Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento cultura
Titolo: Abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni - (Cava de' Tirreni, 7 luglio 2009)
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 82
Data: 06/07/2009
Descrittori:
CAVA DE' TIRRENI, SALERNO - Prov, CAMPANIA   CHIESE ED EDIFICI DI CULTO
IMMOBILI ARTISTICI E STORICI   RESTAURI
TUTELA DEI BENI CULTURALI E AMBIENTALI     
Organi della Camera: VII-Cultura, scienza e istruzione
Nota: Questo dossier contiene materiale protetto dalla legge sul diritto d'autore, pertanto la versione html è parziale. La versione integrale in formato pdf può essere consultata solo dalle postazioni della rete Intranet della Camera dei deputati (ad es. presso la Biblioteca)

 

Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni

 

(Cava de’ Tirreni, 7 luglio 2009)

 

 

 

 

 

 

n. 82

 

 

 

6 luglio 2009

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Cultura

( 066760-3255 – * st_cultura@camera.it

Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi e Uffici:

Servizio Biblioteca – Coordinamento della documentazione bibliografica, legislativa e parlamentare italiana

( 066760-3647 – * bib_segreteria@camera.it

 

§         La prima sezione del dossier e la documentazione tratta dal sito: http://www.cavaexplorer.it/l-abbazia-della-santissima-trinita.html sono state curate dal Servizio Studi.

§         La restante documentazione è stata curata dal Servizio Biblioteca

 

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: CU0131.doc

 


INDICE

Schede di lettura

Premessa  3

Il progetto di legge approvato dalle Camere  per la valorizzazione dell’Abbazia della Santissima Trinita’ di Cava de’ Tirreni5

Documentazione

§      L'Abbazia della Santissima Trinità (dal sito: http://www.cavaexplorer.it/l-abbazia-della-santissima-trinita.html)9

§      P. Gravagnuolo, Civiltà di un Borgo. Storia e sviluppo urbano di Cava de’ Tirreni17

§      Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti Treccani, Cava dei Tirreni36

§      Enciclopedia dell’Arte medievale, Cava, Vol. IV  39

 

 


Schede di lettura

 


Premessa

Il presente dossier è stato preparato in occasione della missione di una delegazione della VII Commissione Cultura, Scienze, Istruzione, all’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni (Salerno), prevista per il 7 luglio 2009.

Durante la missione, la delegazione incontrerà il Padre Abate Mons. Benedetto Chianetta, il sindaco del comune di Cava de’ Tirreni, Luigi Gravagnuolo, e il Presidente della provincia di Salerno, on. Edmondo Cirielli. La missione sarà dedicata alla visita dell’Abbazia nelle sue diverse componenti.

Il dossier si articola in una prima sezione, nella quale si espone il contenuto del progetto di legge approvato dalle Camere per la valorizzazione dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni.

Nella seconda sezione si riportano alcune notizie di carattere divulgativo sull’Abbazia, tratte dal sito http://www.cavaexplorer.it/l-abbazia-della-santissima-trinita.html, nonché alcune notizie a carattere storico ed artistico, tratte dalle principali enciclopedie d'arte disponibili presso la Biblioteca della Camera dei deputati.

 

 


Il progetto di legge approvato dalle Camere  per la valorizzazione dell’Abbazia della Santissima Trinita’ di Cava de’ Tirreni

Il 17 giugno 2009 il Senato ha approvato definitivamente il progetto di legge[1], trasmesso dalla Camera[2] il 30 aprile 2009, recante Disposizioni per la valorizzazione dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni. Alla data del 5 luglio 2009 il testo approvato è in attesa di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale.

 

Il testo approvato prevede la realizzazione di un progetto per la valorizzazione culturale, ambientale, turistica e architettonica dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni, per il recupero della sua memoria storica e per il rilancio della sua funzione civile e religiosa, in occasione della ricorrenza del millenario (art. 1).

