Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento ambiente
Titolo: Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici Cancun, Messico 29 novembre - 10 dicembre 2010
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 177
Data: 30/11/2010
Descrittori:
AMBIENTE   CONGRESSI CONVEGNI E SEMINARI
INQUINAMENTO ATMOSFERICO     
Organi della Camera: VIII-Ambiente, territorio e lavori pubblici
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Conferenza delle Nazioni Unite

sui cambiamenti climatici

 

Cancun, Messico
29 novembre - 10 dicembre 2010

 

 

 

 

 

 

 

n. 177

 

 

 

30 novembre 2010

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi

Dipartimento Ambiente

( 066760-9712 / 066760-9253 – * st_ambiente@camera.it

Dipartimento Attività produttive

( 066760-4848 / 066760-9574 – * st_attprod@camera.it

Dipartimento Agricoltura

( 066760-2872 / 066760-3610 – * st_agricoltura@camera.it

 

Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi e Uffici:

Servizio Rapporti Internazionali

( 066760-9330 / 066760-3948 – * cdrindp1@camera.it

Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 – * cdrue@camera.it

 

 

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File: Am0183.doc

 


INDICE

Overview schedule United Nations Climate Change Conference  3

Cambiamenti Climatici (COP. 16)13

La partecipazione parlamentare alle Conferenze delle Parti (COP) sui cambiamenti climatici17

La partecipazione parlamentare alle Conferenze in ambito ONU   21

Relazione sulla Missione della Commissione Ambiente  del 28 gennaio 2010  25

Biografie  33

Da Copenhagen (COP15) a Cancun (COP16)37

Lo sviluppo sostenibile e l’Agenda 21  39

Biodiversità  45

Cambiamenti climatici49

Fonti energetiche rinnovabili59

Risparmio ed efficienza energetica  67

Incentivazione delle agroenergie  73

Documenti utili disponibili in internet81

Messico  85

Quadro istituzionale  87

Politica interna  89

Relazioni UE-Messico  93

Quadro economico  101

Relazioni parlamentari italia e messico  105

 

 


Overview schedule United Nations Climate Change Conference

 


 

Cambiamenti Climatici (COP. 16)

La 16a Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici si terrà a Cancùn, Messico, dal 29 novembre al 10 dicembre p.v.

La precedente CoP, del dicembre 2009 a Copenaghen, si è conclusa con il Copenaghen Accord che, sebbene non legalmente vincolante, ha comunque raggiunto un compromesso nel senso di coinvolgere i paesi emettitori in un processo di maggiore trasparenza e impegno di fronte alla Comunità Internazionale.

Ad oggi 114 paesi tra cui l’UE e i suoi Stati Membri, gli Stati Uniti, il Giappone e il gruppo dei quattro Paesi ad economia emergente “BASIC” (Brasile, Sud Africa, India e Cina) hanno aderito al Copenaghen Accord e tra questi si evidenzia il sostegno da parte della Cina, come noto primo paese inquinante al mondo, e dell’India. In particolare, Cina ed India, tradizionalmente più restie ad abbandonare l'impostazione del Protocollo di Kyoto, hanno concordato che anche per i paesi PVS e i Paesi emergenti possano rendere note, su base volontaria, le azioni nazionali messe in campo per la lotta ai cambiamenti climatici. Il testo non prevede invece obiettivi quantificati globali di riduzione delle emissioni, né nel medio né nel lungo termine, ma stabilisce che tutti i paesi, eccetto quelli meno avanzati, riportino nelle rispettive comunicazioni nazionali i risultati delle misure adottate sul proprio territorio e stabilisce che le misure adottate con il sostegno finanziario dei paesi industrializzati siano verificate alla luce di una sistema di reporting definito dalla CoP.

L'Accordo contempla, infine, l'impegno dei paesi industrializzati a mobilizzare fondi strumentali al programma Fast start (30 miliardi di dollari tra il 2010 ed il 2012) per azioni di “capacity building” e per iniziare attività di mitigazione ed adattamento nei PVS. In particolare, il testo indica in 100 miliardi l'anno dal 2020 il contributo da parte dei paesi industrializzati ai PVS per i cambiamenti climatici, includendovi il contributo di finanza pubblica e privata e di strumenti finanziari innovativi.

Nel corso delle diverse tornate negoziali svoltesi a Bonn (giugno e agosto) e a Tianjin (ottobre) si è andato via via consolidando il convincimento che a Cancùn non sarà possibile adottare un accordo vincolante sulla riduzione dei gas serra esteso anche alle economie emergenti, ma piuttosto sarà verosimilmente raggiunto il consenso su alcuni pacchetti negoziali (adattamento, finanza, trasferimento tecnologico, Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation - REDD+).

Più in generale, in ambito UE, il Consiglio Europeo del 25 marzo ha evidenziato che la COP16 di Cancùn dovrebbe fornire decisioni concrete che ancorino l'accordo di Copenaghen al processo negoziale delle Nazioni Unite e colmino le lacune rimanenti riguardo, tra l'altro, a adattamento, silvicoltura, tecnologia e controllo, rendicontazione e verifica. L’impegno dell’Unione sul piano finanziario prevede di versare annualmente €2,4 miliardi per il 2010‑2012 quale contributo al fast start.

Il Consiglio Ambiente del 14 ottobre ha approvato la disponibilità dell'Unione Europea a prendere in considerazione un secondo periodo di impegno ai sensi del protocollo di Kyoto, purché le condizioni fissate nelle conclusioni stesse siano soddisfatte.

L'Unione europea presenterà una relazione completa e trasparente sull'attuazione del proprio impegno di finanziamento rapido a Cancùn e in seguito, su base annua, sottolineando l’importanza di aumentare ulteriormente la trasparenza nel finanziamento della lotta ai cambiamenti climatici.

In occasione del Consiglio europeo del 28-29 ottobre, si è quindi fatto il punto sui preparativi della conferenza di Cancùn, ribadendo l'esigenza di progredire nella lotta ai cambiamenti climatici e di far sì che la Conferenza segni una tappa intermedia significativa che si fondi sul protocollo di Kyoto e spiani la via verso un quadro giuridicamente vincolante globale e completo, integrando gli orientamenti politici contenuti nell'accordo di Copenaghen.

Sull’eventualità di un secondo periodo del Protocollo di Kyoto, l’Italia è tra i Paesi che hanno manifestato serie perplessità sull’opportunità di mostrare disponibilità in assenza di impegni precisi per il raggiungimento di un accordo globale legalmente vincolante. L’Italia ritiene che l’idea di un secondo periodo possa essere presa in considerazione soltanto se collegata alla prospettiva di definire un quadro globale omnicomprensivo e giuridicamente vincolante che coinvolga tutti i Paesi industrializzati e i maggiori emettitori di gas ad effetto serra. Questa posizione è evidentemente contrapposta a quella di quanti ritengono invece che l’accettazione “a prescindere” da parte dell’UE di un “Kyoto 2” instillerebbe fiducia nei negoziati e faciliterebbe il raggiungimento dell’intesa globale.

Sulla questione connessa del passaggio dal 20 al 30% delle riduzioni di CO2 dell’Unione entro il 2020, già il Consiglio Ambiente del 14 ottobre aveva concluso di rimandare la decisione al Consiglio europeo di primavera del 2011, in attesa degli sviluppi del negoziato internazionale e della valutazione dell’approfondimento richiesto alla Commissione sull’impatto per i singoli Stati Membri delle misure necessarie per il passaggio al 30%. Il Consiglio Europeo ha deciso pertanto di riprendere la questione dopo Cancùn, esaminando tra l'altro le ipotesi di intervento per una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra superiore al 20% per prepararsi a reagire nell'ambito dei negoziati internazionali in corso sul clima.

Parallelamente alla ricerca di un accordo internazionale, l'UE è intenzionata inoltre a sviluppare un approccio più diversificato per l'apertura di un dialogo con partner fondamentali in settori di interesse reciproco che contribuiscano a ridurre le loro emissioni. In tale contesto, si è ritenuto di dover incoraggiare iniziative regionali per contrastare i cambiamenti climatici e promuovere la crescita verde, quali la recente iniziativa mediterranea sui cambiamenti climatici.

 


La partecipazione parlamentare alle Conferenze delle Parti (COP) sui cambiamenti climatici

Sotto l’egida dell'ONU, vengono organizzati Summit, Conferenze e altre iniziative volte a migliorare le legislazioni mondiali, tramite l'adozione di Convenzioni, e a sensibilizzare l'opinione pubblica sulle questioni più delicate che l'ONU ha in agenda. La frequenza e l'importanza di tali appuntamenti sono tali da coinvolgere l'attenzione e le attese, non solo dei Governi di tutto il mondo, ma anche dei Parlamenti e della società civile, coinvolta in primo piano tramite le ONG e altre forme di associazione. In proposito, si segnala il crescente ruolo dell'Unione Interparlamentare, che si propone come versante parlamentare di tali iniziative, organizzando e prendendo parte ai forum parlamentari a margine delle Conferenze.

 

La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), adottata nel 1992 al Vertice di Rio de Janeiro, stabilisce impegni di stabilizzazione a livelli non pericolosi per gli equilibri climatici della concentrazione in atmosfera dell’anidride carbonica.

 

Più recentemente, nel 1997, è stato approvato un Accordo aggiuntivo importante al Trattato: il Protocollo di Kyoto. Esso è significativo perché prescrive dei parametri fisici e delle specifiche procedure per ridurre le emissioni di gas serra, le quali sono giuridicamente vincolanti per i paesi che hanno proceduto alla sua ratifica. Il Protocollo di Kyoto stabilisce quindi degli obiettivi di riduzione delle emissioni di sei gas serra (anidride carbonica, metano, protossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi e esafluoruro di zolfo). Periodicamente si svolgono delle Conferenze – dette Conferenze delle Parti (COP) - in cui i Paesi firmatari del Protocollo si riuniscono per monitorare i progressi e valutare il percorso da seguire per l’attuazione della Convenzione.

Si ricorda infine che il Segretariato dell’UNFCCC supporta tutte le istituzioni coinvolte nel processo di cambiamento climatico, in particolare il COP, gli organi sussidiari e i loro Uffici di presidenza.

 

L’Italia ha ratificato il Protocollo con Legge 1 giugno 2002, n. 120.

Il Protocollo di Kyoto è entrato in vigore il 16 febbraio 2005.

 

Anche nel corso della XV e della XIV legislatura delegazioni della Camera dei Deputati hanno regolarmente partecipato alle Sessioni annuali della Conferenza delle parti.

 

La 15.ma Conferenza della Parti (COP 15) si è svolta a Copenaghen dal 16 al 18 dicembre 2009 (High Level Segment) ed ai suoi lavori hanno partecipato gli Onorevoli Angelo Alessandri (LNP), Salvatore Margiotta (PD), Laura Froner (PD) e Agostino Ghiglia (PdL).

I lavori della Conferenza si sono caratterizzati per la vasta presenza di Capi di Stato e di Governo. Da parte della Unione europea è stato sottolineata l’esigenza di giungere ad un accordo globale sul tema. I Paesi emergenti hanno sottolineato l’esigenza di ottenere per essi una differenziazione in ragione dei loro ridotti mezzi, chiedendo a questo proposito la creazione di un sistema di aiuti. Si è poi delineato un ruolo importante nella Conferenza da parte degli Stati Uniti, i quali hanno promosso un incontro informale, a latere della Conferenza, tra Stati Uniti, Cina, India, Brasile e Sudafrica. In seguito a questi incontri informali è stato raggiunto un Accordo (Accordo di Copenaghen), frutto in primo luogo della intesa fra Stati Uniti e Cina, in cui vengono ribaditi i principi di lotta ai cambiamenti climatici, pur senza assumere specifici e vincolanti impegni.

Il Segretario dell’ONU, Ban Ki-Moon ha espresso soddisfazione per l’Accordo, invitando tutti i Paesi a sottoscriverlo, in modo da poter così cominciare a lavorare in merito ad un ulteriore Accordo più specifico alla prossima Conferenza delle Parti.

La 14.ma Conferenza delle Parti (COP 14) relativa alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) si è svolta a Poznan, in Polonia, dal 1° al 12 dicembre 2008 e ha riunito oltre 12 mila delegati di circa 190 Paesi. All’High level segment della Conferenza, svoltosi l’11 e il 12 dicembre, hanno partecipato gli onn. Bratti (Pd) e Gibiino (Pdl) per la Camera dei deputati e i senn. Monti (Lnp) e Della Seta (Pd) per il Senato della Repubblica. I deputati e i senatori hanno partecipato alla conferenza in qualità di osservatori, nell’ambito della delegazione governativa italiana. La Conferenza ha sofferto per l'incertezza sull'adozione di un piano europeo e per la transizione in Usa, che erano per l'ultima volta rappresentati dall'amministrazione Bush. Ciononostante gli Stati firmatari della Convenzione al termine del vertice hanno adottato una road map con un calendario e un programma di negoziati per i 12 mesi che precederanno l’incontro di Copenaghen del dicembre 2009, allorquando verrà definito il regime che sostituirà il protocollo di Kyoto nel momento in cui scadrà il suo periodo di applicazione, nel 2012.

La Conferenza delle Parti chesi è svolta a Bali (COP13), dall’11 al 14 dicembre 2007, ha visto la partecipazione di 195 paesi ed aveva come obiettivo principale l’avvio del negoziato globale che dovrebbe concludersi nel 2009 a Copenaghen (passando attraverso una verifica prevista a Poznan per dicembre 2008) con l’adozione di un nuovo trattato che continuasse e andasse oltre l’attuale protocollo di Kyoto, la cui scadenza è prevista nel 2012. Per la Camera dei deputati vi ha partecipato l'on. Grazia Francescato (Verdi). L'intento di fondo è quello di contenere il riscaldamento globale del pianeta, ormai certificato con altissima probabilità di origine antropica, e di evitare un aumento della temperatura planetaria superiore ai due gradi centigradi, soglia oltre la quale potrebbero verificarsi disastri climatici estremi.

La XII Sessione della Conferenza delle parti (COP12) si è svolta a Nairobi, dal 14 al 17 novembre 2006 e per la Camera dei deputati vi ha preso parte l’on. Stradella (Forza Italia). Il vertice si è concluso con un risultato che si potrebbe definire «di compromesso»: per un verso, infatti, vi è stato l'accordo formale per prolungare la vita del Protocollo di Kyoto oltre la scadenza naturale del 2012 (il cosiddetto «Kyoto 2»); per altro verso, tuttavia, permangono le indisponibilità dei principali Paesi non aderenti ad accettare le limitazioni imposte dal Protocollo. Nelle sue linee generali, l'accordo finale raggiunto a Nairobi prevede che i Paesi aderenti al Protocollo di Kyoto dovranno approvare, entro il 2008, le nuove regole per il cosiddetto «Kyoto 2», destinate a contenere le emissioni di gas serra a partire dal 1° gennaio 2013. L'intesa consentirà ad ogni Stato aderente di disporre del tempo necessario per approfondire gli aspetti tecnici e, soprattutto, per giungere a ratificare entro il 2012 le nuove misure decise per contenere il livello di inquinamento.

       La Conferenza delle Parti (COP11) si è svolta a Montreal dal 28 novembre al 9 dicembre 2005. In tale occasione si è anche svolta la prima Conferenza delle Parti dei Paesi che hanno sottoscritto il Protocollo di Kyoto (MOP1), entrato in vigore il 16 febbraio 2005. Nei documenti conclusivi, approvati al termine del Segmento di Alto livello (7-9 dicembre), è stato ribadito l'impegno a rivedere il ruolo dei Paesi in Via di Sviluppo e dato il via ad una serie di provvedimenti vòlti a rendere operativo il Protocollo di Kyoto.

       Ai lavori del Segmento di Alto livello ha assistito una delegazione parlamentare composta dall’on. Adriano Paroli (Forza Italia) e dai senatori Fausto Giovanelli (DS) e Sauro Turroni (Misto-Verdi).

La Sessione ministeriale precedente la Conferenza delle Parti sui Cambiamenti Climatici (COP10) si è svolta a Buenos Aires dal 14 al 17 dicembre 2004 e vi ha partecipato una Delegazione di parlamentari composta per la Camera dei deputati dagli onorevoli Valerio Calzolaio (DS e Adriano Paroli (FI), nonché dai senatori Gino Moncada Lo Giudice (UDC), Fausto Giovannelli (DS-U) e Stefano Morselli (AN). Durante i lavori della Conferenza sono stati approvati numerosi documenti, dei quali il più importante reca il titolo: «Programma di lavoro di Buenos Aires sull'adattamento e le misure di risposta». Si tratta di un documento che, basandosi sull'assunto che la scienza permette ormai di controllare gran parte delle variazioni climatiche, fa riferimento ad una serie di metodologie per favorire l'adozione delle migliori strategie di valutazione degli impatti sul clima e di adattamento al cambiamento climatico. Le misure attengono sia al monitoraggio degli impatti sul clima, sia alla comparazione fra strategie alternative di risposta.

La IX sessione della Conferenza delle Parti sui Cambiamenti climatici (COP9) dal 1° al 12 dicembre 2003 si è svolta a Milano. Durante i lavori ha avuto luogo dal 10 al 12 dicembre il cosiddetto"segmento di alto livello", a cui ha partecipato anche la delegazione italiana guidata dal Ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli; nell'ambito della delegazione ha assistito ai lavori una rappresentanza parlamentare della Camera dei deputati composta dall'onorevole Valerio Calzolaio (DS) e dai senatori Emiddio Novi (FI) e Sauro Turroni (Verdi). Si segnala che l’on. Calzolaio e il senatore Novi avevano composto la delegazione parlamentare che dal 30 ottobre al 1° novembre 2002 aveva seguito i lavori della COP8, svoltisi a Nuova Delhi.

       La VII Conferenza delle Parti (COP7) si è tenuta a Marrakech dal 29 ottobre al 9 novembre 2001. Vi hanno preso parte per la Camera gli onorevoli Valerio Calzolaio (DS), Francesco Stradella (Forza Italia) e Francesco Brusco (UDC); per il Senato,i senatori Andrea Corrado (Lega Nord), Lucio Zappacosta (AN) e Sauro Turroni (Verdi).

Si ricorda, infine, che nel corso del 2001 si è svolta la Conferenza di Bonn (16-27 luglio 2001), che ha chiuso i lavori della VI Conferenza delle Parti (COP6), svoltasi nel novembre 2000 all'Aja, senza che si giungesse ad un accordo. Alla Conferenza di Bonn ha partecipato una delegazione della Camera dei deputati, composta dagli onorevoli Laura Cima (Misto-Verdi), Dario Rivolta (Forza Italia) e Francesco Stradella (Forza Italia).


La partecipazione parlamentare
alle Conferenze in ambito ONU

La delegazione parlamentare italiana alle sessioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite

L'Assemblea generale delle Nazioni Unite è la principale sede di decisione e l'organo più rappresentativo, composto da rappresentanti di tutti gli Stati membri, che dispongono di un voto ciascuno. La sessione annuale ordinaria dell'Assemblea inizia il terzo martedì di settembre e prosegue di regola fino alla terza settimana di dicembre e vi partecipano, invitate, in qualità di osservatori, delegazioni parlamentari degli Stati membri.

A partire dalla XIV legislatura, una delegazione parlamentare di componenti della Commissione Affari esteri si è recata a New York per ciascuna delle sessioni annuali, in concomitanza con la settimana ministeriale:

 

In concomitanza con la 65ma sessione, si è svolta una Riunione di Alto livello sugli Otto Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite, convocata dal Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki Moon, al fine definire l’agenda della comunità internazionale per il raggiungimento degli otto Obiettivi entro il 2015. Ai lavori ha partecipato, in qualità di osservatore, dal 20 al 22 settembre scorsi, una delegazione del Comitato permanente sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, composta dal suo presidente, l’onorevole Enrico Pianetta (PdL), e dall’onorevole Mario Barbi (PD).

 

La partecipazione parlamentare alle principali Conferenze ONU

L'agenda delle Nazioni Unite non si esaurisce con l'attività istituzionale dei suoi organi e con le attività poste in essere dalle Agenzie e dagli altri organismi che vi fanno capo, ma, sotto l'egida dell'ONU, vengono organizzati Summit, Conferenze e altre iniziative volte a migliorare le legislazioni mondiali, tramite l'adozione di Convenzioni, e a sensibilizzare l'opinione pubblica sulle questioni più delicate che l'ONU ha in agenda.

Il Parlamento italiano ha attribuito particolare rilevanza alle tematiche a carattere ambientale cui fanno riferimento diverse conferenze relative alla applicazione delle Convenzioni Quadro delle Nazioni Unite. Dalla XIV legislatura delegazioni della Camera dei Deputati partecipano regolarmente alle Sessioni annuali della Conferenza delle Parti (COP) relativa alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici (UNFCCC), che ha il compito di promuovere e controllare periodicamente l'applicazione della relativa Convenzione:

 

Tradizionalmente la Camera dei deputati partecipa alle riunioni della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne (CSW) ed all'evento parlamentare che viene organizzato congiuntamente dalla Divisione delle Nazioni Unite per l'avanzamento delle donne e dall'Unione interparlamentare nel corso della riunione della Commissione.

Il tema della 51ma Sessione della CSW, tenutasi a New York dal 29 febbraio al 9 marzo 2007, è stato "L'eliminazione di tutte le forme di violenza e discriminazione nei confronti delle bambine". Il Presidente Bertinotti aveva investito della questione il Presidente del Comitato pari opportunità, Titti De Simone, ma per concomitanti impegni parlamentari non è stato possibile designare alcun parlamentare. L'evento parlamentare, che si è svolto il 1° marzo 2007, è stato dedicato al ruolo dei Parlamenti nella lotta alla discriminazione e alla violenza nei confronti delle bambine. Ai lavori ha partecipato l'on. Angela Napoli (AN).

La 52ma sessione della Commissione sullo status delle donne si è svolta a New York dal 25 febbraio al 7 marzo 2008. L'evento parlamentare, organizzato dall'Unione interparlamentare e dalle Nazioni Unite, si è tenuto il 27 febbraio e ha avuto come tema "Il ruolo dei Parlamenti nel finanziamento della parità di genere". Nessun parlamentare italiano ha potuto prender parte ai lavori.

La 53ma sessione della Commissione sullo status delle donne si è svolta a New York dal 2 al 13 marzo 2009. La tavola rotonda si è tenuta il 2 marzo ed ha avuto come tema "Un'equa condivisione delle responsabilità tra donne e uomini compresa l'assistenza ai malati di HIV/AIDS". I lavori dell'Unione interparlamentare si sono tenuti il 4 marzo 2009. Hanno partecipato ai lavori della Sessione le onn. Paola Pelino (PDL) e Emilia Grazia De Biasi (PD) e le senatrici Ida Maria Germontani (PdL) e Vittoria Franco (PD).

La 54ma sessione della Commissione sullo status delle donne (CSW) ha avuto luogo a New York dal 1° al 12 marzo 2010. L'evento parlamentare, organizzato congiuntamente dalle Nazioni Unite e dall'Unione interparlamentare, si è svolto il 2 marzo 2010 ed è stato dedicato al tema "Il ruolo dei Parlamenti nel rafforzare i diritti delle donne 15 anni dopo Pechino". Hanno partecipato ai lavori della Sessione le onn. Lorena Milanato (PdL - Presidente del Comitato per la pari opportunità), Emilia Grazia De Biasi (PD - membro del Comitato per le pari opportunità) e la sen. Anna Maria Serafini (PD - Vice Presidente della Commissione per l'Infanzia del Senato).

La prossima sessione, la 55ma, avrà luogo dal 22 febbraio al 4 marzo 2011. Come consuetudine si svolgerà in concomitanza l’evento parlamentare UIP, in data ancora da stabilire.

 


Relazione sulla Missione della Commissione Ambiente
del 28 gennaio 2010


Biografie

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Christiana Figueres

Segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC)

 

Christiana Figueres è stato nominata nuovo Segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) dal segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon il 17 maggio 2010.

La Signora Figueres è stata coinvolta nei negoziati sul cambiamento climatico dal 1995. Era membro del team negoziale del Costa Rica; in seguito ha rappresentato l'America Latina e i Caraibi nel Consiglio esecutivo del Meccanismo per lo sviluppo pulito nel 2007; è stata infine eletta Vice presidente dell'Ufficio di presidenza della Conferenza delle Parti nel periodo 2008-2009.

Nel 1995 ha fondato il Centro per lo sviluppo sostenibile delle Americhe (CSDA), un centro studi non-profit sulla politica dei cambiamenti climatici, che ha diretto fino al 2003. Nel 1994-1996 è stata Direttore del Segretariato Tecnico per l'energia rinnovabile nelle Americhe (Reia).

Ha iniziato la sua carriera come Ministro Consigliere presso l'Ambasciata del Costa Rica a Bonn, nel 1982. Ha servito quindi come Direttore della Cooperazione Internazionale del Ministero della Pianificazione in Costa Rica (1987-1988), ed è stata poi Capo di Gabinetto al Ministero dell'Agricoltura (1988-90).

Ha conseguito un Master in Antropologia presso la London School of Economics e un diploma in Sviluppo Organizzativo presso la Georgetown University. E 'nata a San José, Costa Rica, nel 1956, ed è sposata con due figli.

 

PATRICIA E. CANTELLANO

 

Patricia Espinosa Cantellano

Ministro degli Affari Esteri del Messico

 

 

Segretario (Ministro) agli Affari Esteri dal 1° dicembre 2006.

Nata a Città del Messico nel 1958, Patricia Espinosa ha studiato alla Scuola tedesca Alexander von Humboldt a Città del Messico e ha trascorso un anno di studio a Ahrensburg, Germania.

Si è laureata in Relazioni Internazionali presso El Colegio de México e ha continuato i suoi studi post-laurea in diritto internazionale presso l'Istituto Alti Studi Internazionali di Ginevra.

Parla correntemente tedesco, inglese e francese.

E’ sposata e ha due figli.

E’ entrata nel Corpo Diplomatico messicano nel 1981, ed è stata promossa Ambasciatore nel gennaio 2000.

Dal giugno 2002 fino al novembre 2006, ha servito come Ambasciatore in Austria, Slovenia e Slovacchia e la Rappresentanza permanente presso le Organizzazioni Internazionali a Vienna.

