Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari sociali
Titolo: Politiche sociali per l'infanzia e per l'adolescenza - Missione a Palermo della Commissione infanzia 14 ottobre 2010
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 164
Data: 06/10/2010
Descrittori:
GIOVANI   INFANZIA
PALERMO - Prov, SICILIA   SERVIZI SOCIALI
Organi della Camera: XII-Affari sociali
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Politiche sociali per l’infanzia e per l’adolescenza

Missione a Palermo della Commissione infanzia
14 ottobre 2010

 

 

 

 

 

 

n. 164

 

 

 

6 ottobre 2010

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi

Dipartimento Affari sociali

( 066760-3266 – * st_affarisociali@camera.it

Area osservatorio legislativo e parlamentare – Sezione Affari regionali

( 066760-9265 – * st_regioni@camera.it

 

 

 

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File: AS0216.doc

 


INDICE

Schede di lettura

Le competenze Istituzionali e gli interventi normativi statali a sostegno dell’infanzia  7

§      I servizi socio-educativi: quadro nazionale  10

Le politiche a sostegno dell’infanzia della Regione siciliana  17

§      I servizi socio-educativi nella Regione siciliana  19

Condizioni economiche e sociali dei minori in Sicilia: alcuni indicatori statistici22

Allegati

Politiche regionali

§      Regione siciliana, Relazione in merito alle iniziative intraprese dalla Regione Sicilia in materia di prevenzione, assistenza e tutela dei minori dallo sfruttamento sessuale e dall’abuso sessuale, a cura della dr.a Grazia Genduso, Dirigente Servizio 13 - Promozione e tutela della condizione minorile e giovanile  27

§      Regione siciliana, Relazione relativa alle comunità  alloggio per minori sottoposti a provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, a cura della dr.a Gabriella Garifo, Responsabile del Servizio ‘Famiglia e relativo osservatorio permanente  33

§      Regione siciliana, Tabella Programmazione finanziaria 2010-2012 – Area minori ed infanzia, a cura della dr.a La Rosa, Responsabile del Servizio ‘Coordinamento dei distretti e servizi socio sanitari37

§      Regione siciliana, Elenco della normativa della Regione siciliana in materia di minori fuori famiglia e in materia di adozioni, a cura della dr.a La Rosa, Responsabile del Servizio ‘Coordinamento dei distretti e servizi socio sanitari38

§      Regione siciliana, Elenco delle strutture di accoglienza per minori e posti disponibili, a cura della dr.a La Rosa, Responsabile del Servizio ‘Coordinamento dei distretti e servizi socio sanitari41

§      Scheda Regione Sicilia estratto da Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza - Istituto degli Innocenti di Firenze, Monitoraggio del piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia: rapporto al 30 giugno 2009  54

Indicatori statistici e Rapporti

§      Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza -Istituto degli Innocenti di Firenze; tavole statistiche, luglio 2010  59

Tavola 1 - Popolazione residente per classe di età inferiore a 18 anni e regione  59

Tavola 2 - Popolazione residente per grandi classi di età e regione  60

Tavola 3 - Minori stranieri residenti per genere e regione  61

Tavola 4 - Minori stranieri non accompagnati secondo la regione di accoglienza e l'identificazione  62

Tavola 5 – Incidenza di povertà relativa delle famiglie, per regione e area geografica – ANNI 2008-2009  63

§      ISTAT, 46. Tasso di disoccupazione giovanile, estratto da noi Italia, in http://noi-italia.istat.it/64

§      Ministero della Pubblica istruzione, Servizio statistico; Grafico 2. Percentuale di 18-24enni con la sola licenza media ITALIA – anni 2006-2007, estratto da La dispersione scolastica - Indicatori di base, anno scolastico 2006/07; Maggio 2008  66

§      ISTAT, L’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia: anno scolastico 2008-2009, giugno 2010 

Tavola 1.1 Gli asili nido: indicatori territoriali – anno 2008  67

Tavola 1.3 Servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia: indicatori territoriali – anno 2008  68

Tavola 3.20 I servizi socio-educativi per la prima infanzia nella regione Sicilia  69

§      Rapporto SVIMEZ 2010 sull’economia del Mezzogiorno, il Mulino, 2010, estratti dalla parte terza 

Capitolo XI.3. Persone e famiglie a rischio di povertà; 4. La crisi del 2008-2009  70

Capitolo XIII.1. Tassi di scolarità e dispersione; 3. Il divario territoriale nella performance scolastica  77

§      Save the Children, Accoglienza dei minori in arrivo via mare: 2° rapporto di monitoraggio delle comunità alloggio per minori in Sicilia, aprile 2010  87

 

 


SIWEB

Schede di lettura

 


Le competenze Istituzionali e gli interventi normativi statali a sostegno dell’infanzia

In tema di competenze istituzionali sull’infanzia, le previsioni contenute nel decreto-legge n. 85/2008, convertito dalla legge n. 121/2008, hanno attribuito alla Presidenza del Consiglio dei ministri, presso il Dipartimento per le politiche della famiglia, unitamente al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le funzioni riguardanti l’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza[1] e quelle relative al Centro nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia e l’adolescenza,in particolare, per la predisposizione del Piano d’azione nazionale per l’infanzia[2].

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali monitora, inoltre, gli interventi e i progetti sperimentali finanziati dalla legge 28 agosto 1997, n. 285, recanteDisposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenzae ne predispone la Relazione annuale al Parlamento[3].

La legge n. 285 del 1997 ha istituito, al fine di realizzare interventi per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la socializzazione dell’infanzia e dell’adolescenza, il Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, finanziato, a decorrere dall'anno 1998, per circa 160 milioni di euro annui.

In seguito all’approvazione della legge 8 novembre 2000, n. 328 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), il  Fondo è confluito nel Fondo nazionale per le politiche sociali[4]

Dal 2008, una quota delle risorse del Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza[5]è assegnata ad uno specifico capitolo di bilancio, distinto dal Fondo per le politiche sociali, per un ammontare stabilito annualmente dalla legge finanziaria, e destinata ai cosiddetti 15 comuni “riservatari”  - Venezia, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Catania, Palermo e Cagliari.

