi e dell’“economia del ripristino”, tramite una comunicazione sulle infrastrutture verdi (nel 2012) e l’iniziativa “impedire la perdita netta” (nel 2015).

Gli Stati membri, in collaborazione con la Commissione, dovrebbero:

·      elaborare una mappa degli ecosistemi e dei relativi servizi (entro il 2014);

·      valutarne il valore economico e promuovere l’integrazione di questi valori in sistemi contabili e di comunicazione a livello di Unione europea e nazionale (impegno continuativo);

·      collaborare con le principali parti interessate per incoraggiare le imprese a valutare la loro dipendenza dai servizi ecosistemici avvalendosi della Piattaforma UE per le imprese e la biodiversità (impegno continuativo).

4.2 Biodiversità

Analogamente al capitale naturale, la Commissione ritiene prioritario tenere conto nel processo decisionale del valore della biodiversità, la cui perdita può incidere sulla resilienza di numerosi ecosistemi compromettendone la fornitura di ecoservizi. Il ripristino degli ecosistemi degradati è costoso e, in alcuni casi, i cambiamenti possono diventare irreversibili. La nuova strategia dell’UE per la biodiversità (COM(2011)244) delinea i principali strumenti necessari a conseguire l’arresto della perdita di biodiversità entro il 2020.

La Commissione riporta stime secondo le quali entro il 2050 le opportunità commerciali a livello mondiale basate sulla biodiversità e i servizi ecosistemici ad essa collegati potrebbero raggiungere un valore compreso fra 800 e 2300 miliardi di dollari USA l’anno.

In tale contesto, la Commissione intende rafforzare il proprio impegno ad integrare la protezione della biodiversità e le azioni sugli ecosistemi in altre politiche dell’Unione, con particolare attenzione ai settori dell’agricoltura e della pesca. Gli Stati membri, in collaborazione con la Commissione, dovranno impegnarsi per raggiungere gli obiettivi fissati dalla strategia per la biodiversità integrando il valore dei servizi ecosistemici nel processo decisionale (impegno continuativo).

4.3 Risorse idriche

La Commissione ritiene essenziale la gestione sostenibile delle risorse idriche attraverso uno stretto coordinamento con le politiche per l’agricoltura, i trasporti, lo sviluppo regionale e l’energia e un’efficace ed equa tariffazione dell’acqua come previsto dalla direttiva quadro sulle acque. I cambiamenti negli ecosistemi, nell’uso dei terreni, nella produzione e nel consumo di acqua e i modelli di riutilizzo potrebbero ridurre, in modo efficace rispetto ai costi, il problema della scarsità dell’acqua garantendo nel contempo la qualità di questa risorsa.  Secondo la Commissione, nel 2020 l’estrazione di acqua non dovrebbe superare il 20% delle risorse idriche rinnovabili disponibili.

Secondo la Commissione l’efficienza delle risorse idriche potrebbe aumentare del 40% grazie ai soli miglioramenti tecnologici dal momento che gli sprechi nel settore nell’UE variano dal 20 al 40%.

In particolare, la Commissione intende:

·      integrare ulteriormente le considerazioni attinenti all’efficienza delle risorse nella politica in materia di acque con un piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee che stabilisce una strategia efficace rispetto ai costi (2011-2012);

·      valutare i piani di gestione dei bacini idrografici degli Stati membri, al fine di individuare i settori in cui sono necessari interventi supplementari (nel 2011);

·      valutare e proporre (nel 2012):

-  obiettivi e misure più efficaci in materia di efficienza idrica (ad es. contatori intelligenti, requisiti obbligatori per i dispositivi che fanno uso di acqua, orientamenti per il riuso dell’acqua, limitazione delle perdite nelle infrastrutture idriche, risparmio di acqua nell’irrigazione, ecc.);

-  una migliore gestione della domanda attraverso strumenti economici (prezzi, ripartizione dell’acqua) e utilizzo di sistemi di etichettatura e di certificazione che misurino l’impatto attinente al ciclo di vita e il tenore virtuale di acqua dei prodotti;

-  un progetto di partenariato europeo d’innovazione relativo all’acqua.