Dal 2001 al 2002 è stata Ambasciatore presso la Repubblica federale di Germania.

Dal 1997 al 1999 è stato Direttore generale per le Organizzazioni regionali delle Americhe presso la Segreteria degli Affari Esteri, Coordinatore nazionale per il Gruppo di Rio, per il Vertice Ibero-americano, nonché per il Vertice America latina e Caraibi - Unione europea.

In precedenza è stata assegnata alla Missione Permanente del Messico presso le Nazioni Unite a New York.

Nel settembre 1997 ha completato il suo mandato di Presidente del 3° Comitato in occasione della 51ma Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

E’ stato Direttore per le Organizzazioni Internazionali presso la Segreteria degli Affari Esteri, dal 1991 al1993.

Dal 1989 al 1991 è stata Capo di Gabinetto del Sottosegretario agli Esteri.

Dal 1982 al 1988, è stata Responsabile per gli Affari economici presso la Missione Permanente del Messico alle Nazioni Unite a Ginevra.

 


Da Copenhagen (COP15) a Cancun (COP16)

La XV sessione della Conferenza delle parti nell'ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, comunemente conosciuto come COP15, si è svolta a Copenhagen dal 7 al 18 dicembre 2009, con l'obiettivo di adottare un nuovo accordo internazionale poiché il protocollo di Kyoto è destinato a cessare nel 2012.

Nella notte del 18 dicembre 2009, i Paesi partecipanti hanno approvato una decisione con cui si prende atto, senza adottarlo formalmente, dell’Accordo di Copenhagen[1], un’intesa raggiunta da un gruppo ristretto di Stati (tra i quali Stati Uniti, Brasile, India, Cina e Sudafrica).

Tale accordo non contiene (nonostante le pressioni dell’UE) impegni vincolanti sulla riduzione di emissioni di gas-serra, ma si limita a richiamare un generico obiettivo di contenere entro i 2 gradi centigradi l'aumento della temperatura media planetaria e a prevedere un impegno finanziario verso i paesi poveri (30 miliardi di dollari per il triennio 2010-2012 e 100 miliardi all'anno dal 2020 in poi).

Seppure l’accordo non contenga impegni vincolanti, può comunque essere considerato un primo passo che dovrà essere poi trasformato in uno strumento legalmente vincolante nella prossima Conferenza mondiale sul clima (COP16) che si terrà a Cancún dal 29 novembre al 10 dicembre 2010.

Il 9 marzo 2010 la Commissione ha presentato la comunicazione “La politica internazionale sul clima dopo Copenaghen: intervenire subito per dare nuovo impulso all’azione globale sui cambiamenti climatici (COM(2010)86), intesa a proporre una strategia che, sulla scia dell’accordo di Copenaghen, possa imprimere un nuovo impulso al processo di negoziato internazionale favorendo la definizione di un impegno internazionale coordinato nella lotta ai cambiamenti climatici.

In vista della COP16 di Cancun, il Consiglio europeo del 28-29 ottobre 2010 ha confermato la disponibilità dell'UE a prendere in considerazione un secondo periodo di impegno ai sensi del protocollo di Kyoto purché ciò avvenga in un quadro globale complessivo che coinvolga tutte le principali economie, e rappresenti una tappa intermedia verso un quadro giuridicamente vincolante globale e completo, che integri gli orientamenti politici contenuti nell'accordo di Copenaghen. Il Consiglio europeo, inoltre, ritiene che l’UE dovrà riesaminare le ipotesi di intervento per una eventuale riduzione delle emissioni di gas a effetto serra superiore al 20% in relazione agli esiti dei negoziati internazionali, entro la primavera 2011.

 


Lo sviluppo sostenibile[2] e l’Agenda 21

Il Programma Agenda 21, approvato nella Conferenza di Rio de Janeiro del 1992[3] e sottoscritto da oltre 170 nazioni, è un catalogo delle politiche e delle azioni mirate allo Sviluppo Sostenibile. L'Agenda 21 è il processo di partnership attraverso il quale gli enti locali operano in collaborazione con tutti i settori della comunità locale per definire piani di azione per perseguire la sostenibilità. Proprio in considerazione delle peculiarità di ogni singola città, le autorità locali di tutto il mondo sono quindi invitate a dotarsi di una propria Agenda.

La strategia dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile

L’Unione europea si è attivamente adoperata per recepire nella propria politica ambientale le indicazioni contenute nell’Agenda 21: il primo rilevante documento di riferimento è rappresentato dalla Decisione n. 2179/98/CE[4], a cui ha fatto seguito, nel giugno 2002, la decisione relativa al Sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente"[5], che individua le priorità e gli obiettivi della politica ambientale della Comunità per il periodo compreso tra il 22 luglio 2002 e il 21 luglio 2012 e indica i provvedimenti da adottare per contribuire alla realizzazione della Strategia dell'Unione europea in materia di sviluppo sostenibile[6].

Tale strategia, adottata nel 2001 (COM[2001]264 def.) è stata più volte riesaminata. Da ultima è intervenuta la comunicazione COM(2009)400 def. “Integrare lo sviluppo sostenibile nelle politiche dell’UE”, con cui la Commissione ha sottolineato che la crisi economica in atto può costituire un’occasione per accelerare il passaggio ad un’economia più compatibile con l’ambiente.

Merita infine ricordare la strategia Europa 2020 (COM(2010)2020), recentemente presentata dalla Commissione, che pone la crescita sostenibile al centro di una visione strategica che, in linea con gli obiettivi UE in materia di cambiamenti climatici, intende trasformare l’Europa nella regione in assoluto più compatibile col clima, proiettata verso un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente in termini di risorse e resiliente sotto il profilo climatico.

Le iniziative italiane

Sin dal 1993, quindi immediatamente dopo il Summit di Rio de Janeiro, l’Italia si è dotata di un Piano globale, approvato dal CIPE, per l’attuazione dell’Agenda 21. Da diversi anni, poi, il Ministero dell'ambiente incentiva gli enti locali nell'attuare politiche di sviluppo sostenibile avviando specifiche azioni di sostegno, come il cofinanziamento dei processi di Agenda 21 locale.

Si ricorda, inoltre, che l’art. 21 della legge 23 marzo 2001, n. 93 ha istituito un fondo per il sostegno di una serie di iniziative, in particolare ai fini di promuovere ed attuare presso i comuni, le province e le regioni l'adozione delle procedure e dei programmi denominati «Agende 21».

 

Nell’ambito della politica europea per lo sviluppo sostenibile che invita gli Stati membri a delineare le proprie strategie nazionali, l’Italia ha provveduto ad approvare la “Strategia d'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia”, (Deliberazione CIPE 2 agosto 2002, n. 57); un documento che riflette la proposta della Commissione europea sul Sesto Piano d’Azione per l’Ambiente e conferma la volontà nazionale di conformarsi al nuovo cammino europeo e internazionale a favore della sostenibilità[7].

Il comma 1124 dell’art. 1 della legge finanziaria 2007 (legge n. 296/2006) ha previsto l’istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente, di un Fondo per lo sviluppo sostenibile[8], allo scopo di finanziare:

§      progetti per la sostenibilità ambientale di settori economico-produttivi o aree geografiche;

§      l’educazione e informazione ambientale;

§      progetti internazionali per la cooperazione ambientale sostenibile.

Il successivo comma 1125 determina la dotazione del fondo in 25 milioni di euro annui per il triennio 2007-2009. L’operatività del Fondo è stata avviata con l’adozione del decreto interministeriale 16 gennaio 2008.

Nel corso del processo di revisione del cd. codice dell’ambiente (d.lgs. n. 152/2006), con il d.lgs n. 4/2008 sono stati introdotti, nel testo del codice, alcuni articoli contenenti i principi generali sulla produzione del diritto ambientale. In particolare l’art. 3-quater ha introdotto il principio dello sviluppo sostenibile.

Il primo comma del citato articolo prevede che ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del codice debba “conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future”. Il successivo comma dispone che “anche l'attività della pubblica amministrazione deve essere finalizzata a consentire la migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile, per cui nell'ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità gli interessi alla tutela dell'ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione”. Inoltre al comma 3 viene stabilito che “data la complessità delle relazioni e delle interferenze tra natura e attività umane, il principio dello sviluppo sostenibile deve consentire di individuare un equilibrato rapporto, nell'ambito delle risorse ereditate, tra quelle da risparmiare e quelle da trasmettere, affinché nell'ambito delle dinamiche della produzione e del consumo si inserisca altresì il principio di solidarietà per salvaguardare e per migliorare la qualità dell'ambiente anche futuro.

Il comma 4 dispone, infine, che “la risoluzione delle questioni che involgono aspetti ambientali deve essere cercata e trovata nella prospettiva di garanzia dello sviluppo sostenibile, in modo da salvaguardare il corretto funzionamento e l'evoluzione degli ecosistemi naturali dalle modificazioni negative che possono essere prodotte dalle attività umane”.

Il recente dibattito parlamentare

Nel corso dell’attuale legislatura l’Assemblea della Camera dei deputati ha approvato più volte atti di indirizzo, spesso condivisi da maggioranza e opposizione, volti ad impegnare il Governo ad avviare misure dirette a favorire uno sviluppo ambientale sostenibile.

Si vedano ad es. le mozioni n. 1-00122 e n. 1-00290, nonchè le mozioni Lo Monte ed altri n. 1-00342 e Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00346 - approvate nella seduta del 17 marzo 2010 - concernenti misure urgenti per contrastare la crisi economica in atto, impegnando il governo, tra l'altro, a sostenere, incentivandolo, il settore della green economy al fine di rilanciare politiche di risparmio energetico utili all'economia del Paese ed alla soluzione dei principali problemi dell'ambiente.

L’ecobilancio dello Stato

In questi giorni è all’esame del Parlamento il disegno di legge che definisce la manovra finanziaria e di bilancio per il prossimo triennio, all’interno della quale il Governo evidenzia in modo separato - sin dal 2000[9] – le poste del bilancio destinate alla tutela dell’ambiente (cd. ecobilancio).

In seguito alla radicale riorganizzazione del bilancio dello Stato[10], l’ecobilancio risulta di immediata individuazione. Esso corrisponde infatti alla missione 18 Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente interamente considerata (cioè non limitatamente alle sole risorse del Ministero dell’ambiente) e integrata con le risorse del programma 17.3 Ricerca in materia ambientale (collocato nello stato di previsione del Ministero dell’ambiente).

La tabella seguente riporta la serie storica dal 2008 al 2011 degli stanziamenti per la tutela dell’ambiente:

Missione/Programma

2008 R

2009 R

2010 A

2011 B

17.3 Ricerca ambientale

116,6

125,4

90,3

82,0

18 Sviluppo sostenibile

2.234,7

1.660,7

901,7

682,9

Totale

2.351,3

1.786,1

992,0

764,9

(stanziamenti di competenza – milioni di euro)

R = Rendiconto; A = Assestamento; B = Bilancio di previsione

Eventuali incongruenze sono dovute agli arrotondamenti

 

L’analisi della tabella riportata evidenzia il deciso trend discendente in atto. La previsione per il 2011 sconta una riduzione di 227,1 milioni di euro rispetto al dato assestato 2010 (-22,9%). Considerando l’intero periodo contemplato dalla tabella si osserva una riduzione di oltre 1,5 miliardi di euro (-67,5%) rispetto allo stanziamento definitivo risultante dal rendiconto 2008.

Green economy

La consapevolezza della necessità di un passaggio all’economia verde è stata autorevolmente sancita, a livello internazionale, sia dal Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ha indicato nella green economy la via d'uscita dalla crisi economica, sia dall’Agenzia ambientale dell’ONU (UNEP) nel rapporto “A global green new deal[11], nel quale si auspica una nuova politica economica “verde” come antidoto alla recessione. La stessa consapevolezza è insita nelle politiche dell’UE, come dimostra - tra l’altro - il lancio del pacchetto clima-energia.

A livello nazionale, sebbene non sia possibile calcolare nel dettaglio il valore di questo complesso sistema, disperso in svariati segmenti di business, le stimedisponibili indicano, per il settore ambientale (rifiuti, energie rinnovabili, disinquinamento, salute e sicurezza, risorse agro-forestali)un fatturato complessivo di circa 10 miliardi di euro, e un numero di addetti prossimo alle 300.000 unità.

Secondo il CENSIS[12] poi sono decisamente positive “le previsioni sull’impatto nel mercato del lavoro: fonti diverse stimano da qui a dieci anni un potenziale occupazionale che varia da 100 mila a un milione di nuovi addetti, a seconda dei comparti presi in considerazione nella valutazione. Particolarmente dinamica appare la crescita del segmento dell’energia rinnovabile: secondo i dati raccolti da Terna e dal Gestore servizi elettrici, nel 2008 l’energia prodotta da fonti rinnovabili ha coperto il 16,5% del consumo nazionale, e la produzione è aumentata del 24,5% in soli cinque anni. Altrettanto positivo il quadro fornito dalle stime di Nomisma Energia: il fatturato dei principali comparti delle nuove rinnovabili è aumentato in cinque anni del 191% e nel 2008 supera i 5 miliardi di euro, mentre l’occupazione diretta e dell’indotto è cresciuta del 220% e sono più di 20.000 i posti di lavoro creati dallo sviluppo delle energie verdi”.

Secondo un’indagine di Unioncamere condotta nel marzo 2009 il 40% delle piccole e medie imprese italiane vuole puntare sulla green economy per superare la crisi con prodotti o tecnologie in grado di garantire un risparmio energetico e di minimizzare l’impatto ambientale.

Secondo il rapporto “Green Italy: ambiente, innovazione e qualità per sfidare il futuro”, curato nel 2009 dalle fondazioni Fare Futuro e Symbola, “la legislazione italiana, in particolare quella ambientale, è di difficile interpretazione e spesso costituisce un vero e proprio freno allo sviluppo economico e alle iniziative più innovative. Ai tempi di decisione lunghi si affianca una burocrazia che alimenta dubbi interpretativi e porta a soluzioni diverse sia a livello regionale che provinciale”.

Uno dei settori normativi più rilevanti in tema di green economy, oltre a quelli delle fonti rinnovabili di energia e dell’efficienza e del risparmio energetico (v. paragrafi relativi) è sicuramente quello degli acquisti verdi o Green public procurement (GPP).

Per agevolare e incentivare l’applicazione degli acquisti verdi, l’Unione europea ha promosso l’adozione di specifici piani d’azione nazionali. In Italia si è proceduto con il piano d’azione nazionale sul green public procurement (PAN GPP) emanato tramite il D.M. 11 aprile 2008, attuativo delle previsioni dell’art. 1, comma 1126, della legge 296/2006 (legge finanziaria 2007).

In seguito è prevista l’emanazione di specifici decreti ministeriali che fisseranno i “criteri ambientali minimi” per le categorie di beni, servizi e lavori ambito oggettivo d’intervento del piano d’azione, ovvero un quadro di riferimento tecnico-metodologico condiviso tra le parti sociali. Tale processo è stato avviato con l’emanazione, da parte del Ministero dell’ambiente, del D.M. 111/2009 relativo ai criteri ambientali minimi per la carta in risme e per i servizi urbani e al territorio (ammendanti); altri criteri sono in via di definizione.

Si ricorda che in materia di Green public procurement, già nel corso della XIV legislatura, il Parlamento aveva approvato diverse disposizioni finalizzate ad imporre alla P.A. quantitativi minimi di acquisti di materiale riciclato. In particolare si richiamano:

-        l’art. 52, comma 56, della legge 28 dicembre 2001, n. 448 (finanziaria 2002), come modificato dall'art. 23 della legge 31 luglio 2002, n. 179, che ha novellato il decreto Ronchi (D.Lgs. 22/1997) introducendo l’obbligo, per gli uffici e gli enti pubblici, e le società a prevalente capitale pubblico, anche di gestione dei servizi, di coprire il fabbisogno annuale dei manufatti e beni indicati in apposito decreto ministeriale, con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo. In attuazione di tale disposizione è stato emanato il D.M. 8 maggio 2003, n. 203, che a sua volta ha richiesto – per la sua operatività - l’emanazione di numerose circolari esplicative per le differenti tipologie di beni e manufatti[13]. In seguito all’abrogazione del decreto Ronchi da parte del cd. Codice dell’ambiente (D.Lgs. 152/2006), le norme in materia di GPP in esso contenute sono state trasposte nel citato Codice, che ha ridisegnato il quadro normativo in materia di GPP nell'ambito degli articoli dedicati alle competenze dello Stato e delle Regioni (artt. 195-196), nonché al recupero dei rifiuti.

-        l’art. 52, comma 14, della medesima legge 448/2001, che ha introdotto l’obbligo per le P.A., nell’acquisto di pneumatici di ricambio, di ricorrere a quelli ricostruiti nella misura del 20% del totale;

-        l’art. 1, comma 16, della legge 443/2001, che ha previsto l’obbligo per gli uffici pubblici di coprire il fabbisogno di manufatti in plastica acquistando manufatti in plastica riciclata per almeno il 40% del fabbisogno stesso.

 


Biodiversità

Nel Libro bianco della Commissione europea sui cambiamenti climatici[14] si legge che “i servizi ecosistemici, come il sequestro del carbonio, … sono direttamente legati ai cambiamenti climatici”.

L’importanza della tutela della biodiversità era già stata precedentemente sottolineata nel Piano d'azione europeo a favore della biodiversità (Comunicazione della Commissione del 22 maggio 2006 “Arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 e oltre” - COM(2006)216 def.), in cui si fa risaltare sia il potenziale contributo della biodiversità per limitare le emissioni di gas serra nell'atmosfera, grazie al meccanismo di cattura del carbonio, che l’importanza di politiche volte a limitare l'impatto del cambiamento climatico sulla biodiversità[15].

Sul ruolo chiave della biodiversità nelle strategie di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici si è soffermata anche la Carta di Siracusa[16], adottata nell’aprile 2009, nel corso del G8 Ambiente tenutosi nella città siciliana.

La Convenzione delle Nazioni Unite e l’attuazione in Italia

La diversità biologica (biodiversità) è essenziale per conservare la vita sulla terra e ha un importante valore a livello sociale, economico, scientifico, educativo, culturale, ricreativo ed estetico. Oltre a questo suo valore intrinseco, la biodiversità determina la capacità degli esseri viventi di adattarsi e resistere al cambiamento. L’importanza della biodiversità è stata sottolineata dall’ONU che ha dichiarato il 2010 “Anno Internazionale per la Biodiversità”.

La Convenzione sulla Diversità Biologica[17] è stata adottata il 5 giugno del 1992, al Summit Mondiale di Rio de Janeiro delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo. Dalla sua adozione ad oggi, 192 Paesi hanno ratificato o aderito alla Convenzione[18], rendendola uno degli accordi internazionali più importanti.

Nel ratificare la Convenzione, le Parti contraenti si sono impegnate a intraprendere misure nazionali e internazionali finalizzate al raggiungimento di tre obiettivi: la conservazione in situ ed ex situ della diversità biologica (a livello di geni, popolazioni, specie, habitat ed ecosistemi), l'uso sostenibile delle sue componenti e l'equa condivisione dei benefici derivanti dall'utilizzazione delle risorse genetiche.

L’Italia ha ratificato la Convenzione con la legge n. 124 del 1994 cui hanno fatto seguito numerose iniziative, anche normative.

Si ricorda, tra le altre, l’istituzione - in data 27 aprile 2004, con Decreto del Ministro per le Politiche Comunitarie - del Comitato di Coordinamento Nazionale per la Biodiversità.

Di particolare rilevanza, per l’attuazione della Convenzione e della legge nazionale di ratifica, è la recente approvazione, da parte della Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 7 ottobre 2010, della Strategia Nazionale per la Biodiversità[19], che rappresenta “uno strumento di grande importanza per garantire, negli anni a venire, una reale integrazione tra gli obiettivi di sviluppo del Paese e la tutela del suo inestimabile patrimonio di biodiversità”. Si ricorda, altresì, che un rilevante passo per l’attuazione della citata strategia, già in preparazione da diversi anni[20], è stato compiuto con l’istituzione del Comitato nazionale per la biodiversità (avvenuta con D.M. Ambiente 5 marzo 2010, pubblicato nella G.U. 12 aprile 2010, n. 84) cui è stato attribuito, quale compito principale, quello di coordinare, monitorare e valutare l'efficacia delle azioni portate avanti per dare attuazione alla citata Strategia.

La rete europea “Natura 2000”

Il degrado ambientale e le minacce che gravano su talune specie animali e vegetali hanno indotto l’Unione europea a cercare di garantire la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, e della flora e della fauna selvatiche sul territorio degli Stati membri.

Con la direttiva 92/43/CEE, nota come direttiva habitat, è stata attribuita ad un sistema coordinato e coerente di aree la conservazione della diversità biologica presente nel territorio dell’UE, ed in particolare la tutela di una serie di habitat, nonché di specie animali e vegetali, indicati dalla stessa direttiva habitat, e dalla direttiva 79/409 (cd. direttiva uccelli). Tale rete ecologica, cui è stato attribuito il nome Natura 2000 dall’art. 3 della direttiva n. 43, è costituita dalle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS), che possono fra loro avere relazioni spaziali diverse, dalla totale sovrapposizione alla completa separazione. La realizzazione della rete avviene fondamentalmente sulla base di informazioni scientifiche, ed ha consentito una prima raccolta standardizzata delle conoscenze naturalistiche finalizzata alle conservazione della biodiversità.

La designazione delle zone speciali di conservazione si basa su una procedura che, sulla base delle proposte degli Stati membri, conduce all’adozione, da parte della Commissione, di un elenco di siti d'importanza comunitaria (SIC) per ognuna delle sette regioni biogeografiche dell'UE (alpina, atlantica, boreale, continentale, macaronesica, mediterranea e pannonica), cui può far seguito la sua designazione, da parte dello Stato membro interessato, come zona speciale di conservazione.

Complessivamente Natura 2000 contiene oltre 25.000 siti (designati a norma delle direttive Habitat e Uccelli selvatici) che occupano il 17% del territorio dell'UE[21]. In Italia SIC e ZPS coprono complessivamente circa il 20% del territorio nazionale[22].

Uno dei principali strumenti a sostegno della Rete Natura è senz’altro il programma finanziario LIFE, ora LIFE+, dopo l’approvazione del nuovo Regolamento (CE) n. 614/2007[23].

Le aree protette in Italia

La conservazione dei territori naturali che ancora mantengono inalterate le matrici ecosistemiche rappresenta il principale obiettivo dell’istituzione di aree naturali protette.

Attraverso l'individuazione dei territori terrestri e marini nei quali promuovere l'istituzione di riserve naturali statali e parchi nazionali, che attualmente occupano circa 1,3 milioni di ettari, e la definizione dei criteri di gestione, unitamente all'elaborazione di norme generali di indirizzo e coordinamento vengono realizzate le misure conservative.

La legge 6 dicembre 1991, n. 394 (“Legge quadro sulle aree protette”) ha provveduto alla classificazione delle aree naturali protette[24] ed ha istituito, altresì, l’Elenco ufficiale delle aree protette[25].

Tale elenco, periodicamente aggiornato a cura del Ministero dell'Ambiente, è stato da ultimo rivisto con la delibera della Conferenza Stato Regioni del 24 luglio 2003[26].

Nell’ultima Relazione del Ministero dell’ambiente sullo stato di attuazione della legge quadro sulle aree protette (presentata alle Camere nel luglio 2009[27]) si legge, tra l’altro, che rispetto al V ed ultimo aggiornamento pubblicato nel 2003, in seguito ad ulteriori costituzioni di parchi e riserve intervenute successivamente, la superficie protetta del territorio nazionale è salita al 10,6% dell’intero territorio: “il numero delle aree protette è ora di 875, per un totale di circa 3,2 milioni di ettari a terra e di circa 2,8 milioni di ettari a mare (6 milioni di ettari in totale, quindi)”.

Nel VI aggiornamento dell’Elenco ufficiale delle aree protette, attualmente in itinere, è stato inserito un nuovo dato di riferimento significativo per le aree marine protette, che indica in circa 658 i chilometri di costa tutelati.

 


Cambiamenti climatici

La ratifica italiana del Protocollo di Kyoto e le misure nazionali di attuazione

L’Italia ha provveduto a ratificare il protocollo di Kyoto con la legge 1° giugno 2002, n. 120, la quale reca anche una serie di disposizioni finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra.

Il Protocollo di Kyoto

Con il termine “Protocollo di Kyoto” si intende l’accordo internazionale sottoscritto il 7 dicembre 1997 da oltre 160 paesi partecipanti alla terza sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione sui cambiamenti climatici (UNFCCC[28]).

Oggetto del Protocollo è uno degli aspetti del cambiamento climatico: la riduzione, attraverso un’azione concordata a livello internazionale, delle emissioni di gas serra.

I paesi industrializzati (elencati nell’Annex I del Protocollo) si impegnano a ridurre le proprie emissioni entro il 2012. Il protocollo di Kyoto non prevede vincoli alle emissioni per tutti i paesi firmatari (oltre 160), ma solo per quelli compresi nell’elenco riportato nell’Annex I: una lista di 39 paesi che include i paesi OCSE e quelli con economie in transizione verso il mercato. Tale scelta è stata operata in attuazione del principio di “responsabilità comune ma differenziata” secondo il quale, nel controllo delle emissioni i paesi industrializzati si fanno carico di maggiori responsabilità, in considerazione dei bisogni di sviluppo economico dei PVS.

Obiettivo del Protocollo è la riduzione delle emissioni globali di sei gas, ritenuti responsabili di una delle cause del riscaldamento del pianeta: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), ossido di azoto (N2O), esafluoruro di zolfo (SF6), idrofluorocarburi (HFCs) e perfluorocarburi (PFCs).

Gli impegni generali previsti dal Protocollo sono:

-   il miglioramento dell’efficienza energetica

-   la correzione delle imperfezioni del mercato (attraverso incentivi fiscali e sussidi)

-   la promozione dell’agricoltura sostenibile

-   la riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti

-   l’informazione a tutte le altre Parti sulle azioni intraprese (cd “comunicazioni nazionali”)

La misura complessiva di riduzione deve essere del 5,2% rispetto ai livelli di emissione del 1990. L’onere, tuttavia, è stato ripartito fra i Paesi dell’Annex I in maniera non uniforme, in considerazione del grado di sviluppo industriale, del reddito, dei livelli di efficienza energetica.

