Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento difesa
Titolo: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali - Lavori preparatori della Legge n. 12/2009 - Iter parlamentare
Riferimenti:
AC N. 2047/XVI   DL N. 209 DEL 30-DIC-08
L N. 12 DEL 24-FEB-09     
Serie: Progetti di legge    Numero: 99    Progressivo: 2
Data: 18/05/2009
Descrittori:
MISSIONI INTERNAZIONALI DI PACE   PROROGA DI TERMINI
Organi della Camera: IV-Difesa
Altri riferimenti:
AS N. 1334/XVI     
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

SERVIZIO STUDI

 

Progetti di legge

Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

 

Lavori preparatori della
Legge n. 12/2009

 

Iter parlamentare

 

n. 99/2

 

18 maggio 2009

 


 

Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Difesa

( 066760-4172/ 066760-4404 – * st_Difesa@camera.it

 

 

 

Il presente dossier è composto dai seguenti volumi:

 

Ø      Elementi per l’istruttoria legislativa (n. 99/0)

Ø      Schede di lettura (n. 99)

Ø      Riferimenti normativi (n. 99/1)

Ø      Lavori preparatori (n. 99/2)

 

 

 

 

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: D08209aa.doc


INDICE

Legge 24 febbraio 2009, N. 12

§      Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali3

Iter alla Camera

Esame in sede referente

-       Commissioni riunite III e IV (Affari esteri e comunitari e Difesa)

Seduta del 15 gennaio 2009  11

Seduta del 20 gennaio 2009  27

Seduta del 21 gennaio 2009  36

Esame in sede consultiva

§      Pareri resi alle Commissioni riunite III e IV (Affari esteri e comunitari e Difesa)

-       Comitato per la legislazione

Seduta del 15 gennaio 2009  39

-       I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)

Seduta del 20 gennaio 2009  41

Seduta del 21 gennaio 2009  43

-       II Commissione (Giustizia)

Seduta del 20 gennaio 2009  44

-       V Commissione (Bilancio, Tesoro e Programmazione)

Seduta del 20 gennaio 2009  47

Seduta del 21 gennaio 2009  52

-       VI Commissione (Finanze)

Seduta del 15 gennaio 2009  54

Seduta del 20 gennaio 2009  62

-       XI Commissione (Lavoro pubblico e privato)

Seduta del 15 gennaio 2009  63

Seduta del 20 gennaio 2009  66

-       XII Commissione (Affari sociali)

Seduta del 20 gennaio 2009  68

-       XIV Commissione (Politiche dell’Unione Europea)

Seduta del 15 gennaio 2009  70

Seduta del 20 gennaio 2009  74

Esame in Assemblea

Seduta del 20 gennaio 2009  79

Seduta del 21 gennaio 2009  103

Iter al Senato

Progetto di legge

§      A.S. 1334, (Governo), Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali127

Esame in sede referente

-       Commissioni riunite 3a e 4a (Affari esteri, emigrazione e Difesa)

Seduta del 29 gennaio 2009  161

Seduta del 3 febbraio 2009  168

Seduta del 10 febbraio 2009  185

Seduta del 12 febbraio 2009  193

Esame in sede consultiva

§      Pareri resi alle Commissioni riunite 3a e 4a (Affari esteri, emigrazione e Difesa)

-       1a Commissione (Affari costituzionali)

Seduta del 27 gennaio 2009  201

Seduta del 3 febbraio 2009  202

Seduta del 10 febbraio 2009  203

-       2a Commissione (Giustizia)

Seduta del 4 febbraio 2009  204

-       5a Commissione (Bilancio)

Seduta dell’11 febbraio 2009  205

Seduta del 18 febbraio 2009  207

-       6a Commissione (Finanze e Tesoro)

Seduta del 28 gennaio 2009  209

-       14a Commissione (Politiche dell’Unione europea)

Seduta del 3 febbraio 2009  210

Esame in Assemblea

Seduta del 18 febbraio 2009 (antimeridiana)213

Seduta del 18 febbraio 2009 (pomeridiana)255

 

 

 


SIWEB

Iter alla Camera

 


Esame in sede referente

 


COMMISSIONI RIUNITE

III (Affari esteri e comunitari)

e IV (Difesa)


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SEDE REFERENTE

Giovedì 15 gennaio 2009. - Presidenza del presidente della III Commissione, Stefano STEFANI, indi del presidente della IV Commissione, Edmondo CIRIELLI. - Intervengono il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica, e il sottosegretario di Stato per la difesa, Guido Crosetto.

La seduta comincia alle 14.20.

DL 209/2008: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047 Governo.

(Esame e rinvio).

Le Commissioni iniziano l'esame del provvedimento in oggetto.

Stefano STEFANI, presidente e relatore per la III Commissione, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna, ove non vi siano obiezioni, sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Nel segnalare che l'iter parlamentare del decreto-legge prende il via alla Camera, rispettando il consueto criterio dell'alternanza, evidenzia il ritorno alla scadenza semestrale, per cui le autorizzazioni di spesa sono fino al 30 giugno 2009. Nel non escludere che vi siano state al riguardo motivazioni di cassa; in ogni caso, osserva che il controllo parlamentare torna ad essere più intenso. Rilevante appare, stante la condizione di crisi della finanza pubblica, l'entità delle risorse allocate, pari a 763 milioni di euro. Si tratta di una conferma della priorità strategica delle missioni internazionali per la politica estera italiana. Appare comunque opportuno al riguardo un chiarimento del governo circa la capienza residua dell'autorizzazione di spesa (articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296). In questo quadro, tuttavia, emerge negativamente l'ulteriore taglio imposto ai fondi per la cooperazione. È noto che una prima versione del decreto prevedeva lo stanziamento ad integrazione della legge n. 49 del 1987 di 90 milioni di euro. Il rischio è che venga meno la ben nota specificità italiana della piena integrazione tra cooperazione civile e militare che ha sinora caratterizzato la nostra partecipazione  alle missioni internazionali. Sarebbe opportuno al riguardo un chiarimento da parte del Governo in vista di un ripristino della dotazione finanziaria già prevista. È stato comunque confermato lo stanziamento di circa 10 milioni di euro per fronteggiare necessità primarie delle popolazioni locali in Libano, Afghanistan e nei Balcani. Ulteriori fondi sono destinati alla prosecuzione di interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione nell'ambito di organizzazioni multilaterali, in cui rientra la cifra di circa 6,5 milioni di euro per la missione NATO di addestramento delle forze armate e di polizia dell'Iraq. Segnala a questo proposito - nel ricordo dei caduti di Nassiriya - di aver ricevuto a più riprese dalle autorità irachene manifestazioni di particolare apprezzamento per il contributo italiano alla ricostruzione del loro paese ed in particolare alla sua sicurezza interna.

Come di consueto, il capo II provvede alla proroga delle singole missioni internazionali nei 33 commi dell'articolo 3, recando altresì nei successivi articoli da 4 a 6 le norme relative al personale nonché quelle in materia penale e contabile. Al riguardo, invita a valutare l'opportunità di mantenere in piedi talune missioni ormai ridotte a poche unità di personale ed aventi carattere meramente simbolico.

Nel sottolineare la forte implicazione dell'approvazione - che si auspica unanime - del presente decreto-legge nel pieno della crisi medio-orientale che non ha ancora trovato uno sbocco, nonostante la pressione della comunità internazionale (NATO, UE, Quartetto), forse nell'attesa dell'insediamento del nuovo presidente degli USA, ricorda che il personale militare italiano è presente sia ad Hebron che a Rafah, ma soprattutto nel Libano meridionale, con la missione UNIFIL, finanziata con 192 milioni di euro per 2.740 militari, 881 mezzi terrestri, 3 navali e 9 aeromobili. Benché al momento non si sia registrata una reazione di Hezbollah, è di tutta evidenza il potenziale di rischio che vi si sta accumulando. Del resto, anche a Gaza prima o poi potrebbe risultare necessaria una presenza internazionale.

Il finanziamento più elevato, pari a 244 milioni di euro riguarda però la missione in Afghanistan per un impiego massimo di 2.795 effettivi, 598 mezzi terrestri e 23 aeromobili (ivi inclusi i 4 tornado). È una scelta strategica in linea con i nuovi obiettivi della NATO che in quel terreno si gioca la sua credibilità come attore internazionale anche al di fuori del tradizionale contesto europeo. Continua naturalmente l'impegno nei Balcani e in particolare in Kosovo (97,5 milioni di euro per questa sola area per 2.405 uomini, 725 mezzi terrestri, 3 navali e 6 aeromobili). La missione EULEX sta infatti iniziando il suo lavoro grazie al compromesso in sede ONU favorito dal responsabile comportamento della Serbia. Occorrerà però vigilare soprattutto sulla formazione delle forze di sicurezza kosovare e sulla tutela di tutte le minoranze presenti. Oltre alla conferma di 51 finanzieri in Libia per il contrasto all'immigrazione clandestina - da sottolinearsi in relazione al contemporaneo esame parlamentare del trattato di amicizia bilaterale - un'importante novità è rappresentata dal maggiore impegno in Africa per la missione in Darfur e contro la pirateria somala (come auspicato in entrambi i casi da una risoluzione parlamentare). Coglie l'occasione per ribadire la necessità che l'Italia accentui la sua iniziativa in quell'area. Confermata è altresì la partecipazione alla missione PESD in Georgia deliberata lo scorso anno, anche se permane la ben nota situazione di crisi relativa al suo effettivo dispiegamento anche in Abkhazia e Ossezia meridionale.

In conclusione, osserva che l'Italia, assumendo la presidenza annuale del G8, mantiene intatto ed anzi intensifica il suo impegno internazionale per la pace e la stabilità, nonostante la crisi economica mondiale.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione, osserva che il nostro Paese, dal secondo dopo guerra ad oggi, si è guadagnato un ruolo di rilievo nella comunità internazionale, condividendone gli obiettivi e le principali iniziative, nella piena consapevolezza che solo una  politica attiva che favorisca la ricomposizione dei conflitti e incentivi la convivenza pacifica tra le Nazioni rappresenti la prima garanzia per la sicurezza nazionale.

Oggi, ancor più che in passato, si può comprendere fino in fondo la lungimiranza di questa scelta. L'era della globalizzazione, invero, ha fatto definitivamente tramontare l'illusione che basti estraniarsi da un'area di crisi, rimanendo indifferenti a quanto accade al di là dei confini nazionali o dell'Europa, per non rimanerne in qualche modo coinvolti, direttamente o indirettamente.

Con questo spirito, l'Italia ha condotto, negli ultimi due decenni, numerose missioni internazionali che hanno comportato la progressiva proiezione delle nostre Forze armate al di fuori dei confini nazionali. L'esperienza maturata sul campo dai nostri militari è ormai notevole, come dimostrano i numerosi attestati di stima a livello internazionale che l'Italia nel corso del tempo ha ottenuto in numerose missioni.

Il principale strumento attraverso il quale il Parlamento è chiamato a pronunciarsi in merito all'avvio o alla prosecuzione delle missioni stesse è costituito, come è noto, dall'approvazione di un provvedimento legislativo, quale quello in esame, che periodicamente, nell'autorizzare la proroga delle missioni internazionali, ne dispone il relativo finanziamento.

In proposito, non può non rilevare come tale modalità di esame, avendo unicamente ad oggetto il rifinanziamento delle missioni in corso difficilmente si presti a divenire la sede di un dibattito di ampio respiro in cui si possono adottare precisi atti di indirizzo per il Governo in relazione al prosieguo delle singole missioni. Anzi, proprio perché il provvedimento legislativo contiene nulla più che singole autorizzazioni di spesa e la reiterazione di disposizioni transitorie afferenti al trattamento del personale militare, la discussione parlamentare rischia di incentrarsi solo su quegli aspetti del provvedimento che possono essere modificati nel corso del procedimento legislativo - ossia aspetti il più delle volte di mero dettaglio - anziché sulle questioni di maggiore rilevanza, quali le concrete strategie che si intendono perseguire per il futuro, sulle quali in sede legislativa viceversa difficilmente si può incidere.

Il problema di fondo che pone all'attenzione delle Commissioni è quindi quello di capire se tale modalità di esame delle missioni internazionali debba essere in qualche modo rivista, individuando nuove procedure di esame che prescindano dall'utilizzo dello strumento legislativo. In termini più espliciti, ritiene che quando si esaminerà, nel prossimo futuro, i provvedimenti presentati sia dalla maggioranza sia dalla minoranza per l'introduzione di una disciplina quadro sulle missioni internazionali, si dovrà riflettere approfonditamente sull'opportunità di continuare a seguire il modello della periodica approvazione di atti legislativi di rifinanziamento o se invece non sia venuto il momento di uscire da questa logica utilizzando strumenti diversi che consentano al Parlamento di incidere più efficacemente nei processi decisionali afferenti le missioni internazionali. Infatti una volta introdotta a regime la disciplina sul trattamento del personale impiegato nelle missioni e sul finanziamento di queste ultime si potrebbe ad esempio pensare ad una procedura di esame parlamentare delle missioni stesse internazionali analoga a quella introdotta in materia di finanza pubblica con il documento di programmazione economico-finanziaria, prevedendo la periodica presentazione in Parlamento da parte del Governo di un documento sullo stato delle missioni internazionali su cui aprire una discussione prima nelle Commissioni e poi in Assemblea per la formulazione di precisi atti di indirizzo all'esecutivo. Si tratta di un tema che pone fin d'ora all'attenzione delle Commissioni perché ritiene ormai ineludibile superare uno stato di cose che vede il Parlamento occuparsi dell'approvazione di atti legislativi che hanno ad oggetto autorizzazioni di spesa relative anche ad una sola unità di personale, riducendo il ruolo del legislatore alla stregua di un ufficio del personale.

Venendo brevemente al contenuto del provvedimento, rileva come esso riproponga la stessa impostazione seguita nella XIV legislatura, ossia quella di disporre un rifinanziamento per un solo semestre, da rinnovare a metà dell'anno per un periodo della stessa durata. Si tratta di una modalità di finanziamento che, sebbene comporti la necessità di un duplice intervento legislativo, con riferimento al medesimo anno, tuttavia assicura una maggiore flessibilità delle risorse da destinare alle singole missioni che possono essere rimodulate tra i diversi teatri operativi in relazione alle effettive esigenze di uomini e mezzi.

Riguardo all'ammontare dei finanziamenti ricorda che le Commissioni, in occasione della discussione del precedente decreto-legge di rifinanziamento, hanno affrontato il tema della destinazione di appropriate risorse finanziarie alle missioni internazionali, sollecitandone un adeguamento, in considerazione del fatto che lo svolgimento di queste ultime comporta un logoramento dei mezzi di cui non si tiene conto nel definire l'ammontare del finanziamento. In particolare, rammenta che durante la discussione in Assemblea del citato decreto-legge la Camera approvò un ordine del giorno a sua firma che sostanzialmente impegnava il Governo ad adottare le opportune iniziative affinché fossero incrementate le risorse da destinare alle missioni internazionali per l'anno 2009, in modo da assicurare la copertura integrale del costo complessivo reale derivante dalla partecipazione delle Forze armate alle missioni stesse.

Con il provvedimento in esame per il primo semestre dell'anno questo impegno è stato pienamente adempiuto dal Governo, posto che, a fronte di un finanziamento complessivo per l'anno 2008 pari a circa 1 miliardo e 171 milioni di euro, il finanziamento previsto per il primo semestre dell'anno ammonta ad euro 763.135.522, con un incremento, su base semestrale, pari a circa il 30 per cento.

Per quanto riguarda gli elementi di novità contenuti nel decreto-legge, con particolare riferimento alle competenze della Commissione Difesa, segnala le seguenti disposizioni:

l'articolo 4, comma 9, che disciplina le attività di primo soccorso che possono essere svolte dagli infermieri militari e dai soccorritori militari a favore del personale militare in assenza di personale medico nelle aree operative in cui si svolgono le missioni internazionali. Per quanto riguarda il personale infermieristico andrebbe valutata la possibilità di considerare più puntualmente le singole operazioni effettuabili dal citato personale in quanto il riferimento contenuto nel testo «alla manovre per il sostegno di base delle funzioni vitali», all'atto pratico potrebbe risultare generico;

l'articolo 4, comma 11, che prevede la possibilità di corrispondere l'indennità di trasferta al personale civile della Difesa comandato in missione fuori dell'ordinaria sede di servizio, al fine di evitare una disparità di trattamento di personale militare che si trovi nelle medesime condizioni;

l'articolo 5, commi 4, 5 e 6, che prevede disposizioni penali applicabili nell'ambito della missione antipirateria «Atalanta», a guida dell'Unione europea, cui l'Italia partecipa ai sensi dell'articolo 3, comma 14. In particolare, viene prevista la punibilità ai sensi degli articoli 1135 e 1136 del codice della navigazione dei reati commessi in alto mare e nelle acque territoriali della Somalia nell'ambito della citata operazione. Viene, inoltre, prevista la possibilità di differire i termini per il deposito degli atti relativi all'arresto e al fermo, nonché l'applicazione di specifiche disposizioni in materia di udienza di convalida, mediante il rinvio all'articolo 9 del decreto-legge n. 421 del 2001, già applicato per le missioni internazionali, con possibilità di trattenere, in tali circostanze, le persone arrestate o fermate in appositi locali del vettore militare. Viene, infine, consentito all'autorità giudiziaria, a seguito del sequestro, di disporre l'affidamento in custodia all'armatore, all'esercente  ovvero al proprietario della nave o dell'aeromobile catturati con atti di pirateria, per consentire la pronta restituzione agli aventi diritto (armatore, esercente o proprietario) dei mezzi catturati dai pirati, evitando così significativi oneri e adempimenti per la relativa custodia;

l'articolo 6, comma 3, che prevede l'anticipazione, entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, di una somma non superiore ai due sesti delle spese autorizzate dal presente decreto, e comunque non inferiore a euro 120.000.000 dei quali euro 100.000.000 destinati al Ministero della difesa, al fine di assicurare la prosecuzione delle missioni internazionali senza soluzione di continuità.

Per quanto riguarda le autorizzazioni di spesa riferite alle singole missioni e la disciplina applicabile al personale militare impiegato nelle missioni stesse, rinvia al contenuto delle disposizioni di cui agli articoli 3, 4, 5 e 6 che riproducono, salvo le innovazioni dianzi citate, quanto riportato in precedenti provvedimenti di proroga.

In conclusione, intende sottolineare come la discussione sul presente provvedimento, pur inserendosi nel quadro di passaggi parlamentari che, come accennato in precedenza, sono divenuti ormai di routine, non per questo può essere considerata di scarso rilievo, posto che rappresenta la principale occasione, nel corso dell'anno, per mostrare ai nostri militari impiegati all'estero il pieno sostegno del Parlamento. Ritiene pertanto necessario che le Commissioni dispongano di tempi sufficienti per poter svolgere il proprio lavoro prima di riferire all'Assemblea. Infine rivolge un sentito ringraziamento a tutti i militari impegnati all'estero in missioni internazionali ed innanzitutto a coloro che operano in aree di crisi cruciali per la sicurezza internazionale quali l'Afghanistan e il Medio Oriente. Ricorda in particolare che il Medio Oriente, accanto alla partecipazione massiccia del contingente italiano alla missione UNIFIL 2, opera un piccolo e qualificato numero di militari italiani che svolgono il proprio lavoro in punti cruciali della Palestina come Hebron e il Valico di Rafah, divenuti ancora più a rischio dopo il riacutizzarsi dopo la crisi israelo-palestinese. Auspica quindi che la preziosa opera dei militari italiani, unitamente all'attività diplomatica del nostro Paese, possa contribuire alla pacificazione di territori martoriati da annosi conflitti.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA segnala la mancanza nel provvedimento delle norme di finanziamento degli interventi di cooperazione civile, che costituiscono naturale parte integrante dei decreti-legge di proroga delle missioni internazionali, considerato che tali interventi sono componente essenziale dell'impegno italiano nell'ambito delle missioni di peace-keeping. L'assenza di tali norme crea gravi difficoltà per l'Italia nella gestione del rapporto con gli alleati in Paesi come l'Afghanistan, il Libano, il Sudan o la Somalia. Rileva quindi che in tal modo si azzera la capacità di intervento del nostro Paese e si preclude la realizzazione di importanti opere di ricostruzione. Ricorda che l'Afghanistan rappresenta il versante di maggior impegno per il nostro Paese, detentore del lead nel campo della ricostruzione del sistema giudiziario. In merito al Libano, in cui l'Italia ha svolto un ruolo essenziale per la popolazione civile, sussiste il rischio di un grave vulnus all'immagine del nostro Paese. Per quanto concerne l'Iraq, si tratta di una situazione a sé, considerato che l'Italia opera in tale Paese con compiti di cooperazione civile unicamente sulla base dei fondi previsti dal decreto-legge di proroga delle missioni. Di conseguenza, si pone fine ad ogni tipo di partecipazione dell'Italia alla ricostruzione di tale Paese, in violazione peraltro di accordi raggiunti a livello internazionale. Né è possibile proporre un finanziamento di tali interventi mediante il ricorso ai fondi ordinari per la cooperazione, ai sensi della legge n. 49 del 1987, già pesantemente ridotti. Insiste per l'immediato ripristino di norme che erano inserite nel  provvedimento deliberato dal Consiglio dei ministri e che ne sono state espunte in sede di pubblicazione.

Ciò premesso, nell'auspicare l'approvazione di emendamenti volti a ripristinare le somme inizialmente stanziate per gli interventi di cooperazione civile, auspica che le Commissioni riunite considerino tale questione nel corso del dibattito.

Il sottosegretario Guido CROSETTO ringrazia innanzitutto i relatori, che, insieme ai puntuali chiarimenti del Sottosegretario agli esteri, hanno efficacemente illustrato il provvedimento in discussione e la situazione di riferimento.

Ricorda come le Commissioni riunite abbiano avuto modo di essere aggiornate recentemente circa la situazione nei tre principali Teatri operativi delle Forze armate italiane, in occasione della conversione del decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, decreto che ha previsto la copertura finanziaria della missione in Georgia e degli ultimi tre mesi del 2008 di alcune missioni già in corso. Ricorda altresì che il Ministro Frattini, in occasione di diversi interventi in Parlamento, ha fornito un aggiornamento continuo sull'evolversi della situazione internazionale di riferimento. Precisa, quindi, che si limiterà a fornire solo le varianti più significative intervenute sul quadro informativo di cui le Commissioni già dispongono.

In particolare, facendo cenno al complesso quadro di politica internazionale nel quale si inseriscono le missioni alle quali le Forze armate italiane partecipano attivamente, si limita a citare il più recente evento: l'aggravamento della situazione nell'area mediorientale e specificamente nella striscia di Gaza, che testimonia quanto lo scenario internazionale continui ad essere caratterizzato da una persistente instabilità, potenzialmente capace di degenerare in aperto conflitto.

La situazione internazionale richiede, quindi, sia una continuità nelle azioni intraprese, sia una continua attenzione alle evoluzioni in corso, ed una pronta capacità di reagire ad eventi inattesi.

Proprio questo è uno dei motivi che hanno indotto il Governo a prevedere - con il decreto in discussione - un finanziamento semestrale delle nostre missioni. L'intendimento del Governo, in particolare, è quello di adeguare costantemente la presenza militare all'estero ad una realtà quanto mai mutevole e al tempo stesso ottimizzare l'uso delle risorse a disposizione, attuando senza indugio quelle misure di riduzione dei contingenti, che si rendessero possibili senza pregiudicare il successo della missione e la sicurezza del personale.

Inoltre, con il decreto in esame, il Governo ha inteso rispondere all'appello proveniente da un ampio e trasversale schieramento parlamentare con ordini del giorno, approvati dalla Camera, che impegnavano il Governo ad incrementare la dotazione del fondo per le missioni internazionali, in modo da assicurare la copertura integrale del costo delle stesse. Analogo pronunciamento, peraltro, vi è stato, sotto diverse forme, anche nell'altro ramo del Parlamento.

Ebbene, con questo decreto-legge, il Governo ha disposto tale incremento, al fine di finanziare non solo i costi vivi e diretti delle missioni all'estero, ma anche i costi relativi alla preparazione dei reparti destinati a dare il cambio a quelli schierati in Teatro, così come quelli relativi all'usura dei mezzi e degli equipaggiamenti, che necessitano di manutenzioni molto più frequenti, e non di rado devono essere sostituiti al termine della missione perché hanno completamente esaurito la loro vita tecnica. Sarà possibile quindi finanziare le missioni internazionali delle Forze armate senza intaccare il bilancio ordinario, così come invece è avvenuto in passato, e quindi senza pregiudicare le capacità di difesa del Paese.

Passando quindi alla trattazione dei contenuti del decreto, segnala preliminarmente l'avvio di due nuove operazioni, ovvero la partecipazione italiana alla missione ONU/Unione Africana denominata UNAMID in Darfur e la partecipazione  alla missione antipirateria dell'Unione Europea nel Corno d'Africa, denominata «Atalanta».

Sottolinea come, per quest'ultima attività, l'impegno sia stato sollecitato in Parlamento, e più esattamente al Senato con l'ordine del giorno G1 - testo 2 approvato il 18 dicembre 2008, anche in questo caso in forma «bipartisan».

A parte queste due nuove operazioni, sulle quali si soffermerà diffusamente in seguito, sottolinea come il Governo intenda proseguire nell'anno 2009, con coerenza ed efficacia, quanto già fatto nel corso dell'anno 2008.

Le forze militari al momento impegnate nei diversi Teatri operativi fuori dal territorio nazionale, e la cui attività sarà garantita per i primi sei mesi dalle risorse stanziate dal decreto in oggetto, ammontano complessivamente a circa 8.600 unità.

Passando ora alla disamina dei Teatri operativi al momento più significativi, ritiene doveroso iniziare dalla Regione medio orientale, con i gravi accadimenti in corso nella «Striscia di Gaza».

Per fugare ogni possibile dubbio, conferma che nel decreto in discussione non vi è alcun riferimento all'avvio di nuove missioni in tale area, mentre si prevede di mantenere operativi gli assetti, peraltro minimi, già previsti in passato in quel Teatro.

I militari italiani sono presenti a Rafah nell'ambito della «European Union Border Assistance Mission for Rafah Crossing Point» che è stata istituita dall'Unione Europea il 15 novembre 2005, a seguito di un accordo siglato da Israele e dall'Autorità palestinese circa l'apertura del locale valico doganale. La missione, alla quale in questo momento partecipano 4 carabinieri, normalmente acquartierati nel territorio di Israele, ha il compito di assistere le autorità palestinesi nelle attività confinarie al valico tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. In esito all'attuale escalation della crisi la situazione è in continua evoluzione tanto che il valico, dopo un periodo di lunga chiusura e dopo i bombardamenti delle aree limitrofe, è stato utilizzato per consentire il passaggio degli aiuti umanitari.

In merito all'ipotesi di trasformare il mandato della missione europea dispiegata nel 2005 presso il valico in una «missione internazionale» con lo scopo di interrompere il traffico di armi a favore di Hamas, missione a cui dovrebbero partecipare oltre alle forze europee anche altri attori significativi dell'area, ritiene doveroso sottolineare che al momento si tratta, appunto, solo di una ipotesi: non sembra esservi una prospettiva immediata per una missione militare internazionale.

I militari italiani sarebbero comunque pronti ad affrontare un eventuale intervento in quel contesto se ve ne fosse la necessità e vi fossero le condizioni di contorno idonee al loro dispiegamento. Ritiene tuttavia che al momento nella Striscia di Gaza non si vedono le condizioni idonee per dispiegare una forza di interposizione. Ricorda infatti che, ad esempio, nel caso della Georgia, prima si è addivenuti al «cessate il fuoco» e poi sono stati dispiegati gli osservatori.

Passando quindi all'analisi della situazione in Libano, dove il Generale Graziano è stato confermato fino al 2010 alla guida della Forza delle Nazioni Unite denominata UNIFIL, sottolinea come i positivi risultati ottenuti dalla citata missione siano strettamente connessi alla capacità di controllo del Sud del Libano da parte del Governo libanese e, in particolare, dalle Lebanese Armed Forces (LAF). Evidenzia peraltro come, pur rimanendo la popolazione locale nel sud del Libano collaborativa nei confronti di UNIFIL, la tensione cresca in maniera proporzionale all'aggravarsi della crisi nella striscia di Gaza.

Il lancio di razzi verso Israele dell'8 gennaio scorso desta infatti seria preoccupazione. Per far fronte a questa situazione di accresciuta tensione, unità dell'esercito libanese, in cooperazione con le forze dell'UNIFIL, hanno preso le necessarie misure per riportare la situazione  sotto controllo, impedendo ogni strumentalizzazione e garantendo la sicurezza del Paese.

Nel ricordare come il contributo nazionale alla missione consista in circa 2.470 militari, evidenzia come, nei prossimi mesi, la revisione del dispositivo avviata nel 2008 dal Dipartimento per le Operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite (DPKO), che prevede una nuova struttura multinazionale dei Comandi di settore, potrebbe portare ad una razionalizzazione del dispositivo nazionale sul terreno.

Passando ora all'esame della situazione in Afghanistan, sottolinea come tale paese si prepara ad affrontare una tappa decisiva del suo percorso di democratizzazione e stabilizzazione, costituita dalle elezioni presidenziali e provinciali programmate nella seconda metà del 2009 e dalle elezioni parlamentari del 2010; che rappresentano passaggi fondamentali per il consolidamento delle istituzioni afgane.

L'Italia continua a svolgere un ruolo di primo piano nel Paese e il suo contributo è assicurato da circa 2.300 uomini e donne, in maggioranza schierati ad Herat (1665 unità) nell'ambito della Regione Ovest e in numero inferiore schierati nell'area di Kabul (614 unità).

La delicata situazione operativa della Regione Ovest ha già comportato un limitato rafforzamento del dispositivo nazionale lì dislocato, cui è corrisposta la riduzione del contingente di stanza a Kabul. Nei primi mesi del 2009 vi sarà un incremento delle forze a seguito della già avviata costituzione a Farah di un Battle Group, supportato da una idonea componente aerea.

Gli impegni assunti in ambito NATO richiederanno nel corso del 2009, per sei mesi, un incremento del personale nazionale presente nel Paese, che dovrebbe raggiungere a regime la consistenza di circa 2.800 unità, come peraltro già annunciato dal Governo. Verrà schierato parte del Comando di Reazione Rapida della NATO, di stanza a Solbiate Olona, che formerà il nucleo del Comando ISAF; circa 80 militari italiani contribuiranno a tale schieramento semestrale.

In merito allo sviluppo dell'Afghan National Army (ANA), il Governo intende potenziare l'impegno nell'ambito degli Operational Mentoring and Liaison Teams (OMLT) e che la NATO e le autorità afghane identificano come l'elemento chiave per garantire lo sviluppo di un efficace e credibile Esercito afgano. Nel corso dei prossimi mesi, ai 4 OMLT che già l'Italia fornisce se ne aggiungeranno altri 3.

Nello stesso Teatro afgano, dal 2007 insiste anche la missione dell'Unione Europea denominata «EUPOL AFGHANISTAN», avviata nel quadro della Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD).

Alla missione, volta alla ricostruzione della polizia locale, l'Italia partecipa con 12 Carabinieri, ricompresi nel contingente complessivo dell'Afghanistan.

Passando ora all'Iraq, ricorda che l'Italia sta conseguendo eccellenti risultati nel contesto della missione NATO Training Mission in Iraq (NTM-I).

In base agli accordi intercorsi con le Autorità irachene, l'addestramento dell'Iraqi National Police dovrebbe terminare alla fine del 2009. Ricorda che il contributo nazionale è pari a circa 90 unità, comprensive del personale che opera presso il quartier generale della missione, di quello presso l'Accademia militare di Ar Rustamiyah e degli istruttori impiegati quali mentori dell'Iraqi National Police. Opera, inoltre, presso il Ministero della Difesa iracheno, un «Advisor» del Comandante delle Forze navali irachene.

Passando alla situazione nei Balcani, ricorda che sia l'Alleanza Atlantica, sia l'Unione Europea operano da tempo per garantire la stabilità della regione e, quindi, la sicurezza collettiva.

Nel corso dello scorso anno è continuato il forte impegno nazionale in Kosovo, dove dal 1o settembre 2008 l'Italia ha assunto il comando NATO della K-FOR. In particolare l'Italia contribuisce alla missione Joint Enterprise con circa 2.150 unità, inclusi i carabinieri della Multinational  Specialised Unit (MSU). Tale contingente dovrebbe crescere temporaneamente nel corso del 2009, fino ad attestarsi intorno alle 2400 unità. Ciò in ragione del previsto e temporaneo rischieramento periodico, da parte della NATO, del battaglione di Riserva Operativa, normalmente mantenuto in Patria, per svolgere attività di familiarizzazione preventiva con il Teatro, necessaria nell'eventualità di un impiego effettivo.

L'Italia svolge un ruolo significativo anche nell'ambito del progetto relativo al Kosovo Security Force Training Plan volto a reclutare, addestrare e costituire le Forze di Sicurezza Kosovare (KSF).

Nel frattempo anche l'Unione Europea, che il 4 febbraio 2008 ha approvato la missione «EULEX KOSOVO», si sta apprestando a svolgere un ruolo di primo piano nel Paese, con l'inizio della fase operativa della missione PESD che prevede, tra l'altro, la costituzione di una Special Police Unit (SPU). Si tratta del dispiegamento di circa 2.000 unità tra poliziotti e magistrati, con lo scopo di assistere l'Autorità giudiziaria e quella di polizia kosovare nello sviluppo di capacità autonome per realizzare strutture indipendenti, multi-etniche e rispondenti agli standard internazionali. In questo contesto, per quanto riguarda il contingente nazionale, si delinea l'ipotesi di realizzare sinergie tra i due contingenti di Carabinieri, assegnati alla K-FOR e all'Unione Europea.

Per quanto riguarda la Bosnia, rimane centrale l'Operazione «Althea», guidata dall'Unione Europea, per il controllo dell'applicazione degli accordi di Dayton. La consistenza del contingente nazionale attualmente è di circa 280 militari. Il Comando della missione è stato affidato dal 4 dicembre scorso, per un anno, all'Italia e per questa esigenza, come previsto, il contingente crescerà temporaneamente sino a raggiungere la consistenza di circa 400 unità.

Al riguardo, nell'ottica di un definitivo passaggio delle responsabilità alle Autorità bosniache, l'operazione potrebbe, nel breve o nel medio termine, esaurire il proprio mandato e, pertanto, in ambito Unione Europea è in corso l'esame di una possibile conclusione o rimodulazione della missione verso finalità meramente addestrative. Di ciò si tornerà a discutere non prima del prossimo marzo. Fino a quando non emergeranno cambiamenti, l'Italia dovrà quindi garantire un essenziale contributo alla prosecuzione della missione.

Con riferimento alla recente missione dell'Unione Europea in Georgia, avviata il 23 settembre 2008, a seguito della crisi russo-georgiana. Ricorda che, con l'«Azione Comune» del Consiglio dell'Unione Europea n. 736 del 15 settembre 2008, è stato disposto il dispiegamento nelle zone adiacenti l'Ossezia del sud e l'Abkhazia di una missione denominata European Union Monitoring Mission (EUMM), con Comando a Tbilisi. Attualmente si sta giungendo al termine del previsto periodo di transizione che vedrà, a breve, l'intervento definitivo dell'Unione Europea. In questo quadro l'Italia manterrà in totale nel primo semestre del 2009 manterremo in totale un contributo di 15 militari e 5 funzionari del Ministero degli affari esteri, in modo da non disperdere il «valore aggiunto» che ha visto l'Italia protagonista per efficacia nella prima fase di questa complessa e delicata crisi.

Si sofferma quindi su alcune missioni internazionali che vedono impegnata l'Italia nell'area sub-sahariana, cominciando con la missione dell'Unione Europea in Tchad e Repubblica Centrafricana (EUFOR TCHAD/RCA), missione autorizzata con la Risoluzione 1778 del 25 settembre 2007 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

L'Operazione contribuisce alla protezione dei civili in pericolo e facilita l'invio di aiuti umanitari e i movimenti del personale impegnato nel supporto umanitario alle popolazioni locali e contribuisce alla protezione di strutture, installazioni e del personale delle Nazioni Unite. L'Italia fornisce un contributo concreto all'operazione con un ospedale da campo e con 105 militari, dislocati ad Abechè, senza il quale l'operazione non avrebbe potuto essere lanciata. Nel corso del 2009, i compiti  svolti da EUFOR TCHAD dovranno essere assicurati da una nuova missione ONU, che rileverà il contingente EUFOR a partire dal 15 marzo 2009. In tale quadro, l'impegno nazionale nei 12 mesi complessivi attesi, è prevista esclusivamente per il primo semestre del 2009 per consentire il ripiegamento del dispositivo che potrà iniziare il 15 marzo e concludersi entro giugno 2009.

Passando all'operazione nel Darfur, in Sudan, denominata UNAMID (United Nations Assistance Mission in Darfur), prevista dalla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1769 del 2007, con lo scopo di intraprendere le azioni necessarie per garantire l'applicazione effettiva degli accordi di pace, la protezione della popolazione civile e la prosecuzione delle attività di assistenza umanitaria, ricorda come la missione abbia stentato ad avviarsi nel 2008 a causa dell'ostruzionismo del Governo sudanese. Si è ritenuto tuttavia necessario riproporre la citata operazione per l'anno 2009, in quanto la situazione umanitaria è rimasta critica. Il contributo italiano riguarda il trasporto aereo di personale ed equipaggiamenti per il rischieramento dei contingenti militari stranieri che partecipano alla missione, con l'impiego prevedibile di due C-130-J per 45 giorni con il relativo personale di supporto.

Per quanto concerne il supporto alle attività antipirateria nel Corno d'Africa, la NATO, e conseguentemente l'Italia, ha contribuito in via temporanea alle attività di scorta dei navigli del World Food Programme destinati alla consegna di aiuti umanitari alle popolazioni somale, mediante l'impiego dello Standing Naval Maritime Group 2, sotto Comando italiano. La Forza NATO è stata sostituita, nel dicembre scorso, dalla missione dell'Unione Europea denominata «Atalanta», a leadership inglese.

Ricorda altresì come con il presente decreto, a seguito delle indicazioni del Parlamento, viene inoltre autorizzata la partecipazione di una Unità navale classe Maestrale per 90 giorni nei primi sei mesi del 2009.

A tale proposito ritiene opportuno soffermarmi su alcuni aspetti relativi al quadro giuridico nell'ambito del quale si svolgerà tale attività.

Per l'operazione «Atalanta», di cui all'azione comune 2008/851/PESC del Consiglio del 10 novembre 2008, è stata stabilita una durata di dodici mesi a decorrere dalla dichiarazione di avvenuta acquisizione della capacità operativa iniziale.

La missione è condotta a sostegno delle risoluzioni 1814 (2008), 1816 (2008) e 1838 (2008) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in modo conforme alle azioni autorizzate in caso di pirateria dagli articoli 100 e seguenti della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, firmata a Montego Bay nel 1982 e ratificata dall'Italia con la legge 2 dicembre 1994, n. 689.

Le forze schierate opereranno fino a cinquecento miglia marine al largo della Somalia.

Il trattato prevede la protezione delle navi del World Food Programme destinate alla consegna di aiuti umanitari alle popolazioni somale e delle navi mercantili che navigano al largo della Somalia; la sorveglianza delle zone a largo della Somalia, comprese le sue acque territoriali che presentano rischi per le attività marittime; l'uso della forza per dissuasione, prevenzione e repressione degli atti di pirateria e la possibilità di arresto, fermo e trasferimento delle persone che hanno commesso o sono sospettate di aver commesso atti di pirateria, di sequestro delle navi pirata, requisizione dei beni trovati a bordo, al fine dell'esercizio della giurisdizione da parte degli Stati competenti.

Sulla base dell'accettazione da parte della Somalia dell'esercizio della giurisdizione ad opera degli Stati membri della Unione Europea, e dell'articolo 105 della Convenzione sul diritto del mare (sequestro di nave pirata e di nave catturata con atti di pirateria, arresto delle persone e requisizione dei beni e definizione del regime penale da parte degli Stati parte), le persone che hanno commesso o sono sospettate di aver commesso atti di pirateria, fermate nelle acque territoriali della  Somalia o in alto mare, nonché i beni utilizzati dai pirati, sono trasferiti alle Autorità competenti dello Stato che ha partecipato all'operazione ovvero, se tale Stato non può o non vuole esercitare la giurisdizione, sono trasferiti a uno Stato membro dell'Unione Europea ovvero ancora a qualsiasi Stato terzo che desideri esercitarla nei confronti di tali persone e beni.

Al riguardo, il decreto prevede l'esercizio della giurisdizione da parte dell'Italia per i reati di pirateria previsti dagli articoli 1135 e 1136 del codice della navigazione, accertati durante lo svolgimento della missione «Atalanta». Sono altresì introdotte norme di adattamento dell'ordinamento interno per ciò che attiene agli adempimenti in materia di arresto in fragranza o fermo, sequestro di beni e competenza dell'autorità giudiziaria, attribuita al tribunale di Roma.

L'avvio effettivo dell'operazione è comunque subordinato all'approvazione del piano operativo e delle regole di ingaggio.

Infine sottolinea come l'Italia stia conducendo ogni possibile sforzo per razionalizzare i propri interventi nell'ambito delle varie missioni internazionali, nella piena consapevolezza dei doveri di una grande democrazia nei confronti della pace e della stabilità internazionale.

Nel ricordare come a questo processo di mantenimento della pace e della stabilità i nostri militari contribuiscano con straordinaria professionalità ed abnegazione, rivolge ad essi il più sentito ringraziamento.

Infine nel rispondere al relatore per la III Commissione Stefani circa i motivi che hanno indotto il Governo a tornare alla semestralizzazione dei provvedimenti di proroga delle missioni internazionali evidenzia come, da un lato la proroga semestrale consenta in corso d'anno di riallocare le risorse tra i diversi teatri operativi in funzione dell'evoluzione dello scenario internazionale e, dall'altro, consente di avere il necessario tempo a disposizione per incrementare le risorse da destinare nell'arco dell'intero anno alle missioni stesso, che dovrebbero ammontare complessivamente a 1450 milioni di euro.

Alessandro MARAN (PD) dichiara che non mancherà al provvedimento il sostegno della sua parte politica, pur in presenza di evidenti criticità relative soprattutto alla soppressione dei fondi per la cooperazione civile. Nel lamentare la ristrettezza dei tempi a disposizione per l'esame in sede referente, ritiene che in generale l'ordine dei lavori parlamentari dovrebbe garantire più spazio all'attività delle Commissioni. Prende atto delle affermazioni del sottosegretario per gli affari esteri circa il ripristino dei predetti fondi che comporterebbe una radicale modifica del decreto-legge presentato alle Camere, assicurando che comunque il suo gruppo provvederà a formulare proposte emendative al riguardo. Richiamando i tagli già effettuati nella manovra di bilancio al settore, manifesta perplessità circa il rischio che la cooperazione sia limitata alle aree di dispiegamento delle missioni, esprimendo altresì dubbi sul fatto che gli interventi di prima necessità in favore delle popolazioni locali siano direttamente gestiti dall'amministrazione militare. Nel ribadire le sue critiche al mancato accompagnamento della cooperazione civile, denuncia l'impostazione di chiusura adottata dal governo e l'inaccettabile squilibrio politico che ne deriva.

Stefano STEFANI, presidente e relatore della III Commissione, segnala al collega Maran che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha finalmente stabilito tempi certi per il lavoro delle Commissioni a partire dalla prossima settimana. Quanto all'eventuale approfondimento della discussione in corso, ricorda che a conclusione della seduta si terrà una riunione congiunta degli Uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni III e IV per concordarne le modalità.

Federica MOGHERINI REBESANI (PD), alla luce degli interventi del relatore e dei rappresentanti del Governo, si interroga ironicamente su chi debba essere  considerato interlocutore affidabile nei dibattiti parlamentari, posto che, come dimostra la vicenda della soppressione dei finanziamenti alla cooperazione, sembrerebbe che l'ultima parola sulla materia non sia stata pronunciata né dal Ministero della difesa né dal Ministero degli affari esteri, ma esclusivamente dal Ministero dell'economia e delle finanze. Ciò premesso, ritiene che il ritorno alla procedura della proroga semestrale, nonostante alcune voci di dissenso che si sono levate nel corso della discussione, debba essere guardata con favore, dal momento che con una proroga di soli sei mesi è possibile assicurare maggiore flessibilità ai finanziamenti destinati ai diversi teatri operativi in funzione dell'evoluzione dello scenario internazionale. Per quanto riguarda, invece, l'ammontare dei finanziamenti, pur apprezzando il fatto che le risorse destinate alle missioni internazionali sono state sensibilmente incrementate per il primo semestre, manifesta una grande preoccupazione in relazione al mancato incremento, rispetto allo scorso anno, del fondo missioni internazionali da cui vengono prelevate proprio le citate risorse. Ritiene infatti che il mancato incremento di tale fondo, sia segno evidente del fatto che, in questo momento, si sta spendendo più delle risorse disponibili su base annuale, nella speranza che il Ministero dell'economia e delle finanze mantenga fede alla promessa di incrementare nel corso dell'anno l'ammontare del fondo per un importo pari a quattrocentocinquanta milioni di euro. Tutto ciò considerato, non può non constatare come la situazione rispetto alla quale il Ministro della difesa aveva manifestato viva preoccupazione sul finire dello scorso anno tanto da prefigurare il ridimensionamento di alcune missioni internazionali, non sia sostanzialmente modificata.

Con riferimento all'azzeramento delle risorse destinate alla cooperazione, ritiene che non si sia trattato di una semplice svista, ma di una vera e propria scelta politica che risulta del tutto coerente con le iniziative già adottate con la legge finanziaria 2009 che vanno esattamente nella direzione di un ridimensionamento del ruolo della cooperazione, proprio nel momento in cui l'Italia sta assumendo la presidenza del G8 e in controtendenza rispetto alle scelte compiute ultimamente dai maggiori paesi occidentali. Sottolinea altresì che il citato azzeramento rischia di determinare una ingiustificata contrapposizione tra cooperazione civile e interventi di cooperazione realizzati dal personale militare, posto che questi ultimi per effetto del provvedimento in esame risulterebbero gli unici beneficiari dei finanziamenti. Osserva, inoltre, come il prossimo martedì approderà in Assemblea la discussione sul decreto-legge in oggetto, in coincidenza quasi simbolica con l'insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America. Ricorda che negli USA è in corso una approfondita riflessione sulle modalità con le quali si dovrà sviluppare nel prossimo futuro l'intervento in Afghanistan, anche sulla base dell'esperienza maturata in Iraq nell'ultimo scorcio della presidenza Bush. Infatti, negli Stati Uniti si sta affermando la convinzione che l'efficacia della missione in Afghanistan potrebbe essere notevolmente accresciuta perseguendo tre obiettivi che consistono: nel trasferimento dei poteri alle autorità locali, nell'incremento della sicurezza del Paese e soprattutto nel miglioramento della qualità della vita della popolazione civile. Nell'evidenziare come questi obiettivi non possano essere raggiunti soltanto attraverso lo strumento militare, ma necessitino della realizzazione di adeguate misure sul fronte della cooperazione, sottolinea come l'Italia con il provvedimento in esame stia andando nella direzione opposta a quella tracciata dagli Stati Uniti. Riguardo all'incremento degli uomini impiegati nel teatro afghano, evidenziato nel suo intervento dal sottosegretario Crosetto, sottolinea come il dato numerico non sia di per sé significativo se non corredato da adeguate informazioni circa le attività compiute dagli uomini impiegati sul campo. Infine, in merito al teatro mediorientale, giudica rassicurante le parole del sottosegretario Crosetto circa la disponibilità ad un eventuale intervento delle Forze armate italiane,  qualora i prossimi sviluppi della situazione internazionale lo consentissero. Ritiene infatti che l'Italia non possa sottrarsi alle proprie responsabilità nel citato teatro, anche in considerazione del forte impegno prodotto dal nostro paese nel territorio libanese. Preannuncia pertanto la presentazione di un ordine del giorno in Assemblea per impegnare formalmente il Governo in tal senso.

Il ministro Ignazio LA RUSSA, nel ringraziare il sottosegretario Crosetto per il suo intervento che ha ben rappresentato la posizione del Ministero della difesa, e nel replicare alle osservazioni della deputata Mogherini Rebesani, sottolinea come i militari siano attualmente impegnati in Afghanistan per la realizzazione degli obiettivi ad essi assegnati dalla comunità internazionale, tra i quali, oltre alla ricostruzione del paese, è compreso anche il contrasto all'insorgenza, che si sviluppa non soltanto nelle «zone calde» del paese ma anche in aree apparentemente più tranquille che non sono immuni da gravi episodi di violenza.

Per quanto riguarda la situazione a Gaza, ritiene prefigurabili tre possibili scenari. Il primo è quello che vede affidato il controllo del confine tra Gaza ed Egitto ad un più consistente dispiegamento di forze egiziane. Il secondo - a suo giudizio più fattibile - è quello che vede l'intervento di un contingente internazionale incaricato della verifica del rispetto delle intese raggiunte dopo il cessate il fuoco. Il terzo e ultimo scenario, invece, consiste nell'impiego di un contingente internazionale più numeroso per impedire la riapertura dei tunnel utilizzati per il traffico di armi al confine con l'Egitto.

Salvatore CICU (PdL) ritiene che, con il presente decreto-legge, siano stati compiuti passi in avanti rispetto al passato. Infatti, anche in accoglimento delle richieste da lui formulate in qualità di relatore in occasione dell'esame del precedente decreto-legge, si è provveduto ad incrementare sensibilmente le risorse destinate agli uomini e ai mezzi impiegati nelle missioni internazionali. Ciò premesso, esorta a non dimenticare il fatto che i militari italiani impiegati all'estero, intervengano spesse volte anche nel settore civile provvedendo all'approvvigionamento idrico e, più in generale, alle attività di ricostruzione. Si tratta quindi di un contributo prezioso che a suo giudizio non va sminuito, ma semmai valorizzato, né va posto in contrapposizione con la cooperazione civile alla quale peraltro debbono essere comunque ripristinati i relativi finanziamenti. Esprime inoltre apprezzamento in merito alla proposta formulata dal presidente Cirielli circa l'introduzione di una nuova modalità di esame parlamentare delle missioni internazionali, prendendo eventualmente a modello la procedura seguita per l'esame del documento di programmazione economico-finanziaria. Infine, ritiene ingenerose le perplessità e le critiche manifestate nel corso della discussione da parte dell'opposizione riguardo alle risorse destinate al rifinanziamento delle missioni, dal momento che appare incontestabile che tali risorse siano state incrementate per il primo semestre dell'anno. Resta inteso, peraltro, che il Parlamento si riserva di esprimere un giudizio sulle risorse che saranno stanziate per il secondo semestre in occasione dell'esame del prossimo decreto di proroga delle missioni internazionali.

Fabio EVANGELISTI (IdV) osserva che sembra che all'esame delle Commissioni riunite sia più una bozza che non il testo di un decreto-legge, alla luce delle dichiarazioni emendative rese dagli stessi rappresentanti del Governo. Apprezza però il fatto che, a differenza dell'immediato precedente, non vi sia almeno stato l'accorpamento di più provvedimenti. Entrando nel merito, contesta una sorta di svolta militare a detrimento della cooperazione civile che si aggiunge al taglio già subito dal settore in occasione della legge finanziaria. Lamenta al riguardo come l'Italia si stia allontanando dall'impegno di destinare nel 2010 alla cooperazione lo 0,51 per cento del PIL e nel 2015 lo 0,7 per cento, nonostante i frequenti richiami anche  in sede parlamentare agli Obiettivi del Millennio. Esprimendo tristezza per il fatto che sia la solidarietà a pagare per prima il prezzo della crisi, coglie l'occasione per inviare un pensiero al cooperante italiano rapito nelle Filippine.

Si sofferma quindi sulla situazione in Afghanistan, dove la democratizzazione è ostacolata dal rigoglio del narcotraffico nonostante la presenza militare internazionale, invitando a fare qualcosa di più e di diverso per quel Paese. Con riferimento alla crisi georgiana, richiama le parole del relatore per la III Commissione circa il mancato adempimento a tutt'oggi del mandato della missione PESD. Nell'esprimere poi perplessità circa il finanziamento di oltre sedici milioni di euro di cui al comma 15 dell'articolo 3 per l'impiego di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain e a Tampa, auspica un costante monitoraggio parlamentare sia su ciascuna missione che sul loro senso complessivo. In conclusione, dichiara che non sarà facile che il suo gruppo possa approvare il provvedimento.

Francesco Saverio GAROFANI (PD) nel replicare alle osservazioni del deputato Cicu, sottolinea come sul tema della cooperazione civile vi sia stato «un balletto» sconcertante all'interno del Governo che non lascia ben sperare circa la disponibilità di risorse sufficienti per il finanziamento delle missioni internazionali per il secondo semestre dell'anno. Pertanto, pur esprimendo compiacimento in merito all'incremento delle risorse stanziate per il primo semestre, ritiene tuttavia che il Governo abbia firmato una sorta di cambiale in bianco per il futuro che alimenta nell'opposizione una viva preoccupazione. Inoltre, nell'associarsi al disagio manifestato da alcuni componenti delle Commissioni per lo scarso tempo a disposizione delle stesse, ritiene condivisibile la posizione espressa dal presidente Cirielli sull'opportunità di verificare, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge recanti una disciplina quadro delle missioni internazionali, la possibilità di prevedere nuove forme di esame parlamentare.

Tornando al tema della cooperazione, ritiene che l'azzeramento delle risorse destinate a quest'ultima risulti particolarmente grave, sia perché la cooperazione rappresenta un tassello fondamentale della politica estera italiana, sia perché in tal modo si rischia di porre in contrapposizione l'intervento militare a quello civile, dimenticando che, come è risultato in numerose occasioni nel corso dei dibattiti parlamentari dalla viva voce dei diplomatici italiani, la cooperazione valorizza l'intervento militare e lo rende meno rischioso. Infine, nell'auspicare una proroga dei tempi per l'esame in Commissione, sottolinea la necessità di una visione integrata della politica estera italiana, rilevando che, ove essa mancasse, si creerebbe un corto circuito particolarmente grave in un momento in cui l'Italia potrebbe essere impegnata in nuovi teatri operativi.

Il ministro Ignazio LA RUSSA, nel ritenere infondate le affermazioni del deputato Evangelisti circa una pretesa militarizzazione delle missioni internazionali, sottolinea come il presente provvedimento, per sua stessa natura, secondo il consueto, prevede il rifinanziamento di missioni prevalentemente militari. Inoltre, pur condividendo le argomentazioni e gli auspici del sottosegretario Mantica in merito all'esigenza di stanziare risorse per la cooperazione, ritiene al tempo stesso del tutto inappropriati i toni usati da alcuni componenti delle Commissioni che riecheggiano vecchi slogan ormai superati, riguardo alla minore valenza degli interventi effettuati dai militari nel settore della cooperazione. In proposito, infatti, osserva che, quanto meno sotto il profilo economico, gli interventi militari si caratterizzano per una maggiore efficacia, posto che non debbono scontare l'onere per il personale che già viene assolto a monte. Per quanto riguarda la questione dell'ammontare dei finanziamenti, pur ritenendo corretta l'osservazione secondo la quale lo stanziamento complessivo destinato alle missioni non è stato ancora aumentato, considera tuttavia indiscutibile che per il  primo semestre dell'anno le risorse destinate alle missioni sono state incrementate, evitando in tal modo che per il finanziamento delle missioni stesse si dovesse attingere per quota-parte al bilancio della difesa, già intaccato dalle recenti manovre di contenimento della spesa. Esprime pertanto il proprio rammarico per il fatto che il gruppo dell'Italia dei Valori abbia preannunciato una sostanziale contrarietà sul provvedimento in esame, interrogandosi su quale sia invece la posizione del Partito Democratico.

Alessandro MARAN (PD) precisa di avere già espresso l'orientamento favorevole del suo gruppo in una fase iniziale della seduta, a cui il ministro La Russa non era ancora presente.

Gianpaolo DOZZO (LNP) chiede chiarimenti alla presidenza sull'ordine dei lavori.

Stefano STEFANI, presidente della III Commissione e relatore, ricordando che i rappresentanti del Governo possono intervenire nella discussione non solo in sede di replica, avverte che resta un solo iscritto a parlare per la seduta odierna.

Matteo MECACCI (PD), a nome della delegazione radicale, giudica molto importante il provvedimento in esame perché dà la misura del peso politico del Paese, tra i maggori contributori di truppe sul piano internazionale. Pone tuttavia all'attenzione delle Commissioni riunite il problema di uno squilibrio tra il ruolo dei Ministeri degli affari esteri e della difesa, alla luce dell'incremento di 400 milioni su base annua ricevuto da quest'ultimo rispetto al taglio delle risorse per la cooperazione lamentato dallo stesso sottosegretario Mantica. Osservando in proposito che in seno al Governo è evidentemente in corso un confronto, considera il taglio in questione una scelta scellerata che pregiudica una consolidata tradizione politica nazionale. Critica quindi che il Governo abbia voluto differenziarsi in tal modo dalla scelta che prevale in sede ONU in favore dell'institution-building e della promozione della società civile. Lamenta altresì il fatto che dall'inizio della legislatura non ci sia stata ancora l'opportunità di una discussione di politica estera con il ministro Frattini in Assemblea. Preannuncia comunque pieno appoggio alle proposte emendative che saranno volte a ripristinare i fondi per la cooperazione civile. Conclusivamente, rifacendosi al comma 25 dell'articolo 3, relativo alla collaborazione con Tripoli, auspica che la ratifica del Trattato Italia-Libia non avvenga così rapidamente come pure richiesto dai ministri degli affari esteri e dell'interno, alla luce delle recenti dichiarazioni di Gheddafi favorevoli ad Hamas.

Il ministro Ignazio LA RUSSA ringrazia i componenti delle Commissioni intervenuti nel corso della discussione.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA si associa al ringraziamento per il dibattito svoltosi e per il sostegno assicurato al ripristino dei fondi per la cooperazione civile.

Stefano STEFANI (LNP), presidente della III Commissione e relatore, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 16.10.

 


 

 


COMMISSIONI RIUNITE

III (Affari esteri e comunitari)

e IV (Difesa)

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SEDE REFERENTE

Martedì 20 gennaio 2009. - Presidenza del vicepresidente della IV Commissione, Francesco Saverio GAROFANI, indi del vicepresidente della III Commissione, Franco NARDUCCI. - Intervengono il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica, e il sottosegretario di Stato per la difesa, Guido Crosetto.

La seduta comincia alle 10.10.

DL 209/2008: proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047 Governo.

(Seguito esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 15 gennaio 2009.

Paolo CORSINI (PD), richiamando gli interventi svolti dai colleghi del suo gruppo, ritiene opportuno ribadire alcune questioni di fondo, atteso che la materia oggetto del decreto-legge in esame rientra nel più vasto ambito della politica estera e di difesa del nostro Paese e attiene alla nostra capacità di concorrere in tali ambiti in sede europea. Sottolinea che la seduta odierna si tiene in concomitanza con l'insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, che rappresenta un'occasione storica per la conferma di alcuni convincimenti metodologici di fondo dei gruppi di opposizione in politica estera, a partire dal multilateralsimo, dal nation building e dal peace keeping in aree sensibili e di crisi. Nel rinviare alle fase del dibattito in Assemblea considerazioni di carattere più generale, richiama l'attenzione sul tema, finora negletto, della cooperazione civile, sul quale il Governo è caduto in contraddizione: infatti, a fronte della cancellazione delle risorse finanziarie destinate a tale versante da parte del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri ha reso dichiarazioni favorevoli ad un ripristino del finanziamento. La questione del mancato finanziamento evoca peraltro un'altra ambiguità di carattere  politico-culturale sul binomio tra politiche «umanitarie», connesse all'impiego dei militari in aree di crisi, e le politiche operative per la cooperazione civile. Richiamando le apprezzabili prese di posizione da parte del ministro della difesa e del sottosegretario per gli affari esteri in risposta alle obiezioni emerse nel corso della seduta precedente sul tema del rifinanziamento, sottolinea che si tratta di una distinzione che deve essere mantenuta e sulla quale occorre un chiarimento netto. Oltretutto, si tratta di temi connessi, considerato che l'assenza degli interventi di cooperazione civile rischia di avere ricadute e di indebolire la stessa azione dei militari. Tale assenza comporta inoltre uno squilibrio politico inaccettabile, che oltre a vanificare gli sforzi già compiuti, reca con sé il messaggio per l'opinione pubblica che le crisi e i conflitti si risolvono esclusivamente con lo strumento militare. Nel ribadire il pieno riconoscimento della necessaria e meritevole funzione svolta dai militari italiani nelle missioni internazionali, sottolinea la necessità che la loro azione sia integrata dagli interventi di cooperazione civile, anche al fine di creare un clima di consenso e condivisione da parte delle popolazioni locali. Segnala quindi che la documentazione trasmessa dai rappresentanti della organizzazione non governativa INTERSOS al Governo e al Parlamento esprime una logica del tutto sovrapponibile ai rilievi critici mossi dai gruppi di opposizione. Auspica, pertanto, da parte del Governo un ravvedimento sul tema, anche in considerazione che i tagli apportati al settore della cooperazione civile rivelano un calo dallo 0,51 allo 0,09 per cento del Pil con il rischio di sradicare questa preziosa realtà dal tessuto del nostro Paese.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA, replicando all'intervenuto, concorda con la realtà dei drastici tagli apportati al settore della cooperazione civile e rappresenta la disponibilità del Ministero degli affari esteri per il ripristino delle risorse. Al fine, tuttavia, di fare chiarezza sul reale stato del settore, fa presente che il Governo è impegnato nel settore della cooperazione ai Paesi in via di sviluppo per un importo pari a 3 miliardi di euro, in cui debbono essere fatti rientrare, ad esempio, gli impegni a favore delle istituzioni finanziarie internazionali e regionali. Sottolinea che, quando in sede parlamentare si fa riferimento alla questione della cooperazione, non dovrebbe essere trascurata la pluralità di interventi che sono chiamati in causa. Inoltre, ricorda che restando intangibili gli impegni finanziari assunti con accordi internazionali, diviene agevole ridurre le disponibilità del Ministero degli affari esteri per i cosiddetti interventi in autonomia. Infine, sottolinea che l'andamento degli interventi di cooperazione allo sviluppo degli ultimi dieci anni esprime valori che non vanno mai oltre lo 0,21 per cento del Pil, a testimonianza di una cultura condivisa dai diversi governi secondo cui la cooperazione allo sviluppo rappresenta di fatto un dono e non un investimento. Si tratta di una mentalità da modificare, diversamente non potranno mai essere ottenuti risultati migliori. Per quanto attiene agli interventi di cooperazione civile, previsti dal decreto-legge in esame, ribadisce che in nessun modo essi possono essere finanziati con i fondi stanziati per la legge n. 49 del 1987 ma con risorse ad hoc, trattandosi per lo più di progetti specifici, quali ad esempio quelli previsti in Afghanistan nel quadro del lead detenuto dall'Italia in materia di giustizia.

Federica MOGHERINI REBESANI (PD) esprime il compiacimento del suo gruppo dinnanzi alla prospettiva del reinserimento di una norma di finanziamento degli interventi di cooperazione civile, nonché condivisione per le osservazioni del sottosegretario Mantica sulla questione culturale in materia di cooperazione. Ritiene tuttavia opportuno sottolineare che il Governo in carica si caratterizza rispetto al passato per non avere inquadrato la cooperazione tra gli strumenti utili a prevenire i conflitti e le crisi nelle aree sensibili del mondo, a differenza di quanto è ormai acquisito per la società civile italiana che anche in questo settore è più  avanti della politica. Vi è in sostanza una differenza di fondo tra l'attuale Governo e il precedente rispetto al modo in cui gli input sul tema della cooperazione vengono recepiti, soprattutto in sede di finanziamento.

Franco NARDUCCI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 10.30.

SEDE REFERENTE

Martedì 20 gennaio 2009. - Presidenza del presidente della IV Commissione, Edmondo CIRIELLI, indi del vicepresidente della III Commissione, Franco NARDUCCI. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 12.

DL 209/2008: proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047 Governo.

(Seguito esame e conclusione).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella precedente seduta odierna.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione, avverte che sono state presentate cinque proposte emendative, di cui una a firma del relatore per la III Commissione (vedi allegato). Formula quindi, anche a nome del relatore per la III Commissione, un invito al ritiro degli emendamenti Maran 1.3 - che peraltro sarebbe assorbito nel caso di approvazione dell'articolo aggiuntivo 01.1 -, nonché Mecacci 1.1 e 1.2 e Mogherini Rebesani 3.1, altrimenti il parere deve intendersi contrario. In merito all'emendamento Mogherini Rebesani 3.1, ricorda che gli Uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni III e IV, come già avvenuto in passato, a prescindere dalla presenza di una espressa prescrizione normativa, qualora lo ritenessero opportuno, possono prevedere l'audizione di rappresentanti del Governo per riferire su qualsiasi missione oggetto del provvedimento in esame. Ricorda infine che le Commissioni dovranno concludere il proprio lavoro prima dell'inizio delle votazioni in Assemblea, al cui termine è fissata la discussione sulle linee generali del provvedimento in titolo.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 01.1, presentato dal relatore per la III Commissione; conseguentemente, invita al ritiro, dovendo altrimenti esprimere parere contrario, delle altre proposte emendative.

Alessandro MARAN (PD), in considerazione dei positivi riscontri da parte del Governo sulla questione dei mancati finanziamenti agli interventi di cooperazione civile e alla luce del limitato orizzonte temporale di sei mesi del presente decreto-legge, aderisce all'invito al ritiro del proprio emendamento 1.3 sulla base della disponibilità dei gruppi di maggioranza alla presentazione nelle successive fasi di esame di un ordine del giorno per impegnare il Governo a garantire, per il secondo semestre del 2009, una copertura finanziaria analoga.

Enrico PIANETTA (PdL) sottolinea che il provvedimento assicura la prosecuzione dei processi di sostegno alla pace e alla stabilità nelle aree di crisi, processi che necessariamente includono interventi di cooperazione civile finalizzati allo sviluppo. Osserva, peraltro, che la capacità del nostro Paese di contribuire a tali processi è valorizzata dall'interazione di tutta una serie di attività di carattere civile che creano consenso nelle popolazioni locali e rafforzano la presenza italiana. Nel preannunciare il voto favorevole del suo gruppo sull'articolo aggiuntivo del relatore per la III Commissione 01.1 e in considerazione di quanto testé dichiarato dal  collega Maran, ritiene che i riscontri positivi da parte del Governo dovrebbero consentire una valutazione favorevole di un ordine del giorno finalizzato a garantire continuità all'impegno finanziario in tema di missioni internazionali.

Gianpaolo DOZZO (LNP), nell'apprezzare la proposta avanzata dall'onorevole Maran e prima di esporre la posizione del suo gruppo in merito, ritiene necessario conoscere l'orientamento dei colleghi di opposizione, presentatori degli ulteriori emendamenti, sull'invito al ritiro formulato dai relatori e dal rappresentante del Governo.

Matteo MECACCI (PD) condivide la richiesta del collega Dozzo e, in considerazione della positiva valutazione da parte del Governo sul tema della cooperazione, ritira i propri emendamenti 1.1 e 1.2. In merito all'articolo aggiuntivo del relatore per la III Commissione 01.1, pur osservando che l'importo di 45 milioni di euro è inferiore a quello inizialmente inserito nel provvedimento approvato in Consiglio dei ministri, ritiene che il Governo abbia comunque fatto un passo avanti, anche se resta a questo punto la necessità di rassicurazioni per quanto concerne la continuità del contributo.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA, ringraziando gli esponenti di opposizione intervenuti al dibattito e preannunciando una considerazione favorevole di un ordine del giorno volto a garantire continuità ai finanziamenti degli interventi di cooperazione civile nell'ambito delle missioni internazionali, propone, al fine di assicurare il mantenimento di un pari stanziamento per l'anno in corso, una riformulazione dell'articolo aggiuntivo 01.1 al fine di prevedere l'importo di 38 milioni in luogo di 45, così da assicurare per il secondo semestre del 2009 un pari impegno.

Fabio EVANGELISTI (IdV), nel rilevare le buone intenzioni del rappresentante del Governo, ricorda che il sottosegretario Mantica aveva preannunciato la presentazione di una propria proposta emendativa volta ad apportare la correzione. Registra che, in luogo di tale iniziativa, il rappresentante del Governo si è limitato ad esprimere un parere favorevole sulla proposta del relatore, auspicando poi una riduzione dell'impegno da 45 a 38 milioni di euro. Nell'apprezzare lo scrupolo del sottosegretario Mantica, preannuncia il voto di astensione del suo gruppo sull'articolo aggiuntivo del relatore 01.1 non sussistendo le condizioni per una considerazione favorevole della proposta.

Federica MOGHERINI REBESANI (PD), nell'apprezzare lo sforzo di rigore del sottosegretario Mantica, richiama le valutazioni del sottosegretario Crosetto sugli impegni finanziari per la difesa e ritiene che lo stesso principio logico possa essere esteso agli interventi di cooperazione civile, per cui auspica il mantenimento dell'importo di 45 milioni di euro in previsione di uno stanziamento per il secondo semestre del 2009 pari a 31 milioni di euro, a conseguimento del tetto di 76 milioni di euro, menzionato dal sottosegretario Mantica.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA si rimette alle Commissioni quanto alla quantificazione dell'importo previsto dall'articolo aggiuntivo del relatore 01.1.

La seduta, sospesa alle 12.30, è ripresa alle 12.35.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione, conferma la formulazione iniziale dell'articolo aggiuntivo 01.1 da parte del presentatore.

Federica MOGHERINI REBESANI (PD) mantiene il proprio emendamento 3.1, di cui auspica l'approvazione, segnalando che esso è coerente con quanto lo stesso presidente Cirielli ha rilevato nella precedente seduta sulla questione dei ristretti tempi a disposizione per il dibattito su un provvedimento così rilevante come quello in titolo. La relazione trimestrale, prevista  nella proposta emendativa, è volta per lo più a garantire a Parlamento e Governo un'opportunità di ascolto reciproco e di approfondimento conoscitivo. A tal proposito auspica la sollecita calendarizzazione delle proposte di legge volte a definire una legge-quadro sulle missioni internazionali che prefiguri un'adeguata impostazione del dibattito sul tema in luogo dell'attuale cadenza semestrale.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione, nel convenire con la collega Mogherini Rebesani sull'opportunità di una sede di confronto che vada oltre l'approccio quasi burocratico e amministrativo, al quale i decreti-legge analoghi a quello in titolo hanno abituato, precisa che le considerazioni svolte nella seduta precedente erano volte non già a prevedere una riconsiderazione trimestrale, semestrale o annuale ma una sessione adeguata al tema, considerati i costi, i rischi e le implicazioni di politica estera connessi alle missioni militari internazionali.

Salvatore CICU (PdL) insiste sulla necessità di avviare al più presto una riflessione su una legge-quadro in tema di missioni internazionali, al fine di garantire un ruolo autorevole al Parlamento.

Francesco BOSI (UdC), condividendo gli interventi a sostegno dell'avvio dell'esame delle proposte per una legge-quadro nel settore, nel preannunciare il voto contrario del suo gruppo sull'emendamento Mogherini Rebesani 3.1, ritiene che una relazione trimestrale del Governo al Parlamento rischia di «precarizzare» la decisione sulle missioni, che hanno invece esigenza di un assetto stabile finché non subentrino mutamenti sostanziali.

Gianpaolo DOZZO (LNP), nell'esprimere perplessità sull'emendamento Mogherini Rebesani 3.1, ricorda la contraddizione tra l'intervento di illustri rappresentanti del Governo in Parlamento per lo svolgimento di una relazione sulle missioni internazionali, in cui si smentiva la prospettiva di un coinvolgimento del nostro Paese in iniziative della NATO nei confronti della Serbia di Milosevic, e le contestuali notizie degli organi di informazione sull'avvio delle operazioni a partire dalla base di Aviano. Chiede quindi chiarimenti sui destinatari del finanziamento, previsto al comma 4 dell'articolo aggiuntivo del relatore per la III Commissione 01.1.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione, osserva che la proposta della collega Mogherini Rebesani, al di là delle valutazioni di carattere tecnico, esprime un'esigenza di confronto avvertita da tutti i gruppi presenti nelle Commissioni. Per tali ragioni, ribadisce l'invito al ritiro della proposta al fine di evitare un voto contrario su una questione sostanzialmente condivisa.

Federica MOGHERINI REBESANI (PD), ringraziando i colleghi per il sostegno allo spirito della sua proposta emendativa, la mantiene anche alla luce delle notizie che taluni quotidiani riferiscono con dovizia di particolari in ordine all'invio di carabinieri presso il valico di Rafah. Se le notizie sono veritiere, si tratta di una smentita a quanto riferito dal sottosegretario Crosetto e di una circostanza che rende il dibattito sul decreto-legge in titolo anomalo e lontano dalla realtà. Alla luce di tale novità, ribadisce l'opportunità di un'informativa periodica al Parlamento non in un'ottica di precarizzazione della decisione né di controllo severo ma di collaborazione con il Governo, nell'interesse dei militari all'estero e di quanti operano nel contesto delle missioni internazionali.

Franco NARDUCCI, presidente, intervenendo in sostituzione del relatore per la III Commissione, chiarisce al collega Dozzo che il comma 4 dell'articolo aggiuntivo 01.1 è volto al potenziamento dell'informazione e della documentazione a disposizione del Parlamento e che lo stanziamento sarà inserito nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione, precisa che l'importo di 250 mila euro, previsti al comma 4, è peraltro coperto con fondi dello stesso Ministero degli affari esteri.

Nessun altro chiedendo di intervenire, le Commissioni riunite approvano l'articolo aggiuntivo del relatore per la III Commissione 01.1 e respingono l'emendamento Mogherini Rebesani 3.1.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione, non essendo ancora pervenuto il parere di talune Commissioni convocate nella giornata odierna per l'esame in sede consultiva del decreto-legge in titolo, sospende la seduta.

La seduta, sospesa alle 12.55, è ripresa alle 13.45.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione, avverte che è pervenuto il nulla osta del Comitato per la legislazione, nonché i pareri favorevoli delle Commissioni Affari costituzionali, Giustizia, il parere favorevole con condizioni della Commissione Bilancio, i pareri favorevoli delle Commissioni Finanze e Affari sociali e il parere favorevole con un'osservazione della Commissione Politiche dell'Unione europea. Avverte che i relatori hanno presentato l'emendamento 01.2, che recepisce le condizioni apposte, ai sensi dell'articolo 81, comma 4, della Costituzione, al parere favorevole espresso dalla Commissione bilancio (vedi allegato).

Nessuno chiedendo di intervenire, le Commissioni approvano l'emendamento dei relatori 01.2.

Francesco Saverio GAROFANI (PD) esprime soddisfazione per l'accurato dibattito e per il clima di confronto disteso e di convergenza sostanziale sul tema della cooperazione civile, che il gruppo del Partito Democratico riconosce come strategico. Auspica un consolidamento del clima positivo in occasione della presentazione presso l'Assemblea dell'ordine del giorno prefigurato dal collega Maran. Rileva, quale aspetto quasi paradossale, la circostanza per cui la Camera dei deputati esamina il provvedimento di proroga delle missioni internazionali mentre la stampa documenta l'avvio imminente di una missione presso il valico di Rafah. Si tratta di un segnale negativo per il ruolo del Parlamento, laddove la crisi in corso a Gaza avrebbe dovuto costituire oggetto di analisi nel quadro dell'esame del decreto-legge in titolo in presenza di tempi più congrui.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione, nell'assumere l'impegno per la richiesta di chiarimenti al Governo, osserva che quanto riportato dagli organi di informazione attiene a mere dichiarazioni di intenti mentre il Parlamento è necessariamente attivato in presenza di provvedimenti normativi che ne rappresentino l'eventuale conseguenza.

Nessun altro chiedendo di intervenire, le Commissioni deliberano di conferire il mandato ai relatori per le Commissioni III e IV, onorevoli Stefani e Cirielli, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Deliberano altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione, anche a nome del presidente della III Commissione, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

La seduta termina alle 13.55.


 


ALLEGATO

DL 209/2008: proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (C. 2047 Governo).

EMENDAMENTI E ARTICOLI AGGIUNTIVI

 


ART. 01.

All'articolo 1, premettere il seguente:
«Art. 01 - (Interventi di cooperazione allo sviluppo). - 1. Per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cooperazione in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, volte ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati nei Paesi limitrofi nonché il sostegno alla ricostruzione civile, è autorizzata, fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 45.000.000 ad integrazione degli stanziamenti di cui alla legge 26 febbraio 1987, n. 49, come determinati nella Tabella C allegata alla legge 22 dicembre 2008, n. 203. Le somme di cui al presente comma non impegnate nell'esercizio di competenza possono essere impegnate nell'esercizio successivo.
2. Per le finalità e nei limiti temporali di cui al presente articolo e all'articolo 2, il Ministero degli affari esteri è autorizzato, nei casi di necessità e urgenza, a ricorrere ad acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, assegnando priorità assoluta all'impiego di risorse locali sia umane sia materiali.
3. Per la realizzazione delle iniziative di cui al comma 1 e per le finalità e nei limiti temporali di cui al presente articolo e all'articolo 2, il Ministero degli affari esteri, per esigenze cui non è possibile provvedere con il personale in servizio, può conferire incarichi temporanei ad enti e organismi specializzati nonché a personale estraneo alla pubblica amministrazione in possesso di specifiche professionalità. Gli incarichi di cui al presente comma sono affidati, nel rispetto del principio di pari opportunità tra uomo e donna, a persone di nazionalità locale, ovvero di nazionalità italiana o di altri Paesi a condizione che il Ministero degli affari esteri abbia escluso che localmente esistano le professionalità richieste.
4. È autorizzata la spesa di euro 250.000 a decorrere dall'anno 2009 per il potenziamento delle attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale, con particolare riferimento alla partecipazione italiana, negli aspetti sia civili sia militari, alle missioni internazionali, nell'ambito delle procedure di collegamento tra Governo e Parlamento.
5. Nell'ambito degli stanziamenti di cui al comma 1, al personale di cui all'articolo 16 della legge 26 febbraio 1987, n. 49, inviato in breve missione per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cui al medesimo comma, è corrisposta l'indennità di missione di cui al regio decreto 3 giugno 1926, n. 941, nella misura intera incrementata del 30 per cento, calcolata sulla diaria prevista con riferimento ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman.
6. Per quanto non diversamente previsto, alle attività e agli interventi di cui al presente articolo si applicano l'articolo 3, commi 1, 2, 3 e 5, e l'articolo 4, comma 2, del decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o agosto 2003, n. 219.
7. In relazione a quanto previsto dal presente articolo, sono convalidati gli atti adottati, le attività svolte e le prestazioni effettuate dal 1o gennaio 2009 fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto»;

Conseguentemente, all'articolo 7, al comma 1, le parole da: «763.135.522 per l'anno 2009» fino alla fine del medesimo comma sono sostituite con le seguenti: «808.385.522 per l'anno 2009 e a euro 250.000 a decorrere dal 2010, si provvede:
a) quanto a euro 808.135.522 per l'anno 2009, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296;
b) quanto a euro 250.000 a decorrere dall'anno 2009, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2009-2011, nell'ambito del programma "Fondi di riserva e speciali" della missione "Fondi da ripartire" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri».
01. 1.Il Relatore per la III Commissione.

Al comma 3, dopo le parole: «Il Ministero degli affari esteri» aggiungere le seguenti: «, nei limiti delle risorse di cui al comma 1,»;

Conseguentemente, al comma 5, sopprimere le parole: «nell'ambito degli stanziamenti di cui al comma 1»;

Conseguentemente, al medesimo comma 5, aggiungere, in fine, il seguente periodo: «Nell'ambito delle risorse di cui al comma 1, per l'attuazione del presente comma è autorizzata la spesa di euro 96.073 fino al 30 giugno 2009,».

Conseguentemente, al comma 7, dopo le parole: «del presente articolo», aggiungere le seguenti: «, nei limiti delle risorse di cui al comma 1,».
01. 2.I Relatori.

ART. 1.

Al comma 1, sostituire le parole: «euro 10.273.400» con le seguenti: «euro 100.000.000»;

Conseguentemente, all'articolo 7, comma 1, sostituire le parole: «euro 763.135.522» con le seguenti: «euro 852.862.122».
1. 1.Mecacci.

Al comma 1, sostituire le parole: «euro 10.273.400» con le seguenti: «euro 55.273.400»;

Conseguentemente, all'articolo 7, comma 1, sostituire le parole: «euro 763.135.522» con le seguenti: «euro 808.135.522».
1. 2.Mecacci.

Dopo il comma 1 inserire i seguenti:
«1-bis. Per la realizzazione di interventi di cooperazione in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, destinata ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e il sostegno della ricostruzione civile, è autorizzata, per l'anno 2009, la spesa di euro 100.000.000 ad integrazione degli stanziamenti di cui alla legge 26 febbraio 1987, n. 49, come determinati nella Tabella C - Ministero degli affari esteri, della legge 22 dicembre 2008, n. 203. Le somme di cui al presente comma non impegnate nell'esercizio di competenza possono essere impegnate nell'esercizio successivo.

1-ter. Per le finalità e nei limiti temporali di cui al presente articolo e all'articolo 2, il Ministro degli affari esteri è autorizzato, nei casi di necessità e urgenza, a ricorrere ad acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, assegnando priorità assoluta all'impiego di risorse locali sia umane sia materiali»;

Conseguentemente, all'articolo 7, sostituire le parole: «euro 763.135.522» con le seguenti: «euro 863.135.522».
1. 3. Maran, Mogherini Rebesani, Narducci, Villecco Calipari, Fassino, Barbi, Corsini, Tempestini.

ART. 3.

Dopo il comma 2 aggiungere il seguente: «2-bis. Con cadenza trimestrale il Governo rende comunicazioni alle Camere in ordine alle attività svolte e ai risultati ottenuti nell'ambito delle missioni di cui all'articolo 3, commi 1 e 2».
3. 1. Mogherini Rebesani, Villecco Calipari, Garofani, Maran, Recchia, Beltrandi, Fioroni, Gaglione, Giacomelli, La Forgia, Laganà Fortugno, Migliavacca, Rosato, Rugghia, Sereni, Tocci.


 


COMMISSIONI RIUNITE

III (Affari esteri e comunitari)

e IV (Difesa)

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COMITATO DEI NOVE

Mercoledì 21 gennaio 2009.

DL 209/2008: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047-A Governo.

Il Comitato dei nove si è riunito dalle 8.45 alle 8.50.


 

 


Esame in sede consultiva

 


 COMITATO PER LA LEGISLAZIONE

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Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (Esame C. 2047 - Governo).

(Parere alle Commissioni riunite III e IV).

(Esame e conclusione. Parere senza condizioni né osservazioni).

Il Comitato inizia l'esame del disegno di legge di conversione in titolo.

Arturo IANNACCONE, relatore, richiama sinteticamente i principali contenuti del provvedimento, volto ad assicurare, per il periodo dal 1o al 30 giugno 2009, la prosecuzione delle iniziative in favore dei processi di pace e di stabilizzazione nei Paesi coinvolti da eventi bellici e la proroga della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali in corso. Si tratta di un tema che, come noto, vede periodicamente impegnato il Parlamento e che richiederebbe sicuramente una disciplina generale e stabile che ne regolamenti i profili giuridico-economici, come il Comitato per la legislazione ha, già in passato, ritenuto di sollecitare.

Illustra quindi la proposta di parere:

«Il Comitato per la legislazione,

esaminato il disegno di legge n. 2047 e rilevato che:

esso reca un contenuto omogeneo, volto a disciplinare i profili normativi connessi alla partecipazione di personale italiano alle diverse missioni internazionali che vedono impegnato il nostro Paese, fino al 30 giugno 2009, introducendo una normativa strumentale al loro svolgimento o rinviando a quella esistente;

il provvedimento effettua ampi rinvii alla normativa esistente (ed in particolare al decreto-legge n. 421 del 2001), recando anche deroghe alla disciplina ordinaria (concernente, in particolare, il regime degli acquisti e dei lavori da eseguire in economia; l'impiego ed i compensi del personale delle forze armate e di polizia; la competenza degli organi giurisdizionali e le relative procedure), secondo un procedimento consueto per i decreti che, a cadenza periodica, regolano la partecipazione italiana alle missioni internazionali; tale circostanza induce nuovamente il Comitato a segnalare la carenza - già rilevata in occasione dell'esame di precedenti analoghi decreti-legge - di una normativa unitaria che regolamenti stabilmente i profili giuridico-economici delle missioni stesse, quale, invece, potrebbe essere costruita a partire dal citato decreto n. 421;

il disegno di legge di conversione presentato dal Governo è corredato sia della relazione sull'analisi tecnico-normativa (ATN), adeguatamente articolata, sia della relazione sull'analisi di impatto della regolamentazione (AIR), entrambe redatte secondo i modelli stabiliti - rispettivamente - dalla direttiva del Presidente del Consiglio in data 10 settembre 2008 e dal  regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 settembre 2008, n. 170;

ritiene che, per la conformità ai parametri stabiliti dagli articoli 16-bis e 96-bis del Regolamento, non vi sia nulla da osservare».

Il Comitato approva la proposta di parere.


 

 


I COMMISSIONE PERMANENTE

(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)
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COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Martedì 20 gennaio 2009. - Presidenza del presidente Isabella BERTOLINI.

La seduta comincia alle 13.

DL 209/2008: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

Nuovo testo C. 2047 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite III e IV).

(Esame e conclusione - Parere favorevole).

Isabella BERTOLINI (PdL), relatore, illustra brevemente il provvedimento in esame, come risultante dall'esame degli emendamenti. In proposito osserva che le disposizioni da esso recate sono riconducibili alle materie «politica estera e rapporti internazionali dello Stato», «difesa e Forze armate», «ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato», «giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale» e «previdenza sociale», che le lettere a), d), g), l) e o) del secondo comma dell'articolo 117 della Costituzione attribuiscono alla potestà legislativa esclusiva dello Stato. Pertanto, non rilevando motivi di rilievo sugli aspetti di legittimità costituzionale, formula una proposta di parere favorevole (vedi allegato 4).

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

Ratifica Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008.

Emendamenti C. 2041-A Governo.

(Parere all'Assemblea).

(Esame e conclusione - Parere).

Isabella BERTOLINI (PdL), relatore, rileva che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1 non presentano profili critici per quanto attiene al rispetto del riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione e propone pertanto di esprimere su di essi il parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 13.10.

 


 

 


ALLEGATO 4

DL 209/2008: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (C. 2047 Governo)

 

PARERE APPROVATO

 


Il Comitato permanente per i pareri della I Commissione,

esaminato il nuovo testo del disegno di legge C. 2047 Governo, recante «Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali»;

considerato che le disposizioni da esso recate sono riconducibili alle materie «politica estera e rapporti internazionali dello Stato», «difesa e Forze armate», «ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato», «giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale» e «previdenza sociale», che le lettere a), d), g), l) e o) del secondo comma dell'articolo 117 della Costituzione attribuiscono alla potestà legislativa esclusiva dello Stato;

rilevato che non sussistono motivi di rilievo sugli aspetti di legittimità costituzionale;

esprime

PARERE FAVOREVOLE


 


I COMMISSIONE PERMANENTE

(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)
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COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Mercoledì 21 gennaio 2009. - Presidenza del presidente Isabella BERTOLINI.

La seduta comincia alle 15.40.

DL 209/2008: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

Emendamenti C. 2047-A Governo.

(Parere all'Assemblea).

(Esame e conclusione - Parere).

Isabella BERTOLINI, presidente e relatore, rileva che né gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1, né gli emendamenti 5.100, 5.101 e 5.102 della Commissione presentano profili critici per quanto attiene al rispetto del riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione e propone pertanto di esprimere su di essi il parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

 


 

 


II COMMISSIONE PERMANENTE

(Giustizia)
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Decreto-legge 209/08: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite III e IV).

(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Maurizio SCELLI (PdL), relatore, osserva che il disegno di legge n. 2047, di conversione del decreto legge n. 209 del 2008, reca talune disposizioni volte ad assicurare, per il periodo dal 1o al 30 gennaio 2009, la prosecuzione delle iniziative in favore dei processi di pace e di stabilizzazione nei Paesi coinvolti da eventi bellici e la proroga della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali in corso.

Il provvedimento, suddiviso in tre capi, è composto di otto articoli.