Gli Stati membri dovrebbero stabilire obiettivi in materia di efficienza idrica per il 2020 a livello di bacino idrografico, con misure complementari adeguate, sulla base di una metodologia comune nell’UE che tenga conto della varietà di situazioni in tutti i settori economici e le aree geografiche.

4.4 Aria

Obiettivo della Commissione per il 2020 è la piena attuazione e l’aggiornamento delle norme europee in materia di qualità dell’aria, attraverso la definizione di misure supplementari che consentano il raggiungimento di livelli di qualità dell’aria tali da non causare impatti significativi sulla salute e sull’ambiente, interessando anche altri settori come, ad esempio, la riduzione dei rifiuti, l’introduzione di metodi di produzione più efficienti e la promozione di iniziative nel settore agricolo e dei trasporti.

Tra i dati presi in considerazione, la Commissione evidenzia come le concentrazioni attuali di particelle fini causino ogni anno 500 000 decessi prematuri[3] nell’UE e nei paesi confinanti, e come il costo economico annuale dei danni causati dall’inquinamento atmosferico agli ecosistemi e all’agricoltura – da fenomeni come l’acidificazione, l’eutrofizzazione e i danni causati dall’ozono alla vegetazione – al 2020 sia stimato a 537 miliardi di euro[4]. Altre ricerche indicano che il numero di giorni lavorativi persi a causa di malattie imputabili all’inquinamento atmosferico è superiore al numero di giorni lavorativi necessari per pagare misure supplementari di abbattimento dell’inquinamento.

 

 

A tal fine la Commissione intende:

·      rivedere le strategie dell’UE in materia di inquinamento atmosferico (entro il 2013);

·      proporre una strategia aggiornata oltre il 2020, che valuti le prospettive offerte dall’introduzione di norme relative alla qualità dell’aria e alla riduzione delle emissioni (nel 2013);

·      incentivare l’attuazione delle misure in vigore per contribuire a risolvere i problemi persistenti legati alla qualità dell’aria.

Gli Stati membri dovrebbero accelerare l’applicazione della normativa UE in materia di qualità dell’aria.

4.5 Terra e suoli

La Commissione ritiene che, per il 2020, tutte le strategie UE – con particolare riferimento ai settori dell’agricoltura, dell’energia, dei trasporti e della politica di coesione - dovranno tener conto delle ripercussioni dirette e indirette sull’uso dei terreni ricorrendo ad una sistematica e adeguata analisi preventiva degli impatti. La Commissione considera inoltre necessario individuare un percorso lineare che porti, entro il 2050, a non edificare più su nuove aree, definendo un obiettivo che, nel periodo 2000-2020, riduca in media di 800 km² l’anno l’occupazione di nuove terre.

Nell’UE ogni anno oltre 1 000 km² di nuovi terreni sono utilizzati per costruire abitazioni, industrie, strade o a fini ricreativi e circa la metà di queste superfici è, di fatto, “sigillata”[5]: complessivamente ogni dieci anni si edifica una superficie pari all’isola di Cipro.

A tal fine, la Commissione intende:

·      sviluppare ulteriormente le conoscenze scientifiche acquisite ed enfatizzare le migliori pratiche adottate negli Stati membri, in vista di una comunicazione sull’uso dei terreni (2014);

·      affrontare in maniera continuativa la problematica del cambiamento indiretto nell’utilizzo dei terreni, a seguito della strategia sulle energie rinnovabili;

·      pubblicare orientamenti sulle migliori pratiche al fine di limitare, contenere o compensare l’impermeabilizzazione dei suoli (2012);

·      includere considerazioni più avanzate in tema di efficienza delle risorse in sede di riesame della direttiva sulla valutazione dell’impatto ambientale (VIA) (2012);

·      proporre un progetto di partenariato europeo per l’innovazione (2011) relativo alla produttività e alla sostenibilità dell’agricoltura.