Per garantire un’attuazione flessibile del Protocollo e una riduzione di costi gravanti complessivamente sui sistemi economici dei paesi soggetti al vincolo sono stati introdotti i seguenti meccanismi flessibili:

§       l’emission trading (commercio dei diritti di emissione)[29], in base al quale i paesi soggetti al vincolo che riescano ad ottenere un surplus nella riduzione delle emissioni possono “vendere” tale surplus ad altri paesi soggetti a vincolo che - al contrario - non riescano a raggiungere gli obiettivi assegnati;

§       la joint implementation(attuazione congiunta degli obblighi individuali)[30], secondo cui gruppi di paesi soggetti a vincolo, fra quelli indicati dall’Annex I, possono collaborare per raggiungere gli obiettivi fissati accordandosi su una diversa distribuzione degli obblighi rispetto a quanto sancito dal Protocollo, purchè venga rispettato l'obbligo complessivo. A tal fine essi possono trasferire a, o acquistare da, ogni altro Paese “emission reduction units” (ERUs) realizzate attraverso specifici progetti di riduzione delle emissioni;

§       i clean development mechanisms(meccanismi per lo sviluppo pulito)[31] , il cui fine è quello di fornire assistenza alle Parti non incluse nell’Annex I negli sforzi per la riduzione delle emissioni. I privati o i governi dei paesi dell’Annex I che forniscono tale assistenza possono ottenere, in cambio dei risultati raggiunti nei paesi in via di sviluppo grazie ai progetti, “certified emission reductions” (CERs) il cui ammontare viene calcolato ai fini del raggiungimento del target.

 

In base all’accordo le riduzioni dovranno essere conseguite nelle seguenti misure percentuali:

Protocollo di Kyoto

Impegni assunti[32]

Riduzione (entro il 2008-2012) dei gas serra rispetto ai livelli del 1990

Stati membri UE

8%

USA

7%

Giappone

6%

Canada

6%

Totale paesi Annex I

5,2%[33]

 

Il Protocollo di Kyoto riconosce all’Unione europea (che ha provveduto a ratificarlo in data 31 maggio 2002) la facoltà di ridistribuire tra i suoi Stati membri gli obiettivi ad essa imposti, a condizione che rimanga invariato il risultato finale. Con la decisione politica nota come accordo sulla ripartizione degli oneri (raggiunto nel Consiglio Ambiente del 16-17 giugno 1998) sono state fissate le seguenti percentuali di riduzione:

Austria

-13%

Italia

-6,5%

Belgio

-7,5%

Lussemburgo

-28%

Danimarca

-21%

Paesi Bassi

-6%

Finlandia

0%

Portogallo

+27%

Francia

0%

Regno Unito

-12,5%

Germania

-21%

Spagna

+15%

Grecia

+25%

Svezia

+4%

Irlanda

+13%

 

 

 

Il protocollo è diventato vincolante a livello internazionale il 16 febbraio 2005 in seguito al deposito dello strumento di ratifica da parte della Russia[34].

Si ricorda, infatti, che l’art. 24 del Protocollo ne ha previsto l’entrata in vigore 90 giorni dopo la ratifica da parte di almeno 55 paesi firmatari della Convenzione, comprendenti un numero di Paesi dell’Annex I a cui sia riferibile almeno il 55% delle emissioni calcolate al 1990.

 

In attuazione delle citate disposizioni finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra contenute nella legge di ratifica del Protocollo di Kyoto (n. 120/2002), il Ministero dell'ambiente ha provveduto ad elaborare il Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra: 2003-2010 (per consentire all'Italia di rispettare l’obiettivo di riduzione del 6,5% previsto dal Protocollo di Kyoto), nonché la proposta di revisione della delibera CIPE n. 137 del 19 novembre 1998, recante le “linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni dei gas serra”.

Tali documenti, approvati con la delibera CIPE 19 dicembre 2002, n. 123[35], contengono, secondo quanto previsto dalla legge di ratifica, l'individuazione delle politiche e delle misure finalizzate al contenimento ed alla riduzione delle emissioni di gas serra[36].

Per il finanziamento di tali misure è intervenuto l’art. 1, commi 1110-1115, della legge n. 296/2006 (finanziaria 2007), che ha istituito presso la Cassa depositi e prestiti S.p.A., un Fondo rotativo per l'erogazione di finanziamenti a tasso agevolato (a soggetti pubblici o privati) di misure finalizzate all’attuazione del Protocollo di Kyoto, con una dotazione di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2007-2009[37].

Tale norma è stata attuata con il successivo D.M. ambiente 25 novembre 2008 che ha dettato la disciplina delle modalità di erogazione dei citati finanziamenti.

Sull’effettivo utilizzo del Fondo, il Governo ha riferito alla Camera in risposta all’interrogazione Mariani n. 5-03436 del 22 settembre 2009[38].

 

Ulteriori misure di attuazione del Protocollo sono state previste in numerosi provvedimenti normativi, che hanno riguardato principalmente l’incentivazione delle energie rinnovabili e la promozione dell’efficienza e del risparmio energetici (si vedano in proposito i relativi paragrafi).

Nonostante gli sforzi intrapresi, però, l’incertezza sulle possibilità di riuscire a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra previsti dal Protocollo di Kyoto ha reso necessario l’avvio, sancito con la delibera CIPE n. 135 dell’11 dicembre 2007[39] (Aggiornamento della delibera CIPE n. 123/2002 recante «revisione delle linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni di gas-serra»), di un più ampio processo di aggiornamento della delibera n. 123/2002.

Ai fini del citato aggiornamento della strategia nazionale per la riduzione delle emissioni di gas-serra, con la delibera CIPE 16/2009 è stato ricostituito il Comitato tecnico emissioni dei gas-serra (CTE) con il compito si sottoporre al CIPE le eventuali proposte di integrazione o modifica.

Lo scambio delle quote d’emissione

Con l’emanazione della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 ottobre 2003 che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità - denominato Emission Trading System (ETS) - al fine di promuovere la riduzione di dette emissioni secondo criteri di efficacia dei costi ed efficienza economica, l’Unione europea ha inteso anticipare la piena entrata in vigore dell'emission trading, prevista su scala globale dal Protocollo solo dal 2008.

Con il decreto legislativo 4 aprile 2006, n. 216 è stata recepita nell’ordinamento nazionale la direttiva 2003/87/CE.

Tale decreto è stato successivamente modificato e integrato dal d.lgs. 51/2008. Ulteriori modifiche verranno apportate dall’entrata in vigore dello schema di decreto n. 279 finalizzato al recepimento della direttiva 2008/101/CE che ha modificato la direttiva 2003/87/CE al fine di includere le attività di trasporto aereo nell’ETS[40].

Si ricorda altresì che la legge comunitaria 2009 (Allegato B) ha conferito delega al Governo per il recepimento della direttiva 2009/29/CE che modifica la direttiva 2003/87/CE al fine di perfezionare ed estendere il sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra. Il termine per il citato recepimento è fissato, dalla direttiva medesima, al 31 dicembre 2012.

Secondo quanto indicato nel 5° considerando della direttiva “per ottemperare in maniera economicamente efficiente all’impegno di abbattere le emissioni di gas a effetto serra della Comunità di almeno il 20% rispetto ai livelli del 1990, le quote di emissione assegnate a tali impianti dovrebbero essere, nel 2020, inferiori del 21% rispetto ai livelli di emissione registrati per detti impianti nel 2005”.

A tal fine la direttiva provvede a riscrivere l’art. 10 della direttiva 2003/87/CE prevedendo un sistema di aste, dal 2013, per l'acquisto delle quote di emissione, i cui introiti andranno a finanziare misure di riduzione delle emissioni e di adattamento al cambiamento climatico.

Viene altresì previsto (attraverso la riscrittura dell’art. 9 della direttiva 2003/87/CE) che il quantitativo comunitario di quote rilasciate ogni anno a decorrere dal 2013 diminuisca in maniera lineare, a partire dall’anno intermedio del periodo 2008-2012, di un fattore pari all’1,74% rispetto al quantitativo medio annuo totale di quote rilasciate dagli Stati membri conformemente alle decisioni della Commissione sui loro piani nazionali di assegnazione per il periodo 2008-2012.

Tra le altre novità inserite nel testo della direttiva 2003/87/CE si segnala il nuovo art. 10-ter recante “Misure di sostegno a favore di determinate industrie ad elevata intensità energetica nell’eventualità di una rilocalizzazione delle emissioni di carbonio”.

In attuazione delle citate disposizioni comunitarie e nazionali, in data 18 dicembre 2006 i Ministri dell'ambiente e dello sviluppo economico hanno approvato (con decreto DEC/RAS/1448/2006) il Piano nazionale di assegnazione (PNA) delle quote di CO2 per il periodo 2008-2012.

Successivamente, in data 29 febbraio 2008, è stata approvata dai medesimi Ministri la Decisione di assegnazione per il periodo 2008-2012, resa esecutiva con la Deliberazione n. 20/2008 del Comitato nazionale di gestione e attuazione della direttiva 2003/87/CE (adottata in seguito al rilascio del nulla osta da parte della Commissione europea, acquisito in data 20 ottobre 2008)[41].

La decisione di assegnazione e le emissioni dei “nuovi entranti”

La Decisione di assegnazione delle quote di CO2 per il periodo 2008-2012 individua il numero di quote complessivo, a livello di settore e a livello di impianto, assegnato nel periodo 2008-2012, nonché le modalità per il trattamento degli impianti “nuovi entranti” nel sistema e delle chiusure di impianti nel medesimo periodo.

Relativamente alla cd. riserva per i nuovi entranti, si ricorda che l’art. 2, comma 554, lettera e), della legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244/2007) ha previsto che le risorse recuperate a seguito di provvedimenti di revoca totale o parziale delle agevolazioni previste dalla legge n. 488 del 1992 nell’ambito degli interventi ordinari nelle aree sottoutilizzate del territorio nazionale siano destinate, tra l’altro, alla creazione di un «Fondo per la gestione delle quote di emissione di gas serra di cui alla direttiva 2003/87/CE», da destinare alla citata «riserva nuovi entranti», secondo modalità stabilite con apposito decreto interministeriale.

In seguito all’esaurimento della “Riserva nuovi entranti” prevista dalla Decisione di assegnazione per il periodo 2008-2012, l’art. 2 del D.L. 72/2010 (convertito dalla legge 111/2010) ha dettato le necessarie misure per l’assegnazione gratuita di quote di emissione di CO2 ai nuovi impianti entrati in esercizio.

 

Si ricorda, infine, che il 2 aprile 2007 è stato avviato il Mercato delle unità di emissione di CO2, gestito dal Gestore del mercato elettrico (GME)[42].

La politica europea sui cambiamenti climatici e l’ambiente
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’UE)

 

Il pacchetto energia clima

 
Obiettivo finale dell’azione europea per il clima è l’istituzione di un regime globale per i cambiamenti climatici per il periodo successivo al 2012, che preveda la significativa corresponsabilizzazione di tutti i paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo, che punti a contenere l’aumento della temperatura su scala mondiale entro 2 °C e che distribuisca in maniera equa gli oneri fra tutti i principali soggetti che intervengono.

Per favorire tale processo, l'Europa ha inteso esercitare un ruolo pionieristico sul tema della lotta ai cambiamenti climatici, nella consapevolezza che si tratta di una questione che investe le prospettive future del nostro pianeta e dell'intera umanità. Ad oggi, l’Unione europea è l’unico attore mondiale ad aver anticipato gli impegni che intende assumersi nell’ambito di un regime di questo tipo, adottando nel 2009 la legislazione necessaria a conseguire il proprio obiettivo di riduzione con il c.d. “pacchetto clima-energia” , che assegna a ciascuno Stato membro obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 quantificati e vincolanti.

Si ricorda che gli obiettivi climatici ed energetici da raggiungere entro il 2020, previsti dal pacchetto, consistono in:

·   20% di riduzione delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990;

·   20% di energie rinnovabili nel mix energetico dell’UE;

·   20% di riduzione del consumo di energia grazie al miglioramento dell’efficienza energetica.

L’Accordo di Copenaghen

 
Con tale posizione l’UE ha preso parte alla Conferenza della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change – UNFCCC) che si è conclusa il 19 dicembre con l’Accordo di Copenaghen, frutto di un complesso negoziato che recepisce, in una sorta di lettera di intenti aperta alla sottoscrizione dei singoli Paesi, e quindi non giuridicamente vincolante, un insieme di obiettivi molto meno ambiziosi di quelli inizialmente fissati dall’UE, che tuttavia godono di un notevole e ampio sostegno a testimonianza della volontà di rafforzare la lotta ai cambiamenti climatici su scala globale.

In particolare, l’accordo di Copenaghen:

·      riconosce l’evidenza scientifica che l’aumento della temperatura media mondiale non dovrebbe superarei 2°C rispetto ai valori preindustriali;

·      conferma l’impegno dei Paesi industrializzati a raggiungere entro il 2020 riduzioni delle emissioni quantificate in modo puntuale; i Paesi in via di sviluppo (PVS) dovranno invece adottare azioni di mitigazione. Gli impegni, ancorché volontari, comunicati al segretariato della Conferenza entro il 30 gennaio 2010,  saranno misurati e verificati;

·      stabilisce a carico dei paesi industrializzati l’impegno a fornire ai PVS le risorse finanziarie e tecnologiche necessarie per un importo pari a 30 miliardi di dollari nel periodo 2010-2012, fermo restando l’obiettivo complessivo, per i Paesi industrializzati, di 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 a favore dei PVS.

Strategia

post-Copenaghen

 
Secondo i dati resi disponibili dal Segretariato dell’UNFCCC i paesi che hanno comunicato l’intenzione di aderire all’accordo notificando i loro impegni per il 2020 supererebbero l’80%  delle emissioni globali. Tra questi, l’Unione Europea e i suoi Stati Membri (riduzione del 20/30%), gli Stati Uniti (17%), il Giappone (26%), il Canada (17%), il gruppo dei quattro Paesi ad economia emergente “BASIC” - Brasile (36/39%), Sud Africa (34%), India (20/25%) e Cina(40/45%) - Messico (40%) e Russia (15/25%).

Le nuove priorità strategiche nell’azione climatica dell’UE per il dopo Copenaghen sono state definite dal Consiglio europeo del 25-26 marzo 2010 sulla base di una precedente comunicazione della Commissione (COM(2010)86).

In particolare, il Consiglio europeo considera un accordo giuridico globale e completo l'unico modo efficace per conseguire l'obiettivo concertato di mantenere l'aumento delle temperature su scala mondiale al di sotto dei 2ºC. Inoltre, il Consiglio europeo ha concordato sull’obiettivo di passare entro il 2020 a una riduzione dal 20 al 30% rispetto ai livelli del 1990 come offerta condizionale, nel quadro di un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012, a condizione che altri Paesi sviluppati si impegnino ad analoghe riduzioni. Infine, il Consiglio europeo ribadisce gli impegni UE in materia di finanziamento rapido (2,4 miliardi di euro nel periodo 2010-2012) nonché l’impegno preso assieme agli altri paesi sviluppati a mobilitare collettivamente 100 miliardi di USD all'anno entro il 2020 per assistere i paesi in via di sviluppo nella lotta contro i cambiamenti climatici.

I più recenti sviluppi

 

 
Il Consiglio ambiente del 14 ottobre ha deciso di sospendere, per il momento, ogni discussione relativa all’aumento unilaterale dell’obiettivo UE di riduzione delle emissioni di CO2, rinviandone l’esame alla primavera del 2011.

Il Consiglio, ha ribadito l’opzione per integrare gli elementi essenziali del Protocollo di Kyoto in un unico strumento globale vincolante, manifestando tuttavia disponibilità a considerare un secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto a condizione che sia inserito in un quadro globale complessivo che coinvolga tutte le principali economie.

Il Consiglio ha definito, inoltre, la una posizione anche sui diversi argomenti oggetto dell’accordo quali, ad esempio: emissioni forestali, emissioni settore aereo, adattamento, impegni sui finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo, creazione di un Green Climate Fund, monitoraggio, verifica e rendicontazione delle emissioni, sottolineando l’importanza del rafforzamento del mercato del carbonio, dei sistemi di cap-and-trade delle emissioni e della riforma dei meccanismi flessibili (CDM).

 

Stato di attuazione del Protocollo di Kyoto

 

 
Il 12 ottobre 2010 la Commissione europea ha presentato una relazione sui progressi compiuti dall’UE nel quadro degli impegni di riduzione previsti dal Protocollo di Kyoto secondo la quale le emissioni totali di gas serra nell’UE-15 sono diminuite per il quinto anno consecutivo e sono state inferiori del 6,9% rispetto alle emissioni del 1990. Nel 2008, infatti, le emissioni di gas serra dell’UE-15 sono diminuite dell'1,9% rispetto al 2007, mentre il PIL è cresciuto dello 0,6%. Sulla base di tali dati leproiezioni effettuate dalla Commissione indicano che l'UE-15 raggiungerà l'obiettivo di Kyoto di ridurre entro il 2008-2012 le sue emissioni di gas serra dell'8% rispetto ai livelli dell'anno di riferimento. Le proiezione della Commissione indicherebbero che, considerando l’attuale recessione economica, tale obiettivo potrebbe addirittura essere superato. Tenuto conto dei meccanismi flessibili di Kyoto, solo due Stati membri (Austria e Italia) potrebbero avere difficoltà a conseguire i loro obiettivi, senza però mettere a repentaglio la capacità dell'UE-15 nel suo insieme di raggiungere l'obiettivo di Kyoto.

 

Relativamente all’Italia, nella citata relazione si legge che “tra il 1990 e il 2008 le emissioni di gas serra dell'Italia sono aumentate del 5%, aumento dovuto principalmente al trasporto su strada, alla produzione di energia elettrica e termica e alla raffinazione del petrolio”. Quanto al dato relativo al 2009, secondo il recente rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) “Tracking progress towards Kyoto and 2020 targets in Europe[43] dell’ottobre 2010, l’Italia è riuscita ad abbattere le emissioni di gas-serra, anche per gli effetti della crisi economica, del 4,3% al di sotto dei livelli emissivi del 1990; un risultato che sembra porre anche l’Italia in grado di raggiungere entro il 2012 l’obiettivo di riduzione del 6,5% rispetto al 1990.

 

In vista della conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, in programma a Cancún dal 29 novembre al 10 dicembre 2010, il Consiglio europeo del 28-29 ottobre ha confermato la disponibilità dell'Unione europea a prendere in considerazione un secondo periodo di impegno ai sensi del protocollo di Kyoto purché ciò avvenga in un quadro globale complessivo che coinvolga tutte le principali economie, e rappresenti una tappa intermedia verso un quadro giuridicamente vincolante globale e completo, che integri gli orientamenti politici contenuti nell'accordo di Copenaghen.

 

Il 25 novembre il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in vista della 16a Conferenza delle Parti (COP16) alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, che si terrà a Cancùn, in Messico il prossimo dicembre. La risoluzione afferma che la fissazione di un obiettivo di ulteriore riduzione delle emissioni di CO2 fino al 30% entro il 2020 sarebbe nell'interesse della futura crescita economica dell'Unione europea, mentre deplora che l’obiettivo di risparmio energetico del 20% entro il 2020 non sia ancora vincolante.


Fonti energetiche rinnovabili

Gli orientamenti comunitari

La promozione delle energie rinnovabili - energia eolica, solare (termica e fotovoltaica), idraulica, mareomotrice, geotermica e da biomassa - costituisce da tempo uno degli obiettivi principali della politica dell’Unione europea nel settore energetico, in quanto dallo sviluppo del settore delle energie alternative può derivare non solo un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto, ma anche una riduzione della dipendenza dell’Unione europea (UE) dalle importazioni di combustibili fossili (in particolare gas e petrolio).

L’Unione europea ha varato una serie di provvedimenti che fissano in modo vincolante il percorso che si intende intraprendere, da qui al 2020, per contrastare gli effetti sul clima dell’attuale livello di consumo energetico.

E’ stato, infatti, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'UE del 5 giugno 2009 il “pacchetto legislativo” energia-clima contenente misure volte a combattere i cambiamenti climatici e a promuovere l'uso delle energie rinnovabili, che consentirà alla UE di ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra (rispetto al 1990), di conseguire un risparmio energetico del 20% e di aumentare al 20% la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale di energia entro il 2020. Tra le misure, oltre alla decisione n. 406/2009/CE diretta a ridurre i livelli delle emissioni anche tramite una maggiore efficienza energetica, rientra anche la direttiva 2009/28/CE sulla promozione delle energie rinnovabili, che fissa obiettivi vincolanti per ciascuno Stato membro, tali da incrementare l’attuale quota complessiva di energie rinnovabili sul consumo energetico finale della UE fino al 20% nel 2020. Per l’Italia l’incremento finale, entro il 2020, dovrà essere non inferiore al 17%[44].

Gli Stati membri sono tenuti a notificare alla Commissione UE entro il 30 giugno 2010 i propri piani d’azione nazionali per le energie rinnovabili sulla base del modello standard adottato (articolo 4) ed entro il 5 dicembre 2010 a mettere “in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva” (articolo 27).

In attuazione della direttiva è stato adottato il Piano di Azione Nazionale per le energie rinnovabili dell’Italia, che è stato notificato alla Commissione europea ai fini della valutazione della sua adeguatezza. La legge comunitaria 2009 (legge 96/2010) ha delegato il Governo al recepimento della predetta direttiva 2009/28/CE.

In precedenza il principale riferimento normativo comunitario nell’ambito delle fonti rinnovabili è stato rappresentato dalla direttiva 2001/77/CE, recepita nell’ordinamento interno con il decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387 che ha definito nuove regole di riferimento per la promozione delle fonti medesime.

La situazione in Italia

Nel 2008 le fonti rinnovabili di energia hanno contribuito complessivamente al consumo interno lordo italiano di energia per una percentuale di poco superiore al 9,6%. Per quanto riguarda il contributo delle diverse fonti rinnovabili, si riporta una tabella elaborata dall’ENEA[45] che esplicita il contributo energetico delle varie fonti rinnovabili in termini di equivalente fossile sostituito.

 

Tabella 2.1 – Energia da rinnovabili in equivalente fossile sostituito.

Anni 2000-2008 (ktep)

Fonti energetiche

2000

2005

2006

2007

2008

Idroelettrica1

9.725

7.935

8.139

7.219

9.157

Eolica

124

515

654

888

1.069

Solare fotovoltaico

4

7

11

26

99

Solare termico

11

21

29

39

56

Geotermia

1.248

1.384

1.429

1.438

1.427

Rifiuti2

461

1.501

1.672

1.734

1.784

Legna ed assimilati3

2.344

3.153

3.328

3.710

3.883

Biocombustibili

95

172

155

174

567

Biogas

162

343

383

415

459

Totale

14.173

15.033

15.798

15.641

18.501

di cui non

tradizionali4

2.046

4.556

4.964

5.334

6.210

Fonte: elaborazioni ENEA su dati di origine diversa

1 Solo energia elettrica da apporti naturali valutata a 2200 kcal/kWh.

2 Inclusa la parte organica.

3 Non include risultato indagine ENEA sul consumo di legna da ardere nelle abitazioni.

4 Eolico, solare, rifiuti, legna (esclusa la legna da ardere), biocombustibili, biogas.

Complessivamente nel 2008 si è avuto un aumento della produzione da fonti rinnovabili in Italia del 18% (+2.860 ktep) circa rispetto a quella del 2007 (15.641 ktep).

Si noti come l’incremento percentualmente più significativo, pur restando su valori assoluti molto bassi, provenga da fonti non tradizionali quali l’eolico, il fotovoltaico, i rifiuti e le biomasse (legna, biocombustibili, biogas) che passano, sul totale delle rinnovabili, da poco più del 14% del 2000 al 34% del 2008.

Un esame del contributo energetico, in termini di ktep di energia primaria sostituita, fornito negli ultimi cinque anni da alcune tipologie di fonti rinnovabili evidenzia gli andamenti che seguono:

- l’idroelettrico, che fornisce la quota più rilevante, è caratterizzato da una forte fluttuazione da attribuire a fattori di idricità;

- la geotermia mostra un contributo relativamente costante, che nel periodo considerato oscilla intorno a 1,4 Mtep;

- per quanto riguarda le altre rinnovabili, si evidenzia nel 2008 il buon incremento della produzione eolica (+20%) e la sorprendente crescita dei biocombustibili (+227%). Meno marcati invece gli aumenti di biomassa legnosa (+5%) che si attesta su valori ancora lontani da quelli tipici dei Paesi europei, dei rifiuti (+3%) e dei biogas (+11%);

- ottimo incremento delle produzioni da fonti solari quali il solare termico (+44%) e il fotovoltaico (quasi quattro volte rispetto al 2007).

Misure di sostegno

CIP6

Il sistema di incentivazione tariffaria noto come “CIP 6”, introdotto con il provvedimento del Comitato interministeriale dei prezzi n. 6/92 per incentivare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili o assimilate, negli ultimi anni è stato spesso al centro di accesi dibattiti.

Il meccanismo consiste in un incentivo a favore dei produttori di energia elettrica con impianti alimentati da fonti rinnovabili o assimilate che, avvalendosi di una apposita convenzione, inizialmente cedevano all’ENEL l’energia prodotta in eccedenza ad un prezzo fisso superiore a quello di mercato. L’ENEL da parte sua recuperava la differenza di prezzo attraverso un’apposita voce di costo nella bolletta degli utenti.

Con l’entrata in vigore del decreto legislativo 79/1999 (“decreto Bersani”) nei rapporti contrattuali in essere tra ENEL ed altri operatori nazionali è subentrato il GSESpa (Gestore dei servizi energetici), che dal 1° gennaio 2001 ritira le “eccedenze” di energia elettrica da fonti rinnovabili ed assimilate.

Le criticità del sistema di incentivazione riguardano principalmente il fatto che il meccanismo non è andato a sostegno in via prioritaria delle fonti rinnovabili vere e proprie, in quanto ne hanno beneficiato soprattutto gli impianti utilizzanti fonti assimilate tra cui i termovalorizzatori, alimentati da rifiuti.