Il capo I (articoli 1 e 2) prevede interventi a sostegno dei processi di pace, nell'ambito degli interventi a favore delle popolazioni del Libano, dell'Afghanistan e dei Balcani. Disciplina altresì gli interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione in alcuni Paesi, tramite la partecipazione italiana alle iniziative realizzate dagli organismi internazionali e dall'Unione europea. Si prevedono, inoltre, stanziamenti per la ulteriore partecipazione di personale militare italiano alle attività di consulenza, formazione e addestramento del personale delle Forze armate e di polizia irachene nell'ambito della missione NTM-I (NATO Training Mission-Iraq), nonché per la prosecuzione in Italia del corso di formazione in materia penitenziaria a beneficio di magistrati e funzionari iracheni, organizzato dal Ministero della giustizia - nell'ambito della missione europea EUJUST LEX.

Il capo II provvede alla proroga delle missioni internazionali delle forze armate e delle forze di polizia e reca le relative norme sul personale, nonché quelle in materia penale e contabile.

L'articolo 3 del decreto legge in esame, segnatamente, reca la proroga al 30 giugno 2009 del termine per la partecipazione italiana alle missioni internazionali delle Forze armate e delle Forze di polizia, nonché le rispettive autorizzazioni di spesa.

Per quanto concerne gli ambiti di competenza della Commissione Giustizia, l'articolo 5 del decreto-legge conferma la disciplina processual-penalistica introdotta  dall'analogo decreto-missioni n. 8 del 2008, prevedendo, quindi, l'applicabilità al personale militare impegnato nelle missioni internazionali (elencate all'articolo 3) sia della disciplina del codice penale militare di pace che di quella di cui all'articolo 9, commi 3, 4 (lettere a), b), c), d), 5 e 6) del decreto-legge n. 421 del 2001, Disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione multinazionale denominata «Enduring Freedom», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 6 del 2002.

Le richiamate disposizioni dell'articolo 9 del decreto-legge n. 421 del 2001 attribuiscono, anzitutto, la giurisdizione penale al tribunale militare di Roma. Prevedono inoltre i casi in cui gli ufficiali di polizia giudiziaria militare devono procedere all'arresto obbligatorio in caso di flagranza di reato: oltre alla ipotesi generale di cui all'articolo 380, comma 1, del codice di procedura penale, vengono indicate alcune fattispecie di reato militare in presenza delle quali, a prescindere dalla pena edittale prevista, si ritiene opportuno disporre l'arresto obbligatorio in flagranza: si tratta, segnatamente, dei reati di disobbedienza aggravata, rivolta, l'ammutinamento e insubordinazione con violenza.

Il comma 5 dell'articolo 9, inoltre, intende risolvere il problema posto dalla necessità di procedere alla convalida dell'arresto in flagranza nei termini fissati dall'articolo 13 della Costituzione, anche se il giudice competente non è facilmente raggiungibile, in conseguenza della scelta di non ricorrere ai tribunali di guerra. La soluzione viene individuata nel ricorso, in caso di necessità, alla comunicazione telematica o audiovisiva.

Infine, il comma 6 dell'articolo 9, disciplina l'interrogatorio della persona sottoposta alla misura coercitiva della custodia cautelare in carcere, prevedendo che si proceda con le stesse modalità di cui al comma 5 quando questa non possa essere condotta, nei termini previsti dall'articolo 294 del codice di proceduta penale, in un carcere giudiziario militare per rimanervi a disposizione dell'autorità giudiziaria militare.

Segnala che la prevista applicazione del codice penale militare di pace al personale militare impiegato nelle missioni comporta che numerosi reati ipotizzabili a carico di appartenenti alle Forze armate, che l'articolo 47 del codice penale militare di guerra configura come reati militari (conseguentemente attribuibili alla giurisdizione del Tribunale militare di Roma, ex articolo 9, comma 3, del decreto-legge n. 421 del 2001), siano invece qualificati come reati comuni, rientranti nella giurisdizione dell'autorità giudiziaria ordinaria. L'individuazione del tribunale di Roma, quale unico giudice ordinario competente, come del tribunale militare di Roma per i reati militari, trova fondamento nella circostanza che le attività di pianificazione e conduzione degli interventi e delle missioni internazionali di pace sono svolte, rispettivamente, dal Ministero degli affari esteri e dal Comando operativo interforze nell'ambito del Ministero della difesa, amministrazioni centrali con sede a Roma.

L'articolo 5, comma 2, del provvedimento in esame, stabilisce che i reati commessi dallo straniero nei territori in cui si svolgono le missioni e gli interventi militari, in danno dello Stato o di cittadini italiani partecipanti alle stesse missioni, siano puniti sempre a richiesta del Ministro della giustizia, sentito il Ministro della difesa per i reati commessi a danno di appartenenti alle Forze armate. Come evidenziato nella relazione illustrativa, la previsione della richiesta del Ministro appare necessaria per consentire all'autorità di Governo la valutazione dei fatti-reato e la loro eventuale corrispondenza ai delitti contro la personalità dello Stato.

Per i reati commessi dagli stranieri - come per quelli comuni commessi dai cittadini italiani durante le missioni - l'articolo 5, comma 3, stabilisce la competenza territoriale del Tribunale di Roma, al fine di evitare conflitti di competenza e consentire unitarietà di indirizzo nella qualificazione delle fattispecie, nonché un più diretto e efficace collegamento tra l'autorità giudiziaria ordinaria e quella militare.

L'articolo 5, comma 4, attribuisce al Tribunale (ordinario) di Roma anche la competenza territoriale sui reati di pirateria previsti dagli articoli 1135 e 1136 del Codice della navigazione e per quelli ad essi connessi, ove siano commessi in alto mare o in acque territoriali straniere, accertati durante l'operazione militare in Somalia denominata «Atalanta». Si tratta della missione dell'Unione europea finalizzata alla prevenzione e alla repressione degli atti di pirateria e delle rapine a mano armata al largo della Somalia, di cui all'azione comune 2008/851/PESC del Consiglio dell'Unione europea.

L'articolo 5, comma 5, prevede infine che i citati reati di pirateria - sia commessi in alto mare sia, nei casi previsti dal decreto legge in esame, in acque territoriali straniere - siano puniti ai sensi dell'articolo 7 del codice penale, secondo la legge italiana. Si ricorda che in base al predetto articolo 7, alcuni reati commessi in territorio estero, da un cittadino o da uno straniero, vengono incondizionatamente puniti secondo la legge italiana.

L'articolo 5, comma 6, consente infine all'autorità giudiziaria italiana, a seguito del sequestro, di disporre l'affidamento in custodia all'armatore, all'esercente o al proprietario della nave o dell'aeromobile catturati con atti di pirateria.

Il capo III contiene le disposizioni finali, relative alla copertura finanziaria (articolo 7) ed all'entrata in vigore del decreto-legge (articolo 8).

Propone di esprimere parere favorevole.

Carolina LUSSANA, presidente, ricorda che il provvedimento in esame è stato inserito nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire dalla giornata di oggi e che, pertanto, le Commissioni di merito hanno la necessità di concluderne l'esame in tempi utili per consentire l'inizio dell'esame in Assemblea.

Manlio CONTENTO (PdL), in considerazione di quanto testè riferito dal Presidente e rileva che, per le parti di competenza della Commissione Giustizia, il provvedimento sostanzialmente riproduce la disciplina processual-penalistica di numerosi precedenti decreti. L'elemento di novità, rappresentato dal riferimento ai reati di pirateria, non sembra porre particolari questioni. Preannuncia pertanto il suo voto favorevole sulla proposta del relatore.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 13.20.


 

 


V COMMISSIONE PERMANENTE

(Bilancio, Tesoro e Programmazione)
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DL 209/08: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047 Governo.

(Parere alle Commissioni III e IV).

(Esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, illustra il contenuto del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 209 del 2008, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali. Con riferimento ai profili di interesse della Commissione, segnala che l'articolo 3 autorizza, fino al 30 giugno 2009, per la proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, le spese di euro 242.368.418 per la missione ISAF ed EUPOL in Afghanistan (comma 1); di euro 192.102.649 per la missione UNIFIL in Libano e per l'impiego del gruppo navale European marittime force (EUROMARFOR) (comma 2); di euro 7.849.728 per la missione Active Endeavour nel Mediterraneo (comma 3); di euro 97.540.539 per le missioni Multinational Specialized Unit (MSU), Criminal Intelligence Unit (CIU), EULEX e Security Force Training Plan in Kosovo; Joint Enterprise nell'area balcanica e Albania 2 in Albania (comma 4); di euro 17.918.470 per la missione ALTHEA dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina (comma 5); di euro 590.816 per la missione denominata Temporary International Presence in Hebron (TIPH 2) (comma 6); di euro 241.177 per la missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah (comma 7); di euro 5.573.720 per la missione delle Nazioni unite denominata United Nations/African Union Mission in Darfur (UNAMID) (comma 8); di euro 9.905.126 per la missione dell'Unione europea nella Repubblica del Chad e nella Repubblica Centrafricana denominata EURFOR TCHAD/RCA (comma 9); di euro 254.448 per le missioni dell'Unione europea nella Repubblica democratica del Congo denominate EUPOL RD Congo e EUSEC RD Congo (comma 10); di euro 135.913 per la missione delle Nazioni Unite denominata UNFICYP a Cipro (comma 11); di euro 732.720 per l'assistenza alle Forze armate albanesi (comma 12); di euro 1.223.397 per la missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia, denominata EUMM Georgia (comma 13); di euro 8.736.930, per l'operazione militare dell'Unione europea, denominata Atalanta, volta a contribuire alla dissuasione, alla prevenzione e alla repressione degli atti di pirateria e delle rapine a mano armata al largo della Somalia (comma 14); di euro 3.445.285 per i programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica (comma 20); di euro 703.580 ed euro 343.760 rispettivamente per la partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo e per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK in Kosovo (comma 21); di euro 32.430 per la partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EUPOL COPPS nei territori palestinesi (comma 23); di euro 703.856 per la partecipazione di personale dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato alla missione EUPM in Bosnia-Erzegovina (comma 24); di euro 4.822.102 per la partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione in Libia in esecuzione dell'accordo di cooperazione tra i Governi italiano e libico per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina (comma 25); di euro  1.536.862 e euro 533.218 per la partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alle missioni ISAF ed EUPOL in Afghanistan (comma 26); di euro 815.386 per la partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alle missioni EULEX e UNMIK, in Kosovo (comma 27); di euro 185.146 per la partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah (comma 28); di euro 429.655 per la partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione delle Nazioni unite in Haiti denominata MINUSTAH (comma 29); di euro 257.419 per la partecipazione di cinque magistrati, di personale della Polizia penitenziaria e di personale amministrativo del Ministero della giustizia alla missione EULEX Kosovo (comma 31); di euro 367.307 per la partecipazione di personale della Croce rossa italiana ausiliario delle Forze armate alla missione internazionale in Afghanistan (comma 32); di euro 200.000 per lo svolgimento di corsi di introduzione alla lingua e alla cultura dei Paesi in cui si svolgono le missioni internazionali a favore del personale impiegato nelle medesime missioni (comma 33). L'articolo 3 prevede, inoltre, che il Ministero della difesa sia autorizzato a decorrere dal 1o gennaio e fino al 30 giugno 2009 a cedere, a titolo gratuito alle Forze armate libanesi materiali di ricambio per elicotteri AB 205, escluso il materiale d'armamento, entro il limite di spesa di 1.200.000 euro (comma 17); alle Forze armate della Repubblica dell'Uzbekistan materiali di attendamento entro il limite di spesa di 100.000 euro (comma18). È disposta, altresì, fino al 30 giugno 2009, l'autorizzazione delle spese di euro 16.369.062, per l'impiego di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein e a Tampa per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan e in Iraq (comma 15); di euro 216.500, per la partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alle unità di coordinamento interforze denominate Joint Multimodal Operational Units (JMOUs) costituite in Afghanistan e negli Emirati Arabi Uniti (comma 30). Vengono infine autorizzate alcune spese riferite ad un periodo diverso dal primo semestre del 2009, arco temporale che invece interessa tutte le missioni indicate dall'articolo. Ricorda la spesa, per il 2009, di euro 77.839.084 per la stipulazione dei contratti di assicurazione e di trasporto di durata annuale e di euro 32.738.183 per la realizzazione di infrastrutture: tutti interventi riferiti alle missioni di cui al presente decreto (comma 16), nonché, per il mese di gennaio 2009, euro 4.550 per la partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione dell'Unione europea di assistenza doganale in Moldova e Ucraina (comma 22). Rilevato che la disposizione non presenta profili problematici di carattere finanziario, trattandosi di oneri limitati di entità delle rispettive autorizzazioni di spesa. Va peraltro considerato che il complesso degli oneri sopraindicati ammonta a circa 728 milioni di euro, cui vanno ad aggiungersi gli oneri di cui agli articoli 1, 2 e 4, per un totale di circa 763 milioni di euro. Detto stanziamento, previsto a fronte di una proroga di 6 mesi delle missioni indicate, comporta che residuerebbe sul fondo per il finanziamento delle missioni di pace, per l'anno in corso, l'importo di circa 240 milioni di euro. Ritiene pertanto opportuno che il Governo chiarisca quali finanziamenti previsti nel presente provvedimento abbiano una valenza annuale e quali necessitano di un rifinanziamento, qualora si dovesse procedere ad una proroga delle missioni per il secondo semestre del 2009. Per quanto concerne l'articolo 4, chiede di confermare, in ordine al comma 7, che nel caso di richiamo in servizio di ufficiali di grado superiore rispetto a quelli presi a riferimento per la quantificazione, i maggiori oneri sarebbero compensati con una riduzione del numero delle unità da richiamare in servizio, secondo quanto affermato in occasione dell'esame dell'analoga norma recata dalla legge n. 39 del 2005. Ricorda infine che l'articolo 7 dispone  che agli oneri derivanti dall'attuazione delle disposizioni del presente decreto, pari complessivamente a euro 763.135.522 per l'anno 2009, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge n. 296 del 2006. Il citato comma 1240 ha autorizzato la spesa di 1 miliardo di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace, istituendo a tal fine un apposito fondo nell'ambito dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze. Al riguardo, rileva che - come da interrogazione effettuata alla banca dati della Ragioneria generale dello Stato - le risorse di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge n. 296 del 2006, appostate nel capitolo 3004 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009 - Fondo di riserva per le spese derivanti dalla proroga delle missioni internazionali di pace - risultano disponibili e appositamente accantonate. Osserva inoltre che con il presente decreto il Fondo stesso viene utilizzato per un importo pari al 70 per cento delle sue disponibilità e sembrerebbe pertanto da verificare la congruità delle risorse residue del predetto Fondo a far fronte ad una eventuale proroga della partecipazione italiana alle missioni per il secondo semestre dell'anno in corso. Ritiene inoltre necessario chiarire quali stanziamenti abbiano valenza annuale anziché semestrale.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI, con riferimento alle richieste di chiarimento avanzate dal relatore, precisa che, nell'ambito dei finanziamenti ivi previsti, hanno valenza annuale quelli di cui all'articolo 3, comma 16, e all'articolo 4, comma 11. In relazione alla previsione di cui all'articolo 4, comma 7, conferma che i richiami in servizio degli ufficiali di complemento sono effettuabili entro il limite determinato dagli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio per gli ufficiali delle forze di complemento, in quanto la consistenza numerica ivi stabilita, essendo riferita al numero degli ufficiali da mantenere in servizio nell'anno come forza media, deve essere intesa quale limite di spesa relativo alla categoria. Rileva poi che ad un'eventuale proroga delle missioni si farà fronte disponendo con apposito provvedimento, nel momento in cui tale esigenza si manifesterà, idonee risorse per la copertura.

Maino MARCHI (PD) sottolinea che, come evidenziato anche dal relatore, il provvedimento in esame, pur finanziando il proseguimento delle missioni per soli sei mesi, utilizza circa il 76 per cento delle risorse stanziate per l'anno 2009 nell'ambito dell'apposito Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze. Ritiene, pertanto, del tutto evidente che nel corso dell'esercizio si porrà l'esigenza di provvedere ad una nuova dotazione del Fondo per far fronte agli oneri derivanti dalla proroga delle missioni anche nel secondo semestre del 2009, la quale presumibilmente interesserà quasi tutte le missioni considerate nel provvedimento. Con riferimento a specifici aspetti del decreto, segnala che l'articolo 3, comma 25, prevede lo stanziamento di 4,8 milioni di euro per la proroga della missione in Libia di personale della Guardia di finanza in attuazione dell'accordo di cooperazione tra Italia e Libia volto a fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, osservando che i continui sbarchi degli ultimi mesi dimostrano come tale presenza non abbia finora prodotto risultati significativi. Segnala, infine, talune incongruenze contenute nella relazione tecnica allegata al provvedimento con riferimento al numero dei militari presenti in Albania, nell'ambito della missione di cui all'articolo 3, comma 12, del decreto, nonché con riferimento all'indicazione delle modalità di copertura utilizzate per far fronte agli oneri derivanti dal provvedimento.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che le Commissioni riunite III e IV,  competenti in sede referente, hanno approvato un emendamento e stanno pertanto per trasmettere un nuovo testo alle Commissioni competenti in sede consultiva. Sospende quindi la seduta che riprenderà alle 13.30 con l'esame del nuovo testo trasmesso dalle Commissioni.

La seduta, sospesa alle 12.50, è ripresa alle 13.35.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, fa presente che le Commissioni riunite III e IV hanno trasmesso il nuovo testo del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 209 del 2008, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, segnalando, con riferimento ai profili di competenza della Commissione bilancio, che le Commissioni di merito hanno inserito nel testo del provvedimento l'articolo 01, recante interventi di cooperazione a favore dello sviluppo. In particolare, il comma 1 del predetto articolo 01 autorizza la spesa di 45 milioni di euro, fino al 30 giugno 2009, per la realizzazione di attività ed iniziative di cooperazione in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, ad integrazione degli stanziamenti previsti nella Tabella C della legge finanziaria per il 2009 per il finanziamento della legge n. 49 del 1987 in materia di aiuto pubblico a favore dei paesi in via di sviluppo. Si autorizza, inoltre, al comma 4, la spesa di 250 mila euro annui a decorrere dall'anno 2009 per il potenziamento delle attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale, con particolare riferimento alla partecipazione italiana alle missioni internazionali, nell'ambito delle procedure di collegamento tra Governo e Parlamento. Il comma 5 prevede che, nell'ambito degli stanziamenti di cui al comma 1, al personale inviato in breve missione per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cui al medesimo comma 1 è corrisposta l'indennità di missione di cui al regio decreto n. 941 del 1926 nella misura intera incrementata del 30 per cento, calcolata sulla diaria prevista per Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman. Il comma 7 prevede - nell'ambito di quanto previsto dall'articolo 01 - la convalida degli atti adottati, delle attività svolte e delle prestazioni effettuate dal 1o gennaio 2009 fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Conseguentemente, la clausola di copertura viene modificata sostituendo all'articolo 7, comma 1, la somma di euro 763.135.522 per l'anno 2009, con quella di 808.135.522 di euro per l'anno 2009 a valere sulla autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge n. 296 del 2006 e di 250 mila euro a decorrere dall'anno 2010, mediante corrispondente riduzione dell'accantonamento del fondo speciale di parte corrente 2009-2011, relativo al Ministero degli affari esteri. Al riguardo rileva, in primo luogo, che l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge n. 296 del 2006 reca le necessarie disponibilità, così come l'accantonamento del fondo speciale di parte corrente di competenza del Ministero degli affari esteri. Ritiene, peraltro, opportuno acquisire l'avviso del Governo in merito alla necessità di fare riferimento, al comma 3 dell'articolo aggiuntivo, ai limiti delle risorse di cui al comma 1. Con riferimento al comma 5, ritiene che il Governo dovrebbe provvedere a quantificare gli oneri relativi all'indennità di missione ivi prevista, mentre, con riferimento al comma 7, valuta opportuno fare riferimento ai limiti delle risorse di cui al predetto comma 1.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI con riferimento alle modifiche introdotte dalla Commissione di merito, conferma che l'autorizzazione di spesa relativa al Fondo di riserva per le spese derivanti dalla proroga delle missioni internazionali di pace e l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri nell'ambito del fondo speciale di parte corrente presentano le necessarie disponibilità finanziarie, ribadendo che, qualora nel corso dell'esercizio si renderanno necessarie maggiori risorse per il proseguimento delle missioni, si provvederà ad integrare le dotazioni del Fondo con appositi provvedimenti. Fa,  inoltre, presente che gli oneri relativi all'indennità di missione prevista dal comma 5 sono quantificabili in 96.073 euro fino al 30 giugno 2009.

Con riferimento alle richieste di chiarimento del deputato Marchi, fa presente che nella relazione tecnica sono presenti alcuni errori materiali, precisando in particolare che i militari impegnati nel teatro operativo dell'Albania, ai sensi dell'articolo 3, comma 12, sono ventitré.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, formula la seguente proposta di parere:

«La V Commissione,

esaminato il nuovo testo del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 209 del 2008, recante Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (C. 2047);

esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:

all'articolo 01, al comma 3, dopo le parole: «Il Ministero degli affari esteri» aggiungere le parole: «, nei limiti delle risorse di cui al comma 1,»;

all'articolo 01, al comma 5, sopprimere le parole: «nell'ambito degli stanziamenti di cui al comma 1».

conseguentemente, aggiungere in fine il seguente periodo: «Nell'ambito delle risorse di cui al comma 1, per l'attuazione del presente comma è autorizzata la spesa di euro 96.073 fino al 30 giugno 2009,»;

all'articolo 01, al comma 7, dopo le parole: «del presente articolo», aggiungere le parole: «, nei limiti delle risorse di cui al comma 1,».

La Commissione approva la proposta di parere.

La seduta termina alle 13.45.


 

 


V COMMISSIONE PERMANENTE

(Bilancio, Tesoro e Programmazione)
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DL 209/08: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047-A Governo.

(Parere all'Assemblea).

(Esame e conclusione - Parere favorevole - Parere su emendamenti).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, in sostituzione del relatore, ricorda che il provvedimento recante la conversione in legge del decreto-legge n. 209 del 2008, il quale dispone la proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, è già stato esaminato dalla Commissione bilancio nella seduta del 20 gennaio 2009. In quella occasione la Commissione ha espresso un parere favorevole, formulando tre condizioni ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione volte a introdurre modifiche all'articolo 01. Avverte che la Commissione di merito, nella medesima data, ha concluso l'esame del provvedimento recependo le condizioni  formulate dalla Commissione bilancio e, conseguentemente, il testo all'esame dell'Assemblea non sembra presentare profili problematici dal punto di vista finanziario. Al riguardo, ritiene in ogni caso opportuna una conferma da parte del Governo.

Con riferimento agli emendamenti trasmessi dall'Assemblea, segnala che l'emendamento 4.7 modifica il comma 11 dell'articolo 4 disponendo la corresponsione in via permanente dell'indennità di trasferta al personale civile del Ministero della difesa comandato in missione fuori dell'ordinaria sede di servizio, attualmente prevista solo per l'anno 2009 dal citato comma 11. Conseguentemente viene autorizzata una spesa di 100 mila euro a decorrere dall'anno 2009. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente utilizzo dell'accantonamento del fondo speciale di parte corrente di competenza del Ministero degli affari esteri per il triennio 2009-2011. Al riguardo, ritiene opportuno che il Governo chiarisca se le risorse del fondo speciale di competenza degli affari esteri possono essere utilizzate per le finalità indicate tenuto conto che le disponibilità del predetto fondo speciale ammontano a 2,1 milioni di euro per l'anno 2009 e a 251 mila euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011. Segnala poi che l'emendamento 4.6 dispone che la ferma volontaria triennale degli allievi delle scuole militari è valevole, anche anteriormente alla data di entrata in vigore della presente legge, ai fini della riserva dei posti per l'assunzione agli impieghi civili nelle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 18, comma 6, del decreto legislativo n. 215 del 2001. Al riguardo ritiene opportuno acquisire l'avviso del Governo in ordine agli effetti finanziari derivanti dalla proposta emendativa.

Il sottosegretario Luigi CASERO, con riferimento all'emendamento 4.7, conferma che l'accantonamento del fondo speciale relativo al Ministero degli esteri presenta le necessarie disponibilità e quindi si può porre un problema di opportunità politica, ma non di copertura dell'emendamento. Osserva poi che l'emendamento 4.6 non appare porre profili problematici di carattere finanziario in quanto non va ad incidere sul numero dei posti per l'assunzione agli impieghi civili nelle pubbliche amministrazioni ma solo sui requisiti per accedervi.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, in sostituzione del relatore formula quindi la seguente proposta di parere:

«La V Commissione,

esaminato il testo del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 209 del 2008, recante Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (C. 2047-A);

preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo;

esprime sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito:

PARERE FAVOREVOLE

sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

NULLA OSTA».

La Commissione approva la proposta di parere.


 

 

 


VI COMMISSIONE PERMANENTE

(Finanze)
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DL 209/08: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047 Governo.

(Parere alle Commissioni III e IV).

(Esame, ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Marco PUGLIESE (PdL), relatore, rileva come la Commissione sia chiamata ad esprimere il parere alle Commissioni riunite III Affari esteri e IV Difesa, ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria, sul disegno di legge C. 2047 Governo, di conversione del decreto-legge n. 209 del 2008, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

Passando ad analizzare il contenuto del decreto-legge, l'articolo 1 autorizza per il primo semestre del 2009 la spesa complessiva di 10.273.400 euro per interventi urgenti, ovvero acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti dai comandanti dei contingenti militari impegnati in alcune delle missioni previste dal provvedimento in esame. Si tratta, in particolare, delle missioni in corso in Libano (fino a 1.770.000 euro), in Afghanistan (fino a 7.103.400 euro) e nei Balcani (fino a 1.400.000 euro). Tali interventi devono essere finalizzati a sopperire ad esigenze di prima necessità della popolazione locale, ivi compreso il ripristino dei servizi essenziali.

L'articolo 2, comma 1, autorizza fino al 30 giugno 2009 la spesa di 2.500.000 euro per la partecipazione italiana ai Fondi fiduciari Trust funds della NATO, con particolare riferimento a quelli destinati al reinserimento nella vita civile di militari in esubero, a seguito della riforma delle forze armate, in Bosnia-Erzegovina e Serbia.

Il comma 2 autorizza per il primo semestre 2009 una spesa di 613.905 euro per assicurare la partecipazione dell'Italia, attraverso esperti nazionali, alle attività civili di peace enforcing e di diplomazia preventiva promosse dalle istituzioni e dalle missioni di lunga durata dell'OSCE nelle aree di crisi. Tale finanziamento è altresì finalizzato a garantire la partecipazione italiana ai progetti di cooperazione promossi dalla stessa Organizzazione.

Il comma 3 autorizza fino al 30 giugno 2009 la spesa di 13.596.012 euro per la prosecuzione degli interventi di ricostruzione, nonché per quelli operativi di emergenza e di sicurezza per la tutela dei cittadini e degli interessi italiani nei territori bellici e ad alto rischio.

Il comma 4 autorizza la spesa di 124.310 euro, entro il 30 giugno 2009, allo scopo di coprire le spese di missione di personale non diplomatico presso le Ambasciate italiane in Iraq ed in Afghanistan.

Il comma 5 autorizza fino al 30 giugno 2009 la spesa di 247.560 euro per la partecipazione di funzionari della carriera diplomatica alle operazioni di gestione delle crisi internazionali, tra le quali le missioni PESD (Politica europea di sicurezza e difesa), nonché per il funzionamento degli uffici dei Rappresentanti speciali dell'Unione europea per le varie aree di crisi.

Il comma 6 autorizza per i primi sei mesi del 2009 la spesa di 880.483 euro per consentire la partecipazione italiana alle iniziative in ambito PESD.

Il comma 7 disciplina, per quanto non diversamente previsto, le attività e gli interventi previsti dall'articolo 2 del decreto-legge, mediante il rinvio agli articoli 2, comma 2, 3, commi 1, 2, 3 e 5, e all'articolo 4, commi 2 e 3-bis, del decreto-legge n. 165 del 2003.

Il comma 8 autorizza dal 1o gennaio al 30 giugno 2009 la spesa di 6.546.081 euro per l'ulteriore partecipazione di personale militare italiano alle attività di consulenza, formazione e addestramento del personale delle Forze armate e di polizia irachene. Tale attività risulta svolgersi nell'ambito della missione Nato Training Mission.

Il comma 9 autorizza dal 1o gennaio al 30 giugno 2009 la spesa di 236.335 euro per la prosecuzione in Italia del corso di formazione in materia penitenziaria a beneficio di magistrati e funzionari iracheni, organizzato dal Ministero della giustizia - nell'ambito della missione europea EUJUST LEX - già previsto, da ultimo, dall'articolo 2, comma 11, del decreto-legge n. 8 del 2008. È inoltre previsto che, con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, siano stabiliti: la misura delle indennità orarie e dei rimborsi forfettari delle spese di viaggio per i docenti e gli interpreti; la misura delle indennità giornaliere e delle spese di vitto per i partecipanti ai corsi; la misura delle spese per i sussidi.

L'articolo 3 reca la proroga al 30 giugno 2009 del termine per la partecipazione italiana alle missioni internazionali delle Forze armate e delle Forze di polizia, nonché le rispettive autorizzazioni di spesa.

Il comma 1 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 242.368.418 euro, per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni ISAF (International Security Assistance Force) ed EUPOL Afghanistan, da ultimo rifinanziate dall'articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 8 del 2008, e dall'articolo 2-bis, comma 6, del decreto-legge n. 147 del 2008.

Il comma 2 autorizza fino al 30 giugno 2009 la proroga della partecipazione del contingente militare italiano alla missione UNIFIL in Libano, di cui all'articolo 3, comma 1, del decreto-legge n. 8 del 2008, e dall'articolo 2-bis, comma 1, del decreto-legge n. 147 del 2008, con una spesa di 192.102.649 euro. La proroga comprende l'impiego del gruppo navale EUROMARFOR nella componente navale della missione UNIFIL.

Il comma 3 autorizza la spesa di 7.849.728 euro, fino al 30 giugno 2009, per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione Active Endeavour nel Mediterraneo, di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 4 proroga al 30 giugno 2009 la partecipazione di personale militare, compreso il personale appartenente al corpo militare dell'Associazione dei cavalieri italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta, alle missioni nei Balcani, di cui all'articolo 3, comma 4, del decreto-legge n. 8 del 2008 e dall'articolo 2-bis, comma 7, del decreto-legge n. 147 del 2008, con una spesa di 97.540.539 euro.

Il comma 5 autorizza la spesa di 17.918.470 euro, fino al 30 giugno 2009, per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione Althea dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina di cui all'articolo 3, comma 5, del decreto-legge n. 8 del 2008, e dall'articolo 2-bis, comma 2, del decreto-legge n. 147 del 2008. Nell'ambito di Althea opera altresì la missione IPU (Integrated Police Unit).

Il comma 6 autorizza la spesa di 590.816 euro, fino al 30 giugno 2009, per la proroga della partecipazione di personale  militare alla missione TIPH 2, ad Hebron, precedentemente rifinanziata dall'articolo 3, comma 6, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 7 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 241.177 euro per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione EUBAM Rafah dell'Unione europea, di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah, di cui all'articolo 3, comma 7, decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 8 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 5.573.720 euro per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione UNAMID delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana nel Darfur in Sudan, di cui all'articolo 3, comma 8, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 9 autorizza la partecipazione, fino al 30 giugno 2009, di personale militare alla missione EUFOR Tchad/RCA dell'Unione europea, nella Repubblica del Chad e nella Repubblica Centrafricana, per una spesa complessiva di 9.905.126. La partecipazione italiana era stata già autorizzata e finanziata dall'articolo 3, comma 9, del decreto-legge n. 8 del 2008, e dall'articolo 2-bis, comma 3, del decreto-legge n. 147 del 2008.

Il comma 10 autorizza la spesa di 254.448 euro per la partecipazione, fino al 30 giugno 2009, di personale militare alle missioni dell'Unione europea EUPOL RD CONGO ed EUSEC RD Congo, nella Repubblica democratica del Congo, già finanziata dall'articolo 3, comma 10, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 11 autorizza la spesa di 135.913 euro, fino al 30 giugno 2009, per la prosecuzione della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite UNFICYP, di cui all'articolo 3, comma 11, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 12 autorizza la spesa di 732.720 euro per la prosecuzione, fino al 30 giugno 2009, delle attività di assistenza alle Forze armate albanesi, di cui all'articolo 3, comma 12, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 13 proroga, fino al 30 giugno 2009, la partecipazione di personale militare alla missione EUMM Georgia dell'Unione europea, già autorizzata dall'articolo 1, comma 1, del decreto-legge n. 147 del 2008. La spesa prevista è pari a 1.223.397 euro fino al 30 giugno 2009.

Il comma 14 autorizza la spesa di 8.736.930 euro, fino al 30 giugno 2009, per la partecipazione di personale militare all'operazione militare Atalanta dell'Unione europea, volta a contribuire alla dissuasione, alla prevenzione e alla repressione degli atti di pirateria e delle rapine a mano armata al largo della Somalia.

Il comma 15 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 16.369.062 euro per l'impiego di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein e a Tampa, per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan e in Iraq.

Il comma 16 autorizza, per l'anno 2009, la spesa di 77.839.084 euro per la stipulazione dei contratti di assicurazione e di trasporto di durata annuale e la spesa di 32.738.183 euro per la realizzazione di infrastrutture, relativi alle missioni previste dal decreto-legge.

Il comma 17 autorizza la spesa, fino al 30 giugno 2009, di 1.200.000 euro per la cessione, a titolo gratuito, da parte del Ministero della difesa, nell'anno 2009, alle Forze armate libanesi, di materiali di ricambio per elicotteri AB 205, escluso il materiale d'armamento.

Il comma 18 autorizza la spesa, fino al 30 giugno 2009, di 100.000 euro per la cessione, a titolo gratuito, da parte del Ministero della difesa, nell'anno 2009, alle Forze armate della Repubblica dell'Uzbekistan di materiali di attendamento.

Il comma 19 autorizza la cessione, a titolo gratuito, da parte del Ministero della difesa, alle Forze armate dell'Ecuador di un galleggiante ex unità navale ausiliaria portaacqua in disarmo dal 31 ottobre 2008.

Il comma 20 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 3.445.285 euro, per la prosecuzione dei programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica, di cui all'articolo 3, comma 15, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 21 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 703.580 euro per la partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo e la spesa di 343.760 euro per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK, di cui all'articolo 3, comma 16, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 22 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 4.550 euro per la partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EU BAM Moldova e Ucraina dell'Unione europea, di cui all'articolo 3, comma 17, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 23 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 32.430 euro per la partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EUPOL COPPS dell'Unione europea in Palestina, di cui all'articolo 3, comma 18, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 24 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 703.856 euro per la partecipazione di personale dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato alla missione EUPM dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina, di cui all'articolo 3, comma 19, decreto-legge n. 8 del 2008.

Per quanto riguarda gli ambiti di competenza della Commissione Finanze, segnala i commi da 25 a 30, recanti il finanziamento della partecipazione a missioni internazionali di personale della Guardia di finanza.

In particolare il comma 25 autorizza la spesa di 4.822.102, fino al 30 giugno 2009, per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione in Libia in esecuzione dell'accordo di cooperazione tra il Governo italiano e il Governo libico per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani, di cui all'articolo 3, comma 20, del decreto-legge n. 8 del 2008, e dall'articolo 2-bis, comma 8, del decreto-legge n. 147 del 2008.

Il comma 26 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 1.536.862 euro e di 533.218 euro, per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alle missioni ISAF ed EUPOL Afghanistan, di cui all'articolo 3, comma 21, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 27 autorizza la partecipazione, fino al 30 giugno 2009, di personale del Corpo della guardia di finanza alle missioni EULEX Kosovo e UNMIK, di cui all'articolo 3, comma 22, del decreto-legge n. 8 del 2008. La spesa prevista è pari a 815.386 euro.

Il comma 28 autorizza la spesa di 185.146 euro, fino al 30 giugno 2009, per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione EUBAM Rafah dell'Unione europea di cui all'articolo 3, comma 23, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 29 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 429.655 euro, per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione MINUSTAH delle Nazioni Unite in Haiti, di cui all'articolo 3, comma 24, del decreto-legge n. 8 del 2008, e all'articolo 2-bis, comma 9, del decreto-legge n. 147 del 2008.

Il comma 30 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 216.500 euro, per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alle unità di coordinamento interforze denominate Joint Multimodal Operational Units (JMOUs) costituite in Afghanistan e negli Emirati Arabi Uniti.

Il comma 31 autorizza la spesa di 257.419 euro, per la proroga della partecipazione, fino al 30 giugno 2009, di cinque magistrati collocati fuori ruolo, di personale della Polizia penitenziaria e di personale amministrativo del Ministero della giustizia alla missione EULEX Kosovo.

Il comma 32 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 367.307 euro, per la proroga della partecipazione di personale appartenente alla Croce Rossa Italiana ausiliario delle Forze armate alla missione internazionale in Afghanistan, di cui all'articolo 3, comma 26, del decreto-legge n. 8 del 2008.

Il comma 33 autorizza, fino al 30 giugno 2009, la spesa di 200.000 euro per lo svolgimento di corsi di introduzione alle lingue e alle culture dei Paesi in cui si svolgono le missioni internazionali per la pace a favore del personale impiegato nelle medesime missioni.

L'articolo 4 detta norme in materia di personale, con particolare riferimento al trattamento economico ed assicurativo del personale che partecipa alle missioni internazionali, alla valutazione del servizio prestato e all'eventuale richiamo in servizio per esigenze connesse alle missioni medesime.

Nello specifico, il comma 1 attribuisce al personale impegnato nelle missioni internazionali disciplinate dal provvedimento l'indennità di missione di cui al regio decreto n. 941 del 1926, in misure diversificate a seconda delle missioni stesse. Tale indennità viene riconosciuta a decorrere dalla data di entrata nel territorio, nelle acque territoriali e nello spazio aereo dei Paesi interessati e fino alla data di uscita dagli stessi per rientrare nel territorio nazionale, ed è attribuita per tutto il periodo della missione in aggiunta allo stipendio o alla paga e agli altri assegni a carattere fisso e continuativo. A tale indennità devono essere detratti, tuttavia, le indennità e i contributi eventualmente corrisposti agli interessati direttamente dagli organismi internazionali.

In particolare:

la lettera a) prevede che la suddetta indennità sia corrisposta, nella misura del 98 per cento, al personale militare che partecipa alle missioni UNIFIL (comprese le unità assegnate alla struttura attivata presso la sede delle Nazioni Unite), MSU, EULEX Kosovo, Security Force, Training Plane, Joint Enterprise, Albania 2, ALTHEA, UNMIK, TIPH 2, EUBAM Rafah, UNAMID e MINUSTAHi;

la lettera b) quantifica, per il personale militare che partecipa alle missioni ISAF ed EUPOL AFGHANISTAN, nonché per il personale militare impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Iraq, nell'unità di coordinamento JMOUs ed al personale dell'Arma dei Carabinieri in servizio presso la sede diplomatica di Kabul e quella di Herat, l'indennità di missione nella misura del 98 per cento, calcolata sulla diaria attribuita al personale in missione in Arabia Saudita, Emirati Arabi e Oman;

la lettera c) prevede che la suddetta indennità sia corrisposta nella misura intera per il personale che partecipa alla missione EUPOL COPPS nei territori palestinesi, ed EUBAM Moldova e Ucraina;

la lettera d) dispone che al personale che partecipa alle missioni CIU, UNAMID, EUPOL RD CONGO, EUSEC RD CONGO, UNFICYP, Atalanta in Gran Bretagna, EUPM, nonché al personale impiegato presso il Military Liason Office della missione Joint Enterprise, la NATO HQ Tirana, l'OHQ Parigi e il FHQ EU della missione EUFOR Tchad/RCA venga riconosciuta l'indennità di missione nella misura intera incrementata del 30 per cento, se detto personale non usufruisce, a qualsiasi titolo, di vitto ed alloggio gratuiti;

la lettera e) prevede che, per il personale militare impiegato in Iraq, in Bahrain e a Tampa, l'indennità di missione sia corrisposta nella misura intera incrementata del trenta per cento, calcolata sulla diaria attribuita al personale in missione in Arabia Saudita, Emirati Arabi e Oman, sempre che il citato personale non usufruisca, a qualsiasi titolo, di vitto e alloggio gratuiti.

le lettere f) e g) prevedono, rispettivamente, che al personale che partecipa alla missione EUMM Georgia, a decorrere dal 21 settembre 2008 ed EUFOR Tchad/RCA l'indennità di missione sia corrisposta nella misura del novantotto per cento, ovvero nella misura intera incrementata del 30 per cento, sempre che tale personale non usufruisca, a qualsiasi titolo, di vitto e alloggio gratuiti.

Il comma 2, analogamente a quanto previsto nei precedenti decreti di proroga, dispone che all'indennità di cui al comma 1, nonché al trattamento economico corrisposto  al personale che partecipa alle attività di assistenza alle Forze armate albanesi di cui all'articolo 3, comma 12, continui a non applicarsi la riduzione del 20 per cento prevista dall'articolo 28, comma 1, del decreto-legge n. 223 del 2006.

Il comma 3 prevede che al personale che partecipa ai programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei paesi dell'area balcanica e alla missione in Libia si applicano il trattamento economico previsto dalla legge n. 642 del 1961, e l'indennità speciale di cui all'articolo 3 della stessa legge, nella misura del 50 per cento dell'assegno di lungo servizio all'estero. Anche in questo caso non trova applicazione la riduzione della diaria prevista dal citato decreto-legge n. 223 del 2006.

Il comma 4 prescrive che anche per l'anno 2008, in sostituzione dell'indennità operativa, ovvero dell'indennità pensionabile percepita, è corrisposta, se più favorevole, l'indennità di impiego operativo nella misura uniforme pari al 185 per cento dell'indennità operativa di base di cui all'articolo 2, comma 1, della legge n. 78 del 1983, se militari in servizio permanente e a euro 70, se volontari di truppa in ferma breve o prefissata.

Per quanto riguarda gli ambiti di competenza della Commissione Finanze, segnala il rinvio, contenuto nel medesimo comma 4, all'articolo 51, comma 6, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica, n. 917 del 1986, ai sensi del quale le predette indennità di missione concorrono a formare il reddito solo nella misura del 50 per cento del loro ammontare.

Il comma 5 reca specifiche disposizioni per il personale militare impiegato con contratto individuale dall'ONU, nell'ambito della missione UNIFIL: tale personale conserva il trattamento economico fisso e continuativo e percepisce l'indennità di missione di cui al comma 1, con spese di vitto e alloggio a carico dell'Amministrazione. Eventuali retribuzioni o altri compensi corrisposti direttamente dall'ONU, ad eccezione di indennità e rimborsi per attività fuori sede, sono versati all'Amministrazione al netto delle ritenute e fino a concorrenza dell'importo corrispondente alla somma del trattamento economico fisso e continuativo e della suddetta indennità di missione, sempre al netto delle ritenute, nonché delle spese di vitto e alloggio.

Il comma 6 reca disposizioni concernenti la valutazione dei periodi di comando, le attribuzioni specifiche, il servizio e l'imbarco svolti dagli ufficiali delle Forze armate, compresa l'Arma dei carabinieri, presso comandi, unità, reparti ed enti costituiti per lo svolgimento delle missioni internazionali, ai fini dell'assolvimento degli obblighi previsti per l'avanzamento al grado superiore.

Il comma 7 reca disposizioni in materia di richiamo in servizio, stabilendo, al riguardo, che per le esigenze connesse con le missioni internazionali, anche nell'anno 2009 possano essere richiamati in servizio, a domanda, quali ufficiali delle forze di complemento, gli ufficiali appartenenti alla riserva di complemento, altrimenti non richiamabili in base alla normativa generale. La disposizione consente, quindi, in via temporanea e solo per le esigenze connesse con le missioni internazionali, di ampliare il bacino degli ufficiali richiamabili nelle forze di completamento, potendo attingere a personale appartenente a fasce di età superiore, comprese tra i quarantacinque e i sessantacinque anni, al fine di consentire alle Forze armate di avvalersi di professionalità esperte presenti in tali ambiti.

Il comma 8, prevede che, per le esigenze operative connesse con le missioni internazionali, il periodo di ferma dei volontari in ferma prefissata di un anno possa essere prolungato, previo consenso degli interessati, per un massimo di ulteriori sei mesi.

Il comma 9 reca una disposizione innovativa rispetto ai precedenti decreti di proroga delle missioni internazionali, con la quale, nelle aree operative dove si svolgono le missioni internazionali, in assenza di personale medico ed in casi di necessità, si autorizzano gli infermieri militari  e i soccorritori militari a svolgere talune attività di primo soccorso non rientranti nelle ordinarie competenza del citato personale.

Il comma 10 rinvia, per quanto non diversamente previsto, a specifiche disposizioni del decreto-legge n. 451 del 2001 relative alla disciplina delle missioni internazionali, già richiamate nei precedenti decreti di proroga.

In tale contesto segnala, in quanto rientrante negli ambiti di interesse della Commissione Finanze, il richiamo all'articolo 3 del predetto decreto-legge n. 451, in base al quale al personale militare e della Polizia di Stato in missione è riconosciuto il trattamento assicurativo di cui alla legge n. 301 del 1982, per tutti i rischi connessi all'impiego in dette zone o comunque derivanti da attività direttamente o indirettamente riconducibili alla missione, con l'applicazione del massimale di copertura assicurativa ragguagliato allo stipendio annuo lordo, moltiplicato per il coefficiente 10 per i casi di morte o di invalidità permanente. Tale previsione si applica, in base agli articoli 4 e 7 del citato decreto-legge n. 451, anche al personale militare e di Polizia in stato di prigionia o disperso, nonché al personale civile eventualmente impiegato nelle operazioni.

Il comma 11 reca una deroga all'articolo 1, comma 213, della legge n. 266 del 2005, che prevede la soppressione dell'indennità di trasferta per i dipendenti pubblici, disponendo pertanto che, per l'anno 2009, al personale civile del Ministero della difesa comandato in missione fuori dell'ordinaria sede di servizio venga corrisposta l'indennità di trasferta.

L'articolo 5 reca disposizioni in materia penale, prevedendo, al comma 1, che al personale militare partecipante alle missioni internazionali indicate dal decreto si applichino il codice penale militare di pace e le disposizioni di cui all'articolo 9 del decreto legge n. 421 del 2001, nella parte in cui dispongono in ordine alla competenza territoriale per l'accertamento dei reati militari, concentrata nel Tribunale militare di Roma, alle misure restrittive della libertà personale, all'udienza di convalida dell'arresto in flagranza e all'interrogatorio della persona destinataria di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Il comma 2 stabilisce che i reati commessi dallo straniero nei territori in cui si svolgono le missioni e gli interventi militari, in danno dello Stato o di cittadini italiani partecipanti alle stesse missioni, siano puniti sempre a richiesta del Ministro della giustizia, sentito il Ministro della difesa per i reati commessi a danno di appartenenti alle Forze armate.

Per i reati commessi dagli stranieri, per quelli comuni commessi dai cittadini italiani durante le missioni, nonché per i reati di pirateria previsti dagli articoli 1135 e 1136 del Codice della navigazione e per quelli ad essi connessi, ove siano commessi in alto mare o in acque territoriali straniere, accertati durante l'operazione militare in Somalia denominata «Atalanta», i commi 3 e 4 stabiliscono la competenza territoriale del Tribunale di Roma.

I commi 5 e 6 prevedono infine che i citati reati di pirateria sono puniti secondo la legge italiana e che l'autorità giudiziaria italiana, a seguito del sequestro della nave o dell'aeromobile catturati con atti di pirateria, possa disporre l'affidamento di tali beni in custodia all'armatore, all'esercente o al proprietario.

L'articolo 6, comma 1, stabilisce il principio generale in base al quale alle missioni internazionali previste dal decreto-legge si applicano le disposizioni in materia contabile previste dall'articolo 8, commi 1 e 2 del decreto-legge n. 451 del 2001, in base ai quali gli stati maggiori di Forza armata, e per essi i competenti ispettorati di Forza armata, accertata l'impossibilità di provvedere attraverso contratti accentrati già operanti, possono pertanto disporre l'attivazione delle procedure d'urgenza previste dalla vigente normativa per l'acquisizione di beni e servizi.

Il comma 2 precisa, inoltre, che le norme recate dal citato articolo 8, comma 2 del decreto-legge n. 451 del 2001, si applicano entro il limite complessivo di euro 50.000.000 anche alle acquisizioni di  materiali d'armamento, di equipaggiamenti individuali, nonché di materiali informatici.

Il comma 3 autorizza inoltre il Ministero dell'economia e delle finanze, a corrispondere, entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, alle Amministrazioni che ne facciano richiesta, l'anticipazione di una somma non superiore ai due sesti delle spese autorizzate dal decreto, e comunque non inferiore a 120.000.000 di euro dei quali 100.000.000 destinati al Ministero della difesa, a valere sullo stanziamento di cui all'articolo 7.

L'articolo 7, recante la copertura finanziaria del provvedimento, prevede, al comma 1, che agli oneri derivanti dall'attuazione del decreto-legge, pari complessivamente a 763.135.522 euro per l'anno 2009, si provveda mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa recata dall'articolo 1, comma 1240, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007), il quale autorizza, per gli anni 2007, 2008 e 2009, la spesa di un miliardo di euro per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace ed istituisce, a tale scopo, un apposito fondo nell'ambito dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze.

L'articolo 8 dispone circa l'entrata in vigore del decreto-legge, che viene fissata nel giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale (31 dicembre 2008).

Gianfranco CONTE, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad una seduta da convocare nella giornata di martedì 20 gennaio prossimo, nel corso della quale si procederà alla votazione della proposta di parere che sarà formulata dal relatore.

La seduta termina alle 14.20.

 


VI COMMISSIONE PERMANENTE

(Finanze)
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DL 209/08: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047 Governo.

(Parere alle Commissioni III e IV).

(Seguito esame, ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria, e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 15 gennaio scorso.

Gianfranco CONTE, presidente, ricorda che nel corso della precedente seduta dedicata all'esame del provvedimento il relatore aveva già illustrato il contenuto dell'intervento legislativo.

Marco PUGLIESE (PdL), relatore, propone di esprimere parere favorevole sul provvedimento.

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 12.05.


 

 

 

 

 


XI COMMISSIONE PERMANENTE

(Lavoro pubblico e privato)
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DL 209/08 Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite III e IV).

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Paola PELINO (PdL), relatore, rileva che il disegno di legge n. 2047, di conversione del decreto-legge n. 209 del 2008, reca talune disposizioni volte ad assicurare la prosecuzione delle iniziative in favore dei processi di pace e di stabilizzazione nei Paesi coinvolti da eventi bellici e la proroga della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali in corso. Osserva, dunque, che il capo I (articoli 1 e 2) prevede interventi a sostegno dei processi di pace attualmente in atto; in particolare l'articolo 1, nell'ambito degli interventi a favore delle popolazioni del Libano, dell'Afghanistan e dei Balcani, conferma il potere di spesa dei comandanti dei contingenti militari per interventi urgenti, acquisti o lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, mentre l'articolo 2 disciplina gli interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione in alcuni Paesi, tramite la partecipazione italiana alle iniziative realizzate dagli organismi internazionali e dall'Unione europea. Sottolinea, poi, che il capo II provvede alla proroga delle missioni internazionali (articolo 3) e reca le relative norme sul personale (articolo 4), nonché quelle in materia penale (articolo 5) e contabile (articolo 6), mentre il capo III contiene le disposizioni finali, relative alla copertura finanziaria (articolo 7) ed all'entrata in vigore del decreto-legge (articolo 8).

In particolare, osserva che l'articolo 3 del decreto-legge in esame reca la proroga al 30 giugno 2009 del termine per la partecipazione italiana alle missioni internazionali delle Forze armate e delle Forze di polizia, nonché le rispettive autorizzazioni di spesa. Segnala che tra queste iniziative di sostegno al processo di pace, che vedono ormai una diffusa presenza di contingenti italiani in tutte le aree internazionali di crisi, è contemplata la partecipazione di personale militare e delle forze di polizia alle seguenti missioni: missioni ISAF (International Security Assistance Force) ed EUPOL in Afghanistan; impiego di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein e a Tampa, per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan e in Iraq; missione UNIFIL in Libano; missione Active Endeavour in ambito NATO nel Mediterraneo; missione internazionale nei Balcani; missione Althea dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina; missione di controllo e sorveglianza ad Hebron; missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah; missione delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana nel Darfur in Sudan; missione dell'Unione europea nella Repubblica del Chad e nella Repubblica Centrafricana; missioni dell'Unione europea nella Repubblica democratica del Congo; missione delle Nazioni Unite per la stabilità a Cipro; attività di assistenza alle Forze armate albanesi; missione EUMM Georgia  dell'Unione europea; missione militare dell'Unione europea volta a contribuire alla dissuasione, alla prevenzione e alla repressione degli atti di pirateria e delle rapine a mano armata al largo della Somalia; partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX in Kosovo ed alla missione EU BAM Moldova e Ucraina dell'Unione europea, nonché alla missione in Palestina.

Sotto il profilo di più diretta competenza della XI Commissione, peraltro, si sofferma sull'articolo 4, che detta norme in materia di trattamento economico ed assicurativo del personale che partecipa alle predette missioni, nonché di valutazione del servizio prestato e di eventuale richiamo in servizio per esigenze connesse alle missioni medesime. Fa presente, peraltro, che lo stesso articolo, al comma 9, primo periodo, stabilisce che in circostanze di emergenza, in assenza di personale medico, gli infermieri militari, specificamente formati e addestrati, sono autorizzati ad effettuare manovre di primo soccorso per il sostegno di base e avanzato delle funzioni vitali e per il supporto di base e avanzato nella fase di pre-ospedalizzazione del traumatizzato; nelle citate ipotesi di necessità ed urgenza ed in assenza del personale medico, il medesimo comma 9, al secondo periodo, riconosce, poi, ai militari delle Forze armate, compresa l'Arma dei carabinieri, formati quali soccorritori militari, di procedere all'applicazione di tecniche di primo soccorso espressamente individuate in un apposito Protocollo d'intesa sottoscritto dal Ministero della difesa e dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

Passando, quindi, allo specifico contenuto dei commi del citato articolo 4 di più immediato interesse, osserva che il comma 1 attribuisce al personale, impegnato nelle missioni internazionali disciplinate dal provvedimento in esame, l'indennità di missione di cui al regio decreto 3 giugno 1926, n. 941, in misure diversificate a seconda delle missioni stesse, mentre il successivo comma 2, analogamente a quanto previsto nei precedenti decreti-legge di proroga, dispone che all'indennità di cui al comma precedente, nonché al trattamento economico corrisposto al personale che partecipa alle attività di assistenza alle Forze armate albanesi, continui a non applicarsi la riduzione del 20 per cento prevista dall'articolo 28, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248.

Rileva poi che il comma 3 dell'articolo 4 prevede che al personale che partecipa ai programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei paesi dell'area balcanica e alla missione in Libia si applicano il trattamento economico previsto dalla legge 8 luglio 1961, n. 642, nonché l'indennità speciale di cui all'articolo 3 della stessa legge, nella misura del 50 per cento dell'assegno di lungo servizio all'estero; anche in questo caso non trova applicazione la riduzione della diaria prevista dal citato decreto-legge n. 223 del 2006. Per quanto riguarda, inoltre, i militari inquadrati nei contingenti impiegati nelle missioni internazionali di pace come disciplinate dal decreto-legge, segnala che il comma 4 dell'articolo 4 prescrive che anche per l'anno 2009, in sostituzione dell'indennità operativa, ovvero dell'indennità pensionabile percepita, è corrisposta, se più favorevole, l'indennità di impiego operativo. Il comma 5 del medesimo articolo 4 reca, inoltre, specifiche disposizioni per il personale militare impiegato con contratto individuale dall'ONU, nell'ambito della missione UNIFIL: tale personale conserva il trattamento economico fisso e continuativo e percepisce l'indennità di missione di cui al precedente comma 1, con spese di vitto e alloggio a carico dell'Amministrazione.

Osserva, altresì, che il comma 10 dell'articolo 4 rinvia, per quanto non diversamente previsto, a specifiche disposizioni del decreto-legge n. 451 del 2001, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 15 del 2002, per la disciplina delle missioni internazionali: tali disposizioni, già richiamate nei precedenti decreti-legge di proroga, riguardano in particolare l'indennità di missione, il trattamento assicurativo e  pensionistico, il personale in stato di prigionia o disperso, il personale civile e talune norme di salvaguardia.

Sottolinea, da ultimo, che il comma 11 del medesimo articolo 4 reca una deroga all'articolo 1, comma 213, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, che prevede la soppressione dell'indennità di trasferta per i dipendenti pubblici. Nello specifico, osserva che il comma 11 dispone che, per l'anno 2009, al personale civile del Ministero della difesa comandato in missione fuori dell'ordinaria sede di servizio non si applichi l'articolo 1, comma 213, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e, conseguentemente, ad esso venga corrisposta la richiamata indennità di trasferta. Al riguardo, fa presente che nella relazione illustrativa allegata al provvedimento in esame si specifica che tale deroga appare necessaria «al fine di evitare disparità di trattamento nei casi in cui il personale civile viene inviato in missione sul territorio nazionale per esigenze di servizio di massima connesse con l'impiego delle Forze armate nelle missioni internazionali unitamente al personale militare, al quale tale indennità viene invece corrisposta in virtù della previsione del successivo comma 213-bis».

In conclusione, ritiene che le disposizioni di diretto interesse della XI Commissione possano consentire un orientamento positivo sul provvedimento in esame, riservandosi peraltro di formulare una proposta di parere in occasione della prossima seduta, nella quale si dovrà procedere alla deliberazione di competenza.

Stefano SAGLIA, presidente, ricorda che - secondo quanto stabilito nella riunione di ieri dell'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi - la definitiva deliberazione della Commissione sulla proposta di parere, che il relatore si riserva di presentare nel seguito dell'esame, avrà luogo nella seduta di martedì 20 gennaio.

Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 9.35.


 

 

 


XI COMMISSIONE PERMANENTE

(Lavoro pubblico e privato)
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DL 209/08 Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite III e IV).

(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 15 gennaio 2009.

Paola PELINO (PdL), relatore, presenta una proposta di parere favorevole sul provvedimento in esame (vedi allegato), che illustra dettagliatamente.

Giulio SANTAGATA (PD) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore, segnalando tuttavia l'opportunità di mettere un punto fermo al regime del trattamento giuridico del personale impiegato nelle missioni internazionali, in modo da evitare di produrre la stratificazione di un complesso di norme ingiustificatamente differenziate tra loro. Auspica, pertanto, che la Commissione sappia porre con forza l'esigenza di fare chiarezza sull'argomento, favorendo, ove possibile, una omogeneizzazione dei diversi regimi giuridici in essere.

Stefano SAGLIA, presidente, nel condividere la questione testé posta, giudica opportuno avviare, per il futuro, una riflessione sull'armonizzazione dei trattamenti giuridici del personale impiegato in missioni internazionali, anche con il coinvolgimento delle strutture del dicastero della difesa preposte, acquisito l'avviso della competente Commissione parlamentare.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

La seduta termina alle 13.40.


 

 

 


ALLEGATO

DL 209/08 Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali
(C. 2047 Governo).

 

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

 


La XI Commissione,

esaminato il disegno di legge n. 2047, di conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali;

rilevato come il provvedimento sia volto ad assicurare la prosecuzione delle iniziative in favore dei processi di pace e di stabilizzazione nei Paesi coinvolti da eventi bellici e la proroga della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali in corso;

considerato, in particolare, che l'articolo 4 detta norme in materia di trattamento economico ed assicurativo del personale che partecipa alle predette missioni, nonché di valutazione del servizio prestato e di eventuale richiamo in servizio per esigenze connesse alle missioni medesime;

ritenuta importante, per quanto riguarda lo specifico contenuto del citato articolo 4, l'attribuzione al personale impegnato nelle missioni internazionali dell'indennità di missione, in misure diversificate a seconda delle missioni stesse, nonché la previsione di particolari norme di favore relative al trattamento economico corrisposto a tale personale, quali la non applicazione della riduzione della diaria prevista dal decreto-legge n. 223 del 2006, il trattamento economico e l'indennità speciale previsti dalla legge 8 luglio 1961, n. 642 nella misura del 50 per cento dell'assegno di lungo servizio all'estero, l'indennità di impiego operativo nella misura più favorevole (per i militari inquadrati nei contingenti impiegati nelle missioni internazionali di pace);

preso atto della disposizione recata dal comma 11 dell'articolo 4, nella parte in cui prevede una deroga all'articolo 1, comma 213, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, al fine di riconoscere al personale civile del Ministero della difesa comandato in missione fuori dell'ordinaria sede di servizio l'indennità di trasferta ed evitare una disparità di trattamento con il personale militare;

valutato favorevolmente il comma 10 del citato articolo 4, che rinvia a disposizioni già ampiamente richiamate nei precedenti decreti-legge di proroga, riguardanti in particolare l'indennità di missione, il trattamento assicurativo e pensionistico, il personale in stato di prigionia o disperso, il personale civile e talune norme di salvaguardia, tendenti a riconoscere un particolare valore al delicato ruolo svolto da tale personale impegnato nelle missioni internazionali;

considerato, pertanto, che il provvedimento si configura come un sostanziale «atto dovuto» per assicurare la proroga di tutti gli istituti che si pongono a tutela del personale impiegato nella importanti missioni di peace-keeping alle quali l'Italia partecipa nel contesto delle organizzazioni internazionali; esprime PARERE FAVOREVOLE.

 


 


XII COMMISSIONE PERMANENTE

(Affari sociali)
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DL 209/2008: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite III e IV).

(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Carlo CICCIOLI, presidente e relatore, ricorda che la Commissione è chiamata ad esprimere il prescritto parere sulle parti di  competenza del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 209 del 2008, recante disposizioni volte ad assicurare, per il periodo dal 1o gennaio al 30 giugno 2009, la prosecuzione delle iniziative in favore dei processi di pace e di stabilizzazione nei Paesi coinvolti da eventi bellici e la proroga della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali in corso. Il provvedimento, suddiviso in tre capi, è composto da otto articoli.

Per quanto concerne l'ambito di competenza della Commissione, segnala che l'articolo 4, comma 9, reca una disposizione innovativa rispetto ai precedenti decreti-legge di proroga delle missioni internazionali, in quanto tale norma, nelle aree operative dove si svolgono le missioni internazionali, in assenza di personale medico ed in casi di necessità autorizza gli infermieri militari e i soccorritori militari a svolgere talune attività di primo soccorso non rientranti nelle ordinarie competenze del citato personale.

Nello specifico, il primo periodo del comma 9, nelle citate aree operative, nonché sui mezzi aerei e le unità navali impegnati in operazioni militari al di fuori dello spazio aereo e delle acque territoriali nazionali, in assenza del personale medico ed in casi di necessità ed urgenza, consente al personale infermieristico militare specificatamente formato ed addestrato di effettuare manovre per il sostegno di base ed avanzato delle funzioni vitali e per il supporto di base ed avanzato nella fase di pre-ospedalizzazione del traumatizzato.

Nelle medesime circostanze, il secondo periodo del comma 9 autorizza i militari delle Forze armate, compresa l'Arma dei carabinieri, formati quali soccorritori militari, all'applicazione di tecniche di primo soccorso nei limiti di quanto previsto da apposito Protocollo d'intesa sottoscritto dal Ministero della difesa e dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

Al riguardo, ricorda che, ai sensi del citato Protocollo, sottoscritto il 17 novembre 2008, le azioni consentite al soccorritore militare sono così individuate: identificazione delle priorità di intervento in caso di più feriti; applicazione delle comuni tecniche di Basic Life Support and Defibrillation BLS(D), per il sostegno dei parametri vitali del ferito; emostasi per compressione; applicazione di lacci emostatici e di presidi sanitari a pronta azione emostatica; somministrazione di fluido-terapia con cristalloidi mediante opportuno accesso venoso; stabilizzazione delle fratture e appropriato utilizzo della tavola spinale nei traumi della colonna vertebrale; somministrazione di antidolorifici tipo «Tramadolo» per via sublinguale, di antinfiammatori non steroidei per via intramuscolare; somministrazione di antibiotici per via intramuscolare, nei casi in cui l'arrivo dei soccorsi sanitari risulti ritardato e il ferito sia a rischio di complicazioni infettive.

Desidera quindi sottolineare, anche sulla base della propria esperienza personale di medico che ha svolto il servizio militare di leva, il ruolo spesso decisivo svolto dagli infermieri militari in situazioni di emergenza.

Ricorda, infine, che la Commissione è chiamata ad esprimere il prescritto parere già nella seduta odierna, poiché le Commissioni riunite III e IV dovrebbero concludere l'esame del provvedimento in discussione nella giornata di oggi. Formula, pertanto, una proposta di parere favorevole.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva all'unanimità la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 11.55.


 

 


XIV COMMISSIONE PERMANENTE

(Politiche dell’Unione Europea)
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DL 209/2008: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite III e IV).

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Luca BELLOTTI (PdL), relatore, illustra il provvedimento in titolo, che reca disposizioni volte ad assicurare, per il periodo dal 1o al 30 gennaio 2009, la prosecuzione delle iniziative in favore dei processi di pace e di stabilizzazione nei Paesi coinvolti da eventi bellici nonché la proroga della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali in corso.

Il citato decreto-legge, suddiviso in tre Capi, è composto di otto articoli.

Il Capo I (articoli 1 e 2) prevede interventi a sostegno dei processi di pace. In particolare, l'articolo 1, nell'ambito degli interventi in favore delle popolazioni del Libano, dell'Afghanistan e dei Balcani, conferma il potere di spesa dei comandanti dei contingenti militari per interventi urgenti, acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato. L'articolo 2 disciplina gli interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione in alcuni Paesi, tramite la partecipazione italiana alle iniziative realizzate dagli organismi internazionali e dall'Unione europea. Oltre allo stanziamento di fondi per la proroga della partecipazione di personale militare italiano alle attività di addestramento del personale delle Forze armate e di polizia irachene nell'ambito della missione NTM-I (NATO Training Mission-Iraq), si provvede, tra l'altro, all'autorizzazione della spesa per la partecipazione italiana alle iniziative rientranti nella politica europea di sicurezza e di difesa (PESD) nonché per la prosecuzione in Italia del corso di formazione in materia penitenziaria a beneficio di magistrati e funzionari iracheni, nell'ambito della missione dell'Unione europea denominata EUJUST LEX, prevista dalle azioni comuni 2005/190/PESC e 2008/480/PESC.

Il Capo II (articoli da 3 a 6) reca la proroga delle missioni internazionali delle  Forze armate e delle Forze di polizia, dettando altresì le norme sul trattamento giuridico ed economico del personale, sulla responsabilità penale e in materia contabile.Più nel dettaglio, l'articolo 3 proroga al 30 giugno 2009 il termine per la partecipazione italiana alle missioni internazionali delle Forze armate e delle Forze di polizia, definendo le rispettive autorizzazioni di spesa. Si tratta, tra l'altro, delle missioni in Afghanistan (tra le quali si segnala quella EUPOL prevista dalle azioni comuni 2007/369/PESC e 2007/733/PESC, con il compito di favorire lo sviluppo di una struttura di sicurezza afgana sostenibile ed efficace), in Libano (che include l'impiego del gruppo navale EUROMARFOR, costituito da Francia, Spagna, Portogallo e Italia per l'impiego in operazioni PESD) e di alcune missioni nei Balcani (tra cui quella EULEX in Kosovo istituita con l'azione comune 2008/124/PESC, per sostenere le istituzioni kosovare nell'evoluzione verso la sostenibilità e la responsabilizzazione del Paese). Tra le operazioni condotte sotto l'egida dell'Unione europea vanno menzionate la missione Althea in Bosnia-Erzegovina per l'attuazione dell'accordo di pace di Dayton, la missione al valico di Rafah tra Gaza e l'Egitto per l'assistenza alle frontiere, la missione nella Repubblica del Chad e nella Repubblica centrafricana per fronteggiare gli effetti della crisi del Darfur nei paesi limitrofi, la missione nella Repubblica democratica del Congo per la riforma del comparto della sicurezza, la missione in Georgia finalizzata a garantire il monitoraggio di quanto previsto dagli accordi UE - Russia del 12 agosto e dell'8 settembre 2008, la missione al largo della Somalia per la prevenzione e repressione degli atti di pirateria, la missione in Moldova e Ucraina per la prevenzione dei traffici illeciti, del contrabbando e delle frodi doganali e la missione in Palestina con compiti di assistenza alla polizia locale. Da ultimo, appare degna di nota la missione in Libia per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani in esecuzione dell'accordo con il Governo libico del 2007, che, come evidenziato nella relazione illustrativa, è destinata a saldarsi con analoghe iniziative già avviate dall'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea (FRONTEX). L'articolo 4 detta norme in materia di trattamento economico ed assicurativo del personale che partecipa alle predette missioni, nonché di valutazione del servizio prestato e di eventuale richiamo in servizio per esigenze connesse alle missioni medesime. L'articolo 5 reca disposizioni in materia penale, prevedendo l'applicazione delle disposizioni del codice penale militare di pace nonché dell'articolo 9 del decreto legge 421/2001 (recante «Disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione multinazionale denominata Enduring Freedom»), nella parte in cui si disciplinano la competenza territoriale per l'accertamento dei reati militari, le misure restrittive della libertà personale, l'udienza di convalida dell'arresto in flagranza e l'interrogatorio della persona destinataria di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Una specifica previsione attribuisce poi al Tribunale di Roma la giurisdizione per i reati di pirateria accertati durante la missione «Atalanta» al largo delle coste della Somalia e in acque territoriali somale, in linea con l'azione comune 2008/851/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 10 novembre 2008. L'articolo 2 della citata azione comune prevede, infatti, la facoltà degli Stati aderenti di arrestare, fermare e trasferire le persone che hanno commesso atti di pirateria o rapine a mano armata nelle predette zone e di sequestrare le navi di pirati o rapinatori nonché di requisire i beni che si trovano a bordo. In forza dell'accettazione da parte della Somalia dell'esercizio della giurisdizione ad opera degli Stati impegnati nella missione e delle previsioni della Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare, l'articolo 12 della menzionata azione comune 2008/851/PESC prescrive, altresì, che le persone che hanno commesso atti di pirateria o rapine a mano armata (nonché i beni che sono serviti a compiere tali atti) sono trasferiti alle autorità  competenti dello Stato che ha effettuato la cattura, o se tale Stato non può o non intende esercitare la propria giurisdizione, a uno Stato membro o a qualsiasi Stato terzo partecipante alla missione. L'articolo 6 regolamenta i profili contabili correlati all'organizzazione delle missioni, prevedendo per l'Amministrazione della Difesa la possibile attivazione delle procedure d'urgenza previste dalla vigente normativa per l'acquisizione di beni e servizi, nonché la facoltà di ricorrere ad acquisti e lavori da eseguire in economia.

Il Capo III reca le disposizioni finali, relative alla copertura finanziaria (articolo 7) ed all'entrata in vigore del decreto-legge (articolo 8).

Per quanto concerne i profili di competenza della XIV Commissione, va ricordato che la strategia europea in materia di sicurezza è stata adottata dal Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2003, che ha rivendicato per l'Unione europea un ruolo più incisivo nel contesto internazionale, individuando una serie di minacce globali (terrorismo, proliferazione delle armi di distruzione di massa, conflitti regionali, criminalità organizzata). Il maggiore rilievo attribuito alla materia della sicurezza comune (il c.d. secondo pilastro), ha trovato riscontro nelle disposizioni del Trattato di Lisbona che in proposito ha provveduto a individuare la nuova figura dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, cui si riconnette l'istituzione di un servizio europeo per l'azione esterna chiamato ad assistere, in collaborazione con le strutture diplomatiche degli Stati membri, l'Alto commissario. Inoltre, sono state consolidate e definite le linee generali dell'azione dell'Unione con riferimento alla PESC e alla PESD, fondate sulla reciproca solidarietà degli Stati membri e sul perseguimento di una sempre più stretta convergenza delle azioni poste in essere dai medesimi Stati. In questa prospettiva si ipotizza di pervenire ad un modello di difesa comune. Tale prospettiva, tra l'altro, ha comportato l'istituzione, nel 2004, dell'Agenzia europea per la difesa (EDA) chiamata a promuovere la cooperazione europea in materia di armamenti. La strategia europea è stata migliorata ed integrata nel corso del Consiglio europeo dell'11 e 12 dicembre 2008, sulla base di un'analisi condotta dal Segretario generale/Alto rappresentante, in piena associazione con la Commissione e in stretta collaborazione con gli Stati membri. In particolare, il Consiglio europeo ha inteso ovviare all'insufficienza dei mezzi disponibili in Europa, migliorando progressivamente le capacità civili e militari. Il Consiglio europeo ha quindi sottoscritto la dichiarazione sulle capacità adottata dal Consiglio Affari generali e relazioni esterne dell'8 dicembre 2008, in cui si fissano obiettivi quantificati e precisi affinché l'Unione europea nei prossimi anni sia in grado di portare a buon fine simultaneamente al di fuori del suo territorio una serie di missioni civili e di operazioni militari di varia portata corrispondenti agli scenari più probabili. Per le sue operazioni e missioni l'Unione europea fa ricorso, opportunamente e secondo le proprie procedure, ai mezzi e alle capacità degli Stati membri e della stessa Unione europea nonché, se necessario per le operazioni militari, della NATO.

Osserva che il decreto-legge reca informazioni particolarmente dettagliate - ad esempio sulle dotazioni di mezzi dei contingenti italiani - che non appaiono di particolare rilievo ai fini della valutazione del provvedimento da parte del Parlamento e che a suo avviso, per motivi di riservatezza, sarebbe preferibile non divulgare.

Rileva infine come appaia discutibile, a suo avviso, la decisione di cancellare dal decreto-legge in esame i fondi straordinari per la cooperazione, che consentivano di articolare dei piani di sviluppo specifici per i paesi i cui erano dispiegate truppe italiane per missioni internazionali. Ritiene che, per consentire un piano efficace di sostegno ai territori che vedono la partecipazione italiana a missioni, andrebbe seriamente rivalutata l'opzione di consentire anche l'utilizzo di specifiche risorse che possano consentire un più completo contributo al benessere dei territori interessati. In tal senso potrebbe  prevedersi l'inserimento di una osservazione nel parere che la Commissione dovrà esprimere.

Mario PESCANTE, presidente, richiama l'attenzione dei colleghi sulla necessità di potenziare una strategia europea in materia di sicurezza, sebbene il Consiglio europeo abbia già individuato un programma ambizioso sotto tale profilo, che necessità tuttavia, per la sua concretizzazione, dell'approvazione del Trattato di Lisbona. La frammentazione degli interventi adottati dai singoli paesi europei indebolisce infatti il loro effetto non solo sotto il profilo militare, ma soprattutto sotto il profilo degli aiuti umanitari e delle politiche di solidarietà.

Sandro GOZI (PD) si sofferma sulla questione, evidenziata dal relatore, della riduzione dei finanziamenti relativi alla cooperazione civile e militare. Osserva in proposito che il Ministro Frattini, in una intervista pubblicata l'11 gennaio scorso su Famiglia cristiana, aveva assicurato che almeno una parte dei fondi sarebbe stata recuperata nel decreto-legge, mentre invece non è così. Della cifra prevista restano infatti nel provvedimento solo 10 milioni di euro, peraltro destinati ad interventi urgenti, che appaiono del tutto insufficienti, anche tenuto conto della ricordata strategia dell'Unione europea in materia di sicurezza.

In tal modo il provvedimento in esame si limita agli aspetti puramente militari e rinuncia all'azione di aiuto umanitario tradizionalmente svolta dall'esercito italiano; si da così l'impressione che il nostro Paese ritenga che la soluzione delle situazioni di crisi debba essere unicamente militare. Non si tratta certamente di un bel segnale nell'anno in cui l'Italia presiede il G8.

Osserva quindi che il decreto-legge reca il rifinanziamento della missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere tra Gaza e l'Egitto per il valico di Rafah; sottolinea in proposito l'opportunità che il Governo italiano svolga un ruolo più attivo nella direzione di una soluzione di mediazione, come sta facendo il Presidente della Repubblica francese e come fece, a suo tempo, il Presidente Prodi, con riferimento alla difficile situazione della frontiera tra Siria e Libano.

Mario PESCANTE, presidente, si sofferma sul tema della cooperazione internazionale, che merita a suo avviso di essere approfondito, tenendo comunque conto delle competenze della XIV Commissione. Ritiene inoltre auspicabile che il Governo italiano svolga un ruolo più significativo rispetto alla difficile situazione della striscia di Gaza e osserva, in via generale, che rispetto al passato appaiono particolarmente numerose le missioni dell'Unione europea cui partecipa l'Italia, rispetto a quelle dell'ONU e della NATO.

Sandro GOZI (PD) rileva che quello della cooperazione civile e militare è un tema affrontato dal provvedimento in esame e che rientra a pieno titolo tra le competenze della XIV Commissione, tenuto conto del fatto che la strategia europea di sicurezza pone tra i suoi obiettivi principali quelli dell'assistenza umanitaria e delle politiche di peacekeeping.

Luca BELLOTTI (PdL), relatore, ritiene che sul tema della cooperazione internazionale - per i profili di competenza della XIV Commissione - potrebbe essere presentata una risoluzione, che registri la convergenza di tutti i gruppi. Per quanto concerne invece il decreto-legge in esame si riserva di formulare una osservazione nella proposta di parere che si accinge a predisporre.

Mario PESCANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.45.


 


XIV COMMISSIONE PERMANENTE

(Politiche dell’Unione Europea)
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DL 209/2008: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

C. 2047 Governo.

(Parere alle Commissioni III e IV).

(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con osservazione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 15 gennaio 2009.

Luca BELLOTTI (PdL), relatore, alla luce del dibattito svoltosi nella seduta dello scorso 15 gennaio, formula una proposta di parere favorevole con una osservazione (vedi allegato), nella quale si invitano le Commissioni di merito a valutare l'opportunità di incrementare le risorse previste all'articolo 1 destinate alle attività di cooperazione civile-militare, come parte di un più ampio sforzo dell'Italia nell'ambito della cooperazione internazionale.

Ribadisce - come già osservato nella precedente seduta del 15 gennaio - che sulla materia, più generale, della cooperazione allo sviluppo, potrebbe essere presentata una risoluzione, da discutere anche alla presenza del Ministro degli Esteri.

Mario PESCANTE, presidente, segnala ai colleghi di aver già informato il Ministro Frattini dell'iniziativa suggerita dal relatore e evidenzia che l'esame di una eventuale risoluzione sul tema potrebbe essere svolto congiuntamente con la III Commissione Affari esteri.

Sandro GOZI (PD) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore, tenuto conto dell'importanza di assicurare la ricostruzione del tessuto civile nei luoghi nei quali l'Italia è impegnata militarmente; sottolinea peraltro che le forze armate italiane hanno sempre registrato il consenso delle popolazioni locali proprio grazie ad una tradizione di aiuti di carattere umanitario e che un diverso orientamento non rappresenterebbe certamente un segnale positivo proprio nell'anno in cui l'Italia presiede il G8. Ritiene inoltre importante evidenziare come l'incremento delle risorse destinate alle attività di cooperazione civile-militare si debba collocare nell'ambito di un più ampio sforzo dell'Italia nell'ambito della cooperazione internazionale, proprio per mettere in luce che lo stanziamento di fondi non debba essere limitato alle aree oggetto di missioni militari.

Antonio RAZZI (IdV) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore, tenuto conto della necessità di assicurare adeguate risorse alle forze armate italiane.

Nunziante CONSIGLIO (LNP) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

Mario PESCANTE, presidente, dopo aver auspicato che la tregua raggiunta a Gaza possa essere mantenuta, osserva, con riferimento alla presidenza italiana del G8, che una pace più duratura nell'area israelo-palestinese potrebbe essere rafforzata da interventi volti alla ricostruzione delle strutture danneggiate e distrutte nella striscia di Gaza e che l'Italia potrebbe farsi promotrice di un'iniziativa in tal senso.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere formulata dal relatore.

La seduta termina alle 12.40.


 

 


ALLEGATO

DL 209/2008: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (C. 2047 Governo).

 

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

 


La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea),

esaminato il disegno di legge C. 2047 Governo, di conversione del «DL 209/2008: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali»;

considerato che l'articolo 1 del decreto-legge prevede, al fine di sopperire a esigenze di prima necessità della popolazione locale, compreso il ripristino dei servizi essenziali, l'autorizzazione di spesa di 10.273.400 euro, a decorrere dal 1o gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, per interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti nei casi di necessità e urgenza dai comandanti dei contingenti militari che partecipano alle missioni internazionali per la pace;

tenuto conto che tali risorse risultano inferiori a quelle complessivamente stanziate per gli interventi di sostegno alle popolazioni civili dai decreti-legge di proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali adottati negli ultimi anni ed, in particolare, ai finanziamenti previsti dall'articolo 1 del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8 e dall'articolo 1 del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4,

esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente osservazione:

in relazione all'articolo 1, valutino le Commissioni di merito l'opportunità di incrementare le risorse per gli interventi destinati ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali e il sostegno alla ricostruzione civile nelle zone interessate dalle missioni internazionali di pace alle quali partecipano contingenti militari italiani ai sensi del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, come parte di un più ampio sforzo dell'Italia nell'ambito della cooperazione internazionale.


 


Esame in Assemblea

 


RESOCONTO

STENOGRAFICO

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117

 

Seduta di martedì20 gennaio 2009

 

presidenza del vicepresidente antonio leone

indi

del presidente gianfranco fini

e del vicepresidente rosy bindi

 

 


PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2047-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che le Commissioni III (Affari esteri) e IV (Difesa) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Il relatore per la III Commissione affari esteri, onorevole Stefani, ha facoltà di svolgere la relazione.

Prego i colleghi che stanno lasciando l'Aula di farlo, possibilmente, in silenzio.

STEFANO STEFANI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, l'iter parlamentare del decreto-legge in discussione prende il via alla Camera rispettando il consueto criterio dell'alternanza. Infatti, l'ultimo decreto-legge relativo alla Georgia era stato presentato al Senato.

Il presente decreto-legge ritorna alla scadenza semestrale. Le autorizzazioni di spesa sono, infatti, fino al 30 giugno 2009. Credo che la ragione di tale soluzione sia stata ampiamente spiegata in Commissione dal Governo e, in ogni caso, il controllo parlamentare torna, per questo, ad essere più intenso.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia! Chi non è interessato a questa importante discussione sulle linee generali può, naturalmente, lasciare l'Aula. Tuttavia, deve farlo non disturbando il relatore, l'onorevole Stefani, e coloro che intendono ascoltarlo.

STEFANO STEFANI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, appare Pag. 125rilevante, proprio alla luce della crisi finanziaria che sta attraversando il Paese e tutto il mondo, l'entità delle risorse allocate che ammontano a ben 763 milioni di euro. Si tratta della conferma della priorità strategica delle missioni internazionali per la politica estera italiana.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia. Onorevole Garagnani, onorevole Cazzola, potete svolgere la conversazione fuori dall'aula. La stessa cosa vale anche per gli altri colleghi su in alto...

STEFANO STEFANI, Relatore per la III Commissione. La ringrazio, signor Presidente.

In questo quadro, tuttavia, colpiva negativamente la scomparsa dei fondi per la cooperazione, che nel testo presentato era stata limitata agli interventi di prima necessità. Le Commissioni riunite, peraltro, approvando un emendamento che ho presentato in qualità di relatore, hanno ritenuto di ristabilire su base semestrale lo stanziamento dello scorso anno assegnando 45 milioni di euro alla cooperazione allo sviluppo nelle aree di crisi. Si tratta esattamente della stessa cifra annua stanziata lo scorso anno.

In tal modo, si è preservata la ben nota specificità italiana della piena integrazione tra cooperazione civile e militare, che ha sino ad ora caratterizzato la nostra partecipazione alle missioni internazionali.

Ulteriori fondi sono destinati alla prosecuzione di interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione nell'ambito di organizzazioni multilaterali in cui rientra la cifra di 6 milioni e mezzo di euro, che la missione NATO vede allocati per l'addestramento delle forze armate e di polizia in Iraq.

Voglio segnalare, a questo proposito, che ho ricevuto a più riprese dalle autorità irachene manifestazioni di particolare apprezzamento per il contributo italiano alla ricostruzione del Paese, con particolare riferimento alla sicurezza interna, che proprio l'ambasciatore iracheno attribuiva all'elevata istruzione che i nostri carabinieri hanno effettuato per le forze di sicurezza irachene.

Come di consueto, il capo II provvede alla proroga delle singole missioni internazionali, nei 33 commi dell'articolo 3, recando altresì nei successivi articoli 4 e 6 le norme relative al personale, nonché quelle in materia penale e contabile.

Credo non sfugga a nessuno la forte implicazione dell'approvazione, che si auspica unanime, del presente decreto-legge nel pieno della crisi mediorientale, che sta trovando in questi giorni uno sbocco, anche grazie alla pressione internazionale. Come noto, personale militare italiano è presente sia a Hebron che Rafah, ma soprattutto nel Libano meridionale con la missione UNIFIL, e con finanziamenti di circa 192 milioni di euro per 2.740 uomini, 881 mezzi, 3 mezzi navali e 9 aeromobili.

L'attenzione della comunità internazionale per la crisi di Gaza potrebbe del resto condurre all'invio di una missione per garantire il rispetto del cessate il fuoco, che sembra finalmente avviato al conseguimento.

Credo che il Governo italiano abbia fatto senz'altro bene a manifestare sin d'ora la sua disponibilità. Sono cose che abbiamo appreso dai giornali, anche se aspettiamo che le Commissioni competenti ne vengano informate e abbiano la possibilità di discuterne.

Pertanto credo che potrebbe rendersi necessaria la modifica del decreto-legge in esame integrandolo, se si deciderà - come è stato annunciato dal Presidente del Consiglio - la presenza italiana che andrà ad aumentare quella attuale nella Striscia di Gaza.

Come potete notare il finanziamento più elevato di 244 milioni di euro riguarda la missione in Afghanistan, con un impiego di 2.795 uomini, 598 mezzi, 23 aeromobili, compresi i quattro Tornado. Si tratta di una scelta strategica in linea con i nuovi obiettivi della NATO che in quel terreno si gioca la sua credibilità come attore internazionale, anche al di fuori del tradizionale contesto europeo.

Continua logicamente l'impegno nei Balcani, e in particolare in Kosovo: l'impegno è pari a 97 milioni e mezzo di euro, Pag. 126solo per il Kosovo, con la presenza di 2.400 uomini, 725 mezzi, 3 mezzi navali e sei aeromobili.

La missione EULEX ha iniziato il suo lavoro proprio pochi giorni fa, grazie al compromesso in sede ONU. Va sottolineato in questo senso il comportamento molto responsabile che ha avuto la Serbia. A questo proposito, credo di poter far mia la richiesta di membri del Governo serbo da me incontrati meno di un mese fa, i quali chiedono di vigilare soprattutto sulla formazione delle nuove forze di sicurezza kosovare e sulla tutela in questo senso delle minoranze presenti.

Oltre alla conferma di 51 finanzieri in Libia per il contrasto all'immigrazione clandestina, va sottolineato, in relazione al contemporaneo esame parlamentare del Trattato che stiamo terminando in questi giorni, che un importante novitàè rappresentata dal maggiore impiego in Africa per la missione in Darfur. Si coglie l'occasione per ribadire la necessità che l'Italia accentui l'iniziativa in quest'area.

Confermata altresìè la partecipazione in Georgia per la missione PESD deliberata lo scorso anno, anche se, purtroppo, permane la ben nota situazione relativa alla crisi. L'effetto del dispiegamento di queste forze non ha ancora avuto luogo, come avrebbe dovuto, per l'atteggiamento russo che non permette l'entrata delle forze internazionali né in Abkhazia né in Ossezia.

Per concludere, signor Presidente, assumendo la presidenza annuale del G8, il Paese mantiene intatto, anzi intensifica il suo impegno internazionale per la pace, per la stabilità, e tutto questo nonostante la crisi economica che colpisce l'Italia e tutto il mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Stefani, anche per la pazienza di dover parlare in condizioni non favorevoli.

Il relatore per la Commissione difesa, onorevole Cirielli, ha facoltà di svolgere la relazione.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro Paese dal secondo dopoguerra ad oggi si è guadagnato un ruolo di rilievo nella comunità internazionale, condividendone gli obiettivi e le principali iniziative, nella piena consapevolezza che solo una politica realmente attiva sulla scena internazionale, che favorisca la ricomposizione dei conflitti e incentivi la convivenza pacifica tra le Nazioni, rappresenti la prima e vera unica garanzia per la sicurezza nazionale.

Quindi, queste missioni di pace svolte dai nostri militari all'estero, in realtà, hanno lo scopo di garantire la sicurezza della patria. Oggi come oggi la prima linea sarà sempre più spesso all'estero ed è lì che le nostre Forze armate e la nostra politica attiva deve svolgere il suo ruolo.