Per il 2009 la quota ripartita tra le suddette città riservatarie è stato pari a circa 44 milioni di euro, mentre per il 2010 lo stanziamento previsto nella tabella di bilancio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, è pari a circa 40 milioni di euro[6].

Le quindici città, che hanno da sempre costituito il nucleo fondante per le politiche della legge 285 del 1997, adottano le loro iniziative anche con il contributo del suddetto Centro nazionale e del Tavolo di coordinamento tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali e le medesime città riservatarie, nell’intento di condividere opportunità di tragitto comune tra varie istituzioni.

In questo contesto si inseriscono i seminari tecnici, per le città riservatarie, sia sugli aspetti finanziari sia su quelli relativi alle politiche per l’infanzia[7].

Per quanto riguarda i progetti ammessi, gli stessi devono perseguire le seguenti determinate finalità:

-       la realizzazione di servizi di contrasto della povertà e della violenza;

-       la sperimentazione di servizi socio-educativi per la prima infanzia;

-       la realizzazione di servizi educativi e ricreativi per il tempo libero;

-       la realizzazione di azioni che promuovano l’esercizio dei fondamentali diritti civili, la migliore fruizione dell’ambiente urbano e naturale da parte di minori, lo sviluppo della qualità della vita per i minori, nel rispetto delle diversità culturali ed etniche;

-       la realizzazione di azioni che offrano un sostegno economico o attraverso servizi alle famiglie con uno o più minori portatori di handicap.

 

La legge prevede altresì che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è tenuto all’attivazione di un servizio di informazione, di monitoraggio e di supporto tecnico per le finalità previste, attraverso la collaborazione del Centro nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia. In tale ambito, è predisposta una banca dati dei progetti, realizzati a favore dell’infanzia e dell’adolescenza. Infine, il Ministro indice, periodicamente, almeno ogni tre anni, la Conferenza nazionale sull’infanzia e sull’adolescenza[8].

Per quanto riguarda più in generale gli interventi di assistenza, le linee guida della citata legge n. 328 del 2000 si collocano, anche per le specifiche azioni concernenti l’infanzia, in una prospettiva federalista, valorizzando, in particolare, il ruolo dei comuni, e assicurando, attraverso lo strumento della pianificazione,il coordinamento tra i diversi livelli istituzionali (Stato, regioni ed enti locali). In particolare:

-       spetta allo Stato l’individuazione dei livelli essenziali, da definirsi in sede di piano nazionale di assistenza, e la ripartizione annuale delle risorse;

-       alle regioni sono attribuiti compiti di programmazione, anche al fine di integrare i servizi in esame con quelli garantiti in altri settori (sanitario, scolastico, avviamento o reinserimento in attività lavorative ecc.) e di definire gli ambiti territoriali ottimali;

-       alle province è affidata la raccolta delle informazioni sulle conoscenze e sui bisogni in ambito provinciale ai fini del funzionamento del sistema informativo dei servizi sociali;

-       ai comuni è demandata la gestione delle competenze oggi frammentate in distinti settori d’intervento e la partecipazione al procedimento di definizione degli ambiti territoriali.

La legge mira quindi ad assicurare un sistema integrato di servizi sociali, al fine di promuovere e garantire qualità della vita e pari opportunità a tutti i cittadini, riducendo per quanto possibile le condizioni di disagio sociale.

Le risorse previste dalla legge, ripartite annualmente tra le regioni, sono quelle a valere sul Fondo nazionale per le politiche sociali, in cui tra l’altro, risultano, anche gli interventi per minori in situazioni di disagio, tramite il sostegno al nucleo familiare di origine e l'inserimento presso famiglie, persone e strutture comunitarie di accoglienza di tipo familiare, e per la promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Per il 2009 le risorse riparte tra le regioni ammontano a 258,9 milioni di euro (la quota destinata alla Regione siciliana è pari a 23,8 milioni di euro)[9]. Per il 2010, nella legge di bilancio[10] - tabella del Ministero del lavoro e delle politiche sociali - le risorse iscritte nel capitolo Fondo da ripartire per le politiche sociali ammontano a 435,3 milioni di euro.


I servizi socio-educativi: quadro nazionale

La legislazione

Le prime disposizioni normative in materia di assistenza all’infanzia sono contenute nella legge 6 dicembre 1971, n. 1044 Piano quinquennale per l’istituzione di asili-nido comunali con il concorso dello Stato, dove l'assistenza, fornita negli asili-nido ai bambini fino ai tre anni, viene definita un servizio sociale di interesse pubblico. La temporanea custodia dei bambini viene intesa come un servizio di cura, prestato per assicurare una adeguata assistenza alla famiglia e per facilitare l'accesso della donna al lavoro: a tal fine è programmata la costruzione e la gestione di almeno 3.800 asili nido nel quinquennio 1972-1976, attraverso l’assegnazione di fondi speciali che lo Stato versa alle regioni per la concessione ai comuni di contributi in denaro.

Nel 1975 la legge 23 dicembre 1975, n. 698 Scioglimento e trasferimento delle funzioni dell’Opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia (OMNI), sopprime l’OMNI e trasferisce alle regioni le funzioni amministrative da questa esercitate.

Successivamente, il decreto del Ministero degli Interni del 31 dicembre 1983 (Individuazione delle categorie dei servizi pubblici locali a domanda individuale) inserisce gli asili nido tra i servizi pubblici a domanda individuale stabilendo la conseguente compartecipazione economica delle famiglie ai costi del servizio.

La legge 28 agosto 1997, n. 285, Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza sottolinea per prima l’importanza di servizi socio-educativi per la prima infanzia, incentivando, all’articolo 3, comma 1, lett. b), la realizzazione di progetti che perseguano finalità di innovazione e sperimentazione di servizi socio-educativi per la prima infanzia e stabilendo all’articolo 5, comma 1, che le finalità dei progetti possano essere perseguite attraverso servizi, organizzati secondo criteri di flessibilità, con caratteristiche educative, ludiche, culturali e di aggregazione sociale per bambini da zero a tre anni.