Secondo l’AEEG (Autorità per l’energia elettrica e il gas) le distorsioni - che continuano a gravare sui consumatori finali dal momento che l’incentivazione viene finanziata tramite un sovrapprezzo sulle bollette elettriche - riguardano in particolare: la maggiore produzione di elettricità da fonti assimilate rispetto alle rinnovabili; la rilevante differenza tra il prezzo del ritiro da parte del GSE e il prezzo di cessione al mercato; la lunghezza delle convenzioni.

In proposito, la legge 99/2009[46] prevede all’articolo 30, comma 20, che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas proponga al Ministro dello sviluppo economico adeguati meccanismi per la risoluzione anticipata delle convenzioni CIP 6/92, da disporre con decreti dello stesso Ministro, con i produttori che volontariamente aderiscano a tali meccanismi. Gli oneri derivanti dalla risoluzione anticipata da liquidare ai produttori aderenti devono essere inferiori a quelli che si realizzerebbero nei casi di mancata risoluzione delle convenzioni (ciò consente di ridurre gli oneri per il sistema con effetti positivi in termini di riduzione delle tariffe dell'energia elettrica per famiglie e imprese).

In attuazione di tale norma è stato adottato il D.M. 2 dicembre 2009, che si applica solamente agli impianti alimentati da combustibili di processo o residui o recuperi di energia nonché agli impianti assimilati alimentati da combustibili fossili, mentre viene rinviata ad un successivo provvedimento la definizione dei meccanismi di risoluzione anticipata delle convenzioni CIP 6 aventi ad oggetto impianti alimentati da fonti rinnovabili e da rifiuti. Peraltro, per i predetti impianti a cui si applica il decreto, si rimanda ad un successivo decreto il completamento della disciplina con la definizione dei criteri e parametri per il calcolo dei corrispettivi spettanti per la risoluzione delle convenzioni nonché di ulteriori modalità e tempistiche relative all'erogazione dei corrispettivi. Tale completamento è avvenuto, solamente per gli impianti assimilati alimentati da combustibili fossili - rinviando ad un successivo provvedimento la definizione delle modalità per la risoluzione anticipata delle convenzioni CIP 6 aventi ad oggetto impianti alimentati da combustibili di processo o residui o recuperi di energia - con l'emanazione del D.M. 2 agosto 2010.

L'articolo 45 del decreto-legge 78/2010, convertito dalla legge 122/2010, ha stabilito una destinazione nuova delle risorse derivanti dalla risoluzione anticipata delle convenzioni CIP 6 relative alle fonti assimilate a quelle rinnovabili. Tali risorse, costituite dalla differenza tra gli oneri che si realizzerebbero in caso di mancata risoluzione anticipata delle convenzioni e quelli da liquidare ai produttori aderenti volontariamente alla risoluzione, saranno destinate ad un apposito Fondo finalizzato ad interventi nel settore della ricerca e dell'università.

Certificati verdi e tariffa onnicomprensiva

Il principale meccanismo di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è costituito dai certificati verdi - titoli emessi dal Gestore dei servizi energetici (GSE) attestanti la produzione di energia da fonti rinnovabili - introdotti nell’ordinamento nazionale dall’articolo 11 del decreto legislativo 79/1999 per superare il sistema CIP 6.

La legge 244/2007 (finanziaria 2008) ha delineato una nuova disciplina di incentivazione per gli impianti entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2007 che prevede il rilascio di certificati verdi per gli impianti di potenza superiore a 1MW, mentre, per gli impianti di potenza elettrica non superiore a 1MW, si attribuisce il diritto, in alternativa ai certificati verdi, ad una tariffa fissa onnicomprensiva variabile a seconda delle fonte utilizzata.

Le prime direttive generali per regolare la transizione dal vecchio meccanismo di incentivazione (certificati verdi) al nuovo (tariffa onnicomprensiva in alternativa ai certificati verdi) - dal quale rimane esclusa la tecnologia fotovoltaica che gode di una forma di incentivazione specifica (cfr. infra) - sono state emanate, in attuazione della legge 244/2007, con il D.M. 18 dicembre 2008.

I certificati verdi possono essere utilizzati per assolvere all’obbligo, posto a carico dei produttori ed importatori di energia elettrica prodotta da fonti non rinnovabili, di immettere nella rete elettrica, a decorrere dal 2002, una quota minima di elettricità prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili entrati in esercizio dopo il 1° aprile 1999.

Con l'art. 45 del decreto-legge 78/2010[47], convertito dalla legge 122/2010, si stabilisce che a partire dal 2011 venga assicurata, rispetto al 2010, la riduzione del 30% dell'importo complessivo derivante dal ritiro, da parte del GSE, dei certificati verdi ulteriori rispetto a quelli necessari per assolvere all'obbligo della suddetta quota minima da fonti rinnovabili.

Provvedimenti recenti

Misure incentivanti le fonti rinnovabili sono contenute nella citata legge 99/2009, tra le quali si segnalano quelle che consentono ai comuni fino a 20.000 residenti di usufruire del servizio di “scambio sul posto[48] per gli impianti di potenza non superiore a 200 Kw di cui sono proprietari, a copertura dei consumi di proprie utenze, e a tutti i comuni di destinare aree del proprio patrimonio disponibile alla realizzazione di impianti per l'erogazione in “conto energia” e di servizi di “scambio sul posto” dell'energia elettrica prodotta, da cedere a privati cittadini.

La legge contiene anche misure di semplificazione per l’installazione e l’esercizio di impianti di cogenerazione, prevedendo la semplice comunicazione all’autorità competente ai sensi del Testo Unico in materia edilizia (DPR 380/2001) per le unità di microcogenerazione, fino a 50 kWe, e una denuncia di inizio attività (DIA) per gli impianti di piccola cogenerazione, fino a 1 MWe.

Il provvedimento interviene anche in materia di energia geotermica, con una delega al Governo finalizzata al riassetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche in modo da garantire un regime concorrenziale per l'utilizzo delle risorse ad alta temperatura e semplificare i procedimenti amministrativi per l'utilizzo delle risorse a bassa e media temperatura. In attuazione di tale delega è stato emanato il decreto legislativo 22/2010.

Il decreto-legge 105/2010[49], convertito dalla legge 129/2010, contiene numerose disposizioni che intervengono sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, con riferimento alla realizzazione dei relativi impianti o agli incentivi concessi.

Infine si ricorda che è stato recentemente emanato il D.M. 10 settembre 2010 recante le Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili.

Conto energia

In attuazione del disposto dell’articolo 7 del D.Lgs. 387/2003 di recepimento della direttiva 2001/77/CE, dal 2005 in Italia è stata introdotta una nuova modalità di incentivazione per la produzione di energia da impianti fotovoltaici con taglie comprese tra 1 kW e 1000 kW di potenza elettrica, il c.d. cosiddetto “conto energia” (in sostituzione del precedente sistema di incentivazione basato esclusivamente su contributi in conto capitale per la costruzione degli impianti – erogati, sotto varie forme, a livello regionale, nazionale o comunitario - e idoneo a finanziare il 50-75% del costo di investimento).

Il DM 28 luglio 2005 del Ministero delle attività produttive (ora Ministero dello sviluppo economico) di concerto con il Ministero dell’ambiente (come integrato dal DM 6 febbraio 2006 e, successivamente, dal DM 19 febbraio 2007) ha infatti definito i criteri di incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica da fonte solare coerenti con le disposizioni comunitarie.

A differenza delle incentivazioni “in conto capitale”, questo meccanismo incentiva “in conto esercizio” l’energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici collegati alla rete elettrica, il cui surplus potrà essere venduto alla rete stessa a tariffe incentivanti. In sostanza, con l’attivazione del “conto energia”, a partire dal mese di settembre 2005 anche i privati, le famiglie e i condomini possono connettersi alla rete nazionale e vendere a tariffe incentivanti la propria energia elettrica prodotta da pannelli fotovoltaici. Ai DM del 28 luglio 2005 e del 6 febbraio 2006 è poi subentrato il DM 19 febbraio 2007, (pubblicato nella GU del 23 febbraio 2007) disciplinante il “Nuovo conto energia”.

Le modifiche più significative, rispetto alla precedente disciplina, apportate dal DM 19 febbraio 2007 riguardano:

§       la semplificazione delle procedure di accesso alle tariffe incentivanti con l’eliminazione delle graduatorie e con la possibilità di richiesta dell’incentivazione al GSE dopo l’entrata in esercizio degli impianti fotovoltaici;

§       l’abolizione del limite annuo di potenza incentivabile, sostituito da un limite massimo cumulato della potenza incentivabile;

§       tariffe differenziate in base al grado di integrazione architettonica;

§       maggiorazioni delle tariffe per particolari tipologie di soggetti responsabili (piccoli Comuni, autoproduttori, scuole e strutture sanitarie pubbliche, ecc).

§       l’introduzione di un premio per impianti fotovoltaici abbinati all’uso efficiente dell’energia.

Di recente è stato emanato il D.M. 6 agosto 2010, che contiene le nuove modalità di incentivazione con riferimento agli impianti che entreranno in esercizio nel triennio 2011-2013 (cd. terzo conto energia). L’Autorità per l’energia ha dato attuazione a tale decreto con la delibera ARG/elt 181/10.

Il Conto Energia 2007/2010 sarà in vigore fino a fine 2010 e – ai sensi del decreto-legge 105/2010 convertito dalla legge 129/2010 - si applicherà, alle condizioni indicate dalla legge, anche agli impianti realizzati entro la fine dell’anno che entreranno in servizio entro il 30 giugno 2011.

Il D.M. 6 agosto 2010 prevede che possano beneficiare delle tariffe incentivanti gli impianti che entrano in esercizio a seguito di interventi di nuova costruzione, rifacimento totale o potenziamento e che appartengano a 4 categorie:

§         impianti solari fotovoltaici;

§         impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative;

§         impianti a concentrazione;

§         impianti fotovoltaici con innovazione tecnologica.

Per ogni categoria è previsto un tetto massimo di potenza incentivabile. I trattamenti economici previsti dal decreto tengono conto della tipologia delle iniziative e della attesa evoluzione dei costi.

Nel nuovo decreto vengono modificati due aspetti fondamentali: la tempistica e la modalità di invio della documentazione da parte del richiedente.

Per quanto riguarda la tempistica, il soggetto responsabile dovrà richiedere al GSE l’incentivo entro 90 giorni dall’entrata in servizio dell’impianto. Il mancato rispetto dei termini per la presentazione della domanda comporta la non ammissibilità alle tariffe incentivanti per il periodo intercorrente fra la data di entrata in esercizio dell’impianto e la data di comunicazione della domanda al GSE. Il GSE avrà 120 giorni per determinare la tariffa ed erogare l’incentivo.

A differenza di quanto accade con la procedura attuale, la documentazione per l’ottenimento dell’incentivo dovrà essere inviata esclusivamente per via telematica.


Risparmio ed efficienza energetica

Nel corso degli ultimi anni sono stati realizzati interventi di vario tipo, finalizzati al risparmio energetico, all’efficienza nell’uso dell’energia e al rendimento energetico dell’edilizia. In particolare, sono stati introdotti incentivi per la rottamazione di autoveicoli, autocarri e motocicli edetrazioni di imposta per la sostituzione di elettrodomestici (frigoriferi, congelatori e loro combinazioni) con analoghi apparecchi di classe energetica non inferiore ad A+. Sul fronte delle imprese, sono state riconosciute agevolazioni fiscali (sotto forma di detrazioni di imposta) per la sostituzione di apparecchi illuminanti con altri ad alta efficienza energetica, fluorescenti, ovvero ad alto rendimento ottico, nonché detrazioni di imposta per motori industriali ad alta efficienza. Alcune agevolazioni fiscali sono state introdotte in materia di efficienza energetica dell’edilizia, sotto forma di detrazione dall’imposta lorda, per interventi di adeguamento degli edifici volti a garantire migliori risultati in termini di risparmio energetico (riduzione perdite di energia attraverso pareti, pavimenti, solai e finestre, promozione del solare termico, promozione di nuovi edifici a elevati standard energetici). In particolare, è stata prevista una detrazione dall’imposta lorda per una quota pari al 55 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino ad un valore massimo di 100.000 euro, da ripartire in tre quote annuali di eguale importo, per interventi di riqualificazione energetica volti a garantire il conseguimento di specifici obiettivi di risparmio energetico.

Nel corso della presente legislatura il Parlamento ha convertito in legge due provvedimenti d’urgenza recanti misure a sostegno del risparmio e dell’efficienza energetica consistenti in detrazioni fiscali.

Il decreto-legge 185/2008[50] è intervenuto sulla disciplina relativa alla detrazione IRPEF del 55% per le spese relative ad interventi di riqualificazione energetica degli edifici, introdotta dalla legge finanziaria 2007 e prorogata sino al 2010 dalla finanziaria 2008. Il decreto-legge ha disposto, in particolare, per le spese sostenute a decorrere dal 1° gennaio 2009, che i contribuenti interessati a tali detrazioni inviano all'Agenzia delle entrate apposita comunicazione e che la detrazione dall'imposta lorda deve essere ripartita in cinque rate annuali di pari importo. Si consideri che il disegno di legge di stabilità 2011, approvato dalla Camera e all’esame del Senato (A.S. 2464), dispone un’ulteriore proroga al 2011 del beneficio in questione, prevedendo che per le spese sostenute a decorrere dal 1° gennaio 2011 la detrazione deve essere ripartita in dieci rate annuali di pari importo.

Un’ulteriore agevolazione fiscale è stata introdotta dal decreto-legge 5/2009[51]. Si tratta di una detrazione IRPEF del 20% delle spese documentate - spettante nella misura massima di 2.000 euro e ripartita in cinque annualità - sostenute dal 7 febbraio 2009 al 31 dicembre 2009 per l'acquisto di mobili, elettrodomestici di classe energetica non inferiore ad A+, nonché apparecchi televisivi e computer, finalizzati all'arredo di un immobile per il quale siano effettuati a partire dal 1° luglio 2008 interventi di ristrutturazione edilizia che danno diritto alla detrazione IRPEF del 36% delle spese sostenute. Lo stesso decreto-legge reca inoltre incentivi per la sostituzione di veicoli inquinanti con altri meno inquinanti, per l’acquisto di veicoli ecologici e per l’installazione di impianti a GPL e a metano e, allo scopo di ridurre le emissioni di particolato nel settore del trasporto pubblico, introduce agevolazioni per l’installazione di filtri antiparticolato su veicoli utilizzati dalle aziende che svolgono servizi di pubblica utilità.

Ulteriori misure a favore del risparmio e dell’efficienza energetica sono state introdotte con la legge 99/2009 che prevede l’elaborazione, entro il 31 dicembre 2009, di un piano straordinario, da trasmettere alla Commissione europea, volto ad accelerare l'attuazione dei programmi per l'efficienza e il risparmio energetico. Il piano – che al momento non risulta ancora predisposto - conterrà misure di coordinamento e armonizzazione delle funzioni e compiti in materia di efficienza energetica tra Stato ed enti territoriali, misure di promozione di nuova edilizia a risparmio energetico e riqualificazione degli edifici esistenti, incentivi per lo sviluppo di sistemi di microcogenerazione, sostegno della domanda di certificati bianchi e certificati verdi, misure di semplificazione amministrativa per lo sviluppo reale del mercato della generazione distribuita, definizione di indirizzi per l’acquisto e l’installazione di prodotti nuovi e per la sostituzione di prodotti, apparecchiature e processi con sistemi ad alta efficienza, misure volte ad agevolare l’accesso delle piccole e medie imprese all’autoproduzione.

Inoltre viene rafforzato il regime di sostegno per la cogenerazione ad alto rendimento, in modo da adeguarlo a quello riconosciuto nei principali Stati membri dell'Unione europea.

La legge 99/2009 prevede anche alcune integrazioni al Codice ambientale (decreto legislativo 152/2006), relative ai requisiti tecnici e costruttivi degli impianti termici civili, finalizzate all’adeguamento della normativa nazionale in tema di risparmio energetico a quella comunitaria, con riferimento, in particolare, agli impianti a condensazione.

Successivamente il decreto legislativo 56/2010 ha introdotto modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 115/2008, di attuazione della direttiva 2006/32/CE concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici. L'intervento normativo è volto a chiarire aspetti che potrebbero costituire un freno allo sviluppo dell’efficienza energetica e ad introdurre ulteriori elementi necessari allo sviluppo e alla promozione dei servizi energetici.

Più recentemente il decreto-legge 40/2010[52], all’articolo 4, comma 1, ha istituito, presso il Ministero dello sviluppo economico, un Fondo per il sostegno della domandain particolari settori finalizzata, tra l’altro, ad obiettivi di efficienza energetica, con una dotazione di 300 milioni di euro per il 2010.

Certificazione energetica degli edifici

La certificazione energetica, attestante il fabbisogno annuo di energia di un edificio, è ritenuta a livello comunitario una delle azioni più efficaci per ridurre i consumi nel settore civile che assorbono una parte consistente dell’intero fabbisogno di energia.

Le prime disposizioni in materia di certificazione energetica degli edifici risalgono alla legge 9 gennaio 1991, n. 10[53], volta a favorire e ad incentivare, tra l’altro, l'uso razionale dell'energia, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi specifici di energia nei processi produttivi. La legge al Titolo II recava, infatti, un quadro organico di disposizioni per il contenimento dei consumi di energia negli edifici concernente, tra l’altro, proprio la certificazione energetica degli edifici.

A partire dal 2005 nel nostro Paese sono state emanate diverse normative che hanno reso obbligatoria la certificazione energetica degli edifici sia di nuova costruzione sia già esistenti. Infatti le disposizioni in materia sono state riviste ed integrate dai decreti legislativi n. 192/2005 e n. 311/2006 con i quali si è provveduto al recepimento nel nostro ordinamento della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia, che ha introdotta nell’Unione europea la certificazione energetica degli edifici intesa soprattutto come strumento di trasformazione del mercato immobiliare, finalizzato a sensibilizzare gli utenti sugli aspetti energetici all'atto della scelta dell'immobile.

Il D.Lgs. 192/2005, disciplinante - fra l’altro - la metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche integrate degli edifici e l'applicazione di requisiti minimi in materia, ha stabilito (in attuazione dell'art. 7 della direttiva) i criteri generali per la certificazione energetica degli edifici, prevedendone l’obbligo per gli edifici di nuova costruzione.

Con il D.Lgs. 311/2006, recante disposizioni integrative e correttive del D.Lgs. 192/2005, l’obbligo della certificazione energetica è stato esteso gradualmentea tutti gli edifici preesistenti all’entrata in vigore del medesimo decreto legislativo (8 ottobre 2005), purché oggetto di compravendita o locazione, al fine di rendere il provvedimento maggiormente aderente alle disposizioni dell’art. 7 della direttiva.

Per l'estensione dell'obbligo della certificazione è stato previsto un percorso graduale:

a) a decorrere dal 1° luglio 2007 agli edifici di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati, nel caso di vendita dell'intero immobile;

b) a decorrere dal 1° luglio 2008 agli edifici di superficie utile fino a 1000 metri quadrati, nel caso di vendita dell'intero immobile con l'esclusione delle singole unità immobiliari;

c) a decorrere dal 1° luglio 2009 alle singole unità immobiliari, nel caso di vendita.

A partire dal 1° gennaio 2007, l’attestato di certificazione energetica è diventato prerequisito essenziale per accedere ad incentivi ed agevolazioni di qualsiasi natura destinati al miglioramento delle prestazioni energetiche – sia sgravi fiscali, sia contributi a carico di fondi pubblici o degli utenti – ed è stato reso obbligatorio per tutti gli edifici pubblici (o comunque in cui figura come committente un soggetto pubblico) in concomitanza con la stipula o il rinnovo dei contratti di gestione degli impianti termici o di climatizzazione, entro i primi sei mesi di vigenza contrattuale.

Inoltre, si stabiliva che, nel caso di trasferimento a titolo oneroso di interi immobili o di singole unità immobiliari, l’attestato di certificazione energetica dovesse essere allegato all'atto di trasferimento (art. 6, co. 3, D.Lgs. 192/2005) e che in caso di locazione lo stesso attestato dovesse essere messo a disposizione del conduttore o ad esso consegnato in copia conforme all'originale (art. 6, co. 4, D.Lgs. 192/2005). In caso di inadempimento si prevedeva la nullità del contratto che poteva essere fatta valere solamente dal compratore o, rispettivamente, dal conduttore (art. 15, co. 8, D.Lgs. 192/2005). Tali disposizioni relative all’obbligo di allegare l’attestato di certificazione energetica sono state in seguito abrogate dal decreto-legge 112/2008[54] (resta invece fermo l’obbligo di redigere l’attestato di certificazione energetica nei casi previsti dal medesimo D.Lgs. 192/2005).

Si ricorda inoltre che, in attuazione del D.Lgs. 192/2005, sono state emanate con il DM 28 giugno 2009[55] le Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici, mentre il regolamento di cui al DPR 59/2009[56] ha definito i criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli edifici e degli impianti termici per la climatizzazione invernale e per la preparazione dell'acqua calda per usi igienici sanitari[57].

Il predetto DPR è uno dei tre decreti attuativi del D.Lgs. 192/2005 come modificato dal D.Lgs. 311/2006. Non è stato ancora emanato il DPR attuativo della lettera c) dell’articolo 4, comma 1, che provvederà a fissare i criteri di accreditamento degli esperti e degli organismi a cui affidare la certificazione energetica[58].

Specifiche disposizioni in materia di efficienza energetica degli edifici sono contenute anche nella succitata legge 99/2009.


Incentivazione delle agroenergie

Il sostegno alla filiera agroenergetica è stato uno dei punti qualificanti degli interventi legislativi in materia agricola nelle ultime legislature.

La partecipazione dell’agricoltura all’approvvigionamento energetico del nostro paese risponde infatti da un lato alla esigenza ormai pressante di ridurre gli oneri finanziari e l’impatto ambientale che gravano sull’Italia per la dipendenza da fonti non rinnovabili di provenienza estera, dall’altro può fornire a quello stesso mondo una fonte di integrazione del reddito in molti casi indispensabile per garantire la continuità delle proprie attività.

L’incentivazione dell’uso di energia di origine agricola si colloca d’altra parte nell’ambito della normativa comunitaria che promuove l’utilizzazione dei biocarburanti e, più in generale, delle fonti energetiche rinnovabili.

Gli interventi legislativi in materia possono essere raggruppati in tre principali filoni:

-          definizione di una quota minima di biocarburanti da immettere al consumo nel settore dei trasporti;

-          promozione dell’utilizzo dei prodotti agricoli per la produzione di energia elettrica;

-          incentivi fiscali.

Quote di biocarburanti da immettere al consumo

Il decreto legislativo n. 128/2005[59]ha stabilito con l’articolo 3 che una percentuale prefissata di tutto il carburante (gasolio e benzina) impiegato per i trasporti debba essere progressivamente sostituita con biocarburanti ed altri carburanti rinnovabili, al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e di sicurezza dell'approvvigionamento di fonti di energia rispettando l'ambiente.

I prodotti di sostituzione sono i seguenti:

-       biocarburante, ovvero carburante liquido o gassoso ricavato da biomassa, da intendersi come parte biodegradabile di derivazione agricola o delle connesse industrie, ma anche proveniente dai rifiuti industriali e urbani;

-       altri carburanti rinnovabili, ovvero le fonti energetiche rinnovabili non fossili, che ai sensi dell’art. 2 del D.lgs. n. 387/2003[60] sono le seguenti: eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas.

Peraltro gli obiettivi indicativi nazionali, fissati in sede comunitaria con la direttiva 2003/30/CE, cui il decreto legislativo n. 128 del 2005 intendeva dare attuazione, erano più elevati di quelli fissati con il medesimo decreto, il che ha dato luogo all’apertura di una serie di procedure d’infrazione contro l’Italia da parte della Commissione europea, che hanno condotto alla revisione della norma.

L’art. 1, comma 367, della legge finanziaria 2007[61], di modifica dell'articolo 3 del D.lgs. n. 128/05, ha così rideterminato gli obiettivi che, si ricorda, vengono calcolati sulla base del tenore energetico ed espressi come percentuale del totale del carburante diesel e di benzina nei trasporti immessi al consumo nel mercato nazionale:

a)   entro il 31 dicembre 2005: 1 per cento;

b)   entro il 31 dicembre 2008: 2,5 per cento;

c)   entro il 31 dicembre 2010: 5,75 per cento».

 

Nell’ambito della normativa di cui sopra già il decreto legge n. 2/2006[62] (art. 2-quater) conteneva norme volte a promuovere la produzione ed il consumo di biocarburanti di origine agricola imponendo, fra le altre misure, l’obbligo ai petrolieri di commercializzare una quota minima di tali biocarburanti purché provenienti da intese di filiera o contratti quadro o do programma[63].

Dalla completa riscrittura della menzionata norma (fatta dal comma 368 della legge n. 296/06Finanziaria 2007”) deriva l’obbligo,a decorrere dal 1o gennaio 2007, per i soggetti che immettono in consumo benzina o gasolio per autotrazione prodotti a partire da fonti primarie non rinnovabili, di immettere in consumo, nell'anno successivo, una quota minima dei seguenti biocarburanti o altri carburanti rinnovabili, nonché di combustibili sintetici[64], purché ricavati esclusivamente da biomasse: biodiesel, bioetanolo e derivati, ETBE e bioidrogeno (co. 4 dell’art. 2-quater del decreto legge). Tale quota è stata fissata nell’1% per il 2007, elevato al 2% a decorrere dal 2008 (comma 2). Va aggiunto che per il 2009 la quota minima è stata poi stabilita al 3% dall’art.2, co. 139 della legge 244/07 (finanziaria pe ril 2008) e per il 2010 al 3,5% dal D.M. 25/1/2010[65] che determina anche la quota per l'anno 2011, fissata al 4 per cento, e per l'anno 2012 che è del 4,5 per cento.

Il decreto legge n.2 affida a decreti interministeriali la definizione di criteri, condizioni e modalità per l'attuazione dell’obbligo, secondo obiettivi di sviluppo di filiere agroenergetiche ed in base a criteri che in via prioritaria tengano conto della quantità di prodotto proveniente da intese di filiera, da contratti quadro o da contratti ad essi equiparati (comma 3 dell’art. 2-quater), nonché la determinazione delle relative sanzioni. Per assolvere all’obbligo di immissione in consumo dei biocarburanti è tuttavia consentito l’acquisto, in tutto o in parte, dell'equivalente quota di immissione o dei relativi diritti da altri soggetti, ovvero l’acquisto dei cosiddetti certificati verdi (comma 1 dell’art. 2-quater). Di rilievo è anche il comma 8 dell’articolo 2-quater, che impone agli operatori del settore della produzione e distribuzione dei biocarburanti di origine agricola di garantire la tracciabilità e la rintracciabilità della filiera, realizzando un sistema di identificazione e registrazione di tutte le informazioni necessarie, riservando una cura particolare ai dati relativi alle materie agricole o da esse derivate.