Come ho già detto, oggi, ancor più che in passato, si può comprendere fino in fondo la lungimiranza di questa scelta. L'era della globalizzazione ha fatto definitivamente tramontare l'illusione che basti estraniarsi da un'area di crisi, rimanendo indifferenti a quanto accade al di là dei nostri confini nazionali o dell'Europa, per non rimanerne in qualche modo coinvolti, direttamente o indirettamente. Con questo spirito, l'Italia ha condotto, negli ultimi due decenni, numerose missioni internazionali che hanno comportato la progressiva proiezione delle nostre Forze armate al di fuori dei confini nazionali. L'esperienza maturata sul campo dai nostri militari è ormai notevole, come dimostrano i numerosi attestati di stima a livello internazionale che l'Italia nel corso del tempo ha ottenuto in numerose missioni e tutto oggi ottiene in tutti gli scenari principali del conflitto.

Il principale strumento attraverso il quale il Parlamento è chiamato a pronunciarsi in merito all'avvio o alla prosecuzione delle missioni stesse è costituito, come è noto, dall'approvazione di un provvedimento legislativo, qual è quello in esame, che periodicamente, nell'autorizzare la proroga delle missioni internazionali, ne dispone il relativo finanziamento. In proposito, come ho già affermato nelle Pag. 127Commissioni riunite, devo rilevare che, avendo ad oggetto unicamente il rifinanziamento delle missioni in corso, difficilmente si presta a divenire la sede di un dibattito di ampio respiro in cui si possano adottare precisi atti di indirizzo per il Governo in relazione al prosieguo delle singole missioni. Anzi, proprio perché il provvedimento legislativo contiene spesso nulla di più che singole autorizzazioni di spesa e la reiterazione di disposizioni transitorie afferenti al trattamento del personale militare, la discussione parlamentare rischia di incentrarsi solo su quegli aspetti del provvedimento che possono essere modificati nel corso del procedimento legislativo, ossia aspetti il più delle volte di mero dettaglio, anziché sulle questioni di maggiore rilevanza.

Il problema di fondo che pongo all'attenzione di quest'Aula, che è stato sottoposto anche alle Commissioni riunite, è che tale procedura andrebbe rivista, individuando nuove e più snelle procedure che prescindano dall'utilizzo dello strumento legislativo. In termini più espliciti, ritengo che quando esamineremo, nel prossimo futuro, i provvedimenti presentati sia dalla maggioranza sia dalla minoranza per l'introduzione di una disciplina quadro sulle missioni internazionali, dovremo riflettere approfonditamente sull'opportunità di continuare a seguire il modello della periodica approvazione di atti legislativi di rifinanziamento o se invece non sia venuto il momento di uscire da questa logica, utilizzando strumenti diversi che consentano al Parlamento di incidere più efficacemente nei processi decisionali afferenti le missioni internazionali.

Si potrebbe, ad esempio, pensare ad una procedura di esame parlamentare delle missioni internazionali analoga a quella introdotta in materia di finanza pubblica con il Documento di programmazione economico e finanziaria, prevedendo la periodica presentazione in Parlamento da parte del Governo di un documento sullo stato delle missioni internazionali su cui aprire una discussione prima nelle Commissioni e poi in Assemblea per la formulazione di precisi atti di indirizzo all'Esecutivo.

Si tratta di un tema che intendo porre fin d'ora all'attenzione di questo consesso, perché ritengo ormai ineludibile superare uno stato di cose che vede il Parlamento occuparsi dell'approvazione di atti legislativi che hanno ad oggetto autorizzazioni di spesa a volte, addirittura, relative ad una sola unità di personale, riducendo chiaramente il ruolo del legislatore. D'altro canto il tema trattato, che la stessa Costituzione disciplina all'articolo 11, è delicato perché i nostri militari rischiano concretamente la vita nell'impegno in queste importanti missioni e perché ha un impatto finanziario: 1 miliardo di euro, di questi tempi, sono una cifra consistente e penso che meriterebbe un dibattito più approfondito.

Venendo brevemente al contenuto del provvedimento, rilevo come esso riproponga la stessa impostazione seguita nella XIV legislatura, ossia quella di disporre un rifinanziamento per un solo semestre, da rinnovare a metà dell'anno per un periodo della stessa durata.

Si tratta di una modalità di finanziamento che, sebbene comporti la necessità di un duplice intervento legislativo (a differenza di quanto è accaduto nella scorsa legislatura) con riferimento al medesimo anno, tuttavia assicura una maggiore flessibilità delle risorse da destinare alle singole missioni che possono essere rimodulate tra i diversi teatri operativi in relazione alle effettive esigenze di uomini e mezzi, ma anche di sicurezza dei reparti impegnati.

Riguardo all'ammontare dei finanziamenti ricordo che le Commissioni, in occasione del precedente decreto-legge di rifinanziamento, hanno affrontato il tema della destinazione di appropriate risorse finanziarie alle missioni internazionali, sollecitandone un adeguamento, in considerazione del fatto che lo svolgimento di queste ultime comporta un logoramento dei mezzi di cui non si tiene conto nel definire l'ammontare del finanziamento. In particolare, rammento che durante la discussione in Assemblea del citato decreto-legge,Pag. 128 la Camera approvò un ordine del giorno proprio a mia firma che sostanzialmente impegnava il Governo ad adottare le opportune iniziative affinché fossero incrementate le risorse da destinare alle missioni internazionali per l'anno 2009, in modo da assicurare la copertura integrale del costo complessivo reale derivante dalla partecipazione delle Forze armate a queste missioni.

Con il provvedimento in esame per il primo semestre dell'anno, questo impegno è stato pienamente mantenuto dal Governo, posto che a fronte di un finanziamento complessivo per l'anno 2008 (pari a circa 1 miliardo e 171 milioni di euro), il finanziamento previsto per il solo primo semestre dell'anno ammonta a 763 milioni di euro, con un incremento su base semestrale pari a circa il 30 per cento. Chiaramente non posso che essere soddisfatto proprio per le critiche e anche per l'allarme che avevo lanciato, soprattutto per gli scenari in rapida evoluzione (quello del Libano ne è un esempio più chiaro), ma anche per la situazione che sappiamo essere assai delicata e di conflitto vero e proprio che si sta verificando nel territorio dell'Afghanistan che, con la primavera e con la ripresa dell'offensiva dei talebani, potrebbe esporre gravemente il nostro personale. È chiaro che il Governo e il Parlamento devono fare tutto il possibile, a cominciare dallo stanziamento dei soldi necessari per garantire l'efficienza e la sicurezza dei nostri reparti impegnati in quel lontano Paese.

Per quanto riguarda gli elementi di novità contenuti nel decreto-legge, con particolare riferimento alle competenze della Commissione difesa, segnalo alcune disposizioni. L'articolo 4, comma 9, disciplina le attività di primo soccorso che possono essere svolte dagli infermieri militari, rendendo la procedura più adeguata alla realtà. L'articolo 4, comma 11, prevede la possibilità di corrispondere l'indennità di trasferta al personale civile della difesa comandato in missione fuori dell'ordinaria sede di servizio, al fine di evitare una disparità di trattamento con il personale militare.

L'articolo 5 prevede disposizioni penali applicabili nell'ambito della missione antipirateria denominata «Atalanta» a guida dell'Unione europea, cui l'Italia partecipa ai sensi dell'articolo 3, comma 14. In particolare, viene prevista la punibilità ai sensi degli articoli 1135 e 1136 del codice della navigazione dei reati commessi in alto mare e nelle acque territoriali della Somalia nell'ambito della citata operazione. Nella sostanza, si rende possibile l'intervento e la capacità di arresto (quindi, concretamente, del trattenimento) di pirati che altrimenti non avrebbero potuto legalmente essere trattenuti.

L'articolo 6, comma 3, prevede l'anticipazione entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto di una somma non superiore ai due sesti delle spese autorizzate dal presente decreto al fine chiaramente di assicurare la prosecuzione delle missioni internazionali senza soluzione di continuità. Per quanto riguarda le autorizzazioni di spesa riferite alle singole missioni e la disciplina applicabile al personale militare impiegato nelle missioni stesse, rinvio al contenuto delle disposizioni di cui agli articoli 3, 4, 5 e 6.

In conclusione, intendo sottolineare ancora una volta come la discussione sul presente provvedimento, pur inserendosi nel quadro di passaggi parlamentari che, come ho accennato in precedenza e come è stato discusso ampiamente anche oggi in Commissione, sono divenuti ormai di routine, non per questo può essere considerata di scarso rilievo: essa infatti rappresenta la principale occasione nel corso dell'anno per mostrare ai nostri militari impiegati all'estero il pieno sostegno del Parlamento.

A tal proposito vorrei, quindi, rivolgere un sentito ringraziamento a tutti i militari impegnati all'estero in missioni internazionali ed innanzitutto a coloro che operano nelle aree di crisi cruciali per la sicurezza mondiale, ma anche particolarmente rischiose per i militari impegnati. Mi riferisco soprattutto all'Afghanistan e oggi al Medio Oriente.

Ricordo, in particolare, che in Medio Oriente - accanto alla partecipazione Pag. 129massiccia di un nostro contingente in Libano, con la missione UNIFIL 2 - opera un piccolo e qualificato numero di militari italiani e di carabinieri, che svolgono il proprio lavoro in punti cruciali della Palestina come il valico di Rafah (mi riferisco anche alle Forze armate in generale a Hebron), divenuti ancora più a rischio dopo il riacutizzarsi della crisi israelo-palestinese.

Auspico, quindi, che la preziosa opera dei militari italiani, unitamente all'attività diplomatica del nostro Paese, possa contribuire alla pacificazione dei territori martoriati da annosi conflitti.

In conclusione, approfittando della presenza gentile e cortese del sottosegretario Mantica, (atteso che, mentre parliamo, autorevoli esponenti del Governo hanno anche rappresentato pubblicamente un problema reale e la disponibilità piena di un intervento di militari italiani nella zona di Gaza, qualora fosse necessario: la tregua consentirebbe il dispiegamento di una forza di pace), ritengo che il Governo dovrebbe informare l'Aula tempestivamente su quali siano le reali intenzioni del Governo e le disponibilità, chiaramente in attesa di un provvedimento formale presentato nelle Commissioni di competenza.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, non me ne vorrà il sottosegretario Mantica, che è stato tutto il pomeriggio con noi in Aula (e quindi anche lui, sicuramente, è molto stanco), ma credo che, in particolare da parte del Ministro degli esteri sarebbe stato opportuno, nella fase della discussione sulle linee generali, svolgere una relazione davanti al Parlamento. Ricordo, infatti, che, quando abbiamo approvato, qualche mese fa, il decreto-legge di proroga delle missioni, allo stesso modo non vi era stata una presenza attiva del Ministro in Aula. In questo momento, in cui ci apprestiamo a rinnovare il mandato per queste migliaia di soldati italiani impegnati su alcuni dei fronti più pericolosi e più rilevanti della politica estera del nostro Paese, francamente mi sarei aspettato un interesse maggiore da parte del Ministro rispetto alle opinioni e alle prese di posizione del Parlamento.

Credo che, più in generale, la politica estera e la politica di difesa meritino attenzione da parte del Parlamento e del Governo e, quindi, mi rammarico per il fatto di non avere avuto, ancora una volta, questa opportunità.

Riguardo al merito del provvedimento, la delegazione radicale dei deputati alla Camera sosterrà l'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge di rinnovo delle missioni internazionali: si tratta di un provvedimento importante per il nostro Paese e per i teatri nei quali le nostre Forze armate sono impegnate, perché, nel corso degli ultimi venti anni (in sede di Nazioni Unite, di Nato e, più in generale, nella comunità internazionale) si è affermato un principio importante, quello della responsabilità di tutti gli Stati per intervenire (laddove vi siano conflitti e crisi umanitarie) e cercare di salvare vite umane, fermare i conflitti e garantire il rispetto di alcuni diritti umani fondamentali.

Si tratta di un principio che è si andato evolvendo nel corso degli ultimi anni, in particolare quello della responsabilità di proteggere in sede di Nazioni Unite. Credo che l'Italia abbia fatto bene, nel corso di questi ultimi anni, a rafforzare anche la propria presenza all'interno delle missioni di peacekeeping - e, più in generale, delle missioni di pace condotte a livello internazionale -, perché si tratta di un investimento nella sicurezza (non solo dei luoghi dove si interviene, ma anche della sicurezza del nostro Paese), anche con riferimento alla rilevanza e al rispetto che un Paese può ottenere a livello internazionale, nella conduzione anche di altre campagne e di altre iniziative.

Per questo motivo, ritengo che stoni con l'approvazione del provvedimento in esame l'aver voluto presentare, in modo così rapido alla Camera, il disegno di legge di ratifica del Trattato di amicizia con la Libia, che si situa proprio in un mondo parallelo rispetto a quello del rinnovo del decreto-legge sulle missioni internazionali.

Si tratta di missioni internazionali che sono prevalentemente sotto mandato delle Nazioni Unite, alle quali il nostro Paese partecipa, e di missioni che avvengono all'interno della NATO. Dall'altro lato, ci troviamo a discutere e ratificare un Trattato che stabilisce un rapporto privilegiato, anche nella cooperazione militare e nella difesa, con un Governo come quello libico. Lo voglio sottolineare, perché le norme e il mandato che regolano l'attività dei nostri militari, ad esempio in Libano o in Afghanistan, sono norme e regole ben definite, che rispettano i criteri stabiliti a livello internazionale, ad esempio per la protezione dei civili e per l'attenzione necessaria alla ricostruzione dei Paesi nei quali si è coinvolti. Si tratta di accordi e mandati che mai prevedono una situazione di ricatto, di possibile presa in ostaggio, da parte dei Governi ospitanti. Ci sono collaborazione e un rapporto di sostegno reciproco, ma non si arriva a quello che si è visto stipulare nel Trattato con la Libia.

Venendo ai contenuti del provvedimento in esame, credo che una delle missioni internazionali di cui si discute, in particolare quella in Afghanistan, richiederebbe davvero una grande attenzione da parte del nostro Governo e del nostro Parlamento. Nel corso dell'ultimo anno la situazione in Afghanistan si è deteriorata in modo molto grave. C'è stato un aumento del 33 per cento degli attacchi dei cosiddetti insorgenti, vale a dire dei ribelli, nei confronti delle autorità legittime del Governo afgano; sono aumentati del 27 per cento gli attacchi che vengono compiuti con le cosiddette improvised-explosives devices a fianco delle strade, cioè con bombe che vengono lasciate lì e fatte esplodere a distanza; c'è stato un aumento del 30 per cento dei morti fra i militari dell'ISAF e della NATO che hanno partecipato a quella missione (un dato veramente preoccupante); abbiamo avuto il 56 per cento di aumento dei morti tra la popolazione civile.

Tutte queste missioni, che sono appunto definite missioni di pace a livello internazionale, prevedono un intervento militare che cerca di ripristinare le condizioni che consentono la ricostruzione di istituzioni e di una società dove la pace possa vivere e i diritti delle persone possano essere rispettati. Quando assistiamo, però, a missioni militari che, per le condizioni sul terreno, iniziano a produrre il 50 per cento in più di morti civili rispetto allo scorso anno, credo che questo ponga un interrogativo molto serio al nostro Governo e alle alleanze di cui facciamo parte, in particolare all'interno delle forze della NATO che sono in quel Paese, perché significa che qualcosa sta andando nella direzione sbagliata.

Oltre all'aumento delle morti di civili, in Afghanistan c'è stato l'aumento di oltre il 50 per cento anche dei rapimenti. Questo significa che la presa della criminalità organizzata su quel Paese sta aumentando. Quindi, a fianco di questa missione militare, credo sia necessario un impegno politico, in particolare in vista delle elezioni che ci saranno nel 2009, per far sì che non ci sia solo l'aspetto della repressione o della lotta al terrorismo come attività prioritaria delle nostre Forze armate e della nostra presenza in quel Paese, ma che si tenga conto degli aspetti relativi ai diritti individuali delle persone, alla costruzione di istituzioni responsabili, alla lotta alla corruzione, all'individuazione di strategie per limitare il peso delle organizzazioni che sono dedite al narcotraffico che mutino uno schema che ormai si è andato consolidando, che vede i narcotrafficanti finanziare gli attacchi e le organizzazioni terroristiche contro il Governo Karzai. Credo che questo meriterebbe una riflessione, in un momento in cui ci si appresta a confermare la presenza di circa tremila soldati in quel Paese.

Lo stesso vale, anche se la situazione è sicuramente un po' diversa, per il Libano, Pag. 131dove c'è un altro contingente importante del nostro Paese, la situazione politica è sicuramente molto fragile e gli accordi che sono stati stipulati tra le parti, che hanno visto la creazione di un Governo di cosiddetta unità nazionale, rischiano di essere sempre sottoposti a rischi di instabilità, che derivano dalle influenze che in quel Paese, in particolare, continuano ad esserci da parte del Governo siriano.

La crisi in Libano, che si è sviluppata due anni fa e che poi ha visto anche determinarsi una situazione di caos interno, legata all'attentato compiuto nei confronti dell'ex primo ministro Hariri e a molti altri attacchi terroristici che hanno decimato la classe dirigente di quel Paese, ha visto la comunità internazionale reagire con un provvedimento: l'iniziativa che è stata presa a livello internazionale è stata quella di creare un tribunale speciale per il Libano, che credo meriti tutto il sostegno da parte delle nostre istituzioni, perché mira ad affermare un principio di ristabilimento della giustizia, che sappiamo, dall'esperienza dell'ex Jugoslavia e da molti altri casi, essere un principio importante anche per il raggiungimento della pace. Su questo presenterò un ordine del giorno per impegnare ad un sostegno più preciso il nostro Governo.

Svolgo un'ultima considerazione, sulla nostra presenza al confine tra la Georgia e la Russia. Ricordiamo che questo conflitto, esploso la scorsa estate, ha raccolto l'attenzione di tutta la comunità internazionale e ha fatto molto preoccupare, anche per il riemergere del nazionalismo russo. Adesso sembra che questa vicenda sia finita un po' nel dimenticatoio. Voglio ricordare che la missione che è prevista, e che vede la presenza anche delle nostre autorità in Georgia, sconta ancora il limite, essendo una missione di monitoraggio, di non potere entrare nei territori dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud, che sono, di fatto, controllati dalle autorità russe. Penso che, se dobbiamo inviare dei militari o del personale civile per monitorare il rispetto degli accordi stipulati, essi debbano avere pieno accesso a tutte le zone del conflitto, pena l'impossibilità di potere svolgere il loro mandato.

Ci sarebbero molte altre considerazioni da fare, anche rispetto, ad esempio, alla situazione in Darfur, dove c'è - va riconosciuto - un primo impegno del Governo anche a facilitare, dal punto di vista logistico, l'attività delle organizzazioni umanitarie, ma mi riservo, sia con la presentazione di un ordine del giorno sia in fase di dichiarazione di voto finale, di poter argomentare ulteriormente, rispetto a quanto ho fatto adesso (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

È iscritto a parlare l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, svolgerò un intervento molto breve, perché abbiamo ripetutamente parlato delle missioni internazionali e ogni volta ripetiamo le stesse cose (anzi, sono tra quelli che si sono schierati contro il fatto che si intervenga costantemente con un provvedimento; a volte è stato addirittura chiesto, con emendamenti, di farlo ogni tre mesi).

Credo che la stabilizzazione non debba essere solo, purtroppo, relativa all'inamovibilità delle situazioni che stiamo vivendo in campo internazionale, cioè nei Paesi dove vi è guerra, dove c'è violazione dei diritti fondamentali della persona, dove, in fondo, c'è bisogno della presenza dei nostri militari. Se vi fossero elementi di novità importanti credo che il Governo dovrebbe venire in Parlamento a riferirne, però anche il fatto che ne ridiscutiamo così frequentemente, talvolta, può rischiare di apparire come un segnale di precarietà rispetto a missioni che, invece, hanno bisogno di continuità, di forza e di rappresentanza, anche delle istituzioni parlamentari, nei confronti dei nostri contingenti militari, chiamati a un compito così difficile, che portano avanti in maniera così importante, anche con grande considerazione in campo internazionale.

Certo è che le missioni militari all'estero, che stiamo seguendo come elemento forte della nostra politica estera, danno una caratterizzazione importante all'Italia; l'Italia non è il Paese che sta rifugiato nel proprio guscio, e che gli altri si facciano gli affari propri oppure se la cavino da sé, ma un Paese che decide di investire risorse importanti, tanto finanziarie quanto umane, dicendo: me ne occupo, perché mi appartiene quello che accade in certi Paesi, purtroppo colpiti così duramente da processi di guerra e di destabilizzazione.

Lavorare per la pace, lavorare per la stabilizzazione, lavorare per migliorare le condizioni umane di coloro i quali incolpevolmente in quei Paesi vengano a trovarsi in situazioni difficili, credo sia un grande merito dell'Italia e delle nostre Forze armate. Se qualcosa si può recriminare è semmai questo ripetersi delle approvazioni delle missioni, più che altro per problemi di tecnica finanziaria e di bilancio. La stessa considerazione politica che diamo alle missioni all'estero e alle nostre Forze armate dovremmo averla anche quando si formano i bilanci, perché i tagli sempre maggiori recentemente apportati alle nostre Forze armate finiscono per stressare gli uomini ed anche le attrezzature, e per minare la sicurezza di coloro i quali si recano in quelle missioni. Basti pensare al fatto che sostanzialmente sono state ridotte in maniera drastica tutte le attività di addestramento del personale e si sono ridotti drasticamente anche i reclutamenti: oggi abbiamo davvero Forze armate più vecchie e meno addestrate. Questo fa sì che si corrano dei rischi che non vorremmo fossero corsi.

Nella predisposizione del provvedimento legislativo in esame vi è stata discussione, ed anche una riformulazione da parte del Governo, per aumentare, forse per calcoli errati o forse per un'azione di contenimento portata avanti dal Ministro dell'economia e delle finanze, delle riduzioni che francamente lasciano perplessi. Penso che, nel prosieguo dei lavori, probabilmente riusciremo a stare nelle stesse misure precedenti, però si è così tentato ulteriormente di limitare lo sforzo che si deve compiere per le nostre Forze armate e per queste missioni. A questo punto verrebbe facile la battuta, ma la butto là e non ci voglio più tornare: se forse dessimo meno soldi a Gheddafi e un pochino di più alle nostre Forze armate, probabilmente la situazione andrebbe meglio.

Come è stato del resto ricordato dal collega che mi ha preceduto, abbiamo una situazione non tranquilla, anzi di grande preoccupazione in Afghanistan, dove aumentano gli attentati e le vittime, e subiamo (faccio parte anche della Delegazione parlamentare della NATO e sono vicepresidente della Commissione difesa) un martellamento, come italiani, nelle sedi internazionali perché vengano eliminati i caveat e le nostre presenze vengano sostanzialmente gestite in maniera più incisiva.

C'è stata una fase nella quale il Ministro degli affari esteri affermava che dovevano essere eliminati i caveat, mentre il Ministro della difesa non lo ha ritenuto. Probabilmente ci sono - anche all'interno del Governo e della maggioranza - opinioni diverse, però se non abbiamo la possibilità di incrementare gli organici di coloro i quali si recano in una situazione pericolosa come quella dell'Afghanistan, dovremmo perlomeno riconsiderare l'utilizzazione e l'impiego dei nostri militari che fanno parte della missione ISAF della NATO e non soltanto, per così dire, della presenza italiana concentrata in una regione. Altrimenti, rischiamo di essere meno efficaci ed anche meno apprezzati.

Da ultimo - e concludo, signor Presidente - occorrono maggiore attenzione ed investimenti. Al riguardo la collega Villecco Calipari ha presentato e mi ha fatto sottoscrivere un ordine del giorno: occorre più attenzione alle condizioni dei civili. Ritengo che si debba investire un po' di più soprattutto perché, se non progredisce la condizione globale culturale e sociale delle popolazioni, sarà ben difficile vincere la sfida che abbiamo raccolto in Afghanistan. (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, è noto che il presente decreto-legge fu varato dal Consiglio dei ministri il 18 dicembre scorso, quindi in anticipo rispetto a quanto avveniva in passato. Non è, tuttavia, questo il solo elemento sostanziale di novità che meriti di essere segnalato. Ve ne sono, infatti, almeno altri due.

Il primo elemento è l'orizzonte temporale del provvedimento: si è, infatti, ritornati alla vecchia cadenza di sei mesi dopo l'esperienza dei rinnovi annuali, ed il Ministro La Russa ha già fatto sapere di ritenere questo cambiamento un dato di legislatura (non è da escludere, però, che tale scelta sia stata dettata da un problema di coperture). Il secondo elemento di novità concerne, in effetti, proprio l'entità delle risorse allocate per gli interventi: per consentire la prosecuzione degli interventi all'estero fino al prossimo 30 giugno, sono infatti stati messi a disposizione ben 763 milioni di euro, una cifra imponente. L'incremento che si delinea è tanto più significativo se si tiene conto del fatto che a luglio sarà difficile realizzare risparmi sulle missioni che risulteranno ancora in corso, seppure presumibilmente vi possano essere tagli sul Libano, la Bosnia-Erzegovina ed il Ciad. Si devono poi aggiungere i 45 milioni per gli interventi legati alla cooperazione, reintrodotti dal Governo con l'intenzione di reperire per il 2009 un importo almeno pari a quello stanziato lo scorso anno. Non è, quindi, improbabile che alla fine dell'anno gli oneri da sostenere per gli interventi militari all'estero tocchino la quota di 1,3 se non 1,4 miliardi (il 30-40 per cento in più delle risorse stanziate dalla legge finanziaria per il 2007 per questi scopi, ed in ogni caso una cifra record per l'erario nazionale).

Entrando nel merito del decreto-legge, l'articolo 1 autorizza l'effettuazione di interventi di prima necessità in favore delle popolazioni dell'Afghanistan, dei Balcani e del Libano per circa 10,3 milioni di euro.

L'articolo 2 è dedicato genericamente agli interventi di sostegno ai processi di pace e stabilizzazione e contiene misure suscettibili di essere applicate a teatri diversi.

Ma il cuore del provvedimento è nell'articolo 3, posto che è al suo interno che si trova tutto il complesso delle missioni di cui è stata autorizzata la prosecuzione sino al 30 giugno prossimo. Il quadro è vasto, come prova la circostanza che vi siano ben 33 commi: anche se l'80 per cento delle forze impegnate continuerà a stazionare in Afghanistan, Libano e Kosovo, oggetto della proroga è una quantità di interventi di varie dimensioni, alcuni dei quali definibili come poco più che simbolici.

All'articolo 7 sono previste le coperture necessarie alle proroghe, pari ai detti 763 milioni di euro per sei mesi, che dovranno provenire interamente dal Fondo della finanziaria per il 2007, dotato però di un miliardo di euro per il 2009. Di questa dotazione, il prossimo 30 giugno, resteranno però poco più di 336 milioni, e conseguentemente il Governo dovrà elevare sensibilmente la spesa per sostenere la presenza all'estero delle nostre Forze armate nell'anno in corso (conseguenza anche di nuove missioni avviate dal Governo, in accoglimento di alcuni ordini del giorno di iniziativa parlamentare).

Constatiamo dunque che crescerà - e notevolmente - la presenza in Afghanistan, come si era già intuito all'indomani della conclusione della visita a Roma del generale Petraeus.

Alla partecipazione delle Forze Armate italiane all'ISAF e all'Eupol Afghanistan sono stati, infatti, destinati ben 244 milioni di euro, di qui al prossimo 30 giugno, che copriranno anche le esigenze del ridotto gruppo di finanzieri rischierati in teatro. Il nuovo limite quantitativo proposto dal Governo al Parlamento, per la consistenza del nuovo contingente, dovrebbe essere pari a 2795 effettivi, con 598 mezzi terrestri e 23 aeromobili al seguito: un numero che potrebbe essere soggetto anche a temporanei sforamenti, qualora venisse inteso come un valore medio massimo anziché come un tetto assoluto. Le maggiori spese previste serviranno anche a finanziare la permanenza in Afghanistan di quattro Tornado nei prossimi sei mesi.

Altri 192 milioni di euro assicureranno la prosecuzione della partecipazione italiana all'UNIFIL II e alla forza navale Euromarfor che ne costituisce la componente marittima con 2470 militari, 881 mezzi terrestri, tre navali e nove aeromobili al seguito, mentre ulteriori 97,5 milioni di euro andranno alle missioni militari in atto in Kosovo: la Joint Enterprise, la Eulex Kosovo, la Criminal Intelligence Unit, l'UNMIK e la MSU, ad alcune delle quali partecipa anche personale della polizia di Stato, con una presenza totale di 2405 uomini, 725 mezzi, tre navali e sei aeromobili. Poco meno di 18 milioni di euro alimenteranno il contingente nazionale di 408 uomini, 113 mezzi terrestri e due aeromobili, impegnati nella missione europea in corso Bosnia-Erzegovina e nota come ALTHEA, che si sperava di archiviare ancora l'anno scorso.

Accanto a questi interventi maggiori, come di consueto, hanno trovato spazio una serie di interventi, come già detto, più o meno simbolici, tra i quali: la proroga della TIPH 2 ad Hebron (dodici uomini), dell'EUBAM Rafah (quattro uomini ed un mezzo), l'avvio dell'Eupol Copps (un ispettore di polizia), tutte operanti in Palestina; la prosecuzione alla partecipazione alle due missioni in Congo note come Eupol ed Eusec (cinque uomini in tutto); quella all'UNFICYP rischierata a Cipro (quattro persone); quello alla EUMM Georgia, anch'essa sopravvissuta al 2008 (15 uomini).

Nel provvedimento trova, inoltre, conferma la presenza per noi importante di un nucleo di 51 finanzieri in Libia con funzioni di contrasto ai flussi migratori illegalmente diretti verso il nostro Paese. Costituisce, invece, un elemento nuovo la decisione di partecipare agli sforzi delle Nazioni Unite e dell'Unione africana in Darfur, stanziando 5,5 milioni di euro per permettere la partecipazioni di cento uomini e due elicotteri all'attività dell'UNAMID. In questo modo il Governo ha anche adempiuto ad un impegno contratto in Parlamento. Imprevista è, invece, la scelta di mettere a disposizione della missione europea di contrasto alla pirateria somala (Atalanta) ben 8,7 milioni di euro: questo dovrebbe bastare ad assicurare la presenza di una fregata classe Maestrale con 227 uomini di equipaggio in quelle acque turbolente. Anche questo caso, peraltro, il Parlamento ha offerto una solida copertura agli orientamenti emersi in seno al Consiglio dei ministri, avendo il Senato approvato proprio il 18 dicembre, a larga maggioranza, un ordine del giorno unitario sull'argomento.

Concludo affermando che non è difficile presumere che sul decreto-legge influiranno gli sviluppi in atto nel Medio Oriente. In particolare, qualora venisse raggiunta una tregua tra Hamas e Israele, e si decidesse l'invio di una forza internazionale di interposizione e monitoraggio, non sarebbe da escludere la partecipazione allo sforzo di qualche unità italiana, tanto più che il Ministro La Russa ha fatto esplicitamente cenno a questa ipotesi. Su tale argomento restiamo in attesa di eventuali, ulteriori, elementi novitari.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signora Presidente, il provvedimento che ci apprestiamo a valutare, e ad approvare, si inserisce in una lunga tradizione che vede l'Italia impegnata in missioni internazionali di pace. In modo particolare, credo sia doveroso il richiamo, per quanto attiene agli sviluppi più recenti, al decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito nella legge n. 45 del 2008. Questo non è un riferimento puramente cronologico, ma una citazione pour cause che mi servirà per richiamare una Pag. 135riflessione in ordine al ruolo che veniva assegnato, con questa misura, alla cooperazione civile.

Infatti, questo è un tema che ha una fortissima valenza politica, ma evoca una categoria e un'interpretazione del ruolo della nostra presenza anche sul terreno della promozione di una vita civile nei vari teatri in cui le nostre Forze armate sono meritoriamente appunto impegnate.

Il decreto-legge, peraltro, richiama considerazioni anzitutto di carattere generale perché evoca sostanzialmente due temi di fondo. Per quanto riguarda il primo, dobbiamo chiederci quale sia la proiezione internazionale del nostro Paese nel campo delle relazioni internazionali, e quale sia altresì il contributo che noi possiamo e dobbiamo offrire alla ricerca di una sicurezza globale che sia in grado di garantire possibilità di sviluppo e di progresso economico e sociale.

Vi è un secondo tema che credo assuma un preminente interesse per quanto attiene alla prospettiva che viene assegnata alle nostre missioni, e cioè, nel quadro del ruolo contemporaneo dell'Europa per la quale credo da tempo si debba auspicare una politica da grande potenza, qual è la nostra capacità di concorrere alla determinazione della politica estera e di difesa dell'Unione europea.

Credo che soprattutto nella giornata odierna, che è una giornata, a mio avviso, di importanza storica, quasi epocale non soltanto per gli Stati Uniti d'America ma per il destino dell'umanità intera, la giornata della proclamazione di Barack Obama, il tema del ruolo dell'Europa in un quadro mondiale che vedrà finalmente il superamento di politiche internazionali improntate, per così dire, a scelte di carattere unilaterale, il tema del multilateralismo, dell'impegno a che il dispiegamento delle forze persegua l'obiettivo di mission building, in un quadro di iniziative che abbiano soprattutto una funzione di peacekeeping, ebbene tutto questo mi pare qualifichi e imprima un segno assolutamente rilevante e - noi speriamo - di innovazione nel quadro delle scelte che si compiono a livello delle relazioni internazionali.

Non voglio peritarmi di passare, per così dire, in rassegna i vari teatri della nostra presenza. Voglio semplicemente richiamare, prima di procedere ad una riflessione che valuta positivamente e che prende atto di una resipiscenza del Governo in ordine al tema della cooperazione civile, alcuni dei teatri che, a mio avviso, sono emblematici e che dicono della qualità specifica e dell'apporto peculiare che la nostra presenza può contrassegnare e garantire.

Vorrei procedere, per quanto riguarda l'Europa, non soltanto alla tradizionale politica di buon vicinato nei confronti del Caucaso orientale, oltre che alla storica questione balcanica, ma mi riferisco alla necessità che l'Europa, e dunque l'Italia nel quadro del sistema dell'alleanza europea, svolga un ruolo di prevenzione anche per quanto concerne i conflitti cosiddetti congelati.

Sotto questo profilo la vicenda della Abkhazia e dell'Ossezia, più generalmente appunto della Georgia, è per molti versi emblematica. Qui la prospettiva non è semplicemente quella di produrre una cosiddetta zona cuscinetto, ma di promuovere, diciamo così, una presenza che sia in funzione di confidence building, cioè di riduzione delle tensioni tramite processi, che debbano essere promossi, di facilitazione dei contatti. Sotto questo profilo, io credo che dobbiamo estendere un nostro ruolo attivo. Sotto questo profilo, peraltro, mi pare di poter sollevare delle obiezioni critiche alle scelte che nel campo della politica estera soprattutto il Premier ha condotto.

Ritengo, infatti, che nel quadro di una logica di familiarizzazione della politica estera sia stato sottovalutata la natura spesso imperiale delle scelte della Russia contemporanea, un regime autocratico che vive l'ansia da grande potenza, che talora non è immemore di una tradizione di dispotismo orientale, che rilancia il mito slavofilo, e che recupera la tradizione del vecchio centralismo sovietico.

Mi pare, peraltro, di poter dire che noi diamo un'interpretazione da parte nostra, da parte del nostro partito, del tutto aggiornata dell'unità nazionale che in alcun modo pensiamo debba essere subordinata alla etnicizzazione delle condizioni di convivenza. Ritengo che se sarà questa la linea che accompagnerà la nostra missione, allora potremmo di nuovo affermare il primato, il ruolo di Governo e di guida di una scelta che risponde anzitutto ad una strategia politica.

Credo che la presenza militare valga e drammaticamente anche le vicende di Gaza e del contrasto, del conflitto presente appunto in Palestina suscitano in noi questo ammonimento. L'uso delle armi ha un valore soltanto in quanto vi sia un disegno politico, perché se non c'è un disegno politico le armi non risolveranno i problemi. Vorrei in qualche misura rovesciare l'antico detto latino, si vis pacem para bellum. Piuttosto si vis pacem para pacem: questa è l'ispirazione di una politica che sia lucidamente in grado di perseguire obiettivi strategici.

Il terzo teatro al quale vorrei fare riferimento è quello dell'Afghanistan soprattutto in relazione ad un deterioramento della situazione dovuto ai recenti attentati che sono stati connessi alla costruzione di una base a Farah, un territorio a forte presenza talebana. Peraltro in presenza di un allentamento dei controlli alle frontiere del Pakistan che costituiscono - diciamo così - una retrovia di presenze e di penetrazione di forze radicali e fondamentaliste.

Ebbene ritengo che la prossimità degli appuntamenti elettorali come fattore di legittimazione democratica, l'attivazione di una strategia politico-istituzionale, la lotta al narcotraffico possano costituire la bussola di orientamento delle scelte alle quali ispiriamo la nostra presenza. Bisogna rafforzare e ampliare l'iniziativa politica sia in direzione di un'ottica regionale coinvolgendo le repubbliche centroasiatiche e il Pakistan e non bisogna assolutamente sottovalutare o consegnare ad un'interpretazione puramente militarista la questione delle vittime civili: novecento soltanto nel 2008. Ritengo che una politica che sia consapevole della compresenza di questi fattori e che sappia fare sintesi di un'iniziativa eminentemente politica risponda ad un'ispirazione coerente e di fedeltà alle tradizioni più autentiche della storia della politica estera del nostro Paese.

Infine, un'ultima considerazione su un ultimo teatro che oggi può apparire persino secondario: quello della ex Jugoslavia, del Kosovo e della Serbia. La nostra presenza non può essere disgiunta da un rafforzamento dell'iniziativa politica che affronti il problema del ruolo della Serbia e delle prospettive della integrazione europea di questo Paese: integrazione che in qualche misura potrà contribuire ad una stabilizzazione del quadro e alla definizione di nuovi equilibri.

Infine, per concludere, non voglio assolutamente sottovalutare altri teatri. Penso in modo particolare alla questione libanese ma so che la collega onorevole Villecco Calipari interverrà in modo approfondito su questo tema: quello del disarmo degli Hezbollah, della garanzia di una zona cuscinetto demilitarizzata. I risultati e gli apprezzamenti che la nostra presenza è riuscita a guadagnare - posso esserne testimone anche alla luce di un recente viaggio condotto con i membri della Commissione esteri in Siria - il riconoscimento e gli apprezzamenti che sono stati elargiti anche in quell'occasione alla nostra presenza dicono di una linea che, peraltro, va ricondotta in modo particolare alla definizione strategica che il precedente Governo aveva assunto e perseguito.

L'ultimo tema, per concludere: rivolgendomi al sottosegretario Mantica, che ringrazio per l'attenzione, la passione e la competenza con le quali segue i dibattiti in Commissione esteri (tutti sanno che ho un rapporto di cordiale stima ed amicizia, che credo e spero siano ricambiate, con il sottosegretario Mantica), voglio prendere atto dello sforzo che il Governo ha compiuto.

In modo particolare, va apprezzato il fatto che il finanziamento per il primo semestre alla cooperazione civile, di 45 Pag. 137milioni di euro, non sia stato desunto utilizzando i fondi ordinari della legge n. 49 del 1987, utilizzazione che non sarebbe stata praticabile, anche in relazione al fatto che i fondi disponibili sono stati largamente decurtati - e su ciò esprimiamo un giudizio largamente negativo - nell'ambito delle misure di politica finanziaria di questo Governo. Tuttavia, nel prendere atto positivamente di questo impegno e nell'auspicare che anche per il secondo semestre venga messa a disposizione una cifra di pari entità, non possiamo non sottolineare il fatto che questo esito, del quale prendiamo positivamente atto, sia stato frutto anche della pervicacia, dell'ostinazione e della coerenza con la quale, da parte del nostro gruppo, si è battuto il tasto affinché il Governo maturasse una scelta diversa da quella non condivisibile che aveva caratterizzato la prima stesura del testo.

Inoltre, vi è un significato aggiuntivo che voglio segnalare, rispetto a questa scelta, perlomeno nell'interpretazione che noi ne diamo, cioè riteniamo che la misura avrà un maggiore significato e si caricherà di un senso più positivo, se non sarà semplicemente una scelta di natura finanziaria, ma segnerà l'approdo all'acquisizione di una convinzione che riteniamo debba essere interiorizzata anche dall'attuale Governo, non soltanto nel quadro dello sforzo, che va ripreso, per una ridefinizione della legge n. 49 del 1987 e di un suo opportuno aggiornamento, ma anche per quanto riguarda la valorizzazione del ruolo della cooperazione civile.

Il responsabile di Intersos ha recentemente trasmesso agli organismi parlamentari e al Governo un documento, una sorta di promemoria, che definisce un'interpretazione culturale della cooperazione, che a me pare del tutto aggiornata e tale da integrare, nella distinzione e nella differenza dei ruoli, le funzioni di assistenza preparatoria, che meritoriamente svolgono anche le nostre Forze armate. Del resto, se sviluppassimo un ragionamento di natura controfattuale e ci domandassimo quale sarebbe stata la risultanza di una scelta, da parte del Governo, che avesse voluto procedere nella continuazione di un diniego, avremmo dovuto constatare allora che le missioni internazionali sarebbero state prive dell'accompagnamento di rilevantissime iniziative di cooperazione; tale diniego avrebbe determinato uno squilibrio politico inaccettabile, oltre al fatto che interventi ormai consolidati da parte della cooperazione avrebbero rischiato di essere appunto vanificati.

Dico ciò per affermare che, pur nel quadro di un convinto apprezzamento del contributo che le nostre forze militari danno nell'ambito delle strategie che abbiamo dispiegato in relazione alle missioni militari, resta pur sempre fermo il fatto che la presenza militare non è un fine, è uno strumento. È uno strumento certamente indispensabile in determinate situazioni, ma non costituisce l'orizzonte di valore finalistico al quale appunto guardiamo. Questo orizzonte si solidifica e si materializza nella necessità di ristabilire condizioni di vita civile e di crescita comunitaria che vadano nel segno della cooperazione, della distensione e della pace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, siamo di nuovo qui in quest'aula, a poche settimane dal decreto-legge con cui abbiamo prorogato e rifinanziato alcune missioni.

Le norme che discutiamo, in effetti, hanno un duplice contenuto: da un lato, definiscono lo stato giuridico, il trattamento economico, la giurisdizione penale e quella contabile da applicare al personale e ai reparti impiegati nelle missioni internazionali; dall'altro, autorizzano la spesa necessaria a garantire, per un periodo di tempo prefissato, la partecipazione italiana alle varie missioni, attraverso l'attività di cooperazione e/o quella militare delle nostre Forze armate, definendo lo status internazionale di ciascuna missione.

Questa è la prassi normativa in uso da tempo. Lo strumento legislativo cui si è fatto ricorso è sempre stato il decreto-legge. Per un lungo periodo di tempo i decreti-legge sono stati semestrali, poi annuali. Ora, con questo provvedimento, si torna all'autorizzazione semestrale.

Facendo un bilancio di massima si può dire che, negli ultimi dodici anni, abbiamo discusso in quest'Aula dodici leggi finanziarie e circa venti decreti-legge per le missioni militari. Una discussione che è stata sempre molto attenta e partecipata e a volte anche aspra ma, per troppi aspetti, ripetitiva: non vi è, infatti, alcuna necessità, dal punto di vista legislativo, di ridefinire periodicamente le norme che regolano la natura del trattamento giuridico ed economico che ho prima richiamato le quali, sostanzialmente, vengono con la stessa periodicità riconfermate negli stessi contenuti.

In questa situazione ho ascoltato con molto piacere quanto affermato anche dal presidente Cirielli - lo ha fatto sia prima in Commissione che stasera in Aula - ovvero che si potrebbe ovviare con l'approvazione di una legge-quadro che definisca, una volta per tutte, la cornice giuridica di tali trattamenti e lasciare, invece, alla discussione parlamentare il diritto-dovere di approfondire quegli aspetti relativi alla durata, ai compiti e agli obiettivi ma soprattutto alla valutazione dei risultati e alle ragioni in grado di legittimare, di volta in volta, l'uso della forza militare, in assoluta coerenza con la nostra Costituzione. Ritengo che si tratti di una necessità avvertita non soltanto da noi e proprio le aperture del presidente della Commissione difesa mi sembra vadano in tal senso.

Il nostro gruppo, da tempo, ha presentato una specifica proposta di legge che mi auguro si riesca a discutere e a votare rapidamente. Tuttavia, in attesa di queste nuove norme, nella situazione attuale riteniamo utile - e per questo abbiamo presentato un emendamento - impegnare il Governo a riferire di persona alle Camere sull'andamento e i risultati conseguiti. Riteniamo utile ciò soprattutto riguardo a due missioni che sono sicuramente le più delicate nell'attuale situazione nonché le più critiche: l'Afghanistan e il Libano.

Vorrei venire ad un altro punto che è stato toccato dall'intervento del presidente Cirielli: quello relativo alle autorizzazioni di spesa. Il Ministro della difesa La Russa ha enfatizzato il fatto che sono stati stanziati 675 milioni di euro per i primi sei mesi del 2009, specificando che 604 milioni andranno alle missioni già esistenti nel 2008, 55 milioni andranno alle assicurazioni, 9 milioni alla missione anti-pirateria. Egli ha presentato queste cifre come un incremento del 30 per cento.

A fare, però, bene i conti, ci si accorge che l'incremento di risorse, di fatto, non c'è: infatti, il provvedimento riguarda il primo semestre del 2009 ed introduce nuove missioni. Si potrà parlare di incremento di risorse soltanto nel momento in cui, nell'arco dei dodici mesi, verrà superata quella cifra pari a un miliardo di euro che fu stanziata nella precedente legge finanziaria, approvata dal Governo di centrosinistra. Potrebbe, infatti, accadere che nel secondo semestre non venga aumentato lo stanziamento residuo e che venga invece operato qualche ridimensionamento di spesa, come molto spesso, in altre occasioni, ha ventilato lo stesso Ministro della difesa.

Credo che gli elementi un po' propagandistici spesso utilizzati da questo Governo siano da limitare, soprattutto quando si tratta di problematiche attinenti al rischio delle nostre stesse Forze armate, all'interno di alcune contesti.

Vorrei anche aggiungere che, a mio avviso, la ripartizione di risorse a favore del primo semestre tende a mettere in ombra l'ennesimo insuccesso che il Ministro della difesa ha subito nuovamente nel confronto con il Ministro dell'economia e delle finanze. Le Difesa, infatti, aveva chiesto di finanziare con il decreto-legge cosiddetto «Missioni» tutte le varie voci delle missioni internazionali, senza ricorso alcuno al bilancio ordinario. Detto in altri termini, i costi di una missione avrebbero dovuto ricomprendere quelli che vengonodefiniti anche i costi intermedi, cioè le spese di manutenzione e di ripristino dei mezzi impiegati, il cui ciclo vitale si riduce fortemente in ragione delle condizioni ambientali ed operative.

Un altro punto che devo rammentare in quest'Aula è la partecipazione della nostra Marina militare alla missione denominata «Atalanta»per contribuire alla dissuasione, alla prevenzione e alla repressione degli atti di pirateria e delle rapine a mano armata al largo della Somalia. Essa è stata votata dal Consiglio dell'Unione europea del 10 novembre 2008, con l'approvazione dell'azione comune 2008/851/PESC.

L'attività di manutenzione della nostra flotta, appunto laddove si prevede una missione di questo tipo, assume quindi carattere di assoluta indispensabilità e urgenza in ragione, anche, della paralisi produttiva in cui è venuta a trovarsi l'arsenale militare di Taranto. Le navi della nostra marina militare navigano in quasi tutti i mari del mondo e Taranto e La Spezia sono i due arsenali che ne garantiscono la piena efficienza. Abbiamo sollevato, anche personalmente, la questione di Taranto durante la discussione, nella scorsa settimana, del decreto-legge cosiddetto «anticrisi» con un emendamento che avevamo presentato e che tendeva a garantire un piano di interventi straordinari assolutamente urgenti, ma che è stato ritenuto inammissibile perché riferito ad una realtà microsettoriale. Oggi è difficile capire come sia stato dichiarato inammissibile quell'emendamento, definendolo microsettoriale.

Chi ha - e vorrei fare qui un riferimento alla matematica - dimestichezza con questa materia potrebbe rifarsi a quella che è la sfera di Riemann, per spiegare che se Taranto rappresenta il punto tangente della sfera con un immaginario piano dei mari del mondo, l'Oceano indiano è il punto all'infinito dove navigano le nostre navi e che vi è una corrispondenza biunivoca tra l'arsenale di Taranto e il luogo di tutti i punti dove si trovano le nostre navi. Resta il fatto che, anche senza scomodare i grandi matematici, i soldi per l'ammodernamento e il funzionamento degli arsenali, primo fra tutti quello di Taranto, bisognerà trovarli se vogliamo onorare proprio questi impegni che oggi ci apprestiamo a varare e il Governo farebbe bene a farsene carico.

Per quanto riguarda, invece, alcune situazioni relative ad alcuni contesti territoriali, cui faceva prima riferimento anche l'onorevole Corsini, speriamo tutti che la tregua raggiunta a Gaza possa durare e consolidarsi. Il numero dei morti e dei feriti e le sofferenze inflitte alle popolazioni civili hanno già superato la soglia di ogni sopportabilità. Quando nel 2006 si accese il conflitto israelo-libanese, l'Italia assunse un ruolo leader nel tentativo - riuscito - di fermarlo. Tuttavia, vi fu anche chi vide, in quell'impegno italiano, un eccessivo attivismo. Per rispondere a questi dubbi basterebbe ora chiedersi cosa sarebbe accaduto ai confini con il Libano durante queste ultime tragiche settimane senza la presenza della forza UNIFIL. La missione libanese ha riconfermato, in questo drammatico frangente, la sua piena validità e merita oggi ancora più attenzione, sebbene anche recentemente qualcuno l'abbia criticata - ricordo, a tal proposito, due mozioni presentate al Senato - e può diventare un modello cui ispirarsi per una presenza internazionale anche in Palestina.

Altra situazione tuttora ad alto rischio è quella in Afghanistan. Sosteniamo da sempre che la pace in Afghanistan non può venire dalla sola iniziativa militare, ma è necessaria una decisa iniziativa politica per affrontare le grandi priorità che rendono insostenibile la vita della popolazione afghana. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare che in Afghanistan vi è la fame. Il 53 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e i dati ufficiali ci dicono che il 70 per cento della popolazione non ha un lavoro legale, il 60 per cento non dispone di energia elettrica e il 70 per cento della popolazione adulta non va oltre l'istruzione elementare.

Vi sono un tasso di analfabetismo femminile (che addirittura arriva all'85 per Pag. 140cento) e un tasso di mortalità, per quanto riguarda le donne e con riferimento al parto, che è il secondo più elevato al mondo (1.800 morti ogni 100 mila nati vivi). A rilevare questi dati è il rapporto UNICEF sulla condizione dell'infanzia nel mondo presentato a Roma il 15 gennaio. Alle donne afghane, quindi, non è solo non garantito il diritto all'istruzione, ma - stando a questi dati - neppure il diritto alla vita e alla maternità.

Penso che non si possa rimanere dopo molti anni che siamo lì in quel contesto indifferenti e non fare qualcosa. Poco fa l'onorevole Bosi ha fatto riferimento ad un ordine del giorno, che mi auguro domani il Governo accoglierà, perchéè stato firmato da rappresentanti di tutte le forze politiche presenti in questo Parlamento e che tratterà dell'attenzione, delle iniziative e della cooperazione civile che il nostro Governo mi auguro possa attuare ed incentrare anche su questo tipo di problematiche.

Infine, vanno rafforzate iniziative tese a contrastare la produzione del traffico dell'oppio, tenendo presente (forse su questo bisognerebbe riflettere con più attenzione) che probabilmente su questo terreno potrebbe essere possibile trovare il sostegno di Stati confinanti con l'Afghanistan e che ritengono di essere minacciati da questo stesso traffico.

Per questo penso che la stabilizzazione e la pacificazione dell'Afghanistan non possano non prevedere un coinvolgimento degli Stati di quell'area. Quindi, apprezzo e spero che le dichiarazioni rese alla stampa dal Ministro Frattini su una conferenza regionale che si dovrebbe tenere in giugno a Trieste diventino realtà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mogherini Rebesani. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, intervengo dopo diversi interventi che hanno già toccato molti punti sui quali non tornerò anche per l'orario in cui stiamo affrontando questa discussione.

Per la verità, debbo dire che provo anche un po' di tristezza (forse dipende dal fatto che sono alla mia prima legislatura) perché si affronta a quest'ora una discussione così seria e importante (che riguarda tanti nostri concittadini all'estero e tante altre persone che vivono al di fuori dei nostri confini), in un'aula assolutamente deserta, salvo pochissime ed encomiabili eccezioni, ma che si limitano solamente a poche unità.

Intervengo per ribadire - se ce ne fosse bisogno, ma domani torneremo su questo - il sostegno del nostro gruppo alla partecipazione dei nostri militari alle missioni internazionali, così come sono state definite negli ultimi anni da quei contesti internazionali multilaterali che sono chiamati a farlo. Infatti, crediamo che oggi più che mai la via della pace passi per un'azione sempre più concordata e concertata tra attori, paesi, Stati nazionali e alleanze militari e politiche che siano in grado di affrontare i problemi della sicurezza internazionale e della pace nel mondo in modo concertato e il più possibile coordinato tra diverse dimensioni.

Abbiamo valutato positivamente anche il fatto che la scadenza del decreto-legge in esame sia tornata ad essere semestrale, perché concordiamo sul fatto che sia utile avere ogni sei mesi la possibilità di valutare e, quindi, eventualmente modificare la presenza dei nostri soldati sugli scenari internazionali con una maggiore flessibilità.

Tuttavia, ci sono alcune osservazioni, in particolare tre, che - pur non modificando il nostro orientamento positivo rispetto al voto sul decreto-legge - sono però tre punti fondamentali di osservazione e di critica (debbo dire la verità) al modo con il quale il Governo ha impostato questo decreto-legge.

Il primo (lo ricordava prima di me l'onorevole Villecco Calipari) riguarda le modalità di spesa. La nostra non è un'obiezione relativa al fatto - anzi tutt'altro - che viene aumentata la spesa per la presenza della nostra partecipazione Pag. 141alle missioni militari per i prossimi sei mesi. Il problema è che questo decreto-legge non indica in nessun modo (e il Governo, purtroppo, fino ad oggi in Commissione non lo ha ancora indicato) con quali modalità a partire dal giugno prossimo per i successivi sei mesi le missioni possono essere rifinanziate con lo stesso standard, mantenendo quindi lo stesso impegno di questi primi sei mesi del 2009, senza sforare il fondo attualmente previsto.

È come se a chi chiede un aumento di stipendio si rispondesse semplicemente dandoglielo tutto la prima settimana invece che l'ultima del mese. Benissimo, avremmo tempo per fare la spesa le prime due settimane, ma nelle ultime due restiamo con il dubbio di come riusciremo a far fronte alle spese necessarie. Quindi, si tratta sostanzialmente di un anticipo di cassa, non si tratta di un aumento, e per questo sospendiamo il giudizio e verifichiamo quale sarà a giugno l'impegno che il Governo riuscirà a proporci.

La seconda osservazione - ne parlava molto bene l'onorevole Corsini e lo riprendo - è forse quella più rilevante dal punto di vista politico: il Governo si è presentato con un decreto-legge che ha visto cancellato - non ridotto, ma totalmente cancellato - l'articolo relativo alla cooperazione civile sugli scenari delle missioni internazionali. Non credo che questo sia avvenuto per una svista.

L'onorevole Calipari parlava del fatto che il Ministro della difesa probabilmente ha perso la battaglia con il Ministro dell'economia; ma se il Ministro della difesa l'ha persa, il Ministro degli affari esteri forse non l'ha neanche iniziata a combattere. Infatti, il taglio di questo capitolo di spesa segue la decisione che il Governo ha assunto ed ha confermato di annullare sostanzialmente le spese per la cooperazione in sede di legge finanziaria. Allora, io non posso che vedere un disegno strategico del Governo, una scelta ad eliminare un intero capitolo di spesa dal bilancio del Ministero degli affari esteri che è quello della cooperazione allo sviluppo.

Il sottosegretario Mantica stamattina in Commissione ci ha rassicurato sul fatto che la cooperazione è una scelta strategica per il nostro Paese, non si tratta di fare la carità o di fare del buonismo, ma di curare anche gli interessi nazionali. Bene, in sede di finanziaria questa scelta il Governo non l'ha compiuta; ci auguriamo che domani in Aula l'emendamento che ripresenta l'articolo che finanzia la cooperazione civile sugli scenari delle missioni internazionali venga effettivamente approvato, perché la scelta che non si finanzi la cooperazione internazionale negli scenari laddove i conflitti sorgono, ovvero prima che ci siano le missioni internazionali è già stata compiuta. La scelta di tagliare i fondi per la cooperazione civile negli scenari dove, invece, sono presenti le missioni è stata casualmente accompagnata alla scelta di ripresentare il finanziamento per la cooperazione fatta dai militari.

Il Ministro La Russa ha anche argomentato in Commissione che in fondo la cooperazione la fanno meglio i militari che non i civili. Ora se questo è l'orientamento del Governo credo che ci sia molto da preoccuparsi, ma non per le ONG o per i cooperanti, non è una questione di interessi di bottega, è una questione di opportunità. Chi fa meglio il proprio mestiere è bene che sia chiamato a farlo. Pensare che ci possa essere una confusione di ruoli e di funzioni tra militari e civili credo sia svilente per i militari che hanno scelto un altro mestiere nella vita e sono stati formati a svolgere un altro ruolo piuttosto che i cooperanti, per i cooperanti stessi e per le popolazioni civili dei Paesi dove noi interveniamo sia militarmente sia dal punto di vista civile.

Terzo punto di inquietudine rispetto a questo decreto-legge è forse quello di più lungo periodo e sul quale ci impegniamo di più in questa discussione: lo abbiamo fatto in Commissione, lo facciamo oggi in Aula e ancora domani. Non è dato sapere, purtroppo, ad oggi qual è l'orientamento politico del Governo relativamente alla definizione strategica delle linee delle missioni internazionali.

Il presidente Cirielli ha denunciato, io credo molto bene, sia in Commissione sia in Aula, il fatto che la discussione sulle missioni internazionali ha dignità e deve avere dignità di discussione politica rilevante sia per il Paese sia per le istituzioni che lavorano per il Paese. Il fatto che siamo costretti semplicemente ad un passaggio di routine burocratico, dove parliamo soltanto di quantità e non di qualità degli interventi, è non soltanto svilente per il lavoro che stiamo facendo ma temo non ci aiuti a migliorare il lavoro nel teatro delle missioni internazionali.

Oggi si è insediato il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Obama ha sin da subito parlato della necessità di rafforzare l'impegno su alcuni teatri di conflitto internazionale cruciali, ha fatto l'esempio dell'Afghanistan. Ma in America, per esempio, relativamente allo scenario dell'Iraq da molto tempo va avanti la discussione su come si risolve quella situazione di conflitto ancora presente.

È chiaro ormai in tutto il mondo, a partire dagli Stati Uniti d'America, che a qualsiasi aumento di impegno dal punto di vista militare, se non corrisponde un aumento di impegno dal punto di vista politico e diplomatico, quell'impegno militare viene a perdere tutto il suo potenziale. Petraeus soltanto un mese fa è venuto a Roma a dirci che in Iraq, dal suo punto di vista, la strategia ha funzionato - su questo possiamo aprire una discussione ma non è il nostro tema di stasera - perché accanto al surge militare, ossia accanto all'impegno più massiccio di militari, vi è stato un surge politico e diplomatico che ha consentito di raggiungere tre obiettivi: migliorare la sicurezza sul terreno - riporto le sue parole senza sposarle necessariamente - trasferire poteri e competenze alle autorità locali e migliorare la qualità della vita della popolazione civile. Ora è ovvio che questi tre obiettivi non si possono raggiungere semplicemente e puramente con un ragionamento quantitativo su quanti uomini, quanti mezzi, quante armi e quanti aerei mandiamo su uno scenario di crisi.

Mentre gli Stati Uniti, non soltanto la parte democratica e il nuovo Presidente, ma i livelli militari di una potenza come gli Stati Uniti, si interrogano oggi su quali siano gli strumenti politici, diplomatici e civili per realizzare questo scenario, in quadri che chiaramente non si stanno risolvendo, come quello afghano, e tutto il mondo in questo momento si interroga sul modo in cui provare a cambiare la direzione dell'intervento in Afghanistan per renderlo più di successo, noi discutiamo a scatola chiusa di quanti uomini e di quanti soldi, senza mai toccare le questioni che attengono a interrogativi quali: per fare cosa, dove, come, quando, con chi.

Vi è un'assenza totale di dibattito politico: penso al tema dell'Afghanistan, dove soltanto dalle parole del sottosegretario Crosetto, un paio di giorni fa, abbiamo saputo cosa faranno gli uomini che andranno in più in questo semestre e a cosa saranno destinati i fondi in più che saranno destinati a quello scenario. È possibile che soltanto dalle parole di un sottosegretario, nel momento in cui si inizia a discutere sul provvedimento, si possa conoscere un orientamento di massima, senza che questo sia minimamente fatto oggetto di discussione del Parlamento? È o non è il Parlamento il luogo dove si discute insieme al Governo l'orientamento della politica estera e di difesa di questo Paese e sono, o non sono, le missioni internazionali uno degli strumenti principali di questo quadro?

Un altro esempio è Gaza. Se nulla cambia, noi domani voteremo la conversione di un decreto-legge che propone il rifinanziamento di una nostra missione a Rafah (Gaza) che comprende quattro carabinieri, mentre oggi dalle colonne del Corriere della Sera sappiamo che il Presidente del Consiglio si impegna a mandarne sedici. Qualsiasi cittadino direbbe che siamo matti, perchéè possibile che si discuta sui giornali una cosa nel momento stesso in cui il Parlamento è impegnato a votare sulla stessa materia una cosa differente?

È evidente che c'è bisogno di un luogo - che può essere la discussione, e speriamo, il rapido incardinamento della legge quadro sulle missioni internazionali - dove il Parlamento e il Governo possano lavorare insieme per definire la linea strategica dell'Italia sul quadro delle missioni internazionali. In assenza per il momento di questa discussione e di questa approvazione (che noi ci auguriamo avvenga nel più breve tempo possibile), noi ripresenteremo come annunciato dall'onorevole Villecco Calipari un emendamento. Con esso chiederemo al Governo che ogni tre mesi (visto che la scadenza è semestrale e ciò significa, sostanzialmente, a scadenza utile per affrontare la discussione in vista del prossimo rifinanziamento delle missioni) offra al Parlamento la possibilità di valutare politicamente il contenuto e non soltanto il contenitore delle missioni internazionali.

Credo davvero che su questo abbiamo una responsabilità non soltanto verso i nostri militari impegnati nelle missioni internazionali, ma anche rispetto al Paese. Questi sono temi sui quali in passato (ma credo anche attualmente) c'è una sensibilità nel Paese che probabilmente è superiore a quella che noi nelle istituzioni stiamo dimostrando stasera. Credo, inoltre, che fuori vi sia qualcuno che ci guarda mentre discutiamo di ciò e vederci soltanto parlare di numeri e non di ciò che c'è dietro ad essi credo sia particolarmente svilente non soltanto per chi è quei numeri, ma anche per chi vorrebbe capire davvero come quei numeri possono contribuire a rafforzare la pace nel mondo. So che ciò può sembrare retorico, ma è obiettivamente quello che le nostre missioni stanno provando a fare in giro per il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 2047-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la IV Commissione, onorevole Cirielli.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, nulla da replicare.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia alla replica.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.


 

 


TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO FABIO EVANGELISTI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2047-A

FABIO EVANGELISTI. Nel rilevare con piacere che questa volta al decreto-legge che ci apprestiamo a convertire in legge non è stato accorpato nessun altro provvedimento Pag. 154«analogo», come è accaduto lo scorso ottobre con il decreto-legge n. 147 del 2008, noto invece con dispiacere la svolta «militare» (spero non anche militarista) contenuta in questo decreto, nel senso di una maggiore forza data alla presenza dei militari ai quali viene riconosciuto un ruolo non solo di garanti della sicurezza, ma anche del benessere delle popolazioni da assistere, a scapito della presenza dei civili.

Infatti, nelle voci di spesa non sono più previsti (più esattamente spariti) gli oltre 100 milioni di euro che, nel precedente decreto, garantivano fondi alle attività di cooperazione civile. Ebbene, è certo che, dopo che la finanziaria ha ridotto a 320 milioni di euro il contributo alla cooperazione, con una riduzione di oltre il 56 per cento di quanto previsto dalla manovra 2008, questa ulteriore decisione arriva come una mazzata, laddove l'Italia aveva assunto, a livello internazionale, impegni vincolanti per stanziare entro il 2010 lo 0,51 per cento del PIL per poi raggiungere lo 0,7 previsto per il 2015. Gli obiettivi del Millennio si possono ormai considerare carta straccia.

Per fortuna, in Commissione abbiamo messo una pezza con un emendamento del relatore per ripristinare 45 milioni di euro per i primi sei mesi. È davvero triste constatare come la prima voce di spesa a «pagare» per le crisi finanziarie ed economiche, provocate comunque da adozioni di etiche discutibili a qualsiasi livello, è la solidarietà, ovvero lo slancio verso la cooperazione che non è solo aiuto concreto ai piani di sviluppo di paesi in difficoltà, ma è anche aiuto a noi stessi, come esseri umani. I fondi affidati alla Direzione generale cooperazione della Farnesina sono stati di fatto cancellati così come sono scomparse le voci a supporto della ricostruzione o dei processi di pace e di stabilizzazione, che configuravano l'opera e il lavoro dei cooperanti e che ha sempre caratterizzato le missioni italiane all'estero. Insomma, tutto adesso passa in mano ai militari.

In questo testo, i commi 1 e 2 dell'articolo 6 consentono all'amministrazione della difesa, di attivare le procedure d'urgenza per l'acquisizione di beni e servizi in caso di urgenti esigenze connesse con l'operatività dei contingenti e accertata l'impossibilità di provvedere attraverso contratti già operanti ma, soprattutto, viene autorizzata a ricorrere, in caso di necessità e urgenza, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato e ai capitolati d'oneri, ad acquisti, in relazione alle esigenze di revisione generale, di mezzi da combattimento e da trasporto, di esecuzione di opere infrastrutturali aggiuntive e integrative, di apparati di comunicazione e per la difesa nucleare, biologica e chimica.

Nel mio intervento sul precedente decreto di proroga, il n. 147, avevo sottolineato la questione dei tagli alla Difesa, stigmatizzata dallo stesso ministro, perché poteva avere ripercussioni sul ruolo internazionale dell'Italia, con particolare riferimento all'Afghanistan dove l'impegno di tutti è rivolto soprattutto al consolidamento delle istituzioni democratiche e alla lotta al narcotraffico, anche se quest'ultima prospettiva appare ormai logorata. Che la crisi in Afghanistan costituisca il reale terreno di sfida per la comunità internazionale, e per l'Italia, a differenza di altre aree di crisi nelle quali la presenza militare è integrata in un processo politico avviato verso una soluzione, come nel caso dei Balcani, è chiaro a tutti.

Dopo l'attentato nella provincia di Herat, lo scorso novembre, dove operano anche i militari italiani, nel quale sono rimasti uccisi due soldati spagnoli, è stata sollecitata la necessità di aumentare i fondi per le missioni internazionali e garantire quindi anche la sicurezza dei militari impegnati in Afghanistan. Certo, conosciamo tutti i rischi legati alla nostra presenza in questa zona delicata e credo vada garantita l'incolumità dei nostri militari, ed è ovvio che perché questo si verifichi necessitano maggiori fondi. Ma lo stesso Ministro della difesa ha realisticamente precisato che questo significa che non si può più garantire la presenza dell'Italia in tutte le missioni previste in questo decreto, che vieppiù si arricchisce Pag. 155anziché diminuire. L'ultimo «ingresso», infatti, è la missione che ci vede (dovrebbe vedere) impegnati in Georgia dopo l'ultima crisi con la Russia. Allora forse è il caso di cominciare a riconsiderare questo nostro impegno internazionale che sembra avere le stesse caratteristiche dell'universo: continua a espandersi.

Tornando al decreto in oggetto, è prevista addirittura una nuova voce di spesa non prevista dal precedente governo: 16,3 milioni destinati all'impiego di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, Bahrain e a Tampa, si legge «per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan ed Iraq» ma non appaiono molto chiari i criteri di necessità, come anche gli 8,7 milioni per la missione antipirateria in Somalia. Sono previsti aumenti sensibili dei finanziamenti ai Cimic militari (la cooperazione civile-militare) per Libano e Balcani, un leggero decremento per i Prt (i provincial reconstruction team) già varati in Iraq, e ora anche in Afghanistan , compensato però da un «artificio contabile», ovvero vengono erogati 100 milioni di euro (su dodici mesi) per assicurazioni, trasporti e infrastrutture militari. Ma l'aumento per la Amministrazione della difesa appare eclatante se si considera che si tratta di cifre che riguardano il primo semestre 2009 a fronte di quelle che, nel 2008, coprivano un anno intero.

Stante queste le cifre previste, la sola missione militare in Afghanistan avrà un sostanziale aumento da 350.069.105 euro a 242.368.418 per il primo semestre, vale a dire che siamo quasi a 500 milioni per l'intero anno. Le cifre previste per la missione in Libano restano quasi invariate, mentre quelle previste per la nostra presenza nei Balcani passa da 159 milioni nel 2008 a oltre 97 nei primi sei mesi dell'anno in corso. Il Ministro Ignazio La Russa ha pubblicamente ringraziato per questo!

Su questo provvedimento non è scontato il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori.


 

 

 


RESOCONTO

STENOGRAFICO

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118.

 

Seduta di MERCOLEDI’ 21 GENNAIO 2009

 

presidenza del vicepresidente ANTONIO LEONE

INDI

DEL VICEPRESIDENTE  ROSY BINDY

 

 


Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (A.C. 2047-A) (ore 19,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.

Ricordo che nella seduta del 20 gennaio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2047-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2047-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 2047-A).

Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2047-A).

Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 2047-A).

Avverto che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 5.100, 5.101 e 5.102, che sono in distribuzione e con riferimento ai quali non sono stati presentati subemendamenti.

Avverto, inoltre, che prima dell'inizio della seduta sono stati ritirati l'emendamento Cicu 4.6 e l'articolo aggiuntivo Cicu 4.01.

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, svolgo brevemente qualche valutazione sugli emendamenti, e quindi sullo sforzo da parte del nostro gruppo e dei colleghi di dare maggiore ricchezza e, soprattutto, migliorare il testo. Noi ci troviamo, ancora una volta, ad esaminare un provvedimento di proroga per quanto riguarda le missioni all'estero. Ho seguito con molta attenzione anche il dibattito svoltosi in Aula, ma soprattutto le proposte e le indicazioni, emerse in termini anche stringenti e puntuali. In verità anche in quest'occasione, quando ci troviamo in presenza della proroga delle missioni all'estero (non solo in questa legislatura, ma anche in quelle passate), si è manifestata l'esigenza di dare una maggiore certezza per il finanziamento delle missioni stesse. Anche in quest'occasione si è parlato di un fondo che possa avere garanzia di continuità.

Ritengo, tuttavia, che questo provvedimento non deve essere visto semplicemente come un dato di finanziamento, ma dovrebbe rappresentare anche l'occasione per ripercorrere, dando la possibilità di svolgere delle valutazioni complessive, le strategie di politica internazionale del nostro Paese, visto e considerato che la nostra presenza di peace force e peacekeeping è un momento di riferimento della nostra politica estera sullo scacchiere internazionale. La nostra presenza certamente è volta ad assicurare pace, a portare un contributo di grande solidarietà tra popolazioni travagliate e, soprattutto, squassate da guerre intestine e da sconvolgimenti drammatici e trancianti, che certamente vedono vittime molte popolazioni ed enormi territori in una situazione di grande precarietà e di grande disagio.

Non vi è dubbio che tutto ciò dovrebbe imporre anche al Parlamento una valutazione complessiva. È vero che noi abbiamo testè licenziato un provvedimento, sul trattato tra la Libia e l'Italia, attraverso una serie di valutazioni e di approfondimenti che quest'Aula ha avuto la possibilità di fare. Tuttavia, su alcuni aspetti considerazioni ulteriori dovrebbero essere svolte rispetto ad una situazione di carattere politico generale in Afghanistan, in Libano, in tutto il Golfo Persico (dove è presente anche il nostro Paese e, soprattutto, sono presenti le nostre Forze armate) e anche in Libia, dove sono presenti dei finanzieri che dovrebbero avere il ruolo di contrastare l'immigrazione clandestina (non mi riferisco ovviamente ai finanzieri, ma abbiamo visto i risultati che abbiamo avuto in termini complessivi).

Signor Presidente, dobbiamo pur svolgere una valutazione di fondo e mi vorrei rivolgere al sottosegretario per la difesa, in quanto questa dovrebbe rappresentare anche l'occasione per svolgere una forte riflessione sullo strumento della difesa. Diminuiscono, infatti, i fondi per la difesa e siamo arrivati allo 0,7 rispetto all'1,5 che ci chiede la NATO per rendere affidabile il nostro sistema difensivo all'interno dello scacchiere internazionale.

Tempo fa è stato predisposto un progetto, un piano, un disegno relativo a un nuovo modello di difesa. Siamo passati dal servizio di leva al servizio di professionisti, ma certamente vanno sempre più a diminuire, come sosteneva ieri sera l'onorevole Bosi, gli sforzi economici per dare concretezza e contenuti all'addestramento del sistema difensivo del nostro Paese. Sono stanziate poche risorse per quanto riguarda la formazione, l'addestramento e le ore di navigazione aerea e marittima. Credo che tutto questo renda sempre più pericolosa la nostra azione di presenza anche a livello dello scacchiere internazionale.

Signor Presidente, dovrebbe essere svolta una valutazione su tale aspetto, perché, se ci riduciamo semplicemente a prorogare alla fine di giugno il finanziamento delle nostre missioni all'estero, certamente dovremmo avere ben presente il quadro di politica internazionale, ma soprattutto, con riferimento a tutto ciò, l'affidabilità dello strumento della difesa nel nostro Paese.

Ritengo che questo debba essere lo sforzo che dobbiamo effettuare: capire quali sono le prospettive in Afghanistan, in Libano ed anche nei Balcani. Vi sono missioni dimenticate: dovremmo avere contezza di come si articolino i rapporti Pag. 119diplomatici tra l'Italia e queste nazioni, di quale sia lo sforzo che sta compiendo l'Unione europea e di quale sia il ruolo dell'ONU. Ho valutazioni e convincimenti, forse, tutti di carattere personale, ma certamente l'Unione europea esiste poco ed è disarticolata, anche considerato che in questo momento il semestre di Presidenza spetta ad un Capo di Stato che certamente europeista non è, come il presidente ceco. Ritengo che questo sia il dato sul quale dovremmo confrontarci.

Non vorrei che quest'Aula avesse esaurito tutto il discorso sulla politica internazionale semplicemente con un approfondimento, molto intenso, che si è svolto sul trattato tra Libia e Italia. Mi auguro che vi siano altre grandi occasioni. Ritengo che quest'Aula si sia imposta, anche nel passato, per il grande dibattito di politica internazionale, su cui, come abbiamo visto, vi sono anche agganci in riferimento alla politica economica.

Ritengo che questo sia l'aspetto, il dato oggi preminente: se non fosse questo, ci fermeremmo semplicemente ad un adempimento burocratico. Non è così, ma certamente ritengo che le affermazioni che ieri, in sede di discussione sulle linee generali, ha pronunciato l'onorevole Bosi, del mio gruppo, stiano ad indicare un percorso; nel contempo, però, questa mia valutazione rappresenta una sollecitazione perché, in questo Parlamento, i Ministeri della difesa e degli esteri diano contezza delle nostre missioni e del nostro impegno. Certamente va dato atto alle nostre Forze armate e ai nostri soldati di questo grande impegno, di questa grande solidarietà e di questo grande modo di essere. Ovviamente bisogna capire quali siano i grandi pericoli che vi sono in alcuni scacchieri come l'Afghanistan.

Per questo motivo, il Parlamento dovrebbe essere messo in condizione non di compiere un atto burocratico di gestione rituale, ma, soprattutto, di avere una grande presa di coscienza rispetto al presente e alle prospettive delle nostre Forze armate e, soprattutto, al futuro della nostra azione politica nello scacchiere internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un atto che, dopo due giorni impegnativi come quelli che abbiamo trascorso, probabilmente non riceverà tutta l'attenzione che meriterebbe. Non riceverà sicuramente tutta l'attenzione che, negli anni passati, era dedicata ogni qualvolta si dovevano prorogare e rifinanziare le nostre missioni internazionali all'estero, missioni di pace, sempre e comunque, nelle nostre intenzioni e nelle nostre valutazioni. È un'altra stagione politica e tante cose sono cambiate, ma non è cambiato lo scenario internazionale. Anzi, se qualche anno fa avevamo drammaticamente a cuore ed eravamo preoccupati per la situazione in Iraq, in Afghanistan, nel Kosovo, nel complesso dei Balcani, oggi, in queste ultime ore e settimane, la situazione internazionale ha conosciuto nuove drammatiche fiammate. Mi riferisco, soprattutto, alla realtà che si è determinata a Gaza e nel Medio Oriente e a tutti i problemi che, comunque, in queste ore e in questi giorni, abbiamo affrontato.

Mi preme, quindi, richiamare l'attenzione sua, signora Presidente, e dei colleghi parlamentari, sul fatto che siamo arrivati ancora una volta in Aula con un provvedimento che, grazie all'azione dei parlamentari e al lavoro delle Commissioni, uscirà senz'altro migliorato rispetto a come era giunto trasmesso dal Governo. Mi riferisco al fatto che poco fa è stato licenziato un provvedimento diverso da quello che era stato trasmesso alle Aule parlamentari, e da qui stasera uscirà un provvedimento diverso da quello che è stato presentato, perché il Governo, nel presentare il decreto-legge di rifinanziamento delle iniziative volte ad assicurare in Afghanistan, in Iraq, in Libano, in Sudan, Somalia e in altri Paesi il miglioramento delle condizioni di vita dei popoli Pag. 120e dei rifugiati, nonché il sostegno alla ricostruzione civile, si era dimenticato - usiamo questo eufemismo - di assegnare i fondi destinati alla cooperazione con i Paesi in via di sviluppo.

Il dibattito che c'è stato nelle Commissioni, in particolare nella Commissione affari esteri, ha fatto sì che si siano almeno ripristinati, per i primi mesi di quest'anno, 45 milioni di euro, ad integrazione, come per tutti i precedenti decreti-legge, degli stanziamenti previsti dalla legge n. 49 del 1987, che è tuttora la legge che, sebbene obsoleta, disciplina la cooperazione dell'Italia con i Paesi in via di sviluppo. Quindi, in tal modo, si è sopperito a questa mancanza (erano stati fatti sparire 100 milioni di euro, che erano preventivati per questo tipo di azione).

Inoltre, il precedente decreto-legge che avevamo convertito almeno parlava di disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e di sostegno dei processi di pace e stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali. Già nel titolo emergeva la differenza sostanziale rispetto al decreto-legge in esame.

Voglio ricordare che nel 2008 la spesa stanziata era di 94 milioni di euro. A questo occorre aggiungere che, quando nelle scorse settimane abbiamo votato la legge finanziaria, abbiamo tagliato del 56 per cento i fondi destinati agli aiuti (oggi sono stanziati 320 milioni, per tutti i Paesi in via di sviluppo, dal nostro Paese, che, come è stato ricordato poco fa, sono ben lontani dagli obiettivi del millennio e dagli impegni assunti a livello internazionale).

Pertanto, di fronte a queste caratteristiche, noi, come gruppo dell'Italia dei Valori, avevamo manifestato forti perplessità in Commissione, ma, grazie al lavoro svolto, oggi il testo che arriva alla nostra attenzione, almeno per quanto riguarda la parte della cooperazione, è parzialmente migliorato. Ed è anche migliorato sulle caratteristiche di utilizzo di questi fondi, perché in precedenza i fondi, di fatto, erano stati destinati all'utilizzo da parte degli apparati militari e non più dei soggetti coinvolti storicamente nella cooperazione. Quindi, abbiamo superato positivamente questo problema.

Vi sono, però, ancora dei dubbi in proposito, soprattutto per quanto riguarda due novità che afferiscono a questo provvedimento. Il primo riguarda il conferimento di incarichi temporanei, perché, dove vi sia l'impossibilità di utilizzo di personale in servizio ovvero non esistano le professionalità richieste, a quanti siano in possesso di specifiche professionalità si possono conferire incarichi temporanei; però, il termine è vago e non sappiamo chi controlla e chi relaziona.

Un dubbio e una perplessità li nutriamo anche rispetto all'autorizzazione di spesa di 250 mila euro per il potenziamento delle attività di analisi e di documentazione in materia di politica internazionale, che un emendamento propone, addirittura, di aumentare a 350 mila euro. Anche in questo caso, francamente, la cifra sembra un tantino generosa per la produzione di documentazione. Vorremmo capire perché. Vi sono richieste? Vi sono ipotesi? È un progetto? Vi sono istituti di ricerca particolari che abbisognano di questo? Vi sono delle necessità? Se il Governo volesse dare dei chiarimenti su questo, affronteremmo meglio i passaggi successivi relativi ai singoli emendamenti e, ovviamente, anche la votazione finale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore per la IV Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro sugli emendamenti Mogherini Rebesani 3.1 e Rugghia 4.7 e raccomandano l'approvazione dei propri emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il parere è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Mogherini Rebesani 3.1 formulato dal relatore.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, come i colleghi sanno, già in Commissione abbiamo tutti convenuto sulla necessità di evitare che la discussione sulla nostra partecipazione alle missioni internazionali sia soltanto una discussione burocratica, limitata alla quantità del nostro impegno negli scenari di crisi.

È evidente, credo, a tutti noi, compresa la maggioranza, che lo strumento del decreto-legge è inadeguato ed insufficiente per affrontare opportunamente questa discussione. Per questo, abbiamo presentato, come gruppo del PD, un disegno di legge quadro per discutere sulla qualità del nostro contributo nelle sedi multilaterali e per discutere gli orientamenti strategici delle nostre missioni, il contesto politico-diplomatico in cui operano, gli obiettivi, gli strumenti, soprattutto i risultati che otteniamo, insieme ai nostri alleati, sugli scenari così difficili in cui i nostri militari si trovano ad operare.

Ci auguriamo, ovviamente, che la legge quadro sia discussa ed approvata il più presto possibile. Non possiamo, però, non notare che, nel frattempo, vi è la necessità e l'utilità che il Governo renda comunicazioni sull'attività svolta e i risultati ottenuti almeno in Afghanistan e in Libano, che sono le missioni politicamente più sensibili e anche più complicate sul terreno. La scadenza dei tre mesi che indichiamo nell'emendamento è motivata dalla scadenza semestrale che il decreto-legge ha assunto (per rendere significativo tale obbligo, questa è la scadenza utile).

L'obiettivo dell'emendamento - lo sanno bene i colleghi - non è in alcun modo mettere in discussione la nostra partecipazione alle missioni internazionali, ma consentire al Parlamento, ed anche al Governo, di avere un dibattito politico approfondito e serio, nel merito, nel dettaglio, su quale sia il contributo italiano nelle sedi multilaterali dove queste missioni vengono definite e negli scenari, uno per uno.

Attualmente, questa sede di discussione non vi è,è inadeguata; su questo, siamo d'accordo. Lo strumento che suggeriamo per ovviare a questa lacuna, in questo momento, in attesa che venga approvata la legge quadro, è che il Governo riferisca con cadenza trimestrale, almeno sul Libano e sull'Afghanistan, alle Camere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire che l'invito al ritiro non vuole essere una non condivisione della ratio delle valutazioni espresse dalla collega Mogherini; peròè ovvio che devo sottolineare che nella scorsa legislatura la cadenza era annuale, e non mi è sembrato che allora il centrosinistra avesse la sensibilità che giustamente è espressa in questa sede oggi che è all'opposizione. D'altro canto, devo ringraziare il Governo, che ha voluto che fosse semestrale, quindi ci fossero due occasioni di discussione. C'è una legge quadro che sicuramente risolverà il problema più ampio di dare un dibattito più significativo a importanti missioni che hanno una valenza assolutamente fondamentale, e credo, d'altro canto, che certamente il Governo sarà prontamente disponibile a riferire tutte quelle volte che le Commissioni e l'Aula chiederanno di farlo su questioni importanti, soprattutto come le missioni che sono state ricordate dell'Afghanistan e del Libano, e altre che potrebbero insorgere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire; del resto già l'ho anticipato ieri, nell'intervento nella discussione sulle linee generali. Noi non siamo d'accordo sul dare cadenza trimestrale alla votazione dell'Aula sul rinnovo delle missioni; questo perché rischia di creare una sorta di «precarizzazione» di questo impegno, che invece necessita di sicurezza. Naturalmente, sappiamo che questi provvedimenti vengono in Aula solo per un problema di finanziamenti, quindi sarebbe anche opportuno che il Governo provvedesse. Del resto, come è stato ricordato, proprio su richiesta del Ministro della difesa, nella passata legislatura la votazione sulle missioni fu trasformata in annuale, addirittura. Quindi vedrò questo testo, noi vedremo questo testo di legge quadro, e sicuramente sarà un'occasione interessante; però al momento, ad evitare questa sorta di «precarizzazione», voteremo contro l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mogherini Rebesani 3.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480

Votanti 478

Astenuti 2

Maggioranza 240

Hanno votato199

Hanno votato no 279).

Prendo atto che i deputati Vaccaro e Lo Moro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Federico Testa ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi.

Prendo altresì atto che il deputato Calearo Ciman ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi.

Passiamo all'emendamento Rugghia 4.7.

Chiedo ai presentatori dell'emendamento Rugghia 4.7 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, innanzi tutto vorrei dire che siamo disposti ad accogliere l'invito al ritiro richiesto dal relatore, che mi sembra che sia determinato sostanzialmente da questioni tecniche, di copertura della spesa prevista per la finalità che ci proponiamo di raggiungere attraverso l'emendamento. Sostanzialmente, molto brevemente, si tratta del trattamento del personale civile della difesa che è impiegato in missioni internazionali. A questi dipendenti, inspiegabilmente, viene operata una decurtazione sul trattamento di missione che raggiunge quasi il 20 per cento del trattamento intero, e che tra l'altro non viene operata, ad esempio, ai dipendenti civili di altre amministrazioni impegnati in missioni internazionali.

Da questo punto di vista, si tratta di sanare anche un'incomprensibile ingiustizia e diversità di trattamento tra i dipendenti civili impegnati nelle missioni internazionali. Con il provvedimento al nostro esame, per il 2009 tale differenza di trattamento è stata superata, in quanto viene prevista la copertura per assicurare per intero il trattamento di missione ai dipendenti civili dell'Amministrazione della difesa. In una logica di programmazione triennale abbiamo però proposto di prevedere la copertura per il trattamento interno di missione anche per gli anni 2010 e 2011 (considerando che le previsioni sono naturalmente di tipo triennale).

Ritiriamo pertanto l'emendamento in discussione, però in riferimento alla stessa materia e alle stesse misure proposte nell'emendamento abbiamo presentato Pag. 123un ordine del giorno che mi auguro il Governo ed i relatori possano accogliere, anche per semplificare - e concludo - il pagamento del personale civile impiegato in missioni internazionali (che molte volte viene appunto pagato mediante ricevute e fatture presentate a piè di lista). Proponiamo dunque anche un sistema diverso di pagamento, così come avviene per altri dipendenti di altre amministrazioni.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, l'onorevole Rugghia ha perfettamente ragione, ed anzi lo ringrazio. Effettivamente, è solo una questione tecnica, d'altro canto il sottosegretario Cossiga si era impegnato in questo senso ed ha consentito di superare il problema per il 2009, problema che in passato non era mai stato affrontato. Oggi finalmente viene compiuto un primo passo avanti, ma in questa fase prelevare risorse da fondi del Ministero degli affari esteri destinati ad altre finalità diveniva un fatto controproducente e tecnicamente non corretto. Credo quindi che sull'ordine del giorno, ma anche su un provvedimento a breve del Governo, possiamo essere tutti d'accordo.

PRESIDENTE. L'emendamento Rugghia 4.7 si intende pertanto ritirato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 490

Votanti 470

Astenuti 20

Maggioranza 236

Hanno votato467

Hanno votato no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 491

Votanti 474

Astenuti 17

Maggioranza 238

Hanno votato473

Hanno votato no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.102 delle Commissioni, accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 481

Votanti 465

Astenuti 16

Maggioranza 233

Hanno votato465).

