Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari sociali
Titolo: Politiche sociali per l'infanzia e per l'adolescenza - Missione in Sardegna della Commissione infanzia 28 e 29 marzo 2011
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 210
Data: 22/03/2011
Descrittori:
ASSISTENZA ALL'INFANZIA   ASSISTENZA SOCIALE
GIOVANI   INFANZIA
Organi della Camera: XII-Affari sociali
Nota: Questo dossier contiene materiale protetto dalla legge sul diritto d'autore, pertanto la versione html è parziale. La versione integrale in formato pdf può essere consultata solo dalle postazioni della rete Intranet della Camera dei deputati (ad es. presso la Biblioteca)

 

Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Politiche sociali per l’infanzia e per l’adolescenza

 

Missione in Sardegna della Commissione infanzia

28 e 29 marzo 2011

 

 

 

 

 

 

n. 210

 

 

 

22 marzo 2011

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi

Dipartimento Affari sociali

( 066760-3266 – * st_affarisociali@camera.it

Area osservatorio legislativo e parlamentare – Sezione Affari regionali

( 066760-9265 – * st_regioni@camera.it

 

 

 

 

 

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: AS0263.doc

 


INDICE

Politiche sociali per l’infanzia e per l’adolescenza

Gli interventi nazionali a sostegno dell'infanzia  7

La programmazione regionale  10

I servizi socio-educativi13

La dispersione scolastica e l’integrazione degli alunni disabili20

Minori nomadi23

Minori stranieri non accompagnati26

Allegati

Indicatori statistici

§      Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza -Istituto degli Innocenti di Firenze; tavole statistiche, ottobre 2010  59

Tavola 1 - Popolazione residente per classe di età inferiore a 18 anni e regione  33

Tavola 2 - Popolazione residente per grandi classi di età e regione  34

Tavola 3 - Minori stranieri residenti per genere e regione  35

Tavola 4 – Incidenza di povertà relativa delle famiglie, per regione e area geografica – ANNI 2008-2009  36

§      ISTAT – noi Italia, in noi-italia.istat.it37

Tasso di disoccupazione giovanile  37

Spesa per interventi e servizi sociali dei comuni singoli e associati per area di utenza e regione  38

§      Relazione sullo stato di attuazione della legge 285/1997, anno 2008, trasmessa al Parlamento il 5 agosto 2010, DOC CLXIII, n. 3. Capitolo 2. Allegato 1. Analisi dei format progettuali per città. Progetti finanziati nell'anno 2008. Città riservataria di Cagliari39

I servizi socio-educativi

§      Scheda Regione Sardegna, estratto da Dipartimento politiche per la famiglia, Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza - Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Monitoraggio del piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia: rapporto al 31 dicembre 2009  45

§      ISTAT, L’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia: anno scolastico 2008-2009, giugno 2010  46

Tavola 1.1 Gli asili nido: indicatori territoriali52

Tavola 1.2 Servizi integrativi e innovativi per la prima infanzia  53

Tavola 1.3 Servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia: utenti, spesa e compartecipazione degli utenti per regione  54

Tavola 1.5 I contributi e le rette per asili nido  55

Tavola 3.21 I servizi socio-educativi per la prima infanzia nella regione Sardegna  56

La dispersione scolastica e l’integrazione degli alunni disabili

§      ISTAT- noi Italia, in noi-italia.istat.it59

Giovani che abbandonano prematuramente gli studi per sesso e regioni59

Giovani Neet (Not in Education, Employment or Training) di 15-29 anni per sesso e regione  60

§      Save the children, L'Isola dei tesori:atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia.61

4.5. La dispersione scolastica  62

§      ISTAT, L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di I grado, statali e non statali.64

Docenti di sostegno, alunni con disabilità e numero medio di alunni per docente nella scuola statale per ordine scolastico e regione  64

§      Rapporto SVIMEZ 2010 sull’economia del Mezzogiorno, il Mulino, 2010, estratti dalla parte terza Capitolo XIII. I giovani meridionali e la crisi: processi formativi e accesso al lavoro  65

Minori stranieri non accompagnati

§      ANCI, Minori stranieri non accompagnati: Terzo Rapporto ANCI 2009, 2010  87

Tabella 4.19 – Numero di MSNA accolti in prima accoglienza per almeno un mese negli anni 2006, 2007 e 2008 per Regioni88

Tabella 4.23 – Numero di MSNA accolti in prima accoglienza che si sono resi irreperibili negli anni 2006, 2007 e 2008 per Regioni89

Tabella 4.24 – Numero di MSNA accolti in prima accoglienza nel 2008 per tipo di struttura e Regioni90

Tabella 4.28 – Numero di MSNA accolti in prima accoglienza nel 2008 per tipo di affidamento e Regioni91

Tabella 4.29 – Numero di MSNA accolti in prima accoglienza negli anni 2006, 2007, 2008 per Comune, fascia di età e genere  92

Tabella 5.3 – Numero di MSNA in seconda accoglienza negli anni 2006, 2007 e 2008 per Regioni93

Tabella 5.21 – Numero di MSNA in seconda accoglienza per almeno un mese negli anni 2006, 2007 e 2008 per Regioni94

Tabella 5.24 – Numero di MSNA accolti in seconda accoglienza negli anni 2006, 2007 e 2008 che si sono resi irreperibili per Regioni95

Tabella 5.25 – Numero di MSNA accolti in seconda accoglienza nel 2008 per tipo di struttura e Regione  96

Tabella 5.28 – Numero di MSNA accolti in seconda accoglienza nel 2008 e affidati per Regioni97

§      Save the children, I minori stranieri in Italia, 2010 – 2.3 I minori stranieri non accompagnati98

 


SIWEB

Politiche sociali per l’infanzia e per l’adolescenza

 


Gli interventi nazionali a sostegno dell'infanzia

In tema di competenze istituzionali sull’infanzia, le previsioni contenute nel decreto-legge n. 85/2008, convertito dalla legge n. 121/2008, hanno attribuito alla Presidenza del Consiglio dei ministri, presso il Dipartimento per le politiche della famiglia, unitamente al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le funzioni riguardanti l’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza[1] e quelle relative al Centro nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia e l’adolescenza,in particolare, per la predisposizione del Piano d’azione nazionale per l’infanzia[2].

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali monitora, inoltre, gli interventi e i progetti sperimentali finanziati dalla legge 28 agosto 1997, n. 285, recanteDisposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenzae ne predispone la Relazione annuale al Parlamento[3].

La legge n. 285 del 1997 ha istituito, al fine di realizzare interventi per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la socializzazione dell’infanzia e dell’adolescenza, il Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, finanziato, a decorrere dall'anno 1998, per circa 160 milioni di euro annui; in seguito all’approvazione della legge 8 novembre 2000, n. 328 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), il citato Fondo è confluito nel Fondo nazionale per le politiche sociali[4]

Dal 2008, una quota delle risorse del Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza[5]è assegnata ad uno specifico capitolo di bilancio, distinto dal Fondo nazionale per le politiche sociali, per un ammontare stabilito annualmente dalla legge finanziaria, e destinata ai cosiddetti 15 comuni “riservatari”  - Venezia, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Catania, Palermo e Cagliari. Per il 2009 la quota ripartita tra le suddette città riservatarie è stata pari a 43,905 milioni di euro; per il 2010 lo stanziamento previsto è pari a 39,964 milioni di euro, di cui circa un milione di euro per la città di Cagliari.

Le quindici città, che hanno da sempre costituito il nucleo fondante per le politiche della legge 285 del 1997, adottano le loro iniziative anche con il contributo del suddetto Centro nazionale e del Tavolo di coordinamento tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali e le medesime città riservatarie.

In tale contesto si inseriscono i seminari tecnici, per le città riservatarie, sia sugli aspetti finanziari sia su quelli relativi alle politiche per l’infanzia[6].