La legge finanziaria 2002[11] definisce ulteriormente gli asili quali strutture dirette a garantire la formazione e la socializzazione delle bambine e dei bambini di età compresa tra i tre mesi ed i tre anni, e riconosce al contempo che tali strutture rientrano tra le competenze dello Stato, delle regioni e degli enti locali. Al fine di favorire la creazione di asili nido e micro-nidi nei luoghi di lavoro viene inoltre istituito un Fondo, da ripartire tra le regioni, nell'ambito dello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

 

A seguito della riforma costituzionale del Titolo V della Costituzione, e del diverso assetto delle competenze, la sentenza della Corte costituzionale 370/2003 dichiara l’illegittimità di parte dei commi dell’art. 70 della finanziaria 2002. In particolare, la Consulta censura le disposizioni dedicate all’istituzione di fondi finalizzati, rendendo pertanto inattuabile il ciclo di finanziamenti previsti dalla stessa finanziaria 2002.

Stessa sorte subiscono le disposizioni contenute nell’articolo 91 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, la finanziaria 2003, che contempla un fondo di rotazione destinato direttamente ai datori di lavoro per la realizzazione di asili nido e micro-nidi nei luoghi di lavoro. Tali disposizioni sono censurate dalla Consulta con la sentenza 320/2004, nella quale viene ribadito che, nel nuovo sistema costituzionale, il servizio pubblico offerto dagli asili nidi rientra palesemente nella sfera delle funzioni proprie delle regioni e degli enti locali.

 

La successiva finanziaria 2007[12], commi 1259-1260 dell’articolo 1, promuove lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi, composto:

§         dagli asili nidi;

§         dai servizi integrativi, diversificati per modalità strutturali, di accesso, di frequenza e di funzionamento;

§         dai servizi innovativi nei luoghi di lavoro, presso le famiglie e presso i caseggiati.

 

In particolare, il comma 1259 del citato articolo 1 individua nella concertazione, attraverso l’intesa in sede di Conferenza unificata, lo strumento idoneo per l’attuazione di un Piano straordinario di interventi per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi al fine di favorire il conseguimento, entro il 2010, dell'obiettivo comune europeo della copertura territoriale del 33% per la fornitura di servizi per l’infanzia (bambini al di sotto dei tre anni), come fissato dall’Agenda di Lisbona. Contestualmente, l’articolo 1, comma 630, amplia l'offerta formativa rivolta ai bambini dai 24 ai 36 mesi di età, con la creazione di nuovi servizi da articolarsi secondo diverse tipologie, con priorità per quelli qualificati come sezioni sperimentali aggregate alla scuola dell'infanzia (c.d. sezioni primavera).

Il Piano straordinario, approvato il 26 settembre 2007 in Conferenza Unificata con un’intesa tra il Governo, le regioni e le autonomie locali, prevede l’incremento dei posti disponibili nei servizi per i bambini da zero a tre anni, in considerazione del territorio nazionale suddiviso in tre macro aree (Nord, Centro, Sud e Isole comprese). L’intesa ha la finalità di avviare una rete integrata, estesa, qualificata e differenziata in tutto il territorio nazionale, relativa agli asili nido, ai servizi integrativi e ai servizi innovativi nei luoghi di lavoro, volti a promuovere il benessere e lo sviluppo sociale ed educativo dei bambini, il sostegno del ruolo genitoriale, la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura tenendo conto della necessità di assicurare il livello di copertura della domanda dei servizi socio–educativi, stabilito nella misura media nazionale del 13% e, all’interno del sistema integrato di ciascuna Regione, in misura non inferiore al 6%.

 

Il Dipartimento per le politiche della famiglia e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, anche avvalendosi del Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza[13] dell’Istituto degli Innocenti[14] e in collaborazione con l’ISTAT[15], svolgono attività di monitoraggio del livello di attuazione del Piano di sviluppo del sistema integrato dei servizi socio-educativi.

L’attuazione del Piano è pertanto sottoposta a un monitoraggio semestrale[16], che permette di effettuare una valutazione del livello di avanzamento e della effettiva realizzazione di nuovi accessi ai sevizi socio-educativi della rete integrata per la prima infanzia.

Le risorse

Per le finalità del Piano, la finanziaria 2007 autorizza una spesa di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Il successivo comma 1260 prevede altresì che per le finalità del piano possa essere utilizzata parte delle risorse stanziate per il Fondo per le politiche della famiglia: pertanto il totale delle risorse per il 2007 corrispondono a 140 milioni di euro.

La finanziaria 2008[17]  interviene ulteriormente in materia. In particolare, l’articolo 2, comma 457, ridefinisce le autorizzazioni di spesa per lo sviluppo del sistema territoriale degli asili nido, portando a 170 milioni di euro lo stanziamento per il 2008, precedentemente fissato in 100 milioni di euro e indirizzandone una parte alle sezioni primavera. I successivi commi da 458 e 460 istituiscono un fondo con una dotazione di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010 presso enti e reparti del Ministero della difesa, finalizzato all’organizzazione e al funzionamento di servizi socio-educativi per la prima infanzia destinati ai minori di età fino a 36 mesi. Il totale delle risorse impegnate nel 2008 risulta pertanto pari a 156,462 milioni di euro.

Le risorse previste per il 2009 corrispondono all’impegno di 100 milioni di euro discendenti dalla finanziaria 2007.

Riassumendo, ad oggi le risorse complessivamente dedicate al Piano sono pari a 446, 462 milioni di risorse statali e 281 milioni di cofinanziamento regionale, totalmente programmati, per un totale di 727 milioni nel triennio 2007-2009[18].

 

Alla fine del 2009 è stato avviato il progetto Nidi PA attraverso la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, il Ministro per le pari opportunità e il sottosegretario per le politiche della famiglia. Il protocollo prevede “l’attivazione di un insieme coordinato di azioni ed interventi volti a favorire la realizzazione, presso le Pubbliche Amministrazioni di tutti i livelli di governo, di nidi aziendali e di eventuali altri servizi socio-educativi per l’infanzia, al fine di tutelare e favorire il lavoro femminile, anche nell’ottica del progressivo innalzamento dell’età pensionabile delle lavoratrici del settore pubblico”. Per la realizzazione di tali interventi si prevede di utilizzare in parte i risparmi derivanti dall’innalzamento dell’età pensionabile delle donne.

