Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Conferenza mondiale contro il razzismo 'Durban II' (Ginevra, 20-24 aprile 2009)
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 53
Data: 11/03/2009
Descrittori:
CONGRESSI CONVEGNI E SEMINARI   RAZZISMO
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
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Camera dei deputati

 

 

Senato della Repubblica

 

 

 

Documentazione e ricerche

 

 

 

 

Conferenza mondiale contro il razzismo “Durban II”

(Ginevra, 20-24 aprile 2009)

 

 

 

 

 

 

n. 53

 

10 marzo 2009

 

 


Servizi responsabili:

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( 066706-2629 /0667062180 – * studi1@senato.it

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( 066760-4939 / 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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INDICE

 

Schede di lettura

Cronologia ragionata degli avvenimenti  relativi alla Conferenza di Durban (a cura del Servizio Studi del Senato)3

The Durban Review Conference: la fase preparatoria  3

Composizione e lavori del Comitato preparatorio  5

Documenti dell'Unione europea e del Consiglio d'Europa sulla Conferenza di Riesame di Durban  10

Bozza finale del Testo proposto dal Comitato preparatorio per la Conferenza  12

Le reazioni internazionali alla bozza del testo base  13

L'appello dell'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani16

L'appello dell'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani18

L’attività parlamentare riguardante la Conferenza di riesame di Durban (a cura del Servizio Studi della Camera)20

Atti preparatori della Conferenza di Durban

Consiglio dei Diritti Umani, Risoluzione 3/2 dell’8 dicembre 2006: Preparazione della Conferenza di revisione di Durban  I

Risoluzione dell’Assemblea generale 61/149 del 19 dicembre 2006  I

Consiglio dei Diritti Umani, Risoluzione 6/23 del 28 settembre 2007: Preparazione della Conferenza di revisione di Durban  I

Risoluzione dell’Assemblea generale 62/143 del 18 dicembre 2007  I

Risoluzione dell’Assemblea generale 62/220 del 22 dicembre 2007  I

Decisions of the Organizational and Substantive Sessions of the Preparatory Committee of the Durban Review Conference (2007-2008)I

Conseil des droits de l’Homme des Nations Unies - Intervention de S.E. l’Ambassadeur Jean-Baptiste Mattéi Représentant permanent de la France au nom de l’Union européenne ‘Racisme, discrimination raciale, xénofobie et intolérance associée – Suivi de la Déclaration et du Programme d’Action de Durban’, Ginevra 19 settembre 2008‘I

United Nations general Assembly, Durban Review Conference, preparatory Committee, Reports of preparatory meetings: Contribution by the European Union to the Durban Reviw Conference, del 7 ottobre 2008  I

Risoluzione dell’Assemblea generale 63/171 sulla lotta alla diffamazione delle religioniI

Ultima versione della Bozza di documento per la Conferenza di revisione, 23 gennaio 2009  I

Attività parlamentare

XIV legislatura - Camera dei deputati – III Comissione Affari esteri ‘Audizione sulla III Conferenza delle Nazioni Unite sul razzismo, tenutasi a Durban dal 31 agosto al 7 settembre 2001’I

Seduta dell’11 ottobre 2001  I

XVI legislatura - Camera dei deputati – Assemblea ‘Discussione delle mozioni Nirenstein ed altri n. 1-00055 ed Evangelisti ed altri n. 1-00072 sulle iniziative in vista della preparazione della Conferenza mondiale contro il rassismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza, che si svolgerà a Ginevra nel mese di aprile 2009’I

Seduta del 4 dicembre 2008  I

Altri documenti ufficiali

Contribution of the Council of Europe to the Implementation of the Durban Declaration and Programme of Action, del 17 dicembre 2008  5

Intervento del Sottosegretario Scotti al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (versione originale), 3 Marzo 2009  5

High level Segment Intervention, March session of the Human Rights Council, Statement by Chargé d'Affaires of the United States, 4 marzo 2009  5

US Department of State, Office of the Spokesman,US posture toward the Durban Review Conference and Partecipation in the UN Human Rights Council, 27 febbraio 2009  5

United Nations High Commissioner for human rights, Address by Ms. Navanethem Pillay, UN High Commissioner for Human Rights (at the)Opening session of the High Level Segment, 10th session of the Human Rights Council, 2 marzo 2009.5


Schede di lettura

 


Cronologia ragionata degli avvenimenti  relativi alla Conferenza di Durban
(a cura del Servizio Studi del Senato)

 

The Durban Review Conference: la fase preparatoria

La Conferenza per il riesame di Durban (Durban II), che si terrà a Ginevra, in Svizzera, dal 20 al 24 aprile 2009, sarà chiamata a valutare l'attuazione degli obiettivi posti dalla Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, tenutasi a Durban, in Sudafrica, nel 2001, nonché ad adottare nuove misure per contrastare le forme contemporanee di razzismo e di discriminazione diffuse a livello mondiale.

All'appuntamento si stima interverranno oltre 2.500 delegati provenienti da 170 Paesi, 4.000 rappresentanti delle Organizzazioni non governative, 1.300 giornalisti e circa 7.000 persone espressione della società civile che parteciperanno ad un forum parallelo promosso dalle ONG.

La Conferenza Mondiale contro il Razzismo (World Conference against Racism, Racial Discrimination, Xenophobia and Related Intolerance -WCAR) organizzata nel 2001 a Durban  adottò per consenso una Dichiarazione ed un Programma di Azione (Durban Declaration and Programme of Action - DDPA) che avrebbe dovuto costituire un nuovo quadro di riferimento per governi, organizzazioni non governative ed altre istituzioni nello sforzo contro ogni forma di razzismo, di discriminazione razziale, di xenofobia e di intolleranza.