I progetti ammessidevono perseguire le seguenti determinate finalità:

-       la realizzazione di servizi di contrasto della povertà e della violenza;

-       la sperimentazione di servizi socio-educativi per la prima infanzia;

-       la realizzazione di servizi educativi e ricreativi per il tempo libero;

-       la realizzazione di azioni che promuovano l’esercizio dei fondamentali diritti civili, la migliore fruizione dell’ambiente urbano e naturale da parte di minori, lo sviluppo della qualità della vita per i minori, nel rispetto delle diversità culturali ed etniche;

-       la realizzazione di azioni che offrano un sostegno economico o attraverso servizi alle famiglie con uno o più minori portatori di handicap.

La legge prevede altresì che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è tenuto all’attivazione di un servizio di informazione, di monitoraggio e di supporto tecnico per le finalità previste, attraverso la collaborazione del Centro nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia. In tale ambito, è predisposta una banca dati dei progetti, realizzati a favore dell’infanzia e dell’adolescenza. Infine, il Ministro indice, periodicamente, almeno ogni tre anni, la Conferenza nazionale sull’infanzia e sull’adolescenza[7].

Per quanto riguarda più in generale gli interventi di assistenza, le linee guida della citata legge n. 328 del 2000 si collocano, anche per le specifiche azioni concernenti l’infanzia, in una prospettiva federalista, valorizzando, in particolare, il ruolo dei comuni, e assicurando, attraverso lo strumento della pianificazione,il coordinamento tra i diversi livelli istituzionali (Stato, regioni ed enti locali). In particolare:

-       spetta allo Stato l’individuazione dei livelli essenziali, da definirsi in sede di piano nazionale di assistenza, e la ripartizione annuale delle risorse;

-       alle regioni sono attribuiti compiti di programmazione, anche al fine di integrare i servizi in esame con quelli garantiti in altri settori (sanitario, scolastico, avviamento o reinserimento in attività lavorative ecc.) e di definire gli ambiti territoriali ottimali;

-       alle province è affidata la raccolta delle informazioni sulle conoscenze e sui bisogni in ambito provinciale ai fini del funzionamento del sistema informativo dei servizi sociali;

-       ai comuni è demandata la gestione delle competenze oggi frammentate in distinti settori d’intervento e la partecipazione al procedimento di definizione degli ambiti territoriali.

La legge mira quindi ad assicurare un sistema integrato di servizi sociali, al fine di promuovere e garantire qualità della vita e pari opportunità a tutti i cittadini, riducendo per quanto possibile le condizioni di disagio sociale.

Le risorse previste dalla legge, ripartite annualmente tra le regioni, sono quelle del Fondo nazionale per le politiche sociali, in cui tra l’altro, risultano, anche gli interventi per minori in situazioni di disagio, tramite il sostegno al nucleo familiare di origine e l'inserimento presso famiglie, persone e strutture comunitarie di accoglienza di tipo familiare, e per la promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Per il 2009, le risorse riparte tra le regioni ammontano a poco più di 518,226 milioni di euro, per il 2010, a 380,222 milioni di euro[8].

 


La programmazione regionale

La legge regionale 23/2005[9] disciplina il sistema integrato dei servizi alla persona sul territorio della Regione Sardegna, comprendente l'insieme delle attività di programmazione, realizzazione e valutazione dei servizi e delle prestazioni volte a favorire il benessere delle persone e delle famiglie in situazioni di bisogno sociale. Il Piano regionale dei servizi alla persona costituisce l'atto di programmazione con cui la Regione esercita le funzioni di indirizzo e valutazione del sistema integrato, mentre la programmazione locale e la realizzazione degli interventi è affidata agli enti locali, attraverso  il Piano locale unitario dei servizi (PLUS), secondo gli indirizzi indicati nel Piano regionale.

La predisposizione e attuazione del Plus, che ha durata triennale, sono affidate ai comuni associati, all’Azienda Usl e alla provincia, coadiuvati dagli altri soggetti istituzionali e sociali (quali le organizzazioni sindacali, di volontariato e di promozione sociale, la cooperazione sociale e ogni altra organizzazione non lucrativa presente nella comunità locale) che coordinano la loro azione ai fini del benessere sociale.

Il sistema integrato è finanziato con le risorse stanziate dai comuni, dalla Regione, dallo Stato e dall'Unione europea. Alla Regione spetta il compito di ripartire i finanziamenti tra gli enti locali in modo da assicurare la realizzazione dei livelli essenziali sociali e sociosanitari ed il cofinanziamento degli interventi di competenza dei comuni.

Tale ripartizione avviene sulla base di parametri individuati in relazione a:

a) i livelli essenziali sociali e sociosanitari da garantire su tutto il territorio regionale;

b) la situazione demografica, epidemiologica, territoriale e socio-economica dei vari ambiti;

c) gli standard qualitativi e quantitativi dei servizi e la loro omogeneità nel territorio regionale.

 

Le risorse regionali, statali e comunitarie confluiscono nell'apposito Fondo regionale per il sistema integrato dei servizi alla persona, il quale viene così ripartito:

§      una quota è assegnata ai singoli comuni per la realizzazione di interventi di promozione della comunità locale e per i servizi non compresi nella gestione associata. Tale quota è confluita nel fondo unico per il finanziamento del sistema delle autonomie locali, gestito dall'Assessorato degli Enti locali, finanze ed urbanistica;

§      una quota è assegnata sempre ai comuni per la gestione unitaria dei servizi, tenendo conto della modalità associativa prescelta. Tale quota è erogata all'ente gestore individuato dagli stessi comuni;

§      una quota è riservata alla Regione per il funzionamento del sistema informativo sociale, per il conferimento di incentivi oltre che per il finanziamento di azioni innovative-sperimentali e di progetti di interesse regionale.

 

L’articolo 34 della L.R. 23/2005 ha inoltre istituito l'Osservatorio regionale sulle povertà presso la Presidenza della Regione al fine di operare per l'individuazione di efficaci politiche di contrasto alla povertà in Sardegna.

 

Nell'ambito della programmazione generale si inserisce l'attuazione della  legge 285/1997. In particolare nel comune di Cagliari, una della città riservatarie come detto in precedenza, è in vigore il secondo Piano locale unitario dei servizi, nell'ambito del quale sono programmate le azioni e i progetti finanziati dalla legge 285. Le aree di intervento sono state le seguenti:

§      interventi socio-educativi per la prima infanzia e sperimentazione di servizi innovativi e/o alternativi agli asili-nidi;

§      servizi per la prima infanzia e attività estive;

§      prevenzione del disagio minorile.

Per una esposizione dei progetti finanziati nel 2008, si rinvia, in allegato, all'estratto dalla Relazione sullo stato di attuazione della legge 285/1997, presentata al Parlamento nell'agosto 2010[10].

 

Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza.

Con legge regionale 7 febbraio 2011 n. 8, la regione ha istituito il Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza. Il Garante, istituito presso il Consiglio regionale, ha funzioni sia di promozione di una cultura dell'infanzia e dell'adolescenza a tutela dei diritti dei minori, sia di vigilanza (ad esempio sull'applicazione nel territorio regionale delle convenzioni internazionali ed europee; sulla sulle condizioni dei minori a rischio di emarginazione sociale e sui fenomeni di discriminazione).

La legge prevede, tra l'altro, che ogni anno, entro il 30 settembre, il Garante presenti alla Commissione consiliare competente, un programma di attività con il relativo fabbisogno finanziario ed una relazione annuale, entro il 30 aprile, che illustri l'attività svolta e i risultati raggiunti.

 


I servizi socio-educativi

La legislazione

La Legge Regionale 23/2005[11] disciplina il sistema integrato dei servizi alla persona sul territorio della Regione Sardegna. In particolare, l’articolo 43 disciplina i termini per l’adozione dei regolamenti di attuazione.