Gli Stati membri dovrebbero altresì:

·      assumere continuativamente l’impegno di: integrare maggiormente nel processo decisionale l’utilizzo diretto e indiretto dei terreni, e i relativi impatti ambientali; limitare il più possibile l’occupazione e l’impermeabilizzazione dei terreni; compiere le azioni necessarie per ridurre l’erosione e aumentare la materia organica presente nel suolo;

·      istituire un inventario dei siti contaminati e programmare le attività di ripristino (entro il 2015).

4.6 Risorse marine

L’obiettivo individuato dalla Commissione è ridurre la pressione sull’ambiente marino raggiungendo, entro il 2020, il buono stato ambientale di tutte le acque marine dell’UE e far rientrare la pesca entro i limiti del rendimento massimo sostenibile entro il 2015.

A tal fine tutte le strategie politiche dell’UE interessate dovrebbero essere aggiornate. In particolare, la Commissione intende:

·      garantire la gestione sostenibile delle risorse ittiche nell’ambito delle proposte di riforma della politica comune della pesca;

·      abbandonare gradualmente le sovvenzioni alla pesca che possono essere dannose per l’ambiente;

·      proporre misure strategiche di gestione e programmazione del mare e edelle coste (nel 2012) nonché sostenere progetti dimostrativi e volti all’approfondimento delle conoscenze;

·      promuovere strategie basate sugli ecosistemi e integrare il rischio climatico nelle attività marittime (comunicazione “Adattamento ai cambiamenti climatici nelle regioni costiere e marittime”, 2012);

·      appoggiare l’uso sostenibile delle risorse marine e individuare opportunità commerciali innovative per l’economia marittima e costiera (comunicazione su “La crescita blu”, 2012);

·      contribuire alle strategie sui rifiuti marini nelle quattro regioni marittime dell’UE (nel 2012);

·      sostenere gli Stati membri tramite la definizione di misure intese a raggiungere il buono stato ambientale delle acque marine entro il 2020 e a creare una vasta rete di aree protette (nel 2020).

Gli Stati membri dovrebbero attuare la direttiva quadro sulla politica per l’ambiente marino e designare zone marine protette.

5. Settori chiave

La tabella di marcia dedica particolare attenzione ai settori dell’alimentazione, degli edifici e dei trasporti, ritenuti in genere responsabili del 70-80% di tutti gli impatti ambientali, già interessati da strategie a lungo termine, quali quelle  legate all’energia (COM(2011)109 e COM(2010)639) e ai cambiamenti climatici (COM(2011)112), o dalle azioni proposte nel quadro dalla già citata iniziativa sull’“Efficienza delle risorse”.

5.1 Affrontare il problema dell’alimentazione

La Commissione intende operare affinché, entro il 2020, siano largamente diffusi gli incentivi per una produzione e un consumo alimentare più sani e più sostenibili, sia ridotto del 20% l’apporto di risorse alla catena alimentare, e sia dimezzato nell’UE  lo spreco di alimenti commestibili.

La Commissione calcola che la catena di valore dei prodotti alimentari e delle bevande nell’UE sia all’origine del 17% delle emissioni dirette di gas a effetto serra e del 28% dell’uso di risorse naturali. Ad esempio, il consumo di proteine animali richiede a livello mondiale, per la loro produzione, un impiego enorme di acqua di buona qualità. Nella sola Unione europea ogni anno sono sprecate circa 90 milioni di tonnellate di cibo (180 kg a testa), in molti casi, alimenti ancora idonei al consumo umano.