Il primo intervento [19] programmato comprende fra l’altro un progetto pilota di apertura di nidi aziendali presso le sedi centrali e periferiche delle pubbliche amministrazioni nazionali finanziato con 18.000.000 euro dal Dipartimento per le politiche della famiglia; un intervento a sostegno dell’avvio e della gestione dei servizi di nido, finanziato con 7.200.000 euro dal Dipartimento per le Pari Opportunità e un’indagine conoscitiva[20], curata dal Dipartimento della Funzione Pubblica sulla rete dei servizi educativi per la prima infanzia presso le pubbliche amministrazioni italiane.

 

La necessità di incrementare le strutture dedicate alla prima infanzia, spesso insufficienti a garantire l’accoglienza dei potenziali utenti, ha nel tempo determinato la ricerca, a livello regionale, di soluzioni diversificate e maggiormente flessibili da affiancare agli asili nido ed ai nido aziendali.

Recentemente, il Ministero delle pari opportunità ha previsto un sistema di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, destinando risorse al sostegno di servizi integrativi dedicati alla prima infanzia. In particolare, il decreto del Ministro per le pari opportunità del 12 maggio 2009, inerente la ripartizione del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità per l’anno 2009, destina parte delle risorse del Fondo, fino a 40.000.000,00 di euro, alla realizzazione di un sistema di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. La ripartizione delle risorse è stata definita in sede di Conferenza unificata[21] e l’articolo  2 dell’Intesa stabilisce, fra le finalità specifiche, la creazione o implementazione di nidi, nidi famiglia, servizi e interventi similari (mamme di giorno, educatrici familiari o domiciliari) definiti nelle diverse realtà territoriali. Il successivo articolo 3 prevede che il Dipartimento delle pari opportunità gestisca il circuito finanziario previsto per la messa in disponibilità delle risorse, erogando a ciascuna regione o provincia autonoma una prima quota pari al 40% del totale a seguito della sottoscrizione di una apposita convenzione della durata di 12 mesi contenente il programma attuativo degli interventi proposti. La seconda quota, fino ad un massimo di ulteriore 40% spettante ad ogni regione e provincia autonoma, sarà erogata a seguito della presentazione e verifica  della relazione finale sull’utilizzo delle risorse.

Le rette degli asili nido

Come precedentemente ricordato, gli asili nido comunali rientrano nella gamma dei servizi a domanda individuale resi dal Comune a seguito di specifica domanda dell’utente. Nel caso degli asili nido, il livello minimo di copertura richiesta all’utente è del 50%, ma le rette variano sensibilmente da comune a comune poiché la misura percentuale di copertura dei costi viene definita al momento dell’approvazione del Bilancio di previsione comunale. Le rette sono determinate nel 75% dei casi in base all’Isee, nel 20% dei casi in base al reddito familiare e nel restante 5% la retta è unica.

L’indagine sugli Asili nidi dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva[22] prende in considerazione una famiglia composta da tre persone (genitori più un bambino di 0-3 anni) che percepisce un reddito lordo annuo pari a 44.200 euro. Oggetto della ricerca sono state le rette applicate al servizio di asilo nido comunale per la frequenza a tempo pieno (in media 9 ore al giorno) e, dove non presente, a tempo corto (in media 6 ore al giorno), per cinque giorni a settimana. Secondo tale analisi, una famiglia italiana spende circa 300 euro al mese per mandare il proprio bambino all’asilo nido comunale. La regione mediamente più economica è la Calabria (120 euro) e quella più costosa è la Lombardia (402 euro). La Sicilia si attesta su una retta di 198 euro mensili. Semplificando si può affermare che la retta media mensile al Nord è pari a 358 euro, al centro a 300 euro e al sud a 213 euro.

I dati

Nell’anno scolastico 2008/2009 risultano iscritti negli asili nido comunali o finanziati dai comuni 176.262 bambini tra zero e due anni di età, mentre la spesa impegnata a livello locale nel 2008, al netto delle quote pagate dalle famiglie, è di circa 1 miliardo e 118 milioni di euro. La percentuale di comuni che offrono il servizio di asilo nido, sotto forma di strutture comunali o mediante trasferimenti pubblici a sostegno delle famiglie che usufruiscono delle strutture private, nel 2008 è pari al 40,9 per cento. Di conseguenza, la percentuale di bambini tra zero e due anni che vivono in un comune che offre il servizio è pari al 73,6 per cento (indice di copertura territoriale).

L’indicatore di presa in carico, calcolato come rapporto percentuale fra gli utenti iscritti agli asili nido e i bambini residenti fra zero e due anni, è passato dal 9,0 per cento nel 2004 al 10,4 per cento nel 2008[23].

All’offerta tradizionale di asili nido si affiancano i servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia, che comprendono i micro nidi e i nidi famiglia, ovvero servizi organizzati in contesto familiare, con il contributo dei comuni e degli enti sovra comunali. Nel 2008/2009 il 2,3 per cento dei bambini tra zero e due anni ha usufruito di tale servizio, quota pressoché costante nel quinquennio[24].

Complessivamente, è pari al 12,7 per cento la quota di bambini che si sono avvalsi di un servizio socio educativo pubblico (asili nido e servizi integrativi) e ammonta al 78,4 per cento la copertura territoriale in termini di bambini residenti in un comune coperto dal servizio.

Dal punto di vista dell’assetto organizzativo, l’offerta di asili nido è gestita quasi interamente dai singoli comuni, mentre la gestione in forma associata fra comuni limitrofi riguarda solo il 3,6 per cento della spesa impegnata complessivamente. Come rilevato dalla pubblicazione Istat sugli asili nido, l’aspetto che emerge con maggiore evidenza è rappresentato dalle differenze territoriali ancora molto ampie, in termini sia di spesa sia di offerta e di utilizzo dei servizi esistenti, mettendo in luce ancora una volta il ritardo che caratterizza il Mezzogiorno e, in particolare, le regioni del Sud.


 

Le politiche a sostegno dell’infanzia della Regione siciliana

L’attività della Regione siciliana nel campo delle politiche a sostegno dell’infanzia e dell’adolescenza si esplica principalmente nell’attività di programmazionenormativa e di risorse finanziarie - della rete di servizi socio assistenziali territoriali destinati ai minori. Come per tutta la politica concernente i servizi sociali, questa attività è infatti strettamente connessa con le competenze degli enti locali (gestori dei servizi) da una parte e il ruolo statale dall’altra.