Il successivo D.P.Reg. 22 luglio 2008, n. 4, Regolamento di attuazione dell'articolo 43 della legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23. Organizzazione e funzionamento delle strutture sociali, istituti di partecipazione e concertazione, reca le norme di dettaglio ed organizzative relative alla rete del sistema integrato dei servizi alla persona sul territorio della Sardegna. Il Capo V (artt. 20-26) è dedicato alle Strutture per la prima infanzia, ovvero alle diverse tipologie di  strutture e servizi educativi rivolti a bambine e bambini di età compresa fra tre mesi e tre anni, distinguendole, indipendentemente dalla denominazione dichiarata, in: nido d'infanzia e micronido; nido e micronido aziendale; sezioni primavera; servizi in contesto domiciliare; spazio bambini;ludoteca e centro per bambini e genitori.

La deliberazione n. 62/24 del 14 novembre 2008[12] ha infine definito i requisiti per l’autorizzazione al funzionamento delle strutture e dei servizi educativi per la prima infanzia.

 

Nido d'infanzia

Il nido viene definito come un servizio educativo e sociale che concorre, sostenendo le famiglie nella cura dei figli e nelle loro scelte educative, allo sviluppo psico-fisico, cognitivo, affettivo e sociale della bambina e del bambino di età compresa fra tre mesi e tre anni nel rispetto della loro identità individuale, culturale e religiosa. Al contempo, il nido d'infanzia promuove, avvalendosi di personale educativo professionalmente qualificato, l'educazione, la cura e la socializzazione delle bambine e dei bambini. Può prevedere modalità di funzionamento diversificate rispetto ai tempi di apertura e alla sua ricettività. La capacità ricettiva del nido può variare da un minimo di venti ad un massimo di sessanta posti. L'affidamento al nido d'infanzia comporta l'assistenza continua da parte di personale educativo secondo un orario di permanenza del bambino nella struttura previamente concordato con la famiglia, di norma non superiore a dieci ore al giorno.

Casella di testo: Personale
A ciascun nido deve essere assegnato personale educativo in modo da assicurare i seguenti rapporti minimi:
- un educatore ogni cinque bambini di età compresa fra i tre e i dodici mesi, elevabile a sei nel caso siano presenti, in prevalenza, bambini al di sopra degli otto mesi;
- un educatore ogni otto bambini di età compresa fra i dodici e ventiquattro mesi;
- un educatore ogni dieci bambini di età compresa tra i ventiquattro e i trentasei mesi.
In presenza di minori con disabilità il rapporto deve essere valutato di volta in volta a seconda dei bisogni del minore e concordato con i servizi competenti del’Azienda sanitaria locale. La Regione promuove l’integrazione dei minori con disabilità anche attraverso l’erogazione di contribuiti alle famiglie interessate.
I rapporti educatore-bambino devono essere sempre garantiti, ricorrendo alla sostituzione del personale assente

Casella di testo: Spazi
Gli spazi destinati alle attività dei bambini (pranzo e riposo, servizi igienici, aula gioco e per attività didattiche e psicomotorie) non possono essere inferiori a 6 mq per bambino (5,5 mq nel caso in cui la permanenza dei bambini sia inferiore alle sei ore giornaliere), a cui vanno aggiunti gli spazi per i servizi generali. Nel caso la struttura disponga di spazi esterni attrezzati, di dimensione pari ad almeno 50 mq e di 30 mq nei centri storici dei centri urbani, gli spazi per i bambini possono essere ridotti a 5,0 mq.
In ogni nido devono essere previsti i seguenti servizi generali: un ingresso dotato di ambiente filtro; cucina per la preparazione dei pasti per i bambini e il personale, con spazio dispensa. Qualora per la preparazione dei pasti sia previsto il ricorso a soggetti esterni alla struttura è necessaria l’esistenza di un ambiente arredato con attrezzatura minima indispensabile; servizi igienici per il personale e i genitori; spogliatoio per il personale.

Casella di testo: Organizzazione delle attività
I nidi devono dotarsi di un regolamento sulle modalità di funzionamento, quali i criteri per l’ammissione al nido e i relativi punteggi; le modalità di contribuzione al costo del servizio; il calendario annuale; l’orario giornaliero, prevedendo sezioni o contratti individuali a tempo pieno e a tempo parziale; le modalità di organizzazione, programmazione e verifica dell’attività educativa; i ruoli e le funzioni delle diverse figure professionali; le modalità di partecipazione delle famiglie alle attività quotidiane, alla programmazione educativa; le eventuali altre attività sperimentali o collaterali previste.
Gli orari sono flessibili; l’orario di permanenza del bambino è concordato con la famiglia, non è di norma superiore a dieci ore al giorno.

Micronido

Qualora le esigenze della comunità lo richiedano, possono essere istituiti dei micronidi che devono avere una capienza non inferiore ai sei posti e non superiore ai venti posti. Il micronido si differenzia dal nido tradizionale per la minore capacità ricettiva.

 

Nido e micronido aziendale;

Il nido collocato in ambito aziendale è denominato nido d'azienda o micronido aziendale. L'apertura dei nidi aziendali è concordata con l'ente locale di riferimento al fine di assicurare il coordinamento con la rete dei servizi per la prima infanzia presenti nel territorio, nonché il raccordo con i servizi sociali. Per l'organizzazione degli spazi interni e per il personale valgono le disposizioni previste per i nidi d'infanzia.

 

Sezioni primavera

Le sezioni primavera, sono rivolte esclusivamente a bambini di età compresa tra i ventiquattro e i trentasei mesi, sono istituite al’interno delle scuole d’infanzia o dei nidi e accolgono bambini di età tendenzialmente omogenea. Le sezioni hanno un orario di funzionamento flessibile che prevede un modulo orario di base (fino a 6 ore) e un orario prolungato (fino a 9 ore). Il numero di bambini per sezione deve essere contenuto e comunque non superiore alle 20 unità. I rapporto numerico tra personale educativo/bambini non può essere superiore a 1/10. Le sezioni primavera non possono essere attivate presso micronidi. Le sezioni sperimentali, accolgono bambini di età compresa tra i diciotto e i trentasei mesi. A queste sezioni è assegnato personale educativo, in modo da assicurare il rapporto di un educatore ogni nove bambini.

 

Servizi in contesto domiciliare

I servizi educativi in contesto domiciliare sono servizi sperimentali finalizzati a promuovere risposte flessibili e diversificate alle esigenze delle famiglie valorizzando le loro capacità auto organizzative.

La mamma accogliente è un servizio effettuato da una mamma che accoglie fino ad un massimo di tre bambini (di norma anche il proprio) di età compresa fra tre mesi e tre anni. II ruolo di mamma accogliente è svolto da persone in possesso di titolo specifico previsto per il ruolo di educatore di nidi d'infanzia, in assenza del quale è obbligatoria la frequenza di un percorso di sensibilizzazione e formazione di almeno 40 ore (comprensivo del tirocinio).

L'educatore familiare è un operatore, con titolo specifico, con esperienza lavorativa pregressa o tirocinio presso servizi educativi, che accudisce fino ad un massimo di tre bambini da tre mesi fino a tre anni. Il servizio può essere attivato presso il domicilio dell'educatore, della mamma o utilizzando ambienti messi a disposizione dalle famiglie dei bambini ospitati, enti pubblici, istituzioni religiose.

Casella di testo: In particolare l’abitazione deve essere dotata di certificazione relativa alla messa a norma degli impianti elettrici e di riscaldamento, di un bagno da utilizzare esclusivamente per i bambini, di una cucina abitabile, di spazi adeguati alla somministrazione dei pasti e di due stanze di cui una da dedicare a zona riposo e l’altra specificatamente organizzata per il gioco e la socializzazione dei bambini.
I Comuni che intendono attivare servizi educativi in contesto familiare devono assicurare la necessaria informazione alle famiglie e attivare la supervisione dei servizi attraverso operatori con titoli specifici che attestino l’adeguatezza degli spazi e la corretta conduzione del servizio attraverso la verifica periodica delle condizioni igienico-sanitarie, di sicurezza e dei locali nei quali vengono svolti i servizi. I Comuni devono altresì promuovere la formazione e il tirocinio del personale e istituire appositi albi nei quali iscrivere a domanda le mamme e gli educatori che abbiano concluso il periodo formativo e di sensibilizzazione.
Le famiglie possono accedere al servizio, di norma, attraverso cooperative sociali o associazioni di famiglie.
Per ogni bambino alla mamma che accoglie e al’educatore familiare è riconosciuto un compenso economico definito secondo criteri di congruenza ed equità rispetto alle rete dei nidi.