La decisione di convocare una nuova conferenza finalizzata al riesame di quanto deciso a Durban venne adottata dagli Stati membri delle Nazioni Unite nella riunione dell'Assemblea Generale nel 2006. Attraverso la Risoluzione A/RES/61/149, la massima assise internazionale, chiese al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite di avviare un percorso nella direzione di una nuova conferenza sul tema. Il Consiglio - che ha sede a Ginevra ed è stato istituito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 15 marzo 2006, con l’adozione della Risoluzione 60/251 - ha costituito a tal fine un Comitato preparatorio della Conferenza (Preparatory Committee of the Conference), aperto al contributo di tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite e non solo ai 47 facenti parte del Consiglio per i Diritti Umani.

L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani è stato incaricato dal Segretario generale delle Nazioni Unite di svolgere il compito di segretario della Conferenza con il supporto del suo Ufficio (l'Altro Commissariato).

Il Consiglio dei Diritti Umani, in particolare, con la Risoluzione 3/2 del dicembre 2006 (approvata con il voto favorevole di Algeria, Argentina, Azerbaijan, Bahrain, Bangladesh, Brasile, Camerun, Cina, Cuba, Gibuti, Ecuador, Gabon, Ghana, Guatemala, India, Indonesia, Giordania, Malaysia, Mali, Mauritius, Messico, Marocco, Nigeria, Pakistan, Peru, Filippine, Russia, Arabia Saudita, Senegal, Sudafrica, Sri Lanka, Tunisia, Uruguay, Zambia; il voto quello contrario di Canada,Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Paesi Bassi, Polonia, Corea, Romania, Svizzera, Regno Unito e l'astensione dell'Ucraina), in conformità a quanto disposto dall'Assemblea Generale, decise che i lavori del Comitato preparatorio fossero aperti al contributo di tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite e delle Agenzie specializzate, nonché ad osservatori secondo le prassi invalsa per l'Assemblea Generale.

Il Consiglio stabilì altresì che i lavori preparatori della Conferenza fossero organizzati in sessioni (da svolgersi fra il 2007 ed il 2009), dovessero avvalersi del contributo di iniziative regionali e che il Comitato eleggesse un bureau rappresentativo delle diverse aree geografiche (incaricato di preparare l'agenda e i documenti preparativi del Comitato), stabilendo tutte le rilevanti modalità organizzative della Conferenza. 

Il Consiglio nello stesso documento chiese altresì ai governi, alle agenzie specializzate agli altri organismi  delle Nazioni Unite, alle organizzazioni regionali, governative e non, al Comitato sull'Eliminazione della discriminazione razziale, allo speciale Rapporteur sulle odierne forme di razzismo e discriminazione, ai cinque esperti indipendenti incaricati di seguire l'implementazione del Piano d'azione e della Dichiarazione di Durban I, al Gruppo di Lavoro intergovernativo istituito allo scopo di seguirne l'attuazione, di assistere il Comitato Preparatorio con valutazioni  e raccomandazioni in vista dello svolgimento della futura Conferenza, avvalendosi del supporto organizzativo dell'Ufficio dell'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani. Il Consiglio decise, da ultimo, che  la Conferenza di riesame agisse nel rispetto di quanto scritto nella Dichiarazione e nel Programma d'Azione di Durban, concentrandosi sull'implementazione delle misure ivi contenute e senza offrire spazio per il riavvio delle trattative o dei negoziati atti a ridefinirne i testi.

 Il Comitato preparatorio ha avviato la sua prima sessione di lavoro nell'agosto del 2007, al fine di definire le modalità organizzative, finanziarie, i meccanismi decisionali della Conferenza di riesame di Durban.

 

Composizione e lavori del Comitato preparatorio

Nella stessa occasione ha nominato per acclamazione - cercando di seguire un equo principio di rappresentatività regionale - i membri del bureau.

La composizione dell'organismo risulta la seguente:

Presidente:

Ms. Najat Al-Hajjaji (Libia)

Vice-Presidenti:

Mr. Jean Simplice Ndjemba Endezoumou (Camerun)

Ms. Glaudine J. Mtshali (Sudafrica)

Mr. Moussa Bocar Ly (Senegal)

Mr. Swashpawan Singh (India)

Mr. Makarim Wibisono (Indonesia)

Mr. Alireza Moaiyeri (Iran)

Mr. Masood Khan (Pakistan)

Mr. Alberto J. Dumont (Argentina)

Mr. Sergio Abreu E. Lima Florencio (Brasile)

Mr. Juan Martabit (Cile)

Mr. Zohrab Mnatsakanian (Armenia)

Mr. Branko Socanac (Croazia)

Mr. Tõnis Nirk (Estonia)

Mr. Oleg Malginov (Russia)

Mr. Alex Van Meeuwen (Belgio)

Mr. Franciscos Verros (Grecia)

Mr. Wegger Chr. Strømmen (Norvegia)

Mr. Ahmet Üzümcü (Turchia)

Vice-Presidente-Rapporteur:

Mr. Resfel Pino Álvarez (Cuba)

Il Comitato ha inoltre adottato la Decisione PC.1/2 (si veda oltre) relativa alla participazione ed alla consultazione degli osservatori alle sessioni del Comitato Preparatorio, stabilendo che le sessioni di lavoro fossero aperte:

§         a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite;

§         ai rappresentanti delle organizzazioni invitate dall'Assemblea Generale in qualità di osservatori;

§         alle Agenzie specializzate delle Nazioni Unite ed organismi osservatori;

§         ai membri associati delle commissioni regionali come osservatori;

§         agli organismi delle Nazioni Unite ed alle altre istituzioni specializzate in diritti umani in qualità di osservatori;

§         ai rappresentanti dei popoli indigeni, accreditati ai sensi della Risoluzione 1995/32 del Consiglio Economico e Sociale, in qualità di osservatori;

§         alle istituzioni nazionali sui diritti umani come osservatori;

§         alle organizzazioni non governative interessate, in qualità di osservatori. 