Le sanzioni pecuniarie per il mancato adempimento dell’obbligo di cui sopra (produzione di carburanti da biomasse o acquiato di certificati verdi) sono state recentemente definite con il Decreto del Ministro dello sviluppo economico 23 aprile 2008, n. 100[66]e potranno successivamente essere aggiornate, mentre con decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali 29 aprile 2008, n. 110, è stato approvato il Regolamento di attuazione[67].

Promozione dell’utilizzo dei prodotti agricoli per la produzione di energia elettrica

Gli interventi volti ad incentivare l’utilizzo di prodotti di origine agricola per la produzione di energia elettrica si collocano nel quadro della normativa sulle fonti energetiche rinnovabili, contenuta nella direttiva 2001/77 CE[68], recepita nell’ordinamento italiano con il D.lgs. n. 387/2003[69]

Ai sensi della direttiva e dell’art. 2 del D.Lgs. n. 387/2003, infatti, tra le fonti energetiche rinnovabili non fossili[70] sono ricompresse le biomasse, intese come “la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui proveniente dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani”.

 

In questo quadro, la legge n. 296/2006 finanziaria 2007[71] aveva disposto, all’art. 1, commi 382 e 383, un intervento volto specificamente ad incentivare l’impiego di prodotti di origine agricola, demandando ad un decreto ministeriale la revisione del principale strumento di promozione delle fonti rinnovabili, individuato nei cd. Certificati verdi.

Anche tale quadro normativo è stato poi completamente riscritto con l’art. 26, comma 4-bis, del D.L. n. 159/2007[72], e dalla legge n. 90/2009[73], che novellando l’art. 1, comma 382 e aggiungendovi i commi da 382-bis a 382-septies, hanno definito una nuova disciplinadei meccanismi di incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti alimentati da biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali. Tale disciplina riguarda gli impianti autorizzati in data successiva al 31 dicembre2007 ed è espressamente limitata all’utilizzo negli impianti di potenza elettrica superiore a 1MW di biomasse e biogas ottenuti nell’ambito di intese di filiera o contratti-quadro (come definiti dagli articoli 9 e 10 del d.lgs. n. 102/2005[74]), oppure nell’ambito di filiere corte, con prodotti ottenuti cioè entro un raggio di 70 km dall’impianto utilizzatore.

Qualora l’impianto di produzione utilizzi fonti energetiche miste, l’incentivo è comunque riconosciuto per la quota energetica prodotta a partire dalle fonti sopra menzionate. L’autorizzazione a produrre l’energia elettrica deve essere successiva al 31 dicembre 2007.

Relativamente alle modalità di incentivazione all’uso delle materie prime, si prevede il rilascio di certificati verdi, titoli emessi dal Gestore dei servizi elettrici (GSE) attestanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, per un periodo di 15 anni; tali certificati vanno moltiplicati per il coeficiente 1,8 (co. 382-quater).

L’attivazione degli incentivi, che era in attesa dell’adozione di un decreto interministeriale, può ora essere avviata a seguito della recente pubblicazione (GU n. 102/2010) del D.M. 2 marzo 2010 che ha definito le modalità con le quali gli operatori potranno garantire la tracciabilità delle biomasse per la produzione di energia elettrica (come richiesto dal co. 382-septies).

Il quadro delle norme è stato infine completatto con il D.M. 12 maggio 2010 (GU 155/10) che consente alle singole imprese del settore della trasformazione agro energetica la possibilità di stipulare contratti quadro anche canza di intese di filiera.

 

La legge 244/2007 (finanziaria 2008), successivamente modificata dalla legge n. 99/2009[75], ha delineato, ancora per gli impianti entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2007 (sia per nuova costruzione che per rifacimento o potenziamento), una nuova disciplina di incentivazione.

Il ricorso al rilascio di certificati verdi quindicennali è nuovamente previsto per gli impinati di potenza elettrica superiore a 1 MW (comma 144 dell’art.2) alimentati dalle fonti individuate nella tabella 2 della legge. Tale tabella menziona  le biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali, da filiera corta sia al rigo 7 che al 7-bis, in questo secondo caso abbinandolo alla condizione che l’utilizzo delle fonti energetiche si verifichi in impianti di cogenerazione ad alto rendimento, con il riutuilizzo dell’energia termica in ambito agricolo. In entrambi i casi tuttavia il coefficiente di moltiplicazione dei certificati non è definito, in attesa del decreto sulla filiera corta previsto dalla legge n. 296, per il quale si veda ora il menzionato D.M. del 2 marzo che all’art 2 reca la definizione di filiera corta. I menzionati impianati possono in ogni caso utilizzare i certificati verdi previsti per gli impianti alimentati da rifiuti biodegradabili e da biomasse generiche, non da filiera corta, per i quali è riconosciuto un coefficiente di moltiplicazione pari a 1,30

 

La stessa legge n.244 prevede che per impianti dii potenza non superiore a 1 MW (art.2, co. 145) in alternativa ai certificati verdi il produttore possa optare per una tariffa fissa onnicomprensiva, variabile a seconda delle fonte utilizzata, che può essere aggiornata ogni tre anni. Tra le fonti ammesse ai benefici elencate nella tabella 3 della legge compaiono biomasse e biogas, nonché gli oli vegetali puri, che debbono essere tracciabili attraverso il sistema integrato di gestione e di controllo previsto dal regolamento (CE) n. 73/2009 per il versamento dei pagamenti diretti agli agricoltori. L’entità della tariffa è stabilita in 0,28 euro /kWh.(numero 6 della tabella n3 allegata alla legge n.244)

La circolare esplicativa del sistema di tracciabilità degli oli vegetali è stata adottata dal Mipaaf il 31 marzo 2010[76] ed ha definito le modalità di tracciabilità provvisoria e i requisiti per la tracciabilità a regime degli oli vegetali puri per la produzione di energia elettrica. Le imprese agricole che decideranno di diventare anche produttrici di energia elettrica con materia prima autoprodotta e automaticamente tracciabile avranno accesso immediato all'incentivo.

Merita da ultimo segnalare che con interpretazione autentica l’articolo 1-ter (primo comma, lett.a) del D.L. n. 105/10 recante “Misure urgenti in materia di energia” ha stabilito che la tariffa onnicomprensiva di cui al numero 6 della tabella 3 si applica agli impianti entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2007, siano anche questi impianti di proprietà di aziende agricole o gestiti in connessione con aziende agricole, agro-alimentari, di allevamento e forestali, per i quali resta la cumulabilità con gli altri incentivi di cui al successivo comma 8 dello stesso articolo 1-ter.

Regime fiscale

Per quanto riguarda il regime fiscale delle produzioni agroenergetiche vengono in considerazione sia il versante delle imposte dirette che quello delle imposte indirette.

 

Per quanto riguarda l’imposizione diretta, già l’art. 1, comma 423 della legge finanziaria 2006[77] aveva ricondotto nell’ambito del reddito agrario, con il conseguente trattamento fiscale agevolato effettuato su base catastale, l’attività svolta dalle aziende agricole diretta alla produzione e alla cessione di energia elettrica mediante l’utilizzo di fonti rinnovabili agroforestali, qualificandola come attività connessa all’attività agricola (ai sensi dell'art. 2135, terzo comma, del codice civile)

L’art. 1, comma 369 della legge finanziaria 2007[78], ha novellato il menzionato comma 423 al fine di estendere i benefici in precedenza disposti. Il testo novellato dispone infatti che la produzione e la cessione di energia sia elettrica che calorica, ottenuta da fonti rinnovabili agroforestali o di origine fotovoltaica, nonché proveniente dall’utilizzo di carburanti vegetali o di prodotti chimici derivanti da prodotti agricoli provenienti prevalentemente dal fondo coltivato, costituiscono attività connesse, nei termini già definiti, se effettuate dagli imprenditori agricoli e si considerano produttive di reddito agrario[79].

 

Per quanto riguarda l’imposizione indiretta, ed in particolare le accise, ancora la legge finanziaria 2007 (commi da 371 a 377 dell’articolo 1), integrata dal D.L. n. 159/2007[80] (art. 26 commi da 4-ter a 4-sexies), hamodificato una serie di disposizioni relative all’immissione in consumo e alla tassazione dei biocarburanti.

In particolare è stato modificato l’articolo 22-bis del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, recante Testo unico sulle imposte sulla produzione e sui consumi, nella parte relativa alla tassazione del biodiesel.

Si ricorda che la direttiva 2003/96/CE, che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici, inserisce tra i prodotti energetici, il biodiesel qualora destinato ad essere utilizzato come combustibile o carburante (art. 2). L’articolo 16 della direttiva prevede la facoltà degli Stati membri di applicare sotto controllo fiscale esenzioni o riduzioni dell'aliquota di imposta ai prodotti soggetti ad accisa di cui all'articolo 2 quando questi sono costituiti da uno o più dei prodotti seguenti o li contengono:

-        i prodotti di cui ai codici NC da 1507 a 1518,

-        i prodotti di cui ai codici NC 3824 90 55 e da 3824 90 80 a 3824 90 99 per i loro componenti derivati dalla biomassa,

-        i prodotti di cui ai codici NC 2207 20 00 e 2905 11 00 che non siano di origine sintetica,

-        i prodotti derivati dalla biomassa, inclusi i prodotti di cui ai codici NC 4401 e 4402.

Per «biomassa» si intende la parte biodegradabile dei prodotti, dei rifiuti e dei residui provenienti dall'agricoltura (comprese le sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani.

I livelli di tassazione che gli Stati membri applicano ai prodotti costituiti dai prodotti di cui al paragrafo 1° che li contengono, possono essere inferiori ai livelli minimi previsti all'articolo 4. Inoltre le esenzioni o riduzioni di tassazione applicate dagli Stati membri sono modulate in funzione dell'evoluzione dei prezzi delle materie prime, affinché dette riduzioni non conducano ad una sovracompensazione dei costi addizionali legati alla produzione dei prodotti.

 

L’articolo 22-bis, che resta dunque la norma di riferimento, introduce, nei commi da 1 a 4, agevolazioni fiscali finalizzate all’attuazione di un programma pluriennale (2007-2010) diretto a promuovere l’utilizzo di biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili in sostituzione della benzina e del gasolio nel settore dei trasporti. Viene disposta, tra l’altro, la riduzione della misura dell’accisa da applicare al biodisel destinato ad essere impiegato in miscela con il gasolio. L’agevolazione, che spetta su un contingente annuo fissato in 250.000 tonnellate, consiste nell’applicazione di un’aliquota di accisa corrispondente al 20 per cento di quella ordinaria applicata al gasolio come carburante.

Il medesimo articolo, nei commi da 5 a 5-quater, introduce ulteriori agevolazioni fiscali finalizzate all’attuazione di un ulteriore programma triennale con decorrenza 1° gennaio 2008 che ha l’obiettivo di incrementare l’utilizzo di fonti energetiche, utilizzate come carburanti da sole o in miscela con oli minerali, che determinano un ridotto impatto ambientale. In particolare, si introducono misure agevolate di accisa per il bioetanolo di origine agricola, l’etere etilterbutilico (ETBE) e gli additivi e riformulanti prodotti da biomasse. In merito al profilo finanziario il comma 5-bis stabilisce, per l’attuazione del programma 2008-2010, un limite di spesa fissato in 73 milioni di euro annui, comprensivi dell’IVA.

Da ultimo con il D.M. 5 agosto 2009, n. 128[81] sono state approvate le norme   che consentono l’avvio del programma agevolativo con decorrenza 1° gennaio 2008.

Si ricorda che la concessione di un’aliquota d’accisa agevolata sul biodiesel va sottoposta ad autorizzazione da parte della Commissione europea[82].


Documenti utili disponibili in internet

Sviluppo sostenibile

§         Sintesi della legislazione comunitaria

http://europa.eu/legislation_summaries/environment/sustainable_development/index_it.htm

§         Integrare lo sviluppo sostenibile nelle politiche dell’UE: riesame 2009 della strategia dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2009:0400:FIN:IT:PDF

Green economy

§         Ambiente Italia, Protezione del clima e green economy. Scenari e politiche

http://www.greens-efa.eu/cms/default/dokbin/280/280264.protezione_del_clima_e_green_economy_sce@en.pdf

§         UNEP, The Green Economy Initiative

http://www.unep.org/greeneconomy/

§         WWF, Low carbon Jobs for Europe - Current Opportunities and Future Prospects

http://assets.panda.org/downloads/low_carbon_jobs_final.pdf

§         Massimo Mauri, Green public procurement: strategie europee e nazionali per appalti pubblici sostenibili (Rivista “Ambiente e sicurezza” n. 13/2010)

www.camera.it/temiap/AES10_13green.pdf   (documento riservato agli utenti intranet della Camera dei deputati)

Biodiversità

§         Sintesi della legislazione comunitaria

http://europa.eu/legislation_summaries/environment/nature_and_biodiversity/index_it.htm

§         G8 Ambiente, Carta di Siracusa (24/4/2009)

www.g8ambiente.it/public/images/20090424/docita/09_04_24_Carta di Siracusa sulla Biodiversità.pdf

§         Ministero dell’ambiente - Sezione “Natura”

http://minambiente.it/home_it/home_natura.html?lang=it&Area=Natura

§         Agenzia europea dell’ambiente, 10 messages for 2010

http://www.eea.europa.eu/publications/10-messages-for-2010

§         Governo italiano, Minacce alla biodiversità

http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/biodiversita_minacce/

Cambiamenti climatici

§         Commissione europea, Azione per il clima

http://ec.europa.eu/climateaction/key_documents/index_it.htm

§         Commissione europea, Libro bianco sull’adattamento ai cambiamenti climatici - COM(2009)147

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2009:0147:FIN:it:PDF

§         Agenzia europea dell’ambiente, Tracking progress towards Kyoto and 2020 targets in Europe (Rapporto n. 7 – Ottobre 2010)

http://www.eea.europa.eu/publications/progress-towards-kyoto/

§         Commissione europea, Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Progressi nella realizzazione degli obiettivi di kyoto - COM(2010) 569 def.

http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/10/st14/st14868.it10.pdf

§         Camera dei deputati, Temi dell’attività parlamentare

http://www.camera.it/465?area=5&tema=24&Cambiamenti+climatici

§         Ministero dell’ambiente, Cambiamenti climatici ed Emission trading

http://www.minambiente.it/home_it/menu.html?mp=/menu/menu_attivita/&m=Clima.html&lang=it

§         ISPRA, V Rapporto sul clima in Italia “Gli indicatori del clima in Italia nel 2009”

www.isprambiente.it/site/_contentfiles/00006300/6375_RAPPORTOCLIMA2009.pdf

§         WWF, Climate policy tracker for the European Union

http://www.climatepolicytracker.eu/

Energie rinnovabili

§         ENEA, Rapporti “Energia e ambiente”

http://www.enea.it/produzione_scientifica/REA.html

§         GSE, Statistiche sulle fonti rinnovabili

http://www.gse.it/attivita/statistiche/Pagine/Pubblicazioniinformative.aspx?Idp=1&Anno=&SortField=Created&SortDir=DESC

Siti web

§         COP16

http://www.cc2010.mx/en/

§         United Nations Framework Convention on Climate Change

http://unfccc.int

§         Intergovernmental Panel on Climate Change

http://www.ipcc.ch

§         Unione europea – Ambiente

http://europa.eu/pol/env/index_it.htm

§         Unione europea – Cambiamento climatico

http://europa.eu/legislation_summaries/environment/tackling_climate_change/index_it.htm

§         Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare

http://www.minambiente.it

§         ISPRA

http://www.isprambiente.it

§         CIPE – Raccolta delle delibere

http://www.cipecomitato.it/it/ricerca_delibere.html

§         Kyoto club

http://www.kyotoclub.org


Messico

(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)[83]

Map of Mexico

 

novembre 2010

 

DATI GENERALI

Superficie

1.972.550 Kmq

Popolazione

111.211.789 abitanti

Capitale

CITTA’ DEL MESSICO (20.000.000 abitanti)

Tasso crescita popolazione

1,1%

Aspettativa di vita

77 anni

Composizione etnica

Meticci 55%; Amerindi 30%, Bianchi 15%

Religioni praticate

Cattolica 85%; Protestante 13%;ebraica/altre 2%

Lingue

Spagnolo (lingua ufficiale); diffusi il nahuatl ed il maya nelle regioni rurali del Messico centro-meridionale


 

PRINCIPALI CARICHE DELLO STATO

Presidente della Repubblica e Capo di Governo

Felipe de Jesus CALDERON Hinojosa (Partito di Azione Nazionale, PAN, dal 1° dicembre 2006)

Presidente della Camera dei deputati

Jorge Carlos RAMIREZ Marin

(Partito Rivoluzionario Istituzionale, PRI, dal 1° settembre 2010. Resterà in carica un anno)

Presidente del Senato

Manlio Fabio BELTRONES Rivera

(Partito Rivoluzionario Istituzionale, PRI, dal 1° settembre 2010. Resterà in carica un anno)

Ministro degli Esteri

Patricia ESPINOSA Cantellano

 

 

SCADENZE ELETTORALI

Elezioni presidenziali

1° luglio 2012 (le ultime si sono tenute nel luglio 2006)

Elezioni legislative

1° luglio 2012  (le ultime elezioni per la sola Camera dei Deputati si sono tenute il  5 luglio 2009)

 


 


Quadro istituzionale

(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 

Sistema politico

In base alla Costituzione del 1917, il Messico è una Repubblica federale, formata da 31 Stati e da un Distretto federale. Ogni Stato può emanare leggi e imporre tasse attraverso assemblee legislative monocamerali rinnovate a scadenze triennali ed un Governatore eletto direttamente. Dal 1997 anche l'amministrazione del Distretto federale (che era di nomina presidenziale) viene eletta direttamente. La forma di governo è di tipo presidenziale, con una attribuzione di poteri molto estesi a favore del Presidente nella sua qualità di Capo dell'Esecutivo in analogia con la struttura di governo degli USA.

 

Presidente della Repubblica

Il Presidente della Repubblica è Capo dello Stato, eletto direttamente dal Corpo elettorale. Rimane in carica sei anni (secondo un calendario predisposto dalla Costituzione che indica il 1° dicembre come inizio dell'incarico) con mandato non rinnovabile.

Il Presidente della Repubblica promulga le leggi approvate dal Congresso; inoltre, previa approvazione del Senato, nomina i ministri, i rappresentanti diplomatici, il Procuratore Generale della Repubblica e ratifica i trattati internazionali; dirige la politica estera; concede l'indulto; ha il comando delle Forze armate e della Guardia Nazionale. Il Presidente della Repubblica, di concerto con il Governo e con il Congresso, può sospendere le garanzie costituzionali in caso di invasione, gravi disordini o altre situazioni d’emergenza.

 

Parlamento

Il Potere Legislativo spetta al Congresso Generale che è articolato in due Camere: la Camera dei deputati e quella dei senatori.

I cinquecento membri della Camera dei Deputati sono eletti per un mandato di 3 anni. Trecento deputati sono eletti con il sistema maggioritario uninominale e i restanti duecento attraverso un sistema proporzionale di lista. I centoventotto membri del Senato sono eletti con sistema misto (64 seggi sono espressi con sistema maggioritario, 32 vengono assegnati al più votato tra i partiti di minoranza, mentre 32 sono ripartiti con criterio proporzionale). Il Senato resta in carica sei anni.

Sia i deputati che i senatori non sono immediatamente rieleggibili.

Le riforme costituzionali sono approvate dal Congresso a maggioranza dei due terzi dei presenti.

 

Composizione della Camera dei deputati:

PARTITO

SEGGI

Partito della Rivoluzione Istituzionale (PRI)

237

Partito di Azione Nazionale (PAN)

143

Partito della Rivoluzione Democratica (PRD)

72

Verdi (PVEM)

21

Partito del Lavoro (PT)

13

Convergenza per la Democrazia (CONV)

6

Altri

8

TOTALE

500

 

Composizione del Senato:

PARTITO

SEGGI

Partito di Azione Nazionale (PAN)

52

Partito della Rivoluzione Istituzionale (PRI)

33

Partito della Rivoluzione Democratica (PRD)

26

Verdi (PVEM)

6

Convergenza per la Democrazia (CONV)

5

Partito del Lavoro (PT)

5

Indipendenti

1

TOTALE

128

 

 

Potere giudiziario

Il potere giudiziario ha una struttura piramidale al cui vertice si pone la Suprema Corte di Giustizia composta da 11 giudici nominati per quindici anni dal Presidente della Repubblica previa approvazione del Senato con la maggioranza dei 2/3 e non rieleggibili, a cui compete, tra l'altro, la risoluzione delle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi, dei conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e tra la Federazione e gli Stati membri. La Suprema Corte riveste anche la funzione di giudice di ultima istanza.

 


 

Politica interna

(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

In Messico, il dibattito politico sembra ora incentrarsi sulle riforme istituzionali. Difatti, per l’esecutivo guidato da Calderón, il 2010 va delineandosi come l’anno, oltre che della ripresa economica e della continuazione della lotta alla criminalità, delle attese riforme del sistema politico-istituzionale focalizzate sulla rieleggibilità dei parlamentari federali e statali, dei Sindaci e degli Assessori, nonché sulla riduzione del numero dei parlamentari, sull’adozione di una soglia di sbarramento più elevata per i partiti nel corso delle varie elezioni esull’introduzione di un sistema elettorale maggioritario e a doppio turno per l’elezione del Presidente.

Siffatte proposte, avanzate dal Governo messicano, in sostanza  mirano ad accrescere il controllo popolare sulla politica e a ridurre il sistema partitocratico e monopartitico che hanno lungamente caratterizzato la storia  politica del Paese nordamericano. Una loro eventuale adozione di qui alla fine dell’anno - che diviene ormai sempre meno probabile - deve innanzitutto superare la resistenza del principale partito d’opposizione, il PRI, e dei partiti minoritari che fanno capo alla sinistra, i quali non vedono con favore un possibile rafforzamento dell’esecutivo, né l’introduzione di una soglia di sbarramento che di fatto semplificherebbe il quadro partitico del Paese.

Un tale rilanciodel dibattito politico, va infine inquadrato nel contesto delle ultime elezioni locali (svoltesi il 4 luglio 2010 e concernenti il rinnovo dei Governatori di alcuni Stati) e delle prossime elezioni presidenziali del luglio 2012.

In politica interna si rileva altresì un calo di consensi per il partito del Presidente Felipe Calderón, il PAN (Partido de Acción Nacional) e del PRD (Partido del la Revolucion Democratica) di Lopez Obrador ed un aumento a favore del PRI (Partido Revolucionario Institucional). Un tale trend si era già consolidato nel corso delle consultazioni a livello federale per il rinnovo di 500 seggi della Camera dei Deputati tenutesi il 5 luglio 2009.  In quella occasione il partito del Presidente Felipe Calderón - leader del PAN di centrodestra eletto nel 2006[84] con il 35,9% dei voti -  aveva segnato una perdita di voti, divenendo così il secondo partito con il 27.98%. I motivi sono da ricercare soprattutto nel forte impatto della crisi economica, con contrazione del PIL (-6.6% nel 2009), aumento significativo della disoccupazione, calo della produzione petrolifera ai livelli più bassi degli ultimi quindici anni, con conseguente notevole detrimento delle finanze pubbliche. Al calo di consensi per il partito del Presidente Calderón – che ha prontamente ammesso la sconfitta – è corrisposto  un aumento del PRI, ora primo partito con il 36,68% dei suffragi, che beneficia dell’apporto elettorale derivante dal governo della maggioranza degli esecutivi statali (18 governatori su 33). Da notare altresì un ridimensionamento anche del principale partito dell’opposizione di sinistra il PRD (12,2%), sempre più diviso al suo interno fra radicali e moderati, a maggior ragione da quando a novembre scorso il Tribunale Federale Elettorale ha riconosciuto il successo di Jesús Ortega alle consultazioni interne per la presidenza del partito, che hanno consegnato il PRD nelle mani dei moderati, aprendo la possibilità di una scissione interna con la fuoriuscita dal partito dei radicali più vicini al leader Lopez Obrador. Resta, peraltro, abbastanza elevato il grado di consenso personale del Presidente Calderón in seno alla società messicana.

Sul piano parlamentare, il PAN non ha più la maggioranza assoluta ed è, pertanto, costretto a trovare intese con il PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale), partito “storico” che ha governato ininterrottamente il Paese per 71 anni fino al 2000.

Nella sua azione di governo, l’Esecutivo Calderón è impegnato in particolar modo sugli aspetti della sicurezza interna e della lotta alla criminalità organizzata ed al narcotraffico, facendo ampio ricorso alla forza pubblica e anche dell’esercito, vista la scarsa capacità di contrasto, ma anche la non infrequente collusione delle forze di polizia. I risultati della strategia di governo, nonostante alcuni colpi assestati ai cartelli della droga e alcuni arresti eccellenti, non sono però ancora evidenti. Resta altissima l’emergenza criminalità organizzata ed impressionante il numero delle vittime della violenza criminale, soprattutto tra le forze di sicurezza ed i narcotrafficanti, anche se vi è da registrare nell’ultimo periodo una diminuzione del numero complessivo di crimini commessi.

 

POLITICA ESTERA

Il Governo Calderón ha come priorità quelle di svolgere un ruolo più attivo sulla scena internazionale, in particolare in America Latina, aumentando altresì il suo impegno nei fori multilaterali. Le linee strategiche della sua Amministrazione non si discostano, peraltro, di molto da quelle tradizionalmente seguite dal Paese. Inoltre l’esecutivo èintenzionato a promuovere l’immagine all’estero del Messico, risultata ultimamente piuttosto appannata a causa della spirale di violenza e dell’influenzache hanno colpito il Paese, per mezzo di un rinnovato attivismo del suo Presidente deciso a rilanciare il ruolo del Messico nel proscenio internazionale ed in ambito multilaterale (Commercio, Ambiente e Lotta al crimine organizzato).