Spazio bambini

Gli spazi bambini sono servizi educativi e/o ricreativi destinati a bambini di età non inferiore ai dodici mesi, che non prevedono alcuna continuità nell'accoglienza dei bambini e hanno un tempo di frequenza, il mattino o il pomeriggio, ridotto nell'arco della giornata non superiore alle cinque ore e una ricettività massima non superiore ai trenta posti. L'accoglienza è articolata in modo da consentire una frequenza diversificata in rapporto alle esigenze dell'utenza. A differenza dei nidi d'infanzia, all'interno di tali servizi non è previsto il servizio mensa; devono comunque essere previsti spazi delimitati per la preparazione della merenda e per il riposo dei bambini che ne manifestino la necessità.

Ludoteca e centro per bambini e genitori

Le ludoteche sono servizi rivolti a bambini di età compresa, di norma, tra i tre e i dieci anni che favoriscono la socializzazione, il gioco collettivo, la sperimentazione di nuove situazioni relazionali. Consentono una frequenza diversificata, di norma nelle ore extrascolastiche. È previsto un servizio prestiti per giocattoli. I locali per le ludoteche e i centri per bambini e genitori non necessitano di particolari requisiti, devono essere, di norma, ubicati al piano terra, possibilmente con spazi esterni attrezzati. All'interno dei locali deve essere previsto un ambiente per riporre l'attrezzatura per il gioco e il materiale di consumo.

Le risorse

Il Piano straordinario di interventi per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi, approvato il 26 settembre 2007 in Conferenza Unificata con un’intesa tra il Governo, le regioni e le autonomie locali, al fine di favorire il conseguimento entro il 2010 dell'obiettivo comune europeo della copertura territoriale del 33% per la fornitura di servizi per l’infanzia (bambini al di sotto dei tre anni), come fissato dall’Agenda di Lisbona, ha previsto un piano di finanziamenti triennali.

In particolare, l’Intesa del 26 settembre 2007 ha destinato, per il triennio 2007-2009, 10.136.065,00 euro di risorse nazionali alla Regione Sardegna, mentre per lo stesso periodo il cofinanziamento regionale (attraverso i FAS) ammonta a euro 3.590.100,00[13].

Per il 2010, una quota del Fondo nazionale per le politiche della famiglia è stato destinato allo sviluppo del sistema integrato dei servizi per la prima infanzia,il riparto dei 100 milioni di euro è stato sancito conl’Intesa del 7 ottobre 2010[14]che ha destinato alla Sardegna euro 2.960.406,00.

Per l’esercizio finanziario 2010, l’Accordo quadro del 7 ottobre[15] sulle sezioni primavera assegna agli Uffici scolastici regionali 23.500.000 euro, rispettivamente a carico del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca per la quota di 18.500.000 euro e del Dipartimento delle Politiche per la famiglia per la quota di 5.000.000 di euro. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali si riserva di mettere a disposizione per l’esercizio 2010 una quota di risorse finanziarie determinata in base alle disponibilità di bilancio. La ripartizione in percentuale, calcolata sulla base delle quote di finanziamento statale erogate, per la Regione Sardegna corrisponde al 5,96%.

A tali risorse devono essere aggiunti 1.020.273 euro stanziati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento delle Pari Opportunità, in base all’Intesa in sede di Conferenza unificata del 29 aprile 2010

 

La deliberazione 40/17 del 2010[16] fornisce un quadro riassuntivo della programmazione regionale 2010-2011 del Piano straordinario per lo sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, fornendo al contempo un quadro degli interventi attuati. Il Piano, adottato nel 2008 e per il quale la Regione Sardegna disponeva di euro 15.673.765, comprensivi di risorse statali e cofinanziamento regionale, ha destinato la somma di euro 13.622.445 per contributi in conto capitale, ed in particolare per la realizzazione/ristrutturazione/ampliamento di strutture destinate alla prima infanzia nei Comuni del tutto privi di servizi per l’infanzia o con un numero di bambini residenti fra i 3 ed i 36 mesi superiori a 200 nonché per nidi d’infanzia gestiti da privati. La delibera ricorda altresì che nel 2009 sono stati impiegati euro 2.051.320 per contributi di parte corrente per l’avvio di servizi innovativi in contesto domiciliare, mamma accogliente ed educatore domiciliare, e per le sezioni sperimentali destinate ai bambini fra 18 e 36 mesi. I servizi innovati finanziati ed avviati sono stati complessivamente 53, di cui 29 in contesto domiciliare e 24 sezioni sperimentali

 

Si segnala infine il programma Ore preziose stabilito con la deliberazione 8/22 del 2009[17], che prevede l’erogazione alle famiglie, con almeno un genitore occupato, di un contributo per l’accesso ai servizi di cura per la prima infanzia. I contributi sono definiti in un importo massimo mensile di euro 250 per un massimo di 11 mesi all’anno per ciascun figlio e sono articolati sulla base delle soglie ISEE[18]. Il programma disponeva inizialmente di uno stanziamento pari a euro 9.000.000,00, successivamente incrementato di ulteriori euro 18.107.554,00; cifra corrispondente a tutte le risorse presenti nella Linea di attività b.1.3 del POR Sardegna 2007-2013.

Le rette degli asili nido

Le rette, su base regionale, si attestano su una media mensile di 260 euro, 23euro in più rispetto al 2007/2008 con una variazione del 10 per cento che risulta essere l’incremento più alto dell’intera penisola. In particolare, la città più cara è Nuoro con 285 euro di retta mensile, seguita da Oristano con rette che si attestano intorno a una media di euro 269, 50 - con una variazione rispetto alla media di 178 euro dell’anno 2007/2008 del 51% -, seguite da Sassari con 264 euro e da Cagliari con 220 euro[19].

I dati

Al 31 gennaio 2008, gli utenti dei servizi socio-educativi in Sardegna risultano 2.597 per un totale di spesa pari a 18.086.246 euro, con una percentuale di spesa sostenuta dagli utenti pari al 16 per cento. Per quanto riguarda gli asili nido, la percentuale dei comuni coperti dal servizio fornito dagli asili nido corrisponde al 14,1 per cento, con un indice di copertura del servizio (per cento residenti 0-2 anni) del 57 per cento. Sul versante dei servizi integrati, la percentuale di comuni coperti dal servizio è pari al 10,1 per cento, con un indice di copertura territoriale del servizio (per cento residenti 0-2 anni) del 36,0 per cento. Di conseguenza, la percentuale dei comuni coperta dai servizi socio-educativi risulta pari al 20,4 per cento con un indice di copertura territoriale complessivo (per cento residenti 0-2 anni)pari al 61,6 per cento[20].


La dispersione scolastica e l’integrazione degli alunni disabili

Come sottolineato dal Rapporto Svimez 2010, nel Mezzogiorno, negli ultimi quindici anni, è avvenuta una vera e propria rivoluzione che ha avuto al centro il mondo della scuola: almeno con riferimento all’istruzione primaria e secondaria. In tal senso, il divario tra nord e sud è stato colmato. Oggi la percentuale dei ragazzi del sud che ha conseguito il diploma è addirittura superiore a quella del nord. La tendenziale crescita dei tassi di partecipazione e di conseguimento dei titoli di studio ai diversi livelli di istruzione deriva anche dalla sensibile diminuzione del fenomeno degli abbandoni nella scuola dell’obbligo. Esso tuttavia mantiene ancora un certo rilievo nella scuola secondaria superiore, concentrandosi nei primi anni di corso, ed è più diffuso nei maschi e nelle famiglie numerose ed è inversamente correlato con la scolarità e la condizione socio-professionale dei genitori[21].