Prendo atto che i deputati Renato Farina, Moffa e Antonino Foti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

 (Esame degli ordini del giorno - A.C. 2047-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2047-A). Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2047/1. Avverto inoltre che l'ordine del giorno n. 9/2047/5 deve intendersi a prima firma Moles.

FRANCESCO BOSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Bosi, intende illustrare il suo ordine del giorno?

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, volevo solo avvisarla che il nostro gruppo ritira, perché lo ripresenterà come risoluzione, l'ordine del giorno n. 9/2047/6 a firma Casini, Vietti e Bosi, per evitare che su di esso debba essere espresso il parere (e quindi abbia luogo una procedura inutile). Chiedo dunque alla Presidenza di prendere atto del ritiro del suddetto ordine del giorno.

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto che l'ordine del giorno Casini n. 9/2047/6 viene ritirato. Invito quindi il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2047/1 (Nuova formulazione).

Il Governo accetta gli ordini del giorno Villecco Calipari n. 9/2047/2, Maran n. 9/2047/3, Fassino n.9/2047/4, Moles n.9/2047/5, mentre l'ordine del giorno Casini n. 9/2047/6 è stato ritirato.

Il Governo accetta gli ordini del giorno Rugghia n.9/2047/7, De Angelis n. 9/2047/8, Cicu n. 9/2047/9, mentre accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/2047/10, purché nella parte dispositiva le parole: «soltanto sulla forza multinazionale di interposizione e controllo delle frontiere della Striscia che verrà eventualmente allestita avrà» siano sostituite dalle seguenti:«auspicando che la forza multinazionale di interposizione e controllo delle frontiere della Striscia che verrà eventualmente allestite abbia», e sopprimendo nell'ultima parte del dispositivo le parole da: «che ha permesso» fino alla fine del periodo.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2047/1 (Nuova formulazione).

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, sarei quasi tentato di chiedere al Governo di accantonare e di rileggere questo nostro ordine del giorno, perché non capisco - chiedo scusa - perché vadano bene gli ordini del giorni che dicono: «nell'ambito dei provvedimenti futuri (...) continuare con gli stanziamenti previsti», oppure: «dare coerenza e stabilità all'assegnazione di risorse per il comparto della difesa», mentre quando si dice: «a predisporre adeguati strumenti legislativi per far sì che la cooperazione allo sviluppo possa avvicinarsi agli obiettivi previsti e al rispetto delle intese intercorse nelle sedi internazionali» si dica di no.

Capisco la situazione di un Governo che ha tagliato del 56 per cento i fondi alla cooperazione, che in questo provvedimento aveva tagliato 100 milioni di euro alla cooperazione, e che ha visto il Parlamento, stante un emendamento proposto dal relatore e dal presidente della III Commissione, ripristinare 45 milioni di euro per il primo semestre. Ma perché a pagare, sia pure in una situazione di congiuntura sfavorevole, deve essere soltanto la cooperazione allo sviluppo? Quando noi diamo un aiuto ai Paesi in via di sviluppo è anche un aiuto a noi stessi. Abbiamo discusso poco fa della Libia, ma come possiamo pensare di fermare i flussi migratori dal centro Africa o dall'Africa subsahariana se non aiutiamo questi Paesi? Soltanto con i carri armati, con le vedette, con i radar? Non regge questa impostazione. O si ridà fiato alla cooperazione allo sviluppo, o non ci caveremo mai le gambe.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Onorevole Evangelisti, lei già nell'intervento precedente ha detto alcune imprecisioni. Lei ha parlato di tagli alla cooperazione internazionale riferendosi allo stanziamento dello scorso anno di 93 milioni di euro, e a quelli di quest'anno che sarebbero, in riferimento all'articolo 1, soltanto di 45 milioni nel primo trimestre e, quindi, di 90 milioni in tutto l'anno. Ma se si raffronta il decreto-legge di quest'anno con quello dell'anno scorso si scopre che all'articolo 2 sono previsti altri 24 milioni di euro, in aggiunta ai 45, vale a dire 48 su base annua; 90 milioni di euro più 48 danno come risultato 138 milioni di euro che paragonati ai 93 dello scorso anno sono molto di più (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Se prima dell'emendamento presentato dal Governo, e dalla maggioranza, si fosse criticato il provvedimento, dicendo che il Governo aveva una volontà di penalizzare la cooperazione internazionale, si poteva essere, in qualche modo, vicini al vero, ma adesso, stante il provvedimento uscito dalla Commissione, con la volontà e l'appoggio del Governo, tutto si può dire tranne che la cooperazione sia diminuita e non sia stata considerata, rispetto all'anno precedente.

E poi, se mi consente, onorevole, c'è un altro problema: è difficile accettare, per un rappresentante del Ministero della difesa, l'affermazione che non si fa cooperazione con i carri armati e con le armi. I carri armati e le armi che i nostri soldati utilizzano sono soltanto per protezione personale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Le nostre missioni all'estero sono missioni di pace, e, al di là dei mezzi che mandiamo per protezione, i nostri soldati eseguono tutti i giorni un'attività che, se non si può definire come cooperazione internazionale, è molto vicina ad essa. Quelle dotazioni servono a difendere i soldati e non a renderli forza offensiva. Eseguono le missioni costruendo ponti, aiutando le popolazioni locali, non combattendo guerre (lo sanno tutti e lo diciamo a tutti). Ci tenevo a precisare questo aspetto. La differenza tra il suo ordine del giorno e gli altri è che lei definisce una cifra precisa. Lei intende impegnare il Governo, non ad attuare una politica di un certo tipo, ma fissando addirittura la percentuale nel valore dello 0,7 per cento. Allora lei capisce che il Governo non può accettare un ordine del giorno che contiene un impegno così specifico, al punto che si definisce la percentuale esatta delle risorse da destinare. Sarebbe eccessivo da parte del Governo, e se lo facesse sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento, perché accetterebbe un ordine del giorno che poi difficilmente potrebbe rispettare. È una questione non di mancanza di rispetto, anzi di rispetto nei suoi confronti e del suo ordine del giorno, e la differenza nei confronti dei suoi colleghi è soltanto quella che ho illustrato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2047/1 (Nuova formulazione)?

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho bisogno di una precisazione. Chiamo a fare questa precisazione il presidente della III Commissione, l'onorevole Stefani, e il presidente della IV Commissione, l'onorevole Cirielli, i quali hanno partecipato alla discussione su questo punto. Avevamo chiesto - anche grazie al contributo dei colleghi del Partito Democratico - di poter replicare l'emendamento di 45 milioni (riferiti ai primi sei mesi di quest'anno) anche per i sei mesi successivi (in modo da realizzare la somma 45 più 45, ovverosia 90 milioni). Il sottosegretario Mantica, a nome del Governo, ha detto che non poteva garantire questo, e che l'unico impegno che poteva garantire era di 45 milioni, più una cifra successiva di 31 milioni la cui possibilità si sarebbe verificata più avanti. Dico questo Pag. 126per la correttezza dell'informazione, quindi non c'è alcuna polemica. Se proprio vogliamo fare polemica, dopo possiamo chiamare in causa i Tornado mandati in Afghanistan, la messa in discussione dei caveat e altri aspetti, ma non voglio occuparmi di tali argomenti. Chiedo al sottosegretario: il problema è la precisazione del valore 0,7 per cento? Allora potremmo riformulare l'ordine del giorno, cancellare quel rigo e risolvere il problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Crosetto, cui do di nuovo la parola; però,è abbastanza anomalo questo scambio di interventi che consentiamo. È una giornata nella quale ci siamo impegnati al massimo nel dialogo, ma penso che a questo punto il sottosegretario preciserà definitivamente la posizione del Governo.

Prego, sottosegretario Crosetto, ha facoltà di parlare.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, accolgo come raccomandazione l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2047/1 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2047/1 (Nuova formulazione), accolto come raccomandazione dal Governo?

FABIO EVANGELISTI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/2047/2, accettato dal Governo.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, intendo solo ringraziare il Governo e soprattutto tutti i colleghi deputati della maggioranza che insieme a noi hanno firmato questo ordine del giorno, condividendo - lo volevo sottolineare, sottosegretario Crosetto - l'impostazione che riteniamo giusta quando si parla di missioni internazionali. Sicuramente è rilevante l'impegno delle Forze armate, ma è altrettanto rilevante e non può essere disconosciuta l'importanza dell'utilizzo del lavoro della cooperazione civile accanto a quella militare.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Villecco Calipari non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2047/2, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Maran n. 9/2047/3, Fassino n. 9/2047/4 e Moles n. 9/2047/5, accettati dal Governo.

Ricordo che l'ordine del giorno Casini n. 9/2047/6 è stato ritirato.

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Rugghia n. 9/2047/7, De Angelis n. 9/2047/8 e Cicu n. 9/2047/9, accettati dal Governo, e che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fava n. 9/2047/10, accettato dal Governo, purché riformulato.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2047-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi chiedo soltanto pochi minuti, ma ritengo sia doveroso non approvare come se fosse un'ennesima proroga burocratica il provvedimento in esame.

L'Italia dei Valori ritiene necessario ribadire i punti fermi che portano all'approvazione del provvedimento in esame. Il primo punto fermo: noi crediamo nel multilateralismo. Il secondo punto fermo: crediamo che gli interventi del nostro Pag. 127Paese debbano agire all'interno di deliberazioni di organismi sovranazionali e internazionali. Il terzo punto fermo: crediamo che siano il dialogo e la diplomazia gli strumenti migliori per poter operare. Infine, il quarto punto fermo: rivendichiamo con forza l'esigenza di una legge quadro in materia.

Credo sia necessario sottrarre il Parlamento a periodici adempimenti, che hanno il tratto dell'adempimento rituale e burocratico, e darsi una legge quadro per le missioni internazionali.

Un riferimento al merito del provvedimento in esame: grazie al lavoro della Commissione si sono superati alcuni elementi, che lasciavano perplessa l'Italia dei Valori. Si è in particolare provveduto a prevedere un finanziamento per la cooperazione allo sviluppo, per consentire che l'intervento militare possa svolgersi in condizioni più tranquille e più sicure.

Queste sono le ragioni per le quali annuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori, con l'auspicio che si possa al più presto approvare una legge quadro che sottragga alla ritualità burocratica semestrale questo adempimento.

È stato rigettato l'emendamento presentato dal Partito Democratico e condiviso dall'Italia dei Valori, che si riferisce ad una relazione trimestrale: con rammarico ne prendiamo atto, ma contiamo sull'impegno del Governo alla disponibilità a riferire in qualunque momento relativamente ad una materia così delicata come le missioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, devo fare solo una brevissima dichiarazione, manifestando compiacimento per il fatto che il provvedimento in esame, riguardante le nostre missioni, che danno importanza al ruolo dell'Italia tanto sotto il profilo della politica estera, quanto come manifestazione di solidarietà nei confronti di popoli che hanno bisogno della nostra presenza, sia stato accolto anche con grande consenso da parte dell'Aula della Camera e con senso di responsabilità sugli ordini del giorno e sugli emendamenti.

Considero questo un fatto altamente positivo e un tributo nei confronti dei nostri rappresentanti delle Forze armate che, nelle diverse e più difficili parti del mondo, rappresentano così onorevolmente l'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, credo che per entrare nello spirito degli interventi che mi hanno preceduto mi limiterò ad una dichiarazione di voto che è una sintesi dell'intervento che avevo preparato e che consegnerò comunque, affinché resti registrata quanto meno la posizione del gruppo che rappresento, la Lega Nord, anche perché credo che sia utile che vengano puntualizzate una volta per tutte le posizioni che appartengono ed attengono alla sensibilità di tutti noi e che, per certi versi, non sono esattamente sempre identicamente sovrapponibili alle posizioni che sono state assunte dalla maggioranza.

Noi continuiamo a mantenere alcune perplessità, che nel testo dell'intervento sono meglio esplicitate, sulle tematiche ed i rischi connessi alla copertura di queste missioni. Soprattutto, continuiamo a mantenere le perplessità che avevamo esplicitato in un ordine del giorno, accolto dal Governo, in occasione della votazione, lo scorso 19 novembre, sul provvedimento per l'autorizzazione delle missioni in Georgia... Signor Presidente, è molto difficile parlare in queste condizioni.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Fava. Colleghi, per cortesia.

GIOVANNI FAVA. Con il citato ordine del giorno sostenevamo la necessità di razionalizzare quelle missioni che hanno sostanzialmente esaurito il proprio obiettivo prevalente e che volgono verso il Pag. 128termine. In particolare, ricordiamo sempre le missioni minori, ma ve ne sono anche alcune, come quella del Kosovo, che crediamo sia utile ridimensionare in termini di impegno da parte del nostro Governo.

Tutte queste considerazioni sono contenute nel testo dell'intervento che, a questo punto, mi dispiace farlo, mi accingo a consegnare. Ribadisco il voto favorevole del gruppo della Lega Nord sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Chiedo, dunque, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Fava, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi voteremo con convinzione a favore su questo provvedimento e, nonostante lo si faccia al termine di una giornata faticosa e dopo un dibattito molto intenso su un altro provvedimento, credo che dobbiamo avere tutti la consapevolezza di quanto segue.

Votare questo provvedimento non rappresenta un adempimento burocratico e formale, se non altro, perché stiamo qui confermando l'impegno di oltre 8.500 soldati e ufficiali italiani impegnati in diversi teatri e scacchieri di conflitto particolarmente delicati e critici. Credo che, nel momento in cui approviamo un provvedimento di questo genere, dobbiamo, prima di tutto, manifestare gratitudine ai tanti soldati ed ufficiali che sono impegnati in questi teatri, che ogni giorno rappresentano il nostro Paese con coraggio e dignità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sottolineo che non si tratta di approvare semplicemente in modo burocratico questo provvedimento, perché veniamo da settimane nelle quali tutti siamo stati particolarmente scossi, nella nostra sensibilità umana, oltre che politica, da vicende belliche drammatiche, che si sono svolte a poche centinaia di chilometri dal nostro Paese. Ancora una volta, siamo stati messi di fronte ad immagini drammatiche, di distruzioni, di sofferenze, di lutti e di guerra. Ci siamo interrogati tutti su come, ancora una volta, l'umanità non sia stata capace di affrontare i propri conflitti ed i propri contenziosi con gli strumenti della politica e con lo strumento della parola, ma sia prevalso, ancora una volta, il ricorso all'uso delle armi. Credo che questa guerra, che è così vicina a noi, ci metta di fronte ad un dovere e ad una responsabilità che dobbiamo sentire interamente. La responsabilità di sapere che la pace non si può soltanto evocare o invocare: la pace deve essere costruita. Costruire la pace significa assumersi delle responsabilità.

Vi è stato un lungo periodo, non troppo lontano peraltro, nella nostra memoria e nella nostra esperienza, nel quale l'Europa consumava sicurezza che veniva prodotta da altri. Vi era un tempo nella vita di questo pianeta, in cui la sicurezza era affidata a grandi potenze che si facevano carico, nel bene e nel male, di governare il mondo e di garantirne anche la sicurezza. Era l'epoca dell'equilibrio bipolare, nel quale la sicurezza era affidata essenzialmente alle scelte, agli impegni e alle responsabilità che assumevano due grandi Paesi come gli Stati Uniti e l'Unione sovietica. È un'epoca che si trova alle nostre spalle da almeno vent'anni, dalla caduta di quel muro di Berlino che celebreremo tra qualche mese.

In questi vent'anni, abbiamo imparato tutti, in uno scenario internazionale nuovo e diverso, che il mantenimento della pace, il perseguimento della sicurezza, la lotta alle insidie, alla stabilità e alla sicurezza del mondo, a partire dalla lotta al terrorismo, non può essere delegata a questo o a quel Paese. È una responsabilità che grava su ogni nazione e su ogni comunità. Tutti siamo, quindi, chiamati ad essere produttori di sicurezza.

Questo vale anche per il nostro Paese, che da alcuni anni non è più soltanto consumatore di sicurezza prodotta da altri,Pag. 129 ma concorre alla produzione della sicurezza e della stabilità. Quei 9 mila soldati che abbiamo in giro per il mondo sono ogni giorno protagonisti della produzione della stabilità della sicurezza anche della nostra vita e delle nostre nazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Se è così, pensiamo che questa responsabilità debba valere anche di fronte al conflitto che sta alle nostre spalle da poche ore. Non a caso abbiamo presentato, ed è stato accolto dal Governo (che ringrazio, naturalmente, di questa scelta), un ordine del giorno che impegna il Governo italiano a dichiarare la massima disponibilità a partecipare a tutte le azioni di peacekeeping, di monitoraggio, di interposizione, di presenza sul terreno che la comunità internazionale riterrà di dover assumere per garantire che quella fragile tregua che è stata faticosamente raggiunta a Gaza possa essere stabilizzata e che si trasformi effettivamente in un cessate il fuoco stabile e duraturo e che quel cessate il fuoco significhi la sospensione delle attività militari israeliane a Gaza (come sta avvenendo con il ritiro delle unità militari da quel territorio); significhi la cessazione definitiva del lancio dei razzi e dei missili Kassam sui villaggi israeliani del Negev; significhi il blocco di qualsiasi traffico e contrabbando clandestino di armi nel territorio di Gaza.

Sappiamo bene, però, che una tregua di questo genere, per il solco di diffidenza, di sfiducia e anche di odio che si è determinato in tanti anni di conflitto fra le due parti, è più fragile se non c'è un soggetto terzo che si assume la responsabilità di mettere in campo tutto ciò che è necessario per garantirla. Penso che il nostro Paese, insieme agli altri Paesi europei e insieme alla comunità internazionale, debba dichiarare di essere pronto e disponibile ad assumersi tutte le responsabilità necessarie a far sì che anche in quel teatro così conflittuale e difficile possa determinarsi il superamento del ricorso alle armi per restituire la parola alla politica e per la ricerca di una pace condivisa e negoziata tra le parti in conflitto, così come abbiamo fatto nei Balcani e in Libano e così come stiamo cercando di fare in Afghanistan.

Naturalmente, nel momento in cui diciamo tutto ciò diciamo anche con chiarezza qualcosa che è già stato evocato da altri colleghi. Assumersi delle responsabilità così impegnative significa mettere in campo le risorse finanziarie e gli strumenti operativi necessari e anche noi abbiamo guardato con qualche sconcerto al fatto che il provvedimento, nella sua versione iniziale, avesse tagliato tutte le risorse finanziarie che, attraverso la cooperazione allo sviluppo, venivano investite in questi teatri di conflitto nel democratic institution building, nella ricostruzione economica e nelle attività di formazione in quel ricco tessuto di attività civili che sono essenziali alla stabilità e alla pace, tanto quanto lo è il mantenimento della pace attraverso la presenza di contingenti militari. Il fatto che si sia rimediato con un emendamento che stanzia le stesse cifre, sia pure con una cadenza temporale diversa (due stanziamenti di 45 milioni di euro per due periodi semestrali) va nella direzione di colmare questo deficit.

Crediamo che proprio guardando agli scacchieri più difficili (penso a quello dell'Afghanistan, ma penso anche all'Iraq, penso allo stesso Medio Oriente) non possiamo non vedere che la possibilità di garantire che i processi di stabilizzazione di pace si consolidino e garantiscano effettivamente il passaggio ad una fase nuova non è affidato soltanto al fatto che una presenza militare nel luogo impedisca la ripresa dei conflitti, ma anche al fatto che contemporaneamente siamo in grado di mettere in campo tutti gli strumenti, le risorse e le politiche che aiutano effettivamente i Governi e le comunità di questi Paesi a costruire le condizioni di una transizione alla stabilità sicura e certa. Questo passa anche per la ricostruzione di un tessuto democratico istituzionale forte e per la ricostruzione di un tessuto economico che sia autosufficiente e sostenibile.

Infine, nel momento in cui diciamo queste cose, credo che debba essere, al Pag. 130tempo stesso, ricordata una cosa semplice, ma essenziale: decidiamo, qui, di rinnovare la presenza militare italiana in tanti scacchieri di guerra per migliaia di soldati, con la consapevolezza che l'uso della forza è uno strumento cui la politica può ricorrere ma che essa è al servizio della politica e che non può sostituirla. Ieri abbiamo ascoltato tutti, con emozione e trepidazione, un discorso forte e coraggioso del nuovo Presidente degli Stati Uniti. Ebbene, in quel discorso c'è un passaggio con il quale io desidero concludere questo mio intervento e che richiamo alla vostra attenzione. Ha detto ieri il nuovo Presidente degli Stati Uniti: «Il nostro potere, da solo, non può proteggerci né ci autorizza a fare ciò che più ci aggrada. Al contrario, il nostro potere cresce quanto più lo si usa con prudenza. La nostra sicurezza emana dalla giustizia della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell'umiltà e del ritegno». Si tratta di parole forti e alte che io credo, come tanti altri passaggi di quel discorso, dovremmo fare nostre (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, sembra quasi che questo tipo di provvedimenti sia diventato di routine e che con essi ci si debba limitare esclusivamente a rinnovare un rifinanziamento. Credo che in questo momento vadano sottolineati almeno tre aspetti. Il primo è sicuramente quanto sta realizzando questo Parlamento oggi, ovvero, all'unanimità, condividere la partecipazione straordinaria dei nostri militari e delle nostre Forze armate all'estero, allo scopo di realizzare almeno tre condizioni: portare avanti un processo di pace, offrire sostegno alla sicurezza internazionale - sicurezza che riguarda anche i nostri confini - partecipare alla creazione di libertà e democrazia. Non dimentichiamo che tuteliamo e garantiamo i processi che rinnovano, finalmente, i Paesi dove c'erano dittature e che riguardano la formazione di Parlamenti liberi, autentici e democratici. Lo fanno quegli 8 mila uomini che sono stati citati. Lo fanno, molto spesso, in assenza di un'attenzione del Parlamento che, forse, in momenti come questo, dovrebbe essere richiamato a quell'operato che ha costituito anche sacrifici e morti, aumentate in quest'ultimo periodo soprattutto in Afghanistan, dove il teatro è diventato sempre più pericoloso.

Non dimentichiamo un altro aspetto, colleghi, che credo sia importante quanto gli altri: i nostri militari all'estero riescono a consentire a questo Paese di avere credibilità nelle sedi e negli organismi internazionali. I nostri soldati all'estero ci consentono di poter essere, attraverso un percorso, quello dell'Europa, il terzo Paese al mondo che contribuisce affinché questo processo di pace e di sostegno alla libertà e alla democrazia possa realizzarsi. Oggi sono orgoglioso anche perché il Governo Berlusconi è riuscito ad aumentare del 30 per cento le risorse per i prossimi sei mesi affinché i nostri soldati non si sentano abbandonati ma valorizzati e sostenuti economicamente, il che significa garantir loro una migliore formazione e soprattutto strumenti idonei di tutela per se stessi e per le popolazioni a vantaggio delle quali operano (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Credo che la crescita, in tutti questi anni, della nostra partecipazione in seno agli organismi internazionali abbia significato sicuramente un processo di crescita per l'Italia e il raggiungimento di una dimensione sempre più importante.

Cerchiamo di non sminuirla esclusivamente diversificandoci nell'appropriarci di iniziative che poi - come nel caso che riguarda la Palestina e la striscia di Gaza - sono già state indirizzate ed avviate dal nostro Governo. Certo, gli ordini del giorno sono importanti, ma solo se li collochiamo in quel processo di confronto che credo debba avvenire immediatamente, cioè la possibilità che il Parlamento partecipi di più e meglio alla decisione sulle missioni internazionali.

Signor rappresentante del Governo, mi rivolgo a lei, che so essere molto sensibile a questo tema e a questa materia. Non possiamo più consentire che il Parlamento si senta escluso dall'individuare i momenti di verifica, di continuità, ma soprattutto le nuove iniziative. Quindi, crediamo che quanto prima ci debba essere una sessione di approfondimento della materia, che riguarda una valutazione e una riflessione su quali risultati sono stati raggiunti, su come si possono migliorare tali risultati e su come, soprattutto, i nostri militari debbano essere sempre più - lo dico con orgoglio, identità e senso di appartenenza - garantiti e tutelati, ma assistiti dal Parlamento nel suo insieme.

Condividiamo questo provvedimento in maniera forte (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole dei deputati radicali. Chiedo davvero solo qualche secondo di tolleranza dopo i molti interventi che abbiamo fatto in questi giorni. Riteniamo importante questo provvedimento, che si inserisce nello sviluppo di relazioni internazionali che vedono la NATO e le Nazioni Unite impegnate in missioni di pace nelle quali il nostro Paese è impegnato con 9 mila soldati in tutto il mondo, che fanno un lavoro encomiabile e che va sostenuto. Si tratta di missioni ben diverse - voglio sottolinearlo - rispetto alle missioni e alla collaborazione in materia di difesa che questo Parlamento ha approvato con l'approvazione del Trattato Italia-Libia.

Nel merito, solo una segnalazione su quanto sta avvenendo in Afghanistan. Nell'ultimo anno sono aumentati del 33 per cento gli attacchi contro le forze del Governo Karzai, sono aumentate del 30 per cento le morti tra i militari, sono aumentate del 56 per cento le morti tra i civili e sono aumentati del 50 cento i rapimenti da parte della criminalità organizzata. Abbiamo, in quel Paese, oltre 2.700 soldati. C'è una strategia di lotta al narcotraffico - che fallisce ormai da molti anni - con il sostegno delle Nazioni Unite, dell'Unione europea e del nostro Paese.

Noi deputati radicali riteniamo che, anche per riuscire a conquistare la pace in quel Paese, si debba cambiare strategia e fare molta più attenzione agli interventi delle forze militari (che colpiscono i civili), ed abbandonare una politica proibizionista, che finisce solo per finanziare le organizzazioni terroristiche, che poi si battono contro le forze del Governo Karzai (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, intervengo soltanto per ringraziare, attraverso i rispettivi presidenti, le due Commissioni e il Parlamento. È significativo: oggi è stata ricucita una ferita, è la prima volta che il finanziamento delle missioni internazionali viene approvato in un clima di questo tipo. È la prima volta che questo provvedimento verrà approvato all'unanimità.È un fatto significativo. Volevo ricordarlo all'Assemblea e ringraziare tutti i gruppi per l'impegno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

(Coordinamento formale - A.C. 2047-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Desidero altresì precisare che la seduta di domani, avente ad oggetto lo svolgimento di interpellanze urgenti, avrà inizio alle ore 14, e non alle ore 15 come precedentemente comunicato.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2047-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2047-A, di cui si è testé concluso l'esame.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

«Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali» (2047-A):

Presenti 491

Votanti 487

Astenuti 4

Maggioranza 244

Hanno votato 485

Hanno votato no 2

(La Camera approva - Vedi votazioni).


 

 

 

 



TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIOVANNI FAVA SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2047-A

GIOVANNI FAVA

Onorevoli colleghi, il decreto-legge di proroga delle missioni militari internazionali delle nostre Forze armate, di cui esaminiamo alla Camera il provvedimento di conversione, è stato varato dal Consiglio dei ministri il 18 dicembre scorso: quindi in anticipo rispetto a quanto avveniva negli scorsi anni, quando occorreva spesso attendere la metà o la fine di gennaio. Si tratta di un fatto rilevante, perché vi si può scorgere la riprova di una visione unitaria e condivisa, all'interno del Governo, delle priorità della nostra politica estera e del ruolo che le Forze armate debbano giocare nel loro perseguimento.

Non è tuttavia questo il solo elemento sostanziale di novità che meriti di essere segnalato.

Ve ne sono infatti almeno altri due, a nostro avviso.

Il primo è l'orizzonte temporale del provvedimento: si è infatti ritornati alla vecchia cadenza di sei mesi, dopo l'esperienza dei rinnovi annuali. È un ritorno al passato, forse, ma non un arretramento. Negli ultimi mesi, infatti, molte cose sono accadute a consigliare questa scelta. Nel 2008, alcune missioni alle quali si pensava non sono decollate nei tempi e nelle modalità previste. Altre che dovevano concludersi, come 1'Althea dell'Unione Europea in Bosnia-Erzegovina, sono state inopinatamente prorogate. È stato inoltre necessario, sotto la spinta di realtà e crisi nuove, deliberare nuovi interventi, come quello in Georgia, nel quadro della missione di monitoraggio Eumm.

Sembra quindi una scelta improntata al buon senso, quella che il Governo ha adottato il 18 dicembre scorso.

Qualche dubbio e preoccupazione sorge, invece, in rapporto alle risorse che si è deciso di impegnare. Per consentire la prosecuzione degli interventi all'estero fino al prossimo 30 giugno, sono infatti stati messi a disposizione ben 763 milioni di curo. Una cifra imponente, seppure comprensiva di quasi 78 milioni per la copertura delle spese assicurative e di trasporto dei nostri contingenti lungo l'intero 2009 e di altri 32 milioni per la realizzazione di infrastrutture d'interesse dei militari italiani rischierati all'estero. L'incremento che si delinea è tanto più significativo se si tiene conto del fatto che a luglio sarà difficile realizzare risparmi sulle missioni che risulteranno ancora in corso, seppure si pensi già a tagli sul Libano, la Bosnia-Erzegovina ed il Ciad.

Non è quindi improbabile che alla fine dell'anno gli oneri da sostenere per gli interventi militari all'estero tocchino quota 1,3 miliardi, in più delle risorse stanziate dalla legge finanziaria 2007 per questi scopi ed in ogni caso una cifra record per l'erario nazionale, proprio mentre vengono diffuse previsioni fosche sull'andamento del PIL in questo 2009.

Come Lega Nord, non vi è dubbio che avremmo preferito una soluzione differente. Mantenendo la spesa per gli interventi militari all'estero entro il limite del miliardo di euro all'anno, se del caso ridistribuendo le forze tra i vari teatri in cui siamo impegnati. E decidendo fin d'ora dove potenziare i nostri dispositivi, dove invece ridurli, ed avviando altresì una riflessione sul significato della pletora di piccoli interventi simbolici che le nostre Forze armate stanno svolgendo ai quattro angoli del globo, come peraltro ribadito in un ordine del giorno presentato dal sottoscritto e accolto dal Governo lo scorso 19 novembre. Il generale Camporini, Capo di stato maggiore della difesa, lo ha chiarito al Senato: l'80 per cento dei nostri militari è su tre teatri principali, ma le missioni in corso sono una trentina.

Evidentemente, non è stato possibile. E forse sono in corso eventi che imporranno nuovi impegni a breve e medio termine.

Poche le osservazioni sul merito delle singole missioni.

La Lega Nord condivide la scelta di potenziare il dispositivo in Afghanistan. È una decisione in linea, infatti, con le Pag. 134posizioni assunte negli ultimi due anni e, soprattutto, con gli obblighi di solidarietà che ci legano agli Stati Uniti.

Avremmo preferito vedere un alleggerimento della partecipazione italiana all'Unifil II, ma riconosciamo che in questo momento non è opportuno esigerla, data la situazione venutasi a determinare a Gaza nelle ultime tre settimane.

E continuiamo a pensare che forse l'impegno in Kosovo è sovradimensionato rispetto alle effettive necessità. Piaccia o non piaccia, da quelle parti è nato un nuovo Stato indipendente, che non risulta al momento minacciato di aggressione da nessun Paese vicino o lontano. Condividiamo l'idea che al suo interno debba essere adeguatamente protetta la minoranza serba, ma riteniamo che lo schieramento delle forze internazionali presenti non sia davvero funzionale a questo scopo, quanto ancora alla vecchia idea di dissuadere Belgrado. A qualche taglio, forse, qui si sarebbe già potuto pensare.

Siamo abbastanza scettici sulle missioni in atto in Palestina - come la Tiph 2 e la Eubam Rafah, di cui tutti abbiamo apprezzato il carattere «strategico» nel corso della recente crisi - come in merito a quelle che sono in atto in alcune zone dell'Africa. Alludiamo, ovviamente a quelle in corso in Congo, e non certo al nuovo intervento di contrasto alla pirateria somala, che rientra nella legittima autodifesa del diritto alla navigazione, né tanto meno al Darfur: dove qualsiasi cosa si faccia è sempre tardiva e sempre, purtroppo, insufficiente rispetto a ciò che sarebbe necessario.

Siamo infine lieti della conferma della presenza di un nucleo di 51 Finanzieri in Libia con funzioni di contrasto ai flussi migratori illegalmente diretti verso il nostro Paese, anche se speriamo di vedere al più presto avviato un intervento più serio, marittimo, di dissuasione e respingimento degli scafisti.

Perché voteremo sì.

Onorevoli colleghi, si rimprovera spesso alla Lega Nord di non avere una visione delle relazioni internazionali e di disinteressarsi di quanto accade al di fuori dei confini della Padania.

Noi respingiamo questa accusa. Abbiamo una concezione chiara della nostra identità e delle nostre alleanze. Sappiamo chi siamo e con chi vogliamo stare. Amiamo la pace e la stabilità nella libertà. Avversiamo la violenza ed il terrorismo. E riteniamo che fare la propria parte per rendere il mondo un posto migliore in cui vivere, nei limiti delle nostre capacità, sia una scelta giusta e lungimirante anche per le vicende di casa nostra.

Sostenendo l'approvazione di questo provvedimento, la Lega intende smentire una volta di più il luogo comune che la vuole insensibile e distratta rispetto ai grandi temi dell'attualità internazionale, cogliendo l'occasione di ricordare come il nostro partito, ben prima di altri, abbia sostenuto la necessità di mantenere il nostro Paese nel novero di quelli disponibili a partecipare alla campagna mondiale contro il terrorismo internazionale.

 


 

 


Iter al Senato

 


Progetto di legge

 


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾   XVI LEGISLATURA   ¾¾¾¾¾¾¾¾

 

N. 1334

DISEGNO DI LEGGE

 

presentato dal Presidente del Consiglio dei ministri  (BERLUSCONI)

 

dal Ministro degli affari esteri (FRATTINI)

dal Ministro della difesa (LA RUSSA)

dal Ministro dell’interno (MARONI)

dal Ministro della giustizia (ALFANO)

e dal Ministro dell’economia e delle finanze (TREMONTI)

 

(V. Stampato Camera n. 2047)

approvato dalla Camera dei deputati il 21 gennaio 2009

Trasmesso dal Presidente della Camera dei deputati alla Presidenza

 il 22 gennaio 2009

 

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Conversione in legge, con modificazioni,

del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga

della partecipazione italiana a missioni internazionali

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DISEGNO DI LEGGE

 

 

Art. 1.

 

1. Il decreto-legge 30 dicembre 2008, n.209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.

2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

 

 

 

 


ALLEGATO

 

MODIFICAZIONI APPORTATE IN SEDE DI CONVERSIONE
AL DECRETO-LEGGE 30 DICEMBRE 2008, N.209

 

All’articolo 1 è premesso il seguente:

–«Art. 01. – (Interventi di cooperazione allo sviluppo). – 1. Per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cooperazione in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, volte ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati nei Paesi limitrofi nonché il sostegno alla ricostruzione civile, è autorizzata, fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 45.000.000 ad integrazione degli stanziamenti di cui alla legge 26 febbraio 1987, n.49, come determinati nella Tabella C allegata alla legge 22 dicembre 2008, n.203. Le somme di cui al presente comma non impegnate nell’esercizio di competenza possono essere impegnate nell’esercizio successivo.

2. Per le finalità e nei limiti temporali di cui al presente articolo e all’articolo 2, il Ministero degli affari esteri è autorizzato, nei casi di necessità e urgenza, a ricorrere ad acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, assegnando priorità assoluta all’impiego di risorse locali sia umane sia materiali.
3. Per la realizzazione delle iniziative di cui al comma 1 e per le finalità e nei limiti temporali di cui al presente articolo e all’articolo 2, il Ministero degli affari esteri, nei limiti delle risorse di cui al comma 1, per esigenze cui non è possibile provvedere con il personale in servizio, può conferire incarichi temporanei ad enti e organismi specializzati nonché a personale estraneo alla pubblica amministrazione in possesso di specifiche professionalità. Gli incarichi di cui al presente comma sono affidati, nel rispetto del principio di pari opportunità tra uomo e donna, a persone di nazionalità locale, ovvero di nazionalità italiana o di altri Paesi a condizione che il Ministero degli affari esteri abbia escluso che localmente esistano le professionalità richieste.
4. È autorizzata la spesa di euro 250.000 a decorrere dall’anno 2009 per il potenziamento delle attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale, con particolare riferimento alla partecipazione italiana, negli aspetti sia civili sia militari, alle missioni internazionali, nell’ambito delle procedure di collegamento tra Governo e Parlamento.
5. Al personale di cui all’articolo 16 della legge 26 febbraio 1987, n.49, e successive modificazioni, inviato in breve missione per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cui al comma 1 del presente articolo, è corrisposta l’indennità di missione di cui al regio decreto 3 giugno 1926, n.941, nella misura intera incrementata del 30 per cento, calcolata sulla diaria prevista con riferimento ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman. Nell’ambito delle risorse di cui al medesimo comma 1, per l’attuazione del presente comma è autorizzata la spesa di euro 96.073 fino al 30 giugno 2009.
6. Per quanto non diversamente previsto, alle attività e agli interventi di cui al presente articolo si applicano l’articolo 3, commi 1, 2, 3 e 5, e l’articolo 4, comma 2, del decreto-legge 10 luglio 2003, n.165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1º agosto 2003, n.219.
7. In relazione a quanto previsto dal presente articolo, nei limiti delle risorse di cui al comma 1, sono convalidati gli atti adottati, le attività svolte e le prestazioni effettuate dal 1º gennaio 2009 fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto».

 

 

All’articolo 5:

al comma 2, dopo le parole: «nei territori» sono inserite le seguenti: «o nell’alto mare»;
il comma 4 è sostituito dal seguente:
«4. I reati previsti dagli articoli 1135 e 1136 del codice della navigazione e quelli ad essi connessi ai sensi dell’articolo 12 del codice di procedura penale, inclusi i reati a danno dello Stato o dei cittadini italiani che partecipano alla missione di cui all’articolo 3, comma 14, commessi in alto mare o in acque territoriali altrui e accertati durante la medesima missione, sono puniti ai sensi dell’articolo 7 del codice penale e la competenza è attribuita al tribunale di Roma»;
al comma 5:
il primo periodo è soppresso;
al secondo periodo, dopo le parole: «o fermo» sono inserite le seguenti: «ovvero di interrogatorio di persona sottoposta alla misura coercitiva della custodia cautelare in carcere» e le parole: «comma 5» sono sostituite dalle seguenti: «commi 5 e 6».

All’articolo 7, al comma 1, le parole da: «763.135.522 per l’anno 2009» fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: «808.385.522 per l’anno 2009 e a euro 250.000 a decorrere dall’anno 2010, si provvede:

a) quanto a euro 808.135.522 per l’anno 2009, mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n.296;

b) quanto a euro 250.000 a decorrere dall’anno 2009, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2009-2011, nell’ambito del programma “Fondi di riserva e speciali“ della missione “Fondi da ripartire“ dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2009, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri».

 


Testo del decreto-legge
——–

Testo del decreto-legge comprendente le modificazioni
apportate dalla Camera dei Deputati
——–

Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

 

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

 

Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;

 

Visto il decreto-legge 31 gennaio 2008, n.8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n.45, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali;

 

Visto il decreto-legge 22 settembre 2008, n.147, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2008, n.183, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell’Unione europea in Georgia, nonché la proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l’anno 2008;

 

Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di emanare disposizioni volte ad assicurare la prosecuzione degli interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché la proroga della partecipazione del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia alle missioni internazionali;

 

Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 18 dicembre 2008;

 

Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri degli affari esteri, della difesa, dell’interno, della giustizia e dell’economia e delle finanze;

 

emana

 

il seguente decreto-legge:

 

Capo I

Capo I

INTERVENTI A SOSTEGNO DEI PROCESSI DI PACE

INTERVENTI A SOSTEGNO DEI PROCESSI DI PACE

 

 

Articolo 01.

 

(Interventi di cooperazione allo sviluppo)

 

1. Per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cooperazione in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, volte ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati nei Paesi limitrofi nonché il sostegno alla ricostruzione civile, è autorizzata, fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 45.000.000 ad integrazione degli stanziamenti di cui alla legge 26 febbraio 1987, n.49, come determinati nella Tabella C allegata alla legge 22 dicembre 2008, n.203. Le somme di cui al presente comma non impegnate nell’esercizio di competenza possono essere impegnate nell’esercizio successivo.

 

2. Per le finalità e nei limiti temporali di cui al presente articolo e all’articolo 2, il Ministero degli affari esteri è autorizzato, nei casi di necessità e urgenza, a ricorrere ad acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, assegnando priorità assoluta all’impiego di risorse locali sia umane sia materiali.

 

3. Per la realizzazione delle iniziative di cui al comma 1 e per le finalità e nei limiti temporali di cui al presente articolo e all’articolo 2, il Ministero degli affari esteri, nei limiti delle risorse di cui al comma 1, per esigenze cui non è possibile provvedere con il personale in servizio, può conferire incarichi temporanei ad enti e organismi specializzati nonché a personale estraneo alla pubblica amministrazione in possesso di specifiche professionalità. Gli incarichi di cui al presente comma sono affidati, nel rispetto del principio di pari opportunità tra uomo e donna, a persone di nazionalità locale, ovvero di nazionalità italiana o di altri Paesi a condizione che il Ministero degli affari esteri abbia escluso che localmente esistano le professionalità richieste.

 

4. È autorizzata la spesa di euro 250.000 a decorrere dall’anno 2009 per il potenziamento delle attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale, con particolare riferimento alla partecipazione italiana, negli aspetti sia civili sia militari, alle missioni internazionali, nell’ambito delle procedure di collegamento tra Governo e Parlamento.

 

5. Al personale di cui all’articolo 16 della legge 26 febbraio 1987, n.49, e successive modificazioni, inviato in breve missione per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cui al comma 1 del presente articolo, è corrisposta l’indennità di missione di cui al regio decreto 3 giugno 1926, n.941, nella misura intera incrementata del 30 per cento, calcolata sulla diaria prevista con riferimento ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman. Nell’ambito delle risorse di cui al medesimo comma 1, per l’attuazione del presente comma è autorizzata la spesa di euro 96.073 fino al 30 giugno 2009.

 

6. Per quanto non diversamente previsto, alle attività e agli interventi di cui al presente articolo si applicano l’articolo 3, commi 1, 2, 3 e 5, e l’articolo 4, comma 2, del decreto-legge 10 luglio 2003, n.165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1º agosto 2003, n.219.

 

7. In relazione a quanto previsto dal presente articolo, nei limiti delle risorse di cui al comma 1, sono convalidati gli atti adottati, le attività svolte e le prestazioni effettuate dal 1º gennaio 2009 fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.


Testo del decreto-legge
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Testo del decreto-legge comprendente le modificazioni
apportate dalla Camera dei Deputati
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Articolo 1.

Articolo 1.

(Interventi per le esigenze di prima necessità della popolazione locale)

(Interventi per le esigenze di prima necessità della popolazione locale)

1. Al fine di sopperire a esigenze di prima necessità della popolazione locale, compreso il ripristino dei servizi essenziali, è autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa complessiva di euro 10.273.400 per interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti nei casi di necessità e urgenza dai comandanti dei contingenti militari che partecipano alle missioni internazionali per la pace di cui al presente decreto, entro il limite di euro 1.770.000 in Libano, euro 7.103.400 in Afghanistan, euro 1.400.000 nei Balcani.

Identico

Articolo 2.

Articolo 2.

(Interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione)

(Interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione)

1. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 2.500.000 per la partecipazione italiana ai Fondi fiduciari della NATO destinati all’assistenza alle autorità locali per la riforma del settore sicurezza in Kosovo e al reinserimento nella vita civile dei militari in esubero in Bosnia Erzegovina.

Identico

2. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 613.905 per assicurare la partecipazione dell’Italia alle operazioni civili di mantenimento della pace e di diplomazia preventiva, nonché ai progetti di cooperazione dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).

 

3. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 13.596.012 per la prosecuzione degli interventi di ricostruzione e operativi di emergenza e di sicurezza per la tutela dei cittadini e degli interessi italiani nei territori bellici e ad alto rischio.

 

4. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 124.310 per l’invio in missione di personale non diplomatico presso le Ambasciate Italiane in Baghdad e Kabul. Il relativo trattamento economico è determinato secondo i criteri di cui all’articolo 204 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n.18, e successive modificazioni.

 

5. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 247.560 per la partecipazione di funzionari diplomatici alle operazioni internazionali di gestione delle crisi, comprese le missioni PESD e gli Uffici dei Rappresentanti Speciali UE. Ai predetti funzionari è corrisposta un’indennità, detratta quella eventualmente concessa dall’Organizzazione internazionale di riferimento e senza assegno di rappresentanza, pari all’80% di quella determinata ai sensi dell’articolo 171 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n.18, e successive modificazioni. Per incarichi presso contingente italiano in missioni internazionali, l’indennità non può comunque superare il trattamento attribuito per la stessa missione all’organo di vertice del predetto contingente.

 

6. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 880.483 per assicurare la partecipazione italiana alle iniziative PESD.

 

7. Per quanto non diversamente previsto, alle attività e agli interventi di cui al presente articolo si applicano l’articolo 3, commi 1 e 5, e l’articolo 4, comma 2, del decreto-legge 10 luglio 2003, n.165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1º agosto 2003, n.219.

 

8. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 6.546.081 per la proroga della partecipazione di personale militare impiegato in Iraq in attività di consulenza, formazione e addestramento delle Forze armate e di polizia irachene.

 

9. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino 30 giugno 2009, la spesa di euro 236.335 per la prosecuzione dell’attività formativa in Italia relativa al corso in materia penitenziaria per magistrati e funzionari iracheni, a cura del Ministero della giustizia, nell’ambito della missione integrata dell’Unione europea denominata EUJUST LEX, di cui all’articolo 2, comma 11, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n.8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n.45. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono stabilite la misura delle indennità orarie e dei rimborsi forfettari delle spese di viaggio per i docenti e gli interpreti, la misura delle indennità giornaliere e delle spese di vitto per i partecipanti ai corsi e la misura delle spese per i sussidi didattici. I programmi del corso di formazione si conformano al diritto umanitario internazionale e ai più recenti sviluppi del diritto penale internazionale, nonché alle regole di procedura e prova contenute negli statuti dei tribunali penali ad hoc, delle corti speciali internazionali e della Corte penale internazionale.

 

Capo II

Capo II

MISSIONI INTERNAZIONALI DELLE FORZE ARMATE
E DI POLIZIA

MISSIONI INTERNAZIONALI DELLE FORZE ARMATE
E DI POLIZIA

Articolo 3.

Articolo 3.

(Missioni internazionali delle Forze armate e di polizia)

(Missioni internazionali delle Forze armate e di polizia)

1. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 242.368.418 per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni in Afghanistan, denominate International Security Assistance Force (ISAF) ed EUPOL AFGHANISTAN, di cui all’articolo 3, comma 2, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n.8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n.45, e all’articolo 2-bis, comma 6, del decreto-legge 22 settembre 2008, n.147, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2008, n.183.

Identico

2. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 192.102.649 per la proroga della partecipazione del contingente militare italiano alla missione delle Nazioni Unite in Libano, denominata United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL), compreso l’impiego del gruppo navale European Maritime Force (EUROMARFOR) nella componente navale della missione UNIFIL, di cui all’articolo 3, comma 1, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008 e di cui all’articolo 2-bis, comma 1, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008.

 

3. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 7.849.728 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione nel Mediterraneo denominata Active Endeavour, di cui all’articolo 3, comma 3, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

4. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 97.540.539 per la proroga della partecipazione di personale militare, compreso il personale appartenente al corpo militare dell’Associazione dei cavalieri italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta, alle missioni nei Balcani, di cui all’articolo 3, comma 4, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008 e all’articolo 2-bis, comma 7, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008, di seguito elencate:

 

a) Multinational Specialized Unit (MSU), Criminal Intelligence Unit (CIU), European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo), Security Force Training Plan in Kosovo;

 

b) Joint Enterprise, nell’area balcanica;

 

c) Albania 2, in Albania.

 

5. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 17.918.470 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell’Unione europea in Bosnia-Erzegovina, denominata ALTHEA, nel cui ambito opera la missione denominata Integrated Police Unit (IPU), di cui all’articolo 3, comma 5, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008 e all’articolo 2-bis, comma 2, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008.

 

6. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 590.816 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione denominata Temporary International Presence in Hebron (TIPH 2), di cui all’articolo 3, comma 6, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

7. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 241.177 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell’Unione europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah, denominata European Union Border Assistance Mission in Rafah (EUBAM Rafah), di cui all’articolo 3, comma 7, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

8. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 5.573.720 per la partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana nel Darfur in Sudan, denominata United Nations/African Union Mission In Darfur (UNAMID), di cui all’articolo 3, comma 8, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

9. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 9.905.126 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell’Unione europea nella Repubblica del Chad e nella Repubblica Centrafricana, denominata EUFOR Tchad/RCA, di cui all’articolo 3, comma 9, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008 e all’articolo 2-bis, comma 3, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008.

 

10. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 254.448 per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni dell’Unione europea nella Repubblica democratica del Congo denominate EUPOL RD CONGO ed EUSEC RD Congo, di cui all’articolo 3, comma 10, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

11. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 135.913 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite denominata United Nations Peacekeeping Force in Cipro (UNFICYP), di cui all’articolo 3, comma 11, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

12. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 732.720 per la prosecuzione delle attività di assistenza alle Forze armate albanesi, di cui all’articolo 3, comma 12, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

13. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 1.223.397 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione di vigilanza dell’Unione europea in Georgia, denominata EUMM Georgia, di cui all’articolo 1, comma 1, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008.

 

14. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 8.736.930 per la partecipazione di personale militare all’operazione militare dell’Unione europea volta a contribuire alla dissuasione, alla prevenzione e alla repressione degli atti di pirateria e delle rapine a mano armata al largo della Somalia, denominata Atalanta, di cui all’azione comune 2008/851/PESC del Consiglio dell’Unione europea del 10 novembre 2008.

 

15. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 16.369.062 per l’impiego di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein e a Tampa per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan e in Iraq.

 

16. È autorizzata, per l’anno 2009, la spesa di euro 77.839.084 per la stipulazione dei contratti di assicurazione e di trasporto di durata annuale e la spesa di euro 32.738.183 per la realizzazione di infrastrutture, relativi alle missioni di cui al presente decreto.

 

17. Il Ministero della difesa è autorizzato, nell’anno 2009, a cedere, a titolo gratuito, alle Forze armate libanesi materiali di ricambio per elicotteri AB 205, escluso il materiale d’armamento. Per la finalità di cui al presente comma è autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 1.200.000.

 

18. Il Ministero della difesa è autorizzato a cedere, a titolo gratuito, alle Forze armate della Repubblica dell’Uzbekistan materiali di attendamento. Per la finalità di cui al presente comma è autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 100.000.

 

19. Il Ministero della difesa è autorizzato a cedere, a titolo gratuito, alle Forze armate dell’Ecuador il galleggiante ex unità navale ausiliaria portaacqua in disarmo dal 31 ottobre 2008.

 

20. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 3.445.285 per la prosecuzione dei programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell’area balcanica, di cui all’articolo 3, comma 15, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

21. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 703.580 per la partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione denominata European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) e di euro 343.760 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione denominata United Nations Mission in Kosovo (UNMIK), di cui all’articolo 3, comma 16, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

22. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 gennaio 2009, la spesa di euro 4.550 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione dell’Unione europea di assistenza per la gestione delle frontiere e i controlli doganali in Moldova e Ucraina, di cui all’articolo 3, comma 17, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

23. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 32.430 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione in Palestina, denominata European Union Police Mission for the Palestinian Territories (EUPOL COPPS), di cui all’articolo 3, comma 18, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

24. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 703.856 per la proroga della partecipazione di personale dell’Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato alla missione in Bosnia-Erzegovina, denominata European Union Police Mission (EUPM), di cui all’articolo 3, comma 19, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

25. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 4.822.102 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione in Libia in esecuzione dell’accordo di cooperazione tra il Governo italiano e il Governo libico per fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani, di cui all’articolo 3, comma 20, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008 e all’articolo 2-bis, comma 8, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008.

 

26. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 1.536.862 e di euro 533.218 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alle missioni in Afghanistan, denominate International Security Assistance Force (ISAF) ed EUPOL AFGHANISTAN, di cui all’articolo 3, comma 21, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

27. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 815.386 per la partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione denominata European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) e per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione denominata United Nations Mission in Kosovo (UNMIK), di cui all’articolo 3, comma 22, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

28. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 185.146 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione dell’Unione europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah, denominata European Union Border Assistance Mission in Rafah (EUBAM Rafah), di cui all’articolo 3, comma 23, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

29. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 429.655 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione delle Nazioni Unite in Haiti, denominata United Nations Stabilization Mission in Haiti (MINUSTAH), di cui all’articolo 3, comma 24, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008 e all’articolo 2-bis, comma 9, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008.

 

30. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 216.500 per la partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alle unità di coordinamento interforze denominate Joint Multimodal Operational Units (JMOUs) costituite in Afghanistan e negli Emirati Arabi Uniti.

 

31. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 257.419 per la proroga della partecipazione di cinque magistrati collocati fuori ruolo, personale della Polizia penitenziaria e personale amministrativo del Ministero della giustizia alla missione denominata European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo).

 

32. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 367.307 per la proroga della partecipazione di personale appartenente alla Croce Rossa Italiana ausiliario delle Forze armate alla missione internazionale in Afghanistan, di cui all’articolo 3, comma 26, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

 

33. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 200.000 per lo svolgimento di corsi di introduzione alle lingue e alle culture dei Paesi in cui si svolgono le missioni internazionali per la pace a favore del personale impiegato nelle medesime missioni.

 

Articolo 4.

Articolo 4.

(Disposizioni in materia di personale)

(Disposizioni in materia di personale)

1. Con decorrenza dalla data di entrata nel territorio, nelle acque territoriali e nello spazio aereo dei Paesi interessati e fino alla data di uscita dagli stessi per il rientro nel territorio nazionale per fine missione, al personale che partecipa alle missioni internazionali di cui al presente decreto è corrisposta al netto delle ritenute per tutta la durata del periodo, in aggiunta allo stipendio o alla paga e agli altri assegni a carattere fisso e continuativo, l’indennità di missione di cui al regio decreto 3 giugno 1926, n.941, nelle misure di seguito indicate, detraendo eventuali indennità e contributi corrisposti allo stesso titolo agli interessati direttamente dagli organismi internazionali:

Identico

a) misura del 98 per cento al personale che partecipa alle missioni UNIFIL, compreso il personale facente parte della struttura attivata presso le Nazioni Unite, MSU, EULEX Kosovo, Security Force Training Plan, Joint Enterprise, Albania 2, ALTHEA, UNMIK, TIPH 2, EUBAM Rafah, UNAMID, MINUSTAH;

 

b) misura del 98 per cento, calcolata sulla diaria prevista con riferimento ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman, al personale che partecipa alle missioni ISAF ed EUPOL AFGHANISTAN, nonché al personale impiegato negli Emirati Arabi Uniti e in Iraq, al personale impiegato nelle unità di coordinamento JMOUs, al personale dell’Arma dei carabinieri in servizio di sicurezza presso la sede diplomatica di Kabul e quella di Herat;

 

c) misura intera al personale che partecipa alla missione EUPOL COPPS in Palestina e alla missione dell’Unione europea in Moldova e Ucraina;

 

d) misura intera incrementata del 30 per cento, se non usufruisce, a qualsiasi titolo, di vitto e alloggio gratuiti, al personale che partecipa alle missioni CIU, UNAMID, EUPOL RD CONGO, EUSEC RD CONGO, UNFICYP, Atalanta in Gran Bretagna, EUPM, nonché al personale impiegato presso il Military Liason Office della missione Joint Enterprise, il NATO HQ Tirana, l’OHQ Parigi e il FHQ EU della missione EUFOR Tchad/RCA;

 

e) misura intera incrementata del 30 per cento, calcolata sulla diaria prevista con riferimento ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman, se non usufruisce, a qualsiasi titolo, di vitto e alloggio gratuiti, al personale impiegato in Iraq, in Bahrein e a Tampa;

 

f) misura del 98 per cento ovvero intera incrementata del 30 per cento se non usufruisce, a qualsiasi titolo, di vitto e alloggio gratuiti, calcolata sulla diaria prevista con riferimento alla Turchia, al personale che partecipa alla missione EUMM Georgia, a decorrere dal 21 settembre 2008;

 

g) misura del 98 per cento ovvero intera incrementata del 30 per cento se non usufruisce, a qualsiasi titolo, di vitto e alloggio gratuiti, calcolata sulla diaria prevista con riferimento alla Repubblica democratica del Congo, al personale che partecipa alla missione EUFOR Tchad/RCA.

 

2. All’indennità di cui al comma 1 e al trattamento economico corrisposto al personale che partecipa alle attività di assistenza alle Forze armate albanesi di cui all’articolo 3, comma 12, non si applica l’articolo 28, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248.

 

3. Al personale che partecipa ai programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell’area balcanica e alla missione in Libia si applica il trattamento economico previsto dalla legge 8 luglio 1961, n.642, e l’indennità speciale, di cui all’articolo 3 della medesima legge, nella misura del 50 per cento dell’assegno di lungo servizio all’estero. Non si applica l’articolo 28, comma 1, del decreto-legge n.223 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n.248 del 2006.

 

4. Per il periodo dal 1º gennaio 2009 al 30 giugno 2009, ai militari inquadrati nei contingenti impiegati nelle missioni internazionali di cui al presente decreto, in sostituzione dell’indennità di impiego operativo ovvero dell’indennità pensionabile percepita, è corrisposta, se più favorevole, l’indennità di impiego operativo nella misura uniforme pari al 185% dell’indennità di impiego operativo di base di cui all’articolo 2, primo comma, della legge 23 marzo 1983, n.78, e successive modificazioni, se militari in servizio permanente, e a euro 70, se volontari di truppa in ferma breve o prefissata. Si applicano l’articolo 19, primo comma, del testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato di cui al decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n.1092, e l’articolo 51, comma 6, del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni.

 

5. Il personale militare impiegato dall’ONU nella missione UNIFIL con contratto individuale conserva il trattamento economico fisso e continuativo e percepisce l’indennità di missione di cui al comma 1, con spese di vitto e alloggio a carico dell’Amministrazione. Eventuali retribuzioni o altri compensi corrisposti direttamente dall’ONU allo stesso titolo, con esclusione di indennità e rimborsi per servizi fuori sede, sono versati all’Amministrazione al netto delle ritenute, fino a concorrenza dell’importo corrispondente alla somma del trattamento economico fisso e continuativo e dell’indennità di missione di cui al comma 1, al netto delle ritenute, e delle spese di vitto e alloggio.

 

6. I periodi di comando, di attribuzioni specifiche, di servizio e di imbarco svolti dagli ufficiali delle Forze armate e dell’Arma dei carabinieri presso i comandi, le unità, i reparti e gli enti costituiti per lo svolgimento delle missioni internazionali di cui al presente decreto sono validi ai fini dell’assolvimento degli obblighi previsti dalle tabelle 1, 2 e 3 allegate ai decreti legislativi 30 dicembre 1997, n.490, e 5 ottobre 2000, n.298, e successive modificazioni.

 

7. Per le esigenze connesse con le missioni internazionali di cui al presente decreto, in deroga a quanto previsto dall’articolo 64 della legge 10 aprile 1954, n.113, nell’anno 2009 possono essere richiamati in servizio a domanda, secondo le modalità di cui all’articolo 25 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n.215, e successive modificazioni, gli ufficiali appartenenti alla riserva di complemento, nei limiti del contingente stabilito dalla legge di bilancio per gli ufficiali delle forze di completamento.

 

8. Per le esigenze connesse con le missioni internazionali di cui al presente decreto, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili e nel rispetto delle consistenze annuali previste dal decreto di cui all’articolo 23, comma 2, della legge 23 agosto 2004, n.226, il periodo di ferma dei volontari in ferma prefissata di un anno può essere prolungato, previo consenso degli interessati, per un massimo di sei mesi.

 

9. Nelle aree operative in cui si svolgono le missioni internazionali, nonché sui mezzi aerei e unità navali impegnati in operazioni militari al di fuori dello spazio aereo e delle acque territoriali nazionali, in assenza di personale medico, al personale infermieristico militare specificatamente formato e addestrato è consentita, nei casi di urgenza ed emergenza, l’effettuazione di manovre per il sostegno di base ed avanzato delle funzioni vitali e per il supporto di base ed avanzato nella fase di pre-ospedalizzazione del traumatizzato. Negli stessi casi di urgenza ed emergenza, in assenza di personale sanitario, ai militari delle Forze armate, compresa l’Arma dei carabinieri, formati quali soccorritori militari è consentita l’applicazione di tecniche di primo soccorso nei limiti di quanto previsto da apposito protocollo d’intesa sottoscritto dal Ministero della difesa e dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

 

10. Al personale che partecipa alle missioni internazionali di cui al presente decreto si applicano gli articoli 2, commi 2 e 3, 3, 4, 5, 7 e 13 del decreto-legge 28 dicembre 2001, n.451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.15.

 

11. Per l’anno 2009, al personale civile del Ministero della difesa comandato in missione fuori della ordinaria sede di servizio per esigenze di servizio non si applica l’articolo 1, comma 213, della legge 23 dicembre 2005, n.266. Per la finalità di cui al presente comma è autorizzata la spesa di euro 100.000.

 

Articolo 5.

Articolo 5.

(Disposizioni in materia penale)

(Disposizioni in materia penale)

1. Al personale militare che partecipa alle missioni internazionali di cui al presente decreto si applicano il codice penale militare di pace e l’articolo 9, commi 3, 4, lettere a), b), c) e d), 5 e 6, del decreto-legge 1º dicembre 2001, n.421, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 gennaio 2002, n.6.

1.Identico.

2. I reati commessi dallo straniero nei territori in cui si svolgono gli interventi e le missioni internazionali di cui al presente decreto, a danno dello Stato o di cittadini italiani partecipanti agli interventi e alle missioni stessi, sono puniti sempre a richiesta del Ministro della giustizia e sentito il Ministro della difesa per i reati commessi a danno di appartenenti alle Forze armate.

2. I reati commessi dallo straniero nei territori o nell’alto mare in cui si svolgono gli interventi e le missioni internazionali di cui al presente decreto, a danno dello Stato o di cittadini italiani partecipanti agli interventi e alle missioni stessi, sono puniti sempre a richiesta del Ministro della giustizia e sentito il Ministro della difesa per i reati commessi a danno di appartenenti alle Forze armate.

3. Per i reati di cui al comma 2 e per i reati attribuiti alla giurisdizione dell’autorità giudiziaria ordinaria commessi, nel territorio e per il periodo in cui si svolgono gli interventi e le missioni internazionali di cui al presente decreto, dal cittadino che partecipa agli interventi e alle missioni medesimi, la competenza è attribuita al Tribunale di Roma.

3.Identico.

4. Per i reati previsti dagli articoli 1135 e 1136 del codice della navigazione e per quelli ad essi connessi ai sensi dell’articolo 12 del codice di procedura penale, commessi in alto mare o in acque territoriali altrui e accertati durante la missione di cui all’articolo 3, comma 14, la competenza territoriale è del tribunale di Roma.

4. I reati previsti dagli articoli 1135 e 1136 del codice della navigazione e quelli ad essi connessi ai sensi dell’articolo 12 del codice di procedura penale, inclusi i reati a danno dello Stato o dei cittadini italiani che partecipano alla missione di cui all’articolo 3, comma 14, commessi in alto mare o in acque territoriali altrui e accertati durante la medesima missione, sono puniti ai sensi dell’articolo 7 del codice penale e la competenza è attribuita al tribunale di Roma.

5. I reati di cui agli articoli 1135 e 1136 del codice della navigazione sono puniti ai sensi dell’articolo 7 del codice penale, sia se commessi in alto mare sia, nei casi previsti dal presente decreto, in acque territoriali altrui. Nei casi di arresto in flagranza o fermo per i reati di cui al comma 4, qualora esigenze operative non consentano di porre tempestivamente l’arrestato o il fermato a disposizione dell’autorità giudiziaria, si applica l’articolo 9, comma 5, del decreto-legge 1º dicembre 2001, n.421, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 gennaio 2002, n.6. Negli stessi casi l’arrestato o il fermato possono essere ristretti in appositi locali del vettore militare.

5. Nei casi di arresto in flagranza o fermo ovvero di interrogatorio di persona sottoposta alla misura coercitiva della custodia cautelare in carcere per i reati di cui al comma 4, qualora esigenze operative non consentano di porre tempestivamente l’arrestato o il fermato a disposizione dell’autorità giudiziaria, si applica l’articolo 9, commi 5 e 6, del decreto-legge 1º dicembre 2001, n.421, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 gennaio 2002, n.6. Negli stessi casi l’arrestato o il fermato possono essere ristretti in appositi locali del vettore militare.

6. A seguito del sequestro, l’autorità giudiziaria può disporre l’affidamento in custodia all’armatore, all’esercente ovvero al proprietario della nave o aeromobile catturati con atti di pirateria.

6.Identico.

Articolo 6.

Articolo 6.

(Disposizioni in materia contabile)

(Disposizioni in materia contabile)

1. Alle missioni internazionali delle Forze armate di cui al presente decreto si applicano le disposizioni in materia contabile previste dall’articolo 8, commi 1 e 2, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n.451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.15.

Identico

2. Le disposizioni di cui al comma 2 dell’articolo 8 del decreto-legge n.451 del 2001, convertito, con modificazioni, dalla legge n.15 del 2002 sono estese alle acquisizioni di materiali d’armamento, di equipaggiamenti individuali e di materiali informatici e si applicano entro il limite complessivo di euro 50.000.000 a valere sullo stanziamento di cui all’articolo 7.

 

3. Per assicurare la prosecuzione delle missioni internazionali senza soluzione di continuità, entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Ministro dell’economia e finanze, su richiesta delle Amministrazioni interessate, dispone l’anticipazione di una somma non superiore ai due sesti delle spese autorizzate dal presente decreto, e comunque non inferiore a euro 120.000.000 dei quali euro 100.000.000 destinati al Ministero della difesa, a valere sullo stanziamento di cui all’articolo 7.

 

Capo III

Capo III

DISPOSIZIONI FINALI

DISPOSIZIONI FINALI

Articolo 7.

Articolo 7.

(Copertura finanziaria)

(Copertura finanziaria)

1. Agli oneri derivanti dall’attuazione delle disposizioni del presente decreto, pari complessivamente a euro 763.135.522 per l’anno 2009, si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n.296.

1. Agli oneri derivanti dall’attuazione delle disposizioni del presente decreto, pari complessivamente a euro 808.385.522 per l’anno 2009 e a euro 250.000 a decorrere dall’anno 2010, si provvede:

a) quanto a euro 808.135.522 per l’anno 2009, mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n.296;

b) quanto a euro 250.000 a decorrere dall’anno 2009, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2009-2011, nell’ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2009, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.

2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

2.Identico.

Articolo 8.

 

(Entrata in vigore)

 

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

 

Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

 

Dato a Roma, addì 30 dicembre 2008.

 

NAPOLITANO

 

Berlusconi – Frattini – La Russa – Maroni – Alfano – Tremonti

 

Visto, il Guardasigilli: Alfano.

 

 

 

 


Esame in sede referente

 


COMMISSIONI 3a e 4a RIUNITE

 

GIOVEDÌ 29 GENNAIO 2009

5a Seduta

Presidenza del Presidente della 4ª Commissione

CANTONI

 

Intervengono i sottosegretari di Stato per gli affari esteri Mantica e per la difesa Crosetto.

 

La seduta inizia alle ore 8,35.

 

 

IN SEDE REFERENTE

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, approvato dalla Camera dei deputati

(Esame e rinvio)

 

Il relatore BETTAMIO (PdL), per le parti di competenza della 3a Commissione, illustra il provvedimento in titolo, già approvato dalla Camera dei deputati e recante la proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali di pace.

Rileva anzitutto come il Governo proceda alla conferma del finanziamento delle missioni in cui l’Italia è attualmente impegnata, per il primo semestre del 2009 (dal 1 gennaio 2009 al 30 giugno 2009) anziché secondo una cadenza annuale. Si consente in tal modo un costante rapporto con il Parlamento. Le risorse all’uopo stanziate dall’Esecutivo risultano di consistente entità, in particolar modo rispetto alle misure di contenimento della spesa pubblica che hanno improntato l’ultima manovra finanziaria, e ciò a riprova della priorità strategica delle missioni internazionali per la politica estera italiana.

Ricorda peraltro che nel corso dell’esame del decreto in prima lettura, è stato introdotto nel capo I, recante interventi a sostegno del processo di pace, un nuovo articolo 1, in tema di sostegno agli interventi di cooperazione allo sviluppo. Tale disposizione ristabilisce su base semestrale uno stanziamento di 45 milioni di euro destinato alla cooperazione allo sviluppo nelle aree di crisi (Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia), al fine di assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione civile e dei rifugiati nei paesi limitrofi, oltre al sostegno alla ricostruzione civile. L’intervento militare si integra così con il sostegno civile alla ricostruzione, con benefici effetti reciproci, come emerge anche dalla prevista priorità assoluta che il provvedimento intende assegnare, nell’esecuzione degli interventi, all’impiego di risorse locali sia umane sia materiali.

Ricorda quindi che viene altresì prevista la possibilità per il Ministero degli affari esteri di conferire incarichi temporanei a organismi ed enti specializzati e a personale estraneo alla pubblica amministrazione purché in possesso di specifiche professionalità, con preferenza, anche in questo caso, per le professionalità locali. Vengono poi potenziate le attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale, nel raccordo tra Governo e Parlamento, con particolare riferimento alla partecipazione italiana, per gli aspetti civili e militari, alle missioni internazionali.

Sempre nell’ambito degli interventi a sostegno dei processi di pace, evidenzia che l’articolo 1 del decreto-legge dispone lo stanziamento di circa 10 milioni di euro per fronteggiare le necessità primarie delle popolazioni locali in Libano, Afghanistan e nei Balcani, compreso il ripristino dei servizi essenziali.

Ai sensi dell’articolo 2, poi, ulteriori fondi sono destinati alla prosecuzione di interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione nell'ambito di organizzazioni multilaterali, tramite la partecipazione italiana alle iniziative realizzate dagli organismi internazionali e dall’Unione europea. In tale ambito, viene in particolare stanziata una cifra consistente per la missione NATO di addestramento delle forze armate e di polizia dell'Iraq.

Si sofferma quindi sul capo II che provvede alla proroga delle singole missioni internazionali delle forze armate e delle forze di polizia (articolo 3), recando altresì nei successivi articoli da 4 a 6 le norme relative al personale nonché quelle in materia penale e contabile.

Rispetto allo scenario delineato dal provvedimento in termini di impostazione della politica estera italiana sul fronte dell’impegno militare internazionale, svolge talune considerazioni generali. La crisi medio-orientale in corso impone un’attenta meditazione della presenza italiana nell’area: il personale militare italiano è presente ad Hebron e a Rafah, ma soprattutto nel Libano meridionale, con la missione UNIFIL, rifinanziata dal decreto. Alla luce dell’evoluzione della situazione nella striscia di Gaza, è possibile prevedere che possa risultare necessaria una presenza internazionale, anche con la partecipazione dell’Italia, per garantire il mantenimento del cessate il fuoco, da sempre auspicato e chiesto con forza dal Ministro degli esteri.

Segnala poi che il finanziamento più consistente è destinato alla missione in Afghanistan. Ricorda, in proposito, le considerazioni svolte dall’ambasciatore Sequi, rappresentante speciale dell’Unione europea in Afghanistan, presso la Commissione affari esteri lo scorso 6 novembre in merito alla problematicità della missione di pace nella zona. Analoghe preoccupazioni sono state ribadite anche dal Capo di stato maggiore della Difesa Camporini il 25 novembre 2008 e dal Ministro della difesa il 10 dicembre 2008 innanzi alla Commissione difesa. La conferma e anzi l’aumento dell’impegno italiano nella zona costituisce una precisa scelta strategica in linea con i nuovi obiettivi della NATO nell’ottica di dare un segnale di ristabilimento dell’ordine democratico.

Sottolinea inoltre la prosecuzione dell'impegno nei Balcani e in particolare in Kosovo, nell’ambito della missione EULEX per la formazione delle forze di sicurezza kosovare e la tutela di tutte le minoranze presenti. Viene anche confermata la presenza della Guardia di Finanza in Libia per il contrasto all'immigrazione clandestina. Ricorda che la Commissione affari esteri ha esaminato il disegno di legge di ratifica del trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia, il quale pone le premesse per una sempre più stretta relazione bilaterale, soprattutto sul piano della disciplina dei flussi migratori e della politica energetica.

Richiama infine il maggiore impegno in Africa per la missione in Darfur e contro la pirateria somala e la conferma della partecipazione alla missione in Georgia deliberata lo scorso anno, anche se permane la problematica relativa al suo effettivo dispiegamento anche in Abkhazia e Ossezia meridionale.

In conclusione, ritiene condivisibile che l’Italia, nell’anno della presidenza del vertice G8, confermi il proprio impegno sui vari scenari internazionali di crisi, promuovendo l’impegno dell’Unione europea e della comunità internazionale per il mantenimento della stabilità e della pace.

 

Il relatore per la 4a Commissione RAMPONI (PdL), osserva innanzitutto come la partecipazione italiana a missioni internazionali costituisca il contributo concreto e qualificante offerto dall’Italia per la pace e la stabilizzazione mondiali. Esso si contraddistingue per la sua entità quantitativa, la capacità operativa, la garanzia di stabilità e il mantenimento della sicurezza che comporta, per l’apporto fondamentale alla liberazione dal bisogno e dall’emergenza e al riavvio dello sviluppo che il coraggio, la professionalità e lo spirito di sacrificio che il nostro personale assicura. L’impegno in operazioni internazionali comporta inoltre per l’Italia: un elevato prestigio internazionale; un elevato senso di gratitudine da parte delle popolazioni e dei governi beneficiati e la disponibilità di uno strumento efficace di intervento in sede internazionale.

Pone quindi l’accento sul grande significato politico proprio delle operazioni internazionali, di livello adeguato al ruolo che il potenziale politico-economico dell’Italia comporta. Infatti, paradossalmente, l’impegno duraturo e costante, che ha richiesto grande dispendio di energie, grandi sacrifici al personale e grande sforzo economico, rischia di essere considerato un fatto di routine di scarso rilievo politico, quando in realtà la decisione del Senato in merito al decreto-legge in esame avrà sul piano internazionale una considerazione assai superiore a quella riservata a molte decisioni sulle quali si concentra l’attenzione della politica nazionale. Il valore politico dello sforzo italiano deve pertanto essere tenuto nella dovuta considerazione presso l’opinione pubblica e la stessa classe politica.

Quanto al merito dell’atto in esame, rileva che esso prevede, per il primo semestre del 2009, una spesa complessiva di 808.385.522 euro, più 250.000 euro a decorrere dal 2010. In particolare le spese per le missioni delle Forze armate e delle Forze di polizia assommano a circa 750 milioni di euro. Per quanto riguarda il personale è previsto l’impiego di circa 8.600 unità.

Il relatore rammenta che nel rapporto sui documenti di bilancio approvato il 26 novembre 2008 la Commissione difesa si era espressa favorevolmente, ponendo tra le altre una condizione volta a far sì che, in sede di adozione del previsto decreto-legge sulle missioni internazionali, l’entità delle risorse allo scopo destinate non venisse limitato all’ambito delle spese vive delle operazioni, dovendo piuttosto essere idonea anche a compensare i costi determinati dal logoramento dello strumento impiegato, così da assicurare la copertura integrale degli oneri derivanti dagli impegni internazionali già assunti in proposito dall’Italia. Nota quindi che, siccome l’assegnazione di cui alla legge finanziaria per le missioni internazionali è pari a 1 miliardo di euro per l’anno 2009, quindi a 500 milioni di euro per semestre, la dotazione di circa 808 milioni di euro posta dal decreto in esame consiste in un incremento notevole. In particolare l’incremento riguarda la copertura delle spese per le operazioni militari e di polizia ed è motivo di soddisfazione per la Commissione difesa constatare l’accoglimento della sua posizione da parte del Governo. Soggiunge che le risorse di bilancio complessivamente assegnate alle spese per la Difesa raggiungono un’entità complessivamente idonea a consentire un adeguato livello di presenza dello strumento militare italiano in ambito internazionale. Il fatto che l’incremento di spesa assicuri la copertura anche dei costi relativi alla preparazione dei reparti e quelli relativi all’usura dei mezzi e degli equipaggiamenti e della loro manutenzione libera inoltre le normali disponibilità di bilancio, già colpite da tagli assai pesanti, al limite dell’irrazionale, da tale ulteriore gravame, come è sinora sempre stato, ed assicura una migliore manutenzione, una migliore efficienza e infine una più lunga utilizzazione dei sistemi d’arma, dei mezzi e degli equipaggiamenti, oltre a una decorosa disponibilità di risorse per la formazione di uomini e reparti.

Si sofferma poi sull’articolo 1 del decreto-legge n. 209, che autorizza, a beneficio delle popolazioni locali, la spesa complessiva di 10.273.400 euro per interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti nei casi di necessità e urgenza dai comandanti dei contingenti, entro il limite di 1.770.000 euro in Libano, 7.103.400 euro in Afghanistan, 1.400.000 euro nei Balcani. Osserva che la disposizione è di notevole importanza, perché assicura la possibilità di disporre gli interventi urgenti con la necessaria rapidità, consentendo l’instaurarsi di rapporti di fiducia con le popolazioni.

Passando all’articolo 3 rileva che vi sono contenute le autorizzazioni di spesa per ciascuna missione, tra le quali due sono nuove: UNAMID, che si svolge in Darfur sotto l’egida dell’ONU e dell’Unione africana, e Atalanta, decisa dall’Unione europea, per contrastare la pirateria al largo della Somalia. Nota con soddisfazione che la partecipazione a tale missione risponde a quanto sollecitato da un ordine del giorno presentato in Senato nel dicembre scorso.

Dopo aver fatto presente che potrà essere presto presa in esame la partecipazione ad una nuova missione, da svolgere nell’area di frontiera tra Egitto e Striscia di Gaza, rileva come: la missione in Afghanistan appaia la più delicata e preveda incrementi di partecipazione, in risposta alle richieste da parte della NATO, da 2300 a 2800 unità per sei mesi; la missione in Libano mantenga un livello di partecipazione costante, con un’ipotesi di revisione eventuale a metà 2009; per la missione nell’area balcanica sia previsto un incremento da 2150 a 2400 unità in Kosovo a seguito del previsto e temporaneo rischieramento periodico del battaglione di riserva operativa NATO, oltre a un aumento degli effettivi in Bosnia, da 280 a 400, a seguito dell’assunzione del Comando da parte italiana.

In riferimento alla qualità delle missioni, nota il relatore che alle quattordici operazioni di carattere prevalentemente militare se ne aggiungono ben dodici a carattere prevalente di polizia, nelle quali ai Carabinieri, che mantengono un ruolo assolutamente predominante e di prestigio internazionale, si affiancano elementi della Polizia di Stato. Assai interessante appare l’inizio della missione EULEX in Kosovo, che a regime comprenderà un organico di 2000 tra magistrati e agenti di polizia con il compito di assistere e sostenere una locale capacità autonoma di amministrazione della giustizia. Tale missione costituisce la concreta realizzazione di una struttura in ambito PESD nel contesto degli indirizzi strategici dell’Unione europea per la difesa e la sicurezza in ragione del coinvolgimento di risorse civili per il progressivo passaggio ad una situazione di stabilità.

Nel complesso delle missioni di polizia ritiene interessante il continuo aumento delle missioni condotte dalla Guardia di finanza, arrivate a cinque, a conferma di un sempre più diffuso supporto all’avvio di istituzioni tipiche di una situazione politica stabilizzata. Cita inoltre la presenza di agenti di polizia penitenziaria nella missione EULEX in Kosovo e di personale della Croce Rossa nelle strutture sanitarie.

In riferimento alle risorse che lo Stato italiano dedica al sostegno dei paesi in fase di recupero della stabilità o in fase di sviluppo, rileva essere previste autorizzazioni per la cessione gratuita di materiale vario ai governi libanese, uzbeko ed ecuadoregno.

Dopo aver dato conto dell’articolo 4, comprendente disposizioni in materia di personale, il relatore nota che l’articolo 5 riguarda l’applicazione, nell’ambito della missione Atalanta, di disposizioni e procedure previste dal codice della navigazione nei casi di reati commessi in alto mare.

A parere del relatore, le disposizioni in esame consentono di confermare l’affidabilità dell’Italia, con le sue Forze armate e di polizia, in ambito internazionale in situazioni difficili, ad alto rischio e spesso drammatiche. L’operato del personale italiano deve in particolare essere motivo di grande stima e gratitudine da parte dell’intera società, rappresentando una forza di carattere politico e che consente interventi di natura umanitaria, per la pace e la stabilizzazione contro le minacce terroristiche e sovvertitrici della democrazia.

Benché le missioni siano state ripetutamente oggetto di analisi in sede parlamentare, considera diffusa la sensazione da parte dei parlamentari della mancanza di un’incisiva possibilità di discussione nei confronti degli aspetti generali di politica estera, di sicurezza e difesa, che dovrebbe consentire in seno alle Camere l’individuazione delle linee politiche fondamentali in materia di partecipazione alle missioni internazionali. L’argomento è stato oggetto di vivace dibattito presso l’altro ramo del Parlamento, nel quale si è rilevata la mancanza di idonee occasioni di analisi e confronto e si è constatato che la discussione sull’approvazione del decreto-legge di copertura solo forzatamente e forse impropriamente può essere la sede per un dibattito politico relativo alle missioni, con l’auspicio condiviso dell’individuazione di una procedura parlamentare rispondente all’esigenza di una discussione politica che porti all’espressione della volontà parlamentare nei confronti di tali operazioni. Al di là dei tempestivi interventi del Governo per informare il Parlamento sull’andamento generale delle operazioni, anche non in sede di approvazione dei relativi decreti, non è infatti mai stata definita una normativa per la soddisfazione della richiamata esigenza. Con il decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, si era stabilito, al comma 17-bis dell’articolo 3, che entro il 30 giugno 2007 il Ministro degli affari esteri e il Ministro della difesa avrebbero riferito alle Commissioni parlamentari competenti circa gli sviluppi relativi al contesto di svolgimento delle missioni. Tale previsione è tuttavia rimasta un caso isolato.

Osserva il relatore che sia in occasione degli interventi previsti dalla disposizione appena citata, sia in tutte le altre occasioni nelle quali il Governo ha riferito sull’andamento o sull’apertura di nuove missioni, pur essendosi sviluppato un vivace dibattito in proposito non si è mai giunti alla definizione di un documento che individuasse le linee di pensiero del Parlamento in ordine alle operazioni internazionali. Ritenendo quindi che la questione non consista nella mancanza di occasioni di dibattito, ma nella mancanza di idonei strumenti di espressione dell’opinione parlamentare nei confronti del Governo, il relatore si riserva di valutare la possibilità di presentare una specifica proposta emendativa.

Conclude esprimendo perplessità circa l’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 01, comma 4, del decreto-legge in esame, pari a 250.000 euro a decorrere dal 2009 e finalizzata al potenziamento delle attività di analisi e documentazione, stante la possibilità di un proficuo ricorso alle risorse professionali già a disposizione delle amministrazioni degli Affari esteri e della Difesa.

 

Interviene quindi in discussione generale il senatore PERDUCA (PD), il quale osserva anzitutto come la disposizione da ultimo citata dal relatore Ramponi, in materia di autorizzazione di spesa per il potenziamento di attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale, potrebbe essere oggetto di una interrogazione al fine di ricevere da parte del Governo precisazioni in ordine all’effettivo utilizzo degli stanziamenti.

Rispetto, poi, all’elencazione delle missioni nelle quali l’Italia è impegnata sullo scenario internazionale, fa presente che talune partecipazioni di esigua consistenza (ad esempio le missioni a Cipro, Haiti, in Congo, in Moldova e Ucraina) e che si riconnettono a presupposti di partecipazione ormai lontani nel tempo potrebbero essere riconsiderate ovvero tradotte da una presenza militare a una presenza civile. Infatti, osserva che se la presenza italiana sottende una finalità strategica di incremento delle relazioni bilaterali, una consistenza tanto limitata appare inefficace allo scopo, mentre se detta presenza è frutto del protrarsi di missioni al momento attuale non più indispensabili, meglio sarebbe utilizzare altrimenti le risorse.

Auspica altresì che il Governo possa fornire chiarimenti sulla consistenza numerica della partecipazione di personale del corpo della Guardia di finanza italiana alla missione in Libia. Sottolinea, in proposito, come la prosecuzione di tale missione sia evidentemente connessa alla recente sottoscrizione del Trattato di amicizia e cooperazione tra Italia e Libia, in corso di ratifica da parte del Parlamento. Peraltro, la finalità di fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione clandestina e della tratta di esseri umani non risulta aver conseguito risultati significativi. Anche in questo caso, si pone l’alternativa tra rafforzamento ed eliminazione della missione.

Per quanto concerne, infine, gli stanziamenti destinati alla partecipazione italiana alla missione delle Nazioni Unite nel Darfur in Sudan, fa notare che il dispiegamento sta avvenendo con ritardo e che i relativi fondi potrebbero essere più utilmente utilizzati per un ulteriore sostegno alla cooperazione civile.

 

Il senatore DIVINA (LNP), Vice presidente della Commissione esteri, osserva che il provvedimento in esame reca una serie di autorizzazioni finanziarie in relazione alle quali è opportuna un’attenta valutazione in termini di adeguatezza degli stanziamenti e di efficacia dell’utilizzo. In ogni caso, reputa che la finalità di partecipare ad interventi mirati al mantenimento della pace e della stabilità in vari scenari internazionali non possa che essere condivisa.

Soffermandosi quindi, in particolare, sulla partecipazione del contingente militare italiano alla missione delle Nazioni Unite in Libano denominata UNIFIL, osserva che il non soddisfacente livello di efficacia che la missione sta riscontrando si ricollega anche, per l’Italia, a regole di ingaggio che non consentono di contrastare adeguatamente e in via diretta le operazioni criminali quali ad esempio nel traffico di armi.

Rispetto alla considerazione svolta dal senatore Perduca sul rischio che una partecipazione frammentata a più missioni internazionali possa tradursi in una sostanziale dispersione di forze, concorda sull’esigenza di individuare modalità di riassetto delle missioni che consentano economie di scala e una maggiore organicità degli interventi.

Per quanto concerne la partecipazione italiana alla missione in Libia in esecuzione dell’Accordo di cooperazione tra i rispettivi governi, fa notare che l’obiettivo di fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione clandestina e della tratta di esseri umani può essere perseguito solo mediante un’azione congiunta di entrambi gli Stati. In tal modo, si potrà tentare di controllare le vie di transito dei flussi migratori illegali e di contrastare il determinarsi di situazioni di emergenza umanitaria.

Infine, chiede ai rappresentanti del Governo chiarimenti in ordine alla consistenza delle indennità di missione per i partecipanti alle missioni internazionali.

 

Il presidente CANTONI preannuncia che le Commissioni riunite saranno convocate martedì 3 febbraio alle ore 15 per il prosieguo dell’esame; qualora in quella sede non si fosse conclusa la discussione generale si potrà tenere un’ulteriore seduta mercoledì 4 febbraio. Ipotizza inoltre la possibilità di porre il termine per la presentazione di eventuali emendamenti a giovedì 5 febbraio, ore 12.

 

 Le Commissioni riunite prendono atto.

 

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

 

 

La seduta termina alle ore 9,30.

 

 

 


COMMISSIONI 3a e 4a RIUNITE

 

MARTEDÌ 3 FEBBRAIO 2009

6a Seduta

Presidenza del Presidente della 3ª Commissione

DINI

indi del Presidente della 4ª Commissione

CANTONI

 

 Intervengono i sottosegretari di Stato per gli affari esteri Mantica e per la difesa Cossiga.

 

La seduta inizia alle ore 15.

 

 

IN SEDE REFERENTE

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, approvato dalla Camera dei deputati

(Seguito dell'esame e rinvio)

 

Riprende l’esame, sospeso nella seduta del 29 gennaio scorso.

 

Il senatore DEL VECCHIO (PD) pone l’accento sulla particolare valenza del provvedimento all’esame delle Commissioni riunite ricordando che l’entità del contributo offerto dall’Italia alle missioni internazionali risulta essere al primo posto - tra i paesi occidentali - per quanto riguarda la partecipazione alle missioni delle Nazioni unite, al terzo posto relativamente alle missioni sotto l’egida dell’Unione europea ed al quarto posto riguardo alle missioni NATO, con oltre 8.500 uomini e donne globalmente impiegati. Osserva inoltre che tutte le operazioni internazionali cui il Paese partecipa non presentano problemi dal punto di vista della liceità giuridica, in quanto si tratta di missioni condotte sotto l’egida delle Nazioni unite, dell’Unione europea e dell’Alleanza atlantica ovvero basate su specifici accordi bilaterali.