Gli Stati Uniti rappresentano tuttora il principale partner politico ed economico del Messico (più dell’80% dei rapporti economici mentresul piano commerciale, il volume dell’interscambio con gli USA in un mese equivale all’incirca a quello con tutti i Paesi dell’UE in un anno). Il problema dell’emigrazione clandestina messicana è uno dei principali temi aperti con Washington, che negli ultimi anni ha intensificato il controllo del confine meridionale ed il rimpatrio dei clandestini.

 Altro importante tema bilaterale è la collaborazione in materia di lotta al narcotraffico, fondata sul cd. “Piano Merida”. (impegno annuale  USA di 1.600 milioni $) le cui condizionalità - ritenute eccessive da parte messicana – avevano inizialmente frenato il passaggio alla fase di esecutiva del piano, che ora invece  sta iniziando a dare i suoi frutti. Promettenti, ma da verificare, gli sviluppi nei rapporti che si vanno profilando a seguito del cambio di Amministrazione alla Casa Bianca, e resta da vedere la portata dell’intenzione americana di rivedere il trattato  e di risolvere alcuni dei principali problemi con il partner meridionale.

Nel contesto del tentativo di rilancio della propria presenza in America Latina, con un attenzione particolare anche al Centroamerica, dove ambisce ad una maggiore leadership attraverso il Piano Puebla-Panama,il Messico si è  fatto attivo promotore del processo di integrazione regionale riunendo a Cancun, dal 21 al 23 febbraio 2010, nel Vertice dell’Unita’ di America Latina e Caraibi i Capi di Stato e di Governo di tutti i Paesi dell’area (tranne l’Honduras, non invitato). I leader latinoamericani e caraibici hanno in questa sede emanato una dichiarazione congiunta volta alla creazione di un nuovo meccanismo regionale (Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici) di cui dovranno ora essere definiti la struttura e l’agenda.In tale quadroil Messico mira inoltre a rafforzare i rapporti con Brasile, Cile e Colombia, cercando al contempo di procedere nella politica di distensione con il Venezuela. Le relazioni con Chavez si erano infatti deteriorate durante gli ultimi tempi del precedente governo Fox, anche per i dissidi di natura personale tra i due Presidenti. Tali contrasti avevano portato al mancato riconoscimento da parte di Caracas del risultato delle elezioni messicane del luglio 2006. Il governo messicano, in ogni caso, si dimostra critico rispetto alle evoluzioni populiste più estreme di alcuni Paesi dell’area.

Il Messico inoltre ha lo status di osservatore del Mercosur.

            Le relazioni con Cuba, per molto versi difficili, sono, tuttavia, contraddistinte da un processo di riconciliazione dei rapporti bilaterali che ha consentito di avviare a soluzione il problema del debito cubano e ha portato ad una pragmatica collaborazione nel contrasto all’emigrazione cubana che passa attraverso il Messico per finire negli Stati Uniti. Nel 2008 è stato lo stesso Calderón ad impegnarsi per l’ingresso ufficiale di Cuba nel Gruppo di Rio.

In materia di riforma del Consiglio di Sicurezza si registra fra l’Italia ed il Messico una forte identità di vedute. Il Messico si è pronunciato costantemente contro l’aumento dei seggi permanenti e si è coerentemente opposto alle aspirazioni del G4 (Brasile, Germania, Giappone, India) e del Brasile in particolare per un seggio permanente nel CdS. Nell’ambito del Gruppo latinoamericano, il Messico è – insieme ad Argentina, Colombia e Costa Rica - un alleato strategico dell’Italia sulla riforma del Consiglio ed è membro del “core group” del movimento Uniting for Consensus. A seguito di quanto concordato nella Riunione UfC svoltasi a New York il 23 settembre 2009, il Messico ha organizzato una riunione regionale iberoamericana sulla riforma del CdS dell’ONU (Città del Messico, 24 febbraio 2010) nella quale sono stati sensibilizzati sulla posizione UfC  altri Paesi della regione.

Sempre in ambito ONU il Messico aspira a svolgere un ruolo di primo piano nei negoziati sulla lotta ai cambiamenti climatici, tema considerato prioritario a livello interno e internazionale dal Presidente Calderón. Il Messico ospita a Cancun tra fine novembre e inizio dicembre 2010 la COP 16, ossia la Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sul Cambio Climatico. La diplomazia messicana si è fortemente impegnata in una lunga e intensa serie di consultazioni per preparare l’incontro, con l’obiettivo di dare spazio a tutti gli interessi e le posizioni coinvolte e di concludere la Conferenza di Cancun con progressi concreti e tangibili.

Infine, da notare che il Messico è parte attiva dell’esercizio Outreach del gruppo dei 5 (insieme a Brasile, Cina, India e Sud Africa), che tuttavia, nel 20101, durante l’attuale Presidenza Canadese è stato  “congelato”.

 


Relazioni UE-Messico

(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

Le relazioni fra Unione Europea e Messico sono regolate dall’Accordo di Partenariato economico, di coordinamento politico e di cooperazione, del 1997 ed entrato in vigore nel 2000. L’accordo copre un ampio spettro di settori collegati alla cooperazione economica e prevede, fra l’altro, la progressiva e reciproca liberalizzazione degli scambi, nel rispetto della normativa OMC, e la promozione degli investimenti. Anche in conseguenza di questo, l’UE è ormai da molti anni il secondo maggior partner economico del Messico, dopo gli Stati Uniti. Molto positivo è l’impatto del Trattato di Libero Commercio UE-Messico (TLCUEM) in termini di crescita percentuale dell’interscambio bilaterale (+ 172% nel periodo 1999-2007). I dati del 2009 vanno letti nel contesto della crisi congiunturale e vedono l’interscambio commerciale tra UE e Messico scendere a 39 miliardi di dollari (oltre 27 miliardi dollari l’import messicano a fronte di 11 miliardi dollari di export), rispetto a 56.2 miliardi di interscambio registrati nel 2008. Interessanti anche i dati sugli IDE:tra il 1999 e il 2009, la UE ha accumulato investimenti in Messico per circa 74 miliardi di dollari che equivalgono al 33,7% del totale degli IDE in Messico.

       Il dialogo politico si svolge nell’ambito degli incontri del Consiglio e del Comitato congiunti e, soprattutto, in occasione dei Vertici UE-Messico che si svolgono a margine dei summit dei Capi di Stato e di Governo UE-LAC. L’ultimo ha avuto luogo in Spagna nel mese di maggio 2010.

L’ottimo andamento dei rapporti è culminato, nell’ottobre 2008, nel formale lancio di un Partenariato strategico tra l’UE e il Messico, alla stregua di quello lanciato con il Brasile nel 2007. Da parte UE è stata così accolta favorevolmente la richiesta del Messico di vedersi riconosciuta una considerazione più rispondente al suo crescente peso economico e politico su scala internazionale, ed al ruolo che riveste sia nella regione sia quale interlocutore privilegiato per il dialogo bi-regionale UE-LAC. Esso costituisce, nell’ottica messicana, un ideale complemento dell’Accordo Globale di partenariato economico, di coordinamento politico e di cooperazione in vigore, e consentirà un rafforzamento della già ottima collaborazione esistente ed un maggiore coordinamento delle rispettive posizioni nei contesti multilaterali. Il piano d’azione chiamato a dare sostanza a questo partenariato in tutti i possibili settori di collaborazione è peraltro ancora in corso di negoziazione. Anche in virtù del nostro impulso in tal senso, particolare rilevanza viene attribuita alla cooperazione in materia di sicurezza interna. Nel contesto dell’attuazione del partenariato strategico, sembra avviarsi a conclusione il lungo e complesso negoziato sulle modalità e i contenuti del dialogo sui diritti umani, che da parte messicana si e’ voluto ispirare a rigidi criteri di reciprocità.

Permangono, tuttavia, alcune divergenze di rilievo in materia di servizi e agricoltura. Tra le principali si ricordano, da parte dell’UE, le misure compensative messicane, giudicate illegittime da Bruxelles, a danno delle importazioni di olio di oliva comunitario, per le quali la Commissione, dopo ripetuti infruttuosi tentativi di dirimere la questione in via amichevole con la controparte, si è rivolta all’Organo per la soluzione delle Controversie dell’OMC, che aveva deliberato l’istituzione di un Panel per la soluzione della controversia. L’OMC il 22 ottobre 2008, ha condannato le misure antisovvenzione messicane contro la UE. A fronte di dubbi sulla correttezza dell’analisi, né la Commissione né il Messico hanno proposto appello. Il Messico sostiene di volersi adeguare ma non è ancora chiaro con quali modalità.

 

FOCUS DI POLITICA INTERNA ED ESTERA

Le elezioni politiche in Messico del 5 luglio 2009

Il  5 luglio 2009 si sono tenute le elezioni in Messico per il rinnovo dei 500 componenti Camera dei Deputati (Cámara de diputados), che ha una durata triennale[85]. Contestualmente si sono svolte le elezioni amministrative in alcuni stati della Federazione. La partecipazione al voto è stata pari al 43% (nelle precedenti elezioni era del 58,9%).

Il Partido revolucionario institucional (PRI), centrista, ha ottenuto il 36,9% dei consensi, conseguendo 237 seggi (133 in più), il Partido acción nacional (PAN), di centrodestra, con il 28%, ha conseguito 143 seggi (63 in meno), il Partido de la revolución democratica (PRD), di centrosinistra (12,2%) ha eletto 72 deputati (54 in meno), il Partido verde ecologista de México (PVEM), ha ottenuto 21 seggi (2 in più; 6,7%); il Partido de los trabajadores (PT), con il 3,7% dei voti, ha ottenuti 13 seggi (3 in meno), mentre il partito Convergencia (CONV), con il 2,5%, ne ha ottenuti 6 (10 in meno).

Il sistema multipartitico messicano si fonda tre grandi partiti che si contendono la maggioranza in Parlamento, ed alcuni partiti minori, fondamentali per le alleanze con i partiti più grandi.

I tre partiti maggiori sono il Partido revolucionario institucional (PRI), la formazione che ha caratterizzato in misura maggiore la vita politica messicana, e che ha guidato il paese dal 1929 al 1997, anno in cui ha perso per la prima volta la maggioranza in Parlamento, fino a subire una clamorosa sconfitta nel 2000, anno in cui è stato eletto Presidente Vicente Fox del Partido acción nacional, e nel 2006, quando il PRI ha ottenuto il terzo posto nelle elezioni presidenziali vinte da Felipe Calderón. Leader del partito è dal 2007 Beatriz Paredes. Il PRI fa parte dell'Internazionale Socialista, ma si attesta su posizioni più di centro e moderate.

Il suo competitore storico è il Partido acción nacional (PAN), dell'attuale presidente Felipe Calderón, che ha vinto le ultime elezioni presidenziali nel 2006 presentandosi con l'”Alianza por el cambio”, una coalizione elettorale formata dal PAN e dal Partido verde ecologista de México (PVEM). Il partito occupa l'ala destra della scena politica del Paese, si attesta su posizioni conservatrici anche se i suoi leaders respingono le appartenenze ideologiche a favore della strategia dell'Acción Nacional, cioè focalizzarsi sui singoli temi al di là di destra o sinistra. Il partito fa inoltre parte dell' l’Organización Demócrata Cristiana de America.

Il Partido de la revolución democratica (PRD), fondato nel 1989, e il cui attuale leader è Jesús Ortega, nel 2006 ha mancato di poco la presidenza con il candidato Andres Manuel López Obrador, alla guida della “Coalición por el bien de todos”, che vedeva il PRD insieme al partito Convergencia e al Partido de los trabajadores. López Obrador è stato battuto da Felipe Calderón con uno scarto dello 0,58% in una elezioni che è stata fortemente criticata dagli altri candidati alla presidenza. Il partito rappresenta l'ala sinistra del Paese e come il PRI fa parte dell'Internazionale Socialista.

La campagna elettorale si è concentrata sui temi della crisi economica e della sicurezza.

Il voto ha infine messo in evidenza un diffuso sentimento di apatia nei confronti dei partiti politici tradizionali: circa 1,3 milioni di elettori hanno votato scheda bianca oppure hanno indicato nomi di politici inesistenti in segno di protesta.

Nel commentare i risultati elettorali, Beatriz Paredes, leader del PRI, ha detto: "Siamo la prima forza politica della Camera dei deputati, e grazie alla nostra alleanza con il Partito verde, noi avremo la maggioranza assoluta".

Visto il nuovo scenario parlamentare, il Presidente Calderón ha subito chiarito la sua intenzione di lavorare a fianco del PRI su una lunga serie di temi. “Definiremo insieme una serie di cambiamenti per il paese” ha dichiarato, precisando che dopo il voto di ieri cercherà di “identificare le coincidenze” con le altre forze politiche in seno al Parlamento.

Questi risultati, inoltre sono la base di partenza che delinea il probabile duello delle elezioni presidenziali del 2012, con l'ascesa di Marcelo Ebrard per il PRD ma soprattutto con il giovane e carismatico Enrique Peña Nieto del PRI, che guida le preferenze nei sondaggi pre-elettorali.

Da ultimo, il 1° settembre 2010 sono stati eletti alla Presidenza di Camera e Senato due esponenti del PRI: il senatore Manlio Fabio Beltrones Rivera, capogruppo del PRI al Senato e tra le personalità politiche di maggior spicco del PRI, e l’on. Jorge Carlos Ramirez Marin, membro del gruppo parlamentare del PRI alla Camera. Tale mandato ha durata annuale e terminerà nell’agosto 2011. La contemporanea presenza di due esponenti del PRI, partito di maggioranza relativa ed all’opposizione, ai vertici del Congresso apre una fase politica in cui il PRI, impegnato a preparare il terreno ad una riconquista nel 2012, avrà la possibilità di controllare maggiormente l’agenda parlamentare e, con ogni probabilità ne farà uso per influenzare l’attività di Governo. È pertanto lecito attendersi un inasprimento del confronto politico nei prossimi mesi tra Esecutivo e Parlamento e tra i partiti di rispettivo riferimento, il PAN e il PRI.

 

La lotta al narcotraffico

Sul piano della sicurezza interna e segnatamente della lotta al narcotraffico, il Paese sta affrontando una delle fasi più difficili della sua storia recente.

Appena eletto, Calderón ha dichiarato guerra al narcotraffico attraverso il ricorso all'esercito: oltre 40.000 soldati sono stati impiegati per integrare le forze dell'ordine nel garantire la sicurezza. Il dispiegamento dell'esercito, misura concepita per far fronte ad un'emergenza, ma che invece è tuttora adottata, non ha portato a significativi risultati, tanto che sono stati avanzati forti timori soprattutto da parte degli USA.

La potenza economica dei cartelli è dovuta al fatto che il Messico è il più grande esportatore di cocaina al mondo: è il paese di transito fra la maggior produzione mondiale, concentrata in America Latina, ed il più grande mercato mondiale, quello statunitense.

Per prevenire un aggravamento della situazione, l’Amministrazione statunitense aveva finanziato, a fine giugno 2008, il cosiddetto “Piano Merida”, che prevede aiuti per 1,6 miliardi di dollari in tre anni al Messico e 300 milioni di dollari[86]ad altri Paesi dell'America centrale ed ai Caraibi. Lo scopo è quello di combattere il traffico di droga, il crimine transnazionale e il riciclaggio. Le “armi” sono quelle di non finanziare direttamente gli Stati, ma di fornirli di mezzi militari (elicotteri e aerei) per sorveglianza, apparecchiature per il monitoraggio delle comunicazioni, equipaggiamenti, addestramento e procedere con operazioni congiunte[87].

 

 

 

 

Missione in Messico del Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, nel  marzo 2010

La missione in Messico del segretario di Stato americano Clinton, accompagnata dai ministri della Difesa, Robert Gates e della Sicurezza interna, Janet Napolitano, ha avuto per oggetto la lotta al narcotraffico.

La signora Clinton, che ha riconosciuto le responsabilità americane, dovute alla forte domanda di droga proveniente dagli USA, ha reso noto che l’amministrazione Obama vuole combattere il traffico di stupefacenti non solo con mezzi militari ma anche con programmi volti a dissuadere i giovani messicani dall’entrare a far parte delle bande che lavorano per i cartelli della droga.

Le città messicane di confine con gli Stati Uniti, e in particolare quella di Ciudad Juarez, sono da anni flagellate  dalle violente lotte fra i cartelli della droga e fra questi e le forze di polizia, nelle quali hanno perso la vita anche numerosi civili.

 

L’omicidio di Rodolfo Torres Cantù

Il 5 luglio 2010 è stato assassinato Rodolfo Torres Cantu, candidato del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) alla nomina di governatore per lo Stato di Tamaulipas (Provincia nel nord del Paese), mentre si dirigeva all’aeroporto di Victoria. Torres sembra sia stato assassinato dai trafficanti di droga del potente clan di narcotrafficanti,  gli "Zetas". Si è trattato del più grave omicidio degli ultimi 15 anni. Il partito ha immediatamente reagito decidendo di candidare il fratello Egidio.

Rodolfo Torres Cantù (Ciudad Victoria, Tamaulipas 14 Febbraio 1964) è stato un medico e politico messicano e ha ricoperto varie cariche pubbliche. Membro del Partito Rivoluzionario Istituzionale, dal 10 aprile 2010 era candidato alla carica di governatore. A Ciudad Victoria aveva presentato un piano d'azione per i prossimi sei anni (2011-2016) che si articolava in quattro aree tematiche: sicurezza, progresso sociale, competitività dell'economia e sviluppo della città. Il candidato aveva promesso che come governatore avrebbe cercato con ogni mezzo di attrarre investimenti nazionali ed esteri e, in questo modo, generare posti di lavoro. Allo stesso tempo si sarebbe impegnato a promuovere il turismo. Probabilmente il suo assassinio a ridosso delle elezioni ha voluto rappresentare un messaggio rivolto a tutti i candidati, lasciando intendere che chi non fosse disposto a negoziare con la criminalità  è destinato a perdere la vita.

 

L’escalation della violenza in Messico

In generale fonti di stampa stimano che l'ondata di violenza in Messico abbia provocato nel 2010 all'incirca 5.000 vittime, più di un omicidio all'ora, raggiungendo una media giornaliera di 28,9. Con 1.213 morti, Chihuahua è lo Stato più violento dei 32 che compongono il Messico, seguito da Sinaloa, con 1.047 morti, e Tamaulipas, con 429. Le cifre sono di poco inferiori ai 5.720 omicidi registrati per tutto il 2009 e i 5.420  del 2008. Una stima superiore del 121% rispetto al giugno 2009. Finora quest'anno sono stati uccisi 36 bambini, 132 donne, di cui 102 a Ciudad Juarez, città messicana di confine con El Paso (Texas, USA), 146 poliziotti e 14 soldati. Tra gli eventi violenti di maggiore rilevanza degli ultimi tempi l'assassinio, in un agguato lanciato il 14 giugno, di 12 poliziotti a Zitácuaro nello stato occidentale di Michoacan  e i 19 morti in un centro di riabilitazione dalla droga nel Chihuahua, l'11 giugno. 

Dal 1° dicembre 2006, quando ha assunto l'incarico presidenziale Felipe Calderón del PAN (Partido de Acción Nacional), e fino allo scorso 13 aprile si sarebbero registrati 22.743 morti (a novembre si stimano intorno a 30 mila).

Dopo l'omicidio di  Rodolfo Torres Cantù, candidato per il PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale) alla carica di governatore dello Stato di  Tamaulipas, il Presidente Calderón ha richiesto l'unione dei diversi attori politici del Paese. L'invito è stato rivolto  ai deputati e ai membri di tutte le istituzioni di governo. Come affermato da Calderón, sono necessarie maturità e saggezza per rispondere con unità agli eventi, nonostante le differenze tra i partiti esistenti. Il Presidente ha anche assicurato il suo appoggio incondizionato allo Stato coinvolto e ha sottolineato come quest'attacco non sia stato solo contro un cittadino e un attore politico, ma contro tutta la società messicana e contro tutte le istituzioni democratiche del Paese.

Un gruppo di esperti internazionali riunitosi  in Cile ha analizzato il fenomeno della crescente insicurezza che ha colpito America Latina e Caraibi, situazione aggravata dagli elevati livelli di corruzione e dalla nascita di bande organizzate. I ricercatori, convocati dalla Scuola di Sociologia dell'Università Accademia di Umanesimo Cristiano, hanno definito “preoccupante” la situazione soprattutto in paesi come Guatemala, Brasile, Messico e Nicaragua. In queste nazioni, la violenza e l'insicurezza sono diventate un problema più complesso "in quanto sottosviluppate, con problemi di sovrappopolazione, elevati livelli di corruzione e aumento negli ultimi anni delle bande organizzate". Come reso noto dalla Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani (CIDH) e l'Ufficio dell'Alto Commissario  delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo nella sua relazione per la sicurezza pubblica, il 40% degli omicidi e il 66% dei sequestri che si verificano ogni anno nel mondo si registrano in America Latina e nei Caraibi, nonostante la regione abbia solo l'8% della popolazione mondiale.

Il Presidente messicano Felipe Calderón ha riconosciuto durante un discorso volto a commentare la situazione di Ciudad Juarez, la città più violenta del Paese, che "non basta la presenza dell'esercito e della polizia federale per fermare la violenza  e ha promesso di investire in iniziative sociali, necessarie per ridurre e prevenire il crimine". Il Presidente, che quando ha assunto l'incarico il 1° Dicembre 2006 ha lanciato un'offensiva contro i potenti cartelli della droga, ha promesso che il governo favorirà la lotta alla criminalità anche dal punto di vista sociale.  Calderón ha ricordato che il governo da lui guidato "in qualsiasi momento, ha risposto con decisione alle varie richieste di sostegno delle autorità municipali e statali”. Secondo alcuni osservatori, la violenza che ha travolto la città deriva da conflitti tra il cartello della droga di Juarez e Sinaloa,  numerose bande sono in lotta per il controllo dei mercati locali e degli itinerari della droga verso gli Stati Uniti. L'agenda politica del 2010 è stata dunque improntata alla creazione di posti di lavoro e alla lotta della povertà. Tale progetto si fonderà su investimenti in infrastrutture stradali, porti e aeroporti.

La società messicana, la sua classe politica e i suoi intellettuali si dividono sulla politica seguita in materia. Ad oggi si registra la morte di più di 23.000  persone.  Il 90% delle vittime sono membri dei cartelli, ma ciò non significa che non si sia diffusa la paura tra la società civile. Per Calderón “...  è un fatto che richiede una risposta forte e unita da coloro che credono nella democrazia”.

Uno degli assertori più importanti del sostanziale fallimento della strategia di Calderón è l'ex Ministro degli Esteri Jorge Castañeda. Secondo quest'ultimo, Calderón ha sbagliato in quanto “quando si inizia una guerra alla droga per motivi politici non può essere vinta”. Castañeda vede solo due alternative a breve termine: promuovere un "Piano Messico" simile a "Plan Colombia", con il sostegno degli Stati Uniti, o la legalizzazione delle droghe. Inoltre, sempre secondo Castañeda, l'attuale presidente avrebbe cercato di rafforzare la sua legittimità politica nel 2006 lanciando tale offensiva senza riflettere sulle possibili conseguenze.

Per il momento il PRI non ha concesso aiuti. Il leader Beatriz Paredes ha affermato: "noi rifiutiamo e ci riempie di indignazione osservare come tale fermento sia parte di una strategia politica volta a trarre profitto dalla tragedia che ci colpisce”.  Di fronte alla minaccia posta dal crimine organizzato, il Congresso messicano nel 2009 ha varato una nuova legislazione volta ad aumentare le capacità investigative della polizia federale del Paese.

L'esecutivo del PAN, guidato da Calderón, negli ultimi anni ha cercato di sostenere la lotta al narcotraffico ottenendo tuttavia risultati contrastanti. Si è assistito ad un aumento esponenziale delle vittime anche se coinvolgono soprattutto membri dei cartelli e ampi settori del Paese criticano aspramente le decisioni fin ora adottate. Sembra che il governo si stia progressivamente riorientando verso una gestione più attenta degli aspetti sociali del fenomeno. Le difficoltà economiche, la scarsità di risorse, la penetrazione e diffusione del fenomeno non consentono di prevedere una soluzione nel breve periodo.

 

L’ aumento del prezzo del mais

All’inizio del mandato del Presidente Calderón, nei primi mesi del 2007, il Messico è stato colpito da un sostanzioso e repentino aumento del prezzo del mais (in poche settimane, il prezzo del mais è aumentato da un minimo del 50% ad un massimo del 400% a seconda delle diverse regioni del Paese), tanto da scatenare proteste di piazza, un decreto d’urgenza da parte del Ministero dell’Economia per consentire l’importazione di ulteriori tonnellate di mais dall’estero e il tentativo di una legislazione ad hoc per limitare eventuali futuri aumenti di prezzo.

Tra le motivazioni che hanno fatto salire i prezzi del prezioso cereale, vi sarebbe stata la volontà di Città del Messico di investire nel settore dei bio-carburanti, sull’esempio del Brasile. Alcuni studi fanno notare però gli ostacoli di una politica  orientata verso questo obiettivo. Dei quasi due milioni di chilometri quadrati di superficie totale, la terra arabile costituisce il 12,7% circa, mentre l’1,86% è destinato a coltivazioni permanenti. Nel settore primario è occupata circa il 15% della popolazione messicana. Il massiccio ricorso a coltivazioni per biocarburanti, nei fatti, comporterebbe una modifica consistente di tali equilibri, soprattutto considerando il fatto che il ricorso ai biofuels di seconda generazione è attualmente embrionale.

Le previsione, nel quadro del medio periodo, non sembrano prospettare un miglioramento della situazione. Infatti, secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2009, ha registrato una recessione pari al 6,6% ed un tasso di inflazione pari almeno al 4,8%. Inoltre, attualmente la percentuale di popolazione povera e indigente è in aumento e gli accordi recentemente siglati con la Banca Centrale stigmatizzano la precarietà di tale situazione, mentre gli analisti sono concordi nel rivedere al rialzo l’andamento dei generi alimentari.