 

L'organizzazione dei servizi sociali è disciplinata dalla legge regionale n. 22 del 1986[25], integrata da successivi atti normativi che riguardano ambiti specifici. La legge regionale disciplina le tipologie di interventi che i comuni devono assicurare a tutela della famiglia e del minore e avvia il coinvolgimento delle diverse parti sociali interessate.

Con l’attuazione della legge 285/1997, che prevedeva la predisposizione di Piani territoriali per attuare misure per la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza[26] e della legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di servizi sociali 328/2000[27], si consolidata il coordinamento e l’integrazione dei servizi sociali con le politiche sanitarie e con gli altri settori coinvolti: istruzione, formazione, lavoro. Per l’area dei minori e della famiglia l’obiettivo è quello di superare definitivamente la concezione assistenziale e dell’emergenza per attivare un sistema integrato di servizi che aiutino a prevenire le situazioni di disagio sociale e, soprattutto, assumere la famiglia in quanto tale – non come singoli componenti (casalinghe, anziani, minori) come oggetto di una politica globale, pensata con la famiglia, favorendo e sviluppando l'associazionismo familiare.

Più di recente, la legge regionale n. 10 del 2003[28], legge ‘organica’ di interventi a sostegno della famiglia e dei minori, a continuazione degli obiettivi sopra citati, individua una serie di azioni, tra cui:

§         interventi per il sostegno alle relazioni familiari ed alle responsabilità educative (tra cui interventi di mediazione familiare e consulenza legale)

§         istituzione dell’Osservatorio permanente sulle famiglie.

 

Per quanto riguarda la programmazione finanziaria, per il triennio 2010-2012, per l’area minori ed infanzia sono stanziati 27,4 milioni di euro, suddivisi, tra l’altro, tra affidamento familiare, adozioni, asili nido comunali e servizi integrativi, centri di accoglienza residenziale per minori, servizi e sportelli psicopedagogici. In allegato si riporta la corrispondente tabella inviata dall’Assessorato regionale della Famiglia e delle politiche sociali[29].

 

Di seguito si dà conto dell’attività della Regione siciliana in relazione a specifici ambiti di intervento particolarmente significativi:

§         servizi educativi per la prima infanzia (vedi infra);

§         iniziative ed organizzazione dei servizi rivolti ai minori fuori famiglia (affidamento familiare, comunità, case-alloggio). La situazione delle strutture residenziali di accoglienza dei minori sottoposti a provvedimento dell’Autorità giudiziaria è illustrata nella Relazione[30] del responsabile del Servizio regionale operante presso l’Assessorato Regionale della famiglia e delle politiche sociali riportata in Allegato.

§         azioni specifiche atte alla prevenzione del disagio minorile e al contrasto della violenza, in particolare in materia di prevenzione, assistenza e tutela dei minori dallo sfruttamento sessuale. La Relazione[31] del responsabile del Servizio regionale operante presso l’Assessorato Regionale della famiglia e delle politiche sociali dà conto del programma regionale di interventi in questo settore, attivo ormai da dieci anni, che prevede tra l’altro:

¾     servizi di consulenza telefonica: la Regione siciliana finanzia due Associazioni no-profit che gestiscono i servizi di ascolto ed emergenza (Telefono Azzurro e Telefono Arcobaleno);

¾     interventi di prevenzione primaria e secondaria, attraverso corsi di formazione per insegnanti e genitori e campagne di sensibilizzazione

¾     studi e ricerche sul tema dell’abuso e sull’efficacia del sistema di di intervento

¾     contrasto alla produzione di materiale pedopornografico.

 

I servizi socio-educativi nella Regione siciliana

La legislazione

La legge regionale 214/1979[32] reca le disposizioni indirizzate alla regolamentazione generale degli asili nido, qualificati come servizi resi dai  comuni, singoli o associati, che provvedono alla loro istituzione e gestione, coordinandone l'attività con gli altri interventi sociali, nell'ambito del territorio.

 

La L.R. disciplina altresì le norme per la progettazione e la realizzazione degli asili-nido stabilendo al contempo, all’articolo 11, quale rapporto ottimale, un nido ogni 1800 abitanti. In particolare, ogni asilo-nido non può ospitare più di 60 bambini e deve essere dotato di almeno due sezioni distinte: lattanti e divezzi. La costruzione deve essere concepita come un organismo architettonico omogeneo, e la superficie interna netta non può essere inferiore a 300 metri quadrati.

Il Titolo II della legge è dedicato alle norme destinate sia al rifinanziamento dei piani predisposti ai sensi della legge 1044/1971 (vedi supra) che alla predisposizione di nuovi piani.

 

Come soluzione diversificata da affiancare agli asili nido ed ai nido aziendali, l’articolo 11 della legge regionale 10/2003[33] ha previsto le Madri di giorno, ovvero casalinghe in possesso di un'esperienza abilitante, conseguita attraverso la personale esperienza della maternità o attraverso apposite esperienze formative, che durante il giorno assistano nel proprio domicilio, uno o più minori appartenenti ad altri nuclei familiari in età da asilo nido. L’esperienza delle madri di giorno è sostenuta da associazioni di solidarietà familiare che promuovono l'esperienza delle madri di giorno, fornendo loro assistenza sul piano amministrativo e tecnico, garantendo la continuità della presa in cura del minore nel caso di malattia o impedimento e fornendo le necessarie consulenze in campo psicopedagogico. La madre di giorno svolge la propria attività senza ricevere alcun compenso dalle famiglie degli utenti, che versano alle associazioni ed alle organizzazioni un corrispettivo per il servizio ricevuto determinato in misura da consentire la copertura dei costi necessari al suo mantenimento. I comuni possono erogare alle famiglie, secondo livelli di reddito e criteri di attribuzione predeterminati, vaucher spendibili presso le associazioni e gli enti accreditati dalla stessa amministrazione comunale mediante stipula di apposita convenzione[34].

