Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento bilancio
Titolo: Nota di aggiornamento del DEF 2012
Riferimenti:
DOC LVII, N. 5-BIS     
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 381
Data: 25/09/2012
Descrittori:
DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO FINANZIARIA   ECONOMIA NAZIONALE
FINANZA PUBBLICA     
Organi della Camera: I-Affari Costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni
II-Giustizia
III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa
IX-Trasporti, poste e telecomunicazioni
V-Bilancio, Tesoro e programmazione
VII-Cultura, scienza e istruzione
VIII-Ambiente, territorio e lavori pubblici
X-Attività produttive, commercio e turismo
XII-Affari sociali
XIII-Agricoltura
XI-Lavoro pubblico e privato
XIV - Politiche dell'Unione europea

25 settembre 2012

 

n. 381/0

Nota di aggiornamento
del DEF 2012

 


Il contenuto della Nota di aggiornamento del DEF

Sulla base del calendario previsto nell’ambito del Semestre europeo, la legge di contabilità pubblica n.196/2009 dispone che il processo di programmazione inizi il 10 aprile, data di presentazione alle Camere del Documento di Economia e Finanza (DEF), al fine di consentire al Parlamento di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l’invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma contenuti nel DEF.

Sulla base del Programma nazionale di riforma (PNR) e del Patto di Stabilità contenuti nel DEF in data 30 maggio 2012 la Commissione europea ha elaborato le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati. Il 10 luglio 2012 il Consiglio ECOFIN ha esaminato e approvato le raccomandazioni della Commissione.

Anche al fine di tener conto delle raccomandazioni formulate dalle autorità europee, la legge di contabilità prevede la presentazione, entro il 20 settembre di ogni anno, di una Nota di aggiornamento del DEF.

Tale nota costituisce uno degli strumenti nei quali si articola il ciclo di bilancio, la cui presentazione è pertanto obbligatoria, in base a quanto dispone l’articolo 7 della sopra richiamata legge di contabilità n.196/2009.

L’articolo 10-bis della legge di contabilità prevede che la Nota di aggiornamento del DEF contenga:

-  l’eventuale aggiornamento delle previsioni macro-economiche e di finanza pubblica per l’anno in corso e per il periodo di riferimento, nonché le eventuali integrazioni al DEF conseguenti alle raccomandazioni del Consiglio europeo sul Programma di stabilità e al PNR;

-  l’eventuale aggiornamento degli obiettivi programmatici individuati dal DEF, al fine di prevedere una loro diversa ripartizione tra lo Stato e le amministrazioni territoriali ovvero di recepire le indicazioni contenute nelle raccomandazioni eventualmente formulate dalla Commissione europea;

-  l’obiettivo di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato e di saldo di cassa del settore statale;

-  il contenuto del Patto di stabilità interno e le sanzioni da applicare in caso di mancato rispetto del Patto medesimo, nonché il contenuto del Patto di convergenza, e le misure volte a realizzare il percorso di convergenza previsto dall'articolo 18 della legge n. 42/2009 di attuazione del federalismo fiscale;

-  l’indicazione di eventuali disegni di legge collegati.

Alla Nota di aggiornamento del DEF sono allegate le relazioni programmatiche sulle spese di investimento per ciascuna missione di spesa del bilancio dello Stato e le relazioni sullo stato di attuazione delle relative leggi pluriennali (Doc. LVII n.5-bis – Allegato I, vol. 1 e 2).

Con riferimento alla Nota di aggiornamento del DEF 2012, si ricorda che, a seguito dell’avvio del programma di spending review, attuato con il D.L. 7 maggio 2012, n. 52, nell’ambito della risoluzione parlamentare di approvazione della Nota medesima dovrebbero essere indicati i disegni di legge collegati mediante cui attuare il predetto programma.

1. Il quadro macroeconomico

La Nota presenta una revisione al ribasso delle stime formulate ad aprile sull’andamento dell’economia italiana per l’anno in corso e per gli anni successivi, in considerazione del deterioramento dello scenario macroeconomico internazionale manifestatosi nel corso dell’anno, a seguito dell’acuirsi delle tensioni sui mercati del debito sovrano, nonché per effetto dell’incertezza che ha caratterizzato il contesto dell’area dell’euro.