Sottolinea quindi l’importanza e la valenza della collaborazione italiana in importanti teatri internazionali, quali quello balcanico (nel quale l’Italia ricoprirà, nel 2009, elevati livelli di responsabilità operativa, attraverso la leadership nelle operazioni in Kosovo ed in Bosnia-Erzegovina), quello libanese (in cui è operativa la missione UNIFIL delle Nazioni Unite), e quello afgano (in quanto, a seguito del progressivo deteriorarsi della situazione l’impegno italiano aumenterà, con un impiego di oltre duemila uomini). Con riferimento alla situazione in Afghanistan rimarca, peraltro, la necessità di una strategia politica di ampio respiro, che non abbia riguardo esclusivamente alla componente militare bensì anche all’addestramento delle forze di sicurezza locali ed al processo di ricostruzione materiale e politica del Paese.

L’oratore si sofferma, infine, sulla congruità delle risorse finanziarie previste dal decreto-legge in titolo, osservando che, se da un lato esse appaiono adeguate per il primo semestre dell’anno in corso, dall’altro le stesse finiscono per assorbire il 70 per cento dei fondi globalmente assegnati dalla legge finanziaria, ponendo concretamente il problema del reperimento di ulteriori ed adeguati fondi per il finanziamento della partecipazione militare italiana alle stesse operazioni nel semestre successivo.

 

Il senatore GALIOTO (PdL) sottolinea positivamente lo sforzo italiano nella partecipazione alle operazioni di pace, ricordando che esso è stato più volte apprezzato in ambito internazionale. Pone quindi l’accento sull’importante e delicato ruolo svolto dall’Italia nelle numerose zone di intervento, sia a livello umanitario che di tutela della sicurezza e del mantenimento della pace.

 

Il senatore PEGORER (PD) osserva che sarebbe opportuno focalizzare l’attenzione non solo sulla presenza militare, ma anche su importanti aspetti umanitari e politici. Sotto questo aspetto, tuttavia, il provvedimento non si presta ad un esame di merito, in quanto ha principalmente riguardo al ri-finanziamento delle missioni in corso, e sarebbe pertanto auspicabile – a suo avviso - che il Governo riferisca alle Camere ad intervalli regolari, onde poter procedere ad un confronto approfondito sul tema.

Pone quindi l’accento sulla drammaticità della situazione nella striscia di Gaza, ricordando che già nella seduta della Commissione difesa dello scorso 27 gennaio il senatore Scanu, intervenendo al nome del Gruppo del Partito Democratico, aveva sollecitato la predisposizione di idonee misure atte ad affrontare la crisi in corso, anche attraverso opportune proposte emendative al provvedimento in titolo. Al riguardo, l’oratore osserva che, stante l’attuale tregua tra le parti, ben potrebbe ipotizzarsi una missione internazionale di pace nella regione, sulla base dei collaudati schemi già positivamente sperimentati con la missione UNIFIL in Libano.

Conclude osservando che, ancorché la maggioranza ed il Governo affermino di aver stanziato risorse appropriate per il mantenimento dell’impegno italiano nelle operazioni internazionali, con incrementi superiori a quanto precedentemente disposto, l’adeguatezza di tali finanziamenti potrà essere valutata soltanto conoscendo la cifra stanziata dal Governo per secondo semestre dell’anno in corso, e che si potrà eventualmente parlare di incrementi delle risorse soltanto se il finanziamento complessivo delle missioni sarà superiore a quello messo a disposizione lo scorso anno dal precedente esecutivo di centro-sinistra.

 

Il senatore MARCENARO (PD), nel condividere le considerazioni già svolte in discussione generale dai componenti del suo gruppo si sofferma, in particolare, sulla preoccupazione espressa anche dal relatore Ramponi per cui la discussione sullo svolgimento delle missioni internazionali di pace diventi un adempimento routinario.

Ritiene, infatti, che l’esame del disegno di legge di rifinanziamento delle missioni debba essere svolto con accuratezza e attenzione, poiché riguarda l’impegno di migliaia di cittadini italiani, militari e non.

Peraltro, rileva come gli scenari nei quali l’Italia è impegnata, siano interessati da situazioni in continua evoluzione che impongono una rimeditazione della presenza delle missioni e delle modalità delle stesse.

Relativamente alle singole missioni internazionali, si sofferma in particolare sui fattori di criticità che caratterizzano il contesto mediorientale, oltre che l’area balcanica, in cui si registra un aumento della tensione tra le comunità etniche.

Sottolinea poi come l’ambito territoriale di maggiore delicatezza sia, tuttavia, l’Afghanistan, quale zona cruciale per la lotta al terrorismo e area in cui il mantenimento della stabilità e del controllo appaiono estremamente difficoltosi. A tale proposito, ritiene che la motivazione fondamentale dello scarso successo delle missioni internazionali in Afghanistan risieda nell’essere tali ultime incentrate solamente su fattori di intervento militare, non adeguatamente accompagnati da iniziative politiche di stampo civile. Nel preannunciare la presentazione di proposte emendative sul punto, pone altresì l’accento sulla necessità di fronteggiare anche il difficile contesto umanitario e sanitario nella zona. Ulteriori spunti di riflessione per la politica italiana nell’area dovrebbero derivare dal differente assetto preannunciato in relazione alla presenza statunitense nella regione.

A livello complessivo, ritiene che la politica estera dell’Italia dovrebbe essere orientata a sostenere e valorizzare il proprio ruolo nella comunità internazionale, in misura proporzionale al forte impegno dispiegato per la partecipazione alle missioni internazionali di pace. Auspica che il Governo possa adottare le opportune iniziative in tal senso.

 

Anche ad avviso della senatrice NEGRI (PD) la discussione in ordine alla partecipazione italiana alle missioni internazionali dovrebbe assumere una precisa (e maggiore) valenza politica, tale da trascendere il mero aspetto della copertura finanziaria delle operazioni.

Dopo aver preannunciato la presentazione di proposte emendative al decreto-legge, si sofferma quindi sui profili dello scenario afgano che, a suo avviso, meritano particolare attenzione ed analisi, sia a livello interno (vista la crescente criticità della stabilità nella regione), sia da un punto di vista internazionale (stante la particolare sensibilità in ordine al problema della nuova presidenza degli Stati Uniti).

Circa la ipotizzata presenza italiana nella striscia di Gaza, reputa che essa vada pensata ad hoc, tenendo presente che si tratterà di un’operazione impegnativa e di durata non definibile con precisione.

In relazione, quindi, alla cosiddetta "missione Atalanta", voluta dall’Unione europea allo scopo di contribuire alla dissuasione, alla prevenzione ed alla repressione di atti di pirateria a largo della Somalia, esprime il proprio rammarico per il fatto che diversi ordini del giorno presentati dall’opposizione, riferiti ad altro decreto-legge, non abbiano trovato la necessaria attenzione.

Chiede, da ultimo, che il Ministro della difesa possa riferire con continuità in Parlamento, onde garantire un monitoraggio dinamico delle delicate tematiche sottese al provvedimento in titolo.

 

 

Il senatore SERRA (PD) pur esprimendo sostanziale apprezzamento al provvedimento in esame, segnala la preoccupante situazione in cui versa la popolazione nella striscia di Gaza, che necessita di interventi mirati e solleciti in ordine ai quali il contributo italiano non può e non deve mancare.

Relativamente, quindi, agli interventi di cooperazione allo sviluppo di cui all’articolo 01 del decreto-legge, introdotto in sede di esame presso la Camera dei Deputati, rileva che l’ambito di intervento dovrebbe essere ampliato ricomprendendo i gravi problemi sanitari in cui versa l’Afghanistan, secondo paese al mondo per mortalità dei neonati al momento del parto.

L’oratore conclude il proprio intervento associandosi a quanti hanno sottolineato che il provvedimento in titolo chiama il Parlamento a pronunciarsi soltanto su singole autorizzazioni di spesa e su mere reiterazioni di disposizioni transitorie, auspicando al contempo il varo di una legge-quadro di ampio respiro in ordine alla disciplina della partecipazione italiana alle missioni internazionali.

 

Ad avviso del senatore GASBARRI (PD), il fatto che negli ultimi anni il Parlamento sia stato chiamato a pronunciarsi su una considerevole quantità di decreti-legge di proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali dovrebbe far riflettere in ordine alla necessità di individuare nuove e più efficaci forme procedurali, al fine di poter trattare la materia con la dovuta attenzione e ponderazione.

Osserva quindi che il sostegno finanziario alle forze italiane impiegate in operazioni internazionali non si esaurisce al personale impegnato in loco, riguardando in concreto altre attività complementari alla componente operativa, quali l’approntamento dei reparti e le necessità logistiche ed amministrative.

Conclude ponendo l’accento sulla drammatica emergenza umanitaria nella striscia di Gaza, che richiede un lavoro diplomatico ad ampio spettro al fine di consentire un quanto mai opportuno intervento di una forza multinazionale di pace.

 

La senatrice AMATI (PD) rileva che sarebbe quanto mai opportuno un intervento mirato ad una positiva ricostruzione dell’economia dell’Afghanistan, al momento basata per l’ottantacinque per cento sulla coltivazione dell’oppio e sui proventi delle sostanze stupefacenti da esso derivate. Sollecita quindi una costante informativa in ordine all’annoso problema delle vittime civili ed al rispetto dei diritti umani nelle regioni oggetto delle missioni internazionali.

Conclude ribadendo la necessità della presenza di una forza multinazionale di interposizione nella striscia di Gaza.

 

Il senatore DIVINA (LNP) ribadisce la necessità di riflettere sull’opportunità di mantenere in vita partecipazioni di minima entità in numerose missioni internazionali, evidenziando il rischio di un’eccessiva polverizzazione dell’intervento italiano.

Chiede altresì chiarimenti sulle regole di ingaggio dei contingenti italiani impiegati all’estero, con particolare riferimento alla missione internazionale in Libano, mentre per quanto concerne la partecipazione italiana in Afghanistan condivide la necessità del mantenimento di un impegno forte nell’area, anche in un’ottica di contrasto ai movimenti terroristici.

Infine, esprime apprezzamento per l’attenzione manifestata dal Governo rispetto alla missione internazionale in Somalia.

 

Il presidente DINI, nel dare la parola al sottosegretario Mantica per l’intervento di replica, sottolinea come nel corso della discussione generale, sia stata rilevata da più parti l’esigenza che possa svolgersi presso il Parlamento un dibattito approfondito sulle linee di politica estera italiana, con particolare riferimento alle missioni internazionali, non contestuale alla presentazione dei disegni di legge di rifinanziamento di tali ultime.

 

Il sottosegretario MANTICA fa presente che il dibattito fin qui svolto ha sottolineato l’opportunità che l’esame parlamentare consenta di approfondire, al di là dei singoli aspetti tecnici, le linee politiche fondamentali in materia di partecipazione italiana alle missioni internazionali. E’ un’esigenza che il Governo condivide pienamente. Il ministro Frattini è, del resto, più volte intervenuto in Parlamento: dall’audizione di giugno con il ministro La Russa, a quella di settembre sulla crisi georgiana, a quelle di dicembre e gennaio sulla situazione a Gaza. Rappresenta la disponibilità del Governo ad un intenso e fruttuoso dialogo con il Parlamento.

Si sofferma quindi sulle linee guida dell’intervento italiano. La rilevante partecipazione dell’Italia alle attività di mantenimento della pace offre una credibile testimonianza della scelta multilateralista del Paese, largamente condivisa dalle forze politiche e dall’opinione pubblica. Il ruolo concretamente recitato dall’Italia a favore di un multilateralismo efficace si configura come un importante contributo agli sforzi comuni per la stabilizzazione e la ricostruzione di aree di crisi, in cui maggiori sono gli interessi coinvolti per la sicurezza internazionale e per la stessa sicurezza nazionale.

L’impegno dell’Italia sul piano operativo é a tutto campo (in alcune missioni talvolta con contingenti necessariamente più ridotti) e assume una valenza politica, come strumento di proiezione internazionale. Offre l’opportunità di contribuire alle decisioni strategiche a livello internazionale e di dare più concreta attuazione agli obiettivi di politica estera (tenuto conto dei perduranti tentativi di ridefinire gli assetti globali e riformare le istituzioni multilaterali, rivedendo la composizione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite).

L’Italia è favorevole alla nuova visione integrata delle missioni di pace (che si va progressivamente affermando attraverso l’ampliamento dei mandati conferiti dal Consiglio di sicurezza). Essa vede affiancarsi alla tradizionale componente militare del peace-keeping le componenti civili relative alle attività umanitarie, al rafforzamento dello stato di diritto, inclusa la dimensione dell’ordine pubblico, al sostegno dell’amministrazione locale – in altre parole, alla costruzione della pace.

Il valore aggiunto dell’intervento italiano, unanimemente riconosciuto, sta proprio nella combinazione tra professionalità e umanità dei nostri operatori e in una tendenza a favorire la ownership, la titolarità dei processi di stabilizzazione e ricostruzione, il più possibile in capo ai paesi in cui operiamo.

Le attività di cooperazione allo sviluppo costituiscono una componente essenziale dell’impegno profuso in questi anni nei processi di ricostruzione e peace-building, grazie alla quale il ruolo dell’Italia in aree strategiche chiave del pianeta è cresciuto con positive ricadute sul suo prestigio internazionale.

Sottolinea quindi con particolare soddisfazione il ripristino dei fondi per attività di cooperazione allo sviluppo in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia. Tali fondi consentiranno di proseguire gli interventi umanitari in favore delle fasce più vulnerabili della popolazione coinvolte negli eventi bellici e dei rifugiati. Obiettivi prioritari saranno: sicurezza alimentare, salute, ripristino delle funzionalità delle infrastrutture di base, accesso alle risorse idriche, riabilitazione delle strutture sanitarie e iniziative a sostegno dell’economia locale e delle popolazioni rurali.

L’Afghanistan rappresenta una delle aree di maggiore impegno politico e strategico del Governo, grazie al ruolo di Lead che l’Italia svolge nel settore giustizia, ed ai riconoscimenti per l’ottimo lavoro svolto dalla cooperazione italiana nella provincia di Herat, dove guidiamo il PRT (Provincial Reconstruction Team). In Libano, l’Italia con la missione internazionale UNIFIL e l’operato della cooperazione ha svolto un ruolo essenziale a sostegno della componente militare nel processo di stabilizzazione dopo la guerra del 2006. In Iraq, infine, l’impegno italiano si concretizza soprattutto grazie ai fondi assegnati dal decreto, per le iniziative nei settori del capacity building, sanitario e del recupero e della valorizzazione del patrimonio culturale.

Per quanto concerne i rilievi emersi nella discussione generale circa la presenza del Governo in Parlamento per riferire sulle linee generali di politica estera in una sede diversa rispetto a quella dell’esame dei decreti - legge di rifinanziamento delle missioni internazionali, fa presente che il Ministero degli affari esteri è disponibile ad intervenire in anticipo rispetto all’emanazione dei decreti medesimi per discutere sugli obiettivi politici da perseguire.

Prima di fornire un panorama generale sul ruolo italiano negli ambiti UE, ONU e NATO, evidenzia alcuni degli strumenti a sostegno dei processi di pace e stabilizzazione, di cui all’art. 2 del decreto, a riprova dell’importanza della componente civile: fondi fiduciari NATO, esperti nelle missioni PESD, attività dell’OSCE.

I fondi fiduciari della NATO offrono uno strumento particolarmente efficace per programmi di sostegno al settore sicurezza e per rafforzare le istituzioni dei paesi partner, talvolta caratterizzati da complesse situazioni di post-conflitto. Essi vanno considerati uno strumento integrativo degli sforzi italiani in materia di stabilizzazione in aree di prioritario interesse nazionale.

Il contributo italiano sostiene la realizzazione di programmi sotto l’egida NATO volti al consolidamento istituzionale e al rafforzamento della sicurezza nei Balcani (Bosnia-Erzegovina e Kossovo) dove l’Italia svolge un’incisiva attività di cooperazione allo sviluppo ed assicura una significativa presenza militare.

In particolare, la situazione del fondo fiduciario per l’istituzione delle nuove forze di sicurezza kossovare (Kosovo Security Forces -KSF-) è particolarmente gravosa. La NATO ha stimato un onere di 43 milioni di euro, solo in minima parte coperti dalle donazioni dei paesi alleati. Appaiono pertanto comprensibili le crescenti aspettative del contributo dell'Italia (2 milioni di euro), atteso il ruolo del Paese nel processo di stabilizzazione e democratizzazione del giovane Stato balcanico.

Segnala infine il contributo di 500.000 euro al fondo fiduciario per il programma di reinserimento nella vita civile dei militari in esubero a seguito delle riforme del settore della difesa in Bosnia-Erzegovina che completa la partecipazione italiana a detto fondo già avviata nel 2007.

Con riferimento alla partecipazione italiana alle iniziative PESD, osserva che l’articolo 2, comma 6, del decreto in esame autorizza la spesa di 880.483 euro per consentire l’invio in missioni PESD di personale estraneo alla Pubblica Amministrazione per periodi di tempo limitati.

L’obiettivo è inserire negli organici delle missioni figure professionali altamente specializzate e difficilmente reperibili presso altre Amministrazioni quali consiglieri politici da affiancare ai capi-missione o ai rappresentanti speciali dell’UE, esperti giuridici, di comunicazione e diritti umani. Persone selezionate, funzioni e compensi sono regolarmente pubblicati sul sito del Ministero degli affari esteri. Attualmente sono presenti esperti nelle missioni UE in Kossovo, Georgia e Afghanistan e negli uffici dei rappresentanti speciali per il Sudan e per l’Unione africana.

Ricorda poi che l’OSCE opera con 18 missioni, in Europa orientale, nei Balcani, nel Caucaso ed in Asia centrale, e attraverso le sue istituzioni, per rafforzare la sicurezza in Europa. L’approccio è multidimensionale. Le attività riguardano: rispetto dei diritti dell’uomo, monitoraggio di accordi di cessate il fuoco, controllo degli armamenti, assistenza agli Stati nell’elaborazione di riforme elettorali, giurisdizionali e amministrative, lotta al terrorismo, ai traffici illeciti ed alla corruzione, monitoraggio elettorale.

Le missioni assicurano una presenza di lungo periodo nelle aree di crisi e si avvalgono di una approfondita conoscenza della realtà locale. Il loro successo dipende dal distacco di esperti nazionali, finanziato dai contributi volontari dei Paesi partecipanti. Anche l’osservazione elettorale dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dipende dalla messa a disposizione di osservatori di lungo e breve termine da parte degli Stati.

E’ necessario assicurare una partecipazione Italiana alle attività OSCE su di un piede di parità con i principali Paesi europei, così da permettere all’Italia di continuare a svolgere un ruolo di primo piano in seno all’Organizzazione.

Importante, alla luce del ruolo politico e di cooperazione, è mantenere ed eventualmente incrementare il personale nazionale distaccato nei Balcani, ove l’OSCE svolge il delicato compito di facilitare l’integrazione tra i differenti gruppi etnici e consolidare le istituzioni democratiche.

La missione in Kossovo intende continuare a contribuire alla stabilizzazione e alla tutela dei diritti umani, con una presenza capillare sul terreno e consolidati rapporti con le comunità locali, anche attraverso un incremento degli organici, cui l’Italia, terzo paese più rappresentato, sarà chiamata a contribuire.

Le risorse disponibili potranno, inoltre, permettere di incrementare la presenza nazionale nel Caucaso ed in Asia centrale, aree che stanno acquisendo un importanza crescente nelle attività dell’OSCE e nelle quali l’Italia è stata fino ad ora sottorappresentata rispetto agli altri principali paesi partecipanti.

Dà quindi conto del quadro generale della partecipazione italiana alle missioni internazionali, inquadrandone il contesto politico e utilizzando il doppio criterio delle organizzazioni multilaterali (UE, ONU e NATO) e delle aree geografiche. Spesso l’Italia è presente nella stessa regione, ma nell’ambito di diverse operazioni. Il limitato contingente impiegato in alcune missioni, da Haiti al Congo, non va considerato come indice di dispersione, ma quale concreta disponibilità a dare un contributo in tutte le principali aree di crisi.

Con riferimento alle missioni dell’Unione europea nell’area dei Balcani, cita anzitutto la missione Eulex Kossovo. E’ questa la più robusta missione civile UE con la presenza, a pieno dispiegamento, di circa 2000 unità, per assistere le istituzioni kossovare nei settori inerenti lo stato di diritto e rafforzare un sistema giudiziario indipendente, multi-etnico e conforme alle norme internazionali sui diritti umani. Le componenti sono tre: polizia (oltre il 75% del totale delle unità), giustizia (circa il 12%) e dogane (poco più dell’1%). Il resto riguarda l’amministrazione e, più in generale, il supporto alla missione stessa.

Il contingente italiano, ultimato il dispiegamento, sarà uno dei più numerosi (oltre 200 unità, tra carabinieri, polizia, finanzieri, agenti penitenziari, magistrati ed esperti). La presenza (ora circa 170 persone) comprende posizioni di rilievo, tra cui quella del capo della componente giustizia.

Il Ministero degli affari esteri ha rafforzato il proprio contributo in termini di personale qualificato, consentendo la partecipazione di esperti giuridici e di "rule of law" nella componente "Giustizia" della missione, nonché di consulenti politici ed economici.

Con riferimento alla missione EUFOR Althea in Bosnia-Ezegovina, ricorda che il Consiglio affari generali e relazioni esterne ha riesaminato l’operazione EUFOR Althea il 10 novembre 2008. Nel rilevare i risultati positivi sotto il profilo della sicurezza e della stabilità, è stata riconfermata la presenza sul terreno di circa 2.500 unità (rispetto alle 6.000 unità del 2006). Tale presenza può, in caso di deterioramento della sicurezza, essere integrata da un contingente di riserva. I futuri sviluppi della missione ed i relativi lavori preparatori saranno sottoposti all’analisi del Consiglio nel marzo del 2009. L’Italia partecipa con circa 250 militari. Dal 4 dicembre 2008, un italiano ha assunto il comando.

La missione EUPM Bosnia prosegue la propria attività di addestramento, affiancamento e formazione della polizia bosniaca, avviata nel 2003. Nonostante i progressi compiuti, le autorità bosniache non appaiono ancora in grado di garantire un effettivo contrasto alla criminalità. Con il prolungamento del mandato a fine 2009 rinnovata attenzione è stata posta sul lavoro di supporto alla lotta alla criminalità organizzata (CAGRE del 10 novembre 2008). L’Italia contribuisce con 15 unità (carabinieri e polizia) tra cui il vice capo missione.

La missione EUMM Georgia è una missione civile di monitoraggio per la stabilizzazione della Georgia, istituita in seguito alle intese dell’8 settembre tra Sarkozy, allora Presidente UE, ed il russo Medvedev (Accordo in sei punti) e alla decisione del Consiglio affari generali e relazioni esterne del 15 settembre 2008. In brevissimo tempo l’Unione europea è riuscita a dispiegare 200 osservatori provenienti da 22 Stati membri. La missione è operativa dal 1 ottobre 2008 sotto guida tedesca.

Gli obiettivi sono quelli di monitorare l’attuazione dell’Accordo, in particolare il ritiro delle truppe nelle posizioni antecedenti il conflitto, controllare il processo di normalizzazione, assistere il ritorno di sfollati e rifugiati, contribuire a ridurre le tensioni con misure di confidence-building, garantire il rispetto dei diritti umani.

L’Italia è tra i primi paesi in termini di risorse messe a disposizione. Il contributo nazionale risulta ad oggi di 20 unità (una riduzione, come previsto, rispetto alle iniziali 40). Tra le posizioni ricoperte dal personale italiano si segnala quella del consigliere politico presso il capo missione.

Con riferimento alle missioni europee in Medio Oriente, ricorda che il 10 novembre il Consiglio dell’Unione europea ha esteso il mandato della missione di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah (EUBAM RAFAH) fino a novembre 2009, nonostante la sospensione dell’operatività della missione, decisa in seguito agli avvenimenti del giugno del 2007 ed alla perdita da parte dell’Autorità palestinese del controllo sulla Striscia di Gaza e sul valico di Rafah.

È in corso in sede comunitaria una discussione sul futuro immediato della missione che potrà riprendere le sue attività solo in presenza dell’Autorità Nazionale Palestinese sul versante di Gaza del confine. In proposito, si attendono i risultati dei negoziati, condotti con la mediazione dell’Egitto, per la formazione di un Governo di consenso nazionale. Le opzioni attualmente al vaglio includono una ripresa della missione con un organico rafforzato ed eventualmente l’estensione del mandato della stessa ai valichi di confine della Striscia di Gaza con Israele.

Fino allo scoppio del conflitto tuttora in corso a Gaza, la missione, guidata fino alla fine di novembre 2008 da un italiano, era composta da una ventina di unità ed era sottoposta ad una fase di riconfigurazione al fine di mantenere le capacità operative in vista di un possibile nuovo ridispiegamento. L’Italia partecipa con circa 5 unità dell’Arma dei carabinieri.

La missione EUPOL COPPS ha il mandato di contribuire all’istituzione di un dispositivo di polizia duraturo ed efficace sotto direzione palestinese, conforme ai migliori standard internazionali, in cooperazione con i programmi di rafforzamento istituzionale della Commissione dell’Unione europea e altre iniziative internazionali nel settore sicurezza, compresa la riforma del sistema penale, a favore dell’Autorità palestinese. L’Italia partecipa con due esperti del Ministero dell’interno e dell’Amministrazione penitenziaria.

Nel primo semestre del 2008, l’Unione europea ha deciso di ampliare le attività della missione nel settore della giustizia penale, in particolare nelle aree di amministrazione giudiziaria e penitenziaria, allo scopo di rafforzare le capacità della missione nell’ambito del consolidamento dello stato di diritto e della riforma del settore della sicurezza civile nei territori palestinesi occupati. Il Consiglio sta valutando l’estensione del mandato della missione fino al 31 dicembre 2010.

Dal luglio 2005, su invito del governo iracheno, opera una missione integrata dell’Unione europea incentrata sul rafforzamento dello stato di diritto in Iraq (EUJUST LEX) volta a sostenere la collaborazione tra i soggetti del sistema giudiziario penale attraverso forme di supporto e corsi di formazione. La missione ha continuato a svolgere le proprie attività di formazione in Europa. Hanno avuto luogo vari corsi in Italia presso la scuola dell’amministrazione penitenziaria di Verbania. Il Consiglio dell’Unione europea ha esteso il mandato della missione fino a giugno 2009.

La missione civile EUPOL per rafforzare istituzioni e stato di diritto in Afghanistan, lanciata nel giugno 2007, ha superato difficoltà, in particolare logistiche, che ne avevano impedito, all’inizio, la piena operatività. Completata la riorganizzazione interna, vengono intensificati il mentoring nei confronti delle istituzioni locali e l’addestramento delle forze di polizia. L’Unione europea si è impegnata a rafforzare EUPOL. L’intenzione è raddoppiare, entro fine 2009, gli organici previsti.

Un impulso dovrebbe venire dalla nomina di H. Atmar a Ministro dell’interno. Quest’ultimo, il 9 dicembre, al Comitato politico di sicurezza, ha invitato l’Europa ad incrementare le risorse in EUPOL, in stretto raccordo con gli USA, e a consolidare i moduli formativi, per potenziare l’Afghan National Police in settori quali la intelligence–led police, il terrorismo e la lotta alla criminalità organizzata

Alla missione partecipano 23 Stati, con 180 funzionari, 60 dei quali esperti civili. La presenza italiana (una ventina di unità, tra cui il vice capo missione, suddivise tra carabinieri, Guardia di finanza ed esperti) è ai primi posti, insieme a tedeschi e britannici, per contributo.

L’operazione PESD EUFOR Tchad/Repubblica centrafricana si inquadra all’interno di una presenza multidimensionale (ONU-UE-Polizia ciadiana), il cui dispiegamento è stato autorizzato dal Consiglio di sicurezza dell’ONU con la risoluzione n. 1778. La missione ha lo scopo di garantire la sicurezza nella zona est del Ciad e nell’area nord orientale della Repubblica centrafricana, proteggendo la popolazione civile e facilitando la consegna degli aiuti umanitari ed il libero movimento del personale internazionale. Sono coinvolte in teatro più di 3400 persone. Il contributo italiano è di 5 ufficiali che operano a livello di quartier generale della forza ed una struttura sanitaria da campo che comporta la presenza di circa 100 unità tra medici militari e personale paramedico, che verrà mantenuta fino allo smantellamento della missione. Il mandato scade il 15 marzo 2009, quando sarà avviato il trasferimento dell’autorità ad un’operazione militare delle Nazioni Unite che le succederà.

La missione dell’Unione europea EUPOL RDC Congo (in cui è confluita a partire dal 1° luglio 2007 la missione di polizia EUPOL Kinshasa), svolge un ruolo di sostegno ed assistenza alle autorità congolesi nella riforma del settore sicurezza senza sostituire la polizia locale nella sua missione e responsabilità. Alla missione, prolungata fino al 30 giugno 2009, l’Italia contribuisce con la presenza di 4 sottufficiali dell’Arma dei carabinieri.

In parallelo è proseguita l’attività della missione UE di assistenza e consulenza alle autorità locali per la riforma del settore della sicurezza (EUSEC RD Congo), a cui l’Italia partecipa con un ufficiale; al fine di favorire sinergie operative con la missione EUPOL RDC anche il mandato di EUSEC è stato prolungato fino al 30 giugno 2009, disattendendo l’intenzione iniziale di voler unificare le due missioni.

Il Consiglio UE ha approvato, l’8 dicembre 2008, il lancio della prima operazione marittima dell’UE, EU NAVFOR Somalia (od operazione Atalanta).

Investita di un mandato di un anno, l’operazione viene in appoggio alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU sulla lotta contro la pirateria al largo delle coste somale. Gli obiettivi sono quelli di proteggere i convogli marittimi del Programma alimentare mondiale (PAM) e le navi mercantili, prevenire e reprimere pirateria e attacchi a mano armata.

L’operazione sarà comandata presso il quartier generale situato a Northwood da un viceammiraglio britannico. Partecipano alla missione una decina di paesi tra cui Francia, Spagna, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Portogallo, Belgio, Svezia e Paesi Bassi e verranno impiegati circa 6 fregate, 3 aerei per il pattugliamento marittimo e 1.200 persone. L’Italia, oltre ad aver inviato due ufficiali a sostegno della pianificazione dell’operazione a Northwood, parteciperà attraverso il meccanismo Athena al finanziamento di parte dei costi comuni della missione. E’ prevista dal Ministero della difesa la possibilità di partecipare alla missione con una nave, che dovrebbe prender parte all’operazione già nel primo semestre 2009.

Passa quindi a descrivere le missioni di pace stabilite dall’ONU, con particolare riferimento, innanzitutto, a quelle di peace-keeping.

Le Nazioni Unite stanno rafforzando il loro impegno nel mantenimento della pace, attraverso un incremento nel numero delle missioni militari e civili dispiegate, nella loro consistenza numerica e nella complessità delle funzioni attribuite. I caschi blu attualmente impegnati nelle 20 missioni ONU sono quasi 90.000.

L’Italia è il sesto contributore al bilancio per il peace-keeping dell’ONU con circa il 5,08 per cento del totale ed il principale fornitore di truppe tra i paesi occidentali. L’ospitalità offerta a Brindisi alla base logistica dell’ONU è un contributo fondamentale del nostro Paese alle missioni di pace delle Nazioni Unite. La riserva strategica di materiali depositati nella base e il centro di comunicazioni satellitari sono destinati a far fronte alle cruciali esigenze di rapido spiegamento delle forze ONU e di raccordo con il quartier generale di New York.

Oltre ad UNIFIL, la missione ONU in Libano, cui l’Italia fornisce il principale contingente ed il comando dell’operazione, l’Italia contribuisce (in alcuni casi da molti anni) con osservatori militari ad altre missioni delle Nazioni Unite nel Mediterraneo e Medio Oriente (MINURSO, UNTSO), in America centrale (Haiti) e in Asia (India/Pakistan).

Descrive quindi partitamente le missioni ONU cui l’Italia partecipa.

La missione UNIFIL – United Nations Interim Force In Lebanon - opera nel sud del Libano. L’Italia vi partecipa attualmente con un contingente di 2.601 unità, su un totale di oltre 12.000 caschi blu. Dal febbraio 2007, un ufficiale italiano esercita il comando della missione (il suo mandato è stato esteso al febbraio 2010). Fino al 1° settembre 2008, infine, l’Italia ha guidato anche la componente navale della missione con EUROMARFOR.

 Il contingente italiano ha dato un contributo determinante alla missione, che in questi due anni ha assicurato la tenuta del cessate il fuoco nel Libano meridionale e prevenuto attacchi da quell’area contro Israele. Ancorché alcuni punti della risoluzione n. 1701 rimangano inattuati (preoccupa la situazione del confine tra Libano e Siria, che rende più facile l’afflusso illegali di armi), UNIFIL ha contribuito a stabilizzare la situazione in Libano e nella regione, favorendo il processo politico in quel paese, che ha condotto all’elezione di un nuovo Presidente ed alla formazione di un nuovo governo, nonché all’inizio di contatti tra il Libano e la Siria per la normalizzazione delle loro relazioni.

La missione UNMIK – United Nations interim Administration Mission in Kosovo – è stata istituita nel 1999 con funzioni di amministrazione civile della regione e disponeva alla fine 2007 di circa 2000 unità. L’Italia vi partecipa con 22 unità. Dal giugno 2008 la missione è guidata da un diplomatico italiano che è stato nominato Rappresentante speciale del Segretario generale per il Kossovo. Il 9 dicembre scorso è stata avviata la riconfigurazione della presenza internazionale in Kossovo, con il dispiegamento di EULEX e l’abbandono da parte di UNMIK dei suoi poteri esecutivi nel settore dello stato di diritto.

La missione MINURSO – United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara - opera nel Sahara Occidentale, con una forza complessiva di 226 uomini. A seguito dell’accordo sottoscritto il 30 agosto 1988 dal Marocco e dal Fronte POLISARIO (Frente Popular para la Liberacion de Saguia el-Hamra y de Rio de Oro), la missione ha, tra l'altro, il compito di controllare il rispetto del cessate il fuoco tra le parti in lotta ed identificare gli elettori per la partecipazione al referendum sull'autodeterminazione previsto dal piano di pace delle Nazioni Unite. L’Italia partecipa alla missione con 5 osservatori militari.

La missione UNTSO – United Nations Truce Supervision Organization - opera in quattro dei cinque paesi interessati al conflitto mediorientale (Israele, Egitto, Siria e Libano), con 150 uomini di 23 Paesi. Il mandato prevede due compiti: fare osservare e mantenere il cessate il fuoco fino a un accordo di pace; assistere le parti nella supervisione e osservanza dei termini degli accordi di armistizio del 1949. Il contingente italiano è composto da 5 militari e 2 osservatori militari.

La missione MINUSTAH – United Nations Stabilization Mission in Haiti – ha preso dal giugno 2004 il posto della Forza multinazionale, intervenuta nell'isola caraibica sulla base di un’autorizzazione del Consiglio di sicurezza e di una richiesta di assistenza dell'allora presidente haitiano ad interim Boniface Alexandre. Il contingente internazionale dispone di 8.977 persone. L’Italia partecipa attualmente con 5 ufficiali della Guardia di finanza, operativi in loco dal 6 marzo 2008.

La missione UNFICYP – United Nations Peacekeeping Force in Cyprus – citata dal senatore Perduca quale partecipazione di esigua consistenza, opera a Cipro dal 1964 ed è la più datata missione delle ONU in attività. Inizialmente di natura prevalentemente militare, sta assumendo negli ultimi anni una connotazione sempre più civile (come auspicato dal senatore medesimo). Dal 2005 un contingente di quattro carabinieri sotto il comando di un luogotenente viene impiegato in operazioni di polizia all’interno della Buffer Zone che attraversa l’isola da sud-est a nord-ovest e separa l’area sotto il controllo effettivo della Repubblica di Cipro dalla cosiddetta Repubblica turca di Cipro del Nord, stato secessionista riconosciuto solo dalla Turchia. I militari italiani, quando non assegnati alle missioni di pattugliamento disarmate nella Buffer Zone, operano direttamente nella sezione Affari civili di UNFICYP che ha il mandato di assistere coloro che vivono nella Buffer Zone e nelle enclavi etniche di minoranza su entrambi i lati della Buffer Zone ad affrontare tutte le specifiche problematiche derivanti dalla divisione dell’isola. I carabinieri hanno spesso ricoperto ruoli di visibilità sia a livello della struttura centrale di Civil Affairs sia vivendo ed operando in villaggi misti a ridosso della Buffer Zone. Il contingente, pur se quantitativamente piccolo, svolge una funzione importante e garantisce la presenza italiana nell’unica missione ONU operativa sul territorio dell’Unione europea. I militari italiani sono un punto di riferimento costante per l’ambasciata a Nicosia. Tale scambio di valutazioni è divenuto via via più fruttifero anche perché i carabinieri sono spesso assegnati in ruoli chiave della struttura civile di UNFICYP.

La missione UNMOGIP – United Nations Military Observer Group in India and Pakistan - ha il compito di monitorare il rispetto del cessate il fuoco nelle regioni di Jammu e del Kashmir. Ha una forza di 44 persone, cui l’Italia partecipa con 7 osservatori militari.

La missione ibrida ONU-Unione africana UNAMID ha come mandato l’attuazione dell’accordo di pace per il Darfur e la protezione dei civili in quella regione. Il suo dispiegamento sta effettivamente subendo considerevoli ritardi (meno di 10.000 unità dispiegate rispetto alle 19.555 autorizzate). L’Italia ha offerto capacità di trasporto logistico e formazione per forze di polizia, oltre che un’unità militare e due unità di polizia.

Il Consiglio di sicurezza ha istituito la missione MONUC (United Nations Mission in Democratic Republic of the Congo) per facilitare l’implementazione degli Accordi di Lusaka firmati nel 1999. Con un budget di oltre un miliardo di dollari, è la missione più grande e costosa del Dipartimento per le operazioni di Peacekeeping (DPKO). L’Italia vi partecipa con una unità di polizia.

Si sofferma, infine, sulle missioni internazionali NATO, ricordando l’importante partecipazione italiana alle tre principali missioni (Afghanistan, Kossovo-Balcani ed Iraq), le quali hanno contribuito ad accompagnare il processo di trasformazione e costante adattamento della NATO da istituzione originariamente strutturata sull’alleanza militare difensiva di nazioni che condividono valori comuni ad organizzazione che da un decennio fornisce sicurezza e concorre a promuove stabilità in raccordo con altre istituzioni multilaterali, con in testa ONU ed Unione europea. Il ruolo svolto dai contingenti italiani sul terreno (l’Italia è il secondo paese fornitore di truppe in Kossovo ed il sesto in Afghanistan) e l’azione politica condotta in sede di definizione delle policies dell’Alleanza che presiedono alla pianificazione e conduzione delle missioni NATO ed allo sviluppo dell’approccio integrato civile e militare finalizzato alla ricostruzione economica e delle istituzioni civili e militari nei paesi in crisi, hanno consolidato il ruolo politico della NATO nella stabilizzazione delle aree di crisi.

Analizza quindi le missioni della NATO cui l’Italia partecipa.

La missione ISAF prende avvio con la risoluzione n. 1386 del 20 dicembre 2001 con cui il Consiglio di sicurezza ONU ha autorizzato una Forza multinazionale denominata International Security Assistance Force con il compito di assistere, agendo sotto il capitolo VII della Carta ONU, le autorità afgane. Il mandato, rinnovato ogni anno, è stato progressivamente ampliato e precisato, d’intesa con il paese ospite.

La missione ISAF ha un mandato di stabilizzazione e sicurezza a sostegno delle forze militari e di polizia afgane. Il contrasto al terrorismo non rientra nel suo mandato ma in quello della coalizione sotto comando USA Enduring Freedom (OEF).

La consistenza delle forze ISAF ammonta oggi ad oltre 54.000 unità appartenenti alle 26 nazioni alleate e a 14 Paesi estranei alla NATO. Gli Stati Uniti sono il principale contributore di truppe (circa 23.000). L’Italia contribuisce con circa 2.300 unità. Il contributo italiano è suddiviso tra Kabul (circa 600 unità) ed Herat (1700 unità). E’ inoltre in corso un rafforzamento delle forze a Farah che si realizzerà nel corso del 2009. Italiano è il comandante regionale ovest.

In termini di assetti, l’Italia mette a disposizione 3 elicotteri da trasporto AB-212, 3 elicotteri CH-47, 5 A-129, 2 SH3D, nonché un velivolo da trasporto C130J e due velivoli UAV predator. Sono stati recentemente schierati 2 velivoli "Tornado" con compiti di intelligence, ricognizione e sorveglianza. Altri due velivoli verranno aggiunti non appena saranno presenti idonee condizioni logistiche.

Sottolinea che il quadro di sicurezza complessivo è caratterizzato da un’estrema fragilità, soprattutto nelle aree meridionali ed orientali, dove si verifica il numero maggiore di attacchi asimmetrici contro le forze di sicurezza afgane ed internazionali. La pressione dell’insorgenza appare in crescita soprattutto nelle regioni est e sud del paese, dove il numero di azioni armate è cresciuto del 40 per cento nel 2008. Permane critica la situazione nella regione ovest la quale - soprattutto nella provincia di Farah - continua a registrare preoccupanti fenomeni di infiltrazione di elementi anti-governativi provenienti dalle aree vicine (principalmente Helmand e Nimroz).

Sulla tela di fondo di un graduale ma progressivo passaggio ad una sempre maggiore gestione diretta della sicurezza da parte del governo afgano, l’Alleanza continua a rafforzare l’assistenza in un’ottica di appoggio ma non di sostituzione.

Considera prioritaria la formazione delle forze di sicurezza (esercito e polizia), a cui l’Italia fornisce un importante contributo. Sono italiani 6 Operational Monitoring and Liason Teams (OMLT) a livello di battaglione, brigata e corpo d’armata, ad Herat e Farah, cui è in via di affiancamento un settimo, sempre a Farah. I compiti degli OMLT variano dall’assistenza a livello di pianificazione, logistica e intelligence all’addestramento tattico. Il contributo italiano si compone di una task force della Guardia di finanza per l’addestramento della polizia di frontiera a Herat (17 unità) e 34 carabinieri nel centro di addestramento di Adraskan (provincia di Herat) per formare reparti dell’Afghan National Civil Order Police (ANCOP). Le prospettive a medio termine della presenza militare italiana consistono nella prosecuzione del rischieramento da Kabul verso l’area ovest, del nostro dispositivo militare. L’Italia ha rivisto a luglio, rendendole più flessibili, le regole di impiego delle truppe nella missione ISAF. La decisione risponde all’obiettivo di rafforzare l’efficacia della presenza militare in Afghanistan e costituisce un segnale di accresciuta disponibilità e piena solidarietà ai nostri alleati.

La nuova Amministrazione americana sarà disponibile ad includere gli alleati nel processo decisionale in funzione della capacità di condividere i maggiori oneri dell’operazione. L’Italia dovrà puntare su contributi ad alto valore aggiunto quali formazione, OMLT e misure per accrescere la flessibilità delle truppe.

Con circa 13.000 unità impegnate in Kossovo, Bosnia, Albania e Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia (FYROM), i Balcani continuano a rappresentare il secondo principale teatro di operazioni NATO. Malgrado i progressi della situazione nei Balcani, le missioni NATO nella regione rimangono un fattore essenziale per preservare i fragili equilibri e consolidare la stabilizzazione. L’impegno internazionale di lungo periodo nella regione rafforza inoltre la prospettiva di integrazione nelle strutture euro-atlantiche di tutti i Paesi dell’area.

In Kossovo la NATO ha giocato un ruolo di deterrenza importante mantenendo una robusta cornice di sicurezza. La sua presenza si fonda sulla risoluzione n. 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU del 1999. La Kossovo Force (KFOR) costituisce la seconda missione alleata di mantenimento della pace per numero di effettivi (circa 12.600 unità) e partecipazione di paesi (33, di cui 25 alleati e 8 non alleati). L’Italia, con oltre 2.100 unità, è il secondo paese fornitore di truppe a KFOR, dopo la Germania e prima della Francia. Del contingente italiano fanno parte circa 260 carabinieri inquadrati in una Multinational Specialised Unit – MSU (di cui l’Italia assicura il comando), parte dei quali vengono ora fatti confluire progressivamente nei reparti di polizia robusta della missione europea EULEX. Al termine di questa operazione, la consistenza complessiva dei carabinieri impegnati nelle missioni internazionali operanti nel Paesi rimarrà sostanzialmente inalterata.

L’Italia detiene il comando della Task Force Ovest di KFOR composta da truppe di cinque paesi, oltre all’Italia, Ungheria, Romania, Slovenia e Spagna. Inoltre, dal settembre 2008 e per il periodo di un anno, un ufficiale italiano ha assunto il comando dell’intera missione (COMKFOR).

La fragilità della situazione e il rischio di recrudescenza dei conflitti interetnici (per effetto della dichiarazione unilaterale di indipendenza del febbraio 2008) sono alla base della decisione dell’Alleanza di mantenere le forze di KFOR.

Nel giugno scorso l’Alleanza ha deciso di avviare l'attuazione dei cosiddetti compiti aggiuntivi di KFOR relativi alla creazione, in Kossovo, di un settore della difesa moderno, multietnico e democratico. Sulla base della Costituzione kossovara (che si rifà al Piano Ahtisaari) sono riconosciute alla NATO prerogative e responsabilità di supervisione esecutiva nel settore sicurezza. Nello specifico: a) consulenza al neo istituito ministero della difesa per assicurarne la piena capacità e il controllo democratico sulle attività in materia di sicurezza; b) costituzione del nuovo KSF (Kosovo Security Force) che prevede una brigata di reazione rapida di 2.500 unità e 800 riserve; c) dissoluzione del KPC (Kosovo Protection Corp), sotto la supervisione di KFOR, attraverso idonei programmi di smantellamento e reintegrazione (DDR). Sebbene la completa smobilitazione non sia ancora completata, la cerimonia di "deattivazione" del KPC è avvenuta lo scorso 12 dicembre, per impedire la concomitante presenza nel Paese di due forze. I membri del KPC che non sono riusciti a superare le prove di selezione per l’ingresso nella KSF iniziano il programma di resettlement, finanziato dalla NATO.

Nel teatro balcanico la NATO è presente anche coi quartieri generali di Tirana, Skopje e Sarajevo, incaricati di contribuire allo sviluppo delle forze armate locali, anche nell’ottica dell’avvicinamento di quei Paesi alle strutture euro-atlantiche.

La presenza militare NATO in Albania mira a fornire assistenza nel quadro del processo di riforma della difesa, del controllo delle frontiere e contrasto ai traffici illeciti. L’Italia contribuisce insieme alla Grecia alla missione alleata, ridimensionata (circa 12 unità, di cui 3 italiane) in ragione delle diminuite esigenze e nel riconoscimento di un’accresciuta stabilità del Paese.

L’Alleanza mantiene una presenza in Bosnia, sotto forma di un quartier generale (composto da circa 70 unità, di cui 3 italiani) che - oltre a svolgere un’attività di assistenza a favore delle Autorità bosniache nei settori della difesa e dei programmi della Partnership for Peace - ha competenze nei settori del contro-terrorismo, dell’intelligence sharing e della cattura dei criminali di guerra. Dal gennaio 2009 il quartier generale di Sarajevo è guidato da un generale italiano.

Il quartier generale NATO a Skopje ha 14 unità, di cui 3 italiane. Malgrado le modeste dimensioni, svolge un significativo ruolo di assistenza alle autorità macedoni in materia di riforma del proprio apparato di sicurezza.

 La missione NTM-Iraq è stata avviata nel 2004 su richiesta di Baghdad per fornire addestramento e assistenza alle forze di sicurezza irachene, come previsto dalla Risoluzione n. 1511 del 2003 del Consiglio di sicurezza dell’ONU. I corsi sono volti alla formazione della capacità avanzata di comando, a differenti livelli (ufficiali inferiori, superiori e generali). Con l’incremento degli addestratori iracheni, la missione - originariamente impegnata in attività di formazione - sta progressivamente orientandosi a compiti di monitoraggio, tutoraggio e coordinamento. L’Italia si è confermato il maggior contributore della missione in termini di personale, detenendo la titolarità di due dei quattro corsi, che impegnano 75 unità nazionali (su un totale di 167 provenienti da 16 Paesi) ed avendo contribuito al finanziamento delle attività attraverso il fondo fiduciario istituito per sostenere i costi del programma. L’Italia occupa le posizioni di vice comandante della missione, di capo del NATO Team e di coordinatore dei corsi ad Ar Rustamiyah.

La missione in discorso ha esteso la formazione anche alla polizia nazionale irachena, attraverso l’addestramento fornito dai carabinieri; si tratta di un’attività innovativa che ha ricevuto un forte apprezzamento anche in occasione della visita del Premier Al Maliki al Consiglio atlantico, nello scorso aprile, e da parte dei principali alleati. Sono circa 40 i carabinieri impegnati nell’addestramento di 900 unità della gendarmeria irachena.

Dopo l’accordo USA-Iraq sullo stazionamento delle truppe americane nel Paese, NATO e Iraq hanno effettuato uno scambio di lettere che, a partire dal 1° gennaio 2009, prevede l'applicazione, mutatis mutandis, dei termini dell’accordo con gli USA anche per lo status del personale e gli assetti della NATO Training Mission.

Dopo l’11 settembre e la conseguente invocazione dell’articolo 5 del Trattato di Washington da parte del Consiglio atlantico, la NATO - nel quadro del suo impegno per la lotta al terrorismo internazionale – ha avviato Active Endeavour. L’operazione si è rivelata decisiva nell'accrescere la consapevolezza dell'importanza della sicurezza marittima ed è divenuta, per certi aspetti, modello ed anticipazione della più complessiva trasformazione dell'Alleanza. Il suo successo si misura anche nella dissuasione e nella deterrenza. Grazie all’elevata valenza politica e di collaborazione con Paesi non NATO, Active Endeavour è un esempio di quel comprehensive approach che guida sempre più la NATO nelle operazioni internazionali. L’Italia partecipa con le sue unità di volta in volta inquadrate nelle due unità navali permanenti SNMG-1 e SNMG-2.

Infine, il rappresentante del Governo si sofferma in particolare su due problematiche emerse nel corso del dibattito.

In primo luogo, risponde ad una richiesta di chiarimenti sulla consistenza numerica del personale della Guardia di finanza impegnato in Libia. Si tratta, com’è noto, della missione in esecuzione dell’accordo di cooperazione tra i Governi italiano e libico del dicembre 2007 per fronteggiare immigrazione clandestina e tratta di esseri umani. Nella missione di addestramento del personale libico sono previste complessivamente 51 unità italiane (38 tra ispettori e sovrintendenti e 13 tra appuntati e finanzieri). Mentre il personale italiano di supporto previsto a Tripoli ammonta a 16 unità (3 ufficiali e gli altri ispettori e sovrintendenti).

In secondo luogo, con riferimento ai 250 mila euro stanziati per il potenziamento delle attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale, fa presente che si tratta di attività fortemente volute proprio dal Parlamento e cui il Ministero degli affari esteri non può che offrire piena collaborazione. Precisa che lo stanziamento inizialmente previsto con la Legge finanziaria a tale scopo era di 500 mila euro ed è stato ridotto, anche su iniziativa del Governo, alla luce delle strette compatibilità di bilancio.

 

Replica anche il sottosegretario COSSIGA, ricordando che già lo scorso 10 dicembre il Ministro della difesa aveva sottolineato che non è intenzione del Dicastero incidere sul livello di sicurezza dei militari impiegati nelle operazioni internazionali, né sul livello di responsabilità internazionale del Paese. Relativamente alla natura semestrale dei finanziamenti, rammenta che essa è dettata da evidenti ragioni di elasticità, le quali sconsigliano allo stesso tempo l’adozione di un provvedimento-quadro sulla materia.

Osserva quindi che il decreto-legge all’esame delle Commissioni riunite prevede uno stanziamento rilevante per supportare l’impegno italiano all’estero, pari a circa 750 milioni di euro per il primo semestre del 2009. Vi è, in ogni caso, l’impegno del Governo a reperire le opportune risorse economiche per garantire un’adeguata copertura finanziaria anche per il secondo semestre.

Relativamente ai sollecitati interventi nella striscia di Gaza, ricorda che nell’area si svolge da tempo la missione EUBAM-Rafah (European Border Assistance Mission), istituita dall’Unione europea nel 2005 a seguito di un accordo siglato dallo stato di Israele e dall’autorità palestinese con il compito di assistere quest’ultima nelle attività confinarie al valico doganale di Rafah, tra la striscia di Gaza e l’Egitto. L’Italia partecipa all’operazione con un’aliquota variabile dell’Arma dei carabinieri (quattro unità), che, a seguito dei recenti avvenimenti, sono rimasti acquartierati in territorio israleliano. In merito ai possibili sviluppi di un intervento internazionale, la riattivazione completa della missione EUBAM-Rafah appare la soluzione di realizzazione più immediata, e, qualora dovesse concretizzarsi, il contributo italiano sarebbe rinforzato con l’invio di ulteriori dieci militari e due elementi della Guadia di finanza, a supporto dei carabinieri (già aumentati ad otto unità a seguito di un rinforzo della missione richiesto dall’Unione europea lo scorso 22 gennaio), già operanti nella zona.

Riguardo alla missione UNIFIL, prendendo spunto da un’osservazione del senatore Divina in sede di discussione generale, precisa che i compiti della missione riguardano esclusivamente l’assistenza alle Forze armate libanesi nel progredire verso la stabilizzazione delle aree ed in particolare per mettere in atto i provvedimenti degli accordi di Taif e sanciti dalle risoluzioni nn. 1559 e 1680 delle Nazioni unite in ordine al disarmo dei gruppi armati in Libano. Tali compiti prevedono, altresì, esclusivamente l’assistenza al governo libanese per rendere sicuri i confini dello stato, al fine di impedire l’ingresso od il transito di materiali d’armamento senza il consenso delle competenti autorità. In relazione a tale contesto, le regole di ingaggio sono adeguate ai compiti della missione, ed idonee a fronteggiare le esigenze operative nel teatro.

Il rappresentante del Governo pone inoltre l’accento tanto sull’incremento della presenza italiana in Afghanistan (con l’impiego di 2.800 uomini), quanto sulla missione NATO di formazione in Iraq, che prevede il supporto italiano all’addestramento degli effettivi della Iraqui National Police.

Sottolinea, quindi, l’importante sforzo italiano nei Balcani, tanto in Kosovo (con l’impiego di 2.400 unità), quanto in Bosnia (nella quale rimane centrale l’operazione Althea, guidata dall’Unione europea, con la partecipazione di 280 militari italiani). Osserva inoltre che l’Italia è altresì impegnata in Georgia, nell’ambito della missione European Union Monitoring Mission, attraverso il contributo di 15 militari e 5 funzionari del Ministero degli esteri.

 Conclude soffermandosi sulla particolare valenza del contributo italiano alle operazioni internazionali in Africa. In particolare, l’Italia contribuisce con un ospedale da campo e circa 105 militari alla missione europea in Ciad e nella Repubblica centrafricana (EURFOR TCHAD/RCA), volta a facilitare il supporto umanitario alle popolazioni locali, con dei veivoli per il trasporto del personale militare alla missione delle Nazioni Unite nel Darfour (United Nations Assistance Mission in Darfour), e soprattutto con l’autorizzazione all’invio di una unità navale per contrastare i fenomeni di pirateria a largo delle coste della Somalia nell’ambito della missione europea denominata Atalanta, la quale prevede la protezione delle navi destinate alla consegna di aiuti umanitari alle popolazioni somale, la sorveglianza delle zone a largo della Somalia, comprese le acque territoriali che presentano rischi per le attività marittime, e l’uso della forza di dissuasione, prevenzione e repressione degli atti di pirateria.

 

Esauriti gli interventi in sede di replica, il presidente CANTONI propone di fissare il termine per la presentazione di eventuali emendamenti per giovedì 5 febbraio, alle ore 12.

 

Le Commissioni riunite convengono sulla proposta del Presidente.

 

Il seguito dell’esame è quindi rinviato.

 

 La seduta termina alle ore 16,30.

 

 

 


COMMISSIONI 3a e 4a RIUNITE

 

MARTEDÌ 10 FEBBRAIO 2009

7a Seduta

Presidenza del Presidente della 3ª Commissione

DINI

 

Intervengono i sottosegretari di Stato per gli affari esteri Scotti e per la difesa Cossiga.

 

La seduta inizia alle ore 15,35.

 

 

IN SEDE REFERENTE

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, approvato dalla Camera dei deputati

(Seguito dell'esame e rinvio)

 

Riprende l’esame, sospeso nella seduta del 3 febbraio scorso.

 

Il presidente DINI informa che la 5a Commissione non ha ancora reso parere sul testo e sugli emendamenti al disegno di legge in titolo.

Il senatore SCANU (PD) osserva che l’assenza del parere della Commissione bilancio imporrebbe, al termine dell’illustrazione degli ordini del giorno e degli emendamenti, un rinvio dell’esame del provvedimento in titolo.

 

Si procede pertanto alla previa illustrazione dell’unico ordine del giorno presentato.

 

Il senatore MARCENARO (PD) dà per illustrato l’ordine del giorno G/1334/1/3 e 4.

 

Si passa successivamente all’illustrazione delle proposte emendative riferite all’articolo 01 del decreto-legge.

 

La senatrice MARINARO (PD) dà per illustrati gli emendamenti 01.1, 01.2 e 01.3.

 

Il relatore per la 3a Commissione BETTAMIO (PdL) esprime parere favorevole sugli emendamenti 01.1, 01.2 e 01.3, riservandosi una valutazione definitiva a seguito dell’espressione del parere della Commissione bilancio per i profili di copertura finanziaria.

 

Il sottosegretario COSSIGA si associa alle considerazioni del relatore Bettamio.

 

Il senatore DIVINA (LNP) osserva incidentalmente che l’emendamento 01.1, nel prorogare direttamente al 31 dicembre 2009 la partecipazione italiana alle operazioni internazionali, non prevede, altresì, un’opportuna rideterminazione della copertura finanziaria, la quale, rimanendo calibrata su di un solo semestre, risulterebbe di fatto insufficiente.

 

Si procede, infine, all’illustrazione degli emendamenti riferiti all’articolo 3.

 

Il senatore DEL VECCHIO (PD) illustra l’emendamento 3.2, ponendo l’accento sulla necessità di prevedere stanziamenti adeguati anche per quelle operazioni volte a limitare i rischi per la popolazione civile. In questo contesto, particolare rilevanza assumono le operazioni di disattivazione degli ordigni inesplosi e l’educazione della popolazione civile ai rischi derivanti dalle mine, per le quali la proposta in questione prevede un opportuno stanziamento di un milione di euro.

 

Il senatore SCANU (PD) illustra quindi l’emendamento 3.3, ribadendo la necessità, più volte sottolineata dalla sua parte politica, di una partecipazione militare nella striscia di Gaza, onde poter far fronte alla gravissima emergenza umanitaria ivi presente.

 

Il senatore MARCENARO (PD) illustra l’emendamento 3.4, sottolineando come la proposta a propria firma tenda a realizzare l’esigenza, già fatta propria dal relatore Ramponi, di trovare un’opportuna sede di confronto sulla tematica delle missioni internazionali a partecipazione italiana. Pur nella consapevolezza dell’esistenza di strumenti idonei per il Parlamento per avere aggiornamenti da parte del Governo, fa presente che l’emendamento mira ad istituire un’informativa di ordine sistematico e di ampio respiro.

 

Nell’illustrare l’emendamento 3.1, recante la sua firma, il relatore per la 4a Commissione RAMPONI (PdL) osserva che alla base della proposta vi è la necessità di dare adeguato rilievo alla valenza politica sottesa alla partecipazione italiana alle missioni internazionali. In particolare, l’emendamento prevede che, quaranta giorni prima dell’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto-legge di proroga della partecipazione militare italiana alle operazioni in questione, il Governo presenti alle Camere un documento programmatico di politica estera e di difesa, dando conto di ogni elemento di dettaglio. A seguito di ciò, ciascuna Camera potrà fornire all’Esecutivo le proprie determinazioni in materia.

Allo stesso modo, nuove missioni non previste dal predetto documento programmatico dovranno essere sottoposte a specifiche determinazioni da parte dell’organo parlamentare, salvo i casi che richiedano l’adozione di provvedimenti a carattere d’urgenza.

L’oratore osserva quindi che, attraverso la proposta emendativa in questione, sia il dibattito parlamentare sia il confronto tra le Camere ed il Governo ne uscirebbero decisamente avvalorati, ed in ragione di ciò esprime l’auspicio che essa possa essere approvata.

 

Il senatore PEGORER (PD) illustra, infine, l’emendamento 3.5, specificando che esso mira a garantire adeguata tutela e sicurezza al personale impiegato in aree inquinate da uranio impoverito ed altri agenti patogeni, attraverso la previsione di un apposito piano di monitoraggio di eventuali rischi, con conseguente adozione di opportune misure preventive.

 

In relazione all’emendamento poc’anzi illustrato dal senatore Pergorer, il presidente DINI osserva che l’individuazione della copertura finanziaria per simili misure dovrebbe essere valutata con attenzione, pena l’esporsi al rischio di un parere contrario da parte della Commissione bilancio.

 

Il relatore RAMPONI (PdL) esprime, in linea di massima, parere favorevole sull’emendamento 3.2, osservando tuttavia che sarebbe opportuna una sua riformulazione prevedendo direttamente in capo ai comandanti nei vari teatri l’esercizio dei poteri in ordine alle misure in esso previste. Invita quindi i presentatori a valutare l’opportunità di ritirare l’emendamento 3.3, considerato che l’attuale fluidità della situazione politica e militare nella striscia di Gaza potrebbe far apparire prematuro l’invio di una forza militare di interposizione.

Con riferimento all’emendamento 3.4, invita, del pari, i presentatori a considerare l’ipotesi di procedere al suo ritiro, in quanto le esigenze ad esso sottese risultano essere identiche a quelle della proposta 3.1, dal contenuto apparentemente più ampio.

Infine, nel rimettersi alle determinazioni del Governo in ordine all’emendamento 3.5, osserva che all’ordine del giorno della Commissione difesa sono già iscritte due proposte di istituzione di apposita Commissione parlamentare di inchiesta sull’argomento, ed in ragione di ciò auspica che i presentatori procedano al ritiro della proposta emendativa.

 

Il relatore BETTAMIO (PdL) esprime parere favorevole sui contenuti dell’emendamento 3.2, in attesa che la 5a Commissione esprima parere sui profili di copertura finanziaria.

Con riferimento all’emendamento 3.3, condivide le considerazioni svolte dal relatore Ramponi circa l’opportunità di formulare, per il momento, un invito al ritiro in vista di un'eventuale riproposizione della misura ivi delineata. Infatti, l’invio di una missione a Gaza nel quadro della recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, onde garantire il libero transito di beni e servizi a uso civile necessari alla popolazione, potrebbe risultare prematuro in assenza di un’adeguata analisi del contesto politico e territoriale dell’area.

Rileva a propria volta come l’emendamento 3.4 abbia la medesima finalità dell’emendamento 3.1 presentato dal relatore Ramponi. Relativamente a tale ultima proposta, peraltro, paventa il rischio di istituire una procedura di raccordo tra Governo e Parlamento in sede di definizione delle partecipazioni italiane alle missioni internazionali eccessivamente complessa e foriera di rallentamenti nell’azione dell’Esecutivo.

Infine, con riferimento all’emendamento 3.5, si riserva di esprimere una valutazione alla luce del parere della Commissione Bilancio, rilevando come la copertura della misura ivi prevista sia relativa al fondo per gli interventi strutturali di politica economica e debba essere analizzata con cura.

 

Ha quindi la parola il sottosegretario SCOTTI il quale interviene per precisare il proprio parere sugli emendamenti riferiti all’articolo 01 del decreto-legge.

In particolare, fa presente l’emendamento 01.1 si inserisce nell’ambito di una disposizione che reca un’autorizzazione di spesa di 45 milioni di euro per il primo semestre per il 2009 per interventi di cooperazione allo sviluppo. Detto stanziamento corrisponde alla richiesta fatta dal Ministero degli affari esteri di disporre di 90 milioni di euro per l’intero anno 2009, pur riferendosi solamente alla prima metà dell’anno. Rimanendo pertanto impregiudicata la problematica degli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo per la seconda metà del 2009 e auspicando la conferma della misura individuata nel decreto-legge, invita i presentatori a ritirare l’emendamento in discorso.

Per quanto concerne gli emendamenti 01.2 e 01.3, invita i presentatori alla trasformazione in ordini del giorno, preannunciando la disponibilità del Governo ad una positiva valutazione.

 

Il sottosegretario COSSIGA, pur esprimendo parere tendenzialmente favorevole in ordine all’emendamento 3.2, osserva che la copertura finanziaria delle misure in esso previste insiste su dei fondi già utilizzati. In ragione di ciò sarebbe opportuno procedere al suo ritiro, con eventuale ripresentazione della proposta (opportunamente riformulata) in sede di esame in Assemblea.

Esprime quindi parere contrario sugli emendamenti 3.3 (in quanto non sussistono, a suo avviso, le condizioni politiche e materiali per l’invio di un contingente italiano nella striscia di Gaza), e 3.4 (manifestando, in particolare, perplessità in ordine alla cadenza trimestrale con cui il Governo dovrebbe riferire alle commissioni parlamentari competenti).

Relativamente all’emendamento 3.1, a firma del relatore Ramponi, rileva innanzitutto che la parte di esso concernente l’informativa del Governo alle Camere in ordine alla situazione di politica estera e di difesa, potrebbe trovare accoglimento qualora riformulata in apposito ordine del giorno. Esprime, tuttavia, parere contrario sulla parte regolante i rapporti tra l’Esecutivo ed il Parlamento: infatti, da un lato la sua concreta applicazione potrebbe risultare inefficace, e dall’altro la problematica appare particolarmente delicata, nonché difficile ad esaurirsi nella trattazione di una singola proposta emendativa ad un decreto-legge di proroga. In ragione di ciò, invita il presentatore a valutare l’opportunità di procedere al ritiro dell’emendamento in questione.

Infine, per ciò che concerne l’emendamento 3.5, esprime perplessità in ordine all’individuazione delle risorse economiche alla base delle misure in esso previste, ed invita del pari i presentatori a considerare l’ipotesi di procedere al suo ritiro, al fine di un’eventuale ripresentazione in Assemblea.

 

Il sottosegretario SCOTTI fa presente, relativamente all’ordine del giorno G/1334/1/3 e 4, che vi è la disponibilità del Governo ad accoglierlo come raccomandazione.

 

Il presidente DINI, dopo aver brevemente riepilogato i pareri espressi dai relatori e dai rappresentanti del Governo, constata, quindi, che risulta esaurita l’illustrazione dell’unico ordine del giorno, nonché degli emendamenti presentati al testo del decreto-legge in titolo.

 

Il seguito dell’esame è quindi rinviato.

 

SUI LAVORI DELLE COMMISSIONI RIUNITE 

 

Il presidente DINI informa i commissari che il parere della Commissione bilancio sugli emendamenti al decreto-legge potrebbe pervenire già nella giornata di domani. In ragione di ciò, propone di convocare nuovamente le Commissioni riunite per giovedì 12 febbraio, alle ore 8,45.

 

Dopo un breve dibattito nel corso del quale intervengono i senatori SCANU (PD) e BETTAMIO (PdL) e la senatrice MARINARO (PD), le Commissioni riunite convengono sulla proposta del Presidente.

 

 

La seduta termina alle ore 16,25.

 

 


ORDINE DEL GIORNO ED EMENDAMENTI AL DISEGNO DI LEGGE

1334

Ordine del giorno

G/1334/1/3 e 4

SOLIANI, MARCENARO

Il Senato,

premesso che:

si osserva con crescente preoccupazione l'evolversi della crisi in atto nella provincia orientale del Congo nota come Kivu settentrionale, dove si sta sviluppando una nuova fase del conflitto regionale in atto da quindici anni tra milizie hutu e tutsi, le une sostenute dal Governo centrale di Kinshasa, le altre da formazioni ribelli variamente collegate a soggetti politico-militari operanti nel confinante Ruanda;

è da sottolineare l'inefficacia dimostrata finora dalla missione Onu, nota come Monuc, che pure dispone di oltre 16.500 effettivi, ma che risulta paralizzata dal fatto di non essere distribuita bene sul territorio;

come denunciato dall'organizzazione umanitaria «Medici senza frontiere», nel suo rapporto annuale, la tragedia del Congo ha il triste primato di una delle crisi più ignorate del globo, di fronte alla quale la comunità internazionale appare impotente;

Amnesty International ha chiesto un impegno più forte del Consiglio di Sicurezza Onu per porre fine alle violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario nella Repubblica Democratica del Congo;

è reale il rischio che la già drammatica situazione della regione orientale della Repubblica Democratica del Congo si trasformi in una catastrofe umanitaria se la forza di peacekeeping delle Nazioni Unite (Monuc) non riceverà rinforzi adeguati per la protezione dei civili;

da tempo si registrano gravi atti di violenza, saccheggi, stupri, omicidi e violazioni dei diritti umani da parte dei soldati dell'esercito a danno del civili. E negli ultimi tempi la situazione è peggiorata ulteriormente,

impegna il Governo:

a prendere parte attiva agli sforzi della diplomazia internazionale volti a fermare i massacri in atto nel Kivu settentrionale, anche in vista di un eventuale intervento promosso dai Paesi dell'Unione europea, autorizzando a tal fine una spesa adeguata nell'ambito degli stanziamenti previsti per gli interventi di cooperazione allo sviluppo.

 

 Emendamenti al testo del decreto-legge

Art. 01

01.1

MARCENARO, MARINARO, LIVI BACCI, MARINI, AMATI, SCANU, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PINOTTI, PEGORER, SERRA

Al comma 1, sostituire le parole: «30 giugno 2009» con le seguenti: «31 dicembre 2009».

01.2

MARCENARO, LIVI BACCI, MARINI, MARINARO, SCANU, AMATI, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PINOTTI, PEGORER, SERRA

Al comma 1, alla fine del primo periodo aggiungere il seguente:

«Le iniziative di cooperazione sono mirate anche alla realizzazione di un programma sanitario di vaccinazioni a favore della popolazione di età inferiore ai sette anni in Afghanistan».

01.3

MARCENARO, LIVI BACCI, MARINI, MARINARO, SCANU, AMATI, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PINOTTI, PEGORER, SERRA

Al comma 1, alla fine del primo periodo aggiungere il seguente:

«Le iniziative di cooperazione sono mirate anche alla realizzazione di un programma volto alla riduzione della mortalità materna legata al parto in Afghanistan».

Art. 3

3.2

PINOTTI, SCANU, AMATI, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PEGORER, SERRA, MARCENARO, LIVI BACCI, MARINI, MARINARO

Al comma 2, aggiungere le seguenti parole: «È altresì autorizzata la spesa di 1 milione di euro per la ricerca e la disattivazione di ordigni inesplosi e l'attività di educazione al rischio mine a favore della popolazione civile».

Conseguentemente, all'articolo 7, comma 1, sostituire le parole: «808.385.522» con le parole: «809.385.522» ed alla lettera a) sostituire le parole: «808.135.522» con le parole: «809.135.522».

3.3

SCANU, PINOTTI, AMATI, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PEGORER, SERRA, MARCENARO, LIVI BACCI, MARINI, MARINARO

Dopo il comma 2 aggiungere il seguente:

«2-bis. È autorizzata fino al 30 giugno 2009 la spesa di 12 milioni di euro per la partecipazione di personale militare ad una missione a Gaza, al fine di garantire, nel quadro della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n.1860 dell'8 gennaio 2009, il libero transito di beni e servizi ad uso civile necessari alla popolazione ed impedire il traffico di materiali di armamento».

Conseguentemente, all'articolo 7, comma 1, sostituire le parole: «808.385.522» con le parole: «820.385.522» e all'articolo 7, comma 1, lettera a), sostituire le parole: «808.135.522» con le parole: «820.135.522».

3.4

MARCENARO, MARINARO, LIVI BACCI, MARINI, AMATI, SCANU, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PEGORER, SERRA

Dopo il comma 2 aggiungere il seguente comma:

«2-bis. Con cadenza trimestrale il Governo riferisce alle Commissioni parlamentari competenti sulla situazione, i risultati e le prospettive delle missioni di cui ai commi 1 e 2».

3.1

RAMPONI

Dopo il comma 32 aggiungere il seguente:

«32-bis. Ogni anno il Governo, quaranta giorni prima della approvazione in sede governativa del decreto recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, presenta alle Camere un documento programmatico di politica estera e di difesa nel quale vengono definite le linee politiche generali di partecipazione alle missioni internazionali.

Con il documento di cui al periodo precedente, il Governo dà conto del quadro complessivo e dei risultati ottenuti da ciascuna missione, della situazione contingente nei territori interessati, della intenzione di prorogarne la durata nonché della eventuale necessità di modificare l'entità delle risorse umane strumentali e finanziarie dedicate.

Ciascuna Camera esamina il documento programmatico di politica estera e di difesa, al fine di fornire al Governo le proprie determinazioni in materia.

Nel caso di emersione dell'esigenza di dar vita a nuove missioni non discusse in sede del documento programmatico di politica estera e di difesa, l'approvazione della loro attivazione dovrà, essere sottoposta a specifica determinazione da parte del Parlamento.

Il documento programmatico di politica estera e di difesa e gli strumenti di indirizzo approvati dalle Camere in proposito, costituiscono la cornice di riferimento per l'adozione del successivo decreto di proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, ferma restando, in ogni caso, la facoltà del Governo di fronteggiare eventuali evoluzioni impreviste del quadro internazionale mediante provvedimenti con carattere d'urgenza».

3.5

SCANU, PINOTTI, AMATI, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PEGORER, SERRA, MARCENARO, LIVI BACCI, MARINI, MARINARO

Dopo il comma 33 aggiungere i seguenti:

«33-bis. È autorizzata la spesa di 3 milioni di euro per l'anno 2009 a favore del personale che partecipa alle missioni internazionali di cui al presente decreto-legge, per l'adozione di un piano di monitoraggio di eventuali rischi derivanti dall'impiego in aree inquinate dalla presenza di uranio impoverito o altre sostanze patogene, con la conseguente adozione di protocolli di screening sanitari volti ad assumere adeguate misure di prevenzione e protezione.

33-ter. All'onere derivante dall'attuazione del comma 33-bis, pari a 3 milioni di euro per l'anno 2009, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n.282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n.307, e successive modificazioni, relativa al Fondo per interventi strutturali di politica economica».

 


COMMISSIONI 3a e 4a RIUNITE

 

GIOVEDÌ 12 FEBBRAIO 2009

8a Seduta

Presidenza del Presidente della 3ª Commissione

DINI

 

 Intervengono i sottosegretari di Stato per la difesa Cossiga e per gli affari esteri Stefania Craxi. 

 

La seduta inizia alle ore 8,50.

 

 

IN SEDE REFERENTE

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, approvato dalla Camera dei deputati

(Seguito e conclusione dell'esame)

 

Riprende l’esame, sospeso nella seduta del 10 febbraio scorso, con la votazione degli emendamenti e dell’ordine del giorno pubblicato in allegato al resoconto della seduta precedente.

 

Il presidente DINI informa che la 1a e la 5a Commissione hanno reso parere sul testo e sugli emendamenti al disegno di legge in titolo.

 

Il sottosegretario Stefania CRAXI ribadisce la disponibilità del Governo ad accogliere l’ordine del giorno G/1334/1/3 e 4 come raccomandazione.

 

Il senatore MARCENARO (PD) prende atto e si riserva di riproporre l’ordine del giorno in occasione dell’esame del provvedimento in Assemblea.

 

Si passa pertanto all’esame delle proposte emendative riferite all’articolo 1 del decreto-legge.

 

Il senatore MARCENARO (PD) ritira l’emendamento 01.1.

 

Il presidente DINI dà conto del parere condizionato sugli emendamenti 01.2 e 01.3, espresso nella giornata di ieri dalla Commissione bilancio, ricordando altresì che nella scorsa seduta il Governo aveva formulato l’invito alla loro trasformazione in ordini del giorno, in quanto in quella veste avrebbero potuto trovare una positiva valutazione.

 

Il senatore MARCENARO (PD), dichiara quindi di ritirare gli emendamenti 01.2 e 01.3, preannunciando la presentazione di appositi ordini del giorni di analogo contenuto in sede di esame in Assemblea.

 

Si procede, infine, all’esame degli emendamenti riferiti all’articolo 3.

 

Il presidente DINI ricorda che, nella scorsa seduta, il Governo aveva invitato i presentatori al ritiro dell’emendamento 3.2. Relativamente quindi, agli emendamenti 3.3 e 3.4 rammenta quindi che i relatori avevano invitato i firmatari a ritirare le proposte, mentre il Governo aveva espresso, sulle medesime, parere contrario.

 

Il sottosegretario COSSIGA, richiamandosi alle osservazioni già formulate nella scorsa seduta, conferma l’invito ai presentatori a ritirare l’emendamento 3.2.

 

Il senatore SCANU (PD) insiste per la votazione degli emendamenti.

 

Verificata la presenza del numero legale per deliberare, posti separatamente in votazione, gli emendamenti 3.2 e 3.3 risultano respinti.

 

Interviene quindi per dichiarazione di voto sull’emendamento 3.4 il senatore MARCENARO (PD). Fa presente che la proposta emendativa a propria firma affronta la medesima tematica dell’emendamento 3.1 presentato dal relatore Ramponi nel senso di prescrivere un’informativa periodica del Governo al Parlamento sulla situazione, i risultati e le prospettive delle missioni internazionali di pace. Qualora si fosse verificato un consenso presso le Commissioni riunite sull’emendamento 3.1, sarebbe stato disponibile a ritirare la propria proposta, in caso contrario, insiste per la votazione della stessa.

 

Posto ai voti l’emendamento 3.4 viene respinto.

 

Il relatore per la 3a Commissione BETTAMIO (PdL) rileva a propria volta come sarebbe stato auspicabile individuare una riformulazione degli emendamenti 3.4 e 3.1.

 

Il presidente DINI ricorda che la Commissione Affari costituzionali ha espresso sull’emendamento 3.1 un parere non ostativo, con osservazioni, di cui dà lettura, relative alla non congruità rispetto al sistema normativo vigente delle previsioni ivi proposte.

 

Il relatore per la 4a Commissione RAMPONI (PdL) ricorda che l’emendamento in esame si propone di dare maggiore risalto al ruolo del Parlamento in occasione dell’avvio o della prosecuzione delle missioni internazionali, e che tale necessità aveva incontrato, nella sostanza, la condivisione di tutte le forze politiche e del Governo.

Osserva, inoltre, che la partecipazione militare italiana ad operazioni internazionali è una fattispecie relativamente recente, e pertanto non venne, a suo tempo, espressamente considerata dal testo costituzionale, che conferisce alle Camere precisi poteri in ordine alla deliberazione del solo stato di guerra. In ragione di ciò, ricorda di aver presentato, il 29 aprile 2008, un apposito disegno di legge (n. 168), che provvede ad operare le opportune modifiche agli articoli 78 ed 87 della Costituzione, sempre al fine di conferire al Parlamento il giusto ruolo su di una tematica particolarmente sentita.

Nell’invitare il Governo ad una ponderata riflessione sul tema, a suo giudizio di estrema importanza, ed apprezzate le circostanze, dichiara quindi di ritirare l’emendamento 3.1.

 

Il presidente DINI fa presente che, al di là dei contenuti della proposta emendativa del relatore Ramponi, l’esigenza che il Governo fornisca alle Camere un’adeguata informativa in sede di predisposizione dei provvedimenti in materia di missioni internazionali di pace è unanimemente condivisa.

 

Il sottosegretario Stefania CRAXI conferma la massima disponibilità del Governo a riferire alle Camere sull’andamento delle missioni internazionali di pace e sugli intendimenti per la gestione delle stesse.

 

Il sottosegretario COSSIGA conferma a propria volta la disponibilità del Governo a riferire alle Camere sulle missioni internazionali periodicamente e altresì a seguito di specifica richiesta.

 

Il presidente DINI ricorda che nella discussione era emerso il rilievo per cui la proposta emendativa del relatore Ramponi avrebbe potuto introdurre aggravi procedurali nel caso di valutazione difforme dei due rami del Parlamento della proposta governativa di avviare nuove missioni.

 

Il relatore RAMPONI (PdL) sottolinea l’opportunità di pervenire ad una soluzione che preveda, in capo alle Camere, la possibilità di esprimere quanto meno un parere non vincolante in ordine alla partecipazione italiana alle missioni internazionali.

 

Il presidente DINI osserva che, in ogni caso, a seguito delle comunicazioni rese dal Governo sull’argomento, i parlamentari possono sempre intervenire, formulando le opportune osservazioni, e che queste ultime rappresentano per l’Esecutivo delle precise indicazioni di tipo politico.

Con riferimento, quindi, all’emendamento 3.5, ricorda che nella scorsa seduta il Governo aveva invitato i presentatori a valutare l’opportunità di un ritiro del medesimo.

 

Insistendo i firmatari, l’emendamento 3.5 viene posto ai voti e respinto dalle Commissioni riunite.

 

Concluso l’esame degli emendamenti, prende la parola per dichiarazione di voto la senatrice PINOTTI (PD), la quale, nell’apprezzare la sostanziale convergenza di intenti da parte di tutti i Gruppi parlamentari sulla partecipazione italiana alle operazioni internazionali, sottolinea la necessità di guardare alla tematica in esame prendendo in considerazione degli orizzonti più ampi rispetto al mero impegno militare.

Pone quindi l’accento sulla situazione in Afghanistan, la quale richiede non solo un impegno delle forze internazionali a tempo indefinito, ma anche la definizione di una strategia politica di ampio respiro volta alla ricostruzione - materiale, sociale e politica - del paese, ed al riguardo, sarebbe - a suo avviso - opportuno che l’Italia si facesse parte attiva nel proporre l’unificazione delle due operazioni internazionali avviate nell’area, ossia quella denominata Enduring freedom, e la missione ISAF.

Con riferimento, quindi, alla situazione medio orientale, dopo aver positivamente rimarcato i risultati ottenuti dalla missione UNIFIL in Libano, sottolinea la necessità di una decisa azione politica volta a pacificare la striscia di Gaza, attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati dalla crisi in corso nella regione.

Relativamente, infine, alla necessità di conciliare la partecipazione italiana alle operazioni internazionali con le risorse economiche disponibili, osserva che sarebbe opportuna una ponderata analisi al fine di valutare l’effettiva opportunità di partecipare a determinate operazioni, attraverso una chiara definizione degli obiettivi finali che le missioni stesse si propongono di raggiungere.

Conclude preannunciando, a nome della sua parte politica, il voto favorevole sul provvedimento in titolo.

 

Il senatore PEDICA (IdV) preannuncia il voto favorevole sul provvedimento, a nome del Gruppo parlamentare Italia dei Valori, in conformità alla posizione già assunta presso l’altro ramo del Parlamento.

Condivide l’esigenza di dare continuità all’impegno italiano nella partecipazione alle operazioni internazionali di pace e nella contestuale attività politica in un’ottica di stabilizzazione delle zone interessate. Ciò consente di rafforzare il prestigio del Paese nello scenario internazionale.

Rileva peraltro come a livello diplomatico il Governo avrebbe potuto dedicare maggiore impegno nel chiedere con decisione una tregua immediata in relazione ai recenti eventi nella striscia di Gaza.

Si sofferma quindi sul sostrato economico del provvedimento. Agli stanziamenti per il rifinanziamento delle missioni internazionali si sono aggiunti quelli per gli interventi alla cooperazione allo sviluppo, nonché quelli per il potenziamento delle attività di documentazione e analisi. La copertura finanziaria si ricollega parzialmente allo stato di previsione del Ministero degli affari esteri.

Reputa peraltro opportuno un approfondimento sulle modalità di finanziamento delle missioni nel secondo semestre del 2009, paventando il rischio di un’insufficienza dei fondi.

In conclusione, nel richiamare l’esigenza per il Governo di rimeditare il novero delle missioni a cui l’Italia partecipa, di verificare le modalità applicative delle iniziative di cooperazione allo sviluppo e di fornire un’adeguata informativa alle Camere sull’andamento delle operazioni internazionali, ribadisce il parere favorevole sul provvedimento in esame.

 

Interviene quindi per una precisazione la senatrice AMATI (PD) che, nell’associarsi alle considerazioni svolte dalla senatrice Pinotti, esprime il proprio rammarico per la mancata approvazione di quelle proposte emendative che ponevano particolare attenzione alla sicurezza della popolazione civile, ed in particolare dell’emendamento 3.2, concernente la disattivazione degli ordigni inesplosi e l’educazione delle popolazioni al rischio derivante dalle mine.

 

Con successiva votazione viene poi conferito mandato ai relatori a riferire favorevolmente all'Assemblea sul disegno di legge n. 1334, autorizzandoli a svolgere la relazione oralmente.

 

 

La seduta termina alle ore 9,30.

 

 


Esame in sede consultiva

 


AFFARI COSTITUZIONALI (1a)

MARTEDÌ 27 GENNAIO 2009

71a Seduta

Presidenza del Presidente

VIZZINI

 

 Intervengono i sottosegretari di Stato per la difesa Crosetto e per l'economia e le finanze Giorgetti.

 

 

 La seduta inizia alle ore 15.

 

IN SEDE CONSULTIVA

 

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, approvato dalla Camera dei deputati

(Parere alle Commissioni 3ª e 4ª riunite, ai sensi dell'articolo 78, comma 3, del Regolamento. Esame. Parere favorevole)

 

 Il senatore BODEGA (LNP) si sofferma sui presupposti di necessità e urgenza del decreto-legge n. 209 del 2008, volto ad assicurare la prosecuzione degli interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché a prorogare la partecipazione del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia alle missioni internazionali. Propone, quindi, di esprimere un parere favorevole.

 

Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, la Commissione approva il parere favorevole proposto dal relatore.

 

 


AFFARI COSTITUZIONALI (1a)

Sottocommissione per i pareri

MARTEDÌ 3 FEBBRAIO 2009

37a Seduta

Presidenza del Vice Presidente della Commissione

BENEDETTI VALENTINI

 

 

 La seduta inizia alle ore 14.

 

 

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, approvato dalla Camera dei deputati

(Parere alle Commissioni 3ª e 4ª riunite. Esame. Parere non ostativo)

 

 Il relatore BODEGA (LNP), dopo aver riferito sul decreto-legge in titolo, propone di esprimere un parere non ostativo.

 

 La Sottocommissione concorda.

 

 


AFFARI COSTITUZIONALI (1a)

Sottocommissione per i pareri

MARTEDÌ 10 FEBBRAIO 2009

38a Seduta

Presidenza del Presidente

BATTAGLIA

 

 

 

 La seduta inizia alle ore 13,40.

(Omissis)

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, approvato dalla Camera dei deputati

(Parere alle Commissioni 3a e 4a riunite su emendamenti . Esame. Parere in parte non ostativo, in parte non ostativo con osservazioni)

 

 Il relatore BODEGA (LNP) riferisce sull'emendamento 3.1, osservando in primo luogo che la previsione di cui al comma 1 appare assai incongrua, in quanto assume come una forma ordinaria e permanente di decisione legislativa quella che invece è, per definizione costituzionale, un atto straordinario come il decreto-legge; il comma 4, inoltre, presuppone implicitamente una ipotesi, non praticabile, di decisione non legislativa in una materia normalmente affidata alla legge, anche in ragione della necessità di provvedere alle risorse finanziarie; il comma 5, infine, attribuisce al Governo una facoltà che già rientra tra i suoi poteri e che, in ogni caso, si manifesta con atti aventi forza di legge. Propone, quindi, di esprimere un parere non ostativo con le osservazioni esposte.

 

 Propone, infine, di esprimere un parere non ostativo sui restanti emendamenti.

 

 La Sottocommissione conviene.

 

 

 


GIUSTIZIA (2a)

Sottocommissione per i pareri

MERCOLEDÌ 4 FEBBRAIO 2009

15a Seduta

Presidenza del Presidente

MAZZATORTA

 

 

 La Sottocommissione ha adottato le seguenti deliberazioni per i provvedimenti deferiti:

 

 alle Commissioni 3a e 4a riunite:

 

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, approvato dalla Camera dei deputati : parere favorevole;

 

 alla 3a Commissione:

 

 

 


BILANCIO (5a)

MERCOLEDÌ 11 FEBBRAIO 2009

127a Seduta

Presidenza del Presidente

AZZOLLINI

 

 

La seduta inizia alle ore 15,40.