 

Il progetto (art. 2) deve prevedere interventi architettonici e di restauro, nonché di valorizzazione culturale, ambientale e turistica dell'Abbazia, che perseguano i seguenti obiettivi:

- analisi dello stato di conservazione, risanamento e restauro dell’Abbazia, delle sale limitrofe al chiostrino e del Museo (lett. a) e b);

- definizione e ampliamento della zona pedonale entro la quale è ubicata l’Abbazia, per restituire all’Abbazia stessa silenzio e solennità (lett. d);

- restauro di tratti dell’antico tracciato viario (lett. e);

- creazione di nuove strutture ricettive e turistiche, con priorità per gli interventi di recupero di edifici esistenti di interesse storico-architettonico (lett. h).

 

Per quanto concerne il restauro di beni mobili, si prevede il restauro dei manufatti dell'archivio dell'Abbazia (lett. c) e afferenti a edifici di culto storicamente legati al movimento benedettino dell'Abbazia (lett. i).

In merito al recupero documentale, si prevede l’inventario dei documenti scritti o editi dalla fine del Medioevo all'epoca attuale su Cava de’ Tirreni e sulla sua Congregazione, nonché il censimento del materiale documentario esistente relativo ai monasteri e alle chiese cavansi (lett. f).

Infine, la lett. g) inserisce fra gli obiettivi del progetto anche l’organizzazione di eventi culturali, scientifici e mediaticiper la celebrazione del millenario dell’Abbazia nell'anno 2011.

 

Per la realizzazione del progetto è prevista la costituzione di un fondo speciale presso il Ministero per i beni e le attività culturali, con una dotazione di 250.000 euro per il 2009 e di 500.000 per ciascuno degli anni 2010, 2011, 2012 (art. 3). La copertura finanziaria è individuata nel Fondo di interventi strutturali di politica economica[3] (art. 5).

 

Per la realizzazione del progetto e per la gestione del fondo speciale, nonché per la predisposizione e l'organizzazione degli eventi scientifico-culturali per la celebrazione del millenario, è prevista la costituzione di un comitato nazionale (art. 4).

Il comitato, nominato con DPCM e sottoposto alla vigilanza del Ministro per i beni e le attività culturali, è composto da:

− un presidente, nominato con DPCM tra soggetti aventi comprovata esperienza nel campo della valorizzazione dei beni culturali;

− un rappresentante del Ministero per i beni e le attività culturali, un rappresentante del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, un rappresentante del Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri;

- il sindaco del comune di Cava de’ Tirreni o un suo delegato;

- un rappresentante della provincia di Salerno;

- un rappresentante della regione Campania;

− due esperti nominati, tra ricercatori o docenti universitari, con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali;

− un componente, con funzioni di coordinamento religioso, designato dall’Abate dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni.

Ai componenti del comitato non spettano emolumenti, compensi o rimborsi di spese a qualsiasi titolo dovuti; alle spese di funzionamento dello stesso si provvede nell’ambito delle disponibilità finanziarie dell’amministrazione presso la quale il comitato è istituito.

 

 


Documentazione

 


L'Abbazia della Santissima Trinità (dal sito: http://www.cavaexplorer.it/l-abbazia-della-santissima-trinita.html)

PDFStampaE-mail

 

L'Abbazia territoriale Santissima Trinità di Cava de' Tirreni, abbazia dei Monaci Benedettini, spesso è indicata semplicemente come Badia di Cava e così detta perché impiantata sotto una grotta. Fu fondata nel XI secolo ed elevata ad abbazia territoriale nel 1394.

Sorge nell'amena cornice della valle metelliana, a circa tre chilometri dalla città di Cava de' Tirreni (della quale fu costituì il nucleo iniziale) ed a poca distanza dalla Costiera Amalfitana.

Il fondatore della Badia di Cava fu San Alferio Pappacarbone, nobile salernitano di origine longobarda formatosi a Cluny, che nel 1011 si ritirò sotto la grande grotta Arsiccia per trascorrervi vita eremitica. La sua santità attrasse numerosi discepoli tanto da indurlo a costruire un piccolo monastero, il nucleo originale dell'odierna abbazia. Morì in età molto avanzata il 12 aprile 1050.