In Sardegna, la percentuale dei giovani che abbandonano prematuramente gli studi è passata dal 30,1 per cento del 2004 al 22,9 per cento del 2009 (a fronte di una media nazionale quasi costante che è passata dal 22,9 per cento del 2004 al 19,2 per cento del 2009).

Altro dato interessante è la percentuale dei c.d. Neet (Not in Education, Employment or Training) di 15-29 anni, che, in Sardegna, è aumentata nel quinquennio preso in esame passando dal 25,4 per cento del 2004 al 28,0 per cento del 2009 (a fronte di una media nazionale che nel quinquennio si è mantenuta quasi costante dal 21,1 per cento del 2004 al 21,2 per cento del 2009)[22].

Per quanto riguarda gli interventi regionali contro la dispersione scolastica e per l’integrazione degli alunni disabili, si ricorda che la legge finanziaria 2008[23] stanzia a favore dell'istruzione la somma complessiva di euro 33.000.000 per ciascuno degli anni 2008, 2009, 2010 e 2011, specificando all’articolo 4, comma 1, lettera a), che euro 10.000.000 sono destinati a un programma di interventi contro la dispersione scolastica e per favorire il diritto allo studio degli studenti disabili delle scuole di ogni ordine e grado della Sardegna, proseguendo una linea di intervento già prevista dalla legge finanziaria regionale 2007[24].

Come stabilito dalla delibera n. 41/9 del 2009[25] della Giunta regionale, per l’anno scolastico 2009/2010 sono stati stanziati euro 20.000.000,00 per interventi volti a favorire la crescita qualitativa del sistema regionale dell’istruzione. Le Linee guide[26] indicano i criteri generali per la presentazione, l’attuazione e la validazione dei progetti per il sostegno dell’autonomia organizzativa e didattica e contro la dispersione scolastica. Le azioni previste sono generalmente rivolte al miglioramento della qualità dell’offerta formativa e all’innalzamento dei livelli di apprendimento. Nello specifico vengono indicate attività preordinate al recupero degli alunni a rischio, al sostegno degli alunni diversamente abili ed al tutoraggio, orientamento e accompagnamento degli allievi degli istituti secondari superiori in occasione di stage presso le varie realtà produttive e culturali. Una ulteriore linea di intervento ipotizza un percorso didattico integrativo di quello curriculare, basato su attività pratiche presso le realtà aziendali regionali. Si ipotizzano pertanto cicli di esercitazioni diversificati a secondo dei cicli di istruzione, nei cantieri edili per gli studenti degli istituti per geometri e periti edili; nei laboratori chimici e nelle aziende metalmeccaniche, nelle aziende informatiche e della telecomunicazioni, nelle aziende ricettive e del turismo e nelle aziende agroalimentari per gli studenti dei vari istituti tecnici e professionali.

 

La legge finanziaria 2009[27] , all’articolo 3, comma 18, attribuisce agli enti locali la gestione dei servizi di supporto organizzativo per l’istruzione degli studenti con disabilità o in situazioni di svantaggio[28]. A tal fine è reso disponibile, per l’anno 2009, uno stanziamento di euro 5.000.000, da ripartirsi proporzionalmente al numero degli studenti con disabilità frequentanti le scuole dell’obbligo primarie e secondarie di primo grado e le secondarie di secondo grado di rispettiva competenza, sia statali che paritarie[29]. Lo stesso stanziamento è stato reso disponibile per il 2010 con l'obiettivo di promuovere e sostenere la piena inclusione in ambito scolastico degli studenti portatori di disabilità che, in base ai dati rilevati (fonte MIUR a.s. 2010 – 2011), risultano essere in Sardegna pari a 3.953[30].

 

Infine, la legge finanziaria regionale 2011[31] all’articolo 6, Piano straordinario per l'occupazione e per il lavoro, promuove un piano pluriennale di azioni volte fra l’altro alla riqualificazione ed il rafforzamento delle politiche di contrasto alla povertà e alla riduzione della dispersione scolastica con il potenziamento degli interventi per la scuola e la formazione. Per l'attuazione del Piano, che comprende anche interventi a sostegno dell’occupazione e per la riqualificazione delle aree rurali, è autorizzato uno stanziamento complessivo, nel periodo 2011-2014, di euro 200.000.000 che, data la situazione di particolare criticità del fenomeno della disoccupazione, in particolare di quella giovanile, e della dispersione scolastica, per l'anno 2011 impiega la somma di euro 65.000.000, di cui euro 20.000.000 a valere sulle risorse già destinate per le medesime finalità nella programmazione comunitaria 2007-2013 di cui ai fondi FESR e FSE, già iscritti nel bilancio della Regione per lo stesso anno. Sempre la finanziaria 2011 prevede la spesa di euro 200.000 per il funzionamento di una cabina di regia, istituita con Deliberazione n. 51/7 del 24 settembre 2008,, finalizzata al supporto dell'attività progettuale e laboratoriale delle istituzioni scolastiche nell'ambito degli interventi contro la dispersione scolastica per l'anno scolastico 2011-2012 e al monitoraggio delle attività didattiche con le medesime finalità attuate nel corso dell'anno scolastico 2009-2010.  

 

 

 


Minori nomadi[32]

Nel corso della XVI legislatura, le linee di intervento adottate dal Governo italiano nei confronti delle comunità nomadi, senza distinzione tra etnie, sono state articolate sul presupposto dello stato di emergenza dei campi nomadi, per la relativa situazione di degrado sociale e sanitario, e sulla conseguente esigenza di interventi per la realizzazione di strutture più adeguate, da sviluppare dopo il censimento degli abitanti dei campi esistenti[33]. Per Roma, Milano e Napoli, il censimento ha rilevato, nell’ottobre del 2008, l’individuazione complessiva di 167 accampamenti, di cui 124 abusivi e 43 autorizzati, ed è stata registrata la presenza di 12.346 persone, tra le quali 5.436 minori[34].  Successivamente, come chiarito dal Ministro dell’interno in sede di sindacato ispettivo presso la Camera dei deputati il 22 settembre 2010, il censimento ha portato all'individuazione di 361 campi abusivi abitati da 16.355 persone, per 2.657 delle quali, prive dei requisiti di permanenza in Italia, sono stati adottati provvedimenti di allontanamento[35].

 

Nel 2011, il numero totale degli abitanti Rom in Sardegna, difficilmente definibile con esattezza, data la condizione di nomadismo parziale delle comunità, è stimabile tra i 1.100 e i 1.200 persone, presenti lungo le principali vie di comunicazione stradale e nelle vicinanze dei maggiori centri abitati.

Le maggiori comunità Rom in Sardegna, si trovano, soprattutto, a Cagliari, con 300 persone, a Carbonia, con quattro clan di 70 persone, in area attrezzata per diversi prefabbricati, e con due clan di 15 persone, in area di sosta abusiva,  ad Olbia, con ventotto clan di 120 persone, presso due aree di sosta attrezzata, a Sassari, con quindici clan per oltre 100 persone, con area di sosta attrezzata, ad Alghero, per nove clan per circa 80 persone, a Portotorres, con dodici clan per circa 80 persone, e a San Nicola d'Arcidano (Oristano), con dodici clan per circa 90 persone. Altre comunità nomadi si trovano a Selargius (Cagliari), dieci clan per circa 50 persone, Monserrato (Cagliari), cinque clan per circa 50 persone, Oristano, in cui 23 persone abitano le case comunali, e Ghilarza (Oristano) con quattro clan per un totale di 40 persone.

Nella seguente mappa, sono indicati i luoghi dove sono presenti le comunità rom in Sardegna.