Nel secondo trimestre dell’anno, infatti, il commercio e la produzione mondiale hanno registrato un rallentamento rispetto al primo trimestre.

L’attività economica mondiale, in realtà, anche nel primo trimestre ha comunque manifestato un ritmo moderato, frenato dalla stagnazione in Europa e dal rallentamento negli Stati Uniti. La debolezza della domanda dei paesi avanzati ha, inoltre, provocato un rallentamento anche nelle principali economie emergenti.

Secondo le ultime proiezioni del Fondo monetario internazionale (FMI), diffuse nel World Economic Outlook Update del 16 luglio 2012, il PIL mondiale è prevista una crescita del 3,5% nel 2012 e del 3,9% nel 2013, circa mezzo punto in meno rispetto a quanto previsto in primavera.

La Nota evidenzia come, secondo le principali organizzazioni internazionali, il rallentamento diffuso sia dovuto, da un lato, alle criticità legate alla gestione della crisi dei debiti sovrani dei paesi dell’area dell’euro, dall’altro, ai timori legati alle imminenti decisioni di politica fiscale negli Stati Uniti.

In particolare, il riemergere, da aprile, delle tensioni sui mercati finanziari - con un nuovo allargamento dei differenziali tra i rendimenti delle obbligazioni emesse da alcuni Stati europei rispetto ai bund tedeschi – ha determinato, nel complesso, un deterioramento delle prospettive di crescita dell’economia europea.

Nel secondo trimestre del 2012, infatti, il PIL dell’area dell’euro è diminuito dello 0,2% rispetto all’andamento già “piatto” del trimestre precedente.

In considerazione dell’indebolimento delle prospettive economiche mondiali, la Nota di aggiornamento rivede il quadro macroeconomico per l’anno in corso e per il triennio 2013-2015, evidenziando un andamento dell’economia italiana meno favorevole rispetto alle previsioni formulate nel DEF. In particolare, per il 2012 la contrazione del PIL italiano è stimata pari al 2,4% rispetto all’1,2% precedentemente indicato. Una contrazione è attesa anche per il 2013, anno in cui il PIL è previsto ridursi dello 0,2%, principalmente per l’effetto di trascinamento del calo registrato l’anno precedente.

Negli anni successivi l’attività economica tornerebbe a crescere, dell’1,1% nel 2014 e dell’1,3% nel 2015, beneficiando soprattutto del miglioramento della domanda mondiale. Secondo la Nota, a partire dal 2014 comincerebbero, inoltre, ad emergere gli effetti positivi determinati dai recenti provvedimenti varati dal Governo.

Quadro macroeconomico

variazioni %

DEF 2012
aprile

Nota agg. DEF 2012
settembre

 

2012

2013

2014

2015

2012

2013

2014

2015

PIL

-1,2

0,5

1,0

1,2

-2,4

-0,2

1,1

1,3

Importazioni

-2,3

2,2

3,6

3,9

-6,9

1,7

3,5

3,9

Consumi nazionali

-1,5

-0,1

0,3

0,5

-2,6

-0,7

0,3

0,6

Investimenti
fissi lordi

-3,5

1,7

2,5

2,8

-8,3

0,1

2,6

2,8

Esportazioni

1,2

2,6

4,2

4,6

1,2

2,4

3,9

4,2

MERCATO DEL LAVORO

Occupazione (ULA)

-0,6

0,1

0,4

0,6

-1,2

-0,3

0,4

0,6

Tasso disoccupazione

9,3

9,2

8,9

8,6

10,8

11,4

11,3

10,9

INFLAZIONE

Inflazione programmata

1,5

1,5

1,5

1,5

1,5

1,5

1,5

1,5

Deflatore PIL

1,8

1,9

1,9

1,9

1,4

1,4

1,9

1,9

 

Il rallentamento dell’economia italiana nell’anno in corso è imputato all’effetto congiunto di fattori esogeni – come il generale indebolimento della crescita economica mondiale – e fattori interni, quali le manovre di consolidamento dei conti pubblici adottate finora dal Governo, anche per contrastare le tensioni sui titoli di Stato nazionali.