Il Comitato ha poi stabilito i seguenti obiettivi per la Conferenza di riesame di Durban:

§         riesaminare il progresso e valutare l'implementazione della Dichiarazione e del Programma di Azione di Durban (DDPA) da parte di tutti i partecipanti a livello nazionale, regionale ed internazionale, includendo valutazioni relative alle manifestazioni attuali di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia ed intolleranza, attraverso un processo trasparente e collaborativi e l'identificazione di concrete misure ed iniziative per combattere ed eliminare tutte le forme di questi fenomeni;

§         accertare l'effettività di meccanismi attuativi di Durban a di altri meccanismi delle Nazioni Unite legati al contrasto del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e dell'intolleranza;

§         promuovere la ratifica universale e l'implementazione della Convenzione Internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale ed una appropriata considerazione delle raccomandazioni del Comitato sull'Eliminazione della Discriminazione Razziale;

§         identificare a condividere buone pratiche conseguite nella lotta contro detti fenomeni.

 

I successivi appuntamenti preparatori della Conferenza hanno avuto luogo:

§         21 aprile - 2 maggio 2008: Preparatory Committee first substantive session. Nel corso della sessione il Comitato si è accordato sulla struttura della bozza di documento finale della Conferenza di Riesame, stabilendo altresì la data per l'appuntamento (20-24 aprile 2009) e sul luogo della stessa (Ginevra). L'organismo preparatorio ha altresì deciso di creare un "intersessional open-ended intergovernmental working group" per supportare e proseguire il lavoro del Comitato stesso nella elaborazione della bozza di documento.

§         26 - 30 maggio 2008: Intersessional open-ended intergovernmental working group to follow up the work of the Preparatory Committee for the Durban Review Conference, first session.

§         5 settembre 2008: Intersessional open-ended intergovernmental working group to follow up the work of the Preparatory Committee for the Durban Review Conference, second session.

§         6 - 17 ottobre 2008: Preparatory Committee second substantive session. La seconda sessione effettiva del Comitato preparatorio ha visto l'avvio dei negoziati per la scrittura della bozza di documento finale della Conferenza di riesame, sulla scorta di sei documenti emersi rispettivamente dal gruppo di lavoro intergovernativo fra le sessioni, dagli spunti di riflessione forniti dai due incontri preparatori regionali (Latino-americani e caraibici e africani, organizzati in osequio alla Decisione 1/11 del Comitato preparatorio rispettivamente a Brasilia dal 17 al 19 Giugno 2008 e ad Abuja, in Nigeria, dal 24 al 26 Agosto 2008), nonché dai documenti sottoposti al Comitato dal Gruppo di Lavoro Asiatico, dall'Unione Europa e dalla Conferenza Islamica. Il Comitato, dai documenti pervenuti, ha tratto un unico testo coordinato al fine di predisporre una bozza base per la successiva negoziazione. 

§         27 novembre 2008: Intersessional open-ended intergovernmental working group to continue and finalize the process of negotiations on and drafting of the outcome document, first meeting.

§         19 - 23 gennaio 2009: Intersessional open-ended intergovernmental working group to continue and finalize the process of negotiations on and drafting of the outcome document, first session.

§         16 - 19 febbraio 2009: Intersessional open-ended intergovernmental working group to continue and finalize the process of negotiations on and drafting of the outcome document, informal open-ended consultations.

Nel corso dei lavori il Comitato ha approvato le seguenti decisioni (in allegato):

§         27 agosto 2007: PC.1/1. Rules of procedure for the Preparatory Committee;

§         27 agosto 2007: PC.1/2. Participation of, and consultation with, observers at the sessions of the Preparatory Committee;

§         29 agosto 2007: PC.1/3. Dates for the Durban Review Conference (fissandola nella prima metà del 2009);

§         29 agosto PC.1/4. Level of participation (disponendo che esso sia il più ampio possibile);

§         29 agosto 2007: PC.1/5. Secretary-General of the Durban Review Conference;

§         29 agosto 2007: PC.1/6. Venue of the Preparatory Committee sessions and Durban Review Conference (Ginevra);

§         30 agosto 2007: PC.1/7. Dates of the substantive sessions of the Preparatory Committee

§         31 agosto 2007: PC.1/8. Report of the Preparatory Committee

§         31 agosto 2007: PC.1/9. Rules of procedure for the Durban Review Conference;

§         31 agosto 2007: PC.1/10. Reports, studies and other documentation for the Preparatory Committee and the Durban Review Conference;

§         31 agosto 2007: PC.1/11. Preparatory meetings and activities at the international, regional and national levels;

§         31 agosto 2007: PC.1/12. Sources of funding and financial and technical assistance;

§         31 agosto 2007: PC.1/13. Objectives of the Durban Review Conference;

§         31 agosto 2007: PC.1/14. Adoption of the draft provisional agenda for the first substantive session of the Preparatory Committee;

§         31 agosto 2007: PC.1/15. Organization of the work for the substantive sessions of the Preparatory Committee and the formulation of a concrete plan for the preparatory process;

§         21 aprile 2008: PC.2/1. Accreditation of the non-governmental organisation: Peoples Forum for Human Rights and Development;

§         21 aprile 2008: PC.2/2. Accreditation of thirty-three non-governmental organisations;

§         22 aprile 2008: PC.2/3. Panel discussion on the objectives of the Durban Review Conference;

§         22 aprile 2008: PC.2/4. Establishment and dates of the intersessional open-ended intergovernmental working group;

§         30 aprile 2008: PC.2/5. Provisional accreditation of NGOs;

§         30 aprile 2008: PC.2/6. Accreditation of Durban 2001 NGOs;

§         30 aprile 2008: PC.2/7. Accreditation of new NGOs;

§         30 aprile 2008: PC.2/8. Structure of the draft outcome document of the Durban Review Conference;

§         2 maggio 2008: PC.2/9. Information strategy for the Durban Review Conference;