 

IN SEDE CONSULTIVA

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali

(Parere alla 3a e 4a Commissioni riunite su testo ed emendamenti. Esame. Parere non ostativo con presupposti, sul testo. Parere in parte non ostativo, in parte condizionato, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sugli emendamenti)

 

 Il relatore TANCREDI (PdL) illustra il disegno di legge in titolo ed i relativi emendamenti, segnalando, per quanto di competenza, in relazione al testo, che non vi sono osservazioni da formulare preso atto dei chiarimenti forniti da Governo alla Camera dei deputati in ordine alla valenza annuale dei finanziamenti di cui agli articoli 3, comma 16 e 4, comma 11. Tutti gli altri oneri hanno valenza semestrale e dovranno essere rifinanziati con apposito provvedimento.

In relazione poi all'articolo 4, comma 7, concernente il richiamo in servizio degli ufficiali di complemento, il Governo ha chiarito che ciò avverrà nei limiti degli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio per gli ufficiali delle forze di complemento. Infine, in relazione agli emendamenti, per le parti di competenza, non vi sono osservazioni da formulare.

 

 Il PRESIDENTE, posto che non vi sono osservazioni pervenute dal Governo, propone di esprimere sul testo del provvedimento parere non ostativo con l’indicazione di due presupposti in relazione alle questioni segnalate dal relatore. In ordine agli emendamenti, propone l’espressione di un parere non ostativo sulla proposta 01.1, sulla quale il Governo ha espresso, nella nota già depositata, parere contrario, posto che la proposta si inserisce nell’ambito dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo del testo, che costituisce un limite di spesa. In ordine alle proposte 01.2 e 01.3, sulle quali il Governo è contrario rilevandone l’onerosità, sottolinea che le stesse si inseriscono comunque nell’ambito dell’autorizzazione di spesa prevista dal testo come limite; propone quindi l’espressione di un parere non ostativo condizionato, ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione, all’inserimento di una clausola volta a garantire il rispetto del limite costituito dall’autorizzazione di spesa recata dal testo. Propone un parere non ostativo sulle proposte 3.2 e 3.3, sulle quali il Governo è contrario, rilevando al riguardo che sul piano formale sussistono le risorse indicate a copertura. Propone, altresì, parere non ostativo sulla proposta 3.5, sulla quale il Governo è contrario, posto che le indicate risorse risultano sussistere nell’ambito del Fispe. Propone, infine, l’espressione di un parere non ostativo sui restanti emendamenti.

 Verificata la presenza del prescritto numero legale, pone quindi ai voti una proposta di parere del seguente tenore: "La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo ed i relativi emendamenti, esprime, per quanto di propria competenza, parere non ostativo sul testo, con i seguenti presupposti:

­ che in relazione agli oneri con valenza semestrale dovrà procedersi al rifinanziamento con apposito provvedimento;

­ che in relazione all'articolo 4, comma 7, il richiamo in servizio degli ufficiali di complemento avverrà nei limiti degli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio per gli ufficiali delle forze di complemento.

In ordine agli emendamenti, esprime parere non ostativo, ad eccezione che sulle proposte 01.2 e 01.3, sulle quali il parere è condizionato, ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione, all’inserimento, dopo la parola: "realizzazione", delle seguenti parole: "nei limiti delle risorse di cui al presente comma.".

 

 La Commissione approva la proposta di parere del Presidente.

 

La seduta termina alle ore 16.

 

 

 


BILANCIO (5a)

MERCOLEDÌ 18 FEBBRAIO 2009

131a Seduta

Presidenza del Presidente

AZZOLLINI

 

 Intervengono i sottosegretari di Stato per l'economia e le finanze Vegas e Casero.

 

La seduta inizia alle ore 9,05.

(Omissis)

IN SEDE CONSULTIVA

 

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, approvato dalla Camera dei deputati

(Parere all'Assemblea su testo ed emendamenti. Esame. Parere non ostativo con presupposti, sul testo; parere non ostativo, sugli emendamenti)

 

 Il relatore TANCREDI (PdL) fa presente che il testo del disegno di legge all’esame dell’Assemblea è identico al testo del provvedimento esaminato dalle Commissione di merito che lo hanno approvato senza modifiche. Propone pertanto di ribadire il parere favorevole con presupposti già espresso dalla Commissione bilancio alle Commissioni di merito. Per quanto riguarda gli emendamenti, rileva che non vi sono osservazioni da formulare.

 

 Il sottosegretario VEGAS conviene con l’opportunità di riconfermare il parere già reso sul testo alle Commissioni di merito. Rileva poi che non vi sono osservazioni sugli emendamenti.

 

Il relatore TANCREDI (PdL) illustra una proposta di parere del seguente tenore: "La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo ed i relativi emendamenti, esprime, per quanto di propria competenza, parere non ostativo sul testo, con i seguenti presupposti:

­ che in relazione agli oneri con valenza semestrale dovrà procedersi al rifinanziamento con apposito provvedimento;

­ che in relazione all'articolo 4, comma 7, il richiamo in servizio degli ufficiali di complemento avverrà nei limiti degli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio per gli ufficiali delle forze di complemento.

In ordine agli emendamenti, esprime parere non ostativo.".

 

Verificata la presenza del prescritto numero di senatori, la Commissione approva la proposta di parere testé illustrata.

 

 

 


FINANZE E TESORO(6a)

Sottocommissione per i pareri

MERCOLEDÌ 28 GENNAIO 2009

12a Seduta

Presidenza del Presidente

FERRARA

 

 

La Sottocommissione ha adottato la seguente deliberazione per il provvedimento deferito:

 

 alle Commissioni 3a e 4a riunite:

 

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, approvato dalla Camera dei deputati : parere favorevole con osservazione.

 

 

 


POLITICHE DELL’UNIONE EUROPEA (14a)

Sottocommissione per i pareri

mercoledì 3 FEBBRAIO 2009

5a Seduta

La Sottocommissione ha adottato la seguente deliberazione per il provvedimento deferito:

 

alle Commissioni riunite 3a e 4a:

 

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali  : parere favorevole.

 

 

 

 

 


Esame in Assemblea

 


 

 

 

 

Senato della Repubblica

XVI LEGISLATURA

 

Assemblea

 

 

 

 

RESOCONTO STENOGRAFICO

 

 

ASSEMBLEA

 

153a seduta pubblica (antimeridiana):

 

 

Mercoledì, 18 febbraio 2009

 

Presidenza della vice presidente MAURO,

indi del presidente SCHIFANI

e del vice presidente CHITI

 


Discussione del disegno di legge:

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 11,05)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1334, già approvato dalla Camera dei deputati.

I relatori, senatori Bettamio e Ramponi, hanno chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni, la richiesta si intende accolta.

Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Bettamio.

Presidenza della vice presidente MAURO(ore 11,06).

BETTAMIO, relatore. Signora Presidente, si tratta della conversione in legge del decreto che conferma il finanziamento delle missioni in cui l'Italia è attualmente impegnata.

Vorrei svolgere due osservazioni preliminari. La prima, è che questo finanziamento viene confermato per il primo semestre 2009, anziché con scadenza annuale. In tal modo si consente il costante rapporto con il Parlamento che è stato richiesto in Commissione parlamentare sia al Senato, che alla Camera.

L'altra osservazione è che le risorse stanziate dall'Esecutivo risultano di entità consistente, soprattutto rispetto alle misure di contenimento della spesa pubblica che hanno improntato l'ultima manovra finanziaria. È quindi uno sforzo che il Governo ha fatto a riprova della priorità strategica delle missioni internazionali nel quadro della politica estera del nostro Paese.

L'articolato si sostanzia in due Capi. Nel Capo I, che riguarda gli interventi a sostegno del processo di pace, vi è un nuovo articolo 01 in tema di sostegno agli interventi di cooperazione allo sviluppo. Questa disposizione ristabilisce su base semestrale uno stanziamento di 45 milioni di euro destinati alla cooperazione allo sviluppo nelle aree di crisi (cioè Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia), al fine di assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione civile e dei rifugiati nei Paesi limitrofi, non trascurando, anzi, impegnandosi anche al sostegno della ricostruzione civile.

L'intervento militare del nostro Paese si integra così con il sostegno civile alla ricostruzione. Ovviamente, gli effetti benefici sono reciproci e questo viene dimostrato dalla priorità assoluta che il provvedimento assegna all'impiego di risorse locali, sia umane che materiali.

Viene altresì prevista, a sostegno in qualche modo culturale della nostra azione, la possibilità per il Ministero degli affari esteri di conferire incarichi temporanei a organismi ed enti specializzati e a personale estraneo alla pubblica amministrazione purché in possesso di specifiche professionalità, con preferenza, anche in questo caso, per le professionalità locali. Vengono poi potenziate le attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale, con un raccordo tra Governo e Parlamento, e con speciale riferimento alla partecipazione italiana, per gli aspetti civili e militari, alle missioni internazionali.

Sempre nell'ambito degli interventi a sostegno dei processi di pace, l'articolo 1 del decreto-legge dispone lo stanziamento di circa 10 milioni di euro per fronteggiare le necessità primarie delle popolazioni locali in Libano, Afghanistan e nei Balcani, compreso il ripristino dei servizi essenziali.

L'articolo 2 stanzia ulteriori fondi per la prosecuzione di interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione nell'ambito di organizzazioni multilaterali, tramite la partecipazione italiana alle iniziative realizzate dagli organismi internazionali e dall'Unione europea. In questo ambito, viene in particolare stanziata una cifra consistente per le missioni NATO di addestramento delle forze armate e di polizia dell'Iraq.

Il Capo II, che provvede alla proroga delle singole missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, di cui all'articolo 3, reca altresì nei successivi articoli da 4 a 6 le norme relative al personale, nonché quelle in materia penale e contabile. Ciò inquadrato in uno scenario che riguarda gli impegni del nostro Paese in tutte le aree in cui le nostre forze armate sono presenti, ossia nel Medio Oriente, in Afghanistan, nei Balcani ed in Africa.

Per quanto riguarda il Medio Oriente, sottolineo che la crisi mediorientale in corso impone un'attenta meditazione della presenza italiana nell'area: il personale militare italiano è presente ad Hebron e a Rafah, ma soprattutto nel Libano meridionale, con la missione UNIFIL, rifinanziata dal decreto. Alla luce dell'evoluzione della situazione nella Striscia di Gaza, è possibile prevedere che possa risultare necessaria una presenza internazionale, anche con la partecipazione dell'Italia per garantire il mantenimento del cessate il fuoco da sempre auspicato e chiesto con forza dal Governo e in particolare dal Ministro degli esteri.

L'Afghanistan riceve il finanziamento più consistente. Ricordo le considerazioni svolte dall'ambasciatore Sequi, rappresentante speciale dell'Unione europea in Afghanistan, presso la Commissione affari esteri lo scorso 6 novembre in merito alla problematicità delle missioni di pace nella zona.

Analoghe preoccupazioni sono state ribadite anche dal Capo di Stato maggiore della difesa, Camporini, nel novembre 2008 e dal Ministro della difesa il 10 dicembre 2008 innanzi alla Commissione difesa. La conferma e anzi l'aumento dell'impegno italiano nella zona costituisce una precisa scelta strategica in linea con i nuovi obiettivi della NATO nell'ottica di dare un segnale di ristabilimento dell'ordine democratico in questa area.

Il provvedimento prevede la prosecuzione dell'impegno nei Balcani e in particolare in Kosovo, nell'ambito della missione EULEX per la formazione delle forze di sicurezza kosovare e la tutela di tutte le minoranze presenti. Viene anche confermata la presenza della Guardia di finanza in Libia per il contrasto all'immigrazione clandestina. La Commissione affari esteri ha esaminato il disegno di legge di ratifica del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia, il quale pone già le premesse per una sempre più stretta relazione bilaterale, soprattutto sul piano della disciplina dei flussi migratori e della politica energetica. Lo abbiamo esaminato la settimana scorsa ed abbiamo sottolineato l'importanza di questo accordo, che non è solo di amicizia, ma è un vero accordo di partenariato fra i due Paesi.

Viene aumentato il nostro impegno per la missione in Darfur e contro la pirateria somala e si conferma la partecipazione alla missione in Georgia, deliberata lo scorso anno, seppure permane la problematica relativa al suo effettivo dispiegamento anche in Abkhazia e Ossezia meridionale.

Personalmente ritengo condivisibile che l'Italia, nell'anno della presidenza del vertice G8, confermi il proprio impegno nei vari scenari internazionali di crisi, promuovendo l'impegno dell'Unione europea e della comunità internazionale per il mantenimento della stabilità e della pace. La nostra azione non deve essere, come è stato sottolineato, isolata, ma condotta in concorso con le organizzazioni internazionali, segnatamente l'Unione europea e le altre comunità internazionali; è una priorità che il Governo si è prefisso, non soltanto in questa area ma in tutte quelle in cui il nostro Paese è presente.

Abbiamo votato unanimemente il mandato a riferire favorevolmente all'Assemblea e pertanto propongo l'approvazione da parte del Senato di questo provvedimento. (Applausi dal Gruppo PdL).

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Ramponi.

RAMPONI, relatore. Signora Presidente, il collega ha illustrato le parti che essenzialmente riguardano il Ministero degli affari esteri; io parlerò degli impegni della Difesa.

È prevista la copertura di 27 missioni, per un periodo di 6 mesi; in ciò si innova rispetto alla situazione precedente, che vedeva l'emanazione di un decreto di copertura annuale. Questo è a mio vero parere un fatto positivo, perché consente una maggiore elasticità da parte del Governo ed anche maggiore possibilità da parte del Parlamento di seguire più da vicino lo sviluppo di tali operazioni.

Queste operazioni di pace, che richiedono uno sforzo finanziario non indifferente ed un sacrificio da parte di circa 10.000 cittadini soldati italiani, rischiano di essere considerate come rientranti nella normaleroutine dell'attività politica italiana e di non avere il dovuto rilievo che, a mio parere, meritano: questo tipo di attività è, invece, la più prestigiosa e impegnativa che lo Stato italiano sta conducendo da anni in ambito internazionale.

Come avete sentito, i ringraziamenti dello speaker della Camera dei rappresentanti americana, Nancy Pelosi, quando si è incontrata con il Presidente della Repubblica e con il Capo del Governo, si sono essenzialmente imperniati sullo sforzo militare dell'Italia nelle operazioni di pace e sul suo decisivo contributo alla stabilità mondiale. Molte volte in quest'Aula si sviluppano - per carità, legittimamente - accesissimi dibattiti su problemi che hanno un loro peso e una loro importanza (della quale non voglio discutere) in ambito nazionale, ma che in ambito internazionale lasciano, se mi consentite, il tempo che trovano. Per converso, quando si parla dell'impegno di 10.000 uomini, ripetuto per un'infinità di anni e per cento missioni in ambito internazionale, si considera il decreto di proroga delle missioni un elemento di routine di scarso interesse. A mio parere, questo è un grosso errore di carattere politico e denuncia un provincialismo, una non assunta comprensione di quanto tutti da anni ripetono: la globalizzazione, l'importanza internazionale, le ripercussioni in ogni Nazione di quanto avviene sul piano internazionale. Pertanto, questo mio intervento inizia con l'esortazione di prestare maggiore attenzione a quello che rappresenta, ripeto, il più importante degli interventi internazionali svolti dalla nostra Nazione.

Un intervento che determina grandi ritorni di stima non solo da parte dei Paesi occidentali, ma direi da parte dei Paesi di tutto il mondo, in particolare di quelli che vengono interessati dalla nostra azione, con le loro popolazioni ed i loro capi politici o religiosi. Insomma, deve essere fatto a mio parere da parte dalla classe politica italiana uno sforzo di presa di coscienza dell'importanza della partecipazione italiana a queste missioni internazionali.

Il provvedimento ha ad oggetto la nostra partecipazione ad operazioni che si protraggono da tempo, nei confronti delle quali dal punto di vista politico l'autorizzazione iniziale ha già visto interessato il Parlamento, che in realtà è un po' meno interessato nell'accettazione del prolungamento. Esso, infatti, viene regolarmente invitato a discutere della cosa nel momento in cui arriva il decreto di copertura; e qui nasce il dibattito. Si tratta di un provvedimento di copertura che quindi il Parlamento deve approvare o si deve discutere politicamente sull'importanza di continuare queste operazioni e sulla loro opportunità? A tale proposito ho presentato un emendamento, che poi avrò modo di illustrare invitando l'Aula ed il Governo ad accoglierlo, in modo da consentire al Parlamento di dare le opportune indicazioni al Governo nel momento in cui si decide di prolungare le attività ovvero, eventualmente, di iniziarne delle nuove.

Gli spunti interessanti di questo decreto sono rappresentati innanzi tutto dal fatto che, mentre in finanziaria è stato assegnato un miliardo di euro per la copertura delle operazioni per l'intero anno, in questo decreto - che prevede una durata di sei mesi - è prevista un'assegnazione di più di 800 milioni di euro, il che quindi modifica la disponibilità, se la stessa previsione verrà ripetuta anche nel secondo semestre, portandola da un miliardo ad una cifra molto superiore. Una cifra che va ad aggiungersi alle assegnazioni di bilancio per la Difesa ed alle assegnazioni per la Difesa nell'ambito del Ministero dello sviluppo, per cui, in sostanza, anche sul piano internazionale non è giusto affermare che l'Italia spenda decisamente molto meno degli altri Paesi con i quali ci confrontiamo.

Se sommiamo tutte queste risorse vediamo che l'Italia fa uno sforzo forse non sufficiente, ma certamente più decoroso di quello che normalmente si crede per la propria Difesa. Debbo dire che ciò da una parte rappresenta un merito dell'attuale Governo e dell'attuale responsabile del Ministero, dall'altra è anche un motivo di soddisfazione per quanto riguarda il Senato. Infatti, nel parere che la competente Commissione del Senato ha espresso sulla finanziaria 2009 per quanto riguardava le assegnazioni per la Difesa si diceva che la Commissione del Senato approvava quanto era stato destinato, a condizione che, per le operazioni internazionali di pace, vi fosse un incremento rispetto al miliardo di euro assegnato.

Ebbene, nel provvedimento al nostro esame l'incremento c'è e va dato atto al Ministero della difesa e al Governo di avere dato seguito, in maniera direi abbastanza rara, alle condizioni che sono state poste dalle competenti Commissioni parlamentari.

Un secondo aspetto interessante - la novità - è la nostra partecipazione all'operazione antipirateria nell'Oceano indiano. Anche questo è un motivo di soddisfazione per noi, perché, come ricorderete tutti, una risoluzione del Senato esortò il Governo a prendere atto della presenza nefasta della pirateria nell'Oceano indiano e, nello stesso tempo, a prevedere una partecipazione tra le forze che la contrastano.

Altri spunti interessanti sono rappresentati nei tre principali centri di nostra presenza: la previsione di un aumento di circa 400 uomini in Afghanistan, soprattutto in corrispondenza delle prossime elezioni; il mantenimento costante delle forze in Libano, dove vi sono più di 2.000 nostri uomini, con un probabile riesame nel prossimo mese di giugno; infine un incremento temporaneo delle forze nell'area balcanica, in particolare per quanto riguarda la Bosnia e in parte il Kosovo. Quindi, sostanzialmente le missioni rimangono quelle di prima.

L'entità della partecipazione italiana vede un leggero aumento in funzione di esigenze contingenti e la qualità delle missioni presenta una leggera evoluzione. Abbiamo iniziato con missioni di carattere esclusivamente militare, condotte soprattutto da forze militari integrate, per la verità, dalla presenza dei Carabinieri, che sono sì militari, ma svolgono soprattutto funzioni di polizia. Oggi ben 12 operazioni sono condotte da forze di polizia, il che in maniera positiva dimostra che vi è una certa evoluzione verso la realizzazione del concetto fondamentale della politica estera e di sicurezza europea illustrato da Solana, che sottolinea la necessità e l'opportunità di passare da una problematica puramente militare e di sicurezza ad una problematica di sicurezza civile una volta che è stata assicurata la stabilità; a ciò si collega la partecipazione non indifferente di forze di polizia italiane.

Un altro indice dell'evoluzione positiva, seppur lenta, è rappresentato dal fatto che cinque missioni sono condotte dalla Guardia di finanza, la quale ovviamente svolge attività di carattere istituzionale (quindi controlli doganali, tasse). Questo denota, a mio parere, un'evoluzione in senso positivo verso una maggiore stabilità nelle aree nelle quali partecipiamo con le nostre forze.

Concludo ricordando che l'ammontare delle risorse risulta congruo rispetto a quanto auspicato dal Parlamento in sede di approvazione della legge finanziaria. La presenza italiana nei vari teatri di crisi appare all'altezza del potenziale economico e politico della Nazione. Mentre per la Difesa, nonostante gli incrementi previsti anche da queste disposizioni, non recitiamo un ruolo da protagonisti nelle spese e nella disponibilità dello strumento militare, siamo protagonisti nelle operazioni internazionali di pace. Anche ieri, interpellato, il Ministro della difesa ha ricordato che in Afghanistan - missione per la quale si dibatte se aumentare o no le forze, anche in relazione alle recenti decisioni di incremento assunte da Obama - l'Italia è il terzo Paese contribuente, è la terza forza presente. Quindi, la nostra partecipazione si stacca dall'entità delle risorse che lo Stato dedica alla Difesa e vi è una presenza maggiore di quanto non costi lo strumento militare per l'Italia.

La partecipazione alla missione denominata Atalanta è motivo di soddisfazione, come ho detto prima, dal momento che recepisce un invito del Senato al Governo. Viene ancora una volta confermata l'affidabilità che l'Italia con le sue Forze armate e di polizia ha in ambito internazionale in situazioni difficili, ad alto rischio, spesso drammatiche sia per le popolazioni che per i nostri operatori.

Voglio ricordare, a conferma di quanto dicevo prima, che ogni volta che si verifica in ambito mondiale una crisi, una delle prime risorse cui personaggi di spicco internazionale come il Presidente degli Stati Uniti o quello egiziano o quello israeliano (come nel caso dei recenti episodi di Gaza, ma si potrebbero citare anche i casi della Georgia o del Libano) puntualmente fanno riferimento per giungere a una soluzione di tregua o di interposizione è la presenza di soldati o carabinieri italiani. Forse è l'unico elemento di grande successo dell'Italia in ambito internazionale. Per questo motivo insisto ancora nel tentativo di calamitare l'attenzione del Parlamento su un argomento di tale importanza.

Vi deve essere grande stima e gratitudine da parte della società italiana nei confronti del lavoro svolto dai nostri uomini e dalle nostre donne. Essi costituiscono un'autentica forza dell'Italia in ambito internazionale, una forza di carattere politico e professionale, una forza umanitaria, una forza di pace e stabilizzazione contro le minacce terroristiche (di cui tutti parlano) e sovvertitrici della democrazia.

In conclusione, proprio agli uomini e alle donne che fanno parte e danno vita allo strumento di difesa e sicurezza italiano deve andare la nostra stima per la loro capacità professionale, lo spirito di sacrificio ed il coraggio, nonché la nostra gratitudine per l'azione di prevenzione e di tutela dai pericoli e dalle minacce, non solo a favore delle popolazioni soccorse, ma, in una visione di sicurezza globale che dobbiamo decidere di fare nostra, anche per la nostra società. (Applausi dal Gruppo PdL e del senatore Del Vecchio).

 

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Informo i colleghi che è presente in tribuna una rappresentanza della scuola media statale "Virgilio" di Ardea, in provincia di Roma, alla quale rivolgiamo un saluto. (Applausi)

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n.1334 (ore 11,31)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritta a parlare la senatrice Amati. Ne ha facoltà.

AMATI (PD). Signora Presidente, intervengo su questo atto nella duplice competenza di componente della Commissione difesa e della Commissione diritti umani del Senato.

È noto che la partecipazione del nostro Paese a missioni di pace non può che compiersi secondo il dettato costituzionale e secondo le direttive dell'ONU, cioè coniugando il tema della sicurezza internazionale con quello dello sviluppo e dell'autonomia dei territori oggetto del nostro impegno.

Presidenza del vice presidente CHITI(ore 11,32)

 

(Segue AMATI). In particolare, voglio fare riferimento alla situazione afgana, nella quale da sempre sosteniamo che il processo di pace non può che venire da un'azione congiunta che sia anche militare ma non solo militare. In questo caso è altresì necessaria una decisa iniziativa politica per affrontare le grandi priorità che rendono insostenibili le condizioni di vita della popolazione locale.

Il 53 per cento di questa vive sotto la soglia di povertà e i dati ufficiali ci dicono che il 70 per cento non ha un lavoro legale e il 60 per cento non dispone di energia elettrica. Il 70 per cento della popolazione adulta non va oltre l'istruzione elementare e il tasso di analfabetismo femminile è dell'85 per cento. È poi la popolazione civile a soffrire di più per gli insulti delle armi. Solo per citare un caso, ricordo che gli attacchi aerei della missione Enduring Freedom sono stati la causa principale, ancorché involontaria, di morti civili e danni alle proprietà. Si tratta di una situazione che ha diffuso la percezione che si sia indifferenti alle vittime civili e che non si facciano abbastanza sforzi per proteggere i cittadini e le loro proprietà durante le incursioni. Oltre sette anni dopo la fine del regime dei talebani e l'inizio dell'intervento internazionale, le notizie che giungono da quel Paese non lasciano molto spazio all'ottimismo.

Tuttavia, in questi sette anni sono stati raggiunti risultati importanti, in particolare per quanto riguarda la ricostruzione delle istituzioni, la ripresa del settore sanitario e di quello scolastico, lo sviluppo di quello dell'informazione. Molte, però, sono ancora le difficoltà, a partire dalla sicurezza in continuo deterioramento, nonostante la presenza di truppe internazionali.

C'è la lentezza della ricostruzione dello sviluppo economico, ancora non in grado di migliorare lo stato di diffusa povertà della popolazione. C'è poi la perdurante piaga della coltivazione e del traffico di oppio arrivati, in questi anni, a livelli mai raggiunti in passato. Coltivazione e traffico di droga andrebbero finalmente contrastati, essendo il bacino afgano il più grande del mondo.

Nei nuovi livelli di governo delle istituzioni appare resistere inoltre, a giudizio degli esperti, la cultura dell'impunità: la corruzione dicono dilaghi, sommergendo le stesse strutture preposte a combatterla; basterà pensare al segnale inequivocabile dato dal calo della partecipazione al voto, che in occasione delle elezioni presidenziali del 2004, era stata allora del 70 per cento, laddove le elezioni politiche, hanno visto una partecipazione del 50 per cento. Quel Paese manifesta il bisogno di una strategia di lungo periodo, che affronti i nodi trascurati di una governance inefficace e priva di visione, che adotti tutte le misure utili a punire i responsabili dei fenomeni di corruzione, a partire da quelli del narcotraffico. Al tempo stesso, è urgente favorire l'emersione di una società civile e politica che possa consentire il ricambio; si tratta di una società civile e politica che ora appare schiacciata da dinamiche economiche e di potere fortemente legate alla guerra.

Tra l'altro, secondo una serie di recenti studi, i principali donatori della comunità internazionale portano la responsabilità dei fallimenti attuali sulla ricostruzione. Questo sia perché manca una visione coordinata degli interventi, sia perché solo il 40 per cento delle risorse rimane in Afghanistan, mentre il 60 torna ai Paesi donatori attraverso le loro ONG e le agenzie private per lo sviluppo. Per quanto riguarda l'impegno fin qui sostenuto dall'Italia in Afghanistan, questo è stato principalmente dettato dalle scelte di solidarietà transatlantica, piuttosto che da un sentimento di reale interesse nazionale. Sin qui l'Italia, in linea con quanto facevano gli Stati Uniti, ha devoluto il 90 per cento dei propri finanziamenti all'Afghanistan alla sfera militare, con ciò lasciando molto poco all'impegno della cooperazione internazionale.

Voglio dare credito a quanto il sottosegretario Scotti ci ha detto nell'ultima audizione in Commissione diritti umani. Scotti ha sostenuto che l'impegno del Governo italiano a favore dei diritti umani è una componente trasversale della nostra azione internazionale; il Parlamento ed il Governo dichiarano di condividere, infatti, una politica di promozione dei diritti umani fondamentali della persona, tanto che esiste - a detta di Scotti - una sensibilità sempre più diffusa secondo cui la democrazia e i diritti umani sono componenti essenziali della nostra azione nel mondo, al punto da tracciare una via italiana all'impegno in politica estera.

Per questi motivi, cosi velocemente e sinteticamente enunciati, sono rimasta negativamente colpita dal fatto che la maggioranza e il Governo abbiano bocciato in Commissione tutti i nostri emendamenti, che avevano principalmente il fine di integrare, peraltro assai modestamente, ma almeno simbolicamente, le risorse sul fronte degli aiuti alla popolazione civile afgana; quella popolazione verso la quale dovremmo rivolgere il massimo della nostra attenzione, anche perché essa, troppe volte, è risultata vittima innocente degli insulti delle armi. In particolare, devo dichiarare di essere sconcertata dalla bocciatura dell'emendamento 3.2, che prevedeva la spesa di un milione di euro per la ricerca e la disattivazione degli ordigni inesplosi e per l'attività di rieducazione al rischio mine a favore della popolazione civile.

Il 3 marzo si celebreranno nel mondo i dieci anni della Convenzione di Ottawa per la messa al bando delle mine antipersona. Il 3 dicembre scorso, proprio il sottosegretario Scotti ha firmato ad Oslo la Convenzione per la messa al bando delle bombe a grappolo. Abbiamo presentato oggi una mozione su questi temi: allora perché in questo atto non c'è neanche un euro per iniziare un'opera di prevenzione vera delle mutilazioni dalle mine e dalle cluster bomb? Perché oggi in quest'atto non c'è neanche un euro per la restituzione ai civili di un territorio sanato?

Credo che se vorremo essere coerenti e credibili con il mondo, oltre che con la nostra coscienza - bene prezioso e sempre più raro, ma irrinunciabile - dovremo pretendere un impegno diverso e maggiormente caratterizzato sul fronte della politica e della cooperazione internazionale. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pegorer. Ne ha facoltà.

PEGORER (PD). Signor Presidente, il dibattito che ha accompagnato fin qui l'esame del provvedimento alla nostra attenzione ha messo in evidenza, tra l'altro, l'opportunità di stabilire un percorso parlamentare tale da consentire un approfondimento sulle linee politiche fondamentali in materia di partecipazione italiana alle missioni internazionali. Lo ricordava il relatore, senatore Ramponi, e a questo proposito voglio citare l'intervento svolto davanti alle Commissioni 3ª e 4ª riunite dal sottosegretario Mantica, che si è mostrato particolarmente sensibile a questo tema.

Si tratta quindi, a ben vedere, di un'opportunità da perseguire con convinzione e decisione, anche per evitare il rischio, sempre presente, che l'approvazione di così importanti provvedimenti si trasformi in un semplice adempimento burocratico. D'altra parte, così non è né dovrà essere in futuro.

Mentre discutiamo, infatti, circa 8.500 uomini e donne sono impegnati, anche a rischio della propria vita, nei diversi scacchieri internazionali, caratterizzati da condizioni sempre critiche e particolarmente difficili. Si tratta di ufficiali e militari di truppa che in questo momento sono lì a rappresentare con coraggio e dignità il nostro Paese.

Nel riaffermare con forza ai nostri connazionali impegnati nei diversi scenari di crisi tutta la nostra stima e tutto il nostro sostegno, non possiamo però evitare di sottolineare il carattere tutto politico sotteso all'assorbimento di questi gravosi impegni da parte del nostro Paese.

Garantire il contributo dell'Italia alla comunità internazionale per la stabilizzazione e la ricostruzione di aree di crisi non può essere affidato, infatti, unicamente alla presenza militare, al cosiddetto impegno operativo. Si deve agire contemporaneamente con la messa in campo di strumenti, risorse e politiche che sappiano aiutare le comunità interessate a costruire le migliori condizioni per la realizzazione di una transizione sicura e stabile.

Così penso possiamo davvero proiettare nello scenario internazionale il ruolo del nostro Paese sul fronte di un multilateralismo concreto ed efficace.

Se questo può risultare un asse condiviso di ragionamento e di conseguente azione di politica internazionale, appare del tutto evidente che il Parlamento non può limitarsi ‑ credo ‑ ad affrontare così delicate questioni in una discussione che si limiti ad approvare un decreto‑legge di rifinanziamento delle missioni. Vi è bisogno, invece, di un confronto di merito più profondo, che interessi in modo compiuto tutti gli aspetti politici riguardanti il nostro impegno internazionale, anche al fine di promuovere una solida coesione su temi così delicati, che riguardano l'interesse generale del nostro Paese nel contesto internazionale.

Gli argomenti di approfondimento e di confronto politico di merito, certo, non mancano: penso, ad esempio, alle questioni più delicate, che afferiscono al nostro impegno, quali l'Afghanistan o lo scacchiere mediorientale. È necessario, quindi, che la procedura sia rivista, individuando altre modalità, non limitando il confronto parlamentare all'esame delle singole, specifiche autorizzazioni di spesa. Ed è proprio su questo argomento che vorrei, infine, svolgere alcune considerazioni, relativamente alla congruità delle risorse messe a disposizione dal provvedimento.

In primo luogo, si osserva che il provvedimento al nostro esame ripropone ‑ come già sperimentato nella XIV legislatura ‑ un rifinanziamento per un solo semestre, da rinnovare a metà dell'anno per un periodo della stessa durata. Questo afferma il Governo per dare maggiore flessibilità all'impiego delle risorse. Nel merito delle cifre e dell'entità del finanziamento, così com'è stato modificato nel corso dell'esame da parte della Camera, la maggioranza sostiene di avere dato risposta alla necessità di destinare appropriate risorse finanziarie alle nostre missioni internazionali, presentando il quadro complessivo dei fondi destinati incrementato di circa il 30 per cento rispetto al precedente finanziamento.

In realtà, come detto, l'intervento finanziario riguarda il primo semestre del 2009 e introduce tra l'altro nuovi impegni, nuove missioni, rispetto all'anno precedente. Si potrà parlare, quindi, di un incremento di risorse soltanto a conclusione del periodo annuale, tenuto conto che al momento risulta messo a disposizione circa il 70 per cento dei fondi previsti per il 2009 dalla finanziaria approvata a suo tempo dall'allora Governo di centrosinistra.

Si pone perciò alla nostra attenzione il necessario reperimento di ulteriori e adeguati fondi per la partecipazione italiana alle stesse operazioni per il secondo semestre dell'anno. Anche su tale questione, che può apparire di semplice natura tecnica, credo torni alla ribalta il tema di un esame più preciso e approfondito da parte del Parlamento dei provvedimenti concernenti la nostra partecipazione alle missioni internazionali. Auspico, signor Presidente, che i prossimi mesi possano essere ben utilizzati proprio a questo scopo. (Applausi dal Gruppo PD)

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pedica. Ne ha facoltà.

PEDICA (IdV). Signor Presidente, anzitutto chiedo scusa se in questi banchi non è presente nessun altro componente del mio Gruppo, il che mi farebbe pensare a qualche problema all'interno del partito o del Gruppo.

Il disegno di legge n. 1334, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, costituisce, nel riproporsi periodicamente, ogni semestre, un atto di quelli che potremmo indicare quasi come dovuti, al pari della legge finanziaria o delle leggi di bilancio, nel nostro programma legislativo. È prassi invalsa, infatti, che ogni sei mesi, data la necessità di assicurare la continuità delle missioni internazionali, si preveda il rifinanziamento delle stesse e, sempre nella medesima ratio, dato il mutare degli scenari internazionali, si disponga parimenti l'integrazione degli impegni all'estero, ovvero la riduzione e la rimodulazione degli stessi.

Considerando allora la menzionata necessità di continuità ed il senso istituzionale che impegna l'Italia dei Valori a collaborare con la maggioranza parlamentare in questa materia, il contributo mio e del mio Gruppo alla discussione in Commissione esteri e a quella odierna in Aula non è volto a fare opposizione ma esclusivamente al miglioramento del disegno di legge di conversione.

In tal senso abbiamo presentato due ordini del giorno, che servono a mettere in luce possibili problematiche sulle quali un impegno del Governo potrebbe risultare fondamentale. Il primo attiene alla disposizione che autorizza il Ministero degli affari esteri ad affidare consulenze esterne, nonché alla relazione semestrale che lo stesso Ministero è tenuto a presentare alle Camere; il secondo riguarda la copertura finanziaria del provvedimento. Ad ogni modo, su questo tema, signor Presidente, mi riservo di intervenire, insieme al collega Caforio, nella sede specifica dell'illustrazione degli ordini del giorno.

Per quanto attiene al disegno di legge, invece, vorrei soffermarmi sugli aspetti di maggiore rilevanza per il Ministero degli affari esteri, specificamente gli articoli 01, 1 e 2.

L'articolo 01, inserito nel corso dell'esame presso la Camera, introduce nella norma un capitolo concernente gli interventi di cooperazione allo sviluppo e costituisce, a mio avviso, un importante contributo parlamentare alla disposizione governativa, dimostrando in tal modo che il Governo dovrebbe avvalersi maggiormente del contributo delle Assemblee parlamentari e non operare sempre tramite decretazione di urgenza.

Gli interventi di cooperazione allo sviluppo, potenziati da detto articolo, possono molto nei confronti delle popolazioni più svantaggiate ed hanno le potenzialità per giocare un ruolo determinante anche in quelle situazioni post conflitto, nelle quali le infrastrutture di base, i servizi pubblici minimi e la funzionalità di un sistema complessivo, sia economico sia politico, sono stati indeboliti dal protrarsi delle ostilità.

In particolare, nel disegno di legge n. 1334 si stabiliscono interventi in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, specifici per la ricostruzione e l'assistenza ai rifugiati. Si assegna per tali interventi un fondo di 45 milioni di euro che va a modificare quanto disposto nella legge finanziaria per il 2009.

Vorrei ricordare che, proprio su tale aspetto, a dicembre 2008 la discussione relativa alla manovra finanziaria mi aveva visto condurre una decisa opposizione in Commissione affari esteri. Infatti, quello che si disponeva in finanziaria, alla Tabella C allegata alla legge, era una riduzione progressiva e costante, a partire dal 2009 e fino al 2011, dell'impegno economico dell'Italia. Per essere precisi, si prevedeva una riduzione pari a 500 milioni di euro per il 2008 e di ulteriori 100 milioni nel 2011.

Non possiamo, quindi, che accogliere positivamente questa parziale inversione di rotta che riduce il taglio ignominioso stabilito a dicembre. Rifinanziare le missioni di cooperazione allo sviluppo è importante, infatti, non soltanto per non perdere di credibilità nei confronti di quelle popolazioni che fanno affidamento sul contributo italiano, nonché nei confronti dei partner stranieri con i quali cooperiamo nei teatri di Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, ma è fondamentale anche per sviluppare appieno la nostra politica estera.

Le missioni all'estero, per come si configurano attualmente, coniugano sempre di più l'aspetto militare della difesa, ossia il peace keeping, a quello umanitario, cioè il peace building.

È chiaro ormai (e la débacle irachena ne è l'esempio lampante) che l'efficacia delle missioni e la conseguente possibilità di raggiungere risultati concreti sono basate non più sulla mera forza di interposizione ma sullo sviluppo di relazioni con le popolazioni autoctone, sull'instaurazione di un clima di fiducia, sul ripristino delle strutture essenziali e sulla legittimazione dei Governi locali. Sono basate, insomma, su di un'attività che riesce gradualmente a restituire l'autonomia di gestione al Paese in cui operiamo per poter sganciare la presenza straniera sul territorio e passare la consegna ad istituzioni interne forti e ad una società civile pacificata.

Per tali motivi riconoscere l'importanza della cooperazione allo sviluppo ed incentivare, come si fa al comma 2 dell'articolo 01, l'utilizzo delle risorse locali sia umane che materiali costituiscono un passo importante.

Il panorama delle attività con le quali l'Italia contribuisce al mantenimento della pace è arricchito poi dall'articolo 1, ove si stabiliscono gli interventi per le esigenze di prima necessità, come il ripristino dei servizi essenziali, della popolazione locale di Libano, Afghanistan e Balcani. Considerando che tali interventi possono essere stabiliti dai comandanti dei contingenti militari impegnati nei suddetti teatri, si deve rilevare che la disposizione permette elasticità e prontezza di azione, rispettando il principio della vicinanza dei centri decisionali alle situazioni da gestire.

Passando successivamente all'analisi dell'articolo 2, concernente gli interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, si deve innanzitutto notare come lo spirito multilaterale della politica estera italiana sia rafforzato e come si vadano a privilegiare nuovamente strumenti alternativi a quelli militari per la creazione di uno spazio di pace e sicurezza: nello specifico, i fondi fiduciari NATO, la diplomazia preventiva OCSE e la partecipazione di funzionari alle missioni PESD, la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea.

I fondi fiduciari, per i quali si assegnano due milioni e mezzo di euro, sono utilizzati per sostenere le istituzioni dei Paesi partner indebolite dalle guerre, mentre il ruolo italiano in ambito OCSE si svolge su più fronti, dal controllo sul rispetto degli accordi di pace e sullo svolgimento delle consultazioni elettorali (per le quali l'Italia impegna 40 esperti) alla lotta alla criminalità internazionale e alla corruzione.

A conclusione di quanto detto sinora, il giudizio sulle missioni italiane, di carattere se vogliamo civile, non può che essere positivo ed anzi, si auspica che tale aspetto della nostra politica estera, il quale coniuga la solidarietà globale con la presenza sul territorio, possa essere sempre più di primo piano. Tale sfera della politica estera appare imprescindibile altresì come strumento per rafforzare la posizione italiana nei consessi internazionali, Europa, NATO, ONU, OCSE, e per poter offrire, in caso di recrudescenza delle conflittualità, non soltanto contingenti militari ma pieni rapporti di collaborazione politica con i governi interessati e profonda conoscenza delle condizioni dei civili.

Alle considerazioni sin qui svolte si devono poi affiancare quelle relative all'articolo 3, il quale regola in maniera specifica, attraverso gli svariati commi, la partecipazione italiana alle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia.

Senza entrare nello specifico delle singole missioni, mi soffermo nel sottolineare solo che il comma 25 dà attuazione al Trattato di amicizia con la Libia, che è stato da parte dell'Italia dei Valori fortemente contestato, in quanto manchevole delle giuste clausole di salvaguardia dei diritti umani. Lo rimarchiamo ancora oggi, perché è un interesse di parte, per quanto riguarda l'Italia dei Valori, e lo vogliamo dire forte e chiaro.

Voglio quindi rilevare la sensazione generale sorta dalla lettura dei 33 commi: mi sembra che il quadro sia caratterizzato da un'eccessiva varietà e diffusione delle missioni, e manchi spesso di consistenza delle stesse. Si legge, ad esempio che nella missione ad Haiti, la MINUSTAH, sono impegnate cinque unità della Guardia di finanza. Ora, come anche altri colleghi hanno sottolineato, il divide et impera non sempre premia l'efficacia dell'azione, nel senso che, per conseguire risultati effettivi, si sarebbe forse dovuto procedere a una razionalizzazione delle forze militari all'estero e a una riallocazione degli impegni laddove questi sono più richiesti. Questo farà parte dell'ordine del giorno che presenteremo.

Per concludere, cari colleghi, vorrei sottolineare ancora una volta come all'Italia dei Valori stia a cuore il dovere di proseguire negli accordi multilaterali presi, e di assicurare la massima sicurezza per i nostri militari impegnati all'estero. Pertanto, dimostriamo con spirito di collaborazione il nostro impegno per il rifinanziamento delle missioni. Vorrei, e concludo con questo monito, che si prestasse un'attenzione particolare alla questione, perché l'efficacia delle missioni risiede proprio nella possibilità di mantenere una continuità ed un livello di prestazioni alto nel tempo, mentre una gestione improvvida delle finanze pubbliche, senza programmaticità a lungo termine, potrebbe turbare non solo i risultati ma anche l'incolumità dei nostri uomini. (Applausi del senatore Giambrone).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Marcenaro. Ne ha facoltà.

MARCENARO (PD). Signor Presidente, muovo da quelle stesse preoccupazioni che il relatore, senatore Ramponi, illustrava nel corso del suo intervento, e cioè che un atto così importante per il nostro Paese, come sono le missioni internazionali e le decisioni che le riguardano, avvenga senza un reale approfondimento delle condizioni politiche nelle quali queste missioni si svolgono, senza un bilancio e una valutazione delle diverse situazioni e dei diversi scenari nei quali i soldati italiani sono impegnati, in sostanza senza che il Parlamento svolga il ruolo che gli è proprio, di esercitare una funzione di indirizzo.

Vorrei sottolineare che questa preoccupazione è particolarmente rilevante, intanto perché siamo in una fase di profondo mutamento degli scenari e delle situazioni; in una fase nella quale è aperta, in tutti i Paesi che insieme a noi hanno la responsabilità di queste missioni, una discussione politica sulle scelte che devono essere compiute.

In secondo luogo - questo è punto che non possiamo mai dimenticare - stiamo prendendo delle decisioni che riguardano migliaia e migliaia di soldati italiani, all'incirca 10.000, in una situazione nella quale il Governo, se non sbaglio ieri per bocca del ministro della difesa La Russa, esprimeva profonda preoccupazione ed allarme sulle condizioni nelle quali i nostri soldati e le nostre forze sono impegnate. Mi pare che questo sia un problema essenziale e credo che attraverso l'odierna discussione dobbiamo contribuire a tracciare questo quadro e questo indirizzo.

Mi soffermerò, in particolare, sulla missione italiana in Afghanistan non perché sia l'unica ma perché, osservando questa missione e i problemi che ha di fronte, possiamo notare alcune problematiche più generali.

Tutti sappiamo che la situazione in Afghanistan è rischiosa. Leggo proprio adesso su un'agenzia che questa mattina a Kabul, in coincidenza con la visita del Ministro degli esteri italiano, l'ambasciata italiana ha invitato tutte le organizzazioni non governative, cioè tutte le organizzazioni di volontariato presenti sul territorio afgano, ad abbandonare l'Afghanistan dichiarando che non esistono più le condizioni per garantire i livelli di sicurezza necessari. È un'agenzia di pochi minuti fa.

Questa notizia ci segnala il livello straordinario di preoccupazione e di rischio che esiste in quell'area. Si tratta di un rischio che naturalmente riguarda le forze e le persone lì impegnate e, più in generale, il destino di questa missione e dell'intervento della comunità internazionale per riaffermare condizioni di stabilità e sicurezza in quella regione.

Signor Presidente, signori del Governo, noi sappiamo che è impossibile, quando discutiamo di missioni come quella in Afghanistan, separare l'aspetto della presenza militare da una considerazione più generale del quadro politico nel quale la missione si svolge.

Noi conosciamo ‑ ne hanno parlato colleghi del Gruppo intervenuti prima di me, come la senatrice Amati ‑ i problemi e il contesto nel quale si svolge la missione italiana; è un contesto nel quale i fenomeni di corruzione non diminuiscono, nel quale la base politico-sociale del governo Karzai, che dovrebbe garantire una crescita della stabilità politica, non si allargava, nel quale i dati ci dicono che la produzione e il traffico di stupefacenti, la coltivazione del papavero e dell'oppio e la produzione di eroina continuano a crescere in modo inarrestabile. È una situazione nella quale ‑ voglio ricordarlo ‑ nel corso di questo anno sono stati uccisi oltre 2.100 civili e di questi più di 800 sono stati uccisi non dai talebani, ma in operazioni condotte o dall'esercito afgano o direttamente dalle forze militari internazionali.

Tutto questo determina una situazione nella quale il campo fondamentale dell'azione del contingente internazionale (si diceva, la conquista dei cuori e delle menti, cioè la conquista di quelle condizioni politiche che potevano permettere un successo dell'iniziativa), appare sempre più in difficoltà.

Sottosegretario Cossiga, sottosegretario Mantica, voi sapete meglio di me che il confronto oggi avviene tra chi pensa che in Afghanistan sia possibile semplicemente una soluzione militare (e, di conseguenza, orienta in questo modo i comportamenti delle forze ivi presenti) e chi ritiene che l'azione militare debba avere un ruolo di garanzia delle condizioni di sicurezza che permettono alla politica di svilupparsi.

Ma questo è un punto sul quale il nostro Paese può esercitare un ruolo. Tutti noi dobbiamo avere il senso delle proporzioni, di quello che l'Italia è e può fare, ma in una situazione di trasformazione, nella quale nella nuova amministrazione americana è nata una riflessione sulle strategie da seguire, il nostro Paese, nel quadro delle relazioni internazionali e degli impegni internazionali che assume, può esercitare un ruolo, può spingere e premere per una politica, e lo può fare in modo più efficace costruendo, se riesce, un collegamento e una omogeneità tra i diversi Paesi europei che in quegli scenari sono impegnati.

Naturalmente, voteremo con convinzione il rinnovo del mandato e del finanziamento alle nostre missioni, però pensiamo che oggi ci sia un'azione del Governo radicalmente insufficiente dal punto di vista del nostro contributo all'elaborazione di una diversa prospettiva, di una diversa possibilità politica. (Applausi del senatore Perduca). È una questione che si pone a chiunque sappia e abbia coscienza di come sia importante non essere sconfitti in Afghanistan e di come invece questa sia una possibilità che oggi concretamente si presenta.

Infine, voglio ricordare - perché ne abbiamo discusso in Commissione affari esteri - che tale questione richiederebbe anche una nuova iniziativa sul piano dei rapporti internazionali che influiscono sulla situazione in Afghanistan. In Pakistan, come abbiamo letto in questi giorni, è stato raggiunto un accordo con i talebani ed il punto di compromesso è stato l'applicazione della sharia in una regione pakistana, mentre noi dichiariamo come nostro obiettivo la costruzione del rule of law, dello Stato di diritto. Bisogna che questi punti siano affrontati, come anche il rapporto con Paesi come l'Iran e il suo ruolo in una possibile politica di stabilizzazione della situazione afgana.

Questi pare a noi siano i problemi che il Parlamento dovrebbe affrontare oggi, nel contesto di questa discussione sulle missioni: per aiutare i nostri soldati non basta semplicemente rinnovare gli impegni presi, c'è bisogno di un Parlamento che sia in grado di dare una valutazione politica e di esprimere un indirizzo e di un Governo che permetta all'Italia... (Il microfono del senatore Marcenaro si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. La prego di concludere, senatore. Lei in altre sedi è abituato a parlare tre minuti, la conosco.

 

MARCENARO (PD). Sì, signor Presidente, ho finito. Dicevo semplicemente che vi è bisogno di un Governo che permetta all'Italia di tornare a svolgere nelle sedi internazionali la funzione che compete ad un Paese come il nostro, cosa che oggi non avviene. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Negri. Ne ha facoltà.

NEGRI (PD). Signor Presidente, come hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduta, il provvedimento in discussione ha ad oggetto unicamente il rifinanziamento delle missioni in corso e non si presta al dibattito approfondito che il Parlamento dovrebbe invece svolgere sugli aspetti politici inerenti alle missioni internazionali e in particolare, come ha sottolineato il senatore Marcenaro, ai punti più evidenti di crisi come l'Afghanistan, ma potremmo anche dire al mantenimento della pace in Libano.

Proprio in questi giorni, dopo l'incontro con Nancy Pelosi, abbiamo letto le preoccupate affermazioni del ministro La Russa sulla necessità forse di rafforzare il nostro contingente in Afghanistan, forse di cambiare le regole di ingaggio, forse di implementare anche le missioni umanitarie e civili; leggiamo, in una dichiarazione rilasciata proprio ieri dal ministro La Russa, che forse dovrà sottoporre un ulteriore provvedimento a questo Parlamento.

Allora chiediamoci perché non siamo in grado oggi di fare quello che il senatore Ramponi chiedeva, cioè calamitare l'attenzione politica e di questo Parlamento su quello che stiamo facendo oggi. Infatti stiamo facendo un adempimento solo di routine.

I Sottosegretari sono stati attenti e partecipi della discussione avvenuta in Commissione al Senato e della loro serietà dobbiamo darne atto. E poiché sono stati attenti e partecipi non avranno sottovalutato - solo su questo intendo soffermarmi, ed è un aspetto che non dovremmo sottovalutare nella votazione degli emendamenti e nella votazione finale - il fatto che sono state avanzate almeno tre proposte per modificare l'approccio, il tipo, il senso politico di questo nostro lavoro di rifinanziamento con decreti.

Alcuni di noi hanno proposto di individuare un nuovo metodo, come quello di una legge quadro periodica, per l'approvazione degli atti legislativi di rifinanziamento, in modo che il Parlamento possa incidere più efficacemente. Alcuni, come il senatore Marcenaro ed altri, hanno proposto - mi scuso per le imprecisioni, ma cito a memoria - un rendiconto trimestrale periodico alle Commissioni affari esteri e difesa. Infine, trovo perfetto l'emendamento del generale Ramponi che propone una iniziativa assai più impegnativa: quaranta giorni prima della presentazione di queste iniziative, aprire una discussione complessiva del Parlamento sulla loro natura, la loro finalità, il loro aggiornamento, nonché il giudizio e la valutazione che se ne dà. Di tutto si discute nel Parlamento, anche partitamente: di questioni economiche, legislative, giuridiche. Ma penso che la competenza e l'interesse dei parlamentari, non solo sul rifinanziamento, ma sulla evoluzione, su ciò che si fa, su ciò che accade, sul risultato umano, politico e militare, sul portato politico delle nostre missioni siano limitatissimi, quasi come fossimo di fronte ad un atto dovuto.

Credo, cioè, che dovremo sfruttare l'occasione della discussione di oggi (mi riferisco alle recenti dichiarazioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di due o tre giorni fa, sulla unità partecipe che il popolo italiano, per altro così diviso, invece affida a queste missioni e sulla crescente multilateralizzazione delle nostre missioni) per arrivare ad una conclusione, che cioè questo rito di rifinanziamento ci soddisfa solo in parte.

Sottosegretario Cossiga, vorrei riflettere sul motivo della sua freddezza su questo nodo, quando lei rispose in Commissione che alterare il rapporto Esecutivo-Parlamento è problematico, che abbiamo bisogno di interattività e di flessibilità insieme. Io credo non sia così. Fatte salve le riflessioni che abbiamo sviluppato su un rafforzamento militare in Palestina (che ci dite forse non è possibile), fatte salve le considerazioni positive su cui abbiamo convenuto, credo che non dovremmo considerare banale la discussione avvenuta in Commissione difesa al Senato per cambiare il metodo di valutazione politica del coinvolgimento del Parlamento sul nodo delle missioni, così come avviene peraltro nel Parlamento americano. Questa separatezza burocratica non ha più ragion d'essere. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Del Vecchio. Ne ha facoltà.

DEL VECCHIO (PD). Signor Presidente, onorevoli senatori, la partecipazione alle missioni internazionali colloca il nostro Paese tra i maggiori contributori di forze che operano nei teatri operativi di quattro continenti diversi. Questa partecipazione è ed è stata sempre subordinata a criteri molto qualificanti: la multilateralità dell'intervento, la legittimazione del mandato, il rispetto assoluto dei costumi delle popolazioni.

Ma, soprattutto, l'impegno italiano è stato costantemente caratterizzato da una specificità: la capacità di collegare l'attività militare con l'azione umanitaria, con gli interventi di ricostruzione delle infrastrutture e del tessuto sociale e con il sostegno alle istituzioni democratiche. Oggi il decreto all'esame ci ripropone quindi l'approvazione dell'impegno finanziario di tali attività all'estero.

In realtà, sarebbe stato più utile per il rilievo della materia e più consono all'alta funzione di questa Assemblea discutere non solamente l'aspetto finanziario delle missioni, piuttosto esprimere valutazioni in merito alla loro rispondenza; verificare se sono stati compiuti progressi reali verso le condizioni che possono segnare la fine dell'impegno operativo; elaborare modifiche alla strategia delle missioni per renderle, quando necessario, più adeguate alla situazione politica e militare dell'area interessata.

In sostanza, sarebbe opportuna l'attribuzione al Parlamento della responsabilità della periodica definizione delle linee politiche ed evolutive dell'impegno dell'Italia nelle missioni all'estero. Mi auguro che questa esigenza, che da più parti è stata sollecitata, venga accolta.

Tornando all'esame dell'aspetto finanziario, registro il fatto che le risorse stanziate nel decreto coprano anche le esigenze della preparazione delle unità. Non posso, peraltro, non rilevare come quelle risorse corrispondono buona parte del totale previsto per tutto il 2009; è quindi un impegno obbligato per il Governo adeguare il fondo annuale, per assicurare, anche nel secondo semestre, la disponibilità delle stesse risorse previste per i primi sei mesi.

Lo spettro delle missioni che il decreto propone di rifinanziare è molto ampio e differenziato. Peraltro, in termini di consistenza e soprattutto di complessità, il teatro di intervento più rilevante è senza dubbio quello dell'Afghanistan. Ed è proprio sul caso dell'Afghanistan che vorrei soffermarmi brevemente.

In quel Paese, il quadro di situazione è caratterizzato, più che nel passato, da un'accentuata complessità. I risultati conseguiti negli ultimi sette anni hanno riavviato un processo di pace nella Nazione, dopo tre decenni di guerra, ma tali risultati non appaiono ancora definitivi e soprattutto non appaiono consolidati. Il processo di stabilizzazione è fortemente minacciato dall'insorgenza, dalla criminalità, dalle spinte centrifughe dei poteri regionali, dalle influenze delle Nazioni dell'area, confinanti o no.

L'Italia è chiamata a continuare la sua opera, insieme alle altre 40 Nazioni contributrici di forze. Ma l'azione militare, essenziale per rafforzare l'autorità del Governo afgano e per sostenere le forze militari e di polizia, non può, né potrà, essere risolutiva. Occorrerà affiancare all'intervento militare, ancor di più di quanto fatto finora, una forte azione per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni. In Afghanistan, più che negli altri teatri, non è pensabile ottenere i risultati a cui tende la comunità internazionale se non si riesce ad acquisire il consenso della popolazione. In questo quadro, credo che le capacità e l'approccio evidenziati dall'Italia in tutte le missioni di supporto alla pace possano costituire un riferimento importante per condurre a compimento una missione difficile e complessa come quella nel Paese asiatico; e credo che l'Italia, in virtù del forte impegno sempre profuso in quel Paese, possa e debba svolgere una funzione promotrice per una nuova e più incisiva strategia.

Tornando all'insieme delle missioni in esame, ho, infine, il convincimento che una grande riconoscenza debba essere espressa da questo Parlamento e da tutta la Nazione nei confronti dei quasi 9.000 militari e dei civili che, correndo continuamente gravi rischi per la propria incolumità, continueranno, nell'anno in corso, a rappresentare l'impegno dell'Italia per la promozione della pace e per la legalità internazionale. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Caforio. Ne ha facoltà.

CAFORIO (IdV). Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per ribadire, a nome di tutto il Gruppo Italia dei Valori, che riconosciamo pienamente l'importanza della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali in generale. Siamo infatti convinti che non si possa prescindere da esse se si vuole perseguire una politica concreta di cooperazione in materia di affari esteri, difesa e, più in generale, di sicurezza per il nostro Paese.

Come tutti i colleghi sanno, questo fine è uno dei più importanti tra quelli che ci si pone anche a livello comunitario ma, nelle more di un maggiore, e da sempre da noi auspicato, rafforzamento della politica estera e di difesa a livello europeo, capiamo bene che il prestigio dell'Italia a livello internazionale dipende dalla sua adesione ai Trattati istitutivi di organismi internazionali o sopranazionali di cui è membro.

Per questi motivi, colleghi, sarebbe molto difficile sostenere tesi o comunque argomentare contro l'utilità di dette missioni. Siamo infatti persuasi della necessità e utilità delle missioni in cui sono impegnati attualmente i nostri militari. Così come siamo persuasi del fatto che il nostro impegno nelle Aule parlamentari debba essere sempre volto a rendere il loro ruolo il più efficace possibile e le loro missioni le più risolutive, garantendo al massimo livello la sicurezza di tutti i nostri operatori.

Ciò non toglie, però, colleghi, che il nostro Gruppo voglia dire la sua sulla modalità con la quale queste missioni vengono decise e sistematicamente proposte.

Cogliamo, infatti, con favore il fatto che i colleghi della Camera abbiano approvato una modifica all'iniziale formulazione del decreto, prevedente appunto il finanziamento di una politica quale quella della cooperazione al fine nobile dello sviluppo, importantissima per il mantenimento della pace e più in generale del miglioramento delle condizioni di vita dei civili che hanno avuto la sfortuna di nascere e vivere in scenari di guerra e di particolare disagio.

L'auspicio del nostro Gruppo è che si approvi un ulteriore aumento di fondi da destinare alla cooperazione allo sviluppo, per consentire che l'intervento militare possa svolgersi in condizioni più tranquille e più sicure soprattutto in quelle parti del mondo dove l'aiuto sarebbe più necessario. Apprezziamo, quindi, che la Camera abbia portato all'introduzione di tale voce di spesa, ma riteniamo che la cifra stabilita non sia ancora sufficiente ai fini dell'attività.

Siamo poi piuttosto preoccupati - credetemi, colleghi, lo dico senza alcuna falsa retorica - per diverse questioni che risultano, ad oggi, poco chiare.

In particolare, all'Italia dei Valori farebbe piacere sapere qual è la linea che il Governo intende seguire soprattutto in relazione alle importanti missioni in Medio Oriente a cui l'Italia partecipa (ad esempio, mi riferisco - lo avrete capito - al delicatissimo impegno in Afghanistan: non si può non essere preoccupati in merito ad una missione in cui l'Italia impegna il maggior numero di soldati), missioni al cui riguardo, lo ricorderete, si è discusso nei mesi scorsi allorquando parve necessaria una rimodulazione dei cosiddetti caveat.

Ancora, colleghi, ricorderete le forti preoccupazioni manifestate da più parti in occasione della discussione sull'ultimo decreto di rifinanziamento di dette missioni in seno a questa Assemblea, nonché dai colleghi in Commissione difesa circa l'impiego dei nostri Tornado. Preoccupazione, converrete con me, fondata e avvalorata adesso anche dal testo di questo decreto.

La situazione in Afghanistan, come tutti sappiamo, è sempre più delicata e anche dal confine pachistano le notizie più attuali non sono confortanti. Basti pensare alla recente notizia circa la richiesta, molto probabilmente a breve accordata, di riconoscere come legge dello Stato addirittura la sharia.

In questo quadro l'Italia dei Valori, non tirandosi indietro di fronte alle responsabilità riguardanti l'importantissima politica estera e di difesa da perseguire, richiede al Governo, approfittando del decreto per il rifinanziamento delle missioni internazionali, di spendere una parola chiara e definitiva su questo argomento.

Un'altra forte preoccupazione per l'Italia dei Valori è rappresentata dalla scarsezza di copertura finanziaria a cui andiamo incontro per l'anno 2009. Come molti in quest'Aula sanno, il capitolo di spesa che riguarda la copertura economica delle missioni del nostro Paese presso Stati esteri è pari a un miliardo per anno. Ebbene, colleghi, il decreto che ci accingiamo a convertire oggi prevede una spesa, solo per il primo semestre, di più di 800 milioni di euro. Va da sé che, non prevedendosi all'orizzonte grandi svolte politiche internazionali tali da poter giustificare una riduzione dei costi per le nostre missioni, sino a stare dentro - passatemi il termine - alla somma residua prevista a bilancio per l'anno in corso, allora converrete con me che qualche dubbio sorge.

Per questo, colleghi, pur certo che il Governo saprà trovare giustificazione ed adeguata copertura all'operato dei nostri ragazzi in giro per il mondo, mi chiedo e vi chiedo: non avremo quindi elevato di quasi il doppio la spesa necessaria al mantenimento in vita di dette missioni? Pur non volendo condannare tale effetto, non potremmo qui in quest'Aula, con l'aiuto del Governo che è il proponente di questi disegni di legge, approfittare dell'occasione dataci per discutere seriamente sulle modalità, sui criteri che spingono il nostro Stato a decidere di incrementare così tanto i fondi che si destineranno a tali scopi?

Badate bene, colleghi, il mio non è un processo alle intenzioni del Governo, anzi; c'è solo la mera preoccupazione, fondata, che facendo i "conti della serva" non ci staremo e quindi, per garantire l'incolumità dei nostri ragazzi, dovremo necessariamente allungare la coperta. Però la coperta - non lo dico io, lo raccomandano tutti da sempre - non è bello allungarla per decreto; sarebbe molto meglio una seria e pacata discussione, non di una mattinata come oggi, circa il metodo da voler seguire per il futuro.

Per questi motivi, colleghi, colgo l'occasione per annunciare che il Gruppo Italia dei Valori ha inteso presentare solo due ordini del giorno che con il collega senatore Pedica più innanzi vorrei illustrare e su cui spero possa giungere il parere favorevole del Governo, con i quali, appunto, chiediamo che ci sia più trasparenza sui costi delle missioni, le loro finalità, i risultati raggiunti e l'impiego - che, appunto, vorremmo davvero trasparente - di consulenze esterne, come quelle previste dal decreto che ci accingiamo a convertire.

Concludo, colleghi, sottolineando il più totale disinteresse dell'Italia dei Valori a mettere in atto pratiche ostruzionistiche di alcun tipo e manifestando la più ampia disponibilità ad affrontare la tematica in questione nelle sedi proprie, quali ad esempio le Commissioni competenti, al fine di poter meglio valutare il da farsi in un campo delicatissimo qual è quello di che trattasi, alla luce delle importanti sfide internazionali a cui il nostro Paese di continuo è chiamato a rispondere. (Applausi dal Gruppo IdV).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perduca. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, credo che debba restare agli atti il fatto che questo dibattito, oltre che essere stato caratterizzato finora da interventi dell'opposizione, avviene alla scarsa presenza dei senatori della maggioranza e sicuramente in assenza dei presidenti delle Commissioni affari esteri e difesa.

Stiamo discutendo probabilmente dell'unica chiara politica internazionale del Governo Berlusconi. Infatti, se dovessimo riassumere per sommi capi quali sono le caratteristiche del nostro impegno in quello che il ministro Frattini all'inizio della legislatura chiamò «multilateralismo efficace», ci sarebbe una grossa difficoltà a non includere, nel novanta per cento degli esempi di questo multilateralismo efficace, la nostra presenza e la partecipazione alle missioni internazionali decretate da organismi regionali o internazionali.

Quello odierno è un dibattito - mi pare di capire - all'interno del Gruppo del Partito Democratico, con la presenza di un paio di senatori del Gruppo Italia dei Valori, perché nessuna voce, tranne quella dei relatori (ma, appunto, relatori), si è fino ad ora manifestata dai banchi della maggioranza.

Il voto che ci accingiamo ad esprimere credo che vada preso in considerazione sotto almeno due punti di vista, il primo relativamente al sostegno che noi dobbiamo mantenere, se possibile anche rafforzare, nella qualità del modo con cui articoliamo gli argomenti a favore della presenza dei nostri contingenti in missioni internazionali; l'altro - ripeto - inquadrandolo all'interno di una politica estera del nostro Paese.

Se non fosse stato per il recupero di 45 milioni di euro da dedicare alla cooperazione internazionale, la delegazione radicale del Gruppo del Partito Democratico al Senato si sarebbe astenuta, non perché contraria alla partecipazione degli italiani nelle missioni internazionali, ma proprio per tutti gli argomenti elencati negli interventi dei senatori del Gruppo del Partito Democratico che mi hanno preceduto.

Lamotivazione alla base della nostra presenza anche in teatri di guerra - non ci si deve infatti nascondere dietro al fatto che in Afghanistan comunque si continua a combattere quotidianamente - è di portare pace e stabilità attraverso l'affermazione dello Stato di diritto e comunque attraverso riforme di Stati o non Stati che possano consentire ai cittadini, che in molti casi non hanno mai goduto di diritti politici - e penso ancora una volta all'Afghanistan - la partecipazione attiva alle decisioni relative ai loro Paesi.

Quindi, se non fosse stato per il recupero di quegli stanziamenti destinati a progetti della cooperazione italiana, peraltro tutti già avviati e che senza un adeguato sostegno economico avrebbero comportato l'interruzione di importantissime imprese di ricostruzione di un tessuto sociale, economico e culturale in zone disastrate, il voto della componente radicale sarebbe stato di astensione che, come è noto, al Senato viene computato tra i voti contrari.

Nel merito delle missioni, da ultimo anche da parte dei senatori Ramponi e Divina che hanno accolto quest'argomento durante la discussione presso le Commissioni riunite, è stato più volte sottolineato che la parcellizzazione della nostra presenza all'interno di varie missioni non necessariamente può essere considerata una vera e propria scelta politica. Purtroppo si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, di una disattenzione, magari esclusivamente dal punto di vista burocratico, che ha fatto lasciare cinque militari ad Haiti, quattro a Cipro e altri uno o due in giro per il mondo. (Commenti del sottosegretario Mantica).

Vedo che il sottosegretario Mantica batte i pugni sul tavolo: non mi pare che in risposta, anche nel corso della discussione in Commissione, siano stati portati argomenti...

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. È a verbale!

PERDUCA (PD). È a verbale: ne prendo atto. Leggeremo il resoconto volentieri. Non è detto però che si debba essere d'accordo con tutto ciò che viene detto. Considerato che si tratta di razionalizzare e, proprio per la qualità della partecipazione italiana, di concentrarsi laddove i teatri sono più complessi, probabilmente fare piccole economie e quindi prestare maggiore attenzione alla distribuzione dei nostri militari potrebbe andare ad ulteriore sostegno di quanto viene fatto in giro per il mondo.

Il problema, però, come è stato sottolineato più volte, da ultimo dal senatore e generale Del Vecchio, è che non si può pensare di portare la pace esclusivamente attraverso la presenza militare. In particolare, il teatro afgano è quello che presenta più problemi. Proprio per cercare di affrontare alcuni di essi ho presentato due ordini del giorno. Il primo, il G203, fa proprie le preoccupazioni più volte manifestate da parte del presidente Karzai e che la delegazione del Partito Democratico presso l'Assemblea parlamentare della NATO ha cercato di portare all'attenzione dei colleghi europei (anche se purtroppo senza successo) relativamente agli incidenti che sono occorsi in occasione di bombardamenti e che hanno avuto vittime civili. Le responsabilità di coloro che erano a capo di quelle operazioni dovrebbero essere prese in considerazione proprio per dimostrare agli afgani che si è in presenza di una legge alla quale devono sottostare i nostri militari. Nel caso di specie non si trattava di militari italiani, ma in ogni caso di militari di contingenti internazionali che partecipano a siffatti interventi militari.

Il secondo ordine del giorno, il G202, insiste ancora una volta sulle priorità da affidare ai nostri militari. Pochi minuti fa è stata data la notizia di un ingente sequestro di oppio, il cui valore è pari aquasi 50 milioni di euro, che è stato portato a buon fine da un contingente inglese e afgano; 700 militari, dopo mesi e mesi di grande lavoro di intelligence, sono riusciti a sequestrare un quantitativo che sarebbe stato destinato ai mercati della droga in Europa. Ebbene, 700 militari, nell'economia della presenza di un contingente nazionale, sono una quota rilevante che viene distolta dalla ricerca dell'affermazione di un minimo di stabilità per portare avanti iniziative di tipo economico, sociale e culturale, quindi pienamente politico destinandola alla cosiddetta guerra alla droga.

Sulla guerra alla droga al momento non ci soffermeremo, ma sicuramente, nel caso specifico dell'Afghanistan occorre ricordare che il mercato della droga rappresenta, secondo stime del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, il 40 per cento del prodotto interno lordo di quel Paese, all'interno di un contesto - quello, appunto, dell'Afghanistan - in cui (stime delle Nazioni Unite) il 90 per cento dell'economia è informale. Tale percentuale di prodotto interno lordo interessa il 12 per cento della popolazione e potrebbe, con un atto di coraggio e di attenzione alla necessità di fornire analgesici ai Paesi poveri ed in via di sviluppo, essere legalizzata, consentendo la conversione del papavero in morfina e codeina e in una quantità di altre medicine legali (tra l'altro senza neanche brevetto) che potrebbero essere distribuite, attraverso un apposito fondo delle Nazioni Unite, in Africa, in Asia centrale o anche nel Sud delle Americhe, per combattere malattie le più varie ed essere utilizzate per vari scopi, da una semplice, banale operazione alla cura del cancro, che sappiamo essere ormai diventato un flagello riconosciuto anche nel mondo povero.

A tutto questo si continuano ad opporre invece la retorica e una pratica di eradicazione forzata delle colture e credo che tutto ciò verrà confermato a marzo, alla Commissione stupefacenti dell'ONU a Vienna, mentre invece si potrebbero utilmente convertire sia gli sforzi militari, sia quelle colture su altri fronti.

Riprenderò la parola successivamente per illustrare gli altri due ordini del giorno, ma desidero riportare all'attenzione del Governo la necessità di affrontare, nei prossimi mesi, il problema della parcellizzazione, che del resto è stato sollevato dal relatore Ramponi e dal vice presidente Divina. Infatti, impegnare quattro militari per il mantenimento del cessate il fuoco nella parte nord di Cipro (di cui io sono cittadino) non credo apporti alcunché allo status del nostro Paese all'interno della comunità internazionale. Non che quei quattro militari, se dirottati sul Libano o sull'Afghanistan, possano fare la differenza, ma sicuramente può fare la differenza affrontare la questione nella pienezza del valore politico che questa attenzione maggiore, magari con sale maggiormente piene e Presidenti delle Commissioni presenti, potrebbe avere per il nostro Paese. (Applausi dei senatori Marinaro, Scanu e Pedica).

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MANTICA (PdL). Signor Presidente, le chiedo scusa, ma vorrei far presente che in questa discussione generale vengono affrontati due argomenti che sono stati già affrontati ampiamente in Commissione e che alle domande del senatore Perduca il Ministero degli affari esteri ha risposto con 17 pagine di dattiloscritto.

Non si può sostenere in quest'Aula che vi è stato un errore amministrativo se ci sono quattro militari a Cipro, perché si dice il falso. Non solo, ma è a verbale dei lavori della Commissione la risposta del Ministero, nella quale c'è scritto che «i limitati contingenti da noi impiegati in alcune missioni, da Haiti al Congo, a Cipro, non vanno considerati come indice di dispersione, ma quale concreta disponibilità dell'Italia a dare un contributo in tutte le principali aree di crisi, secondo gli accordi multilaterali di organizzazioni di cui noi facciamo parte». E per dimostrare quanto questo fosse vero, seguono 17 pagine nelle quali vengono esposte le ragioni politiche, tecniche e militari della presenza di ogni soldato dislocato nel mondo.

Se questo non basta, il Governo è addolorato, ma si domanda: come può convincere il senatore Perduca a non dire falsità in Aula? Posso portare la fotocopia di questo documento, ma basterebbe comunque che si consultasse il resoconto delle sedute della Commissione esteri; può capitare, infatti, che non si abbia la possibilità di presenziarvi, ma proprio per questo basta leggere il resoconto il giorno dopo per essere dettagliatamente informati.

La seconda questione, anch'essa sollevata da molti, è relativa all'emendamento presentato dal senatore Ramponi, per il quale peraltro lo ringrazio. Come gli ho spiegato, anticipo che il Governo esprimerà su di esso parere contrario per un motivo di fondo: è inutile che il Parlamento continui ad invocare una norma di legge che prescriva all'Esecutivo di riferire; il Governo è chiamato dal Parlamento, che è sovrano nel disporre quando il primo deve intervenire. Anche questo punto è già stato oggetto di un ampio dibattito in Commissione.

Al momento procediamo con decreti‑legge semestrali, che portano sempre le date del 30 giugno e del 31 dicembre, e che - come sappiamo tutti - vengono discussi nei 60 giorni successivi. Ribadisco che il Ministero degli affari esteri in proposito ha risposto comunicando di essere disposto a inviare un proprio rappresentante in Senato e alla Camera a riferire un mese prima dell'assunzione dei suddetti provvedimenti, che presentano soprattutto un carattere tecnico‑amministrativo, per illustrarne le ragioni, gli obiettivi, i mutamenti e gli adeguamenti politici. In tal modo il Parlamento potrà confrontarsi con il Governo ed eventualmente fornire linee d'indirizzo che potrebbero anche modificare il decreto‑legge che da lì ad un mese ci si appresta a presentare.

All'onorevole collega Ramponi preannuncio che se riterrà opportuno trasformare il suo emendamento in un ordine del giorno, il Governo lo accoglierà, in quanto ne condivide assolutamente lo spirito e la volontà. Il Governo ricorda al Parlamento, però, che è quest'ultimo a decidere, in quanto sovrano, quando il primo deve intervenire nelle sue Aule.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gasbarri. Ne ha facoltà.

GASBARRI (PD). Signor Presidente, anche se sinceramente mi resta difficile comprendere l'inderogabile urgenza dell'onorevole Sottosegretario di rispondere interrompendo la discussione generale, riconosco che il suo contributo è pur sempre utile.

Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, negli ultimi dieci anni il Parlamento italiano è stato chiamato per ben 21 volte a votare la proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali. Un dato questo che da solo dimostra ormai come si ponga con forza la necessità di mettere mano a una ridefinizione dell'iter legislativo del finanziamento delle missioni stesse. Questa esigenza è avvalorata dalla constatazione che ormai, ogni sei mesi, votiamo provvedimenti legislativi che spesso contengono nulla più che singole autorizzazioni di spesa e la riproposizione di disposizioni transitorie relative al trattamento del personale militare.

Il problema sta non solo e non tanto nella ripetitività della procedura di rifinanziamento; il punto è che la discussione in Parlamento si sta incentrando sempre più su aspetti tutto sommato di dettaglio, mentre ciò di cui si avverte la necessità è che esso possa incidere in maniera più efficace sulle decisioni relative alle missioni internazionali.

Nella realtà odierna invece ‑ come ha già denunciato poco fa il senatore Marcenaro ‑ accade che apprendiamo da un'intervista radiofonica del ministro La Russa di un non meglio precisato e dettagliato aggravarsi della situazione in Afghanistan. Credo che il Parlamento abbia il diritto di poter apprendere ulteriori dettagli e di poterli discutere. E non vedo quale altra occasione per il ministro La Russa avrebbe potuto essere migliore di questa per presentarsi in Parlamento, soprattutto qui al Senato, a riferire su quanto ha preannunciato nella sua intervista radiofonica.

Nel corso della trattazione alla Camera del decreto in titolo, il Presidente della Commissione difesa ha ipotizzato una proposta di esame parlamentare delle missioni internazionali analoga a quella introdotta in materia di finanza pubblica con il DPEF. Ma la riflessione è iniziata già nella 13ª legislatura, con la risoluzione Ruffino ed è proseguita in quella precedente all'attuale, in cui si è nuovamente tentata una razionalizzazione della materia, attraverso varie proposte di legge, il cui iter è stato interrotto ‑ come sappiamo ‑ dalla fine anticipata della legislatura stessa.

Nei primi mesi di quella attualmente in corso come Gruppi del PD nei due rami del Parlamento abbiamo ripresentato specifiche proposte di legge che riprendono quella presentata dalla senatrice Pinotti alla Camera.

Credo che siano ormai politicamente maturi i tempi per colmare questo vuoto normativo rispetto alle procedure da seguire in ordine alle deliberazioni e all'autorizzazione delle missioni internazionali.

Signor Presidente, altri colleghi sono intervenuti nel dettaglio dell'ammontare dei finanziamenti, dimostrando come sia non vero che, con questo provvedimento, si è in presenza di un incremento di risorse. In verità, il comparto difesa sta incontrando seri problemi causati dalle scelte operate da questo Governo con il decreto-legge n. 112. Nel corso del mio intervento, per ovvi motivi di tempo, mi limiterò ai problemi relativi alle missioni internazionali che le scelte governative hanno originato.

È a tutti noto infatti come con il provvedimento in esame vengono finanziati i cosiddetti costi vivi e diretti e che per la copertura complessiva delle missioni internazionali si debba far ricorso al bilancio ordinario della difesa; per fare un esempio, le spese per le trasferte del personale vengono finanziate da questo decreto fino al 90 per cento.

Il vero problema è che, come ci è stato ricordato dai vertici delle nostre Forze armate nel corso delle audizioni, se abbiamo 8.500 unità impegnate in operazioni all'estero, allora dobbiamo tener conto che il numero delle unità coinvolte è almeno il triplo. Questo è dovuto al fatto che tali e tanti sono i militari impegnati nelle varie fasi di approntamento, di recupero e di riorganizzazione al ritorno dallo schieramento operativo.

Per non parlare poi della struttura logistica, scolastico-addestrativa ed amministrativa, che è la base su cui poggia tutta la componente operativa. È questa struttura che rende materialmente possibile sia la condotta delle operazioni sia la preparazione delle forze destinate a proseguire nel tempo le stesse operazioni.

Si tratta di un meccanismo estremamente complesso e delicato, il cui mantenimento può avere problemi se non adeguatamente finanziato, sia per quanto attiene al reclutamento di nuove giovani leve sia per quanto concerne il reperimento di risorse economiche necessarie a garantire il loro addestramento, la manutenzione dei mezzi e il progressivo rinnovo degli equipaggiamenti. Siamo in presenza di un impegno serio, per non dire pesante, e non solo finanziario. Uno sforzo finanziario necessario per onorare l'impegno, la responsabilità assunta dall'Italia nel contesto internazionale.

Da parte nostra come Partito Democratico confermiamo il sostegno che abbiamo votato sia quando eravamo al Governo, sia quando eravamo, come oggi, all'opposizione. Il nostro è un atteggiamento coerente che deriva da due valutazioni: la prima è, per dirla con le parole dell'allora Ministro della difesa, onorevole Parisi, che quando un Paese assume una decisione, quando formalizza un impegno, ne deriva che la capacità di portare a termine tale impegno nel corso del tempo rappresenta una condizione essenziale perché tale Paese possa essere considerato affidabile e quindi fattore di stabilità nelle relazioni internazionali.

La seconda valutazione è che le missioni internazionali sono parte di una politica estera che si è dovuta e si deve misurare con sfide difficili. Un impegno che ci vede presenti con operazioni NATO su mandato dell'ONU (come nel Kosovo), in missioni di pace dell'ONU (ISAF, UNIFIL), in missioni promosse dall'Unione europea.

Queste missioni sono coerenti con il dettato costituzionale che impone all'Italia i vincoli che ci derivano dalla nostra adesione agli organismi internazionali. Esse sono coerenti anche con la necessità di una forte assunzione di responsabilità, da cui dipende anche l'efficacia di una politica multilaterale che, se non produce pace e sicurezza, non serve a nulla. Esse sono la garanzia della difesa degli interessi nazionali, in quanto la stabilizzazione di aree pur apparentemente remote geograficamente (purtroppo divenute per tutti noi tristemente familiari) è strategicamente centrale proprio a causa della portata globale dei fenomeni destabilizzanti che in tale ambito trovano la loro origine.

La nostra presenza in Afghanistan, in Libano e nel Kosovo, è molto importante tanto che ciò ha determinato l'attribuzione al nostro Paese di responsabilità di comando a rotazione con gli altri principali partner.

Signor Presidente,concludo chiedendole l'autorizzazione a consegnare il testo integrale del mio intervento perché resti agli atti. (Applausi dal Gruppo PD)

 

PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza in tal senso.

 

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Colleghi, sono presenti ed assistono ai nostri lavori, in occasione della loro visita al Senato, gli studenti dell'istituto tecnico commerciale "Federico II" di Capua.

A loro e ai loro insegnanti rivolgiamo il nostro saluto e gli auguri per la loro attività scolastica. (Applausi).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n.1334 (ore 12,49)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Filippi Alberto. Ne ha facoltà.

FILIPPI Alberto (LNP). Signor Presidente, solleticato anche da quanto rilevato prima dal collega Perduca, ringrazio della loro presenza i rappresentanti del Governo e, consentitemelo, in modo particolare il sottosegretario Castelli, che per molti minuti è stato presente in Aula, anche da solo, tra i banchi del Governo. Rivolgo, inoltre, un ringraziamento al relatore per l'ottimo lavoro svolto e anche ai colleghi, sia di maggioranza che di minoranza, per tutti i contributi offerti in Commissione.

Il provvedimento in esame contiene tre elementi nuovi ed importanti che noi della Lega Nord intendiamo sottolineare. Innanzitutto, con riferimento ai tempi, questo disegno di legge rispetto al passato anticiperà i propri effetti dando conseguentemente un messaggio positivo agli altri Paesi impegnati insieme a noi in tutte le missioni cui partecipiamo. In secondo luogo, si è tornati a prevedere una scadenza semestrale, dopo l'esperienza dei rinnovi di anno in anno, prevedendo una copertura che vede le nostre missioni finanziate fino al 30 giugno 2009. E questo è stato ben evidenziato dal relatore. La terza novità è rappresentata dall'entità delle risorse destinate. Colleghi, parliamo di 808 milioni di euro. (Brusìo).

Ringrazio per la sua presenza il collega Perduca, il quale faceva notare altre assenze; gli chiedo però la cortesia o di ascoltarmi o di rimanere comunque in silenzio.

 

PERDUCA (PD). Riesco a parlare ed ascoltare nello stesso tempo.

 

PRESIDENTE. Senatore Perduca, lei può anche riuscire ad ascoltare, ma non parli.

 

FILIPPI Alberto (LNP). Senatore Perduca, lei prima ha parlato ed io l'ho ascoltata in silenzio. Lei ora può ascoltare, ma gentilmente rimanga in silenzio.

L'Italia, quindi, ha 9.000 militari impegnati in missione all'estero. Siamo il Paese più generoso che vi è in Europa. I nostri soldati di pace saranno presenti in tre continenti, dall'Afghanistan al Sudan. Siamo il Paese europeo che stanzia il maggior numero di uomini. Non saremo, quindi, i più potenti, né i più ricchi, ma abbiamo il primato della generosità, che non è poco. Siamo presenti in tutte le principali aree di crisi del mondo, sparse su tre continenti, l'Asia, l'Africa e l'Europa. Sono 19 le missioni condotte in 22 Paesi.

L'Afghanistan, il Libano ed il Kosovo rappresentano sempre il grosso del nostro impegno e dell'impegno delle nostre Forze armate, che in queste tre regioni dislocano l'80 per cento delle risorse messe a disposizione. Non dobbiamo dimenticare missioni meno numerose ma non per questo meno significative. Ricordo, ad esempio, la presenza di 51 finanzieri con finalità di contrasto ai flussi migratori irregolari orientati dalla Libia verso il nostro Paese. Lodevole è anche la nuova iniziativa in Darfur a fianco delle Nazioni Unite e dell'Unione africana. Inevitabile, anche se purtroppo inaspettato, lo sforzo condotto contro la pirateria somala; in questo caso i nostri militari potranno catturare e perseguire in modo adeguato quelli che abbiamo definito i pirati del 2000. Quanto all'Afghanistan, vi sarà un incremento del nostro impegno in quest'area, nella quale il nostro contingente potrà risultare anche più consistente.

Un problema da affrontare in futuro e da risolvere - non vogliamo nasconderci dietro alcuna foglia di rosmarino - sarà rappresentato dalla copertura che dovrà essere individuata, in quanto il fondo utilizzato per coprire gli oltre 800 milioni di euro è quello introdotto dalla legge finanziaria per il 2007, capiente solo per un miliardo di euro.

Volendo analizzare il provvedimento, esso consta di otto articoli. È l'articolo 3 a rappresentarne il cuore, considerato che al suo interno si trova tutto il complesso delle missioni di cui è stata autorizzata la prosecuzione sino al prossimo 30 giugno. L'articolo 2 è dedicato genericamente agli interventi di sostegno ai processi di pace e stabilizzazione; gli articoli 4 e 5 concedono l'indennità spettante al personale in missione e il regime penale applicabile; l'articolo 6 contiene disposizioni di natura contabile; l'articolo 7 contiene le coperture, e di questo si è già detto; l'articolo 8 dispone infine la consueta procedura accelerata di entrata in vigore.

Missione dopo missione il nostro Paese sta dimostrando con i fatti, non con le parole, di stare dappertutto e di contribuire con grande generosità agli impegni internazionali. Non solo, vengono riconosciute perfino dagli amici americani l'attitudine e la capacità dei nostri militari nel ruolo tutto particolare che le varie missioni impongono. Gli amici americani parlano giustamente, e non a caso, di via italiana al peace keeping, ossia al mantenimento della pace. Questa via italiana evidenza un mix di capacità militare e di umana comprensione, quindi una ricerca volta più a ciò che unisce che non a ciò che divide. I militari italiani hanno comunicato rispetto ed umanità; non sono stati quindi solo valorosi combattenti in Iraq e in Afghanistan, ma anche costruttori di scuole ed ospedali, in tante regioni dell'Africa e dell'Asia, di ponti, di strade e perfino di aeroporti. Non abbiamo occupato nulla nel mondo, abbiamo solo dato: che sia chiaro questo. Il ministro Frattini ben fa a sottolinearlo; il ministro La Russa ben fa ad evidenziarlo, sottolineando quanto è grande la generosità del nostro Paese.