 

Per il resto, per quanto riguarda l’autorizzazione al funzionamento e all’accreditamento dei servizi per la prima infanzia, non esistono norme che regolino esplicitamente le procedure in materia. Esistono soltanto riferimenti rintracciabili nella Legge regionale del 1979 e in alcune norme riconducibili all’area socio-assistenziale. Al momento, i privati che desiderino aprire un nido d’infanzia devono iscriversi all’albo comunale e fare una semplice domanda di inizio attività presso il S.U.A.P. (Sportello Unico delle Attività Produttive)[35].

Le risorse

La citata Intesa del 26 settembre 2007 ha destinato, per il triennio 2007-2009, 47.379.026,00 euro di risorse nazionali alla Regione siciliana, mentre per lo stesso periodo il cofinanziamento regionale (attraverso i FAS) ammonta a euro 40.876.740,00[36].

 

Da ultimo, il D.D. dell’Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, n. 770 del 16 aprile 2010 ha previsto un piano di interventi relativo alla realizzazione di asili nido e/o micro-nido aziendali nei luoghi di lavoro e alla realizzazione e/o potenziamento degli asili nido e/o micro nido comunali, nei limiti delle risorse finanziarie relative al fondo di cui alla L. 296/2006 (vedi supra). Come esplicitato dal decreto, dalle due annualità 2007 e 2008 erogate dallo Stato[37], deriva una dotazione finanziaria utilizzabile pari ad € 36.409.969,00 mentre le risorse per l’anno 2009 pari ad € 10.612.107,00, nonché quelle aggiuntive provenienti dalle risorse FAS, saranno utilizzate per la copertura finanziaria necessaria all’attuazione delle iniziative ammesse a finanziamento afferenti le spese di gestione per la biennalità 2009 – 2010.

Le rette degli asili nido

Le rette, su base regionale, si attestano su una media mensile di 198 euro, 10 euro in più rispetto al 2007/2008 con un incremento del 5,3 per cento che risulta essere l’incremento più alto dell’intera penisola. Sebbene su base nazionale, due delle città meno care siano siciliane - Enna con 170 euro e Palermo con 216 euro - nel 2008/2009, le rette di frequenza hanno registrato incrementi rilevanti in altre città siciliane: Ragusa (+29 per cento), Catania (+20 per cento), Trapani (+17 per cento).

A fronte di 10.055 domande presentate nel 2008, in Sicilia uno su tre (33 per cento) dei richiedenti è rimasto in lista di attesa, a fronte di una media nazionale del 25 per cento.

Considerando unicamente i capoluoghi di provincia siciliani, Caltanissetta presenta le liste di attesa più alte con il 72 per cento di domande respinte, seguita da Trapani (55 per cento) e Palermo (52 per cento)[38].

I dati

Al 31 gennaio 2008, gli utenti dei servizi socio-educativi in Sicilia risultano 8.664 per un totale di spesa pari a 69.889.475 euro, con una percentuale di spesa sostenuta dagli utenti pari al 6,2 per cento. Per quanto riguarda gli asili nido, la percentuale dei comuni coperti dal servizio fornito dagli asili nido corrisponde al 33,6 per cento, con un indice di copertura del servizio (per cento residenti 0-2 anni) del 74,2 per cento. Sul versante dei servizi integrati, la percentuale di comuni coperti dal servizio è pari a al 3,3 per cento, con un indice di copertura territoriale del servizio (per cento residenti 0-2 anni) del 7,5 per cento. Di conseguenza, la percentuale dei comuni coperta dai servizi socio-educativi risulta pari al 34,6 per cento con un indice di copertura territoriale complessivo (per cento residenti 0-2 anni)pari al 69,8 per cento[39].

 


 

Condizioni economiche e sociali dei minori in Sicilia: alcuni indicatori statistici

 

Nel 2009, in Italia la popolazione residente di età inferiore a 18 anni è poco più di 10 milioni, pari al 17 per cento del totale. In Sicilia, tale percentuale è il 19,2 per cento e rappresenta uno dei valori più alti, insieme alla Campania e al Trentino Alto Adige[40]. Tra i minori, la percentuale di stranieri residenti (2,4) è molto al di sotto della media nazionale (8,4), tuttavia è molto alto il numero di minori stranieri non accompagnati che alla fine del 2008 sono stati 3.205 su  6.000 nell’intero territorio nazionale[41].

 

Per quanto riguarda la situazione economica, sono stati considerati gli aspetti relativi alla povertà delle famiglie e alla disoccupazione tra i giovani.

In Sicilia, nel 2008, le famiglie “povere” risultano il 28,8 per cento, rappresentando con la Calabria il dato più alto; questo indice di povertà è calcolato sulla base di un determinato valore di spesa per consumi (chiamato anche linea di povertà relativa e calcolato 999,67 euro) al di sotto del quale una famiglia viene definita “povera”in termini relativi[42]. I dati riguardanti il 2009, divulgati dall’ISTAT il 15 luglio 2010[43], vedono un calo della linea di povertà a 983,01 euro e il numero di famiglie ‘povere’ in Sicilia scendere a 24,2 per cento; benché sempre al di sopra della media delle regioni del mezzogiorno (22,7 per cento per il 2009 e 23,8 per cento per il 2010) sicuramente un netto miglioramento.

Prendendo a riferimento il 2008, il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) vede la Sicilia al primo posto con il 39,3 per cento; tuttavia, considerando la serie decennale, si assiste ad una notevole diminuzione del tasso di disoccupazione, che nel 1999 era pari al 53,1 per cento[44].

 

Quanto alla scuola, sulla base di analisi statistiche, il processo di scolarizzazione ovvero la partecipazione alla scuola dell’obbligo, è pressoché totale anche nel Mezzogiorno. Per quanto riguarda in vece la scuola secondaria, nel 2007 in Sicilia il 26 per cento dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni, possiede la sola licenza media senza altra formazione. Benché il dato sia notevolmente migliorato rispetto al 2006 (31,4) rimane uno tra i valori più alti in ambito nazionale[45].