§         2 maggio 2008: PC.2/10. Documentation for the preparatory process for the Durban Review Conference;

§         22 aprile 2008: PC.2/11. Provisional agenda of the Durban Review Conference;

§         30 aprile 2008: PC.2/12. Participation of observers in the Durban Review Conference;

§         26 maggio 2008: PC.2/13. Venue, timing and duration of the Durban Review Conference (stabilendo il periodo fra il 20 ed il 24 aprile 2009 nella sede di Ginevra);

§         26 maggio 2008: PC.2/14. Slogan of the Durban Review Conference ("United Against Racism: Dignity And Justice For All");

§         26 maggio 2008: PC.2/15. Logo for the Durban Review Conference;

§         6-17 ottobre 2008: PC.3/1. Organization of Work of the second substantive session;

§         6 - 7 ottobre 2008: PC.3/2, 3/3, 3/5, 3/6, 3/7, 3.8 . Accreditation of NGOs;

§         7 ottobre 2008: PC.3/4. Invitation addressed to the United Nations High Commissioner for Human Rights;

§         17 ottobre 2008: PC.3/9. Continuation of the preparatory process for the Durban Review Conference;

§         17 ottobre 2008: PC.3/10. Participation in the Durban Review Conference.

 

Documenti dell'Unione europea e del Consiglio d'Europa sulla Conferenza di Riesame di Durban

Nel corso delle diverse sessioni di lavoro, necessarie alla predisposizione di una bozza di dichiarazione finale da sottoporre all'approvazione della Conferenza di revisione di Durban, sono pervenuti all'attenzione del Comitato preparatori osservazioni e rilievi da parte di organismi osservatori.

In particolare si ricordano, oltre ai documenti presentati dalla Conferenza dell'Organizzazione Islamica, dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro, il contributo fornito dall'Unione europea e dal Consiglio d'Europa (in allegato).

Come emerge dal documento nel quale viene rappresentata la posizione dell'Unione Europea, "Reports of preparatory meetings and activities at the international, regional and national levels - Contribution by the European Union to the Durban Review Conference" datato 13 Ottobre 2008[1], l'UE richiama nel preambolo i principi di tolleranza, rispetto dei diritti umani, e contrasto ad ogni forma di razzismo, discriminazione o xenofobia, principi costituenti le fondamenta della stessa Unione. In relazione ai temi maggiormente discussi in seno al Consiglio ONU sui Diritti Umani, l'Unione Europea esprime una sua posizione definita, al punto (b) paragrafi 35-43.

In particolare l'UE condanna qualunque tipo di discriminazione e intolleranza contro i membri di qualunque credo religioso. Il richiamo esplicito alle tre grandi religioni monoteiste e ai recenti eventi di cronaca di violenza contro specifici gruppi religiosi costituiscono il corpo dei paragrafi 35, 37,42 e 43. Non viene fatto esplicito riferimento ad alcuno Stato o politica posta in essere, ma solo una chiara condanna contro ogni forma di intolleranza o discriminazione; in tale ottica si delinea il richiamo all'Olocausto e all'importanza di ricordare e commemorare tale tragedia in quanto monito per l'intera umanità. Importante evidenziare il richiamo alla risoluzione dell'Assemblea Generale ONU 60/7 e 61/255 sull'importanza della commemorazione dell'olocausto.

Allo stesso tempo, l'UE condanna la forte intolleranza manifestatasi contro i mussulmani e le violenze contro i cristiani verificatesi in diverse parti del mondo. Specifico richiamo viene fatto nei confronti delle iniziative politiche portate avanti in seno all'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), rispettivamente ai paragrafi 40 e 41.

Infine, notevole importanza viene data alla prevenzione e promozione di una cultura della tolleranza che dovrebbe essere portata avanti da tutti gli stati della Comunità Internazionale, con il pieno ausilio degli attori non statali e la cooperazione con le maggiori organizzazioni per la pace e sicurezza sia internazionali sia regionali[2].

Nell'intervento della Francia a nome dell'Unione Europea alla nona sessione del Consiglio dei diritti umani[3], viene sottolineato come l'UE intenda far appello a tutti gli Stati affinché la questione del razzismo venga affrontata senza politicizzazioni, senza polarizzazioni, senza accanimento su una regione del mondo in particolare e senza tentativi di stabilire una gerarchia tra le vittime.

Nel documento denominatoContribution of the Council of Europe to the Implementation of the Durban Declaration and Programme Action - Council of Europe Action to Combat Racism and Intolerance 2001-2008, il Consiglio d'Europa ha espresso le linee programmatiche per la piena applicazione del Programma d'Azione di Durban.

Il documento individua le vittime di razzismo, discriminazione e xenofobia, le misure atte a prevenire, educare e proteggere, ed i rimedi, ricorsi e compensazioni per le vittime, nonché alcune riflessioni conclusive sull'azione condotta di contrasto al razzismo in relazione ai mutamenti della società,  del contesto internazionale e della tecnologia. Il Consiglio d'Europa, fin dal Trattato istitutivo di Londra, contempla tra le proprie finalità la protezione e promozione dei diritti umani, cui va ricondotta anche l'azione volta all'eliminazione di qualunque forma di razzismo, discriminazione e xenofobia all'interno dei paesi membri dell'Organizzazione.