Con questo provvedimento l'Italia ha quindi dimostrato che, con impegni economici importanti e con un good will di professionalità tutta italiana, siamo attori principali nella lotta al terrorismo internazionale, siamo attori principali nella lotta al fanatismo religioso e all'illegalità, oltre che attori principali quanto a generosità e solidarietà. Assumendo la Presidenza annuale del G8, l'Italia mantiene intatto e anzi intensifica il proprio impegno internazionale per la pace e la stabilità, nonostante si viva una crisi internazionale di dimensioni devastanti, nonostante i conti pubblici siano in sofferenza e nonostante i cittadini facciano fatica a contribuire alle casse dello Stato. Non rimane quindi che un auspicio, quello di continuare e continuare bene su questi binari. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Di Giovan Paolo. Ne ha facoltà.

*DI GIOVAN PAOLO (PD). Signor Presidente, colleghi, l'ultima volta non ho partecipato al voto per la proroga delle missioni perché c'era una sorta di commistione tra i fondi utilizzati per le missioni e, soprattutto per la Georgia; i fondi della cooperazione, le cause di tale commistione sono state rimosse durante questo periodo, quindi parteciperò al voto con il mio Gruppo.

Quello che vorrei sottolineare nel mio intervento è che, a mio avviso, alcune questioni rimangono sottese alle missioni, ossia il rischio di trovarci ogni volta in una situazione di proroga e per lo più con decretazione d'urgenza, che non permette di affrontare fino in fondo i problemi che riguardano le missioni.

Mi riferisco a tre questioni in particolare. So che, soprattutto per conoscenza diretta, anche il sottosegretario Mantica conosce bene queste questioni riferite agli esteri. In primo luogo, essendo ottemperate le ragioni della nostra partecipazione a queste missioni, riguardo ai rapporti con le Nazioni Unite e l'Unione europea, credo che sia arrivato anche il momento di aver un maggiore chiarimento proprio per i dati che anche il collega Filippi ricordava adesso e che la relazione di Ramponi indica (quasi 9.000 uomini tra i 19 e 22 Paesi dove siamo impegnati, in particolare Kosovo, Afghanistan e Libano).

Questi dati ci debbono far interrogare sui risultati perché in Kosovo c'è un problema non indifferente di diritto internazionale che riguarda i rapporti tra uno Stato sovrano e una sua Regione, nel quadro di uno Statuto delle Nazioni Unite ancora in vigore; in Afghanistan c'è una nuova scelta, anche da parte della Presidenza degli Stati Uniti d'America con Obama, che non sarà indifferente rispetto alle scelte che noi dovremo fare anche in quel teatro e in Libano, come abbiamo visto, c'era moltissimo collegamento alle questioni che hanno toccato la striscia di Gaza.

In breve, per rimanere assolutamente nei tempi, faccio una riflessione e contemporaneamente rivolgo anche una domanda al Governo in una forma che credo sia costruttiva, anche se proviene dall'opposizione.

Non è pensabile che una parte di queste nostre forze impegnate in missioni che sempre più definiamo di pace - non vorrei usare eufemismi - e che svolgono ruoli di controllo internazionale e con cui tutti siamo solidali siano assegnate, in ottemperanza agli articoli 43 e 44 dello Statuto delle Nazioni Unite, in maniera permanente alle Nazioni Unite e da esse utilizzate in maniera che il nostro Paese ponga l'accento su un fatto nuovo rispetto al modus operandi delle Nazioni Unite stesse?

Allo stesso modo, non può una parte di esse essere assegnata per formare quella forza di reazione rapida di circa 60.000 uomini di cui si è parlato da Petersberg nel 1992 per quanto riguarda l'Unione Europea? Credo che sia giusto che prima o poi si affronti la questione. (Applausi del senatore Perduca).

Faccio presente che l'assegnazione da parte nostra di truppe alle Nazioni Unite, in seguito agli articoli 43 e 44 dello Statuto ONU, ci permetterebbe in base ad un comma dell'articolo 44 di partecipare anche alle decisioni del Consiglio di sicurezza, in quanto direttamente interessati, anche quando non vi facessimo parte per la forma temporanea. So benissimo che si tratta di una cosa di là da venire - lo dico al relatore Ramponi e al sottosegretario Mantica -, ma sarei più contento se cominciassimo a muoverci politicamente nella direzione di immaginare di assegnare le 9.000 unità, tra uomini e donne, impegnate con le nostre missioni, alle Nazioni Unite e all'Unione europea.

Credo che la presidenza Obama, che il modello utilizzato da Sarkozy alla Presidenza dell'Unione europea e lo stesso cambiamento dei trattati di Lisbona sulla durata della Presidenza europea portata a due anni e mezzo, proporranno una riflessione che abbiamo affrontato nel nostro Paese solamente ai tempi del Libro bianco di Spadolini o quando si è fatta la riduzione e poi l'annullamento del servizio di leva. Certo, da Valmy sono passati moltissimi anni, ma credo che una riflessione sul rapporto tra la missione delle nostre Forze armate, soprattutto per la pace, e i valori del nostro Paese debba essere fatta alla luce di quello che sarà l'Unione europea e il ruolo da rilanciare delle Nazioni Unite dove l'Italia può essere protagonista. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Probabilmente non ci sarebbe in ogni caso il tempo, perché verranno ora svolte le repliche dei relatori; comunico comunque, avendolo concordato con i Gruppi, che la Presidenza ha deciso che questa mattina non si procederà a nuove votazioni per due ordini di considerazioni. Innanzitutto, per le rilevanti decisioni che sono di fronte a noi, perché si tratta delle missioni militari internazionali di pace e, quindi, del sostegno ai soldati italiani che in queste sono impegnate; in secondo luogo, per la dignità del Senato visto il numero dei senatori presenti al momento. Non si tratta di una questione di voto elettronico, ma evidentemente si dava per scontato che le votazioni sarebbero iniziate nel pomeriggio. (Applausi del senatore Perduca). Così rimane stabilito.

Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Bettamio.

BETTAMIO, relatore. Signor Presidente, ho seguito gli interventi dei colleghi, che possono essere condensati in tre problematiche principali: un maggior coinvolgimento del Parlamento nell'attività di indirizzo delle missioni all'estero; la necessità di tracciare le linee politiche che poi verranno esaminate dal Governo e tradotte nei provvedimenti legislativi; infine, il problema dell'Afghanistan.

Con riferimento all'intervento del Parlamento nella definizione delle missioni all'estero, un passo in avanti rispetto alla tradizione è già stato fatto con il rinnovo delle missioni con scadenza semestrale anziché annuale: in tal modo, il Parlamento è coinvolto due volte l'anno secondo le disposizioni legislative; peraltro, come ha detto il sottosegretario Mantica, il Parlamento è coinvolto ogni volta che richieda l'intervento del Governo per illustrazioni, dibattiti o discussioni nel merito o nella forma delle nostre missioni all'estero. Questo è già un primo passo. Il problema della necessità di tracciare le linee politiche delle nostre missioni all'estero è stato approfondito dal sottosegretario Mantica in un precedente intervento, al quale mi richiamo.

Vorrei invece sottolineare il problema dell'Afghanistan e richiamare gli interventi dei senatori Di Giovan Paolo e Marcenaro, che hanno sottolineato non solo che probabilmente occorre aumentare maggiormente la nostra presenza dal punto di vista umanitario e finanziario, ma soprattutto che è essenziale il consenso della popolazione locale affinché sia raggiunto il fine della nostra presenza in Afghanistan. Di questo ne siamo convinti e desidero evidenziare che vi sono alcuni fattori che vanno nello stesso senso. Mi riferisco in primo luogo alla presenza in Afghanistan dell'ambasciatore Sequi, che a nome dell'Unione europea segue, in stretto contratto con tutti i Governi europei tra cui il nostro, la presenza e l'azione dei nostri militari in loco.

Peraltro, voglio ricordare che la presenza e l'azione dei nostri militari è stata ideata e realizzata non per azioni di guerra o di altro tipo, ma per riformare o promuovere la riforma della polizia afgana. In Afghanistan abbiamo quindi il compito di favorire lo sviluppo di una struttura di sicurezza locale ed effettuiamo un'attività di addestramento, guida e monitoraggio, che ovviamente presuppone la collaborazione e la compartecipazione della popolazione locale. Tale attività congiunta ha conosciuto momenti fertili e positivi e, purtroppo, per la complessità delle problematiche, anche fasi di caduta della collaborazione con la popolazione afgana, in concomitanza delle quali si sono verificati episodi non sempre piacevoli e costruttivi. Questo per dire che il coinvolgimento della popolazione afgana è la prima ragione della nostra presenza in Afghanistan.

Non avrei altro da aggiungere, anche perché per alcune questioni di fondo mi rifaccio alle risposte fornite dall'intervento del sottosegretario Mantica.

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Ramponi.

RAMPONI, relatore. Signor Presidente, ritengo il dibattito, malgrado il deserto in Aula, estremamente interessante. Gli interventi sono stati profondi, hanno dimostrato un interesse diffuso e - mi sia permesso di dire - anche un'ottima preparazione di tutti. Questo mi consola per quanto ho detto in precedenza sulla necessità che la classe politica italiana cominci a rendersi conto dei temi veri ed importanti in sede globalizzata e di politica internazionale. Quindi tutti hanno ricordato il valore dei nostri uomini, i ritorni per il nostro Paese, l'opportunità di essere presenti. Qualcuno in modo particolare, ma lo citerò. In sostanza hanno dimostrato una convergenza di consenso sostanziale.

Signor Presidente, stiamo parlando del decreto di copertura, ma nessuno ha fatto il minimo riferimento all'entità della copertura o dei costi, ma tutti hanno affrontato il discorso politico. Quindi è giusto - e mi ha confortato quanto detto da Mantica prima - prevedere che il Parlamento possa prima riportarsi ad un discorso politico; quello che tra l'altro -come qualcuno ha ricordato - gli compete.

Entro nel merito di qualche particolare considerazione che ha attratto la mia attenzione: mi rivolgo al senatore che ha fatto qualche obiezione chiedendosi a cosa servono quattro uomini da un parte e due dall'altra. La presenza è ovviamente proporzionata al tipo di attività. (Commenti del senatore Perduca). Mi meraviglio!

Lei fa il gesto di non capire? Allora le faccio qualche esempio. Se mandiamo un gruppo di quattro finanzieri di un certo livello che preparano le impostazioni della politica fiscale dell'Albania, ciò la soddisfa o ne vuole 400? I quattro finanzieri sono molto importanti, scrivono un prontuario, naturalmente in inglese, sulla base del quale è stata costituita la formazione e la concezione della politica fiscale dell'Albania. Se uno o due istruttori preparano o insegnano in Iraq alle forze di polizia determinate procedure, ne vanno bene due o ce ne vogliono 200?

Vorrei fare una battuta, sperando che lei non si arrabbi. Per esempio, lei è uno in questo Parlamento; però è efficace: interviene spesso, si fa sentire. Svolge una funzione importante: uno su più di 300. Che vuol dire il numero? Penso che lei abbia l'orgoglio di dire che svolge bene questa sua funzione anche se a farla siete al massimo in due. L'importante è che i quattro facciano qualcosa di concreto. Mi pare che lei fosse presente in Commissione quando discutemmo la nostra partecipazione in Georgia, composta da quattro persone. Non mi ricordo che lei abbia mosso obiezioni per il numero; ovviamente nel totale della partecipazione all'Italia ne erano state richieste quattro, a me sembra così evidente! L'importante è che svolgano una funzione seria.

È stato posto l'accento sull'opportunità di intervenire fattivamente sulla disattivazione degli ordigni, sulla bonifica di determinate aree, attività che è già in corso: chiunque abbia seguito l'azione dei nostri uomini o abbia avuto la ventura di andare ovunque, in Libano, Afghanistan o in Iraq, ha sentito del loro impegno in tal senso. Trovo giusto che si ponga l'accento su tale aspetto, però il discorso deve essere risolto nell'ambito delle risorse già destinate. Si parla qui di un milione di euro in più, ma chiaramente non è questo il momento per fare una forzatura, un'integrazione della spesa che, anche per ragioni di tempo, non sarebbe consentita. Credo però sia molto giusto richiamare l'attenzione sul tema in termini di priorità.

C'è poi chi ha proposto di prendere già in considerazione la proposta di una copertura per una missione a Gaza; anche questa, secondo me, può essere una dimostrazione di consenso, nell'eventualità però che si dovesse prospettare. È quindi un discorso che mi sembra anticipato. Certo, vi è una condivisione e questa unitarietà di visioni conforta e sostiene quanto affermato dal nostro Ministro della difesa e dal nostro Presidente del Consiglio a suo tempo, al momento del conflitto tra Israele e Hamas. Non mi soffermerò poi sulla condivisione dell'anelito di partecipazione, in quanto ne ha già parlato a lungo il collega Bettamio.

In merito al monitoraggio dei rischi ambientali per le nostre truppe, tale indicazione recepisce quanto messo a punto dalla Commissione di inchiesta sull'utilizzo dell'uranio impoverito, dopo un anno di lavoro intenso, che si è concretizzato in una relazione che indicava appunto la necessità, tra l'altro in termini preventivi, di un attento monitoraggio delle aree in cui vengono impiegati nostri militari o civili ed anche le organizzazioni non governative, che generosamente si prodigano per prevenire eventuali conseguenze negative a seguito di inquinamenti di aree ed ambienti per precedenti interventi bellici.

 

PRESIDENTE. Senatore Ramponi, la prego di concludere. Non le voglio togliere la parola, ma sono esauriti i tempi anche per i relatori.

 

RAMPONI, relatore. Signor Presidente, concludo subito. Condivido le indicazioni espresse dai colleghi e mi conforta la partecipazione al dibattito.

PRESIDENTE. Essendo già intervenuto in precedenza, il rappresentante del Governo rinuncia alla replica.

Passiamo all'esame degli ordini del giorno, che si intendono illustrati e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

Gli ordini del giorno accolti dal Governo non verranno più ripresi, mentre la votazione degli ordini del giorno su cui il parere del Governo sarà contrario è rinviata alla seduta pomeridiana. Naturalmente non mi riferisco all'ordine del giorno G7.200, all'articolo 7, che ha quasi il significato specifico di un emendamento, ma agli ordini del giorno che vanno dal G100 al G01.200.

BETTAMIO, relatore. Signor Presidente, sono contrario agli ordini del giorno G100, G200, G201 e G202. Chiedo al Governo se può accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno G203, che impegna il Governo ad esercitare il massimo controllo possibile per evitare il coinvolgimento della popolazione civile in Afghanistan.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno G01.2, in Commissione abbiamo chiesto di valutare se era possibile accoglierlo come raccomandazione e in quell'occasione il Governo si era dichiarato disponibile a farlo; lo stesso per quanto riguarda l'ordine del giorno G01.3. Esprimo infine parere contrario all'ordine del giorno G01.200.

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Per quanto riguarda l'ordine del giorno G100 il Governo esprime parere favorevole, anche se devo dire ai colleghi che l'Unione europea pare defilarsi da questa iniziativa, ritornando nelle mani dell'ONU una eventuale revisione della presidenza della MONUC.

Per quanto riguarda gli ordini del giorno G200, G201 e G202 il parere è contrario. Sull'ordine del giorno G203 l'invito rivolto dal relatore non può essere accolto, anche perché la formulazione dell'impegno non è assolutamente condivisibile, per esempio laddove si fa riferimento "alla sospensione immediata dei responsabili di tali operazioni", che quasi mai rientra (per fortuna) nelle competenze del Governo italiano.

Per quanto riguarda gli ordini del giorno G01.2 e G01.3 il Governo esprime parere favorevole, anche perché si tratta in effetti di emendamenti che avevamo chiesto di trasformare in ordini del giorno; tali ordini del giorno pertanto vengono accolti. Sull'ordine del giorno G01.200 il parere è invece contrario.

Non esprimo un parere sull'ordine del giorno G7.200, sul quale risponderà credo il collega Cossiga; posso tuttavia anticipare che il parere sarà contrario.

Mi consenta, signor Presidente, di aggiungere un'osservazione visto che ne ho parlato in precedenza; mi rivolgo in particolare al senatore Ramponi. Per quanto riguarda l'emendamento 3.200, il Governo invita al ritiro ed alla sua trasformazione in ordine del giorno, in quanto condivide pienamente le motivazioni che hanno spinto il collega Ramponi a presentarlo. Qualora dunque fosse trasformato in un ordine del giorno, il Governo lo accoglierebbe.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno G100 il Governo si è espresso favorevolmente. Il relatore conferma il suo parere contrario?

BETTAMIO, relatore. Signor Presidente, se il Governo lo accoglie, il mio parere è conforme a quello espresso dal Governo.

 

PRESIDENTE. Essendo stati accolti dal Governo, gli ordini del giorno G100, G01.2 e G01.3 non verranno pertanto posti ai voti.

Il Governo ha anticipato che, ove il senatore Ramponi trasformasse il suo emendamento 3.200 in un ordine del giorno, lo accoglierebbe. Senatore Ramponi, intende accogliere tale invito?

 

RAMPONI, relatore. Signor Presidente, ritiro l'emendamento e lo trasformo in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G3.200 non verrà pertanto posto ai voti.

MARCENARO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MARCENARO (PD). Signor Presidente, avevamo guardato con interesse all'emendamento presentato dal senatore Ramponi, perché corrispondeva allo spirito e alla sostanza delle esigenze che anche noi avevamo prospettato. Per queste ragioni ritiro l'emendamento 3.4, di cui sono il primo firmatario, che riguarda sostanzialmente la stessa questione (cioè le modalità con cui il Governo riferisce al Parlamento sulle missioni). Inoltre, se il senatore Ramponi non ha nulla in contrario, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno da lui testé presentato.

 

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto, senatore Marcenaro.

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Signor Presidente, sull'ordine del giorno G203, considerando la disponibilità del relatore ad accoglierlo come raccomandazione e che sono state fatte presenti già in sede di discussione alla Camera le perplessità del Governo relativamente alla parte del dispositivo testé richiamata dal rappresentante del Governo, vorrei avanzare una proposta. Mi domando se, tolto quanto letto dal sottosegretario Mantica, il testo possa essere considerato accettabile e quindi accolto come raccomandazione. Siccome abbiamo una pausa di tre ore per riformulare eventualmente il dispositivo, se ci fosse la disponibilità a prendere in considerazione una riformulazione magari proprio cancellando quelle due righe, credo che in effetti si darebbe il segnale, che si auspicava poco fa durante la discussione generale, di avere una legge sotto la quale tutti siamo da trattare nello stesso modo.

NEGRI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

NEGRI (PD). Signor Presidente, avevo concentrato su questo aspetto il mio intervento; anch'io vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno G3.200 del senatore Ramponi.

PRESIDENTE. Il senatore Ramponi è d'accordo?

RAMPONI, relatore. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Riepilogando, gli ordini del giorno G100, G01.2 e G01.3 sono stati accolti; l'emendamento 3.4, presentato dal senatore Marcenaro, è stato ritirato; l'emendamento 3.200, presentato dal senatore Ramponi, è stato ritirato e trasformato nell'ordine del giorno G3.200, a cui sono state aggiunte le firme dei senatori Marcenaro e Negri ed è stato accolto dal Governo.

Nel pomeriggio i lavori riprenderanno con l'esame degli emendamenti e dei restanti ordini del giorno.

Rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

 


 

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (1334)

 

ORDINI DEL GIORNO

G100

SOLIANI, MARCENARO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

premesso che:

si osserva con crescente preoccupazione l'evolversi della crisi in atto nella provincia orientale del Congo nota come Kivu settentrionale, dove si sta sviluppando una nuova fase del conflitto regionale in atto da quindici anni tra milizie hutu e tutsi, le une sostenute dal Governo centrale di Kinshasa, le altre da formazioni ribelli variamente collegate a soggetti politico-militari operanti nel confinante Ruanda;

è da sottolineare l'inefficacia dimostrata finora dalla missione Onu, nota come Monuc, che pure dispone di oltre 16.500 effettivi, ma che risulta paralizzata dal fatto di non essere distribuita bene sul territorio;

come denunciato dall'organizzazione umanitaria «Medici senza frontiere», nel suo rapporto annuale, la tragedia del Congo ha il triste primato di una delle crisi più ignorate del globo, di fronte alla quale la comunità internazionale appare impotente;

Amnesty International ha chiesto un impegno più forte del Consiglio di Sicurezza Onu per porre fine alle violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario nella Repubblica Democratica del Congo;

è reale il rischio che la già drammatica situazione della regione orientale della Repubblica Democratica del Congo si trasformi in una catastrofe umanitaria se la forza di peacekeeping delle Nazioni Unite (Monuc) non riceverà rinforzi adeguati per la protezione dei civili;

da tempo si registrano gravi atti di violenza, saccheggi, stupri, omicidi e violazioni dei diritti umani da parte dei soldati dell'esercito a danno del civili. E negli ultimi tempi la situazione è peggiorata ulteriormente,

impegna il Governo:

a prendere parte attiva agli sforzi della diplomazia internazionale volti a fermare i massacri in atto nel Kivu settentrionale, anche in vista di un eventuale intervento promosso dai Paesi dell'Unione europea, autorizzando a tal fine una spesa adeguata nell'ambito degli stanziamenti previsti per gli interventi di cooperazione allo sviluppo.

________________

(*) Accolto dal Governo

G200

PERDUCA, PORETTI

Il Senato,

considerata la prossima partecipazione italiana alla Missione Atalanta che ha lo scopo di proteggere le navi del programma alimentare mondiale (PAM) destinate agli sfollati in Somalia;

considerato che la Somalia non presenta alcuna garanzia dal punto di vista delle istituzioni con continue lotte intestine fra le fazioni che erano riuscite a riportare un minimo di stabilità il Paese, nonché improvvisi cambi di Governo senza il ricorso a dinamiche assimilabili alla pratica democratica;

considerato altresì che dall'indipendenza la regione nord-occidentale del Somaliland è riuscita a non cadere vittima della deriva di «stato fallito» (failed State) che ha caratterizzato la Somalia dall'inizio degli anni Novanta, e a sviluppare e rafforzare istituzioni dove i governanti sono sottoposti a un controllo popolare attivo e dove nel mese di marzo sono previste elezioni per il rinnovo delle cariche di Governo;

considerato che nel mese di settembre 2008, proprio per consentire una maggiore e rapida penetrazione nella zona, la Francia ha avviato contatti per l'utilizzazione del porto di Berbera, in Somaliland;

considerato che nel mese di luglio 2008, e ancora in autunno dello stesso anno, le forze del Somaliland hanno, dì propria iniziativa, lanciato una serie di incursioni di terra e di mare per liberare alcuni degli ostaggi tedeschi rapiti in giugno nonché per contrastare il fenomeno della pirateria nelle acque territoriali somale,

impegna il Governo

a prendere il considerazione il Somaliland come partner nel contrasto alla pirateria e nella ricerca della stabilizzazione della Somalia impegnandosi anche nel sostegno dell'esercizio democratico praticato il quella regione.

G201

PERDUCA, PORETTI

Il Senato,

considerate le difficili condizioni in cui le missioni militari italiane all'estero si trovano a operare, spesso in zone a permanente rischio di conflitto a fuoco;

tenute presenti le regole d'ingaggio che, di teatro in teatro, determinano il modus operandi delle missioni come articolate dai mandati conferiti dalle deliberazioni degli organi internazionali o regionali che le hanno lanciate;

consideralo che in alcuni casi, come in Iraq e Sudan, i contingenti italiani si trovano ad agire in aree dove sono, o possono essere in atto, attività estrattive volte all'approvvigionamento di materie prime e fonti energetiche;

considerato che l'Italia non fa parte del gruppo di paese che hanno sviluppato i cosiddetti «Voluntary Principles on Security and Human Rights» (princìpi volontari sulla sicurezza e i diritti umani), elaborati e sottoscritti da Paesi bassi, Norvegia, Regno unito e Stati uniti, che fissano una serie di parametri per Governi e settore privato presenti e attivi in zone dove sono presenti le summenzionate attività,

impegna il Governo:

a non subappaltare, in nessun caso, alcuna delle funzioni militari e logistiche inerenti alle missioni internazionali, nonché al massimo rispetto del diritto umanitario internazionale dei propri militari quanto di quelli degli altri paesi partecipanti a missioni decretate da risoluzioni di organizzazioni internazionali o regionali.

G202

PERDUCA, PORETTI

Il Senato,

viste le stime «Oppio in Afghanistan» dell'UNODC 2006, 2007, 2008, 2009;

vista la relazione annuale 2008 dell'UNODC;

viste le risoluzioni del Parlamento europeo sull'Afghanistan, tra cui quella del 25 ottobre 2007 e quella del 18 gennaio 2006,

visto l'Ordine del Giorno 9/2193/4 della Camera del 7 marzo 2007;

vista la mozione 1/00014 approvata dalla Camera il 19 luglio 2006;

vista la proposta di raccomandazione destinata al Consiglio europeo presentata a nome del gruppo ALDE sulla produzione di oppio a fini terapeutici in Afghanistan (B6-0187/2007);

vista la relazione 2006 dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC)/Banca mondiale su «L'industria della droga in Afghanistan»;

viste la risoluzione 2005/25 del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), del 22 luglio 2005, sul trattamento del dolore mediante analgesici oppiacei, in cui si discute la fattibilità di un eventuale meccanismo di assistenza che faciliterebbe tale trattamento, la risoluzione 2004/40 dell'ECOSOC, del 21 luglio 2004, su linee direttrici in materia di trattamento farmacologico, assistito sotto il profilo psicosociale, delle persone dipendenti dagli oppiacei, la risoluzione 2005/26 dell'ECOSOC, del 22 luglio 2005, sulla domanda e l'offerta di oppiacei utilizzati per soddisfare bisogni terapeutici e scientifici, la risoluzione 58.22 dell'Assemblea mondiale della sanità (AMS), del 25 maggio 2005, sulla prevenzione e il controllo del cancro, la risoluzione 55.14 dell'AMS, del 18 maggio 2002, sull'accessibilità ai farmaci essenziali e le raccomandazioni finali della 12ª Conferenza internazionale delle autorità di regolamentazione del settore farmacologico, svoltasi a Seoul dal 3 al 6 aprile 2006, che sollecitano i regolatori ad adoperarsi per migliorare l'accesso agli analgesici narcotici;

considerando che le politiche internazionali in materia di stupefacenti emanato dalle Convenzioni delle Nazioni Unite del 1961, 1971 e 1988, le quali vietano, in particolare, la produzione, il traffico, la vendita e il consumo di una vasta gamma di sostanze, salvo a fini terapeutici o scientifici;

considerando che la relazione dell'UNODC intitolata «Afghanistan: Opium Survey 2006» sottolinea che nel 2006, nell'area destinata alla coltivazione illegale di oppio è stato prodotto un volume record di circa 6100 tonnellate, il che significa un incremento di quasi il 50% delle cifre relative al 2004;

considerando che le conclusioni contenute nel documento nel gennaio 2009 dall'UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), titolata Afghanistan Opium Winter Rapid Assessment, hanno messo in evidenza una riduzione della superficie territoriale dedicata alla produzione di oppio in Afghanistan pari al 19 per cento nel 2008, a fronte di una diminuzione del raccolto del 6 per cento dovuta principalmente alle avverse condizioni climatiche e alla ripresa dei combattimenti. Nonostante ciò le sette province afgane (Day Kundi, Farah, Hilmand, Kandhar, Ninuoz, Uluzgan, Zabukl) che nel 2008 hanno prodotto il 98% della produzione totale di oppio afgano, secondo l'UNODC nel 2009 ne produrranno circa il 90%. Infatti, tali province sono considerate dalle Nazioni unite come «high and very high expected cultivation»;

considerando che la Strategia nazionale afgana di lotta contro la droga, adottata nel gennaio 2006, prevede la riduzione sia dell'offerta che della domanda, fonti alternative di sostentamento e il rafforzamento delle istituzioni governative; considerando inoltre che il ministero per la Lotta alla droga («Ministry of Counter-Narcotics»), istituito grazie al sostegno finanziario dell'Unione europea, è la principale agenzia incaricata dell'attuazione di tale strategia;

considerando che il governo afgano ha istituito la Commissione per la regolamentazione degli stupefacenti, composta di funzionari dei ministeri competenti in materia di lotta alla droga, sanità e finanze, allo scopo di disciplinare nel paese la concessione di licenze, la vendita, la distribuzione, l'importazione e l'esportazione di tutti gli stupefacenti a fini leciti;

considerando che, secondo le stime della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, circa il 40% del PIL dell'Afghanistan è imputabile all'oppio e che, secondo le stime dell'UNODC, il settore del papavero impiega 3,3 milioni di persone (su una popolazione di più di 31 milioni di persone), con un reddito annuo per famiglia pari a 1965 dollari USA;

considerando che nel 2007 il valore alla produzione del raccolto di oppio è stato di un miliardo di dollari USA, ovvero il 13% del PIL legale dell'Afghanistan pari a 7,5 miliardi di dollari USA, e che il valore complessivo potenziale del raccolto di oppio nazionale 2007 per i coltivatori, i proprietari di laboratori e i trafficanti afgani ha raggiunto 3, l miliardi di dollari USA, cifra che rappresenta quasi la metà del PIL legale del paese, ovvero il 32% dell'economia globale, settore dell'oppio incluso;

considerando che per gli agricoltori afgani l'incentivo a produrre oppiacei è in ampia misura finanziario e che, per essere attraenti sotto il profilo economico, gli oppiacei autorizzati dovranno generare profitti più elevati di quelli derivanti dagli oppiacei illegali;

richiamando l'attenzione sul fatto che la Commissione europea ha riconosciuto, come risulta dal documento della Commissione di strategia nazionale per l'Afghanistan (2007-2013), che l'economia dell'oppio in crescita e il pericolo di una «presa in ostaggio» dello Stato da parte degli interessi del narcotraffico rappresentano una minaccia cruciale per lo sviluppo, la costruzione di uno Stato e la sicurezza in Afghanistan;

considerando che, secondo affermazioni circostanziate, la maggior parte del finanziamento degli insorti, dei signori della guerra, dei talebani e dei gruppi terroristici proviene dal traffico di stupefacenti illegali;

ricordando gli studi condotti dal Senlis Council fin dal 2005, che promuovono il progetto chiamato Poppy for Medicine, e che prevede la coltivazione controllata del papavero per la produzione legale regolamentata di farmaci essenziali derivati dall'oppio, come la morfina e la codeina, che non sono soggette a brevetto. Una strategia che garantirebbe all'Afghanistan che le entrate derivanti dalla coltivazione di papavero legalmente autorizzate vadano a beneficio dei contadini, migliorando l'economia dei loro villaggi nonché quella del Paese il cui PIL è per circa la metà derivato dal traffico di oppio, e assicurando a milioni di persone una sicurezza economica, in contesti dove spesso questo tipo di produzione costituisce l'unica fonte di reddito;

considerando che, secondo le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dieci paesi consumano 1'80 per cento degli oppiacei legalmente disponibili nel mondo e che tra i restanti 180 rientra la maggior parte dei paesi in via di sviluppo, che rappresentano 1'80 per cento della popolazione mondiale; considerando altresì che l'Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti (INCB) ha chiesto alla comunità internazionale di promuovere la prescrizione di fam1ªci analgesici soprattutto nel paesi poveri, dal momento che, per quanto risulta, in più di 150 paesi le cure prestate sono ampiamente insufficienti, considerato che quasi nessuna delle persone che ne avrebbe bisogno le riceve, e che in altri 30 paesi l'insufficienza di cure è ancor più grave o non sono disponibili dati;

considerando che l'articolo 23 della Convenzione delle Nazioni Unite del 1961 stabilisce le condizioni che disciplinano la coltura, la produzione e la distribuzione di oppio sotto la supervisione di un organismo pubblico e reiterando che il governo afgano deve soddisfare dette condizioni, in particolare per quanto riguarda le province meridionali del paese in cui la coltura di oppio è eccessiva;

aggiungendo che la strategia della coltivazione autorizzata di papaveri è stata testata negli anni 70 in Turchia con il sostegno degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite, allo scopo di spezzare il legame tra gli agricoltori locali e il traffico internazionale di eroina senza ricorrere alla sradicazione forzata;

considerando che l'INCB sostiene che a livello mondiale si registra un'eccedenza di oppiacei per usi medici, anche se tale valutazione non prende in considerazione la domanda potenziale;

considerando la relazione dell'Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti, in cui si sostiene che esiste un eccesso di offerta mondiale di oppiacei a fini medici dato che la produzione di oppio in Afghanistan eccede di molto detta domanda, anche tenendo in conto i paesi meno sviluppati;

considerando che la Costituzione afgana afferma che «lo Stato farà in modo di impedire tutti i tipi di coltivazione e traffico di stupefacenti; considerando inoltre che la legge afgana per la lotta agli stupefacenti del 2005 ammette, se del caso, la produzione e la distribuzione in Afghanistan su licenza di sostanze controllate;

esprimendo la convinzione che, per promuovere e rafforzare la pace e la sicurezza in Afghanistan, occorre integrare la presenza internazionale con una maggiore cooperazione civile, intesa ad incoraggiare il progresso socio-politico e lo sviluppo economico, nonché a vincere «i cuori e le menti» della popolazione locale;

considerando, ancora una volta, i costi estremamente elevati e le gravi carenze in termini di efficacia di una strategia di lotta contro la droga che, al momento dell'elaborazione e della messa in atto di misure relative a mezzi di sussistenza alternativi, non tiene conto della diversità regionale, sociale ed economica dell'Afghanistan rurale, e di una strategia basata unicamente sull'estirpazione;

considerando che sarà possibile promuovere un processo di creazione istituzionale, di democratizzazione e affermazione dello Stato di diritto, un sistema giudiziario equo e il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali soltanto attraverso politiche che non impongono soluzioni violente, come l'estirpazione delle colture, a prassi che di per sé sono non violente;

considerando che la lotta contro la produzione di stupefacenti in Afghanistan dovrebbe riflettere un approccio differenziato in base alla località; considerando inoltre che gli sforzi intrapresi nel settore della lotta contro gli stupefacenti e diretti contro i produttori devono essere attentamente limitati alle zone in cui sono possibili mezzi di sussistenza leciti (aree in cui l'accesso alla terra e alle risorse idriche è migliore o aree in prossimità dei mercati e in cui il rapporto terra/abitante è più elevato); considerando altresì che i programmi relativi a mezzi di sussistenza alternativi devono concentrarsi soprattutto sulle regioni più povere che dispongono di risorse limitate e che peraltro, sono quelle che dipendono maggiormente dall'oppio;

considerando che il documento di strategia nazionale afgana per il periodo 2007-2013 è opportunamente incentrato sullo sviluppo rurale e sulla sua gestione, ma che occorre mettere maggiormente l'accento sulla riforma dei ministeri afgani incaricati del controllo della produzione di stupefacenti, in particolare il Ministero degli interni;

considerati infine i contenuti delle strategie per la lotta al narcotraffico riportati nella nota di analisi La produzione di oppio in Afghanistan, a cura dell'ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) del febbraio 2008, che prevedono l'estirpazione, incentivi a coltivazioni alternative, e utilizzo del papavero per la produzione di medicinali,

impegna il Governo;

a prendere in considerazione fattivamente le raccomandazioni avanzate dal Parlamento europeo nell'ottobre 2007 circa la possibilità di lanciare progetti pilota di coltivazione di papavero per la produzione di analgesici;

a perseguire politiche che, tenendo conto del contesto non avviino l'estirpazione forzata delle colture per non contribuire a creare ulteriori situazioni di conflitto con la popolazione civile, in particolare con le migliaia di contadini che lavorano nel settore della produzione di papavero.

G203

PERDUCA, PORETTI

Il Senato,

premesso che:

dall'inizio del conflitto in Afghanistan nel 2001 si è registrato, in particolare negli ultimi anni, un costante aumento delle morti nella popolazione civile a seguito dell'aggravarsi del conflitto in varie regioni del Paese e in particolare nella zona sud che confina con il Pakistan;

la costruzione di un regime democratico in Afghanistan è legata indissolubilmente all'affermazione della pace attraverso la giustizia e alla creazione di istituzioni responsabili delle loro azioni di fronte a una popolazione martoriata da decenni di guerre e conflitti e vessata dai «signori della guerra»;

il numero delle morti civili è triplicato dal 2006 al 2007 e, per quanto riguarda i primi mesi del 2008, si va confermando un trend di aumento delle vittime;

l'Alto Commissario ONU per i diritti umani stima in 1445 le vittime civili nel periodo compreso tra il lE gennaio e il 31 agosto 2008, un numero che rappresenta un aumento del 39 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007;

la maggioranza delle morti che colpiscono la popolazione civile è da attribuirsi all'aumento degli attacchi suicidi da parte dei talebani e degli altri gruppi che si oppongono al Governo Karzai e, al tempo stesso, a un notevole aumento degli attacchi aerei da parte delle forze armate ISAF e NATO nel corso degli ultimi due anni;

il Presidente Karzai ha più volte stigmatizzato e denunciato gli attacchi condotti dalla NATO e dall'ISAF che hanno colpito la popolazione civile, dichiarando ad esempio lo scorso aprile al New York Times che le morti civili «mettono seriamente a rischio i nostri sforzi per avere una campagna efficace contro il terrorismo»;

il Presidente Karzai ha più volte aperto delle indagini sugli attacchi militari condotti dalle forze alleate e dall'esercito afgano che hanno causato morti civili e, per quanto di sua competenza, ha ad esempio deposto due responsabili dell'esercito afgano dopo l'uccisione di molte decine di civili lo scorso 22 agosto;

i responsabili delle operazioni militari della NATO e dell'ISAF hanno più volte minimizzato o negato responsabilità per l'uccisione di vittime civili a seguito di scontri armati;

il Rapporto commissionato dall'Unione Europea «Una dottrina europea per la sicurezza umana»;

considera la protezione dei civili nei conflitti armati una condizione essenziale e irrinunciabile per il successo delle operazioni militari che si prefiggono la costruzione di una società aperta e democratica;

occorre che i responsabili delle forze NATO e ISAF comunichino immediatamente all'opinione pubblica afgana e internazionale l'avvio di indagini indipendenti in caso di nuovi attacchi militari che colpiscano la popolazione civile afgana, quale strumento necessario a riacquistare la fiducia dei cittadini afgani nei confrontI di un'operazione che dura da oltre 7 anni e che non è destinata a finire presto,

impegna il Governo:

ad agire in tutte le sedi competenti, a partire dal Consiglio Nato, per ottenere che i massimi responsabili delle operazioni militari condotte in Afghanistan esercitino il massimo controllo possibile per evitare il coinvolgimento della popolazione civile nel conflitto e provvedano come regola, laddove siano occorsi o accorrano incidenti con vittime civili, alla sospensione immediata dei responsabili di tali operazioni, in attesa del compimento di indagini sui fatti che coinvolgano, oltre al Governo afgano, anche le agenzie delle Nazioni Unite presenti in Afghanistan.

 

 

 


Allegato B

Testo integrale dell'intervento del senatore Gasbarri nella discussione generale del disegno di legge n. 1334

Signor Presidente, rappresentanti del Governo, negli ultimi dieci anni, il Parlamento italiano è stato chiamato per ben ventuno volte a votare la proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali. Un dato, questo, che da solo dimostra ormai come si ponga con forza la necessità di mettere mano ad una ridefinizione dell'iter legislativo del finanziamento delle missioni internazionali. Questa esigenza è avvalorata dalla constatazione che ormai ogni sei mesi votiamo dei provvedimenti legislativi che contengono spesso nulla più che singole autorizzazioni di spesa e la riproposizione di disposizioni transitorie relative al trattamento del personale militare.

Il problema non è solo e non tanto la ripetitività della procedura di rifinanziamento. Il punto è che la discussione in Parlamento sta sempre più incentrandosi su aspetti tutto sommato di dettaglio, mentre quello di cui si avverte la necessità è che il Parlamento possa incidere in maniera più efficace sulle decisioni relative alle missioni internazionali.

Nella realtà odierna, invece (come ha già denunciato il senatore Marcenaro), accade che apprendiamo da un'intervista radiofonica del ministro La Russa di un non meglio precisato aggravarsi della situazione in Afghanistan. Credo che il Parlamento abbia il diritto di poter apprendere ulteriori dettagli e di poter discutere.

Nel corso dell'esame di questo decreto alla Camera, il presidente della Commissione difesa ha ipotizzato una proposta di esame parlamentare delle missioni internazionali analoga a quella introdotta in materia di finanza pubblica con il DPEF. Ma la riflessione è iniziata nella XIII legislatura con la mozione Rufino. Nella legislatura precedente si è tentata nuovamente una razionalizzazione di questa materia attraverso varie proposte di legge, il cui iter è stato interrotto dalla fine anticipata della legislatura.

Nei primi mesi di questa legislatura abbiamo ripresentato, come Gruppo PD, nei due rami del Parlamento, specifiche proposte di legge che riprendono quella presentata dalla senatrice Pinotti alla Camera.

Credo che siano ormai politicamente maturi i tempi per colmare questo vuoto normativo rispetto alla procedura da seguire in ordine alla deliberazione e all'autorizzazione delle missioni internazionali.

Altri colleghi sono intervenuti nel dettaglio dell'ammontare dei finanziamenti, dimostrando come sia non vero che, con questo provvedimento, si sia in presenza di un incremento di risorse. In verità, il comparto difesa sta incontrando seri problemi causati dalle scelte operate da questo governo con il decreto legge n. 112 del 2008.

Nel mio intervento, per ovvi motivi di tempo, mi riferirò ai problemi relativi alle missioni internazionali che le scelte governative hanno originato.

È a tutti noto, infatti, come con il provvedimento in esame vengano finanziati quelli che sono i cosiddetti costi vivi e diretti e che per la copertura complessiva delle missioni internazionali si debba far ricorso al bilancio ordinario della Difesa. Per fare un esempio, le spese per le trasferte del personale vengono finanziate da questo decreto legge fino al 90 per cento.

Il vero problema è che, come ci è stato ricordato dai vertici delle nostre Forze armate nel corso delle audizioni, se abbiamo 8.500 unità impegnate in operazioni all'estero, allora dobbiamo tener conto che il numero delle unità coinvolte è almeno il triplo. Questo è dovuto al fatto che tali e tanti sono i militari impegnati nelle varie fasi di approntamento, di recupero, di riorganizzazione al ritorno dallo schieramento operativo.

Per non parlare poi di quella che è la struttura logistica, scolastico-addestrativa ed amministrativa che è la base su cui poggia tutta la componente operativa. È questa la struttura che rende materialmente possibile sia la condotta delle operazioni, sia la preparazione delle forze destinate a proseguire nel tempo le stesse operazioni.

Un meccanismo estremamente complesso e delicato il cui mantenimento può avere problemi se non adeguatamente finanziato, per quanto attiene sia al reclutamento di nuove giovani leve sia al reperimento di risorse economiche necessarie a garantire il loro addestramento, la manutenzione dei mezzi e il progressivo rinnovo degli equipaggiamenti. Siamo in presenza di un impegno serio, per non dire pesante. E non solo finanziariamente. Uno sforzo finanziario necessario per onorare l'impegno, la responsabilità assunta dall'Italia nel contesto internazionale.

Da parte nostra confermiamo il sostegno che abbiamo votato sia quando eravamo al Governo, sia quando eravamo, come oggi, all'opposizione.

Un atteggiamento coerente che ci deriva da due valutazioni. La prima è che, per dirla con le parole dell'allora Ministro della difesa, onorevole Arturo Parisi, «quando un Paese assume una decisione, quando formalizza un impegno, ne deriva che la capacità di portare a termine tale impegno nel corso del tempo rappresenta una condizione essenziale perché tale Paese possa essere considerato affidabile, e quindi fattore di stabilità nelle relazioni internazionali».

La seconda valutazione è che le missioni internazionali sono parte di una politica estera che si è dovuta e si deve misurare con sfide difficili. Un impegno che ci vede presenti con operazioni NATO su mandato dell'ONU (come nel Kosovo); in missioni di pace dell'ONU (ISAF, UNIFIL); in missioni promosse dall'Unione europea.

Sono queste missioni coerenti con il dettato costituzionale che impone all'Italia i vincoli che ci derivano dalla nostra adesione agli organismi internazionali. Esse sono coerenti anche con la necessità di una forte assunzione di responsabilità, da cui dipende anche l'efficacia di una politica multilaterale che, se non produce pace e sicurezza, non serve a nulla.

Esse sono la garanzia della difesa degli interessi nazionali, in quanto la stabilizzazione di aree pur apparentemente remote geograficamente (purtroppo divenute per tutti noi tristemente familiari) è strategicamente centrale proprio a causa della portata globale dei fenomeni destabilizzanti che in tali ambiti trovano la loro origine.

La nostra presenza, in Afghanistan, in Libano e nel Kosovo, è molto importante, tanto che ciò ha determinato l'attribuzione al nostro Paese di responsabilità di comando a rotazione con gli altri principali partner. In Libano, per esempio, non possiamo non ricordare come con il rafforzamento di UNIFIL l'importante presenza del contingente ONU ha permesso alle legittime autorità locali, per la prima volta in trent'anni, di riprendere il controllo del territorio del Paese. Non va dimenticato che lo spiegamento di UNIFIL è stato essenziale per il cessate il fuoco, per la difesa della democrazia libanese e per consentire l'interruzione del conflitto provocato da Hezbollah.

Ed allora, alla luce degli sviluppi positivi della situazione politica interna in Libano, credo debbano esser rilette le strumentali ed insultanti polemiche contro l'allora ministro degli esteri accusato di eccessiva indulgenza, o peggio, con Hezbollah.

La verità è che durante i governi di centrosinistra la politica estera italiana ha visto il nostro Paese protagonista dello scenario internazionale, mentre oggi la cifra della nostra politica estera può essere il basso profilo, un certo burocratismo a cui ogni tanto si cerca di ovviare con conferenze stampa e con comunicati. Viceversa, quello che servirebbe è uno sforzo diplomatico serio, che ci faccia uscire dal cono d'ombra della marginalità europea ed internazionale che sempre più connota la nostra politica estera. Siamo assenti non solo politicamente dalle sedi dove si sta preparando il nuovo ordine mondiale. Assenti politicamente e fisicamente, si è letto ieri sui giornali. Mi sembra una fotografia politica reale della gestione attuale della Farnesina.

Prima di concludere, signor Presidente, vorrei dire alcune cose sulla guerra nella Striscia di Gaza dei giorni scorsi, l'ultima - purtroppo per ora - tappa di quella che è stata definita la madre di tutte le guerre: il conflitto israeliano-palestinese.

Dopo la sospensione dei bombardamenti e l'avvio della tregua, la situazione è emersa in tutta la sua gravità, in tutta la sua drammaticità.

Anche in una delle tante quotidiane esternazioni, il Presidente del Consiglio ha annunciato la disponibilità, da parte dell'Italia, a partecipare a una missione internazionale con un proprio contingente.

Sono d'accordo: non è ipotizzabile la pacificazione di tutta l'area mediorientale se non si supera positivamente il conflitto israeliano-palestinese.

La pace tra palestinesi e israeliani avrebbe conseguenze positive in Stati come l'Afghanistan, l'Iraq, l'Iran. E al raggiungimento di questo obiettivo ogni contributo è utile.

L'Italia può, per la sua storia, per la sua importanza nel bacino del Mediterraneo, o meglio, potrebbe svolgere un ruolo positivo. Non aiuta certo che il responsabile della politica estera del nostro Paese si presenti non come possibile mediatore, ma semplicemente come difensore delle ragioni di uno dei contendenti.

 


 

 

 

 

Senato della Repubblica

XVI LEGISLATURA

 

Assemblea

 

 

 

RESOCONTO STENOGRAFICO

 

 

ASSEMBLEA

 

154a seduta pubblica (pomeridiana):

 

 

Mercoledì, 18 febbraio 2009

 

Presidenza della vice presidente BONINO,

indi della vice presidente MAURO

e del presidente SCHIFANI

 

 


Seguito della discussione e approvazione del disegno di legge:

(1334) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 16,36)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1334, già approvato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che nella seduta antimeridiana sono stati accolti gli ordini del giorno su cui i relatori ed il rappresentante del Governo avevano espresso parere favorevole.

Passiamo quindi all'esame degli ordini del giorno, su cui i relatori ed il rappresentante del Governo hanno espresso parere contrario.

Senatore Perduca, stante il parere contrario del Governo, insiste per la votazione dell'ordine del giorno G200?

PERDUCA (PD). Signora Presidente, a dire la verità, non abbiamo avuto l'opportunità di illustrare gli ordini del giorno e in sede di pareri, questa mattina, c'era stato anche un parere difforme fra il relatore e il Governo su un ordine del giorno, che non è questo. In proposito, non so se occorre attendere che il sottosegretario Mantica arrivi in Aula per capire se la riformulazione da me proposta può essere accolta.

Tenuto conto dell'ambiente in cui ci troviamo a discutere della questione, insisto nella votazione se non altro nel tentativo di sollevare il problema che era al centro di questo ordine del giorno. Con la decisione che andiamo a prendere, sono stati stanziati dei fondi affinché l'Italia partecipi alla missione Atalanta, decretata dall'Unione europea, che ha come scopo la protezione delle navi del programma alimentare destinato agli sfollati in Somalia.

La Somalia, contrariamente a quanto si possa pensare, non è un territorio interamente iscrivibile tra i cosiddetti Stati falliti: nel Nord del Paese esiste una Regione, che si chiama Somaliland, dove - malgrado appunto l'inesistenza di strutture e la totale negazione dei minimi diritti umani che caratterizza il resto del Paese - si passa invece addirittura all'elezione di un Parlamento e di un Governo. Tra l'altro, per la fine del mese di marzo, sono previste elezioni che dovranno eleggere quello che i somalilandesi stessi considerano il loro Presidente; Presidente di uno Stato che non è riconosciuto da nessuno, anche se gode di uno status speciale all'interno dell'Unione africana.

L'ordine del giorno G200 intendeva porre all'attenzione del Governo l'opportunità di stabilire se non altro un rapporto di collaborazione con il Somaliland, visto e considerato che in passato la Francia ha utilizzato il porto di Berbera, che ne è l'ex capitale, per stazionarvi alcune motovedette, senza usare tra l'altro le basi che ha già a Gibuti. Inoltre, di loro spontanea volontà, le guardie costiere del Somaliland - secondo quanto riporta la stampa internazionale - hanno bloccato almeno due gruppi di pirati.

Ora, visto e considerato che è difficile penetrare in Somalia, per quanto riguarda le forze sia di terra che di mare, prendere in considerazione l'ipotesi di collaborare con le autorità del Somaliland e, quindi, magari anche di sostenere il loro esercizio, pur con tutti i problemi, di democrazia, era - secondo noi - da accogliere almeno come raccomandazione.

Se invece il Governo mantiene il proprio parere contrario sull'ordine del giorno, insisterei per la sua votazione.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'ordine del giorno G200, presentato dai senatori Perduca e Poretti.

Non è approvato.

 

Senatore Perduca, anche sull'ordine del giorno G201 c'è un parere contrario del Governo. Insiste per la sua votazione?

PERDUCA (PD). Signor Presidente, anche in questo caso insisto per la votazione dell'ordine del giorno, dal momento che si tratta di qualcosa che sta emergendo, se non altro negli Stati Uniti, relativamente al subappalto di determinate funzioni che spesso i Governi si trovano a dover accordare a imprese private per attività di logistica, ma sempre più spesso - ahinoi - anche pienamente militari. (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, il vostro brusìo è davvero eccessivo.

 

PERDUCA (PD). Negli anni scorsi sono stati predisposti una serie di principi volontari sulla sicurezza e sui diritti umani, elaborati da Paesi Bassi, Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti, che fissano una serie di parametri per i Governi ed i settori privati attivi in zone dove sono presenti attività relative all'estrazione di materie prime e all'approvvigionamento di fonti energetiche.

In considerazione del fatto che di questo si potrebbe parlare presto, almeno in due zone dove si trovano le nostre truppe (e cioè in Iraq - è stato stabilito da questo disegno di legge - e in Sudan), riteniamo che l'Italia dovrebbe prendere in considerazione l'ipotesi sia di non dare in subappalto i servizi ricordati (funzioni militari e anche logistiche), sia comunque di impegnarsi a mantenere il massimo rispetto dei principi enunciati dai quattro Paesi nostri partners tutte le volte che le nostre truppe si troveranno in zone in cui appunto si svolgono attività estrattive o di approvvigionamento di fonti energetiche.

Ritengo quindi che quest'ordine del giorno debba essere messo ai voti.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'ordine del giorno G201, presentato dai senatori Perduca e Poretti.

Non è approvato.

 

Sentore Perduca, stante il parere contrario del Governo, insiste per la votazione dell'ordine del giorno G202?

PERDUCA (PD). Signor Presidente, insisto perché questo ordine del giorno, molto dettagliato, è la madre di tutte le battaglie, quando si arriva a parlare della promozione della pace, della stabilità, della democrazia e dello Stato di diritto in Afghanistan.

Come si può notare dalle tre pagine di "considerando", sono ormai tre anni e mezzo, quasi quattro che la comunità internazionale si interroga sulla possibilità di prendere in considerazione il 40 per cento del prodotto interno lordo dell'Afghanistan con politiche di tipo diverso, quelle, cioè, che potrebbero regolamentare la produzione del papavero per fini medici e far diventare l'Afghanistan uno dei quattro o cinque Paesi che forniscono questa materia prima per la produzione di morfina e codeina.

Esistono - e lei, signora Presidente, lo sa meglio di altri, visto che nel settembre 2005 era a capo della missione dell'Unione europea che monitorava le elezioni parlamentari in quel Paese - una serie di delibere formali in tal senso, sia del Parlamento europeo, che due volte è tornato sulla questione, sia del Parlamento italiano della scorsa legislatura che alla Camera dei deputati, con un ordine del giorno prima e una mozione poi, ha chiesto all'Italia, di concerto con i partner europei, di prendere in considerazione il lancio di progetti pilota per la produzione di papavero, e non di oppio, per farne analgesici da distribuire poi, attraverso un apposito fondo delle Nazioni Unite, ai Paesi poveri o in via di sviluppo che non hanno accesso minimo a questo tipo di medicine per la cura del dolore.

Pertanto, proprio perché non aiuta nascondere la testa sotto la terra tutte le volte che parliamo di Afghanistan e, quindi, far finta che non esista un'economia che per metà si basa su qualcosa che potrebbe essere legalizzato - lo dicono le Nazioni Unite, non io - non prendere in considerazione, ancora una volta, questa proposta politica, secondo noi, non aiuterà mai, né nel medio né nel lungo periodo, la pacificazione di quel Paese.

Insisto dunque nel chiedere la votazione dell'ordine del giorno G202.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'ordine del giorno G202, presentato dai senatori Perduca e Poretti.

Non è approvato.

 

Passiamo all'ordine del giorno G203, in merito al quale il relatore aveva chiesto al rappresentante del Governo se intendeva accoglierlo come raccomandazione, ma il Governo aveva espresso parere contrario. Il rappresentante del Governo conferma tale parere?

COSSIGA, sottosegretario di Stato per la difesa. Sì, signora Presidente, ribadisco il parere contrario.

 

PRESIDENTE. Senatore Perduca, prima di procedere al voto, vuole chiarire alla Presidenza la riformulazione del dispositivo dell'ordine del giorno, da lei proposta?

PERDUCA (PD). Signora Presidente, nel motivare il parere contrario, il rappresentante del Governo, senatore Mantica, aveva fatto riferimento ad una parte non condivisibile del dispositivo e, specificamente, alle parole: «alla sospensione immediata dei responsabili di tali operazioni, in attesa del compimento di indagini». Nulla osta a che questa riga possa essere soppressa se il Governo dovesse far proprio il parere del relatore e, quindi, accogliere come raccomandazione la restante parte del dispositivo.

È chiaro a tutti - e ciò è emerso dal dibattito che ha caratterizzato la parte finale della seduta antimeridiana - che occorre promuovere una legge alla quale tutti, stranieri e afgani, debbono sottostare; quando, durante le operazioni militari, si verificano vittime civili è necessario avviare delle indagini ed individuare i responsabili di questo tipo di errori; nessuno, infatti, sostiene che siano state deliberatamente condotte operazioni contro i civili. Questo chiede l'ordine del giorno.

Riteniamo quindi che, tolta la riga che ho letto poco fa, l'ordine del giorno G203 possa essere accolto dal Governo come raccomandazione.

 

PRESIDENTE. Come si esprime in merito il rappresentante del Governo?

COSSIGA, sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo è disposto ad accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno G203 limitatamente alla prima parte del dispositivo, cioè sino alle parole «coinvolgimento della popolazione civile nel conflitto».

PRESIDENTE. Il Governo dunque accoglierebbe come raccomandazione l'ordine del giorno in esame nella formulazione testé enunciata. Senatore Perduca, la accetta?

 

PERDUCA (PD). Signora Presidente, accolgo la modifica proposta dal rappresentante del Governo e non insisto per la votazione dell'ordine del giorno.

 

PRESIDENTE. Poiché i presentatori non insistono per la votazione, l'ordine del giorno G203 (testo 2) non verrà posto ai voti.

Senatore Pedica, stante il parere contrario del Governo, insiste per la votazione dell'ordine del giorno G01.200?

PEDICA (IdV). Signora Presidente, con questo ordine del giorno chiediamo che il Ministero, prima di affidare consulenze, venga a riferire in Aula su costi, natura e durata dei progetti di cooperazione allo sviluppo e sul perché abbia bisogno di ricorrere a personale estraneo alla pubblica amministrazione.

Si chiede inoltre di ampliare la relazione semestrale che il Ministero deve presentare alle Camere, compresa quella scorsa del 15 novembre che, a nostro parere, risulta troppo generica. Ricordo anche l'articolo 14 della legge 11 agosto 2003, n. 231 - quindi Governo di centrodestra - e la «Relazione sulla partecipazione italiana alle operazioni in corso», che dice quello che vado a leggere, cioè che bisogna dare dei tempi e rispondere anche di cosa si fa durante le missioni.

L'ordine del giorno - non so se il Governo oltre che bocciarlo l'abbia anche letto - prevede intanto l'impegno per il Governo a riferire alle Camere, preventivamente alla predisposizione di progetti di cooperazione allo sviluppo che si intendono avviare avvalendosi della collaborazione di personale estraneo alla pubblica amministrazione, circa la durata degli stessi progetti, precisandone le finalità, l'organizzazione, il costo e la durata complessiva, evidenziando altresì le ragioni per le quali non è possibile provvedere allo svolgimento degli stessi col personale di servizio. In sostanza, chiediamo di riferire circa il conferimento di incarichi di consulenza a personale estraneo alla pubblica amministrazione.

Il comma 3 dell'articolo 01 del decreto-legge al nostro esame autorizza, infatti, il Ministero a derogare a quanto stabilito dalla legge finanziaria 2006, la quale prevedeva un limite massimo per le spese inerenti studi e incarichi di consulenza, stabilendo che le stesse non potessero essere superiori al 50 per cento di quelle sostenute nel 2004. Il Ministero, con quel comma 3, può avvalersi di tale deroga per stipulare anche con enti e organizzazioni specializzate contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Quindi, si richiede di illustrare preventivamente la conclusione dei contratti e la natura dei progetti di consulenza e di precisarne le finalità, l'organizzazione, il costo e la durata complessiva. Questo per il contenimento dei costi. L'Italia dei Valori ritiene che il comma in questione sia troppo generico nella formulazione e lasci eccessiva discrezionalità finanziaria e di gestione al Ministero. E continuiamo a parlare di costi della politica.

L'eccessiva facilità porterebbe a fare, come successo fino ad oggi, molte regalie e poche cose concrete. Infatti, derogare alla norma tetto della finanziaria 2006, finalizzata alla razionalizzazione delle risorse nonché alla limitazione degli sprechi che spesso si annidano proprio in consulenze e prestazioni occasionali ben retribuite, significa negare tutta quella ricerca dell'efficienza amministrativa che questo Governo ha tanto pubblicizzato con l'opinione pubblica (dai fannulloni, al rigore in finanziaria), salvo poi derogare, laddove necessario, come al presente comma. Come sempre, si decanta una linea e poi nei fatti si fa esattamente l'opposto.

Si impegna, inoltre, al Governo - anche questa credo sia una richiesta legittima - ad inserire nella relazione sulla partecipazione italiana alle operazioni internazionali in corso, concernente il periodo dal 1º luglio al 31 dicembre 2008, che verrà presentata al Parlamento a breve, maggiori informazioni concernenti i risultati raggiunti, l'efficacia degli interventi e il completamento degli obiettivi fissati, così come stabilito dall'articolo 14 della legge 11 agosto 2003, n. 231. È la «Relazione sulla partecipazione italiana alle operazioni in corso» di cui parlavo prima, dove si dice che si deve informare dei risultati raggiunti. La seconda parte dell'ordine del giorno riguarda appunto tale possibilità.

Nel corso della discussione è stata oggetto di emendamenti presentati in Commissione anche la proposta di porre in capo al Governo l'obbligo di presentare un documento consuntivo dello status quo delle missioni all'estero 40 giorni prima del finanziamento delle stesse e di utilizzare questo documento come base per proporre linee e principi da seguire nel decreto di rifinanziamento. Concordo, quindi, sullo spirito della proposta, ritenendo che, ogni qualvolta si discute di missioni nelle quali sono impegnati i nostri militari, sia necessario arrivare a formulare una valutazione politica dell'impegno estero. Credo che un apprezzamento di carattere sostanziale solo economico, come avviene con il decreto di proroga, non sia sufficiente.

Ricordo che dalla lettura del documento del Senato recante «Relazione sulla partecipazione italiana alle operazioni internazionali in corso», concernente il periodo dal 1° gennaio al 30 giugno 2008, presentato dal ministro Frattini in data 15 novembre 2008, si evince che la previsione contenuta nell'articolo 14 della legge menzionata non è stata trattata con la dovuta attenzione. Infatti, altre parti della relazione - ripeto, mi riferisco alla relazione firmata dal Governo Berlusconi del 2003 - appaiono sommarie ed incomplete nello spirito generale e si riscontra una mera descrizione di attività portate avanti dai contingenti, senza nessuna comparazione tra ciò che ci si era riproposti di conseguire con le missioni e ciò che in effetti è stato conseguito. Mi riferisco alla missione a Cipro (anche il collega Perduca questa mattina ne ha fatto cenno), che viene liquidata a pagina 25 della relazione con cinque righe, in cui sono riportati solo il numero di uomini presenti - quattro sottoufficiali - e le funzioni generiche della missione. Cosa fanno questi uomini? Che risultati hanno raggiunto? Sono ancora utili?

Noi sappiamo - e credo che nel corso degli anni ci siano arrivate tante richieste in questo senso - di sottoufficiali che vogliono andare a Tahiti o alle Mauritius. Che cosa vanno a fare queste persone in questi luoghi? Mi sembra che il collega Perduca lo abbia reso evidente. Vogliamo sapere gli obiettivi che hanno raggiunto. Se c'è una risorsa, allora utilizziamola meglio e non certo per consentire ad alcuni di «fare le vacanze».

In tal senso, il Gruppo dell'Italia dei Valori chiede di inserire nella Relazione concernente il periodo che va dal 1° luglio al 31 dicembre 2008 e che sarà presentata al Parlamento a breve, maggiori informazioni riguardanti l'effettività dei risultati raggiunti. Nell'ultima relazione sono stati trascurati.

Avviandomi alla conclusione, ritengo utile utilizzare lo strumento della relazione semestrale, già stabilito nel nostro ordinamento, piuttosto che introdurre un nuovo strumento che è la legge quadro sulle missioni internazionali, la quale presenta tra l'altro un'eccessiva rigidità nella trattazione di una materia che è invece sensibile agli eventi di attualità. Lo strumento della relazione potrebbe magari essere potenziato introducendo una disposizione che vincoli il Governo a seguire nella predisposizione del decreto di rifinanziamento gli orientamenti emersi nella discussione parlamentare sulla relazione. Tale momento di dibattito, se fatto su un testo completo ed esaustivo, come sancisce la legge n. 231, potrebbe rappresentare l'input per avviare una discussione sullo stato delle nostre missioni all'estero e sulle ipotesi per una loro ristrutturazione.

Quindi, vi chiedo e chiedo al Governo di voler considerare questo ordine del giorno. Anzi, dirò di più: chiedo di voler leggere questo nostro ordine del giorno visto che non è stato letto. Qui si barra, ma non si commenta e si dice solo: voto contrario. Se fosse letto meglio, forse - ma ho forti dubbi - questo ordine del giorno potrebbe suscitare una considerazione maggiore che credo sarebbe opportuna per senso di responsabilità. Invito quindi sia il relatore che il rappresentante del Governo a leggere attentamente il documento per accogliere una cosa che è un diritto sacrosanto: vedere e sapere che cosa fanno alcune persone, fissare degli obiettivi e raggiungerli, altrimenti sono soldi sprecati come sempre. (Applausi dal Gruppo IdV).

 

PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo se intende intervenire.

COSSIGA, sottosegretario di Stato per la difesa. Sì, signora Presidente, desidero rispondere. Senatore Pedica, io ho seguito con attenzione i suoi commenti e non le nascondo che su alcune tematiche, dal punto di vista personale, ho memoria di quanto alcuni parlamentari dell'attuale maggioranza hanno detto e fatto nel corso di precedenti legislature.

Comunque, chiaramente, da parte mia sarebbe scorretto, nei confronti del Parlamento ma anche del sottosegretario Mantica, rivedere una posizione già espressa dal Governo: ancor più quando, nel suo tono e anche in alcuni tratti del suo ordine del giorno (in particolare nel suo riferimento al fatto che forse non è stato letto), non posso che sottolineare una certa mancanza di rispetto nei confronti del Governo e del sottosegretario Mantica. Io sono certo che il Sottosegretario ha letto con attenzione il suo ordine del giorno, nella sua interezza, ma per leggerlo bene bisogna anche scriverlo bene; evidentemente, potrebbero esserci stati problemi anche da questo punto di vista.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'ordine del giorno G01.200.

 

GIAMBRONE (IdV). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Giambrone, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno G01.200, presentato dal senatore Pedica e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1334

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a dar lettura del parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti.

MONGIELLO, segretario. «La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo ed i relativi emendamenti, esprime, per quanto di propria competenza, parere non ostativo sul testo, con i seguenti presupposti: che in relazione agli oneri con valenza semestrale dovrà procedersi al rifinanziamento con apposito provvedimento; che in relazione all'articolo 4, comma 7, il richiamo in servizio degli ufficiali di complemento avverrà nei limiti degli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio per gli ufficiali delle forze di complemento. In ordine agli emendamenti, esprime parere non ostativo».

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 del disegno di legge.

Avverto che gli emendamenti si intendono riferiti agli articoli del decreto-legge da convertire, nel testo comprendente le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati.

Non essendo stati presentati emendamenti e ordini del giorno agli articoli 01, 1 e 2 del decreto-legge, procediamo all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 3, che invito i presentatori ad illustrare.

PINOTTI (PD). Signora Presidente, illustro l'emendamento 3.2 relativo al problema delle clusters bomb, di cui abbiamo discusso più volte in quest'Aula. (Brusìo).

PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice Pinotti, ma devo interromperla. Signor Ministro della difesa, signor Presidente e signori Vice Presidenti del Gruppo PdL, vi invito, per favore, a collaborare con la Presidenza per fare in modo che la discussione si svolga in modo ordinato e senza costringermi a sospendere la seduta.

Senatore Quagliariello, mi sto rivolgendo a lei come anche al signor Ministro. Ministro la Russa, mi ascolta? Vi invito a collaborare con la Presidenza per garantire lo svolgimento ordinato dei nostri lavori.

Senatrice Pinotti, riprenda pure il suo intervento.

PINOTTI (PD). Signora Presidente, stavo dicendo che più volte abbiamo discusso di clusters bomb. Ricordo sempre, perché mi è sembrato un atto importante, che al Senato questa legislatura si è aperta con una mozione, votata all'unanimità, per un impegno del Governo all'eliminazione totale delle clusters bomb.

Quando poi abbiamo discusso, in sede di legge finanziaria, un emendamento di questo tipo, il sottosegretario Vegas disse che non vi era bisogno di prevedere dei fondi per lo sminamento (i due milioni e mezzo precedentemente stanziati) assicurando che, comunque, essi erano ricompresi.

Quindi, rispetto all'emendamento 3.2 che chiede una cifra anche minore di quella richiesta in finanziaria (cioè un milione di euro per lo sminamento umanitario), io chiedo al Governo di dare un segnale che in realtà corrisponde a una volontà unanime del Senato.

DEL VECCHIO (PD). Con l'emendamento 3.3 si prevede l'autorizzazione alla spesa di 12 milioni di euro per la partecipazione di personale militare ad una missione a Gaza. È ben nota la situazione esistente nella Striscia di Gaza. Poiché i risultati del conflitto sono conosciuti da tutti noi, è stata auspicata anche in quest'Aula del Parlamento la possibilità di intervenire, nei momenti di maggiore crisi, con un'operazione che ponesse termine ad un conflitto così pesante.

Con questo emendamento, si intende appunto prevedere una riserva di risorse finanziarie per potere avviare, appena possibile, con il consenso di tutte le parti in causa, un'operazione nella Striscia di Gaza.

L'emendamento 3.5 attiene ad un'altra tematica particolarmente sensibile. Come i colleghi sanno perfettamente, esiste una serie di patologie riscontrate tra il personale che rientra dalle missioni all'estero. Nell'ambito delle scorse legislature, sono state istituite apposite Commissioni di inchiesta proprio per verificare se esistesse un rapporto di causa-effetto tra l'impiego dei militari in operazioni fuori area e queste patologie. Queste Commissioni, purtroppo, non hanno raggiunto un risultato definitivo, ma certamente il problema si pone in tutta la sua enormità.

Pertanto, con questo emendamento, si prevede l'assegnazione di una somma di 3 milioni di euro per sottoporre tutto il personale impiegato in tali operazioni ad uno screening sanitario, in modo da arrivare, quanto più realmente possibile, ad un giudizio, ad una valutazione in merito alla salute di questo personale. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

RAMPONI, relatore. Condivido lo spirito dell'emendamento 3.2, ma poiché questo comporterebbe un costo ulteriore, mi rimetto al Governo. Suggerirei di trasformarlo in un ordine del giorno, che potrebbe essere accolto come raccomandazione, in quanto l'argomento è certamente condivisibile.

L'emendamento 3.3 anticipa una decisione che verrà eventualmente presa a seguito di accordi internazionali, relativamente alla nostra presenza sulla striscia di Gaza, quindi su di esso esprimo parere contrario.

Anche dell'emendamento 3.5 si condivide certamente lo spirito, poiché dà seguito alle raccomandazioni della Commissione di inchiesta sulle conseguenze dell'uso di uranio impoverito, però comporta delle spese e quindi mi rimetto al Governo. Suggerisco anche in questo caso la presentazione di un ordine del giorno, che sensibilizzi il Governo a tale riguardo, mantenendo però invariate le risorse stanziate dal decreto.

COSSIGA, sottosegretario di Stato per la difesa. Per quanto riguarda l'emendamento 3.2, presentato dalla senatrice Pinotti e da altri senatori, con riferimento al primo punto in esso trattato, quello relativo cioè ad attività di ricerca e disattivazione di ordigni inesplosi, il Governo fa presente che nelle aree di competenza queste attività sono effettivamente già svolte dai nostri militari e di esse quindi si è tenuto conto nella determinazione degli oneri ordinari. Nel caso del Libano, ad esempio, sono addirittura stati concessi al Governo libanese gli strumenti che abbiamo impiegato: quindi in parte, lo ripeto, devo considerare queste attività già spesate negli oneri ordinari.

Quanto, poi, al secondo punto dell'emendamento, quello relativo all'attività di educazione al rischio mine a favore della popolazione civile - in particolare, e ancora una volta, se parliamo di mine e di clusters bomb in relazione al Libano - il Governo fa presente che queste attività potrebbero essere assegnate ai comandanti locali che hanno a disposizione dei fondi per attività di urgenza.

Il Governo si permette quindi di suggerire, in relazione a questa seconda parte dell'emendamento - fermo restando quanto già indicato poco fa in relazione alla prima - la trasformazione in un ordine del giorno dal quale risulti che questa attività possa essere svolta dai comandanti sulla base dei fondi (se non erro si tratta di circa 500.000 euro) reperiti per le attività di competenza dei comandanti sul territorio. Se vi fosse un ordine del giorno formulato in questo senso, il parere del Governo sarebbe sicuramente favorevole. In caso contrario, si invita al ritiro dell'emendamento. Ove tale invito non venga accolto, il parere del Governo sarà contrario.

Allo stesso modo, il Governo esprime parere contrario sull'emendamento 3.3. Quanto all'emendamento 3.5, primo firmatario il senatore Scanu, il Governo fa presente che è disposto ad impegnarsi non solo per l'adozione di un piano di monitoraggio, ma anche per il proseguimento delle attività già in corso per l'individuazione dei rischi connessi all'impiego del personale in zone inquinate. Non è invece possibile per il Governo in questa sede impegnarsi in relazione alla previsione di spesa, mentre accoglierebbe un ordine del giorno in cui si prevedesse sostanzialmente un impegno per il rafforzamento delle attività già in corso in relazione al monitoraggio, fino alle parole «di prevenzione e protezione». Diversamente, il parere del Governo non potrà che essere contrario.

PRESIDENTE. Senatrice Pinotti, accoglie l'invito formulato dal rappresentante del Governo in relazione all'emendamento 3.2?

PINOTTI (PD). Signora Presidente, ringrazio il sottosegretario Cossiga per le spiegazioni: ovviamente siamo a conoscenza del fatto che è presente l'attività di sminamento in Libano, dove peraltro è in corso anche un'attività molto interessante che vede per la prima volta un'intensa collaborazione tra le ONG e le nostre Forze armate, con un protocollo d'intesa che prevede anche le modalità di suddivisione dei ruoli. Pertanto, da questo punto di vista, sia per quanto riguarda lo sminamento in cui sono impegnati i nostri soldati, sia per altre attività, siamo a conoscenza del fatto che sono già previste nel provvedimento.

Tuttavia, come tutti sappiamo in quella zona nell'ultima settimana di conflitto tra Israele e Libano sono state gettate circa un milione di clusters bomb: stiamo parlando cioè di un terreno che, per essere bonificato, ha bisogno di molti interventi. Quindi, oltre agli stanziamenti già previsti, essendo importante che venga proseguito questo lavoro, non solo dalle nostre Forze armate - lo ripeto - ma anche dalle ONG che sono impegnate e con le quali c'è un'ottima collaborazione (si tratta di uno dei settori in cui si sta creando un'intesa molto profonda e positiva), crediamo sia necessario sostenerlo con un impegno finanziario ulteriore.

Insisto, quindi, per la votazione dell'emendamento 3.2.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 3.2.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.2, presentato dalla senatrice Pinotti e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1334

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.3.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.3, presentato dal senatore Scanu e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1334

 

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.4 è stato ritirato e che l'emendamento 3.200 è stato trasformato in un ordine del giorno, già accolto dal Governo.

Chiedo ai presentatori se accolgono la proposta del Governo di ritirare e trasformare l'emendamento 3.5 in un ordine del giorno.

 

INCOSTANTE (PD). Signor Presidente, aggiungo la firma all'emendamento 3.5 e ne chiedo la votazione con il sistema elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.5, presentato dal senatore Scanu e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1334

 

PRESIDENTE. Non essendo stati presentati emendamenti e ordini del giorno ai successivi articoli del decreto-legge, passiamo all'esame dell'ordine del giorno riferito all'articolo 7 del decreto-legge, che invito i presentatori ad illustrare.

CAFORIO (IdV). Signora Presidente, con l'ordine del giorno G7.200 vorremmo richiamare l'attenzione dell'Assemblea sul comma 1 dell'articolo 7, in cui è prevista la copertura finanziaria per complessivamente 808.385.522 euro per l'anno 2009 e 250.000 a decorrere dall'anno 2010.

Nonostante il summenzionato articolo 7, comma 1, si riferisca in generale agli oneri per l'anno 2009, il calcolo che li vede quantificati in 808.135.522 attiene quasi totalmente alla proroga delle missioni internazionali limitatamente sino al 30 giugno 2009. Rammento quanto stabilito dalla legge finanziaria 2007, che autorizza per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, la spesa di 1 miliardo di euro per la partecipazione alle missioni internazionali di pace ed istituisce a tale scopo un apposito fondo nell'ambito dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze.

Quindi, al netto dei fondi utilizzati nel presente disegno di legge per il finanziamento delle missioni attinenti al primo semestre 2009, i fondi stanziati dalla legge finanziaria 2007 per coprire gli oneri di spesa che interessano il periodo 30 giugno 2009 - 31 dicembre 2009 sono quantificati in poco più di 190 milioni di euro. Ritenendo quindi reale il rischio che, per il secondo semestre 2009, non sussistano fondi sufficienti a garantire la proroga delle summenzionate missioni, si vuole impegnare il Governo a valutare il pericolo illustrato e contestualmente ad indicare alle Camere quali fondi alternativi eventualmente pensa di poter utilizzare.

 

PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'ordine del giorno in esame.

BETTAMIO, relatore. Esprimo parere contrario sull'ordine del giorno G7.200.

COSSIGA, sottosegretario di Stato per la difesa. Non posso accogliere questo ordine del giorno per il semplice fatto che non nutro le stesse preoccupazioni del presentatore. Quindi, illustrerò la motivazione per cui non lo accolgo e probabilmente riuscirò anche a togliere alcuni dei dubbi che i presentatori hanno avanzato.

Come noto, la legge finanziaria del 2007 ha autorizzato la spesa di un miliardo di euro per tre anni, sulla base del criterio di programmazione, che sin qui è stato seguito, secondo il quale gli oneri addebitati a ciascuna singola missione erano soltanto i cosiddetti oneri diretti.

Con questo decreto, in particolare, in relazione alle richieste provenienti da entrambi i rami del Parlamento, sono stati presi in carico nel primo semestre (mi riferisco ai 1.808 milioni di euro che lei ha citato) anche alcuni altri oneri, in particolare quelli relativi alla preparazione delle forze prima del loro impiego in teatro ed anche di quelli relativi a delle manutenzioni straordinarie in relazione all'impiego dei mezzi in teatro. Questa è la ragione per cui quel fondo, che era stato costruito seguendo un'altra logica, è evidentemente non capiente.

Nell'emanazione di tale decreto, in sede di Consiglio dei ministri (da questo punto di vista il Governo non ha difficoltà a confermarlo), è stata comunque assicurata la copertura degli oneri semestrali, che saranno pari a circa 700 milioni nel secondo semestre, impiegando ovviamente altri fondi presenti in finanziaria, o direttamente o attraverso una nuova alimentazione. La ragione per cui non c'è capienza deriva quindi proprio dalla modifica concettuale delle spese che vengono coperte.

Pertanto, da questo punto di vista il Governo può serenamente confermare la volontà di mantenere il cosiddetto livello di ambizione in relazione alle nostre missioni all'estero, anche se ciò localmente può comportare delle modifiche, perché il livello di ambizione e di impegno non è ovviamente esclusivamente legato al numero di soldati che partecipano ad una missione o ai soldi che vengono spesi, ma è un concetto più ampio. Per tale ragione il Governo si impegna a garantire il finanziamento anche per i restanti sei mesi, anche se è perfettamente a conoscenza del fatto che ciò avverrà attraverso quel fondo che è stato costruito secondo una logica diversa.

Quindi, formalmente, come vede, non posso accettare questo ordine del giorno, ma il Governo ha già sostanzialmente provveduto ad evitare che le preoccupazioni da lei espresse si possano concretizzare.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno G7.200.

 

GIAMBRONE (IdV). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Giambrone, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno G7.200, presentato dal senatore Pedica e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1334

PRESIDENTE.

Passiamo alla votazione finale.

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Signora Presidente, colleghi senatori, l'Aula del Senato è chiamata a votare nuovamente, a distanza di poco tempo, la proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali.

È evidente che non ci sono dubbi sul nostro voto a favore di questo provvedimento, di quello che riteniamo cioè un dovere nei confronti dei nostri soldati, al quale non ci dobbiamo, né ci vogliamo, sottrarre. A loro, ancora una volta, va il nostro profondo senso di rispetto e di riconoscenza, perché con alto senso dello Stato e coraggio portano aiuto alle popolazioni civili, in situazioni spesso di estrema difficoltà e delicatezza, in operazioni di peace keeping molto dispendiose sotto il profilo degli uomini, dei mezzi e delle capacità da mettere in campo.

Per tali motivi vorremmo che questo non fosse un appuntamento burocratico, cadenzato in pochi mesi, ma che si possa avviare una seria programmazione per dare più certezze ai nostri soldati. In questo senso, non giovano di certo i tagli predisposti ai fondi per la difesa, lontani dallo standard che la NATO ci chiede per rendere affidabile il nostro sistema difensivo.

Nel disegno di legge è illustrato, con la necessaria dovizia di particolari, il grande lavoro che i nostri militari stanno svolgendo in ogni parte del mondo e che oggi siamo chiamati a rinnovare: le iniziative di cooperazione in Afghanistan, in Iraq, in Libano, gli interventi per le esigenze di prima necessità delle popolazioni locali di regioni quali i Balcani, il sostegno alla ricostruzione, alla pacificazione, alla stabilizzazione politica di aree in bilico tante parti del mondo.

L'Afghanistan appare certamente lo scenario più ricco di avversità. Per stessa recente ammissione del ministro La Russa, siamo di fronte ad una missione pericolosissima, in un clima che, se anche recentemente non sta interessando le cronache dei giornali, si sta facendo di giorno in giorno più pesante. A fronte di un impegno delle truppe italiane a contatto con la popolazione civile, sempre teso alla ricostruzione, i talebani stanno rispondendo con attentati, ordigni esplosivi per le strade, lanci di razzi. Negli ultimi due mesi si sono verificati ben trenta tentativi di attacco nei confronti dei soldati italiani.

Il nostro contingente - ci fa sapere lo stesso Ministro - non aumenterà oltre i 2.800 soldati, anche se, qualche ora fa, il Ministro degli esteri ha ventilato la possibilità di un contingente aggiuntivo di circa 200-250 uomini per il periodo di svolgimento delle elezioni presidenziali. Soldati ai quali, in ogni caso, spetterà l'arduo compito di limitare gli atti di terrorismo, di garantire libere elezioni, ma anche di bloccare le attività illegali che arricchiscono i talebani; pensiamo, ad esempio, al commercio di oppio, di cui l'Afghanistan resta, nonostante gli sforzi internazionali, il maggior produttore mondiale.

In Libano la situazione appare molto più complessa sotto il profilo politico. Esiste una forza di interposizione UNIFIL, che nacque - lo ricordiamo - anche grazie a un forte impegno congiunto di maggioranza e opposizione nell'agosto 2006, per arginare la guerra tra Israele e i miliziani di Hezbollah. Oggi il Partito di Dio è ancora forte, minaccia con i suoi razzi il confine con Israele e ha insanguinato il Paese con una lunga catena di attentati. Le prossime elezioni di giugno saranno decisive per capire a chi i libanesi daranno fiducia, le conseguenti alleanze del Paese e i rapporti con le vicine Iran e Siria. Restano i rischi per una missione di interposizione che si pone di fatto come cuscinetto di divisione e che quindi riveste grande importanza per la stabilizzazione di tutto lo scacchiere mediorientale, anche se sono evidenti i limiti della nostra interposizione.

Nei Balcani, altro punto nodale, la situazione appare congelata, ma in realtà è in grande fermento. C'è da registrare la forte instabilità della Bosnia, ma soprattutto l'indipendenza del Kosovo, che resta un capitolo ancora non chiuso e che rischia di trascendere in scontri di stampo ultranazionalistico, etnico e religioso. La stabilità dei Balcani, vista la sua posizione geografica, deve essere il prima possibile un punto fermo per il nostro Paese e per tutta l'Europa, specie per il rischio che una nuova ondata di profughi da quelle zone possa interessare proprio l'Italia.

Tra le altre operazioni che oggi rifinanziamo certamente citiamo quelle per la ricostruzione dell'Iraq, Paese nel quale resta comunque di altissimo profilo il nostro impegno; e poi un impegno che va dalla Georgia, all'Albania, dal Congo a Hebron e Rafah, contro il fenomeno della pirateria sulle coste della Somalia, per la cooperazione contro l'immigrazione clandestina in Libia, di cui molto si è parlato in quest'Aula nei giorni scorsi, grazie all'aiuto della Guardia di finanza e senza dimenticare il contributo di Polizia e Carabinieri per addestrare la polizia locale e renderla quindi pienamente autonoma.

Particolarmente significativo, poi, sotto il profilo umanitario, ci pare il nostro prossimo impegno in Darfur, dove da anni viene perpetrato un genocidio dimenticato quasi del tutto dai mezzi di informazione, un nuovo Olocausto di fronte al quale si vorrebbe chiudere gli occhi. L'Italia sarà presente, seppur limitatamente alle sue potenzialità, con personale militare alla missione UNAMID, che raggruppa forze delle Nazioni Unite e dell'Unione africana.

Ci interroghiamo semmai su una possibile razionalizzazione delle risorse e degli uomini, per esempio in scenari come quello albanese, dove da molti anni la situazione dell'immigrazione clandestina appare normalizzata e dove quindi il nostro impegno può essere, crediamo, limitato e le forze dislocate in altri luoghi più a rischio.

Signora Presidente, colleghi senatori, i nostri soldati impegnati in ogni parte del mondo oggi ci chiedono di metterli in condizione di fare il proprio dovere: portare la pace, aiutare le popolazioni in difficoltà, ricostruire laddove una guerra ha distrutto, garantire lo svolgimento di una vita democratica. Lo faremo, convinti della necessità che le nostre Forze armate abbiano il riconoscimento e il sostegno che meritano, ben maggiore di quello che hanno oggi, perché venga valorizzata sempre più la funzione fondamentale che svolgono: portare il Tricolore nelle parti più difficili del mondo, rappresentando con coraggio e abnegazione l'Italia e i suoi migliori valori. (Applausi dal Gruppo UDC-SVP-Aut e della senatrice Carlino).

PEDICA (IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PEDICA (IdV). Signora Presidente, l'Italia dei Valori ha preso posizioni caratterizzate da senso di responsabilità istituzionale, da attenzione alle esigenze dei militari impegnati all'estero, anche da diversi anni, nonché da un approccio dialogante e aperto con la maggioranza di Governo. Delle missioni all'estero il tratto che osserviamo con più favore come Italia dei Valori è quello del multilateralismo.

In un contesto internazionale complesso, in cui la singola forza di ogni Stato nazionale impallidisce rispetto alle organizzazioni criminali sopranazionali ed in cui ogni aspetto della vita pubblica, da quello economico a quello politico, è intimamente legato alle vicende estere, confermare un impegno multilaterale è l'unica via per poter esercitare un ruolo di primo piano. Si invita, quindi, il Governo a continuare sulla linea che caratterizza la nostra politica estera, ribadendo, con mezzi e finanze, la partecipazione italiana a missioni ONU, a operazioni NATO, agli impegni dell'Unione europea e alle attività OSCE.

È di poche ore fa la notizia che la Repubblica Ceca ha ratificato, dopo molti rinvii, il Trattato di Lisbona, che, come ricorderete, prevede un rafforzamento della politica estera comunitaria, dà uno status giuridico autonomo all'Unione europea nelle relazioni internazionali e rivaluta la figura dell'Alto rappresentante per la PESD. Dunque, anche con tale piccolo passo ulteriore, ci si avvia verso un'epoca in cui o si è multilaterali ed europei o non lo si è.

Per tali motivi, come ho rilevato in discussione generale, quando l'Italia conclude, come ha fatto con la Libia, trattati bilaterali (anzi unilaterali se si considera quanto il nostro Paese dà e quanto riceve dalla Libia) l'Italia dei Valori è e sarà fortemente critica ed esprimerà i suoi dubbi sull'utilizzo di risorse per sancire tale antidemocratica alleanza, come si è fatto al comma 25 dell'articolo 3 dell'Atto Senato n. 1334 oggi in esame. E critica sarà di nuovo, lo anticipo colleghi, la nostra posizione in ordine alla discussione in Aula, domani mattina, relativamente all'ultimo accordo frutto di una volontà personalistica del Premier, ossia quello di una cooperazione in materia giudiziaria e di polizia concluso con la Russia. Tuttavia, quando si tratta di approvare provvedimenti come quello di oggi, in cui lo spirito generale va nel senso di una partnership europea e di una condivisione di oneri ed onori con gli altri Paesi, non possiamo che essere d'accordo.