 


Allegati

 


Politiche regionali

 


Regione siciliana, Relazione in merito alle iniziative intraprese dalla Regione Sicilia in materia di prevenzione, assistenza e tutela dei minori dallo sfruttamento sessuale e dall’abuso sessuale, a cura della dr.a Grazia Genduso, Dirigente Servizio 13 - Promozione e tutela della condizione minorile e giovanile

 


Regione siciliana, Relazione relativa alle comunità  alloggio per minori sottoposti a provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, a cura della dr.a Gabriella Garifo, Responsabile del Servizio ‘Famiglia e relativo osservatorio permanente

 

 


Regione siciliana, Tabella Programmazione finanziaria 2010-2012 – Area minori ed infanzia, a cura della dr.a La Rosa, Responsabile del Servizio ‘Coordinamento dei distretti e servizi socio sanitari

 

 


Regione siciliana, Elenco della normativa della Regione siciliana in materia di minori fuori famiglia e in materia di adozioni, a cura della dr.a La Rosa, Responsabile del Servizio ‘Coordinamento dei distretti e servizi socio sanitari

 

 

 


Regione siciliana, Elenco delle strutture di accoglienza per minori e posti disponibili, a cura della dr.a La Rosa, Responsabile del Servizio ‘Coordinamento dei distretti e servizi socio sanitari

 

 


Scheda Regione Sicilia estratto da Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza - Istituto degli Innocenti di Firenze, Monitoraggio del piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia: rapporto al 30 giugno 2009

 

 


Indicatori statistici e Rapporti

 


Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza -Istituto degli Innocenti di Firenze; tavole statistiche, luglio 2010

 

 


 

Tavola 1 - Popolazione residente per classe di età inferiore a 18 anni e regione

 

 


 

Tavola 2 - Popolazione residente per grandi classi di età e regione

 

 


 

Tavola 3 - Minori stranieri residenti per genere e regione

 

 


 

Tavola 4 - Minori stranieri non accompagnati secondo la regione di accoglienza e l'identificazione

 


 

Tavola 5 – Incidenza di povertà relativa delle famiglie, per regione e area geografica – ANNI 2008-2009

 


 

ISTAT, 46. Tasso di disoccupazione giovanile, estratto da noi Italia, in http://noi-italia.istat.it

 


 

Ministero della Pubblica istruzione, Servizio statistico; Grafico 2. Percentuale di 18-24enni con la sola licenza media ITALIA – anni 2006-2007, estratto da La dispersione scolastica - Indicatori di base, anno scolastico 2006/07; Maggio 2008

 


 

ISTAT, L’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia: anno scolastico 2008-2009, giugno 2010

 


 

Tavola 1.1 Gli asili nido: indicatori territoriali – anno 2008

 


 

Tavola 1.3 Servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia: indicatori territoriali – anno 2008

 

 


 

Tavola 3.20 I servizi socio-educativi per la prima infanzia nella regione Sicilia

 


 

 

Rapporto SVIMEZ 2010 sull’economia del Mezzogiorno, il Mulino, 2010, estratti dalla parte terza

 


 

Capitolo XI.3. Persone e famiglie a rischio di povertà; 4. La crisi del 2008-2009

 


 

Capitolo XIII.1. Tassi di scolarità e dispersione; 3. Il divario territoriale nella performance scolastica

 


Save the Children,
Accoglienza dei minori in arrivo via mare: 2° rapporto di monitoraggio delle comunità alloggio per minori in Sicilia
, aprile 2010

 

 



[1]    Istituito dalla legge n. 451del 1997 ed  attualmente regolato dal DPR 14 maggio 2007 n. 103.

[2]    Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva 2002-2004, pubblicato nel 2005.

[3]    L’ultima Relazione presentata al Parlamento riguarda i dati dell’anno 2007 ed è stata presentata nel luglio 2009, DOC. CLXIII, n. 2.

[4]    L’articolo 20 della legge n. 328 del 2000 ha istituito e regolamentato il Fondo nazionale per le politiche sociali.

[5]    Vedi l’articolo 1, comma 1258, della legge 27 dicembre 2006 n. 296 (legge finanziaria 2007), come modificato dall’articolo 2, comma 470, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008).

[6]    Nel decreto di riparto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per il 2010, non pubblicato in Gazzetta, la quota di risorse assegnate a Palermo e Catania è rispettivamente di 4, 5 e 2,1 milioni di euro. Vedi in allegato il decreto ministeriale.

[7]    Su tali aspetti, approfondisci su www.minori.it. 

[8]    Tenutasi a Napoli alla fine del 2009.

[9]  D.M. 25/11/2009, Riparto del Fondo nazionale per le politiche sociali – anno 2009.

[10] Legge 23 dicembre 2009, n.192.

[11]   L. 28 dicembre 2001, n. 448, art. 70

[12]   L. 27 dicembre 2006, n. 296, art. 1, commi 1259-1260.

[13]   Il Centro, stato istituito con legge 451/97, rappresenta uno strumento del Parlamento, del Governo, delle Regioni e degli enti locali. 

[14]   L'Istituto degli Innocenti di Firenze opera da quasi sei secoli a favore della famiglia e dell'infanzia. All'epoca in cui sorse, la prima metà del '400, rappresentò la prima istituzione esclusivamente dedicata all' assistenza dei fanciulli. Oggi l'Istituto degli Innocenti è un centro di servizi e attività diversificate: casa di accoglienza per minori e case di accoglienza per gestanti e madri con figlio; nidi e servizi educativi integrativi; centro di documentazione, ricerca e analisi, formazione in materia di infanzia, adolescenza, famiglia.

[15]   Istat, L’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia: anno scolastico 2008/2009, 14 giugno 2010 ;          Link: http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20100614_00/

[16]   Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, Monitoraggio del piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia: rapporto al 30 giugno 2009.

Link: http://www.minori.it/files/Rapporto_monitoraggio_nidi_30_giugno_2009.pdf

[17]   L. 24 dicembre 2007, n. 244, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008).

[18]   Fonte Dipartimento politiche per la Famiglia: sezione dedicata a Le intese ed ai decreti di impegno.

[19]   Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Politiche della Famiglia, Dipartimento per le Pari Opportunità, Bando per il finanziamento di nuovi nidi d’infanzia presso i luoghi di lavoro delle pubbliche amministrazioni nazionali, G. U. n. 293 del 17 dicembre 2009

[20]   Formez, Indagine conoscitiva sugli asili nido nelle pubbliche amministrazioni, marzo 2010 link: http://governo.it/GovernoInforma/Dossier/piano_asili_pa/Indagine_conoscitiva.pdf

[21]   Intesa sui criteri di ripartizione delle risorse, le finalità, le modalità attuative nonché monitoraggio dei sistemi di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro di cui al decreto del Ministro per le pari opportunità delo 12 maggio 2009, inerente la ripartizione delle risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità per l’anno 2009, Repertorio atti 26/CU del 29 aprile 2010

[22]   Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva, Asili nido comunali, gennaio 2010

[23]   Vedi in allegato Tavola 1.1 Gli asili nido, estratto da Istat, L’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia: anno scolastico 2008/2009, 14 giugno 2010.