Il concetto stesso di razzismo e discriminazione è in evoluzione, assumendo sempre forme nuove e utilizzando strumento diversi. Il documento in esame, pur rendendo atto dei molteplici sforzi condotti dai Paesi europei per la lotta ad ogni forma di razzismo, soprattutto sul piano normativo, afferma come ancora molto resti da fare. Il Consiglio individua quelli che potrebbero essere i gruppi di persone vittime di razzismo[4], ponendo specifica attenzione tanto alla discriminazione su basi etniche, così come quella religiosa e di genere. Le misure individuate dal Consiglio d'Europa, di breve e di lungo termine, vanno dalla necessità di garantire protezione legale contro il razzismo e altra forma di discriminazione, al monitoraggio costante dei paesi membri e delle minoranze in essi presenti, infine ai rimedi concreti di compensazione per le vittime di razzismo. Il Consiglio d'Europa, infine, richiama l'attenzione su due specifiche sfide: l'evoluzione della tecnologia e l'utilizzo del computer come possibili nuovi fonti e forme di discriminazione, ma anche allo stesso tempo strumenti per il contrasto a forme di razzismo; infine, il terrorismo e le difficoltà all'integrazione come terreno fertile per accentuare o amplificare forme di razzismo o discriminazione contro gruppi minori o categorie specifiche, su base etnica o religiosa.

 

Bozza finale del Testo proposto dal Comitato preparatorio per la Conferenza

Da ultimo si ricorda come il Comitato abbia prodotto, nel corso dell'appuntamento del gennaio 2009 la bozza informale denominata "Revised version of the technically reviewed text (A/CONF.211/PC/WG.2/CRP.2) submitted by the Chairperson-Rapporteur of the intersessional open-ended working group mandated to continue and finalize the process of negotiations on and drafting of the outcome document" (in allegato).

Il documento in bozza (paragrafi da 30 a 34) contiene un richiamo esplicito alla situazione mediorientale, ed esprime profonda preoccupazione per quelle che definisce "pratiche discriminatorie" poste in essere nei confronti del popolo Palestinese nei territori occupati, ribadendo il diritto inalienabile del Popolo Palestinese all'autodeterminazione ed esprimendo una condanna dell'occupazione israeliana di quei territori come una forma illegale di punizione collettiva di cui chiede la cessazione. Il Paragrafo 32, in particolare definisce la politica di occupazione fondata sugli insediamenti fondati su presupposti discriminatori, così come le pratiche di isolamento di città e villaggi per via militare, come una violazione dei diritti umani e del diritto umanitario, un crimine contro l'umanità ed una forma aggiornata di apartheid, tale da costituire una seria minaccia alla pace ed alla sicurezza internazionali. 

Al momento, non risultano essere state adottate edizioni più aggiornate della bozza di documento.

 

Le reazioni internazionali alla bozza del testo base

Il testo fin qui uscito dai lavori del Comitato preparatorio, peraltro, ha suscitato vivaci polemiche, nonché determinato prese di posizione molto ferme da parte di numerosi Paesi occidentali. In particolare qui di seguito si da' conto in sintesi delle decisioni assunte nei confronti della Conferenza di Revisione di Durban dagli Stati Uniti, dall'Italia e dalla Francia. Si ricorda peraltro come il Canada già nel gennaio 2008 avesse annunciato il suo proposito di non partecipare alla Conferenza, seguita da Israele che palesò tale volontà nel novembre 2008, per bocca del ministro degli esteri, Tzipi Livni.

La rappresentanza degli Stati Uniti d'America a Ginevraha preso parte attivamente ai lavori del Comitato preparatorio per la dichiarazione di Durban ed anche ai lavori nel formato intersessionale che si svolgono appunto tra una sessione e l'altra del Consiglio dei diritti umani. Tuttavia, nel febbraio 2009 gli Stati Uniti hanno assunto una posizione particolarmente critica nei confronti della bozza di Dichiarazione per la Conferenza di revisione di Durban.

Infatti, a seguito di alcune modifiche apportate al testo, ed in particolare il richiamo alla politica di Israele nei confronti dei territori palestinesi e del sionismo come nuova forma di apartheid, razzismo e discriminazione (paragrafo 31 e 32, A/CONF.211/PC/WG.2/CRP.2), gli Stati Uniti hanno deciso di non partecipare al tavolo diplomatico che si aprirà il prossimo 20 aprile a Ginevra. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Robert Wood, in un comunicato ufficiale diffuso il 27 febbraio 2009[5], ha infatti definito la bozza di testo base come irrecuperabile ("not salvageable”).

Tale affermazione, però, non preclude la possibilità di una futura partecipazione degli USA ai lavori, qualora specifiche modifiche e condizioni si realizzino, e specificatamente:

§         una rivisitazione della Dichiarazione di Durban 2001 e del Programma d'Azione (DDPA) ad essa relativo;

§         l'eliminazione di specifici riferimenti ad uno o più paesi ed il richiamo ad una "diffamazione della religione", ovvero di un credo come nuova forma di apartheid e razzismo;

§         un documento accettabile per gli Stati Uniti non dovrebbe andare oltre il DDPA sulla questione del risarcimento per la schiavitù;

§         il Consiglio ONU sui Diritti Umani dovrebbe modificare la propria azione, abbandonando specifiche critiche nei confronti di un paese, ed in particolare Israele, e più in generale operare secondo imparzialità, evitando qualunque tipo di politicizzazione.

È da porre in evidenza che gli USA hanno deciso comunque di partecipare in qualità di osservatori alle sessioni del Consiglio sui Diritti Umani.

Il rappresentante diplomatico degli Stati Uniti d'America al Consiglio dei diritti umani, Mark C. Storella, nel presentare il nuovo impegno americano nei lavori del Consiglio, ha affermato il 4 marzo 2009, in occasione dell'apertura della sessione di marzo, che gli Stati Uniti come tale partecipazione sia in linea con la politica delineata dal presidente Barak Obama di una nuova era di impegno per gli Stati Uniti che passi anche attraverso la protezione e promozione dei diritti umani. Gli Stati Uniti considerano la protezione dei diritti umani uno sforzo cui tutta la Comunità Internazionale dovrebbe tendere, ribadendo la necessità di eliminare qualunque tipo di politicizzazione e di garantire il rispetto di tali diritti a qualunque individuo. L'auspicio ribadito nel documento, quindi, è quello di ripristinare il dibattito su un piano universale, in modo tale da eliminare qualunque tipo di politicizzazione e strumentalizzazione di tale sforzo per la promozione della lotta al razzismo.