 

 

badia_di_cava.jpg

 

I primi tre secoli di storia furono splendidi e si accompagnarono con la santità: i primi quattro abati sono stati riconosciuti santi dalla Chiesa (Alferio, Leone, Pietro e Costabile), altri otto beati (Simeone, Falcone, Marino, Benincasa, Pietro II, Balsamo, Leonardo, Leone II).

Tra di essi si distinse San Pietro I, nipote di Alferio, che ampliò notevolmente il monastero e fondò una potente congregazione monastica, l'Ordo Cavensis (Ordine di Cava), con centinaia di chiese e monasteri dipendenti sparsi in tutta l'Italia meridionale. In tal modo essa estese la sua influenza spirituale e temporale in tutto il Mezzogiorno d'Italia, grazie anche al favore dei principi salernitani che la fecero oggetto della loro benevolenza. Furono più di 3000 i monaci a cui San Pietro diede l'abito. Papa Urbano II, che lo aveva conosciuto a Cluny, nel 1092 visitò l'Abbazia e ne consacrò la basilica.

I principi e signori, oltre ad offrire feudi, beni e privilegi, donarono all'abbazia o la proprietà o il diritto di patronato su chiese e monasteri. I vescovi ambivano di avere nelle loro diocesi i Cavensi per il bene che vi operavano. I papi, oltre la conferma delle donazioni, concessero il privilegio dell'esenzione. In questo modo l'abate di Cava finì per avere una giurisdizione spirituale, dipendente solo dal Papa, sulle terre e sulle chiese di cui la Badia aveva la proprietà. Da parte sua Cava costituiva per i papi un caposaldo di cui potevano fidarsi pienamente, tanto da affidarle in custodia alcuni antipapi.

Il XIV secolo rappresenta per Cava dei Tirreni un periodo di ripiegamento su sé stessa. È particolarmente curata la difesa e l'amministrazione dei beni temporali, sono prodotte splendide opere d'arte, ma l'incidenza dell'azione spirituale e sociale della badia, anche a causa dei rivolgimenti politici, diminuisce sensibilmente.

Nel 1394 papa Bonifacio IX conferì il titolo di Città a Cava, elevandola in pari tempo a diocesi autonoma, con un proprio vescovo, che doveva però risiedere alla Badia, la cui chiesa venne dichiarata cattedrale della nuova diocesi. Il monastero, inoltre, non doveva più essere governato da un abate ma da un priore e la comunità dei monaci formava il capitolo della cattedrale.

Un nuovo rivolgimento la Badia lo vive nel 1431 quando l'Abate Mons. Angelotto Fusco fu elevato alla dignità cardinalizia e volle comunque ritenere in commenda, percependone le rendite, l'abbazia e la diocesi cavense. Iniziò, così, il periodo degli abati commendatari che portarono l'abbazia ad una grande decadenza, governandola da lontano tramite fiduciari interessati soprattutto alla diocesi ed all'amministrazione dei beni temporali.

La situazione si risolse quando l'ultimo commendatario unì la Badia di Cava alla Congregazione di S. Giustina da Padova (detta poi Cassinese). La riforma poneva a capo della badia non più un vescovo o un cardinale ma abati temporanei che fecero rifiorire la disciplina monastica e il culto delle scienze e delle arti.

Nel corso dei secoli XVI-XVIII l'abbazia fu rinnovata anche architettonicamente. L'abate D. Giulio De Palma ricostruì la chiesa, il seminario, il noviziato, e varie altre parti del monastero, ma rimangono ancora cospicui elementi medievali. Importante l'archivio, con circa 15000 pergamene dall'VIII al XIX secolo e la biblioteca che raccoglie, tra l'altro, preziosi manoscritti e incunaboli.

La soppressione napoleonica, per merito dell'abate D. Carlo Mazzacane, passò senza arrecare gravi danni alla badia: 25 monaci rimasero a guardia dello Stabilimento (tale fu il titolo dato all'abbazia) e il Mazzacane ne fu il Direttore. La restaurazione, dopo la caduta di Napoleone, portò a un rinnovamento dello spirito religioso.