Rimangono però alcune ombre sul provvedimento, che riguardano principalmente la mancanza da parte del Governo di un'analisi globale della nostra linea di politica estera. Penso, ad esempio, alla situazione afgana. Sempre dalle agenzie di questa mattina, si apprende che l'Italia sta valutando l'invio di rinforzi, per qualche centinaio di uomini, con l'obiettivo di garantire il regolare svolgimento delle elezioni presidenziali afgane del prossimo 20 agosto. Lo ha annunciato il ministro Frattini, che si trova alla base dei militari italiani ad Herat, nell'Ovest dell'Afghanistan. Tale annuncio porta chiaramente con sé un messaggio circa l'estrema fluidità delle condizioni e l'instabilità della regione.

Pertanto, oltre che confermare il nostro impegno nell'area, come si fa con il decreto-legge di proroga delle missioni, ed annunciare un aumento delle forze per le elezioni ad Herat, sarebbe utile che il Ministro venisse in Aula e prevedesse un momento di confronto più generale sullo stato del Paese afgano, sui risultati conseguiti dai nostri soldati, sulla necessità di riformulare la missione, magari concentrandola di più su iniziative economiche che contrastino l'economia illegale degli oppiacei, base di finanziamento dei terroristi.

La necessità di condurre un confronto di ampio respiro fra Governo, Ministero degli esteri e della difesa e Parlamento, si evidenzia anche su altri punti deboli del disegno di legge, quelli in cui si rifinanziano missioni composte da pochissimi uomini, come a Haiti, Cipro o Malta, sulla cui reale effettività è lecito nutrire dei dubbi.

Anche sulla crisi nella Striscia di Gaza, in cui i rifugiati e la popolazione civile versano in condizioni drammatiche, sarebbe importante - ed è già stato più volte richiesto - un confronto volto a definire possibili iniziative future, che risultano sempre più utili ora che anche il Governo israeliano si caratterizza per un'estrema debolezza. Solo oggi il presidente israeliano Shimon Peres inizierà le consultazioni per decidere a chi assegnare l'incarico di formare il nuovo Governo dopo le elezioni del 10 febbraio.

Da quanto detto fino ad ora, si desume chiaramente che lo strumento della decretazione d'urgenza sulla proroga delle missioni internazionali e sul loro rifinanziamento non è sufficiente per esaurire l'impegno di tutti sulla politica internazionale. Si adoperino, dunque, gli strumenti che l'ordinamento prevede. Tra di essi è importante citare la relazione che è stata oggetto dell'ordine del giorno dell'Italia dei Valori, purtroppo non letta e non compresa dal Governo, come avrò modo di spiegare tra breve. Oppure se ne inventino di nuovi, basta che si arrivi ad una consultazione complessiva su ciò che l'Italia fa al di fuori dei suoi confini e su come lo fa.

Ai rilievi mossi sinora si associano, poi, quelli di carattere economico circa la copertura finanziaria del provvedimento, che impiega praticamente tutte le risorse del 2009 per coprire solo - lo sottolineo - i primi sei mesi dell'anno. Spero che, anche stimolati dalle nostre riflessioni, si possa fare chiarezza sul punto.

Mi è dispiaciuto che il Governo abbia bocciato gli ordini del giorno presentati, certo non ostruzionistici, ma cooperativi e mi dispiace che questi siano caduti nel vuoto e nel silenzio della maggioranza. Poiché il Governo ha tenuto a specificare che non è stato ben chiarito a cosa si impegnasse l'Esecutivo nel dispositivo del nostro ordine del giorno G01.200, faccio notare che l'impegno del Governo da noi formulato corrisponde alla lettera dell'articolo 14 "Relazione sulle operazioni internazionali in corso" della legge 11 agosto 2003, n. 231, da voi stessi approvata. Invito il Governo a non rispondere con l'arroganza che lo ha caratterizzato fin dalla sua nascita e a leggere questo articolo, che recita le stesse parole che ho scritto nell'ordine del giorno. Il Governo, quindi, fa una legge, la scrive e oggi la boccia.

Anche il Partito Democratico in questo momento non ha letto questo impegno e credo non abbia letto quello che nel 2003 è stato votato dal centrodestra. Questo è un atto di irresponsabilità da parte di un Governo che fa le leggi e non le applica, anzi oggi addirittura smentisce quella legge esprimendo parere contrario su un ordine del giorno che dice le stesse cose. Questo è una cosa che deve far riflettere.

Invito pertanto i colleghi del Partito Democratico ed il Governo a leggere la legge 11 agosto 2003, n. 231, perché è grave che il Governo oggi ci dica che non abbiamo capito: che cosa non abbiamo capito? Quello che hanno scritto loro? Si boccia una legge che ha scritto la maggioranza nel 2003. Questo deve fare riflettere, signor Presidente. L'articolo 14 di quella legge, «Relazione sulle operazioni internazionali in corso» recita le stesse parole dell'impegno al Governo che l'Italia dei Valori ha chiesto di votare. Senso di responsabilità vorrebbe che il Governo leggesse quello che non ha letto e che addirittura ha bocciato: fa le leggi e se le boccia.

Insomma, cari colleghi del Partito Democratico, oggi l'Italia dei Valori dimostra, ancora una volta, che l'opposizione deve saper svolgere un ruolo duplice. Di contrasto, di denuncia, di ferma lotta quando si propongono decreti e linee politiche incostituzionali o irragionevoli. Di cooperazione, di proposta costruttiva, però, di dialogo aperto, quando si trattano provvedimenti che mirano a mantenere l'Italia un Paese influente e capace di fare la differenza per tanti popoli, per tante sofferenze, per tanti conflitti. Oggi, colleghi, che discutiamo della proroga delle missioni, credo che l'opposizione debba svolgere questo secondo ruolo di cooperazione.

L'Italia dei Valori, nonostante i rilievi mossi, voterà positivamente alla conversione del decreto-legge. L'Italia dei Valori ritiene infatti che la pace e gli sforzi per il raggiungimento di questa, non abbiano colore politico, ma solo il bianco rosso e verde di una Italia bella, che si impegna per garantire condizioni democratiche e pacifiche in tanti Paesi, in tante realtà. (Applausi dal Gruppo IdV e della senatrice Sbarbati).

TORRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TORRI (LNP). Signora Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, il decreto-legge di proroga delle missioni militari internazionali delle nostre Forze armate è stato varato dal Consiglio dei ministri il 18 dicembre; è stato quindi varato in anticipo rispetto a quanto avveniva negli scorsi anni, quando occorreva spesso attendere la metà o la fine di gennaio, e questo per noi è un valore aggiunto e sicuramente fa onore al Ministro e al Governo tutto.

Questo è uno dei segnali che, secondo noi, il comparto della Difesa si aspettava e che è stato dato: un netto cambio di marcia, un approccio nuovo ed un rinnovato dinamismo del Governo rispetto alle missioni internazionali gioveranno sicuramente alle nostre Forze armate e a tutti i militari che vi sono impiegati.

Tuttavia, questo non è il solo elemento sostanziale di novità che merita di essere esaminato, ma ve ne sono almeno altri due. Il primo è che per quanto riguarda l'orizzonte temporale del provvedimento si è infatti ritornati alla vecchia cadenza semestrale, dopo un'esperienza di livello annuale; pertanto, il Ministro ritiene molto importante questo cambiamento sostanziale, come dato di legislatura.

Il secondo aspetto riguarda la novità dell'entità delle risorse allocate agli interventi, per consentire la prosecuzione di quelli all'estero fino al 30 giugno. Come tutti sanno, infatti, sono stati messi a disposizione ben 808 milioni di euro, che non sono pochi, ma anzi costituiscono una cifra imponente, comprensiva di 78 milioni per la copertura delle spese assicurative di trasporto dei nostri contingenti lungo tutto l'arco del 2009 e di altri 32 milioni per la realizzazione delle infrastrutture d'interesse dei militari italiani nuovamente schierati all'estero.

L'incremento che si va a delineare è tanto più significativo se si tiene conto del fatto che a luglio sarà difficile realizzare risparmi sulle missioni che risultano ancora in corso, seppure si pensi già agli eventuali tagli che si potrebbero effettuare sul Libano, sulla Bosnia Erzegovina e sul Ciad. In seguito al varo di questo provvedimento oggi all'esame dell'Aula del Senato, crescerà senza dubbio la presenza in Afghanistan: riteniamo che sarà così e - come si era già intuito all'indomani della conclusione della visita a Roma del generale Petraeus - sicuramente il contingente là presente potrebbe essere ampliato.

Costituisce un elemento nuovo anche la decisione di partecipare agli sforzi delle Nazioni Unite e dell'Unione africana in Darfur, stanziando 5,5 milioni di euro per permettere a 100 uomini e a due elicotteri la partecipazione all'operazione UNAMID: in questo modo, il Governo ha anche adempiuto ad un impegno che aveva già preso in Parlamento.

Riteniamo ottima la scelta di mettere 8,7 milioni di euro a disposizione di Atalanta, la missione europea per il contrasto alla pirateria somala: ciò dovrebbe bastare ad assicurarci la presenza di una fregata della classe Maestrale in quelle acque abbastanza tempestose. Alla Camera dobbiamo tener presente anche che con opportuni emendamenti si ha avuto cura di inserire disposizioni che permettano ai nostri militari imbarcati di catturare e perseguire adeguatamente coloro che si sono macchiati di questo crimine di pirateria.

Colleghi, abbiamo davanti ai nostri occhi forse il provvedimento più importante di politica estera e di sicurezza nazionale di questo semestre del 2009. Si tratta di un disegno di legge in cui si esprime la volontà del nostro Paese di fare la sua parte nella lotta al terrorismo internazionale e al fanatismo religioso, per la creazione di un mondo più stabile e, soprattutto, prevedibile.

In conclusione, vorrei inoltre muovere alcune considerazioni e dare un suggerimento al Ministro: come ha già ribadito il mio collega di Gruppo, senatore Alberto Filippi, missione dopo missione, il nostro Paese sta dimostrando con i fatti di essere presente ovunque e di contribuire con grande generosità agli impegni internazionali assunti. Inoltre, le nostre Forze armate, con i loro uomini, non hanno mai occupato nulla nel mondo; anzi, hanno dato tanto, e le affermazioni che faccio sono supportate da alcuni fatti. L'esempio più lampante è costituito dai militari che, nell'ambito delle diverse missioni, hanno dato vita soprattutto ad un'attenzione umanitaria nei confronti delle popolazioni presso cui sono intervenuti e non ad un atteggiamento di conquista (come in passate legislature volevano far credere alcune frange della sinistra antagonista). Di missioni di pace si tratta: sono state messe in campo soprattutto missioni che hanno portato la pace. Non solo, abbiamo costruito ospedali, scuole e, in alcuni casi, aeroporti. In Africa e in Asia ve ne sono tracce e testimonianze.

Dobbiamo anche ragionare. Quella di oggi ritengo sia per questo Parlamento, che discute di un tema così serio, una giornata molto importante. Dobbiamo prendere atto che tutte le forze politiche hanno cercato, chi in un modo chi in un altro, con alcune diversità, di appoggiare in toto le missioni che devono essere effettuate all'estero e non è un dato di poco conto; anzi, è molto importante. Ritengo che questo inizio di legislatura abbia cambiato l'approccio ad impegni così importanti, evitando molta litigiosità ma, soprattutto, mettendo in campo il buon senso. A tal proposito, vorrei rivolgermi al Ministro per suggerirgli che sarebbe buona cosa che faccia tesoro di queste convergenze che si sono create fra tutti i partiti e, soprattutto, non abbia paura a farsene carico. È un merito perché sicuramente è un nuovo modo di fare politica.

Noi della Lega Nord Padania sicuramente condividiamo in toto i contenuti del decreto per la cui conversione voteremo a favore, rivolgendo però una raccomandazione al Governo: sarebbe opportuno che in futuro si verifichino situazioni di più rigoroso impegno dei militari, soprattutto controllando meglio le missioni. Per il resto, abbiamo poco da aggiungere. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL. Congratulazioni).

SCANU (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCANU (PD). Signora Presidente, vorrei iniziare a svolgere qualche riflessione muovendo da un'affermazione appena pronunciata dal collega Torri, il quale, ritengo con molto acume politico, ha considerato che quello in discussione questa sera è l'atto più importante di politica estera che un Governo compia nel corso di un anno solare. Ciò che purtroppo contrasta e stride rispetto a questa affermazione così impegnativa è il risultato del contesto in cui questa discussione, signora Presidente, si sviluppa, un contesto che ha una caratterizzazione per niente politica. Il provvedimento che stiamo discutendo sembra essere piuttosto un rendiconto di tipo ragionieristico, anziché una serie di valutazioni di carattere politico. (Applausi del senatore Perduca).

Stiamo parlando di 8.500 uomini per turno (potremmo dire che in tutto sono 40.000) ai quali puntualmente, come rispondendo ad un refrain ancestrale, inviamo saluti e baci senza che però a questo tipo di riconoscimento, che può sembrare soltanto di maniera, corrispondano poi i fatti, corrisponda l'impegno. È troppo chiedere al Governo di predisporre un veicolo legislativo che consenta al Parlamento di ragionare di politica relativamente a questi aspetti così importanti? È troppo chiedere che del destino di 40.000 persone si possa parlare con un maggiore senso di responsabilità, senza che questo avvenga in un contesto ripetitivo, scontato, come se piuttosto che parlare di politica parlassimo soltanto di numeri?

Eppure i problemi non mancano. (Brusìo). Signora Presidente, io non voglio sostituirmi a lei, ma ...

 

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

 

SCANU (PD). Dicevo, eppure i problemi non mancano. L'amministrazione americana, per il tramite del suo Vice presidente, nella recente conferenza di Monaco, ha ammesso sostanzialmente il fallimento della politica della NATO in terra di Afghanistan; ha ammesso che ci vuole più politica, che ci vuole una ricerca maggiore di consenso; ha ammesso che un'intensificazione dell'azione bellica non è ciò di cui c'è bisogno, perché semmai c'è bisogno di interloquire di più e meglio, di aprire fronti di dialogo e di stendere ponti di discussione. Eppure di questo qui oggi non si è parlato. Non s'è parlato stamattina neanche del fatto (ne ha fatto cenno in verità soltanto - e non è poco - il collega Marcenaro) che nel 2008, a causa dei cosiddetti danni collaterali (non poteva essere coniato un più cinico eufemismo), ben 2.118 persone civili sono morte, segnando un aumento del 40 per cento (fonte ONU) rispetto a quanto avveniva nel 2001.

Non abbiamo sentito parlare, signora Presidente e signori del Governo, neppure della necessità di sollecitare un rapporto nuovo e diverso col Pakistan, con l'Iran, con la Russia, Regioni, Stati, Nazioni dai quali non si può prescindere se si vuole cercare di dare una risposta seria in quella regione così disastrata.

Non si è parlato, e ritengo che questo sia l'aspetto politicamente più grave, della schizofrenia di questo Governo, un Governo che predica la sicurezza, che si manifesta e si esprime anche con atteggiamenti marziali accanto ai soldati, che cerca di accreditare l'idea che sente i problemi di quella categoria, ma che in realtà trascura vergognosamente il comparto della difesa e della sicurezza, ignora i bisogni di quei lavoratori (Applausi dal Gruppo PD) e cerca di gabbare il popolo italiano con indicazioni di particolare fumosità gabellando per scelte politiche spot elettorali, questioni che non hanno niente a che vedere con la soluzione effettiva dei problemi della sicurezza e della difesa.

In questo Senato, appena qualche mese fa, il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Camporini, ha formalmente manifestato tutta la propria preoccupazione relativamente al fatto che la carenza di fondi e i tagli che sono stati inferti a questo comparto... (Brusìo. Richiami del Presidente). Forse bisogna raccontare barzellette per essere ascoltati in questo Paese. (Applausi dal Gruppo PD. Commenti dal Gruppo PdL). Dicevo, il generale Camporini, capo di Stato maggiore della Difesa, ha formalmente riconosciuto e dichiarato la mancanza di risorse finanziarie per garantire l'addestramento di queste persone; ha formalmente invitato a stare attenti, perché con questi fondi, con queste disponibilità finanziarie non esistono oggettivamente le condizioni per preparare queste persone alle missioni internazionali. Di questo non si è parlato. Oggi non si è parlato di questo. Si è parlato di altre cose. Si è parlato di tutt'altro, tranne che delle missioni internazionali.

Non si è parlato di Gaza. Io trovo sconvolgente che con una battuta e, prima ancora, con una dichiarazione del tipo "vorrei ma non posso", sia stato liquidato l'emendamento del Partito Democratico con il quale veniva chiesto a questo Governo di prevedere - e i tempi ci sono, perché il decreto scade il 2 marzo - uno stanziamento di 12 milioni di euro per dare una risposta concreta, e non con i lacrimoni, ad un popolo che sta soffrendo. (Applausi del senatore Serra).

La missione di Gaza, infatti, non è un'invenzione del Partito Democratico, come ritengo non sia stata un'invenzione del ministro Frattini quando un mese fa ne ha riconosciuto l'utilità. E allora perché non accettare questo emendamento? Perché abbarbicarsi all'inviolabilità dei decreti? Di inviolabilità, infatti, si tratta perché, benché esista il tempo per modificarlo proprio perché scade il 2 marzo, voi della maggioranza e del Governo, pur riconoscendone l'importanza, avete preferito tenere blindato il pacchetto perché nulla possa essere modificato.

Presidenza della vice presidente MAURO(ore 17,50)

 

(Segue SCANU). E siccome in quest'Aula qualche giorno fa qualcuno di voi, rivolgendosi alla nostra parte, ci ha attaccati e tacciati di essere portatori di morte e di essere ostili ad una cultura della vita, vorremmo sapere per quale ragione non è stato accettato neppure uno dei nostri emendamenti: quello con cui si vorrebbe ridurre la mortalità da parto in Afghanistan; quello con cui si vorrebbero intensificare le vaccinazioni dei bambini che muoiono a grappoli, colpiti dalle malattie endemiche; oppure quelli per il rifinanziamento delle attività di bonifica dalle clusters bomb. Qualche mese fa, questa stessa Aula ha solennemente e pomposamente votato una mozione e oggi non si trovano il tempo e la disponibilità di andare oltre un usurato ordine del giorno.

Perché quest'Aula, questa maggioranza e questo Governo, che hanno a cuore la vita delle donne e degli uomini, italiani e non che siano, in questa circostanza fa scelte di questo tipo piuttosto che dare risposte concrete? Noi non diremo che questa è una cultura della morte, ma da questo episodio e da queste circostanze così gravi può certamente derivare un invito ad essere più prudenti quando formulate certe considerazioni nei confronti di questa parte politica.

Noi voteremo a favore di questo provvedimento perché ci rendiamo conto che esso è necessitato dalle circostanze, ma votiamo contro la politica che il Governo ha attuato e ha manifestato in questo preciso contesto. Votiamo contro l'azione del Governo per la sua indisponibilità ad accogliere anche le seppur minime indicazioni dell'opposizione.

Signora Presidente, mi permetta di concludere con un pensiero rivolto al senatore Pedica del Gruppo dell'Italia dei Valori, il quale ritiene di dover dare lezioni al Partito Democratico su come si fa l'opposizione. Caro senatore Pedica, se lei intende maramaldeggiare, ritenendo che qui ci sia qualche uomo quasi morto da sfinire, se lei ritiene che il nostro sia un partito in agonia del quale cercare di fare strame con certe lezioni che volentieri rimandiamo al mittente, si sbaglia: il nostro è un partito in piedi. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

TOFANI (PdL). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TOFANI (PdL). Signora Presidente, signor Ministro, rappresentanti del Governo, colleghi senatori, io credo che forse sia sfuggito un passaggio importante (quanto meno è stato sottaciuto), che pure è emerso da questo dibattito e dal dibattito nelle Commissioni riunite affari esteri e difesa, e che ha visto il Governo sensibile proprio ad un'iniziativa di carattere parlamentare; iniziativa di carattere parlamentare che credo possa essere inquadrata e sostenuta proprio dall'emendamento e dal successivo ordine del giorno che il relatore, senatore Ramponi, ha presentato.

Nel corso di questo dibattito è emersa la disponibilità del Governo a fare in modo che nelle prossime circostanze sia meno rituale questo passaggio alle Camere in riferimento a questo specifico tema e sia invece pronto e disponibile il Governo a coinvolgere i due rami del Parlamento su un'importante, fondamentale attività della politica internazionale dell'Italia e della politica della difesa italiana.

Io credo che questo aspetto vada sottolineato, avendo presente un fatto importante: le operazioni militari sono uno strumento di progetto politico e quindi bisogna abituarci a discutere sugli obiettivi politici della missione. È necessario parlarne prima, discuterne, capire, conoscere, avere contezza di tutti quegli argomenti che sono stati accolti dal Governo recependo appunto, come dicevo prima, l'ordine del giorno presentato dal senatore Ramponi.

È giusto che non si parli di questo tema solamente nel momento in cui il Parlamento viene chiamato alla conversione del decreto. Del resto, lo stesso decreto, nell'articolo di copertura, mostra la portata e l'importanza dell'argomento e di quanto sia giusto e corretto che vi sia un approfondimento. Avere impegnato oltre 800 milioni di euro per sei mesi dà proprio l'immagine chiara di quanto l'Italia voglia essere protagonista, così come lo è, in riferimento alle missioni militari di pace per la crescita e l'organizzazione di quei popoli che hanno bisogno di sostegno ma anche, nello stesso tempo, di quanto l'Italia sia in prima linea a combattere ogni forma di terrorismo, confermando in tal maniera le linee di questo Governo e della maggioranza. (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Tofani. Colleghi, per cortesia, consentite al collega di svolgere il proprio intervento.

Prego, sentore Tofani, prosegua.

 

TOFANI (PdL). Grazie, signora Presidente. Al di là di quelli che pure sono stati gli elementi polemici espressi da parte dei Gruppi dell'opposizione, questi non hanno potuto che prendere atto della necessità e dell'opportunità di continuare su questa politica internazionale dell'Italia, su questa politica della difesa dell'Italia.

Colleghi senatori, se dovessimo volgere per un attimo uno sguardo all'indietro ci renderemmo conto di come le politiche in tal senso siano cambiate e migliorate. L'Italia ha ben dodici operazioni condotte da forze di polizia, mentre cinque missioni sono svolte dalla Guardia di finanza. Ciò significa che il progetto è essenzialmente propenso a far comprendere l'effettivo ruolo che vuole aver l'Italia.

Nel momento in cui si parla di affidabilità della nostra Nazione noi siamo felici e nel momento in cui si sottolinea il successo per l'ottimo lavoro svolto dai nostri soldati siamo altrettanto felici, però, altrettanto importante - e mi rivolgo al Governo - è svolgere un'ulteriore riflessione a latere, riflessione che non è seconda agli impegni previsti in modo specifico da questo decreto che stiamo convertendo. Questa riflessione riguarda il nuovo assetto geopolitico.

Siamo di fronte ad un quadro che in questi ultimi anni si è differenziato e dà la possibilità e l'opportunità all'Europa, e all'Italia in modo particolare, di riaffermare con determinazione questa volontà di solidarietà e di presenza nei confronti degli altri popoli. È altrettanto vero che, insieme a questo nuovo assetto geopolitico, deve essere compreso anche l'assetto macroeconomico delle Nazioni che si stanno in qualche modo posizionando in modo diverso.

Tutto fa parte di un progetto e noi non dobbiamo, e non possiamo, vedere questo importante impegno dell'Italia per le missioni di pace all'estero, che oggi viene confermato, scisso da queste altre riflessioni. Sono convinto, infatti, che gli italiani apprezzerebbero ancor più quanto si sta facendo ove riuscissimo a dare loro ulteriori indicazioni sulla politica generale dell'Italia, sulla politica estera, su una politica di pace ma anche sociale ed economica, perché è difficile dividere, rompere questi elementi che invece convivono. Credo che questo discorso improntato al realismo spesso sfugga a talune ipocrisie, ma penso sia necessario ribadirlo, per l'importanza e la portata che hanno questi aspetti.

Occorre operare con capacità e dignità e dare risultati. Non vorremmo - desidero sottolinearlo - che, nel momento in cui si raggiungesse un equilibrio nella situazione di crisi, si continuasse con una linea simile a quella che abbiamo seguito in Albania, cioè una forte presenza dell'Italia per aiutare a sostenere quella Nazione, per farla crescere e rimettere in moto, e poi una nostra scarsissima presenza attuale nell'attività ordinaria socio-economica di quel Paese.

Se riusciremo a dare questo taglio alla nostra politica e ad esplicitare questi arricchimenti, che sono impliciti, sono convinto che daremo anche un attestato di maggiore onore agli uomini e alle donne che vestono la divisa fuori dai confini nazionali e a tutti quegli operatori civili che lavorano per la crescita di quei territori.

In estrema sintesi, signor Ministro, mi auguro che il Governo, negli incontri che precederanno l'emanazione dei futuri decreti riferiti a queste missioni, possa approfondire questo dibattito ed esaltare gli intendimenti veri dell'Italia, nei confronti degli altri Paesi, in termini di amicizia e di solidarietà, ma altresì possa reclamare un ruolo più specifico dell'Italia, che non può essere solo richiesta e acclamata per ciò che sanno fare i suoi soldati e - consentitemelo - anche i suoi governanti, ma deve esserlo anche per tutto il sistema Paese, che non può svanire come un fenomeno carsico nel momento in cui in questi Paesi si determinano situazioni diverse.

Il Popolo della libertà vota perciò con convinzione a favore della conversione di questo decreto. Siamo convinti che in quest'Aula - forse è sfuggito, perciò lo ripeto - oggi sia stata scritta una pagina importante, quella di una maggiore collaborazione tra il Parlamento e il Governo. (Applausi dai Gruppi PdL e LNP. Congratulazioni).

 

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Colleghi, vi informo che sta assistendo ai nostri lavori la prima media della scuola "Paolo Stefanelli" di Roma. Rivolgiamo il nostro saluto agli alunni e agli insegnanti. (Applausi).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n.1334 (ore 18,07)

PRESIDENTE. Metto ai voti il disegno di legge, composto del solo articolo 1.

È approvato. (Brusìo)

Colleghi, vi invito per cortesia a evitare questo brusìo. Chi non è interessato ai lavori può continuare la conversazione fuori dall'Aula.

 

 


 

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (1334)

 

ORDINI DEL GIORNO G200 E SEGUENTI

G200

PERDUCA, PORETTI

Respinto

Il Senato,

considerata la prossima partecipazione italiana alla Missione Atalanta che ha lo scopo di proteggere le navi del programma alimentare mondiale (PAM) destinate agli sfollati in Somalia;

considerato che la Somalia non presenta alcuna garanzia dal punto di vista delle istituzioni con continue lotte intestine fra le fazioni che erano riuscite a riportare un minimo di stabilità il Paese, nonché improvvisi cambi di Governo senza il ricorso a dinamiche assimilabili alla pratica democratica;

considerato altresì che dall'indipendenza la regione nord-occidentale del Somaliland è riuscita a non cadere vittima della deriva di «stato fallito» (failed State) che ha caratterizzato la Somalia dall'inizio degli anni Novanta, e a sviluppare e rafforzare istituzioni dove i governanti sono sottoposti a un controllo popolare attivo e dove nel mese di marzo sono previste elezioni per il rinnovo delle cariche di Governo;

considerato che nel mese di settembre 2008, proprio per consentire una maggiore e rapida penetrazione nella zona, la Francia ha avviato contatti per l'utilizzazione del porto di Berbera, in Somaliland;

considerato che nel mese di luglio 2008, e ancora in autunno dello stesso anno, le forze del Somaliland hanno, dì propria iniziativa, lanciato una serie di incursioni di terra e di mare per liberare alcuni degli ostaggi tedeschi rapiti in giugno nonché per contrastare il fenomeno della pirateria nelle acque territoriali somale,

impegna il Governo

a prendere il considerazione il Somaliland come partner nel contrasto alla pirateria e nella ricerca della stabilizzazione della Somalia impegnandosi anche nel sostegno dell'esercizio democratico praticato il quella regione.

G201

PERDUCA, PORETTI

Respinto

Il Senato,

considerate le difficili condizioni in cui le missioni militari italiane all'estero si trovano a operare, spesso in zone a permanente rischio di conflitto a fuoco;

tenute presenti le regole d'ingaggio che, di teatro in teatro, determinano il modus operandi delle missioni come articolate dai mandati conferiti dalle deliberazioni degli organi internazionali o regionali che le hanno lanciate;

consideralo che in alcuni casi, come in Iraq e Sudan, i contingenti italiani si trovano ad agire in aree dove sono, o possono essere in atto, attività estrattive volte all'approvvigionamento di materie prime e fonti energetiche;

considerato che l'Italia non fa parte del gruppo di paese che hanno sviluppato i cosiddetti «Voluntary Principles on Security and Human Rights» (princìpi volontari sulla sicurezza e i diritti umani), elaborati e sottoscritti da Paesi bassi, Norvegia, Regno unito e Stati uniti, che fissano una serie di parametri per Governi e settore privato presenti e attivi in zone dove sono presenti le summenzionate attività,

impegna il Governo:

a non subappaltare, in nessun caso, alcuna delle funzioni militari e logistiche inerenti alle missioni internazionali, nonché al massimo rispetto del diritto umanitario internazionale dei propri militari quanto di quelli degli altri paesi partecipanti a missioni decretate da risoluzioni di organizzazioni internazionali o regionali.

G202

PERDUCA, PORETTI

Respinto

Il Senato,

viste le stime «Oppio in Afghanistan» dell'UNODC 2006, 2007, 2008, 2009;

vista la relazione annuale 2008 dell'UNODC;

viste le risoluzioni del Parlamento europeo sull'Afghanistan, tra cui quella del 25 ottobre 2007 e quella del 18 gennaio 2006,

visto l'Ordine del Giorno 9/2193/4 della Camera del 7 marzo 2007;

vista la mozione 1/00014 approvata dalla Camera il 19 luglio 2006;

vista la proposta di raccomandazione destinata al Consiglio europeo presentata a nome del gruppo ALDE sulla produzione di oppio a fini terapeutici in Afghanistan (B6-0187/2007);

vista la relazione 2006 dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC)/Banca mondiale su «L'industria della droga in Afghanistan»;

viste la risoluzione 2005/25 del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), del 22 luglio 2005, sul trattamento del dolore mediante analgesici oppiacei, in cui si discute la fattibilità di un eventuale meccanismo di assistenza che faciliterebbe tale trattamento, la risoluzione 2004/40 dell'ECOSOC, del 21 luglio 2004, su linee direttrici in materia di trattamento farmacologico, assistito sotto il profilo psicosociale, delle persone dipendenti dagli oppiacei, la risoluzione 2005/26 dell'ECOSOC, del 22 luglio 2005, sulla domanda e l'offerta di oppiacei utilizzati per soddisfare bisogni terapeutici e scientifici, la risoluzione 58.22 dell'Assemblea mondiale della sanità (AMS), del 25 maggio 2005, sulla prevenzione e il controllo del cancro, la risoluzione 55.14 dell'AMS, del 18 maggio 2002, sull'accessibilità ai farmaci essenziali e le raccomandazioni finali della 12ª Conferenza internazionale delle autorità di regolamentazione del settore farmacologico, svoltasi a Seoul dal 3 al 6 aprile 2006, che sollecitano i regolatori ad adoperarsi per migliorare l'accesso agli analgesici narcotici;

considerando che le politiche internazionali in materia di stupefacenti emanato dalle Convenzioni delle Nazioni Unite del 1961, 1971 e 1988, le quali vietano, in particolare, la produzione, il traffico, la vendita e il consumo di una vasta gamma di sostanze, salvo a fini terapeutici o scientifici;

considerando che la relazione dell'UNODC intitolata «Afghanistan: Opium Survey 2006» sottolinea che nel 2006, nell'area destinata alla coltivazione illegale di oppio è stato prodotto un volume record di circa 6100 tonnellate, il che significa un incremento di quasi il 50% delle cifre relative al 2004;

considerando che le conclusioni contenute nel documento nel gennaio 2009 dall'UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), titolata Afghanistan Opium Winter Rapid Assessment, hanno messo in evidenza una riduzione della superficie territoriale dedicata alla produzione di oppio in Afghanistan pari al 19 per cento nel 2008, a fronte di una diminuzione del raccolto del 6 per cento dovuta principalmente alle avverse condizioni climatiche e alla ripresa dei combattimenti. Nonostante ciò le sette province afgane (Day Kundi, Farah, Hilmand, Kandhar, Ninuoz, Uluzgan, Zabukl) che nel 2008 hanno prodotto il 98% della produzione totale di oppio afgano, secondo l'UNODC nel 2009 ne produrranno circa il 90%. Infatti, tali province sono considerate dalle Nazioni unite come «high and very high expected cultivation»;

considerando che la Strategia nazionale afgana di lotta contro la droga, adottata nel gennaio 2006, prevede la riduzione sia dell'offerta che della domanda, fonti alternative di sostentamento e il rafforzamento delle istituzioni governative; considerando inoltre che il ministero per la Lotta alla droga («Ministry of Counter-Narcotics»), istituito grazie al sostegno finanziario dell'Unione europea, è la principale agenzia incaricata dell'attuazione di tale strategia;

considerando che il governo afgano ha istituito la Commissione per la regolamentazione degli stupefacenti, composta di funzionari dei ministeri competenti in materia di lotta alla droga, sanità e finanze, allo scopo di disciplinare nel paese la concessione di licenze, la vendita, la distribuzione, l'importazione e l'esportazione di tutti gli stupefacenti a fini leciti;

considerando che, secondo le stime della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, circa il 40% del PIL dell'Afghanistan è imputabile all'oppio e che, secondo le stime dell'UNODC, il settore del papavero impiega 3,3 milioni di persone (su una popolazione di più di 31 milioni di persone), con un reddito annuo per famiglia pari a 1965 dollari USA;

considerando che nel 2007 il valore alla produzione del raccolto di oppio è stato di un miliardo di dollari USA, ovvero il 13% del PIL legale dell'Afghanistan pari a 7,5 miliardi di dollari USA, e che il valore complessivo potenziale del raccolto di oppio nazionale 2007 per i coltivatori, i proprietari di laboratori e i trafficanti afgani ha raggiunto 3, l miliardi di dollari USA, cifra che rappresenta quasi la metà del PIL legale del paese, ovvero il 32% dell'economia globale, settore dell'oppio incluso;

considerando che per gli agricoltori afgani l'incentivo a produrre oppiacei è in ampia misura finanziario e che, per essere attraenti sotto il profilo economico, gli oppiacei autorizzati dovranno generare profitti più elevati di quelli derivanti dagli oppiacei illegali;

richiamando l'attenzione sul fatto che la Commissione europea ha riconosciuto, come risulta dal documento della Commissione di strategia nazionale per l'Afghanistan (2007-2013), che l'economia dell'oppio in crescita e il pericolo di una «presa in ostaggio» dello Stato da parte degli interessi del narcotraffico rappresentano una minaccia cruciale per lo sviluppo, la costruzione di uno Stato e la sicurezza in Afghanistan;

considerando che, secondo affermazioni circostanziate, la maggior parte del finanziamento degli insorti, dei signori della guerra, dei talebani e dei gruppi terroristici proviene dal traffico di stupefacenti illegali;

ricordando gli studi condotti dal Senlis Council fin dal 2005, che promuovono il progetto chiamato Poppy for Medicine, e che prevede la coltivazione controllata del papavero per la produzione legale regolamentata di farmaci essenziali derivati dall'oppio, come la morfina e la codeina, che non sono soggette a brevetto. Una strategia che garantirebbe all'Afghanistan che le entrate derivanti dalla coltivazione di papavero legalmente autorizzate vadano a beneficio dei contadini, migliorando l'economia dei loro villaggi nonché quella del Paese il cui PIL è per circa la metà derivato dal traffico di oppio, e assicurando a milioni di persone una sicurezza economica, in contesti dove spesso questo tipo di produzione costituisce l'unica fonte di reddito;

considerando che, secondo le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dieci paesi consumano 1'80 per cento degli oppiacei legalmente disponibili nel mondo e che tra i restanti 180 rientra la maggior parte dei paesi in via di sviluppo, che rappresentano 1'80 per cento della popolazione mondiale; considerando altresì che l'Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti (INCB) ha chiesto alla comunità internazionale di promuovere la prescrizione di fam1ªci analgesici soprattutto nel paesi poveri, dal momento che, per quanto risulta, in più di 150 paesi le cure prestate sono ampiamente insufficienti, considerato che quasi nessuna delle persone che ne avrebbe bisogno le riceve, e che in altri 30 paesi l'insufficienza di cure è ancor più grave o non sono disponibili dati;

considerando che l'articolo 23 della Convenzione delle Nazioni Unite del 1961 stabilisce le condizioni che disciplinano la coltura, la produzione e la distribuzione di oppio sotto la supervisione di un organismo pubblico e reiterando che il governo afgano deve soddisfare dette condizioni, in particolare per quanto riguarda le province meridionali del paese in cui la coltura di oppio è eccessiva;

aggiungendo che la strategia della coltivazione autorizzata di papaveri è stata testata negli anni 70 in Turchia con il sostegno degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite, allo scopo di spezzare il legame tra gli agricoltori locali e il traffico internazionale di eroina senza ricorrere alla sradicazione forzata;

considerando che l'INCB sostiene che a livello mondiale si registra un'eccedenza di oppiacei per usi medici, anche se tale valutazione non prende in considerazione la domanda potenziale;

considerando la relazione dell'Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti, in cui si sostiene che esiste un eccesso di offerta mondiale di oppiacei a fini medici dato che la produzione di oppio in Afghanistan eccede di molto detta domanda, anche tenendo in conto i paesi meno sviluppati;

considerando che la Costituzione afgana afferma che «lo Stato farà in modo di impedire tutti i tipi di coltivazione e traffico di stupefacenti; considerando inoltre che la legge afgana per la lotta agli stupefacenti del 2005 ammette, se del caso, la produzione e la distribuzione in Afghanistan su licenza di sostanze controllate;

esprimendo la convinzione che, per promuovere e rafforzare la pace e la sicurezza in Afghanistan, occorre integrare la presenza internazionale con una maggiore cooperazione civile, intesa ad incoraggiare il progresso socio-politico e lo sviluppo economico, nonché a vincere «i cuori e le menti» della popolazione locale;

considerando, ancora una volta, i costi estremamente elevati e le gravi carenze in termini di efficacia di una strategia di lotta contro la droga che, al momento dell'elaborazione e della messa in atto di misure relative a mezzi di sussistenza alternativi, non tiene conto della diversità regionale, sociale ed economica dell'Afghanistan rurale, e di una strategia basata unicamente sull'estirpazione;

considerando che sarà possibile promuovere un processo di creazione istituzionale, di democratizzazione e affermazione dello Stato di diritto, un sistema giudiziario equo e il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali soltanto attraverso politiche che non impongono soluzioni violente, come l'estirpazione delle colture, a prassi che di per sé sono non violente;

considerando che la lotta contro la produzione di stupefacenti in Afghanistan dovrebbe riflettere un approccio differenziato in base alla località; considerando inoltre che gli sforzi intrapresi nel settore della lotta contro gli stupefacenti e diretti contro i produttori devono essere attentamente limitati alle zone in cui sono possibili mezzi di sussistenza leciti (aree in cui l'accesso alla terra e alle risorse idriche è migliore o aree in prossimità dei mercati e in cui il rapporto terra/abitante è più elevato); considerando altresì che i programmi relativi a mezzi di sussistenza alternativi devono concentrarsi soprattutto sulle regioni più povere che dispongono di risorse limitate e che peraltro, sono quelle che dipendono maggiormente dall'oppio;

considerando che il documento di strategia nazionale afgana per il periodo 2007-2013 è opportunamente incentrato sullo sviluppo rurale e sulla sua gestione, ma che occorre mettere maggiormente l'accento sulla riforma dei ministeri afgani incaricati del controllo della produzione di stupefacenti, in particolare il Ministero degli interni;

considerati infine i contenuti delle strategie per la lotta al narcotraffico riportati nella nota di analisi La produzione di oppio in Afghanistan, a cura dell'ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) del febbraio 2008, che prevedono l'estirpazione, incentivi a coltivazioni alternative, e utilizzo del papavero per la produzione di medicinali,

impegna il Governo;

a prendere in considerazione fattivamente le raccomandazioni avanzate dal Parlamento europeo nell'ottobre 2007 circa la possibilità di lanciare progetti pilota di coltivazione di papavero per la produzione di analgesici;

a perseguire politiche che, tenendo conto del contesto non avviino l'estirpazione forzata delle colture per non contribuire a creare ulteriori situazioni di conflitto con la popolazione civile, in particolare con le migliaia di contadini che lavorano nel settore della produzione di papavero.

G203

PERDUCA, PORETTI

V. testo 2

Il Senato,

premesso che:

dall'inizio del conflitto in Afghanistan nel 2001 si è registrato, in particolare negli ultimi anni, un costante aumento delle morti nella popolazione civile a seguito dell'aggravarsi del conflitto in varie regioni del Paese e in particolare nella zona sud che confina con il Pakistan;

la costruzione di un regime democratico in Afghanistan è legata indissolubilmente all'affermazione della pace attraverso la giustizia e alla creazione di istituzioni responsabili delle loro azioni di fronte a una popolazione martoriata da decenni di guerre e conflitti e vessata dai «signori della guerra»;

il numero delle morti civili è triplicato dal 2006 al 2007 e, per quanto riguarda i primi mesi del 2008, si va confermando un trend di aumento delle vittime;

l'Alto Commissario ONU per i diritti umani stima in 1445 le vittime civili nel periodo compreso tra il lE gennaio e il 31 agosto 2008, un numero che rappresenta un aumento del 39 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007;

la maggioranza delle morti che colpiscono la popolazione civile è da attribuirsi all'aumento degli attacchi suicidi da parte dei talebani e degli altri gruppi che si oppongono al Governo Karzai e, al tempo stesso, a un notevole aumento degli attacchi aerei da parte delle forze armate ISAF e NATO nel corso degli ultimi due anni;

il Presidente Karzai ha più volte stigmatizzato e denunciato gli attacchi condotti dalla NATO e dall'ISAF che hanno colpito la popolazione civile, dichiarando ad esempio lo scorso aprile al New York Times che le morti civili «mettono seriamente a rischio i nostri sforzi per avere una campagna efficace contro il terrorismo»;

il Presidente Karzai ha più volte aperto delle indagini sugli attacchi militari condotti dalle forze alleate e dall'esercito afgano che hanno causato morti civili e, per quanto di sua competenza, ha ad esempio deposto due responsabili dell'esercito afgano dopo l'uccisione di molte decine di civili lo scorso 22 agosto;

i responsabili delle operazioni militari della NATO e dell'ISAF hanno più volte minimizzato o negato responsabilità per l'uccisione di vittime civili a seguito di scontri armati;

il Rapporto commissionato dall'Unione Europea «Una dottrina europea per la sicurezza umana»;

considera la protezione dei civili nei conflitti armati una condizione essenziale e irrinunciabile per il successo delle operazioni militari che si prefiggono la costruzione di una società aperta e democratica;

occorre che i responsabili delle forze NATO e ISAF comunichino immediatamente all'opinione pubblica afgana e internazionale l'avvio di indagini indipendenti in caso di nuovi attacchi militari che colpiscano la popolazione civile afgana, quale strumento necessario a riacquistare la fiducia dei cittadini afgani nei confrontI di un'operazione che dura da oltre 7 anni e che non è destinata a finire presto,

impegna il Governo:

ad agire in tutte le sedi competenti, a partire dal Consiglio Nato, per ottenere che i massimi responsabili delle operazioni militari condotte in Afghanistan esercitino il massimo controllo possibile per evitare il coinvolgimento della popolazione civile nel conflitto e provvedano come regola, laddove siano occorsi o accorrano incidenti con vittime civili, alla sospensione immediata dei responsabili di tali operazioni, in attesa del compimento di indagini sui fatti che coinvolgano, oltre al Governo afgano, anche le agenzie delle Nazioni Unite presenti in Afghanistan.

G203 (testo 2)

PERDUCA, PORETTI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

premesso che:

dall'inizio del conflitto in Afghanistan nel 2001 si è registrato, in particolare negli ultimi anni, un costante aumento delle morti nella popolazione civile a seguito dell'aggravarsi del conflitto in varie regioni del Paese e in particolare nella zona sud che confina con il Pakistan;

la costruzione di un regime democratico in Afghanistan è legata indissolubilmente all'affermazione della pace attraverso la giustizia e alla creazione di istituzioni responsabili delle loro azioni di fronte a una popolazione martoriata da decenni di guerre e conflitti e vessata dai «signori della guerra»;

il numero delle morti civili è triplicato dal 2006 al 2007 e, per quanto riguarda i primi mesi del 2008, si va confermando un trend di aumento delle vittime;

l'Alto Commissario ONU per i diritti umani stima in 1445 le vittime civili nel periodo compreso tra il lE gennaio e il 31 agosto 2008, un numero che rappresenta un aumento del 39 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007;

la maggioranza delle morti che colpiscono la popolazione civile è da attribuirsi all'aumento degli attacchi suicidi da parte dei talebani e degli altri gruppi che si oppongono al Governo Karzai e, al tempo stesso, a un notevole aumento degli attacchi aerei da parte delle forze armate ISAF e NATO nel corso degli ultimi due anni;

il Presidente Karzai ha più volte stigmatizzato e denunciato gli attacchi condotti dalla NATO e dall'ISAF che hanno colpito la popolazione civile, dichiarando ad esempio lo scorso aprile al New York Times che le morti civili «mettono seriamente a rischio i nostri sforzi per avere una campagna efficace contro il terrorismo»;

il Presidente Karzai ha più volte aperto delle indagini sugli attacchi militari condotti dalle forze alleate e dall'esercito afgano che hanno causato morti civili e, per quanto di sua competenza, ha ad esempio deposto due responsabili dell'esercito afgano dopo l'uccisione di molte decine di civili lo scorso 22 agosto;

i responsabili delle operazioni militari della NATO e dell'ISAF hanno più volte minimizzato o negato responsabilità per l'uccisione di vittime civili a seguito di scontri armati;

il Rapporto commissionato dall'Unione Europea «Una dottrina europea per la sicurezza umana»;

considera la protezione dei civili nei conflitti armati una condizione essenziale e irrinunciabile per il successo delle operazioni militari che si prefiggono la costruzione di una società aperta e democratica;

occorre che i responsabili delle forze NATO e ISAF comunichino immediatamente all'opinione pubblica afgana e internazionale l'avvio di indagini indipendenti in caso di nuovi attacchi militari che colpiscano la popolazione civile afgana, quale strumento necessario a riacquistare la fiducia dei cittadini afgani nei confrontI di un'operazione che dura da oltre 7 anni e che non è destinata a finire presto,

impegna il Governo:

ad agire in tutte le sedi competenti, a partire dal Consiglio Nato, per ottenere che i massimi responsabili delle operazioni militari condotte in Afghanistan esercitino il massimo controllo possibile per evitare il coinvolgimento della popolazione civile nel conflitto.

________________

(*) Accolto dal Governo come raccomandazione.

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE E ALLEGATO RECANTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE AL DECRETO-LEGGE, NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Art. 1.

Non posto in votazione (*)

1. Il decreto-legge 30 dicembre 2008, n.209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.

2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

________________

(*) Approvato il disegno di legge composto del solo articolo 1.

Allegato

MODIFICAZIONI APPORTATE IN SEDE DI CONVERSIONE AL DECRETO-LEGGE 30 DICEMBRE 2008, N.209

All'articolo 1 è premesso il seguente:

«Art. 01. - (Interventi di cooperazione allo sviluppo). - 1. Per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cooperazione in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, volte ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati nei Paesi limitrofi nonché il sostegno alla ricostruzione civile, è autorizzata, fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 45.000.000 ad integrazione degli stanziamenti di cui alla legge 26 febbraio 1987, n.49, come determinati nella Tabella C allegata alla legge 22 dicembre 2008, n.203. Le somme di cui al presente comma non impegnate nell'esercizio di competenza possono essere impegnate nell'esercizio successivo.

2. Per le finalità e nei limiti temporali di cui al presente articolo e all'articolo 2, il Ministero degli affari esteri è autorizzato, nei casi di necessità e urgenza, a ricorrere ad acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, assegnando priorità assoluta all'impiego di risorse locali sia umane sia materiali.

3. Per la realizzazione delle iniziative di cui al comma 1 e per le finalità e nei limiti temporali di cui al presente articolo e all'articolo 2, il Ministero degli affari esteri, nei limiti delle risorse di cui al comma 1, per esigenze cui non è possibile provvedere con il personale in servizio, può conferire incarichi temporanei ad enti e organismi specializzati nonché a personale estraneo alla pubblica amministrazione in possesso di specifiche professionalità. Gli incarichi di cui al presente comma sono affidati, nel rispetto del principio di pari opportunità tra uomo e donna, a persone di nazionalità locale, ovvero di nazionalità italiana o di altri Paesi a condizione che il Ministero degli affari esteri abbia escluso che localmente esistano le professionalità richieste.

4. È autorizzata la spesa di euro 250.000 a decorrere dall'anno 2009 per il potenziamento delle attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale, con particolare riferimento alla partecipazione italiana, negli aspetti sia civili sia militari, alle missioni internazionali, nell'ambito delle procedure di collegamento tra Governo e Parlamento.

5. Al personale di cui all'articolo 16 della legge 26 febbraio 1987, n.49, e successive modificazioni, inviato in breve missione per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cui al comma 1 del presente articolo, è corrisposta l'indennità di missione di cui al regio decreto 3 giugno 1926, n.941, nella misura intera incrementata del 30 per cento, calcolata sulla diaria prevista con riferimento ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman. Nell'ambito delle risorse di cui al medesimo comma 1, per l'attuazione del presente comma è autorizzata la spesa di euro 96.073 fino al 30 giugno 2009.

6. Per quanto non diversamente previsto, alle attività e agli interventi di cui al presente articolo si applicano l'articolo 3, commi 1, 2, 3 e 5, e l'articolo 4, comma 2, del decreto-legge 10 luglio 2003, n.165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1º agosto 2003, n.219.

7. In relazione a quanto previsto dal presente articolo, nei limiti delle risorse di cui al comma 1, sono convalidati gli atti adottati, le attività svolte e le prestazioni effettuate dal 1º gennaio 2009 fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto».

All'articolo 5:

al comma 2, dopo le parole: «nei territori» sono inserite le seguenti: «o nell'alto mare»;

il comma 4 è sostituito dal seguente:

«4. I reati previsti dagli articoli 1135 e 1136 del codice della navigazione e quelli ad essi connessi ai sensi dell'articolo 12 del codice di procedura penale, inclusi i reati a danno dello Stato o dei cittadini italiani che partecipano alla missione di cui all'articolo 3, comma 14, commessi in alto mare o in acque territoriali altrui e accertati durante la medesima missione, sono puniti ai sensi dell'articolo 7 del codice penale e la competenza è attribuita al tribunale di Roma»;

al comma 5:

il primo periodo è soppresso;

al secondo periodo, dopo le parole: «o fermo» sono inserite le seguenti: «ovvero di interrogatorio di persona sottoposta alla misura coercitiva della custodia cautelare in carcere» e le parole: «comma 5» sono sostituite dalle seguenti: «commi 5 e 6».

All'articolo 7, al comma 1, le parole da: «763.135.522 per l'anno 2009» fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: «808.385.522 per l'anno 2009 e a euro 250.000 a decorrere dall'anno 2010, si provvede:

a) quanto a euro 808.135.522 per l'anno 2009, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n.296;

b) quanto a euro 250.000 a decorrere dall'anno 2009, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2009-2011, nell'ambito del programma ''Fondi di riserva e speciali'' della missione ''Fondi da ripartire'' dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri».

ARTICOLO 01 INTRODOTTO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI PRIMA DELL'ARTICOLO 1 DEL DECRETO-LEGGE

Capo I

INTERVENTI A SOSTEGNO DEI PROCESSI DI PACE

Articolo 01.

(Interventi di cooperazione allo sviluppo)

1. Per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cooperazione in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, volte ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati nei Paesi limitrofi nonché il sostegno alla ricostruzione civile, è autorizzata, fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 45.000.000 ad integrazione degli stanziamenti di cui alla legge 26 febbraio 1987, n.49, come determinati nella Tabella C allegata alla legge 22 dicembre 2008, n.203. Le somme di cui al presente comma non impegnate nell'esercizio di competenza possono essere impegnate nell'esercizio successivo.

2. Per le finalità e nei limiti temporali di cui al presente articolo e all'articolo 2, il Ministero degli affari esteri è autorizzato, nei casi di necessità e urgenza, a ricorrere ad acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, assegnando priorità assoluta all'impiego di risorse locali sia umane sia materiali.

3. Per la realizzazione delle iniziative di cui al comma 1 e per le finalità e nei limiti temporali di cui al presente articolo e all'articolo 2, il Ministero degli affari esteri, nei limiti delle risorse di cui al comma 1, per esigenze cui non è possibile provvedere con il personale in servizio, può conferire incarichi temporanei ad enti e organismi specializzati nonché a personale estraneo alla pubblica amministrazione in possesso di specifiche professionalità. Gli incarichi di cui al presente comma sono affidati, nel rispetto del principio di pari opportunità tra uomo e donna, a persone di nazionalità locale, ovvero di nazionalità italiana o di altri Paesi a condizione che il Ministero degli affari esteri abbia escluso che localmente esistano le professionalità richieste.

4. È autorizzata la spesa di euro 250.000 a decorrere dall'anno 2009 per il potenziamento delle attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale, con particolare riferimento alla partecipazione italiana, negli aspetti sia civili sia militari, alle missioni internazionali, nell'ambito delle procedure di collegamento tra Governo e Parlamento.

5. Al personale di cui all'articolo 16 della legge 26 febbraio 1987, n.49, e successive modificazioni, inviato in breve missione per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cui al comma 1 del presente articolo, è corrisposta l'indennità di missione di cui al regio decreto 3 giugno 1926, n.941, nella misura intera incrementata del 30 per cento, calcolata sulla diaria prevista con riferimento ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman. Nell'ambito delle risorse di cui al medesimo comma 1, per l'attuazione del presente comma è autorizzata la spesa di euro 96.073 fino al 30 giugno 2009.

6. Per quanto non diversamente previsto, alle attività e agli interventi di cui al presente articolo si applicano l'articolo 3, commi 1, 2, 3 e 5, e l'articolo 4, comma 2, del decreto-legge 10 luglio 2003, n.165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1º agosto 2003, n.219.

7. In relazione a quanto previsto dal presente articolo, nei limiti delle risorse di cui al comma 1, sono convalidati gli atti adottati, le attività svolte e le prestazioni effettuate dal 1º gennaio 2009 fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.

ORDINI DEL GIORNO

G01.2

MARCENARO, LIVI BACCI, MARINI, MARINARO, SCANU, AMATI, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PINOTTI, PEGORER, SERRA

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

premesso che:

al fine di assicurare il sostegno alla ricostruzione civile in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, promuovendo il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati nei Paesi limitrofi, è necessario realizzare attività e iniziative di cooperazione continuative e modulate sulle esigenze proprie di ciascuna realtà territoriale;

la situazione afghana è in particolare caratterizzata da elevati tassi di mortalità materna legata al parto, rispetto ai quali appare opportuno promuovere adeguati interventi idonei a contrastare tale fenomeno;

impegna il Governo:

a realizzare idonei programmi volti alla riduzione della mortalità materna legata al parto in Afghanistan.

________________

(*) Accolto dal Governo. Cfr. Resoconto Sommario e Stenografico Seduta n. 153.

G01.3

MARCENARO, LIVI BACCI, MARINI, MARINARO, SCANU, AMATI, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PINOTTI, PEGORER, SERRA

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

premesso che:

il decreto-legge in esame autorizza la spesa di 45 milioni di euro per la realizzazione delle attività e delle iniziative di cooperazione in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, volte ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati nei Paesi limitrofi, nonché il sostegno alla ricostruzione civile;

in Afghanistan ci sono un'alta mortalità e morbilità infantile a causa della mancanza di un efficace programma sanitario di vaccinazioni a favore della popolazione di età inferiore ai sette anni;

impegna il Governo:

a sostenere fra gli interventi di cooperazione allo sviluppo anche le iniziative alla realizzazione di un programma sanitario di vaccinazioni a favore della popolazione di età inferiore ai sette anni in Afghanistan.

________________

(*) Accolto dal Governo. Cfr. Resoconto Sommario e Stenografico Seduta n. 153.

G01.200

PEDICA, CAFORIO, BELISARIO, GIAMBRONE

Respinto

Il Senato,

premesso che:

nel disegno di legge 1334, avente ad oggetto «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n.209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali», all'articolo 01, «Interventi di cooperazione allo sviluppo», vengono autorizzate specifiche iniziative volte alla realizzazione di attività e di iniziative di cooperazione in Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia. Al fine di coadiuvare tali iniziative, al comma 3 di detto articolo, il Ministero degli affari esteri, nei limiti delle risorse di cui al comma l del disegno di legge, risulta nella potestà di conferire incarichi temporanei ad enti e organismi specializzati, nonché a personale estraneo alla pubblica amministrazione in possesso di specifiche professionalità, per esigenze cui non è possibile provvedere con il personale in servizio;

considerando, inoltre, che il disposto affidamento di incarichi di consulenza a tempo determinato, anche eventualmente a enti e organizzazioni specializzati estende l'autorizzazione alla stipula di contratti di collaborazione coordinata e continuativa con personale estraneo alla Pubblica Amministrazione e che tale autorizzazione è concessa al Ministero degli affari esteri in deroga al disposto dell'articolo 1, commi 9, 56 e 57 della legge finanziaria per il 2006 (legge 23 dicembre 2005, n.266), che ha previsto un limite massimo per le spese inerenti studi e incarichi di consulenza conferiti a soggetti estranei alla Pubblica amministrazione;

rilevando altresì l'importanza di approntare iniziative di cooperazione allo sviluppo, le quali possono concretamente alleviare le sofferenze delle popolazioni di Afghanistan, Iraq, Libano, Sudan e Somalia, innalzando le condizioni di vita delle stesse, predisponendo la fornitura di servizi essenziali e la ricostruzione delle infrastrutture dl base, nonché fronteggiando le necessità emergenziali dei rifugiati;

ritenendo, tuttavia, imprescindibile garantire l'efficienza delle iniziative menzionate, nonché la trasparenza nella gestione dei fondi concessi per la predisposizione delle stesse tramite incarichi di consulenza a personale estraneo alla Pubblica amministrazione, soprattutto in considerazione della circostanza per la quale l'autorizzazione di spesa per la copertura di dette consulenze viene concessa in deroga alle disposizioni della legge finanziaria per il 2006,

dalla lettura del Doc, Senato LXX n.2 - recante «Relazione sulla Partecipazione Italiana alle Operazioni Internazionali in corso», concernente il periodo dal lE gennaio al 30 giugno 2008, presentato dal Ministro degli affari esteri Frattini in data 15 novembre 2008 - si evince che la previsione contenuta all'articolo 14 della legge Il agosto 2003, n.231, quale l'obbligo di indicare nella suddetta Relazione la realizzazione degli obiettivi fissati, i risultati l'aggiunti e l'efficacia degli interventi effettuati nell'ambito delle operazioni internazionali in corso, è stata trattata, per alcune sue parti, in modo sommario ed incompleto,

impegna il Governo:

a riferire alle Camere, preventivamente alla predisposizione di progetti di cooperazione allo sviluppo che si intendono avviare avvalendosi della collaborazione di personale estraneo alla pubblica amministrazione, circa la natura degli stessi progetti, precisandone le finalità, l'organizzazione, il costo e la durata complessiva, evidenziando altresì le ragioni per le quali non è possibile provvedere alla svolgimento degli stessi con il personale in servizio;

ad inserire nella «Relazione sulla Partecipazione Italiana alle Operazioni Internazionali in corso», concernente il periodo dal 1E luglio al 31 dicembre 2008 che verrà presentata al Parlamento a breve, maggiori informazioni concernenti i risultati raggiunti, l'efficacia degli interventi ed il completamento degli obiettivi fissati, così come stabilito dall'articolo 14 della legge 11 agosto 2003, n.231, al fine, di poter avviare una discussione sullo stato delle nostre missioni all'estero e sull'ipotesi di una loro ristrutturazione.

ARTICOLI 1, 2 E 3 DEL DECRETO-LEGGE

Articolo 1.

(Interventi per le esigenze di prima necessità della popolazione locale)

1. Al fine di sopperire a esigenze di prima necessità della popolazione locale, compreso il ripristino dei servizi essenziali, è autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa complessiva di euro 10.273.400 per interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti nei casi di necessità e urgenza dai comandanti dei contingenti militari che partecipano alle missioni internazionali per la pace di cui al presente decreto, entro il limite di euro 1.770.000 in Libano, euro 7.103.400 in Afghanistan, euro 1.400.000 nei Balcani.

Articolo 2.

(Interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione)

1. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 2.500.000 per la partecipazione italiana ai Fondi fiduciari della NATO destinati all'assistenza alle autorità locali per la riforma del settore sicurezza in Kosovo e al reinserimento nella vita civile dei militari in esubero in Bosnia Erzegovina.

2. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 613.905 per assicurare la partecipazione dell'Italia alle operazioni civili di mantenimento della pace e di diplomazia preventiva, nonché ai progetti di cooperazione dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).

3. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 13.596.012 per la prosecuzione degli interventi di ricostruzione e operativi di emergenza e di sicurezza per la tutela dei cittadini e degli interessi italiani nei territori bellici e ad alto rischio.

4. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 124.310 per l'invio in missione di personale non diplomatico presso le Ambasciate Italiane in Baghdad e Kabul. Il relativo trattamento economico è determinato secondo i criteri di cui all'articolo 204 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n.18, e successive modificazioni.

5. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 247.560 per la partecipazione di funzionari diplomatici alle operazioni internazionali di gestione delle crisi, comprese le missioni PESD e gli Uffici dei Rappresentanti Speciali UE. Ai predetti funzionari è corrisposta un'indennità, detratta quella eventualmente concessa dall'Organizzazione internazionale di riferimento e senza assegno di rappresentanza, pari all'80% di quella determinata ai sensi dell'articolo 171 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n.18, e successive modificazioni. Per incarichi presso contingente italiano in missioni internazionali, l'indennità non può comunque superare il trattamento attribuito per la stessa missione all'organo di vertice del predetto contingente.

6. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 880.483 per assicurare la partecipazione italiana alle iniziative PESD.

7. Per quanto non diversamente previsto, alle attività e agli interventi di cui al presente articolo si applicano l'articolo 3, commi 1 e 5, e l'articolo 4, comma 2, del decreto-legge 10 luglio 2003, n.165, convertito, con modificazioni, dalla legge 1º agosto 2003, n.219.

8. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 6.546.081 per la proroga della partecipazione di personale militare impiegato in Iraq in attività di consulenza, formazione e addestramento delle Forze armate e di polizia irachene.

9. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino 30 giugno 2009, la spesa di euro 236.335 per la prosecuzione dell'attività formativa in Italia relativa al corso in materia penitenziaria per magistrati e funzionari iracheni, a cura del Ministero della giustizia, nell'ambito della missione integrata dell'Unione europea denominata EUJUST LEX, di cui all'articolo 2, comma 11, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n.8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n.45. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stabilite la misura delle indennità orarie e dei rimborsi forfettari delle spese di viaggio per i docenti e gli interpreti, la misura delle indennità giornaliere e delle spese di vitto per i partecipanti ai corsi e la misura delle spese per i sussidi didattici. I programmi del corso di formazione si conformano al diritto umanitario internazionale e ai più recenti sviluppi del diritto penale internazionale, nonché alle regole di procedura e prova contenute negli statuti dei tribunali penali ad hoc, delle corti speciali internazionali e della Corte penale internazionale.

Capo II

MISSIONI INTERNAZIONALI DELLE FORZE ARMATE E DI POLIZIA

Articolo 3.

(Missioni internazionali delle Forze armate e di polizia)

1. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 242.368.418 per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni in Afghanistan, denominate International Security Assistance Force (ISAF) ed EUPOL AFGHANISTAN, di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n.8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n.45, e all'articolo 2-bis, comma 6, del decreto-legge 22 settembre 2008, n.147, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2008, n.183.

2. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 192.102.649 per la proroga della partecipazione del contingente militare italiano alla missione delle Nazioni Unite in Libano, denominata United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL), compreso l'impiego del gruppo navale European Maritime Force (EUROMARFOR) nella componente navale della missione UNIFIL, di cui all'articolo 3, comma 1, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008 e di cui all'articolo 2-bis, comma 1, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008.

3. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 7.849.728 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione nel Mediterraneo denominata Active Endeavour, di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

4. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 97.540.539 per la proroga della partecipazione di personale militare, compreso il personale appartenente al corpo militare dell'Associazione dei cavalieri italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta, alle missioni nei Balcani, di cui all'articolo 3, comma 4, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008 e all'articolo 2-bis, comma 7, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008, di seguito elencate:

a) Multinational Specialized Unit (MSU), Criminal Intelligence Unit (CIU), European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo), Security Force Training Plan in Kosovo;

b) Joint Enterprise, nell'area balcanica;

c) Albania 2, in Albania.

5. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 17.918.470 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina, denominata ALTHEA, nel cui ambito opera la missione denominata Integrated Police Unit (IPU), di cui all'articolo 3, comma 5, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008 e all'articolo 2-bis, comma 2, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008.

6. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 590.816 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione denominata Temporary International Presence in Hebron (TIPH 2), di cui all'articolo 3, comma 6, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

7. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 241.177 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah, denominata European Union Border Assistance Mission in Rafah (EUBAM Rafah), di cui all'articolo 3, comma 7, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

8. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 5.573.720 per la partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana nel Darfur in Sudan, denominata United Nations/African Union Mission In Darfur (UNAMID), di cui all'articolo 3, comma 8, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

9. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 9.905.126 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea nella Repubblica del Chad e nella Repubblica Centrafricana, denominata EUFOR Tchad/RCA, di cui all'articolo 3, comma 9, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008 e all'articolo 2-bis, comma 3, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008.

10. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 254.448 per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni dell'Unione europea nella Repubblica democratica del Congo denominate EUPOL RD CONGO ed EUSEC RD Congo, di cui all'articolo 3, comma 10, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

11. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 135.913 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite denominata United Nations Peacekeeping Force in Cipro (UNFICYP), di cui all'articolo 3, comma 11, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

12. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 732.720 per la prosecuzione delle attività di assistenza alle Forze armate albanesi, di cui all'articolo 3, comma 12, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

13. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 1.223.397 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia, denominata EUMM Georgia, di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008.

14. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 8.736.930 per la partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea volta a contribuire alla dissuasione, alla prevenzione e alla repressione degli atti di pirateria e delle rapine a mano armata al largo della Somalia, denominata Atalanta, di cui all'azione comune 2008/851/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 10 novembre 2008.

15. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 16.369.062 per l'impiego di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein e a Tampa per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan e in Iraq.

16. È autorizzata, per l'anno 2009, la spesa di euro 77.839.084 per la stipulazione dei contratti di assicurazione e di trasporto di durata annuale e la spesa di euro 32.738.183 per la realizzazione di infrastrutture, relativi alle missioni di cui al presente decreto.

17. Il Ministero della difesa è autorizzato, nell'anno 2009, a cedere, a titolo gratuito, alle Forze armate libanesi materiali di ricambio per elicotteri AB 205, escluso il materiale d'armamento. Per la finalità di cui al presente comma è autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 1.200.000.

18. Il Ministero della difesa è autorizzato a cedere, a titolo gratuito, alle Forze armate della Repubblica dell'Uzbekistan materiali di attendamento. Per la finalità di cui al presente comma è autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 100.000.

19. Il Ministero della difesa è autorizzato a cedere, a titolo gratuito, alle Forze armate dell'Ecuador il galleggiante ex unità navale ausiliaria portaacqua in disarmo dal 31 ottobre 2008.

20. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 3.445.285 per la prosecuzione dei programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica, di cui all'articolo 3, comma 15, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

21. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 703.580 per la partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione denominata European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) e di euro 343.760 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione denominata United Nations Mission in Kosovo (UNMIK), di cui all'articolo 3, comma 16, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

22. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 gennaio 2009, la spesa di euro 4.550 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione dell'Unione europea di assistenza per la gestione delle frontiere e i controlli doganali in Moldova e Ucraina, di cui all'articolo 3, comma 17, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

23. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 32.430 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione in Palestina, denominata European Union Police Mission for the Palestinian Territories (EUPOL COPPS), di cui all'articolo 3, comma 18, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

24. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 703.856 per la proroga della partecipazione di personale dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato alla missione in Bosnia-Erzegovina, denominata European Union Police Mission (EUPM), di cui all'articolo 3, comma 19, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

25. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 4.822.102 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione in Libia in esecuzione dell'accordo di cooperazione tra il Governo italiano e il Governo libico per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani, di cui all'articolo 3, comma 20, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008 e all'articolo 2-bis, comma 8, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008.

26. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 1.536.862 e di euro 533.218 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alle missioni in Afghanistan, denominate International Security Assistance Force (ISAF) ed EUPOL AFGHANISTAN, di cui all'articolo 3, comma 21, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

27. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 815.386 per la partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione denominata European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) e per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione denominata United Nations Mission in Kosovo (UNMIK), di cui all'articolo 3, comma 22, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

28. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 185.146 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah, denominata European Union Border Assistance Mission in Rafah (EUBAM Rafah), di cui all'articolo 3, comma 23, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

29. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 429.655 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione delle Nazioni Unite in Haiti, denominata United Nations Stabilization Mission in Haiti (MINUSTAH), di cui all'articolo 3, comma 24, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008 e all'articolo 2-bis, comma 9, del decreto-legge n.147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.183 del 2008.

30. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 216.500 per la partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alle unità di coordinamento interforze denominate Joint Multimodal Operational Units (JMOUs) costituite in Afghanistan e negli Emirati Arabi Uniti.

31. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 257.419 per la proroga della partecipazione di cinque magistrati collocati fuori ruolo, personale della Polizia penitenziaria e personale amministrativo del Ministero della giustizia alla missione denominata European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo).

32. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 367.307 per la proroga della partecipazione di personale appartenente alla Croce Rossa Italiana ausiliario delle Forze armate alla missione internazionale in Afghanistan, di cui all'articolo 3, comma 26, del decreto-legge n.8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.45 del 2008.

33. È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 200.000 per lo svolgimento di corsi di introduzione alle lingue e alle culture dei Paesi in cui si svolgono le missioni internazionali per la pace a favore del personale impiegato nelle medesime missioni.

EMENDAMENTI

3.2

PINOTTI, SCANU, AMATI, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PEGORER, SERRA, MARCENARO, LIVI BACCI, MARINI, MARINARO

Respinto

Al comma 2, aggiungere le seguenti parole: «È altresì autorizzata la spesa di 1 milione di euro per la ricerca e la disattivazione di ordigni inesplosi e l'attività di educazione al rischio mine a favore della popolazione civile».

Conseguentemente, all'articolo 7, comma 1, sostituire le parole: «808.385.522» con le parole: «809.385.522» ed alla lettera a) sostituire le parole: «808.135.522» con le parole: «809.135.522».

3.3

SCANU, PINOTTI, AMATI, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PEGORER, SERRA, MARCENARO, LIVI BACCI, MARINI, MARINARO

Respinto

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis. È autorizzata fino al 30 giugno 2009 la spesa di 12 milioni di euro per la partecipazione di personale militare ad una missione a Gaza, al fine di garantire, nel quadro della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n. 1860 dell'8 gennaio 2009, il libero transito di beni e servizi ad uso civile necessari alla popolazione ed impedire il traffico di materiali di armamento».

Conseguentemente, all'articolo 7, comma 1, sostituire le parole: «808.385.522» con le parole: «820.385.522» e all'articolo 7, comma 1, lettera a),sostituire le parole: «808.135.522» con le parole: «820.135.522».

3.4

MARCENARO, MARINARO, LIVI BACCI, MARINI, AMATI, SCANU, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PEGORER, SERRA

Ritirato

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis. Con cadenza trimestrale il Governo riferisce alle Commissioni parlamentari competenti sulla situazione, i risultati e le prospettive delle missioni di cui ai commi 1 e 2».

3.200

RAMPONI

Ritirato e trasformato nell'odg G3.200 (*)

Dopo il comma 33, aggiungere il seguente:

«33-bis. Al fine di consentire al Parlamento di esprimere al Governo il proprio giudizio e gli indirizzi politici riferiti alla proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, il Governo, prima della approvazione in sede governativa del relativo decreto, informa il Parlamento: sui risultati ottenuti da ciascuna missione in atto, sulla situazione contingente nei territori interessati, sulla intenzione di prolungarne la durata, nonché sulla eventuale necessità di modificare l'entità delle risorse umane, strumentali e finanziarie dedicate e, infine sulle richieste e sugli impegni in sede internazionale.

________________

(*) Cfr. Resoconto Sommario e Stenografico Seduta n. 153.

3.5

SCANU, PINOTTI, AMATI, DEL VECCHIO, FOLLINI, GASBARRI, NEGRI, PEGORER, SERRA, MARCENARO, LIVI BACCI, MARINI, MARINARO, INCOSTANTE (*)

Respinto

Dopo il comma 33 aggiungere i seguenti:

«33-bis. È autorizzata la spesa di 3 milioni di euro per l'anno 2009 a favore del personale che partecipa alle missioni internazionali di cui al presente decreto-legge, per l'adozione di un piano di monitoraggio di eventuali rischi derivanti dall'impiego in aree inquinate dalla presenza di uranio impoverito o altre sostanze patogene, con la conseguente adozione di protocolli di screening sanitari volti ad assumere adeguate misure di prevenzione e protezione.

33-ter. All'onere derivante dall'attuazione del comma 33-bis, pari a 3 milioni di euro per l'anno 2009, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, e successive modificazioni, relativa al Fondo per interventi strutturali di politica economica».

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta.

ORDINE DEL GIORNO

G3.200 (già em. 3.200)

RAMPONI, MARCENARO, NEGRI, DEL VECCHIO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

al fine di consentire al Parlamento di esprimere al Governo il proprio giudizio e gli indirizzi politici riferiti alla proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali,

impegna il Governo ad informare il Parlamento, prima della approvazione in sede governativa del relativo decreto, sui risultati ottenuti da ciascuna missione in atto, sulla situazione contingente nei territori interessati, sulla intenzione di prolungarne la durata, nonché sulla eventuale necessità di modificare l'entità delle risorse umane, strumentali e finanziarie dedicate e, infine, sulle richieste e sugli impegni in sede internazionale.

________________

(*) Accolto dal Governo

ARTICOLO 4 DEL DECRETO-LEGGE

Articolo 4.

(Disposizioni in materia di personale)

1. Con decorrenza dalla data di entrata nel territorio, nelle acque territoriali e nello spazio aereo dei Paesi interessati e fino alla data di uscita dagli stessi per il rientro nel territorio nazionale per fine missione, al personale che partecipa alle missioni internazionali di cui al presente decreto è corrisposta al netto delle ritenute per tutta la durata del periodo, in aggiunta allo stipendio o alla paga e agli altri assegni a carattere fisso e continuativo, l'indennità di missione di cui al regio decreto 3 giugno 1926, n.941, nelle misure di seguito indicate, detraendo eventuali indennità e contributi corrisposti allo stesso titolo agli interessati direttamente dagli organismi internazionali:

a) misura del 98 per cento al personale che partecipa alle missioni UNIFIL, compreso il personale facente parte della struttura attivata presso le Nazioni Unite, MSU, EULEX Kosovo, Security Force Training Plan, Joint Enterprise, Albania 2, ALTHEA, UNMIK, TIPH 2, EUBAM Rafah, UNAMID, MINUSTAH;

b) misura del 98 per cento, calcolata sulla diaria prevista con riferimento ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman, al personale che partecipa alle missioni ISAF ed EUPOL AFGHANISTAN, nonché al personale impiegato negli Emirati Arabi Uniti e in Iraq, al personale impiegato nelle unità di coordinamento JMOUs, al personale dell'Arma dei carabinieri in servizio di sicurezza presso la sede diplomatica di Kabul e quella di Herat;

c) misura intera al personale che partecipa alla missione EUPOL COPPS in Palestina e alla missione dell'Unione europea in Moldova e Ucraina;

d) misura intera incrementata del 30 per cento, se non usufruisce, a qualsiasi titolo, di vitto e alloggio gratuiti, al personale che partecipa alle missioni CIU, UNAMID, EUPOL RD CONGO, EUSEC RD CONGO, UNFICYP, Atalanta in Gran Bretagna, EUPM, nonché al personale impiegato presso il Military Liason Office della missione Joint Enterprise, il NATO HQ Tirana, l'OHQ Parigi e il FHQ EU della missione EUFOR Tchad/RCA;

e) misura intera incrementata del 30 per cento, calcolata sulla diaria prevista con riferimento ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman, se non usufruisce, a qualsiasi titolo, di vitto e alloggio gratuiti, al personale impiegato in Iraq, in Bahrein e a Tampa;

f) misura del 98 per cento ovvero intera incrementata del 30 per cento se non usufruisce, a qualsiasi titolo, di vitto e alloggio gratuiti, calcolata sulla diaria prevista con riferimento alla Turchia, al personale che partecipa alla missione EUMM Georgia, a decorrere dal 21 settembre 2008;

g) misura del 98 per cento ovvero intera incrementata del 30 per cento se non usufruisce, a qualsiasi titolo, di vitto e alloggio gratuiti, calcolata sulla diaria prevista con riferimento alla Repubblica democratica del Congo, al personale che partecipa alla missione EUFOR Tchad/RCA.

2. All'indennità di cui al comma 1 e al trattamento economico corrisposto al personale che partecipa alle attività di assistenza alle Forze armate albanesi di cui all'articolo 3, comma 12, non si applica l'articolo 28, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n.223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.248.

3. Al personale che partecipa ai programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica e alla missione in Libia si applica il trattamento economico previsto dalla legge 8 luglio 1961, n.642, e l'indennità speciale, di cui all'articolo 3 della medesima legge, nella misura del 50 per cento dell'assegno di lungo servizio all'estero. Non si applica l'articolo 28, comma 1, del decreto-legge n.223 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n.248 del 2006.

4. Per il periodo dal 1º gennaio 2009 al 30 giugno 2009, ai militari inquadrati nei contingenti impiegati nelle missioni internazionali di cui al presente decreto, in sostituzione dell'indennità di impiego operativo ovvero dell'indennità pensionabile percepita, è corrisposta, se più favorevole, l'indennità di impiego operativo nella misura uniforme pari al 185% dell'indennità di impiego operativo di base di cui all'articolo 2, primo comma, della legge 23 marzo 1983, n.78, e successive modificazioni, se militari in servizio permanente, e a euro 70, se volontari di truppa in ferma breve o prefissata. Si applicano l'articolo 19, primo comma, del testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato di cui al decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n.1092, e l'articolo 51, comma 6, del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni.

5. Il personale militare impiegato dall'ONU nella missione UNIFIL con contratto individuale conserva il trattamento economico fisso e continuativo e percepisce l'indennità di missione di cui al comma 1, con spese di vitto e alloggio a carico dell'Amministrazione. Eventuali retribuzioni o altri compensi corrisposti direttamente dall'ONU allo stesso titolo, con esclusione di indennità e rimborsi per servizi fuori sede, sono versati all'Amministrazione al netto delle ritenute, fino a concorrenza dell'importo corrispondente alla somma del trattamento economico fisso e continuativo e dell'indennità di missione di cui al comma 1, al netto delle ritenute, e delle spese di vitto e alloggio.

6. I periodi di comando, di attribuzioni specifiche, di servizio e di imbarco svolti dagli ufficiali delle Forze armate e dell'Arma dei carabinieri presso i comandi, le unità, i reparti e gli enti costituiti per lo svolgimento delle missioni internazionali di cui al presente decreto sono validi ai fini dell'assolvimento degli obblighi previsti dalle tabelle 1, 2 e 3 allegate ai decreti legislativi 30 dicembre 1997, n.490, e 5 ottobre 2000, n.298, e successive modificazioni.

7. Per le esigenze connesse con le missioni internazionali di cui al presente decreto, in deroga a quanto previsto dall'articolo 64 della legge 10 aprile 1954, n.113, nell'anno 2009 possono essere richiamati in servizio a domanda, secondo le modalità di cui all'articolo 25 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n.215, e successive modificazioni, gli ufficiali appartenenti alla riserva di complemento, nei limiti del contingente stabilito dalla legge di bilancio per gli ufficiali delle forze di completamento.

8. Per le esigenze connesse con le missioni internazionali di cui al presente decreto, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili e nel rispetto delle consistenze annuali previste dal decreto di cui all'articolo 23, comma 2, della legge 23 agosto 2004, n.226, il periodo di ferma dei volontari in ferma prefissata di un anno può essere prolungato, previo consenso degli interessati, per un massimo di sei mesi.

9. Nelle aree operative in cui si svolgono le missioni internazionali, nonché sui mezzi aerei e unità navali impegnati in operazioni militari al di fuori dello spazio aereo e delle acque territoriali nazionali, in assenza di personale medico, al personale infermieristico militare specificatamente formato e addestrato è consentita, nei casi di urgenza ed emergenza, l'effettuazione di manovre per il sostegno di base ed avanzato delle funzioni vitali e per il supporto di base ed avanzato nella fase di pre-ospedalizzazione del traumatizzato. Negli stessi casi di urgenza ed emergenza, in assenza di personale sanitario, ai militari delle Forze armate, compresa l'Arma dei carabinieri, formati quali soccorritori militari è consentita l'applicazione di tecniche di primo soccorso nei limiti di quanto previsto da apposito protocollo d'intesa sottoscritto dal Ministero della difesa e dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

10. Al personale che partecipa alle missioni internazionali di cui al presente decreto si applicano gli articoli 2, commi 2 e 3, 3, 4, 5, 7 e 13 del decreto-legge 28 dicembre 2001, n.451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.15.

11. Per l'anno 2009, al personale civile del Ministero della difesa comandato in missione fuori della ordinaria sede di servizio per esigenze di servizio non si applica l'articolo 1, comma 213, della legge 23 dicembre 2005, n.266. Per la finalità di cui al presente comma è autorizzata la spesa di euro 100.000.

ARTICOLO 5 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 5.

(Disposizioni in materia penale)

1. Al personale militare che partecipa alle missioni internazionali di cui al presente decreto si applicano il codice penale militare di pace e l'articolo 9, commi 3, 4, lettere a), b), c) e d), 5 e 6, del decreto-legge 1º dicembre 2001, n.421, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 gennaio 2002, n.6.

2. I reati commessi dallo straniero nei territori o nell'alto mare in cui si svolgono gli interventi e le missioni internazionali di cui al presente decreto, a danno dello Stato o di cittadini italiani partecipanti agli interventi e alle missioni stessi, sono puniti sempre a richiesta del Ministro della giustizia e sentito il Ministro della difesa per i reati commessi a danno di appartenenti alle Forze armate.

3. Per i reati di cui al comma 2 e per i reati attribuiti alla giurisdizione dell'autorità giudiziaria ordinaria commessi, nel territorio e per il periodo in cui si svolgono gli interventi e le missioni internazionali di cui al presente decreto, dal cittadino che partecipa agli interventi e alle missioni medesimi, la competenza è attribuita al Tribunale di Roma.

4. I reati previsti dagli articoli 1135 e 1136 del codice della navigazione e quelli ad essi connessi ai sensi dell'articolo 12 del codice di procedura penale, inclusi i reati a danno dello Stato o dei cittadini italiani che partecipano alla missione di cui all'articolo 3, comma 14, commessi in alto mare o in acque territoriali altrui e accertati durante la medesima missione, sono puniti ai sensi dell'articolo 7 del codice penale e la competenza è attribuita al tribunale di Roma.

5. Nei casi di arresto in flagranza o fermo ovvero di interrogatorio di persona sottoposta alla misura coercitiva della custodia cautelare in carcere per i reati di cui al comma 4, qualora esigenze operative non consentano di porre tempestivamente l'arrestato o il fermato a disposizione dell'autorità giudiziaria, si applica l'articolo 9, commi 5 e 6, del decreto-legge 1º dicembre 2001, n.421, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 gennaio 2002, n.6. Negli stessi casi l'arrestato o il fermato possono essere ristretti in appositi locali del vettore militare.

6. A seguito del sequestro, l'autorità giudiziaria può disporre l'affidamento in custodia all'armatore, all'esercente ovvero al proprietario della nave o aeromobile catturati con atti di pirateria.

ARTICOLO 6 DEL DECRETO-LEGGE

Articolo 6.

(Disposizioni in materia contabile)

1. Alle missioni internazionali delle Forze armate di cui al presente decreto si applicano le disposizioni in materia contabile previste dall'articolo 8, commi 1 e 2, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n.451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n.15.

2. Le disposizioni di cui al comma 2 dell'articolo 8 del decreto-legge n.451 del 2001, convertito, con modificazioni, dalla legge n.15 del 2002 sono estese alle acquisizioni di materiali d'armamento, di equipaggiamenti individuali e di materiali informatici e si applicano entro il limite complessivo di euro 50.000.000 a valere sullo stanziamento di cui all'articolo 7.

3. Per assicurare la prosecuzione delle missioni internazionali senza soluzione di continuità, entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Ministro dell'economia e finanze, su richiesta delle Amministrazioni interessate, dispone l'anticipazione di una somma non superiore ai due sesti delle spese autorizzate dal presente decreto, e comunque non inferiore a euro 120.000.000 dei quali euro 100.000.000 destinati al Ministero della difesa, a valere sullo stanziamento di cui all'articolo 7.

ARTICOLO 7 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Capo III

DISPOSIZIONI FINALI

Articolo 7.

(Copertura finanziaria)

1. Agli oneri derivanti dall'attuazione delle disposizioni del presente decreto, pari complessivamente a euro 808.385.522 per l'anno 2009 e a euro 250.000 a decorrere dall'anno 2010, si provvede:

a) quanto a euro 808.135.522 per l'anno 2009, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n.296;

b) quanto a euro 250.000 a decorrere dall'anno 2009, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2009-2011, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

ORDINE DEL GIORNO

G7.200

PEDICA, CAFORIO, BELISARIO, GIAMBRONE

Respinto

Il Senato,

premesso che:

nel disegno di legge 1334, avente ad oggetto «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n.209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali», si provvede a prorogare, sino alla data del 30 giugno 2009, la partecipazione italiana alle missioni internazionali;

nel medesimo disegno di legge il comma 1 dell'articolo 7, modificato dalla Camera, reca la copertura finanziaria degli oneri derivanti dall'attuazione del decreto legge in esame, pari complessivamente a euro 808.385.522 per l'anno 2009 e a euro 250.000 a decidere dall'anno 2010;

alla copertura dei suddetti oneri si provvede: quanto a euro 808.135.522 per l'anno 2009 mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa recata dall'articolo l, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n.296 (finanziaria 2007),

rilevato che:

nonostante il sovraindicato articolo 7, comma l del provvedimento si riferisca in generale agli oneri per l'anno 2009, il calcolo che si effettua per quantificarli in euro 808.135.522, attiene, nella quasi totalità dei casi, alla proroga delle missioni internazionali limitatamente sino alla data 30 giugno del 2009;

rammentando che l'articolo 1, comma 1240, della legge finanziaria per il 2007 autorizza, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, la spesa di un miliardo di euro per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace ed istituisce, a tale scopo, un apposito fondo nell'ambito dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze;

conseguentemente, al netto dei fondi utilizzati nel presente disegno di legge per il finanziamento delle missioni internazionali attinenti al primo semestre 2009, i fondi stanziati dalla legge finanziaria 2007 per coprire gli oneri di spesa relativi alle missioni internazionali che interessano il semestre successivo, ossia dal 30 giugno 2009 al 31 dicembre 2009, sono quantificati in poco più di euro 190 milioni di euro;

nella prospettiva che, per le missioni internazionali, non vengano previsti sostanziali mutamenti in senso riduttivo, né per ciò che attiene alla natura, né in ordine alla ampiezza degli impegni, né conseguentemente, in relazione al costo di mantenimento delle stesse;

ritenendo reale il rischio che, per il secondo semestre 2009, non sussistano fondi sufficienti a garantire la proroga delle menzionate missioni, essendo altresì pacifico che una totale copertura finanziaria delle stesse non potrà in ogni caso essere effettuata attingendo al medesimo capitolo di spesa previsto per il primo semestre dell'anno 2009;

impegna i1Governo:

a esaminare il pericolo testè illustrato, ossia la possibilità di non poter coprire finanziariamente la proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per il secondo semestre 2009, e, contestualmente, ad indicare alle Camere quali fondi alternativi il Governo pensa di potere utilizzare per assicurare, successivamente al 30 giugno 2009, la continuità del nostro impegno internazionale, il cui valore fondamentale è unanimemente riconosciuto.

ARTICOLO 8 DEL DECRETO-LEGGE

Articolo 8.

(Entrata in vigore)

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.