In occasione della decima sessione del Consiglio dei diritti umani tenutosi a Ginevra il 2 marzo 2009 il Segretario di Stato francese incaricato degli Affari esteri, Rama Yade, ha illustrato la posizione ufficiale che la Francia terrà alla prossima Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza.

La lotta al razzismo e alla discriminazione - ha affermato la signora Yade - è per la Francia, che trova tra i suoi valori fondanti proprio la tolleranza e il rispetto reciproco, un imperativo categorico. L'approccio francese - ha proseguito - dovrà avere una valenza costruttiva durante i negoziati, ma in nessun caso esso potrà essere utilizzato per rendere la Conferenza un pretesto per stigmatizzare alcuni Paesi o regioni del mondo e per rimettere in discussione il principio della libertà di espressione che è fondamento stesso della democrazia.

In merito alla decisione francese di ritiro della delegazione dai lavori della Conferenza si registra - dopo una prima dichiarazione rilasciata il 2 marzo scorso dal primo ministro François Fillon con la quale avvertiva che il suo Paese "era pronto a ritirarsi" - una netta divergenza. Eric Chevallier, portavoce del Quai d'Orsay, fa infatti sapere (Corriere della Sera, 7 marzo 2009) di aver preso nota dell'annuncio italiano e di restare però dell'idea che sia importante in questa fase presenziare al processo preparatorio dei lavori di Durban II proprio per evitare che esso degeneri in tensioni che potrebbero compromettere le finalità stesse dell'incontro.

A conferma della presa di posizione del sottosegretario Scotti, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, dopo un incontro con la collega israeliana Tzipi Livni a margine del Consiglio Esteri NATO, svoltosi il 5 marzo a Bruxelles, ha annunciato che "La delegazione italiana non parteciperà al seguito dei lavori di Durban II", aggiungendo che il boicottaggio potrà essere ritirato se il testo - che attualmente contiene "almeno due parti inaccettabili" - verrà modificato.

Ladecisione italiana ha riscosso il plauso dello Stato israeliano, nonché quello dell’Unione delle comunità ebraiche italiane.

Su quanto accaduto le reazioni politiche interne sono state molteplici ed articolate anche nell'area di opposizione. L'onorevole Fassino - in una dichiarazione comparsa sul Corriere della Sera il 7 marzo  - si mostra critico verso la decisione assunta dal Ministro Frattini. Pur riconoscendo infatti la necessità di respingere con forza il testo proposto per i lavori, si dice contrario alla formulazione di una posizione italiana isolata dal contesto di una reazione comune europea. Secondo punto di divergenza è il mancato coinvolgimento di molti paesi arabi - tra cui la Libia e il Marocco con i quali l'Italia intrattiene proficuo e crescente dialogo politico - nella strategia da adottare per Durban II. Infine - riporta ancora il Corriere - Durban II è, "come tutte le sedi globali multilaterali, luogo fondato sul confronto e sulla ricerca - se e quando possibile - di scelte e posizioni condivise" alludendo con ciò alla necessità di coinvolgere il Parlamento nell'assunzione di una decisione di grande delicatezza.

L'8 marzo, in una lettera aperta apparsa sempre sul Corriere, il Ministro Frattini replica a Fassino dichiarando che "il confronto che Piero Fassino auspica in Parlamento - un confronto del resto a lui già noto fin da venerdì -  ci sarà proprio questo mercoledì[6] e sarà un’occasione importante e utile per spiegare in dettaglio le ragioni della decisione del governo italiano di abbandonare i lavori preparatori della Conferenza di Durban che si svolgerà a Ginevra dal 20 al 24 aprile prossimo". Prosegue ricordando che già durante la Conferenza di Durban del 2001 - dove giustamente fu stigmatizzata la colonizzazione della Palestina - fu persa invece l'occasione di dedicare una parola ai "tanti genocidi che insanguinano il mondo". In quel contesto - prosegue Frattini - Israele fu bollato come paese razzista e l'ebraismo fu negato "in quanto dimensione culturale e religiosa e fatto coincidere con l’esistenza di Israele in quanto stato-nazione: fino a definire il sionismo come una forma di razzismo e di islamofobia".

A fronte di quanto accaduto, spiega il Ministro degli esteri e del fatto che il testo proposto è permeato di una inaccettabile retorica antisemita esiste anche un'altra ragione alla base della decisione italiana e cioè che nel documento si contravviene ad un altro principio fondamentale della civiltà democratica, quello della libertà di espressione cui non è possibile rinunciare. Prosegue rammentando che sulla posizione di forte critica assunta dall'Italia sono allineati non solo gli Stati Uniti e il Canada ma le "opinioni pubbliche europee" che hanno già trovato spazio nell'agenda delle istituzioni e della politica in Olanda, Belgio e Francia.

La decisione del Governo italiano, conclude Frattini, è quindi una "decisione animata dal senso di responsabilità nei confronti del multilateralismo" e "verso l'Europa" che dei valori sopra richiamati deve farsi portatrice attiva. Frattini assicura che l'Italia continuerà comunque dall’esterno a seguire l’esercizio per aiutare la formazione di una posizione comune europea che rifletta i principi in cui crediamo e non sia un semplice minimo comun denominatore.

Al momento si hanno notizie di stampa relative ad ipotesi di boicottaggio della Conferenza anche da parte dell'Australia, nonchéa manifestazioni di disagio da parte dei Paesi Bassi, della Germania e del Regno Unito. Il Vaticano,viceversa, attraverso la voce di Mons. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha reso noto che prenderà parte alla Conferenza di aprile.