Come riportato nella Nota, infatti, la congiuntura economica italiana, già penalizzata nel breve periodo dalle necessarie misure di consolidamento fiscale, è stata ulteriormente colpita dalle tensioni sui mercati finanziari e sul credito, che hanno comportato, oltre all’ampliamento dei divari tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e di quelli tedeschi, una elevata volatilità degli spread che ha scoraggiato gli investitori internazionali a detenere titoli italiani.

Della situazione hanno sofferto gli istituti di credito operanti sul mercato interno, che hanno visto aumentare in maniera rilevante i propri costi di approvvigionamento, con una conseguente traslazione sui tassi di finanziamento alle famiglie e alle imprese. Inoltre, la crescita dell’offerta di credito al settore privato è gradualmente rallentata fino a dare alcuni segnali di contrazione.

Come si evince dalla tabella, rispetto alle previsioni contenute nel DEF 2012, tutte le variabili del quadro macroeconomico manifestano un rallentamento.

Nel dettaglio, i consumi nazionali si ridurrebbero del 2,6% nel 2012 – ben più di quanto stimato nel DEF - e continuerebbero a contrarsi anche nell’anno successivo, attestandosi a -0,7%. In tale ambito, la spesa delle famiglie residenti scenderebbe a -3,3% nel 2012. Sulle decisioni di spesa delle famiglie inciderebbero l’andamento del mercato del lavoro e quello del reddito disponibile, in un contesto di fiducia attualmente ai minimi storici.

Riguardo agli investimenti fissi lordi, per l’anno in corso è prevista una riduzione dell’8,3%, rispetto a -3,5% stimato ad aprile. La revisione al ribasso delle previsioni è ascrivibile soprattutto alla dinamica negativa degli investimenti in macchinari e attrezzature (-10,6%), particolarmente sensibili alla congiuntura. Anche il settore delle costruzionicontinua a manifestareuna forte debolezza.

Per ciò che concerne gli scambi con l’estero, le esportazioni sono previste crescere nell’anno in corso dell’1,2% in linea con quanto previsto nel DEF, fornendo in tal medo un contributo positivo alla crescita.

Per quanto concerne il mercato del lavoro, la Nota, sulla base degli andamenti congiunturali, rivede in senso peggiorativo le stime del tasso di disoccupazione, il quale si attesterebbe nel 2012 al 10,8% (un valore più alto di circa 1,5 punti percentuali rispetto alle stime di aprile) e registrerebbe una ulteriore crescita nel 2013, raggiungendo l’11,4%. Nel biennio successivo il tasso dovrebbe tornare a ridursi fino al 10,9% nel 2015.

Per quanto concerne l’inflazione, la Nota registra rispetto alle stime del DEF, una minore pressione inflativa nell’anno in corso, in parte determinata dallo slittamento dell’incremento delle aliquote IVA da ottobre 2012 a luglio 2013. L’inflazione programmata è pertanto stimata stabile all’1,5% nel periodo considerato.

L’indebolimento congiunturale dell’economia mondiale è stato segnalato dai principali organismi internazionali. Da ultimo, l’OCSE ha provveduto ad aggiornare le previsioni di crescita dei principali paesi industrializzati, nell’Interim Assessment presentato il 6 settembre 2012.

PIL 2012: Confronti internazionali

 

2011

2012

OCSE
(maggio)

OCSE
(settembre)

Italia

0,5

-1,7

-2,4

Francia

1,7

0,6

0,1

Germania

3,1

1,2

0,8

Regno Unito

0,8

0,5

-0,7 (1)

Usa

1,8

2,4

2,3

Giappone

-0,8

2,0

2,2

(1)       Stime provvisorie.

2. Il quadro di finanza pubblica

Il peggioramento del ciclo congiunturale generato dal riacutizzarsi delle tensioni sui mercati del debito sovrano, con il conseguente aumento dei tassi di interesse, e dal rallentamento della crescita globale, si riflette sull’evoluzione della finanza pubblica.

Sulla base dell’articolo 10-bis della legge di contabilità, la Nota, presenta dunque, oltre alle nuove previsioni macroeconomiche, un aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica.