 

Terremoto al confine tra Messico e Usa

Il 5 aprile 2010 vi è stata una forte scossa di  terremoto a Baja California, nel nordest del Messico al confine con gli Stati Uniti di magnitudo 7,2, la scossa più forte registrata nella zona dal 1969 a oggi. Pur essendo più forte del sisma che ha devastato Haiti a gennaio, di magnitudo 7, si sono registrati solo due morti ed un centinaio di  feriti, mentre è elevato il numero delle persone evacuate. L'Istituto geofisico americano ha precisato che il movimento tellurico è avvenuto a una profondità di 10 chilometri con epicentro localizzato a una ventina di chilometri dalla città messicana di Guadalupe Victoria. Dopo la prima forte scossa ce ne sono state altre due, percepite a San Diego e Los Angeles, in California, ma anche al di là del confine con l'Arizona. Il sito del Los Angeles Times riporta che a San Diego i grattacieli sono stati visti ondeggiare. Testimoni hanno riferito di aver avvertito la scossa anche a Phoenix, a centinaia di chilometri dall'epicentro.


Quadro economico

(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI 2010 (stime)

PIL

1.001miliardi di dollari

PIL pro capite

15.603 dollari

Crescita del PIL

4,7% annuo (nel 2009 -6,6%)

Inflazione

3,9%

Disoccupazione

5,6%

Esportazioni

282,3 miliardi di dollari

Importazioni

291,3 miliardi di dollari

Debito estero

212,5 miliardi di dollari

 

Con oltre 111 milioni di abitanti,un PIL di circa 874,8 miliardi di dollari e un PIL nominale medio pro capite di 14.915 dollari (EIU 2009), il Messico, che è membro dell’OCSE, del G8+5 e del G20, è la 13ª economia mondiale e la seconda dell’America Latina. Negli ultimi anni 25 ha rinnovato progressivamente il proprio sistema economico e politico e oggi vanta un’economia stabile e – al di là dell’attuale grave congiuntura internazionale - in crescita, un sistema finanziario solido, accordi commerciali con le principali economie mondiali ed un clima favorevole agli investimenti esteri. Continua, tuttavia, il gravame di situazioni monopolistiche e oligopolistiche pubbliche e private. E restano marcati i tassi di diseguaglianza e povertà (si stimano più di 50 milioni di persone su 111 milioni, che vivono al di sotto della soglia di povertà).

L’economia messicana ha dimostrato negli ultimi anni (con l’eccezione del 2009) un forte dinamismo, con un buon andamento del consumo interno, degli investimenti e delle esportazioni.L’impatto negativo della crisi finanziaria, più accentuato rispetto agli altri paesi latinoamericani, e’ stato influenzato pesantemente dell’andamento dell’economia del vicino nordamericano dal quale dipende l’economia messicana, dall’influenza H1N1 (sulle attività economiche e turismo da cui dipende una parte delle entrate valutarie), dal forte calo delle entrate petrolifere e delle rimesse degli emigranti (il Messico è il secondo Paese al Mondo, dopo l’India, tra i ricettori di rimesse). Il 2009 ha rappresentato uno dei peggiori anni nella storia economica del Paese, con una contrazione del PIL intorno al -6,6%. Le previsioni per il 2010 guardano invece ad una crescita, che dovrebbe assestarsi intorno al 4,7%. I settori che hanno maggiormente risentito della crisi sono stati il manifatturiero (-4,3%) su base annua, il commercio  (-16.7%) ed i trasporti (-14%).

Al di là degli aspetti congiunturali, il Messico, se vuole tornare a crescere a tassi importanti, dovrà comunque sia adottare riforme alquanto onerose, a partire da quella del fisco, sia rilanciare i programmi sociali volti alla diminuzione dell’endemica povertà ed aumentare quantitativamente e qualitativamente le risorse destinate alla lotta alla criminalità organizzata ed al narcotraffico. Tutte politiche sono fondamentali per consolidare la crescita economica del Messico nel corso del 2010, ma necessitano forti investimenti e  volontà a tutti i livelli politici per essere attuate.

Ad uscire bene dall’ultima crisi internazionale è invece l’intero sistema bancario e creditizio messicano. La modernizzazione avviata negli ultimi dieci anni sembra infatti avere dato i frutti sperati. Il Messico e’ stato quindi in grado di reggere l’urto della peggiore crisi finanziaria internazionale dopo quella del ’29, evitando di ripetere il “crack” del 1994 e chiudendo il 2009 con le riserve internazionali che hanno raggiunto la cifra record di 91 miliardi di dollari. Il peso messicano, dopo una breve svalutazione, ha mantenuto una sostanziale stabilità nei confronti del dollaro USA (scambiato intorno ai 13 pesos), mentre il tasso di inflazione nel 2009 si è collocato intorno al 3,6% (6,5% nel 2008). Nel primo semestre del 2010 il tasso d’inflazione medio registrato è stato del 4%, la debolezza della domanda comporterà, secondo gli analisti, una previsione di inflazione annuale per il 2011 che oscillerà tra il 4,25-5%.

Fondamentale risulterà il legame con gli Stati Uniti e la capacità della classe dirigente messicana di comporre il difficile equilibrio tra  la crescente integrazione in ambito NAFTA e l’oggettiva necessità di diversificare le relazioni economiche e commerciali (alla base del successo economico del Brasile negli ultimi anni). Mentre, infatti, rimane forte l’attivo commerciale nei confronti degli Stati Uniti (oltre 72 miliardi di dollari), continua a registrarsi un notevole disavanzo verso l’Unione Europea (16 miliardi di dollari), il Giappone (10 miliardi di dollari) e, in misura crescente, la Cina (30 miliardi di dollari).

Negli Stati Uniti vivono circa 11 milioni di immigrati messicani che nel 2009, secondo dati della Banca Mondiale, hanno inviato rimesse per un valore, ridotto rispetto all’anno precedente, di oltre 21,2 miliardi di dollari (erano oltre 25 Miliardi nel 2008). A giugno del 2010, le rimesse hanno raggiunto lo stock di 20,7 miliardi di dollari.

Dalla sua creazione nel 1994, il NAFTA ha più che triplicato il commercio tra Messico e Stati Uniti (104 miliardi di dollari nel 1994297,3 miliardi di dollari nel 2009), mentre quello tra Messico e Canada è quasi quintuplicato (da 3 a 15 miliardi di dollari). Nel 2009 le esportazioni totali del Messico sono state pari a 230 miliardi di dollari, segnando una diminuzione del 21,4% rispetto al 2008, mentre le importazioni sono state pari a 234,4 miliardi dollari registrando un calo del 23,1 % rispetto al 2008.

Il Messico si colloca al primo posto per quanto riguarda l’assorbimento degli IDE percepiti dall’America centrale e dei Carabi, assimilando il 73 % del totale destinato a quest’area, nell’America Latina si situa al secondo posto, dopo il Brasile. Secondo le stime della Segreteria di Economia,il Messico ha visto crescere il flusso di investimenti diretti esteri ad una media di oltre 20 miliardi di dollari l’anno, nel decennio 1999-2008, con uno stock complessivo di investimenti che ha superato i 220 miliardi di dollari. La sfavorevole congiuntura del 2009 ha prodotto una forte contrazione anche per gli IDE in entrata, che si sono attestati sugli 11,4 miliardi di dollari (-50,8% rispetto al 2008, 22,4 miliardi dollari). I principali investitori sono: USA, Olanda,  Puerto Rico, Canada e Regno Unito.

 L’effetto espansivo del NAFTA ha permesso infine il consolidarsi di una  aggressiva classe imprenditoriale messicana, che ha dimostrato autorevole capacità espansiva in diversi settori industriali (in particolare, cemento, costruzioni, industria alimentaria) e nei servizi (telecomunicazioni, turismo e banche), conquistando fette di mercato in Nord, Centro e Sud America.

Il programma economico del Governo Calderón è strutturato su due pilastri: gli investimenti nelle infrastrutture ed un ulteriore riforma del settore energetico con maggiori aperture al settore privato e la promozione delle energie rinnovabili. Quella nel novembre 2008, si limitava invece a delineare un modello di  gestione più efficiente per la compagnia petrolifera parastatale (Pemex), ma escludendo la possibilità di alleanze strategiche con altre imprese, per la ricerca e lo sfruttamento di nuovi giacimenti, in particolare quelli nelle c.d. “acque profonde” del Golfo del Messico. Pur essendo il VI produttore mondiale il Messico importa il 40% della benzina che consuma,

Per quanto riguarda le infrastrutture, si prevede il rilancio del Piano Nazionale varato ad inizio di questa Amministrazione (luglio 2006) prevedeva investimenti pari a circa 45 miliardi di dollari, per la realizzazione di opere nei più diversi settori (strade ed autostrade, porti ed aeroporti, telecomunicazioni, settore elettrico e petrolifero).

 


Relazioni parlamentari italia e messico

(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 

 

Presidente della Camera dei deputati

 

Jorge Carlos RAMIREZ Marin

(Partito Rivoluzionario Istituzionale, PRI, dal 1° settembre 2010. Resterà in carica un anno)

 

Presidente del Senato

 

Manlio Fabio BELTRONES Rivera

(Partito Rivoluzionario Istituzionale, PRI, dal 1° settembre 2010. Resterà in carica un anno)

 

 

Rappresentanze diplomatiche

 

Ambasciatore del Messico in Italia:

JORGECHENCHARPENTIER

 

 

Ambasciatore d’Italia a Città del Messico:

ROBERTO SPINELLI (dal 18 luglio 2009)

 

Incontri bilaterali

       Il Vice Presidente della Camera, Antonio Leone, ha ricevuto il 1° luglio 2008, la visita della Presidente della Camera dei deputati del Messico, sig,ra Ruth Zalaveta Salgado. La Presidente Zalaveta era accompagnata dai Vice Presidenti Luis Sanchez JImenez e Cristiano Castaño Contreras. Della delegazione facevano inoltre parte tre Segretari di Presidenza, gli onn. Eugenia JImenez Valenzuela, Maria del Carmen Salvatori Bronca e Olga Patricia Chozas y Chozas.

Nel corso dell’incontro, la Presidente della Camera messicana ha sollecitato la ricostituzione della Commissione interparlamentare di collaborazione, proponendo i temi per la prossima riunione, la quarta, che dovrà tenersi in Italia: fenomeni migratori, industrializzazione, commercio e sicurezza. Il Presidente Leone ha fatto presente che la parte italiana della Commissione è in via di ricostituzione, dopo il recente insediamento delle nuove Camere. Ha inoltre ricordato come le parti avessero in precedenza concordato di dedicare una sessione dei lavori della Commissione bilaterale alle questioni inerenti alla sicurezza, con particolare riguardo ai problemi connessi alla criminalità organizzata ed al narcotraffico; a tal fine si era previsto di coinvolgere nell’esame di tali problematiche la Commissione Antimafia italiana, al fine di avere uno scambio di informazioni riguardo alle diverse normative vigenti nei due Paesi, nonché alle best practices. La Presidente Zalaveta ha ricordato a sua volta l’impegno del Messico nella lotta al narcotraffico ed alla criminalità organizzata e l’interesse del Paese latino-americano a discutere di questi temi con la controparte italiana. Infine, la Presidente messicana ha ribadito l’interesse del Messico a potenziare i rapporti bilaterali sia in sede economica che in sede politica. L’onorevole Leone ha quindi chiesto informazioni alla Presidente messicana in merito al sistema di votazione in aula utilizzato dalla Camera dei Deputati messicana, dove è già invalsa la pratica di utilizzare le impronte digitali per le votazioni.

 

Incontri delle Commissioni

       Il 24  giugno 2009 il Presidente della Commissione Affari esteri della Camera, on. Stefano Stefani, ha incontrato il nuovo Ambasciatore d’Italia in Messico, Roberto Spinelli, prima dell’assunzione del nuovo incarico da parte di quest’ultimo, avvenuta il 18 luglio 2009.

 

Una delegazione della Commissione Esteri si è recata in visita in Messico il 22 e 23 febbraio 2009. La delegazione era composta, oltre che dal Presidente, Stefano Stefani (LNP), dal Vice Presidente Franco Narducci (PD) e dall’on. Michaela Biancofiore (PDL).

Nel corso della visita, la delegazione ha avuto un incontro con il Presidente della Commissione Esteri-Europa del Senato, Sen. Josè Guadarrama Marquez, con il sottosegretario agli esteri, Rogelio Granguilhomme Morfin, con la Commissione Relazioni internazionali della Camera dei deputati, incontro presieduto dalla Segretaria di Presidenza, Pinete Vargas. Sono stati trattati i temi relativi alla crisi economica internazionale, al G8, alla riforma delle istituzioni economiche e politiche internazionali. Il Presidente Stefani ha toccato, tra gli altri, il problema della sicurezza interna al Messico e della lotta al narcotraffico. Le preoccupazioni in tema di sicurezza sono state condivise dalla parte messicana la quale ha evidenziato lo stato di pericolosità relativo ai cartelli della droga. La Segretaria di Presidenza della Camera, Pinete Vargas ha sottolineato l’impegno dell’amministrazione messicana nel contrasto alla criminalità organizzata. In tema commerciale, è stato analizzato il rapporto particolare che lega gli USA al Messico, alla luce della nuova amministrazione Obama. Le aspettative del Messico sono concentrate su una ripresa della domanda interna statunitense, anche se vengono attribuite a Washington possibili tendenze protezionistiche che violerebbero il trattato di libero commercio esistente tra USA, Canada e Messico (NAFTA). Da entrambe le parti è stato sottolineato come il protezionismo sia una risposta inadeguata per fronteggiare la crisi in atto. La delegazione parlamentare ha infine avuto un incontro con una rappresentanza degli imprenditori italiani in Messico presso la locale Camera di Commercio. Tra i temi trattati, l’esigenza da parte dei nostri operatori economici di un rafforzamento del sostegno bancario alle attività italiane in Messico, mercato che continua ad attrarre i nostri imprenditori nonostante la crisi.

 

       Il Presidente della Commissione Affari Esteri, Stefano Stefani, ha incontrato l’Ambasciatore del Messico, Jorge Chen, il 17 febbraio 2009, in preparazione della missione in Messico di una delegazione della Commissione Esteri, e il 3 luglio 2008.

Nel corso dell’incontro, Chen ha tracciato un quadro della situazione economico-politica del Messico alla luce dell’attuale crisi economica ed in vista delle prossime elezioni legislative del 5 luglio 2009. In particolare Chen ha evidenziato come la crisi economica e la discesa del prezzo del petrolio abbiano influito negativamente sull’economia del Messico, anche se la svalutazione del peso sta rendendo più competitive le merci messicane. Entrambe le parti hanno altresì rilevato la necessità di rendere più intensi i rapporti bilaterali. Chen e Stefani si sono detti inoltre d’accordo sulla necessità di riattivare il gruppo di collaborazione.


 

Protocollo di cooperazione parlamentare

      

Il 22 novembre 2001 è stato firmato a Città del Messico dai Presidenti della Camera dei Deputati italiana e messicana dell’epoca, onorevoli Pier Ferdinando Casini e Beatriz Paredes Rangel, un Protocollo di cooperazione tra le due Camere, che prevede la costituzione di una Commissione parlamentare di collaborazione che si riunisce una volta all’anno, alternativamente in Italia e in Messico, per discutere temi di comune interesse. Il Protocollo prevede, inoltre, la collaborazione a livello amministrativo e l’incontro periodico tra i rispettivi giovani parlamentari.

      

       La Commissione è stata istituita e ha operato con continuità nella XIV legislatura, nel corso della quale si è riunita tre volte: a Città del Messico dal 15 al 16 gennaio 2003, a Roma il 27 e il 28 ottobre 2004 e a Città delMessico dal 22 al 29 novembre 2005.

 

       Nella XIV legislatura la parte italiana era presieduta dall’Onorevole Bruno Tabacci (UDC), Presidente della Commissione Attività Produttive, e composta dagli onorevoli Gabriella Carlucci (Forza Italia), Sergio Gambini (Democratici di sinistra –l’Ulivo), Luigi Lazzari (Forza Italia), Ramon Mantovani (Rifondazione comunista), Francesca Martini (Lega Nord Padania), Pino Pisicchio (Gruppo Misto), Ruggero Ruggeri (Margherita) e Stefano Saglia (Alleanza Nazionale)

 

       Nella prima riunione, che si è tenuta a Città del Messico dal 14 al 16 gennaio 2003, si sono dibattuti i seguenti temi:

1)      Le piccole e medie imprese ed il superamento degli squilibri territoriali. Il loro futuro nell’ambito della globalizzazione e dell’applicazione del NAFTA e dell’accordo con l’Unione Europea (Relatore Ruggero Ruggeri).

2)      Lo sviluppo della cooperazione culturale tra Italia e Messico (Relatore Stefano Saglia).

3)      Il ruolo delle Nazioni Unite nel nuovo millennio (Relatore Bruno Tabacci).

4)      Promozione dei diritti umani ed il sistema democratico (dibattito aperto).

 

       Nella seconda riunione, che si è tenuta a Roma dal 27 al 28 ottobre 2004, si sono dibattuti i seguenti temi:

1)      I rapporti tra Unione Europea e America Latina e Caraibi dopo il vertice di Guadalajara (Relatori Ruggero Ruggeri; Intervento Ambasciatore Ludovico Incisa di Camerana);

2)      Servizi pubblici e iniziativa privata nel settore sanitario e scolastico (Relatore Francesca Martini);

3)      Il problema dell’immigrazione e le sue ricadute in termini di sicurezza sociale (tema richiesto dalla parte messicana) (Relatore Luigi Lazzari).

 

       I temi trattati nella terza riunione, che si è tenuta a Città del Messico, dal 23 al 25 novembre 2005, sono stati:

 

1)      Le relazioni tra il Messico e l’Unione europea, specialmente con l’Italia, nell’ambito dell’accordo di associazione economica, concertazione politica e cooperazione tra il Messico e l’Unione europea (Relatore Bruno Tabacci);

2)      L’esperienza delle politiche pubbliche di impulso delle piccole e medie imprese in Italia e in Messico (Relatore Ruggero Ruggeri);

3)      Il ruolo delle organizzazioni internazionali, con particolare riguardo alla riforma delle Nazioni Unite, in riferimento alla capacità di fronteggiare le nuove minacce alla pace e alla sicurezza internazionale (Relatore Valerio Calzolaio).

 

Anche nella XV legislatura la Commissione era stata ricostituita su designazione del Presidente della Camera dei Deputati ed era presieduta dalla Presidente Franca Bimbi (Ulivo), Presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea, e composta dai deputati Carlo Costantini (Italia dei valori), Anna Teresa Formisano (UDC), Grazia Francescato (Verdi), Marco Fumagalli (Sinistra democratica), Massimo Garavaglia (Lega Nord Padania), Luigi Lazzari (Forza Italia), Ramon Mantovani (Rifondazione comunista) e Stefano Saglia (Alleanza Nazionale)[88].

 

La IV riunione avrebbe dovuto tenersi a Roma nella prima metà del 2008, ma è stata rinviata a data da destinarsi a causa dello scioglimento anticipato delle Camere[89].

       Nella XVI legislatura la Vice Presidente della Camera, onorevole Rosy Bindi (PD), è stata designata a presiedere la parte italiana della Commissione di cooperazione parlamentare italo-messicana, in via di ricostituzione. La parte messicana è in via di ricostituzione.

      

Cooperazione multilaterale

La Riunione dei Presidenti delle Camere Basse del G8 parlamentare (Roma 13 settembre 2009)    

Nel 2009, nel corso della Presidenza italiana del G8, il Messico è stato invitato a partecipare (insieme ai Presidenti delle Camera basse di Brasile, Cina, Egitto, India e Sud Africa) alla riunione outreach dell’VIII Riunione dei Presidenti delle Camere Basse del G8 parlamentare che si è svolta a Roma, presso la Camera dei deputati, il 13 settembre 2009, e che è stata dedicata a “Il contributo dei Parlamenti nella lotta al traffico della droga e al crimine organizzato”. Il Presidente della Camera dei deputati messicana dell’epoca, Francisco Javier Ramirez Acuña, pur essendo stato invitato, non ha tuttavia  potuto partecipare alla riunione, perché appena insediatosi nella sua carica (l’elezione era avvenuta il 29 agosto 2009).

Il Dialogo dei Legislatori sui Cambiamenti climatici dei Paesi G8+5

Nell’ambito della dimensione parlamentare del G8, il Messico fa parte del Dialogo dei Legislatori sui Cambiamenti climatici dei Paesi G8+5, che vede coinvolti i rappresentati legislativi dei paesi del G8 insieme a 5 paesi in fase di avanzato sviluppo (Cina, India, Messico, Brasile e Sud Africa) e che si pone l’obiettivo di discutere un accordo sui cambiamenti climatici “post-2012”, ovvero successivo alla prima scadenza del Protocollo di Kyoto, sulla riduzione delle emissioni dei gas serra, al fine di stabilire la più ampia convergenza sugli obiettivi ambientali a livello mondiale. In occasione del Vertice G8 di Gleaneagles venne affidato all’organizzazione Globe[90] il compito di curare l’organizzazione del dialogo a livello parlamentare sui cambiamenti climatici tra i Paesi del G8+5 e di tenere a tal fine i rapporti anche con i relativi Governi e con la Banca Mondiale.

La Camera dei deputati italiana ha ospitato il VI Forum, il 12 e 13 giugno 2009, in connessione con il turno di Presidenza italiano del G8. Il Messico ha partecipato con una delegazione composta dal Presidente della Camera, Cesar Duarte, dal Vice Presidente della Camera, Josè Espinosa Pina, dagli onn. Lura Rojas Hernandez, Maria Soledad Lopez Torres, ed il senatore Ruben Velazquez.

 

Nella due giorni, parlamentari, climatologi e leader del mondo industriale hanno dibattuto su come giungere ad un accordo globale sul clima che possa essere adottato dai rispettivi parlamenti nazionali. Hanno aperto i lavori il Presidente della Camera Gianfranco Fini, il Presidente del Globe International, Stephen Byers e il Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Il Vice Presidente della Camera dei deputati messicana, José Luis Espinosa Piña, ha presieduto la sessione di apertura “Dal G8 verso Copenhagen”. I lavori si sono conclusi con l'adozione di una dichiarazione finale da sottoporre al 35° Vertice G8 dei Capi di Stato e di Governo, che si è tenuto  a L’Aquila dall’8 al 10 luglio 2009.

 

       Il forum successivosi è tenuto a Copenaghen, il 24 e il 25 ottobre 2009, presso il Parlamento della Danimarca, nel corso del quale è stato predisposto un documento che è stato  sottoposto alla Conferenza delle Parti sul Clima di Copenaghen (Cop15). Per il Parlamento italiano hanno preso parte al Forum, in rappresentanza della Camera dei Deputati, gli onorevoli Anna Teresa Formisano, del Gruppo dell'UDC, componente della Commissione Attività produttive, e Renato Walter Togni, del Gruppo della Lega Nord Padania, della Commissione Ambiente. Il Senato non era rappresentato.

All’ultimo Forum, che si è svolto  in Cina, a Tianjin, dal 6 all’8 novembre 2010, non hanno partecipato delegazioni della Camera dei Deputati.

 

            Il Messico detiene inoltre lo status di osservatore presso il Consiglio d’Europa dal 1999.

L’allora Presidente Fox è stato in visita il 15 maggio 2002 a Strasburgo ed ha tenuto un discorso dinanzi all’Assemblea ricordando i legami che legano il suo Paese all’organizzazione e che si basano nel comune convincimento che un genuino sistema democratico può essere solo basato sulla piena libertà degli individui e sul predominio del diritto.


 

Unione Interparlamentare

       E’ in via di ricostituzione la sezione di amicizia Italia-Messico per la XVI legislatura. La presidenza è stata affidata al Sen. Fedele SANCIU (PdL)[91].

 

La parte messicana è invece presieduta dall’on. Guadalupe AcostaNaranjo (Partito della Rivoluzione Democratica), ed è composta dagli onorevoli Alfredo Villegas Arreola (PRI), che ne è Vice Presidente, Velia Idalia Aguilar Armendáriz (PAN), José Óscar Aguilar González (PRI), Nicolás Carlso Bellizia Aboaf (PRI), Rosario Brindis Álvarez (PVEM), Herón Agustín Escobar García (PT), María Guadalupe García Almanza (CONV), Susana Hurtado Vallejo (PRI), Genaro Mejía de la Merced (PRI), Cora Pinedo Alonso (NA), Jorge Romero Romero (PRI), Norma Sánchez Romero (PAN) e Rolando Rodrigo Zapata Bello (PRI).

 

 

Attività legislativa

Non è attualmente all’esame del Parlamento alcun disegno di legge di ratifica di trattati internazionali riguardanti il Messico.

 

XV LEGISLATURA

Incontri della Presidenza

Le deputate dell’Ufficio di Presidenza della Camera hanno incontrato a Roma, il 30 maggio 2007, i rappresentanti dell’Associazione “Nuestra hijas de regresso a casa”. L’associazione, che ha come scopo quello di fare luce sugli episodi di omicidio e stupro che hanno reso la città messicana di  Ciudad Juárez, Chihuahua, purtroppo famosa in tutto il mondo, ha illustrato alle parlamentari la sua attività. Secondo i dati resi noti dall’organizzazione sono più di 470 donne le donne assassinate e più di 600 quelle scomparse dal 1993. I responsabili non sono mai stati individuati.

 

 

Commissioni parlamentari

Il 23 ottobre 2007, il Presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea e Presidente della parte italiana della Commissione di collaborazione parlamentare Italia-Messico, Franca Bimbi, ha incontrato a Roma l’ambasciatore d’Italia in Messico, Felice Scauso, l’incontro aveva come oggetto l’organizzazione della prossima riunione, la quarta, della Commissione di collaborazione parlamentare bilaterale, che avrà luogo agli inizi del 2008 a Roma.

 

Dal 13 al 18 maggio 2007 una delegazione parlamentare della Commissione Esteri ha compiuto una visita in Messico. La delegazione è stata guidata dal Presidente, on. Umberto Ranieri, e composta dagli onn. Ramon Mantovani e Alessandro Forlani.

 

Il 9 gennaio 2007 il Presidente della Commissione Affari esteri, on. Umberto Ranieri, ha incontrato l’Ambasciatore d’Italia in Messico, Felice Scauso.