In seguito alla legge di soppressione (7 luglio 1867), la Badia fu dichiarata "Monumento Nazionale" e affidata in custodia pro tempore alla comunità monastica salvandosi, in questo modo, dalla rovina a cui andarono incontro tante altre illustri abbazie italiane.

 

 badiasstrinitacava2chiesainferiore.jpg

 

Come Abbazia territoriale è stata ristrutturata dalla Santa Sede nel 1979: conserva la diocesi con 4 parrocchie e gestisce i santuari di Maria SS.Avvocata sopra Maiori, dell'Avvocatella in San Cesareo e di San Vincenzo Ferreri in Dragonea.

Nel 1867 fu istituito il Collegio "San Benedetto" e le scuole. Si cominciò con il Liceo Classico, pareggiato alle scuole governative nel 1894. A questo seguirono negli anni anche il Liceo Scientifico, le Medie Inferiori e le ultime classi delle Elementari.

Oltre ai collegiali, le scuole furono aperte a semiconvittori (studenti che pranzano e rimangono a studiare nel pomeriggio in appositi locali con l'aiuto di professori) ed esterni (frequentano solo le scuole). Dal 1985 la frequenza alle scuole è stata aperta anche alle studentesse.

I numerosi ex-alunni che occupano con onore posti elevati nella vita politica, amministrativa e professionale, attestano i lusinghieri risultati raggiunti dal collegio e dalle scuole in oltre un secolo di attività.

Il collegio e le scuole hanno sofferto la crisi della scuola cattolica italiana e così, dopo quasi un secolo e mezzo di storia, nel 1992 è stata chiusa la scuola elementare, successivamente nel 1994 la scuola media, nel 2002 è stato chiuso il glorioso Collegio, il Liceo Classico nel 2003. Per ultimo nel 2005 è stato chiuso anche il Liceo Scientifico.

Durante i secoli della sua storia, l'abbazia si è arricchita di molte opere d'arte di epoche diverse: edifici, affreschi, mosaici, sarcofagi, sculture, quadri, codici miniati e oggetti preziosi. In particolare:

- la Basilica, costruita nel XI secolo dall'abate S.Pietro e consacrata dal Papa Urbano II il 5 settembre 1092, fu completamente ricostruita nel XVIII secolo su disegno di Giovanni del Gaizo. Dell'antica basilica restano l'ambone cosmatesco del XII secolo e la Cappella dei SS. Padri, ristrutturata e rivestita di marmi policromi nel 1641

- le Cappelle dell'antica basilica dei quali si segnala il paliotto marmoreo del XI secolo, le sculture di Tino di Camaino ed il pavimento in maiolica del XV secolo

- il Chiostro del XIII secolo, situato sotto la roccia incombente, su colonnine binate di marmi vari con capitelli romanici e archi rialzati

- la Sala del Capitolo Antico adiacente al Chiosto, gotica, del XIII secolo, accoglie sarcofagi ed affreschi di epoche diverse

- il Cimitero longobardo, una cripta del XII secolo su colonne del IX-X secolo e pilastri cilindrici in muratura, di effetto assai suggestivo e la Cappella di S.Germano del 1280.

- il Capitolo, una sala con elementi diversi: schienali lignei del 1540, affreschi alle pareti del 1642, pavimento in piastrelle maiolicate del 1777, soffitto del 1940 affrescato dal monaco don Raffaele Stramondo.

 


La Basilica

 

basilica.jpg

 