Nel 2012 l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche a legislazione vigente è stimato al 2,6% del PIL, superando di circa 1 punto percentuale il valore indicato nel DEF. In termini strutturali, ossia al netto della componente ciclica e delle misure una tantum, il percorso di risanamento delle finanze pubbliche rimane sostanzialmente invariato rispetto a quanto programmato nel DEF 2012 per gli anni 2012 e 2013.

Indicatori di finanza pubblica

(in % PIL)

 

2010

2011

2012

2013

2014

2015

QUADRO DI FINANZA PUBBLICA PROGRAMMATICO -NOTA

Indebitamento netto

-4,6

-3,9

-2,6

-1,8

-1,5

-1,3

Saldo primario

0,0

1,0

2,9

3,8

4,4

4,8

Indebitamento netto strutturale (1)

-3,6

-3,6

-0,9

0,0

-0,2

-0,4

DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA

Indebitamento netto

-4,6

-3,9

-1,7

-0,5

-0,1

0,0

Indebitamento netto strutturale

-3,6

-3,6

-0,4

0,6

0,6

0,4

(1)     Corretto per il ciclo e al netto delle misure una tantum.

Il nuovo quadro di finanza pubblica tiene altresì conto degli interventi contenuti nel D.L. 6 luglio 2012, n. 95 (convertito nella legge n. 135/2012) sulla spending review e nel D.L. 13 settembre 2012, n. 158 in materia sanitaria, in corso di conversione.

In particolare, il D.L. n. 95/2012 mira a rafforzare la correzione strutturale degli andamenti tendenziali della spesa, operandone una correzione pari complessivamente, nel quadriennio 2012-2015, a circa 39 miliardi di euro, destinati in parte prevalente a compensare il differimento dell’incremento delle aliquote IVA, precedentemente previsto a decorrere dall’ottobre del 2012 ed, in parte residuale, a finanziare alcune spese impreviste o indifferibili (terremoto Emilia, missioni di pace internazionali ed altro); viene inoltre ridotto di circa 0,6 miliardi l’indebitamento netto per il 2012 e per il 2015, come risulta dalla tabella che segue:

Effetti del D.L. 95/2012

(Valori in milioni)

 

2012

2013

2014

2015

Reperimento risorse

di cui:

4.568

10.839

11.559

12.073

- Maggiori entrate

0

72

0

0

- Minori spese

4.568

10.767

11.559

12.073

 

 

 

 

 

Utilizzo risorse

di cui:

3.966

10.823

11.532

11.445

- Minori entrate

3.392

6.837

10.237

10.300

di cui Riduzione aliquote IVA

3.280

6.560

9.840

9.840

- Maggiori spese

574

3.986

1.295

1145

 

 

 

 

 

Effetto su indebit. netto

602

16

27

627

Il quadro di finanza pubblica riportato nel DEF dell’aprile 2012, che prevedeva il raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2013 (con un indebitamento netto strutturale[1] pari allo 0,6% del Pil, vale a dire close to balance) viene sostanzialmente confermato nella Nota di aggiornamento: pur in presenza di un deterioramento dei dati finanziari, con un indebitamento netto tendenziale che peggiora di 0,9 punti nell’anno in corso (dall’1,7 al 2,6% del PIL) e di 1,1 punti nell’anno successivo (dallo 0,5 all’1,6%), in termini strutturali, nel 2013, il valore strutturale dell’indebitamento medesimo si prevede comunque in pareggio, rimanendo pressoché stabile nel prosieguo, come si evince dalla tabella che segue.