[24]   Vedi in allegato Tavola 1.3 – Servizi integrativi, estratto da Istat, L’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia: anno scolastico 2008/2009, 14 giugno 2010

[25]   L.R. 9-5-1986 n. 2, Riordino dei servizi e delle attività socio-assistenziali in Sicilia.

[26]   Sull’attuazione della Legge 285/1997 in Sicilia, si veda la già citata Relazione al Parlamento, anno 2007, DOC. CLXIII, n. 2 (14 luglio 2009) Appendice A. Relazioni delle Regioni e Province autonome sullo stato di attuazione della legge 285/1997. Regione siciliana, pag. 307. L’ultimo atto di riferimento è il Decreto Assessore Enti Locali n. 653 del 20/6/2001, Individuazione degli ambiti territoriali di intervento, ripartizione tra gli ambiti delle somme relative alle tre annualità; approvazione delle linee di indirizzo regionali sulla legge 285/1997.

[27]   L’ultimo atto normativo in materia è il Decreto del Presidente della Regione D.P.R.S. 8 maggio 2006, n. 220 "Stesura aggiornata della programmazione degli interventi di cui al documento "Analisi, orientamenti e priorità, legge n. 328/2000 - Triennio 2004/2006" (pubblicato nella gazzetta Uff. Regione siciliana 26 maggio 2006 - n. 26) che fa seguito al D.P.R.S. 4 novembre 2002, "Linee guida per l'attuazione del piano socio-sanitario della Regione siciliana".

[28]   L.R. 31-7-2003 n. 10, Norme per la tutela e la valorizzazione della famiglia.

[29]   Vedi in allegato, Programmazione finanziaria 2010-2010 – Area minori ed infanzia (.

[30]   Vedi in allegato, Relazione relativa alle comunità  alloggio per minori sottoposti a provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, a cura della dr.a Garifo, Responsabile del Servizio ‘Famiglia e relativo osservatorio permanente’. Alla relazione segue inoltre: Elenco della normativa regionale in materia di minori fuori famiglia e di adozione e Elenco delle strutture di accoglienza per minori e posti disponibili, inviati entrambi dall’Assessorato.

[31]   Vedi in allegato, Relazione in merito alle iniziative intraprese dalla Regione Sicilia in materia di prevenzione, assistenza e tutela dei minori dallo sfruttamento sessuale e dall’abuso sessuale, a cura della dr.a Genduso, Dirigente Servizio 13 - Promozione e tutela della condizione minorile e giovanile.

[32]   L.R. 14 settembre 1979, n. 214, Disciplina degli asili-nido nella Regione siciliana

[33]   L.R. 31 luglio 2003, n. 10, Norme per la tutela e la valorizzazione della famiglia

[34]   Capo d’Orlando, comune della Provincia di Messina, tra i primi in Sicilia si è dotato nell’aprile 2010 di un regolamento comunale per l’attuazione e la gestione del servizio “Nido in famiglia per madri di giorno”.

[35]   Cifr. Monitoraggio del piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia

[36]   Per l’utilizzo delle risorse, derivanti fra l’altro dalla finanziaria 2007 (legge 296/2006) vedi in  allegato la Scheda regionale dedicata alla Sicilia del già citato Monitoraggio del piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia: rapporto al 30 giugno 2009.

[37]   Disponibili, a seguito di apposita riproduzione in bilancio, sul Capitolo di Spesa del Bilancio Regionale 183316.

[38]   Tutti i dati della sezione sono tratti dal citato Osservatorio a cura di Cittadinanzattiva.

[39]   Vedi in allegato Tavola 3.20 – I servizi socio-educativi per la prima infanzia nella Regione Sicilia, estratto da Istat, L’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia: anno scolastico 2008-2009, giugno 2010

[40]   Vedi in allegato le tavole n. 1 e 2, dati fonte ISTAT elaborati dal Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza -Istituto degli Innocenti di Firenze (luglio 2010).

[41]   Vedi in allegato le tavole n. 3 e 4 (Istituto degli Innocenti di Firenze).

[42]   Vedi in allegato la tavola n. 5 (Istituto degli Innocenti di Firenze). Le stime riguardanti la povertà utilizzano anche altri valori basati sul reddito familiare anziché sulla spesa. Anche considerando tali stime, la Sicilia si colloca tra le regioni italiane dove risulta più alto il rischio povertà; si veda in allegato, nella parte terza, capitolo XI.3, Persone e famiglie a rischio di povertà, estratto dal Rapporto SVIMEZ 2010 sull’economia del Mezzogiorno, il Mulino 2010. Dallo stesso volume, il successivo paragrafo, La crisi del 2008-2009, analizza le conseguenze della crisi economica sulle dinamiche dei consumi a livello regionale.

[43]   ISTAT, La povertà in Italia nel 2009, 15 luglio 2010, in http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/povita/20100715_00/

[44]   Vedi in allegato 46. Tasso di disoccupazione giovanile, estratto da ISTAT, noi Italia, in http://noi-italia.istat.it/.

[45]   Vedi in allegato Grafico 2. Percentuale di 18-24enni con la sola licenza media ITALIA – anni 2006-2007, estratto da Ministero della Pubblica istruzione, Servizio statistico; La dispersione scolastica - Indicatori di base, anno scolastico 2006/07; Maggio 2008;. Sulla dispersione scolastica per macroaree geografiche vedi anche XIII.1. Tassi di scolarità e dispersione, estratto dal Rapporto SVIMEZ 2010 sull’economia del Mezzogiorno, il Mulino 2010. Sempre dallo stesso volume, il paragrafo 3. Il divario territoriale nella performance scolastica, analizza invece, anche a livello regionale, i risultati scolastici sulla base dei testi Invalsi.