 

L'appello dell'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani

Si ricorda come lo scorso 2 marzo, aprendo i lavori della decima sessione speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, la sudafricana Navanethem Pillay, ha lanciato un appello ai governi a partecipare alla Conferenza di revisione di Durban contro il il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza e di trovare il necessario consenso su questo tema. La Conferenza - ha sostenuto la Pillay - "offre la piattaforma ed il quadro più ampio per combattere l'intolleranza ed il razzismo nelle loro numerose forme".

Pur dicendosi consapevole del fatto che "l'eredità della conferenza di Durban 2001 è stata rovinata dal comportamento antisemita di alcune organizzazioni non governative ai margini della conferenza", nonché del fatto che la conferenza stessa sia ora "presa di mira da una campagna sprezzante da parte di coloro che temono una ripetizione delle manifestazioni di antisemitismo", ha espresso la convinzione che questa preoccupazione sia ingiustificata. In qualità di Segretario Generale della Conferenza, ha poi manifestato il proposito di opporsi con forza alle tendenze in atto ricordando come il Piano di Azione e la Dichiarazione di Durban superassero approcci intolleranti e richiamando i Paesi all'assunzione di responsabilità consapevoli dell'importanza della promozione dei diritti umani per lo sradicamento della diseguaglianza e della discriminazione. 

 Quanto alla posizione dell'Italia su Durban II, il 5 marzo scorso il Ministro degli esteri Frattini ha deciso ufficialmente il ritiro della delegazione italiana alla Conferenza, fatta salva la possibilità di un ripensamento solo nel caso in cui nel documento che sarà utilizzato come base per i lavori vengano espunti due formulazioni giudicate inaccettabili perché antisemite.

Su quanto accaduto le reazioni politiche interne sono state molteplici ed articolate anche nell'area di opposizione. L'onorevole Fassino - in una dichiarazione comparsa sul Corriere della Sera il 7 marzo  - si mostra critico verso la decisione assunta dal Ministro Frattini. Pur riconoscendo infatti la necessità di respingere con forza il testo proposto per i lavori, si dice contrario alla formulazione di una posizione italiana isolata dal contesto di una reazione comune europea. Secondo punto di divergenza è il mancato coinvolgimento di molti paesi arabi - tra cui la Libia e il Marocco con i quali l'Italia intrattiene proficuo e crescente dialogo politico - nella strategia da adottare per Durban II. Infine - riporta ancora il Corriere - Durban II è, "come tutte le sedi globali multilaterali, luogo fondato sul confronto e sulla ricerca - se e quando possibile - di scelte e posizioni condivise" alludendo con ciò alla necessità di coinvolgere il Parlamento nell'assunzione di una decisione di grande delicatezza.

L'8 marzo, in una lettera aperta apparsa sempre sul Corriere, il Ministro Frattini replica a Fassino dichiarando che "il confronto che Piero Fassino auspica in Parlamento - un confronto del resto a lui già noto fin da venerdì -  ci sarà proprio questo mercoledì[7] e sarà un’occasione importante e utile per spiegare in dettaglio le ragioni della decisione del governo italiano di abbandonare i lavori preparatori della Conferenza di Durban che si svolgerà a Ginevra dal 20 al 24 aprile prossimo". Prosegue ricordando che già durante la Conferenza di Durban del 2001 - dove giustamente fu stigmatizzata la colonizzazione della Palestina - fu persa invece l'occasione di dedicare una parola ai "tanti genocidi che insanguinano il mondo". In quel contesto - prosegue Frattini - Israele fu bollato come paese razzista e l'ebraismo fu negato "in quanto dimensione culturale e religiosa e fatto coincidere con l’esistenza di Israele in quanto stato-nazione: fino a definire il sionismo come una forma di razzismo e di islamofobia". A fronte di quanto accaduto, spiega il Ministro degli esteri e del fatto che il testo proposto è permeato di una inaccettabile retorica antisemita esiste anche un'altra ragione alla base della decisione italiana e cioè che nel documento si contravviene ad un altro principio fondamentale della civiltà democratica, quello della libertà di espressione cui non è possibile rinunciare. Prosegue rammentando che sulla posizione di forte critica assunta dall'Italia sono allineati non solo gli Stati Uniti e il Canada ma le "opinioni pubbliche europee" che hanno già trovato spazio nell'agenda delle istituzioni e della politica in Olanda, Belgio e Francia. La decisione del governo italiana, conclude Frattini, è quindi una "decisione animata dal senso di responsabilità nei confronti del multilateralismo" e "verso l'Europa" che dei valori sopra richiamati deve farsi portatrice attiva. Frattini assicura che l'Italia continuerà comunque dall’esterno a seguire l’esercizio per aiutare la formazione di una posizione comune europea che rifletta i principi in cui crediamo e non sia un semplice minimo comun denominatore.

Precedentemente ai fatti descritti la posizione italiana a Durban II era già stata illustrata dal Sottosegretario Scotti nel suo intervento del 3 marzo a Ginevra, dove aveva delineato lo spirito con cui l'Italia - da sempre profondamente convinta del valore fondante del dialogo e del confronto tra le diverse culture e confessioni religiose nella creazione della pace - auspicava si svolgessero i lavori della Conferenza. E' essenziale - ha affermato Scotti - che questa occasione unica di confronto non resti vittima di posizioni politiche o ideologiche.

 

Al momento si hanno notizie di stampa relative ad ipotesi di boicottaggio della Conferenza anche da parte dell'Australia, nonchéa manifestazioni di disagio da parte dei Paesi Bassi, della Germania e del Regno Unito. Il Vaticano,viceversa, attraverso la voce di Mons. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha reso noto che prenderà parte alla Conferenza di aprile.