 

 

 

Per quanto riguarda la presenza dei minori nomadi in Sardegna, nonostante la difficoltà nella pratica delle rilevazioni delle comunità esistenti, per l'esperienza maturata, da parte di Opera nomadi, in Sardegna e in Italia, si può affermare che il numero dei minori oscilla tra il 50 ed il 70 per cento del totale delle presenze per ogni comunità.

La legislazione regionale in vigore - legge 9 marzo 1988 n. 9 - prevede la tutela dell'etnia e della cultura dei nomadi, attraverso disposizioni relative all’occupazione, alla scolarizzazione, alla tutela della salute e all’organizzazione dei campi. L’attuazione della legge è affidata ai comuni, in cui si trovano le comunità nomadi, ed esercitano i loro interventi, singolarmente, sulla base del numero dei Rom residenti nel loro territorio.

Per quanto riguarda l’inserimento lavorativo e l’integrazione sociale dei nomadi, nell’ambito delle finalità individuate dal Programma Operativo Regionale del Fondo Sociale Europeo (Por/Fse)[36], i progetti attualmente attivi,ad opera di enti e associazioni, derivano dal bando della regione Sardegna “Ad Altiora del Por/Fse 2007-2013, linea 3-povertà”, riguardante in particolare i finanziamenti previsti per l'inclusione sociale e lavorativa di persone in condizioni di estrema povertà. In particolare, l'Opera Nomadi Nazionale partecipa, come capogruppo, a due progetti di inserimento lavorativo denominati “promuovere l'inserimento a Oristano” e “promuovere l'inserimento nel Nuorese”,  con i quali si intende inserire venti persone Rom nelle aziende delle province interessate, sostenendo i singoli e le famiglie, attraverso borse lavoro e specifici accordi, anche al fine di garantire la frequenza scolastica dei minori figli dei soggetti partecipanti. Altri due progetti, in carico ad Opera Nomadi, denominati “rompere il pregiudizio” e “rompere la discriminazione”, intendono, rispettivamente, accrescere le conoscenze delle donne Rom, in materia di igiene personale, cura dei neonati, e alimentazione, e realizzare un documentario, interpretato da attori Rom, per raccontare la cultura e le vicissitudini quotidiane di queste comunità.  

Si sottolinea infine che, a parte le azioni, operate in passato e ormai concluse, a favore di minori e famiglie, nell’ambito di servizi di sostegno alla scuola e di buone pratiche per l'integrazione, attualmente, non si segnalano interventi significativi in Sardegna, ad eccezione delle politiche sociali portate avanti, con successo, nei comuni di San Nicola d'Arcidano e di Macomer, dove l'integrazione, il sostegno da parte degli assistenti sociali e il coinvolgimento delle amministrazioni comunali risultano costanti nel tempo.

 

 

 

 

 


Minori stranieri non accompagnati

Base normativa

Nel nostro ordinamento le disposizioni in materia di minori stranieri non accompagnati sono contenute principalmente nel testo unico sull’immigrazione (articoli 32 e 33 del decreto legislativo n. 286 del 1998) e nel regolamento del Comitato minori stranieri (D.P.C.M. n. 535 del 1999) che svolge compiti di vigilanza e coordinamento sulle modalità di soggiorno dei minori stranieri temporaneamente ammessi sul territorio dello Stato con funzioni di tutela dei relativi diritti. Specifiche disposizioni sul diritto di asilo dei minori non accompagnati sono previste dal decreto legislativo 251 del 2007 (art. 28), dal decreto legislativo n. 25 del 2008 (art. 19) e dalla direttiva del Ministero dell’interno del 7 dicembre 2006.

Status giuridico

Per minore non accompagnato si intende il minorenne senza cittadinanza italiana (o di altro Paese dell’Unione Europea) che non ha presentato domanda di asilo politico e che si trova nel territorio dello Stato privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili. In base all’articolo 6 del DPCM n. 535/99, al minore non accompagnato sono garantiti i diritti relativi al soggiorno temporaneo, alle cure sanitarie, all'avviamento scolastico e alle altre provvidenze disposte dalla legislazione vigente. Alla tutela dell’effettivo esercizio di tali diritti è preposto il Comitato per i minori stranieri, organismo statale operante presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

I minori non accompagnati e gli enti locali

Come rilevato dal Terzo Rapporto Anci sui Minori stranieri non accompagnati (MSNA), la questione della loro protezione ed accoglienza si è posta, in Italia, sin dalla fine degli anni Novanta. L’impatto della presenza di minori soli sui territori comunali ha infatti determinato una revisione del sistema di welfare a loro dedicato, condizionandone gli aspetti organizzativi e professionali. Tale fenomeno risulta evidente dalla lettura degli indicatori: dei 15.600 minori accolti in Italia nei servizi residenziali al 31 dicembre 2007, il 31%, ovvero 1 minore su 3, era straniero, quando solo otto anni prima l’incidenza di minori stranieri sul totale degli accolti era del 18%. Conseguentemente, si è ridotta la presenza di minori di genere femminile (dal 47% del 1999 al 41% del 2007) mentre si è registrato un significativo incremento degli adolescenti prossimi alla maggiore età (l’incidenza dei 15-17enni accolti nei servizi è cresciuta dal 31% del 1999 al 42% del 2007).

Gli enti locali, soprattutto i Comuni, sono stati fortemente coinvolti dal fenomeno, al quale hanno dovuto far fronte attraverso la rete dei servizi chiamati a coordinare gli interventi di accoglienza. Nelle diverse realtà locali, la presa in carico dei minori non accompagnati risulta differenziata a seconda dello stato giuridico del minore e delle diverse modalità di intervento. In particolare, l’accoglienza dei MSNA comprende due fasi: prima o pronta accoglienza e seconda accoglienza, nella quale un ruolo maggiore viene svolto dai servizi sociali.

La prima accoglienza è provvisoria, ha una durata massima di novanta giorni e si propone di offrire al minore non accompagnato un ricovero immediato e temporaneo. Nella fase di pronta accoglienza prevalgono le strutture private e le strutture convenzionate[37]. La prassi seguita dai servizi sociali privilegia l’immediato ricovero e l’accertamento dell’identità del minore, a cui fanno seguito le segnalazioni alle autorità competenti (Giudice Tutelare, Comitato per i minori stranieri e Questura), l’accertamento dell’età e l’attivazione di adeguati interventi di supporto. Risulta invece residuale la quota di Comuni che dichiarano di attivare come primi interventi il contatto con la famiglia, la richiesta di nomina del tutore e la richiesta di permesso di soggiorno o di rimpatrio del minore. A seguito della segnalazione al Comitato per i Minori Stranieri, al minore viene rilasciato un permesso di soggiorno per minore età che lo pone in condizione regolare. Durante la permanenza in struttura, il responsabile del centro ed i servizi sociali avviano le misure di inserimento socio-educativo, quali corsi di alfabetizzazione o di inserimento scolastico. Occorre ricordare che non tutte le strutture di prima accoglienza offrono interventi adeguati, e a dimostrazione della problematicità della prima accoglienza risulta rilevante il dato relativo ai minori che si rendono irreperibili (40,1 %, a fronte della percentuale del 23, 3 per cento di irreperibili per la seconda accoglienza).

Trascorso il periodo di pronta accoglienza, se non vengono identificati i parenti, non viene disposto il rimpatrio assistito e nessuna possibilità di convivenza con connazionali o italiani è maturata, viene elaborato dai servizi sociali un progetto educativo a lungo termine ed individuata la struttura di seconda accoglienza più idonea, in base alle necessità del minore ed al progetto educativo per lui formulato, nella quale il minore possa rimanere sino al raggiungimento della maggiore età. Le comunità residenziali presenti sul territorio italiano nelle quali vengono collocati i minori stranieri non accompagnati nella seconda fase di accoglienza sono soprattutto strutture per minori di tipo educativo e familiare gestite dal privato sociale. L’accompagnamento educativo si struttura intorno a percorsi formativi e lavorativi dipendenti dalle offerte territoriali. In questa fase di transizione, il ruolo dei servizi sociali è determinante per la conversione del permesso di soggiorno, ma anche per progettare e realizzare gli interventi di accompagnamento all’uscita[38].