Nel 1025 S. Alferio aveva già costruito la sua chiesa, che aveva una sola navata. Questa nel 1092 fu ampliata e trasformata in basilica a più navate da S.Pietro I abate. L'attuale basilica sorse invece nel 1761 per iniziativa dell'abate D. Giulio De Palma e su disegno dell'architetto Giovanni del Gaizo, il quale, qualche anno dopo, progettò anche la facciata. Vi fu un tentativo di bloccare i lavori, ma i monaci seppero blandire Carlo di Borbone sostenendo che "... le povere parrocchie di Cava avevano chiese migliori che non ha il monastero tanto ricco di rendite". Nel 1778, la nuova chiesa era pronta. Seguendo i criteri dell'epoca, la vecchia basilica venne abbattuta, ad eccezione della cappella dei SS. Padri e delle fondamenta, che furono rinforzate. L'interno della basilica, specialmente dopo il moderno rivestimento delle pareti e la pavimentazione con marmi policromi, è luminoso ed armonico. La prima cosa che attira l'attenzione del visitatore della basilica è l'ambone con mosaico del secolo XII, recentemente ricostruito. E' molto probabile che sia un dono del re di Sicilia Ruggiero II, il quale volle che la regina Sibilla, sua seconda moglie morta a Salerno nel 1150, fosse seppellita nella chiesa della badia e le fosse edificata una magnifica tomba ornata di mosaici, di cui si conserva solo il sarcofago. Il seppellimento nella chiesa o nel cimitero della badia era ordinariamente accompagnato ad una donazione. Dell'antica basilica, oltre all'ambone, resta ancora, in fondo alla navata destra, la "Cappella dei SS. Padri", ristrutturata e rivestita di marmi policromi (mosaici fiorentini) nel 1641. Subito dopo la balaustra, prima della cappella seicentesca, si notano sulle pareti quattro statue marmoree, notevoli quelle cinquecentesche di S. Felicita e di S. Matteo. Procedendo, a destra è la cella grotta di S. Alferio con l'urna che ne custodisce le reliquie e resti di affreschi parietali del XIV secolo; a sinistra è l'altare di S. Leone con la sua urna e, sulla parete, altre reliquie di santi; di fronte l'altare del SS. Sacramento con l'urna contenente le reliquie di S. Costabile. Gli affreschi della basilica sono opera del pittore calabrese Vincenzo Morani, che nel 1857 vi rappresentò: sulla volta del coro "S. Alferio in contemplazione della SS. Trinità"; nella cupola una visione dell'Apocalisse, cioè l'"Adorazione del Redentore"; nel transetto a destra la "Morte di S. Benedetto" con altre scene della sua vita e santi e sante benedettini; a sinistra la "Resurrezione" con profeti ed apostoli. Il suo capolavoro però è la tela della "Deposizione dalla croce", che si trova sull'altare del transetto a sinistra. Sono da notare inoltre il quadro del primo altare a destra dell'ingresso rappresentante "S. Mauro" di Achille Guerra, il trecentesco altorilievo della Madonna con Bambino tra San Benedetto e Sant'Alferio, opera di Tino da Camaino, la porta del battistero (sec. XVI) a sinistra e il portale marmoreo con la bellissima porta cinquecentesca della sagrestia. Sotto i 12 altari della basilica sono deposte le reliquie dei 12 abati santi o beati della badia. Nel paliotto è inserita una lastra di marmo dell'XI secolo. Accanto alla chiesa è da segnalare la fontana realizzata nel 1772 da Tommaso Liguoro.

 

 

IL CHIOSTRO

chiostro_badia.jpg

 

 

Nel poco spazio esistente fra la grotta Arsiccia e il ruscello Selano non si è potuto creare un chiostro proporzionato alla grandiosità del monastero. In compenso il piccolo chiostro dei secoli XI-XIII è la parte più suggestiva e caratteristica della badia. Un muro romano, ancora in piedi in questa parte più profonda della grotta, dimostra l'esistenza di costruzioni anteriori alla venuta di Alferio. La piccola scultura del fauno, rinvenuta qui, in un muro che delimitava una porzione della grotta, è forse segno di un culto pagano esercitato nella grande spelonca. Il piccolo chiostro ha subìto diverse manomissioni, ma nella sua struttura fondamentale è stato messo in relazione con i coevi chiostri amalfitani e con quelli del San Domenico di Salerno e di Santa Sofia a Benevento, spartiti in quadrifore con archi a ferro di cavallo che testimoniano influenze musulmane. Adiacente al chiostrino è la grande sala del Capitolo del secolo XIII. In essa sono sistemati alcuni pregevoli sarcofagi romani, attribuiti per lo più al III secolo d.C. Essi furono inviati qui da illustri personaggi per esservi seppelliti.