Inoltre, nella comunicazione “Un bilancio per la strategia 2020” (COM(2011)500) la Commissione ha delineato un insieme di misure che, riprese nell’ambito del recente pacchetto di proposte per la nuova Politica agricola comune presentato il 12 ottobre 2011, inseriscono tra le priorità della politica di sviluppo rurale (COM(2011)627) la salvaguardia e il ripristino degli ecosistemi, la lotta ai cambiamenti climatici e l’uso efficiente delle risorse, al fone di favorire la transizione verso un’econoia a basso tenore di carbonio.

In tale contesto, la tabella di marcia evidenzia come la Commissione intenda:

·      presentare una comunicazione sull’alimentazione sostenibile, entro il 2013, che prospetti come limitare gli sprechi nella catena di approvvigionamento alimentare e ridurre l’impatto ambientale della produzione alimentare e dei modelli di consumo;

·      mettere a punto, entro il 2014, una metodologia basata su criteri di sostenibilità per i principali generi alimentari;

·      presentare, entro il 2012, un Libro verde sull’uso sostenibile del fosforo che ne valuti anche la sicurezza di approvvigionamento del fosforo.

Gli Stati membri sono invitati ad affrontare il problema dello spreco alimentare nei propri piani nazionali di prevenzione dei rifiuti (2013).

5.2 Migliorare gli edifici

La Commissione ritiene necessario, entro il 2020, raggiungere elevati livelli di efficienza nell’impiego delle risorse nel settore degli edifici, applicando su larga scala l’approccio che tiene conto del ciclo di vita che, anziché i soli costi iniziali, includa anche quelli dei rifiuti di costruzione e di demolizione.

Secondo la Commissione, migliorare la costruzione e l’uso degli edifici nell’UE comporterebbe risparmi del 42% nel consumo finale di energia, del 35% nelle emissioni di gas serra, di oltre il 50% dei materiali estratti e fino al 30% di acqua.

Tra gli strumenti individuati, la Commissione considera fondamentale che gli Stati membri diano piena attuazione alla direttiva 2010/31/UE sul rendimento energetico degli edifici, che prevede: per tutti i nuovi edifici un consumo di energia quasi nullo ed alta efficienza per quanto riguarda i materiali; per gli edifici esistenti, un obiettivo di rinnovamento al tasso del 2% l’anno. Inoltre, in base al quadro definitio dalla dalla direttiva quadro sui rifiuti (2008/98/CE), il 70% dei rifiuti di costruzione e di demolizione non pericolosi dovrà essere riciclato. Tale quadro, secondo la Commissione, andrebbe completato migliorando la pianificazione delle infrastrutture e introducendo politiche specifiche per incentivare le PMI - ovvero la maggioranza delle imprese edili - a formarsi e a investire in modalità di costruzione efficienti dal punto di vista delle risorse.

La Commissione, con gli Stati membri, intende:

·      presentare entro il 2011 una comunicazione sulla competitività sostenibile nel settore edilizio, che contenga proposte per stimolare la domanda e la diffusione di pratiche di costruzione efficienti;

·      presentare entro il 2013 una comunicazione sugli edifici sostenibili intesa ad ampliare ulteriormente l’uso degli Eurocodici per definire criteri legati alla sostenibilità, a mettere a punto incentivi per premiare gli edifici efficienti in termini di utilizzo di risorse e a promuovere l’uso sostenibile del legno nella costruzione.

5.3 Assicurare una mobilità efficiente

La Commissione ritiene necessario integrare le azioni proposte nel Libro bianco sui trasporti (COM(2011)144) nella tabella di marcia, al fine di garantirne la coerenza con gli obiettivi di efficienza delle risorse, in particolare per ciò che concerne l’internalizzazione dei costi esterni.  Ciò dovrebbe consentire, entro il 2020, l’efficienza globale nel settore dei trasporti e un uso ottimale di materie prime, energia e terreni, con positive ripercussioni in termini di cambiamenti climatici e inquinamento atmosferico - a partire dal 2012, le emissioni di gas serra dovute ai trasporti dovrebbero diminuire in media dell’1% l’anno – oltre che di rumore, salute, incidenti, biodiversità e degradazione degli ecosistemi.