Nel corso del colloquio l’Ambasciatore Scauso ha disegnato il quadro della situazione politica del paese, sottolineandone la ritrovata stabilità istituzionale; l’Ambasciatore ha inoltre rilevato il valore positivo delle variabili macroeconomiche, anche se la ricchezza rimane concentrata nella mani di 20 famiglie e i monopoli in settori importanti dell’economia come quello bancario, costituiscono un ostacolo alla crescita. Scauso ha quindi fatto notare che il 50% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà  e che la corruzione ed il narcotraffico rimangono due gravi problemi che affliggono il paese.

 

Il Comitato permanente sui diritti umani della Commissione Affari esteri, presieduto dall’onorevole Pietro Marcenaro, ha audito, il 21 marzo 2007, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla violazione dei diritti umani nel mondo, il dirigente del Centro per i diritti umani «Fray Bartolomé de Las Casas», monsignor Raúl Vera López.

 

Il Presidente della Commissione Affari esteri, on. Umberto Ranieri, ha incontrato il 21 giugno 2006 una delegazione della Commissione Civile di Osservazione per i Diritti Umani in Messico.

 

Cooperazione multilaterale

Conferenza su Il ruolo dei parlamenti nella promozione di politiche per lo sviluppo della società dell’informazione

Alla Conferenza su Il ruolo dei parlamenti nella promozione di politiche per lo sviluppo della società dell’informazione, ospitata dalla Camera dei deputati, il 3 e il 4 marzo 2007, organizzata congiuntamente all’Unione Interparlamentare e all’UNDESA, in quanto inserita nel quadro dell’iniziativa Gobal Centre for ICT in Parliaments, hanno partecipato per la Camera dei deputati messicana gli onorevoli Antonio VEGA CORONA,  Demetrio Ramon ISIDORO,  José Jesus REYNA GARCYA,  Sergio HERNANDEZ, Enrique CARDENAS DEL AVELLANO, Ricardo CANTU’ GARZA,  Humberto Lopez LENA CRUZ, Jaime CERVANTES RIVERA.

 

XIV LEGISLATURA

Rapporti  bilaterali

Le relazioni parlamentari tra la Camera dei Deputati italiana e la Camera dei Deputati messicana sono state assai intense nel corso della XIV legislatura ed hanno ricevuto impulso, da un lato, dallo scambio di visite tra i Presidenti delle due Camere, che hanno portato alla sottoscrizione di un Protocollo di collaborazione parlamentare, e dall’altro, dalla attività della Commissione di collaborazione parlamentare, costituitasi sulla base di tale Protocollo.

In particolare, per quel che riguarda il Presidente della Camera, si ricorda la visita ufficiale in Messico effettuata dal Presidente Casini dal 20 al 22 novembre 2001, nel corso della quale il Presidente Casini ha avuto l’onore di svolgere un discorso dinanzi alla Camera dei Deputati messicana, ha sottoscritto il  Protocollo di cooperazione parlamentare e ha incontrato, oltre al Presidente della Repubblica, Vicente Fox, il Presidente del PAN, Luis Felipe Bravo Mena, e la Presidente della Camera dei deputati, Beatriz Paredes.

In precedenza, il Presidente Casini aveva già incontrato a Roma, il 18 ottobre 2001, il Presidente della Repubblica Vicente Fox.

 

Commissioni parlamentari

Intensi sono stati i contatti anche delle Commissioni permanenti:

  1. Una delegazione di parlamentari messicani, membri del Centro di studi di giurisprudenza e ricerche parlamentari della Camera dei deputati messicani, presieduta dall’on. Pablo Franco Hernandez, ha effettuato una visita alla Camera dal 5 al 6 luglio 2005 edè stata ricevuta dalla Commissione Lavoro, dalla Commissione Attività Produttive e dal Comitato per la Legislazione della Camera dei deputati.
  2. Il 22 luglio 2003 una delegazione della Commissione sanità del Senato messicano ha incontrato la Commissione Affari sociali della Camera.
  3. Il 16 luglio 2003 la Commissione affari costituzionali e la Commissione Ambiente della Camera hanno incontrato una delegazione della Commissione per Città del Messico del Senato messicano guidata dal senatore David Jiménez Gonzalez.
  4. Il 21 gennaio 2003 la Commissione Attività Produttive ha ricevuto l’on. Velazco Oliva, componente della Commissione per le risorse energetiche della Camera dei deputati messicana.
  5. L’11 ottobre 2002, il Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, on. Giuseppe Palumbo, ha ricevuto una delegazione parlamentare della Commissione pari opportunità del Congresso messicano.
  6. Il 4 ottobre 2002, una delegazione della Commissione Lavoro della Camera dei deputati messicani ha incontrato l’omologa Commissione della Camera dei deputati.
  7. Una delegazione della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati messicani ha incontrato l’omologa Commissione della Camera dei deputati italiani il 24 giugno 2002.
  8. Una delegazione della Commissione di Governo e Sicurezza Pubblica della Camera dei deputati messicani è stata in visita alla Camera il 30 maggio 2002. La delegazione ha incontrato il Vice Presidente della Camera, On. Alfredo Biondi, il Presidente della Sezione di Amicizia in ambito UIP, Italia-Messico, sen. Romualdo Coviello ed il Vice Presidente della Commissione Giustizia, On. Nino Mormino.
  9. Una delegazione di parlamentari messicani, della Commissione di Sviluppo cooperativo ed Economia Sociale della Camera dei deputati del Messico ha incontrato la X Commissione (Attività produttive) il 10 luglio 2001.

 

Conferenza mondiale delle donne parlamentari per la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza (Roma, 17-18 ottobre 2004)

Si segnala, infine, che alla Conferenza mondiale delle donne parlamentari per la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza ha partecipato, in rappresentanza del Messico, la senatrice Lucero Saldana.

 



[1]    http://unfccc.int/files/meetings/cop_15/application/pdf/cop15_cph_auv.pdf.

[2]    "Lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri" (Rapporto Brundtland, 1987).

[3]    Che ha rappresentato uno dei momenti più importanti del percorso internazionale dello sviluppo sostenibile, cui ha fatto seguito, in ordine di importanza, nel 2002, il Vertice di Johannesburg.

[4]    Decisione del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 settembre 1998 relativa al riesame del Programma Comunitario di politica ed azione a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile, noto anche come “Quinto Programma d’azione a favore dell’ambiente” (1992-2000).

[5]    Cfr. http://europa.eu/legislation_summaries/agriculture/environment/l28027_it.htm. Per approfondimenti sulle attività ed i documenti dell'UE sullo sviluppo sostenibile si rinvia a http://europa.eu/legislation_summaries/environment/sustainable_development/index_it.htm.

[6]    Tale a valutazione dei risultati raggiunti nell’ambito della citata strategia è stata compiuta dalla Commissione europea nella Relazione dell’ottobre del 2007 (COM[2007]642 def.). Nelle conclusioni di tale documento si legge che “i progressi concreti sono modesti, ma che, a livello sia dell'UE che degli Stati membri, vi è stato un considerevole sviluppo delle politiche in numerosi settori, e in particolare per quanto riguarda i cambiamenti climatici e l'energia pulita”.

[7]    Nel Rapporto 2007 - Strategia europea per lo Sviluppo Sostenibile - Contributo degli Stati membri – Italia (http://www.politichecomunitarie.it/file_download/93), vengono analizzati i progressi nazionali nell’attuazione della strategia europea.

[8]    Già previsto, in precedenza, dall’art. 109 della legge finanziaria 2001.

[9]    In attuazione dell’impegno imposto al Governo nel 1999, con apposita risoluzione approvata da entrambi i rami del Parlamento in sede di esame del Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF), di esporre all’interno del bilancio le risultanze del bilancio ambientale dello Stato (o ecobilancio).

[10]   Con tale riorganizzazione, operata nel corso del 2007 (circolare n. 21 del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato del 5 giugno 2007), la struttura del bilancio è mutata da una struttura organizzata per amministrazioni (centri di responsabilità amministrativa, gestori delle risorse) ad una struttura che pone al centro le funzioni (missioni e programmi, cioè cosa viene fatto con le risorse disponibili).

[11]   http://www.unep.org/greeneconomy/GlobalGreenNewDeal/tabid/1371/Default.aspx.

[12]   Green economy italiana tra mito e realtà, in CENSIS - Rapporto 2009.

[13]    L’elenco delle circolari emanate, ed il relativo testo, può essere consultato all’indirizzo internet http://www.acquistiverdi.it/content/view/382/15/.

[14]   COM(2009) 147 def. (http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2009:0147:FIN:it:PDF).

[15]   Sul punto si segnala Biodiversità e cambiamenti climatici - Il ruolo della rete Natura 2000, a cura della Direzione Ambiente della Commissione europea (http://ec.europa.eu/environment/nature/info/pubs/docs/nat2000newsl/nat22_it.pdf).

[16]   www.g8ambiente.it/public/images/20090424/docita/09_04_24_Carta di Siracusa sulla Biodiversità.pdf.

[17]   http://www.cbd.int.

[18]   http://www.cbd.int/convention/parties/list.

[19] www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/allegati/biodiversita/Strategia_Nazionale_per_la_Biodiversita.pdf.

[20]   Già nel corso del 2005 il Ministero dell'Ambiente aveva pubblicato un importante volume dal titolo “Stato della biodiversità in Italia”, quale contributo propedeutico alla preparazione di una Strategia nazionale per la Biodiversità.

[21]   Relazione della Commissione del 13 luglio 2009 sullo stato di conservazione di tipi di habitat e specie richiesta a norma dell’art. 17 della direttiva habitat [COM(2009) 358 def. - http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2009:0358:FIN:IT:PDF].

[22]   Si fa notare che alcuni SIC e ZPS si sovrappongono parzialmente o totalmente. Considerando le sole ZPS queste coprono il 14,5% del territorio nazionale, mentre i SIC circa il 15% della superficie italiana (http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/biodiversita_minacce).

[23]   Relativamente al programma LIFE+ si veda, per l’aspetto comunitario, http://europa.eu/legislation_summaries/agriculture/environment/l28021_it.htm, mentre a livello nazionale www.minambiente.it/home_it/menu.html?mp=/menu/menu_attivita/&m=argomenti.html|biodiversita_fa.html|LIFE__per_la_protezione_della_natura_e_l.html&lang=it.

[24]   La classificazione delle aree protette è disciplinata dalla deliberazione del 21/12/1993 (G.U. n. 62/1994), che è stata integrata con la Deliberazione 2 dicembre 1996, del Comitato per le aree naturali protette (G.U. 139/1997), che ha incluso nell’elenco anche le ZPS e le ZSC. Tale ultima delibera è stata recentemente integrata dalla Deliberazione 26 marzo 2008 della Conferenza Stato-Regioni (Pubblicata nella G.U. n. 137 del 13 giugno 2008) che ha disciplinato il regime di protezione applicabile alle ZPS ed alle ZSC.

[25]    Tale elenco include tutte le aree che rispondono ai criteri fissati dalla delibera 1° dicembre 1993 del Comitato Nazionale per le Aree Naturali Protette (comitato soppresso dal D.Lgs. 281/1997).

[26]    Pubblicata nella G.U. n. 205 del 4 settembre 2003 – S.O. n. 144.

[27]   Doc. CXXXVIII, n. 1, disponibile all’indirizzo internet:

www.camera.it/_dati/leg16/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/138/001/INTERO.pdf

[28]   http://unfccc.int

[29]   Previsto dall’art. 3 del Protocollo.

[30]   Prevista dall’art. 6 del Protocollo.

[31]   Previsti dall’art. 12 del Protocollo.

[32]   Le percentuali di responsabilità nelle emissioni globali sono le seguenti: gli Stati membri UE sono responsabili del 22,1%, gli USA del 30,3%, il Giappone del 3,7%, il Canada del 2,3%.

[33]   La percentuale di riduzione globale che il Protocollo si prefigge quale obiettivo è scesa - dopo l’abbandono del negoziato da parte degli Stati Uniti - dal 5,2% al 3,8%.

[34]   Il notevole ritardo con cui si è pervenuti all’entrata in vigore, rispetto alla firma del protocollo medesimo, è stato principalmente causato dall'uscita dal Protocollo degli USA, che rappresentano da soli il 36% delle emissioni dei Paesi industrializzati.

[35]   http://www.cipecomitato.it/it/il_cipe/delibere/download?f=E020123.doc.

[36]   Nella legge di ratifica viene specificato che tali azioni devono tendere al raggiungimento dei migliori risultati in termini di riduzione delle emissioni mediante il miglioramento dell'efficienza energetica del sistema economico nazionale e un maggiore utilizzo delle fonti di energia rinnovabili, all'aumento degli assorbimenti di gas serra derivanti dalle attività e dai cambiamenti di uso del suolo e forestali, alla piena utilizzazione dei meccanismi istituiti dal Protocollo di Kyoto per la realizzazione di iniziative congiunte con gli altri Paesi industrializzati (joint implementation) e con quelli in via di sviluppo (clean development mechanism), e, infine, all’accelerazione delle iniziative di ricerca e sperimentazione per l’introduzione dell’idrogeno quale combustibile e per la realizzazione di impianti per la produzione di energie alternative pulite (biomasse, biogas, combustibile derivato dai rifiuti, impianti eolici, fotovoltaici, solari)

[37]   Tale norma è stata attuata con il successivo D.M. ambiente 25 novembre 2008 che ha dettato la disciplina delle modalità di erogazione dei citati finanziamenti.

[38]   http://www.camera.it/453?bollet=_dati/leg16/lavori/bollet/201009/0922/html/08#100n1

[39]   http://www.cipecomitato.it/it/il_cipe/delibere/download?f=E070135.doc

[40]   Tale schema (http://www.camera.it/682?atto=279&tipoatto=Atto&leg=16&tab=1#inizio) è attualmente all’esame delle competenti commissioni parlamentari per l’espressione del prescritto parere.

[41]   Tutti i documenti relativi all’assegnazione delle quote di emissione per il periodo 2008-2012 sono disponibili all’indirizzo http://www.minambiente.it/menu/menu_attivita/Assegnazione_pna2.html.

[42]   Sul funzionamento e l’andamento del mercato si vedano il “Vademecum dei mercati per l’ambiente” (www.mercatoelettrico.org/It/MenuBiblioteca/documenti/VademecumMercatiAmbiente.pdf) e la Relazione annuale 2009 (www.mercatoelettrico.org/It/MenuBiblioteca/documenti/20100708RelazioneAnnuale2009.pdf).

[43]   http://www.eea.europa.eu/publications/progress-towards-kyoto/.

[44]   Il calcolo della quota di energia da fonti energetiche rinnovabili in ogni Stato membro, fissato nell’articolo 5, è definito “come la somma:

a)   del consumo finale lordo di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili;

b)   del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento;

c)   del consumo finale di energia da fonti energetiche rinnovabili nei trasporti”.

[45]   Le fonti rinnovabili 2010 - Ricerca e innovazione per un futuro low-carbon, ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) 2010.

[46]   Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia.

[47]   Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.

[48]   Con il termine “scambio sul posto” si intende il servizio erogato dal GSE che consiste nell’operare un saldo annuo tra l’energia elettrica immessa in rete dall’impianto medesimo e l’energia elettrica prelevata dalla rete, nel caso in cui il punto di immissione e di prelievo dell'energia elettrica scambiata con la rete coincidono. Il servizio consente ad un cliente di utilizzare i servizi di rete per “immagazzinare” l’energia elettrica immessa quando non ci sono necessità di consumo e di riprelevarla dalla rete quando gli serve e comporta pertanto il venir meno del costo di acquisto dell’energia elettrica per una quantità pari a quella prodotta dall’impianto (sia la quota auto-consumata immediatamente sia la quota immessa in rete e riprelevata successivamente).

[49]   Misure urgenti in materia di energia.

[50]   Il decreto-legge29 novembre 2008, n. 185, recanteMisure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale, è stato convertito con modificazioni dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2.

[51]   D.L. 10 febbraio 2009, n. 5, Misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, nonché disposizioni in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario, convertito con modificazioni dalla L. 9 aprile 2009, n. 33.

[52]   Convertito con modificazioni dalla legge 22 maggio 2010, n. 73.

[53]   Legge 9 gennaio 1991, n. 10, recante Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia.

[54]   D.L. 25 giugno 2008, n. 112, Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, convertito con modificazioni dalla L. 6 agosto 2008, n. 133.

[55]   Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 158 del 10 luglio 2009.

[56]   Il DPR 2 aprile 2009, n. 59 recante Regolamento di attuazione dell'articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 92 del 21 aprile.

[57]   Il regolamento in questione attua solamente parzialmente le lettere a) e b) dell’art. 4, comma 1, del D.Lgs 192/2005, poiché (art. 1, comma 2) rinvia a successivi provvedimenti la definizione dei criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli impianti termici per la climatizzazione estiva e per l’illuminazione artificiale degli edifici del settore terziario.

[58]   Peraltro si ricorda che il D.Lgs. 115/2008 sull’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici, nell'Allegato III definisce quali sono i soggetti abilitati alla certificazione energetica degli edifici.

[59]   D.Lgs 30 maggio 2005, n. 128, Attuazione della direttiva 2003/30/CE relativa alla promozione dell’uso di biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti.

[60]   D.Lgs. 29 dicembre 2003, n. 387, Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità.

[61]    Legge 27 dicembre 2006, n. 296, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).

[62]    D.L. 10 gennaio 2006, n. 2, Interventi urgenti per i settori dell’agricoltura, dell’agroindustria, della pesca, nonché in materia di fiscalità d’impresa, convertito con modificazioni dalla legge 11 marzo 2006, n. 81.

[63]Merita ricordare che nella segnalazione AS368 del 3 novembre 2006 (consultabile sul sito internet www.agcm.it) l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato affermava che le previsioni contenute nella normativa allora vigente (testo originario dell’articolo 2-quater del DL n. 2 del 2006, convertito dalla legge n.81 del 2006), ove si prevedeva l’obbligo per i produttori di carburanti diesel e benzina di immettere in consumo una quota di carburanti di origine agricola oggetto di intese di filiera, contratti quadro o accordi di programma agroenergetici, apparivano restrittive della concorrenza. L’Autorità formulava inoltre considerazioni analoghe anche con riferimento alle proposte di modifica di tale normativa allora pendenti e poi approvate (v. infra nel testo), che pure non prevedevano più un formale obbligo di approvvigionamento esclusivo nell’ambito di intese o accordi, e valutava altresì distorsivi della concorrenza e indebitamente discriminatori gli interventi volti ad attribuire titoli di preferenza nei bandi pubblici o nei contratti di fornitura delle P.A. a favore di operatori che sottoscrivono contratti di filiera, contratti quadro o accordi di programma agroenergetici. L’Autorità considerava altresì le disposizioni sopra indicate in contrasto con l’art. 81 del Trattato CE, in quanto non strettamente necessarie al perseguimento dei pur condivisibili obiettivi di politica agricola sottostanti la predetta normativa, e quindi non in grado di soddisfare “il test diproporzionalità con le norme antitrust, richiesto dalla Corte di giustizia anche per i provvedimenti volti a tutelare il mondo agricolo”.

[64]   Da ultimo è stato l’art. 3, comma 8-ter, del D.L. n. 97/2008 che, ulteriormente modificando l’art. 2-quater del D.L. n. 2/2006, ha aggiungiunto - alle tipologie di carburanti in precedenza ammesse per l’adempimento degli obblighi di immissione al consumo ivi previsti - i “combustibili sintetici” , purché siano esclusivamente ricavati dalle biomasse. A questo proposito si evidenzia che i combustibili sintetici possono essere ricavati, tramite il processo chimico di Fischer-Tropsch, a partire dalle biomasse (non solo vegetali, anche legname e rifiuti organici), ma anche dal gas metano e dal carbone.

[65]   Il DM 25 gennaio 2010 “Modifica della quota minima di immissione in consumo di biocarburanti ed altri carburanti rinnovabili” (GU n. 42/2010) adottato sulla base del comma 140 del menzionato art.2 della legge 144/07 che ha stabilito che, per gli anni successivi al 2009, la quota di cui al comma 139 possa essere incrementata con decreto interministeriale (dei Ministri dello sviluppo economico, delle politiche agricole, dell’economia e dell’ambiente.

[66]   Regolamento recante le sanzioni amministrative per il mancato raggiungimento dell'obbligo di immissione in consumo di una quota minima di biocarburanti, ai sensi dell'articolo 2-quater, comma 2, della legge 11 marzo 2006, n. 81, così come sostituito dall'articolo 1, comma 368, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

[67]   Regolamento recante criteri, condizioni e modalità per l'attuazione dell'obbligo di immissione in consumo nel territorio nazionale di una quota minima di biocarburanti, ai sensi dell'articolo 1, comma 368, punto 3, della legge n. 296/2006.

[68]    Direttiva 2001/77 CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 settembre 2001 sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità.

      La direttiva 2001/77 è stata in gran parte abrogata a decorere dal 1° aprile 2010, e lo sarà per intero a partire dal 1° gennaio 2012, ad opera della direttiva 2009/28/CE. Il nuovo articolo 2  reca la seguente definizione di biomassa: è la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall'agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l'acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani.

[69]    D.Lgs. 29 dicembre 2003, n. 387, Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità.

[70]    L’elenco completo delle fonti energetiche rinnovabili comprende le seguenti fonti: eolica; solare; geotermica; del moto ondoso; maremotrice; idraulica; biomasse; gas di discarica; gas residuati dei processi di depurazione; biogas (così l’art. 2 della direttiva 2009/28, in questa parte identico alle precedenti disposizioni).

[71]    Legge 27 dicembre 2006, n. 296, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).

[72]    D.L. 1° ottobre 2007, n. 159, Interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l’equità sociale, convertito con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222.

[73]   L. 23 luglio 2009, n. 99 Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia.

[74]   D.Lgs. 27 maggio 2005, n. 102, Regolazioni dei mercati agroalimentari, a norma dell’articolo 1, comma 2 lettera e) della legge 7 marzo 2003, n. 38.

[75]   L. 23 luglio 2009, n. 99 Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia..

[76]   La circolare è consultabile al seguente indirizzo http://www.politicheagricole.it/NR/rdonlyres/e5mhfsd2hr4ngabjsjm6ucbo5mwemze77anszgsx7xxlwh6qlnbhi6mrhpbhrq2xckxhmn7fkpzjhi2scajwiy5bovb/20100331_Circ_SAG_Bioenergie_olio.pdf

[77]    Legge 23 dicembre 2005, n. 266, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2006).

[78]    Legge 27 dicembre 2006, n. 296, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).

[79]   L’articolo 2-quater, comma 11, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, aveva già modificato la disposizione ricomprendendovi anche la produzione e cessione di energia calorica e riferendola anche alle attività svolte mediante l’utilizzo di fonti rinnovabili fotovoltaiche. Tuttavia il comma 11 menzionato non è stato riprodotto nell’articolo 2-quater novellato dal comma 368 della legge n. 296/06 -Finanziaria 2007.

[80]    D.L. 1° ottobre 2007, n. 159, Interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l’equità sociale, convertito con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222.

[81]   Regolamento recante agevolazioni fiscali al bioetanolo di origine agricola, da adottare ai sensi dell'articolo 22-bis del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 (Testo unico delle accise).

[82]    Con decisione della Commissione del 23 ottobre 2007 è stata autorizzata fino al 31 dicembre 2007 la riduzione dell’aliquota d’accisa sui biocarburanti prevista dal regime introdotto dall’articolo 1, comma 520 della legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria 2005).

[83] Fonti: Ministero per gli Affari esteri, CIA The World Factbook, fonti di stampa.

[84]Da segnalare che le elezioni del luglio 2006 - svoltesi in un clima di generale tranquillità e regolarità, con un tasso di partecipazione al voto (circa il 60%) tra i più elevati della storia del Messico – e che hanno portato all’affermazione di Calderón, furono contestate da Manuel Lopez Obrador, ex sindaco della capitale e candidato del PRD che risultò avere ricevuto solo 200.000 voti in meno (pari allo 0,58% del totale), è stata confermata dal Tribunale elettorale a seguito di un parziale riconteggio tra tensioni politiche fra i due schieramenti sfociate anche in manifestazioni di piazza.

 

 

[85] Si ricorda che la legge elettorale messicana prevede che 300 deputati vengano eletti con il sistema uninominale e 200 con il proporzionale.

 

[86] Originariamente 1,3 miliardi di dollari in tre anni, successivamente portati a 1,6.  Per il 2008 sono stati stanziati 400 milioni per il Messico e 65 per gli Stati del Centro-America; per il 2009 le cifre previste sono aumentate a 450 milioni per il Messico e 100 per gli altri Stati

[87] Si intende infatti combattere il narcotraffico con l’uso di tecnologie avanzate, elicotteri, visori notturni, ecc.

[88] La parte messicana era presieduta dalla Presidente della Cámara de Diputados Ruth Zavaleta Salgado, che ne era Presidente onorario, e composta dai deputati Gerardo Buganza Salmerón, che la presiedeva, Maria Bena Álvarez Bemai, Oscar Mohamar Dainilín, Juan N. Guerra Ochoa, Samuel Aguilar Solís, Gustavo Fernando Caballero Camargo, Francisco Bizondo Garrido, María del Carmen Salvatori Bronca, Ricardo Cantú Garza.

[89] Si ricorda che, sulla base degli accordi intercorsi con la parte messicana, i temi da dibattere nel corso della quarta riunione avrebbero dovuto essere: 1) La tutela dei diritti umani, con particolare attenzione alla condizione delle popolazioni indigene; 2) il problema della sicurezza in Italia ed in Messico, anche in vista della realizzazione di una collaborazione nel settore giudiziario: l’esperienza dell’Antimafia in Italia; 3) l’esperienza delle politiche pubbliche di impulso delle piccole e medie imprese in Italia e in Messico, sviluppi recenti e prospettive future; 4) sviluppo e tutela ambientale: quali prospettive per uno sviluppo sostenibile alla luce del Vertice G8+5 di Heiligendamm (che andrebbe aggiornato)?

[90] La Global Legislators Organization for a Balanced Environment (GLOBE) è un gruppo interparlamentare consultivo fondato nel 1989 tra il Congresso americano e il Parlamento europeo per rafforzare la cooperazione internazionale tra parlamentari su questioni ambientali globali

[91] Nella XV legislatura ne faceva parte l’onorevole Gino Bucchino (PD-U).