 

L'appello dell'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani

Si ricorda come lo scorso 2 marzo, aprendo i lavori della decima sessione speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, la sudafricana Navanethem Pillay, ha lanciato un appello ai governi a partecipare alla Conferenza di revisione di Durban contro il il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza e di trovare il necessario consenso su questo tema. La Conferenza - ha sostenuto la Pillay - "offre la piattaforma ed il quadro più ampio per combattere l'intolleranza ed il razzismo nelle loro numerose forme". Pur dicendosi consapevole del fatto che "l'eredità della conferenza di Durban 2001 è stata rovinata dal comportamento antisemita di alcune organizzazioni non governative ai margini della conferenza", nonché del fatto che la conferenza stessa sia ora "presa di mira da una campagna sprezzante da parte di coloro che temono una ripetizione delle manifestazioni di antisemitismo", ha espresso la convinzione che questa preoccupazione sia ingiustificata. In qualità di Segretario Generale della Conferenza, ha poi manifestato il proposito di opporsi con forza alle tendenze in atto ricordando come il Piano di Azione e la Dichiarazione di Durban superassero approcci intolleranti e richiamando i Paesi all'assunzione di responsabilità consapevoli dell'importanza della promozione dei diritti umani per lo sradicamento della diseguaglianza e della discriminazione. 

 

Per approfondimenti sui testi:

http://www.un.org/durbanreview2009/index.shtml

 


L’attività parlamentare riguardante la Conferenza di riesame di Durban
(a cura del Servizio Studi della Camera)

 

Nella prospettiva della Conferenza di riesame, la Camera dei deputati ha esaminato il 4 dicembre scorso tre mozioni sulle iniziative in vista della preparazione della Conferenza di revisione del 2009: la mozione dell’on. Nirenstein ed altri (n. 1-00055), la mozione presentata dall’on. Evangelisti ed altri (n. 1-00072) e la mozione dell’on. Casini ed altri (n. 1-00074).

In particolare la mozione Nirenstein, approvata nel corso della stessa seduta, impegna il Governo “a verificare con attenzione, assieme ai partners europei, gli esiti e gli orientamenti che emergono dal processo di preparazione della prossima «Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza»; ad intervenire in sede europea affinché venga scongiurato il rischio che la Conferenza si svolga su una piattaforma ispirata all'intolleranza e alla discriminazione etnica, culturale e religiosa; ad agire perché i documenti preparatori contengano solo l'intento di combattere il razzismo e la discriminazione a qualsiasi latitudine e per qualsiasi motivo essa sì rappresenti e perché decada lo scopo non recondito della delegittimazione dello Stato d'Israele; ad esercitare la massima vigilanza e ad agire concretamente affinché la Conferenza sia effettivamente volta a promuovere la lotta contro il razzismo e contro le discriminazioni di ogni genere, piuttosto che un pretestuoso palcoscenico per l'incitamento all'odio nei confronti di alcuni popoli, stati o minoranze etniche e religiose”.

La mozione Evangelista, nel testo riformulato approvato nel corso della medesima seduta del 4 dicembre impegna il Governo “a intervenire in sede europea affinché venga scongiurato il rischio che la Conferenza si svolga su una piattaforma ispirata all'intolleranza e alla discriminazione etnica, culturale e religiosa, affinché i partecipanti non utilizzino tale incontro per avanzare rivendicazioni strumentali; (…) a vincolare la partecipazione italiana a tale Conferenza all'effettivo indirizzo dei lavori preparatori verso la buona riuscita della stessa e a far sì che la medesima Conferenza sia finalizzata alla promozione della convivenza pacifica tra i popoli e, in particolare nell'area mediorientale, al rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi, attraverso un reciproco riconoscimento e secondo l'affermazione del principio «due Stati, due Popoli»”.

La mozione Casini, approvata parimenti, in un testo riformulata, nel corso della seduta del 4 dicembre, impegna l’Esecutivo “a vigilare affinché nel processo di preparazione della prossima Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, non prevalga una impostazione che, sotto l'apparenza della lotta al razzismo, nasconda l'obiettivo di rinfocolare l'ostilità nei confronti di popoli sovrani o Stati legittimi; a promuovere un'iniziativa in sede europea che tenda ad inserire tra i documenti da sottoporre al comitato preparatorio una ferma condanna delle stragi di cristiani in India e Pakistan, affinché la comunità internazionale intervenga repentinamente per evitare che proseguano impunemente questi attacchi alla libertà religiosa ed ai diritti umani in generale; a sollecitare una relazione con la quale la Conferenza tracci una mappa dettagliata che evidenzi, senza reticenze ed equivoche interpretazioni, tutte le aree del globo e le nazioni in cui siano presenti violazioni dei diritti di libertà religiosa e culturale, o fenomeni di discriminazione razziale ed etnica; in particolare, a mettere in conto l'eventuale ritiro della delegazione italiana dal percorso preparatorio, così come annunciato dal Presidente francese Sarkozy, qualora dovesse riproporsi un clima ostile nei confronti di Israele.”

 

 




[2] Al paragrafo 96, l'Unione ha sottolineato l'importanza di aver dedicato il 2008 l'anno Euro-Mediterraneo per il dialogo interculturale. Inoltre esplicito richiamo viene fatto alle varie agenzie delle Nazioni Unite, come l'UNESCO, particolarmente competenti nella promozione del dialogo culturale ed interculturale, individuandoli come partner essenziali per la realizzazione degli obiettivi che l'UE e gli altri attori internazionali si sono posti per eliminazione del razzismo, discriminazione e xenofobia.

[3] Riprodotto in allegato.

[4] In particolare, il Consiglio d'Europa individua persone di origine africana e discendenti africani, rom e gitani, mussulmani e la crescente islamofobia, gli ebrei e l'antisemitismo, rifugiati e migranti, vittime di traffico di esseri umani, persone appartenenti a gruppi più deboli, come donne, giovani e persone affette da inabilità.

[5]U.S. posture Toward the Durban Review Conference and Partecipation in the UN Human Rights Councildel 27 febbraio 2009.

 

[6] Mercoledì 11 marzo 2009.

[7] Mercoledì 11 marzo 2009.