6. Gestione e controllo

La Commissione ritiene necessario impegnarsi, unitamente alle parti interessate, per definire i giusti indicatori e gli obiettivi verso cui far convergere le azioni e monitorare i progressi ottenuti. Tali sforzi dovranno essere in linea con la strategia Europa 2020 così come l’utilizzo efficace delle risorse dovrà essere integrato nel semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche.

6.1 Nuove linee d’azione in materia di efficienza delle risorse

La Commissione ritiene necessario intensificare il dialogo tra responsabili politici a livello unionale, nazionale e locale e le imprese e la società civile in merito alle condizioni necessarie per superare le barriere che separano dall’efficienza delle risorse. Occorre inoltre rimuovere gli ostacoli agli investimenti nella transizione verso un economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, e favorire gli investimenti a lungo termine.

L’UNEP ha calcolato che i finanziamenti annui necessari per rendere l’economia mondiale più efficiente sotto il profilo delle risorse oscillano tra 1,05 e 2,59 mila miliardi di dollari[6], principalmente del settore privato.

La Commissione, a tal proposito, ricorda come le proposte avanzate nell’ambito del nuovo quadro finanziario pluriennale 2014-2020 abbiano già fornito indicazioni nell’integrazione dell’efficienza delle risorse nelle strategie per il prossimo periodo di programmazione del bilancio dell’UE.

La Commissione ha proposto di utilizzare come indicatore principale provvisorio la produttività delle risorse, misurata in base al rapporto PIL/consumo nazionale di materie (espresso in euro/tonnellata) che andrebbe tuttavia integrato  con una serie di indicatori relativi all’acqua, alla terra, ai materiali e al carbonio, così come indicatori che misurano gli impatti sull’ambiente, il capitale naturale e gli ecosistemi, per tenere conto delle ripercussioni del consumo europeo a livello mondiale. Ad un terzo livello, potrebbero essere usati indicatori tematici per monitorare i progressi raggiunti verso gli obiettivi fissati in altri settori.

6.2 Sostenere l’efficienza delle risorse a livello internazionale

Secondo la Commissione, l’UE può svolgere un ruolo determinante nell’ambito delle attività organizzate a livello mondiale per realizzare la transizione verso un’economia “verde”. A tal proposito la Commissione ricorda le recenti proposte (COM(2011)363) avanzate nel quadro della preparazione della posizione UE alla prossima Conferenza ONU sullo sviluppo sostenibile (Rio+20), in programma a Rio de Janeiro nel 2012, che prospettano una vasta gamma di possibili azioni e iniziative internazionali - in materia di acque, energia, agricoltura, uso del terreno, foreste, sostanze chimiche e risorse marine, programmi di formazione professionale, mobilitazione di finanziamenti e investimenti pubblici e privati – necessari a definire un sistema di governance globale multilaterale più efficace.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALLEGATI

Efficienza delle risorse – collegamenti tra settori, risorse
e iniziative strategiche dell’UE

 





[1]  UNEP (2011) Decoupling: natural resource use and environmental impacts from economic growth, A Report of the Working Group on Decoupling to the International Resource Panel. Fischer-Kowalski, M., Swilling, M., von Weizsäcker, E.U., Ren, Y., Moriguchi, Y., Crane, W., Krausmann, F., Eisenmenger, N., Giljum, S., Hennicke, P., Romero Lankao, P., Siriban Manalang, A. Copyright © United Nations Environment Programme, 2011

[2]  Taxation trends in the European Union, Unione europea 2011.

[3]  AEA, SOER 2010

[4]  Assessment of Health-Cost Externalities of Air Pollution at the National Level using the EVA Model System, J. Brandt et al., CEEH 2011.

[5]  Report on best practices for limiting soil sealing and mitigating its effects, Prokop et al, Unione europea 2011.

[6]  UNEP Green Economy Synthesis 2010