L’indagine Anci rileva come quasi il 56 per cento del totale dei minori accolti in strutture di seconda accoglienza si trovi in Friuli Venezia Giulia, Lazio e Sicilia, la quale accoglie quasi il 29 per cento dei minori sul totale nazionale. In continuità con gli anni precedenti, l’aumento più significativo è stato registrato al Sud (+134 per cento), seguito dal Centro (+20 per cento), ma dopo la Sicilia le regioni nelle quali si rileva un aumento significativo dei minori accolti sono la Toscana, la Calabria, la Sardegna, la Basilicata, la Puglia e la Liguria, mentre al contrario le regioni Piemonte (-62,4 per cento), Lombardia (-47,7 per cento) ed Emilia-Romagna (-28 per cento) censiscono una sostanziale riduzione nel numero dei minori inseriti in seconda accoglienza.

Nel 2008 è stato avviato il Programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati, con l’obiettivo generale di attivare un sistema coordinato a livello centrale e diffuso sull’intero territorio nazionale volto a sperimentare, tra i Comuni, modalità standardizzate di presa in carico e integrazione dei minori stranieri non accompagnati, con particolare riguardo alla fase di pronta accoglienza. La rete delle città coinvolte nel Programma condivide dunque procedure e metodologie di intervento, con l’intento che possano rappresentare buone prassi da diffondere su scala nazionale. Da marzo 2010 il Programma ha visto l’avvio di una II Fase finalizzata sia al consolidamento della rete già costituita, sia al suo ampliamento attraverso l’ingresso di nuovi Comuni capoluoghi di provincia, arrivando a comprendere complessivamente 32 Comuni titolari di progetto, incluse le grandi città metropolitane dove la presenza dei MSNA è particolarmente rilevante. Tra queste: Milano, Torino, Genova, Venezia, Roma, Napoli e Bari. Nessun Comune della Regione Sardegna rientra nel Programma.

 

 

 

 


Allegati

 


Indicatori statistici

 


Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza -Istituto degli Innocenti di Firenze; tavole statistiche, ottobre 2010

 

 


 

 

 

Tavola 1 - Popolazione residente per classe di età inferiore a 18 anni e regione

 

 

 


 

Tavola 2 - Popolazione residente per grandi classi di età e regione

 

 


 

Tavola 3 - Minori stranieri residenti per genere e regione

 

 


 

Tavola 4 – Incidenza di povertà relativa delle famiglie, per regione e area geografica – ANNI 2008-2009

 

 

 


ISTAT – noi Italia, in noi-italia.istat.it

 

 


 

 

Tasso di disoccupazione giovanile

 

 


 

 

Spesa per interventi e servizi sociali dei comuni singoli e associati per area di utenza e regione

 

 


Relazione sullo stato di attuazione della legge 285/1997, anno 2008, trasmessa al Parlamento il 5 agosto 2010, DOC CLXIII, n. 3. Capitolo 2. Allegato 1. Analisi dei format progettuali per città. Progetti finanziati nell'anno 2008. Città riservataria di Cagliari

 

 


I servizi socio-educativi

 


Scheda Regione Sardegna, estratto da Dipartimento politiche per la famiglia, Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza - Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Monitoraggio del piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia: rapporto al 31 dicembre 2009

 

 

 


ISTAT, L’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia: anno scolastico 2008-2009, giugno 2010

 

 

 


 

Tavola 1.1 Gli asili nido: indicatori territoriali

 

 


 

Tavola 1.2 Servizi integrativi e innovativi per la prima infanzia: utenti, spesa e compartecipazione degli utenti per regione

 


 

Tavola 1.3 Servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia: indicatori territoriali (inserire mappa)

 


 

Tavola 1.5 I contributi e le rette per asili nido

 


 

Tavola 3.21 I servizi socio-educativi per la prima infanzia nella regione Sardegna

 

 

 

 


La dispersione scolastica e l’integrazione degli alunni disabili

 


ISTAT- noi Italia, in noi-italia.istat.it

 

 


 

Giovani che abbandonano prematuramente gli studi per sesso e regione

 

 


 

Giovani Neet (Not in Education, Employment or Training) di 15-29 anni per sesso e regione

 

 


Save the children, L'Isola dei tesori:atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia.

 


 

 

4.5. La dispersione scolastica

 

 


ISTAT, L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di I grado, statali e non statali.

 


 

 

Docenti di sostegno, alunni con disabilità e numero medio di alunni per docente nella scuola statale per ordine scolastico e regione

 

 

 


Rapporto SVIMEZ 2010 sull’economia del Mezzogiorno, il Mulino, 2010, estratti dalla parte terza
Capitolo XIII. I giovani meridionali e la crisi: processi formativi e accesso al lavoro

 


Minori stranieri non accompagnati

 


ANCI, Minori stranieri non accompagnati: Terzo Rapporto ANCI 2009, 2010

 


 

Tabella 4.19 – Numero di MSNA accolti in prima accoglienza per almeno un mese negli anni 2006, 2007 e 2008 per Regioni

 

 


 

Tabella 4.23 - Numero di MSNA accolti in prima accoglienza che si sono resi irreperibili negli anni 2006, 2007, 2008 per Regioni

 


 

Tabella 4.24 - Numero di MSNA accolti in prima accoglienza nel 2008 per tipo di struttura e Regioni

 


 

Tabella 4.28 – Numero di MSNA accolti in prima accoglienza nel 2008 per tipo di affidamento e Regioni

 

 

 


 

Tabella 4.29 - Numero di MSNA accolti in prima accoglienza negli anni 2006, 2007, 2008 per Comune, fascia di età e genere

 


 

Tabella 5.3 –  Numero di MSNA in seconda accoglienza negli anni 2006, 2007 e 2008 per Regioni

 

 


 

Tabella 5.21- Numero di MSNA in seconda accoglienza per almeno un mese negli anni 2006, 2007 e 2008 per Regioni

 

 


 

Tabella 5.24 - Numero di MSNA accolti in seconda accoglienza negli anni 2006, 2007, 2008 che si sono resi irreperibili per Regioni

 

 


 

Tabella 5.25 - Numero di MSNA accolti in seconda accoglienza nel 2008 per tipo di struttura e Regione

 


 

Tabella 5.28 - Numero di MSNA accolti in seconda accoglienza nel 2008 e affidati per Regioni

 

 


Save the children, I minori stranieri in Italia, 2010 – 2.3 I minori stranieri non accompagnati

 

 

 

 



[1]    Istituito dalla legge n. 451del 1997 ed  attualmente regolato dal DPR 14 maggio 2007 n. 103.

[2]    Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva 2002-2004, pubblicato nel 2005.

[3]    L’ultima Relazione presentata al Parlamento riguarda i dati dell’anno 2007 ed è stata presentata nel luglio 2009, DOC. CLXIII, n. 2.

[4]    L’articolo 20 della legge n. 328 del 2000 ha istituito e regolamentato il Fondo nazionale per le politiche sociali.

[5]    Vedi l’articolo 1, comma 1258, della legge 27 dicembre 2006 n. 296 (legge finanziaria 2007), come modificato dall’articolo 2, comma 470, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008).

[6]    Su tali aspetti, approfondisci su www.minori.it. 

[7]    Tenutasi a Napoli alla fine del 2009.

[8]    Decreto 25 novembre 2009, (Riparto del Fondo nazionale per le politiche sociali - anno 2009) e decreto 4 ottobre 2010, (Riparto del Fondo nazionale per le politiche sociali - anno 2010).

[9]    L.R. 23 dicembre 2005, n. 23, Sistema integrato dei servizi alla persona. Abrogazione della legge regionale n. 4 del 1988 (Riordino delle funzioni socio-assistenziali).