Quadro aggiornato di finanza pubblica
a legislazione vigente

in% del PIL

DEF 2012
aprile

Nota agg. DEF 2012
settembre

 

2012

2013

2014

2015

2012

2013

2014

2015

Indebitamento netto

-1,7

-0,5

-0,1

0,0

-2,6

-1,6

-1,5

-1,4

Interessi

5,3

5,4

5,6

5,8

5,5

5,6

6,0

6,3

Avanzo  primario

3,6

4,9

5,5

5,7

2,9

4,0

4,4

4,8

Indebit. netto strutturale

-0,4

0,6

0,6

0,4

-0,9

0,2

-0,2

0,5

Debito pubblico (1)

123,4

121,5

118,2

114,4

126,4

127,1

125,1

122,9

(1)Al lordo dei prestiti diretti alla Grecia, della quota di pertinenza dell’Italia EFSF (non comprende gli aiuti previsti per la ricapitalizzazione del settore bancario spagnolo) e del programma ESM per gli anni dal 2010 al 2015. Al netto di tali prestiti, il livello di debito risulta di importo inferiore (cfr. oltre).

 

Il peggioramento dei dati di finanza pubblica rispetto alla situazione prevista in aprile, come dettagliatamente esposto nella successiva tavola sul conto economico della PA, è correlato: a) ad una evoluzione delle entrate meno favorevole del previsto; b) ad un maggior costo del debito. Tali voci trovano tuttavia parziale compensazione in una dinamica più contenuta di alcune voci di spesa, in particolare redditi da lavoro dipendente e consumi intermedi.

Negli anni successivi l’indebitamento tende a ridursi progressivamente, pur posizionandosi su valori più elevati di quelli previsti nel DEF, con un valore finale al 2015 pari all’1,4% (anziché zero, come indicato ad aprile). In termini strutturali, tuttavia, dato l’incremento ed il prolungarsi dell’output gap[2] lungo tutto il periodo di previsione, il saldo in questione si conferma sostanzialmente in linea con l’obiettivo di medio periodo di bilancio in pareggio.

Output gap 2012-2015

 

2012

2013

2014

2015

DEF 2012

-3,0

-2,6

-1,8

-1,0

Nota

-3,7

-3,8

-2,7

-1,7

 

Concorre al miglioramento del deficit l’incremento dell’avanzo primario, in progressivo aumento dal 2,9% del PIL previsto per quest’anno al 4,8% del 2015. In tal senso opera l’andamento delle entrate, atteso che: a) le entrate finali si situano, all’inizio ed alla fine del periodo considerato, su un valore del 48,9% di PIL, e su valori ancor maggiori nei due anni intermedi (49,6 nel 2013 e 49,1% nel 2014), in relazione alle modalità di aumento delle aliquote IVA stabilite dal D.L. n. 95/2012, che, com’è noto, ne ha previsto l’incremento di 2 punti percentuali nel semestre luglio-dicembre 2013 e la successiva riduzione di un punto dal 1° gennaio 2014; b) le spese finali al netto interessi sono previste decrescere di circa 2 punti percentuali di PIL, passando dal 46% del 2012 al 44% nel 2015, in virtù sia delle misure di contenimento introdotte nel corso del 2011, sia degli effetti di razionalizzazione avviati con la spending review,

Per quanto concerne la spesa per interessi, le tensioni sui mercati finanziari, con le conseguenti ripercussioni sul debito pubblico, ne comportano un aumento dal 5,5% di PIL nel 2012 al 6,3% nel 2015 (rispetto al 4,9% nel 2011), in crescita rispetto alle stime DEF lungo tutto il periodo d’esame.

 

Per quanto concerne, infine, la pressione fiscale, essa registra quest’anno un consistente aumento di più di 2 punti percentuali di PIL, passando dal 42,5% del 2011 al 44,7%. Nel 2013 la crescita della pressione fiscale proseguirebbe fino al 45,3% per poi tornare nel 2015 al valore iniziale del periodo (44,6%), in linea con la prevista variazione delle aliquote Iva.

 

Per quanto concerne il rapporto debito pubblico/PIL, il nuovo quadro indica un incremento nel 2012, a causa della revisione da parte della Banca d’Italia del consuntivo 2010 e 2011 e del peggioramento delle previsioni di crescita.

Il livello del rapporto debito/PIL si attesterebbe al 126,4% per l’anno in corso, con un lieve ulteriore rialzo nel 2013, dove verrebbe raggiunto il valore massimo del 127,1%.

Soltanto a partire dal 2014, il rapporto debito/PIL è previsto seguire un andamento decrescente.