 

 

IL MUSEO

 

La splendida sala del sec. XIII adibita a museo è stata una scoperta avvenuta dopo la seconda guerra mondiale, grazie ad un saggio fortuito che rilevò l'esistenza di un capitello sulle pareti e, successivamente, delle colonne e di tutta la struttura della sala. La volta è stata rifatta perché irreparabilmente lesionata; le finestre originali non si sono potute ricostruire perché mancavano gli elementi, ma tutto il resto conserva la sua originalità. Era parte di un palazzo, distinto dal monastero e adibito a foresteria. Un'altra sala dello stesso palazzo di dimensioni quasi uguali e adiacente alla prima dalla parte occidentale, crollò all'inizio di questo secolo, ma al piano terra resta ancora l'immenso salone su cui le due sale erano edificate. Tra le opere custoditevi: una Madonna con Santi, tavola senese del XV secolo; un Cofanetto d'avorio dell'XI secolo; un Polittico di scuola raffaellesca, attribuito ad Andrea Sabatini; tele di numerosi pittori caravaggeschi; numerosi reperti archeologici; una Collezione di monete, completa ed ordinata delle Zecche longobarde e normanne di Salerno; maioliche abruzzesi e vietresi; codici miniati.

 


LA BIBLIOTECA

 

biblioteca.jpg

 

L'archivio della Badia è molto importante. Nelle due elegantissime sale della fine del secolo diciottesimo sono contenuti preziosi manoscritti pergamenacei e cartacei, più di quindicimila pergamene, di cui la più antica è del 792 d. c., e un considerevole numero di documenti cartacei. Ciò ha richiamato l'attenzione di numerosi studiosi provenienti da ogni parte. Dei codici (manoscritti in pergamena) esiste un catalogo completo a stampa ancora disponibile; presto sarà approntato anche il catalogo dei manoscritti cartacei. Tra i codici più famosi ricordiamo la Bibbia visigotica del secolo IX, il Codex Legum Longobardorum (Codice di leggi longobarde) del secolo XI, le Etymologiae di Isidoro del secolo VIII e il De Temporibus del Ven. Beda del secolo XI, ai cui margini i monaci annotarono gli avvenimenti più importanti della badia e del mondo contemporaneo. Tali note marginali costituiscono gli Annales Cavenses più volte pubblicati. Quanto alle pergamene, i documenti privati sono ordinati in ordine cronologico e sistemati nella sala diplomatica in arche di cui ciascuna contiene 120 pergamene. I documenti pubblici (bolle papali o vescovili, diplomi di imperatori, re e signori feudali) si trovano invece nell'arca magna in numero di oltre settecento, ordinati anche essi cronologicamente. La consultazione è resa facile agli studiosi da un Regestum Pergamenarum, manoscritto di otto volumi in folio compilato da monaci nel secolo scorso. Vi si trova il riassunto di tutte le pergamene con l'indicazione dell'arca in cui sono contenute. I documenti già pubblicati nel Codex Diplomaticus Cavensis appartengono agli anni 792-1080 e sono esattamente 1669.

La Biblioteca della Badia possiede oltre 40.000 volumi con numerosi incunaboli e importanti cinquecentine. I volumi sono catalogati e sistemati in tre sale. Le scienze più rappresentate sono la Patristica, la Teologia, il Diritto e, soprattutto, la storia. Un catalogo per autori ne facilita la consultazione.

 


 

P. Gravagnuolo, Civiltà di un Borgo. Storia e sviluppo urbano di Cava de’ Tirreni

 


Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti Treccani, Cava dei Tirreni

 


Enciclopedia dell’Arte medievale, Cava, Vol. IV

 

 



[1]    A.S. 1541.

[2]    A.A.C. 1230, 1889 e 1973. Nella seduta del 20 gennaio 2009, la VII Commissione ha adottato come testo base l’A.C. 1889, approvato, in un nuovo testo, nella seduta del 29 aprile 2009.

[3]    Istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze dall'articolo 10 del decreto-legge n. 282 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 307 del 2004, al fine di agevolare il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, anche mediante interventi volti alla riduzione della pressione fiscale.