[10]   Relazione sullo stato di attuazione della legge 285/1997, anno 2008, trasmessa al Parlamento il 5 agosto 2010, DOC CLXIII, n.3. Capitolo 2. Allegato 1. Analisi dei format progettuali per città.  Progetti finanziati nell'anno 2008. Città riservataria di Cagliari.

[11]   L.R. 23 dicembre 2005, n. 23, Sistema integrato dei servizi alla persona. Abrogazione della legge regionale n. 4 del 1988 (Riordino delle funzioni socio-assistenziali).

[12]   Delibera del 14 novembre 2008, n. 62/24, Requisiti per l’autorizzazione al funzionamento delle strutture e dei servizi educativi per la prima infanzia. Approvazione definitiva

[13]   Per l’utilizzo delle risorse, vedi nella sezione Allegati la Scheda regionale dedicata alla Sardegna nel Monitoraggio del piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia: rapporto al 30 giugno 2009, pagg. 183-186.

[14]   Conferenza unificata, Intesa, ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il sottosegretario presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri delegato alle politiche della famiglia e le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, , le Province, i Comuni e le Comunità montane, in merito al riparto della quota del Fondo per le politiche della famiglia a favore dei servizi socio-educativi della prima infanzia e di altri interventi a favore delle famiglie, 7 ottobre 2010.

[15]   Conferenza Unificata, Accordo quadro per la realizzazione di un’offerta di servizi educativi a favore dei bambini dai due ai tre anni, volta a migliorare tra nido e scuola dell’infanzia e a concorrere allo sviluppo territoriale dei servizi socio-educativi 0-6 anni, 7 ottobre 2010.

[16]   Deliberazione del 16 novembre 2010, n. 40/17, Legge n. 296/2006, art. 1, comma 1259. Piano straordinario per lo Sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia. Programmazione 2010-2011.

[17]   Deliberazione del 4 febbraio 2009, n. 8/22, Interventi a favore delle famiglie per la conciliazione dei tempi di lavoro con la cura familiare (POR FSE 2007-2013 – Asse I Adattabilità). Euro 9.000.000

[18]   Il contributo di priorità è fissato a 250 euro mensili, indipendentemente dalla soglia ISEE, per i genitori di un bambino con handicap grave; per genitori portatori di handicap grave; genitori di altri figli portatori di handicap grave (tutte le fattispecie sono riconducibili alla L. 104/1992) o per genitori che costituiscono col bambino una famiglia monoparentale.

[19]   Tutti i dati della sezione sono tratti dal Dossier Asili nidi comunali dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, gennaio 2010.

[20]   Vedi in allegato Tavola 3.21 – I servizi socio-educativi per la prima infanzia nella Regione Sardegna, estratto da Istat, L’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia: anno scolastico 2008-2009, giugno 2010

[21]   Rapporto Svimez 2010 sull’economia del Mezzogiorno, il Mulino, 2010 – Estratti nella sezione Allegati.

[22]   I dati qui sinteticamente riportati sono contenuti nella sezione Allegati. 

[23]   Art.4 comma 1 lett. a) della L.R. 5 marzo 2008, n. 3, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2008).

[24]   L.R. 29 maggio 2007, n. 2, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2007). In particolare, l’aticolo 27, comma 2, autorizza la spesa di euro 10.000.000, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, per un programma di interventi contro la dispersione scolastica a favore delle scuole di ogni ordine e grado della Sardegna.

[25]   Delibera del 8 settembre 2009, n. 41/9, L.R. 5.3.2008 n. 3, art. 4, comma 1, lett. a). Interventi a favore delle scuole pubbliche di ogni ordine e grado della Sardegna, per il sostegno dell’Autonomia organizzativa e didattica, per interventi contro la dispersione scolastica. Programmazione anno scolastico 2009/2010. Stanziamento totale € 20.000.000. UPBS 02.01.001- Cap. SC02.0013 del Bilancio regionale 2009.

[26]   Decreto dell'Assessore della Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport del 26 ottobre 2009 n.48/1666/GAB, L.R. 14.05.2009 n° 2 e L.R. 5 marzo 2008 n.3 art. 4 comma 1 lett.a). Interventi a favore delle scuole pubbliche di ogni ordine e grado della Sardegna per il sostegno dell’Autonomia organizzativa. Anno scolastico 2009-2010. Euro 19.800.000 UPB S02.01.001Cap.SC02.0013. Bilancio 2009 - Allegato B.

[27]   L.R. 14 maggio 2009, n. 1, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2009).

[28][28]         Ai sensi dell’articolo 73 della L. R. 12 giugno 2006, n. 9, Conferimento di funzioni e compiti agli enti locali.

[29]   Delibera della Giunta Regionale n. 51/40 del 17/11/2009, Interventi per il supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni con disabilità. Anno scolastico 2009-2010. Esercizio finanziario 2009. Disponibilità finanziaria euro 5.000.000.

[30]   Delibera del 18 ottobre 2010, n. 34/16, L.R. 5.3.2008, n. 3, art. 4, comma 1 lett.a, come modificata con L.R. 14.5.2009 n. 1, art. 3, comma 18. Interventi a favore degli enti locali per il supporto organizzato del servizio di istruzione per gli alunni con disabilità. Anno scolastico 2010-2011. Esercizio finanziario 2010. UPB S02.01.006 - Posizione finanziaria SC02.0101. Disponibilità finanziaria euro 5.000.000.Dettaglio Delibera n. 34/16 del 2010

[31]   L.R. 19 gennaio 2011, n. 1, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2011)

[32]   I dati presenti nel seguente testo sono stati comunicati dall’Opera nomadi Sardegna.

[33]   Le regioni interessate sono state: Lazio, Lombardia e Campania. I prefetti di Roma, Milano e Napoli sono stati nominati commissari delegati con ordinanze di protezione civile, nn. 3676, 3677 e 3678 del 30 maggio 2008 del Presidente del Consiglio dei Ministri, successivamente prorogate fino al 31 dicembre 2010.

[34]    Dati contenuti nel rapporto del 22 ottobre 2008 dei Prefetti delle tre città al Ministro dell’interno (fonte sito del Ministero dell’interno. Dal medesimo sito risulta che almeno altrettanti nomadi rispetto a quelli censiti, circa 12.000, si sono allontanati dai campi dall'inizio di giugno 2008).

[35]    Camera dei deputati, Interrogazioni a risposta immediata (Risultati conseguiti dal Governo in ordine alla questione dei campi nomadi abusivi ed iniziative in ambito comunitario per la revisione della disciplina della libera circolazione - n. 3-01239), intervento del Ministro dell’interno, Seduta del 22 settembre 2010.

[36]   Il Programma operativo Regionale del Fondo Sociale Europeo (POR Fse) è il documento con cui la Regione Sardegna programma, per il periodo 2007-2013, le risorse del Fondo Sociale Europeo, dedicate al rafforzamento della coesione economica e sociale. Il POR FSE è stato elaborato in coerenza con gli Orientamenti Strategici e i Regolamenti Comunitari e con le disposizioni del Quadro Strategico Nazionale. Il Documento Strategico Regionale (Dsr) e il Piano di Sviluppo Regionale (Psr) hanno contribuito a dare una dimensione locale al documento e ad individuare le priorità e gli obiettivi da raggiungere nel corso della programmazione 2007-2013. Il Por FSE è stato approvato con Decisione Comunitaria C(2007) 6081 del 30 novembre 2007, e beneficia di 729,29 milioni di euro.

[37]   Cfr. European Migration Network, Ministero dell’Interno, Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, Direzione Centrale per le Politiche dell’Immigrazione e l’Asilo, Idos/Dossier Statistico Immigrazione, Rapporto EMN Italia. Minori non accompagnati in Italia: aspetti quantitativi e politiche in materia di accoglienza, rimpatrio e integrazione, marzo 2010

[38]   Giovanetti, M., Le politiche e le pratiche locali di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati in Italia, in Minori giustizia : rivista interdisciplinare di studi giuridici, psicologici, pedagogici e sociali sulla relazione fra minorenni e giustizia 3/2008