Nella Nota, il Governo delinea il suo impegno alla riduzione del debito pubblico, secondo il profilo programmatico illustrato nella tabella che segue, esprimendo la volontà di dare attuazione nei prossimi mesi agli strumenti creati per procedere alla valorizzazione e successiva dismissione del patrimonio dello Stato, sia degli immobili sia delle partecipazioni pubbliche, che dovrebbero garantire un ammontare di proventi pari a circa 1 punto percentuale di PIL all’anno.

Debito pubblico/PIL

 

Tendenziale

Programmatico

 

2012

2013

2014

2015

2012

2013

2014

2015

Debito pubblico (1)

126,4

127,1

125,1

122,9

126,4

126,1

123,1

119,9

Debito pubblico (2)

123,3

123,3

121,3

119,1

123,3

122,3

119,3

116,1

(1)       Al lordo dei prestiti diretti alla Grecia, della quota di pertinenza dell’Italia EFSF (non comprende gli aiuti previsti per la ricapitalizzazione del settore bancario spagnolo) e del programma ESM per gli anni dal 2010 al 2015.

(2)       Al netto dei prestiti diretti alla Grecia, della quota di pertinenza dell’Italia EFSF e del capitale ESM per gli anni dal 2010 al 2015.

 


 

Conto economico P.A. aggiornato a legislazione vigente
(in % del PIL)

 

Consuntivo

DEF 2012
(aprile)

Nota di aggiornamento del DEF 2012 (settembre)

2011

2012

2013

2014

2015

2012

2013

2014

2015

Entrate correnti

45,9

48,8

49,2

49,1

48,7

48,5

49,2

48,7

48,5

- Entrate tributarie, di cui:

28,8

31,2

31,6

31,6

31,2

30,8

31,3

30,9

30,7

    - Imposte dirette

14,3

15,5

15,3

15,3

15,1

15,5

15,2

15,1

15,0

    - Imposte indirette

14,1

15,6

16,3

16,2

16,1

15,1

16,0

15,7

15,6

- Contributi sociali

13,7

13,8

13,7

13,7

13,7

13,9

14,0

13,9

13,9

Entrate finali

46,6

49,2

49,5

49,4

49,1

48,9

49,6

49,1

48,9

Spese correnti

47,5

47,9

47,1

46,7

46,4

48,5

48,3

47,8

47,6

Interessi passivi

4,9

5,3

5,4

5,6

5,8

5,5

5,6

6,0

6,3

Spese correnti primarie

42,6

42,6

41,7

41,1

40,6

43,0

42,6

41,9

41,3

Spese finali

50,5

50,9

50,0

49,6

49,1

51,5

51,2

50,6

50,3

Saldo corrente

-1,6

0,9

2,1

2,4

2,4

0,0

0,9

0,9

0,9

Saldo primario

1,0

3,6

4,9

5,5

5,7

2,9

4,0

4,4

4,8

Indebitamento netto

-3,9

-1,7

-0,5

-0,1

0,0

-2,6

-1,6

-1,5

-1,4

Pressione fiscale

42,5

45,1

45,4

45,3

44,9

44,7

45,3

44,8

44,6


 


Servizio Studi – Dipartimento Bilancio

( 066760-9932– *st_bilancio@camera.it

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[1]     Sulla base delle regole vigenti nel sistema europeo dei conti pubblici, l’indebitamento netto strutturale consiste nell’ammontare del saldo nominale depurato degli effetti della componente ciclica, vale a dire quelli derivanti dal ciclo economico: se negativa, tale componente migliora il saldo in termini strutturali; viceversa in caso di componente ciclica positiva. Indi, tale saldo va depurato delle misure una tantum, costituite dalle entrate e spese identificate come straordinarie: in case di prevalenza delle entrate sulle spese si ha un peggioramento del saldo, viceversa in caso di prevalenza delle spese sulle entrate.

[2]    L’output gap rappresenta la deviazione del Pil effettivo rispetto al Pil potenziale:esso è pari alla differenza tra Pil effettivo e Pil potenziale, rapportata a quest’ultimo. Si rammenta che il Pil potenziale rappresenta il livello teorico massimo di produzione che un paese può raggiungere senza causare tensioni inflazionistiche.